SCARICA Giba Press n. 14

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SCARICA Giba Press n. 14
Periodico bimestrale di news e informazioni
del Fondo di Fine Rapporto
Professionisti Pallacanestro
N. 14 febbraio/MARZO 2012
Cambio
I giocatori commentano
le riforme dei campionati
di pallacanestro
quadricromia C 100 M 70 Y 5 K 50
Pantone 295 C
Helvetica newe 95 black - inclinazione 20%
Commissione
Europea
Le nuove regole
sugli stranieri
Fondo di Fine
Rapporto
La relazione
di bilancio del 2011
Ciao Lucio
Il tributo a Dalla,
grande artista
ed appassionato
di basket
L`editoriale
La riforma dei campionati
di Giuseppe Cassì
L
La imponente crisi economica in
atto ha iniziato ad avere pesanti ripercussioni sul mondo del basket,
ed è verosimile che il peggio debba
ancora arrivare. È compito delle
istituzioni sportive, in questi casi,
stabilire regole che possano aiutare i
protagonisti del movimento, e quindi in primo luogo le società, a parare il colpo, a passare senza eccessivi
danni, o comunque senza danni irreparabili, il periodo di tempesta.
Le attuali regole di formazione
delle squadre di Serie A hanno
permesso di raggiungere un sostanziale equilibrio tecnico e
numerico tra giocatori italiani,
europei ed americani. Avremmo
quindi preferito lasciarle immutate. Ma c’è la crisi, la Lega, come
sempre, pressa per avere più libertà
di scelta (ma le regole hanno spesso protetto i club, a loro insaputa,
da strategie autolesionistiche), e
il basket non fa eccezione rispetto
alla tipica ed incomprensibile consuetudine italiana di voler cambiare
sempre e a tutti i costi anche ciò che
funziona.
Da queste premesse è nata l’idea della formula cosiddetta del 5 + 5: un
roster a 10 giocatori con 5 atleti
formati in Italia (ogni riferimento
alla cittadinanza è escluso, secondo
le istruzioni della Commissione Europea) e 5 formati all’estero, senza distinzione di provenienza. Regola semplice e oltretutto conforme
ai dettami del CONI, che prevede la
riduzione del numero dei contratti e
dei costi collegati (parametri, agenzia, benefit), e consente ai club di
operare più liberamente nel mercato
notoriamente più economico, e cioè
nel mercato americano.
Sta ai club, ora, cogliere questa opportunità. Tra l’opzione con 7 giocatori non formati e quella con 5
(non saranno previste ipotesi intermedie), può stimarsi un risparmio
anche di centinaia di migliaia
di euro. L’alibi della crisi non potrà
essere più usato da club in difficoltà
che avranno scelto la via più costosa.
La crisi è stata anche il pretesto alla
base della decisione di dimezzare le
squadre professionistiche, e di retrocedere d’ufficio la Legadue,
o come si chiamerà, nel settore
dilettantistico. È già come minimo anomalo che il disconoscimento
dello status di lavoratore sia stabilito per decreto, senza considerare ciò
che è scontato ovunque tranne che
in Italia, e cioè che se due soggetti
si accordano per lo svolgimento di
una prestazione in cambio di denaro, danno luogo ad un rapporto di
lavoro. Ma a parte ciò, a dispetto dei
proclami di quasi tutti gli addetti ai
lavori, questa decisione è destinata a
non produrre gli effetti sperati: non
servirà a risolvere i problemi
economici dei club, per la semplice ragione che il professionismo
non ne era la causa e nemmeno una
concausa. Possiamo comunque rassicurare i giocatori che la perdita
dello status di lavoratore non comporterà la rinunzia alle prerogative
di cui hanno fino ad oggi goduto, ad
eccezione del diritto alla pensione (perdita invero molto dolorosa). Contiamo infatti di inserire in
un accordo quadro con la Lega
di riferimento quelle clausole già
presenti nell’Accordo Collettivo dei
professionisti che servono a dare
stabilità al rapporto, ed a garantire per tutti i giocatori dello stesso
campionato uniformità di trattamento ed un elevato standard di
tutele, contrattuali, sanitarie,
assicurative, disciplinari. Ivi
incluso un fondo di fine carriera, che è una delle più importanti
conquiste alla quale i giocatori non
intendono rinunziare.
Sarà inoltre fondamentale prevedere per tutti i campionati, anche per
quelli non professionistici di livello,
un adeguato sistema di controlli in grado di scongiurare che venga alterata l’equità competitiva,
principio irrinunciabile di ogni competizione sportiva. Non sono stati
rari in questi anni, infatti, i casi di
club con pesanti debiti nei confronti
di giocatori e allenatori, che, aggirando i controlli, hanno conseguito
risultati sportivi drogati e scavalcato
in classifica squadre senza debiti e
con i bilanci in regola.
Sommario
La riforma dei campionati
3
Regole sugli stranieri, scenari dopo l’intervento UE
Rivoluzione pallacanestro
4
Rules on foreigners, scenarios after the UE’s intervention 19
Ciao, piccolo, grande play
9
Fondo di Fine Rapporto - Bilancio dell’esercizio
10
Un Fondo di Fine Carriera
anche per i giocatori dilettanti 14
Work in progress
Per un basket migliore
In volo verso l’America 20
15
16
18
3
Flying towards America
21
Siamo italiani 22
We’re Italians 23
in primo piano
Rivoluzione
pallacanestro
Cosa pensano i giocatori
della riforma dei campionati
che cambierà lo scenario italiano
Gigi Datome
di Damiano Montanari
C’è a chi piace e a chi meno, chi pensa
che sia la soluzione giusta per uscire
dal tunnel e chi, al contrario, che le
cose non cambieranno. Divide i giocatori la nuova riforma dei campionati
italiani di pallacanestro, che, attesa al
varco da sostenitori e scettici, avrà il
compito di traghettare il movimento
fuori da una crisi che va oltre l’aspetto
economico.
Opinioni in bianconero
Possibilista e moderata è la posizione
dell’asse play pivot della Virtus Bologna e della Nazionale italiana. A cominciare da Giuseppe Poeta. “La
riforma non è male. Il problema è
che con 36 squadre si abbasserà
troppo il livello del secondo campionato. Se fossero 24, sarebbe già
diverso. Approvo che si sia pensato
ad una categoria in cui i giovani si
possano formare, ma credo che per
migliorare abbiano bisogno di giocare contro avversari più forti, in
un contesto di alto livello”. L’uscita dal
Angelo Gigli
professionismo dell’attuale Legadue
non è un problema. “Le società abbatteranno i costi ed i giocatori potranno
guadagnare qualcosa di più”. Mentre
in serie A, “dove è meglio giocare
con 16 squadre”, si dovrà decidere
sui passaportati. “Sono d’accordo
con chi li ritiene stranieri. I giocatori
italiani vanno tutelati”. Più morbido
Angelo Gigli. “Innanzi tutto credo
che le decisioni relative alla riforma
non siano state prese alla leggera, ma
dopo tante riunioni e consultazioni. La
pallacanestro italiana sta affrontando
un periodo difficile, in cui ci sono problemi di risorse economiche e molte
società fanno fatica. Non so se le nuove
regole siano positive o negative, solo il
tempo potrà dirlo, ma, a pelle, come
italiano, non ne sono contento”. C’è
chi dice che il livello della serie A migliorerà. “Penso che i giovani faranno più fatica a ritagliarsi spazio
in quella categoria”. Da valutare bene
l’uscita dal professionismo della
Legadue. “Non credo che sia tanto
penalizzante. Essere professionisti
dà una serie di benefit, tutele e garanzie ai giocatori, ma le società devono
pagare molte più tasse. Con la riforma
i club di Legadue potrebbero risparmiare più soldi ed investire maggiormente sui giocatori. Sono molti gli
aspetti da considerare”. A prescindere dai quali si era reso necessario un
cambiamento. “Andare avanti nello
stesso modo non andava più bene.
La gente faticava a riconoscersi nei
giocatori delle proprie squadre, dove
ci sono pochi italiani e molti stranieri
che cambiano da un anno all’altro. Bi4
sognava cambiare le cose, ma non
sono convinto che questa riforma sia
la soluzione. Spero di sbagliarmi”.
Regole più ferree
Pessimista anche il lungo romano
Luigi Datome. “Il basket secondo
me non cambierà. In questi anni
non c’è stato l’incremento di giocatori italiani che si sperava, anche perchè americani con i passaporti hanno
eluso le regole. Una soluzione per fare
i furbi si trova sempre. Spero che nel
campionato italiano crescano giocatori italiani sempre più forti, ma, perchè
sia possibile, bisogna cambiare la
mentalità attuale, avendo coraggio
come ha fatto Teramo con Poeta, che
ora è in grado di ripagare la fiducia
ricevuta con prestazioni di alto livello
sul campo”. Datome chiede maggiore tutela anche per gli allenatori.
“Dovremmo togliere loro la paura di
rischiare facendo giocare dei giovani
italiani e l’unico modo per farlo è togliere le retrocessioni. E’ comprensibile che, per non perdere il posto, un
in primo piano
tecnico preferisca affidarsi ad elementi
più esperti”. Altro discorso per i passaportati. “Bisogna distinguere – afferma Datome – tra quelli che lo sono
diventati in modo ambiguo e quelli che
giustamente hanno dei nonni italiani come Rocca, che è poi diventato un
giocatore della Nazionale. Sinceramente non sono d’accordo sul criterio
della formazione e della non eleggibilità, ma capisco che, in questo momento, si debba fare i conti con la crisi
economica che condiziona le società.
Siamo davanti a situazioni delicate, che
bisognerebbe disciplinare con regole
più ferree, che possano durare negli
anni e che permettano ai giocatori di
sapere in che mercato si stanno mettendo. Questi cambiamenti continui
non fanno bene al basket”. Una certezza tra le domande che
si pone Datome. “Se
la Legadue esce dal
professionismo,
come prendono il
visto gli americani? Ci sono tante
cose su cui vorrei
maggiori spiegazioni. Personalmente credo che gli italiani
abbiano bisogno di giocare
per migliorare e che i giocatori di Legadue, pur non essendo riconosciuti
come professionisti, prenderanno comunque i soldi. Piuttosto bisogna fare
in modo che ci siano società serie,
anche in serie A, club che paghino i
giocatori, l’allenatore e lo staff. Non
dobbiamo sperare di prendere il 90%
di quanto ci è dovuto. Lo stipendio
pattuito deve essere garantito”.
Giuseppe Poeta
Più squadre, meno stranieri
Sicuro, come il pesarese Daniel Hackett quando parla della nuova riforma
della pallacanestro. “Ogni cambiamento ha delle conseguenze e, se la Legadue
uscirà dal professionismo, ci saranno
effetti importanti. Sicuramente non si
poteva andare avanti con campionati
dispari e squadre che dovevano riposare. Spero che si pensi anche al numero
di stranieri nel nostro campionato.
Averne così tanti non fa benissimo
alla nostra pallacanestro. Il fatto è
che siamo nell’era in cui si regalano e
si comprano i passaporti, dobbiamo
abituarci. Spero che questi cambiamenti portino ad un basket migliore”.
Che, secondo Hackett, non si raggiungerà con la diminuzione delle squadre
partecipanti alla serie A. “Da giocatore
5
in primo piano
vuoi giocare il maggior numero possibile di partite. E’ questo il bello. Credo
che un campionato a 18 squadre
sia l’ideale per tutti”. Anche per i passaportati, sui quali Hackett esprime
la sua opinione. “E’ normale che non
siano considerati italiani al 100%, ma
ci sono giocatori che sono qui da tanto tempo, che sono sposati con donne
italiane e che hanno diritto alla cittadinanza,
Daniel Hackett
come accade in
tutti gli
altri campionati
europei.
Penso che
dobbiamo dare
a questi
giocatori
il diritto
di essere considerati
italiani”.
Sempre
su
una
questione di diritto si interroga il compagno di squadra di Hackett, Marco
Cusin. “La serie A con 18, 17 e 16 squadre non cambia tanto. L’importante
è che, se saranno 18, nessuna abbia
problemi finanziari, perchè altrimenti
si falseranno i campionati. Piuttosto
ritengo che sia molto sbagliato fare
uscire la Legadue dal professionismo, per il quale si era lottato. Perdere questo beneficio sarebbe un grosso
errore e un grosso danno per noi giocatori, che non avremmo più una busta paga e quella sicurezza che un rimborso spese non può darci. Rinunciare
a questo sarebbe una stupidaggine”.
Sulla questione passaportati Cusin
non avrebbe cambiato le cose. “Era
meglio continuare con le regole attuali. Anche altri miei compagni di
Nazionale preferirebbero così”.
Ragione di stato
della formazione crea ingiustizie.
Chi gioca in Italia da italiano deve poter giocare in Nazionale”. Mentre il
movimento cestistico deve superare al
meglio la difficile situazione economica che sta avvolgendo il Paese. “Questa riforma, a partire dalla riduzione
del numero delle squadre e dall’uscita
dal professionismo dalla Legadue, che
per i giocatori è negativa, è stata varata non perchè la si
volesse, ma perchè
la si doveva fare.
Non è possibile
che ci siano squadre che per una
stagione
fanno
la serie A e poi, a
metà campionato,
non sanno più se
riescono ad andare avanti. Avere
meno squadre
renderà le società più stabili e
sicure dal punto di
vista economico,
anche se, in questo
modo, i giocatori avranno meno posti di lavoro.
Dall’altro lato della medaglia credo
che il livello del campionato si alzerà”.
In attesa che le cose migliorino. “Spero
e penso che fra qualche anno, quando
la situazione economica cambierà, si
potranno studiare soluzioni migliori
per il basket italiano”.
Lavorare sui giovani
Che non può prescindere dalla valorizzazione dei suoi giovani e da quel
ricambio generazionale che è alla base
del successo di ogni movimento. “La
mia idea – afferma Andrea Pecile,
play maker della Conad Bologna – è
che, con meno squadre tra i professionisti, ci sarà un numero inferiore
di bambini che aspirerà a diventare
un giocatore di pallacanestro e questo non sarà un bene per il futuro del
movimento. Oggi assistiamo al decadimento costante di tutto il sistema, dai giocatori italiani che non
riescono a fare la differenza contro
svedesi, lettoni ed altri stranieri, agli
allenatori e ai dirigenti che non sono
più quelli di dieci o quindici anni fa. Io
stesso, dai 13 ai 17 anni, mi allenavo
d’estate sui fondamentali con tecnici
come Tanjevic, Zorzi e Boniciolli,
guardando e imparanPietro Aradori
do anche da giocatori
più grandi. Adesso
non vedo giovani allenatori competenti che
d’estate lavorano con
i giocatori giovani. La
crescita del livello della pallacanestro deve
partire dal lavoro sui
giovani. I posti fissi
per gli italiani sono
il meno, tanto un fenomeno emerge comunque. Il fatto è che
con questa riforma,
se davvero si toglierà
tanto spazio al professionismo, caleranno
anche gli stimoli di un ragazzino del
settore giovanile importante ad arrivare in prima squadra”. Davanti alle
nuove regole, Pecile vuole chiarezza.
“La riforma è solo una questione
economica. Che facciano sapere che
è stata introdotta per questo e non per
migliorare la pallacanestro”. Contrario all’uscita dal professionismo
della Legadue anche il veronese Andrea Renzi. “Sotto questo aspetto
eravamo all’avanguarda in Europa e
perderlo sarebbe un peccato, anche
per i vantaggi a livello pensionistico
che dava ai giocatori”. Che saranno valutati in base al criterio della formazione. “E’ un principio che penalizza chi
ha deciso di intraprendere esperienze
all’estero o ha risieduto fuori dall’Italia per motivi di studio. Vedremo nel
medio e lungo periodo a quali risultati
porterà questa decisione”.
Confusione ed illusione
Andrea Pecile
Un’idea condivisa anche dal senese
Pietro Aradori. “La situazione dei
passaportati è molto ingarbugliata.
Non conosco bene tutti i cavilli, ma
penso che se un giocatore è stato impiegato finora come italiano e passaportato, non possa giocare come straniero, anche se, d’altra parte, come
italiano dovrebbe poter giocare in Nazionale. Il problema è che il criterio
Nel frattempo c’è chi pensa anche alle
conseguenze che ci saranno per i giocatori impegnati negli attuali campionati dilettantistici, come Luca
Bisconti, che quest’anno difende i
colori di Capo d’Orlando in DNA.
“Negli ultimi anni il numero improponibile di Under nei campionati
dilettantistici ha creato una confusio6
in primo piano
ne che, certe volte, non siamo riusciti a
capire nemmeno noi giocatori. Il risultato è stato una disparità negli scontri,
di cui non c’era necessità. Gioco in questa categoria da dieci anni e devo dire
che quest’anno assisto al livello più
basso mai visto, perchè trovare Under
che sono in grado di giocare in DNA è
sempre difficile. E’ il sistema ad essere
scorso relativo all’uscita della Legadue
dal professionismo. “Sarebbe positivo,
perchè i giovani italiani potrebbero
maturare contro avversari forti. Piuttosto mi auguro che non si arrivi a giocare in DNA con 4 senior e 6 Under,
perchè sarebbe veramente agghiacciante per giocatori che, come me,
hanno fatto sacrifici per ritagliarsi uno
Andrea Renzi
Marco Cusin
Luca Bisconti
sbagliato. Quest’anno, ad esempio, le
società cercavano ragazzi del 1989 e del
1990, pagandoli più del loro valore, ma
l’anno prossimo non li vorrà più nessuno e dovranno o smettere di giocare o
scendere di categoria. A parte qualche
caso, è un meccanismo che non aiuta
i ragazzi. Questa riforma va contro
i giovani, che, se non riescono ad
emergere nell’anno in cui sono Under,
fanno fatica ad imporsi”. Diverso il di-
spazio nell’allora B1, quando non c’era
l’obbligatorietà dell’Under. In passato
sono usciti da queste categorie giocatori come Lamma, Rombaldoni, Devecchi, Soragna, Poeta e Infante,
gente che ha poi vestito la maglia della
Nazionale, che ha giocato agli Europei e alle Olimpiadi. Non capisco
perchè si debba fare tutte queste regole per i giovani italiani. Quelli bravi
emergono comunque e, al contrario,
si evita di illudere coloro che, se non
fosse per una questione anagrafica,
non giocherebbero”. D’accordo anche
Andrea Pilotti di Matera. “L’anno
prossimo in DNA ci sarà un Under in
più, ma è un’arma a doppio taglio per
i giovani. Deve giocare chi merita,
tanto, se uno ha grandi qualità, arriva
in serie A senza passare dalla DNA. Il
problema dell’Under è che, una volta
uscita dalla fascia anagrafica che gli
7
permette di giocare, rischia di non trovare una squadra”. Serve un cambiamento. “Anche se finora le modifiche
fatte hanno portato alla diminuzione
dei posti di lavoro, creando instabilità nei giocatori e nelle società. Sono
in DNA da otto anni ed ogni due o tre
anni hanno cambiato le regole, col risultato che il livello del campionato si
è abbassato. Bisogna lasciare ai ragazzi
il tempo di maturare e di diventare dei
giocatori”.
Andrea Pilotti
in primo piano
Bruno Arrigoni
Allenatori e giovani di qualità
Bruno Arrigoni, direttore
sportivo di Cantù, analizza
la riforma dei campionati e
fa le sue proposte
Riduzione delle squadre in serie A,
uscita dal professionismo della Legadue, passaportati, settori giovanili,
formazione di ragazzi e allenatori. E’
un’analisi a tutto tondo quella di Bruno Arrigoni, direttore sportivo
di Cantù che, come voce autorevole,
si è espresso sulla riforma dei campionati. “Onestamente non sappiamo
se sarà un bene, ma sappiamo che le
cose andranno valutate in un’ottica di medio periodo, perchè,
quando si fa qualcosa, bisogna monitorarla quotidianamente almeno per
due anni per vedere
cosa funziona e cosa va
corretto. Personalmente sono per le 18 squadre in serie A, ma mi
rendo conto che le settimane dell’anno sono quelle che
sono e che, dovendo armonizzare campionato, Coppe e Nazionale, la
soluzione delle 16 squadre diventa
più facilmente gestibile. Il fatto
che ci si arrivi in due anni anzichè
in uno è una cosa meno traumatizzante, soprattutto in un contesto
come quello italiano, in cui l’imbuto
è stretto e si fa fatica a risalire. Paradossamente penso infatti che, se ci
fossero sei retrocessioni l’anno e
sei promozioni, sarebbe meglio per
le società che vivono il declassamento
come la morte civile col risultato che
tutti si svenano per non retrocedere.
Poi, come si era detto qualche anno
fa, ritengo che, se una società prevedesse di non riuscire a disputare la
serie A in maniera decorosa, sarebbe
meglio che si ritirasse, ricevendo un
indennizzo dalla Lega ad esempio
di 500.000 euro come scivolo per
uscire dal massimo campionato. Sarebbe una prova di ragionevolezza e di
lungimiranza, che permetterebbe di
evitare il disastro economico che spesso si accompagna alla retrocessione”.
Meno rilevante, secondo Arrigoni, il
problema dei passaportati. “Alcuni
di loro oggi rivestono un’importanza
marginale rispetto ad anni fa, mentre
la maggior parte è verso la fine della carriera. Una soluzione morbida, come potrebbe essere
una sanatoria, è preferibile,
8
anche perchè cacciarli fuori d’imperio
non è bello anche dal punto di vista
umano e non è giusto per chi gioca in
Italia da tanti anni”. Più ampia la riflessione sull’eleggibilità dei giocatori
ed il numero degli stranieri di ogni
squadra. “Sono convinto – afferma
Arrigoni – che gli italiani bravi giochino. L’importante per loro è trovare
un percorso tecnico e professionale che possa accompagnarli nella
loro crescita. E questo non sempre
significa guadagnare subito molto, ma
guadagnare subito un po’ meno per
diventare un giocatore importante. La
situazione economica che si è creata
non permette più a nessuno di poter
fare follie sul mercato e negli stipendi. Adesso sono fondamentali il valore
tecnico del giocatore ed il suo percorso
tecnico”. Senza confondere l’attività
giovanile con quella senior. “Se riempiamo esageratamente il campionato
di DNA di ragazzi, obbligando tutte
le squadre ad avere un certo numero
di Under, di fatto prolunghiamo
l’attività giovanile a scapito del
processo di crescita degli stessi
giovani, che maturano più lentamente, non imparando da compagni
e avversari più esperti i trucchi del
mestiere”. E’ importante non copiare
erroneamente il modello americano.
“Non dobbiamo fare la NCAA italiana, perchè la nostra organizzazione dei campionati è differente”.
E presto prevederà l’uscita dal professionismo della Legadue. “Non
è una cosa semplice che si può fare
tirando una riga. Indubbiamente le società dilettantistiche hanno una serie
di agevolazioni fiscali, organizzative e contributive che, in questo
contesto storico, potrebbero risultare
importanti per i club. Tuttavia credo
che al centro della discussione debbano essere portate la crescita e la formazione degli allenatori, perchè se
una società ha un tecnico bravo, professionale e capace, i suoi giocatori
ne traggono vantaggio. Negli anni
Settanta e Ottanta, il periodo migliore
della nostra pallacanestro, l’allenatore
era una fucina di idee, mentre oggi è
l’anello debole della catena, anche per
la spada di Damocle della retrocessione che incombe su di lui. Bisognerebbe
incentivare la loro formazione e
le società a non lesinare sui tecnici, fondamentali per i risultati dei settori giovanili e delle prime squadre”.
il tributo
Ciao, piccolo,
grande play
la di
“Non n e so nloulso
Fi
Lettere e to dafia.
i
Avrebbero doinvu baskrm
.
et
la laurea ort sì che
Di questo spte tutto”.
so veramen
Il ricordo di Lucio Dalla
attraverso le testimonianze
di due suoi amici
Roberto Serra, fotografo e amico
di Lucio: “Quando decideva di tirare
si fermava con i piedi pari, sembrava nascondersi brevemente dietro
al pallone e metteva la punta della
lingua appena fuori dalle labbra, ma
non amava tirare, il suo meglio era
la visione di gioco e dare la palla
in vantaggio. Mi chiamava, “prendi la roba”, e passava a caricarmi
sul suo Ducati Scrambler, l’unica
moto dalla quale riusciva a mettere
i piedi a terra, e andavamo al parco
Cavaioni. Spesso c’era una gran bella
compagnia, Rovinetti, La Tenebra, Valerio, i fratelli Bonaga e,
che giocassero insieme o contro, c’era sempre lo show delle loro liti… ma
anche Bonamico, Antonelli, Martini, Villalta e si faceva sera lassù.
Poi si andava da Vito, dove prendeva in giro Tobia che tifava Varese
o Milano, al limite Cantù o Pesaro,
ma mai Bologna… così, per tigna.
M’aveva attaccata la malattia, io facevo atletica leggera, correvo
i 400 metri
ad ostacoli
e quel gioco
per fighetti
non mi attirava, così
mi disse:
“Andiamo al Palazzo, se
Antonelli
ferma
Recalcati
abbiamo vinto lo scudetto”.
Negli anni diventammo super esperti, io giravo i campi come fotografo e
lui, che non era un tifoso ortodosso,
mi chiedeva di Dalipagic, Marzo-
“Son o un play maker,
forse il più gran de.
Mi ha fregato solo
l’altezza”
la laurea ad
Quando ricevette
re e Filosofia
tte
Le
in
rem
no
ho
Bologna,
dall’Università di
rò:
dichia
che aveva preferito, Tiny Archibald
(play maker dei Boston Celtics a cavallo degli anni Ottanta), di cui mi
diceva: “Vedi, i muscoli non sono poi
così importanti, è l’intelligenza che
vince!”
rati, McAdoo e Sacchetti, ammirava Ferro, Magnifico e Fumagalli,
ma aveva amato Driscoll, McMillian e Kosic. Mi raccontava di Lombardi e Brumatti e non capiva
come Torino non riuscisse a vincere
e ascoltò il racconto della scomparsa di Innocentin (guardia di Cantù
negli anni Ottanta), che avevo conosciuto. Quando arrivò Richardson
fu il massimo per lui e ci rimase male
quando se ne andò, ma poi arrivò la
sua “rondine”, Danilovic e sull’altra
sponda del Reno impazziva per Vincenzino e poi Sale e Carlton. Ma
stravedeva per Morandotti e Brunamonti, poi Abbio e Rigaudeau
e voleva sapere di Jaric e quando arrivò Ginobili disse “… ma come fa a
fare quelle robe, tutto il Palazzo gira la
testa da una parte e lui va dall’altra…”.
Andavamo a giocare al mattino, ai
giardini, che non ci fossero i figaccioni pomeridiani, o sotto al ponte di via Libia con chi capitava, coi
ragazzi cha avevano fatto fughino
da scuola e qualche volta si vinceva
pure, ma non importava per davvero.
La cosa più sorprendente è che non
aveva mai dimenticato il giocatore
9
Giorgio Bonaga, professore universitario e amico di Lucio: “Nei
giorni in cui tutti ne celebrano
le straordinarie qualità musicali,
poetiche ed istrioniche, io di Lucio voglio ricordare un’altra grandissima passione: il basket.
Si chiamava pallacanestro, forse ancora “palla al cesto”, quando alla fine
degli anni ‘50 ci incontrammo nella
“Palestrina” di Via S. Felice. Lui
giocava nell’Acli Labor, allenata da
Beppe Lamberti, e lo chiamavamo
“tombolino”. Aveva 15 anni, era
piccolo come è sempre stato piccolo
ma, vuoi per i peli vuoi per la sua vita
già diversa da noi, ne dimostrava
30. Il suo “piazzato” era un antico,
ridicolo, tiro scoccato su una gamba,
praticamente da fermo (nulla a che
fare con Rose e Rondo), ma faceva
spesso “paniere”. Molti anni dopo,
tutte le domeniche che Lucio trascorreva a Bologna, andavamo al Palazzo
di Piazza Azzarita a vedere la Virtus.
Io ero abbonato, Lucio non ancora
(solo qualche anno dopo divenne il
grande amico di Gigi Porelli). Una
domenica, all’ingresso, la maschera
gli chiese a che titolo pretendeva di
entrare senza abbonamento. Lucio,
serissimo, rispose “ ... ma sono il padre di Nino Calebotta” (pivot di 2,04
m della Virtus a cavallo tra gli anni
Cinquanta e Sessanta). Questo era Lucio Dalla. Questo è Lucio.
Spero davvero che sia finito solo il
primo tempo”.
1) Fondi vincolati destinati da terzi
0
0
1.258.385
1.024.491
3) Contributi in conto capitale vincolati da terzi
0
0
4) Contributi in conto capitale vincolati dagli organi istituzionali
0
0
766.566
409.710
1.896.753
2.351.560
2) Fondi vincolati per decisioni degli organi istituzionali
infoGIBA
5) Riserva ordinaria vincolata
Totale Patrimonio netto
B)
Fondi per rischi ed oneri
C)
Trattamento di Fine Rapporto di lavoro subordinato
D)
Debiti
338.264
0
39.859
35.697
8.216.473
8.714.226
FONDO DI FINE RAPPORTO PROFESSIONISTI PALLACANESTRO
Esigibili entro l'esercizio successivo
Sede legale in Bologna, Via Mezzofanti n. 79 · Cod. Fisc. eEsigibili
Part.
I.V.A. n. 92009560373
oltre l’esercizio successivo
FONDO DI FINE RAPPORTO
BILANCIO DELL‘ESERCIZIO CHIUSO AL 30 GIUGNO 2011
PROFESSIONISTI PALLACANESTRO
Totale debiti
Sede legale in Bologna, Via Mezzofanti n. 79
Cod. Fisc. e Part. I.V.A. n. 92009560373
E)
*****
BILANCIO DELL'ESERCIZIO CHIUSO
AL 30 GIUGNO 2011
*****
Ratei e risconti passivi
TOTALE PASSIVO e NETTO
RENDICONTO GESTIONALE
STATO PATRIMONIALE
ATTIVO
A)
Crediti verso associati per versamenti quote
B)
Immobilizzazioni
I
30/06/10
0
A)
0
Immobilizzazioni immateriali
1) Costi di impianto ed ampliamento
1.070
0
- Fondo Ammortamento
(214)
0
2) Concessioni, licenze marchi e simili
- Fondo Ammortamento
Totale immobilizzazioni immateriali
II
30/06/11
44.032
23.248
(22.739)
(16.622)
22.149
6.626
644.030
639.223
2) Altri beni
103.294
98.241
- Fondi Ammortamento
(88.619)
(85.135)
Totale immobilizzazioni materiali
658.705
652.329
9.399.495
9.316.501
- Fondo svalutazione titoli
(103.510)
(95.298)
Totale immobilizzazioni finanziarie
9.295.985
Totale immobilizzazioni
9.976.839
ATTIVO
C)
30/06/11
I
Rimanenze
II
Crediti
0
0
3.1 Altri proventi
6
12
488.773
416.731
Oneri
3.630
4.871
132.571
111.052
0
0
a) salari e stipendi
83.488
77.306
b) oneri sociali
22.959
20.905
6.035
6.121
597
1.766
30/06/11
6.332
30/06/10
1.961
3.485
3.879
0
0
0
0
di consumo e di merci;
0
0
12. accantonamenti per rischi;
0
0
10. ammortamenti e svalutazioni:
RENDICONTO
GESTIONALE
a) amm.to delle immobilizzazioni
immateriali;
b) amm.to delle immobilizzazioni. materiali;
- Esigibili entro l’esercizio successivo
80.729
184.325
- Esigibili oltre l’esercizio successivo
199
179
0
0
80.928
184.504
0
0
III Attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni:
11. variazione delle rimanenze di materie prime, sussidiarie,
13. altri accantonamenti;
14. oneri diversi di gestione:
Disponibilità liquide
1) Depositi bancari
408.648
1.046.656
3) Denaro e valori in cassa
1.389
355
Totale disponibilità liquide
410.037
1.047.011
Totale attivo circolante
490.965
1.231.515
27.130
23.132
Ratei e risconti attivi
Pag. 2
d) svalutazione dei crediti compresi nell’attivo circolante e
delle disponibilità liquide;
Totale crediti
D)
0
3. Proventi da attività accessorie
Fondo di Fine Rapporto Professionisti
Pallacanestro
Bilancio dell'esercizio chiuso al 30.06.2011
c) altre svalutazioni
delle -immobilizzazioni;
- Fondo svalutazione crediti
IV
416.719
d) altri costi per il personale
9.880.158
0
11.134.805
30/06/10
0
c) trattamento di fine rapporto
30/06/10
0
10.494.934
30/06/11
9. per il personale:
9.221.203
Attivo circolante
27.723
488.767
8. Godimento beni di terzi
III Immobilizzazioni finanziarie
3) Altri titoli
2.445
2. Proventi da raccolta fondi
7. Servizi
1) Terreni e fabbricati
8.719.825
Proventi
6. Acquisti
Immobilizzazioni materiali
5.599
8.217.613
1. Proventi da attività tipica
Totale
B)
1.140
Totale oneri
0
42.762
39.674
640.123
267.535
(151.350)
149.196
0
0
a) da crediti iscritti nelle immobilizzazioni
0
0
b) da titoli iscritti nelle immobilizzazioni
0
0
0
0
4.380
6.070
Differenza tra proventi e oneri della gestione tipica e accessoria (A-B)
C)
338.264
Proventi e oneri finanziari:
15 Proventi da partecipazioni, con separata indicazione di
quelli relativi ad imprese controllate e collegate;
16 Altri proventi finanziari:
TOTALE ATTIVO
10.494.934
PASSIVO
Fondo di Fine Rapporto Professionisti Pallacanestro - Bilancio dell'esercizio chiuso al 30.06.2011
A)
30/06/11
11.134.805
30/06/10
Pag. 1
c) da titoli iscritti nell’attivo circolante che non costituiscono
Patrimonio netto
I
Patrimonio libero
partecipazioni;
1) Risultato gestionale esercizio in corso
II
(128.198)
966.337
2) Risultato gestionale da esercizi precedenti
0
(48.978)
3) Riserve statutarie
0
0
4) Contributi in conto capitale liberamente utilizzabili
0
0
Fondo di dotazione
0
0
d) proventi diversi dai precedenti, con separata indicazione di
quelli da imprese controllate e collegate e da controllanti;
17 Interessi ed altri oneri finanziari, con separata indicazione di
quelli verso imprese controllate e collegate e verso controllate
Totale Proventi e oneri finanziari
III Patrimonio vincolato
1) Fondi vincolati destinati da terzi
2) Fondi vincolati per decisioni degli organi istituzionali
0
0
1.258.385
1.024.491
0
0
3) Contributi in conto capitale vincolati da terzi
4) Contributi in conto capitale vincolati dagli organi istituzionali
5) Riserva ordinaria vincolata
Totale Patrimonio netto
B)
Fondi per rischi ed oneri
C)
Trattamento di Fine Rapporto di lavoro subordinato
D)
Debiti
Esigibili entro l'esercizio successivo
Esigibili oltre l’esercizio successivo
Totale debiti
E)
Ratei e risconti passivi
0
0
766.566
409.710
1.896.753
2.351.560
338.264
0
39.859
35.697
8.216.473
8.714.226
1.140
5.599
8.217.613
8.719.825
2.445
27.723
D)
60.743
338.524
(35.557)
(46.656)
25.186
291.868
20 Proventi
1.107
526.380
21 Oneri
(519)
(1.087)
588
525.293
(121.223)
972.382
a) Imposte correnti
6.975
6.045
b) Imposte differite
0
0
6.975
6.045
(128.198)
966.337
19 Svalutazioni
Totale delle rettifiche di valore delle attività finanziarie
Proventi e oneri straordinari
Totale delle partite straordinarie
Risultato prima delle imposte (A-B+C+D+E)
22 Imposte sul reddito dell’esercizio:
Totale imposte dell'esercizio
RENDICONTO GESTIONALE
A)
10.494.934
30/06/11
Risultato gestionale dell’esercizio
11.134.805
30/06/10
v
TOTALE PASSIVO e NETTO
Proventi
1. Proventi da attività tipica
488.767
2. Proventi da raccolta fondi
0
3. Proventi da attività accessorie
0
(45)
6.025
Rettifiche di valore di attività finanziarie
18 Rivalutazioni
E)
(27)
4.353
416.719
10
Fondo di Fine Rapporto Professionisti Pallacanestro - Bilancio dell'esercizio chiuso al 30.06.2011
0
0
Pag. 3
infoGIBA
Bilancio dell’esercizio
chiuso al 30 giugno 2011
Il bilancio è stato adeguato a quanto proposto dal Consiglio Nazionale
dei Dottori Commercialisti e degli
Esperti Contabili, con l’introduzione
nello Stato Patrimoniale Passivo alla
voce Patrimonio Netto delle seguenti
poste contabili:
I Patrimonio Libero
Risultato gestionale esercizio in corso
Risultato gestionale da esercizi precedenti
Riserve statutarie
Contributi in conto capitale liberamente utilizzabili
II Fondo di dotazione
III Patrimonio Vincolato
Fondi vincolati destinati da terzi
Fondi vincolati per decisioni degli
organi istituzionali
Contributi in conto capitale vincolati
da terzi
Contributi in conto capitale vincolati
dagli organi istituzionali
Riserve vincolate (per progetti specifici o altro)
La suddivisione, così come rappresentata, scinde in maniera più evidente e specifica la ripartizione delle poste del Patrimonio Netto, non
assimilandole alle voci che caratterizzano le aziende con fine di lucro,
e cerca nel contempo di ripartire le
riserve libere e quelle vincolate statutariamente o dagli organi amministrativi e di controllo.
Il Conto Economico – analogamente
agli stessi principi e criteri di sostituzione precedentemente espressi – è
stato sostituito dal Rendiconto della
Gestione, adottando, così, voci contabili coerenti con l’attività del Fondo di Fine Rapporto Professionisti
Pallacanestro.
CRITERI APPLICATI NELLA
VALUTAZIONE DELLE VOCI
DI BILANCIO
I criteri adottati per la valutazione
delle principali voci di bilancio possono essere così riassunti:
Immobilizzazioni immateriali
Le immobilizzazioni immateriali
sono iscritte in bilancio al costo di
acquisizione e sono assoggettate al
processo di ammortamento in relazione alla loro residua possibilità di
utilizzazione economica.
Immobilizzazioni materiali
Le immobilizzazioni materiali sono
state iscritte al costo d’acquisizione
da terzi soggetti, corrispondente al
prezzo di acquisto e di installazione
e comprensivo degli oneri accessori
e dei costi diretti e indiretti per la
quota ragionevolmente imputabile
ai beni.
Nessuna rettifica di valore (rivalutazione e/o svalutazione) è stata effettuata sulle immobilizzazioni tuttora
esistenti in patrimonio.
I valori iscritti in bilancio, posti in
correlazione con i relativi fondi ammortamento, non sono in alcun caso
superiori ai valori attribuibili in funzione della residua capacità produttiva e della possibilità di utilizzazione economica dei beni.
Gli ammortamenti sono stati commisurati alla stimata vita utile delle
immobilizzazioni e, pertanto, calcolati applicando aliquote che tengono
conto non solo della durata fisica dei
cespiti, ma anche della loro obsolescenza tecnico-commerciale.
Immobilizzazioni finanziarie
TITOLI IN PORTAFOGLIO
Il valore esposto in bilancio è riferito
ai titoli che il Fondo ha in portafoglio.
La gestione del portafoglio titoli è in
parte svolta direttamente e in parte
affidata ad istituti bancari (“gestioni
patrimoniali” e “Fondi comuni di investimento”).
La valorizzazione dei titoli gestiti
direttamente viene effettuata, prudenzialmente, al costo di acquisto.
Qualora il valore di mercato alla data
di chiusura dell’esercizio risultasse
inferiore al costo di acquisto, i titoli
vengono iscritti al valore di mercato,
operando le opportune svalutazioni;
negli esercizi successivi, se del caso,
si procede al recupero di tali svalutazioni, comunque nel limite massimo
di iscrizione dell’originario costo di
11
acquisto dei titoli.
Relativamente agli investimenti in
titoli affidati in gestione a terzi (istituti bancari), si fa presente che, in
deroga a quanto previsto dall’art.
2426 c.c., la valorizzazione degli
stessi viene effettuata al valore corrente della “gestione patrimoniale” o
del “Fondo” alla data di chiusura del
bilancio, così come comunicato dagli
istituti bancari e senza dettaglio analitico dei titoli.
Crediti e debiti
I crediti e i debiti sono esposti al
valore nominale, rappresentativo,
rispettivamente, del valore di incasso e del valore di pagamento degli
stessi. Non esistono crediti e debiti
in valuta estera.
Disponibilità liquide
Sono iscritte al valore nominale per
l’effettivo importo esistente alla
chiusura dell’esercizio; relativamente alle disponibilità bancarie, si fa
presente che il relativo saldo tiene
conto dell’ammontare degli oneri finanziari e delle competenze bancarie
maturati alla data di chiusura dell’esercizio.
Ratei e risconti attivi e passivi
Nella voce “Ratei e risconti attivi”
sono iscritti i proventi di competenza dell’esercizio esigibili in esercizi
successivi e i costi sostenuti entro la
chiusura dell’esercizio, ma di competenza di esercizi successivi.
Nella voce “Ratei e risconti passivi”
sono iscritti i costi di competenza
dell’esercizio esigibili in esercizi successivi e i proventi percepiti entro la
chiusura dell’esercizio, ma di competenza di esercizi successivi.
In tali voci sono state iscritte solo
quote di costi e proventi comuni a
due o più esercizi, l’entità dei quali
varia in ragione del tempo.
Trattamento di fine rapporto di lavoro subordinato
Il Fondo TFR riflette le passività maturate nei confronti dei dipendenti
iscritti a libro paga alla data del 30
infoGIBA
giugno 2011 ed è stato calcolato sulla
base della legislazione e del contratto
di lavoro vigenti.
Costi e ricavi
Sono stati imputati al conto economico tenendo conto dei principi della competenza e della prudenza e,
per i costi, di quello dell’inerenza ai
ricavi dell’esercizio.
MOVIMENTI DELLE IMMOBILIZZAZIONI
Le variazioni intervenute nelle immobilizzazioni possono essere così
riassunte (vedi tabella A)
I titoli risultano iscritti in bilancio
per l’importo di euro 9.399.495, svalutato per euro 103.510
I crediti esigibili entro l’esercizio
successivo sono esposti al valore
nominale, non rilevando rischi in riguardo alla loro esigibilità.
I crediti esigibili oltre l’esercizio successivo sono così formati:
- depositi cauzionali, per euro 70;
- credito vs/GIBACOOP società cooperativa, per euro 129 (la società, che
esercitava attività di organizzazione
di eventi sportivi, ha cessato l’attività
e risulta essere stata già terminata la
fase di liquidazione, da cui è risultato un Capitale finale di liquidazione
pari a euro 2.266; essa vanta crediti verso l’Erario per IRES e IVA e,
quando questi verranno incassati,
avrà le disponibilità per liquidare i
soci, tra cui il Fondo GIBA).
I Ratei attivi ammontano a complessivi euro 25.598, di cui euro 12.195
sono relativi a interessi attivi su obbligazioni, euro 13.373 sono relativi a dividendi maturati ed euro 30
sono relativi a canoni di locazione.
I Risconti attivi ammontano, invece, a complessivi euro 1.531, tra cui
si segnalano quelli afferenti a licenze
d’uso e canoni assistenza software, di
euro 784 e quelli relativi a canoni di
manutenzione, di euro 391.
TABELLA A
30/06/2011
Immobilizzazioni immateriali nette
30/06/2010
Variazione
22.149
6.626
15.523
658.705
652.329
6.376
9.399.495
9.316.501
82.994
- Fondo svalutazione titoli
-103.510
-95.298
-8.212
Totale immobilizzazioni
9.976.839
9.880.158
96.681
Immobilizzazioni materiali nette
Immobilizzazioni finanziarie lorde
VARIAZIONI INTERVENUTE NELLA CONSISTENZA DELLE VOCI
DEL PATRIMONIO NETTO E DEL PASSIVO
30/06/2011
PATRIMONIO NETTO
PATRIMONIO LIBERO
Risultato gestionale esercizio in corso
Risultato gestionale esercizi precedenti
PATRIMONIO VINCOLATO
Fondi Vincolati per decisioni degli organi
istituzionali:
- Riserve ante ’94
- Riserve post ‘94
Riserva ordinaria vincolata:
- Riserve post ‘94
TOTALE PATRIMONIO NETTO
FONDI PER RISCHI E ONERI
T.F.R.
DEBITI
Esigibili entro l’esercizio successivo:
- Vs. banche
- Vs. iscritti per quote fino 30/06/94
- Vs. iscritti per quote dal 01/07/94
- Vs. fornitori
- Debiti tributari
- Vs. istituti previd. e sicurezza sociale
- Vs. il personale
- Vs. società pallacanestro
- Vs. altri
Totale
Esigibili oltre l’esercizio successivo:
- Vs. iscritti per quote 95/96 da ripartire
- Depositi cauzionali locazioni
Totale
Totale Debiti
RATEI E RISCONTI PASSIVI
30/06/2010
Variazione
-128.198
0
966.337
-48.978
-1.094.535
48.978
65.343
1.193.042
68.500
955.991
-3.157
237.051
766.566
1.896.753
338.264
39.859
409.710
2.351.560
0
35.697
356.856
-454.807
338.264
4.162
1.140
497
8.007.790
29.170
3.435
4.216
32.473
102.051
35.701
8.216.473
519
21.190
8.546.259
11.664
3.956
4.171
0
100.200
26.267
8.714.226
621
-20.693
-538.469
17.506
-521
45
32.473
1.851
9.434
-497.753
0
1.140
1.140
8.217.613
2.445
4.459
1.140
5.599
8.719.825
27.723
-4.459
0
-4.459
-502.212
-25.278
Per una più chiara comprensione della movimentazione delle poste che costituiscono il Patrimonio Netto del Fondo Fine
Rapporto Professionisti Pallacanestro, si riporta il seguente dettaglio:
Fondo vincolato per riserve ante ‘94
Fondo vincolato per riserve post ‘94
Risultato di gestione esercizi precedenti
Risultato di gestione
TOTALE PATRIMONIO NETTO
30/06/2010
68.500
1.365.701
-48.978
966.337
2.351.560
12
Incr.ti
0
917.359
48.978
Decr.ti
-3.157
-323.452
0
30/06/2011
65.343
1.959.608
0
-128.198
1.896.753
infoGIBA
ATTENZIONE!
È ON LINE IL SITO DEL
FONDO DI FINE RAPPORTO
WWW.FONDOFINERAPPORTO.IT
E’ on line il nuovo sito del Fondo di
Fine Rapporto, consultabile all’indirizzo www.fondofinerapporto.it
E’ uno strumento utile per i giocatori, che possono trovarvi le informazioni necessarie sugli stipendi, su
come chiedere la liquidazione una
volta terminata la carriera e sul corso
di formazione Future Job Program,
il primo percorso formativo per l’in-
serimento dei giocatori di pallacanestro nel mondo del lavoro. Nato
l’anno scorso da un’idea del Fondo di
Fine Rapporto e della GIBA e realizzato con l’esperienza e la professionalità di StageUp – Sport&Leisure
Business, il Future Job Program ha
infatti riscosso grande successo nella sua prima edizione, dimostrando
la validità dell’iniziativa. Questo ed
altro sul
nuovo sito del Fondo di Fine
Rapporto che, ancora una volta, ha
dimostrato di essere vicino ai giocatori, lavorando in modo preciso e
professionale ed essendo sempre attento alle loro esigenze.
Nel 2011 il Fondo di Fine Rapporto ha liquidato 137 giocatori
per un ammontare complessivo di € 1.103.588,98
In 2011, the Indemnity Fund has paid 137 players
for a total of EUR 1,103,588.98
SEVERANCE PAY SETTLEMENT APPLICATION
!
This SETTLEMENT APPLICATION should be sent before the end of February
(following the last “Serie A” or “Legadue” championship played) to the FONDO DI
FINE RAPPORTO (END OF SERVICE FUND) by REGISTERED MAIL WITH ADVICE OF
DELIVERY. The net sum due will be paid before the following 31st March. Please fill
in the form below clearly, especially the part regarding bank details. The fund will
accept no responsibility for mistakes made in the bank codes supplied by the player.
IMPORTANT: This settlement application must be made within 5 years of the
player terminating employment relations as otherwise the right to settlement will
lapse (Art. 2948 Civil Code and Art. 22 End of Service Fund Statute)
LIQUIDAZIONI FONDO DI FINE RAPPORTO
LA DOMANDA DI LIQUIDAZIONE va inviata entro il mese di febbraio (successivo all’ultimo campionato disputato da
professionista in serie A o Legadue) al FONDO DI FINE RAPPORTO con RACCOMANDATA A/R. La somma netta spettante
viene liquidata entro il 31 Marzo successivo. Si richiede la massima chiarezza nella compilazione del modulo, soprattutto
per la parte concernente i dati bancari. In caso di errori nei codici bancari forniti dal giocatore, il Fondo è esonerato da ogni
responsabilità.
ATTENZIONE: La richiesta di liquidazione deve pervenire entro 5 anni dalla cessazione del rapporto di lavoro professionistico
a pena di prescrizione (Art. 2948 C. C. e Art. 22 Statuto Fondo di Fine Rapporto)
13
la proposta
Un Fondo di Fine
Carriera anche
per i Giocatori
dilettanti
La legge n. 91/81
sul professionismo
sportivo prevede per
gli atleti professionisti la
costituzione di un Fondo di Fine Carriera,
gestito direttamente dalle
associazioni
rappresentative di atleti e club, che
ha come scopo la raccolta
di quote di retribuzione
appositamente accantonate, secondo percentuali e
massimali concordati, e la liquidazione delle stesse al momento
della cessazione della carriera.
La norma si applica solo agli
atleti professionisti e cioè a
quelli che praticano discipline
sportive in settori che la Federazione
ed il Coni hanno considerato, appunto, professionistiche. La imminente
riforma dei campionati prevede il dimezzamento del settore professionistico: la Legadue passerà infatti nel
settore dilettantistico, ma non
verrà certamente meno il cosiddetto “professionismo di fatto”,
dato che anche in questo campionato
si giocherà a basket in cambio di un
compenso economico.
Sui rilievi giuridici e di opportunità
di tale riforma si è ampiamente discusso. Noi abbiamo da sempre mosso delle critiche verso una scelta che
non tiene conto della reale natura
del rapporto tra club e giocatori. Ed
è evidente che il progetto di riforma
può essere condiviso solo nel caso in
cui sia mantenuto allo stesso livello
attuale lo standard di tutele e garan-
zie per i giocatori.
È irrinunciabile che
sia previsto un fondo di accantonamento attraverso il quale costituire una piccola rendita di cui beneficiare al termine della carriera.
Anche in epoca antecedente all’entrata in vigore del professionismo nel
basket (anno 1994), era stato costituito un Fondo per i giocatori del primo
campionato, che all’epoca erano tutti
considerati dilettanti.
Il Fondo che chiediamo sia costituito
oggi, almeno per i giocatori del secondo campionato, deve ricalcare le
orme di quel primo tentativo che ha
avuto tanto successo presso i giocatori.
Si tratta di un sistema di accantonamento volontario che il giocatore decide di operare versando una
quota stabilita ad inizio stagione.
14
Alla scelta dell’atleta
di aderire al Fondo
corrisponderà l’obbligo per il club
di operare un versamento di una
somma maggiore,
anche questa preventivamente stabilita. Immaginiamo un
rapporto di 1 a 2, nel
senso che se il giocatore
decide di versare la propria
quota, che a titolo esemplificativo ipotizziamo di
euro 1.000,00, il club
sarà tenuto a sua volta a
versare una somma doppia,
di euro 2.000,00. Il giocatore potrà poi chiedere la liquidazione delle
somme così accantonate al termine
della propria carriera.
Dell’accantonamento, della gestione
e della liquidazione delle quote, si
potrà occupare la struttura attuale
del Fondo di Fine Rapporto dei Professionisti, magari creando una sezione a parte.
Crediamo sia una grande opportunità per tutti i giocatori, professionisti o non professionisti, per i quali
il basket ha rappresentato la attività
principale ed è stato fonte di reddito,
avere a disposizione, nel momento
critico del passaggio dalla carriera
sportiva a ciò che viene dopo, una
somma di denaro, proporzionale al
numero dei campionati di livello disputato, che possa contribuire a far
guardare al futuro con maggiore serenità.
basket femminile
Work in progress
L’All Star game femminile è stata l’occasione
di vedere in campo la nuova Nazionale
allenata da Ricchini, ancora in fase di rodaggio
di Damiano Montanari
Ha vinto la selezione All Star, quella composta dalle migliori giocatrici
straniere del massimo campionato di
basket femminile italiano, ma non è
questa la notizia principale dopo l’All
Star Game Femminile disputatosi al
PalaCiti di Parma. Tra una schiacciata
ed un canestro da tre è stato infatti tolto
il velo alla nuova Nazionale italiana
di Roberto Ricchini, già allenatore del CRAS Taranto e successore
di Ticchi in azzurro. Per la cronaca il
tabellone ha fissato il punteggio sul 6854 per la selezione All Star OCME
guidata in panchina da Montini e sul
campo da Kia Vaughn, MVP della sua
squadra con 17 punti, mentre la migliore giocatrice italiana è stata Raffaella
Masciadri, top scorer del match con
20 punti.
Spazio alle giovani
Soddisfatto l’allenatore azzurro Roberto Ricchini. “La validità di questo
risultato – afferma – è relativa,
anche se per la Nazionale italiana
e per me questa partita era
qualcosa di più di un semplice spettacolo. Ho avuto
la possibilità di vedere all’opera la mia squadra contro
giocatrici di qualità ed ho
avuto buone indicazioni
da parte del gruppo. Ci sono
ragazze che hanno voglia
di essere qui. Bisogna avere
pazienza e lavorare”. Un
discorso a parte meritano le
nuove leve. “Mi sono piaciute – conferma infatti
Ricchini – anche le più
giovani, quelle del 1992
e del 1993, che hanno di-
mostrato di essere giocatrici di talento.
Hanno già vinto il campionato europeo
Under 18, sono molto inesperte, ma
hanno un futuro”. Assente per infortunio Debora Carangelo. “Mi dispiace
molto che si sia rotta il crociato. E’ una
giocatrice che ci farà comodo, come
Formica, che gioca in B e che ha fatto vedere che può fare parte di questo
gruppo, e Gorini”. Sono loro il futuro
della Nazionale, che per raggiungere risultati importanti, si affiderà ad un mix
di gioventù ed esperienza. “Abbiamo
scelto di lavorare su un gruppo giovane
e di utilizzare le giocatrici più vecchie
di militanza per coprire i ruoli, come
quelli sotto canestro, in cui le giovani
fanno più fatica”. L’obiettivo è creare
un gruppo di carattere. “Vorrei che tutte
diventassero giocatrici di grande personalità”.
Candidata leader
A partire da Giorgia Sottana, play
maker della Nazionale e del CRAS
Taranto. “Il fatto che Ricchini sia anche il mio allenatore di club è un aiuto
perchè so già cosa vuole da me e come
ascoltarlo. Come play maker spero di
avere un ruolo importante in questa squadra”. Che all’All Star Game è
apparsa ancora in fase di rodaggio. “E’
stata una buona esperienza, anche se,
giocando con una squadra nuova, sono
emerse tante cose da mettere a posto. E’
in atto un cambio generazionale. Sarà
uno stimolo a fare bene”. Intanto Sottana si gode la sua prima presenza all’All
Star Game. “Una bella festa, a cui
l’anno scorso non ho partecipato perchè ero infortunata. Ho apprezzato che
l’incasso sia stato devoluto in beneficenza all’OCME. Credo che manifestazioni
come questa si dovrebbero ripetere
più spesso, magari anche in piazze
con un maggiore afflusso di pubblico”.
Emozioni ed entusiasmo
Un’opinione condivisa anche da
Benedetta Bagnara, guardia
di Lucca vincitrice della
gara del tiro da tre.
“La mia impressione è
stata assolutamente
positiva. L’All Star
Game ha confermato che il basket femminile può essere
uno spettacolo”. Come la Nazionale
italiana. “Sta cambiando, con nuove
giovani che hanno voglia di esprimere le loro emozioni ed il loro talento. E’
un aspetto importante per l’ambiente
femminile che ha bisogno di cambiamento e di entusiasmo”.
infoGIBA
Per un basket
migliore
Michele Mian, consigliere GIBA ed ex giocatore ad alti livelli,
analizza la situazione del movimento e lancia alcune proposte
di Damiano Montanari
Stiamo lavorando per voi. Il messaggio è come un’insegna luminosa che
lampeggia sul presente di Michele
Mian. In estate ha appeso le scarpe
al chiodo dopo il canto del cigno con
la maglia di Cantù ed una carriera
in cui si è tolto delle soddisfazioni. Da quattro anni è consigliere
GIBA, un ruolo che ora lo occuperà
ancora di più. L’obiettivo è contribuire a tutelare ulteriormente i
suoi ex colleghi. Con lui abbiamo
analizzato il basket di oggi e i suoi
problemi, dalla difficoltà di mettersi
in luce dei giovani, alla Nazionale e
ai passaporti che, a volte, vengono
concessi con eccessiva magnanimità. E poi, naturalmente, la riforma
dei campionati, che ridisegnerà gerarchie e strategie, con conseguenze
da valutare per gli stessi giocatori,
principali destinatari delle nuove
regole.
Giocare per crescere
“Siamo in un momento difficile
sotto tanti punti di vista – afferma
Mian – prima di tutto per un’emergenza economica che ha coinvolto la pallacanestro in modo pesante.
Poi per un problema strutturale che
va avanti da anni e che, al momento,
è difficilmente risolvibile. Mi riferisco alla costruzione del giocatore italiano, un tema che riguarda
tutto il movimento e che si sviluppa
tra due interessi, quello della GIBA
e della Nazionale italiana, che lavorano per incentivare la crescita dei
nostri giovani atleti, e quello delle
società, che vogliono poter scegliere liberamente chi schierare”. Una
diatriba che c’è sempre stata, anche
se, quando Mian ha cominciato la
sua carriera, lo scenario era diverso.
“Da ragazzo – racconta – ho avuto
la fortuna di crescere con la squadra
(Gorizia) in cui giocavo, contribuendo alle promozioni conquistate sul
campo dalla serie B alla A1. Allora
era più facile per un giovane italiano. Al mio primo anno in cui
giocavo tra i professionisti, ad
esempio, c’era un solo americano. Per i ragazzi come me era un
vantaggio, perchè quando ottieni
una promozione con la tua squadra
giocando 35’ i tuoi spazi rimangono
notevoli anche dopo. Il talento non
può prescindere dalla possibilità
di maturare sul campo. Giocare è
fondamentale per migliorare.
Ai miei tempi le condizioni erano diverse, ora è più difficile emergere”.
Giovani da tutelare
Motivo per cui, in mancanza di una
soluzione condivisa, è giusto anche
pensare di adottare misure non proprio gradite, ma funzionali al rag16
infoGIBA
giungimento di un obiettivo più alto.
“A me – afferma infatti Mian – l’idea
di imporre dei numeri legati all’impiego dei giovani non è mai piaciuta,
ma se non c’è altra soluzione, sono
d’accordo sul portare avanti momentaneamente questa proposta”. L’importante è non illudere chi sogna un
futuro da protagonista ai vertici. “Il
discorso degli Under proprio non
mi piace, perchè si creano nei ragazzi aspettative che poi vengono
deluse. Sia chiaro, non dico questo
perché non voglio far giocare i giovani, ma, al contrario, perchè ritengo che debbano essere incentivati
correttamente. Se una società ha
interesse ad utilizzare un ragazzo
solo per una questione anagrafica,
poi, quando esce dall’età dell’Under,
se ne libera con conseguenze psicologiche ed esistenziali per il giocatore che si accorge di non essere più
importante e che, per cercare di fare
carriera, magari ha lasciato gli studi
e non ha pensato a come organizzare
la sua vita al di fuori del campo da
basket”.
Post carriera
Un problema che la GIBA ha cercato
e sta cercando di risolvere. “Il corso
organizzato e promosso l’anno scorso dall’Associazione per preparare i
giocatori al post carriera – afferma
infatti Mian – è meritorio ed un
discorso che merita di essere portato
avanti. Per un giocatore che ha avuto
la fortuna, il piacere e la bravura di
avere fatto il professionista per tanti anni, smettere ed uscire da quel
contesto non è facile. Io stesso, pur
essendo sempre stato consapevole
che quella in campo era una parentesi che sarebbe finita ed essendomi
preparato, ho sperimentato in prima
persona che smettere di giocare
è un momento delicato. Il fatto è
che spesso siamo abituati a vivere in
un mondo facile, in cui abbiamo tanti privilegi e non ci accorgiamo che
fuori la vita è diversa e che bisogna
riconquistarsi la pagnotta”. Il consiglio di Mian è semplice. “Pensare
al proprio futuro, seguire la propria
situazione pensionistica, magari crearsi un fondo pensione privato
per garantirsi un futuro. Poi, a seconda delle capacità e delle esigenze
di ognuno, investire su se stessi,
nella propria formazione, magari
creandosi interessi e studiando”.
Nazionale e passaportati
Un po’ come ha fatto Mian,
capace di costruirsi una
buona carriera, culminata con l’oro
agli
Europei
del 1999, il
bronzo
a quelli
del
2003
e l’arg e n to
alle
Olimpiadi
di Atene 2004
con la maglia
della Nazionale
italiana. “L’ho
sempre vissuta
come un piacere ed un
onore, l’apice della mia
carriera”. In
passato non
tutti l’hanno
pensata
allo
stesso modo. “E’
un discorso personale. Per me giocare per l’Italia è sempre stato un grande orgoglio”. Da difendere e da condividere con chi è o è diventato parte
del tessuto sociale e culturale del Paese. “Sulla questione dei passaportati
posso dire che, nella mia esperienza,
quando giochi, non fai caso alla nazionalità di chi ti sta accanto, soprattutto se si è creato un buono spirito di
squadra. Capisco che chi, fino all’altro giorno, ha potuto giocare come
italiano, adesso si chieda perchè non
potrebbe continuare a farlo. Si dovrà
trovare una soluzione, sapendo che
è difficile togliere un diritto acquisito”. Rimane il problema della facile
concessione dei passaporti. “Personalmente ritengo che la differenza
stia nel senso di appartenenza.
L’importante è come si ottiene il
passaporto e come il giocatore
si integra nella cultura italiana”.
Professionisti di fatto
Mentre il movimento dovrà riassestarsi dopo la riforma dei campionati. “Valutarla, al momento, è
difficile. Mi sembra strutturata nel
numero delle squadre e dei gironi,
ma tutto dipenderà dai suoi contenuti. L’idea di uscire dal professionismo non piace, perchè è un
diritto che avevamo conquistato. L’equivoco di fondo è che molti giocatori delle serie minori non sono
considerati professionisti, pur
vivendo solo di pallacanestro. In
questo momento fare un passo indietro non mi sembra la cosa giusta”. Bisogna individuare le ragioni di questa
scelta. “Molti dicono che sia dovuta
ad un fatto economico. In parte è
vero, ma credo che la verità non sia
tutta lì. La differenza economica tra
un professionista ed un non professionista non è così elevata. Piuttosto
credo che tutto dipenda dalla volontà dei club di avere meno controlli, non perchè abbiano qualcosa
da nascondere, ma perchè altrimenti
dovrebbero affrontare gestioni più
difficoltose”. In questo contesto la
missione di Mian è chiara. “Proteggere i diritti dei giocatori, cosa
che la GIBA fa da anni, e cercare di
coinvolgere sempre più cestisti nelle
attività e nelle decisioni dell’Associazione, rendendoli consapevoli dei
loro diritti e doveri, della loro carriera e di come affrontare il loro futuro”.
infoGIBA
Regole sugli stranieri,
scenari dopo l’intervento
della Commissione Europea
La Commissione Europea
a seguito di una denuncia
partita dall’Italia, ha avviato
una istruttoria sulle regole
di formazione delle squadre
italiane professionistiche di
pallacanestro.
Ha chiesto al governo italiano, che ha girato la richiesta
al CONI ed alla FIP, una risposta entro il 13 febbraio
prossimo su alcuni punti
considerati critici in relazione alle regole europee di libera circolazione dei lavoratori.
È noto che sin dal 1995, data
della famosa sentenza Bosman, non ci possono essere limitazioni al diritto dei cittadini di uno stato
membro dell’Unione Europea di svolgere qualsiasi attività lavorativa (anche
quindi un lavoro sportivo) in un qualsiasi altro stato membro (attualmente
sono 27 paesi).
L’attuale regola federale prevede che in
ogni club professionistico, tra i giocatori iscritti a referto, debba prevedersi
una quota minima di 5 atleti in Serie A
e di 7 in Legadue dotati di 2 requisiti: 1)
abbiano ricevuto la formazione sportiva
in Italia, e cioè abbiano partecipato ad
almeno 4 campionati giovanili gestiti
dalla FIP tra i 14 ed i 19 anni, a prescindere dalla loro cittadinanza; 2) siano
selezionabili per le Squadre Nazionali,
e quindi siano cittadini italiani (può essere convocato solo un cittadino della
Nazione) e non abbiano mai giocato per
Nazionali di altri paesi (non sono rari i
casi di atleti che cambiano cittadinanza e che prima che ciò accada abbiano
giocato per la Nazionale del paese di
provenienza).
È evidente, ed è da sempre a tutti noto
nell’ambiente e tra gli addetti ai lavori,
che il secondo requisito, e cioè quello
che prevede, seppure indirettamente e
cioè tramite il richiamo alla possibilità
di essere selezionato per la Nazionale,
il possesso del passaporto italiano per
potere avere accesso alle quote riservate, contrasta con le regole europee della
libera circolazione, perché opera una
discriminazione tra cittadini di stati
membri dell’UE.
E proprio questo è stato il rilievo principale mosso dalla Commissione Europea. Non ci possono essere dubbi
sul fatto che la FIP dovrà adeguarsi al
rilievo e consentire quindi che nella
quota protetta possano rientrare atleti
cittadini di uno stato membro, o anche
di uno stato esterno all’UE, ma che abbia sottoscritto con l’Unione accordi
internazionali di parità di trattamento
ai fini delle condizioni di lavoro (come,
ad esempio, la Repubblica Slovacca), a
condizione che siano stati formati nel
nostro paese.
Quanto al primo requisito, quello della formazione, nello stesso documento
della Commissione Europea è specificato che esso non causa una discriminazione diretta basata sulla nazionalità,
e che gli eventuali effetti discriminatori
indiretti sono giustificati dal fatto che la
regola persegue un obbiettivo legittimo
18
e meritevole di tutela, come
quello di potenziare e tutelare la formazione e lo sviluppo di giovani giocatori.
Vale la pena di evidenziare
quindi che il principio della formazione, che la FIP
ha introdotto già da molti
anni per prima in Europa,
e che molti club e la stessa
Lega Serie A hanno sempre contestato e contrastato, è considerato lecito
ed opportuno dalla stessa
Commissione Europea. Altri paesi importanti come
Francia e Spagna si sono
adeguati e lo hanno introdotto nei rispettivi regolamenti.
La Commissione Europea solleva anche un altro interrogativo in merito alle
regole di formazione delle squadre, per
la verità in modo meno perentorio e più
sfumato rispetto al precedente. Chiede
chiarimenti sulle ragioni per cui anche
per i cittadini italiani sia richiesta la
formazione, regola che per la Commissione “sembra limitare la possibilità di
partecipare alle competizioni per giocatori italiani che siano stati formati
e abbiano giocato in altri Paesi dell’Unione”. Non so quanti atleti italiani formati in un paese dell’Unione ci siano
oggi in Italia, forse un paio. Il problema
rimane comunque assorbito dalla prevalenza del criterio della formazione:
un atleta o è formato in Italia o non lo
è, e se lo è può entrare in una quota riservata a prescindere dalla sua nazionalità. La questione dei “passaportati”
va risolta politicamente, possibilmente
valutando caso per caso le ragioni di
ciascuno, o facendo una distinzione a
seconda se siano arrivati in Italia prima o dopo la introduzione del principio
della formazione, ma comunque senza
interferenze dall’esterno.
infoGIBA
Rules on foreigners,
scenarios after the European
Commission’s intervention
The European Commission,
following a report made by
Italy, has submitted an investigation on the training rules
of Italian professional basketball teams.
It has asked the Italian government, which has passed
around the request to CONI
and FIP, for a reply by the
coming 13th February on a
few points it considers to be
critical in relation to the European rules of the free movement of labour.
It is well known that since
1995, when the renowned
Bosman judgement was awarded, there
could not be any limitations to the citizens’ right of a European Union member state being able to perform any
labour activity (thus also engage in a
sports profession) in any other member
state (presently 27 countries).
The present federal rule provides that
in every professional club, there should
be provided a minimum quota among
registered players of 5 Serie A athletes
and 7 Legadue athletes having 2 requisites: 1) that they would have received
their sports training in Italy, and namely
would have participated in at least 4
youth championships organised by the
FIP between ages 14 and 19, regardless
of their citizenship; 2) that they could
be selected for the National Teams, and
therefore are Italian citizens (only one
National Team citizen could be called
up) and would have never played for
National Teams of other countries (it
is not unheard of that athletes change
citizenship and that before doing so
they would have played for the National
Team of their country of origin).
It is evident, and always known to all in
work surroundings and among insiders,
that the second requisite, namely that
providing, even if indirectly and namely
by resorting to the possibility of being
selected for the National Team, for the
possession of an Italian passport for access to the reserved quotas, goes against
European rules on the freedom of movement, as it gives rise to discrimination
between citizens of EU member states.
And this has exactly been the main issue
moved by the European Commission.
There could not be any doubts about the
fact that the FIP should adapt itself to
the issue and thus allow that citizen athletes of a member state can re-enter the
protected quota, or even those of a non
EU state which would have signed international agreements with the Union
on equal treatment with regard to work
conditions (such as, for example, the
Slovak Republic), on condition that they
would have been trained in our country.
As to the first requisite, that relating to
training, the European Commission’s
document itself specifies that it does not
cause any direct discrimination based
on nationality, and that any indirect discriminatory effects are justified by the
fact that the rule pursues a lawful objective which merits being safeguarded,
like that of enforcing and safeguarding
19
the training and development of young players.
It would be worth highlighting, thus, that the principle
behind training, which the
FIP was first to introduce
many years ago in Europe,
and which several clubs and
the Serie A League itself
have always contested and
gone against, is considered
as being lawful and suitable
by the European Commission itself. Other important
countries like France and
Spain have adapted themselves and introduced it in
their own regulations.
The European Commission also raises
another question on the teams’ training rules, indeed in a less forceful and
more softened manner with respect to
what went on before. It seeks clarifications on the reason why training is also
required for Italian citizens, this being a
rule which to the Commission “seems
to limit the possibility of taking part in
competitions for Italian players who
have been trained and have played in
other EU countries”. I do not know how
many Italian athletes who have been
trained in an EU country are presently
in Italy, perhaps a couple of them. The
problem, however, always remains taken up by the prevailing criterion of training: an athlete is either trained in Italy
or not at all, and if he is he could find his
way in a reserved quota regardless of his
nationality. The issue of “passport bearers” has to be solved politically, possibly
by assessing on a case by case basis the
reasons for each person, or by making
a distinction according to whether one
would have arrived in Italy before or after the introduction of the training principle, yet any way without any foreign
interference.
lo straniero
In Volo verso
l’America
James White, stella di Pesaro, si sta confermando uno dei migliori
stranieri del campionato, aspettando una chance in NBA
di Gianluca Murgia
John Ebeling, ds biancorosso, fortunatamente non picchietta sulla macchina da scrivere come Jack
Nickolson. Si siede sulla panchina di
Dalmonte e sfodera il più stelle e strisce dei sorrisi: “James White è nello
spogliatoio. Come tutti gli americani
ha i suoi tempi” ride. Perché “The
Flight” non è un semplice giocatore
ma una cassaforte da forzare con calma estrema in un’Adriatic Arena che,
nel week-end della grande neve che
ha sepolto Pesaro e provincia, sembra
l’Overlook Hotel: fuori la tormenta,
dentro un silenzio assordante che fa
tanto Shining.
Sul podio
Tribune vuote, la gigantografia di
Alphonso Ford che ti guarda dall’alto e un corridoio da cui sbuca una
lunga figura ciondolante: James
William White IV. “Ehi, non voglio grane nel mio locale” direbbe
se fossimo in uno di quei film di
spionaggio americano. Invece siamo a Pesaro “dove c’è quasi tutto
tranne un McDonalds – fa notare
-. Ma questa città mi ha sorpreso
per l’accoglienza caldissima che i
tifosi hanno riservato al mio arrivo. Pensavo fossimo da primi
quattro posti: oggi dico che siamo da primi tre. Qui c’è grande
organizzazione e professionalità. Per il resto, non mi creo mai
grosse aspettative quando cambio
casa. Sapevo che in Italia si viveva
meglio che in Turchia (dove nel
2008, col Fenerbahce, ha vinto
campionato e Coppa del Presidente). La neve è strana a Sassari,
dove ho giocato l’anno scorso. A
Pesaro può anche capitare…”.
Campione completo
Per uno nato a Derwood, Nord
America, e stella, due anni fa, di San
Pietroburgo, una “heavy snowfall” è
l’ultimo dei problemi. Gente tosta, quella che cresce nel Maryland, dove 1 su 3 è
laureato ed eccelle nello sport. White ne
è la statistica in scala 1 a 1: dottore in
Criminologia e campione NBA nel
2007 con gli Spurs di Ginobili. “Non
sapevo che Manu avesse giocato in Italia – racconta - l’ho scoperto quando
a Bologna ho visto un
suo poster appeso”. Che poi in
D-League sia
stato arbitrato
da Haywood
20
Workman, play della VL anni ‘90 e
oggi fischietto in NBA, è forse un altro
segno del destino. White ha sfiorato l’Olimpiade nel 2004 nel salto
in lungo (ai trials volò per 793 centimetri) ma ha praticato anche salto in
alto e triplo, football, pugilato e
pure lacrosse, sport che si fa con un
retino gigante. Insomma, se ci fai un
uno contro uno in qualsiasi disciplina,
comprese freccette e briscola, rischi di
straperdere 10 volte su 10.
Sogno NBA
Questione di DNA: suo padre ha giocato nel College di Nebraska e lui,
a 12 anni, schiacciava già come un
adulto. “Tutto vero – ride -. Un giornalista vide la mia elevazione all’High School e mi soprannominò The
Flight”. Quel tizio aveva la vista lunga:
il fluttuante Mr White, ala di 2 metri, da
anni è il top della specialità nei vari contest, compreso l’All Star Game 2011
di Milano. “Per la gara delle schiacciate di Pesaro improvviserò al momento
– giura con fare pinocchiesco -. Intanto sono già contento per i nostri tifosi:
questo è un palazzetto stupendo, sarà
grande spettacolo”. Il futuro, a 30 anni,
è ancora da scrivere. E non solo su twitter, dove cinguetta spesso e aveva pure
predetto, da tifoso dei Dallas, la vittoria
dei Giants al Superbowl. “Un domani
vorrei fare il coach. Anche se ora, da
giocatore, al termine di un allenamento troppo lungo, spesso sarei tentato di
chiamare la GIBA per farmi difendere
– ride -. Seriamente: se in estate l’NBA
mi richiama, ci vado. E’ il mio sogno”. Il
commiato, allora, è una stretta di mano
all’americana. E l’anello dei signori dell’NBA? “Negli Usa, a casa, chiuso in cassaforte”.
the foreign player
Flying towards
America
James White, the star of Pesaro, is setting up himself as one of the best
championship foreigners, waiting for a chance in the NBA
by Gianluca Murgia
John Ebeling, playing with a red and
white kit, fortunately does not tap on
a typewriter as Jack Nickolson does.
He sits on Dalmonte’s reserve bench
and unfolds the most starred stripes of
smiles: “James White is in the changing room. Like all Americans he has his
times” he laughs out. Because “The
Flight” is not a simple player but a
strongbox to be forced open with utter
calmness in an Adriatic Arena which, in
the week-end of the general snow which
has buried Pesaro and surrounding
province, looks like the Overlook Hotel:
it torments him outside, but inside it
has a deafening silence doing so much
Shining.
On the podium
Empty seating stands, a blow-up poster
of Alphonso Ford looking down at you
from on high and a corridor from which
there emerges a long dangling figure:
James William White IV. “Hey
there, I do not want any grub screw at
my place” he would say had we been in
an American spy film. Instead we are at
Pesaro “where there is almost everything except McDonalds – he observes
–. Yet this city has surprised me for the
very warm welcome fans have reserved
for me when I arrived. I thought we
stood with the top four: today I
would say we are with the top three.
We found lots of organization and
professionalism here. As for the rest,
I never harbor any great expectations
whenever I change house. I knew that in
Italy life was better than in Turkey
(where with Fenerbahce in 2008, he
had won both championship and
President’s Cup). Snow is strange at
Sassari, where I have played last year. It
can also happen at Pesaro…”.
Full championship
For someone born in Derwood,
North America, and a star, two
years ago, at Saint Petersburg, a
“heavy snowfall” is the very last of all
problems. They’re cheeky folks, those
living in Maryland, where 1 on 3 has
a degree and excels in sports. White
makes the statistical log at 1 to 1: with
a doctorate in Criminology and
an NBA championship in 2007
with Ginobili’s Spurs. “I never knew
Manu had played in Italy – he says – I
only discovered it when I was at Bologna and saw a poster of him hanging”.
Also having then been refereed in DLeague by Haywood Workman,
the nineties’ VL play and presently
whistle-blower in the NBA, is perhaps
another sign of fortune. White has
grazed the Olympics in 2004 in the
long jump (during trials he made a
793 cm jump) but he has also practiced
the high jump and the hop. skip
and jump, football, boxing as well
as the Lacrosse, a sport played with a
long-handled stick. Anyway, in a oneto-one encounter in any sport, including darts and card games, risks of loosing badly 10 out of 10 times.
The NBA Dream
It is a matter of DNA: his father has
played with Nebraska College and
himself, when he was 12 years
old, he already slammed like an
adult. “All so true – he laughs out
–. A newsman saw my shooting at
High School and nicknamed me The
Flight”. That guy had foresight: the
floating Mr. White, a 2 meter wing,
has now been for years at the top of the
specialty in several contests, including the All Star Game 2011 in Mi21
lan. “For the slam dunk competition
in Pesaro I shall be improvising there
and then – he swears with a Pinocchio
way of doing things –. Meanwhile, I am
already pleased for our fans: this is an
excellent sports center, it will be a great
show”. At 30, the future has still to be
written. And not only on twitter, where
he often tweets and had also foretold,
as a Dallas fan, the Giants’ victory in
the Superbowl. “Some day I want to
be a coach. Even if today, as a player, at
the end of a very long training session,
I am often tempted to call GIBA to defend me – he laughs out –. But seriously: if in the summer the NBA were
to call me back, yes I would go. It’s my
dream”. So taking leave is done the
American way, shaking hands. And the
NBA gents’ ring? “Its back home, in the
USA, closed in a strongbox” .
il fatto
Siamo italiani
L’appello di Dimitri Lauwers, portavoce
del gruppo di passaportati che chiede di non
essere discriminato dalla nuova riforma
di Damiano Montanari
Il terrore viene per posta, in una lettera di diciotto indignados che, davanti alla minaccia di perdere un diritto
acquisito e consolidato negli anni, si
sono armati di carta e penna e hanno
spedito alla FIP e alla Lega
Basket una missiva in cui
chiedono di essere rispettati. Sono diciotto, ma
rappresentano l’intera categoria dei passaportati,
componente considerevole
del movimento cestistico
italiano a cui il vento della nuova riforma potrebbe
spazzare via status e opportunità di lavoro.
fare per migliorare la situazione e,
dopo qualche anno, siamo diventati
un gruppo su facebook, uno strumento che utilizziamo per stare uniti
e sapere come muoverci per tutelare i
nostri diritti”.
Uniti su facebook
Amoroso,
Becirovic,
Binetti, Blizzard, Brucculeri, Casini, Cerella,
Chiotti,
Giovacchini,
Fajardo, Lauwers, Mazzarino, Migliori, Nardi,
Nicevic, Porta, Prato e
Tavernari, più Stonerook che non ha fatto pervenire in tempo il proprio
consenso, ma appoggia pienamente l’iniziativa. Sono
questi i firmatari dell’appello che chiede giustizia
e rispetto per tanti anni di impegno e sacrifici. A parlare è Dimitri
Lauwers, portavoce e tra i promotori dell’iniziativa. “Quando è entrato
in vigore il criterio della formazione
(ndr 1° luglio 2006), abbiamo perso il
diritto di giocare come italiani e siamo stati confinati nella categoria
dei passaportati, con conseguenze
sulle possibilità di trovare lavoro, dal
momento che le squadre potevano
schierare prima due e poi uno solo di
noi”. Motivo per cui c’è chi ha preso
in mano le redini del problema. “Ci
siamo chiesti cosa avremmo potuto
namente coinvolti nel contribuire
attivamente al processo di miglioramento della pallacanestro italiana”. Un problema che ha coinvolto
anche la GIBA, che ha intavolato un
dialogo con i passaportati.
“Abbiamo parlato con il
presidente Cassì, che
ha mostrato comprensione nei nostri confronti
e che sta lavorando per
cercare una soluzione alla
questione. Non vogliamo
essere strumentalizzati
dalla Lega che, ci sembra,
stia utilizzando la questione dei passaportati per
ottenere uno straniero in
più. Vogliamo garanzie
e stiamo chiedendo alla
GIBA di tutelare i diritti
che abbiamo acquisito. La
nostra proposta è una sanatoria che ci permetta
di giocare come formati”.
Fino in fondo
Ipotesi sanatoria
Che i passaportati sentono essere già
stati calpestati. “Siamo stati discriminati – spiega Lauwers – perchè
la regola della formazione ci ha tolto
il diritto, che avevamo ottenuto, di
essere cittadini italiani, mettendoci
in una categoria che non ci piace. Per
questo abbiamo fatto appello alla FIP
e alla Lega”. Chiedendo testualmente
“che venga ottenuto un riconoscimento particolare a quei giocatori che si
trovano da diverso tempo in Italia e
che militano nei diversi campionati
italiani, certi e sicuri di sentirci pie22
Nel rispetto delle regole e
senza sotterfugi. “Le cose
che mi fanno schifo –
afferma infatti Lauwers –
sono i passaporti comprati, rilasciati spesso
dai Paesi dell’Est. Vedere Holden col
passaporto russo mi lascia qualche
dubbio. In Italia è diverso. Qui i passaporti non vengono rilaciati troppo
facilmente. O ti scorre sangue italiano nelle vene o sei sposato con un’italiana. Siamo in regola, siamo
italiani come tutti gli altri. Capiamo
bene la regola della formazione, ma ci
stanno togliendo un diritto acquisito, per difendere il quale, come ultima possibilità, potremmo anche adire
le vie legali”.
the fact
We’re Italians
An appeal by Dimitri Lauwers, spokesman
of the passport bearers group asking not
to be discriminated against in the new reform
by Damiano Montanari
Terror arrives by post, in a letter written by eighteen indignados who, faced
with the threat of losing a right which
had been acquired and consolidated
over many years, got pen and paper in
hand and sent to the FIP and to the
Lega Basket a letter in which they ask
to be shown respect. They are eighteen, but they represent the whole category of passport bearers, a sizable
component of the Italian basketball
movement for whom the wind of the
new reform could sweep away status
and work opportunities.
Remedial hypotheses
United on Facebook
Amoroso, Becirovic, Binetti, Blizzard, Brucculeri, Casini, Cerella,
Chiotti, Giovacchini, Fajardo,
Lauwers, Mazzarino, Migliori,
Nardi, Nicevic, Porta, Prato and
Tavernari, including Stonerook
who did not send his consent in time,
but who fully supports the initiative.
These are the signatories of the appeal
asking for justice and respect for so
many years of commitment and sacrifices. Dimitri Lauwers, spokesman and one of the promoters of the
initiative, says: “When the training
criterion entered into force (on the 1st
July 2006), we have lost the right to
take part as Italians and we have been
confined into the passport bearer
Periodico bimestrale di notizie, informazioni e news dell’Associazione Giocatori Basket e del Fondo di Fine Carriera
Organo Uff iciale del
Fondo di Fine Rapporto
Professionisti Pallacanestro
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category, with consequences on the
chances of finding work, as from the
instant when the teams could line up
two of us and then only one”. That is
why there are persons who have taken
in hand the reins of the problem. “We
have asked ourselves what we could
have done to improve the situation
and, a few years later, we became a
group on facebook, which is a tool
we make use of to keep united together and to know how to go about safeguarding our rights”.
The passport bearers already feel
having been downtrodden. “We have
been discriminated against – Lauwers explains – because the training rule has taken from us the right,
which we have obtained, to be Italian
citizens, by placing us in a category
which does not please us. It is for this
reason we have appealed to both the
FIP and the Lega”. We have textually
requested that “specific recognition is
obtained for those players who have
for some time now been present in
Italy and who keep marching on in
several Italian championships, certain
and sure that they feel fully involved
in actively contributing to the process of improving Italian basketball”. It is a problem which has also
involved GIBA, which has started
off a dialogue with the passport bearers. “We have spoken to chairman
Cassì, who has shown understanding
in our regard and who is working to
find a solution to the matter. We do
not want to be utilized by the Lega
which, it seems to us, is using the
passport bearers issue to attain some
extra foreigner. We want guarantees
and we are asking GIBA to safeguards the rights we have acquired.
Our proposal is a remedial action
which allows us to take part as trained
players”.
To the bitter end
With respect to the rules and without
any loopholes. “What really disgusts
me – Lauwers actually confirms – are
bought passports, often issued by
eastern countries. Looking at Holden
bearing a Russian passport leaves me
perplexed. In Italy it’s different. Passports are not issued so easily here.
You either have Italian blood in your
veins or else you are married to an
Italian girl. We’re in order, we’re
Italians like all the rest. We understand well the training rule, but they
are taking away from us an acquired right, which we may also have
to defend, as a last resort, even by going to court”.
Periodico bimestrale di notizie, informazioni e news
del Fondo di Fine Rapporto Professionisti Pallacanestro
Registrazione del Tribunale di
Bologna n. 5323 in data 2/1/1986
Distribuzione gratuita
Numero 14
febbraio/marzo 2012
Direttore Responsabile
Maurizio Ragazzi
Direttore Editoriale
Damiano Montanari
Collaboratori
Gianluca Murgia
23
Progetto grafico
e impaginazione
Zonamista.it · Modena
Fotografie Ciamillo&Castoria
Stampa Grafiche Picmar s.r.l.
via Bellini 6
40050 Villanova di Castenaso (BO)
È solo la fine del primo tempo...