la verità del
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H I G H LI G H T S La verità del cinema Dal documentario ai film. Ma con lo stesso sguardo puntato sempre sulla verità, perché, per il regista Luca Guadagnino, al cinema è delegato il compito di aprire finestre su mondi diversi e, soprattutto, di mostrare quel qualcosa di apparentemente invisibile nelle nostre vite, quello su cui non ci soffermiamo mai, ma che, in realtà, costituisce forse la parte più profonda e più vera dell’esistenza. d i C i n z i a M a lv i n i foto Max&Douglas/Photomovie, Douglas Kirkland/LUZ A 14 ll’ultima Mostra del Cinema di Venezia, l’accoglienza riservata ad A Bigger Splash, l’ultimo lavoro di Luca Guadagnino e uno dei quattro film italiani in concorso, non si può dire sia stata proprio calorosa, a differenza della critica straniera che, invece, lo ha molto apprezzato. Luca Guadagnino, classe 1971, palermitano di nascita, cosmopolita e giramondo per passione e professione, regista e sceneggiatore tra i più interessanti della nuova generazione di un nostro cinema che piace molto, soprattutto all’estero, come si diceva. Liberamente ispirato al lungometraggio francese La Piscine diretto nel 1969 da Jacques Deray e al dipinto omonimo A Bigger Splash di David Hockney, la pellicola ha una sua forza speciale che non è soltanto quella della storia, un thriller ricco ed enigmatico interpretato da un super cast internazionale, e altrettanto trendy, capitanato da Tilda Swinton e Ralph Fiennes, oggi nei ruoli che furono di Romy Schneider e Alain Delon nel cult movie, 15 HIGHLIGHTS Trovo che il cinema di impegno civile sia un disastro, una tragedia, perché il cinema è cinema” certi film vengono guardati”, racconta il regista. “I fischi hanno fatto sì che la critica internazionale si chiedesse come mai i miei lavori siano così ‘divisori’, capaci di spezzare su due fronti giudizi e commenti, bianco o nero, sì o no. I film, a mio avviso, hanno il compito di aprire finestre su mondi diversi e di mostrare quel qualcosa di apparentemente invisibile nella realtà. Ma il concetto di cinema come verità non esiste più dagli anni Ottanta. Culturalmente e intellettualmente, l’Italia si è contratta, impoverita, in un certo senso ‘rinchiusa’. E il cinema è sempre un riflesso della nazione”. Legame con la moda Eppure, è anche nel Bel Paese che Guadagnino annovera una buona serie di estimatori di alta levatura. Come Giorgio Armani, da sempre animato da una grande passione per il cinema, spesso trasmigrata anche sulle passerelle. “Il mio rapporto con il mondo della moda è piuttosto intenso”, racconta Guadagnino, elegantissimo ed essenziale in completo scuro dalla linea sottile, PROTAGONISTI Da sinistra, tutti i protagonisti di A Bigger Splash, l’ultimo film di Luca Guadagnino: Matthias Schoenaerts, Tilda Swinton, Ralph Fiennes e Dakota Johnson. Un antipatico di talento Un set completamente diverso da quello di Io sono l’amore, la precedente pellicola scritta, diretta e prodotta da Guadagnino nel 2009 e interamente girata a Milano, nelle eleganti stanze in stile Art déco di Villa Necchi Campiglio, gioiello degli anni Trenta (oggi di proprietà del FAI, il Fondo 16 Ambiente Italiano) firmato dal celebre architetto Piero Portaluppi: magnolie fiorite in giardino e preziosi arredi all’interno per restituire fedelmente la memoria e l’atmosfera vivace e mondana dell’alta borghesia milanese del tempo. Un’estetica autentica e forte, amplificata a sua volta dal film che, per questo motivo, ha accostato Guadagnino alla ‘mano’ di Luchino Visconti. “Il cinema è fatto di storie, ma anche di luoghi”, racconta il regista palermitano, che ha cominciato la sua carriera proprio come documentarista. “Certi film non sarebbero quello che sono se non fossero stati girati lì dove l’autore li ha pensati o dove la realtà e la vita li hanno plasmati. Pantelleria è politicamente italiana ma geograficamente africana. Un luogo di contrasti, dissonanze, contraddizioni, drammaticamente naturale e dunque perfetto per ambientare e far esplodere lo scontro tra i protagonisti”. Perché attorno alla piscina di A Bigger Splash saltano tutti gli equilibri e si rimettono in discussione i rapporti, anche quelli più codificati. “Per girare il mio film sono parti- foto Max&Douglas/Photomovie, Photomovie molto sexy, della fine degli anni Sessanta. “La Piscine uscì nel momento in cui esplodeva in molti Paesi la Nouvelle Vague”, spiega Luca Guadagnino. “Il cambiamento decisivo di linguaggio e di stile fu sorprendente e antitetico a quel momento storico. Anche il tempo in cui viviamo è tuttavia un periodo interessante. Oltre a parlare di temi che mi attraggono, come il desiderio, la rinuncia o il rifiuto, il film ha anche un suo grande protagonista nel luogo: ieri la villa con piscina in Costa Azzurra, oggi il dammuso a Pantelleria, una terra che ha giocato la sua parte nel film, un pezzo di roccia nera e africana piantata nel cuore del Mediterraneo”. to proprio dal quadro di David Hockney - spiega Guadagnino - ovvero una iperrealista swimming pool californiana senza alcuna presenza umana. Solo un’increspatura di bianco sul blu dell’acqua indica che, forse, qualcuno si è tuffato. Hockney è stato anche un’icona della cultura cosmopolita e pop che negli anni Sessanta ha rimesso in discussione sessualità e giochi di potere. La piscina diviene così il pozzo del desiderio, il luogo dove le pulsioni annegano o, al contrario, affiorano. E alla fine, qualcuno scompare. Proprio come nel quadro”. Giunto sugli schermi italiani a fine novembre distribuito da Lucky Red, il film sembra voler dare ragione a Variety, la ‘bibbia’ americana del cinema, che a Venezia aveva bacchettato i giornalisti ‘locali’ colpevoli di qualche mugugno di troppo alla fine dell’anteprima. Un atteggiamento ritenuto ‘provinciale’ verso un regista certamente più amato e apprezzato all’estero - e snobbato in patria. Insomma, un antipatico di successo, ma anche di grande talento. “Che volete che dica? A volte mi delude il modo in cui 17 HIGHLIGHTS NOTE D I VITA 1971-1998 Luca Guadagnino nasce a Palermo nel 1971. Fino a 6 anni vive però in Etiopia, per poi tornare nella città siciliana. Si laurea in Lettere all’Università La Sapienza di Roma con una tesi di Storia e Critica del Cinema sul regista statunitense Jonathan Demme. Inizia a girare alcuni documentari. SUCCESSO IN SALA Il film Melissa P. del 2005, con protagonista l’attrice spagnola María Valverde Rodriguez, ispirato al romanzo 100 colpi di spazzola prima di andare a dormire di Melissa Panarello, ebbe un grande successo al botteghino. 1999 Fa il suo debutto alla regia con il lungometraggio The Protagonists, presentato al Festival di Venezia. 2002-2005 Dirige Mundo civilizado, presentato al Locarno Film Festival 2003 ed è di nuovo al Festival di Venezia con Cuoco contadino (2004), mentre Melissa P. (2005) riscuote ampi consensi al botteghino. 2009 TRA MODA E CINEMA Alcune scene tratte dal cortometraggio A Rose Reborn del 2014, nel quale Guadagnino ha unito tre grandi personalità del cinema e della moda: un regista leggendario come Chan-wook Park, il talentuoso stilista Stefano Pilati e la maison Ermenegildo Zegna. 18 2011 Presenta a Locarno il docu-film Inconscio italiano. In dicembre debutta come regista d’opera al Teatro Filarmonico di Verona con il Falstaff di Verdi. 2013 Realizza il documentario Bertolucci on Bertolucci, co-diretto con Walter Fasano, presentato a Venezia, al London Film Festival e alla Paris Cinemathèque. 2015 Con A Bigger Splash è alla 72ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, durante la quale il regista rivela che il suo prossimo lavoro sarà il remake del film Suspiria diretto da Dario Argento nel 1977. Guadagnino è stato più volte membro o presidente in giurie di importanti festival cinematografici in tutto il mondo. sieme, grazie alle nuove opportunità distributive del web, abbiamo declinato l’eleganza maschile con lo storytelling cinematografico”. Sodalizio artistico Glamour, celebrities e star system per Guadagnino sono elementi importanti ma non imperativi. Non così, però, quando si parla di Tilda Swinton, la poliedrica attrice inglese dal look aristocratico e pop, vera musa del regista, cui la unisce un lungo e proficuo sodalizio professionale. “Ci piace lo stesso cibo, amiamo lavorare insieme, ci rispettiamo e non ci annoiamo mai. È una cosa bellissima. L’ho incontrata a 22 anni e non ci siamo più separati: avere la fortuna di incrociare sulla tua strada una persona che ti corrisponde è una benedizione. Certo, a volte discutiamo e spesso non concordiamo su certi argomenti. Di solito accade perché Tilda preferisce stare sul terreno del ‘non enfatico’, che io, invece, amo. Entrambi sopportiamo poco anche la teatralità. Però, se a me ogni tanto piace virare sul melodrammatico, Tilda proprio non lo foto Photomovie, Max&Douglas/Photomovie come ci appare nel privé del quartier generale Armani poco prima dell’inizio della sfilata di prêtà-porter femminile per la prossima estate. “È proprio attraverso il segno di una silhouette, di un tessuto, di un volume che si può restituire sul grande schermo il senso profondo e l’identità psicologica di un personaggio o la sua appartenenza a una classe sociale. Al tempo stesso è la moda che osservando il cinema ne trae alimento e forza creativa, generando così nuove tendenze”, continua il regista. “Penso che il carattere e la personalità dei migliori designer siano per certi aspetti simili a quelli di molti registi: curiosi, privi di pregiudizi, con un radicato senso della forma, che sia quella di un abito o di una storia. Uno dei lavori che mi ha dato più soddisfazione è stato A Rose Reborn, il cortometraggio nel quale ho unito tre grandi personalità del cinema e della moda: un regista leggendario come Chan-wook Park, uno stilista di grande talento come Stefano Pilati e la maison Ermenegildo Zegna, un’azienda di moda italiana tra le più conosciute e apprezzate all’estero. In- Dirige, scrive e produce Io sono l’amore, presentato in varie rassegne cinematografiche (Venezia, Berlino, Sundance) con grande successo di critica e di pubblico. Nel 2010 il film è candidato ai Golden Globes e ai BAFTA quale ‘Miglior film straniero’, nonché all’Oscar per i ‘Migliori costumi’. 19 HIGHLIGHTS Se sei il tipo di regista che non sa cambiare idea fino a che il film non è finito, sei in una brutta situazione” sopporta. Anche se, alla fine, siamo entrambi appassionati dell’‘età dell’oro’ del cinema, quando la grande teatralità era radicata così tanto sullo schermo. Da quando la vidi in Caravaggio di Derek Jarman, nel 1986, ho sempre pensato che Tilda appartenesse di fatto alla stessa categoria di Greta Garbo. È bellissima e bravissima. Una vera femmina. Io sono l’amore è stato anche un tributo alla sua allure, incredibile e classica”. Portare un’attrice come lei a Pantelleria deve essere stato un po’ come portare Ingrid Bergman tra i pescatori delle Eolie per girare Stromboli. “Roberto Rossellini, soprattutto con Viaggio in Italia, è stato uno dei numi tutelari di A Bigger Splash”, spiega Guadagnino, che non ha perso a teatro The Ingrid Bergman Tribute, un biopic sulla vita dell’attrice svedese realizzato dalla figlia Isabella Rossellini insieme a Guido Torlonia e Ludovica Damiani. Un omaggio alla diva tre volte premio Oscar nel centenario della sua nascita affidato a un documen20 tario che lega, con una cura non priva di curiosità, lettere e filmati inediti dall’archivio privato di Ingrid Bergman a spezzoni di film e cronache dell’Istituto Luce. “Il documentario è sempre stato un mezzo straordinario per raccontare la verità. Proprio insieme all’Istituto Luce ho lavorato nel 2011 al docu-film Inconscio italiano sull’occupazione fascista in Etiopia, presentato in prima mondiale, fuori concorso, alla 64ª edizione del Festival del Film di Locarno. Ora, invece, sono concentrato sul remake di Suspiria di Dario Argento, uno dei miei film cult, che mi ha molto influenzato da ragazzo e che ancora oggi considero un capolavoro. Argento è un genio che non è mai stato sempre ben compreso”. Ogni riferimento è puramente casuale? “A me piace essere considerato ‘un outsider naturale’. Penso che sia anche dovuto al fatto che sono cresciuto in Etiopia e che mia madre è algerina. Ho anche il look da outsider, capelli e pelle scura, occhi marroni. Una specie di uomo nero o, se preferite, un Falstaff verdiano con un tocco rock”. foto Photomovie, Douglas Kirkland/LUZ, MARKA Anima da outsider SUL GRANDE SCHERMO A destra: una scena tratta dal docu-film del 2011 Inconscio italiano sull’occupazione fascista in Etiopia. Sotto: foto di gruppo per il cast di Io sono l’amore del 2009. In basso a sinistra: Michelle Hunziker nel film del 1999 The Protagonists, che segnò il debutto alla regia di Luca Guadagnino. 21