Le esequie di mons. Pianazza celebrata dal vescovo Antonio. Nell
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Le esequie di mons. Pianazza celebrata dal vescovo Antonio. Nell
Il sottosegretario alle Finanze Baretta: l’Italia come un germoglio di primavera, fragile ma con grandi opportunità da trasformare in risultati Una serata in preparazione alla festa del lavoro e dei lavoratori del 1° maggio parlando di economia e sviluppo con il sottosegretario del Ministero dell’Economia e delle Finanze, l’on. Pierpaolo Baretta. È quanto promosso, seguendo una tradizione ormai consolidata, dall’Ufficio diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro diretto da Sante Mussetola. L’appuntamento è stato nella serata di venerdì 29 aprile presso il salone dei Quadri del Palazzo comunale di Cremona. L’evento, che ha visto la presenza del vescovo Antonio Napolioni, si è aperto con il saluto del sindaco di Cremona, Gianluca Galimberti. Moderatore dell’incontro il prof. Fabio Antoldi, docente presso il dipartimento di Scienze economiche e sociali della sede cremonese dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che ha introdotto i lavori spiegando il senso della serata, pensata come occasione di approfondimento e confronto sui temi del lavoro in uno scenario ancora fortemente segnato dalla crisi, pur in presenza di alcuni piccoli segnali di crescita. Un panorama in cui i solidi paradigmi del passato sono andati in frantumi e nel quale il problema lavorativo risulta ancora fortemente preoccupante, come ricorda anche il messaggio della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace della CEI in occasione della Giornata del 1° maggio 2016, dal titolo “Il lavoro: libertà e dignità dell’uomo in tempo di crisi economica e sociale”. Si è quindi entrati subito nel cuore della serata – dal titolo “Economia, sviluppo e lavoro. Strategia di insieme oltre la crisi” – lasciando la parola all’on. Baretta, che ha voluto anzitutto ricordare come Cremona sia una «terra di grandi tradizioni sociali e anche di sindacalisti»: «Siamo tutti debitori – ha affermato – della cultura sociale che è emersa da queste terre, anche con illustri personaggi che hanno segnato la nostra formazione culturale». L’attenzione è andata quindi alla crisi economica, ancora palpabile, con lo sguardo rivolto in particolare al tema delle disuguaglianza. Il giudizio del sottosegretario Baretta sulla globalizzazione non è stato del tutto negativo: essa, infatti, ha portato al “tavolo” milioni di persone prima del tutto lontane, insieme a domande del tutto nuove. Certo se pare essersi ridotta la povertà assoluta, sembrano invece essere cresciute le distanze tra ricchi e poveri. È cambiato il modo di vivere, con la popolazione che dalle zone rurali si è trasferita nei nuclei urbani (con una presenza attuale al 70%). Il quadro è quello di più servizi, ma meno risorse, con le stime per i prossimi 5 anni che preannunciano che 1 milione di persone in più vivrà in favelas. Parola d’ordine «sviluppo», che secondo Baretta dipenderà da una diversa capacità di redistribuzione e dalla riduzione delle disuguaglianze). Ed è qui che entra in gioco la questione sociale. Il sottosegretario del Ministero dell’Economia e delle Finanze ha quindi analizzato i due attuali modelli di economia: quello di tipo quantitativo, che ritiene che la ridistribuzione possa avvenire automaticamente più c’è crescita, e quello di segno opposto, che richiama la necessità di un’azione qualitativa. In questo senso Baretta ha posto all’attenzione su un binomio per un certo senso provocatorio e paradossale, come egli stesso ha affermato: solidarietà e convenienza. Solo unendo questi fattori ci sarebbe il punto di incontro tra le due tendenze economiche. L’esempio pratico ha guardato al problema dell’immigrazione: la solidarietà verso i Paesi stranieri – semplificando molto – offrirebbe all’Occidente la convenienza di non dover affrontare a casa propria un ingente afflusso di persone in cerca di una vita migliore. Il sottosegretario all’Economia ha indicato quindi alcune strade concrete: una rilettura degli attuali parametri di ridistribuzione in cui il Pil non può essere l’unico criterio di definizione, il problema delle Istituzioni internazionali, il ripensamento dell’idea di impresa, la distinzione tra benessere e spreco e il ripensamento del welfare. «L’Italia è in bilico – ha affermato, cercando di fotografare la situazione del Paese –. Da un lato ha alle spalle una pesante crisi e grandi ritardi; dall’altra è piena di opportunità che deve saper trasformare in risultati. Come i germogli di primavera: veri, ma fragili». Necessario dunque un investimento fatto insieme. Con tre questioni prioritarie: il rafforzamento e la difesa dell’industria (guardando in particolare all’eccellenza del Made in Italy), il turismo e cultura («bel tempo e monumenti») e la logistica, con ponti e strade per fare del Paese una piattaforma di sviluppo. Altra questione di primaria importanza il welfare, che deve superare l’idea di risposte uguali per tutti. «Lo Stato da solo non è in grado di dare una risposta a questa richiesta di welfare», ha detto Baretta ricordando l’importanza del privato sociale. In conclusione il sottosegretario non ha tralasciato neppure di evidenziare l’impegno del Governo su questi fronti: dalla manovra economica con gli incentivi per le famiglie all’ammortamento del 140% per l’acquisto di beni delle imprese e la riduzione dell’Irap, dalla riduzione del cuneo fiscale agli incentivi per le nuove assunzioni, senza tralasciare gli interventi per favorire welfare aziendale e il sostegno al reddito. Lo sguardo al futuro è dunque con una certa fiducia. «È una situazione di passaggio, difficile ma stimolante – ha concluso l’on. Baretta – in cui le carte sono giocabili. Usiamole bene!». Ha quindi fatto seguito il dibattito. Tra le prime richieste di approfondimento da parte dei presenti il tema della ricerca, quello degli sprechi con un collegamento anche all’evasione fiscale e alla corruzione e il rapporto con l’Europa. Il confronto è proseguito approfondendo la questione della solidarietà, anche in rapporto alla questione dei migranti, e la problematica della disuguaglianza nel rapporto politica- economia-finanza. E ancora cercando di individuare risposte mirate per una risposta del welfare specifica per i diversi settori e il tema del riposo dei lavoratori e della festa. Da ultimo ha preso la parola anche il vescovo Napolioni che, facendo riferimento al sottotitolo del convegno “Strategia di insieme oltre la crisi” ha rivolto lo sguardo al tessuto ecclesiale in una lettura globale del territorio. L’incontro con il sottosegretario Baretta è stato promosso dell’Ufficio diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro con il patrocinio e la collaborazione del Comune di Cremona e con l’adesione delle Acli cremonesi e delle sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil. La riflessione proseguirà con due successivi incontri. Il 10 giugno il prof. Dino Rinoldi, dell’Università Cattolica, aiuterà a riflettere su “Partecipazione, rappresentanza e governabilità in Europa. Come si sviluppa il processo democratico di governo nell’esperienza in Europea”. Terzo e ultimo appuntamento il 2 settembre guardando alla riforma costituzionale insieme al sottosegretario alle Riforme Luciano Pizzetti e al costituzionalista Paolo Sabbioni, docente alla Cattolica, con un “Report sulle riforme del processo democratico in Italia tra rappresentanza, partecipazione e governabilità”. I prossimi incontri sono in agenda alle ore 21, sempre presso il salone dei Quadri di Palazzo comunale. Photogallery dell’incontro Il messaggio della CEI per il 1° maggio Deceduto don Luciano Sottili, parroco emerito di San Sebastiano. Lunedì alle 9 le esequie Nella serata di venerdì 29 aprile, presso la casa di riposo “Giovanni e Luciana Arvedi” di via Massarotti a Cremona, è spirato don Luciano Sottili, classe 1933, parroco emerito della comunità dei Santi Fabiano e Sebastiano in Cremona. La camera ardente è allestita nella stessa casa di riposo: qui, domenica 1° maggio, alle ore 17, la comunità di San Sebastiano, guidata da don Massimo Calvi, si ritroverà per la recita del Santo Rosario. Le esequie, presiedute dal vescovo Antonio Napolioni, saranno celebrate in San Sebastiano lunedì 2 maggio, alle ore 9. Successivamente la salma sarà trasportata nel cimitero di Grumello Cremonese per la tumulazione. Don Luciano Sottili era nato a Piadena il 22 luglio 1933 ed era stato ordinato sacerdote da mons. Bolognini il 28 giugno 1958, insieme ad altri sei confratelli. La sua prima Messa la celebrò nella parrocchia cittadina di Sant’Abbondio. Per un anno, dal 1958 al 1959, fu vicario nella parrocchia di Sant’Agata a Villastrada (frazione di Dosolo), poi fu trasferito sempre come vicario a Pizzighettone San Bassiano (1960-1968). Dal 1968 al 1981 fu parroco a San Martino del Lago, quindi la promozione a Grumello Cremonese (1981-2000). Nell’anno del grande giubileo mons. Nicolini lo volle guida della popolosa parrocchia cittadina di Santi Fabiano e Sebastiano. Nel 2008 la rinuncia alla parrocchia per raggiunti limiti di età. Negli anni della pensione don Sottili si è occupato dalla gestione ordinaria della casa del clero “Villa Flaminia” in via Miradori e si è sempre reso disponibile per le confessioni in Cattedrale e la sostituzione dei sacerdoti nelle parrocchie. Da alcune settimane, a causa del peggioramento delle sue condizioni di salute, era ricoverato presso la casa di riposo di via Massarotti a Cremona. Persona umile e schietta, dal carattere gioviale e dalla battuta sempre pronta, don Luciano ha servito con generosità la Chiesa Cremonese. Pellegrinaggio della zona pastorale quinta al Santuario della Misericordia di Castelleone Venerdì 29 aprile la zona pastorale quinta della diocesi – composta da 19 comunità parrocchiali – ha compiuto un pellegrinaggio al Santuario della Misericordia di Castelleone, una delle quattro chiese individuate dal Vescovo per poter lucrare l’indulgenza dell’Anno Santo. Un evento che ha aperto idealmente il mese di maggio – dedicato alla Vergine – e che ha permesso alle oltre 300 persone presenti di vivere il proprio Giubileo straordinario della misericordia. La liturgia, presieduta dal vicario zonale don Floriano Scolari e concelebrata da una decina di sacerdoti, ha avuto inizio sotto i portici del santuario. Dopo un canto mariano si è subito snodata la processione verso il grande portale della bella basilica costruita proprio sul luogo in cui Maria apparve a Domenica Zanenga l’11, 12, 13 e 14 maggio 1511. Lungo il percorso sono risuonate alcune invocazioni per ottenere da Dio il suo perdono e la sua misericordia. Dinanzi al portale è stato quindi letto un brano del Vangelo che ricorda che Cristo è l’unica porta che conduce a Dio e alla salvezza. Quindi, mentre dall’organo risuonavano le note del canto “il Signore è il mio pastore”, sacerdoti e fedeli sono entrati nel tempio sacro, accolti dallo sguardo materno della Vergine, la cui preziosa campeggiava sull’altare. statua, riccamente vestita, La celebrazione è poi proseguita con le confessioni. Intanto è stato recitato il Santo Rosario durante il quale si è pregato in modo particolare per il vescovo Antonio che in queste settimane è chiamato a compiere una difficile opera di discernimento per risidisegnare l’assetto della diocesi. Con l’aspersione con l’acqua benedetta è poi iniziata la Santa Messa presieduta da don Scolari. Al termine don Rinaldo Salerno, dal 2012 custode del Santuario, ha intrattenuto i fedeli offrendo alcune note storico-artistiche della chiesa e spiegando approfonditamente il messaggio che la Madonna consegnò a Domenica Zanenga. In modo particolare il sacerdote, con la sua consueta verve, ha rimarcato come i primi due inviti del messaggio siano comuni a tutte le apparizioni mariane – assidua preghiera e concreta penitenza -, mentre gli altri due siano peculiari del luogo: la valorizzazione della domenica, come giorno del Signore, e l’invito a costruire un Santuario dove contemplare e celebrare la misericordia proprio sul terreno in cui avveno il prodigioso incontro. Don Salerno ha poi spiegato che sono davvero pochi i santuari nel mondo dedicati proprio alla Misericordia e quanto sia amato dai castelleonesi e dai fedeli dei paesi limitrofi questo luogo, prova ne è che l’11 maggio prossimo una schiera innumerevole di persone parteciperà al pellegrinaggio nel primo giorno anniversario dell’apparizione. Un rito suggestivo che per la prima volta sarà presieduto dal vescovo Antonio. Photogallery foto Ernesto Severgnini Il 5 maggio alle 17.30 al Centro pastorale incontro con Christian Albini guardando alla prossima Giornata delle comunicazioni È il titolo del messaggio di Papa Francesco per la 50esima Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali – “Comunicazione e misericordia. Un incontro fecondo” – a fare da slogan alla presentazione cremonese dell’ultimo libro di Christian Albini, cremasco classe 1973, marito, padre, insegnante e teologo, coordinatore del Centro di Spiritualità della diocesi di Crema e collaboratore stabile del mensile Jesus. L’appuntamento è per il pomeriggio di giovedì 5 maggio (ore 17.30) presso la sala Mazzolari del Centro pastorale diocesano di Cremona. La presentazione di libro “Cerco parole buone su vita, amore e morte” (Paoline), moderata dal direttore del portale diocesano don Claudio Rasoli, sarà infatti occasione per una conversazione sul tema della Giornata mondiale delle comunicazioni che si celebrerà l’8 maggio. L’ultimo libro di Albini è una catechesi narrata e concreta, che si focalizza sulle domande essenziali, senza dare risposte dogmatiche, ma stimoli, sollecitazioni, provocazioni. Al centro di tutte le riflessioni e i testi dell’autore (volumi, riviste e siti internet, tra cui il suo blog Sperare per tutti), si trova il significato universale del Vangelo per l’esperienza umana e l’incontro tra persone, culture e fedi. Con Paoline Albini ha già pubblicato i volumi “Una pausa con Dio” (2007-2008) e “Benedire la vita” (2015). Nel suo nuovo libro, pagina dopo pagina, racconto dopo racconto, propone alcune strade da percorrere per riflettere sulle grandi questioni e sulle esperienze di vita, amore e morte: su quelle vissute in prima persona e quelle condivise da altri viaggiatori come noi, per farne tesoro. E per scoprire, magari, che non siamo soli; che qualcuno ci accompagna; che forse qualcuno, da qualche parte, ci attende. Quello dell’autore è un libro di domande, più che di risposte. Un libro di storie, di narrazioni, dedicato ai tanti cercatori di senso, a chi si interroga sulle grandi questioni: la vita, l’amore, la morte, il male, la sofferenza, la libertà, Dio, la creazione del mondo, l’aldilà. Le vie suggerite, le parole che risuonano nel testo, sono tratte dalla letteratura, dalla poesia, dai miti delle religioni, con un’attenzione speciale alla grande via della Bibbia. Non sono risposte, dunque, ma stimoli per chi si apre alla fede o vuole approfondirla; per chi il suo cammino lo vive solo o in un gruppo; per chi pensa alla fede come a un laboratorio sempre attivo. Scrive l’autore: “C’è una tentazione che è caratteristica di parecchie persone religiose e non ha niente a che fare con il sesso o con i soldi. È la tentazione della buona risposta, il bisogno, apparentemente irrefrenabile, di dare subito a tutti la risposta corretta, di dimostrare di non avere incertezze, di dover arrivare per forza ai dogmi e al catechismo. Le persone, però, non hanno bisogno di ricevere delle risposte, ma di trovare delle risposte. Il problema, perciò, non è persuadere o convincere, ma aiutare a fare una scoperta, che è sempre un atto libero e molto intimo”. Nuova esperienza africana per il cremonese Paolo Carini, che dall’inizio di marzo si trova in Congo Nuova esperienza missionaria per il cremonese Paolo Carini, della parrocchia S. Maria Annunciata al Boschetto. Dall’inizio di marzo si trova in Congo, nella città di Mbuji Mayi, capoluogo della provincia del Kasai orientale. Per i prossimi tre anni seguirà un progetto di ristrutturazione e rilancio dell’ospedale St. Jean Baptiste di Kansele. Il suo compito, in particolare, è quello di approntare un sistema di contabilità corretto e autosostenibile. La nuova avventura africana di Carini si è realizzata attraverso un progetto, finanziato dalla Conferenza episcopale italiana, e coordinato da Ascom, un’associazione di Legnago che da 35 anni lavora in Africa e con la quale Carini aveva collaborato in passato, nei 13 anni di servizio in Burundi, tra il 1996 e il 2011. Mbuji Mayi è la quarta città del Congo come numero di abitanti, più di 2 milioni e mezzo, ed è conosciuta soprattutto perché costruita attorno a una miniera di diamanti. I problemi dell’ospedale sono ingenti, come spiega lo stesso Carini nella prima lettera inviata dal Congo e pubblicata sul minisito dell’Ufficio missionario diocesano. « Il problema di fondo è economico – precisa il laico cremonese –. Il fondo di sostentamento dello Stato, 10 milioni di franchi al mese, è solo teorico perché da anni non arriva alcun contributo. L’ospedale vive sulle consultazioni, gli esami, i ricoveri. Sono entrate che dovrebbero compensare le spese di gestioni, tra le quali gli stipendi sono una voce importante, ma non l’unica. Due anni fa il ministero ha alzato bandiera bianca e ha chiesto alla diocesi se poteva occuparsi della gestione ospedaliera. Si è tenuto per sé la medicina preventiva e i programmi di cura per HIVpositivi e tubercolotici che sono ben finanziati da organismi internazionali. Tra il personale curante c’è chi riceve ancora uno stipendio statale, al quale si aggiunge un premio. Ci sono 8 medici, dei quali 3 a tempo parziale, ma nessuno supera i 150 dollari al mese». E proprio la questioni stipendi sembra essere il problema più urgente. «Il 26 aprile abbiamo controllato i soldi nella cassa dell’ospedale. Ci sono poco più di 900 mila franchi congolesi, l’equivalente di 950 dollari. Entro 4 giorni si dovrebbero pagare gli stipendi degli 87 dipendenti che ammontano a circa 3 milioni e 800 mila franchi. Non c’è alcun conto bancario sul quale fare affidamento. Come si farà? L’ipotesi più probabile è quella di un anticipo. Ma un conto è dare la metà dello stipendio, un altro è darne un quarto». Il contesto certo non aiuta. «Ci si lava con un secchio – racconta ancora Carini – si cucina con il carbone, fa un gran caldo e si ha a disposizione un’ora di corrente elettrica al giorno. Non c’è un frigo per cui è necessario consumare in giornata quello che si prepara. (…) Personalmente, ho ripreso la decennale guerra con le pulci da materasso e altri insetti non identificati, ma sono strategicamente in vantaggio grazie ad una polvere magica acquistata al mercatino ed in ogni caso, dormo più che a Cremona. E se i sogni sono sempre strani, mi addormento senza grandi preoccupazioni per l’indomani. Di solito, in Africa, quello che non fai un giorno puoi farlo il giorno dopo. O almeno entro i 4 giorni seguenti». Il testo integrale delle lettera di Paolo Carini pubblicata sul minisito dell’Ufficio missionario diocesano Sabato al Centro pastorale l'assemblea elettiva del CSI C’è attesa tra gli sportivi cremonesi per l’assemblea del Comitato territoriale del C.S.I. in programma nel pomeriggio di sabato 30 aprile (ore 15) presso il salone Bonomelli del Centro pastorale diocesano. Durante l’assise, infatti, le 106 società sportive affiliate saranno chiamate a eleggere il nuovo presidente provinciale che, succedendo a Daniele Zanoni, sarà chiamato a guidare il Comitato cremonese per i prossimi quattro anni. Sarà questa una occasione importante di incontro per tutti i rappresentanti delle società sportive che fanno del CSI una realtà importante e significativa sul territorio. Sarà anche l’occasione per conoscere il nuovo vescovo du Cremona, mons. Antonio Napolioni, che porterà il proprio saluto incontrando per la prima volta l’Associazione. A caratterizzare il pomeriggio, oltre al momento elettivo, sarà il bilancio del presidente uscente, l’approvazione del bilancio consuntivo 2015 e la consegna del massimo riconoscimento associativo: il Discobolo al merito CSI. Sarà consegnato alla società sportiva Sabbionese e al tesserato Giorgio Milanesi, presidente della Società Sportiva Scoiattoli. L’Assemblea è aperta a tutti i tesserati CSI (più di 6mila), ma partecipano con diritto di voto i presidenti delle 106 società sportive affiliate (che potranno essere rappresentate, in assenza del presidente, dal vicepresidente o un componente del Consiglio direttivo). Le elezioni riguarderanno i revisori dei conti, il Consiglio e il presidente. Ruolo che, con ogni probabilità, sarà affidato a Claudio Ardigò, unico candidato alla presidenza. Consigliere provinciale dall’annata uscente (già vicepresidente provinciale sportiva 2012/13), è responsabile della Commissione Atletica Leggera e dirigente della società sportiva Costissima di Costa S. Abramo da 31 anni, 24 dei quali nel ruolo di presidente. Scopri tutti i candidati A Casalmaggiore l'incontro del vescovo Antonio con i giovani del “Faro” Il “Faro”, il gruppo di giovani e non solo dell’oratorio Santo Stefano di Casalmaggiore, è abituato ad incontri inusuali. Anche l’ultimo non si può dire sia stato da meno. Più di una trentina di giovani, giovanissimi e seniores la sera di mercoledì 27 aprile si sono dati appuntamento in pizzeria: ospite il vescovo Antionio Napolioni. Alla serata hanno preso parte anche il parroco di Casalamaggiore, don Cesare Nisoli, e il vicario don Marco Notarangelo, che ha fatto gli onori di casa, oltre al segretario episcopale don Flavio Meani. Un incontro proseguito nell’auditorium parrocchiale, meno affollato e più consono per ascoltare il Vescovo. «La parola è la linfa vitale del tralcio, Gesù, e noi, che, secondo la parabola evangelica, siamo suoi tralci» è stato l’attacco alla meditazione. E ancora: «Il giovane sa di diventare adulto dopo che sono stati percorsi i segni dell’opera che Dio ha iniziato: scuola, indipendenza e lavoro (o ricerca del medesimo), affettività e fecondità». Mons. Napolioni, stuzzicato dalla domanda del «come», ha chiuso l’incontro con l’invito a un criterio: il metodo, ossia la domanda basale del «chi sono io e cosa voglio dalla mia vita». Senza questa partenza anche la ricerca del significato del lavoro nella vita (il tema di quest’anno per il Faro) diventa un vagare cieco che spesso sfocia nel nulla di fatto, con la delusione più profonda, la perdita di stima in se stessi e con la scomparsa della speranza, la luce che illumina il cammino della vita di un cristiano. Una bella serata, che ha visto i giovani entusiasti, anche grazie al primo incontro personale con il nuovo Vescovo, che ha svelato con simpatia il suo approccio franco. Gli incontri del “Faro” continueranno nelle prossime settimane con alcune testimonianze di persone impegnate nel lavoro e visite a realtà imprenditoriali o del sociale lavorativo. Photogallery della serata Mercoledì 4 maggio il Vescovo a Calcio per la festa di san Gottardo L’inizio di maggio per la comunità parrocchiale di Calcio segna come sempre non solo l’apertura del mese mariano. La cittadina bergamasca, infatti, festeggia i propri patroni: san Gottardo e san Vittore. In questa circostanza nel pomeriggio di mercoledì 4 maggio sarà a Calcio il vescovo Antonio Napolioni che presiederà la solenne Eucaristia e la processione per le vie del paese. I festeggiamenti patronali avranno inizio domenica 1° maggio con il Triduo del compatrono san Gottardo, la cui solennità ricorrerà mercoledì 4 maggio. In questa giornate le Messe seguiranno l’orario festivo, ma l’appuntamento più atteso sarà certamente alle 18 quando nella chiesa parrocchiale a presiedere l’Eucaristia sarà il nuovo vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni. Sarà proprio il Presule a presiedere la processione con la statua e la reliquia del Santo. Partendo dalla chiesa parrocchiale i fedeli percorreranno via Papa Giovanni, via S. Fermo, viale Aldo Moro e via Matteotti, dove è prevista una sosta alla casa di riposo. La processione riprenderà quindi ancora attraversando viale Moro e peoseguendo per via Schieppati e via Papa Giovanni, facendo quindi rientro in chiesa. A chiudera la giornata di festa il rinfresco in oratorio, che per gli abitanti di Calcio sarà anche l’occasione per poter conoscere più da vicino il vescovo Antonio. Già giovedì 5 maggio, quindi, prenderà avvio il Triduo del patrono S. Vittore, la cui solennità sarà celebrata domenica 8 maggio. Nel pomeriggio, alle 18, avrà luogo la solenne celebrazione eucaristica presieduta da don Vittore Bariselli, attuale vicario di Castelleone originario proprio di Calcio. Anche in questo caso non mancherà la processione per le vie del paese, portando la statua e la reliquia del Santo patrono. Questo il percorso: via Papa Giovanni, via Covo, via G. Oldofredi, via E. Oldofredi, via Covo, via Avis Aido, via Covo e via Papa Giovanni con il rientro quindi in chiesa. In occasione delle due processioni tutti gli abitanti di Calcio sono inviatati ad addobbare con fiori, nastri, lumini e oggetti sacri i luoghi percorsi, in segno di festa e devozione. Non è chiaro quando a Calcio si diffuse la venerazione per il santo vescovo bavarese. I documenti del XVII-XVIII secolo affermano che era tradizione antichissima festeggiare il 4 maggio san Gottardo. In realtà ci si limitava alla celebrazione di una Messa solenne presso la chiesa di San Fermo (che sorge nei pressi del cimitero), dove era conservata la statua lignea (la stessa di oggi). Fu solamente nei primi anni del 1900 che la devozione per il Santo ebbe uno sviluppo notevole, tanto da superare quella verso il patrono e titolare della parrocchia (san Vittore martire, festeggiato l’8 maggio). Da circa un secolo e più, è sicuramente la data più cara al popolo calcese. Le persone di una certa età hanno ancora un buon ricordo, di quanti non solo di Calcio, ma anche dai paesi limitrofi, partecipavano un tempo ai riti in onore del Santo, soprattutto alla processione per le vie del Paese. Agiografia del copratrono san Gottardo Gottardo di Hildesheim, (Reichersdorf, 960 – Hildesheim, 4 maggio 1038), fu un vescovo benedettino della diocesi di Hildesheim. È venerato soprattutto nella regione alpina, dove si è dato il suo nome ad uno dei valichi più importanti. Gottardo nacque nel 960 a Reichersdorf presso Niederaltaich, cittadina della diocesi di Passavia, nella Baviera meridionale al confine tra Germania e Austria. A Niederalteich era già presente un monastero, dove il padre Ratmundo era vassallo del capitolo di San Maurizio di Niederaltaich. Nella scuola capitolare di questo convento ricevette un’istruzione umanistica e teologica sotto la guida di Uodalgiso. Dopo aver viaggiato molto in Austria nella regione alpina e in Italia, terminò i suoi studi superiori presso la scuola del duomo di Passavia sotto il famoso maestro Liutfrido. Entrò quindi nel capitolo di Niederaltaich come preposito. Quando il duca Enrico II il Litigioso decise di trasformare il capitolo in un convento benedettino, Gottardo rimase come novizio per farsi poi monaco benedettino nel 990 sotto l’abate Ercanberto di Svevia. Fu ordinato sacerdote nel 993. Divenne successivamente priore e rettore della scuola monastica, portando questa a livelli più alti. Nel 996 fu eletto abate del monastero orientandolo verso gli ideali di Cluny. In seguito il futuro imperatore Enrico II gli affidò il delicato compito di abate dell’abbazia di Tegernsee (1001-1002) e poi di quello di Hersfeld (1005), dove impresse alla vita monastica un forte rinnovamento, lavorando con molta determinazione per convincere le comunità ad accettare le riforme improntate all’ideale monastico di Cluny. Nel 1013 ritornò a Niederaltaich, dove intraprese una grande attività di edificazione: oltre trenta sono le chiese che furono costruite, sotto la sua direzione. Questo gli valse la fama di uno dei più grandi architetti oltre che pedagoghi della Baviera del suo tempo. L’arcivescovo Aribo di Magonza lo consacrò vescovo di Hildesheim, alla morte di Bernoardo. La sua nomina fu voluta dall’imperatore Enrico II. Come vescovo fu molto amato sia dai credenti laici del popolo che dal clero. Egli difese con fermezza la propria diocesi da soprusi e tentativi di usurpazione. Morì il 5 maggio 1038. Fu canonizzato da Papa Innocenzo II il 29 ottobre 1131. La Chiesa cattolica e protestante lo festeggiano il giorno della sua morte, il 5 maggio. In Italia, il nome tedesco Godard o Gotheard, fu tradotto con una delle solite interpretazioni o storpiature popolari alla malattia della “Gotta”, infatti il santo veniva invocato per alleviare i dolori di gotta e altre malattie artritiche e reumatiche. Il significato preciso del nome Gottardo deriva dal tedesco Goth=Dio; Hard=Il forte cioè: Il forte di Dio, colui che ha la protezione di Dio. L’intercessione di san Gottardo è invocata contro la febbre, le malattie dei fanciulli, le calamità temporali, ma soprattutto contro gli errori insegnamenti evangelici. e i vizi contrari agli Secondo gli storici, la devozione per san Gottardo in Italia settentrionale fu introdotta dai monaci cistercensi, che eressero il primo luogo di culto a lui dedicato verso la metà del XIII secolo. Norme amministrative: vademecum della F.O.Cr. per un'estate oratoriana sicura A poche settimane dall’inizio delle attività estive la Federazione Oratori, sul proprio sito internet, dedica ampio spazio ad alcuni aspetti che riguardano la gestione degli spazi oratoriani e l’ottemperanza di alcune norme importanti. «L’educazione alla legalità – si legge – passa anche e innanzitutto dalla gestione dei nostri ambienti e dallo stile trasparente dei nostri interventi educativi: siamo chiamati ad essere accoglienti e aperti nel rispetto delle scelte pastorali, ma anche delle normative». A tal proposito abbiamo chiesto un chiarimento a don Paolo Arienti, presidente F.O.Cr.. Innanzitutto perché servono alcune precisazioni? «La cosa è dettata dalla complessità della vita oratoriana e dal continuo modificarsi delle norme. È un fatto ed una responsabilità educativa occuparsi anche delle disposizioni igienico-sanitarie, di sicurezza e di rispetto ad esempio della privacy. Gli Oratori non sono spazi pubblici tout court, ma nella loro apertura al territorio e nel loro essere realtà comunitarie, intercettano esigenze e norme precise». Può farci alcuni esempi? «Abbiamo puntualizzato in alcuni “focus” questioni anche pratiche che riguardano lo stile educativo e la chiarezza dei rapporti con le famiglie e con il mondo dei minori. In fondo si tratta di un’attenzione continua, dal “patto educativo” alla modulistica… perché le norme non sono un mero ostacolo alla libertà e l’azione pastorale non può configurarsi “praeter legem”. Oggi è particolarmente urgente il capitolo della gestione dei “dati sensibili” e delle foto, soprattutto in caso di minori. Resta poi urgente la custodia e la messa a norma degli ambienti educativi, anche sul versante strutturale. Consigliamo a tutti i responsabili di leggere queste pagine sul sito www.focr.it e coglierne l’importanza». Avete predisposto qualche strumento pratico? «Ci siamo avvalsi della consulenza dell’Avvocatura della diocesi di Milano che svolge un prezioso ruolo di monitoraggio e sintesi anche per le diocesi della Lombardia. Nel pagine digitali sono linkati esempi di modulistica e documentazione utile, impostati per le principali attività “sensibili” degli Oratori, con particolare rilievo dato all’estate». Vai alla pagina della F.O.Cr. dedicata a questo tema Al Santuario di Caravaggio “Pellegrinaggio di Speranza” tra 12 sculture sacre Dodici sculture sacre in mostra negli spazi attorno alla basilica di S. Maria del Fonte, nel santuario di Caravaggio. È “Pellegrinaggio di Speranza”, l’esposizione che sino al 5 giugno di potrà ammirare nei piazzali esterni. La mostra è proposta dallo Studio di Scultura Scaramella di Front, nel Torinese: una intera famiglia di artisti che si occupa della realizzazione di opere scultoree in marmo e bronzo nel campo della scultura monumentale così come della ritrattistica modellata (attraverso la ricostruzione tridimensionale dal vivo o da fotografia) e dell’architettura da interno e da esterno. Il percorso espositivo è composto da 12 statue di dimensioni notevoli (fino a 4 metri). A partire dal Cristo Redentore, che con le braccia aperte sembra accogliere i pellegrini all’ingresso dei cancelli. Proseguendo in senso orario si trova la Madonna della Consolazione e San Giuseppe. Di fronte all’ingresso posteriore della Basilica, in coincidenza con il Crocifisso esterno, sono stati collocati il Cristo che porta la croce e Gesù flagellato, forse la raffigurazione con maggior impatto emotivo. Sul piazzale posteriore sono state collocate le statue della Madonna del Soccorso, San Francesco, che accoglie chi entra dai cancelli nel lato verso Misano, e San Michele arcangelo. Di fronte all’altare delle celebrazioni esterne si trova Santa Maria degli Angeli, la Madonna delle Grazie, la Madonna Nera con Bambino e la Madonna di Salette. Infine a un ingresso posteriore è stato posto il busto di papa Francesco. Tutte le opere sono copie in vetroresina di statue commissionate da parrocchie e vengono proposte come una sorta di pellegrinaggio artistico nei santuari italiani (precedentemente sono state collocate nel Santuario del Sacro Monte di Belmonte e nel Santuario di Oropa). Ogni opera possiede una spiegazione del significato e la destinazione della scultura originale, prodotta in marmo o bronzo. Photogallery