FAMIGLIA E LAVORO: UNA RELAZIONE

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FAMIGLIA E LAVORO: UNA RELAZIONE
FAMIGLIA E LAVORO: UNA RELAZIONE CONTROVERSA
Francesco Belletti
Negli ultimi anni si sono verificate radicali trasformazioni in ambito sia familiare1 che lavorativo2 in un
costante interagire di grande dinamicità e instabilità per entrambi i contesti.
Una prima, banale ma evidente osservazione sul rapporto tra famiglia e lavoro richiama alla inevitabile
competizione tra uso del tempo per il lavoro e uso del tempo per la famiglia; questo non significa che i valori siano
contrapposti, ma che esiste la necessità di una equilibrata combinazione tra queste due sfere dell’esistenza di una persona
e della famiglia. Da un certo punto di vista si potrebbe anche sottolineare che non si tratta solo di contrapporre
«tempo in casa-tempo fuori casa»; anche una casalinga, che dedica tutto il suo tempo a tenere la casa in ordine, anziché
a relazionarsi con figli e coniuge, sceglie un mix di «tempo lavoro-tempo famiglia » che potrebbe essere discutibile, e
spesso squilibrato nell’’uno o nell’altro versante, come eccesso di «cura della casa», oppure come «trascuratezza» di un
necessario «ordine». Non marginale, in questo specifico aspetto, il tema del «lavoro retribuito dentro la
famiglia per la famiglia», vale a dire la scelta di avvalersi di una collaborazione familiare retribuita (risorse
economiche necessarie, delega a questa figura di specifiche funzioni ecc.) e il tipo di rapporto che si instaura
con questa nuova presenza dentro la famiglia (regolarità del rapporto di lavoro, equità della remunerazione,
rispetto della dignità del prestatore d’opera ecc.).
In secondo luogo queste due sfere non sono totalmente impermeabili, ma devono (e di fatto possono,
nella normalità) trovare spazi di comunicazione, di interazione, nella vita della persona e della famiglia; così,
per esempio, il valore del lavoro può e deve essere sperimentato in famiglia, come un valore educativo forte, se chi
svolge una attività lavorativa riesce a inserirne la «valenza buona» anche «dentro» la famiglia, testimoniando
l’importanza di valori quali la responsabilità, la conoscenza, l’impegno, la fedeltà, il rispetto delle regole e delle
norme imposte dal contesto lavorativo e dall’oggetto su cui si lavora, la cura verso ciò che si produce ecc.
Così un bambino, anche piccolo, può amare il lavoro del padre o della madre, anche se li porta via
da lui, purché al rientro i genitori siano in grado di comunicargli il bello del lavoro, oltre che la fatica e la
necessità che lo segnano, e il ruolo che l’attività lavorativa svolge nella crescita individuale, della famiglia e
della società tutta.
Non è del resto corretta nemmeno la correlazione tra «lavoro come spazio non familiare» e
«famiglia come spazio del non lavoro», sia perché il lavoro cosiddetto esterno è valore della vita, che non
può non entrare nel «lessico familiare», nel vivo della vita familiare, sia soprattutto perché la vita stessa della
famiglia si costruisce grazie al «lavoro familiare» non retribuito svolto dai propri membri per la vita stessa
della famiglia (dal lavoro di cura al lavoro casalingo, fino alla gestione della famiglia come soggetto di
consumi, guadagni e risparmi), che costituisce una ricchezza mai contabilizzata nei dati sul reddito
nazionale, ma che è risorsa primaria essenziale nella vita quotidiana delle persone, capace di qualificare, nel
bene e nel male, la vita della famiglia e della società.
Tab. 7 Dieci strategie adattative «di successo» per la compatibilità famiglia-lavoro nelle famiglie a doppia carriera
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Non è possibile approfondire l’analisi di questi indicatori strutturali, né tantomeno evidenziarne le differenze territoriali, che pure segnano
in modo molto rilevante il nostro Paese. né sottolineare le peculiarità del contesto italiano nel confronto con altre nazioni europee. Si
rimanda, a tale scopo, al Settimo Rapporto CISF sulla famiglia in Italia, San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano) 2001; al contributo di P. Di
Nicola, La stratificazione sociale delle famiglie di fronte alle politiche sociali. nel Sesto Rapporto CISF sulla famiglia in Italia, San Paolo,
Cinisello Balsamo Milano) 1999; al contributo di E Belletti, Famiglie in situazione difficile o irregolare. Da una ridefinizione in termini
sociologici alla individuazione delle linee evolutive, in Aa.vv., Matrimoni in difficoltà: quale accoglienza e cura pastorale?, Ed. Cantagalli,
Siena 2000, pp. 113-141. Vedi anche l’allegato statistico di P. Donati (a cura di), Il costo dei figli. Quale welfare per le famiglie? Rapporto
famiglia CISF 2009, Franco Angeli, Milano 2010.
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Sono ormai consolidati dall’analisi economica alcuni punti fondamentali del «cambiamento del lavoro » nel contesto italiano, alcuni dei
quali aggravati dalla recente crisi finanziaria ed economica 2008-2009:
- si è interrotto quel circolo virtuoso che aveva in genere legato occupazione e sviluppo;
- si assiste al diffondersi di forme e modalità molto differenziate di lavoro;
- i percorsi lavorativi individuali sono sempre più caratterizzati da cambiamento rapido, bisogno di aggiornamento professionale
permanente, di flessibilità nelle abilità/competenze professionali, di disponibilità a frequenti cambiamenti di contesto e condizioni
lavorative;
- aumenta il pericolo della disoccupazione, che colpisce anche più componenti all’interno della famiglia.
Il lavoro femminile (per molti versi intrecciato con la vita familiare in modo più rilevante di quanto non sia quello maschile) è poi quello
che risente di più di queste trasformazioni, che tendono sempre più a rispondere alla logica di mercato e aziendale.
Anche per quel che riguarda la dimensione sociale del lavoro, le innovazioni tecnologiche e organizzative oggi in via di sviluppo, pur
potenzialmente molto utili per una «flessibilità a misura di famiglia», propongono anche alcune sfide di non facile soluzione alle imprese,
alle persone e alle famiglie, quali (ad esempio nel caso del telelavoro) il rischio dell’isolamento e della solitudine, o la possibile significativa
ridefinizione/invasione degli spazi abitativi e relazionali familiari, sempre nel caso del lavoro svolto nella propria abitazione (oltre alle più
generali problematiche di «tutela»dei diritti dei lavoratori).
1)
Attribuire valore alla famiglia
- dare tempi e «riti» che esplicitino il valore famiglia (pizza al venerdì, racconti ai figli prima di dormire...)
- anteporre la vita familiare alle scelte lavorative
2)
Ricercare una partnership reale tra moglie e marito
- ricercare una « ragionevole» equità nei carichi di lavoro e di cura
- decidere insieme, in modo «democratico»
- rispetto, stima, apprezzamento reciproci
3)
Riuscire a ricavare significato dal lavoro
- vivere il lavoro con significato e gusto (scegliere il lavoro «giusto»)
4)
Dare giusti limiti al lavoro
- limitare l’impegno professionale (anche «contrattando» con i datori di lavoro)
- separare nettamente lavoro e casa
5)
Essere concentrati e produttivi sul lavoro
- la garanzia della produttività/efficienza come condizione di «credito» sul lavoro
6)
Dare priorità al tempo libero/divertimento in famiglia
- darsi tempi specifici per il tempo libero, con attività« libere» valorizzare ironia e senso dell’umorismo
7)
Essere fieri di lavorare entrambi
- non farsi intrappolare dal senso di colpa, ma credere nel «possibile equilibrio» (di coppia) tra lavoro, cura della casa,
tempo libero, cura dei figli...
8)
Scegliere stili di vita semplici
- limitare le attività che «tolgono tempo alla famiglia», come TV, attività extracurriculari...
- controllare le spese per non essere «ossessionati» da uno stile di vita/di spese eccessivo
- avere aspettative alte ma realistiche (casa pulita ma non..., televisore buono ma non..., macchina bella ma non...)
- organizzare consapevolmente l’uso del tempo come famiglia (vestiti per la settimana per i figli...)
9)
Controllare direttamente e significativamente il corso della vita
- non lasciarsi condizionare/guidare dalle circostanze, ma governarle
- avere una chiara (e condivisa) scala di priorità (è il successo professionale il metro?)
- decidere insieme, attraverso processi interattivi (vedi punto 2), verificando cosi regolarità e priorità
- conservare una chiara idea di «dove si vuole andare» (progetto complessivo di vita e di famiglia)
10)
Attribuire valore al tempo
- dare il giusto valore al tempo (dato che lavori, metti a frutto il tempo che ti resta...)
- difendere, «proteggere» il tempo disponibile
- avere strategie condivise di coppia per gestire il tempo (es. pulizie nel week- end o in altri momenti...)
- «carpe diem » (valorizzare, vivere con attenzione il presente)
Traduzione e sintesi da: Airvv., Ten Adaptive Strategies for Family and Work Balance: Advice from Successfid Families, Journal of Maritai and
Family Therapy (October 2001) 445-458.
Altro elemento importante, nel riflettere sul rapporto tra famiglia e lavoro, è la constatazione che le scelte
economiche delle persone non sono elaborate su base individualistica, ma vengono decisivamente determinate o
addirittura condizionate (nel bene e nel male) dal contesto familiare entro cui esse vengono prese. Così, per
esempio, le scelte professionali e lavorative delle persone sono valutate e contrattate dentro la famiglia, come
nel caso dell’ingresso ritardato nel mondo del lavoro dei giovani, non solo per assenza di opportunità, ma
anche per l’attesa del posto giusto, oppure nella scelta, tra marito e moglie, del grado di impegno lavorativo di ciascuno, a
fronte dei carichi familiari (cura dei figli, della casa, di parenti in difficoltà ecc.).
Analogamente, le scelte di consumo sono fortemente condizionate dal contesto familiare (vacanze da single o con tre figli
piccoli, generi alimentari, casa, auto ecc.). In altre parole l’individuo, sia come lavoratore, sia come consumatore, si relaziona al
mercato (al sistema economico, al lavoro, al consumo) attraverso un «filtro familiare», in cui entrano in gioco i valori delle
persone e della famiglia, le risorse individuali e familiari, i progetti sul futuro e i vincoli del presente, e ogni altro elemento che
segna la vita di ogni nucleo familiare.
Sempre in continuità con il punto precedente, non si può non ricordare che esiste una relazione diretta tra qualità delle
relazioni e dei meccanismi decisionali della famiglia, scelte occupazionali dei singoli e benessere individuale e familiare. La
scelta di lavorare da parte di entrambi i coniugi (o da parte di uno solo dei due) può essere positiva se emerge da un
percorso condiviso, da una riflessione comune, ma può diventare fattore di frattura e rottura relazionale, se emerge da
scelte individualistiche, o da conflitti non ricomposti. È questo uno dei luoghi in cui sono più direttamente implicate
le scelte valoriali della famiglia, condivise e non; dare priorità al guadagno, al benessere economico, oppure alla qualità
relazionale, oppure alla capacità solidaristica e di apertura della famiglia modifica radicalmente le dinamiche familiari, le
scelte lavorative, la qualità complessiva della vita familiare (cfr. a questo riguardo la tabella 7 sulle strategie adattative di
successo per le famiglie «a doppia carriera », in cui cioè entrambi i genitori lavorano).
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