le leggi razziali

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le leggi razziali
UNITA DIDATTICA
Contenuti
Le leggi razziali
del 1938
Conseguenze nella
scuola (docenti)
Conseguenze nella
scuola (studenti)
Conseguenze nel
lavoro
Conseguenze civili
Prerequisiti
Il fascismo (dalla
marcia su Roma al
regime)
Il nazismo (la politica
razziale e le leggi di
Norimberga )
La guerra di Etiopia
La guerra di Spagna
Obiettivi
Conoscere gli eventi
presentati.
Potenziare le seguenti
capacità:
-saper analizzare e
confrontare documenti;
- utilizzare le
conoscenze storiche per
interpretare e capire il
presente;
-produrre semplici testi,
scritti e orali di
argomento storico;
-contestualizzare fatti
storici;
-lavorare sui testi
(riassumere,
schematizzare,
rappresentare;
rintracciare, selezionare
e classificare le
informazioni
storiografiche);
-supportare con
argomentazioni
pertinenti le proprie
tesi;
-lavorare in modo
cooperativo.
“LE LEGGI RAZZIALI”
Metodi
Lavoro sulle fonti
(lettura,
comprensione,
classificazione ).
Discussione.
Lavori di gruppo
Uscita didattica
(eventuale)
Strumenti
Brainstorming
Testi scritti
Testi orali
Manuale in adozione
Valutazione
Esercizi sui documenti
Verifica finale
1
PRESENTAZIONE DELL’UNITA’ DIDATTICA
L’unità sulle leggi razziali fa parte di un percorso didattico più ampio (sostanzialmente un
modulo) che ha per argomento la Shoah in Italia, come illustrato dallo schema sottostante.
1) Gli ebrei
in Italia
2) Il razzismo
(la politica
coloniale
italiana)
LA SHOAH IN ITALIA
3) Le leggi razziali
4) La
persecuzione
L’obiettivo, mi auguro non troppo ambizioso, è quello di fornire ai docenti quattro unità
didattiche che si integr ino e che si completino ma, nello stesso tempo, possano essere
utilizzate anche singolarmente, a seconda del contesto scolastico, del tempo a disposizione e
degli interessi specifici manifestati dalle classi che ci lavoreranno. E’ appena il caso di
ricordare che le singole unità didattiche costituiscono soltanto una traccia (o meglio una
proposta) per le attività che i singoli docenti decideranno di intraprendere. Un’ultima
premessa, prima di illustrare in modo più dettagliato l’unità didattica qui presentata: essa è
stata pensata e calibrata per le classi quinte della scuola secondaria, più precisamente degli
istituti professionali (da qui la sua struttura modulare) ma, ovviamente, non si rivolge solo a
questi ultimi.
La scheda introduttiva riassume e schematizza la struttura dell’ud. Mi soffermerò brevemente
soltanto sulle voci obiettivi e metodi. Per quel che riguarda gli obiettivi, mi sono limitato ad
indicare quelli relativi ad abilità e competenze omettendo invece quelli relativi alla
tematizzazione del lavoro. Questi ultimi sono naturalmente legati ai contenuti indicati e ogni
docente potrà evidenziare quelli che riterrà più significativi. Inoltre ce ne sono altri che,
invece, riguardano la sfera etica e, pure auspicabili, sono difficilmente enunciabili e
verificabili. Nei metodi, poi, viene indicata un’eventuale uscita didattica perché sarebbe
opportuno e consigliabile prevedere una visita alla mostra permanente “Torino 1938/45:
dalle leggi razziali alla Costituzione”, [http://www.istoreto.it/mostre/Torino38-48_06.htm]
2
presso il Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e delle
Libertà.
L’ud, come raccomandato dai più recenti orientamenti didattici, al fine di motivare lo studio del
passato, inizia il suo percorso partendo dal presente . A questo scopo si è fatto ricorso a due articoli
comparsi recentemente sul quotidiano on line “La tecnica della scuola” e sul sito “studenti.it” che
hanno per tema le classi di inserimento per gli stranieri e, di conseguenza, si prestano ad una
riflessione sui concetti di emarginazione, di xenofobia, di razzismo.1 Naturalmente, su questi temi, è
reperibile una enorme quantità di materiali e i testi utilizzati in questa sede costituiscono solo un
esempio. Quanto emerso in questa fase verrà ripreso al termine dell’ud, dopo aver affrontato lo
studio del passato, per un ideale (dal punto di vista didattico) ritorno al presente. Per potenziare
ulteriormente questa fase è previsto un brainstorming sullo stesso argomento, con l’obiettivo di
monitorare la situazione di partenza della classe che andrà poi confrontata con quella raggiunta al
termine del percorso didattico. Seguirà una lezione di orientamento del docente con oggetto le leggi
razziali. Per la sua preparazione si rimanda, oltre che all’utilizzo del manuale in adozione, alla
bibliografia indicata. A questo punto inizierà il lavoro sui documenti (suddivisi in tre sezioni), con
relativi esercizi.2 La sezione A, testi e normative, contiene: il Manifesto degli scienziati razzisti, la
Dichiarazione sulla razza, i R.D.L. relativi ai Provvedimenti della razza nella scuola fascista e i
Provvedimenti per la difesa della razza. La sezione B, il confronto, propone una comparazione dei
documenti sopra presentati con le Leggi di Norimberga per individuare analogie e differenze. La
sezione C, gli effetti, presenta tre documenti (uno scritto e due orali) che documentano le
conseguenze, nella vita privata, dell’applicazione delle leggi razziali in ambito scolastico e
lavorativo. In coda alle tre sezioni è allegata una scheda per l’analisi del documento, fermo restando
che analoghe schede, simili o elaborate ad hoc, potranno essere impiegate dai docenti. Quella
proposta in questa sede si presta ad essere utilizzata su tutti i documenti inseriti nell’ud, starà
dunque al singolo docente decidere in merito al suo impiego (parziale o totale). La scheda potrà
essere particolarmente utile in quanto non si limita a prevedere la lettura e la comprensione del
documento ma richiede una serie di operazioni di carattere storiografico, come rintracciare,
selezionare e classificare le informazioni. Infine si tornerà al presente, utilizzando i verbali
eventualmente prodotti durante la discussione dei sopra citati articoli, i risultati del questionario o la
mappa concettuale prodotti nella fase iniziale e proponendo la lettura e il commento di un articolo
di Gad Lerner pubblicato recentemente su “La repubblica”. Mentre gli esercizi relativi ai documenti
permetteranno di procedere ad una verifica in itinere, l’ud si concluderà con una verifica finale
(sommativa) che permetterà di verificare il raggiungimento degli obiettivi previsti. Per la verifica
finale di questa ud sono indicate due opzioni (una non esclude l’altra).
PARTIAMO DA OGGI
Per iniziare il percorso didattico che ci dovrà condurre dall’oggi al passato e che si occuperà
dell’emanazione delle leggi razziali durante il fascismo, si è preso spunto dall’attualità e, più
precisamente, da una mozione votata recentemente dalla Camera dei Deputati che prevede
l’istituzione di “classi di inserimento” per gli studenti stranieri. Nell’articolo n. 1 è descritto il
1
Per chi desidera approfondire e utilizzare questi concetti si rimanda alla lettura del saggio di Pierre
André Taguieff, La forza del pregiudizio:saggio sul razzismo e sull’antirazzismo, Il Mulino, 1994.
2
Alcuni esercizi (nella sezione B, esercizio B del documento n. 6; nella sezione C, esercizio A
relativo ai documenti 8 e 9) si prestano ad essere eseguiti con lavoro di gruppo o con il cooperative
learning.
contenuto della mozione, mentre nell’articolo n. 2 vengono registrate le reazioni che essa ha
suscitato. La scelta di partire da questo evento, tra i tanti a cui sarebbe comunque possibile
attingere, è motivata dal fatto che nel corso dell’acceso dibattito si è fatto riferimento anche
alle leggi razziali del 1938, da una parte per sostenere l’analogia con la situazione attuale
(discriminazione ed emarginazione in base alla nascita), dall’altra per negare ogni possibile
similitudine (le classi di inserimento servono a tutelare gli stranieri). Proviamo, dunque, a
farci un’opinione in proposito e poi saremo pronti ad iniziare il nostro viaggio nel passato.
Articolo n. 1 da La tecnica della scuola.it del 14/10/2008
Nascono le "classi di inserimento" per gli stranieri
di R.P.
Lo prevede una mozione votata dalla Camera nella serata del 14 ottobre.
Saranno riservate agli alunni stranieri che non supereranno i test previsti per le
classi ordinarie. Per promuovere l'integrazione si prevede un piano triennale di
assunzioni di docenti da realizzarsi ai sensi della legge 143 del 2004.
Rimasta fuori dal decreto legge 137, la norma in materia di ''accesso degli studenti stranieri alla
scuola dell'obbligo'' è stata approvata nella giornata del 14 ottobre dalla Camera sotto forma di
mozione.
Nota come “mozione Cota”, dal nome del deputato della Lega primo firmatario, la proposta era
stata sottoscritta dai componenti della Commissione Cultura di Lega, Pdl e Mpa nel corso del
dibattito sulla conversione in legge del “decreto Gelmini” ma non era stata accolta nel
maxiemendamento del Governo.
La proposta impegna il Governo a regolare le iscrizioni degli alunni stranieri previo “il
superamento di test e specifiche prove di valutazione”.
La mozione prevede anche l’istituzione di “classi di inserimento” (il testo originario parlava di
“classi ponte “) “che consentano agli studenti stranieri che non superano le prove e i test di
frequentare corsi di apprendimento della lingua italiana”.
Se la proposta verrà accolta dal Governo, dopo il 31 dicembre non saranno più consentite
iscrizioni nelle classi ordinarie; questo allo scopo di una distribuzione degli alunni stranieri
“proporzionata al numero complessivo degli alunni per classe, per favorirne la piena
integrazione e scongiurare il rischio della formazione di classi di soli alunni stranieri”.
Nelle classi ponte dovranno essere attuati percorsi monodisciplinari e interdisciplinari, attraverso
l'elaborazione di un curricolo formativo essenziale, che tenga conto di progetti interculturali,
nonché dell'educazione alla legalità e alla cittadinanza.
In particolare gli studenti stranieri dovranno seguire un percorso formativo relativo sia alla
conoscenze e alla comprensione dei diritti e doveri (rispetto per gli altri, tolleranza, lealtà,
rispetto della legge del paese accogliente) sia al “rispetto per la diversità morale e cultura
religiosa del paese accogliente”.
La mozione approvata dalla Camera impegna anche il Governo in termini economici:
sarà infatti necessario prevedere “l'eventuale maggiore fabbisogno di personale docente da
assegnare a tali classi, inserendolo nel prossimo programma triennale delle assunzioni di
personale docente disciplinato dal decreto-legge n. 97 del 2004, convertito con modificazioni,
dalla legge n. 143 del 2004”.
Il dibattito in aula è stato particolarmente vivace, con l’opposizione che in più circostanze, ha
accusato apertamente di razzismo i sostenitori della mozione.
4
Articolo n. 2
da Studenti.it
Classi di inserimento per gli studenti stranieri
Approvata la mozione della Lega Nord per la creazione di "classi di inserimento" per
gli studenti stranieri che non superano i test e le prove di valutazione: e scoppia la
polemica
a cura di Barbara Leone, 15 Ottobre 2008
La Camera ha approvato la mozione della Lega Nord che riguarda l'accesso degli studenti
stranieri alla scuola dell'obbligo. La mozione, presentata dal leghista Roberto Cota, prevede la
creazione di "classi di inserimento" per gli alunni stranieri. All'inizio si era proposto di chiamarle
"classi ponte", ma poi il nome è stato cambiato da Italo Bocchino, per "rendere più evidente
l'obiettivo della proposta, ossia l'integrazione degli studenti".
In sostanza il testo approvato prevede per gli studenti stranieri l'inserimento nelle classi
scolastiche solo dopo il superamento di test e prove di valutazione. Gli alunni che non saranno
in grado di superare queste prove verranno "dirottati" in specifiche classi di inserimento, nelle
quali potranno frequentare corsi di apprendimento delle lingua italiana.
La mozione è stata approvata con 256 voti a favore e 246 voti contrari. Il governo si impegna
inoltre "a non consentire in ogni caso ingressi nelle classi ordinarie oltre il 31 dicembre di
ciascun anno, al fine di un razionale ed agevole inserimento degli studenti stranieri nelle nostre
scuole" e la mozione prevede "una distribuzione degli studenti stranieri proporzionata al numero
complessivo degli alunni per classe, per favorirne la piena integrazione e scongiurare il rischio
della formazione di classi di soli alunni stranieri".
Oltre all'insegnamento della lingua italiana, nelle classi di inserimento saranno previsti "percorsi
monodisciplinari e interdisciplinari", che possano portare all'elaborazione "di un curriculum
formativo essenziale, che tenga conto di progetti interculturali, oltre che dell'educazione alla
legalità e alla cittadinanza".
E subito sono arrivate le reazioni da parte dell'opposizione, dei sindacati e del mondo cattolico,
ma anche di alcuni esponenti della maggioranza.
Per Piero Fassino, questa mozione rappresenta "una regressione culturale prima ancora che
politica", che "non solo produce un principio di discriminazione ma, e questa è la cosa più grave,
discrimina tra i bambini e i più piccoli, che è la cosa più abbietta".
Walter Veltroni lo considera un provvedimento intollerabile, arrivando a chiedere: "avremmo
tollerato quando eravamo noi gli emigranti che i nostri figli finissero in classi differenziali?". Il
segretario della Cgil Guglielmo Epifani parla di inciviltà e di apartheid: "Una divisione così netta
tra bambini che parlano l'italiano e coloro che non lo parlano ancora correttamente richiama gli
aspetti bui dell'apartheid".
Alessandra Mussolini ha chiesto un incontro col ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini,
perchè "pur consapevoli della problematicità dell'inserimento dovuto alla lingua ed alle diversità
culturali degli studenti stranieri, è fondamentale per una reale integrazione la possibilità di
scambi di sapere. Chiediamo, quindi, di valutare con la dovuta attenzione la possibilità di creare
'classi di transizione' che rischierebbero di dar luogo a diversità tra gli studenti suscettibili di
trasformarli in cittadini socialmente diseguali".
Per il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, si tratta di un emendamento ridicolo,
sostenendo che "di questo passo arriveremo ad una scuola per i maschi e per le femmine, per il
Nord e per il Sud, per i biondi e per i mori. Per i lavoratori la scuola resta il punto cardine del
funzionamento dell'uguaglianza. Solo attraverso la scuola pubblica il popolo può formarsi e
formare i propri figli".
Per Pierfelice Zazzera, capogruppo dell'Italia dei Valori nella commissione Cultura alla Camera è
"una mozione umiliante, che soffia forte sul fuoco dell'intolleranza, che non va nella direzione
dell'integrazione e dell'inclusione ma crea altri muri, divide, esclude e segrega".
Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ha così commentato la notizia: "Sono sicuro che da parte
del Parlamento non c'è alcun intento discriminatorio. Credo comunque che prima che il ministro
disponga il dispositivo di legge, sia necessario un confronto con il mondo del volontariato,
dell'associazionismo cattolico e con tutti coloro che operano nel campo dell'istruzione e
dell'immigrazione".
Dopo aver letto gli articoli effettuate le seguenti operazioni (dividendo la classe in gruppi):
5
a) discutete con i compagni il contenuto dei due articoli;
b) dopo una prima serie di interventi provate a formulare una definizione di xenofobia e
di razzismo;
c) continuate la discussione, soffermandovi in particolare sul confronto del significato
dei due termini.
N.B: sarebbe opportuno che gli interventi effettuati nel corso della discussione venissero
verbalizzati in modo sintetico da un volontario all’interno di ciascun gruppo e ripresi al
termine dello svolgimento dell’ud.
BRAINSTORMING
Costruisci una mappa concettuale a partire dal termine “razzismo”.
razzismo
LE LEGGI RAZZIALI
La guerra di Etiopia (1935-36) segnò l’inizio della politica razziale del fascismo. Fu in quella
occasione, infatti, che Mussolini affermò la superiorità della razza bianca nei confronti delle
popolazioni africane. L’inferiorità di queste ultime veniva attribuita (con il sostegno di illustri
scienziati dell’epoca) a fattori biologici, non modificabili neanche attraverso l’educazione e la
cultura. Ogni contatto con gli indigeni doveva quindi essere bandito per evitare il meticciato e
il conseguente indebolimento della razza italiana. Non bisogna dimenticare che il 1936, anno
6
che segna l’inizio del razzismo fascista, vide anche l’inizio della guerra di Spagna in cui le
truppe italiane combatterono a fianco delle truppe tedesche. Ciò rese esplicito
l’avvicinamento dell’Italia fascista alla Germania nazista, unite nella lotta contro il
bolscevismo. In questo contesto venne ripresa anche la vecchia tesi che sosteneva l’origine
giudaica del comunismo.
Partendo da questi presupposti venne lanciata in Italia una violenta campagna giornalistica
contro gli ebrei che preparò il terreno per la successiva legislazione antiebraica. Quest’ultima
fu preceduta, nel corso del fatidico 1938, da una successione di momenti che si potrebbero
definire “preparatori”. Il 14 luglio fu pubblicato sui giornali italiani il “Manifesto degli
scienziati fascisti” o, come è più comunemente noto, “Manifesto della razza”. Nel testo
veniva affermata l’esistenza di razze umane e, tra queste, della razza italiana la cui purezza
doveva essere assolutamente assicurata. Gli ebrei erano citati come “unica popolazione che
non si è mai assimilata in Italia”. Nello stesso mese di luglio l’Ufficio demografico centrale
del Ministero dell’Interno si trasformò in Direzione generale per la demografia e la razza,
meglio nota come “Demorazza”. Ad agosto si procedette ad un censimento atto a stabilire il
numero degli ebrei residenti in Italia: risultarono essere in tutto 58.412, di cui 10.380 stranieri.
Gli ebrei italiani presenti sul territorio, dunque, erano 48.032. Il censimento fu un atto
politico e permise di individuare e schedare gli ebrei, operazione che costituì il presupposto
per l’imminente introduzione di una normativa volta ad introdurre pesanti limitazioni nei loro
confronti. Ad agosto iniziò anche le pubblicazioni una rivista “La difesa della razza” che già
dal titolo manifestava il suo carattere razzista e sarebbe diventata un punto di riferimento
dell’antisemitismo italiano. A settembre si passò, con l’emanazione di alcuni decreti legge, ai
provvedimenti legislativi veri e propri. Tanto per cominciare si imponeva l’espulsione degli
ebrei stranieri presenti in Italia. Si passò poi a colpire, con molto tempismo in vista dell’inizio
del nuovo anno scolastico, la scuola pubblica. Gli insegnanti ebrei vennero cacciati dalle
cattedre, mentre si impedì la frequenza delle scuole ariane ai bambini ebrei. Ad ottobre, il
Gran Consiglio del Fascismo approvò la “Dichiarazione sulla razza” che stabiliva quali criteri
determinavano l’appartenenza alla cosiddetta razza ebraica e quali provvedimenti dovevano
essere adottati per l’emarginazione degli ebrei. Si giunse infine, il 17 novembre,
all’emanazione sotto forma di decreto legge dei “Provvedimenti per la difesa della razza
italiana” che sancirono l’esclusione degli ebrei, oltre che dalla scuola, dalla pubblica
amministrazione, dalle banche, dalle assicurazioni, dall’esercito. Vennero, inoltre, proibiti i
matrimoni misti. Seguirono poi, nei mesi e negli anni successivi, ulteriori proibizioni e divieti.
Oltre alle conseguenze immediate, che portarono pesanti limitazioni alla vita politica e civile
degli ebrei, è importante ricordare l’allestimento, ad opera della Demorazza, di uno schedario
generale di tutti gli ebrei italiani che, dopo l’8 settembre del ’43, fu utilizzato dai nazisti per la
loro deportazione nei lager.
ESERCIZI
A) TESTI E NORMATIVE
All’interno di questa sezione è stato necessario operare una scelta tra i numerosi documenti
disponibili. I primi due (“Manifesto degli scienziati razzisti” e “La dichiarazione sulla razza”)
sono particolarmente significativi per la loro diffusione e per il fatto di costituire un po’ la
base da cui poi si irradierà la successiva legislazione razzista di cui il terzo e il quarto
documento costituiscono soltanto un esempio.
7
DOCUMENTO N. 1
MANIFESTO DEGLI SCIENZIATI RAZZISTI (14 luglio 1938)
in http://www.lager.it/leggi_razziali_fasciste.html
Secondo gli estensori del manifesto:
1)
2)
3)
4)
5)
6)
Che cosa determina l’esistenza di una razza?
Che cosa significa che il concetto di razza è un concetto puramente biologico?
Quali sono le caratteristiche della razza italiana?
Per quale motivo gli italiani dovrebbero proclamarsi razzisti?
Perché la popolazione ebraica non si è mai assimilata in Italia?
A quali razze possono unirsi gli italiani?
DOCUMENTO N. 2
LA DICHIARAZIONE SULLA RAZZA (6 ottobre 1938)
in http://www.lager.it/leggi_razziali_fasciste.html
A) Rispondi alle seguenti domande:
1)
2)
3)
4)
5)
6)
Che cosa teme il Gran Consiglio del fascismo?
Quali provvedimenti vengono presi in difesa della “razza italiana”?
Quale accusa viene rivolta all’ebraismo mondiale?
Che cosa si intende per matrimonio misto?
Le discriminazioni sono applicate a tutti gli Ebrei italiani?
Sapresti motivare l’affermazione che “l’ebraismo mondiale è, in Spagna, dalla parte
dei bolscevichi di Barcellona”?
7) Ti ricordi per quale motivo il periodo 1924-25 viene definito “culminante” rispetto
all’ostilità al fascismo?
B) Indica se le seguenti affermazioni sono vere o false.
a) Nessun ebreo italiano potrà insegnare nelle scuole italiane di ogni genere e grado.
b) I cittadini italiani ebrei saranno tenuti, comunque, a prestare servizio militare in
caso di guerra.
c) Si dovrà ottenere l’abiura degli ebrei utilizzando, in caso di necessità, la forza.
d) E’ consentita l’istituzione si scuole elementari e medie per gli Ebrei.
e) Gli Ebrei europei dovranno essere inviati in Etiopia.
V
F
V
V
V
V
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F
F
DOCUMENTO N. 3
REGIO DECRETO – LEGGE 5 settembre 1938 – XVI, n. 1390
PROVVEDIMENTI PER LA DIFESA DELLA RAZZA NELLA SCUOLA FASCISTA
in http://www.cdec.it/home2_2.asp?idtesto=589&idtesto1=643&son=1&figlio=558&level=5
A) A quale dei precedenti documenti puoi collegare il contenuto del decreto legge?
B) A quale punto in particolare?
DOCUMENTO N. 4
8
REGIO DECRETO – LEGGE 17 novembre 1938 – XVII, n. 1728
PROVVEDIMENTI PER LA DIFESA DELLA RAZZA
in http://www.cdec.it/home2_2.asp?idtesto=589&idtesto1=564&son=1&figlio=558&level=5
A)
Scrivi un breve testo per riassumere il contenuto di ciascuno dei tre capi in cui
è suddiviso il testo.
B)
Sottolinea parole e concetti del documento che, eventualmente, non ti siano
chiare. Confrontati con i compagni e rivolgetevi poi all’’insegnante per eventuali
chiarimenti ed approfondimenti.
B) IL CONFRONTO
Al fine di poterle confrontare con i documenti presentati relativi al razzismo fascista, in questa
sezione viene riportato il testo delle “Leggi di Norimberga”, fondamento dell’antisemitismo
nazista.
DOCUMENTO N. 5
LE LEGGI DI NORIMBERGA – LEGGE SULLA CITTADINANZA TEDESCA (15
settembre 1935)
in http://cronologia.leonardo.it/ugopersi/leggi_razziali_germania/legge_cittadinanza.htm
A) Descrivi le caratteristiche di un cittadino del Reich.
DOCUMENTO N. 6
LE LEGGI DI NORIMBERGA – LEGGE PER LA PROTEZIONE DEL SANGUE E
DELL’ONORE TEDESCO (15 settembre 1935)
in http://cronologia.leonardo.it/ugopersi/leggi_razziali_germania/onore_tedesco.htm
A)
B)
Riassumi, in un breve testo, le limitazioni imposte dal Reichstag agli Ebrei.
Confronta il testo delle due leggi di Norimberga con i documenti relativi alle
leggi razziali. Compila poi la tabella evidenziando analogie e differenze
analogie
differenze
9
C) GLI EFFETTI
In questa sezione vengono riprodotte le testimonianze di alcune “vittime” della leggi razziali.
Il documento 7 riguarda i diari scolastici (terza e quarta elementare) di Elena Ottolenghi che
costituiscono un’eccezionale testimonianza degli effetti immediati che la legislazione razziale
produsse sulla vita, sulle abitudini, sui sentimenti di una bambina ebrea. Altrettanto
significative, sullo stesso tema, sono le testimonianze riportate nei documenti 8 e 9. Si tratta
della trascrizione di due interviste, a due donne (Elena Recanati e Elena Jona), conservate
nell’Archivio della deportazione piemontese.
DOCUMENTO N. 7
I diari di vita scolastica di Elena Ottolenghi Vita Finzi
- 1937/1938
(http://metarchivi.istoreto.it/dett_documento.asp?id=9020&tipo=fascicoli_documenti)
- 1938/1939
(http://metarchivi.istoreto.it/dett_documento.asp?id=9021&tipo=fascicoli_documenti), in
Archivio Istoreto, fondo Ottolenghi Elena [IT C00 FA2488]
A) Elenca gli avvenimenti storici citati nel diario.
B) Elenca gli avvenimenti privati citati nel diario.
C) Scrivi un breve testo per descrivere che cosa cambia nel mondo di Elena dopo
l’emanazione delle leggi razziali.
DOCUMENTO N. 8
A) ESTRATTO DALL'INTERVISTA DI ELENA RECANATI (Archivio Istoreto, fondo
Archivio della Deportazione Piemontese, 1982),
http://www.istoreto.it/didattica/estratto_ElenaRecanati.pdf
DOCUMENTO N. 9
B) ESTRATTO DALL'INTERVISTA DI ENRICA JONA (Archivio Istoreto, fondo Archivio
della Deportazione Piemontese, 1982),
http://www.istoreto.it/didattica/estratto_EnricaJona.pdf
A) Dopo aver letto il testo delle due interviste esegui le operazioni indicate nella tabella.
Intervista A
Intervista B
10
Fai una descrizione della protagonista in Fai una descrizione della protagonista in
base agli elementi ricavati dall’intervista.
base agli elementi ricavati dall’intervista.
Elenca le restrizioni che sono state imposte
alla protagonista.
Elenca le restrizioni che sono state imposte
alla protagonista.
A quali dei documenti letti in precedenza A quali dei documenti letti in precedenza
puoi collegare il contenuto dell’intervista?
puoi collegare il contenuto dell’intervista?
Commenta l’episodio del “ragazzo moro”
B) Indica quale delle due interviste ti ha colpito maggiormente, sottolineando i punti che
hanno determinato la tua scelta.
ALLEGATO
Scheda di analisi dei documenti
Elementi identificativi del documento
Titolo o oggetto:
Produttore:
Destinatario :
Luogo e data:
[tipologia: circolare, manifesto, direttiva, lettera, …]
Contenuti del documento
Elementi significativi per la ricerca
Sottolinea (con un colore) le parti utilizzate per rispondere alle domande:
Sottolinea (con un altro colore) le parti che potranno essere eventualmente utilizzate in un
secondo momento.
Annotazioni
Caratteristiche della fonte
Quali intenzionalità e finalità esplicite o implicite si possono ravvisare?
Ha un nesso con altri documenti sullo stesso argomento o su argomenti correlati?
Lingua
Note su:
Lessico
Stile
Forma e tono della comunicazione
da Ricercare per imparare: la funzione formativa dell’archivio. Corso di formazione per
docenti in collaborazione con la Rete degli Archivi della scuola (a. s. 2006/2007),
11
rielaborazione di precedenti schede del gruppo di lavoro torinese e di altri gruppi attivi sugli
archivi scolastici.
RITORNO AL PRESENTE
Leggete e commentate l’articolo di Gad Lerner “Quel censimento etnico di settanta anni
fa” (La Repubblica del 5/7/2008)
Cominciò con un inaspettato censimento etnico, nel mezzo dell’estate di settant’anni fa, la
vergognosa storia delle leggi razziali italiane. Alle prefetture fu diramata una circolare, in data 11
agosto 1938, disponendo una “esatta rilevazione degli ebrei residenti nelle provincie del regno”,
da compiersi “con celerità, precisione e massimo riserbo”.
La schedatura fu completata in una decina di giorni: 47.825 ebrei censiti sul territorio del regno,
di cui 8.713 stranieri (nei confronti dei quali fu immediatamente decretata l’espulsione).
Per la verità si trattava di cifre già note al Viminale. “Il censimento quindi fu destinato più a
sottomettere che a conoscere, più a dimostrare che a valutare”, scrive la storica francese MarieAnne Matard-Bonucci ne “L’Italia fascista e la persecuzione degli ebrei” (il Mulino).
Naturalmente, di fronte alle proteste dei malcapitati cittadini fatti oggetto di quella schedature
etnica fu risposto che essa non aveva carattere persecutorio, anzi, sarebbe servita a proteggerli.
Nelle diversissime condizioni storiche, politiche e sociali di oggi, torna questo argomento
beffardo e peloso: la rilevazione delle impronte ai bambini rom? Ma è una misura disposta nel
loro interesse, contro la piaga dello sfruttamento minorile!
Si tratta di un artifizio retorico adoperato più volte nella storia da parte dei fautori di misure
discriminatorie: “Lo facciamo per il loro bene”. A sostenere la raccolta delle impronte sono gli
stessi che inneggiano allo sgombero delle baracche anche là dove si lasciano in mezzo alla
strada donne incinte e bambini. Ma che importa, se il popolo è con noi?
Lo so che proporre un’analogia fra l’Italia 1938 e l’Italia 2008 non solo è arduo, ma stride con la
sensibilità dei più. L’esperienza sollecita a distinguere fra l’innocenza degli ebrei e la
colpevolezza dei rom. La percentuale di devianza riscontrabile fra gli zingari non è paragonabile
allo stile di vita dei cittadini israeliti, settant’anni fa.
Eppure dovrebbero suonare familiari alle nostre orecchie contemporanee certi argomenti
escogitati allora dalla propaganda razzista, circa le “tendenze del carattere ebraico”. Li elenco
così come riportati il libro già citato: nomadismo e “repulsione congenita dell’idea di Stato”;
assenza di scrupoli e avidità; intellettualismo esasperato; grande capacità ad adattarsi per
mimetismo; sensualismo e immoralità; concezione tragica della vita e quindi aspirazioni
rivoluzionarie, diffidenza, vittimismo, spirito polemico e così via.
Guarda caso, per primo veniva sempre il nomadismo. Seguito da quella che Gianfranco Fini, in
un impeto lombrosiano, ha stigmatizzato come “non integrabilità” di “certe etnie”; propense –per
natura? per cultura? per commercio?- al ratto dei bambini. Il che ci impone di ricordare per
l’ennesima volta che negli ultimi vent’anni non è stato mai dimostrato il sequestro di un bambino
ad opera degli zingari.
Un’opinione pubblica aizzata a temere i rom più della camorra, si trova così desensibilizzata di
fronte al sopruso e all’ingiustizia quando essi si abbattono su una minoranza in cui si registrano
percentuali di devianza superiori alla media. Tale è l’abitudine a considerare gli zingari nel loro
insieme come popolo criminale, da giustificare ben più che la nomina di “Commissari per
l’emergenza nomadi”, incaricati del nuovo censimento etnico. Un giornalista come Magdi Allam è
giunto a mostrare stupore per la facilità con cui si è concesso il passaporto italiano a
settantamila rom. Ignorando forse che si tratta di comunità residenti nella penisola da oltre
cinquecento anni: troppo pochi per concedere loro la cittadinanza? Eppure sono cristiani come
lui …
Il censimento etnico del 1938, “destinato più a sottomettere che a conoscere, più a dimostrare
che a valutare”, come ci ricorda Marie-Anne Matard-Bonucci, in ciò non è molto dissimile dal
censimento dei non meglio precisati “campi nomadi” del 2008. In conversazioni private lo
confidano gli stessi funzionari prefettizi incaricati di eseguirlo: quasi dappertutto le schedature
necessarie erano già state effettuate da tempo.
L’iniziativa in corso riveste dunque un carattere dimostrativo. E i responsabili delle forze
dell’ordine procedono senza fretta, disobbedendo il più possibile alla richiesta di prendere le
impronte digitali anche ai minori non punibili, nella speranza di dilazionare così le misure che in
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teoria dovrebbero immediatamente conseguirne: evacuazione totale dei campi abusivi e di quelli
autorizzati ma fuori norma; espulsione immediata dei nomadi extracomunitari e, dopo un
soggiorno di tre mesi, anche dei nomadi comunitari; quanto agli zingari italiani, gli verrà
concesso l’uso delle aree attrezzate solo per brevi periodi, dopo di che dovranno andarsene
(sono o non sono nomadi? E allora vaghino da un campo all’altro, visto che le case popolari non
gliele vuole dare nessuno).
Si tratta di promesse elettorali che per essere rispettate implicherebbero un salto di qualità
organizzativo e politico difficilmente sostenibile. Dove mandare gli abitanti delle baraccopoli
italiane –pochissime delle quali “in regola”- se venissero davvero smantellate tutte in pochi
mesi? Chi lo predica può anche ipocritamente menare scandalo per il fatto che tanta povera
gente, non tutti rom, non tutti stranieri, vivano fra i topi e l’immondizia. Ma sa benissimo di
alludere a una “eliminazione del problema” che in altri tempi storici è sfociata nella deportazione
e nello sterminio.
Un’insinuazione offensiva, la mia? Lo riconosco. Nessun leader politico italiano si dice
favorevole alla “soluzione finale”. Ma la deroga governativa al principio universalistico dei diritti di
cittadinanza, sostenuta da giornali che esibiscono un linguaggio degno de “La Difesa della
razza”, aprono un varco all’inciviltà futura
Negli anni scorsi fu purtroppo facile preconizzare la deriva razzista in atto. Per questo sarebbe
miope illudersi di posticipare la denuncia, magari nell’attesa che si plachi l’allarmismo e venga
ridimensionata la piaga della microcriminalità. La minoranza trasversale, di destra e di sinistra,
che oggi avverte un disagio crescente, può e deve svolgere una funzione preziosa di
contenimento.
Gli operatori sociali ci spiegano che sarebbe sbagliato manifestare indulgenza nei confronti
dell’illegalità e dei comportamenti brutali contro le donne e i bambini, diffusi nelle comunità rom.
Ma altrettanto pericoloso sarebbe manifestare indulgenza riguardo alla codificazione di norme
palesemente discriminatorie, che incoraggiano l’odio e la guerra fra poveri.
Non si può sommare abuso ad abuso di fronte ai maltrattamenti subiti dai bambini rom. Quando
i figli degli italiani poveri venivano venduti per fare i mendicanti nelle strade di Londra, l’esule
Giuseppe Mazzini si dedicò alla loro istruzione, non a raccogliere le loro impronte digitali.
L’ipocrisia di schedarli “per il loro bene” serve solo a rivendicare come prassi sistematica, e non
eccezionale, la revoca della patria potestà. Dopo le impronte, è la prossima tappa simbolica
della “linea dura”. Siccome i rom non sono come noi, l’unico modo di salvare i loro figli è
portarglieli via: così si ragiona nel paese che liquida l’“integrazione” come utopia buonista.
A proposito del sempre più diffuso impiego dispregiativo della parola “buonismo”, vale infine la
pena di evocare un’altra reminescenza dell’estate 1938. Chi ebbe il coraggio di criticare le leggi
razziali fu allora tacciato di “pietismo”. Con questa accusa furono espulsi circa mille tesserati dal
Partito nazionale fascista. E allora viva il buonismo, viva il pietismo.
LA VERIFICA FINALE
A) Quesiti a risposta multipla.
Scegli la risposta esatta.
1) Il razzismo fascista iniziò nel:
a) 1922
b) 1929
c) 1936
d) 1938
2) Secondo Mussolini la superiorità della razza bianca nei confronti delle popolazioni africane
era dovuta a:
a) fattori economici
b) fattori biologici
c) fattori culturali
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d) fattori educativi
3) Le leggi razziali italiane rispetto alle leggi di Norimberga sono:
a) successive
b) contemporanee
c) precedenti
4) Nel “Manifesto della razza” gli ebrei vengono citati come:
a) unica popolazione che non si è mai assimilata in Italia
b) unica popolazione inferiore agli italiani
c) unica popolazione che non ha avuto problemi ad assimilarsi in Italia
d) unica popolazione a dover essere perseguitata dal fascismo
5) Nel 1938 gli ebrei residenti in Italia erano:
a) quasi 100 mila
b) quasi 80 mila
c) quasi 60 mila
d) quasi 40 mila
6) La “Demorazza ” era:
a) Ufficio ministeriale per la difesa della razza
b) Ministero delle questioni razziali
c) Istituto demografico per il censimento della razza
d) Direzione generale per la demografia e la razza
7) Gli ebrei vennero cacciati dalle scuole pubbliche a partire da:
a) settembre 1936
b) novembre 1937
c) settembre 1938
d) novembre 1938
8) L’antisemitismo italiano trovò il suo punto di riferimento nella rivista:
a) Il Manifesto della razza
b) La difesa della razza
c) La dichiarazione della razza
d) La minaccia della razza
9) Gli ebrei stranieri presenti in Italia avrebbero dovuto:
a) essere denunciati
b) essere arrestati
c) essere processati
d) essere espulsi
10) Le conseguenze più tragiche dell’antisemitismo fascista si manifestarono:
a) subito dopo l’emanazione delle leggi razziali
b) progressivamente negli anni successivi
c) con l’ingresso in guerra dell’Italia
d) dopo l’8 settembre 1943
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B)Elaborazione di un saggio breve.
Utilizza i documenti 1,2,3,4 per scrivere un breve saggio (la lunghezza non deve superare le
due facciate di un foglio protocollo) che abbia per argomento le caratteristiche
dell’antisemitismo fascista.
BIBLIOGRAFIA
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Deputati, 1998
Sonia Brunetti – Fabio Levi, C’era una volta la guerra. Racconti e immagini degli anni 19351945, Zamorani, 2002
Alberto Cavaglion – Gian Paolo Romagnani, Le interdizioni del Duce. Le leggi razziali in
Italia, Claudiana, 2002
Enzo Collotti, Il fascismo e gli ebrei (Le leggi razziali in Italia), Editori Laterza, 2003
Renzo De Felice, Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo, Einaudi, 1996
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Monnier, 2000
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Michele Sarfatti, Le leggi antiebraiche spiegate agli italiani di oggi, Einaudi, 2002
Michele Sarfatti, La Shoah in Italia, Einaudi, 2005
La menzogna della razza, documenti e immagini del razzismo e dell’antisemitismo fascista,
catalogo della mostra organizzata a Bologna nel 1994
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