SCARICA Giba Press n. 14
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SCARICA Giba Press n. 14
Periodico bimestrale di news e informazioni del Fondo di Fine Rapporto Professionisti Pallacanestro N. 14 febbraio/MARZO 2012 Cambio I giocatori commentano le riforme dei campionati di pallacanestro quadricromia C 100 M 70 Y 5 K 50 Pantone 295 C Helvetica newe 95 black - inclinazione 20% Commissione Europea Le nuove regole sugli stranieri Fondo di Fine Rapporto La relazione di bilancio del 2011 Ciao Lucio Il tributo a Dalla, grande artista ed appassionato di basket L`editoriale La riforma dei campionati di Giuseppe Cassì L La imponente crisi economica in atto ha iniziato ad avere pesanti ripercussioni sul mondo del basket, ed è verosimile che il peggio debba ancora arrivare. È compito delle istituzioni sportive, in questi casi, stabilire regole che possano aiutare i protagonisti del movimento, e quindi in primo luogo le società, a parare il colpo, a passare senza eccessivi danni, o comunque senza danni irreparabili, il periodo di tempesta. Le attuali regole di formazione delle squadre di Serie A hanno permesso di raggiungere un sostanziale equilibrio tecnico e numerico tra giocatori italiani, europei ed americani. Avremmo quindi preferito lasciarle immutate. Ma c’è la crisi, la Lega, come sempre, pressa per avere più libertà di scelta (ma le regole hanno spesso protetto i club, a loro insaputa, da strategie autolesionistiche), e il basket non fa eccezione rispetto alla tipica ed incomprensibile consuetudine italiana di voler cambiare sempre e a tutti i costi anche ciò che funziona. Da queste premesse è nata l’idea della formula cosiddetta del 5 + 5: un roster a 10 giocatori con 5 atleti formati in Italia (ogni riferimento alla cittadinanza è escluso, secondo le istruzioni della Commissione Europea) e 5 formati all’estero, senza distinzione di provenienza. Regola semplice e oltretutto conforme ai dettami del CONI, che prevede la riduzione del numero dei contratti e dei costi collegati (parametri, agenzia, benefit), e consente ai club di operare più liberamente nel mercato notoriamente più economico, e cioè nel mercato americano. Sta ai club, ora, cogliere questa opportunità. Tra l’opzione con 7 giocatori non formati e quella con 5 (non saranno previste ipotesi intermedie), può stimarsi un risparmio anche di centinaia di migliaia di euro. L’alibi della crisi non potrà essere più usato da club in difficoltà che avranno scelto la via più costosa. La crisi è stata anche il pretesto alla base della decisione di dimezzare le squadre professionistiche, e di retrocedere d’ufficio la Legadue, o come si chiamerà, nel settore dilettantistico. È già come minimo anomalo che il disconoscimento dello status di lavoratore sia stabilito per decreto, senza considerare ciò che è scontato ovunque tranne che in Italia, e cioè che se due soggetti si accordano per lo svolgimento di una prestazione in cambio di denaro, danno luogo ad un rapporto di lavoro. Ma a parte ciò, a dispetto dei proclami di quasi tutti gli addetti ai lavori, questa decisione è destinata a non produrre gli effetti sperati: non servirà a risolvere i problemi economici dei club, per la semplice ragione che il professionismo non ne era la causa e nemmeno una concausa. Possiamo comunque rassicurare i giocatori che la perdita dello status di lavoratore non comporterà la rinunzia alle prerogative di cui hanno fino ad oggi goduto, ad eccezione del diritto alla pensione (perdita invero molto dolorosa). Contiamo infatti di inserire in un accordo quadro con la Lega di riferimento quelle clausole già presenti nell’Accordo Collettivo dei professionisti che servono a dare stabilità al rapporto, ed a garantire per tutti i giocatori dello stesso campionato uniformità di trattamento ed un elevato standard di tutele, contrattuali, sanitarie, assicurative, disciplinari. Ivi incluso un fondo di fine carriera, che è una delle più importanti conquiste alla quale i giocatori non intendono rinunziare. Sarà inoltre fondamentale prevedere per tutti i campionati, anche per quelli non professionistici di livello, un adeguato sistema di controlli in grado di scongiurare che venga alterata l’equità competitiva, principio irrinunciabile di ogni competizione sportiva. Non sono stati rari in questi anni, infatti, i casi di club con pesanti debiti nei confronti di giocatori e allenatori, che, aggirando i controlli, hanno conseguito risultati sportivi drogati e scavalcato in classifica squadre senza debiti e con i bilanci in regola. Sommario La riforma dei campionati 3 Regole sugli stranieri, scenari dopo l’intervento UE Rivoluzione pallacanestro 4 Rules on foreigners, scenarios after the UE’s intervention 19 Ciao, piccolo, grande play 9 Fondo di Fine Rapporto - Bilancio dell’esercizio 10 Un Fondo di Fine Carriera anche per i giocatori dilettanti 14 Work in progress Per un basket migliore In volo verso l’America 20 15 16 18 3 Flying towards America 21 Siamo italiani 22 We’re Italians 23 in primo piano Rivoluzione pallacanestro Cosa pensano i giocatori della riforma dei campionati che cambierà lo scenario italiano Gigi Datome di Damiano Montanari C’è a chi piace e a chi meno, chi pensa che sia la soluzione giusta per uscire dal tunnel e chi, al contrario, che le cose non cambieranno. Divide i giocatori la nuova riforma dei campionati italiani di pallacanestro, che, attesa al varco da sostenitori e scettici, avrà il compito di traghettare il movimento fuori da una crisi che va oltre l’aspetto economico. Opinioni in bianconero Possibilista e moderata è la posizione dell’asse play pivot della Virtus Bologna e della Nazionale italiana. A cominciare da Giuseppe Poeta. “La riforma non è male. Il problema è che con 36 squadre si abbasserà troppo il livello del secondo campionato. Se fossero 24, sarebbe già diverso. Approvo che si sia pensato ad una categoria in cui i giovani si possano formare, ma credo che per migliorare abbiano bisogno di giocare contro avversari più forti, in un contesto di alto livello”. L’uscita dal Angelo Gigli professionismo dell’attuale Legadue non è un problema. “Le società abbatteranno i costi ed i giocatori potranno guadagnare qualcosa di più”. Mentre in serie A, “dove è meglio giocare con 16 squadre”, si dovrà decidere sui passaportati. “Sono d’accordo con chi li ritiene stranieri. I giocatori italiani vanno tutelati”. Più morbido Angelo Gigli. “Innanzi tutto credo che le decisioni relative alla riforma non siano state prese alla leggera, ma dopo tante riunioni e consultazioni. La pallacanestro italiana sta affrontando un periodo difficile, in cui ci sono problemi di risorse economiche e molte società fanno fatica. Non so se le nuove regole siano positive o negative, solo il tempo potrà dirlo, ma, a pelle, come italiano, non ne sono contento”. C’è chi dice che il livello della serie A migliorerà. “Penso che i giovani faranno più fatica a ritagliarsi spazio in quella categoria”. Da valutare bene l’uscita dal professionismo della Legadue. “Non credo che sia tanto penalizzante. Essere professionisti dà una serie di benefit, tutele e garanzie ai giocatori, ma le società devono pagare molte più tasse. Con la riforma i club di Legadue potrebbero risparmiare più soldi ed investire maggiormente sui giocatori. Sono molti gli aspetti da considerare”. A prescindere dai quali si era reso necessario un cambiamento. “Andare avanti nello stesso modo non andava più bene. La gente faticava a riconoscersi nei giocatori delle proprie squadre, dove ci sono pochi italiani e molti stranieri che cambiano da un anno all’altro. Bi4 sognava cambiare le cose, ma non sono convinto che questa riforma sia la soluzione. Spero di sbagliarmi”. Regole più ferree Pessimista anche il lungo romano Luigi Datome. “Il basket secondo me non cambierà. In questi anni non c’è stato l’incremento di giocatori italiani che si sperava, anche perchè americani con i passaporti hanno eluso le regole. Una soluzione per fare i furbi si trova sempre. Spero che nel campionato italiano crescano giocatori italiani sempre più forti, ma, perchè sia possibile, bisogna cambiare la mentalità attuale, avendo coraggio come ha fatto Teramo con Poeta, che ora è in grado di ripagare la fiducia ricevuta con prestazioni di alto livello sul campo”. Datome chiede maggiore tutela anche per gli allenatori. “Dovremmo togliere loro la paura di rischiare facendo giocare dei giovani italiani e l’unico modo per farlo è togliere le retrocessioni. E’ comprensibile che, per non perdere il posto, un in primo piano tecnico preferisca affidarsi ad elementi più esperti”. Altro discorso per i passaportati. “Bisogna distinguere – afferma Datome – tra quelli che lo sono diventati in modo ambiguo e quelli che giustamente hanno dei nonni italiani come Rocca, che è poi diventato un giocatore della Nazionale. Sinceramente non sono d’accordo sul criterio della formazione e della non eleggibilità, ma capisco che, in questo momento, si debba fare i conti con la crisi economica che condiziona le società. Siamo davanti a situazioni delicate, che bisognerebbe disciplinare con regole più ferree, che possano durare negli anni e che permettano ai giocatori di sapere in che mercato si stanno mettendo. Questi cambiamenti continui non fanno bene al basket”. Una certezza tra le domande che si pone Datome. “Se la Legadue esce dal professionismo, come prendono il visto gli americani? Ci sono tante cose su cui vorrei maggiori spiegazioni. Personalmente credo che gli italiani abbiano bisogno di giocare per migliorare e che i giocatori di Legadue, pur non essendo riconosciuti come professionisti, prenderanno comunque i soldi. Piuttosto bisogna fare in modo che ci siano società serie, anche in serie A, club che paghino i giocatori, l’allenatore e lo staff. Non dobbiamo sperare di prendere il 90% di quanto ci è dovuto. Lo stipendio pattuito deve essere garantito”. Giuseppe Poeta Più squadre, meno stranieri Sicuro, come il pesarese Daniel Hackett quando parla della nuova riforma della pallacanestro. “Ogni cambiamento ha delle conseguenze e, se la Legadue uscirà dal professionismo, ci saranno effetti importanti. Sicuramente non si poteva andare avanti con campionati dispari e squadre che dovevano riposare. Spero che si pensi anche al numero di stranieri nel nostro campionato. Averne così tanti non fa benissimo alla nostra pallacanestro. Il fatto è che siamo nell’era in cui si regalano e si comprano i passaporti, dobbiamo abituarci. Spero che questi cambiamenti portino ad un basket migliore”. Che, secondo Hackett, non si raggiungerà con la diminuzione delle squadre partecipanti alla serie A. “Da giocatore 5 in primo piano vuoi giocare il maggior numero possibile di partite. E’ questo il bello. Credo che un campionato a 18 squadre sia l’ideale per tutti”. Anche per i passaportati, sui quali Hackett esprime la sua opinione. “E’ normale che non siano considerati italiani al 100%, ma ci sono giocatori che sono qui da tanto tempo, che sono sposati con donne italiane e che hanno diritto alla cittadinanza, Daniel Hackett come accade in tutti gli altri campionati europei. Penso che dobbiamo dare a questi giocatori il diritto di essere considerati italiani”. Sempre su una questione di diritto si interroga il compagno di squadra di Hackett, Marco Cusin. “La serie A con 18, 17 e 16 squadre non cambia tanto. L’importante è che, se saranno 18, nessuna abbia problemi finanziari, perchè altrimenti si falseranno i campionati. Piuttosto ritengo che sia molto sbagliato fare uscire la Legadue dal professionismo, per il quale si era lottato. Perdere questo beneficio sarebbe un grosso errore e un grosso danno per noi giocatori, che non avremmo più una busta paga e quella sicurezza che un rimborso spese non può darci. Rinunciare a questo sarebbe una stupidaggine”. Sulla questione passaportati Cusin non avrebbe cambiato le cose. “Era meglio continuare con le regole attuali. Anche altri miei compagni di Nazionale preferirebbero così”. Ragione di stato della formazione crea ingiustizie. Chi gioca in Italia da italiano deve poter giocare in Nazionale”. Mentre il movimento cestistico deve superare al meglio la difficile situazione economica che sta avvolgendo il Paese. “Questa riforma, a partire dalla riduzione del numero delle squadre e dall’uscita dal professionismo dalla Legadue, che per i giocatori è negativa, è stata varata non perchè la si volesse, ma perchè la si doveva fare. Non è possibile che ci siano squadre che per una stagione fanno la serie A e poi, a metà campionato, non sanno più se riescono ad andare avanti. Avere meno squadre renderà le società più stabili e sicure dal punto di vista economico, anche se, in questo modo, i giocatori avranno meno posti di lavoro. Dall’altro lato della medaglia credo che il livello del campionato si alzerà”. In attesa che le cose migliorino. “Spero e penso che fra qualche anno, quando la situazione economica cambierà, si potranno studiare soluzioni migliori per il basket italiano”. Lavorare sui giovani Che non può prescindere dalla valorizzazione dei suoi giovani e da quel ricambio generazionale che è alla base del successo di ogni movimento. “La mia idea – afferma Andrea Pecile, play maker della Conad Bologna – è che, con meno squadre tra i professionisti, ci sarà un numero inferiore di bambini che aspirerà a diventare un giocatore di pallacanestro e questo non sarà un bene per il futuro del movimento. Oggi assistiamo al decadimento costante di tutto il sistema, dai giocatori italiani che non riescono a fare la differenza contro svedesi, lettoni ed altri stranieri, agli allenatori e ai dirigenti che non sono più quelli di dieci o quindici anni fa. Io stesso, dai 13 ai 17 anni, mi allenavo d’estate sui fondamentali con tecnici come Tanjevic, Zorzi e Boniciolli, guardando e imparanPietro Aradori do anche da giocatori più grandi. Adesso non vedo giovani allenatori competenti che d’estate lavorano con i giocatori giovani. La crescita del livello della pallacanestro deve partire dal lavoro sui giovani. I posti fissi per gli italiani sono il meno, tanto un fenomeno emerge comunque. Il fatto è che con questa riforma, se davvero si toglierà tanto spazio al professionismo, caleranno anche gli stimoli di un ragazzino del settore giovanile importante ad arrivare in prima squadra”. Davanti alle nuove regole, Pecile vuole chiarezza. “La riforma è solo una questione economica. Che facciano sapere che è stata introdotta per questo e non per migliorare la pallacanestro”. Contrario all’uscita dal professionismo della Legadue anche il veronese Andrea Renzi. “Sotto questo aspetto eravamo all’avanguarda in Europa e perderlo sarebbe un peccato, anche per i vantaggi a livello pensionistico che dava ai giocatori”. Che saranno valutati in base al criterio della formazione. “E’ un principio che penalizza chi ha deciso di intraprendere esperienze all’estero o ha risieduto fuori dall’Italia per motivi di studio. Vedremo nel medio e lungo periodo a quali risultati porterà questa decisione”. Confusione ed illusione Andrea Pecile Un’idea condivisa anche dal senese Pietro Aradori. “La situazione dei passaportati è molto ingarbugliata. Non conosco bene tutti i cavilli, ma penso che se un giocatore è stato impiegato finora come italiano e passaportato, non possa giocare come straniero, anche se, d’altra parte, come italiano dovrebbe poter giocare in Nazionale. Il problema è che il criterio Nel frattempo c’è chi pensa anche alle conseguenze che ci saranno per i giocatori impegnati negli attuali campionati dilettantistici, come Luca Bisconti, che quest’anno difende i colori di Capo d’Orlando in DNA. “Negli ultimi anni il numero improponibile di Under nei campionati dilettantistici ha creato una confusio6 in primo piano ne che, certe volte, non siamo riusciti a capire nemmeno noi giocatori. Il risultato è stato una disparità negli scontri, di cui non c’era necessità. Gioco in questa categoria da dieci anni e devo dire che quest’anno assisto al livello più basso mai visto, perchè trovare Under che sono in grado di giocare in DNA è sempre difficile. E’ il sistema ad essere scorso relativo all’uscita della Legadue dal professionismo. “Sarebbe positivo, perchè i giovani italiani potrebbero maturare contro avversari forti. Piuttosto mi auguro che non si arrivi a giocare in DNA con 4 senior e 6 Under, perchè sarebbe veramente agghiacciante per giocatori che, come me, hanno fatto sacrifici per ritagliarsi uno Andrea Renzi Marco Cusin Luca Bisconti sbagliato. Quest’anno, ad esempio, le società cercavano ragazzi del 1989 e del 1990, pagandoli più del loro valore, ma l’anno prossimo non li vorrà più nessuno e dovranno o smettere di giocare o scendere di categoria. A parte qualche caso, è un meccanismo che non aiuta i ragazzi. Questa riforma va contro i giovani, che, se non riescono ad emergere nell’anno in cui sono Under, fanno fatica ad imporsi”. Diverso il di- spazio nell’allora B1, quando non c’era l’obbligatorietà dell’Under. In passato sono usciti da queste categorie giocatori come Lamma, Rombaldoni, Devecchi, Soragna, Poeta e Infante, gente che ha poi vestito la maglia della Nazionale, che ha giocato agli Europei e alle Olimpiadi. Non capisco perchè si debba fare tutte queste regole per i giovani italiani. Quelli bravi emergono comunque e, al contrario, si evita di illudere coloro che, se non fosse per una questione anagrafica, non giocherebbero”. D’accordo anche Andrea Pilotti di Matera. “L’anno prossimo in DNA ci sarà un Under in più, ma è un’arma a doppio taglio per i giovani. Deve giocare chi merita, tanto, se uno ha grandi qualità, arriva in serie A senza passare dalla DNA. Il problema dell’Under è che, una volta uscita dalla fascia anagrafica che gli 7 permette di giocare, rischia di non trovare una squadra”. Serve un cambiamento. “Anche se finora le modifiche fatte hanno portato alla diminuzione dei posti di lavoro, creando instabilità nei giocatori e nelle società. Sono in DNA da otto anni ed ogni due o tre anni hanno cambiato le regole, col risultato che il livello del campionato si è abbassato. Bisogna lasciare ai ragazzi il tempo di maturare e di diventare dei giocatori”. Andrea Pilotti in primo piano Bruno Arrigoni Allenatori e giovani di qualità Bruno Arrigoni, direttore sportivo di Cantù, analizza la riforma dei campionati e fa le sue proposte Riduzione delle squadre in serie A, uscita dal professionismo della Legadue, passaportati, settori giovanili, formazione di ragazzi e allenatori. E’ un’analisi a tutto tondo quella di Bruno Arrigoni, direttore sportivo di Cantù che, come voce autorevole, si è espresso sulla riforma dei campionati. “Onestamente non sappiamo se sarà un bene, ma sappiamo che le cose andranno valutate in un’ottica di medio periodo, perchè, quando si fa qualcosa, bisogna monitorarla quotidianamente almeno per due anni per vedere cosa funziona e cosa va corretto. Personalmente sono per le 18 squadre in serie A, ma mi rendo conto che le settimane dell’anno sono quelle che sono e che, dovendo armonizzare campionato, Coppe e Nazionale, la soluzione delle 16 squadre diventa più facilmente gestibile. Il fatto che ci si arrivi in due anni anzichè in uno è una cosa meno traumatizzante, soprattutto in un contesto come quello italiano, in cui l’imbuto è stretto e si fa fatica a risalire. Paradossamente penso infatti che, se ci fossero sei retrocessioni l’anno e sei promozioni, sarebbe meglio per le società che vivono il declassamento come la morte civile col risultato che tutti si svenano per non retrocedere. Poi, come si era detto qualche anno fa, ritengo che, se una società prevedesse di non riuscire a disputare la serie A in maniera decorosa, sarebbe meglio che si ritirasse, ricevendo un indennizzo dalla Lega ad esempio di 500.000 euro come scivolo per uscire dal massimo campionato. Sarebbe una prova di ragionevolezza e di lungimiranza, che permetterebbe di evitare il disastro economico che spesso si accompagna alla retrocessione”. Meno rilevante, secondo Arrigoni, il problema dei passaportati. “Alcuni di loro oggi rivestono un’importanza marginale rispetto ad anni fa, mentre la maggior parte è verso la fine della carriera. Una soluzione morbida, come potrebbe essere una sanatoria, è preferibile, 8 anche perchè cacciarli fuori d’imperio non è bello anche dal punto di vista umano e non è giusto per chi gioca in Italia da tanti anni”. Più ampia la riflessione sull’eleggibilità dei giocatori ed il numero degli stranieri di ogni squadra. “Sono convinto – afferma Arrigoni – che gli italiani bravi giochino. L’importante per loro è trovare un percorso tecnico e professionale che possa accompagnarli nella loro crescita. E questo non sempre significa guadagnare subito molto, ma guadagnare subito un po’ meno per diventare un giocatore importante. La situazione economica che si è creata non permette più a nessuno di poter fare follie sul mercato e negli stipendi. Adesso sono fondamentali il valore tecnico del giocatore ed il suo percorso tecnico”. Senza confondere l’attività giovanile con quella senior. “Se riempiamo esageratamente il campionato di DNA di ragazzi, obbligando tutte le squadre ad avere un certo numero di Under, di fatto prolunghiamo l’attività giovanile a scapito del processo di crescita degli stessi giovani, che maturano più lentamente, non imparando da compagni e avversari più esperti i trucchi del mestiere”. E’ importante non copiare erroneamente il modello americano. “Non dobbiamo fare la NCAA italiana, perchè la nostra organizzazione dei campionati è differente”. E presto prevederà l’uscita dal professionismo della Legadue. “Non è una cosa semplice che si può fare tirando una riga. Indubbiamente le società dilettantistiche hanno una serie di agevolazioni fiscali, organizzative e contributive che, in questo contesto storico, potrebbero risultare importanti per i club. Tuttavia credo che al centro della discussione debbano essere portate la crescita e la formazione degli allenatori, perchè se una società ha un tecnico bravo, professionale e capace, i suoi giocatori ne traggono vantaggio. Negli anni Settanta e Ottanta, il periodo migliore della nostra pallacanestro, l’allenatore era una fucina di idee, mentre oggi è l’anello debole della catena, anche per la spada di Damocle della retrocessione che incombe su di lui. Bisognerebbe incentivare la loro formazione e le società a non lesinare sui tecnici, fondamentali per i risultati dei settori giovanili e delle prime squadre”. il tributo Ciao, piccolo, grande play la di “Non n e so nloulso Fi Lettere e to dafia. i Avrebbero doinvu baskrm . et la laurea ort sì che Di questo spte tutto”. so veramen Il ricordo di Lucio Dalla attraverso le testimonianze di due suoi amici Roberto Serra, fotografo e amico di Lucio: “Quando decideva di tirare si fermava con i piedi pari, sembrava nascondersi brevemente dietro al pallone e metteva la punta della lingua appena fuori dalle labbra, ma non amava tirare, il suo meglio era la visione di gioco e dare la palla in vantaggio. Mi chiamava, “prendi la roba”, e passava a caricarmi sul suo Ducati Scrambler, l’unica moto dalla quale riusciva a mettere i piedi a terra, e andavamo al parco Cavaioni. Spesso c’era una gran bella compagnia, Rovinetti, La Tenebra, Valerio, i fratelli Bonaga e, che giocassero insieme o contro, c’era sempre lo show delle loro liti… ma anche Bonamico, Antonelli, Martini, Villalta e si faceva sera lassù. Poi si andava da Vito, dove prendeva in giro Tobia che tifava Varese o Milano, al limite Cantù o Pesaro, ma mai Bologna… così, per tigna. M’aveva attaccata la malattia, io facevo atletica leggera, correvo i 400 metri ad ostacoli e quel gioco per fighetti non mi attirava, così mi disse: “Andiamo al Palazzo, se Antonelli ferma Recalcati abbiamo vinto lo scudetto”. Negli anni diventammo super esperti, io giravo i campi come fotografo e lui, che non era un tifoso ortodosso, mi chiedeva di Dalipagic, Marzo- “Son o un play maker, forse il più gran de. Mi ha fregato solo l’altezza” la laurea ad Quando ricevette re e Filosofia tte Le in rem no ho Bologna, dall’Università di rò: dichia che aveva preferito, Tiny Archibald (play maker dei Boston Celtics a cavallo degli anni Ottanta), di cui mi diceva: “Vedi, i muscoli non sono poi così importanti, è l’intelligenza che vince!” rati, McAdoo e Sacchetti, ammirava Ferro, Magnifico e Fumagalli, ma aveva amato Driscoll, McMillian e Kosic. Mi raccontava di Lombardi e Brumatti e non capiva come Torino non riuscisse a vincere e ascoltò il racconto della scomparsa di Innocentin (guardia di Cantù negli anni Ottanta), che avevo conosciuto. Quando arrivò Richardson fu il massimo per lui e ci rimase male quando se ne andò, ma poi arrivò la sua “rondine”, Danilovic e sull’altra sponda del Reno impazziva per Vincenzino e poi Sale e Carlton. Ma stravedeva per Morandotti e Brunamonti, poi Abbio e Rigaudeau e voleva sapere di Jaric e quando arrivò Ginobili disse “… ma come fa a fare quelle robe, tutto il Palazzo gira la testa da una parte e lui va dall’altra…”. Andavamo a giocare al mattino, ai giardini, che non ci fossero i figaccioni pomeridiani, o sotto al ponte di via Libia con chi capitava, coi ragazzi cha avevano fatto fughino da scuola e qualche volta si vinceva pure, ma non importava per davvero. La cosa più sorprendente è che non aveva mai dimenticato il giocatore 9 Giorgio Bonaga, professore universitario e amico di Lucio: “Nei giorni in cui tutti ne celebrano le straordinarie qualità musicali, poetiche ed istrioniche, io di Lucio voglio ricordare un’altra grandissima passione: il basket. Si chiamava pallacanestro, forse ancora “palla al cesto”, quando alla fine degli anni ‘50 ci incontrammo nella “Palestrina” di Via S. Felice. Lui giocava nell’Acli Labor, allenata da Beppe Lamberti, e lo chiamavamo “tombolino”. Aveva 15 anni, era piccolo come è sempre stato piccolo ma, vuoi per i peli vuoi per la sua vita già diversa da noi, ne dimostrava 30. Il suo “piazzato” era un antico, ridicolo, tiro scoccato su una gamba, praticamente da fermo (nulla a che fare con Rose e Rondo), ma faceva spesso “paniere”. Molti anni dopo, tutte le domeniche che Lucio trascorreva a Bologna, andavamo al Palazzo di Piazza Azzarita a vedere la Virtus. Io ero abbonato, Lucio non ancora (solo qualche anno dopo divenne il grande amico di Gigi Porelli). Una domenica, all’ingresso, la maschera gli chiese a che titolo pretendeva di entrare senza abbonamento. Lucio, serissimo, rispose “ ... ma sono il padre di Nino Calebotta” (pivot di 2,04 m della Virtus a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta). Questo era Lucio Dalla. Questo è Lucio. Spero davvero che sia finito solo il primo tempo”. 1) Fondi vincolati destinati da terzi 0 0 1.258.385 1.024.491 3) Contributi in conto capitale vincolati da terzi 0 0 4) Contributi in conto capitale vincolati dagli organi istituzionali 0 0 766.566 409.710 1.896.753 2.351.560 2) Fondi vincolati per decisioni degli organi istituzionali infoGIBA 5) Riserva ordinaria vincolata Totale Patrimonio netto B) Fondi per rischi ed oneri C) Trattamento di Fine Rapporto di lavoro subordinato D) Debiti 338.264 0 39.859 35.697 8.216.473 8.714.226 FONDO DI FINE RAPPORTO PROFESSIONISTI PALLACANESTRO Esigibili entro l'esercizio successivo Sede legale in Bologna, Via Mezzofanti n. 79 · Cod. Fisc. eEsigibili Part. I.V.A. n. 92009560373 oltre l’esercizio successivo FONDO DI FINE RAPPORTO BILANCIO DELL‘ESERCIZIO CHIUSO AL 30 GIUGNO 2011 PROFESSIONISTI PALLACANESTRO Totale debiti Sede legale in Bologna, Via Mezzofanti n. 79 Cod. Fisc. e Part. I.V.A. n. 92009560373 E) ***** BILANCIO DELL'ESERCIZIO CHIUSO AL 30 GIUGNO 2011 ***** Ratei e risconti passivi TOTALE PASSIVO e NETTO RENDICONTO GESTIONALE STATO PATRIMONIALE ATTIVO A) Crediti verso associati per versamenti quote B) Immobilizzazioni I 30/06/10 0 A) 0 Immobilizzazioni immateriali 1) Costi di impianto ed ampliamento 1.070 0 - Fondo Ammortamento (214) 0 2) Concessioni, licenze marchi e simili - Fondo Ammortamento Totale immobilizzazioni immateriali II 30/06/11 44.032 23.248 (22.739) (16.622) 22.149 6.626 644.030 639.223 2) Altri beni 103.294 98.241 - Fondi Ammortamento (88.619) (85.135) Totale immobilizzazioni materiali 658.705 652.329 9.399.495 9.316.501 - Fondo svalutazione titoli (103.510) (95.298) Totale immobilizzazioni finanziarie 9.295.985 Totale immobilizzazioni 9.976.839 ATTIVO C) 30/06/11 I Rimanenze II Crediti 0 0 3.1 Altri proventi 6 12 488.773 416.731 Oneri 3.630 4.871 132.571 111.052 0 0 a) salari e stipendi 83.488 77.306 b) oneri sociali 22.959 20.905 6.035 6.121 597 1.766 30/06/11 6.332 30/06/10 1.961 3.485 3.879 0 0 0 0 di consumo e di merci; 0 0 12. accantonamenti per rischi; 0 0 10. ammortamenti e svalutazioni: RENDICONTO GESTIONALE a) amm.to delle immobilizzazioni immateriali; b) amm.to delle immobilizzazioni. materiali; - Esigibili entro l’esercizio successivo 80.729 184.325 - Esigibili oltre l’esercizio successivo 199 179 0 0 80.928 184.504 0 0 III Attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni: 11. variazione delle rimanenze di materie prime, sussidiarie, 13. altri accantonamenti; 14. oneri diversi di gestione: Disponibilità liquide 1) Depositi bancari 408.648 1.046.656 3) Denaro e valori in cassa 1.389 355 Totale disponibilità liquide 410.037 1.047.011 Totale attivo circolante 490.965 1.231.515 27.130 23.132 Ratei e risconti attivi Pag. 2 d) svalutazione dei crediti compresi nell’attivo circolante e delle disponibilità liquide; Totale crediti D) 0 3. Proventi da attività accessorie Fondo di Fine Rapporto Professionisti Pallacanestro Bilancio dell'esercizio chiuso al 30.06.2011 c) altre svalutazioni delle -immobilizzazioni; - Fondo svalutazione crediti IV 416.719 d) altri costi per il personale 9.880.158 0 11.134.805 30/06/10 0 c) trattamento di fine rapporto 30/06/10 0 10.494.934 30/06/11 9. per il personale: 9.221.203 Attivo circolante 27.723 488.767 8. Godimento beni di terzi III Immobilizzazioni finanziarie 3) Altri titoli 2.445 2. Proventi da raccolta fondi 7. Servizi 1) Terreni e fabbricati 8.719.825 Proventi 6. Acquisti Immobilizzazioni materiali 5.599 8.217.613 1. Proventi da attività tipica Totale B) 1.140 Totale oneri 0 42.762 39.674 640.123 267.535 (151.350) 149.196 0 0 a) da crediti iscritti nelle immobilizzazioni 0 0 b) da titoli iscritti nelle immobilizzazioni 0 0 0 0 4.380 6.070 Differenza tra proventi e oneri della gestione tipica e accessoria (A-B) C) 338.264 Proventi e oneri finanziari: 15 Proventi da partecipazioni, con separata indicazione di quelli relativi ad imprese controllate e collegate; 16 Altri proventi finanziari: TOTALE ATTIVO 10.494.934 PASSIVO Fondo di Fine Rapporto Professionisti Pallacanestro - Bilancio dell'esercizio chiuso al 30.06.2011 A) 30/06/11 11.134.805 30/06/10 Pag. 1 c) da titoli iscritti nell’attivo circolante che non costituiscono Patrimonio netto I Patrimonio libero partecipazioni; 1) Risultato gestionale esercizio in corso II (128.198) 966.337 2) Risultato gestionale da esercizi precedenti 0 (48.978) 3) Riserve statutarie 0 0 4) Contributi in conto capitale liberamente utilizzabili 0 0 Fondo di dotazione 0 0 d) proventi diversi dai precedenti, con separata indicazione di quelli da imprese controllate e collegate e da controllanti; 17 Interessi ed altri oneri finanziari, con separata indicazione di quelli verso imprese controllate e collegate e verso controllate Totale Proventi e oneri finanziari III Patrimonio vincolato 1) Fondi vincolati destinati da terzi 2) Fondi vincolati per decisioni degli organi istituzionali 0 0 1.258.385 1.024.491 0 0 3) Contributi in conto capitale vincolati da terzi 4) Contributi in conto capitale vincolati dagli organi istituzionali 5) Riserva ordinaria vincolata Totale Patrimonio netto B) Fondi per rischi ed oneri C) Trattamento di Fine Rapporto di lavoro subordinato D) Debiti Esigibili entro l'esercizio successivo Esigibili oltre l’esercizio successivo Totale debiti E) Ratei e risconti passivi 0 0 766.566 409.710 1.896.753 2.351.560 338.264 0 39.859 35.697 8.216.473 8.714.226 1.140 5.599 8.217.613 8.719.825 2.445 27.723 D) 60.743 338.524 (35.557) (46.656) 25.186 291.868 20 Proventi 1.107 526.380 21 Oneri (519) (1.087) 588 525.293 (121.223) 972.382 a) Imposte correnti 6.975 6.045 b) Imposte differite 0 0 6.975 6.045 (128.198) 966.337 19 Svalutazioni Totale delle rettifiche di valore delle attività finanziarie Proventi e oneri straordinari Totale delle partite straordinarie Risultato prima delle imposte (A-B+C+D+E) 22 Imposte sul reddito dell’esercizio: Totale imposte dell'esercizio RENDICONTO GESTIONALE A) 10.494.934 30/06/11 Risultato gestionale dell’esercizio 11.134.805 30/06/10 v TOTALE PASSIVO e NETTO Proventi 1. Proventi da attività tipica 488.767 2. Proventi da raccolta fondi 0 3. Proventi da attività accessorie 0 (45) 6.025 Rettifiche di valore di attività finanziarie 18 Rivalutazioni E) (27) 4.353 416.719 10 Fondo di Fine Rapporto Professionisti Pallacanestro - Bilancio dell'esercizio chiuso al 30.06.2011 0 0 Pag. 3 infoGIBA Bilancio dell’esercizio chiuso al 30 giugno 2011 Il bilancio è stato adeguato a quanto proposto dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, con l’introduzione nello Stato Patrimoniale Passivo alla voce Patrimonio Netto delle seguenti poste contabili: I Patrimonio Libero Risultato gestionale esercizio in corso Risultato gestionale da esercizi precedenti Riserve statutarie Contributi in conto capitale liberamente utilizzabili II Fondo di dotazione III Patrimonio Vincolato Fondi vincolati destinati da terzi Fondi vincolati per decisioni degli organi istituzionali Contributi in conto capitale vincolati da terzi Contributi in conto capitale vincolati dagli organi istituzionali Riserve vincolate (per progetti specifici o altro) La suddivisione, così come rappresentata, scinde in maniera più evidente e specifica la ripartizione delle poste del Patrimonio Netto, non assimilandole alle voci che caratterizzano le aziende con fine di lucro, e cerca nel contempo di ripartire le riserve libere e quelle vincolate statutariamente o dagli organi amministrativi e di controllo. Il Conto Economico – analogamente agli stessi principi e criteri di sostituzione precedentemente espressi – è stato sostituito dal Rendiconto della Gestione, adottando, così, voci contabili coerenti con l’attività del Fondo di Fine Rapporto Professionisti Pallacanestro. CRITERI APPLICATI NELLA VALUTAZIONE DELLE VOCI DI BILANCIO I criteri adottati per la valutazione delle principali voci di bilancio possono essere così riassunti: Immobilizzazioni immateriali Le immobilizzazioni immateriali sono iscritte in bilancio al costo di acquisizione e sono assoggettate al processo di ammortamento in relazione alla loro residua possibilità di utilizzazione economica. Immobilizzazioni materiali Le immobilizzazioni materiali sono state iscritte al costo d’acquisizione da terzi soggetti, corrispondente al prezzo di acquisto e di installazione e comprensivo degli oneri accessori e dei costi diretti e indiretti per la quota ragionevolmente imputabile ai beni. Nessuna rettifica di valore (rivalutazione e/o svalutazione) è stata effettuata sulle immobilizzazioni tuttora esistenti in patrimonio. I valori iscritti in bilancio, posti in correlazione con i relativi fondi ammortamento, non sono in alcun caso superiori ai valori attribuibili in funzione della residua capacità produttiva e della possibilità di utilizzazione economica dei beni. Gli ammortamenti sono stati commisurati alla stimata vita utile delle immobilizzazioni e, pertanto, calcolati applicando aliquote che tengono conto non solo della durata fisica dei cespiti, ma anche della loro obsolescenza tecnico-commerciale. Immobilizzazioni finanziarie TITOLI IN PORTAFOGLIO Il valore esposto in bilancio è riferito ai titoli che il Fondo ha in portafoglio. La gestione del portafoglio titoli è in parte svolta direttamente e in parte affidata ad istituti bancari (“gestioni patrimoniali” e “Fondi comuni di investimento”). La valorizzazione dei titoli gestiti direttamente viene effettuata, prudenzialmente, al costo di acquisto. Qualora il valore di mercato alla data di chiusura dell’esercizio risultasse inferiore al costo di acquisto, i titoli vengono iscritti al valore di mercato, operando le opportune svalutazioni; negli esercizi successivi, se del caso, si procede al recupero di tali svalutazioni, comunque nel limite massimo di iscrizione dell’originario costo di 11 acquisto dei titoli. Relativamente agli investimenti in titoli affidati in gestione a terzi (istituti bancari), si fa presente che, in deroga a quanto previsto dall’art. 2426 c.c., la valorizzazione degli stessi viene effettuata al valore corrente della “gestione patrimoniale” o del “Fondo” alla data di chiusura del bilancio, così come comunicato dagli istituti bancari e senza dettaglio analitico dei titoli. Crediti e debiti I crediti e i debiti sono esposti al valore nominale, rappresentativo, rispettivamente, del valore di incasso e del valore di pagamento degli stessi. Non esistono crediti e debiti in valuta estera. Disponibilità liquide Sono iscritte al valore nominale per l’effettivo importo esistente alla chiusura dell’esercizio; relativamente alle disponibilità bancarie, si fa presente che il relativo saldo tiene conto dell’ammontare degli oneri finanziari e delle competenze bancarie maturati alla data di chiusura dell’esercizio. Ratei e risconti attivi e passivi Nella voce “Ratei e risconti attivi” sono iscritti i proventi di competenza dell’esercizio esigibili in esercizi successivi e i costi sostenuti entro la chiusura dell’esercizio, ma di competenza di esercizi successivi. Nella voce “Ratei e risconti passivi” sono iscritti i costi di competenza dell’esercizio esigibili in esercizi successivi e i proventi percepiti entro la chiusura dell’esercizio, ma di competenza di esercizi successivi. In tali voci sono state iscritte solo quote di costi e proventi comuni a due o più esercizi, l’entità dei quali varia in ragione del tempo. Trattamento di fine rapporto di lavoro subordinato Il Fondo TFR riflette le passività maturate nei confronti dei dipendenti iscritti a libro paga alla data del 30 infoGIBA giugno 2011 ed è stato calcolato sulla base della legislazione e del contratto di lavoro vigenti. Costi e ricavi Sono stati imputati al conto economico tenendo conto dei principi della competenza e della prudenza e, per i costi, di quello dell’inerenza ai ricavi dell’esercizio. MOVIMENTI DELLE IMMOBILIZZAZIONI Le variazioni intervenute nelle immobilizzazioni possono essere così riassunte (vedi tabella A) I titoli risultano iscritti in bilancio per l’importo di euro 9.399.495, svalutato per euro 103.510 I crediti esigibili entro l’esercizio successivo sono esposti al valore nominale, non rilevando rischi in riguardo alla loro esigibilità. I crediti esigibili oltre l’esercizio successivo sono così formati: - depositi cauzionali, per euro 70; - credito vs/GIBACOOP società cooperativa, per euro 129 (la società, che esercitava attività di organizzazione di eventi sportivi, ha cessato l’attività e risulta essere stata già terminata la fase di liquidazione, da cui è risultato un Capitale finale di liquidazione pari a euro 2.266; essa vanta crediti verso l’Erario per IRES e IVA e, quando questi verranno incassati, avrà le disponibilità per liquidare i soci, tra cui il Fondo GIBA). I Ratei attivi ammontano a complessivi euro 25.598, di cui euro 12.195 sono relativi a interessi attivi su obbligazioni, euro 13.373 sono relativi a dividendi maturati ed euro 30 sono relativi a canoni di locazione. I Risconti attivi ammontano, invece, a complessivi euro 1.531, tra cui si segnalano quelli afferenti a licenze d’uso e canoni assistenza software, di euro 784 e quelli relativi a canoni di manutenzione, di euro 391. TABELLA A 30/06/2011 Immobilizzazioni immateriali nette 30/06/2010 Variazione 22.149 6.626 15.523 658.705 652.329 6.376 9.399.495 9.316.501 82.994 - Fondo svalutazione titoli -103.510 -95.298 -8.212 Totale immobilizzazioni 9.976.839 9.880.158 96.681 Immobilizzazioni materiali nette Immobilizzazioni finanziarie lorde VARIAZIONI INTERVENUTE NELLA CONSISTENZA DELLE VOCI DEL PATRIMONIO NETTO E DEL PASSIVO 30/06/2011 PATRIMONIO NETTO PATRIMONIO LIBERO Risultato gestionale esercizio in corso Risultato gestionale esercizi precedenti PATRIMONIO VINCOLATO Fondi Vincolati per decisioni degli organi istituzionali: - Riserve ante ’94 - Riserve post ‘94 Riserva ordinaria vincolata: - Riserve post ‘94 TOTALE PATRIMONIO NETTO FONDI PER RISCHI E ONERI T.F.R. DEBITI Esigibili entro l’esercizio successivo: - Vs. banche - Vs. iscritti per quote fino 30/06/94 - Vs. iscritti per quote dal 01/07/94 - Vs. fornitori - Debiti tributari - Vs. istituti previd. e sicurezza sociale - Vs. il personale - Vs. società pallacanestro - Vs. altri Totale Esigibili oltre l’esercizio successivo: - Vs. iscritti per quote 95/96 da ripartire - Depositi cauzionali locazioni Totale Totale Debiti RATEI E RISCONTI PASSIVI 30/06/2010 Variazione -128.198 0 966.337 -48.978 -1.094.535 48.978 65.343 1.193.042 68.500 955.991 -3.157 237.051 766.566 1.896.753 338.264 39.859 409.710 2.351.560 0 35.697 356.856 -454.807 338.264 4.162 1.140 497 8.007.790 29.170 3.435 4.216 32.473 102.051 35.701 8.216.473 519 21.190 8.546.259 11.664 3.956 4.171 0 100.200 26.267 8.714.226 621 -20.693 -538.469 17.506 -521 45 32.473 1.851 9.434 -497.753 0 1.140 1.140 8.217.613 2.445 4.459 1.140 5.599 8.719.825 27.723 -4.459 0 -4.459 -502.212 -25.278 Per una più chiara comprensione della movimentazione delle poste che costituiscono il Patrimonio Netto del Fondo Fine Rapporto Professionisti Pallacanestro, si riporta il seguente dettaglio: Fondo vincolato per riserve ante ‘94 Fondo vincolato per riserve post ‘94 Risultato di gestione esercizi precedenti Risultato di gestione TOTALE PATRIMONIO NETTO 30/06/2010 68.500 1.365.701 -48.978 966.337 2.351.560 12 Incr.ti 0 917.359 48.978 Decr.ti -3.157 -323.452 0 30/06/2011 65.343 1.959.608 0 -128.198 1.896.753 infoGIBA ATTENZIONE! È ON LINE IL SITO DEL FONDO DI FINE RAPPORTO WWW.FONDOFINERAPPORTO.IT E’ on line il nuovo sito del Fondo di Fine Rapporto, consultabile all’indirizzo www.fondofinerapporto.it E’ uno strumento utile per i giocatori, che possono trovarvi le informazioni necessarie sugli stipendi, su come chiedere la liquidazione una volta terminata la carriera e sul corso di formazione Future Job Program, il primo percorso formativo per l’in- serimento dei giocatori di pallacanestro nel mondo del lavoro. Nato l’anno scorso da un’idea del Fondo di Fine Rapporto e della GIBA e realizzato con l’esperienza e la professionalità di StageUp – Sport&Leisure Business, il Future Job Program ha infatti riscosso grande successo nella sua prima edizione, dimostrando la validità dell’iniziativa. Questo ed altro sul nuovo sito del Fondo di Fine Rapporto che, ancora una volta, ha dimostrato di essere vicino ai giocatori, lavorando in modo preciso e professionale ed essendo sempre attento alle loro esigenze. Nel 2011 il Fondo di Fine Rapporto ha liquidato 137 giocatori per un ammontare complessivo di € 1.103.588,98 In 2011, the Indemnity Fund has paid 137 players for a total of EUR 1,103,588.98 SEVERANCE PAY SETTLEMENT APPLICATION ! This SETTLEMENT APPLICATION should be sent before the end of February (following the last “Serie A” or “Legadue” championship played) to the FONDO DI FINE RAPPORTO (END OF SERVICE FUND) by REGISTERED MAIL WITH ADVICE OF DELIVERY. The net sum due will be paid before the following 31st March. Please fill in the form below clearly, especially the part regarding bank details. The fund will accept no responsibility for mistakes made in the bank codes supplied by the player. IMPORTANT: This settlement application must be made within 5 years of the player terminating employment relations as otherwise the right to settlement will lapse (Art. 2948 Civil Code and Art. 22 End of Service Fund Statute) LIQUIDAZIONI FONDO DI FINE RAPPORTO LA DOMANDA DI LIQUIDAZIONE va inviata entro il mese di febbraio (successivo all’ultimo campionato disputato da professionista in serie A o Legadue) al FONDO DI FINE RAPPORTO con RACCOMANDATA A/R. La somma netta spettante viene liquidata entro il 31 Marzo successivo. Si richiede la massima chiarezza nella compilazione del modulo, soprattutto per la parte concernente i dati bancari. In caso di errori nei codici bancari forniti dal giocatore, il Fondo è esonerato da ogni responsabilità. ATTENZIONE: La richiesta di liquidazione deve pervenire entro 5 anni dalla cessazione del rapporto di lavoro professionistico a pena di prescrizione (Art. 2948 C. C. e Art. 22 Statuto Fondo di Fine Rapporto) 13 la proposta Un Fondo di Fine Carriera anche per i Giocatori dilettanti La legge n. 91/81 sul professionismo sportivo prevede per gli atleti professionisti la costituzione di un Fondo di Fine Carriera, gestito direttamente dalle associazioni rappresentative di atleti e club, che ha come scopo la raccolta di quote di retribuzione appositamente accantonate, secondo percentuali e massimali concordati, e la liquidazione delle stesse al momento della cessazione della carriera. La norma si applica solo agli atleti professionisti e cioè a quelli che praticano discipline sportive in settori che la Federazione ed il Coni hanno considerato, appunto, professionistiche. La imminente riforma dei campionati prevede il dimezzamento del settore professionistico: la Legadue passerà infatti nel settore dilettantistico, ma non verrà certamente meno il cosiddetto “professionismo di fatto”, dato che anche in questo campionato si giocherà a basket in cambio di un compenso economico. Sui rilievi giuridici e di opportunità di tale riforma si è ampiamente discusso. Noi abbiamo da sempre mosso delle critiche verso una scelta che non tiene conto della reale natura del rapporto tra club e giocatori. Ed è evidente che il progetto di riforma può essere condiviso solo nel caso in cui sia mantenuto allo stesso livello attuale lo standard di tutele e garan- zie per i giocatori. È irrinunciabile che sia previsto un fondo di accantonamento attraverso il quale costituire una piccola rendita di cui beneficiare al termine della carriera. Anche in epoca antecedente all’entrata in vigore del professionismo nel basket (anno 1994), era stato costituito un Fondo per i giocatori del primo campionato, che all’epoca erano tutti considerati dilettanti. Il Fondo che chiediamo sia costituito oggi, almeno per i giocatori del secondo campionato, deve ricalcare le orme di quel primo tentativo che ha avuto tanto successo presso i giocatori. Si tratta di un sistema di accantonamento volontario che il giocatore decide di operare versando una quota stabilita ad inizio stagione. 14 Alla scelta dell’atleta di aderire al Fondo corrisponderà l’obbligo per il club di operare un versamento di una somma maggiore, anche questa preventivamente stabilita. Immaginiamo un rapporto di 1 a 2, nel senso che se il giocatore decide di versare la propria quota, che a titolo esemplificativo ipotizziamo di euro 1.000,00, il club sarà tenuto a sua volta a versare una somma doppia, di euro 2.000,00. Il giocatore potrà poi chiedere la liquidazione delle somme così accantonate al termine della propria carriera. Dell’accantonamento, della gestione e della liquidazione delle quote, si potrà occupare la struttura attuale del Fondo di Fine Rapporto dei Professionisti, magari creando una sezione a parte. Crediamo sia una grande opportunità per tutti i giocatori, professionisti o non professionisti, per i quali il basket ha rappresentato la attività principale ed è stato fonte di reddito, avere a disposizione, nel momento critico del passaggio dalla carriera sportiva a ciò che viene dopo, una somma di denaro, proporzionale al numero dei campionati di livello disputato, che possa contribuire a far guardare al futuro con maggiore serenità. basket femminile Work in progress L’All Star game femminile è stata l’occasione di vedere in campo la nuova Nazionale allenata da Ricchini, ancora in fase di rodaggio di Damiano Montanari Ha vinto la selezione All Star, quella composta dalle migliori giocatrici straniere del massimo campionato di basket femminile italiano, ma non è questa la notizia principale dopo l’All Star Game Femminile disputatosi al PalaCiti di Parma. Tra una schiacciata ed un canestro da tre è stato infatti tolto il velo alla nuova Nazionale italiana di Roberto Ricchini, già allenatore del CRAS Taranto e successore di Ticchi in azzurro. Per la cronaca il tabellone ha fissato il punteggio sul 6854 per la selezione All Star OCME guidata in panchina da Montini e sul campo da Kia Vaughn, MVP della sua squadra con 17 punti, mentre la migliore giocatrice italiana è stata Raffaella Masciadri, top scorer del match con 20 punti. Spazio alle giovani Soddisfatto l’allenatore azzurro Roberto Ricchini. “La validità di questo risultato – afferma – è relativa, anche se per la Nazionale italiana e per me questa partita era qualcosa di più di un semplice spettacolo. Ho avuto la possibilità di vedere all’opera la mia squadra contro giocatrici di qualità ed ho avuto buone indicazioni da parte del gruppo. Ci sono ragazze che hanno voglia di essere qui. Bisogna avere pazienza e lavorare”. Un discorso a parte meritano le nuove leve. “Mi sono piaciute – conferma infatti Ricchini – anche le più giovani, quelle del 1992 e del 1993, che hanno di- mostrato di essere giocatrici di talento. Hanno già vinto il campionato europeo Under 18, sono molto inesperte, ma hanno un futuro”. Assente per infortunio Debora Carangelo. “Mi dispiace molto che si sia rotta il crociato. E’ una giocatrice che ci farà comodo, come Formica, che gioca in B e che ha fatto vedere che può fare parte di questo gruppo, e Gorini”. Sono loro il futuro della Nazionale, che per raggiungere risultati importanti, si affiderà ad un mix di gioventù ed esperienza. “Abbiamo scelto di lavorare su un gruppo giovane e di utilizzare le giocatrici più vecchie di militanza per coprire i ruoli, come quelli sotto canestro, in cui le giovani fanno più fatica”. L’obiettivo è creare un gruppo di carattere. “Vorrei che tutte diventassero giocatrici di grande personalità”. Candidata leader A partire da Giorgia Sottana, play maker della Nazionale e del CRAS Taranto. “Il fatto che Ricchini sia anche il mio allenatore di club è un aiuto perchè so già cosa vuole da me e come ascoltarlo. Come play maker spero di avere un ruolo importante in questa squadra”. Che all’All Star Game è apparsa ancora in fase di rodaggio. “E’ stata una buona esperienza, anche se, giocando con una squadra nuova, sono emerse tante cose da mettere a posto. E’ in atto un cambio generazionale. Sarà uno stimolo a fare bene”. Intanto Sottana si gode la sua prima presenza all’All Star Game. “Una bella festa, a cui l’anno scorso non ho partecipato perchè ero infortunata. Ho apprezzato che l’incasso sia stato devoluto in beneficenza all’OCME. Credo che manifestazioni come questa si dovrebbero ripetere più spesso, magari anche in piazze con un maggiore afflusso di pubblico”. Emozioni ed entusiasmo Un’opinione condivisa anche da Benedetta Bagnara, guardia di Lucca vincitrice della gara del tiro da tre. “La mia impressione è stata assolutamente positiva. L’All Star Game ha confermato che il basket femminile può essere uno spettacolo”. Come la Nazionale italiana. “Sta cambiando, con nuove giovani che hanno voglia di esprimere le loro emozioni ed il loro talento. E’ un aspetto importante per l’ambiente femminile che ha bisogno di cambiamento e di entusiasmo”. infoGIBA Per un basket migliore Michele Mian, consigliere GIBA ed ex giocatore ad alti livelli, analizza la situazione del movimento e lancia alcune proposte di Damiano Montanari Stiamo lavorando per voi. Il messaggio è come un’insegna luminosa che lampeggia sul presente di Michele Mian. In estate ha appeso le scarpe al chiodo dopo il canto del cigno con la maglia di Cantù ed una carriera in cui si è tolto delle soddisfazioni. Da quattro anni è consigliere GIBA, un ruolo che ora lo occuperà ancora di più. L’obiettivo è contribuire a tutelare ulteriormente i suoi ex colleghi. Con lui abbiamo analizzato il basket di oggi e i suoi problemi, dalla difficoltà di mettersi in luce dei giovani, alla Nazionale e ai passaporti che, a volte, vengono concessi con eccessiva magnanimità. E poi, naturalmente, la riforma dei campionati, che ridisegnerà gerarchie e strategie, con conseguenze da valutare per gli stessi giocatori, principali destinatari delle nuove regole. Giocare per crescere “Siamo in un momento difficile sotto tanti punti di vista – afferma Mian – prima di tutto per un’emergenza economica che ha coinvolto la pallacanestro in modo pesante. Poi per un problema strutturale che va avanti da anni e che, al momento, è difficilmente risolvibile. Mi riferisco alla costruzione del giocatore italiano, un tema che riguarda tutto il movimento e che si sviluppa tra due interessi, quello della GIBA e della Nazionale italiana, che lavorano per incentivare la crescita dei nostri giovani atleti, e quello delle società, che vogliono poter scegliere liberamente chi schierare”. Una diatriba che c’è sempre stata, anche se, quando Mian ha cominciato la sua carriera, lo scenario era diverso. “Da ragazzo – racconta – ho avuto la fortuna di crescere con la squadra (Gorizia) in cui giocavo, contribuendo alle promozioni conquistate sul campo dalla serie B alla A1. Allora era più facile per un giovane italiano. Al mio primo anno in cui giocavo tra i professionisti, ad esempio, c’era un solo americano. Per i ragazzi come me era un vantaggio, perchè quando ottieni una promozione con la tua squadra giocando 35’ i tuoi spazi rimangono notevoli anche dopo. Il talento non può prescindere dalla possibilità di maturare sul campo. Giocare è fondamentale per migliorare. Ai miei tempi le condizioni erano diverse, ora è più difficile emergere”. Giovani da tutelare Motivo per cui, in mancanza di una soluzione condivisa, è giusto anche pensare di adottare misure non proprio gradite, ma funzionali al rag16 infoGIBA giungimento di un obiettivo più alto. “A me – afferma infatti Mian – l’idea di imporre dei numeri legati all’impiego dei giovani non è mai piaciuta, ma se non c’è altra soluzione, sono d’accordo sul portare avanti momentaneamente questa proposta”. L’importante è non illudere chi sogna un futuro da protagonista ai vertici. “Il discorso degli Under proprio non mi piace, perchè si creano nei ragazzi aspettative che poi vengono deluse. Sia chiaro, non dico questo perché non voglio far giocare i giovani, ma, al contrario, perchè ritengo che debbano essere incentivati correttamente. Se una società ha interesse ad utilizzare un ragazzo solo per una questione anagrafica, poi, quando esce dall’età dell’Under, se ne libera con conseguenze psicologiche ed esistenziali per il giocatore che si accorge di non essere più importante e che, per cercare di fare carriera, magari ha lasciato gli studi e non ha pensato a come organizzare la sua vita al di fuori del campo da basket”. Post carriera Un problema che la GIBA ha cercato e sta cercando di risolvere. “Il corso organizzato e promosso l’anno scorso dall’Associazione per preparare i giocatori al post carriera – afferma infatti Mian – è meritorio ed un discorso che merita di essere portato avanti. Per un giocatore che ha avuto la fortuna, il piacere e la bravura di avere fatto il professionista per tanti anni, smettere ed uscire da quel contesto non è facile. Io stesso, pur essendo sempre stato consapevole che quella in campo era una parentesi che sarebbe finita ed essendomi preparato, ho sperimentato in prima persona che smettere di giocare è un momento delicato. Il fatto è che spesso siamo abituati a vivere in un mondo facile, in cui abbiamo tanti privilegi e non ci accorgiamo che fuori la vita è diversa e che bisogna riconquistarsi la pagnotta”. Il consiglio di Mian è semplice. “Pensare al proprio futuro, seguire la propria situazione pensionistica, magari crearsi un fondo pensione privato per garantirsi un futuro. Poi, a seconda delle capacità e delle esigenze di ognuno, investire su se stessi, nella propria formazione, magari creandosi interessi e studiando”. Nazionale e passaportati Un po’ come ha fatto Mian, capace di costruirsi una buona carriera, culminata con l’oro agli Europei del 1999, il bronzo a quelli del 2003 e l’arg e n to alle Olimpiadi di Atene 2004 con la maglia della Nazionale italiana. “L’ho sempre vissuta come un piacere ed un onore, l’apice della mia carriera”. In passato non tutti l’hanno pensata allo stesso modo. “E’ un discorso personale. Per me giocare per l’Italia è sempre stato un grande orgoglio”. Da difendere e da condividere con chi è o è diventato parte del tessuto sociale e culturale del Paese. “Sulla questione dei passaportati posso dire che, nella mia esperienza, quando giochi, non fai caso alla nazionalità di chi ti sta accanto, soprattutto se si è creato un buono spirito di squadra. Capisco che chi, fino all’altro giorno, ha potuto giocare come italiano, adesso si chieda perchè non potrebbe continuare a farlo. Si dovrà trovare una soluzione, sapendo che è difficile togliere un diritto acquisito”. Rimane il problema della facile concessione dei passaporti. “Personalmente ritengo che la differenza stia nel senso di appartenenza. L’importante è come si ottiene il passaporto e come il giocatore si integra nella cultura italiana”. Professionisti di fatto Mentre il movimento dovrà riassestarsi dopo la riforma dei campionati. “Valutarla, al momento, è difficile. Mi sembra strutturata nel numero delle squadre e dei gironi, ma tutto dipenderà dai suoi contenuti. L’idea di uscire dal professionismo non piace, perchè è un diritto che avevamo conquistato. L’equivoco di fondo è che molti giocatori delle serie minori non sono considerati professionisti, pur vivendo solo di pallacanestro. In questo momento fare un passo indietro non mi sembra la cosa giusta”. Bisogna individuare le ragioni di questa scelta. “Molti dicono che sia dovuta ad un fatto economico. In parte è vero, ma credo che la verità non sia tutta lì. La differenza economica tra un professionista ed un non professionista non è così elevata. Piuttosto credo che tutto dipenda dalla volontà dei club di avere meno controlli, non perchè abbiano qualcosa da nascondere, ma perchè altrimenti dovrebbero affrontare gestioni più difficoltose”. In questo contesto la missione di Mian è chiara. “Proteggere i diritti dei giocatori, cosa che la GIBA fa da anni, e cercare di coinvolgere sempre più cestisti nelle attività e nelle decisioni dell’Associazione, rendendoli consapevoli dei loro diritti e doveri, della loro carriera e di come affrontare il loro futuro”. infoGIBA Regole sugli stranieri, scenari dopo l’intervento della Commissione Europea La Commissione Europea a seguito di una denuncia partita dall’Italia, ha avviato una istruttoria sulle regole di formazione delle squadre italiane professionistiche di pallacanestro. Ha chiesto al governo italiano, che ha girato la richiesta al CONI ed alla FIP, una risposta entro il 13 febbraio prossimo su alcuni punti considerati critici in relazione alle regole europee di libera circolazione dei lavoratori. È noto che sin dal 1995, data della famosa sentenza Bosman, non ci possono essere limitazioni al diritto dei cittadini di uno stato membro dell’Unione Europea di svolgere qualsiasi attività lavorativa (anche quindi un lavoro sportivo) in un qualsiasi altro stato membro (attualmente sono 27 paesi). L’attuale regola federale prevede che in ogni club professionistico, tra i giocatori iscritti a referto, debba prevedersi una quota minima di 5 atleti in Serie A e di 7 in Legadue dotati di 2 requisiti: 1) abbiano ricevuto la formazione sportiva in Italia, e cioè abbiano partecipato ad almeno 4 campionati giovanili gestiti dalla FIP tra i 14 ed i 19 anni, a prescindere dalla loro cittadinanza; 2) siano selezionabili per le Squadre Nazionali, e quindi siano cittadini italiani (può essere convocato solo un cittadino della Nazione) e non abbiano mai giocato per Nazionali di altri paesi (non sono rari i casi di atleti che cambiano cittadinanza e che prima che ciò accada abbiano giocato per la Nazionale del paese di provenienza). È evidente, ed è da sempre a tutti noto nell’ambiente e tra gli addetti ai lavori, che il secondo requisito, e cioè quello che prevede, seppure indirettamente e cioè tramite il richiamo alla possibilità di essere selezionato per la Nazionale, il possesso del passaporto italiano per potere avere accesso alle quote riservate, contrasta con le regole europee della libera circolazione, perché opera una discriminazione tra cittadini di stati membri dell’UE. E proprio questo è stato il rilievo principale mosso dalla Commissione Europea. Non ci possono essere dubbi sul fatto che la FIP dovrà adeguarsi al rilievo e consentire quindi che nella quota protetta possano rientrare atleti cittadini di uno stato membro, o anche di uno stato esterno all’UE, ma che abbia sottoscritto con l’Unione accordi internazionali di parità di trattamento ai fini delle condizioni di lavoro (come, ad esempio, la Repubblica Slovacca), a condizione che siano stati formati nel nostro paese. Quanto al primo requisito, quello della formazione, nello stesso documento della Commissione Europea è specificato che esso non causa una discriminazione diretta basata sulla nazionalità, e che gli eventuali effetti discriminatori indiretti sono giustificati dal fatto che la regola persegue un obbiettivo legittimo 18 e meritevole di tutela, come quello di potenziare e tutelare la formazione e lo sviluppo di giovani giocatori. Vale la pena di evidenziare quindi che il principio della formazione, che la FIP ha introdotto già da molti anni per prima in Europa, e che molti club e la stessa Lega Serie A hanno sempre contestato e contrastato, è considerato lecito ed opportuno dalla stessa Commissione Europea. Altri paesi importanti come Francia e Spagna si sono adeguati e lo hanno introdotto nei rispettivi regolamenti. La Commissione Europea solleva anche un altro interrogativo in merito alle regole di formazione delle squadre, per la verità in modo meno perentorio e più sfumato rispetto al precedente. Chiede chiarimenti sulle ragioni per cui anche per i cittadini italiani sia richiesta la formazione, regola che per la Commissione “sembra limitare la possibilità di partecipare alle competizioni per giocatori italiani che siano stati formati e abbiano giocato in altri Paesi dell’Unione”. Non so quanti atleti italiani formati in un paese dell’Unione ci siano oggi in Italia, forse un paio. Il problema rimane comunque assorbito dalla prevalenza del criterio della formazione: un atleta o è formato in Italia o non lo è, e se lo è può entrare in una quota riservata a prescindere dalla sua nazionalità. La questione dei “passaportati” va risolta politicamente, possibilmente valutando caso per caso le ragioni di ciascuno, o facendo una distinzione a seconda se siano arrivati in Italia prima o dopo la introduzione del principio della formazione, ma comunque senza interferenze dall’esterno. infoGIBA Rules on foreigners, scenarios after the European Commission’s intervention The European Commission, following a report made by Italy, has submitted an investigation on the training rules of Italian professional basketball teams. It has asked the Italian government, which has passed around the request to CONI and FIP, for a reply by the coming 13th February on a few points it considers to be critical in relation to the European rules of the free movement of labour. It is well known that since 1995, when the renowned Bosman judgement was awarded, there could not be any limitations to the citizens’ right of a European Union member state being able to perform any labour activity (thus also engage in a sports profession) in any other member state (presently 27 countries). The present federal rule provides that in every professional club, there should be provided a minimum quota among registered players of 5 Serie A athletes and 7 Legadue athletes having 2 requisites: 1) that they would have received their sports training in Italy, and namely would have participated in at least 4 youth championships organised by the FIP between ages 14 and 19, regardless of their citizenship; 2) that they could be selected for the National Teams, and therefore are Italian citizens (only one National Team citizen could be called up) and would have never played for National Teams of other countries (it is not unheard of that athletes change citizenship and that before doing so they would have played for the National Team of their country of origin). It is evident, and always known to all in work surroundings and among insiders, that the second requisite, namely that providing, even if indirectly and namely by resorting to the possibility of being selected for the National Team, for the possession of an Italian passport for access to the reserved quotas, goes against European rules on the freedom of movement, as it gives rise to discrimination between citizens of EU member states. And this has exactly been the main issue moved by the European Commission. There could not be any doubts about the fact that the FIP should adapt itself to the issue and thus allow that citizen athletes of a member state can re-enter the protected quota, or even those of a non EU state which would have signed international agreements with the Union on equal treatment with regard to work conditions (such as, for example, the Slovak Republic), on condition that they would have been trained in our country. As to the first requisite, that relating to training, the European Commission’s document itself specifies that it does not cause any direct discrimination based on nationality, and that any indirect discriminatory effects are justified by the fact that the rule pursues a lawful objective which merits being safeguarded, like that of enforcing and safeguarding 19 the training and development of young players. It would be worth highlighting, thus, that the principle behind training, which the FIP was first to introduce many years ago in Europe, and which several clubs and the Serie A League itself have always contested and gone against, is considered as being lawful and suitable by the European Commission itself. Other important countries like France and Spain have adapted themselves and introduced it in their own regulations. The European Commission also raises another question on the teams’ training rules, indeed in a less forceful and more softened manner with respect to what went on before. It seeks clarifications on the reason why training is also required for Italian citizens, this being a rule which to the Commission “seems to limit the possibility of taking part in competitions for Italian players who have been trained and have played in other EU countries”. I do not know how many Italian athletes who have been trained in an EU country are presently in Italy, perhaps a couple of them. The problem, however, always remains taken up by the prevailing criterion of training: an athlete is either trained in Italy or not at all, and if he is he could find his way in a reserved quota regardless of his nationality. The issue of “passport bearers” has to be solved politically, possibly by assessing on a case by case basis the reasons for each person, or by making a distinction according to whether one would have arrived in Italy before or after the introduction of the training principle, yet any way without any foreign interference. lo straniero In Volo verso l’America James White, stella di Pesaro, si sta confermando uno dei migliori stranieri del campionato, aspettando una chance in NBA di Gianluca Murgia John Ebeling, ds biancorosso, fortunatamente non picchietta sulla macchina da scrivere come Jack Nickolson. Si siede sulla panchina di Dalmonte e sfodera il più stelle e strisce dei sorrisi: “James White è nello spogliatoio. Come tutti gli americani ha i suoi tempi” ride. Perché “The Flight” non è un semplice giocatore ma una cassaforte da forzare con calma estrema in un’Adriatic Arena che, nel week-end della grande neve che ha sepolto Pesaro e provincia, sembra l’Overlook Hotel: fuori la tormenta, dentro un silenzio assordante che fa tanto Shining. Sul podio Tribune vuote, la gigantografia di Alphonso Ford che ti guarda dall’alto e un corridoio da cui sbuca una lunga figura ciondolante: James William White IV. “Ehi, non voglio grane nel mio locale” direbbe se fossimo in uno di quei film di spionaggio americano. Invece siamo a Pesaro “dove c’è quasi tutto tranne un McDonalds – fa notare -. Ma questa città mi ha sorpreso per l’accoglienza caldissima che i tifosi hanno riservato al mio arrivo. Pensavo fossimo da primi quattro posti: oggi dico che siamo da primi tre. Qui c’è grande organizzazione e professionalità. Per il resto, non mi creo mai grosse aspettative quando cambio casa. Sapevo che in Italia si viveva meglio che in Turchia (dove nel 2008, col Fenerbahce, ha vinto campionato e Coppa del Presidente). La neve è strana a Sassari, dove ho giocato l’anno scorso. A Pesaro può anche capitare…”. Campione completo Per uno nato a Derwood, Nord America, e stella, due anni fa, di San Pietroburgo, una “heavy snowfall” è l’ultimo dei problemi. Gente tosta, quella che cresce nel Maryland, dove 1 su 3 è laureato ed eccelle nello sport. White ne è la statistica in scala 1 a 1: dottore in Criminologia e campione NBA nel 2007 con gli Spurs di Ginobili. “Non sapevo che Manu avesse giocato in Italia – racconta - l’ho scoperto quando a Bologna ho visto un suo poster appeso”. Che poi in D-League sia stato arbitrato da Haywood 20 Workman, play della VL anni ‘90 e oggi fischietto in NBA, è forse un altro segno del destino. White ha sfiorato l’Olimpiade nel 2004 nel salto in lungo (ai trials volò per 793 centimetri) ma ha praticato anche salto in alto e triplo, football, pugilato e pure lacrosse, sport che si fa con un retino gigante. Insomma, se ci fai un uno contro uno in qualsiasi disciplina, comprese freccette e briscola, rischi di straperdere 10 volte su 10. Sogno NBA Questione di DNA: suo padre ha giocato nel College di Nebraska e lui, a 12 anni, schiacciava già come un adulto. “Tutto vero – ride -. Un giornalista vide la mia elevazione all’High School e mi soprannominò The Flight”. Quel tizio aveva la vista lunga: il fluttuante Mr White, ala di 2 metri, da anni è il top della specialità nei vari contest, compreso l’All Star Game 2011 di Milano. “Per la gara delle schiacciate di Pesaro improvviserò al momento – giura con fare pinocchiesco -. Intanto sono già contento per i nostri tifosi: questo è un palazzetto stupendo, sarà grande spettacolo”. Il futuro, a 30 anni, è ancora da scrivere. E non solo su twitter, dove cinguetta spesso e aveva pure predetto, da tifoso dei Dallas, la vittoria dei Giants al Superbowl. “Un domani vorrei fare il coach. Anche se ora, da giocatore, al termine di un allenamento troppo lungo, spesso sarei tentato di chiamare la GIBA per farmi difendere – ride -. Seriamente: se in estate l’NBA mi richiama, ci vado. E’ il mio sogno”. Il commiato, allora, è una stretta di mano all’americana. E l’anello dei signori dell’NBA? “Negli Usa, a casa, chiuso in cassaforte”. the foreign player Flying towards America James White, the star of Pesaro, is setting up himself as one of the best championship foreigners, waiting for a chance in the NBA by Gianluca Murgia John Ebeling, playing with a red and white kit, fortunately does not tap on a typewriter as Jack Nickolson does. He sits on Dalmonte’s reserve bench and unfolds the most starred stripes of smiles: “James White is in the changing room. Like all Americans he has his times” he laughs out. Because “The Flight” is not a simple player but a strongbox to be forced open with utter calmness in an Adriatic Arena which, in the week-end of the general snow which has buried Pesaro and surrounding province, looks like the Overlook Hotel: it torments him outside, but inside it has a deafening silence doing so much Shining. On the podium Empty seating stands, a blow-up poster of Alphonso Ford looking down at you from on high and a corridor from which there emerges a long dangling figure: James William White IV. “Hey there, I do not want any grub screw at my place” he would say had we been in an American spy film. Instead we are at Pesaro “where there is almost everything except McDonalds – he observes –. Yet this city has surprised me for the very warm welcome fans have reserved for me when I arrived. I thought we stood with the top four: today I would say we are with the top three. We found lots of organization and professionalism here. As for the rest, I never harbor any great expectations whenever I change house. I knew that in Italy life was better than in Turkey (where with Fenerbahce in 2008, he had won both championship and President’s Cup). Snow is strange at Sassari, where I have played last year. It can also happen at Pesaro…”. Full championship For someone born in Derwood, North America, and a star, two years ago, at Saint Petersburg, a “heavy snowfall” is the very last of all problems. They’re cheeky folks, those living in Maryland, where 1 on 3 has a degree and excels in sports. White makes the statistical log at 1 to 1: with a doctorate in Criminology and an NBA championship in 2007 with Ginobili’s Spurs. “I never knew Manu had played in Italy – he says – I only discovered it when I was at Bologna and saw a poster of him hanging”. Also having then been refereed in DLeague by Haywood Workman, the nineties’ VL play and presently whistle-blower in the NBA, is perhaps another sign of fortune. White has grazed the Olympics in 2004 in the long jump (during trials he made a 793 cm jump) but he has also practiced the high jump and the hop. skip and jump, football, boxing as well as the Lacrosse, a sport played with a long-handled stick. Anyway, in a oneto-one encounter in any sport, including darts and card games, risks of loosing badly 10 out of 10 times. The NBA Dream It is a matter of DNA: his father has played with Nebraska College and himself, when he was 12 years old, he already slammed like an adult. “All so true – he laughs out –. A newsman saw my shooting at High School and nicknamed me The Flight”. That guy had foresight: the floating Mr. White, a 2 meter wing, has now been for years at the top of the specialty in several contests, including the All Star Game 2011 in Mi21 lan. “For the slam dunk competition in Pesaro I shall be improvising there and then – he swears with a Pinocchio way of doing things –. Meanwhile, I am already pleased for our fans: this is an excellent sports center, it will be a great show”. At 30, the future has still to be written. And not only on twitter, where he often tweets and had also foretold, as a Dallas fan, the Giants’ victory in the Superbowl. “Some day I want to be a coach. Even if today, as a player, at the end of a very long training session, I am often tempted to call GIBA to defend me – he laughs out –. But seriously: if in the summer the NBA were to call me back, yes I would go. It’s my dream”. So taking leave is done the American way, shaking hands. And the NBA gents’ ring? “Its back home, in the USA, closed in a strongbox” . il fatto Siamo italiani L’appello di Dimitri Lauwers, portavoce del gruppo di passaportati che chiede di non essere discriminato dalla nuova riforma di Damiano Montanari Il terrore viene per posta, in una lettera di diciotto indignados che, davanti alla minaccia di perdere un diritto acquisito e consolidato negli anni, si sono armati di carta e penna e hanno spedito alla FIP e alla Lega Basket una missiva in cui chiedono di essere rispettati. Sono diciotto, ma rappresentano l’intera categoria dei passaportati, componente considerevole del movimento cestistico italiano a cui il vento della nuova riforma potrebbe spazzare via status e opportunità di lavoro. fare per migliorare la situazione e, dopo qualche anno, siamo diventati un gruppo su facebook, uno strumento che utilizziamo per stare uniti e sapere come muoverci per tutelare i nostri diritti”. Uniti su facebook Amoroso, Becirovic, Binetti, Blizzard, Brucculeri, Casini, Cerella, Chiotti, Giovacchini, Fajardo, Lauwers, Mazzarino, Migliori, Nardi, Nicevic, Porta, Prato e Tavernari, più Stonerook che non ha fatto pervenire in tempo il proprio consenso, ma appoggia pienamente l’iniziativa. Sono questi i firmatari dell’appello che chiede giustizia e rispetto per tanti anni di impegno e sacrifici. A parlare è Dimitri Lauwers, portavoce e tra i promotori dell’iniziativa. “Quando è entrato in vigore il criterio della formazione (ndr 1° luglio 2006), abbiamo perso il diritto di giocare come italiani e siamo stati confinati nella categoria dei passaportati, con conseguenze sulle possibilità di trovare lavoro, dal momento che le squadre potevano schierare prima due e poi uno solo di noi”. Motivo per cui c’è chi ha preso in mano le redini del problema. “Ci siamo chiesti cosa avremmo potuto namente coinvolti nel contribuire attivamente al processo di miglioramento della pallacanestro italiana”. Un problema che ha coinvolto anche la GIBA, che ha intavolato un dialogo con i passaportati. “Abbiamo parlato con il presidente Cassì, che ha mostrato comprensione nei nostri confronti e che sta lavorando per cercare una soluzione alla questione. Non vogliamo essere strumentalizzati dalla Lega che, ci sembra, stia utilizzando la questione dei passaportati per ottenere uno straniero in più. Vogliamo garanzie e stiamo chiedendo alla GIBA di tutelare i diritti che abbiamo acquisito. La nostra proposta è una sanatoria che ci permetta di giocare come formati”. Fino in fondo Ipotesi sanatoria Che i passaportati sentono essere già stati calpestati. “Siamo stati discriminati – spiega Lauwers – perchè la regola della formazione ci ha tolto il diritto, che avevamo ottenuto, di essere cittadini italiani, mettendoci in una categoria che non ci piace. Per questo abbiamo fatto appello alla FIP e alla Lega”. Chiedendo testualmente “che venga ottenuto un riconoscimento particolare a quei giocatori che si trovano da diverso tempo in Italia e che militano nei diversi campionati italiani, certi e sicuri di sentirci pie22 Nel rispetto delle regole e senza sotterfugi. “Le cose che mi fanno schifo – afferma infatti Lauwers – sono i passaporti comprati, rilasciati spesso dai Paesi dell’Est. Vedere Holden col passaporto russo mi lascia qualche dubbio. In Italia è diverso. Qui i passaporti non vengono rilaciati troppo facilmente. O ti scorre sangue italiano nelle vene o sei sposato con un’italiana. Siamo in regola, siamo italiani come tutti gli altri. Capiamo bene la regola della formazione, ma ci stanno togliendo un diritto acquisito, per difendere il quale, come ultima possibilità, potremmo anche adire le vie legali”. the fact We’re Italians An appeal by Dimitri Lauwers, spokesman of the passport bearers group asking not to be discriminated against in the new reform by Damiano Montanari Terror arrives by post, in a letter written by eighteen indignados who, faced with the threat of losing a right which had been acquired and consolidated over many years, got pen and paper in hand and sent to the FIP and to the Lega Basket a letter in which they ask to be shown respect. They are eighteen, but they represent the whole category of passport bearers, a sizable component of the Italian basketball movement for whom the wind of the new reform could sweep away status and work opportunities. Remedial hypotheses United on Facebook Amoroso, Becirovic, Binetti, Blizzard, Brucculeri, Casini, Cerella, Chiotti, Giovacchini, Fajardo, Lauwers, Mazzarino, Migliori, Nardi, Nicevic, Porta, Prato and Tavernari, including Stonerook who did not send his consent in time, but who fully supports the initiative. These are the signatories of the appeal asking for justice and respect for so many years of commitment and sacrifices. Dimitri Lauwers, spokesman and one of the promoters of the initiative, says: “When the training criterion entered into force (on the 1st July 2006), we have lost the right to take part as Italians and we have been confined into the passport bearer Periodico bimestrale di notizie, informazioni e news dell’Associazione Giocatori Basket e del Fondo di Fine Carriera Organo Uff iciale del Fondo di Fine Rapporto Professionisti Pallacanestro VIA MEZZOFANTI N. 79 40137 BOLOGNA Tel. 051/623.80.82 Fax. 051/623.75.42 Cell. 348.4729169 [email protected] category, with consequences on the chances of finding work, as from the instant when the teams could line up two of us and then only one”. That is why there are persons who have taken in hand the reins of the problem. “We have asked ourselves what we could have done to improve the situation and, a few years later, we became a group on facebook, which is a tool we make use of to keep united together and to know how to go about safeguarding our rights”. The passport bearers already feel having been downtrodden. “We have been discriminated against – Lauwers explains – because the training rule has taken from us the right, which we have obtained, to be Italian citizens, by placing us in a category which does not please us. It is for this reason we have appealed to both the FIP and the Lega”. We have textually requested that “specific recognition is obtained for those players who have for some time now been present in Italy and who keep marching on in several Italian championships, certain and sure that they feel fully involved in actively contributing to the process of improving Italian basketball”. It is a problem which has also involved GIBA, which has started off a dialogue with the passport bearers. “We have spoken to chairman Cassì, who has shown understanding in our regard and who is working to find a solution to the matter. We do not want to be utilized by the Lega which, it seems to us, is using the passport bearers issue to attain some extra foreigner. We want guarantees and we are asking GIBA to safeguards the rights we have acquired. Our proposal is a remedial action which allows us to take part as trained players”. To the bitter end With respect to the rules and without any loopholes. “What really disgusts me – Lauwers actually confirms – are bought passports, often issued by eastern countries. Looking at Holden bearing a Russian passport leaves me perplexed. In Italy it’s different. Passports are not issued so easily here. You either have Italian blood in your veins or else you are married to an Italian girl. We’re in order, we’re Italians like all the rest. We understand well the training rule, but they are taking away from us an acquired right, which we may also have to defend, as a last resort, even by going to court”. Periodico bimestrale di notizie, informazioni e news del Fondo di Fine Rapporto Professionisti Pallacanestro Registrazione del Tribunale di Bologna n. 5323 in data 2/1/1986 Distribuzione gratuita Numero 14 febbraio/marzo 2012 Direttore Responsabile Maurizio Ragazzi Direttore Editoriale Damiano Montanari Collaboratori Gianluca Murgia 23 Progetto grafico e impaginazione Zonamista.it · Modena Fotografie Ciamillo&Castoria Stampa Grafiche Picmar s.r.l. via Bellini 6 40050 Villanova di Castenaso (BO) È solo la fine del primo tempo...