ANTICHI NEMICI, RINNOVATE INDIFFERENZE Gullotta legge Mori
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ANTICHI NEMICI, RINNOVATE INDIFFERENZE Gullotta legge Mori
La Redazione risponde Perequazioni della pensione, la Corte Costituzionale dà ragione all’INPS A cura dell’Avv. Vipsania Andreicich A pagina 5 anno XV - n° 11 Novembre 2009 periodico mensile dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia Centro Studi padre Flaminio Rocchi Poste Italiane SpA - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L.353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 DCB - Roma ANTICHI NEMICI, Si apre il XIX Congresso nazionale RINNOVATE INDIFFERENZE L’Anvgd e le sfide del futuro Nessun precedente governo si era impegnato formalmente nei confronti delle associazioni degli esuli giuliano-dalmati come quello attuale. Nelle due riunioni del Tavolo di coordinamento GovernoAssociazioni del 5 febbraio e dell’11 giugno scorsi, presieduti dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta e con la presenza di cinque Sottosegretari e di Parenzo sulla linea dell’orizzonte più di venti direttori generali e alti funzionari dei rispettivi ministeri, sono stati presi impegni precisi sui vari problemi: dalla restituzione dei beni al loro definitivo indennizzo, dall’edilizia popolare all’anagrafe, ecc. Si sono succeduti durante la primavera e l’estate incontri tecnici interni alle amministrazioni per trovare le soluzioni più appropriate a soddisfare le nostre aspettative. Eppure a fronte di questi impegni ufficiali c’è un’atmosfera generale sul piano politico che lascia perplessi. Il primo interrogativo riguarda lo stato dei rapporti italo-sloveni e italo-croati. Quanto ai primi, dietro il linguaggio felpato della diplomazia si avverte chiaramente uno scontro a muso duro. Appena raggiunto l’accordo con Zagabria – grazie anche ai buoni uffici italiani –sulla lunga controversia confinaria in Istria, Lubiana, con il consueto stile, ha aperto le ostilità con Roma sul rigassificatore di Zaule. Non cede di un millimetro sulla tutela della minoranza italiana in Istria, dichiarandosi pienamente adempiente agli accordi stipulati malgrado non sia affatto vero e accusando l’Italia di non fare altrettanto con la minoranza slovena nel nostro Paese. Sulle restituzioni ritiene il problema chiuso. Quanto alla Croazia, si legge sui giornali che l’Italia è la grande mallevatrice dell’ingresso di quel paese nella Ue. L’ultima visita del Ministro al Commercio estero Adolfo Urso viene descritta in termini trionfali. Zagabria lamenta addirittura che malgrado la presenza in Croazia di banche italiane in posizione dominante e malgrado l’Italia sia il suo primo partner commerciale, i nostri investimenti sono solo al sesto posto e ne vogliono di più! Si apre venerdì 27 novembre, presso Villa Recalcati a Varese, il XIX Congresso nazionale dell’Anvgd. L’appuntamento più importante della vita associativa, sul quale converge l’attenzione degli associati, dei delegati e dei dirigenti chiamati a delineare il futuro e i programma della più vasta rappresentanza di esuli giuliani e dalmati in Italia, quell’Associazione costituitasi nell’immediato dopoguerra e soggetto primario nei decenni nel rapporto, difficile ma essenziale, con le istituzioni e i governi. La prima giornata avrà inizio alle 15.30 con il seguente Ordine del Giorno: relazione del Presidente dell’Associazione; relazione del Segretario nazionale; relazione del Delegato all’Amministrazione; ratifica dei bilanci dell’ultimo triennio; nomina dei 3 Revisori dei Conti più 2 supplenti; dibattito; elezioni per il rinnovo del Consiglio Nazionale. Certamente nel dibattito, che si annuncia intenso, saranno affrontati i diversi problemi aperti sul fronte del dialogo con il Governo, tra i quali la restituzione di beni espropriati agli Esuli giuliano-dalmati dal cessato regime jugoslavo; gli indennizzi dovuti dallo Stato italiano per i beni perduti dagli Esuli; il riscatto degli immobili di edilizia popolare in favore degli Esuli. Tre punti già nell’agenda consegnata dalla FederEsuli al tavolo di coordinamento con l’Esecutivo nazionale. Si parlerà inoltre di nuove strategie per la valorizzazione della Legge 92/2004, istitutiva del Giorno del Ricordo; dei rapporti con il Governo e il Parlamento; dei criteri generali per l’applicazione della Legge n. 193/ 2004 (Tutela del patrimonio culturale delle terre d’origine degli Esuli giuliano-dalmati), di cui si è chiesto il rinnovo triennale; dei rapporti con le Comunità Italiane nelle terre d’origine. Si apre a Varese, nella cornice di Villa Recalcati, il XIX Congresso nazionale dell’Anvgd. Nelle foto, lo splendido cortile e (qui affianco) la sala che ospita i delegati di Lucio Toth (segue a pagina 2) Segue a pagina 9 Gullotta legge Mori On line i catasti di Slovenia e Croazia Raccolta la somma da destinare agli Esuli colpiti dal sisma Un progetto europeo guidato dal Cdm di Trieste per agevolare le ricerche sulle proprietà Roma, Teatro San Marco, 22 settembre. I tre protagonisti della serata dedicata all’Istria nelle pagine di Anna Maria Mori lette da Leo Gullotta. Da sin., Gullotta, Mori e l’attrice Mirella Mazzeranghi Segue a pagina 11 A Reflection on Methods “The Julian Question”, Pursuing Historical Research In english language to page 14 Una reflexión sobre el método «Cuestión giuliana», perseguir la investigación histórica En lengua española en la página 15 Un nuovo, semplice strumento è offerto agli esuli e agli eventuali eredi per accedere al Catasto e ai Libri fondiari della Slovenia e della Croazia relativamente ai beni posseduti in Istria, Dalmazia e area di Fiume. Il tutto è ora rintracciabile on-line. Un ruolo decisivo, in questo progetto, lo ha svolto il Centro di Documentazione Multimediale della cultura giuliana, istriana, fiumana e dalmata di Trieste (Cdm), del quale è presidente Renzo Codarin. Nel corso della conferenza stampa di presentazione del nuovo servizio, questi ha spiegato: «Slovenia e Croazia hanno dovuto adeguare i propri sistemi amministrativi alla nuova cittadinanza europea, che punta sulla trasparenza e la massima visibilità dei servizi rivolti al pubblico. I siti che riguardano il Catasto e i Libri fondiari sono in lingua croata e slovena, con la traduzione in inglese. Accedendovi i motori di ricerca più utilizzati offrono una traduzione di massima, che ha però bisogno di precise indicazioni e di istruzioni d’uso contenute in un vademecum, messo in distribuzione nei Paesi di riferimento. Noi lo abbiamo tradotto in lingua italiana – ha precisato Codarin – per favorirne l’uso da parte dei cittadini italiani e reso accessibile on-line attraverso il nostro sito www.arcipelagoadriatico.it». Prosegue Codarin che «l’operazione è stata fatta pensando alla nostra gente, agli esuli in Italia e nel mondo, che potranno così prendere visione dello stato catastale delle loro proprietà ottenendo tante altre utili informazioni». Il sito della Slovenia è stato attivato su quello ufficiale della Repubblica, all’indirizzo http://e-uprava.gov.si. Quello della Croazia è on-line all’indirizzo www.katastar.hr. Il vademecum pubblicato dal Cdm si riferisce a quest’ultimo sito «ma a breve – ha assicurato Codarin – saranno fornite indicazioni anche sull’uso di quello sloveno». Sul sito croato si trova anche un appello dell’Ufficio catastale che consiglia di controllare i dati online, per riferire le eventuali inesattezze, in quanto s’intende «raggiungere la massima trasparenza e correttezza nel servizio al pubblico». 2 DIFESA ADRIATICA Novembre 2009 fatti e commenti continua dalla prima pagina ANTICHI NEMICI, RINNOVATE INDIFFERENZE Sulle zone ittiche l’accordo è stato raggiunto e anche sulle ricerche di idrocarburi va tutto liscio, con una stretta collaborazione tra la nostra Eni e la corrispondente società di Stato croata. Si deve supporre che il patrimonio tecnologico sia quello italiano. Tanto più che l’ Eni sta realizzando in questi mesi accordi giganteschi, dall’Asia centrale all’Irak, alla Libia. Ecco, appunto, la Libia! Nell’ambito del mega-accordo BerlusconiGheddafi sotto le tende il nostro governo è riuscito a farci entrare il problema degli indennizzi ai profughi italiani dalla Libia: 150 milioni di euro distribuiti in tre anni. Non che li paghi Gheddafi naturalmente, che ha voluto le scuse per il nostro dominio coloniale. Li tira fuori il governo italiano. I diritti degli Esuli Allora la domanda che l’Anvgd ha posto nell’ultimo incontro alla Farnesina del 13 ottobre è come mai un governo capace di tali successi trovi invece così enormi difficoltà nel trattare con la Croazia e con la Slovenia sul problema delle restituzioni e non sappia come reperire le risorse necessarie per i nostri indennizzi, che sono meritevoli di almeno uguale considerazione. È vero che la Legge 137 del 2001 riguardava solo noi. Ma è pur vero che tutti i governi hanno riconosciuto che il problema è aperto e che il nostro diritto all’indennizzo equo e definitivo è giuridicamente ineccepibile. Abbiamo rivolto la domanda al Sottosegretario agli Esteri Alfredo Mantica perché è l’uomo politico a noi più vicino in questo momento e perché è stato proprio lui ad avere la sensibilità di accostare il nostro problema a quello dei profughi dalla Libia. La controffensiva sul Giorno del Ricordo Dall’altro lato a nessuno sfugge che si sia aperta una controffensiva culturale da parte slovena contro il Giorno del Ricordo delle Foibe e dell’Esodo, con tesi vittimistiche come quelle di Boris Pahor o negazioniste come quelle di Joze Pirjevec. Alle prime questa associazione ha risposto in tono fermo e pacato, come si conviene con un ultranovantenne reduce da tante traversie, ma rintuzzando il suo vittimismo del tutto unilaterale, cieco e sordo a ogni argomentazione contraria. Alle seconde hanno risposto efficacemente gli storici Giuseppe Parlato su «Libero» e Roberto Spazzali su «Il Piccolo». Sul piano dell’obiettività scientifica non c’è molto da aggiungere. Il riduzionismo di Pirjevec è un passo indietro di cinquant’anni. Il professore dell’università del Litorale torna ai tempi della propaganda titina degli anni Cinquanta. «Trst je na+» o giù di lì. C’è solo da osservare che Pirjevec attribuisce agli ispiratori della legge sul Giorno del Ricordo – e quindi sostanzialmente a noi e ai nostri predecessori nelle associazioni giuliano-dalmate – una capacità diabolica di inventare scenari inesistenti; di raccogliere prove, per lui fasulle, dai servizi segreti inglesi e americani (che sarebbero stati infiltrati da nostri agenti); di raggirare storici e giornalisti di vaglia (da Montanelli a Oliva, da Pupo a Salimbeni, da Pansa a Melograni, da Rodotà a Mieli, da Valiani a Canfora, da Galli della Loggia a Sergio Romano) fino a tre Presidenti della Repubblica, per indurli a riconoscere un quadro della realtà del tutto fantastico. Se fosse vero quello che dice Pirjevec saremmo stati proprio bravi ! A fare fessa tanta gente importante. Il fatto è che all’appello dei nostri morti troviamo migliaia di nomi di persone prelevate dai vari tentacoli dell’armata di liberazione iugoslava che non abbiamo più rivisto. E di questi – ormai è acclarato – i fascisti erano una minoranza. E comunque non si uccidono così neanche i cavalli! A meno che per i partigiani comunisti di Tito massacrare a guerra finita i propri nemici e alleati, militari e civili, fosse cosa lodevole di cui ancora vantarsi. Di fronte a questi ritorni di fiamma per noi esuli e per i tanti amici che si sono uniti a noi in questi anni c’è un dovere solo: tenere duro sia verso i nemici esterni che verso le tergiversazioni dei nostri governi. Riunire le forze e non abbassare la guardia, perché il lavoro da fare è ancora tanto e la lotta per i nostri diritti e la difesa della nostra memoria è ancora lunga ed ha bisogno di energie nuove. Lucio Toth Primavera 2010, voli Innsbruck-Lussino Presentata a Lussinpiccolo la nuova linea aerea stagionale che dalla primavera prossima collegherà direttamente Innsbruck al piccolo aeroporto isolano. A gestire la linea sarà l’austriaca Idealtours, con velivoli adatti alle tratte brevi e con un massimo di una quarantina di posti. Il piccolo aeroporto di Lussino visto da alta quota Raduno dalmati italiani nel mondo Storie a confronto: esuli e «rimasti» alla prova del futuro Il 56.mo Raduno dei dalmati italiani nel mondo, svoltosi in settembre a Trieste, ha visto tenersi un dibattito “caldo” nella sede del Museo della Civiltà istriana, fiumana e dalmata dal tema «Chi ha interesse a contrapporre esuli e rimasti?» coordinato da Renzo de’ Vidovich. Vi hanno preso parte Lucio Toth, presidente dell’Anvgd, Paolo Sardos Albertini presidente della Lega Nazionale, Rossana Turcinovich (Cdm Trieste) Silvio Delbello dell’Università Popolare di Trieste, Piero Delbello, direttore dell’Irci, e l’on. Furio Radin, deputato degli italiani al Sabor di Zagabria. Nell’aprire i lavori Renzo de Vidovich ha posto l’accento sull’arma della cultura, l’unica plausibile e possibile: «Gli Stati cambiano, i confini cadono, la cultura resta – ha sostenuto de’ Vidovich –. È questo lo sforzo da fare». E rappresentanti dell’associazionismo si sono cimentati nell’impegno di dare inizio ad una discussione costruttiva pur nella delicatezza del tema. Paolo Sardos Albertini ha posto l’accento sulla necessità di «un giro di volta della storia, che dovrebbe liberare gli uni e gli altri dai residui del passato» nonostante la persistenza di atteggiamenti vittimistici dell’una e dell’altra parte. Dal canto suo Lucio Toth ha attribuito ad alcuni fattori riconoscibili le difficoltà di dialogo tra i due fronti: il peso delle ideologie contrapposte, il tornaconto elettorale, la matrice negativa dei problemi in questione, derivante dalla tragicità degli eventi evocati. Il suo invito a considerare, in sede di pacata riflessione storica, la durezza delle condizioni di sopravvivenza della comunità nazionale italiana sotto il regime jugoslavo (posto che di- Trieste, Raduno dalmati italiani nel mondo. I relatori al dibattito «Chi ha interesse a contrapporre esuli e rimasti?» (foto www.arcipelagoadriatico.it) versi furono i motivi per i quali tanti non poterono optare) è stato interpretato da qualcuno del pubblico come un affievolimento del sacrificio e delle sofferenze degli esuli: un’interpretazione errata, che mediante l’estrapolazione di alcune frasi dal contesto del discorso ha dato motivo a taluni di criticare aspramente le considerazioni del presidente Anvgd. Un progetto comune tra le due comunità è stato invocato da Rosanna Turcinovich, che ha fatto riferimento ad «un progetto culturale d’eccellenza per raccogliere il meglio di entrambi e veicolarlo alle rispettive nazioni. Non siamo ancora andati oltre all’apporto dei singoli, ma il nostro patrimonio culturale, fatto delle stesse usanze, feste, abitudini, fondato sulla stes- sa lingua e sulle stesse tradizioni, non ha ancora approcciato ad un’unificazione d’intenti. Gli ebrei lo fanno, ad esempio, è il risultato è sotto gli occhi di tutti». Silvio Forza, direttore dell’Edit, la casa editrice della Comunità italiana, si è richiamato ad una nuova progettualità che, da un alto, metta in luce l’«esodo d’eccellenza» e, dall’altra, consegua un rafforzamento economico-produttivo della Cni. Paolo Sardos Albertini non ha mancato di gettare una luce sulle prospettive future: «Eppure intravedo più luci che ombre – ha detto tra l’altro –. Rispetto a venti anni fa i dati oggettivi sono più chiari e accettati. Temo solo ci siano delle speculazioni, è l’unico rischio». Red. Gorizia, offese le vittime delle Foibe Ziberna (Anvgd):«nessuno si deve permettere di negare la memoria dei crimini» Ennesima performance contro il patrimonio di memorie raccolto nel Giorno del Ricordo, quella che si è tenuta il 18 settembre nella sala del Consiglio provinciale di Gorizia in occasione della presentazione del volume Foibe: revisionismo di Stato e amnesie della Repubblica (edizioni Kappa Vu). Secondo il relatore, Sandi Volk, la gran parte delle vittime commemorate il 10 febbraio al Quirinale furono collaborazionisti dei nazifascisti; al punto che, è il concetto espresso da Volk, il Giorno del Ricordo dovrebbe diventare piuttosto «la giornata dell’orgoglio fascista». Il libro in questione contiene le relazioni del “convegno” dello scorso 9 febbraio a Sesto San Giovanni, nel corso del quale, sottolinea l’editore «sono state sbugiardate le menzogne che vengono propagandate», sulle vicende del confine orientale. «Non è stato facile promuovere quell’appuntamento – ha ricordato Volk – perché abbiamo subito un vero boicottaggio da parte dell’Associazione Venezia Giulia e Dalmazia». Sono seguiti gli interventi di Claudia Cernigoj e Alessandra Kersevan, le due pasionarie di quella che definiscono «Resistenza storica». Dura e immediata la presa di posizione del Comitato Anvgd goriziano nella persona del suo presidente, Rodolfo Ziberna: questi ha bollato l’iniziativa come «provocazione» e «sciacallaggio partitico», ricordando che «chiunque si sia avvicinato a questa pagina di storia ha potuto apprendere quale sia stata la verità dei fatti». Ziberna ha ammonito: «nessuno si deve permettere di negare la memoria dei crimini, perche questo significa condannare di nuovo le vittime al ruolo di reietti, di colpevoli da seppellire nell’indifferenza e nell’inesistenza». Una condizione, quest’ultima, ha fatto notare sempre Ziberna, che «ha connotato per decenni questo dramma». Red. Il presidente del Comitato Anvgd di Gorizia, Ziberna (a destra nella foto, qui con il prof. Fulvio Salimbeni) Novembre 2009 3 DIFESA ADRIATICA fatti e commenti Amor di Patria Manzoni e altra letteratura del Risorgimento L’idea unitaria nella narrativa dell’Ottocento Cos’hanno in comune un bersagliere piemontese e un picciotto siciliano? L’Italia è soltanto un’espressione geografica, o possiamo attribuire agli italiani, con qualche fondamento, un’identità nazionale? E in ogni caso: perché al Risorgimento d’Italia si volle dare una soluzione unitaria? Non bastavano la libertà e l’indipendenza? E perché si pretese a tutti i costi Roma capitale? L’autore di questo libro ha cercato le risposte direttamente nei testi dei letterati che hanno accompagnato il processo risorgimentale fissandone la tavola dei valori, senza disdegnare, all’occorrenza, di assumere un ruolo di primo piano sul palcoscenico della storia, come padri della Patria o martiri della sua redenzione. Il libro, scritto da Giuseppe Langella, ordinario di Letteratura Italiana Moderna e Contemporanea nell’Università Cattolica di Milano, è edito da Interlinea di Novara. Il libro, introdotto dal presidente del Comitato Anvgd e della Lega Nazionale di Gorizia, Rodolfo Ziberna, è stato presentato il 20 ottobre al Ridotto del Teatro Verdi dallo storico prof. Fulvio Salimbeni. Alcuni dei brani più significativi sono stati interpretati dall’attrice goriziana Maia Monzani. R. Z. Sebastiano De Albertis, Garibaldi visita Manzoni, 1863, olio su tela. Milano, Museo del Risorgimento Impresa di Fiume, tre convegni al Vittoriale Nel 90.mo dell’Impresa di D’Annunzio, la Fondazione Vittoriale degli Italiani, presieduta da Giordano Bruno Guerri, cura un ciclo di tre convegni, il primo dei quali dal titolo «Fiume, 90 anni dopo» si è svolto nel mese di settembre; gli altri si terranno nel marzo e nel settembre del 2010. Aperto dal saluto del presidente, questo primo incontro di studio ha visto susseguirsi le relazioni di Giuseppina Caldera (Gli archivi fiumani del Vittoriale: una nuova base per la ricerca storica); di Maurizio Serra, Ambasciatore italiano presso l’Unesco (“Le sang d’un poete”. L’impresa fiumana nella stampa francese e inglese); di Giuseppe Parlato (Nitti, Giolitti e la questione di Fiume); di Lucio Villari (Orditure e trame politiche a Fiume). La rivista francese Al termine delle relazioni, tutte basate su nuova “Excelsior” dedicava documentazione, un intenso dibattito, con la par- la copertina del 23 agosto 1918 al volo su Vienna tecipazione di Ernesto Galli della Loggia, membro di D’Annunzio del Comitato scientifico del Vittoriale. È seguita, nell’Auditorium, la proiezione di un raro filmato sull’impresa di Fiume. In concomitanza con il convegno, l’Ambasciatore Antonio Benedetto Spada, in rappresentanza della Fondazione Cab, ha deposto presso gli archivi del Vittoriale due importanti lotti di documenti inediti provenienti dall’eredità di Luisa Baccara, messi all’asta e preservati dalla dispersione. Nella corrispondenza fra Gabriele d’Annunzio e Luisa Baccara, sono compresi testamenti inediti del poeta stesi all’epoca dell’impresa di Fiume, nonché numerose fotografie. Gabriele D’Annunzio nella Piccionaia della Capponcina, ritratto da Nuñes Vais (foto www.vittoriale.it) A Ravenna il Fondo documentario di Enzo Bettiza Lo scrittore e giornalista dalmato dona oltre 5.000 volumi Una donazione di oltre è stata espressa dal sindaco Fa5.000 volumi alla Fondazione brizio Matteucci. Del cospicuo Cassa di Risparmio di Ravenna. patrimonio librario fa parte anCosì ha deciso Enzo Bettiza: «I che un carteggio comprendenlibri e le carte – ha dichiarato – te una numerosa raccolta di letsono il frutto di una vita di latere autografe di molti tra i magvoro luogo itinerari che mi hangiori letterati della seconda no portato in giro per il mondo metà del Novecento, tra i quali a raccontare i grandi cambiaNobel britannico Eliot, Montamenti: dalla Cina alla Russia, le, Montanelli, Piovene, alla Jugoslavia. Materiali utili Buzzati, Sciascia, nonché i maper gli appassionati di storia ma noscritti dei più noti romanzi anche per gli studenti universi- Ravenna. Negli splendidi Chiostri francescani (nella foto) di Bettiza. Nato nel 1927 a Spatari». lato da nota famiglia di imprenavrà sede la Fondazione Bettiza La raccolta di volumi e scritditori, è stato corrispondente ti sarà ospitata nei Chiostri Francescani. 2019. Bettiza, nato in Dalmazia, ha dall’estero e inviato per il “Corriere del«Con la nascita della Fondazione una spiccata sensibilità che riversa in la Sera”; ha fondato con Indro Bettiza — commenta il presidente della tutti i suoi scritti che riguardano in un Montanelli “Il Giornale Nuovo” ed è Cassa, Antonio Patuelli — si arricchi- qualche modo le vicende delle due stato direttore editoriale del “Carlino” sce il patrimonio della città, candidata sponde dell’Adriatico». Soddisfazione e della “Nazione”. Oggi è editorialista a capitale europea della Cultura per il per la nascita della Fondazione Bettiza della “Stampa”. Società Dalmata di Storia Patria, un convegno su Giuseppe Praga È mancata la scrittrice polesana Addio a Gianna Dallemulle Ausenak «Giuseppe Praga storico dalmata, da Zara a Venezia», questo il titolo del convegno di studi promosso dalla Società Dalmata di Storia Patria di Roma e dalla Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia, in concorso con il Comitato veneziano della Società Dante Alighieri, svoltosi il 2 ottobre nella sede dell’Ufficio Unesco. Qualificati studiosi sono stati invitati a delineare la figura e l’opera dell’intellettuale dalmata alla cui generosità la Biblioteca Marciana deve l’importante donazione dell’omonimo fondo relativo alla storia e alla civiltà dalmatica. Giuseppe Praga (1893-1958) nacque a Sant’Eufemia di Ugliano, di fronte a Zara. Laureatosi in Lettere, si specializzò in paleografia e diplomatica a Vienna e a Padova. A Zara, italiana dal 1918, fondò nel 1926, assieme ad altri studiosi, la Società Dalmata di Storia Patria, di cui fu il primo presidente. Ancora a Zara fu direttore della Biblioteca Paravia e dell’Archivio di Stato. Esule a Venezia, prestò la sua opera nella Biblioteca Nazionale Marciana. La sua opera più nota è la Storia di Dalmazia, pubblicata nel 1941 e nel 1954. Dopo la sua morte, la vedova donò alla Biblioteca Nazionale Marciana questo cospicuo archivio. Una grave perdita, la scomparsa dopo grave malattia, della scrittrice polesana Gianna Dallemulle Ausenak, per la Comunità nazionale italiana e per le lettere italiane. Aveva esordito nel 1982 con il racconto Prima piova de agosto, per il quale aveva ricevuto il Premio «Istria Nobilissima». Si è cimentata sia nella prosa che nella poesia, nel dialetto istroveneto come nella lingua italiana, trovando ispirazione nella sua amatissima Pola. Si è confrontata anche con la saggistica, la critica letteraria e la traduzione. La sua opera più nota è forse il volume di racconti Con voce minima, pubblicato nel 2005. La sua poetica è stata dall’autrice stessa ben riassunta nella convinzione che «la geografia della memoria che muove ed entra in noi, non converge nella commemorazione del tempo perduto, ma piuttosto nella sua riconferma, nella sua ri-costruzione». Gianna Dallemulle Ausenak era nata a Pola nel 1938, ha lavorato fino al pensionamento come capo infermermiera al Reparto pediatrico dell’ospedale cittadino, meritandosi la stima e l’apprezzamento di dirigenti e degenti. Venezia, Palazzo Zorzi, sede dell’Ufficio Unesco. Qui si è svolto il convegno dedicato allo storico Giuseppe Praga La nuova “Battana”. Cambia direzione la storica testata letteraria fiumana Cambia la Direzione della rivista “la Battana” di «È un dato di fatto che, da quarantacinque lunghi Fiume, storica testata letteraria dell’Edit. Corinna anni di pubblicazione ininterrotta “la Battana” rapGerbaz Giuliano subentra a Laura Marchig. Il “nuo- presenta il luogo storico nel campo culturale, vo corso” è stato presentato dal dispecificatamente letterario, dell’unirettore dell’ Edit, Silvio Forza, e dalverso della Comunità nazionale itala nuova caporedattrice, durante una liana. “La Battana” si è fatta portaconferenza stampa nella sede della voce diretta dell’esigenza della concasa giornalistico-editoriale fiumaservazione della propria identità nana. zionale e culturale, manifestata da«È come trovarsi davanti a un gli italiani dell’istro-quarnerino», ha nuovo progetto che fino a questo sottolineato Gerbaz Giuliano. momento era solo pensato e che ora Una nuova fase dunque, per rista iniziando a prendere forma», ha dare rilievo centrale al discorso letdetto Forza, ribadendo pieno sosteterario e filosofico, che permetta di gno alla caporedattrice e l’impegno inserire collaboratori giovani, ai quaa garantire le risorse necessarie per li offrire una sede di confronto. Alla realizzazione «di numeri che tro obiettivo, il ritorno all’organizavranno più pagine rispetto alle atzazione di convegni scientifici, octuali 128». Del Comitato di redaziocasioni di dibattito con studiosi a ne fanno parte Elvio Baccarini, Elis scandenza almeno annuale. Deghenghi Olujic, Gianna Mazzieri Il primo numero edito a cura del Sankovic, Fabio Polidori e Nives rinnovato Comitato di redazione è Zudic Antonic; Annamaria Picco è quasi interamente dedicato al pittoLa copertina del n. 172 il redattore grafico, segretaria di rere e scultore fiumano Romolo della rivista, dedicata all’artista Romolo Venucci dazione Doris Ottaviani. Venucci. 4 DIFESA ADRIATICA Novembre 2009 GLI OPPRESSI SONO TUTTI UGUALI Un commento a Boris Pahor L’intervista di Boris Pahor sul “Corriere della Sera” del 30 settembre non si può leggere che con grande rispetto: per l’uomo in sé, per l’età e le esperienze storiche e personali che ha vissuto, per la sua sensibilità e la sua discrezione di narratore. Lo capisce bene uno come me, con vent’anni di meno ed esperienze personali meno drammatiche, proprio grazie a quella differenza di venti anni. Perché gli italiani dell’Istria e della Dalmazia che sono arrivati a novant’anni hanno vissuto esperienze analoghe, ma con esiti finali ancora più tragici. È vero che lo Stato italiano ha tentato di snazionalizzare tra il Venti e il Quaranta del secolo scorso le popolazioni slovene e croate della Venezia Giulia, oltre un terzo della popolazione di allora, cancellando le loro lingue come lingue ufficiali dell’amministrazione e della scuola pubblica. Tradotta anche in lingua lituana Verde Acqua di Marisa Madieri, edito nel 1997 per Einaudi, nel quale la scrittrice fiumana narra dell’esodo dalla Venezia Giulia e la disagiata vita nel campo profughi Un’immagine propagandistica del regime jugoslavo A differenza di quanto aveva fatto l’“oppressore” impero austriaco che nel Litorale, a Fiume e in Dalmazia aveva rispettato il plurilinguismo delle popolazioni: italiane, slovene, croate e serbe. Ma, a parte i metodi violenti del fascismo, quell’atteggiamento era comune a tutti gli Stati nazionali dell’epoca, dalla Francia che impose il francese a catalani e corsi, nizzardi a alsaziani alla Iugoslavia dei Karageorgevi che chiuse tutte le scuole italiane della Dalmazia, spingendo all’esodo quasi ventimila dalmati, ad eccezione della mia Zara, che lo stesso Wilson aveva lasciato all’Italia per il suo carattere italiano. Ma l’ondata di violenza rivoluzionaria di Stato che investì le nostre regioni tra il 1943 e il 1954 ci è costata migliaia di morti nelle foibe e nel gulag iugoslavo: padri, sorelle, parenti stretti; molti passati dal lager nazista alla foiba iugoslava. Se c’è una coscienza scomoda per l’Italia degli ultimi cinquanta anni siamo proprio noi, italiani dell’Istria, di Fiume, della Dalmazia, cui per convenienze politiche e ideologiche è stata Cordialmente freddi In un servizio di Stefano Lusa lo stato delle relazioni Austria-Slovenia (e le differenze con l’Italia) Sulla testata on line «osservatoriobalcani» si legge un interessante contributo di Stefano Lusa dal titolo Cordialmente freddi (inserito il 25 settembre 2009), che analizza da Capodistria lo stato delle relazioni Austria-Slovenia, alquanto gelide come si ricava dal servizio, del quale riproduciamo alcuni passaggi. Dalla ricostruzione di Lusa emergono le differenze di atteggiamento tra Austria e Italia in merito al riconoscimento della Slovenia nel 1991 e di approccio ai problemi bilaterali aperti. La recente visita del cancelliere austriaco Werner Fayemann alla Slovenia ha fatto emergere il contrasto tra Lubiana e Vienna sul Trattato di stato austriaco, sottoscritto nel 1955 da Austria e Jugoslavia e che, in particolare, tutela la minoranza slovena in Stiria e Carinzia. Lubiana si considera la legittima erede di quel documento. In Austria dicono che non è così. Intanto i ministri degli Esteri dei due Paesi, Samuel Zbogar e Michael Spindelegger, hanno precisato che sulla questione «sono d’accordo di non essere d’accordo». I rapporti tra i due paesi non tesi, ma sono oramai “cordialmente freddi”. Al centro della vicenda soprattutto la mancata posa delle tabelle bilingui in Carinzia, che avvelena le relazioni tra Lubiana e Vienna da qualche decennio. […] Sin dal primo incontro bilaterale, Una mostrina militare della polizia penitenziaria jugoslava ante 1991, in uso alle guardie di custodia slovene avvenuto subito dopo il riconoscimento, Lubiana pose l’accento sulla necessità di discutere degli accordi internazionali firmati «in nome della Slovenia» dalla Jugoslavia. In quel periodo la Slovenia si stava prodigando per ottenere la successione dei trattati firmati da Belgrado. Subito iniziò un rapidissimo negoziato con l’Italia, che portò già nell’estate del 1992, al riconoscimento della successione slovena ad una cinquantina di trattati firmati tra Italia e Jugoslavia. Tra di essi c’erano anche l’accordo di Osimo, che chiudeva definitivamente il contenzioso confinario, e quello di Roma, che regolava la questione del- chiusa la bocca per “non disturbare” i rapporti internazionali con l’URSS, con Tito, con gli alleati occidentali. Costretti a un esodo di massa che ha privato quelle province di metà della loro popolazione autoctona. Cosa che agli sloveni dellaVenezia Giulia non è successo. Conosco bene le sofferenze descritte da Pahor nei suoi romanzi, così simili a quelle degli italiani narrate da Fulvio Tomizza, da Nelida Milani e Anna Maria Mori, da Marisa Madieri, da Claudio Magris, da Leo Valiani. Le conosco perché ho vissuto nell’infanzia tra Aidussina, Trieste e Zara e ricordo mio padre, ufficiale di carriera dell’esercito italiano, che difendeva contro l’ottusità delle nostre amministrazioni il diritto degli sloveni e dei croati delle province italiane a parlare nella loro lingua, come a noi italiani della Dalmazia era stato consentito dal go- Leo Valiani, storico ed esponente di punta dell’antifascismo, protagonista della vita politica italiana del secondo dopoguerra, intervenne in varie occasioni e sedi sull’esodo degli italiani, ricordandone le motivazioni l’indennizzo agli esuli per i beni abbandonati nell’ex Zona B. Qualcuno, in Italia, considerò tutta quella fretta un errore, perché dopo quel riconoscimento sarebbe stato difficile ottenere da Lubiana qualcosa per gli esuli; altri, invece, salutarono l’intesa precisando che dai rapporti bilaterali era stato tolto un notevole peso. In ogni modo negli anni successivi la vicenda dei cosiddetti “beni abbandonati” pesò sulle relazioni tra Lubiana e Roma e bloccò per un certo periodo il processo di avvicinamento della Slovenia all’Unione europea. […] Nel 1972, grazie ad una legge federale, vennero piazzate in regione le tabelle bilingui. Non passò molto tempo che la popolazione le distrusse. Nel 1976 il governo emanò un nuovo decreto che riduceva le località bilingui, ma le tabelle non vennero mai posizionate. Nel 2001 la Corte costituzionale stabilì che si sarebbero dovute sistemare oltre 300 tabelle. Ad un certo punto sembrò che ci fosse un accordo per metterne la metà, ma poi non se ne fece nulla e intanto la Corte costituzionale ed i tribunali continuarono ad emettere sentenze. Per i politici austriaci però la questione non è giuridica, bensì politica. […] Va detto comunque che i politici sloveni non hanno dovuto fare i conti soltanto contro l’ostilità delle autorità carinziane, ma anche con la riottosità della loro minoranza. I rappresentanti delle organizzazioni slovene in Austria, infatti, hanno pensato bene di litigare furiosamente tra loro per questioni interne. In ogni modo in tutti questi anni i politici austriaci e sloveni non hanno mancato di spendere immani energie Il porticciolo di Abbazia in una cartolina a colori del 1910, in epoca austro-ungarica. La didascalia, in alto a sinistra, riporta il toponimo italiano e la descrizione in tedesco verno austriaco, sia pure a costo di persecuzioni poliziesche e perdite di impieghi statali. Quanti impiegati, magistrati, insegnanti italiani delle nostre regioni abbandonarono le loro occupazioni e le loro città prima del 1915 perché la tollerante Austria non li sopportava più per la loro propaganda filoitaliana! E dopo il 1943 altro che trasferimenti e confino politico! Chi si oppo- neva alla Iugoslavia comunista ha avuto una sorte assai peggiore. Gli oppressi sono tutti uguali e penso che meritino la stessa comprensione. Essere privati del proprio luogo natale non è cosa da poco. E noi siamo tra quei milioni di europei, da Smirne a Könisberg, cui questo è successo. Roma, 5 ottobre 2009 Lucio Toth «L’ondata di violenza rivoluzionaria di Stato che investì le nostre regioni tra il 1943 e il 1954 ci è costata migliaia di morti nelle foibe e nel gulag iugoslavo». Nella foto, partigiani jugoslavi per risolvere la contesa senza mai venirne a capo. […] In questi anni l’Austria non ha mancato di avanzare precise richieste alla Slovenia. […] Ben più rilievo invece ha avuto la messa in discussione dei decreti che, nell’immediato dopoguerra, nazionalizzavano le proprietà dei cittadini austriaci nell’allora Jugoslavia. L’Austria avrebbe voluto che la Slovenia non discriminasse i suoi cittadini, ma in pratica non è riuscita ad ottenere nulla. Vienna poi ha cominciato a porre anche la questione della tutela della minoranza tedesca. Per Lubiana quest’ultima richiesta era delicatissima. La Slovenia garantisce la tutela costituzionale e collettiva a quelle che considera le sue minoranze “autoctone”, cioè a ungheresi, italiani e rom, ma è assolutamente refrattaria ad estendere questi diritti ad altri. La presenza tedesca non era stata marginale sul territorio dell’attuale Slovenia ed aveva profonde radici sto- Segnaletica stradale a Capodistria (oggi Slovenia). Pola (oggi Croazia) è indicata in sloveno, croato e italiano mentre gli altri centri dell’Istria slovena sono riportate in sloveno e italiano Un cartello segnaletico indica il confine tra la Stiria (Austria) e la Slovenia riche, ma questa comunità, considerata legata al nazismo, era stata espulsa nell’immediato dopoguerra. Alla fine qualcosa è stato concesso attraverso un accordo di collaborazione culturale. Lubiana e Vienna per trovare l’intesa ci hanno messo degli anni. Stefano Lusa (www.osservatoriobalcani.org/ area/slovenia) Novembre 2009 5 DIFESA ADRIATICA La Redazione risponde Perequazione della pensione, la Corte Costituzionale dà ragione all’Inps A cura dell’Avv. Vipsania Andreicich Alcuni anni fa ho iniziato una causa contro l’Inps per ottenere la perequazione della maggiorazione prevista dalla Legge 140/85, con decorrenza dalla data di emanazione della legge stessa. Nel corso del procedimento fu introdotta dalla Finanziaria del 2008 la norma di interpretazione autentica, la quale ha affermato che la perequazione deve iniziare dalla data della domanda della maggiorazione. So che avverso tale norma è stata sollevata la questione di legittimità Costituzionale. Desideravo sapere se la Corte Costituzionale si era già pronunciata su tale questione. Lettera firmata La Consulta riunita in seduta ritenuti violati, furono il primo luogo l’articolo 3, a causa dell’irragionevole disparità di trattamento che si sarebbe venuto a creare tra soggetti aventi gli stessi diritti, ma che raggiungevano l’età pensionabile in anni diversi. L’articolo 38, in quanto, mirando il trattamento pensionistico, del quale la maggiorazione in questione è parte, a conferire mezzi adeguati alle persone che la percepiscono, con l’introduzione della norma in questione i mezzi sarebbero stati non conformi per coloro che hanno raggiunto e raggiungeranno l’età pensionabile successivamente all’anno 1985. Sarebbe infine violato l’art. 24, primo e secondo comma, Cost., in quanto la norma in- L’art. 2, comma 505, della Legge Finanziaria del 2008 ha introdotto la seguente norma di interpretazione autentica: «L’art. 6, comma 3, della legge 15 aprile 1985, n. 140, si interpreta nel senso che la maggiorazione prevista dal comma 1 del medesimo articolo si perequa a partire dal momento della concessione della maggiorazione medesima agli aventi diritto». Contro tale norma, che tra l’altro contrasta con la costante giurisprudenza di merito e di legittimità, fu subito sollevata la questione di illegittimità Costituzionale. Gli articoli della Costituzione, che si erano trodotta con la Finanziaria 2008 avrebbe compresso il diritto degli interessati ad ottenere la perequazione anche per il passato. La Corte Costituzionale con la sentenza n. 401/2008 ha ritenuto infondata la questione di illegittimità costituzionale sollevata in merito alla norma in questione. Per quanto concerne la denuncia di violazione dell’art. 3 Cost., la Corte ha affermato che, fino al momento della maturazione della pensione nessun diritto nasce in capo al soggetto, anche se egli appartiene a una delle categorie che il legislatore, in considerazione di pregresse vicende, ha voluto beneficiare. Afferma inoltre la Corte che se il legislatore avesse voluto riconoscere un autonomo diritto, avrebbe disposto l’immediata attribuzione periodica delle relative somme a tutti coloro che rientravano nelle categorie previste, in aggiunta alla retribuzione, indipendentemente dalla posizione previdenziale; né avrebbe stabilito la “perequazione” di detto beneficio, espressione che normalmente si riferisce ai trattamenti di quiescenza. La subordinazione dell’acquisizione del diritto di cui si tratta alla maturazione del diritto a pensione e la sua inclusione in quest’ultima a tutti gli effetti fa sì che non sia irragionevole la disposizione censurata là dove stabilisce la decorrenza della perequazione dalla data della effettiva e concreta attribuzione del be- Commissione per gli indennizzi, la sintesi delle sedute di settembre 2009 neficio. A tal proposito, occorre ribadire i principi secondo i quali lo scorrere del tempo e la collocazione in esso dei fatti giuridici possono legittimare una diversa modulazione dei rapporti che ne scaturiscono. Secondo la Corte, parimenti non fondata è la questione relativa all’art. 38, secondo comma, Cost. La Corte afferma infatti che il beneficio oggetto della normativa in scrutinio non è predisposto al fine di rendere congrua la prestazione previdenziale in relazione alle necessità degli aventi diritto alla medesima, bensì a fornire agli appartenenti a determinate categorie, ritenuti meritevoli di una gratificazione, una elargizione dimostrativa della gratitudine della Nazione. La Corte Costituzionale ha infine ritenuto non fondata la questione sollevata in riferimento all’asserita violazione del diritto di difesa. Secondo la Corte la disposizione dell’art. 24 della Costituzione attribuisce diritti processuali che presuppongono la posizione sostanziale alla cui soddisfazione essi sono finalizzati, con la conseguenza che la disciplina sostanziale non attiene alla garanzia del suddetto parametro costituzionale. Questa è, per così dire, la descrizione oggettiva e “tecnica” del pronunciamento della Corte Costituzionale. Sul prossimo numero torneremo sull’argomento con i nostri rilievi. Pos. n. 8140/TC Rossi rinviata Seduta del 17 settembre 2009 Pos. n. 6348/TC Tognon concessi indennizzo e avviamento commerciale Pos. n. 48/ZB Petronio Luigi e Fragiacomo Ernesta (eredi) rinviata Pos. n. 18266/TC Clari concesso indennizzo Pos. n. 9129/ZB Fifaco Franco (eredi) rinviata Pos. n. 1119/TC Nacinovich rinviata per ulteriore istruttoria Pos. n. 22386/TC Sgagliardich rinviata per ulteriore istruttoria Pos. n. 9712/ZB Orsini Albino concesso indennizzo Pos. n. 21327/TC Poropat rinviata Pos. n. 7707/TC Gorenjscek rinviata Pos. n. 9703/ZB Glavina Antonio concesso indennizzo Pos. n. 18617/TC Basilisco rinviata Pos. n. 8317/TC Travan concessi indennizzo e avviamento commerciale Pos. n. 11310/TC Dessanti rinviata Pos. n. 9736/ZB Salich Caterina ved. Trani (eredi) rinviata Pos. n. 19285/TC Rampas rinviata Pos. n. 3926/TC Zuranich concesso indennizzo Sono riprese in settembre, presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze, le sedute della “Commissione sugli indennizzi dei beni perduti”, che tratta sia i beni degli italiani di Istria e Dalmazia che quelli di altre zone già sotto la sovranità italiana o comunque detenuti da cittadini italiani all’estero. Diamo di seguito una sintesi delle delibere. La sintesi delle sedute di ottobre sarà pubblicata sul prossimo numero di “Difesa”. Seduta del 10 settembre 2009 Pos. n. 18670/TC Zupcich rinviata Pos. n. 20788/TC Velenich rinviata per ulteriore istruttoria Pos. n. 493/TC Bernabeo rinviata per ulteriore istruttoria Periodico mensile dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia Centro studi padre Flaminio Rocchi DIRETTORE RESPONSABILE Patrizia C. Hansen Editrice: ASSOCIAZIONE NAZIONALE VENEZIA GIULIA E DALMAZIA Via Leopoldo Serra, 32 00153 Roma - 06.5816852 Con il contributo della legge 72/2001 Redazione e amministrazione Via Leopoldo Serra, 32 00153 Roma Tel./Fax 06.5816852 Grafica e impianti: CATERINI EDITORE (Roma) Servizi Integrati per l’Editoria e la Comunicazione Tel. 06.58332424 Fax 06.97255609 E-mail: [email protected] Abbonamenti: Annuo 30 euro Sostenitore 50 euro Solidarietà a piacere Estero omaggio Una copia 2 euro - Arretrati 3 euro C/c postale n° 32888000 Intestato a “Difesa Adriatica” Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 91/94 dell’11 marzo 1994 Spedizione in abbonamento Postale di ROMA Stampa: Romana Editrice Srl - S. Cesareo (RM) Finito di stampare il 20 novembre 2009 ELARGIZIONI E ABBONAMENTI Questa rubrica riporta: - le elargizioni a “Difesa Adriatica” di importo superiore all’abbonamento ordinario; - le elargizioni dirette alla Sede nazionale Anvgd; - gli abbonamenti ordinari sottoscritti a “Difesa Adriatica”; All’interno di ogni gruppo, i nominativi sono elencati in ordine alfabetico. In rispetto della normativa sulla privacy non vengono citate le località di residenza degli offerenti. Ringraziamo da queste pagine tutti coloro che, con il loro riconoscimento, ci inviano il segno del loro apprezzamento e del loro sostegno. Le offerte qui indicate non comprendono le elargizioni ricevute dai singoli Comitati provinciali dell’Anvgd. ABBONAMENTI ORDINARI A “DIFESA ADRIATICA” (ccp 32888000) MARZO 2009 (continua dal nu- mero precedente) Nacinovich Mario, Nesi Giuseppe, Ostrogovich Flavia Maria, Pace Tullia, Persich Carlo, Peteani Luigi, Petronio Licia, Pintacrona Calogero, Pizzuti Elio, Politi Giuseppe, Polo Silvana, Premuda Marson Maria Pia, Quaglia Fam., Qualich Stella, Rocchi Marcello, Romagnoli Roberto, Roman Bruno, Rossi Imperia, Rossi Nidia, Rotta Caterina, Sablich Romano, Saule Lombardi Fiorella, Schurzel Giorgio, Schurzel Sergio, Scotto Lachianca Giuliana, Scrobogna Adriana e Diego, Scuola Dalmata Ss. Giorgio e Trifone, Serrentino Cecconi Melina, Solari Attilio, Sorich Ziliotto Lupo, Spada Paolo, Stanziola Bonfanti Marialuisa, Sticotti Mario, Traina Leopolda, Urbano Michele, Veceralo Massari Maria, Vegetti Angela, Ventin Luigi, Verona Ilse,Verzini Maria Lauretana,Viale Ugo Nevio, Vidotto Maria Pia, Vodopia Marzia, Zambiasi Gino, Zanella Silvio, Zanini Marcella, Zorco Maria, Pos. n. 4833/ZB Morgan Giustina (eredi) rinviata Pos. n. 7544/ZB De Bernardi Giuseppe e Roiaz Antonia (eredi) istruttoria Pos. n. 6466/ZB Calcina Giovanna (eredi) concesso indennizzo Pos. n. 1083/ZB Delise Luigi (eredi) concesso indennizzo Pos. n. 2555/ZB Fonda Mariano (eredi) concesso indennizzo Zuccheri Marino, Zupanic Anna, Zuppin Lucchese Rita, Zustovich Annamaria, Zustovich Sergio. APRILE Adrario Amato Riccardo, Asta Benito, Barich Guido, Bellasich Scarpa Silvana, Beltrame Piergiuliano, Bertossa Rosanna, Bianchi Nereo, Bilucaglia Luigi, Buzzi Alfredo, Calochira Lionello, Calucci Gianluigi, Canaletti Maria e Tina, Candelari Stefano, Ceppi Fabio, Cernich Enzo, Cerri Zappelli Ippolita, Cestaro Ottorino, Ciriminna Giuseppe, Cobai Ornella, Cova G. Fulvio, Covacev Aldo, D’Augusta Perna Umberto, De Cristofaro Enrico, Della Gaspera Cesare, Di Corato Simone, DottoriVezio, Dussich Renato, Ferri Giuliana, Filla Aglietta Bianca, Gasparini Giuseppe, Janni Luciano, Kotlar Bruno, Kucich Mario, Liubicich Sergio, Lovrinovich Rita, Lovrinovich Sergio, Lucich Claudio, Maja Walter, Matassi M. Rosa Roccabella, Mazzon Marisa, Merni Ada, Milinovich Nerina, Ossoinack Bianca, Pallavicini Marino, Pasquali Sergio, Pemberton Bruna, Perasti Giulio, Pernetti Licia, Persicalli Enzo. Segue nel prossimo numero 6 DIFESA ADRIATICA Novembre 2009 DALMAZIA: IL REGNO IMMAGINARIO DALLA VOLONTÀ ALLA RAPPRESENTAZIONE Il 56.mo Raduno nazionale dei Dalmati italiani è stato aperto dalla prolusione di LucioToth, zaratino, presidente dell’Anvgd. Ne riproduciamo un ampio stralcio. Molti in Dalmazia pensano ancora oggi che la nazionalità sia un fatto di sangue, facendo una strana identificazione razziale tra antichi illiri e croati arrivati nel VII secolo d.C. Da questa impostazione nasce la versione secondo la quale la Roma antica e la Venezia medievale sarebbero potenze occupanti e colonialiste, come l’Italia fascista del 1941! E che noi, italiani di Dalmazia, saremmo soltanto dei “croati italofoni”, traditori e collaborazionisti, come si legge nelle sentenze iugoslave pronunciate per fucilarci o mandarci nel gulag. Perché alla luce dei documenti degli archivi, delle biblioteche, delle curie ecclesiastiche, risulta innegabile che nelle nostre città si sia usata per secoli la lingua italiana, ben da prima che la Repubblica di Venezia vi si insediasse definitivamente nel 1409. E allora bisogna tirar fuori la tesi che non siamo italiani – visti tanti nostri cognomi che italiani non sono – ma soltanto “italofoni”. È la stessa distinzione che il fascismo adottò per i cosiddetti “alloglotti” dell’Alto Adige e della Venezia Giulia. Gente che parlava tedesco, sloveno o croato mentre avrebbe dovuto parlare italiano. È la premessa pseudo-scientifica della discriminazione e della negazione di identità. Più un popolo è avanzato più riconosce il valore della romanizzazione, come gli inglesi, i belgi, gli olandesi, anche quando non parlano una lingua neolatina. Perché è su quella base comune che si è costruita l’unità del continente, il bacino di diffusione del cristianesimo, con i suoi valori di uguaglianza, di fraternità, di libertà personale. Perché è da quella sorgente che nasce l’umanesimo giuridico che fa della persona il fine e il centro della società organizzata e pone a sua tutela una legge oggettiva, da tutti riconoscibile, non per vincoli di etnia, ma per scelta di civiltà. Negare la radice greco-romana della civiltà occidentale significa negarne l’esistenza. E di questa eredità, noi dalmati italiani, siamo la testimonianza viva e non lasceremo che si disperda. La nostra vicenda e l’insegnamento che se ne trae non rappresentano un angolo marginale della storia europea, una storia locale tra le tante che hanno segnato il Novecento. Sono al contrario un crocevia di problemi attualissimi come: la definizione di una identità nazionale italiana in rapporto Salona fu la capitale della provincia romana della Dalmazia. Nella foto, una delle sue basiliche a una comune identità europea, passaggio essenziale per costruire un’Europa unita e cosciente della sua unità e del suo ruolo; la possibilità di integrare le patrie nazionali in una patria comunitaria, da amare con lo stesso amore e lo stesso senso del dovere; la capacità di integrazione nelle nazioni europee dei crescenti flussi di immigrazione, che vanno regolati per non esserne sommersi, ma che vanno assimilati con coraggio e strategie culturali tempestive. Una comune cultura dalmato-veneta Noi siamo stati un esempio straordinario di integrazione e di condivisione di valori comuni. Una comune cultura secolare dalmatoveneta ha creato una Koiné caratteristica e unica, che non era meticciato multiculturale, perché aveva una identità precisa, una variante originale dell’identità italiana. E il nostro mare, con i suoi promontori e le sue isole, i suoi venti e i suoi fortunali, ha dato ai dalmati quell’agilità dell’ingegno e quella versatilità creativa che hanno prodotto la grande architettura dell’epoca romana, le basiliche bizantine, le cattedrali romaniche del medio evo, la trasmutazione degli stili dal tardo gotico veneziano al Rinascimento. E da questo mare e dalla pluralità delle componenti etniche, unificate dal diritto e dalla cittadinanza, ci è venuto quel culto della libertà personale e cittadina che ha caratterizzato la nostra storia. Non bene pro toto libertas venditur auro era il motto della Repubblica di Ragusa. E l’insegna scolpita sulle porte della città di Veglia era AureaVenetorum Libertas. Tale era l’identificazione con la Serenissima. Castelnuovo, arroccata su uno sperone della costa dalmata, in una cartolina dell’ultimo decennio dell’Ottocento Un’identificazione non imposta dall’esterno. Ma voluta e sentita dai cittadini. Durata nei secoli decisivi della formazione dell’Europa moderna. Anche come esuli lo abbiamo dimostrato, conquistando posizioni di prestigio in un’Italia che non ci capiva e non ha fatto in tempo a metterci in un angolo solo perché siamo stati più rapidi noi, a imporci e farci rispettare con le nostre qualità. Noi non siamo vittime degli eventi. Siamo testimoni del nostro coraggio e del nostro idealismo. Abbiamo dimostrato di saper buttare a mare interessi e beni, di saper gettare l’anima oltre l’ostacolo, difendendo la nostre città e la nostra italianità fino in fondo. Per questo non temiamo il futuro. Sarà un compito arduo ricreare un clima di conciliazione nell’Adriatico orientale. Ma si può fare! Il rapporto sangue-terra matrice dei genocidi e delle pulizie etniche I dalmati croati di oggi debbono imparare a rispettarci come un fattore essenziale della loro storia e della loro identità nazionale. Non c’è fratellanza senza riconoscimento reciproco. Siamo stanchi di barriere psicologiche e di contrapposizioni costruite sulle sovrastrutture di ideologie totalitarie e scioviniste. Dobbiamo abbattere ogni steccato con la forza del nostro entusiasmo, della nostra preparazione culturale, della nostra voglia di riconquistare quello spazio nella vita della Dalmazia che ci spetta in quanto eredi diretti della latinità che ha dato un’impronta indelebile alla nostra terra. A leggere i libri di scuola e certa cultura ufficiale di Stato, in Slovenia e in Croazia, non si fa che alimentare una disconoscenza della realtà plurale dei territori tolti all’Italia e acquisiti dopo la seconda guerra mondiale. Lo Stato italiano viene dipinto con i colori più foschi e identificato tout court con il regime fascista. Si confonde volutamente e maliziosamente la situazione di diritto derivante dai Trattati di Rapallo e di Roma del 1920-’24 con l’occupazione militare della Iugoslavia nel 1941. Secoli di appartenenza dell’Istria e della Dalmazia alla Repubblica veneta vengono omessi o giudicati come una forma di oppressione colonialista sulle popolazioni autoctone slave. Vedere i rapporti tra i popoli come occupazione e violazione di spazi è concezione primitiva, che coglie un aspetto della verità ma non la sua totalità. L’insistenza ossessiva sul rapporto sangue-terra è la matrice dei genocidi e delle pulizie etniche del Novecen- to. Sarà ben difficile costruire una comune identità europea su nazionalismi fomentati da teorie genetiche e fissazione di confini etnici, sempre e comunque arbitrari. Ma non è un buon motivo per scoraggiarci. In questa nostra missione adriatica c’è anche l’inveramento dello slancio più nobile del Risorgimento italiano e dell’unità della Nazione. Uno slancio che non si chiudeva in un nazionalismo egoistico a aggressivo, ma si apriva ai popoli dell’Europa centrale e orientale in una prospettiva di libertà e di progresso democratico. Quando nel 2011 si celebreranno i 150 anni dell’unità d’Italia dobbiamo essere in prima fila, non per esercitazioni retoriche ma per aiutare tutti gli italiani a ritrovare il filo del nostro comune processo di unificazione nell’orgoglio di saper ricollegare la storia spesso gloriosa degli Stati preunitari al cammino difficile e non sempre fortunato dello Stato nazionale del 1861. Una fondazione che unifichi tutte le energie Le associazioni della diaspora giuliano-dalmata stanno attraversando un momento di espansione e di attivismo che genera fratture e incrinature. Occorre rinnovare le strategie associative per non esaurire questa carica e sfruttarla al massimo. Quanto si è fatto fino ad oggi non basta. L’Europa è cambiata, l’Italia è cambiata, il mondo è cambiato. Dobbiamo cambiare anche noi! Se vogliamo farci capire dai giovani e dagli “altri” dobbiamo elaborare nuove direttrici di approccio culturale. La collaborazione con i «rimasti» diventa imprescindibile, perché sono loro ad essere rimasti sul posto, a Ragusa di Dalmazia «È da questo mare e dalla pluralità delle componenti etniche, unificate dal diritto e dalla cittadinanza, ci è venuto quel culto della libertà personale e cittadina che ha caratterizzato la nostra storia. Non bene pro toto libertas venditur auro era il motto della Repubblica di Ragusa» presidiare le posizioni, con tutti i limiti che conosciamo. Le ricerche sociologiche ci dicono che ben pochi dei nostri figli e nipoti seguono attivamente la vita associativa. Non è colpa di nessuno. Ma ci dicono anche che i più non dimenticano le loro origini. Bisogna allora lavorare con chi di lavorare ha voglia: siano o non siano figli e nipoti di zaratini, di dalmati, di fiumani, di istriani. La strada di una fondazione che unifichi tutte le energie di ricerca storica e culturale nei vari campi può essere la più indicata. Ci affrancherebbe anche da forme striscianti di assistenzialismo, sempre in agguato nelle italiche cose. Alle associazioni tradizionali rimane il compito di tutelare i diritti degli esuli alle restituzioni, agli indennizzi, all’acquisto delle case popolari, alle tutele previdenziali che attendiamo da sessant’anni. Ma non ci possiamo fermare lì. Le questioni economiche si risolveranno se sapremo portare avanti la nostra battaglia culturale, quella che ci ha portato a far istituire il Giorno del Ricordo. Ne sono una parte. Chi vuole riavere la sua casa in Istria o in Dalmazia, dove la sua famiglia ha vissuto per secoli, non chiede soltanto un riconoscimento economico. Chiede una presenza reale nella terra cui ha diritto. E che nessuno aveva il potere morale e giuridico di negoziare per lui. Ma l’obiettivo culturale si rivela primario. Essere parte viva di un’Italia che sappia capire se stessa e abbia stima di sé. Essere strumento di conciliazione nell’Adriatico e nell’Europa che si va unificando, adoperando il processo di allargamento della Ue non per arroccarci su battaglie di retroguardia – che sono la vocazione dei perdenti – ma per inserirci attivamente in questo processo, pretendendo il nostro spazio di italiani e di dalmati nella Dalmazia di domani. Lucio Toth Novembre 2009 7 DIFESA ADRIATICA dai comitati DELEGAZIONE DI BARLETTA Alla figura di Vittorio Emanuele III ed alle sue visite in Istria è dedicato un articolo del presidente della Delegazione, Giuseppe Dicuonzo, apparso sul periodico delle Guardie d’Onore del Pantheon. Nel suo contributo, l’autore ricorda quando il soggiorno del Re a Trieste, il 10 novembre 1918, e la sua visita a Pola il 3 febbraio 1919. Qui, scrive Dicuonzo, il sovrano «restò colpito dal fascino che le conferivano i bei palazzi del centro, le sedi di compagnie marittime, le compagnie assicurative, gli alberghi, i circoli e i monumenti storici romani. Si soffermò all’Arena, anfiteatro voluto da Claudio e ampliato da Vespasiano a due passi dal mare. […] Il 22 maggio del 1922 – prosegue – ritornò a Pola con la regina Elena e con la figlia Jolanda soggiornando volentieri in quella che fu la porta verso il mare caldo del mediterraneo. La Famiglia reale completò la sua visita recandosi nell’italianissima Zara […]. Entrati a Zara, i Reali furono colpiti dall’antico nucleo compatto […]. Di rilievo – conclude Dicuonzo – fu anche la visita del re nel 1935 a Capodistria, in occasione della quale egli inaugurò il monumento a Nazario Sauro […]». COMITATO DI FERRARA Rinnovate le cariche Il Comitato ferrarese ha voluto commemorare anche quest’anno la data del 15 settembre 1947, quando entrò in vigore il trattato di pace, con una S. Messa presso il Seminario arcivescovile, a ricordo dei lutti e delle sofferenze patite dagli istriani, fiumani e dalmati e, inoltre, per ricordare pure il T. Col. dei Carabinieri Antonio Varisco, assassinato a Roma dalle brigate rosse trent’anni orsono, il 13 luglio 1979. Presenti al rito una delegazione dell’Associazione Nazionale Carabinieri di Ferrara con il segretario provinciale Carmelo Perez ed il comandate provinciale dei Carabinieri Col. Antonio Labianco, con una significativa rappresentanza dell’Arma: un carabiniere semplice, un brigadiere ed un maresciallo. La «Preghiera del Carabiniere» ha concluso la cerimonia religiosa. I presenti si sono poi trasferiti nella sala riunioni dove Flavio Rabar, presidente del Comitato di Ferrara, ha ricordato il sacrificio del T. Col. CC Antonio Varisco e di come gli Esuli giuliano-dalmati si siano pienamente inseriti nella società in cui si sono trovati a vivere dando il loro apporto per il progresso dell’Italia. Proprio in questo contesto il T. Col. Varisco ha pagato con la propria vita la difesa della libertà e della democrazia. Il segretario dell’Associazione carabinieri Carmelo Perez ha evidenziato come Antonio Varisco sia rimasto colpito a Zara dall’eroismo del Ten. dei CC Terranova che il 31 ottobre 1944, mentre le milizie titine entravano in città, issava un grande Tricolore sul campanile della cattedrale; ritornato sulla strada veniva fucilato dagli jugoslavi. Quel gesto segnerà il futuro cammino dell’allora sedicenne Antonio Varisco. Il Col. Antonio Labianco, che quando venne assassinato Varisco frequentava l’Accademia, ha ricordato lo sgomento e la commozione per il vile assassinio che ha avuto lo scopo di colpire unicamente un Servitore dello Stato. Ha poi ripercorso la carriera di Capodistria, il monumento a Nazario Sauro, inaugurato da Vittorio Emanuele III Antonio Varisco nell’Arma, e inoltre si è soffermato sull’attività ed il sacrificio dei Carabinieri nelle nostre terre; al termine ha consegnato al presidente del Comitato una dispensa in cui sono stati raccolti scritti ed articoli sul T.Col.Varisco e lo stemma dei Carabinieri. Il presidente Rabar ha ringraziato considerando un onore sia la presenza del Comandante provinciale, dei Carabinieri in servizio e di quelli in congedo e sia i doni ricevuti e nel salutare i graditissimo ospiti ha messo in risalto un indiscutibile motto contenuto in una rivista dell’Arma «Carabinieri, patrimonio delle comunità». Al Col. Antonio Labianco è stato consegnato il nostro libro di testimonianze di Esuli ed una dispensa con la riproduzione dei pannelli della Mostra del febbraio 2009 sulle isole di Cherso, Lussino e la città di Zara. Confermata la dirigenza Il 12 settembre il Comitato ferrarese ha rinnovato le cariche interne, nella cornice di una giornata che ha visto svolgersi altri incontri sociali. La seduta è stata aperta dall’esauriente resoconto delle soddisfacenti attività svolte negli ultimi tre anni. Le votazioni hanno riconfermato sia l’Esecutivo (che si è immediatamente riunito per l’elezione del presidente e del vicepresidente) e sia il Collegio sindacale. La composizione degli organismi del Comitato provinciale di Ferrara risulta dunque la seguente: Flavio Rabar, presidente; Marisa Antollovich, vicepresidente; consiglieri: Gianfranco Forlani, Claudia Rabar e Alceo Ranzato. Il Collegio sindacale risulta composto da: Massimo Gherardi, Giuliana Dinelli e Michele Rizzoni. COMITATO DI GORIZIA Foibe rosse, il calvario di Norma Cossetto in un dramma teatrale Sabato 3 ottobre, alle 20.30, sul palco del Teatro del Kulturni Dom di Gorizia è approdato in prima regionale, nell’ambito del 19.mo Festival teatrale «Castello di Gorizia», organizzato dal «Terzo Teatro» del vulcanico Mauro Fontanini, l’ultima produzione della storica Accademia Teatrale Campogalliani: Foibe rosse. Vita di Norma Cossetto uccisa in Istria nel 1943. Lo spettacolo è tratto dal saggio biografico di Frediano Sessi sulla tragica vicenda dell’istriana Norma Cossetto, pubblicato da Marsilio Editore nel 2007. Il regista Aldo Signoretti è autore dell’adattamento per il teatro. Lo spettacolo Foibe rosse è realizzato in collaborazione con il Comune di Gorizia, con il Comitato provinciale Anvgd goriziano e con la Lega Nazionale Gorizia. Studentessa al quarto anno di Lettere e Filosofia dell’Università di Padova, Norma Cossetto fu gettata ancora viva nella foiba di Villa Surani nella notte tra il 4 e il 5 ottobre 1943. Aveva 23 anni ed era una ragazza normale con una vita tranquilla, ma nonostante la sua innocenza non fu risparmiata dalla furia dei partigiani titini che, prima di assassinarla, la violentarono brutalmente. Quella di Norma diventa, quindi, una storia simbolo delle migliaia di vittime delle Foibe cui solo recentemente la storia ha restituito la dignità della memoria. Torturata, stuprata e gettata nella foiba perché italiana ma, e questo è l’elemento che forse fa ancor più riflettere, perché donna, una donna giovane, bella, colta, raffinata e – per l’epoca – emancipata. Simbolo, dunque, di ogni nemico possibile. Ha avu- I vincitori del Primo torneo Alpe Adria Città di Gorizia. Al centro il presidente del Comitato Anvgd, Ziberna to un impatto emotivo fortissimo sul folto e attento pubblico presente al Kulturni dom di Gorizia – molti i congiunti dei deportati – la rappresentazione di Foibe rosse. Un impatto forte, specie nel secondo atto dell’opera, quando l’autore – attento e meticoloso ricercatore storico su tutte le aberrazioni del ‘900 senza distinzione alcuna – affida a Norma un diario sui suoi ultimi giorni di vita spesi tra la disperazione, la terribile violenza ma anche la fermezza nel rivendicare la sua italianità, mai venuta a vacillare davanti alle offerte di “passare dall’altra parte” ripetutamente avanzatele dai suoi carcerieri. Foibe rosse è stato magistralmente proposto dall’Accademia teatrale Campogalliani di Mantova nell’ambito del Festival teatrale Castello di Gorizia organizzato dal Terzo teatro e con la collaborazione dell’Anvgd. Il prologo si era svolto alla libreria Antonini dove Ferdinando Sessi, introdotto dal presidente del Comitato Anvgd isontino, Rodolfo Ziberna, e dal direttore del Terzo Teatro Mauro Fontanini, aveva fornito le tracce storiche, umane e psicologiche del proprio lavoro alla cui base c’è la conferma che un progetto politico violento fa le sue vittime innocenti ma è destinato a fallire e a essere condannato dalla Storia. (fonte “Il Piccolo”, 5 ottobre 2009) Le altre iniziative Non poteva mancare la tradizionale Tartufata di ottobre organizzata dal Comitato Anvgd e dalla Lega Nazionale di Gorizia. I partecipanti al tour gastronomico hanno dedicato tempo anche alla visita alle città di San Vincenti (parrocchiale, Palazzo Grimani e Loggia), di Canfanaro (chiesa e resti di due castelli), Gimino. Di seguito si sono recati anche a Gallignana e Vermo, nella cui piccola chiesa è raffigurata la famosa “danza macabra”. Il primo Torneo Alpe Adria Città di Gorizia di bridge Il «Primo torneo di bridge Alpe Adria Città di Gorizia», organizzato dal Comitato Anvgd isontino e dal Circolo bridge di Gorizia, è stato decisamente coronato da successo. Nella suggestiva cornice della tenuta delle baronesse Taccò di San Floriano del Collio, si è superata la lusinghiera soglia dei cento partecipanti, provenienti da tutta la Regione, dal vicino Veneto e dalla Slovenia. Undici le formazioni nel torneo a squadre di quattro persone (la squadra friulana De Leo sul filo di lana ha battuto quella triestina Colonna, seguita dalla pordenonese e con la Marchetti che ha vinto un premio speciale) e ben 47 le coppie. I due tempi del torneo mitchell di 11 boards sono stati vinti dalla coppia Baldassin-Della Mea, seguita dai friulani ArmelliniPerrod, dai triestini Colonna- Ligambi e dalla Marchetti-Planera. Prima coppia vincente del Circolo Bridge Isontina: Laura Lapini-Donald Spratt. Nelle foto alcuni momenti delle gare e delle premiazioni alle quali hanno presenziato la Presidente del Circolo organizzatore, Didi Pasquali e quello del Comitato Regionale F.I.G.B., il Presidente dell’ ANVGD Rodolfo Ziberna, l’Assessore allo sport del Comune di Gorizia Sergio Cosma,il rappresentante della Banca Generali Moreno Sfiligoi, la rappresentante del CONI Provinciale Alessandra Piacentini. 8 DIFESA ADRIATICA Novembre 2009 dai comitati COMITATO DI MONZA - BRIANZA Il 10 febbraio 2004, a Palazzo Marino di Milano, Ottavio Missoni volle ricordare la «Foiba blu» di Zara, il suo mare, nella quale vennero gettati molte vittime della violenza jugoslava. Il Comitato Anvgd Monza Brianza, nel fare proprio quel ricordo, ha voluto commemorare i numerosi Zaratini, uccisi barbaramente dai partigiani jugoslavi, che hanno come tomba il mare di Dalmazia. E dunque la mattina del 21 agosto scorso, davanti alla Riva Nova di Zara, a bordo della barca a vela “Folgore” del presidente Cerlienco, una rappresentanza del Comitato (Pietro Cerlienco, avv. Massimiliano Dipaola, Lorenzo Pesoli e Stefano Devicenzi), ha lanciato in mare un mazzo di fiori con il nastro Tricolore a ricordo di questi nostri sventurati fratelli. Questa Cerimonia, piccola ma significativa, sarà ripetuta ogni anno. In precedenza, il giorno 20, il presidente Cerlienco ha incontrato la presidente della Comunità Italiana zaratina, prof.ssa Rina Villani; oltre ad affrontare tematiche di attualità (asilo italiano “Sunce”, questioni europee etc.), si è parlato del neo costituito Comitato, della cerimonia che ha tenuto alla Foiba di Basovizza nel mese di giugno e delle numerose iniziative in programma. I rappresentanti del Comitato desiderano salutare e ringraziare tutta la Comunità italiana zaratina per la disponibilità dimostrata e del dono di un quadro realizzato dalla prof.ssa Villani. Due momenti dell’omaggio ai zaratini annegati dai partigiani jugoslavi COMITATO DI NOVARA Gli esuli residenti nel capoluogo piemontese si sono ritrovati per la Festa del Villaggio promossa dal Comitato presieduto da Antonio Sardi. La manifestazione, durata dal 25 al 27 settembre, si è articolata in tre serate di intrattenimento musicale. Di contorno, una ricca lotteria, un banco di beneficenza e, soprattutto, una prelibata vetrina gastronomica che ha visto insieme piatti tipici piemontesi e istriani. COMITATO DI PADOVA Viaggio a Veglia, Arbe, Fiume Anche quest’anno il Comitato di Padova ha organizzato, come di consueto, un viaggio di quattro giorni nelle nostre terre dal 25 al 28 settembre e precisamente a Veglia, ad Arbe e a Fiume. Pochi di noi conoscevano Arbe, ne avevamo sentito spesso decantare le bellezze, ma la realtà supera ogni immaginazione. Si tratta di una cittadina stupenda inserita nell’isola omonima come una perla che brilla immersa in una natura incontaminata ricca di macchia mediterranea e con un parco dove i pini, i lecci e i pioppi sembrano toccare il cielo di un azzurro cristallino; ma il gioiello di Arbe è il centro storico con le numerose testimonianze di arte e architettura dei vari secoli in stile romanico, gotico, veneziano fiorito, rinascimentale. Roma lascia un’impronta indelebile nelle mura e nella struttura urbanistica con quelle tre vie longitudinali e parallele lungo la penisola che si protende nel mare e sembra una nave pronta a salpare con quei quattro alberi in fila rappresentati dai campanili di S. Maria, di S. Andrea, di S. Giustina e di S. Gio- Pietro Cerlienco, presidente del Comitato Anvgd monzese, con la presidente della Comunità degli Italiani di zara, Rina Villani vanni. Su tutto, però, domina Venezia, che qui rimase praticamente dal Mille al 1797, lasciando meravigliose e infinite testimonianze di una cultura indelebile nel tempo con le vie strette dal selciato lucido per l’usura, con le case caratteristiche dai balconi riccamente decorati, con i meravigliosi palazzi rinascimentali e gotici dai portali di alto valore storico, con le numerose chiese. Mentre percorriamo le strade della via di mezzo e di quella superiore sotto la guida attenta e appassionata del Gen. Elio Ricciardi, zaratino, ma anche profondo conoscitore della re- La folta delegazione del Comitato Anvgd di Padova ad Arbe altà di questa isola, sentimenti di orgoglio, di ammirazione, di rimpianto si mescolano indistintamente nei nostri cuori, ma anche di ringraziamento verso coloro che oggi occupano questa terra, per come hanno saputo e continuano a mantenere e curare le opere antiche che hanno ereditato. Le pietre chiare, non annerite dal tempo, le piante di capperi che spuntano dai balconi, dalle terrazze, le rigogliose bouganville, dall’intenso colore fucsia, danno a queste testimonianze un che di freschezza e di attualità, facendole quasi rivivere sotto i nostri occhi incantati da tanta bellezza. Tra le tantissime chiese di Arbe abbiamo avuto l’opportunità di conoscerne una in particolare, quella dell’Assunzione, situata alla fine della via Superiore, vicino al Monastero costruito sulla viva roccia a picco sul mare. Iniziata nel 1118 e consacrata da Papa Alessandro III è una sfarzosa basilica in stile romanico con il campanile separato in stile tardo romanico, mentre all’interno interessanti sono il ciborio dell’VIII secolo e i sedili del coro in stile tardo gotico. Qui abbiamo assistito alla S. Messa in croato in un clima di forte emozione e in una atmosfera coinvolgente, raccolta e intensa, perché il sacerdote ci ha fatti sentire protagonisti assieme ai suoi fedeli, invitando la nostra presidente, Italia Giacca, a leggere il Vangelo in italiano ed Elio Ricciardi a recitare le preghiere dei fedeli; alla fine della S. Messa l’aria del canto “Mira il tuo popolo” ha riempito la chiesa e , dulcis in fundo, su invito del sacerdote che ce ne chiedeva un altro a noi è venuto spontaneo il “Salve Regina” in latino cantato assieme ai fedeli croati. Ad Arbe si arriva prendendo il traghetto dalla costa dalmata, oppure anche dall’isola di Veglia, prima tappa del nostro viaggio dove ci siamo fermati per un giorno il 25 settembre, per ripartire il giorno dopo da Ponte (Punat) verso il porto di Loparo, nell’isola di Arbe. L’incontro con la Comunità Italiana di Veglia e di Fiume A Veglia abbiamo incontrato la Comunità Italiana in un clima di grande cordialità e di reciproco piacere. È bello inserire in queste gite, che rappresentano per noi itinerari di memoria, l’attualità attraverso queste visite che ci offrono l’opportunità di conoscere l’operato e il senso della presenza dei nostri connazionali in queste terre perdute nelle quali essi sono rimasti. La Comunità di Veglia ha una sede piccola, ma accogliente, composta da 120 iscritti, di cui 6 simpatiz- zanti. La presidente, Silvana Pavacic, tiene a dire che, nonostante l’esiguità del numero di partecipanti e la scarsità di mezzi, la comunità è molto attiva e impegnata in corsi di italiano, a cui partecipano anche persone di etnia slava, di ceramica, ma soprattutto di “batik” di cui presto allestiranno una bella mostra in centro per far conoscere le qualità della loro arte. Ogni anno fanno una gita sociale in un Paese estero e l’anno corso sono venuti a visitare la Toscana. Lunedì, 28 settembre, dopo aver preso il traghetto a Portosorci in Arbe verso la costa dalmata, ci siamo diretti a Fiume dove avevamo appuntamento con la Comunità Italiana. È stato un incontro breve, ma intenso e significativo di un interesse reciproco. Dalla presentazione della vicepresidente, Rosi Gasparini, è emerso che la Comunità è importante non solo per il numero dei soci (6000 di cui 3500 italiani dichiarati, con un’Assemblea di 28 membri e una giunta esecutiva di 7), ma soprattutto per l’impegno che si esplica in una ricchissima attività di iniziative artistico-culturali, ricreative, sociali e sportive promosse dalla società artistico-culturale la Sac Fratellanza, di cui fa fede la rivista annuale “La Tore”, nella quale viene evidenziato soprattutto l’impegno profuso dai singoli e le attestazioni di benemerenza nei loro confronti per aver saputo coniugare il presente ad una continua ricerca della tradizione e della cultura che coinvolge egualmente chi è rimasto e chi vive altrove. A Fiume ci sono varie sezioni d’asilo italiane, quattro scuole elementari italiane, una scuola media superiore, la compagnia teatrale “Il Dramma Italiano”, la redazione italiana di Radio Fiume e la Casa Editrice Edit che pubblica ”La Voce del Popolo”. Per quanto riguarda l’Università, Fiume fa riferimento a quella di Pola dove c’è un dipartimento per lo studio in lingua italiana. Nell’ambito del sodalizio opera anche una sezione della Società “Dante Alighieri” la cui attività presentata alla presidente, Melita Sciucca, consiste nel collaborare con la Ci per quanto riguarda la diffusione della cultura e della lingua italiana e in particolare nel rilasciare le certificazioni , cioè gli attestati di frequenza che permettono ai candidati di aderire agli esami internazionali Plida (Progetto Lingua Italiana Dante Alighieri). È stata una gita bella dal punto di vista ricreativo, culturale e sentimentale che auguro a tutti di poter realizzare. Franca Dapas Fiume, Palazzo Modello, sede della Comunità italiana. Un momento dell’incontro con le rappresentanti della Ci Novembre 2009 9 DIFESA ADRIATICA dai comitati COMITATO DI ROMA Prende avvio il 2 novembre, e prosegue sino al 7, la prima fase del programma di scambio culturale tra il Liceo “Blaise Pascal” di Pomezia (Roma), curato dalla prof.ssa Donatella Schürzel per l’Istituto pontino, e la Smsir di Rovigno, della quale è preside f.f. la prof.ssa Ines Venier. Il progetto, denominato «Storia e cultura della frontiera giuliana», si articola in una serie di incontri che avranno la durata di tutto l’anno scolastico in corso. In questa prima parte saranno gli alunni del Liceo a recarsi in visita a Rovigno e alle istituzioni della Comunità italiana. La seconda fase, prevista nel mese di maggio 2010, vedrà invece ospiti a Pomezia gli studenti rovignesi. COMITATO DI TRIESTE Nel pomeriggio del 5 ottobre, in via Norma Cossetto, si è svolta una cerimonia di commemorazione con la deposizione di una corona di alloro in ricordo del martirio della giovane istriana. L’evento, organizzato dal Comitato Anvgd e dal Comune del capoluogo giuliano, ha avuto luogo nellla data del 66.mo anniversario della Sua morte, brutalmente assassinata dai titini Trieste, 21 febbraio 2009. Il Presidente della Camera Gianfranco Fini alla cerimonia di scoprimento della stele dedicata alla martire istriana Norma Cossetto insieme alla sorella, signora Licia Cossetto (foto Para / Camera dei Deputati) a soli 24 anni. Un folto pubblico, composto e commosso ha accompagnato la cerimonia. Davanti al monumento dedicato alla giovane di Santa Domenica di Visignano, si sono schierati il gonfalone della Città, i labari e le insegne delle associazioni e delle rappresentanze d’arma. Inaugurato nel 2009 alla presenza dell’on. Gianfranco Fini, a cura del Comune di Trieste, il cippo sorge continua dalla prima pagina Si apre il XIX Congresso nazionale L’Anvgd e le sfide del futuro E ancora, dei rapporti all’interno della Federazione delle Associazioni degli Esuli Istriani Fiumani e Dalmati e della riforma delle strutture organizzative della stessa Anvgd. Nel corso del Congresso i delegati dei Comitati provinciali, i presidenti dei Comitati provinciali, i presidenti delle Consulte regionali e i Consiglieri nazionali uscenti voteranno il nuovo Consiglio nazionale. E alla sua prima riunione dopo il Congresso, il Consiglio dovrà nominare il Presidente nazionale, iVicepresidenti nazionali (fino ad un massimo di 4, di cui uno vicario), 6 Consiglieri per l’Esecutivo nazionale; il Delegato all’Amministrazione, i 3 membri del Collegio dei Probiviri (e i 2 supplenti) ed infine 3 membri della Commissione nazionale di Disciplina. Alla sua prima convocazione dopo il Congresso, l’Esecutivo nazionale dovrà nominare il Se- gretario nazionale. La segreteria congressuale, di supporto ai partecipanti, sarà presente con ben tre unità operative, fornite dalla Sede nazionale, dal Comitato di Trieste e dal Comitato di Varese. E inoltre alcuni soci del Comitato di Varese saranno a disposizione per l’accoglienza e per tutte le attività di assistenza ai delegati presenti. Buon lavoro dunque, che sia proficuo per gli interessi degli Esuli giulianodalmati e per l’elaborazione di nuove strategie utili alla divulgazione e alla trasmissione della storia e del patrimonio di cultura e di civiltà espresso dagli italiani dell’Adriatico orientale. I rapidi mutamenti storico-politici e comuni-cazionali impongono scelte importanti al passo con i tempi: è questa, crediamo, la sfida concreta da raccogliere. p. c. h. «L’Adriatico un mare che unisce» Un convegno in provincia di Roma Lunedì 12 ottobre si è tenuta, presso l’Aula magna della Scuola media di Montecompatri (Roma), il Convegno «L’Adriatico un mare che unisce» organizzato dall’Associazione per la Cultura Fiumana, Istriana e Dalmata nel Lazio e dall’Archivio Museo Storico di Fiume, in collaborazione con il Comune di Monte Compatri e della stessa Scuola media. Ragusa dal mare Erano presenti, oltre a Marino in una cartolina del 1897 Micich, direttore del Museo Storico di Fiume, che ha coordinato gli interventi, il rappresentante del Comune di Monte Compatri Patrizio Ciuffa, che ha riferito sul suo ultimo viaggio a Salona in Dalmazia, città con la quale è in corso un rapporto di gemellaggio ; la prof.ssa maria Luisa Botteri ha trattato di «Salona romana», la prof.ssa Tribioli di «Fiume a novant´anni dall´impresa di D´Annunzio», e la prof.ssa Pezzini su «400 anni di rapporti tra le città di Ragusa (oggi Dubrovnik) e Livorno». Nell’occasione è stato anche illustrato il progetto dell’Associazione per la Cultura Fiumana, Istriana e Dalmata nel Lazio rivolto alle classi seconde della Scuola Media di Monte Compatri, con lo scopo di approfondire gli aspetti culturali della sponda orientale dell’Adriatico . nel quartiere di Baiamonti, rione costruito negli anni Sessanta per dare una casa agli esuli dalle terre dell’Adriatico orientale. Nel saluto di Renzo Codarin, presidente del Comitato Anvgd nonché della FederEsuli, è stata espressa la speranza che nel ricordo di Norma si ricompatti una realtà, che il suo nome diventi un monito qui ed in Istria affinché tali orrori non s’abbiano mai a ripetersi. Sulla sua tomba a Santa Do- Codarin, presidente del Comitato Anvgd e della FederEsuli (primo a sin.), interviene alla cerimonia in memoria di Norma Cossetto menica durante tutto l’anno si svolge un mesto pellegrinaggio, a volte di familiari, a volte di istriani che individualmente o in gruppo vanno a renderLe omaggio. Al saluto di Codarin si è aggiunto anche quello dell’assessore Paolo Rovis, a nome del Comune di Trieste che dell’impegno a riconoscere il ruolo della città nel dialogo su queste tematiche, ha fatto una bandiera: erigendo monumenti, dedicando vie e piazze a personaggi eccellenti del mondo istriano, fiumano e dalmato ma soprattutto riconoscendo il ruolo che queste genti hanno avuto nello sviluppo della città stessa. A sottolineare la solennità del momento alcune poesie interpretate da Alma Petrigna e l’intervento, sempre convinto e partecipe, della banda dell’Anvgd diretta dal maestro Ernesto Beacovich. (fonte www.arcipelagoadriatico.it) Gli albonesi al 37.mo raduno Si sono ritrovati a Treviso domedella Società operaia. nica scorsa esuli e rimasti di Albona A riceverli a nome dell’associaper partecipare al 37.esimo Raduzione Alberto Lenuzzi. “Preparato, no degli Albonesi, organizzato e proinoltre, l’elenco dei soci”, ha conmosso pure quest’anno dalla Sociefermato Vorano, nel ribadire la netà operaia di mutuo soccorso “Onocessità della collaborazione di tutti i revole Zustovi” con sede a Trieste, partecipanti al raduno, che potrebin collaborazione con la Comunità bero, come detto, contribuire con degli Italiani “Giuseppina materiale fotografico che testimonia Martinuzzi” di Albona. l’attività della Società in tutti i perioA partecipare al tradizionale indi, ma specialmente negli anni nel contro è stata una comitiva di circa dopoguerra, quando la Società con 40 soci del sodalizio albonese, a capo Macillis si è fatta promotrice capeggiata da Tullio Vorano, presidi vari raduni, convegni, iniziative dente della Giunta esecutiva della sociali a favore degli albonesi. Nel CI di Albona nonché del Comitato sottolineare l’importanza dei verbaalbonese della “Dante Alighieri”. li, Mario Viscovi ha detto che da essi Al centro dell’incontro di quetraspare la “bella mentalità laicale” st’anno la compilazione di della società operaia un libro sulla Società opealbonese, che ha sempre raia di mutuo soccorso in conservato gelosamente la questione, fondata nel sua autonomia, una men1871, per essere attiva fino talità praticata pure sotto la all’inizio della Grande presidenza di Macillis, che guerra, poi di nuovo nel ha presieduto la società 1919, e per vedere negli dalla metà degli anni ’50 anni dopo la Seconda gueralla sua morte avvenuta nel ra mondiale, a metà degli 1975. anni ’50, la propria Messa in rilievo da ricostituzione a Trieste, avuViscovi, che ha invitato a ta luogo su iniziativa consultare i verbali tutti i dell’albonese Marco presenti, pure l’italianità Macillis. Durante il pranzo della società operaia dopo la Santa Messa cele“Onorevole Zustovi”, acbrata alla chiesa di San centuata anche sotto l’AuNicolò Vorano ha invitato Due immagini d’epoca di Arsia. L’ingresso alla miniera e stria. tutti i presenti a contribuire la Chiesa, opera dell’architetto triestino Gustavo Pulitzer, Un altro invito ai prealla redazione del libro, senti lanciato all’incontro che curò anche il piano regolatore promossa dal Museo civida Vorano riguarda l’alleco di Albona, la locale CI e la Dante preso parte pure Vorano, oltre a que- stimento della chiesa di San Antonio albonese nonché dalla società triesti- st’ultimo, sul libro lavorano Mario ad Albona, un’iniziativa che vede la na. Viscovi e Giuseppe Clean, della so- partecipazione del pittore albonese “Ci serve l’aiuto di tutti voi”, ha sot- cietà triestina. Finora sono stati prepa- Eugen Kokot. In accordo con l’idea tolineato Vorano, che vorrebbe avere rati certi riassunti dei verbali trovati, esposta da Vorano, gli albonesi in Itadocumentazioni e fotografie per poter come dice Vorano, per caso presso la lia potrebbero tornare ad Albona in un ricostruire quanto più fedelmente l’at- signora Chiara Antonich, vedova modo affettivo ma concreto con una tività e la storia della Società operaia. Millevoi, il cui padre era negli anni ‘30 donazione al comune per far appreCome detto all’incontro, in accordo cassiere e segretario della Società (a stare la chiesa situata nei pressi della con quanto concordato all’inizio del quel periodo attiva ad Albona). Il ma- sede dell’amministrazione albonese e 2009 a Trieste, a una riunione fra i rap- teriale scoperto e fotocopiato al mu- rinnovata, parzialmente, alcuni anni presentanti della Società operaia di seo albonese risale al periodo tra il fa. “In una targa scriverebbe che è una mutuo soccorso, alla quale sono stati 1913/1914 e il 1936, mentre al radu- vostra iniziativa, un vostro ritorno ad definiti i contenuti del libro e a cui ha no è stato consegnato agli esponenti Albona”, ha concluso Vorano. 10 DIFESA ADRIATICA Che fare? Scrive un lettore deluso Ci scrive un nostro abbonato («non ancora per molto», precisa) la lettera che riproduciamo in buona parte. «[…] Mi chiamo Leopoldo Sotte e sono figlio di Antonio Sotte ed Elisabetta Marinoni Profughi da Pola e purtroppo deceduti da tempo. Essendo abbonato (non ancora per molto) alla Rivista Difesa Adriatica, prendo spunto dalla polemica con l’Unione degli Istriani riportata nell’ultimo numero della suddetta Rivista. Parole e toni utilizzati che certamente non fanno onore al grande numero dei lettori che certamente preferirebbero ascoltare voci di unità e concordia su argomenti (leggi Esodo e conseguenze dello stesso) ancora tanto vivi, intensi e dolorosi. Ma tant’è. Fatta questa doverosa premessa, desidero esprimere il mio punta di vista sulla predetta polemica. Personalmente mi sono stancato di leggere da tanti anni su Difesa Adriatica sempre le stesse notizie riportate in molti articoli diversi nella forma, ma concettualmente simili. Ad esempio: “afferrare le occasioni dell’attuale fase politica” ... “il Governo sembra deciso a risolvere i nostri problemi”... e “quindi cogliere senza esitazioni questa occasione” ... “ricevuta al Quirinale una delegazione dell’Associazione degli Esuli” ... “l’Anvgd incontra il Ministro degli Esteri [non metto il nome per quanti ce ne sono stati] che si è dimostrato attento ai nostri problemi” … “a Giugno [anche qui non metto l’anno per lo stesso motivo] il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ha convocato la FederEsuli per preparare un Tavolo tra Governo ed Esuli...”. Potrei andare avanti all’infinito. Tanti Tavoli ma pochi Piatti. […] Non vado oltre, ma deploro che a distanza di tanti anni (più di mezzo secolo) si è cosi tanto orgogliosi e soddisfatti di ricevere da questo Stato medaglie di tutte le forge per uomini, donne e bambini che sono stati massacrati senza pietà e nelle ma- Sicilia, una targa per ricordare il sacrificio del Carabiniere Domenico Bruno Il 30 settembre scorso, nel Comune di Mandanici (Messina), su iniziativa della Amministrazione municipale è tenuta la cerimonia di intitolazione di una piazza al carabiniere Domenico Bruno, originario del piccolo centro siciliano, infoibato dopo l’armistizio del 1943 per essersi rifiutato di consegnare le armi e la divisa al nemico. Prelevato con la forza il 17 set- Il Carabiniere Domenico Bruno, al quale la cittadina natale tembre 1943 da uno dei tanti «coha voluto dedicare una piazza mitati rivoluzionari», venne pochi (foto www.melitoonline.it) giorni dopo giustiziato. Numerose le autorità politiche, civili, militari e religiose che, con la loro presenza, hanno inteso dare particolare significato alla manifestazione. Nella prima parte della cerimonia, svoltasi nel museo etnoantropoligico, sono state lette alcune toccanti testimonianze storiche, cui sono seguiti gli interventi di Enza Interdonato (dirigente scolastico dell’istituto comprensivo di Roccalumera), Giorgio Rustia (presidente nazionale dell’Ancdj), della signora Grazia Bruno (figlia del car. Bruno) e del col. Maurizio Detalmo Mezzavilla, comandante provinciale dei carabinieri di Messina. Quest’ultimo ha ricordato il tributo di sangue pagato dall’Arma dei Carabinieri nell’area nord-orientale in seguito all’armistizio del 1943, allorquando oltre 250 carabinieri morirono nelle foibe, e le repressioni jugoslave nelle aree a forte presenza italiana in Istria. Il comandante provinciale, originario di Udine, ha inoltre ricordato che il 5 giugno scorso il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha insignito la Bandiera dell’Arma della medaglia d’oro al merito civile proprio per la meritoria opera di sostegno alla popolazione nel confine nord-orientale. La seconda parte della cerimonia si è svolta nella piazza di Mandanici, ove alla presenza delle autorità, delle scolaresche e di tutto il paese, la figlia del martire ha provveduto alla scopertura della targa, con successiva resa degli onori militari. (fonte www.parcodeinebrodi.com) Notizie liete Il Comitato Anvgd di Latina, guidato da Benito Pavazza, ci ricorda il conferimento, al consigliere Alberto Musco, componente del Direttivo provinciale di Latina, in occasione del Giorno del Ricordo 2009, della onorificenza in memoria del cugino, Giuseppe Musco, barbaramente trucidato. L’onorificenza, al pari delle altre riconosciute ai congiunti degli infoibati, è decretata dal Capo dello Stato ed è stata consegnata al consigliere Musco dal Prefetto di Latina, Bruno Frattasi. Novembre 2009 niere più barbare da vigliacchi Assassini che tutti conoscono. Assassini che in realtà in passato hanno ricevuto aiuti materiali ed ideologici da Persone e da Partiti ben definiti che, per i loro interessi personali e politici, parlano solo ora di pacificazione e fratellanza Europea (da che pulpito!). Per questo motivo hanno inventato il Giorno del Ricordo. Altro che Giorno del Ricordo. Lo chiamerei Giorno della Dimenticanza e dell’Oblio. In verità, come si può non portare nel nostro Cuore, nella nostra Anima più profonda le sofferenze, i patimenti, le violenze, le ingiustizie subite dai nostri genitori e dai nostri parenti in quei drammatici e terribili momenti. […] Queste sono le vere vittime che chiedono giustizia. Non vuote parole, ma fatti concreti. In buona sostanza, ho la sensazione che ci siano molte Persone in questa Paese che si approfittano (finché dura) della situazione, montando l’onda dei sentimenti, delle speranze e delle attese di quanti in passato hanno perso tutto. Il loro gioco si sta scoprendo. Si facciano da parte». Leopoldo Sotte Rispettiamo naturalmente le opinioni del Signor Sotte, ma è nostra convinzione che abbia sbagliato indirizzo. Sembrerebbe che egli rimproveri all’Anvgd la sua attività precipua, quella di interloquire – come suo dovere – con le istituzioni e i governi sui temi di interesse economico, sociale e culturale a beneficio degli Esuli. Attività che l’Anvgd persegue da diversi decenni a questa parte, nel susseguirsi di presidenti e dirigenti alternatisi alla guida del nostro sodalizio. Non avrebbe dovuto, non dovrebbe farlo? E cosa avrebbe dovuto, cosa dovrebbe fare? Dalla sua costituzione, nell’immediato dopoguerra, questa Associazione ha denunciato puntualmente le disattenzioni e le carenze della politica nazionale nei confronti dei tanti problemi dei profughi. Basta sfogliare le annate di “Difesa”. L’impressione, anzi la nostra convinzione è che il Signor Sotte esprima – a tratti confusamente – un risentimento aprioristico, confermato dalla opinione negativa che egli ha anche del Giorno del Ricordo. In definitiva, nulla va bene: né le commemorazioni ufficiali, né la consegna delle onorificenze, né gli incontri con governi ed amministrazioni. A questo punto, molto facile e più comodo coltivare in perfetta solitudine una sterile acredine, piuttosto che esporsi ai rischi della trattativa. O campare di slogan, qualche applauso a comando si strappa sempre. Non risulta che altri abbiano trovato soluzioni geniali e immediate in merito ai problemi in agenda. E, infine, ci sia permesso – una volta! – di difendere la posizione con un intervento su “Difesa”. Quello che tanto ha scandalizzato il nostro lettore. Speriamo lo scandalizzino altrettanto l’arroganza e la volgarità di altri, espressasi all’infinito. Patrizia C. Hansen Note dolorose † Il 21 maggio 2009 è deceduta serenamente a Roma, all’età di 96 anni Emma Sidrovich vedova di Roberto Sidroni. Era nata a Ossero il 13 marzo 1913. Aveva lasciato la Sua amata terra nel momento dell’esodo e si era sistemata con i propri cari a Venezia e successivamente a Roma nel Quartiere Giuliano-Dalmata, benvoluta da tutti. La rimpiangono con tanto affetto la figlia Giuliana, il genero Alberto e i nipoti Francesca e Massimo. † Il 18 settembre 2009 a Savigliano (Cuneo), dopo una lunga e dolorosa malattia, è scomparso all’età di 89 anni il carissimo amico Matteo Vidotto Nato il 26 gennaio 1920 a Valle d’Istria, impiegato per oltre 40 anni presso il Municipio di Carmagnola (Torino), risiedeva a Savigliano con la moglie Signora Renata Giraudo e i figli Livia, Pier Giorgio e Anna Maria. Uomo di grandi virtù, visse nel rispetto assoluto del prossimo; fortemente innamorato della Sua incantevole Valle d’Istria, ha sempre difeso con tenacia e coraggio la sua luminosa istrianità, preoccupato che non andasse dispersa la memoria storica delle terre abbandonate con l’Esodo. Da decenni impegnato, in virtù della Sua comprovata esperienza della burocrazia amministrativa dei nostri Ministeri, nell’assistenza degli Esuli residenti nella provincia dei quali godeva molta stima e grande affetto, come Segretario del Comitato Provinciale di Cuneo dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia. I membri dello stesso Comitato partecipano commossi al grande dolore, esprimendo il più sincero cordoglio alla moglie, ai figli con le rispettive famiglie, al fratello e parenti tutti. † Il 15 settembre 2009 è mancato a Trieste il Maggior Generale Iginio Celligoi Nato a Fiume nel 1920, di antica famiglia pertinente a Fiume sino dal 1729. Appassionato della vela e del volo a vela, era stato consigliere del Libero Comune di Fiume in esilio e vicepresidente della sezione di Fiume della Lega nazionale. Lo annunciano addolorate la moglie Giuliana, le figlie Sandra e Georgia, i rispettivi mariti e i nipoti Andrea e Stefania. † Il 10 agosto è deceduta in Roma, lontana dalla Sua Fiume, la Contessa Fiore Maria di Spilimbergo Ne danno il triste annuncio, la cognata Simonella di Spilimbergo con i figli Luigi e Federica, il cugino Adalberto di Spilimbergo con la moglie Maria Luisa, la cugina Aannamaria Carloni col marito Fergus Flood e i figli e la fedele Norma. * * * Errata corrige Sul precedente numero abbiamo pubblicato il necrologio della Sig.ra Anita Hunger, profuga da Zara, deceduta a Conegliano (Treviso). Per uno spiacevole refuso il cognome del consorte, dott. Antonio Stipanovich, è stato erroneamente provato della ‘h’ finale. Ce ne scusiamo con i famigliari e con i lettori. Ti sei iscritto all’ANVGD? Cosa aspetti? Noi Ti aspettiamo Rivolgiti ai nostri Comitati Provinciali o contatta la nostra Sede nazionale (tel. 06 5816852) L’abbonamento a Difesa Adriatica non equivale alla quota associativa Novembre 2009 11 DIFESA ADRIATICA Straulino, a vele spiegate Gullotta legge Mori Raccolta la somma da destinare nella storia della marineria continua dalla prima pagina agli Esuli colpiti dal sisma È ancora viva l’immagine della serata dedicata alle famiglie di Esuli giuliano-dalmati colpite dal sisma in Abruzzo e promossa dalla Sede nazionale Anvgd al Teatro San Marco di Roma, con l’attore Leo Gullotta impegnato nella lettura di testi narrativi di Anna Maria Mori. L’iniziativa, alla quale Gullotta – insignito nel mese di febbraio del Premio internazionale Giorno del Ricordo istituito dall’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia per la sua interpretazione nella fiction Il cuore nel pozzo – ha aderito generosamente, sostene- va un progetto a favore degli Esuli residenti nel territorio colpito dal terremoto. La somma raccolta verrà messa a disposizione del Comitato Anvgd de L’Aquila appena gli Esuli, ora ospitati dalla Protezione Civile in diverse località abruzzesi, saranno posti in grado di rientrare nelle proprie abitazioni. Soltanto a quel punto i dirigenti del Comitato saranno posti nelle condizioni di valutare le necessità urgenti dei singoli profughi o dei loro nuclei famigliari. Naturalemente ne daremo puntuale conto su “Difesa”. Una mostra a Trieste rende omaggio al grande lussignano È considerato il miglior velista italiano del Novecento, Agostino Straulino: un’autentica leggenda: campione olimpico, quattro volte campione del mondo, dieci volte campione europeo, tredici volte campione italiano. Un percorso di successi intrapreso in realtà da bambino, quando il padre e lo zio gli costruirono una piccola barca, che chiamò “Sogliola”. Allievo dell’Accademia navale, durante la guerra si arruolò con gli uomini Gamma della Decima Mas, fu catturato dai partigiani di Tito prima e dei tedeschi poi. Dopo il conflitto, tornò ovviamente in Marina, al comando della Vespucci. Al lussignano Straulino il Comune di Trieste ha voluto rendere omaggio con la mostra allestita al Civico Museo del Mare «Straulino, la vela olimpica» (da sabato 3 ottobre e fino al 10 gennaio, da martedì a domenica dalle 8.30 alle 19.00 e con orario continuato 8.30-22.00 i giorni 8, il 9 e il 10 ottobre in occasione della Barcolana). «Un uomo nato con le medaglie, la cui vicenda umana e sportiva rappresenta una tipica storia adriatica», chiosa Massimo Greco, assessore alla Cultura di Trieste. La rassegna si avvale di fotografie, documenti, medaglie, trofei, diari di bordo, rassegne stampa Gullotta e Mori a fine spettacolo (foto Simone Onofri) Foto di scena con Mirella Mazzeranghi e Gullotta (foto Simone Onofri) Anna Maria Mori si accinge a consegnare all’attore il Premio Giorno del Ricordo, conferitogli il 9 febbraio scorso dall’Anvgd e non ritirato essendo in tournée con la sua compagnia teatrale (foto Simone Onofri) L’attore con alcuni giovani del Teatro San Marco, ai quali ha tenuto una breve ma intensa lezione prima dello spettacolo (un’ampia scelta di immagini della lettura teatrale sono disponibili all’indirizzo http://www.flickr.com/ photos/43145842@N08/) La “Amerigo Vespucci”, comandata da Straulino, esce dal porto di Taranto a vele spiegate nel 1965. Per questo azzardo gli fu comminata una pena (foto www.straulino.it) dell’epoca, filmati inediti, provenienti in cospicua parte dall’archvio della figlia dell’ammiraglio, Marzia Straulino. Una mostra che segue le precedenti su Sciarrelli e sui Cosulich. Agostino Straulino nacque a Lussinpiccolo il 10 ottobre 1914. Nel 1882 il nonno, in società con Nicolich e Gerolimich, acquista il veliero “Alfa”, ed ha così inizio l’attività commerciale della famiglia. Diplomatosi all’Istituto Nautico di Lussino, fucina di grandi marinai e capitani di lungo corso, a vent’anni Straulino entrò all’Accademia di Livorno, corso ufficiali di complemento. Riconosciute la sua particolare destrezza e confidenza con il mare, l’Accademia gli affidò il ruolo di timoniere nelle regate; tante le vittorie conseguite, che consentirono a Straulino di qualificarsi nella rosa degli atleti destinati alle Olimpiadi di Berlino del 1936. Nel 1938 Straulino vinse il campionato europeo di Kiel, e il campionato nazionale, in coppia con Nico Rode quale prodiere. Fu l’inizio di un sodalizio e di un’amicizia di lunga durata. Il conflitto lo colse sull’incrociatore Garibaldi, dove rimase fino al 1942, quando venne a far parte dei gruppi Gamma, gli incursori subacquei di Junio Valerio Borghese addestrati ad attaccare navi nemiche alla fonda fuori e dentro i porti. Nel 1943, lasciata la Decima Mas, tentò di far ritorno a Lussino, ma cadde prigioniero dei partigiani jugoslavi. Riuscì a fuggire, ma venne catturato dai tedeschi che lo condannarono a morte. Per un’incredibile caso, fu riconosciuto da un ufficiale nazista, già suo avversario alla regata di Kiel, che non potendo naturalmente liberarlo commutò la pena capitale in lavori forzati. Terminata la guerra, e tornato in Marina, Starulino venne destinato alle difficili operazioni di sminamento dei porti nazionali. Nel 1965 gli fu assegnato il comando della prestigiosa nave-scuola “Amerigo Vespucci”. Nell’ottobre 1972 Straulino lasciò il servizio con il grado di ammiraglio di divisione. Ancora nel 1973 Straulino vinse la One Ton Cup di Porto Cervo. È mancato a Roma, presso l’Ospedale militare del Celio, il 14 dicembre 2004. Riposa nella sua Lussino. Red. Straulino si accerta del funzionamento di ogni componente dell’imbarcazione 12 DIFESA ADRIATICA Novembre 2009 XIX Congresso Nazionale La responsabilità dell’Anvgd riflessioni sul triennio L’Anvgd ha una grande responsabilità verso il mondo degli Esuli istriani, fiumani e dalmati, perché è l’Associazione più antica, più estesa sul territorio nazionale, probabilmente la più numerosa per iscritti, la più rappresentativa delle diverse realtà dell’esodo, dai primi profughi dalla Dalmazia del 1944 a quelli dalla Zona B del 1954 fino agli ultimi alla fine degli anni Cinquanta, la più conosciuta negli ambienti politici e della comunicazione. I suoi Comitati sono nati nei primi anni dell’Esodo, tra gente che viveva nei campi profughi o aveva trovato ospitalità presso parenti o amici nelle varie province della Penisola. Assistevano la gente nelle necessità più immediate, ne rappresentavano la rabbia, la disperazione, le aspettative davanti alle autorità politiche italiane e alleate in un periodo in cui l’Italia era messa male: affamata, vinta, umiliata, divisa, con gli scontri di piazza all’ordine del giorno. Scontri ai quali anche i nostri profughi, più o meno giovani, prendevano parte con le nostre bandiere e gli striscioni che ricordavano le nostre città perdute «sotto il tallone straniero». Allora ancora si poteva dire, anche rischiando i manganelli della Celere. Con gli anni e la sedimentazione politica interna e internazionale sono nate altre associazioni: qualcuna in polemica con l’ Anvgd, altre per esigenze di rappresentatività più diretta di interessi meno generali di quelli che la nostra Associazione doveva tutelare. Nacquero così i Liberi Comuni, l’Associazione delle Comunità Istriane – erede del Cln giuliano e quindi con un’identità piuttosto definita –, l’Unione degli Istriani. Differenziazioni politiche non erano estranee, perché gran parte della nostra base associativa era orientata a destra mentre molti dirigenti appartenevano a partiti di centro: democristiani, liberali, repubblicani. Né mancavano simpatizzanti di sinistra, cosicché per definizione le nostre associazioni dovevano essere tutte apartitiche. Ten- sioni e critiche non potevano mancare. Il tormentone dei rapporti con i tanti governi, tutti «attenti» ma nessuno veramente «amico», era il ring sul quale si scontravano le associazioni della diaspora giuliano-dalmata. E l’ Anvgd doveva poi raccogliere i pezzi, per tirarne fuori qualcosa di utile per la nostra gente. Sappiamo tutti che non esiste provvedimento legislativo o decreto ministeriale che non sia stato ottenuto attraverso il lavoro dei presidenti e dei dirigenti della nostra Associazione. E soprattutto di quel frate tenace e combattivo, prudente e tempista, che era Padre Flaminio Rocchi. Nei decenni tutti i dirigenti della nostra Associazione, Padre Rocchi compreso, furono oggetto di attacchi velenosi per quello che riuscivano, o non riuscivano, ad ottenere dall’Italia matrigna. Per superare le divisioni e dare una voce possibilmente unica alle nostre istanze fu inventata la Federazione, che riuniva le sei associazioni più importanti, che ben conoscete. Ne fu primo presidente quell’Aldo Clemente, che aveva diretto per decenni l’Opera di Assistenza Profughi e ci conosceva tutti per nome e cognome. Quando, dopo la dissoluzione della ex Iugoslavia, si aprì per noi una stagione nuova di attenzione da parte dei media e del mondo politico, di destra e di sinistra, la Federazione riuscì a compiere pa- I numeri di un triennio, in breve Presenti sul territorio, consolidati nella «rete» Giorno del Ricordo, sono ben 800 le località censite nel triennio, in 500 delle quali le rappresentanze dell’Anvgd sono state presenti ed attive. E per quanto riguarda la comunicazione – strumento strategico del presente e del futuro – ci siamo affidati più di chiunque altro agli strumenti più innovativi: il nostro sito internet è il più completo veicolo informativo esistente sulla «rete», con un bilancio annuale di oltre 3.000 notizie pubblicate e 300.000 pagine visitate. Sul fronte dell’informazione tradizionale, il nostro storico mensile “Difesa Adriatica” continua a mantenere la leadership dell’autorevolezza nel panorama dell’esodo: dal Congresso 2006 ad oggi conta oltre 750 articoli pubblicati, firmati da 200 illustri penne, a cui si aggiungono 400 cronache locali, 600 articoli tratti dalla stampa e dalla rete; il tutto per 2.200.000 pagine stampate. L’affidabilità del nostro lavoro è confermata anche dalla mole di contatti ricevuti dalla nostra Sede nazionale nel triennio che si chiude con il Congresso di Varese: 20.000 telefonate, 2.000 fax, 50.000 messaggi di posta elettronica, sono le cifre – indicate per difetto – dei rapporti con i nostri associati, con le istituzioni, con la stampa e l’opinione pubblica. recchi passi avanti con le numerose leggi intervenute dal 2001 in poi, fino alla legge sul Giorno del Ricordo. L’ Anvgd continuò a fare il suo dovere prendendone a turno la presidenza e accompagnando con i suoi uomini e le sue donne presenti sul territorio la pressione sui politici locali e nazionali. Fu un buon lavoro di squadra che nessuno può disconoscere. Nel 2006 questa collaborazione è venuta a mancare per la nuova dirigenza che aveva vinto all’interno dell’Unione degli Istriani, tirandosi dietro il Libero Comune di Pola in Esilio. La frattura fra le associazioni e la successiva uscita delle due ultime dalla Federazione hanno prodotto inevitabilmente divisioni anche all’interno degli altri sodalizi, data la comunicabilità interna dei dirigenti e degli iscritti, che possono appartenere contemporaneamente all’una e all’altra organizzazione. Lealtà e correttezza avrebbero dovuto imporre a ciascuno una scelta di campo netta e definita, quando non si sentivano più di seguire la linea della propria Associazione, come decisa – per quanto riguarda l’ Anvgd – nei congressi e nelle frequenti riunioni del Consiglio Nazionale, dove giungono dirigenti eletti in regioni anche lontane sacrificando tempo, denaro ed energie. Il nostro precedente Congresso Nazionale di Roma del novembre 2006 fu il risultato di queste tensioni esterne, che si sono riverberate al nostro interno, come è ormai palese a tutti. Malgrado tutto ciò e il disagio psicologico e organizzativo che queste divisioni hanno provocato, il cammino della Anvgd e della Federazione non si è fermato e non ha segnato rallentamenti. Ne sono testimonianza le celebrazioni del Giorno del Ricordo, che hanno visto l’Anvgd presente in tutta Italia e all’estero, animando mostre, dibattiti, convegni, zuffe con i negazionisti, da Trento a Gorizia, da Varese a Bari, da Napoli a Livorno, da Genova ad Ancona, a Pescara, a Roma, a Torino. Siamo riusciti a ottenere sia dal Governo Prodi nel 2007, sia dall’attuale Governo Berlusconi la istituzione di un Tavolo di coordinamento presso la Presidenza del Consiglio, per portare avanti le nostre richieste sui vari temi che gli iscritti ci indicavano e che la Federazione aveva riassunto quando era ancora unita. Abbiamo fatto prorogare di tre anni in tre anni la legge che finanzia i nostri progetti culturali, iniziative che sono state preziose per preparare la pubblica opinione e il Parlamento al Giorno del Ricordo delle Foibe e dell’Esodo, fino a tre anni fa ignorati da tutti. Certamente le divisioni non ci favoriscono, dando il pretesto ai ministri che più recalcitrano di fronte alle nostre istanze di tirarsi indietro, come è avvenuto con l’ultimo governo di centro-sinistra. Vediamo di non fare anche adesso – che abbiamo ottenuto un’attenzione particolare in alcuni uomini di governo e della maggioranza – il gioco dei nostri nemici. Perché quello che molti, se non tutti, si chiedono, è a chi giovino l’irrigidimento e le sparate propagandistiche che creano ostacoli alle trattative con il governo, condannandoci a impasse sterili, buone solo a tener viva la rabbia di pochi con il danno di molti. Il realismo delle esperienze passa- te ci insegna che il tempo per concludere qualcosa di buono per i nostri diritti patrimoniali è prossimo a scadere. O adesso o mai più. Vediamo allora di ricomporre le file. E chi non condivide l’orientamento delle maggioranze, democraticamente espresso, ne tragga le conseguenze. Resta fermo un punto. L’avvenire dell’Anvgd e della Federazione non si esaurisce certo con le richieste di carattere patrimoniale. La battaglia culturale è in pieno svolgimento, anzi è appena iniziata ed avrà tempi lunghi. Ogni settimana ci dà conferma di quanto sia necessaria in Italia la no- stra presenza per difendere l’onore dei nostri caduti, il patriottismo della nostra gente, la presenza di una cultura italiana nelle terre che ci sono state tolte. Una presenza che ha avuto nei secoli momenti di grande splendore, che le tragedie del Novecento non hanno cancellato e che costituiscono un patrimonio culturale inalienabile di chi oggi vi abita e le governa. Confidiamo che il Congresso di Varese, nel cuore della Lombardia laboriosa, ci aiuti a venirne fuori a testa alta con una Anvgd più forte ed unita, anche nella diversità delle opinioni. Lucio Toth Abbonarsi a “Difesa” e concorrere all’estrazione di due week end alle Terme di Abano… Per il 2010 abbiamo voluto dare un segnale di attenzione ai nostri abbonati: un premio consistente in due week end per due persone ciascuno presso l’Hotel Tritone Terme**** di Abano (Padova), comprensivo di viaggio, soggiorno 3 giorni/ 2 notti in pensione completa e trattamenti termali. Un week end sarà assegnato fra tutti coloro che nel corso del 2009 (fino al 31 dicembre) avranno sottoscritto un nuovo abbonamento al nostro giornale mensile (esclusi gli abbonamenti omaggio). Un secondo week end sarà assegnato fra gli abbonati (sia nuovi che vecchi) “sostenitori” e “solidarietà”, ovvero quelli che nel corso del 2009 avranno versato una quota di abbonamento pari o superiore a 50 +. L’assegnazione avverrà nel corso del mese di gennaio 2010, appena saranno completate le registrazioni dei versamenti effettuati dagli abbonati nel 2009. L’Hotel Tritone Terme**** di Abano Terme è un luogo in cui prendersi cura del corpo e rinfrancare lo spirito: è la promessa di ospitalità che la famiglia Poli (originaria di Capodistria) da quarant’anni alla guida dell’Hotel, sa mantenere offrendo alla clientela un ambiente raffinato, confortevole e curato nei minimi particolari. Inserito nel cuore verde del comprensorio dei Colli Euganei e avvolto nella tranquillità di un parco privato, l’Hotel Tritone riserva ai suoi clienti un’armonica combinazione di eleganza e comodità ed un’atmosfera di accogliente familiarità. L’Hotel è tra i pochi a disporre di due sorgenti termali private a 87° C, che alimentano un centro di cure esclusivo, situato proprio all’interno dell’edificio cui si accede direttamente dalle camere. Un servizio davvero all’insegna della comodità, reso ancora più allettante dalla premurosa professionalità del personale che, sotto un’attenta sorveglianza medica, può offrire le più svariate tipologie di trattamenti curativi e estetici. Vanto dell’Hotel Tritone è la tradizionale attenzione che la famiglia Poli pone per il servizio di ristorazione dell’ospite e proprio per questo i collaboratori sono esclusivamente degli esperti professionisti del settore e tutti i prodotti sono di primissima qualità. …o di altri 25 premi così suddivisi: - 5 kit di prodotti dalle Monache Benedettine del Monastero di San Rocco a Fiume, ora residenti presso il Monastero di San Daniele ad Abano Terme (www.monasterosandaniele.eu). - 20 folder del francobollo commemorativo di Giovanni Palatucci (ultimo questore di Fiume italiana) emesso quest’anno da Poste Italiane. Ogni folder contiene: un francobollo da 0,60 +, una tessera filatelica con francobollo incastonato, una cartolina affrancata primo giorno di emissione, una busta affrancata primo giorno di emissione. I premi verranno assegnati entro gennaio 2010 e i titolari verranno avvisati via posta. Prosegue dunque la campagna abbonamenti 2010 del nostro mensile “Difesa Adriatica”. Questi sono gli importi degli abbonamenti, rimasti invariati: 30 +: ordinario10 +: via e-mail 50 +: sostenitore oltre 50 +: solidarietà estero: gratuito. Le quote di abbonamento vanno versate con bollettino sul conto corrente postale 32888000 intestato “Difesa Adriatica – Roma”. Se siete già abbonati, riceverete il bollettino direttamente con il giornale. Novembre 2009 13 DIFESA ADRIATICA “Il Piccolo” 17 settembre 2009 Celebrato il ritorno di Gorizia all’Italia Si sono rivissute ieri mattina le emozioni del ritorno definito di Gorizia all’Italia, avvenuto il 16 settembre di 62 anni fa, con una doppia cerimonia commemorativa promossa dal Comune. La prima parte si è svolta a Campagnuzza, sul piazzale intitolato al 114° reggimento di fanteria della divisione Mantova, il primo reparto militare italiano che entrò in città, ponendo fine a un trentennio che vide alternarsi, sul pennone del Castello, un turbinìo di bandiere diverse. Successivamente, il sindaco, accompagnato dalle massime autorità cittadine, tra le quali il prefetto Marrosu, si sono recati al parco della Rimembranza, dove è stata deposta una corona d’alloro sia al lapidario che ricorda i deportati e gli infoibati, sia al monumento centrale, devastato da un attentato dinamitardo nel 1944. […] Due anni fa, in occasione del sessantennale della ricorrenza, il Comune organizzò una densa tre giorni di celebrazioni, festeggiamenti e rievocazioni storiche anche attraverso la preziosa collaborazione di diverse associazioni locali. Tra queste, va citata l’associazione Isonzo, da sempre impegnata ad approfondire e studiare i non pochi eventi bellici, più e meno recenti, che hanno caratterizzato la storia goriziana: nel 2007, l’associazione Isonzo, diede vita all’evento clou del calendario di appuntamenti messo a punto dal Comune, mettendo in scena una parata di automezzi militari d’epoca che fece rivivere quelle intense giornate del settembre ‘47. Vennero battuti i percorsi che allora, usualmente, questi mezzi batteva in città e che avevano come punto di riferimento l’odierna Camera di commercio, che in quegli anni ospitava la sede del Governo militare alleato. […] (n.c.) RASSEGNA “La Voce del Popolo” 21 settembre 2009 Viaggio fotografico nel passato veneziano di Cittanova Immagini di altri tempi, per le vie di Cittanova, un ritorno nel passato, quando a dominare in queste regioni era la Serenissima. E Venezia, oltre alla bellezze naturali del territorio, è stato il tema portante della quinta edizione dell’ Ex Tempore fotografica di Cittanova, che ha preso il via giovedì scorso, concludendosi sabato con l’assegnazione dei premi ai vincitori. Organizzata dalla Comunità degli Italiani, la manifestazione si è confermata anche quest’anno come un evento culturale e turistico unico nel suo genere, che valorizza la visione artistica delle fotografie. […] Il tema portante dell’Ex Tempore di quest’anno è stato «I legami dell’Istria con Venezia» […] ma gli appassionati dello scatto hanno potuto immortalare anche due delle più belle grotte carsiche della zona: la Grotta del Marmo, detta anche Marmorizza, di Verteneglio e quella di Baredine, a Villanova, nei pressi di Parenzo. […] Iniziata giovedì con l’arrivo dei partecipanti e le tappe nelle due grotte istriane, la giornata di venerdì è stata dedicata tutta all’epoca della Repubblica di San Marco. Cittanova è stata “occupata” da patrizi veneziani, da belle damigelle e signore in costumi popolari istriani, suscitando la curiosità e l’entusiasmo dei numerosi visitatori presenti nella cittadina istriana. Gli attori, artisti e gente comune, hanno fatto rinascere, per un giorno, la storia e la cultura veneziane […]. Ricorderemo che anche questa quinta edizione è stata organizzata dalla Comunità degli Italiani di Cittanova, dall’Associazione dei fotografi dell’Istria e dal locale Ente per il turismo […]. Lorena Oplanic “Il Gazzettino” 21 setttembre 2009 Luxardo e Missoni: grandi famiglie sopravvissute alla diaspora […] Dalla Dalmazia, per varie ra- Albona, la cava di bauxite in una foto d’epoca Veduta aerea di Cittanova gioni, e in vari frangenti, erano riusciti a scampare al genocidio alcuni personaggi che avrebbero poi onorato l’Italia in campi diversi: Nicolò Luxardo De Franchi e Ottavio (Tai) Missoni, appartenenti a famiglie illustri […]. I Luxardo erano a Zara fin dal 1821 con Girolamo, la cui immagine è affidata a un quadro di Hayez. […] Nicolò (classe 1927), abitante a Padova, […] ricostruì quanto distrutto dai bombardamenti alleati del 1944 su Zara, mettendo a coltura le piante di marasche sui Colli Euganei e aprendo la fabbrica a Torreglia. Proseguendo in tal Dalle marasche trapiantate in quel di Torreglia (Padova) si rinnova il gusto del distillato Luxardo modo la produzione di liquori famosi ai quattro angoli della Terra […]. Si deve a Nicolò peraltro un’attività culturale meritoria con la pubblicazione della “Rivista Dalmatica di Storia Patria” (da lui diretta) e di alcuni libri, fra i quali […] Dietro gli scogli di Zara (Editrice Goriziana) sulla vicenda del padre e dello zio fatti scomparire dai titini, nonché la storia della famiglia. […] Ottavio Missoni, meraviglioso ottantottenne, da Ragusa (oggi Dubrovnik), già atleta di valore nei 400 metri piani e nei 400 ostacoli, otto volte campione italiano e nel 1939 campione mondiale studentesco. […] La grande impresa nel campo dei tessuti venne propiziata nel 1953 quando sposò Rosita Jelmini, la cui famiglia possedeva una fabbrica di scialli nel Varesotto, mentre lui aveva aperto a Trieste un laboratorio di maglieria in società col discobolo Giorgio Oberwerger […]. Giovanni Lugaresi Ansa 23 settembre 2009 Tondo: con Lubiana rapporti non facili «I rapporti con gli sloveni non sono facilissimi»: lo ha detto oggi a Trieste il presidente del Friuli Venezia, Giulia Renzo Tondo (Pdl). Illustrando programmi comunitari e attività internazionali della Regione alla Quinta commissione del Consiglio regionale, Tondo ha parlato della costituenda Euroregione e delle relazioni con Lubiana, senza dimenticare i rapporti sul versante energetico, che vanno dalla centrale nucleare di Krsko (Slovenia) al rigassificatore di Trieste. “L’Unione Sarda” 28 settembre 2009 Carbonia si gemella con Arsia e Albona Domani arrivano a Carbonia i sindaci di Arsia e di Albona, due grossi centri che con la città hanno origini e storia comuni. La ragione di questo doppio gemellaggio sta nel fatto che i due centri carboniferi istriani, ubicati nel bacino dell’Arsa, hanno le stesse caratteristiche architettoniche e urba- Gorizia, 1947. Militari innalzano bandiera italiana sul tetto di un edificio (foto www.lombardiabeniculturali.it) Nelle foto, la famiglia Missoni al completo, ed un raffinato set da bagno della Casa di moda nistiche del capoluogo del Sulcis. In realtà condividono anche le motivazioni che stavano all’origine della loro fondazione: sfruttare le vicine miniere, incrementare le produzioni, dare un tetto alla valanga di operai e minatori che lavoravano nel sottosuolo. Per oltre sessant’anni Carbonia, Arsia e Albona sapevano dell’esistenza di realtà gemelle separate alle nascita. Oggi e domani le città cugine si rincontreranno per riannodare, anche ai fini culturali e turistici, i fili del passato. “Il Piccolo” 2 ottobre 2009 A Fasana riaprirà la materna italiana Entro un anno […] verrà aperta – anzi riaperta – un’istituzione prescolare italiana. L’iniziativa lanciata qualche tempo fa dalla Comunità degli Italiani vede pienamente favorevole il nuovo sindaco Ada Damjanac […]. Durante la visita a Fasana del console generale d’Italia a Fiume Fulvio Rustico, il sindaco ha promesso che in tempi molto brevi verrà individuato l’immobile che ospiterà la scuola materna italiana, la cui inaugurazione viene fissata in concomitanza con l’inizio dell’anno scolastico 2010/2011. […] Ricordiamo che nell’ attuale asilo di Fasana opera una sezione italiana con 25 bambini che rappresentano la capienza massima, mentre l’interesse dei genitori è molto più elevato. Sono una quarantina infatti i nuclei familiari che vorrebbero un’istituzione prescolare autonoma tutta italiana con sezioni che vadano dall’asilo nido ai gruppi prescolari. Il sindaco Ada Damjanac si è spinto oltre, manifestando la sua disponibilità a intavolare un altro discorso molto caro agli italiani del posto. Vale a dire la riapertura della scuola elementare italiana, che negli anni ’50 venne soppressa dal regime comunista. […] Bisogna infine rendere merito al presidente della comunità Giancarlo Moscarda del rilancio dell’italianità a Fasana dagli anni ’90 in poi, da quando cioè i connazionali del posto hanno ripreso a usare la loro lingua anche nei luoghi pubblici dopo che per decenni il precedente regime non tollerava altri idiomi oltre al serbocroato lungo il cammino che il maresciallo Tito percorreva per raggiungere la sua residenza a Brioni. p. r. Fasana, l’amministrazione comunale si è detta disponibile a riaprire la scuola materna italiana 14 DIFESA ADRIATICA Novembre 2009 A Reflection on Methods “The Julian Question”, Pursuing Historical Research Istria Quarnero Dalmazia. History of a Region Disputed from 1796 to the Twentieth Century, by Marco Cuzzi, Guido Rumici and Roberto Spazzali, was recently released by the Goriziana Publishing House (www.leg.it). The three experts tackle the complex history of those territories, characterized by a strong and indelible Latin-Venetian base, and by having been a border region contested by diverse powers and peoples. The text begins with an introduction by Professor Giuseppe Parlato, a famous historian of contemporary Italy. We publish a significant part of the text here. The historiography on the matter of Istria and, more generally, on Eastern border matters, has been enriched in the past few years with new material. This is a sign that, finally, after years of silence, these matters are coming to light and receiving much deserved attention. In truth, these matters have always been a main problem among scholars from Trieste and Venezia-Giulia. Institutions such as Exiles associations, or cultural centers for studies related to these regions have long decided to focus on historical matters, as they retain, and rightly so, that only by a serious and in-depth analysis of the reasons that produced the tragedies that occurred in these regions can any kind of shared co-existence ever take place in the aftermath, and, above all, allow people to come as close as possible to uncovering the truth; a truth which was always felt as distant and foreign. The problem, in the long post-war period, has been two-fold. On the one hand, historiography has inevitably felt (but, perhaps, more than it should) the necessities and the conditioning of politics and ideologies (…): we omit remembering how many people, until the Seventies and Eighties, maintained that the foibe were only the fruit of nationalism gone overboard, and that the Exodus was only a reaction on the part of fascists who refused to accept the new order in the Eastern Adriatic regions as the best solution: this viewpoint forgets that, for Tito’s government, those who fled were Fascists, but so were those who remained. On the other hand, historical research was conditioned also by the political authorities in Rome – particularly by the leaders of the Christian Democrats – who assisted the Exiles in being placed in new areas (a difficult and sometimes humiliating Sanvincenti (Istria), the splendid Venetian castle of the Grimani counts. The history of Istria is intimately intertwined with the centuries-long presence of the Venetian Republic, which left its mark in myriad ways process) within Italy and Italian society, but there was a condition: the exile groups, so distributed, would remained a local problem only, and never influence the post-war national conscience. (…) It has been maintained that both Christian Democrats and Communists, with their internationalist, or socioecumenical, outlook, were lacking in their sensitivity towards the national issue of the Eastern border regions: as a significant example, the “Partito d’Azione” newspaper, the official organ of a party born in the Risorgimento, advised its writers, in 1945, to speak as little as possible about Venezia-Giulia, so as not to give any space to nationalists and reactionaries (…). The fall of the Berlin Wall and the end of real socialism contributed in a way to the liberalization of historiography – among other areas – and rendered historians less pawns of the various factions. Moreover, in Italy, the end of the political parties of the “First Republic” allowed scholars to analyse these matters with more serenity, with interesting results, both politically and historically: if, before, the divisions of historiography were clean and radical, now, in these past twenty years, the climate is more serene, and even though there are, of course, differences of opinion and interpretation, as is naturally to be expected, it is now true that there is dialogue between different political cultures and schools of historiography, and this dialogue is convicting and constructive. There are three reasons that this new book is to be considered the most complete of its kind, on the history of This illustrations shows an assault by the “Bersaglieri” (“Marksmen”) in the First World War. Italy’s eastern territories were the backdrop of innumerable cruel battles to liberate Trieste and Istria from Austria-Hungary Istria from the end of the seventeen hundreds. (…) The decision of the authors to begin with the end of the Venetian Republic was spot on, as choices go (…) as this allowed the narration plenty of room to clarify the birth of the modern history of Istria. In fact, one of the shortcomings of modern historiography is its loss of desire to reconstruct history in large periods, as it tends to analyse smaller segments of history. Another problem of Istrian, and Julian, history, is that authors tend to see the beginnings of any trouble as starting in 1943, or, at most, 1919, and this, of course, throws open the doors and lets misinterpretation waltz right in and take over. When we in Italy complain that historical texts often lack proper information, or omit huge pieces of history, we forget that texts often, except in rare cases, use alreadyconsolidated information that has come to be seen as the correct, standard interpretation: innovations and new twists on old stories rarely are received well by the community of established scholars.(…) The role of the organizations with ties to the Exodus and memories of the Second World War is, nearly sixty years later, starting to fade. The change of generation is strong, and it is almost miraculous to see the organizations of Exiles, and others dedicated to conserving the memory of Italy’s role in the Eastern Adriatic regions after the Peace Treaty that lost these areas, “holding on”, in Trieste and elsewhere. The choice to give priority to cultural initiatives that divulge research and other programs used to be New Zealand infantrymen in Trieste in May, 1945 (photo from http:// kiwiveterans.co.nz). Even though the Allies were present, Tito Yugoslav Partisans – occupying the city for 40 days – imposed a climate of terror on the Italian urban population as well as that of nearby Istria, carrying out deportations and violence on citizens in an attempt to eliminate, or significantly reduce, the Italian presence in Venezia-Giulia praiseworthy, but has now been elevated to extremely high importance. Opening to culture means opening to dialogue and serene debates of position. All of this is only possible if the reflections produced are of a high level, and able to bring about effective contributions to knowledge of facts, without fear of telling the story as it truly happened, in its complexity and completeness. In this sense, this volu- me constitutes not only a very valuable contribution to a deeper knowledge of Istrian history, but also an ulterior moment of reflection on the role that the institutions that collect memories of the Exodus can play in the new European context. Giuseppe Parlato (traduzioni di Lorie Simicich Ballarin) Pola, February-March 1947. Following the city’s being ceded, along with the whole of Istria, to Yugoslavia, the Italian population fled en masse. This photo shows some refugees with their possessions amassed, as they wait to board the “Toscana”. Two Allied military policemen can be seen “The decision to converge on cultural initiatives, on programs that plan research and wide distribution, is, today, of fundamental importance.” Novembre 2009 15 DIFESA ADRIATICA Una reflexión sobre el método «Cuestión giuliana», perseguir la investigación histórica Ha editado recientemente la Libreria Editora Goriziana el volumen de Marco Cuzzi, Guido Rumici y Roberto Spazzali Istria Quarnero Dalmazia. Storia di una regione contesa dal 1796 al Ventesimo secolo. Tres estudiosos afrontan la compleja evolución histórica de aquellos territorios, caracterizados por una fortísima e indeleble huella latino-veneta y por haber sido durante siglos lugar de confín entre poderes y pueblos diversos. El texto se sirve de un prefacio del Prof. Giuseppe Parlato, apreciado historiador de la Italia contemporánea, del que reproducimos una parte significativa. La historiografía sobre la cuestión istriana y, más en general, sobre la cuestión oriental, se ha enriquecido de numerosas obras en los últimos años. Signo, esto, de que la atención se esta desplazando finalmente hacia estos temas después de años de olvido y de silencio. En realidad, entre los historiadores triestinos y giulianos este problema ha sido siempre el problema de nuestra historia moderna y contemporánea: no solo ahora, realidades institucionales como las asociaciones de los Desterrados, o centros de la cultura giuliana, istriana, fiumana y dalmata han decidido apostar por el análisis histórico sosteniendo, justamente, que solo una seria profundización de las razones que han producido las tragedias de las que estas tierras han sido inconscientemente protagonistas habría podido determinar condiciones de convivencia más aceptables y, sobre todo, acercarse a una verdad que se sentía lejana y extraña. EI problema, en esta larguísima posguerra, ha sido doble. Por un lado, la historiografía inevitablemente (pero quizás más de lo debido) ha resentido la necesidad y los condicionamientos de la política y de la ideología […]: omitimos recordar cuantos hasta los años Setenta y Ochenta han sostenido con convencida seguridad que las foibe eran solo el fruto marchito de un pícaro nacionalismo y que el Éxodo no era nada más que una irritante reacción de fondo para fascista de quien se obstinaba en no considerar el nuevo orden del Adriático oriental como el mejor posible, olvidando culpablemente el notar que las autoridades de Belgrado consideraban fascistas no solo aquellos que se habían marchado sino también los que se habían quedado. Pola (Istria), febrero-marzo 1947. Se cargan en los camiones los enseres de los habitantes italianos, después de que el tratado de paz de Paris decretó la cesión de la ciudad y de la región entera a la Yugoslavia comunista. Pola se vació casi completamente La esplendida ábside de la Basílica eufrasiana de Parenzo, en Istria. Su primera fundación se remonta al siglo IV d. C., mientras que el actual arreglo se remonta al siglo VI. Es uno de los más preciados ejemplos de la arquitectura y del arte musiva ravvenate-bizantina en Istria, de la cual se encuentran análogas obras maestras en Ravenna, ciudad a la que la basílica de Eufrasio esta unida estrechamente por el común lenguaje figurativo y arquitectónico Por otra parte, la investigación historiográfica también estuvo condicionada por la línea seguida por las autoridades políticas de Roma – y, en particular, por la clase dirigente democristiana – que ayudaron a los Desterrados desde el punto de vista de la inserción (fatigosa y a veces humillante) en la sociedad italiana, a condición de que tal cuestión quedase circunscrita en los confines locales, es decir, que no se convirtiera en un problema estrictamente conectado con la definición de la identidad nacional en la segunda posguerra. […] Se ha sostenido que comunistas y democristianos, portadores de ideologías internacionalistas o de un pensamiento social ecuménico, hayan sido poco sensibles al dato nacional, en particular por lo que se refiere a la frontera oriental; pero si se piensa, solo por dar un ejemplo significativo, a las recomendaciones del diario del Partido d’Azione (entre otras cosas, un partido de rigurosa derivación renacentista) para que en el 1945 de Venecia Giulia El 22 de marzo de 1848, en la ola de los movimientos renacentistas que agitaban Italia y Europa, el veneciano Daniele Manin y el grande escritor dalmato de Sebenico Nicolò Tommaseo, expulsados los austriacos de Venecia, proclamaron la República de San Marco, con el intento de promover un movimiento insurreccional más vasto que pudiera conducir a la independencia y a la unidad de Italia se hablara lo menos posible para no dar espacio a nacionalistas y a reaccionarios […]. La caída del Muro de Berlín y el fin de los socialismos reales han contribuido de algún modo a liberalizar – sobre este como sobre otros temas – la historiografía y a rendir a los historiadores menos súcubes a órdenes de escudería. Además, en Italia, el fin de los partidos de la «primera República» ha permitido analizar con mayor serenidad la cuestión, y no han faltado los resultados, ya sea a nivel historiográfico, como a nivel político: si antes de las divisiones de la historiografía eran radicales y netas, en los últimos veinte años el clima es más sereno y, si bien están todavía, como es absolutamente natural y necesario, visiones e interpretaciones diferentes, el dialogo entre las culturas políticas y entre las escuelas historiográficas sobre este tema es más constructivo y convincente. La obra que aquí se presenta tiene por lo menos tres motivos para ser señalada como el más completo trabajo sobre la historia de Istria desde finales del Setecientos. […] Parece absolutamente positiva la elección, bien motivada por los Autores […] en la densa introducción, de iniciar formalmente el relato con el fin de la Serenissima, […] donde consentir una narración de largo periodo en grado de aclarar mejor el nacimiento de la historia moderna istriana. En efecto uno de los defectos de la historiografía moderna es el de haber perdido un poco el gusto por las reconstrucciones de largos periodos, a favor de análisis cada vez más sectoriales y parcelados. Además, propio la historia istriana – y más en general el acontecimiento de la dicha «cuestión giuliana» – han sido a menudo afrontadas como si los problemas fueran iniciados en el 1943 o, al máximo, en el 1919, con el riesgo real de una interpretación carente o hasta desviada. […] Cuando nos lamentamos, en Italia, de ciertas carencias o de ciertos olvidos de los libros de texto de Una seria investigación historiográfica, una producción ensayista de alto nivel para recuperar correctamente de la memoria paginas olvidadas. «La elección de dirigirse a iniciativas de tipo cultural, a programas que prevean la investigación y la alta divulgación, hoy resulta indispensable» historia, se olvida que, salvo raras excepciones, los libros de texto de historia tienden a repetir tesis ya consolidadas y las innovaciones que la investigación trae a la comunidad de los estudiosos raramente llegan a recibirlas los manuales. […] El papel de las organizaciones de alguna manera legadas al Éxodo y a la memoria de los sucesos de la Segunda Guerra Mundial, casi sesenta y cinco años después de los acontecimientos, esta por cambiar. La separación generacional es fuerte y parece casi milagroso el “sostenimiento” de las organizaciones de los Desterrados y de aquellas dedicadas a la memoria de la italianidad de las tierras perdidas con el Tratado de paz, en Trieste como en otros lugares. La elección de dirigirse con coraje y prioridad a iniciativas de tipo cultural, a programas que prevén la investigación y la alta divulgación, si ayer constituía merito y honor para las instituciones que adoptaron esta estrategia, hoy resulta indispensable. La apertura a la cultura determina la apertura al diálogo y a la confrontación serena de las posiciones. Esto es posible solo si se producen reflexiones de alto nivel en grado de dar contribuciones efectivas al conocimiento de los hechos y si no se tiene miedo de contarlos en su complejidad y es su totalidad. En este sentido, este volumen constituye no solo una indispensable contribución al mayor conocimiento de los sucesos históricos relativos a Istria sino también un ulterior momento de reflexión sobre el papel que las instituciones que recogen las memorias del Éxodo pueden desarrollar en el nuevo contexto europeo. Giuseppe Parlato (traduzioni di Marta Cobian) Años 1915-1918, Primera Guerra Mundial. Una postal italiana dedicada al ejército 16 DIFESA ADRIATICA Novembre 2009 Adriatico orientale, lo spazio geopolitico tra passato e futuro Terza edizione della Scuola di Relazioni Interadriatiche istituita dall’Università di Bari Dalla Scuola di Relazioni Interadriatiche costituitasi in seno alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bari ci perviene questa presentazione a cura del dott. Federico Imperato – che ringraziamo – , collaboratore del prof. Luciano Monzali cui si devono diversi recenti volumi sulla storia della Dalmazia tra Otto e Novecento, che abbiamo segnalato e recensito su questo mensile. Negli ultimi anni, l’Università di Bari, grazie anche al sostegno da parte di altre realtà locali istituzionali e culturali, quali la Regione Puglia e la Fondazione Cassa di Risparmio di Puglia, ha promosso un’intensa stagione di studi, ricerche e dibattiti dedicati alla «questione adriatica», vale a dire a quel complesso di problemi sorti, nel corso dei secoli, dalle relazioni politiche, economiche e culturali tra le popolazioni e gli Stati che si affacciano sulle due sponde dell’Adriatico. Questo lavoro ha prodotto numerose pubblicazioni, settoriali ed interdisciplinari, ed ha fatto della Facoltà di Scienze Politiche dell’Ateneo barese una delle realtà più attente allo studio dei rapporti tra le due sponde dell’Adriatico e più coraggiose nella richiesta di creare nuovi e più solidi legami tra l’Italia ed i Paesi della penisola balcanica. A questo riguardo, ricordo, tra i protagonisti di questa rinnovata attenzione, da parte della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bari, verso il mondo balcanico ed adriatico, gli economisti Franco Botta, Michele Capriati, Giulio Cainelli, Gianfranco Viesti, Nicola Coniglio, Fabio Del Prete e Paola Papa; gli storici Italo Garzia, Luciano Monzali, Anna Millo e Massimo Bucarelli; i sociologi Franco Chiarello, Daniele Petrosino e Onofrio Romano. Tra i lavori pubblicati negli ultimi anni da questo gruppo di studiosi segnalo i seguenti: Gianfranco Viesti, I vicini sono tornati. Italia, Adriatico, Balcani, Roma-Bari, Laterza, 2002; Franco Botta, Michele Capriati (a cura di), Transizione nei Balcani e reti transadriatiche. Il valore della prossimità, Bari, Cacucci, 2003; Luciano Monzali, Italiani di Dalmazia. Dal Risorgimento alla Grande Guerra, Firenze, Le Lettere, 2004; Franco Botta, Italo Garzia (a cura di), Europa adriatica. Storia, relazioni, economia, Roma-Bari, Laterza, 2005; Massimo Bucarelli, Mussolini e la Jugoslavia (1922-1939), Bari, B.A. Graphis, 2006; Fabio Del Prete (a cura di), Prossimità e sviluppo. Spazi e relazioni economiche tra il Mezzogiorno e i paesi dell’Europa balcanica, Milano, Franco Angeli, 2006; Franco Botta, Italo Garzia, Pasquale Guaragnella (a cura di), La questione adriatica e l’allargamento dell’Unione Europea, Milano, Franco Angeli, 2007 Luciano Monzali, Italiani di Dalmazia 1914-1924, Firenze, Le Lettere, 2007; Massimo Bucarelli, La “questione jugoslava” nella politica estera dell’Italia repubblicana (1945-1999), Roma, Aracne, 2008; Massimo Bucarelli, Luciano Monzali (a cura di), Italia e Slovenia fra passato presente e futuro, Roma, Studium, 2009. Questa grande attenzione verso i Balcani, che ha caratterizzato, negli ultimi anni, la politica dell’Università di Bari ha dato, come ulteriore frutto, Dallo studio delle fonti nuove prospettive di ricerca la nascita della Scuola internazionale di Relazioni Interadriatiche, promossa dalle Facoltà di Scienze Politiche e di Lingue e Letterature Straniere ed aperta alla partecipazione di studenti provenienti dalle diverse realtà dei Balcani meridionali. L’obiettivo della Scuola consiste nel creare un significativo punto d’incontro fra la cultura italiana e le culture della sponda orientale dell’Adriatico, in modo da cercare di giungere ad una visione più unitaria, da un punto di vista culturale, economico e sociale, dello spazio geopolitico adriatico. L’attenuazione della contrapposizione ideologica fra gli Stati adriatici, viva fino alla dissoluzione dei regimi comunisti dell’Europa orientale, insieme ad una intensificazione delle relazioni interadriatiche, ha determinato, infatti, come risultato di maggior valore politico, il sorgere del concetto di Europa adriatica, intesa come idea di una comunità di valori e di interessi fra le nazioni dell’Adriatico, fondata sui principi dell’autodeterminazione nazionale, dell’indipendenza, del pluralismo politico, nazionale e religioso e della libertà individuale e collettiva. Da questo punto di vista, l’ingresso nell’Unione Europea di tutti i Paesi che gravitano intorno all’area di Balcani meridionali e dell’Adriatico orientale potrà costituire un fattore centrale nel processo di liberalizzazione e di apertura verso l’esterno di quelle società e verso la creazione, quindi, di una vera Europa adriatica. La Scuola di Relazioni Interadriatiche, giunta quest’anno alla sua terza edizione, accoglie studenti provenienti dalla Croazia, dalla Serbia, dal Montenegro, dalla Macedonia e dall’Albania e propone, in due settimane, uno sguardo il più possibile ampio sull’area geopolitica che gravita intorno al Mare Adriatico. Quest’anno, le giornate di studio sono, infatti, dedicate alla città di Trieste ed alla sua storia e cultura letteraria, alla Croazia, con particolare attenzione alle sue identità ed alle relazioni politiche, letterarie e culturali italo-croate, all’Istria, al Montenegro, alla storia ed all’attualità politica dell’Albania, al ruolo di Bari e della Puglia nella costruzione delle identità ed al ruolo avuto dall’Italia nelle questioni nazionali dei Balcani tra il XIX ed il XX secolo e nella crisi delle nazionalità jugoslave alla fine del Novecento. Tra gli esponenti del mondo accademico e culturale italiano e dei Paesi balcanici che interverranno, ricordo i docenti dell’Università di Bari Franco Botta, Franco Cassano, Italo Garzia, Pasquale Guaragnella, Luigi Masella, Anna Millo, Luciano Monzali, Franca Papa, Onofrio Romano, Ennio Triggiani, Elvio Guagnini dell’Università di Trieste, Marilena Giammarco dell’Università “Gabriele D’Annunzio” di Chieti-Pescara, Inoslav Besker, giornalista della testata croata Jutarnij List, Nedjelika Balic-Nizic dell’Università di Zara, Robert Matijasic, Fulvio Suran, Elis Deghenghi-Olujic, Rita Scotti Juric ed Andrei Matosevic dell’Università “Juraj Dobrilla” di Pola, Vesna Kilibarda dell’Università del Lesina, vista sul mare Montenegro, Giovanna Scianatico ed Iside Gjergj dell’Università del Salento, Nicola D’Antuono dell’Università di Pescara, Petrit Nathanaili e Klodeta Dibra dell’Università di Tirana, lo scrittore albanese Fatos Lubonja, Massimo Bucarelli dell’Università di Roma “La Sapienza”, Lorenzo Medici dell’Università di Perugina, Francesco Caccamo dell’Università di Chieti ed i giornalisti Luca Quaranta del “Corriere del Mezzogiorno”, Michele Marolla della “Gazzetta del Mezzogiorno” e Pino Bruno della redazione Levante Rai. Federico Imperato In alto: navi austroungariche in un porto dalmato non identificato (foto Life) Relazioni interadriatiche, ruolo dell’Italia e proiezione europea dei Balcani tra gli argomenti della Scuola istituita dall’Università di Bari (nella foto, Bruxelles, la sede del Parlamento europeo) Pola, Contrada dell’Arsenale in una cartolina del 1890-1900 circa