a 02 ISF RISCHI FISICI
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a 02 ISF RISCHI FISICI
Formazione dei Lavoratori sulla Sicurezza sul Lavoro Rischi Fisici Rumore Vibrazioni Radiazione ottiche artificiali Microclima Esposizione raggi UV Ai sensi dell’art.37 del D.Lgs. 81/08 Accordo Stato Regioni del 21.12.2011 Istituto Secondario Superiore Giovanni Falcone Via Aurelia, 297 17025 Loano (SV) tel. 019/677577 fax. 019/676923 [email protected] 1 Valori limite di esposizione D.Lgs 81/08 Valori limite di esposizione LEX,8h Valore limite di esposizione 87 dB(A) dB(A) Valori superiori di azione 85 dB(A) dB(A) Valori inferiori di azione 80 dB(A) dB(A) Ppeak riferiti a 20µ 20µPa 140 dB(C) dB(C) 200 Pa 137 dB(C) dB(C) 140 Pa 135 dB(C) dB(C) 112 Pa Valori limite di esposizione D.Lgs 81/08 Livello di azione: fa scattare determinate misure di tutela. Sostanze ototossiche occupazionali: Un sostanza (o più più in generale agente) è definita ototossica se un’ un’esposizione ad essa causa una riduzione della capacità capacità uditiva. La sostanza inalata o assorbita attraverso la pelle raggiunge parti parti sensibili per l’l’udito attraverso il flusso sanguigno. Solventi: Toluene,Xileni,Etilbenzene ,Stirene,Esano. oluene,Xileni,Etilbenzene,Stirene,Esano. Metalli: Piombo, Mercurio, Manganese. Asfissianti: Monossido di Carbonio, Acido Cianidrico Pesticidi: Paraquat, Paraquat, pesticidi Organofosforici. Organofosforici. 1. Il datore di lavoro, qualora i rischi derivanti dal rumore non possono essere evitati con le misure di prevenzione e protezione, fornisce i dispositivi di protezione individuali per l'udito conformi alle disposizioni contenute nel Titolo IV ed alle seguenti condizioni: Punto 1 b) Il Datore di Lavoro superati i valori di superiori di azione ≥ 85 dB(A) 137 dB(C) Fa tutto il possibile per assicurare che vengano indossati. i dispositivi di protezione individuale Vibrazioni trasmesse al Sistema manomano-braccio: Hand Transmitted Vibration HTV - HAV Vibrazioni trasmesse al Corpo intero: Whole Body Vibration WBV Effetti delle vibrazioni trasmesse al sistema MB Patologie di tipo: VASCOLARE: (fenomeno di Raynaud) Raynaud) NEUROLOGICO: (neuropatia periferica sensitiva) OSTEORTICOLARE: (lesioni croniche degeneranti a carico dei segmenti ossei) ossei) Disturbi e patologie del rachide lombare Disturbi e patologie del distretto cervicobrachiale Effetti sugli apparati cocleo-vestibolare gastroenterico,circolatorio,urogenitale Entrata in vigore aprile 2010 (art. 306 comma 3). Attività Attività interessate: Attività Attività interessate: - saldature ad arco o elettrodo - processi di indurimento resine - processi di stampa industriale - forni di fusione metalli - lavorazioni del vetro alle temperature di fusione - sorgenti laser in ambito sanitario Nell’ Nell’allegato XXXVII sono fissati i valori limite per - radiazioni ottiche non coerenti (IR e UV) - radiazioni laser. 22 DEFINIZIONI Radiazioni ottiche: radiazioni elettromagnetiche con lunghezza d’ d’onda tra 100 nme 1 mm Ultraviolette: tra 100 e 400 nm Visibili: tra 380 e 780 nm Infrarosse: tra 780 nme 1 mm Laser: dispositivo che produce o amplifica radiazioni ottiche Radiazione laser:radiazione ottica da laser Radiazione non coerente:radiazione ottica diversa dalla radiazione laser Valori limite di esposizione: limiti che garantiscono la protezione contro tutti gli effetti nocivi conosciuti. I valori limite sono riportati nell’allegato XXXVII, parte I (radiazioni incoerenti) e nell’allegato XXXVII, parte II (radiazioni laser) Irradianza(E): Irradianza(E):potenza (E):potenza radiante incidente su una superficie (W m-2) Esposizione radiante (H):integrale dell’irradianza(J irradianza(J (H):integrale nel tempo dell’ m-2) Radianza (L):potenza (L):potenza radiante per angolo solido per superficie (W mm-2 srsr-1) Livello:esposizione del lavoratore (combinazione di irradianza, irradianza, esposizione radiante e radianza) Illuminazione nei luoghi di lavoro L’illuminazione di un ambiente di lavoro deve essere tale da soddisfare esigenze umane fondamentali quali: - BUONA VISIBILITÀ: per svolgere correttamente una determinata attività, l’oggetto della visione deve essere percepito ed inequivocabilmente riconosciuto con facilità, velocità ed accuratezza; - COMFORT VISIVO: l’insieme dell’ambiente visivo deve soddisfare necessità di carattere fisiologico e psicologico; - SICUREZZA: le condizioni di illuminazione devono sempre consentire sicurezza e facilità di movimento ed un pronto e sicuro discernimento dei pericoli insiti nell’ambiente di lavoro. Caratteristiche della luce solare Lo spettro solare ha il suo massimo nel verde (~550 nm) Stabilità temporale Andamento diurno La notte è buio! Luce artificiale Le sorgenti di radiazione ottica di origine non naturale sono un’invenzione estremamente recente La lampadina è stata presentata nel 1879 da Thomas A. Edison ed aveva una durata di circa 45 ore In poco più di un secolo questo dispositivo si è evoluto dando origine a molte tipologie di sorgenti La rivelazione e la misura della radiazione Effetto fotoelettrico ottica è basata sui seguenti effetti fisici: Effetto termico Fotoconduttivita’ Le sorgenti artificiali Sorgenti a scarica Sorgenti ad incandescenza Filamenti A ciclo A vapori di Ad alogenuri in gas inerti di alogeni Hg ad A.P. metallici Bassa tensione Fluorescenti Bassissima A vapori di sodio tensione Tubolari Compatte Bassa Alta pressione pressione Caratteristiche delle lampade La potenza elettrica assorbita Il flusso luminoso Si tratta semplicemente dell’energia elettrica assorbita nell’unità del tempo e figura sulle lampade stesse espressa in Watt Rappresenta la quantità totale di spettro visibile emessa dalla lampada e si indica col la lettera greca Φ e la sua unità di misura è il lumen (lm). L’efficienza luminosa È il rapporto fra il flusso luminoso e la potenza assorbita Viene indicata con la lettera ε ed è espressa in lm/W Tipici valori di efficienza luminosa sono: lampade ad incandescenza fra 6 lm/W e 15 lm/W; lampade alogene fra 12 lm/W e 25 lm/W; lampade fluorescenti fra 40 lm/W e 90 lm/W; lampade ai vapori di mercurio fra 50 lm/W e 120 lm/W; lampade ai vapori di sodio fino a quasi 200 lm/W. Lampada LED circa 120 lm/W Caratteristiche delle lampade La resa del colore Si intende la capacità capacità di una sorgente di luce artificiale di rendere i colori di un oggetto illuminato il confronto è con quello che si sarebbe ottenuto illuminando il medesimo oggetto con luce solare. Il valore viene espresso quindi con una percentuale che può variare da 0 a 100. La temperatura di colore Si intende che la sorgente di luce artificiale con un certo valore di temperatura di colore produce una luce che approssima quella prodotta da un corpo nero avente la stessa temperatura assoluta. assoluta. Temperatura di colore da 5000 K o più più significa una tinta di luce solare, , sui 4000 K un bianco neutro e solare infine con 3300 K o meno significa un bianco caldo. caldo. L’efficienza luminosa di una lampada ad incandescenza è dunque molto bassa: Solo una frazione percentuale (2% -5%) della potenza assorbita viene riemessa sotto forma di radiazione ottica Quasi tutta la potenza assorbita è nell’ nell’infrarosso (radiazione termica) La resa cromatica è eccellente L’emissione di una spettro continuo, anche se spostato verso l’IR garantisce la presenza di tutte le componenti cromatiche La prestazione visiva La prestazione visiva Luminanza e contrasto di luminanza Colore e contrasto di colore Dimensioni, forma e aspetto delle superfici Posizione del dettaglio nel campo visivo Movimento degli oggetti e tempo di osservazione Durata della prestazione visiva Riferimento: UNI EN 12665:2004 La prestazione visiva c) Le caratteristiche dell’ambiente. L’illuminazione di un ambiente deve fornire condizioni ottimali per lo svolgimento del compito visivo richiesto, anche quando si distoglie lo sguardo dal compito o per riposo o per una variazione del compito. L’impressione visiva di un ambiente è influenzata dall’aspetto delle superfici degli oggetti visivi principali (compito visivo, arredi e persone al suo intorno), del suo interno (pareti, soffitti, pavimenti, arredi e macchine) e delle sorgenti di luce (finestre e apparecchi d’illuminazione) e dipende principalmente dai seguenti parametri: Riflessioni da sorgenti naturali Sbagliato: le finestre si riflettono nello schermo video. Sbagliato: finestra nel campo visivo, elevate differenze di intensità luminosa. Giusto: differenza equilibrata dell'intensità luminosa. Nella zona di riflessione dello schermo video non esistono superfici luminose Illuminazione artificiale: Requisiti prestazionali L’illuminazione artificiale è quella prodotta dall’insieme dei corpi illuminanti intenzionalmente introdotti per lo svolgimento dei compiti visivi richiesti in quel determinato luogo e per compensare la carenza o l’assenza di illuminazione naturale. La progettazione di un impianto di illuminazione deve perciò essere coerente con le caratteristiche dell’ambiente (dimensioni, forma, proprietà fotometriche delle superfici interne, presenza di luce diurna, ecc.), la sua funzione generale (commerciale, produttiva, sanitaria, ecc.) ed i compiti visivi degli utilizzatori. Illuminazione di emergenza Tutti i posti di lavoro, in caso di pericolo, devono poter essere evacuati rapidamente ed in piena sicurezza. Un esodo rapido e sicuro presuppone che siano presenti percorsi senza ostacoli e adeguati alla natura dell’attività, alle dimensioni dei luoghi, al numero di persone presenti ed alla loro tipologia (conoscenza dei luoghi, capacità di muoversi senza assistenza, ecc.) e che tali percorsi, unitamente ai potenziali pericoli ed ai presìdi di sicurezza e soccorso, siano sempre riconoscibili in modo certo ed immediato, anche in mancanza dell’illuminazione normale, per evitare pericoli per l’incolumità delle persone. Riferimento: UNI EN 1838: 2000 Illuminazione di sicurezza per l’esodo I requisiti minimi da soddisfare per un’adeguata l’illuminazione di sicurezza sono: a) Altezza di installazione degli apparecchi illuminanti e direzione della luce Un percorso per l’esodo deve avere un’altezza minima di 2 m e perciò, per rendere ben visibile l’intero spazio di mobilità, gli apparecchi illuminanti vanno posti a non meno di tale altezza e preferibilmente a parete poiché, se installati a soffitto o a ridosso del soffitto, può esserne ridotta rapidamente la visibilità dal fumo in caso di incendio. E’ opportuno che il flusso luminoso sia diretto dall’alto verso il piano di calpestio. Illuminazione di sicurezza per l’esodo Illuminazione di sicurezza per l’esodo c) Livello di illuminamento delle vie d’esodo La norma UNI EN 1838:2000 definisce valori minimi misurati al suolo (fino a 20 mm dal suolo) e calcolati senza considerare il contributo luminoso della luce riflessa, per : - vie d’esodo di larghezza fino a 2 m: l’illuminamento orizzontale al suolo lungo la linea centrale non deve essere minore di 1 lx, mentre nella fascia centrale di larghezza pari ad almeno la metà della via d’esodo, l’illuminamento deve essere non meno del 50% di quello presente lungo la linea centrale; - vie d’esodo di larghezza superiore a 2 m: devono essere considerate come un insieme di vie d’esodo di 2 m e per ciascuna di esse vanno adottati i valori minimi sopraindicati, oppure essere dotate di illuminazione antipanico. Illuminazione di sicurezza per l’esodo Illuminazione di sicurezza per l’esodo Illuminazione di sicurezza per l’esodo h) Autonomia di funzionamento Il tempo minimo di funzionamento dell’illuminazione di sicurezza deve essere di almeno 1 ora. Autonomie per tempi superiori sono previste da disposizioni di legge per particolari attività (es. 2 ore per le strutture sanitarie pubbliche e private). i) Tempo di intervento Entro 0,5 s dal momento in cui viene meno l’illuminazione ordinaria, l’illuminazione di sicurezza deve fornire il 50% dell’illuminamento richiesto ed entro 60 s l’illuminamento deve essere completo. Tempi di intervento inferiori sono previsti da disposizioni di legge per particolari attività (es. strutture sanitarie pubbliche e private, attività ricettive turistico-alberghiere, locali di intrattenimento e pubblico spettacolo, impianti sportivi). Cos’ è il microclima ? Per microclima si intende il complesso dei parametri climatici dell’ambiente nel quale un individuo vive o lavora Commento alla legislazione A differenza di quanto avviene per la valutazione di altri rischi fisici o chimici (es. il rischio rumore), non sono le condizioni ambientali in sè ad essere oggetto dell’analisi, bensì l’ambiente in relazione all’individuo che vi opera. Commento alla legislazione A differenza di quanto avviene per la valutazione di altri rischi fisici o chimici (es. il rischio rumore), la legge non contiene né la procedura per la valutazione del rischio, né l’indicazione del descrittore, né i valori limite. Tutta questa materia è pertanto delegata alla normativa tecnica Ambiente termico SI Moderabile NO E’ ragionevole porsi l’obiettivo del comfort ? Vincolato Stress Discomfort Caldo Freddo Ambienti termici moderabili Ambiente moderabile Sensazioni di fastidio o di disturbo (discomfort) generale e/o locale Interferenza con l’attività lavorativa Nessun vero rischio per la salute Interferenza con l’attività lavorativa Grosseto – 29 Maggio 2007 Valutazione del comfort Indici di comfort globale Indici di comfort locale Grosseto – 29 Maggio 2007 Quantificazione del discomfort Approccio soggettivo Benessere (comfort) microclimatico ⇔ Sensazione soggettiva dell’individuo esposto ⇓ Qualitativa (Caldo, freddo, umido, …..) Quantitativa (Scala termica da molto freddo = 0 a molto caldo = 100) Capacità descrittiva Capacità predittiva Quantificazione del discomfort Approccio oggettivo Benessere (comfort) microclimatico ⇔ Equilibrio energetico del corpo umano ⇓ Soluzione di una equazione che tiene conto della generazione di energia nell’organismo, e dello scambio di energia fra uomo e ambiente M – Metabolismo energetico W – Potenza meccanica CRES – Perdite nella respirazione per via convettiva ERES – Perdite nella respirazione per via evaporativa K – Potenza scambiata per conduzione C – Potenza scambiata per convezione R – Potenza scambiata per irraggiamento E – Potenza scambiata per evaporazione S – Squilibrio energetico (L’organismo guadagna energia se S > 0, cede energia se S < 0) S = M – W – CRES – ERES – K – C – R – E La condizione di benessere microclimatico coincide con la neutralità termica (Omeotermia) Matematicamente ciò implica che le condizioni ottimali risultano dalle soluzioni dell’equazione 0S = M – W – CRES – ERES – K – C – R – E L’equazione dell’equilibrio energetico contiene soltanto sei quantità Quattro parametri oggettivi (ambientali) Temperatura dell’aria ta Temperatura media radiante tr Pressione parziale del vapore acqueo (umidità) pa Velocità dell’aria va Due parametri soggettivi (individuali) Attività metabolica M Isolamento del vestiario Iclo Caldo Freddo discomfort – comfort – discomfort Ambienti non moderati Ambienti moderati Ambienti non moderati Indici di comfort locale Il giudizio complessivo su un ambiente deve tener conto non soltanto del comfort GLOBALE ma anche dei fattori di discomfort LOCALE Temperatura del pavimento Correnti d’aria Gradiente di Temperatura Asimmetrie radianti Conclusioni La vigente legislazione italiana sulla valutazione del rischio legato alla esposizione ad ambienti termici (D.Lgs. 81/08) consiste di una enunciazione dei principi di prevenzione e tutela del lavoratore, delegando ogni aspetto di tipo quantitativo ai vigenti standard tecnici nazionali ed internazionali. Rischio UV La “radiazione solare” stata inserita dalla IARC nel gruppo 1 di cancerogenesi (sufficiente evidenza di cancerogenicità per l’uomo) e pur costituendo un fattore di rischio per tutte le attività outdoor. Le neoplasie cutanee possono essere riconosciute quali malattie di origine professionale dall’Ente assicuratore solo in virtù della Sentenza della Corte Costituzionale n. 179/88. Tale sentenza ha dato la facoltà al lavoratore di accedere alla protezione assicurativa anche per le malattie professionali non comprese nelle tabelle, ma con l’onere della prova della causalità a carico del lavoratore stesso. Metodi a) MISURAZIONI: Dati di esposizione giornaliera (estate); b) STIMA: Basata su andamento annuo radiazione UV rilevata da osservatori metereologici (CNR LAMMA). UV – Indicatori di Rischio: MED La “Dose Minima per l’Eritema” (MED) viene impiegata per descrivere le potenzialità della radiazione UV nell’indurre la formazione dell’eritema e 1 MED viene definita come la dose di UV effettiva in grado di provocare un arrossamento percettibile della pelle umana non precedentemente esposta al sole. Comunque, poiché le persone non sono ugualmente sensibili alla radiazione UV a causa delle differenti capacità di autodifesa della pelle (pigmentazione), 1 MED varia fra le popolazioni europee in un intervallo compreso fra 200 e 500 ( J/m2). Pittogrammi standard OMS per la comunicazione UV Index alla popolazione. FOTOTIPO Fototipo 1 Capelli rossi o biondi. Pelle lattea, spesso con efelidi. Si scotta sempre. Non si abbronza mai. Fototipo 2 Capelli biondi o castano chiari. Pelle chiara. In genere si scotta. Si abbronza con difficoltà. Fototipo 3 Capelli castani. Pelle chiara con minimo colorito. Si scottano frequentemente. Abbronzatura chiara. Fototipo 4 Capelli bruni o castano scuri. Pelle olivastra. Si scottano raramente. Si abbronza con facilità. Fototipo 5 Capelli neri. Pelle olivastra. Non si scottano quasi mai. Abbronzatura facile e molto scura. Fototipo 6 Capelli neri. Pelle nera. Non si scottano mai. Fotoprotezione ambientale: 1. Usufruire sempre – ove possibile - di schermature con teli e con coperture. 2. Organizzare l’orario di lavoro 3. Per un buon prodotto antisolare può essere scelto sulla base dei seguenti criteri: - Scegliere prodotti antisolari che contengano sia filtri per gli UVA che per gli UVB. - Scegliere prodotti antisolari che abbiano un SPF di almeno 20. - il prodotto deve essere applicato circa mezz'ora prima dell'inizio dell'esposizione solare, il prodotto deve comunque essere riapplicato dopo alcune ore (2-3 ore) e va riapplicato tanto più precocemente quanto più si è sudato o ci si espone a soluzioni o sostanze in grado di asportare il prodotto dalla cute. Il prodotto deve essere applicato sulla pelle asciutta, altrimenti scivola via e non dà una buona protezione Fotoprotezione ambientale: 1. I cappelli "da legionario" sono ottimali. I berretti da baseball con visiera invece non forniscono protezione per le orecchie e per il collo che essendo aree particolarmente fotoesposte dovranno comunque essere protette dalla radiazione UV. 2. Umidità: un tessuto bagnato è meno efficace nel proteggere dagli ultravioletti rispetto ad un tessuto asciutto. 3. I tessuti scuri proteggono meglio rispetto a quelli chiari. 4. Le fibre per la loro struttura hanno una capacità di assorbire, e quindi non trasmettere, i raggi UV diversa tra loro. Le fibre acriliche proteggono molto meglio della seta e, quest’ultima, meglio del cotone. La lana fornisce una buona protezione, ma non è proponibile nei mesi estivi. Una buona combinazione è cotone/poliestere che è fresca e protegge bene. Meno protettiva la T-shirt di cotone che lascia passare fino al 30% della radiazione ultravioletta.