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scienze della formazione, psicologia,
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Vademecum per la tesi di laurea, a cura di Gabriella Falcicchio
NB: valido unicamente per laureande/i della docente, data la variabilità delle norme
adottate dai singoli docenti per alcuni aspetti (bibliografia, etc.)
Il frontespizio della tesi
Sono da indicare:
Università
Dipartimento
Corso di laurea
Disciplina (Tesi di laurea in…)
Titolo
Laureando/a (nome e cognome)
Relatore/trice (ch.mo prof./prof.ssa …)
Anno accademico
Di solito è il tipografo a occuparsene, una volte ottenute le informazioni adeguate
Titolo della tesi
- se ne stabilisce uno orientativo e non vincolante per presentare domanda
- lo stabilisce il docente, di solito
- lo si definisce a conclusione in modo definitivo e lo fa il docente
Dedica…
- all’inizio
- concisa: possibilmente non con un elenco troppo lungo di nomi
- solitamente c’è un elemento di “mistero”, di non detto, di implicito che fa sì che il
lettore non sappia bene chi sono i destinatari della dedica (spesso ci sono ragioni di
discrezione)
…e ringraziamenti
- all’inizio o alla fine
- qualche riga, talvolta fino a una pagina in cui si ringraziano persone che in qualche
modo hanno contribuito alla realizzazione della ricerca (collaboratori, altri soggetti, anche
amici, familiari, etc.)
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- nelle tesi si cominciano a vedere, per iniziativa degli studenti. Sono affettuose e si
inseriscono nel quadro delle emozioni legate alla laurea, talvolta sono poco discrete,
talvolta un po’ mielose o spiritose.
- è elegante inserirle al termine dell’introduzione, con sobrietà.
NB: sarebbero da evitare nelle tesi eccessi sentimentali, poesie, dediche e
ringraziamenti troppo “conditi”
L’ indice
- All’inizio o alla fine: secondo me, collocarlo all’inizio significa dare subito al lettore una
“bussola” per orientarsi nel testo
- Indica la mappatura dell’elaborato, secondo la suddivisione che si è scelta, omettendo
al massimo sotto-suddivisioni: i capitoli, i paragrafi, talvolta i sottopragrafi, la bibliografia,
ulteriori indici o allegati, appendici, glossario, con relativo numero di pagina
- Rappresenta anche in forma grafica la struttura (con rientri o cambi di carattere)
- Oltre all’indice così inteso, si può inserire l’indice analitico degli autori citati o degli
argomenti, delle tabelle, dei grafici.
- Si compone al termine del lavoro, a stesura definitiva
- L’indice compilato prima di iniziare la stesura è più che altro un sommario di
argomenti, nel quale non è detto che dobbiate scendere nello specifico e che
probabilmente cambierete in corso d’opera
- Si distingue dal sommario o dall’indice-sommario, che può presentare un riassunto
brevissimo del contenuto di ogni capitolo e paragrafo
L’elenco delle abbreviazioni, delle illustrazioni e delle tavole
- dopo l’indice
- illustrazioni e tavole dovrebbero avere il titoletto della didascalia corrispondente e il
numero di pagina, e non solo “Figura 1.”
La premessa o la prefazione o l’introduzione
- Si scrive al termine
- si colloca prima del lavoro di ricerca sia fisicamente che idealmente
- può non trattare del lavoro di ricerca in senso stretto, ma delle ragioni della scelta del
tema, del percorso personale che ha portato a quella ricerca, degli elementi relativi il team
durante il lavoro, etc.
L’introduzione
- talvolta introduzione e premessa sono identificate
- si fa alla fine di tutto
- riassume gli elementi salienti del testo, chiarendo il piano dell’opera, cosa si intende
indagare, non ancora i risultati ottenuti
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I capitoli
quanti: 3; 4-5 per le quadriennali
numero pagine: 20-30 max a capitolo
I supporti al testo
Le note (per sapere come si compilano, v. oltre)
Dove si collocano
- a piè di pagina: adatte a una tesi di laurea; più facili da leggere; permettono di
verificare rapidamente il riferimento bibliografico
- a fine capitolo: più sofisticate; meno fruibili per il lettore
- a fine saggio, divise per capitoli: in lavori pubblicati; meno fruibili dal lettore, ma
vantaggio che sono tutte insieme.
Nella tesi, va bene inserirle a fine capitolo.
A cosa servono?
- non fanno parte del testo principale
- ma lo sostengono, lo corredano, gli conferiscono spessore
o le idee portanti della trattazione non devono trovarsi in nota
o si dovrebbe poter leggere il testo principale seguendo il discorso e trovandovi
sufficiente chiarezza ed esaustività, anche trascurando le note
o le idee marginali, di supporto, le precisazioni,etc. (v. funzioni) non devono trovarsi nel
testo principale, perché lo appesantiscono, creano parentesi, interrompono l’andamento
della trattazione
Quante note bisogna scrivere?
- dipende dal tipo di testo
- non esiste un numero orientativo
- testi con molte, troppe note di approfondimento possono risultare illeggibili, lenti,
faticosi
- al limite, un testo potrebbe anche non presentare note esplicative o di
approfondimento
- testi con molte note bibliografiche danno l’idea al lettore che il discorso è sostanziato
da molte letture, è corroborato dalla conoscenza della letteratura sull’argomento, è
“scientifico”
- testi con troppe note bibliografiche potrebbero apparire simili a cataloghi e dare
l’idea che l’autore non li ha di fatto consultati, specie se nel testo principale i riferimenti ai
contenuti di questi testi sono molto pochi
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- testi senza note bibliografiche appaiono poveri di riferimenti (fatta salva la bibliografia
finale), l’autore potrebbe essere percepito dal lettore come poco inserito nel dibattito,
poco informato sugli sviluppi dello stesso, e quindi intellettualmente presuntuoso. Ci sono
molti testi – i classici – senza note bibliografiche o con un corredo molto ridotto: si tratta
di grandi pensatori o di chi, sempre a livelli molto alti, rimanda alla bibliografia finale. Non
è pensabile in una tesi di laurea
Tipi di note
- riferimento bibliografico corrispondente a una citazione di un testo altrui: la nota
permette di identificare l’autore del testo e il luogo preciso in cui reperire il brano (è
necessaria la pagina). È un atto di onestà intellettuale e testimonia la conoscenza della
letteratura.
o Il riferimento bibliografico può trovarsi nel corpo del testo, secondo il sistema autore
data, tra parentesi: es. cehnorihvfowi (Bauman, 2001). Se l’autore ha scritto più testi:
(Bauman, 2001a)
- nota di approfondimento
o Per spiegare un concetto dedicando uno spazio che nel corpo del testo sarebbe stato
troppo ampio, appesantendo
o Per introdurre altri concetti collaterali, spaziare, senza interrompere il flusso del
discorso
o Per riportare opinioni diverse e dare atto della complessità del dibattito
o Per arricchire la bibliografia di altri testi sul tema
o Per citare un brano che non si è giudicato di inserire nel testo
- nota di traduzione: riporto la traduzione in italiano di un passo citato in altra lingua o
viceversa, se credo sia utile fornire la versione originale (poco usata)
Le citazioni
Regole di fondo
- AD OGNI CITAZIONE DEVE CORRISPONDERE UNA NOTA
- la tesi non è una collezione di citazioni. A maggior ragione, la tesi non è un lavoro di
copiatura da testi altrui, riportati senza i riferimenti bibliografici (molto disonesto)
- la presenza di citazioni è utile, quando
o evidenzia una frase molto pregnante di un autore, rappresentativa e la si usa per
descrivere il suo pensiero (es., in una tesi proprio su quell’autore)
o quando si fa propria un’espressione specifica, inventata dall’autore e che lo identifica
con facilità: la c. in tal caso indica l’adesione al punto di vista complessivo dell’autore,
salvo precisazioni, e la si “adotta”
- la presenza di citazioni è inutile
o quando il concetto non è particolarmente pregnante o rappresentativo dell’autore,
quando è facilmente condivisibile, è opinione comune, è un concetto ormai acquisito da
tempo nella comunità scientifica
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o quando si potrebbe parafrasare il pensiero dell’autore, introducendo con “Come
argomenta XXX, …”
Quanto deve essere lunga una citazione e dove si colloca nel testo?
Una c. può essere
- molto breve: due o tre parole, una breve frase molto sintetica e molto pregante
(“modernità liquida”, “società decente”)
o va inserita nel corpo del testo, senza creare uno spazio grafico apposito
 si può anche non introdurre
- un brano più argomentato, di qualche rigo (3-6 righe)
o potrebbe trovarsi nel corpo del testo
o più di frequente viene riportato in uno spazio apposito, andando a capo e
modificando i rientri nella pagina. Talvolta si cambia carattere e interlinea
 può collocarsi lungo l’argomentazione cominciata appena prima
 può essere introdotto esplicitamente (Come sostiene, come argomenta, come indica
XXX, …)
- un brano lungo
o va senz’altro in uno spazio apposito
o non è consigliata, perché appesantisce e rappresenta un “prestito” sproporzionato da
un testo altrui
o è giustificabile in casi specifici: citazioni di leggi, di discorsi pubblici significativi, brani
letterari, passaggi importanti dell’autore quando è l’autore stesso a essere oggetto del
testo
 data la consistenza del testo, va introdotto esplicitamente
- per tutti i tipi di citazione
 bisogna evitare di scrivere il brano senza un’introduzione, costruendo un capoverso
interamente composto di citazione (anche se è uso frequente)
Dalla quantità di citazioni si evince la qualità del prodotto?
- ASSOLUTAMENTE NO
- Troppe citazioni stancano il lettore e possono mascherare un lavoro di cattiva qualità,
costruito sul collage più che sull’elaborazione critica della letteratura sul tema
- Una certa quantità (moderata) di citazioni indica il fatto di essersi inseriti in un
dibattito, in un filone, in una comunità scientifica di cui si considera il lavoro di ricerca,
verso la quale si porta rispetto. È un atto di onestà intellettuale e di umiltà.
Come si può evitare di fare molte citazioni?
- parafrasando il testo, attribuendolo comunque all’autore scelto
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- riformulando il testo se non c’è bisogno di richiamare l’autore (se si assume un
concetto che non è particolarmente rappresentativo del pensiero di quell’autore)
- cercando di leggere una discreta quantità di testi sul tema, in modo da acquisirne i
fondamenti, di conoscere il dibattito, di acquisire il linguaggio specifico del settore, e
quindi costruirsi idee proprie, punti di vista autonomi, critici
Le illustrazioni, le fotografie, i grafici, le tabelle, le tavole
- devono tutte presentare una didascalia con una numerazione progressiva in base
all’oggetto (Figura 1., 2., 3., …oppure Grafico 1., 2., 3., …) e un titoletto relativo ai
contenuti
- se è un oggetto mutuato da altri testi o rapporti di ricerca va citata la fonte
- si può aggiungere una breve chiarificazione dei contenuti
Le conclusioni
- si scrivono alla fine, spesso dopo aver scritto l’introduzione
- riprendono sinteticamente il percorso svolto e i risultati verificati
- nei testi pubblicati non sono sempre presenti
La bibliografia
- a fine lavoro: la più usata, la più semplice
- a fine capitolo: più sofisticata, ha l’inconveniente che in un discorso dai molti aspetti i
testi possano doversi ripetere, indicata quando l’argomento di ogni capitolo ha una certa
autonomia
- in ordine alfabetico crescente (per cognome): facile da comporre automaticamente
- in ordine cronologico
o dalla pubblicazione più recente a alla più vecchia
o dalla più vecchia alla più recente
- per argomenti: è abbastanza difficile comporla
- per fonti: monografie, articoli, studi generali, studi particolari, siti web,…
- i criteri sono spesso incrociati:
o es. a fine tesi, in ordine alfabetico, per fonti. Quando un autore ha scritto più testi, si
associa il criterio cronologico, spesso decrescente
C’è una distinzione tra testi indicati e testi sconsigliati?
- dipende dalla focalizzazione dell’oggetto, dalla finalità e dai destinatari
- per i testi accademici e le tesi, sono sconsigliate fonti destinate alla divulgazione
(l’enciclopedia per ragazzi), libri da bancarella, best-seller più adatti al commercio che
all’attività culturale
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o a meno che non se ne voglia fornire intenzionalmente una lettura critica
o o siano proprio l’oggetto della tesi
- è il docente che controlla l’affidabilità delle fonti, in ogni caso e specie qualora non sia
chiaro allo studente
Quanto deve essere lunga una bibliografia?
- abbastanza lunga da fornire una panoramica sufficiente sul tema
- abbastanza lunga da mostrare al lettore che ci si è documentati a sufficienza sulla
letteratura
- non troppo lunga, altrimenti si penserà che lo studente non li ha letti
- tale da comprendere testi di sfondo, generali e di introduzione al tema e testi più
specifici, finanche tecnici, se necessario
- commisurata alla lunghezza del testo
- proporzionata alla quantità di informazioni di fatto utilizzate nel testo
- orientativamente per le tesi triennali, andrebbero letti almeno 30-40 testi
(comprensivi di monografie, articoli, saggi, etc.)
Possono essere inseriti testi raccolti sul web?
- sì, se la fonte è accreditata in qualche modo
- sì, se esiste un corrispettivo cartaceo
- sì, se è una pubblicazione on line ufficiale, governativa, di riviste on line (Scuola e
Città, Dialeghestai, etc.)
- sì, se l’oggetto della ricerca è il web
- no, se non si conosce l’autore e qualcosa sui suoi percorsi intellettuali
- no, se la fonte è testo generico delle miriadi di testi pubblicati nelle rubriche dei
motori di ricerca e simili
Come si legge un libro o un articolo da utilizzare nella tesi di laurea?
- prima lettura:
o fare attenzione agli elementi che strutturano la trattazione: indice, bibliografia,
informazioni sull’autore, etc.
o prendere appunti nei luoghi ritenuti importanti, glossare
o segnare i luoghi significativi e riportarli a parte
o costruire una mappatura generale del testo, che contenga la tesi argomentata, i
concetti essenziali e le relazioni tra loro
- seconda lettura (“il lettore deve cominciare a «discutere» con l’autore”, G. Corallo, Il
lavoro scientifico, Adriatica, Bari 1966)
o costruire un’analisi di concetti specifici
o una mappatura più dettagliata, con riferimenti ai luoghi (pagina)
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o una schedatura (eventualmente)
o mettere in relazione vari autori, operando confronti, evidenziando somiglianze, punti
di vista divergenti o convergenti, etc.
Norme editoriali note e bibliografia finale tesi
Le norme editoriali possono essere moltissime e diverse. Ho scelto norme molto semplici
e chiare.
Monografie
Nella bibliografia finale, gli autori sono in ordine alfabetico per cognome, con l’iniziale del
nome che precede il cognome + titolo in corsivo + sottotitolo in corsivo dopo il titolo +
editore + luogo di edizione + anno di edizione + punto finale.
Tra titolo e sottotitolo c’è il punto.
Tra luogo di edizione e anno, non c’è la virgola.
Quando si inserisce l’editore non è necessario scrivere la parola “Edizioni”, “Editrice” e
simili: es. La Scuola (non Editrice la Scuola). Ci sono alcune eccezioni nelle quali la parola è
necessaria perché fa parte dell’intitolazione della casa editrice, come Edizioni del Rosone
oppure Editori Riuniti.
G. Falcicchio, Dinamiche multiculturali. Il caso Canada, Guerini, Milano 2002.
G. Falcicchio, I figli della festa. Educazione e liberazione in Aldo Capitini, Levante, Bari
2009.
Quando l’autore è straniero e quella che abbiamo letto è la traduzione italiana del suo
libro, inseriremo un “trad. it.”, tra il titolo e la casa editrice.
Z. Bauman, Modernità liquida, trad. it., Laterza, Roma-Bari 2002.
Capitolo di libri collettanei e atti di convegni (il grassetto serve per evidenziare, ma non
va riportato nei testi)
G. Falcicchio, “Il punto di vista degli alunni tra esperienze positive e nuove progettazioni”,
in L. Santelli Beccegato (a cura di), Bravi da scoprire. Alunni di diverse nazionalità e
successo scolastico, Levante, Bari 2005, pp.81-104
Articolo
G. Falcicchio, “L’abbraccio festivo. Riflessioni su educazione e nonviolenza”, Azione
Nonviolenta, 2014, n. 51, pp. 8-11
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Articolo su rivista on line
G. Falcicchio, “Segui il nascente, lui sa. Suggestioni montessoriane sul mettere al
mondo/venire
alla
luce.”,
in
Metis
2014,
n.
2,
disponibile
su
http://www.metis.progedit.com/anno-iv-numero-2-122014-suggestioni-montessorianeripensare-lumanita-a-partire-dallinfanzia/133-saggi/608-segui-il-nascente-lui-sasuggestioni-montessoriane-sul-mettere-al-mondovenire-alla-luce.html
Note
- Nelle note i criteri sono gli stessi di quando si riporta una bibliografia.
Esaminiamo adesso questi casi.
- Quando riportiamo lo stesso testo citato nello nota immediatamente precedente, o se la
pagina è la stessa, scriviamo Ibidem (cioè “nel medesimo luogo”, in latino) o se la pagina è
diversa, scriviamo Ivi, p.
- Quando riportiamo un testo già citato, ma non nella nota immediatamente precedente,
scriviamo: il nome dell’autore, il titolo, cit.. es. G. Falcicchio, Dinamiche multiculturali, cit.
(non c’è bisogno di ripetere il sottotitolo; si può poi aggiungere o meno la pagina, a
seconda delle esigenze)
- Se nella nota vengono citati più testi dello stesso autore, per i testi successivi al primo,
non occorre ripetere il nome, ma è sufficiente Id. (Idem: “la stessa persona”, in latino). Es:
G. Falcicchio, Dinamiche multiculturali. Il caso Canada, Guerini, Milano 2002; Id., I figli
della festa. Educazione e liberazione in Aldo Capitini, Levante, Bari 2009.
L’accuratezza della compilazione di note e bibliografia è uno degli elementi considerati
con maggiore attenzione nella valutazione delle tesi. Alla base c’è l’idea di accesso
democratico alle fonti: in altre parole, sto permettendo a chiunque legga di reperire il
testo citato e leggerlo.
La presenza del riferimento bibliografico significa due cose ancora:
1. che sono abbastanza umile da essere andato a documentarmi su quanto hanno scritto
prima di me su questo tema altre persone, solitamente titolate a farlo;
2. che il lettore, reperendo la fonte e leggendone il contenuto, può anche criticarmi. In
questo modo, permetto ad altri di contestare le mie asserzioni, e anche questo aspetto
attesta il livello di “democrazia culturale” in un determinato contesto.
BUON LAVORO!
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