32 pagine - Formato A4 - a 4 colori

Transcript

32 pagine - Formato A4 - a 4 colori
Tiro
Ticino
Federazione Ticinese
delle Società di Tiro
Periodico di sport e informazione
N. 33
Luglio 2013
Calibri che passione
Tiro a lunga distanza
Novità nei regolamenti ISSF
© Roberta Filippini
n
50m Pistol Mein Final
t of 8
6 Shooters ou
JIN Jong Oh
Rae
CHOI Young
i
WANG Zhiwe
(KOR)
(KOR)
(CHN)
Women
l
to
is
P
ir
A
m
0
1
Final
3 Shooters out
of 8 in
E Celine
GOBERVILL
(FRA)
men
25m Pistol Wo
CHEN Ying
(CHN)
LONDON 2012
Morini Competition Arm S.A.
Via ai Gelsi 11 - 6930 Bedano - Switzerland
Tel: +41 91 935 22 30 - Fax: +41 91 935 22 31
www.morini.ch - [email protected]
00
01
02
03
04
05
06
07
08
09
10
01
Sommario
Editoriale
Ftst informa
News
Identikit
Tecnica
Tiro e dintorni
Manifestazioni
Tribuna
Recensioni
Time-out
3
4
5
6
8
16
22
24
25
27
Impressum
Tiro Ticino
Periodico Trimestrale della Federazione Ticinese delle Società di Tiro
Anno VIIII - Numero 33, luglio 2013
ISSN 1664-6037
Editore
Federazione Ticinese delle Società di Tiro
Responsabile editoriale
Luca Filippini
Redazione
Luca Filippini, Edy Ramelli, Claudio Portavecchia.
Hanno collaborato a questo numero
Michele Bertini, Luca Breibach, David Cuciz, Paolo Cuccu, Stefano
Gemetti, Federico Mautone, Alberto Passoni, Giorgio Piona, Edy
Ramelli, Zsolt Szöke, Mirko Tantardini, Marco Viglezio.
Fotografie
Archivio FTST, Archivio Tiro Ticino, Luca Breibach, Luca Filippini,
Roberta Filippini, Stefano Gemetti, Museo Svizzero dei Tiratori,
Giorgio Piona, Edy Ramelli, Mirko Tantardini.
Progetto grafico
Synth_e_tic
Redazione e Pubblicità
Tiro Ticino
Casella postale
CH-6776 Piotta
e-mail: [email protected]
CCP 69-3606-3
Distribuzione
3’700 copie
Stampa
Tipografia Dazzi SA, 6747 Chironico
In copertina
Un’immagine dal Tiro Federale in Campagna.
Tutti i diritti sono riservati.
Nessun contributo pubblicato può essere riprodotto totalmente o in forma parziale senza l’autorizzazione della redazione.
Le opinioni espresse negli articoli non riflettono necessariamente l’opinione
dell’editore.
Per collaborare con Tiro Ticino rivolgersi alla redazione.
Editoriale
Per un interesse comune
Uniamo le forze!
Lavorando bene alla base,
otteniamo risultati per tutto il
movimento.
Sull’ultimo numero avevamo lanciato alcuni appelli per far sì che il Tiro
in Campagna potesse venir vissuto come una festa popolare con molti
partecipanti, soprattutto tra i “non tiratori abituali”: ebbene, grazie alla
mobilitazione nelle società, siamo riusciti in Ticino a fare un importante
balzo in avanti. Circa 650 sono stati i partecipanti in più al fucile ed alla
pistola.
I conteggi la sera del 2 giugno hanno dato per il nostro Cantone 3’047
partecipanti al fucile e 1’566 alla pistola: ottimo direi, soprattutto le
società di Lugano, Mendrisio e Cureglia al fucile e Lugano, Mendrisio,
Chiasso e Tesserete alla pistola hanno fatto un importante balzo avanti.
Grazie a tutti, tiratori e collaboratori ai vari livelli!
L’esempio del Tiro in Campagna serve a dimostrare che quando si
lavora bene alla base, nelle società e coinvolgendo chi ci sta attorno, si
ottengono successi: il passaparola, l’organizzazione di eventi collaterali,
la ricerca di collaborazioni e idee anche innovative, perché no, riescono
a muovere le persone e farle partecipare alle nostre manifestazioni.
In estate molte società organizzeranno il TIRO POPOLARE al fucile
10/50m, altre in settembre saranno presenti alle varie manifestazioni
di SPORTISSIMA nel Cantone: tutte occasione per mostrarci, farci
conoscere e reclutare nuovi soci. Buon lavoro!
Non dimentichiamo che nei prossimi mesi ci attende un lavoro
importante per tutto il nostro Paese, per le sue tradizioni, per la nostra
sicurezza e anche per il nostro sport. Con la votazione del 22 settembre
il “Gruppo per una Svizzera Senza Esercito” vuole abolire l’obbligo di
servire che corrisponde de facto a togliere le risorse personali all’Esercito
e dunque a sopprimerlo. Voler togliere la MILIZIA, sistema che nel
nostro Paese ha dimostrato da decine e decine di anni di funzionare, è un
lusso che non possiamo permetterci.
Come abbiamo già avuto modo di scrivere, non sottovalutiamo la
minaccia: mobilitiamoci subito e parliamone con amici e conoscenti
perchè ogni voto è importante. Un esercito di volontari non
funzionerebbe mai, non fosse altro che per la qualità di coloro che si
metterebbero a disposizione e soprattutto per il numero di persone
che si potrebbero reclutare. Senza un Esercito forte e credibile, chi si
potrebbe occupare del sostegno alle autorità civili che tutti (anche senza
catastrofi…) richiedono a gran voce? L’unica riserva strategica della
Svizzera è rappresentata dal nostro Esercito: i corpi di primo intervento
(polizia, ambulanze, pompieri, ecc.) sono organizzati sulle situazioni
ordinarie: ma in caso di crisi?
Dobbiamo essere coerenti: vogliamo una prestazione a favore del nostro
Paese, un contributo chiaro alla sicurezza del mondo in cui viviamo?
Allora dobbiamo anche essere pronti a prestare tutti quanti anche
un servizio militare e mettere un po’ del nostro tempo a favore della
collettività… magari anche in ambito associativo.
Aiutateci per favore a far capire l’importanza della posta in gioco!
Buona estate e sportivi saluti
Luca Filippini, Responsabile editoriale
3
02
Ftst informa
Collaborazione costruttiva
Istruzione e prevenzione
Mirko Tantardini / Il monitore è un funzionario istruito nell’interesse
del tiro e della propria società. Scegliamolo ed impieghiamolo al meglio!
Anche all’inizio di questa stagione all’aria
aperta, l’attività d’istruzione non è stata
da meno delle precedenti stagioni: vari i
corsi offerti e che hanno introdotto novità
interessanti e importanti per tutti. Purtroppo
ancora molti i monitori che non hanno
però rinnovato il brevetto e in questo modo
mancano alle singole società collaboratori
importanti. Peccato!
Il monitore si occupa dei controlli e
dell’istruzione dei tiratori durante gli esercizi
militari (tiro obbligatorio, tiro in campagna):
assicura assieme ad altri colleghi il buon
svolgimento degli stessi sia per la società che
per i partecipanti nel rispetto delle normative
in vigore. Per il team d’istruzione, coadiuvato
dalla commissione istruzione della federazione,
il lavoro non manca: anche in visione futura!
Resta soprattutto da pensare come ottimizzare
i tempi e i temi d’istruzione per le persone, ad
esempio, che hanno un doppio brevetto (pistola
e fucile) in modo da evitare di dover seguire
due volte lo stesso corso…
I corsi trattano ora tutte le armi che possono
venir utilizzate negli stand dal 10m al 300m
passando per le distanze intermedie. Il monitore
di tiro è dunque sempre più un “addetto alla
sicurezza”, tema che a noi tutti sta molto a
cuore: è in grado di controllare il rispetto delle
norme di sicurezza e di intervenire se del caso
nell’interesse di tutti gli appassionati.
La stagione è iniziata con un corso di rinnovo
specifico per i monitori per giovani tiratori a
300m, dove devo dire che purtroppo molti
hanno disertato… Il corso era mirato sull’attività
di istruzione dei giovani ed ha permesso un
costruttivo scambio di idee tra i partecipanti.
In seguito, si è tenuto al centro di istruzione
della Protezione Civile di Rivera il corso di
rinnovo brevetti vero e proprio: durata 1
giorno. I monitori al fucile e alla pistola hanno
seguito assieme un refresh sia teorico (nuove
4
ordinanze, programmi informatici, ecc.) che
il modulo sulla conoscenza delle armi che
si possono trovare nei nostri poligoni. Si è
trattato sicuramente di un buon allargamento
degli orizzonti per molti partecipanti. Novità
di quest’anno: il corso non prevedeva più
una seduta di tiro al poligono ma solo
istruzione teorica e pratica in sala di teoria.
Come premessa per il corso è necessario
che il monitore sia attivo (registrazione di
conseguenza nel programma AFS) e che abbia
assolto sia il tiro obbligatorio che il campagna:
quest’ultima condizione è anche necessaria per
poter mantenere la propria arma in prestito in
occasione del prossimo controllo all’arsenale.
Coloro che si sono scusati per questo modulo
hanno potuto recuperarlo all’interno del
corso per nuovi monitori che si è tenuto lo
scorso aprile.
Un monitore in 2 giorni
I neo-monitori hanno dovuto seguire un
corso di due giornate che comprendeva anche
una parte di istruzione pratica al poligono
(direzione e sicurezza durante un esercizio di
tiro, ecc.). La seconda giornata ha ripresentato
i temi presenti nel corso di aggiornamento.
Visti i tempi brevi d’istruzione, il primo passo
della formazione quale monitore consiste nella
scelta della persona “giusta”: la società ha tutto
l’interesse ad investire a questo livello un po’
di tempo. Infatti, è basilare che il candidato
abbia conoscenza approfondita con la vita e il
lavoro in società, sul tiro fuori servizio e deve
presentarsi al corso con buone conoscenze
sull’arma utilizzata (fass90 o pist75).
Per “trovare il tempo” da dedicare anche
all’introduzione delle varie armi utilizzate sui
nostri poligoni, si richiede al partecipante
di prepararsi in modo individuale prima del
corso. Il candidato riceve la documentazione
da leggere e da studiare a casa, in questo modo
l’istruzione risulta più efficiente e mirata.
Feed-back positivi e costruttivi al termine
del corso. Si dovrà riflettere come indicato in
entrata sull’ottimizzazione dei corsi per coloro
istruiti alle due discipline, come pure come fare
per ottenere il brevetto anche in una seconda
disciplina (chiaramente senza dover rifare tutto
il corso). Corsi con partecipanti al fucile e alla
pistola assieme, sono positivi e permettono
un allargamento degli orizzonti: sono però
da tenere maggiormente in considerazione le
particolarità delle singole discipline magari con
1-2 cantieri specifici e più “di dettaglio”.
Un momento dell’istruzione: presentazione delle vecchie ordinanze utilizzabili e non al poligono 300m.
03 News
Comitato centrale FST
Strategia e operatività
Luca Filippini / Il comitato
ha aggiornato le linee guida
per la federazione: ora sono da
definire le misure operative per la
realizzazione.
Fine aprile è sempre un po’ una “maratona” sia per il comitato che per
i rappresentanti dei cantoni: era in calendario l’assemblea annuale
ordinaria come pure la riunione dei presidenti e l’assemblea della USSAssicurazioni nella capitale federale. Sono state riunioni “tranquille”
senza grandi temi che hanno dato adito a grandi discussioni: quando
i conti chiudono in nero e non si discute di aumento di tasse… molti
problemi sono già stati risolti…
Oltre a questi importanti appuntamenti istituzionali, che andrebbero
seguiti maggiormente anche da parte dei delegati dei singoli cantoni
con la possibilità di dire la loro sulla gestione federativa, il comitato si è
chinato sulla stesura o aggiornamento delle linee guida (“Leitbild”) per
la FST. Queste linee definiscono chi siamo e cosa vogliamo: su questa
base si tratta poi di definire le misure operative per mettere in pratica
le “decisioni filosofiche” di cui sopra. Se ad esempio diciamo di voler
essere un’organizzazione mantello per il tiro in Svizzera, questo può
avere come conseguenza di dover guardare fuori dalle proprie quattro
mura e prendere contatto, discutere e confrontarsi con idee e usanze
di altre associazioni e federazioni. Noi “tiratori tradizionali” pensiamo
a volte che il tiro si limiti alle nostre distanze e alle nostre armi:
NON è così però! Abbiamo ad esempio, e senza voler fare un elenco
completo, il tiro con armi ad avancarica, il tiro a lunga distanza, il tiro
alle silhouette metalliche, il tiro dinamico ed altro ancora. Per poter
cooperare bisogna in primo luogo capire cosa fanno “gli altri”, trovarsi
e discutere e vedere “SE e COME” è possibile una collaborazione che
porti frutti positivi per tutti.
In questo ambito abbiamo ancora molto da fare a livello nazionale.
Pur trattandosi di un “comitato strategico”, i miei colleghi ed io
seguiamo alcuni progetti importanti e informiamo regolarmente i
colleghi sugli stessi. Esiste ad esempio un progetto su “TiroSvizzera”,
uno sulle regole di tiro sportivo (regolamenti svizzeri), finanze, ecc.
In questi progetti vi sono anche rappresentanti dei cantoni in modo
da integrare direttamente ev. feed-back e ottenere più velocemente
una soluzione attuabile. Per ciò che attiene “TiroSvizzera”, vari i
miglioramenti che si sono riscontranti nel corso degli ultimi due
anni: ricordo che al momento esistono 4 grandi tirature (l’ultima
in occasione del Tiro in Campagna) con invio a TUTTI i tesserati,
mentre le altre sono inviate unicamente agli abbonati. A breve sarà
da affrontare anche il tema del “concetto di comunicazione”, dove
“TiroSvizzera” sarà uno dei mezzi per trasmettere le informazioni ai
nostri tiratori (oltre ad internet, FaceBook, ecc.).
Non sempre i tiratori percepiscono il lavoro svolto “a Lucerna”:
qui siamo colpevoli un po’ anche noi che dobbiamo migliorare
maggiormente la comunicazione. Spesso si tratta di attività dietro
le quinte, di lavori di preparazione e di contatti che solo in un
secondo tempo sfociano in un progetto vero e proprio di cui si parla
apertamente…
Se avete domande particolari non esitate però a contattarci:
[email protected]
04 Identikit
Marc Heim alle... prime armi!
Marc Heim – una passione diventa lavoro
Dal dinamico… alla lunga distanza!
Luca Filippini / Marc Heim, per i più è il rappresentante di ProTell per
la Svizzera italiana, è anche un tiratore appassionato e polivalente ed anche detentore di un titolo europeo di tiro dinamico... Conosciamolo meglio.
Marc, cosa avresti voluto fare da bambino?
il chirurgo, da quando avevo 6 anni, poi a
18 ho realizzato quanti anni ci volevano... In
retrospettiva, viste le condizioni nelle quali i
medici oggi devono lavorare a causa delle casse
malati, meno male che non l’ho fatto!
Sei anche un tiratore polivalente sia
all’arma corta che al fucile…
Sì, sebbene la “carriera” l’ho fatta con la pistola
nel tiro dinamico, anche se la mia passione è
sempre stata più l’arma lunga. Proprio l’altro
giorno ho trovato una foto di quando avevo 9
anni, la prima volta che tiravo con un fucile in
.22 in montagna con amici di famiglia (Felice
Dick, della ditta Dick e Figli), con mia sorella
che faceva da “spotter”... (l’osservatore).
6
Il tiro è da sempre una tua attività: cosa
ricordi del tuo periodo “Tiro dinamico”?
Il tiro dinamico è una disciplina complessa: si
tratta di colpire bene, velocemente e combinare
movimenti e tecnica di tiro.
È stato sicuramente un periodo molto bello ed
interessante, che raccomanderei a qualsiasi
giovane. Lo considero anche una scuola
di vita, si impara ad essere il più efficienti
possibile nei movimenti, visto che ogni
secondo conta (specialmente nel tipo di tiro
che ho fatto, dove ogni movimento e secondo
guadagnato, erano preziosi).
A te non devo dirlo… ma tra allenamento
e le gare, la giornata praticamente ruotava
tutta attorno al tiro: nei periodi più intensi
ci si svegliava attorno alle 4~4:30, corsa (5-6
volte/settimana) e palestra, quindi ricaricare
munizione. Il lavoro iniziava alle 8 poi sulla
“pausa di mezzogiorno” (12~14h) allenamento
di tiro, pomeriggio lavoro, quindi ancora
tiro. Alla sera un’oretta di preparazione del
materiale e ulteriore ricarica di munizione.
In genere cercavo di andare a dormire tra le
20~21 per potermi svegliare presto la mattina.
Ancora oggi mi piace iniziare a lavorare presto
la mattina, quando è ancora tutto tranquillo e
non c’è nessuno che rompe... (o interrompe)!
In genere sparavo ca. 200~350 colpi per
allenamento. Se mi ricordo bene, negli ultimi
3 anni prima di vincere il campionato Europeo
avevo sparato (e ricaricato...!) una media di
60’000 colpi all’anno (177’000 in totale e
l’anno “minore” erano 36’000.).
Il tiro a lunga distanza, una tua
grande passione. Cos’è e quali sono le
particolarità?
In questa disciplina c’è sia la parte tecnica
(materiale, un buon fucile e munizione), ma
in genere vedo (come già succedeva nella mia
vita agonistica) come tante persone cercano di
“comprarsi” il successo, invece di spender soldi
in munizioni e allenamento!
Già a quei tempi dicevamo che era meglio
comprarsi 10’000 inneschi (per la ricarica),
piuttosto che una pistola nuova…
Nel tiro a lunga distanza oltre a una buona
tecnica di tiro è importantissimo capire gli
influssi atmosferici (vento, termiche, ecc.)
ed esercitarsi spesso in varie situazioni
per riconoscerle ed imparare a gestirle
correttamente.
In cosa consiste la tua attività quale
rappresentante di “ProTell” per la
Svizzera italiana?
Cerco di mantenere contatti con i soci in Ticino
e soprattutto di far capire a tiratori, cacciatori
ed altri appassionati di armi o tiro, quanto sia
importante unirci in questa lotta per la Libertà!
Considerando le nostre tradizioni di tiratori
in Svizzera, dovremmo avere almeno 10 o 20
volte i soci che abbiamo! La proTELL è molto
più attiva di quello che si crede, ed è riuscita
ad ottenere parecchi successi. Purtroppo non
siamo molto bravi nell’informare la gente di
questo. Quando chiedo ad amici “gente delle
armi”, perchè non sono soci di proTELL,
ottengo le ragioni più diverse. Tipicamente
perché “tant i fa’ nagott”, oppure “i è tropp
a destra (o sinistra)”. Alcuni non vogliono
spendere i 40.- di tassa sociale annua
(l’equivalente di un paio di bottiglie di vino!).
Ci troviamo in una fase di continua lotta
con i politici, quando andiamo a parlare con
Berna. Immaginatevi la differenza se fossimo
in 100’000 o 200’000 soci (N.B.: sono soci
che votano!!): ma si metterebbero sull’attenti,
quando andiamo a chiedere un diritto a una
legge liberale sulle armi.
Sei riuscito a combinare la tua
passione per il tiro e le armi con la tua
professione…
Sì, nel 2000 abbiamo avuto la fortuna di
cominciare a vendere equipaggiamento
militare e per la polizia. Molte cose sono vicine
al mondo del tiro e comunque sono prodotti
molto interessanti. Praticamente il mio hobby si
Nome:Marc
Cognome:Heim
Data di nascita:
15 ottobre 1952
Luogo di nascita:
Zurigo (che i miei fortunatamente abbandonarono per il Ticino quando avevo 9 anni...)
Stato civile:
sposato, due figli
Abita a:Comano
Professione:commerciante
Hobby:
a parte il tiro in tutte le sue forme? fitness
(correre e pesi); Scuba;
Non mi piace:
l’ “antipatia” che abbiamo fra noi tiratori
Il sogno nel cassetto:
sono solo due:
- raggiungere 120.000 soci di proTELL (l’equivalente
di quello che ha la NRA (National Rifle Association,
la proTELL Americana) negli Stati Uniti: ~1.5%
della popolazione sono soci NRA!); da noi potrebbero (dovrebbero!) essere anche di più, vista la
nostra tradizione di tiratori!
- l’altro sarebbe di poter aprire la finestra e avere lo
stand di tiro col cronografo (per misurare la velocità
dei colpi) e poter sparare direttamente a 1’000 metri.
è trasformato nella mia attività (non oso quasi
chiamarlo “lavoro”: è piuttosto una passione!
Esistono molte discipline che però
sono poco conosciute in Svizzera. Come
pubblicizzarle meglio?
Pubblicizzarle non sarebbe tanto difficile: basta
scriverne un po’ e magari portare un amico
ad esercitare quello che noi già facciamo.
Il problema sta forse piuttosto nella nostra
disponibilità a provare una disciplina nuova.
E se avesti una bacchetta magica…?
Prima della votazione del 13 febbraio 2011, è
stata la prima volta che ho visto i tiratori e la
“gente delle armi” essere preoccupati! Non era
mai successo: finalmente avevamo realizzato
che non necessariamente “tant’ ul mè stciop al
mal portan mia via”!
In alcuni modi, noi siamo i nostri peggiori
nemici: alcuni tiratori a 300m pensano che
il tipo che fà piccolo calibro è un “minorato”,
almeno per quanto riguarda il calibro; quelli
che sparano pistola UIT pensano che il tiro
pratico è “roba da cowboy”, e così via.
Se avessi una bacchetta magica, farei in modo
che TUTTI noi, che in qualsiasi modo abbiamo
a che fare col tiro e le armi, dalla balestra
al SoftAir, tiro alle silhouette metalliche,
Benchrest, Cowboy Shooting (sì, c’è anche
un genere di tiro che si pratica in costume
d’epoca e addirittura a cavallo!), dall’arco alla
cerbottana al tiro a lunga distanza… andassimo
d’accordo e fossimo tutti soci di proTELL!
E se non ci svegliamo e ci diamo da fare, ne
andranno di mezzo non solo le nostre armi, ma
anche la nostra Libertà!
Perchè le armi sono alla base della Libertà!!
Ringraziamo Marc Heim per l’interessante
chiacchierata e gli auguriamo ogni bene per le
sue attività future, professionali e non.
7
05 Tecnica
Tiro a lunga distanza
La “F-Class”
Stefano Gemetti* / Disciplina poco conosciuta in Svizzera ma che conta
vari interessati e che consiste in tiri di precisione oltre i canonici 300m.
Grazie ad alcuni appassionati, martedì 11
giugno 2013 si è costituita ufficialmente la
“Swiss Long Range Association”, l’associazione
svizzera di tiro a lunga distanza. Questa nuova
associazione sta muovendo i primi passi dal
nostro Cantone e conta di riunire presto anche
appassionati del resto del Paese organizzando
anche gare, ritrovi, corsi ed altro.
Il tiro a lunga distanza ha sempre appassionato
moltissime persone in tutto il mondo e non
solo a livello di forze speciali e militari con
gli sniper (cacciatori di cecchini) e i tiratori
scelti ma anche a livello civile ed amatoriale.
La I.C.F.R.A (International Confederation
of Fullbore Rifle Association) oltre che a
regolamentare questa disciplina, coordina le
varie associazioni in tutto il globo.
Il tiro a lunga distanza “F-Class” è una
disciplina che prevede tiri su distanze tra
i 600 e i 1000m. Parlando di tiri a lunga
distanza, diversi sono i fattori da tenere
in considerazione. Oltre che conoscere le
caratteristiche della propria arma, il tiratore
deve disporre anche di conoscenze balistiche
e tecniche. Più le caratteristiche balistiche dal
materiale utilizzato sono buone, più il proiettile
sarà stabile e manterrà una traiettoria ottimale.
Tutti questi fattori sono determinati dalla
lunghezza della canna della carabina, dal passo
di rigatura, dal calibro, dal tipo di polvere
utilizzata e dal tipo di proiettile. Come si può
intuire il tiro a lunga distanza è un tiro molto
tecnico e la corretta combinazione tra arma,
tipo di cartucce e ottica, oltre che le capacità
del tiratore, fanno la differenza.
La “F-Class” è definita da un regolamento
internazionale e si suddivide in due
categorie: OPEN e FTR. Qui di seguito sono
indicate alcune differenze tra le due categorie
tratte dal “Regolamento internazionale” con
i punti iniziali che sono validi per entrambe
le categorie:
3.3.3. sono ammesse munizioni ricaricate dal
tiratore, purché la ricarica segua gli standard
industriali e produca munizioni sicure, quando
sparate dal fucile per cui sono state ricaricate,
e che rispettino tutte le limitazioni presenti
nel Regolamento di Poligono (p.es. calibro,
velocità, energia, ecc.);
3.3.4. non è ammesso l’uso del freno di bocca o
del rompifiamme;
3.3.8. è ammesso l’uso di qualsiasi tipo di
ottica, incluse quelle con ingrandimenti e
quelle telescopiche.
3.3.10. è ammesso l’uso del caricatore, che non
8
deve mai contenere munizioni ma fungere solo
da supporto per l’inserimento di un colpo dalla
finestra di espulsione.
3.3.11. L’unica posizione di tiro ammessa è
quella prona.
La categoria Open
3.4.1. sono ammesse le carabine di qualsiasi
calibro fino a 8mm incluso;
3.4.2. è possibile utilizzare un bipode o un rest
anteriore per appoggiarvi e sostenere la carabina
o la mano del tiratore; è possibile usare una
cinghia da tracolla; se il rest è attaccato, fissato
o trattenuto sul fucile in qualche modo, viene
incluso nel peso totale del fucile
3.4.6. Il peso massimo della carabina è fissato
in 10kg, inclusi tutti gli accessori (come l’ottica,
il bipode, ecc.). Si definisce “accessorio”
qualsiasi oggetto esterno (escluso il tiratore, i
suoi abiti e la cinghia, se presente) che rincula
(o rincula parzialmente) solidale con il fucile,
o che è fissato al fucile magneticamente o
mediante colle, o che in ogni caso rimane
attaccato al fucile ad ogni colpo, o che si alza
leggermente solidale con il fucile quando
questo viene alzato dal/dai rest.
La categoria FTR
3.5.1. sono ammesse solo le carabine di calibro
.223” Remington e .308” Winchester, o i loro
equivalenti espressi nel sistema metrico;
3.5.2. non esistono limitazioni sul peso della
palla utilizzata nelle munizioni;
Pronta per la F-class!
3.5.7. Il peso massimo della carabina è fissato
in 8,25 kg, inclusi tutti gli accessori (come
l’ottica, il bipode, ecc.). Si definisce “accessorio”
qualsiasi oggetto esterno (escluso il tiratore, i
suoi abiti e la cinghia, se presente) che rincula
(o rincula parzialmente) solidale con il fucile,
o che è fissato al fucile magneticamente o
mediante colle, o che in ogni caso rimane
attaccato al fucile ad ogni colpo.
La nuova federazione sta muovendo i primi
passi e per farsi conoscere maggiormente
ha anche un proprio forum sul sito www.
swisslongrange.ch dove tutti possono
contribuire con la propria esperienza. Anche
questa disciplina prevede “monitori di tiro”
formati dalla federazione internazionale: alla
fine dell’estate ci sarà un corso di formazione
istruttori di tiro.
Attualmente collaboriamo con la Federazione
Italiana di Tiro a Lunga Distanza (FITLD) che
ci da consulenza in caso di bisogno. In Svizzera
la possibilità di esercitare questa disciplina è
molto ridotta, ma ci stiamo muovendo anche
in questo senso. Come possiamo vedere per
questo tipo di tiro non siamo legati alle armi e
ai calibri di ordinanza, ma abbiamo un campo
di applicazione molto più vasto.
* Stefano Gemetti è il neo-presidente della “Swiss
Long Range Association”.
so quello
che voglio!
A L E X A N D R A S T I N D T | conducente di cani/soldato
Le donne nell’esercito sono consapevoli,
impegnate e indipendenti.
Interessata?
Allora ordini gratuitamente la documentazione inviando un sms al numero 723 con
il seguente testo: «fda i cognome nome
indirizzo NPA luogo data di nascita».
www.esercito.ch/donne
9
Tattica di gara
Vento e calore
Luca Filippini / Appresa la tecnica corretta, è importante iniziare
a considerare alcune riflessioni anche di tipo tattico per non farsi
sorprendere dalle condizioni.
La base per ottenere un buon risultato in
gara consiste nell’essere in grado di ottenere
la ripetitività e la precisione di una “propria
sequenza corretta di tiro” che chiameremo
SCALETTA. Il tiratore deve cercare di
ottimizzare la sequenza dei singoli movimenti
necessari alla partenza del colpo, ottimizzarli e
soprattutto ripeterli in modo quasi maniacale…
Se come tiratore riesco ad essere soddisfatto
del mio lavoro (di come ho lasciato partire un
colpo, della scaletta), delle sensazioni avute,
ecc. otterrò molto probabilmente anche un
buon riscontro nel punteggio.
disagio psico-fisico che il caldo può generare
(grazie anche ai vestiti speciali che indossano
i tiratori…): forte sudorazione, malessere
generale, ecc. In una gara lunga (ad esempio
il match olimpionico, ecc.) è importante
alimentarsi e soprattutto bere correttamente.
Se abbiamo alte temperature è ancor più
importante avere a disposizione una borraccia
con dell’acqua e bere regolarmente per
recuperare i liquidi persi con la sudorazione.
Bisogna inoltre cercare di restare concentrati
sul proprio lavoro, sulla scaletta e non
farsi distrarre dal caldo, dal sudore, ecc.
Quando si sente parlare di DRILL la nostra
mente associa un tipo d’istruzione militare
Prussiana… e dunque non è qualcosa di ben
visto a priori. Abbiamo ripetuto in vari articoli
e lo facciamo regolarmente anche ai nostri
corsi d’istruzione: è importante apprendere
correttamente la scaletta, un movimento, ecc.
e poi ripeterlo, ripeterlo e ripeterlo ancora.
Dunque, detto in altre parole, è necessaria
un’istruzione sotto forma di drill in modo da
automatizzare una certa sequenza (imparata
inizialmente in modo corretto, però…).
Quando parliamo di ripetizioni, queste non
si contano però né in decine né in centinaia…
forza: il lavoro non manca! Questa è la base
dell’apprendimento tecnico.
10
Cosa può succedere da un punto di vista ottico?
In un momento molto caldo della giornata
(ad esempio nel primo pomeriggio) si hanno
normalmente correnti termiche ascensionali
(vi è mai capitato di vedere le onde di calore
che lasciano l’asfalto quando viaggiate d’estate
in autostrada?). Se è presente una leggera
brezza, queste correnti vengono “dissolte” e
non arrecano danni alla vostra immagine di
mira. Se però, in un certo momento il vento
cessa del tutto, queste correnti riappaiono e,
come conseguenza, mi spostano l’immagine
del bersaglio verso l’alto (miraggio). Avrò
dunque degli impatti alti poiché sto mirando
ad un bersaglio “che mi appare più alto di
dov`è in realtà”!
In tali situazioni è un buon consiglio quello
di sparare quando le bandierine si muovono
leggermente: troppo vento non va bene perché
impatta sulla balistica (sul volo del proiettile),
ma niente vento implica un “effetto miraggio”
e avrò colpiti in alto.
Se le condizioni sono costanti, non vi sono
problemi: basta correggere e tarare il fucile
di conseguenza tramite il diopter. Quando
le stesse cambiano, il rischio è di sparare
vari colpi in condizioni diverse e cercare poi
di correggere e ritarare il fucile. In questa
situazione il caos è praticamente garantito…
ed il tiratore non sa più cosa fare e subentra
anche un fattore ulteriore di stress che può
compromettere completamente la gara.
Abbiamo riferito in altri articoli di non
preoccuparsi troppo delle condizioni meteo
perché il “10 è sempre nel centro del bersaglio”:
con questa affermazione volevamo indicare
che il focus del tiratore medio deve essere sulla
corretta partenza del colpo. In effetti è maggiore
il rischio di “fare danni” se si cura il vento e poi
si strappa, piuttosto che lasciar partire bene un
colpo, in condizioni di vento non sempre uguali.
Vogliamo ora però entrare in alcune riflessioni
un po’ più approfondite e per tiratori “avanzati”
integrando anche la componente “meteo”. In
alcune situazioni, soprattutto con condizioni
mutevoli, la sola tecnica non basta per ottenere
un ottimo risultato.
Il caldo e i suoi influssi
Recentemente abbiamo avuto la possibilità di
discutere con altri colleghi tiratori sull’impatto
del caldo torrido, magari combinato con un
leggero vento… e sulle conseguenze che queste
condizioni possono avere sugli impatti.
Nel tiro al fucile, un primo “disturbo” in
tali condizioni è sicuramente causato dal
Se però mancano liquidi in un attimo non
“connettiamo” più correttamente.
“Bandierine” segnavento.
Un primo fattore per avere successo è quello
di analizzare le condizioni del poligono
PRIMA di sdraiarsi per prendere la posizione.
Approfittiamo del periodo dedicato alla
nostra preparazione e alla nostra “vestizione”
per osservare le condizioni meteo e le
particolarità del poligono: una volta che ci
siamo sdraiati ed abbiamo imbracciato il
fucile non avremo più una visione globale (da
dove arriva/può arrivare il vento, ecc. ecc.)
ma saremo nel nostro “tunnel”. Tutti questi
fattori ci permetteranno probabilmente di
comprendere eventuali spostamenti degli
impatti. Ricordiamo però che queste analisi
sono in primis per tiratori avanzati: per gli
altri si consiglia caldamente di concentrarsi
unicamente sulla procedura di tiro mirando
bene al centro del bersaglio!
Regolamenti ISSF
Novità ai campionati CH
Luca Filippini / I regolamenti internazionali hanno subito alcune
modifiche soprattutto sui tempi di gara e le finali: queste avranno anche
conseguenze sui campionati cantonali e nazionali.
Nell’edizione N31 della rivista abbiamo
introdotto alcune novità sulle modifiche dei
regolamenti internazionali al 1.1.2013.
A livello svizzero, solo i quadri della nazionale
e delle speranze hanno iniziato subito
a metterli in atto. Inoltre ai campionati
nazionali di Berna all’aria compressa si sono
introdotte alcune modifiche sui tempi di gara
(ridotti) e, al fucile, i punteggi vengono subito
considerati con la virgola (il centro perfetto
è un “10.9”) e i migliori 8 che si giocano le
medaglie iniziano da ZERO.
Vari i commenti positivi e negativi, com’era
da attendersi, sulle modifiche apportate. Molti
però, purtroppo, sia i tiratori che i responsabili
a vario livello anche nel nostro Cantone che
non hanno ancora compreso che vi sono stati
cambiamenti nei regolamenti…
A livello nazionale le nuove norme entreranno
in vigore per i tiratori dello sport di massa
ai campionati nazionali di Thun (settembre
2013); a livello cantonale per l’anno in corso
si è continuato a gareggiare “alla vecchia”.
comunicato nelle rispettive norme esecutive
quando queste novità entreranno in vigore. Per
Thun consigliamo vivamente a coloro che si
qualificheranno, di leggere le norme esecutive
delle rispettive gare per evitare di farsi
sorprendere in loco dalle “novità”. Le norme
esecutive si trovano sul sito
www.swissshooting.ch
Principalmente le modifiche apportate
cercano di migliorare la sicurezza ed evitare
accorgimenti (vestiario) che permettano di
migliorare eccessivamente le prestazioni,
rimettendo il tiratore al centro della
competizione.
norma, non è necessario sostituirlo ma basta
modificare ad esempio la suola delle scarpe
(vanno arrotondate).
Nel match olimpionico (60 colpi a terra) NON
è più permesso l’uso di pantaloni e scarpe
speciali, lo è per contro al 10m e nei match
3 posizioni Nella posizione in ginocchio è
possibile utilizzare un cuscino quadrato
supplementare di 20x20cm al massimo da
mettere sotto il sedere (aiuta coloro che non
riescono più a piegare completamente il
ginocchio). I pantaloni da tiro NON potranno
più avere la “pezza di gomma” sul sedere, ma
solo sulle ginocchia.
Per dimostrare visibilmente che l’arma è
scarica e aperta, è necessario impiegare in
tutte le pistole e fucili (anche aria compressa)
le “bandierine di sicurezza” (cartucce finte con
bindello) ogni qualvolta non si stia sparando
(dunque durante le pause di tiro, il trasporto
dell’arma, ecc.).
Punti importanti
Per il vestiario sono confermati di principio i
criteri esistenti (rigidità di giacche e pantaloni
e flessibilità minima delle scarpe) e vengono
specificati i metodi di controllo. Per il singolo
tiratore “match” questo non crea particolari
problemi in quanto se il suo materiale era a
La ISSF ha emanato importanti modifiche ai regolamenti di tiro di molte discipline. Nel match 3 posizioni ad esempio, è stata modificata anche la sequenza
di tiro, d’ora in poi si inizierà in ginocchio.
Tempi di gara accorciati
Invece dei 10’ di preparazione a cui seguiva
il tempo di gara compresa la prova, ora il
tiratore riceve 15 minuti prima dell’inizio
della gara dove può fare anche tutti i colpi di
prova che vuole.
Al termine di questo periodo arriva il
comando “START” e da qui tutti i colpi
contano: la gara inizia quindi per tutti i
tiratori allo stesso momento!
Il tempo effettivo di gara, considerando che
la prova viene anticipata, è ridotto.
Attenzione: nelle 3 posizioni cambia la
sequenza delle posizioni: si comincia in
GINOCCHIO, per passare poi a terra e
terminare in piedi!
10m fucile e pistola: uomini (75’ di gara
invece di 105’), donne 50’ invece di 75’;
Match olimpionico (50’ invece di 75’); 3x20
(1h 45’ invece di 2h 15’): 3x40 si attribuisce
un tempo complessivo di gara di 2h 45’ (non
vi sono più i tempi per le 3 singole posizioni).
Al fucile 300m si hanno 15’ in più che
non al 50m. Alla pistola libera si hanno a
disposizione 90’ invece di 120’.
Anche considerando la “prova anticipata”, i
tempi si riducono.
Bisognerà dunque allenarsi a tenere un ritmo
più “allegro”…
Ed ora?
Ritengo che sia il caso di vedere le esperienze
a Thun e poi, sperando che la FST si decida a
comunicare come vuol procedere in ambito
“Sport di massa” con il 2014…, dovremmo
riprendere anche a livello cantonale tale
direttive: secondo me, già con la stagione
invernale 2013-4. Vedremo…
Per quanto attiene le modifiche ai
regolamenti, che a livello federale frenano
un po’ la “presa di decisione”, basterebbe
affermare anche a livello di regolamenti
svizzeri che “nelle gare unicamente nella
posizione a terra non sono più permessi
pantaloni e scarpe speciali”. Non dovrebbe
essere così difficile, penso io. In questo modo
sia in campionati ma anche a livello di tiri
amichevoli, dovrebbe essere chiaro a tutti
come comportarsi.
Si tratta di essere chiari su cosa può venire
utilizzato indipendentemente dal tipo di fucile
impiegato (ordinanza o sport): esistono già
troppi regolamenti che a volte anche il tiratore
interessato fa fatica a “tirarsene fuori”…
11
Saluto storico
Storia di calibri…
Alberto Passoni / Un saluto tenuto in occasione dell’assemblea 2013
dei tiratori veterani sportivi a Bodio da lo spunto ad un interessante
excursus sulla storia dei calibri.
Il vocabolo calibro, nella fattispecie, indica
il diametro interno di una bocca da fuoco.
Deriva dall’arabo qâlib, che significa forma,
stam-po, matrice. A parte poche eccezioni
il calibro delle armi da fuoco individuali nel
corso della seconda metà del XIX secolo si
stabilizzò sui 13mm e sui 10mm per le armi
ad avancarica e sui 9mm (0,38 in) per le
prime armi a retrocarica, per poi diminuire,
nel corso del XX secolo, fino a 7,62 mm
(0,30 in) e addirittura a 5,56 mm (0,22 in).
Questa riduzione del calibro è stata scelta
in base al fatto che l’energia del proiettile è
data più dalla sua velocità che dal suo peso.
Con i moderni propellenti infatti si possono
imprimere a questo velocità altissime che lo
rendono molto più efficace.
Nicolas Flobert (nato a Parigi nel 1819
e morto a Gagny nel 1894) è noto per
l’invenzione di una carabina e di vari tipi
di pistole a retro-carica, molto leggere,
generalmente a canna liscia, per il tiro da
giardino e da sala ed è considerato come
il padre del “piccolo calibro”. La cartuccia
era a carica ridotta con esplosione poco
rumorosa, il proiettile era una pallottola
ogivale di piombo (raramente pallini), il
cali-bro è per lo più di 6 mm e la gittata si
avvicina ai 30 metri.
Tirare per colpire qualcosa è una pratica così
radicata nell’uomo da potersi considerare
insita nel suo DNA. Si può dire che il tiro a
segno sia nato con l’uomo dando ad esso la
possibilità di difendersi o di procacciarsi il
cibo cacciando animali. Ovviamente con il
passar del tempo sono cambiati gli strumenti
di caccia e di guerra tant’è che ora molti di
quelle che erano armi diffusissime come
archi, giavellotti spade e altro ora le troviamo
esposte nei musei. Hanno terminato la
funzione per cui furono inventate ma, come
d’incanto vivono una nuova giovinezza
nell’odierno ambito sportivo, nella quale ne
vengono codificati e regolamentati in chiave
sportiva appunto. Esempi dell’arte di colpire
con lance, frecce e giavellotti sono descritti
già da Omero. Nell’antica Grecia ai giochi
olimpici le armi da guerra venivano utilizzate
anche se modificate per un uso più sportivo
che cruento. I romani invece non previdero
mai un uso sportivo delle armi da guerra.
Dalla biblica fionda con cui Davide atterra
Golia a Guglielmo Tell con la balestra o Robin
Hood con gli archi, molti sono i personaggi
entrati nella leggenda. L’abilità nel colpire
un bersaglio ha sempre dato lustro e onori
e il tiratore che emergeva era tenuto in
grande considerazione. La prima apparizione
ben documentata in Europa la si lega alle
Anche per gli appassionati non è sempre facile orientarsi tra misure, dimensioni e... calibri!
12
bombarde di Guido da Montefeltro costruite
nel 1281. Le prime armi individuali pare
siano apparse a Perugia nel 1364. È quasi
certo che l’arma corta debba il nome pistola
da Pistoia, città nella quale è documentata
la fabbricazione di queste armi già da 1540.
Dal tredicesimo secolo ad oggi, le armi da
fuoco hanno naturalmente conseguito un
costante miglioramento che ha avuto un forte
incremento a partire dalla seconda metà
del 1800. Da Sebastiano de Corbin che nel
1500 costruì il primo archibugio, all’italiano
Lazarino che nel 1650 inventò l’acciarino a
pietra e così via con l’inglese Egg che nel 1818
inventò l’accensione mediante la percussione
di una capsula innescante, le armi utilizzanti
il processo di combustione della polvere
da sparo diventarono sempre più precise,
affidabili ed efficaci. Ed è dal 1850 in poi che
lo sport del tiro a segno ha cominciato ad
essere considerato come una attività a sé.
Nel 1947, a Stoccolma si disputarono i primi
campionati mondiali del dopoguerra. Ormai
però l’attività di tiro era ben lontana dallo
spessore tecnico e agonistico dei periodi
passati. A causa delle distruzioni della guerra
molti impianti risultavano inagibili. Si fece
strada, anche per una questione di costi,
oltre che di sicurezza, l’uso della carabina
di piccolo calibro, molto precisa e di poca
potenza, come la calibro 22. Le linee di tiro si
ridimensionarono ai 50 metri per la carabina
e 25 metri per l’arma corta.
Uno sport, il tiro, che implica concentrazione
e una discreta vista, che è anche segno di
libertà e che, malgrado che dei benpensanti
vorrebbero abolirlo per i più svariati motivi,
va difeso con tutte le forze.
Tra i più conosciuti il 6mm Flobert.
SWISSTOOL SPIRIT
RESCUE TOOL
SCHWEIZER SOLDATENMESSER
DUAL PRO
SICHER UNTERWEGS
Victorinox AG, Schmiedgasse 57, CH-6438 Ibach-Schwyz, Switzerland, T +41 41 818 12 11, F +41 41 818 15 11, [email protected]
MAKERS OF THE ORIGINAL SWISS ARMY KNIFE I WWW.VICTORINOX.COM
13
FP-45 Liberator del 1942 (a sinistra)
Deer Gun del 1964 (a destra)
“LIBERATORI” di ieri e di oggi
La pistola Liberator in 3D
David Cuciz / Un’arma dell’insurrezione (costo: 2$ di allora) rivede
la luce oggi con altri mezzi e misure… Mito e realtà di una produzione
domestica.
Nel marzo del 1942 un ufficiale di collegamento
polacco suggerì alla US Army il concetto
di un’arma da pugno progettata per essere
prodotta economicamente in grandi quantità
che sarebbero poi state paracadutate in
quantità nei territori occupati, dove per le
truppe dell’Asse sarebbe stato praticamente
impossibile trovarle tutte mentre insorti
e milizie partigiane avrebbero potuto
recuperarne un numero sufficiente per creare
problemi agli occupanti.
Il progetto fu realizzato da George Hyde, un
armaiolo americano conosciuto anche come il
“padre” della pistola mitragliatrice M3. Con il
nome in codice FP-45 (Flare Projector, ossia
“pistola lanciarazzi”), la “Liberator” (uno dei
nomi in codice per l’arma) passò dallo stato
di concetto a fine della produzione in soli 6
mesi (solo 11 settimane per la produzione vera
e propria) nei quali furono realizzati circa un
milione di esemplari. Il costo di ogni arma,
materiale e montaggio inclusi, era di 2.10
dollari dell’epoca (all’incirca 30 USD odierni).
La FP-45 non vincerà mai premi per l’eleganza
del design: è una delle armi più brutte,
costruita interamente in acciaio stampato
di qualità mediocre e priva di dispositivi di
sicurezza. Tecnicamente parlando, è una
pistola a colpo singolo calibrata per il .45
ACP, a canna liscia. A causa di quest’ultima
caratteristica, la portata massima è di circa 7
metri: più che sufficiente per l’impiego previsto
14
che è quello di sopraffare un soldato nemico
per impadronirsi delle sue armi. La FP-45 era
fornita in una scatola di cartone assieme a dieci
cartucce, una bacchetta di legno per estrarre
il bossolo e un’unica pagina di istruzioni sotto
forma di disegni. L’impugnatura poteva essere
usata come contenitore per le munizioni,
ma era da sconsigliare a causa del rumore
prodotto dalle cartucce che sbattevano contro
le pareti metalliche. Le dieci cartucce erano
anche - molto probabilmente - il massimo
numero di colpi utilizzabili da ogni arma: la
FP-45 non è particolarmente robusta, è facile
danneggiarla anche solo manipolandola con
troppa energia e ad ogni colpo sparato la sua
struttura si indebolisce e si deforma. Ci si
aspettava, del resto, che l’arma venisse usata
forse due volte per esercizio e poi una volta sola
per il suo scopo. Vista la laboriosa procedura di
carica (almeno dieci secondi di manipolazioni)
sarebbe stato molto improbabile avere una
seconda possibilità: in ogni caso, meglio di un
coltello da cucina.
L’uso della FP-45 non è ben documentato. Il
piano originale di distribuzione massiccia non
venne mai messo in atto, anche perchè a quel
punto del conflitto i movimenti di resistenza
potevano contare su armi di gran lunga
migliori, così solo un numero ridotto (meno di
25’000 esemplari) venne impiegato in Europa
e 450’000 pezzi furono assegnati all’OSS
(Office of Strategic Services) per operazioni
clandestine. Sul fronte asiatico, 100’000 FP-
45 furono inviate in Cina nel 1943 ma anche
in questo caso non ci sono riscontri sul suo
impiego effettivo. Altre vennero distribuite
nelle Filippine. Le giacenze furono in gran
parte distrutte dopo la fine della guerra.
20 anni dopo
Nel 1964 il concetto base della Liberator
venne rispolverato a causa dell’evolversi della
situazione in Vietnam. La CIA progettò di
distribuire un’arma simile ai guerriglieri SudVietnamiti e, poichè non rimanevano FP-45
nei magazzini si decise di progettare qualcosa
di nuovo.
Il risultato fu la Deer Gun: fabbricata in
alluminio pressofuso anzichè in acciaio
stampato, era calibrata per il 9mm Parabellum
e fornita in un contenitore di polistirolo
assieme a tre cartucce 9x19mm. Ad un prezzo
per unità di circa 4$ dell’epoca, ne vennero
prodotti 1000 esemplari che non furono mai
distribuiti in quanto il conflitto del Vietnam
diventò ben presto qualcosa di più grosso di
una semplice guerriglia clandestina.
Print & Shoot
La stampa 3D è la nuova frontiera della
microinformatica: è un processo di manifattura
a controllo digitale a processo additivo (a
differenza di macchine come i torni che sono
a processo sottrattivo, in quanto rimuovono
materiale da un blocco originario anzichè
aggiungerlo) che permette di realizzare
strutture tridimensionali in plastica ABS
(acrylonitrile butadiene styrene - termplastica)
o PLA (polylactic acid - plastica biodegradabile)
partendo da un file CAD. Le applicazioni
in ambito commerciale, ma anche a livello
domestico, sono innumerevoli: immaginate
la possibilità di realizzare un oggetto nel
giro di poche ore o minuti semplicemente
realizzandone il modello con un programma di
disegno tridimensionale o scaricando il file da
internet. Avete rotto la maniglia dell’armadio?
Perso uno degli innumerevoli perni di un
mobile, o una parte di un kit per modellismo?
Una stampante 3D può riprodurre l’oggetto
partendo da un filo di plastica. Esistono già
sul mercato diversi modelli per uso personale
il cui costo medio è intorno ai 4000 CHF, ma
per chi ha dimestichezza con la meccanica è
possibile costruirsene una in casa partendo da
componenti acquistabili separatamente.
Il 27 luglio 2012 Cody Wilson, studente
americano di legge alla Texas School of Law
di Austin, fonda la Defense Distributed,
organizzazione no-profit il cui scopo è
sviluppare e diffondere progetti e schemi di
costruzione per armi e com ponenti di armi
realizzabili con il processo della stampa 3D.
Autodefinitosi come “critto-anarchico” (un
movimento che promuove l’autoaffrancamento
dell’individuo da censura, sorveglianza e
repressione dell’informazione), Wilson ha dato
inizio al progetto Wiki Weapons per diffondere
progetti open source (liberamente utilizzabili e
modificabili) dopo aver raccolto oltre ventimila
dollari grazie a donazioni via Internet. I
progetti di Wilson sono stati ostacolati a più
riprese e la stampante 3D ottenuta in leasing
gli fu ritirata prima che avesse modo di
utilizzarla. Da allora, ha ottenuto un permesso
federale per produrre armi e ha acquistato
una stampante su eBay. Da allora ha realizzato
caricatori, scatole dello scatto e altre parti di
armi preesistenti e infine la Liberator, la prima
arma da fuoco completamente realizzata con la
tecnica della stampa 3D.
Il nome scelto per l’arma non è casuale ed è
un riferimento alla Liberator della Seconda
Guerra Mondiale. Tecnicamente si tratta di
un’arma da pugno a colpo singolo, dotata di
canna liscia e camerata per il .380 ACP (9mm
corto). Si compone di 15 parti (più il percussore
in metallo da procurare a parte) che possono
essere assemblati con facilità da chiunque abbia
dimestichezza con il montaggio dei mobili IKEA
e l’unica parte in metallo è il percussore.
Gli esperimenti effettuati da Wilson e altri,
inclusa la polizia australiana, dimostrano
che la Liberator è funzionante ed efficace
entro i parametri per cui è stata costruita,
tanto da aver scatenato una reazione a livello
internazionale per bloccare o almeno contenere
la diffusione dei progetti, scaricati da oltre
100’000 persone dal sito ufficiale nei due giorni
seguenti la pubblicazione.
Dopo la rimozione dei link dal sito di Defense
Distributed in ottemperanza a un ordine del
Dipartimento di Stato USA per violazione della
norma 127 paragrafo 1 dell’ITAR (International
Traffic in Arms Regulation) i progetti sono
stati ospitati da The Pirate Bay. In ogni caso,
data la natura di internet e il ben conosciuto
“effetto Streisand” ogni tentativo di contenere
o limitare l’accesso a una determinata
informazione ha l’unico risultato di
aumentarne la diffusione. Sono state proposte
anche leggi ad hoc per vietare la produzione
di armi da fuoco con la tecnica della stampa
3D, uno sforzo assolutamente ridondante
visto che in gran parte del mondo è comunque
necessaria un’autorizzazione o licenza per
produrre armi da fuoco con qualsiasi mezzo.
In Svizzera la materia è regolata dall’articolo
18 della LArm del 20 giugno 1997 che
impone l’obbligo della patente per chiunque
fabbrica, ripara, modifica o trasforma armi, in
particolare da fuoco.
La FP-45 Liberator, la Deer Gun e la Liberator
di Wilson hanno in comune un concetto di
base: sono armi economiche, monocolpo,
utilizzabili solo a corta distanza e affidabili
solo per pochi colpi. Il loro scopo è la
neutralizzazione di un nemico allo scopo di
impadronirsi di un’arma vera, ma la loro
efficacia è soprattutto psicologica: danno una
possibilità di combattere per quanto ridotta a
un individuo altrimenti disarmato e logorano i
nervi di chi rischia di trovarsi dal lato sbagliato
della loro canna.
15
06
Tiro e dintorni
Di necessità, virtù
Il tiro… ridotto
Paolo Cuccu / Nato come “soluzione alternativa”, il tiro al piccolo
calibro è diventato una disciplina olimpica. Vediamone i passi principali…
Il tiro in Svizzera è collegato in buona parte,
e in origine lo era ancora di più, alla difesa
nazionale. Era molto importante per il Paese
poter avere a disposizione soldati ben istruiti
al tiro e dunque dare loro la possibilità di
rimanere in esercizio anche tra i vari periodi
di servizio militare. Da qui la nascita di molte
società di tiro in Svizzera che erano attive
principalmente con fucili d’ordinanza.
In un vecchio articolo che trattava della nascita
e soprattutto dello sviluppo del tiro al piccolo
calibro alle nostre latitudini abbiamo segnalato
che, benché fossero presenti società di tiro
al Flobert (fucili normalmente monocolpo in
calibro 6mm), uno sviluppo importante in
questa direzione avvenne durante la seconda
guerra mondiale: a causa della mancanza di
munizioni (o meglio, queste erano riservate
all’Esercito) e alle ristrettezze finanziarie, gli
esercizi di tiro si spostarono sempre di più su
fucili in calibro .22 LR.
Vogliamo passare in rassegna alcuni passi
di quest’evoluzione verso il piccolo calibro,
in parte anche poco conosciuta ai più:
ritorneremo in seguito sulle versioni di
“riduzioni” più recenti.
Costi e disponibilità
La spinta verso i sistemi d’allenamento con
riduttori prodotti da varie ditte è nata, si può
dire, per due esigenze principali. Sicuramente
vi era già una certa pressione sui costi (non è
una novità dei nostri giorni…) e un problema
di disponibilità di “munizione vera”. Il primo
sistema per ovviare a questi problemi era il
cosiddetto “allenamento a secco”: ci si allenava
16
cioè alla mira e alla partenza del colpo ma
senza munizione. Questo tipo di allenamento
è utilissimo anche oggi, ma poco praticato
purtroppo: permetterebbe di ricercare ed
ottimizzare la postura, la stabilità ed una
corretta partenza del colpo senza essere
stressati dal risultato che appare sul monitor.
Varie ditte si sono messe a sviluppare “sistemi
di allenamento” con le munizioni disponibili e,
normalmente, di piccolo calibro: solo per citare
i più conosciuti possiamo rifarci ai “System
Lienhard” che esisteva per fucili, moschetti,
pistole Parabellum, ecc. Questo sistema era
composto da una canna rigata (da inserire nella
canna “vera”), un bossolo che conteneva un
proiettile sferico in piombo ed un innesco che
grazie alla sua forza faceva partire la pallottola
(non si utilizzavano vere e proprie munizioni).
Questi sistemi si potevano utilizzare a distanze
da 5 a 25m su bersagli ridotti in scala.
Esistono anche altre versioni di riduzioni che
impiegano cartucce “vere” in 4mm (sempre con
pallottole sferiche di piombo), in 6mm fino al
.22LR e più recentemente sono state prodotte
riduzioni per il moschetto 31 che possono
utilizzare cartucce da pistola. Esistono anche
riduzioni in calibro 5mm o ad aria compressa
di cui parleremo in un ulteriore articolo.
Queste e altre riduzioni erano disponibili sia
per fucili (fucile 1889, 1911 e 31) che pistole
(Parabellum, SIG 210): sono semplici all’uso e
anche nel montaggio.
Il .22 LR
Più tardi sono state create anche riduzioni più
“complesse”, ad esempio per la SIG210 dove sulla
pistola originale si sostituiva l’intera slitta e il
magazzino e si poteva sparare in cal. 22 LR anche
più colpi; oppure la riduzione Furter, monocolpo, ma che prevedeva la sostituzione di tutta la
slitta o la recente produzione della ditta Wyss che
prevede di sostituire la slitta e il magazzino.
Soprattutto al fucile, a livello sportivo, ci
si è però indirizzati sul calibro .22 LR, più
performante e utilizzabile con ottimi risultati
fino a 50m. Vari i fucili e moschetti che si
trovano in commercio che, partendo da un
vecchio fucile militare, hanno “ritubato” la
canna e con semplici accorgimenti tecnici nella
culatta lo hanno trasformato in fucile di piccolo
calibro. Queste modifiche di armi d’ordinanza
sono state effettuate da molti armaioli in tutto
il paese e furono utilizzate ancora fino a non
molti anni fa anche nell’istruzione dei giovani
in varie società.
Vi fu poi anche una certa produzione dei
cosiddetti “moschettini” da parte della ditta
svizzera Hämmerli (ma anche di altre ditte
come l’Anschütz tedesca, ecc.), cioè moschetti
che esternamente erano quasi identici al
moschetto 31 ma nati in calibro .22LR.
Ricordiamo anche che per anni, nelle gare al
piccolo calibro si faceva distinzione tra “arma
d’ordinanza” (moschettini) e “arma privata”,
cioè le carabine. Chi sparava con l’ordinanza
riceveva un abbuono sul punteggio ottenuto.
In un secondo tempo, indirizzandosi
maggiormente sullo sport, i tiratori si sono
dotati di carabine e al giorno d’oggi i pochi
fortunati detentori di moschettini li usano
per il tiro popolare oppure per divertirsi al
poligono ma praticamente più in gara.
Formazione e sport
Scuola per sportivi d’élite
L. Filippini - Z. Szöke* / Fondata nel 2001 a Tenero forma sportivi di
varie discipline sia in ambito specifico che per la parte scolastica.
Si sente spesso parlare della problematica
di coordinazione tra sport e lavoro o sport e
scuola e allo stesso tempo si indica che uno
sportivo deve pensare sì alla propria carriera
ma anche alla carriera DOPO lo sport. Questo
è uno dei motivi che spiegano l’importanza di
strutture come quella che vi presentiamo.
La Scuola Professionale per Sportivi d’elite
(SPSE) è stata fondata nel 2001 ed è legata al
Centro professionale commerciale di Bellinzona.
Propone una formazione di scuola media
di commercio (SMC) analoga a quanto già
proposto nell’ambito dei Centri Professionali
Commerciali di Chiasso, Locarno e Lugano. La
scuola stessa si trova presso il Centro Sportivo
di Tenero (CST) in modo da poter coordinare in
modo ottimale l’attività sportiva di alto livello e
la frequenza scolastica. La scuola adatta gli orari
scolastici di percorsi formativi già esistenti (e
regolamentati a livello cantonale e/o federale)
alle esigenze della pratica sportiva: non accoglie
però solo sportivi di punta ma anche talenti
artistici (musica, danza, arti circensi, …).
Oltre a materie tipiche del percorso formativo
tradizionale, la scuola propone un corso di
cultura sportiva per gli apprendisti sportivi
d’élite del settore commerciale, artigianale,
industriale e sanitario del cantone e collabora
con il Centro di medicina e chirurgia dello
sport (CMCS) con sede nell’Ospedale regionale
di Locarno e riconosciuto quale Medical
Center da parte di Swiss Olympic. La scuola
ha ottenuto vari riconoscimenti tra cui quello
di scuola partner di Swiss Olympic. Una tale
scuola permette ai talenti sportivi/artistici di
acquisire la formazione scolastica e sportiva/
artistica in modo complementare e senza che le
stesse siano in competizione tra di loro.
Nel percorso formativo quale scuola
media di commercio, è possibile ottenere
l’attestato federale di capacità in 3 anni con
pratica professionale integrata e la maturità
commerciale professionale con 3 anni + 1 di
pratica in azienda. Questa formazione permette
poi di accedere ad altre scuole come ad esempio
alle scuole professionali superiori o alle scuole
universitarie professionali come SUPSI, ecc.
Criteri d’ammissione
Per accedere alla scuola è necessario terminare
la suola media con una media minima definita.
Inoltre, gli sportivi devono essere in possesso di
una talent card emessa da Swiss Olympic oppure
essere selezionati dalla rispettiva federazione a
livello cantonale/regionale o nazionale. Inoltre
l’atleta deve avere un programma di allenamento
specifico di almeno 10 ore alla settimana.
Energia naturale, per il Ticino
AET_InserzioneNatura_186x87mm.indd 1
Questo punto è molto importante: deve esistere
una sinergia e collaborazione tra la scuola e le
federazioni per garantire anche la formazione e
l’allenamento specifico di disciplina. Non tutta
la formazione è demandata alla scuola: anche le
federazioni sportive devono fare la loro parte nel
supporto e nella formazione dei propri atleti.
Con figure professionali quali il coordinatore
sportivo, la scuola aiuta l’atleta, la sua famiglia e
la federazione sportiva e i club di appartenenza
a coordinare al meglio le varie attività che
gravitano attorno allo sportivo/studente.
La formazione può dunque avvenire in modo
mirato e personalizzato a dipendenza delle
esigenze, sia a Tenero che anche “a distanza”
(uso anche di strumenti quali videoconferenze,
ecc.). I programmi della scuola prevedono
di lasciare il martedì e il giovedì mattina
a disposizione per allenamenti specifici di
disciplina, o coordinati ed organizzati dagli
educatori allo sport della SPSE.
Più di 20 sono le discipline sportive dei giovani
studenti, fatto che permette anche uno scambio
di idee e di esperienze molto ampio.
Ulteriori dettagli sono disponibili sul sito della
scuola all’indirizzo: www.spse.ch
* Zsolt Szöke è docente in educazione fisica e sport,
Monitore di diverse specialità e Coordinatore
Sportivo suppl. alla SPSE.
www.aet.ch
07.09.12 11.52
17
Caccia – La federazione ticinese (FCTI) informa
Echi dalle serate informative
Marco Viglezio / Anche per i cacciatori vale la „formazione continua“:
due interessanti conferenze hanno permesso di aggiornarsi.
Continuando la formula iniziata con successo
lo scorso anno, durante il mese di marzo la
FCTI ha organizzato due serate informative
per i cacciatori. Quasi centotrenta persone
hanno seguito in modo attento e interessato la
conferenza del dr. Luca Visconti, veterinario
e cacciatore, che collabora come libero
professionista con i Servizi della Caccia della
Provincia di Varese ed è responsabile unico
del controllo ungulati presso il macello di
Luino per L’Ambito Territoriale di caccia
ed il Comprensorio alpino Nord Verbano, a
confine con il Gambarogno e il Malcantone.
Dopo una breve introduzione sulla gestione
venatoria nella regione, il dr. Visconti è
entrato nel dettaglio delle modalità del
controllo degli ungulati, dove ogni capo viene
documentato con una fotografia e i suoi dati
iscritti in un’apposita scheda. Ha dapprima
esposto gli aspetti biometrici e l’importanza
del rilevamento di dati come il peso, l’età, la
lunghezza del metatarso e della mandibola che
permettono, se convenientemente elaborati,
di seguire le variazioni della costituzione
fisica degli effettivi e di riflesso l’andamento
degli stessi. Il dr. Visconti ha mostrato con le
immagini come si possa determinare l’età delle
prede direttamente al posto di controllo, dopo
averne aperto il cavo orale con un semplice
divaricatore, evitando quanto sono obbligati
a fare i cacciatori ticinesi, ossia spolpare e
bollire la mandibola e spedirla per un ulteriore
controllo. Ma un altro aspetto importante
toccato è stata la visita sanitaria, ossia il
monitoraggio di patologie della selvaggina o
di malattie pericolose per la salute pubblica,
aspetto che anche da noi meriterebbe maggior
attenzione. Lo dimostra la foto inviataci da un
cacciatore il giorno seguente la conferenza:
delle vistose lesioni presentate dal cervo
catturato in Valle di Blenio un paio d’anni fa, al
controllo nessuno si è preoccupato di stabilire
una diagnosi, né di fotografare, incidere o
inviare un campione al laboratorio.
Il relatore ha poi trattato gli aspetti
dell’eviscerazione, il trasporto e la
conservazione della preda, insistendo anche
sull’etica nel tiro, onde evitare, oltre che
sofferenze all’animale, lesioni alla carcassa
(colpiti in cavità addominale) che potrebbero
compromettere l’utilizzo delle carni. Al
termine dell’interessante conferenza è seguita
un’animata discussione ed è stato un vero
peccato che nessun rappresentante dei nostri
servizi della caccia o delle persone attive ai
punti di controllo della selvaggina, pur invitati,
18
fosse presente. In conclusione il presidente
federativo, dopo essersi complimentato con il
relatore, ha ringraziato il numeroso pubblico
per l’interesse e la rispondenza, segno di
apprezzamento per l’impegno della FCTI nella
formazione continua dei cacciatori ticinesi.
La seconda serata ha avuto luogo a Castione
dove Renato Roganti, guardiano della
selvaggina in Val Bregaglia, ha esposto il
concetto di gestione del capriolo nei Grigioni.
Una bella lezione di gestione venatoria, frutto
di grandi competenze, impegno e immensa
passione. Pubblico meno numeroso rispetto
alla prima serata, ma gradita la presenza del
capo dell’UCP Giorgio Leoni e di alcuni suoi
collaboratori e di Patrick Luraschi, presidente
del Gruppo di lavoro Ungulati.
Dalla presentazione (visibile sul sito
www.cacciafcti.ch) è emerso che è quasi
impossibile contare i caprioli, occorrono 4-5
differenti parametri per una stima attendibile.
I censimenti notturni non bastano, in tutto
il Grigioni si contano 3’000 caprioli, ma
in base a tutti gli altri parametri si stima
un effettivo di 15’500 e questo giustifica le
catture che annualmente corrispondono
quasi interamente al numero dei capi censiti.
L’obiettivo principale della gestione è di
Esemplare di cervo “bubbonato”.
aumentare le catture per poter diminuire il
numero dei capi periti per altre cause come
malattie, incidenti stradali e l’inverno. Gli
inverni rigidi chiedono un alto tributo a
questa specie, che reagisce però riprendendosi
molto rapidamente grazie al suo elevato
tasso di riproduzione, pur soffrendo spesso la
concorrenza del cervo. Il relatore ha mostrato
l’importanza di misure collaterali, come il
recupero degli habitat e la creazione di zone di
quiete. Riguardo alle pratiche amministrative,
è emersa la grande disponibilità delle guardie
grigionesi a controllare i capi abbattuti
direttamente sul terreno di caccia e la
possibilità per i cacciatori di consegnare
mandibole e trofei in un secondo tempo, come
alternativa! Al termine della discussione,
Giorgio Leoni ha mostrato alcuni grafici
relativi ai conteggi notturni in Leventina
e Blenio e all’evoluzione delle catture nel
Cantone. Dati purtroppo non rappresentativi
né paragonabili con quelli dei Grigioni, che
mostravano l’andamento di catture ed effettivi
durante un periodo di quasi 20 anni con
regole pressoché immutate, mentre che i dati
relativi al Ticino erano la risultante di continui
cambiamenti, determinati da chiusure e
riaperture a differenti quote o in interi
distretti a dipendenza del regolamento.
Sviluppo delle munizioni
Il cammino verso il GP 11
Redazione*/ La munizione 11 è riconosciuta nell’ambito militare per
la sua precisione ed è invidiata nel resto del mondo. Ritorniamo in
argomento dopo gli articoli su N24 e N26.
In oltre 30 anni di collezionista Anton Zindel
ha avuto tra le mani qualsiasi genere di
munizione di pistole e carabine. Grazie a
questa passione il suo bagaglio è notevolmente
cresciuto. È particolarmente interessato al
GP11. Anton è uno dei pochi fortunati ad
essere in possesso di manoscritti, munizioni
e disegni. Grazie a questa combinazione,
nel corso degli anni si è potuto visionare le
varie modifiche del GP11. Come collezionista
scoprì con sorpresa come venisse costruita
in Svizzera la munizione. Gli fece molto
piacere di essere interpellato dalla scuola di
tiro di Walenstad come esperto e consigliere
per il settore munizioni per la mostra che
organizzata in caserma. Il suo supporto in
materia di armi e munizioni riguardanti il GP11
è sempre ben accettato. Nel corso dei tempi fu
chiesto più volte a Anton di redigere un testo
sull’evoluzione del GP11.
L’evoluzione tecnica nel 19° e 20° secolo
segnarono una forte svolta anche nel campo
balistico. Nel 1869 fu introdotto il fucile
Vetterli in calibro 10.4mm a percussione
anulare e caricato a polvere nera con palla
in piombo. A partire dal 1881 il colonnello
Rubin fu incaricato di studiare una nuova
munizione e dopo dieci anni di duro lavoro
portò il calibro in 7.5mm a percussione
centrale e a basso tasso di fumo: la munizione
fu introdotta con la sigla GP 1890 e usata
nel fucile 1899. Il resto del mondo non
stette a guardare. I tedeschi introdussero la
munizione Mauser 1898 Spitzgeschoss “S” i
francesi risposero nel 1908 con Lebel “Balle
D”: in Svizzera non si mosse niente ma si
preferì guardare le esperienze fatte dai vicini e
trarne profitto.
Le prove con proiettili a punta
Nel 1894 la Svizzera decise di abbandonare
la munizione a testa rotonda e studiarne una
a punta. Le prove balistiche di penetrazione
furono fatte nel legno. Da questa data fino
a fine secolo non si ha la conoscenza di
altri test. Nel frattempo dal 1894 al 1898 il
direttore Rubin creò la cosiddetta “cartuccia
Mondragon”. Solo a partire dal 1904 esistono
altri disegni su test di munizione che fu
sparata con il fucile 1889/96: a questo scopo fu
modificata solamente la camera delle cartucce.
Trionfo dei tiratori svizzeri a
Loosduinen (1910)
La nuova munizione 08 con pallottola appuntita
superò le aspettative. Ancora prima di essere
introdotta come munizione d’ordinanza aveva
già scritto la storia con la nazionale svizzera. Fu
adoperata per la prima volta ai campionati del
mondo del 1910 a Loosduinen.
Nella ventosa Olanda gli svizzeri spararono
in modo eccelso e con 74 punti di vantaggio
sui francesi, conquistarono il titolo a squadre.
Al campionato mondiale i tiratori erano
pienamente consapevoli dei vantaggi della
nuova cartuccia. Un anno dopo a Roma il
distacco sui francesi (2. classificati) fu di
addirittura punti 309. Monsieur Merillon
il presidente dell’unione della federazione
francese si permise di dire “C’est une cartouche
terrible!” a partire da questo momento la
conoscenza balistica del GP08 fece il giro del
mondo. I successi ottenuti a Loosduinen da
parte dei nostri tiratori si moltiplicarono. Nel
1912 vinsero a Biarritz, 1913 a Camp Perry e nel
1914 Vyborg sempre i mondiali a squadre. A
Biarritz Konrad Stäheli ottenne lo straordinario
record di 1078 punti.
Modifiche alla pallottola a punta del GP11
A causa di problemi di alimentazione nelle armi
automatiche, fu necessario bloccare la pallottola
nel colletto del bossolo. Stando a un disegno del
13 settembre 1913 della Fabbrica Munizioni di
Thun (FMT) si può notare una scanalatura nella
pallottola profonda 0.07 e larga 1.3mm.
Varie furono anche le modifiche apportate
in seguito alla palla del GP11 e ultimamente
anche alla chiusura sul colletto del bossolo
(fino a fine 1982 per rendere stagna la
chiusura era presente un anellino di grasso,
mentre dal 1983 le pallottole solo “incollate”
all0interno del bossolo). Attualmente questa
cartuccia è ancora utilizzata nell’Esercito per
le mitragliatrici (ad esempio in quelle del carro
armato Leopard) e soprattutto nel tiro sportivo.
Del GP11 fu prodotta anche una versione
“perforante” (armour piercing come direbbero
gli anglosassoni) e una versione tracciante (a
scia luminosa). Inoltre vi furono le cartucce
per il “tiro in bianco” (marcanti) e da utilizzare
nel lancio di granate da fucile (cartucce
propulsive). Su queste “varianti” torneremo
con un articolo specifico.
* Presentiamo un sunto degli articoli di Anton Zindel
apparsi su Schweizer WaffenMagazin e tradotti
da Ralph Müller, con un nostro compendio di
informazioni.
19
Prossimo futuro del Soft Air?
Il “Laser Tag”
Federico Mautone / Sul mercato sono apparsi dei sistemi di
simulazione da applicare alle armi soft air per rendere il gioco più
realistico e corretto.
Lo sport del Soft Air sta assistendo negli
ultimi anni all’avvento di nuove tecnologie
che permettono di colmare le principali
lacune del materiale impiegato per le partite.
Quali sono queste lacune e quali soluzioni
sono state sviluppate?
Il Soft Air, si basa sulla simulazione di
combattimento svolta con repliche ad aria
compressa, inoffensive, di armi vere che
sparano pallini di plastica del diametro di
6mm. Questi proiettili non lasciano colore
al contatto con il bersaglio, diversamente da
quanto succede nel Paintball dove i proiettili di
gelatina lasciano un’evidente traccia di vernice
colorata sul bersaglio colpito. L’utilizzo dei
pallini in plastica pone però tre problemi.
Il primo problema riguarda l’aspetto della
tutela ambientale. I pallini in plastica,
di colore solitamente bianco, pur non
rilasciando sostanze nocive nel terreno,
rimangono integri per tempi lunghissimi
e questo non è molto rispettoso né per il
bosco né per gli altri utenti dello stesso che
possono accorgersi della loro presenza sul
terreno. Per ovviare a questi difetti le case
produttrici hanno messo sul mercato sia
pallini biodegradabili, a prezzo maggiorato,
sia pallini biodegradabili di colore verde/
marrone che rimangono praticamente
invisibili sul terreno. Tuttavia, il fatto che i
pallini siano verdi o marroni li rende poco
pratici ai fini del gioco perché è impossibile
scorgerne la traiettoria.
dell’arma. La maggior parte dei partecipanti
utilizzano armi con una potenza che si aggira
intorno a 1,5 Joule, fattore che limita la
gittata massima a circa 50m. Inoltre, per
colpire l’avversario è necessario sparare
molti colpi per essere sicuri non solo che
l’avversario sia effettivamente colpito (data
la poca precisione dell’arma), ma anche
che si accorga di essere colpito, cosa non
evidente con addosso la tenuta completa.
Naturalmente ci sono anche casi in cui il
“Fairplay” viene a mancare e il partecipante
colpito non si dichiara onestamente, ma
continua a giocare come se niente fosse. In
aggiunta a quanto detto prima si può anche
osservare che l’utilizzo delle armi da Soft
Air manca di realismo proprio nell’aspetto
del tiro. Le repliche sono tutte dello stesso
calibro e hanno più o meno tutte la stessa
gittata e precisione, fattore che induce tutti a
dotarsi sempre delle stesse repliche leggere
e maneggevoli, dato che quelle lunghe e
pesanti non danno particolari vantaggi.
Per risolvere questi annosi problemi, una
ditta italiana ha sviluppato un sistema
chiamato “Laser Tag”, che per noi militi
dell’Esercito Svizzero non è una grande
novità dato che conosciamo bene il sistema
“Sim Fass”. La novità sta nel fatto che il
sistema “Laser Tag” si può applicare a tutte
le armi da Soft Air che possono montare
un silenziatore, è infatti composto di un
silenziatore che proietta raggi IR (non
pericolosi per la salute a differenza di quelli
laser) e un ANPEQ laser posticcio che
contiene la centralina.
La caratteristica veramente interessante di
questo sistema sta nel fatto che il proiettore/
silenziatore è tarato per riprodurre le
caratteristiche di gittata e potenza del calibro
teorico dell’arma su cui è montata. Per cui,
se si possiede un fucile d’assalto diventa
possibile ingaggiare bersagli a 300m e oltre
senza problemi. In caso di colpito il sistema
di sensori indossati dal giocatore suona e il
giocatore sarà automaticamente fuori dal
gioco.
Il sistema “Laser Tag” qui descritto, ha le
potenzialità per diffondersi con successo nel
mondo del Soft Air e alcuni gruppi all’estero
hanno già iniziato a utilizzarlo con risultati
incoraggianti. Vedremo in futuro se e come il
proiettore di raggi infrarossi sarà in grado di
soppiantare i pallini da 6mm.
Il secondo problema riguarda la sicurezza
dei partecipanti e delle persone che
inavvertitamente possono venirsi a trovarsi
nell’area di gioco. I partecipanti ad attività
di Soft Air sono sempre equipaggiati con
occhiali balistici o maschere di protezione
per proteggere dai pallini gli occhi e tutto
il viso. Per quanto riguarda gli occhi, una
protezione ottimale rimane una condizione
imprescindibile per partecipare in tutta
sicurezza a partite di Soft Air. Normalmente
i terreni di gioco, a norma di legge, devono
essere “protetti” ossia ben segnalati, per
evitare che qualcuno vi transiti attraverso
inavvertitamente, tuttavia una piccola
percentuale di rischio rimane.
Il terzo problema è puramente ludico.
Le armi Soft Air hanno una pecca non
indifferente: la gittata e la precisione
20
Il sistema di simulazione per Fass90 prodotto dalla Politronic ed utilizzato da anni nell’Esercito.
Armi d’ordinanza - storia
Il nuovo moschetto
Redazione* / Riportiamo un articolo, dell’allora redattore colonnello
Antonio Bolzani, apparso nel 1932 sulla Rivista Militare Ticinese.
Interessante notare come a distanza di
anni si possano confermare le analisi e
osservazioni del tempo su un moschetto, ad
oggi ancora molto apprezzato sia nel tiro
sportivo (con le uniche modifiche apportate
negli organi di mira) che dal punto di vista
estetico. Un’arma più che 70enne ma che non
li dimostra proprio… L’articolo che segue è in
forma originale.
allorquando la truppa si muove in terreno
difficile, nei boschi o in montagna. Per la
truppa su sci il fucile lungo è un vero ingombro.
Il moschetto, più leggero, più maneggevole,
che può essere portato comodamente a
tracolla, risponde meglio del fucile ordinario
alle esigenze d’un armamento moderno, le
quali sono strettamente legate ad una pratica
utilizzazione del terreno.
Nella sua seduta del giorno 21 gennaio
1932 il Consiglio Federale, su proposta
del Dipartimento militare, ha dichiarato
d’ordinanza un nuovo tipo di moschetto,
destinato a diventare l’arma individuale di tutta
la nostra truppa combattente.
Noi abbiamo attualmente due sorte di
fucili, con identica munizione. Il fucile della
fanteria, modello 1911 (lungo) e il moschetto,
pure modello 1911 (corto) di cui sono armati
gli uomini dei servizi e delle armi speciali
(mitraglieri, ciclisti, dragoni, guide, telefonisti,
telegrafisti, ecc).
Era necessario dotare tutta la nostra armata
di un unico modello di fucile corto, anche
per conseguire una semplificazione nella
fabbricazione e nella formazione delle riserve
di pezzi di ricambio. La Commissione di
studio aveva la scelta fra due procedimenti: o
migliorare il moschetto 1911; (rinforzo della
canna in vista di ottenere una precisione di tiro
paragonabile a quella del fucile 1911) o creare
un nuovo modello.
Nel combattimento a piccole ed a medie
distanze, queste due armi non presentano
alcuna differenza sensibile per rapporto alla
precisione del tiro. Invece nel tiro di stand il
fucile lungo è leggermente superiore. Ma il
moschetto è molto più pratico del fucile lungo
Dopo molti tentativi fatti con vecchi moschetti
trasformati, tentativi che non diedero i risultati
sperati, la Commissione chiese al Direttore
della fabbrica federale d’armi di creare un
fucile completamente nuovo che rispondesse a
queste esigenze:
- aumento di precisione nel tiro per rapporto al
moschetto 1911 e, possibilmente, precisione
superiore a quella del fucile lungo;
- calibro, peso e lunghezza come quelli del
moschetto 1911;
- semplificazione nel funzionamento;
- robustezza di costruzione;
- economia sul prezzo di fabbrica.
Per oggi non è nostra intenzione di addentrarci
in dettagli riguardanti la costruzione della
nuova arma, ma possiamo assicurare già fin
d’ora che il modello costruito dal sig. Col.
Furrer è di una precisione tecnica e balistica
che sorpassa tutte le previsioni.
Reparti di truppa hanno già fatto, lo scorso
anno, dei riuscitissimi esperimenti col nuovo
moschetto e si può affermare senza tema di
smentita che il moschetto svizzero 1931 è l’arma
individuale da fuoco la più precisa fra quelle
fin’ora in uso presso gli eserciti moderni.Tale
precisione, che è superiore a quella del nostro
fucile lungo, ha potuto esser ottenuta malgrado
la diminuzione del peso totale dell’arma.
Infine le modifiche apportate nella costruzione
della culatta, i cui congegni sono più massicci
che nel modello precedente, hanno permesso di
ridurre il prezzo di fabbricazione.
Questa invenzione attesta una volta di più la
perfetta competenza del Colonnello Fierz, capo
del servizio tecnico militare e le brillanti qualità
del Colonnello Furrer, direttore della nostra
fabbrica d’armi e inventore del nuovo moschetto.
21
07
Manifestazioni
Museo svizzero dei Tiratori
Un’esposizione particolare
Edy Ramelli / Una nuova esposizione tematica e particolare è aperta
fino al 30 marzo 2014: val bene una visita!
Sappiamo tutti quanto sia brava, intraprendente,
dinamica, piena di idee la curatrice del nostro
Museo dei Tiratori; questa volta però Cornelia
Weber si è letteralmente superata!
Per la vernice della mostra speciale “Re –
Imperatore – Dee” che ha avuto luogo giovedì
6 giugno, la direttrice Cornelia è riuscita a
mobilitare il gruppo vincitore dell’ultimo
tiro storico di Neuenegg nell’uniforme
storica dei tiratori scelti bernesi del 1798, dei
giovani lottatori del club di lotta svizzera di
Münchenbuchsee, chiamati ad allenarsi sul
campo regolamentare, preparato appositamente
con la segatura necessaria nel cortile interno del
Museo storico e del Museo del Tiro di Berna e
nientemeno che il toro “FORS vo dr LUEG” con
la sua compagna “Luegli”, destinato al vincitore
della Festa federale degli alpigiani e dei lottatori
svizzeri 2013 a Burgdorf!! Il tutto con una degna
cornice musicale!
L’esposizione speciale sarà aperta fino al 30
marzo 2014 e comprende 5 vetrine.
Le vetrine 1 e 2 sono dedicate ai “100 anni del
Tiro storico di Neuenegg”, tiro che a partire
dal 1913 vuol ricordare la battaglia del 5
marzo 1798. Nel 1866 è stato inaugurato il
monumento, che porta le seguenti iscrizioni:
“Qui i valorosi guerrieri bernesi vinsero
contro le fiere schiere di Francia il 5 marzo
MDCCLXXXXVIII” e “Vinta la battaglia, persa
la Patria!” Nel tiro storico, in origine si sparava
su gruppi di bersagli ad una distanza di tiro
tra i 280 ed i 520m mentre oggi si spara su
bersagli singoli alla corta distanza di 120m.
Sono tre le “challenges” che vengono assegnate:
la “bandierina Neuenegg”, destinata al gruppo
vincitore, il “gagliardetto Neuenegg” per il
secondo gruppo classificato e infine il boccale
in peltro, che spetta al terzo gruppo classificato.
Eccezionalmente, in occasione dei giubilei
vengono assegnate distinzioni individuali: così
quest’anno, in occasione del giubileo “100 anni
Tiro storico Neuenegg” è stata assegnata la
corona del giubileo.
La vetrina 3 ci presenta la lotta svizzera in tutte
le sue sfumature, ovviamente con particolare
riferimento alla Festa federale che si svolgerà
dal 30 agosto al 1. settembre 2013 a Burgdorf.
Le feste federali hanno luogo ogni tre anni.
La federazione svizzera della lotta svizzera è
composta da 5 sottofederazioni e oggi conta
sul sostegno di oltre 50’000 amici della lotta
svizzera. Le regole sono severe e si conoscono
diversi lanci principali; la vittoria è valida
Il gruppo vincitore dell’ultimo tiro storico di Neuenegg nell’uniforme storica dei tiratori scelti bernesi del 1798.
22
nel caso in cui il lottatore superiore tiene con
almeno una mano sui pantaloni il perdente e il
lottatore inferiore tocca il terreno con entrambe
le scapole o almeno con i due terzi della schiena.
Una gara che ha luogo ogni sei anni è la festa
di lotta svizzera a Kilchberg presso Zurigo. Vi
prendono parte soltanto i 60 migliori lottatori
svizzeri su invito; anche i 12’000 spettatori
possono presentarsi solo su invito.
La vetrina 4 si sofferma in particolare sulla
Festa “Unspunnen”, una festa dei pastori alpini
che ha avuto luogo per la prima volta nell’anno
1805 presso la fortezza “Unspunnen” nei pressi
di Interlaken. Dal 1905 viene tra le altre cose
lanciata una pietra del peso di 83,5kg.
Infine nella vetrina 5 vi sono prestiti scelti
dalla collezione di storia della caccia “La
Roche” nel castello di Landshut. Vi sono
esposte tra l’altro una spada da caccia, una
balestra da caccia, un fucile “Wheellock (con
serratura a ruota), un coltello da caccia e una
doppietta francese adattata.
Chi nel periodo indicato si trova a Berna, si
ritagli una o due orette per una visita al nostro
Museo: ne vale veramente la pena. Tutti saranno
accolti con calore da una direttrice sempre
molto disponibile e pronta a dare tutte le
spiegazioni del caso.
r
e
p
i
t
i
n
u
o
r
t
n
e
c
e
r
a
f
Fate sempre centro e
sostenete la vostra squadra
con la carta di credito o
carta prepagata della vostra
associazione. Il programma di
partenariato Swiss Shooting
WinWin vi offre:
immagine
identificazione
premi incentivo
prestazioni
dell’associazione
Per saperne di più
cornercard.ch/ssv
23
08
Tribuna
Cittadino soldato?
Protagonista del bene comune!
Michele Bertini* / Vogliamo che il cittadino in futuro abbia ancora un
ruolo e una responsabilità verso il suo Paese?
sensibilità. Si tratta dunque di tradurre
questa sensibilità - ben presente almeno in
una rilevante maggioranza della popolazione
- in scelte chiare a sostegno di una politica
di sicurezza dove ogni cittadino si senta
protagonista e attore dello sforzo comune
per la sicurezza del Paese. Ritengo infatti
che l’esercito vada vissuto come un impegno,
parte integrante di una cittadinanza fatta di
diritti ma anche di doveri. Prestare servizio è
anche una forma di solidarietà concreta verso
il Paese e i suoi Cittadini; anche se per alcuni
è sempre indubbiamente più comodo starsene
in poltrona a criticare piuttosto che far fatica
per il bene comune.
L’iniziativa popolare federale “Sì
all’abolizione del servizio militare
obbligatorio” promossa dal gruppo per una
Svizzera senza esercito ha recentemente
infervorato l’arena parlamentare. Il confronto
politico e pubblico attorno a questo tema –
che non riguarda solo l’esercito e la politica
di sicurezza ma soprattutto il ruolo e la
responsabilità del singolo cittadino rispetto
al suo Paese - si prolungherà sicuramente
fino alla consultazione popolare prevista
domenica 22 settembre.
La sensibilità verso i temi della sicurezza non
è venuta meno. Anzi, i recenti avvenimenti
internazionali tendono a risvegliare tale
24
La forza del nostro esercito – l’Esercito
di un paese neutrale – sta (ed è sempre
stata) nell’espressione della volontà della
collettività di riconoscersi in questo “valore”,
di identificarsi in questo “bene comune”
della nazione. Ed è proprio il fatto di essere
di milizia che lo rende un organismo della
collettività e non da essa separato.
Bisogna ammettere - non senza
preoccupazione! - che se c’è una “virtù” degli
avversari dell’esercito è indubbiamente la
costanza nel praticare la tattica chiamata
“delle fette di salame”. Una virtù da
temere! Perché non lascia dubbi sulla
determinazione di queste forze nell’indebolire
progressivamente i punti cardine e i
fondamenti del nostro apparato di sicurezza.
Non vi è infatti alcun dubbio che la strategia
di coloro che sposano le tesi “anti-militariste”
rimane l’eliminazione totale delle forze
armate. Questo non significa contrapporre alle
tesi degli abolizionisti una visione dell’esercito
e del suo ruolo superata dalla realtà, lontana
dalla necessità e dall’odierno contesto.
Come ogni altro ambito anche quello delle
forze armate deve affrontare i cambiamenti
della società tenendo conto delle esigenze
attuali. Ma un conto è mettere in discussione
istruzione, dottrina, organizzazione, ecc… un
altro è intaccare i principi fondamentali della
sicurezza nazionale quindi l’esistenza stessa
dell’esercito.
Per questi motivi invito i lettori di TiroTicino
e tutti coloro che hanno a cuore la sicurezza e
i valori fondanti che hanno tracciato la storia
e il successo del nostro Paese quali libertà,
democrazia e responsabilità dell’individuo
sempre coinvolto in prima persona per il bene
comune a respingere sonoramente questa
perniciosa iniziativa.
* Michele Bertini, classe 1985, è consigliere
comunale di Lugano.
09
Recensioni
Alcune ritornano
SIG SAUER P210 LEGEND
Luca Breibach / Nuova nata in casa SIG, prodotta con sistemi
moderni. Varie novità per il tiratore, non una semplice copia della P210.
Trascorsi alcuni mesi d’infruttuosa ricerca di
una SIG 210-6 con dispositivo di mira regolabile,
senza trovarne una che corrispondesse alle mie
aspettative, mi decido per l’acquisto della P210
LEGEND modello TARGET.
L’arma si presenta bene in una sobria valigetta,
contenente anche il secondo caricatore, un
piccolo cacciavite multiplo per la regolazione
del dispositivo di mira e un tubetto di grasso
lubrificante. Allegato ovviamente il test di tiro
eseguito in fabbrica (rosata).
Già alla prima presa in mano, la P210 rivendica
immediatamente la propria personalità. Come
lo stesso produttore tiene a precisare sulla
stampa specializzata, la LEGEND non vuole
essere una “copia tedesca” della leggendaria
arma svizzera, ma un suo degno successo-re
nell’ambito della qualità e della precisione, che
hanno fatto della SIG 210 l’arma preferita dai
tiratori di precisione con arma di ordi-nanza.
La LEGEND è dotata di eleganti guancette in
legno, pulsante di sblocco del caricatore e “becco
d’anitra (beavertail)” a protezione del dorso
della mano, utile soprattutto nel tiro a due mani
per evitare fastidiose ferite.
L’impugnatura è in acciaio stampato, mentre
il carrello è ancora ricavato dal vivo, rinforzato
(heavy-style) in acciaio al carbonio.
Meccanicamente si rileva la presenza della
sicurezza al percussore, che impedisce la
partenza del colpo in caso di caduta dell’arma.
Tale componente si rivolge chiaramente al
mercato USA dove la sicurezza al percussore è
richiesta ed è stata introdotta anche nei modelli
recenti della celebrata COLT 1911, nelle varie
versioni. Questo accessorio si “paga” però con
uno scatto non più “pulitissimo” come quello
della SIG 210-6, ma più “morbido”, con un
lievissimo residuo di corsa dopo il punto di
arresto, appena percettibile nel tiro lento mirato
e che viceversa non si nota assolutamente nei
programmi di tiro di serie a tempo.
Alcuni possessori di tale arma, mi confermano
che dopo alcune centinaia di colpi di “rodaggio”
questo residuo di corsa scompare completamente, con il reciproco adattamento delle
componenti dello scatto.
Il modello TARGET è dotato d’impugnatura con
guancette ergonomiche, guide di scorrimento
prolungate, para grilletto zigrinato per facilitare
il tiro a due mani e dispositivo di mira regolabile.
L’arma è dotata di dispositivo di scatto ad
azione singola e prodotta, per quanto a me noto,
unicamente in calibro 9mm parabellum.
La prova a fuoco
Andiamo finalmente alla prova al tiro con
l’arma da me scelta, la TARGET.
La presa in mano è estremamente gradevole
grazie alle guancette ergonomiche, adatte
però alle mani di dimensione media e grande.
Probabilmente un tiratore con mani molto
piccole potrebbe necessitare di guancette più
“snelle”, non so se siano disponibili. I dispositivi
di mira, di colore nero e senza punti di
contrasto, sono ben visibili si allineano in modo
naturale sul bersaglio.
Grazie all’eccellente ergonomia, la sensazione
al tiro è molto gradevole, l’assorbimento del
rinculo è ottimo e l’arma torna subito in batteria.
L’arma funziona in modo irreprensibile con la
munizione di ordinanza svizzera e con diverse
munizioni commerciali (GECO, Fiocchi, RUAG,
Federal) che ho avuto modo di provare. Da
appassionato utilizzatore delle SIG 210, posso
confermare che i risultati sul bersaglio sono a
tutti gli effetti equivalenti a quelli ottenuti con
la 210-6 Svizzera.
In conclusione, la SIG SAUER 210 TARGET è
un’eccellente arma per il tiro di precisione con
arma tipo ordinanza, che riempie degnamente
il vuoto lasciato dalla (infausta) decisione di
sospendere la produzione della P210 Svizzera.
La SIG SAUER P210 Legend con la rispettiva munizione.
25
Caccia e coltelli
Il nuovo modello Hunter
Red. / In vista della prossima stagione venatoria è questo il
momento giusto per un controllo del materiale e come dimenticare
l’indispensabile coltellino svizzero? Victorinox ha appena presentato il
suo ultimo nato: Hunter lo specialista della caccia.
È da poco apparso sul mercato un nuovo prodotto della Victorinox,
ditta che per noi tiratori e soprattutto nel mondo viene identificata
quale produttrice del coltellino militare svizzero di cui vi abbiamo
già parlato dalle nostre colonne in passato (N17, N25 e N30). La
Victorinox produce però molti altri articoli/oggetti (vestiario, ecc.)
basta dare un occhio al loro sito per rendersene conto
www.victorinox.com.
Questo nuovo coltello è studiato per coloro che amano la caccia, la vita
all’aria aperta e considerano sicurezza, affidabilità e funzionalità delle
qualità irrinunciabili in un coltello. Questa novità dispone di due lame
montate all’interno della robusta impugnatura. La loro caratteristica
apertura, agevolata dall’occhiello sulle lame (come nel coltello militare
08), le rende particolarmente utili per le attività nei boschi e nei campi
e fa sì che l’Hunter sia subito pronto per l’uso, sempre.
La lama principale, ricurva verso il basso, liscia ed estremamente
affilata, si adatta molto bene agli usi più svariati, da quelli
legati alla caccia, alla lavorazione del legno, fino alla semplice
preparazione di uno spuntino. La seconda lama è dotata di una
seghettatura estremamente efficiente, ondulata e con punta
arrotondata. Grazie a queste caratteristiche, il coltello si distingue
quale ottimo strumento da taglio, anche per cinture di sicurezza e
corde, nelle situazioni di emergenza.
Il sistema di chiusura liner lock, testato per resistere fino a un
milione di cicli, permette di usare l’Hunter in completa sicurezza
evitando pericolose e accidentali chiusure delle lame, la cui qualità
è garantita anche dall’acciaio particolare con cui sono prodotte,
resistente alla ruggine e all’usura.
Il colore arancione delle guancette, ad alta visibilità, facilita il
ritrovamento del coltello con il maltempo o nella semioscurità
all’alba e al tramonto anche quando questo si trova per terra o, ad
esempio, tra le foglie. La presa dell’impugnatura è particolarmente
sicura e comoda grazie alla sua forma ergonomica e alle particolari
guancette prodotte con due diversi materiali antiscivolo.
L’Hunter è disponibile in due versioni: il modello base HUNTER XS
(in commercio a circa CHF 40.-), particolarmente sottile, dotato di
due lame con apertura facilitata e di un apribottiglie che lo rende
un fedele compagno per i fine settimana e la variante HUNTER
XT (circa CHF 47.-) ancora più funzionale poiché dotato di una
efficiente sega per il legno.
L’HUNTER è il nuovo fiore all’occhiello di Victorinox - un coltello da
caccia con il quale inizia una nuova era.
Da poco è stata lanciata sul mercato anche la versione HUNTER
PRO, sviluppata quale coltello speciale da caccia per gli USA. È
disponibile con una robusta impugnatura ergonomica nera (permette
un’ottima presa) e un’unica lama estraibile con una mano sola. Ha un
peso netto di 165g ed è lungo 96mm. Il coltello è consegnato con un
astuccio apposito.
In vista della prossima stagione venatoria, val la pena farci un pensiero.
26
10
Time-out
Una visita diversa
Fortino di Iragna
Giorgio Piona / La posizione d’artiglieria di Mairano sulla sponda
destra fiume Ticino in zona Biasca rappresenta un’interessante
visita fuori porta.
Costruita sul territorio di Iragna questa
posizione d’artiglieria era destinata ad
appoggiare con il suo fuoco eventuali
combattimenti che si sarebbero sviluppati
qualche chilometro più a sud sulla linea di
resistenza denominata LONA (Lodrino Osogna) costituita da numerosi bunker e
fortini di fanteria e da un impressionante
ostacolo anticarro.
La linea difensiva LONA è stata costruita
per rispondere alla minaccia di attacchi di
truppe aerotrasportate, che dopo essersi
riunite a rinforzi corazzati, avrebbero avuto
l’obiettivo di proseguire in direzione del
San Gottardo. Si trattava di assicurare
una posizione di predominanza, forte e
ben difesa alle truppe confederate, per
contrattaccare ed impedire al nemico
giunto alle porte di Bellinzona, un ulteriore
balzo in direzione della Leventina, con
conseguenze catastrofiche per il Ticino e per
il dispositivo difensivo del ridotto nazionale.
d’ostacolo anticarro che sbarra il fondovalle
e fu attiva con alterne vicende (quanto a
struttura di comando, ordine di battaglia ed
armamento) fino al 1995.
Dal 1995, con la fine della guerra fredda, le
opere della LONA sono state completamente
declassate e la Società Ticinese di artiglieria
si è adoperata per acquistare un fortino,
appunto l’opera A8154 di Mairano.
ri che costituivano lo sbarramento principale
della Valle Riviera.
A differenza delle altre opere smantellate
che costituiscono la linea LONA, è gestito
da artiglieri, guardie delle fortificazioni
ed ex militari del vecchio Gruppo fortezza
9. Insomma tutta gente con l’artiglieria di
fortezza nel DNA. Tutta gente in possesso del
know-how.
Un’operazione destinata a contribuire a
mantenere vivo lo spirito della LONA,
rispettivamente dare un contributo alla
memoria storica di chi per anni ha prestato
servizio nel Gruppo Fortezza 9.
L’opera A8154, ben camuffata nel terreno, un
bunker in calcestruzzo armato di un obice da
10.5cm su affusto a leva, uno dei sei esempla-
L’Opera A8154 di proprietà della Società
Ticinese di Artiglieria è regolarmente
visitabile su appuntamento (minimo 10
persone), gli interessati possono contattare
l’autore dell’articolo:
[email protected] (tel. 079 641 75 09).
In una prima fase, nell’autunno del 1939,
in seguito della mobilitazione generale i
cannoni restavano in posizione di campagna
con una batteria di 4 pezzi di 7,5cm piazzata
su ciascuna riva del fiume Ticino. La
costruzione dei fortini si basa su un piano
del genio della 9° Divisione: i forti potevano
ospitare nelle opere indifferentemente
cannoni del calibro 7,5cm o 12cm o obici di
12cm in dotazione all’epoca. Le opere furono
armate inizialmente di cannoni di 12cm, che
furono in seguito sostituiti dai più moderni
obici 10,5 su affusto a leva.
L’artiglieria posta a nord è suddivisa in due
distaccamenti: uno viene da subito posto
sotto roccia, si tratta delle postazioni di San
Martino e Santa Pietà, poste nei pressi delle
omonime chiesette ai lati della valle. Mentre
due batterie sono sistemate in casematte in
calce-struzzo, con i due pezzi ai lati estremi
delle rispettive batterie sono sistemati sotto
roccia nei settori denominati Mondascia a
est e Mairano a ovest. I sei pezzi del centro
furono sistemati in casematte in calcestruzzo.
Verso la metà degli anni ’70 la guarnigione
delle opere è inglobata nella brigata frontiera
9, con la denominazione di Gruppo Fortezza
9 (Cp I/9 Mairano - Mondascia, Cp II/9
Lodrino - San Martino - Santa Pietà).
La linea LONA è costituita complessivamente
da 23 fortini e da un’imponente costruzione
Uno scorcio dell’interno del bunker A8154.
27
Associazioni vicine
Pro Militia
Red. / Associazione che raggruppa militi ed ex-militi dell’Esercito
svizzero. Presentiamo la sezione Svizzera Italiana.
Pro Militia è un’associazione di ex militari,
militari attivi e militari della riserva
dell’Esercito Svizzero. Conta migliaia di
membri e ne promuove la coesione.
Pro Militia è un’associazione apartitica,
indipendente dall’economia, che accoglie
uomini e donne di tutti i gradi e di tutte le
Armi nonché cittadine e cittadini di tutte le
aree linguistiche del nostro Paese.
Lo scopo principale di Pro Militia é quello di
impegnarsi a favore di un esercito di milizia
credibile e conforme alla Costituzione e quindi
per la sicurezza esterna e interna nonché per
la neutralità armata della Svizzera.
Fatte queste premesse, recentemente si
28
è tenuta a Camorino l’assemblea annuale
della sezione della Svizzera italiana di
“PRO MILITIA, Associazione degli ex
militari e militari incorporati dell’Esercito
Svizzero” presieduta da Angelo Polli di
Cadro. Dalle premesse - tratte dagli statuti
dell’associazione - che abbiamo appena
citato, bisogna subito sfatare il mito che
all’associazione possono aderire solo i
“vecchietti” che non prestano più servizio...
Questo è tutt’altro che vero, infatti anche i
militi ancora incorporati sono i benvenuti!
Come tutte le associazioni, anche Pro Militia
ha nella sua ragione d’essere lo scopo
associativo ed aggregativo.
Per favorire questi aspetti di aggregazione e
condivisione ogni anno vengono organizzate
varie manifestazioni per i soci, tra qeuste
spiccano sicuremente il tiro a Ponte Brolla, il
pranzo di fine anno, eccetera.
L’associazione sostiene anche “tutti gli sforzi
tendenti a mantenere un esercito istruito
ed equipaggiato opportunamente” e con un
suo periodico informativo, raggiunge con
notizie, approfondimenti, ecc. i propri soci a
scadenze regolari.
Per ulteriori informazioni o per iscriversi
all’associazione ci si può rivolgere al
segretariato al seguente indirizzo:
A. + S. Isotta, via dei Sindacatori 5, 6900
Massagno. Telefono: 091 966 36 48, e-mail:
[email protected]).
Altra fonte importante d’informazione
sull’associazione e le sue attività è il sito
Internet: www.promilitia.ch
29
Aziende che collaborano con noi
Sudoku
Novità Tessera BENEFIT
2
8
3
9
5
9
30
1
3
3
9
9
8
3
5
6
8
6 5 4
1
7 6 2
5
3
7
2
3
8
6
4
9
5
1
7
8
3
2
6
5
7
6
9
3
1
4
8
2
9
1
8
6
4
2
5
7
3
2
3
4
5
8
7
6
9
1
9
2
6
5
7
8
1
3
4
4
1
7
6
3
2
9
8
5
8
3
5
1
9
4
2
6
7
6
9
1
7
5
3
8
4
2
7
5
4
2
8
9
6
1
3
2
8
3
4
6
1
7
5
9
5
4
8
9
2
6
3
7
1
3
7
2
8
1
5
4
9
6
1
6
9
3
4
7
5
2
8
4
8
2
1
4
6
3
7
5
9
Ristorante Camoghè, Isone
Ristorante Pizzeria Camping, Mezzovico
Ristorante Pizzeria al Dosso, Taverne
Sport2000, Articoli sportivi, Faido
Vaudoise Assicurazioni
6
7
6
3
2
5
9
1
4
8
Ottica Cocchi SA, Bellinzona
Pinacoteca Cantonale Züst, Rancate
7
3
4
2
8
1
5
9
6
7
Dadò Editore, Locarno
Funicolare Ritom SA, Piotta-Piora
Funicolare San Salvatore, Paradiso
Galleria Baumgartner, Mendrisio
Guggisberg Peltro, Lamone
Pista Gokart Locarno-Magadino, Magadino
MOWE SA, Comano
Museo del San Gottardo
Oreficeria-Orologeria Attilio Borella, Giubiasco
4
1
5
9
7
2
6
8
3
4
Centro Ottico Andreoli, Tesserete
Colombo Sagl, Bellinzona
Buono di CHF 15.- sulla fornitura di olio di riscaldamento.
Seduta terapeutica di Orthonomy a soli CHF 40.Sconto 10% sugli acquisti (prodotti Alprose) e visita gratuita al museo del cioccolato.
Sconto 10% sugli acquisti.
Sconto del 5% (non attuabile per acquisti con carte corona o
con buoni)
Sconto 10% sugli acquisti.
Sconto 20% sulle risalite.
Sconto 25% sulle risalite.
Galleria ferromodellismo: sconto CHF 3.- sul biglietto entrata.
Sconto 10% su acquisti (premi, piatti, ecc.).
Sconto CHF 5.- su noleggio karts.
Sconto 5% sugli acquisti (10% per tesserati e soci proTell).
Biglietto d’entrata al prezzo speciale di CHF 6.-.
Sconto 20% su orologi TISSOT, CERTINA e LONGINES per
pagamenti in contanti e con carte corona.
10% di sconto sugli acquisti
Sconto CHF 2.- su entrata e CHF 3.- sul catalogo delle
mostre in corso:
- “Gruppo di famiglia in un interno”, La collezione Bellasi di
Lugano, 24 marzo – 18 agosto 2013
Sconto 10% sui pasti e del 20% sui pernottamenti.
sconto 10% sulla cucina per il titolare della tessera.
Sconto 10% su pizze.
Sconto 10% sugli acquisti.
10% di sconto sul premio delle polizze (escluse polizze vita e
le ipoteche).
4
DIFFICILE
DIFFICILE
Alnimo Sagl, Sigirino
Catherine Baselgia, Biasca
Chocolat Alprose SA, Caslano
1
4
FACILE
Sempre tempo di occasioni con la Benefit Card
Approfittate delle offerte dei partner della BENEFIT Card e considerate i nostri inserzionisti per
i vostri acquisti. Informazioni di dettaglio aggiornate periodicamente su www.FTST.ch/tessere
8
8
Soluzioni Sudoku n. 32
Benefit card
6
9
4
2
2 6 3
6
1
4
L’elenco delle ditte partner è aggiornato costantemente sul sito federativo e su TiroTicino.
Marchiamo presenza presso queste ditte, facciamoci vedere e sosteniamole a nostra volta: un bel
ringraziamento per il loro appoggio.
Grazie mille!
7
9
Nell’ultimo trimestre abbiamo avuto contatti con varie ditte per iniziare una collaborazione a
favore dei nostri licenziati ma al momento non siamo ancora in grado di proporvi nuovi nomi…
Importante è però l’inizio di una collaborazione inter-federativa tra la FST e la FSSI: l’idea di
fondo è quella di riunire le forze e cercare assieme partner che siano disposti a dare BENEFICI
tangibili sia ai tiratori che agli sciatori. In questo modo le ditte hanno il vantaggio di un potenziale
bacino d’utenti più ampio e i soci delle due federazioni potranno contare su una maggiore rete di
contatti nel territorio. Vogliamo cercare ulteriori esercizi pubblici e negozi di sport interessati a
collaborare. Aiutateci…
Siamo fiduciosi di potervi fornire informazioni più concrete a fine estate. Il vostro aiuto è prezioso:
aiutateci segnalandoci possibili ditte/ristoranti interessati ad offrire ai nostri tesserati benefici
tangibili ([email protected]). È importante che chi conosce il titolare, ecc. faccia il primo contatto,
“rompa il ghiaccio”. I dettagli per la collaborazione saranno poi discussi da rappresentanti
federativi.
5
6
8
7
3
9
4
2
1
5
C.com / Collaborazione con FSSI – Federazione
di Sci della Svizzera Italiana.
FACILE
Il gas naturale: dal produttore al consumatore.
Il gas naturale proviene da giacimenti lontani migliaia di chilometri e arriva a
domicilio grazie alla capillare rete di trasporto. Noi ne assicuriamo la fornitura,
garantendo comfort e calore a casa vostra.
L’energia, il nostro mestiere.
Aziende Industriali di Lugano (AIL) SA • CP 5131, 6901 Lugano • Centro operativo: Via ai Molini 2, 6933 Muzzano • Tel. +41 058 866 75 70 • www.ail.ch • [email protected]

Documenti analoghi

32 pagine - Formato A4 - a 4 colori

32 pagine - Formato A4 - a 4 colori emersa la necessità di aggiornarle, rivederle e metterle a posto. Contemporaneamente a questo progetto di revisione, si è voluto anche armonizzare nel limite del possibile i regolamenti delle tre d...

Dettagli