la verità del

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la verità del
H I G H LI G H T S
La verità del
cinema
Dal documentario ai film. Ma con lo stesso sguardo
puntato sempre sulla verità, perché, per il regista Luca
Guadagnino, al cinema è delegato il compito di aprire finestre
su mondi diversi e, soprattutto, di mostrare quel qualcosa
di apparentemente invisibile nelle nostre vite, quello su cui
non ci soffermiamo mai, ma che, in realtà, costituisce forse
la parte più profonda e più vera dell’esistenza.
d i C i n z i a M a lv i n i
foto Max&Douglas/Photomovie, Douglas Kirkland/LUZ
A
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ll’ultima Mostra del Cinema di
Venezia, l’accoglienza riservata
ad A Bigger Splash, l’ultimo lavoro
di Luca Guadagnino e uno dei
quattro film italiani in concorso,
non si può dire sia stata proprio
calorosa, a differenza della critica straniera che,
invece, lo ha molto apprezzato. Luca Guadagnino,
classe 1971, palermitano di nascita, cosmopolita
e giramondo per passione e professione, regista
e sceneggiatore tra i più interessanti della nuova
generazione di un nostro cinema che piace molto,
soprattutto all’estero, come si diceva. Liberamente
ispirato al lungometraggio francese La Piscine
diretto nel 1969 da Jacques Deray e al dipinto omonimo A Bigger Splash di David Hockney, la pellicola ha una sua forza speciale che non è soltanto
quella della storia, un thriller ricco ed enigmatico interpretato da un super cast internazionale,
e altrettanto trendy, capitanato da Tilda Swinton
e Ralph Fiennes, oggi nei ruoli che furono di Romy
Schneider e Alain Delon nel cult movie,
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HIGHLIGHTS
Trovo che il cinema
di impegno civile sia un
disastro, una tragedia,
perché il cinema è cinema”
certi film vengono guardati”, racconta il regista.
“I fischi hanno fatto sì che la critica internazionale si chiedesse come mai i miei lavori siano così ‘divisori’, capaci di spezzare su due fronti giudizi e commenti, bianco o nero, sì o no. I film, a
mio avviso, hanno il compito di aprire finestre su
mondi diversi e di mostrare quel qualcosa di
apparentemente invisibile nella realtà. Ma il concetto di cinema come verità non esiste più dagli
anni Ottanta. Culturalmente e intellettualmente,
l’Italia si è contratta, impoverita, in un certo
senso ‘rinchiusa’. E il cinema è sempre un riflesso
della nazione”.
Legame con la moda
Eppure, è anche nel Bel Paese che Guadagnino
annovera una buona serie di estimatori di alta
levatura. Come Giorgio Armani, da sempre animato da una grande passione per il cinema, spesso
trasmigrata anche sulle passerelle. “Il mio rapporto con il mondo della moda è piuttosto intenso”,
racconta Guadagnino, elegantissimo ed essenziale in completo scuro dalla linea sottile,
PROTAGONISTI
Da sinistra, tutti i protagonisti
di A Bigger Splash, l’ultimo
film di Luca Guadagnino:
Matthias Schoenaerts,
Tilda Swinton, Ralph Fiennes
e Dakota Johnson.
Un antipatico di talento
Un set completamente diverso da quello di Io sono
l’amore, la precedente pellicola scritta, diretta e
prodotta da Guadagnino nel 2009 e interamente
girata a Milano, nelle eleganti stanze in stile
Art déco di Villa Necchi Campiglio, gioiello degli
anni Trenta (oggi di proprietà del FAI, il Fondo
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Ambiente Italiano) firmato dal celebre architetto
Piero Portaluppi: magnolie fiorite in giardino e
preziosi arredi all’interno per restituire fedelmente la memoria e l’atmosfera vivace e mondana dell’alta borghesia milanese del tempo.
Un’estetica autentica e forte, amplificata a sua
volta dal film che, per questo motivo, ha accostato
Guadagnino alla ‘mano’ di Luchino Visconti. “Il
cinema è fatto di storie, ma anche di luoghi”, racconta il regista palermitano, che ha cominciato
la sua carriera proprio come documentarista.
“Certi film non sarebbero quello che sono se non
fossero stati girati lì dove l’autore li ha pensati o
dove la realtà e la vita li hanno plasmati. Pantelleria è politicamente italiana ma geograficamente
africana. Un luogo di contrasti, dissonanze, contraddizioni, drammaticamente naturale e dunque
perfetto per ambientare e far esplodere lo scontro tra i protagonisti”. Perché attorno alla piscina
di A Bigger Splash saltano tutti gli equilibri e si
rimettono in discussione i rapporti, anche quelli
più codificati. “Per girare il mio film sono parti-
foto Max&Douglas/Photomovie, Photomovie
molto sexy, della fine degli anni Sessanta. “La
Piscine uscì nel momento in cui esplodeva in molti Paesi la Nouvelle Vague”, spiega Luca Guadagnino. “Il cambiamento decisivo di linguaggio e
di stile fu sorprendente e antitetico a quel momento storico. Anche il tempo in cui viviamo è
tuttavia un periodo interessante. Oltre a parlare
di temi che mi attraggono, come il desiderio, la
rinuncia o il rifiuto, il film ha anche un suo grande
protagonista nel luogo: ieri la villa con piscina in
Costa Azzurra, oggi il dammuso a Pantelleria,
una terra che ha giocato la sua parte nel film, un
pezzo di roccia nera e africana piantata nel cuore
del Mediterraneo”.
to proprio dal quadro di David Hockney - spiega
Guadagnino - ovvero una iperrealista swimming
pool californiana senza alcuna presenza umana.
Solo un’increspatura di bianco sul blu dell’acqua
indica che, forse, qualcuno si è tuffato. Hockney
è stato anche un’icona della cultura cosmopolita
e pop che negli anni Sessanta ha rimesso in
discussione sessualità e giochi di potere. La
piscina diviene così il pozzo del desiderio, il luogo
dove le pulsioni annegano o, al contrario, affiorano. E alla fine, qualcuno scompare. Proprio
come nel quadro”. Giunto sugli schermi italiani
a fine novembre distribuito da Lucky Red, il film
sembra voler dare ragione a Variety, la ‘bibbia’
americana del cinema, che a Venezia aveva bacchettato i giornalisti ‘locali’ colpevoli di qualche
mugugno di troppo alla fine dell’anteprima. Un
atteggiamento ritenuto ‘provinciale’ verso un regista certamente più amato e apprezzato all’estero - e snobbato in patria. Insomma, un antipatico
di successo, ma anche di grande talento. “Che
volete che dica? A volte mi delude il modo in cui
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HIGHLIGHTS
NOTE D I VITA
1971-1998
Luca Guadagnino nasce a Palermo nel
1971. Fino a 6 anni vive però in
Etiopia, per poi tornare nella città
siciliana. Si laurea in Lettere
all’Università La Sapienza di Roma
con una tesi di Storia e Critica del
Cinema sul regista statunitense
Jonathan Demme. Inizia a girare
alcuni documentari.
SUCCESSO IN SALA
Il film Melissa P. del 2005, con
protagonista l’attrice spagnola
María Valverde Rodriguez, ispirato
al romanzo 100 colpi di spazzola
prima di andare a dormire di
Melissa Panarello, ebbe un
grande successo al botteghino.
1999
Fa il suo debutto alla regia con il
lungometraggio The Protagonists,
presentato al Festival di Venezia.
2002-2005
Dirige Mundo civilizado, presentato
al Locarno Film Festival 2003 ed
è di nuovo al Festival di Venezia con
Cuoco contadino (2004), mentre
Melissa P. (2005) riscuote ampi
consensi al botteghino.
2009
TRA MODA E CINEMA
Alcune scene tratte dal cortometraggio
A Rose Reborn del 2014, nel quale
Guadagnino ha unito tre grandi personalità
del cinema e della moda: un regista
leggendario come Chan-wook Park,
il talentuoso stilista Stefano Pilati e la
maison Ermenegildo Zegna.
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2011
Presenta a Locarno il docu-film
Inconscio italiano. In dicembre
debutta come regista d’opera al
Teatro Filarmonico di Verona con il
Falstaff di Verdi.
2013
Realizza il documentario Bertolucci on
Bertolucci, co-diretto con Walter
Fasano, presentato a Venezia, al London Film Festival e alla Paris
Cinemathèque.
2015
Con A Bigger Splash è alla 72ª Mostra
internazionale d’arte cinematografica
di Venezia, durante la quale il regista
rivela che il suo prossimo lavoro sarà
il remake del film Suspiria diretto
da Dario Argento nel 1977.
Guadagnino è stato più volte
membro o presidente in giurie di
importanti festival cinematografici
in tutto il mondo.
sieme, grazie alle nuove opportunità distributive
del web, abbiamo declinato l’eleganza maschile
con lo storytelling cinematografico”.
Sodalizio artistico
Glamour, celebrities e star system per Guadagnino
sono elementi importanti ma non imperativi. Non
così, però, quando si parla di Tilda Swinton, la poliedrica attrice inglese dal look aristocratico e pop,
vera musa del regista, cui la unisce un lungo e proficuo sodalizio professionale. “Ci piace lo stesso
cibo, amiamo lavorare insieme, ci rispettiamo e
non ci annoiamo mai. È una cosa bellissima. L’ho
incontrata a 22 anni e non ci siamo più separati:
avere la fortuna di incrociare sulla tua strada una
persona che ti corrisponde è una benedizione. Certo, a volte discutiamo e spesso non concordiamo
su certi argomenti. Di solito accade perché Tilda
preferisce stare sul terreno del ‘non enfatico’, che
io, invece, amo. Entrambi sopportiamo poco anche
la teatralità. Però, se a me ogni tanto piace virare
sul melodrammatico, Tilda proprio non lo
foto Photomovie, Max&Douglas/Photomovie
come ci appare nel privé del quartier generale
Armani poco prima dell’inizio della sfilata di prêtà-porter femminile per la prossima estate. “È proprio attraverso il segno di una silhouette, di un tessuto, di un volume che si può restituire sul grande
schermo il senso profondo e l’identità psicologica
di un personaggio o la sua appartenenza a una
classe sociale. Al tempo stesso è la moda che
osservando il cinema ne trae alimento e forza creativa, generando così nuove tendenze”, continua
il regista. “Penso che il carattere e la personalità
dei migliori designer siano per certi aspetti simili
a quelli di molti registi: curiosi, privi di pregiudizi,
con un radicato senso della forma, che sia quella
di un abito o di una storia. Uno dei lavori che mi
ha dato più soddisfazione è stato A Rose Reborn,
il cortometraggio nel quale ho unito tre grandi
personalità del cinema e della moda: un regista
leggendario come Chan-wook Park, uno stilista
di grande talento come Stefano Pilati e la maison
Ermenegildo Zegna, un’azienda di moda italiana
tra le più conosciute e apprezzate all’estero. In-
Dirige, scrive e produce Io sono
l’amore, presentato in varie rassegne
cinematografiche (Venezia, Berlino,
Sundance) con grande successo
di critica e di pubblico. Nel 2010
il film è candidato ai Golden Globes
e ai BAFTA quale ‘Miglior film
straniero’, nonché all’Oscar per
i ‘Migliori costumi’.
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HIGHLIGHTS
Se sei il tipo di
regista che non sa
cambiare idea fino
a che il film non
è finito, sei in una
brutta situazione”
sopporta. Anche se, alla fine, siamo entrambi appassionati dell’‘età dell’oro’ del cinema, quando
la grande teatralità era radicata così tanto sullo
schermo. Da quando la vidi in Caravaggio di
Derek Jarman, nel 1986, ho sempre pensato che
Tilda appartenesse di fatto alla stessa categoria
di Greta Garbo. È bellissima e bravissima. Una vera femmina. Io sono l’amore è stato anche un tributo alla sua allure, incredibile e classica”.
Portare un’attrice come lei a Pantelleria deve essere stato un po’ come portare Ingrid Bergman tra
i pescatori delle Eolie per girare Stromboli. “Roberto
Rossellini, soprattutto con Viaggio in Italia, è stato
uno dei numi tutelari di A Bigger Splash”, spiega
Guadagnino, che non ha perso a teatro The Ingrid
Bergman Tribute, un biopic sulla vita dell’attrice
svedese realizzato dalla figlia Isabella Rossellini
insieme a Guido Torlonia e Ludovica Damiani. Un
omaggio alla diva tre volte premio Oscar nel centenario della sua nascita affidato a un documen20
tario che lega, con una cura non priva di curiosità,
lettere e filmati inediti dall’archivio privato di
Ingrid Bergman a spezzoni di film e cronache
dell’Istituto Luce. “Il documentario è sempre stato
un mezzo straordinario per raccontare la verità.
Proprio insieme all’Istituto Luce ho lavorato nel
2011 al docu-film Inconscio italiano sull’occupazione fascista in Etiopia, presentato in prima
mondiale, fuori concorso, alla 64ª edizione del
Festival del Film di Locarno. Ora, invece, sono
concentrato sul remake di Suspiria di Dario
Argento, uno dei miei film cult, che mi ha molto
influenzato da ragazzo e che ancora oggi considero un capolavoro. Argento è un genio che non
è mai stato sempre ben compreso”. Ogni riferimento è puramente casuale? “A me piace essere
considerato ‘un outsider naturale’. Penso che sia
anche dovuto al fatto che sono cresciuto in Etiopia e che mia madre è algerina. Ho anche il look
da outsider, capelli e pelle scura, occhi marroni.
Una specie di uomo nero o, se preferite, un Falstaff verdiano con un tocco rock”.
foto Photomovie, Douglas Kirkland/LUZ, MARKA
Anima da outsider
SUL GRANDE SCHERMO
A destra: una scena tratta dal
docu-film del 2011 Inconscio
italiano sull’occupazione
fascista in Etiopia. Sotto: foto
di gruppo per il cast di Io sono
l’amore del 2009. In basso a
sinistra: Michelle Hunziker nel
film del 1999 The Protagonists,
che segnò il debutto alla regia
di Luca Guadagnino.
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