Algeria in fiamme per aumento prezzi

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Algeria in fiamme per aumento prezzi
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Algeria in fiamme per aumento prezzi
Inviato da Nena News
giovedì 06 gennaio 2011
Ultimo aggiornamento martedì 11 gennaio 2011
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Il governo algerino
diffonde messaggi rassicuranti e annuncia sviluppo economico e
persino la costruzione tra una dozzina di anni di una centrale
atomica. Ma nella capitale Algeri ieri sera sono esplosi nuovi
scontri tra giovani e polizia dopo le proteste contro l’impennata
dei prezzi dei principali beni di consumo insopportabile per la
maggioranza della popolazione. Già negli anni Ottanta l’Algeria fu
teatro di manifestazioni di massa contro il carovita che vennero
represse nel sangue dal regime.
Il Maghreb sta vivendo
tensioni forti e i giovani sono i protagonisti della lotta per il
lavoro e l’aumento dei salari. Dopo le manifestazioni delle scorse
settimane in Tunisia dei laureati senza lavoro, adesso anche
l’Algeria è teatro di raduni e proteste di giovani che potrebbero
allargarsi anche ad altri paesi arabi nordafricani.
La scorsa notte ad Algeri
i dimostranti hanno bloccato una delle principali arterie stradali
del quartiere di Bab el Oued e hanno accolto con una fitta sassaiola
l’arrivo dei reparti antisommossa della polizia. Gli scontri sono
andati avanti per ore ma non si sono registrati feriti, solo qualche
contuso. I prezzi di alcuni generi di base come zucchero e olio hanno
subito aumenti eccezionali che gran parte degli algerini ritengono
ingiustificati e penalizzanti per le famiglie a basso reddito, già
colpite dall’aumento della disoccupazione. Il ministro del
commercio Mustapha Benbada ha detto che gli aumenti sono dovuti alla
crisi economica internazionale e ai produttori e ai distributori che
pretendono margini di profitto «esagerati» ma il governo non ha
fatto nulla per bloccare le speculazioni lasciando la maggioranza
della popolazione senza alcuna tutela. Oggi si prevedono nuove
manifestazioni di protesta, non solo ad Algeri.
Il mese scorso si erano
avute violente dimostrazioni contro la crisi degli alloggi ad Algeri.
Nella capitale gli abitanti dei quartieri Laquiba e Palmeti si
riversarono in strada per rivendicare il diritto alla casa e le
proteste si allargarono anche al quartiere di Baraki, dove centinaia
di giovani tennero impegnata per diverse ore la polizia. I feriti
furono almeno 40. La rivolta esplose dopo anni di attesa di alloggi
in cambio di quelli precari che erano stati assegnati
provvisoriamente a molte famiglie nel quadro di una politica di
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ricollocamento lanciata dopo il terremoto del 2003. In Algeria si
contano oltre mezzo milione di alloggi precari e le autorità hanno
promosso un piano per l’assegnazione di case popolari alle famiglie
che attualmente vivono nelle bidonville a sud di Algeri. Il piano
quinquennale 2010-2014 prevede la costruzione di un milione di
appertamenti popolari ma nel frattempo migliaia di famiglie vivono in
condizioni di estremo degrado.
Ieri sono scesi in strada
anche centinaia di bambini nella banlieue di Algeri per protestare
contro le condizioni di vita nei loro quartieri. A manifestare a
Baraki sono stati più di 200 allievi di scuole elementari e medie. I
bambini hanno lasciato i banchi di scuola per gridare la loro rabbia
di fronte alle forze di polizia, ha riferito il quotidiano ‘El
Watan’. «Questa scuola è una bidonville. Rischiamo di prenderci
delle malattie ogni volta che ci mettiamo piede e, quando piove,
tutto l’edificio viene inondato. Non vogliamo più studiare in
mezzo alla melma», hanno gridato i baby-manifestanti. «Le autorità
di nuovo si sono distinte per il loro assenteismo, per non dire
menefreghismo», ha sottolineato ‘El Watan’ «ma non importa, i
bambini di Baraki sono riusciti a dimostrare che l’indignazione è
la principale forza a muovere i cittadini».
Intanto in Tunisia è
morto martedì notte in ospedale il giovane disoccupato Mohammed
al-Biuazizi, il cui tentativo di suicidio aveva scatenato lo scorso
17 dicembre la rivolta di Sidi Bouzid. Secondo quanto riferito dalla
tv araba al-Jazeera» il giovane è deceduto per le ustioni riportate
in buona parte del corpo dopo aver tentato di darsi fuoco, un gesto
di protesta contro le autorità tunisine che gli avevano sequestrato
la merce venduta abusivamente. Il giovane disoccupato aveva ricevuto
la scorsa settimana la visita in ospedale del presidente tunisino,
Zin el-Abidin Ben Ali, che dopo la rivolta di Sidi Bouzid (durante la
quale la polizia ha ucciso almeno due dimostranti) ha disposto un
rimpasto di governo e rimosso il governatore della provincia
tunisina. La rivolta di Sidi Bouzid si è estesa anche nelle altre
città del paese africano provocando per quasi due settimane continue
manifestazioni di giovani e scontri con la polizia a causa
dell’aumento della disoccupazione.
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