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Tutta la verità sul meteorite precipitato in Perù!
CERERE ALLA MASSIMA LUMINOSITÀ
18 NOVEMBRE: CADONO LE STELLE!
BAPTISTINA
L’asteroide che sconvolse
Terra e Luna
cambiando
LA STORIA DEL MONDO
PIANETI EXTRASOLARI
DOVE CERCARLI E COME “VEDERLI”
anche con un telescopio amatoriale
Mensile - Anno 11 - Spediz. in A.P. - 45%
art. 2 comma 20/B - Legge 662/96 DCI/VE
ISSN 1594-1299
Test: Camere CCD
MAGZERO 5M e 5C
De Dorigo: storia di un
atleta salvato dalle stelle
Inaugurato il telescopio VINCENZO CERULLI, il
più grande del mondo! Percival Lowell italiano
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www.coelum.com
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Salvato dall’Orsa
di Giancarlo Favero, Giuseppe De Donà, Dario Alessandro Vianello
Q
uando nacque, il 2 giugno 1937 a Laste di Rocca Pietore, un piccolo paese dell’alto Agordino, Marcello
De Dorigo si trovò in petto un cuore che batteva 26
volte al minuto. Il medico condotto, che lo visitò neonato, si
preoccupò non poco di questo cuore che dava un colpo solo
ogni tre secondi e poi stava silenzioso, quasi morto. Visto però
che il cuore batteva regolarmente e che il bimbo cresceva bene, con il fatalismo tipico del popolo veneto, di quello montanaro in particolare, lasciò che la natura facesse il suo corso.
L
a natura, infatti, aveva voluto fare con Marcello un dono rarissimo allo sport italiano:
uno specialista nello sci di fondo che avrebbe
battuto, per la prima volta nella nostra storia, gli
atleti di tutti gli altri paesi, compresi i formidabili nordici. Il fatto accadde a Seefeld in Austria,
nel febbraio del 1963, nella gara dei 15 km che
si corse sullo stesso anello sul quale l’anno dopo
si sarebbero svolte le olimpiadi invernali di Innsbruck. La vittoria ebbe un tale clamore che
Marcello finì sulla copertina della Domenica del
Corriere.
I
n ogni epoca gli atleti di livello mondiale che eccellono in
queste discipline sono usciti dai paesi del nord Europa:
Svezia, Norvegia, Finlandia. Marcello a Seefeld li batté tutti.
Ma un anno dopo, alle Olimpiadi fallì clamorosamente. Si
piazzò nelle retrovie e qualcuno scrisse che a tradirlo fosse
stata la pressione psicologica.
“No, la psicologia non c’entrò per niente. Molto più semplicemente, un mese prima delle Olimpiadi mi ferii durante un allenamento andando con l’anca contro un albero. Non mi potei
allenare per tre settimane, e il risultato negativo
fu la conseguenza di quell’evento”
Durante l’estate seguente Marcello guarì perfettamente, e l’inverno successivo, volendo dimostrare di essere tornato l’atleta di Seefeld, iniziò presto gli allenamenti. Poi, a novembre, assieme a tutta la squadra azzurra, si trasferì a
Välädalen in Svezia, un centro di allenamento a
poca distanza dal confine con la Norvegia.
Fu durante uno di questi allenamenti, che accadde a De Dorigo l’esperienza più paurosa
della sua vita, quella che troncò la sua carriera
di campione, e che avrebbe potuto costargli la
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vita se non fosse stato per “tre stelle”. Ecco come andò.
ventato limpidissimo. Era una di
quelle notti in cui sembra di poter
toccare le stelle, in cui se ne vedono così tante che quasi non si distinguono le più luminose, perché
anche le più deboli appaiono più
brillanti del solito.
De Dorigo ricorda i fatti con
grande serietà, quasi provando la
stessa, intensa, preoccupazione di
allora, ma con una vena di affetto.
“
Era il 27 novembre 1964. Verso le nove partii con tutta la
squadra azzurra, composta da
undici atleti, per il quotidiano allenamento. Dopo qualche chilometro, a causa della temperatura molto bassa (–17°C), decisi di rientrare in albergo per prendere guanti
“Non sapevo se la direzione che
più pesanti e una fascia per copriravevo preso fosse quella giusta e
mi la testa. Rincorsi i miei companon avevo alcun criterio per sapegni e li ripresi dopo circa 17 km, inre se stessi andando dritto o se
torno alle 10:30. Quando arrivamstessi percorrendo il classico giro
mo a una baita di Lundar Stugan,
vizioso. Marciavo in un bosco
entrammo per scaldarci. Provamsenza radure, coperto da una colmo ad accendere il fuoco, ma non
tre di neve priva di qualsiasi tracci riuscimmo. I miei compagni decia che comunque, anche se ci
cisero allora di rientrare per lo stesfosse stata, non avrei visto bene,
so tragitto. Mi sentivo in forma
dato il buio della notte.
perfetta ed ero poco affaticato, perIn alto, Marcello De Dorigo è ancora attivo e geCredo fosse circa mezzanotte
ché avevo potuto sfruttare la pista
stisce a Forcella Aurine (BL) un negozio di articoli
quando mi trovai di fronte a una
battuta dai miei compagni. Decisi
sportivi ed un impianto di risalita.
piccola collina. Mi tolsi gli sci e
quindi di proseguire per completaPagina a lato. Una interpretazione artistica della
salii quel tanto da poter guardare
re l’anello più lungo.
brutta avventura vissuta dal fondista Marcello De
sopra la cima degli alberi ed
Per qualche chilometro mi seguiDorigo coglie il momento in cui, verso l’una del
esplorare l’orizzonte. Il cuore mi
rono Stella e Stuffer, poi anche lomattino, lo sciatore decide di proseguire la marcia
fece un balzo quando, in lontaro tornarono indietro, insieme al
in direzione delle stelle dell’Orsa. Sulla destra, la
nanza, vidi le luci dell’albergo.
resto della squadra.
Luna è appena sorta.
Sapevo che il proprietario le teneConoscevo bene il percorso, ma
va accese tutta la notte proprio per
non avevo fatto i conti con una fitcasi come quello che mi stava cata nebbia che improvvisamente
Quella notte a Välädalen
pitando. Rincuorato, scesi dalla
calò sulla pista, dopo circa un’ora
collina felice per la scoperta e inche avevo lasciato gli ultimi due
dossai gli sci, ma quando feci per
Coordinate del luogo: 63°09' N - 12°58' E
compagni. Vedendo sugli alberi dei
partire mi accorsi ancora una volTramonto del Sole: 14:48 del 27 novembre
segni colorati pensai di essere cota di non sapere in che direzione
Sorgere della Luna: 00:51 del 28 novembre
munque sul giusto tracciato. Erano
andare: ritornato nell’interno del
Sorgere del Sole: 09:07 del 28 novembre
invece segni di boscaioli, e poco
bosco, non sapevo dove dirigere i
dopo, quando sparirono anch’essi,
miei sci. Avevo bisogno di un ricon la nebbia sempre più fitta, decisi anch’io di tornare inferimento che mi aiutasse a tenere la giusta rotta, e pensai
dietro. Ma ormai era tardi. In quei posti a novembre, il creche le stelle, quella notte così nitide in cielo, mi avrebbero
puscolo arriva prestissimo. Seguii per un po’ le mie scie,
potuto aiutare.
poi, forse coperte dal leggero vento che si era alzato, anTolsi di nuovo gli sci, risalii sulla collina e da lì vidi, sulch’esse sparirono. Quando arrivò la notte, mi resi conto di
la verticale dell’albergo e ben alte sull’orizzonte, tre stelle,
essermi perso.”
equidistanti tra loro e quasi perfettamente allineate. Rientrai
nel bosco e, rimessi gli sci, decisi di seguire la direzione di
Se fosse stato in Italia, nelle sue valli, gli sarebbe bastato
quelle tre stelle che vedevo, alte, davanti a me nel cielo.”
sentire un’eco, vedere un sasso, entrare in un boschetto, per
riconoscere i luoghi e ritrovare la strada per l’albergo. Ma la
taiga svedese, che stava percorrendo nella sera di quel terriaccontata oggi, nel salotto di casa De Donà, questa storia
bile giorno, era piatta e boscosa: ogni luogo era identico a
fa rabbrividire: se De Dorigo avesse diretto le sue sciate
ogni altro.
Marcello aveva deciso in ogni caso di continuare a sciare verso la cintura di Orione, visibile in quella notte, avrebbe
per tenere caldo il corpo, altrimenti, se si fosse fermato, la continuato a curvare a destra per il fatto che le tre stelle, tratemperatura dell’aria lo avrebbe rapidamente assiderato. Sciò scinate dal moto apparente del cielo, si sarebbero continuaper ore e ore sperando di percorrere la strada giusta per tor- mente spostate verso ovest, e lui avrebbe finito per percorrere
nare all’albergo, ma in realtà non aveva alcun segno di riferi- un arco di cerchio che l’avrebbe allontanato dall’albergo, inmento che gli permettesse di seguire un percorso ragionevo- vece di avvicinarlo. A posteriori sappiamo però che la direle. Nel frattempo la nebbia era scomparsa e il cielo era di- zione era quella giusta, perché quella decisione lo salvò.
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A sinistra, la prima cartina celeste
spiega che se le
tre stelle individuate da De Dorigo fossero state
quella della cintura
di Orione, la decisione di seguirle
l’avrebbe progressivamente fatto
deviare di almeno 90° dalla giusta direzione portandolo completamente fuori strada: di un
angolo pari allo spostamento in azimut delle stelle di Orione dalla mezzanotte alle 6:00 del
mattino. A destra, la seconda cartina dimostra invece che per stelle di notevole declinazione come quelle dell’Orsa, l’effetto di shifting altazimutale può essere molto più contenuto (solo circa 18° in questo caso: circostanza favorita dal fatto che in quelle ore l’Orsa
era nella fase di “ascesa”), anche a fronte dello stesso spostamento in azimut di 90° rispetto alla Polare. Ciò ha significato per il fondista azzurro la possibilità di procedere pressappoco sempre nella stessa direzione, quella che l’ha poi condotto alla salvezza.
Trascorse ancora molte ore di marcia faticosa, e, anche se
rinfrancato dalla sicurezza che gli davano le tre stelle, a un
tratto cadde esausto. Marcello sapeva che se si fosse addormentato sarebbe stata la sua fine. Mise assieme tutte le sue
forze, riguardò la direzione delle tre stelle e riprese la marcia.
Trovò finalmente la pista battuta proprio quando sentì delle
urla a cui rispose col poco fiato che gli era rimasto. Il lappone Ingmar Kruich, pastore di renne, era uscito con la motoslitta a cercarlo. Ma aveva rotto la motoslitta, e quando si incontrarono era anche lui stanco e parzialmente assiderato.
Diede a Marcello un maglione, del pane e del burro, ed un
termo … purtroppo vuoto. Poi andò a chiamare aiuto al villaggio.
Poco dopo, quando ormai albeggiava, Marcello fu raggiunto da tre atleti della squadra francese e portato in salvo. Aveva subito il congelamento di sei dita dei piedi, ma era vivo.
Non avrebbe più potuto gareggiare, ma almeno poteva raccontare la sua avventura e ringraziare le sue tre buone stelle.
O
ra Marcello ci pone la domanda che affiora spesso, dopo quell’avventura paurosa, alla sua mente: “Quali sono le tre stelle che mi hanno portato alla salvezza?”
Cominciamo, prima col computer poi su un atlante, a simulare il cielo di quella notte come poteva apparire nelle varie direzioni: verso sud, verso nord, e verso i punti intermedi
dell’orizzonte. Abbiamo pensato subito alla cintura di Orione, come già detto, ma l’abbiamo anche scartata perché gli
sarebbe servita più per perdersi che per ritrovare l’albergo.
Mentre gli mostriamo varie configurazione di stelle visibili in
quella notte, Marcello ci aiuta con un altro ricordo nitido:
“Mentre marciavo stremato, sperando di essere ormai vicino all’albergo, vidi che era sorta la Luna, una falce di
Luna con la gobba a sinistra e che precedeva di poco l’alba. La Luna era alla destra delle tre stelle”.
De Donà capisce: Marcello stava guardando, e perciò procedendo, verso Nord. Solo così la Luna che sorge poteva essere alla destra della sua direzione di marcia, che quindi avveniva proprio nella direzione del Nord. Le tre stelle che sal-
varono Marcello erano parte del Grande Carro dell’Orsa
Maggiore.
Quando gli mostriamo, sul monitor di un computer, il cielo di quella notte in direzione Nord, egli le riconosce subito
e ne è convinto. Durante le ore notturne della marcia le tre
stelle avevano sì ruotato intorno al Polo Nord Celeste, ma in
ragione della loro alta declinazione senza mutare molto la loro posizione rispetto ai punti cardinali e questo gli aveva permesso di marciare sicuro in direzione dell’albergo anche senza vederne le luci.
Oggi Marcello conosce le costellazioni principali, ma allora ne era completamente all’oscuro. Durante tutto questo
tempo non aveva capito che le tre stelle della sua salvezza le
conosce bene e le può vedere ogni notte serena, sopra le vette delle sue Dolomiti, impegnate nel loro diuturno giro intorno alla Stella Polare, a indicare sicuramente la direzione del
Nord.
Giancarlo Favero. Veneziano residente
a Padova, in pensione, si occupa di astronomia a tempo pieno ed è in attesa che si
completi l’Osservatorio di Castello Tesino (Trento) per andarvi a lavorare come
ricercatore e didatta.
Giuseppe De Donà. Bellunese di Sospirolo, cura da otto anni l’almanacco UAI. Assieme a G. Favero ha recentemente aggiornato l’edizione italiana del Dizionario di
Astronomia di Philippe de la Cotardiere
(Ed. Gremese). Ha particolare interesse per
meccanica celeste, cronologia e meridiane.
Alessandro Dario Vianello ama la montagna e chi la abita. Da una decina d'anni si
interessa di ottica astronomica dedicandosi
soprattutto alla costruzione di specchi parabolici. Il suo sito è all' indirizzo:
www.lospecchioparabolico.it