se hai Un sogno nella vita devi provarci
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se hai Un sogno nella vita devi provarci
50° 1959/60 • 2009/10 Se hai un sogno nella vita devi provarci Graziella Notarangelo, Porta Nevia Originaria di Vieste in provincia di Foggia, laureata in Matematica. Oggi frequenta l’ultimo anno di specialistica. «Se hai un sogno nella vita, devi lottare per realizzarlo: devi almeno provarci, senza farti scoraggiare dalle difficoltà. Questo è il messaggio più grande che mi ha trasmesso la vita in una residenza Rui». Graziella Notarangelo, 24 anni, originaria di Vieste (Foggia) e all’ultimo anno di specialistica di Matematica, non ha dubbi: dopo due anni vissuti a Porta Nevia dice di guardare al futuro «con molta più sicurezza e fiducia» anche in tempi di grave crisi economica. E parla con entusiasmo del progetto formativo integrale proposto dalla residenza: «se stessi in un appartamento non avrei mai accesso a così tanti incontri, scoperte, confronti: è davvero stimolante» dice. D Come sei arrivata a Porta Nevia? Ho vissuto i primi tre anni di università in un collegio vicino alla facoltà, e devo dire che mi trovavo molto bene. Però quando ho conosciuto Porta Nevia mi sono resa conto di quanto mi mancasse la vita di famiglia e mi ha attratto l’atmosfera che respiravo lì, soprattutto per la presenza di persone sempre allegre, disponibili ad ascoltarmi, piene di buon umore, che mi accoglievano piacevolmente ogni volta che andavo a studiare in residenza. All’inizio mi chiedevo come facessero, sembrava che non avessero il minimo problema… Col tempo ho capito che il segreto non era l’assenza di problemi, che nella vita non mancano mai, era piuttosto diverso il modo di affrontarli: senza drammatizzare e con il sorriso. Così ho deciso di trasferirmi in residenza e devo dire, ora che mi trovo al terzo anno, che sono davvero soddisfatta della scelta. D Non ti pesa la distanza dall’università? Devo ammettere che ci ho pensato, soprattutto all’inizio mi turbava un po’. Metterci cinquanta minuti ogni giorno per arrivare in facoltà con la Metro anziché dieci minuti a piedi come era i primi anni, con la sveglia alle 6.30 per essere in aula alle otto… è abbastanza faticoso. Però ne vale la pena! Se sei felice i sacrifici non pesano, anzi sono ben ripagati. D Che cosa ti ha colpito della vita in residenza? Mi è piaciuto il fatto che non dovevamo solo studiare ma aprire i nostri orizzonti a 360 gradi: ciascuna di noi propone attività culturali, e venendo da diverse facoltà c’è una grande varietà di interessi. Ad esempio due anni fa abbiamo fatto un corso di moda: si indagava il tema della bellezza come qualcosa che nasce dall’interiorità della persona, insieme all’eleganza e ad Fondazione Rui • 101 a tu per tu i n t e r v i st e un sano spirito critico verso quello che il mondo dello spettacolo ci propone, imparando a non assorbire i richiami dell’industria della moda come se fossero oro colato… È stato un corso semestrale molto ben articolato con appuntamenti con professionisti del settore, una serie di lezioni su come indossare i vari tipi di indumenti, lo stile, il portamento. L’anno scorso invece abbiamo fatto un corso su Dante e sui riflessi nelle nostre vite dei vari temi toccati dalla sua opera letteraria: la figura femminile, la guida, l’amicizia, la fedeltà, la letteratura. D Ti manca la tua famiglia? Sicuramente mi manca, però la vita in residenza ti aiuta senz’altro ad avvertire di meno la nostalgia di casa e ad integrarti in una grande città come Roma. Per me è stato un immenso arricchimento il potere instaurare dei rapporti veri con le persone con cui vivo: sento che sono amicizie autentiche, che vanno al di là della condivisione di uno spazio. Ed in più mi hanno insegnato ad affrontare i problemi con allegria, con positività. E poi ci sono dei momenti durante la giornata, ad esempio con le cosiddette tertulie, quando tutte insieme ci incontriamo dopo pranzo e dopo cena, che rappresentano davvero momenti di vita di famiglia: ciascuna parla della sua giornata, discutiamo delle cose da fare durante il weekend, progettiamo nuove iniziative. È molto bello. senza angoscia, e questo è possibile portarlo in tutti gli ambiti dove ci si trova. Per questo sono così contenta e soddisfatta della scelta che ho compiuto: non immaginavo che esistessero persone capaci di darmi questa fiducia di fondo nella vita. Oggi, anche grazie alle persone che mi spronano e m’incoraggiano, penso che i miei sogni non sono al di fuori della mia portata. E mentre ti butti nella lotta… scopri che puoi farcela. D Molti studenti pensano sia meglio stare in appartamento. Che cosa replichi? (Ride). Mi sento fare spesso questa domanda. Molti miei amici mi dicono: da sei anni in collegio… ma come fai? In realtà mi sento più libera che mai, perché la residenza non è un vincolo ma la mia famiglia, l’ambiente in cui io voglio stare. Non mi manca nessuna libertà perché posso dormire a casa delle mie amiche quando voglio, però la cosa che non troverei mai se stessi in appartamento sono delle persone che trovano sempre un momento per stare con me, e poi il fatto di avere delle attività culturali che siamo noi stesse a organizzare. Abbiamo fatto un corso di moda. Bellezza ed eleganza a confronto. Come indossare i vestiti giusti, lo stile, il portamento… D Nello studio in cosa ti ha aiutato la residenza? Sicuramente ho appreso un metodo, perché ti offrono la tutoria che è davvero utile: riesci ad ottimizzare il tempo a disposizione con grandi risultati, soprattutto perché con la metodologia impari a non perdere tempo e a fare molte più cose. Vedere che riesco a farle è una grande soddisfazione: impari a studiare meglio ma anche a coltivare tante passioni. Personalmente mi ha fatto diventare molto più responsabile, ad avere un approccio alle decisioni molto più maturo, ad acquisire una certa tranquillità di fronte ai problemi: a non vederli come ostacoli insormontabili. E poi mi ha aiutato a sognare. D In che senso a sognare? Noi apparteniamo alla generazione che si sente dire che non c’è lavoro, che sarà impossibile realizzare quello a cui si aspira, che farcela è troppo difficile… Invece la vita in residenza ti trasmette un messaggio opposto: che se hai un sogno nella vita hai il dovere di provarci, non devi lasciarti sfuggire l’occasione giusta, devi puntare in alto, non devi abbatterti mai… Così impari a prendere la vita come una sfida ma in senso positivo, 102 • Fondazione Rui D A quale episodio pensi in particolare? Ad esempio lo scorso aprile, quando c’è stato il terremoto in Abruzzo, all’inizio ci fu una polemica sul fatto che il terremoto si potesse prevedere o meno e non sapevo cosa pensare. Se fossi stata a casa mi sarei messa a fare delle ricerche su Internet per scoprire se era vero; invece, stando in residenza, abbiamo subito invitato un professore universitario che ci ha tenuto una lezione sui terremoti. Ho scoperto quella sera cose che non avrei mai avuto né modo né opportunità di conoscere se fossi stata da sola in una casa. Dopo pochi giorni è venuto un architetto che ci ha mostrato un altro punto di vista sullo stesso argomento: insomma, anziché perdere tempo su Internet, dopo cena abbiamo acquisito tante conoscenze nuove. E poi la residenza è uno spazio aperto: puoi invitare delle amiche a studiare, alle conferenze, a cena. D’estate si organizzano settimane di volontariato all’estero come quelle che abbiamo svolto a Lisbona in una casa per anziani e a Fatima in un centro per cerebrolesi: un modo bellissimo per viaggiare e rendersi utili. D La laurea si avvicina. Che cosa farai da grande? Vorrei arrivare al dottorato in matematica e occuparmi dello sviluppo dei modelli matematici applicati alla medicina. È un ramo che mi interesserebbe molto. Oggi penso che devo assolutamente provarci: anche se è terribilmente difficile, ci penso con molta più sicurezza e fiducia di una volta.