FIR2005-10(2) - Centro della Famiglia

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FIR2005-10(2) - Centro della Famiglia
SEZIONE: PROSPETTIVE DI RICERCA
La cronaca quotidiana interpella la ricerca familiare
Rendere accettabile l’inaccettabile
Mariselda Tessarolo
I giornali dell’estate si sa, riportano fatti e fattacci che tormentano il lettore per
mesi e servono a riempire il vacanziero vuoto estivo.
Anche l’estate 2005 ha riservato molte chiacchiere, discorsi, ripensamenti sulla
famiglia. La stampa, nel mese di luglio, ha riportato un sondaggio, del Wall Street
Journal effettuato su 20.000 europei e relativo al sesso, che rileva uno stereotipo ancora condiviso su Italians is the better. Credo non sia importante riprendere le percentuali di chi dice “così” e di chi afferma il contrario: interessante è che il giornale, su cui
appaiono questi “fissatori di stereotipi”, riporta illustrazioni che rafforzano il sospetto
che l’immaginario può più del reale. Nelle illustrazioni, infatti, appare “un omaccione
con baffi e pizzetto, costume folcloristico e occhi socchiusi, ispirati, che suona il mandolino…” e che neppure in Italia si incontra più! In accompagnamento a questo articolo non poteva mancare “Il parere” (così si intitola) di una nota psicologa che afferma
che, diversamente dalle chiacchiere che si fanno sull’argomento, “da uomini e da donne si leva un grido di insoddisfazione che smentisce miti e stereotipi della bontà della
vita sessuale degli italiani”.
Alla domanda dell’intervistatore “Come si perde la felicità in amore?” (domanda
che presume che esista la felicità tout court) la risposta è pronta “Con il venir meno
della curiosità, con la meccanicità e la routine non solo del sesso, ma anche del linguaggio della coppia che non trova e non costruisce più sorprese”.
Più importante e controverso l’argomento PACS (patto civile di solidarietà dei
conviventi). Dibattito sorto, in Italia come scontro tra potere politico e Chiesa.
Il progetto di legge presentato lo scorso luglio al Senato e firmato da numerosi
esponenti cattolici trova favorevole un vasto numero di credenti. In Europa la tendenza
a legalizzare forme di associazione familiare non tradizionali è tuttora vigorosa: matri-
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moni omosessuali in Olanda, Belgio e Spagna; riconoscimento delle coppie di fatto in
gran parte degli altri paesi europei. Non così negli Stati Uniti dove a parte la Corte suprema del Massachusetts e l'assemblea legislativa della California che (pur se contestate) hanno riconosciuto il diritto a sposarsi delle coppie dello stesso sesso, c'è un ampio
consenso nel valorizzare e difendere il matrimonio come esclusiva prerogativa delle
coppie eterosessuali.
I cambiamenti subiti dalla famiglia intesa come unione legalizzata di un uomo e
una donna ha subito una forte frammentazione in tanti modelli di coppia.
Il progetto di Pacs segue il modello francese, e regola i rapporti tra conviventi di
sesso diverso, o dello stesso sesso, inteso anche come di qualsiasi coppia che viva sotto
lo stesso tetto per i motivi più diversi non solo quelli relativi ai legami sessuali, disciplinando i rapporti personali, i regimi patrimoniali, successori e assistenziali.
Le paure che sorgono, riguardano la numerosità delle persone che usufruiranno
del nuovo istituto e quindi la sua diffusione e più di tutto la proporzione delle coppie
dello stesso sesso tra chi contrae un Pacs. I dati provenienti dall’esperienza francese,
tenendo conto che l’approvazione era avvenuta nel 1999 possono servire da guida: nel
2000 vennero conclusi quasi 24.000 Pacs; nel 2001 scesero a 19.000 e si pensò che
dopo l'iniziale entusiasmo (e smaltito l'arretrato di situazioni da regolare), l'istituto non
avesse attecchito. Considerazione smentita negli anni successivi perché il numero è
gradualmente cresciuto fino a circa 36.000 nel 2004, a testimonianza della crescente
popolarità della nuova normativa. La proporzione è di un Pacs ogni 8 matrimoni, e una
"rottura" di Pacs ogni 10 patti contratti.
Con molta probabilità anche in Italia contrarranno il Pacs soprattutto le coppie di
fatto, stabilmente conviventi, con figli o senza che per varie ragioni non possono o non
vogliono contrarre matrimonio, il cui scioglimento è complesso e costoso. Il numero di
queste coppie, in Francia, si aggira sui 2,5 milioni, circa il quadruplo dell'Italia, dove
un'indagine Istat del 2002-03 ne ha stimate 564.000. E' vero che la tendenza è di crescita: all'inizio degli anni '90 queste erano appena 200.000 soprattutto nel centro-nord e
nelle grandi città, ma le dimensioni del fenomeno sono ancora modeste. Se si estendesse l'esperienza francese all'Italia, non più di 10-15.000 coppie farebbero ricorso al nuovo istituto nei primi anni. I Pacs riguardano coppie sia etero che omosessuali, anche se
molti (male informati, o con informazioni distorte) credono che siano solo una forma
di "matrimonio gay". In Francia dove peraltro dei Pacs si conosce poco più del numero, essendo vietata la raccolta di ogni altra informazione sui "pacsisti", per una malintesa tutela della privacy, si valuta che i patti omosessuali siano poco più di un terzo del
totale.
Titolo: FAMIGLIE DEL TERZO MILLENNIO
Sottotitolo: Di che pacs sei?
In questo articolo, apparso su L’Espresso dei primi di settembre, Chiara Valentini afferma che le coppie di fatto sono in continuo aumento e che il loro riconoscimento
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chiama in causa la laicità dello Stato e i diritti inalienabili dei cittadini.
La maggior parte dei giornali si sofferma sulla diatriba sorta tra Stato e Chiesa
sulla mutata situazione sociale che di fatto fa emergere che molte persone non hanno
diritti che dovrebbero avere. Bisogna saper riconoscere che la modernità e i nuovi stili
di vita richiedono normative diverse specifiche.
Guardati per anni con blando interesse e oggetto di proposte di legge anche da
parte del Polo, adesso i Pacs sembrano avere aperto il vaso di Pandora dell'insofferenza
conservatrice per ogni convivenza non tradizionale, della nostalgia per i bei tempi della
famiglia gerarchica e inossidabile, quando il divorzio non c'era, ma certi matrimoni si
scioglievano lo stesso grazie alla Sacra Rota.
Una trentina d'anni dopo il referendum sul divorzio e dopo una riforma del diritto
di famiglia "fondata sulla spontaneità degli affetti", come ha ripetuto tante volte Stefano Rodotà, sembra che qualcuno voglia riportare indietro l'orologio della storia e punire ancora le convivenze, se non sul piano penale, perlomeno su quello della tutela dei
diritti. Quasi per paradosso tutto questo succede proprio quando nel nostro presente
arriva un vento di novità. Uno degli argomenti usati dai nemici dei Pacs è che le convivenze in Italia sono un fenomeno piuttosto marginale e che in genere queste coppie
non chiedono di essere legalizzate.
Come spiegano gli studiosi della famiglia, la realtà è piuttosto diversa. È vero
che da noi la scelta delle coppie, in primo luogo di quelle più giovani, di convivere
senza sposarsi, dilagata inaspettatamente nell'Europa del Nord più di trent'anni fa, ha
impiegato molto tempo ad affermarsi. Ancora all'inizio degli anni '90 era solo l'1,6 per
cento e il 2,7 nel 2000. "Ma poi, a partire da quell'anno c'è stata un'accelerazione, che
ha portato le coppie di fatto attorno al 4 per cento di oggi, quasi un milione e 100 mila
persone, concentrate soprattutto nel Centro-Nord", dice il sociologo Marzio Barbagli,
che ha studiato il tema nel suo libro 'Fare famiglia in Italia'. A spingere a questa scelta
c'è, da un lato, un minor interesse per un istituto rigido come il matrimonio, sentito
quasi come una camicia di forza per molte donne che lavorano e si mantengono da sole. Ma soprattutto le coppie di fatto non sono più disapprovate socialmente, come era
stato a lungo nel nostro paese. E poi cresce il numero di chi convive dopo la rottura del
matrimonio precedente (le separazioni sono arrivate al 20%, ma almeno la metà di
queste coppie, per ragioni varie, non chiede il divorzio). È in queste famiglie ricostituite che è più alta la necessità dei Pacs perché, spiega Marinella De Nigris, una delle
fondatrici di Telefono Rosa, "è molto duro per una donna separata e che spesso ha dei
figli a carico dover vivere nell'irregolarità e nell'insicurezza". Spesso vale anche per gli
uomini. E vale a maggior ragione per le coppie gay, di cui peraltro non si conosce il
numero esatto perché nell'ultimo censimento non sono state rilevate, in nome del rispetto della privacy richiesto dalle loro stesse associazioni. L'accettazione dell'omosessualità, che sembrava cosa fatta, segna il passo, e proprio il tema del riconoscimento
delle coppie di fatto ha aperto la strada a insulti e volgarità che credevamo archiviate.
Da un sondaggio uscito su 'la Repubblica', due terzi degli italiani sono favorevoli
ai Pacs per le coppie etero e solo il 31% vorrebbe estenderli anche a quelle omo. Fino
all'anno scorso il consenso si aggirava intorno al 45 per cento, che già era una delle
percentuali più basse d'Europa.
Rodotà ricorda che nella Costituzione europea, “tra i diritti fondamentali degli
individui, fra i diritti che non sono cedibili", c’è il diritto non solo di sposarsi, ma anche di costituirsi una famiglia. Questi diritti dovranno essere regolati dalle leggi nazio-
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nali. Quasi tutti i paesi d'Europa d'altra parte hanno ormai approvato norme sulle convivenze perché, sostiene Rodotà, "ormai non è più lecito dire che solo il matrimonio è
la regola. Ci sono due possibilità, che sono state messe sullo stesso piano".
La molteplicità e le diversità dei tipi di famiglia in cui le persone scelgono di
convivere, anziché indebolire la famiglia ne sottolinea la forza simbolica, confermandola come luogo e istituzione della solidarietà reciproca. Certo, osserva Chiara Saraceno, Sociologa della famiglia, per accettare questa visione bisogna avere il coraggio di
guardare alla società com'è e non come si vorrebbe che fosse.
In Europa le modalità di unione a cui possono accedere le coppie omosessuali
sono tre:
— i contratti di unione, che consistono in una negoziazione dei termini dell'unione da parte dei due partner, in sé prevedono solo un esiguo numero di diritti patrimoniali al di là degli accordi personali e il ruolo del pubblico ufficiale è limitato alla registrazione. Il contratto non modifica lo stato civile dei contraenti, i quali possono decidere di scioglierlo con dichiarazione congiunta o semplicemente con il matrimonio eterosessuale, un esempio sono i PACS francesi;
— la registrazione delle unioni, ossia un istituto pari a quello che regola la convivenza delle coppie eterosessuali non sposate, il quale prevede solo una parte dei diritti patrimoniali e previdenziali spettanti alle coppie sposate, e non necessita dell'intervento di un giudice in caso di separazione, la registrazione è presente in Spagna e Portogallo;
— il matrimonio omosessuale, ossia l'applicazione dell'istituto matrimoniale eterosessuale, alle coppie dello stesso sesso, comprendendo quindi il diritto all'affidamento di bambini e la necessità di ricorrere al divorzio, in caso di separazione; è presente
in Olanda, Germania, Belgio, Paesi Scandinavi e Svizzera.
I Paesi che hanno regolamentato le coppie non coniugate e oltre a Francia e Spagna, l'elenco comprende una lista molto più lunga:
— Danimarca: pioniera dei diritti degli omosessuali, dà loro la possibilità di ufficializzare l'unione con una cerimonia civile già dal 1989.
— Norvegia: riconosce ai gay dal 1993 il diritto di registrare la propria relazione.
Svezia Unioni omosessuali regolarizzate dal 1994. Dal 2002 previsto anche il diritto di
adottare bambini, ma provenienti dall'estero.
— Islanda: dal 1996 è consentito registrare le unioni omosessuali; dal 2000 prevista la possibilità di adottare i figli del partner.
— Ungheria: una legge del '96 concede alle coppie gay gli stessi diritti delle coppie eterosessuali, tranne quello di adottare bambini.
— Francia: dal 1999 stipulando in comune un contratto con una persona di sesso
uguale o diverso se ne ricavano gli stessi diritti dei coniugi.
— Germania: in vigore dal 2001 la legge sulla vita in comune tra omosessuali.
Dal 2004 è stata introdotta anche la possibilità di adottare.
— Olanda: il nuovo diritto di famiglia, in vigore dal 2001, contempla matrimoni
gay e adozione di bambini. Ma già dal '98 le coppie gay potevano registrarsi in comune.
— Finlandia: prevista dal 2002 l'unione civile fra persone dello stesso sesso, a
cui sono accordati gran parte dei diritti dei coniugi.
— Belgio: approvata nel 2003 la legge che regolamenta il matrimonio tra omo-
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sessuali: stessi diritti dei coniugi di sesso diverso, salvo quello di adottare bambini.
— Gran Bretagna: con il 'Civil Partnership Bill', approvato nel 2004 dalla Camera dei Lords, accordati alle coppie dello stesso sesso i medesimi diritti dei coniugi.
— Lussemburgo: in vigore dal 2004 la Legge sul partenariato, che assegna ai
partner diritti molto vicini a quelli delle persone sposate.
— Spagna: approvata a giugno la legge sulle unioni gay. Ma già prima alcune
regioni del Paese riconoscevano le coppie di fatto, di sesso uguale o diverso.
— Svizzera: in giugno un referendum popolare legittima una legge che consente
le unioni gay.
La legge francese è pacata, non ha sollevato scalpore, ha trattato le convivenze,
di qualsiasi tipo siano come fatti legati all’assistenza, quasi volesse mettere a tacere i
grossi dilemmi che tormentano la società contemporanea in cui il concetto di libertà ha
perso il suo valore tradizionale e non ne ha ancora assunto un altro se non quello di
rendere legale tutto quanto è considerato possibile.
La legge francese ha messo in rilievo e sanato alcune gravi situazioni sociali che
da lungo tempo vengono a creare notevoli disagi per la realizzazione di diritti civili
molto semplici come, ad esempio quello relativo alla locazione dopo la morte del partner, cioè della persona con la quale si condivide l’appartamento: il “titolo” della convivenza può consistere in un semplice rapporto di amicizia o cameratesco, oppure di
concubinato, o di coppia omosessuale, in altre parole di una coppia solidale nella volontà di condividere la vita privata e quotidiana con un’altra persona. Oltre alla locazione è importante che in tali sodalizi sia anche presente la possibilità di rendere reversibile la pensione in caso di morte di uno dei due e di partecipare alla divisione dell’eredità (di cui la legge francese mette in rilievo diritti e oneri).
Come ho avuto modo di dire nel 2000 (1) il Patto Civile di Solidarietà ha un inizio
(dichiarazione iniziale), una fine (notifica della decisione di interrompere il patto) e un
periodo utile (tre anni) per la maturazione di diritti quali la successione ereditaria. Si
tratta quindi di un atto legale che definisce la volontà dei contraenti: potrebbe essere
definito “matrimonio” di second’ordine tanto che le coppie, di qualsiasi tipo, che vogliono contrarre un matrimonio, devono notificare la rottura del patto. Il patto di solidarietà è monogamo, se ne può contrarre solo uno alla volta.
La legittimazione è uno degli elementi “forti” della modernità: è più importante
essere riconosciuti e quindi legittimati che non “essere” e questo è una delle schiavitù
della complessità della società contemporanea. Tutto quanto riguarda il matrimonio
omosessuale ci fa pensare alla società così come la vedeva Durkheim(2) per il quale
qualsiasi cosa viene in un certo periodo considerata “reato” cioè fuori dalle regole non
è altro che una “misura della disomogeneità delle società complesse e rafforza la funzione coesiva della morale e del diritto. Quanto è “illegale” è in definitiva un fattore di
mutamento e di evoluzione della morale: quante volte, infatti, ciò che è illegale non è
altro che una anticipazione della morale futura, il primo passo verso ciò che sarà!”
(1)
Tessarolo M. (2000). Patto civile di solidarietà: la legge francese di recente approvazione. Famiglia,
Interdisciplina-rità, Ricerca, 5, 1, 37-44.
(2)
Durkheim E. (1963). Le regole del metodo sociologico. Milano: Ed. Comunità.
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