AUT AUT - Unica Edizioni

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AUT AUT - Unica Edizioni
Claudia Vio
AUT AUT
Appunti di autoeditoria
UNICA EDIZIONI
Giugno 2007
www.unicaedizioni.com
In locandina un murale di Blu: www.blublu.org
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AUT AUT - Rassegna di autrici e autori autoprodotti
A cura di Claudia Vio e Antonella Barina
Venezia - Libreria San Pantalon
(23 gennaio – 6 febbraio 2007)
Questa pubblicazione contiene i testi prodotti in occasione di "Aut
Aut – Rassegna di autrici e autori autoprodotti" che si è svolta a
Venezia all'inizio del 2007.
L'idea di una rassegna di autrici e autori che si autoproducono è
nata dopo la fondazione nel gennaio 2006 di Unica Edizioni, la
casa editrice che ho creato per pubblicare i miei racconti in totale
autonomia. Con Unica Edizioni avevo pubblicato nel mese di
maggio la mia prima raccolta, "La vocazione delle donne"; in
settembre avevo cominciato un giro di presentazioni nelle quali
parlavo del libro, con gli "Assaggi d'autrice", e di autoeditoria.
Nei confronti dell'autoeditoria le reazioni delle persone contattate
erano di curiosità e stima, ma anche di incredulità. Mi veniva
chiesto perché avevo voluto creare una casa editrice ex novo,
quando ce ne sono già molte disponibili a pubblicare, anche a
pagamento.
Ma
soprattutto perché
espormi
al
rischio
dell'autoreferenzialità - e cioè, per dirla chiaramente, di generare il
sospetto che la sottoscritta manchi di autocritica, o anche del più
comune buon senso; non sarebbe stato più logico provvedermi
dell'ombrello protettivo di un editore, uno qualunque?
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Ne ho concluso che occorreva un'occasione per sottolineare che, fin
dal momento in cui è stata concepita, Unica Edizioni non voleva
essere un fatto "personale", una soluzione eccentrica al problema,
privato, di un'autrice che non trova sbocca nell'editoria esistente.
Unica ha l'ambizione di proporre un'alternativa dignitosa ai molti
autori e autrici che sono esclusi dal mercato editoriale: dunque
un'idea socializzabile, che altri possano praticare, sia in forma
individuale che associata.
Era naturale perciò pensare a una rassegna con la quale esplicitare
una volta di più cos'è l'autoeditoria, raccogliendo quanti già la
praticano o che, più in generale, hanno scelto di autoprodurre i
propri testi; ed era altrettanto naturale che a curare l'iniziativa con
me fosse chiamata Antonella Barina, al di là del rapporto di
amicizia pluridecennale che ci lega: Barina è infatti l'antesignana
dell'autoeditoria a Venezia con la rivista "Edizione dell'Autrice",
nata nel 2003.
Insieme abbiamo definito le coordinate della rassegna. Era
necessario infatti mettere a fuoco prima di tutto il concetto di
autoeditoria, che nella nostra esperienza, di Barina e mia, significa
concretamente pubblicare i propri testi attraverso una struttura
editoriale che ci appartiene e che gestiamo personalmente: una
testata giornalistica, come nel caso di "Edizione dell'Autrice" di
Antonella Barina, regolarmente iscritta al Tribunale di Venezia ma
non in vendita, oppure una casa editrice, qual è Unica Edizioni di
Claudia Vio, con Partita Iva e iscrizione alla Camera di commercio.
Bisognava inoltre distinguere l'autoeditoria da altri fenomeni che le
assomigliano, dall'autopubblicazione per esempio, cioè la
pubblicazione a pagamento presso un editore. E l'autoproduzione,
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cioè il produrre libri con mezzi propri, anche in maniera
artigianale, è sinonimo di autoeditoria?
La risposta a queste domande è contenuta nel diario editoriale
(l'Editorial/diario)
stampato
nelle
brochure
che
hanno
accompagnato i vari incontri e che viene qui riprodotto. A quelle
note mi limito ad aggiungere qualche considerazione che nelle
brochure non ha trovato posto. Altre riflessioni, più argomentate,
sono contenute nell'opuscolo "Appunti di autoeditoria n.1 - Idee",
pubblicato da Unica Edizioni nel marzo scorso. Inoltre nel numero
di maggio-giugno (2007) della rivista Leggere Donna è pubblicata
l'autointervista, redatta da Barina e da me nel dicembre 2006, con
il titolo "Autoproduzione in un'autointervista".
L'autoeditoria è un atto di libertà. Chi si autoedita vuole creare un
percorso culturale a misura di se stesso/se stessa.
L'autoeditoria è un atto di responsabilità personale. Chi si
autoedita si assume personalmente i rischi di un'impresa nella
quale investe su se stesso/se stessa: non aspetta che altri si
accollino questo onere al posto suo. Perciò l'autoeditoria si
autofinanzia, e ovviamente è autogestita.
L'autoeditoria è una scelta individualista. Il catalogo di chi si
autoedita coincide con la sua "opera", il suo progetto editoriale è la
sua weltanschauung. Nel bene e nel male.
L'autoeditoria è una scelta di dignità. Nasce dalla volontà di non
subire l'emarginazione che il mercato editoriale impone a
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moltissimi autori e autrici inediti, né la mortificazione di cercare un
surrogato nell'editoria a pagamento.
L'autoeditoria è una scelta di creatività. Chi edita se stesso esplora
una strada alternativa.
L'autoeditoria è un atto di verità. Chi edita se stesso si dichiara per
quello che è: un autore senza editore “altro”.
L'autoeditoria è una scelta culturale. Chi si autoedita, sceglie di
compiere un atto pubblico e vuole che il suo prodotto venga
giudicato secondo criteri di valore letterario alla pari degli altri
prodotti editoriali. L'autoeditoria non è un fatto privato, destinato
alla cerchia degli amici e parenti.
L'autoeditoria è un atto di stima verso la letteratura. Chi si
autoedita sceglie di stare in una "struttura" minimalista, che non
dà profitti economici e nella quale c'è solo l'essenziale: la scrittura.
L'autoeditoria è un atto di stima verso chi legge. L'autore/l'autrice
che si autoedita ritiene che il giudizio dei lettori e delle lettrici è
indispensabile per scrivere meglio e questo è il motivo per cui
decide di pubblicare. Crede nella capacità di chi legge di giudicare
un testo per quel che vale, indipendentemente dal prestigio della
casa editrice che lo propone.
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Gli ospiti di "Aut Aut"
Come ho detto, la rassegna "Aut Aut" voleva essere una prima
ricognizione della scrittura che viene autoprodotta nel nostro
territorio, la provincia di Venezia, e una chiamata a raccolta degli
autori e delle autrici che si autoproducono in questa area, per
creare una rete di collegamenti e confrontare punti di vista ed
esperienze diverse. Protagonisti degli incontri sono dunque autori e
autrici che risiedono nel veneziano.
Tra questi, coloro che scelgono l'autoproduzione stampando in
proprio presso una tipografia non sono molti. Ancora più rara è
l'autoeditoria (cioè l'autoproduzione attraverso una casa editrice
gestita dall'autore).
A questo riguardo, nella provincia di Venezia abbiamo registrato
una sola esperienza in parte analoga alla nostra. Mi riferisco alla
casa editrice MiMiSol, creata a Quarto d'Altino da Mirko Visentin.
Nata grazie alle sovvenzioni del Progetto Junior promosso dalla
Regione Veneto, oggi si muove in modo autonomo dal punto di
vista finanziario. Si propone come editoria a pagamento offrendo
vari servizi editoriali, e questa è la differenza più rilevante rispetto
alla nostra idea di autoeditoria.
Tuttavia una sua collana, la "Auteditori", ha rapidamente
monopolizzato la produzione della casa editrice divenendo il punto
di aggregazione di un gruppo di giovani autori i quali, oltre ad
autofinanziare le proprie pubblicazioni, condividono tutte le scelte
redazionali e, sempre come gruppo, si presentano al pubblico nella
forma della live session con poesie lette dagli autori stessi su basi
musicali originali, composte cioè da altri giovani musicisti.
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L'affiatamento fra i componenti del gruppo e il convergere verso un
prodotto comune qual è la live session, rende il gruppo simile a
una band, dove il canto è sostituito dal recitato, con effetti
suggestivi e un'ottima osmosi dei vari elementi. Di questa
esperienza mi sembra importante sottolineare la sua metamorfosi,
che ritengo positiva, rispetto al modello di riferimento iniziale: in
partenza, la casa editrice ha una struttura tradizionale (un editore
che pubblica autori e autrici); questa struttura, pur senza essere
accantonata, è stata però soverchiata dalla pratica di gruppo,
dall'esercizio letterario/musicale condiviso fra autori e autrici, tutti
di talento. In altre parole la soggettività autoriale e la forza creativa
hanno finito per piegare alle proprie esigenze le modalità editoriali,
rendendole sempre più vicine all'autoeditoria (1).
Diversa dall'autoeditoria, ma altrettanto interessante, ci è
sembrata l'esperienza di autoproduzione di Giovanni Turchetto,
anch'egli ospite della rassegna. Turchetto "produce" manualmente
libri con e per i bambini e le bambine in un istituto scolastico di
Venezia e nei laboratori di pittura organizzati dai Musei Civici:
bambini e bambini che sono dunque soggetti creativi in quanto
scrittori, ma anche forgiatori del manufatto-libro, manipolando
forme, colori e materiali del supporto cartaceo. Non c'era modo
migliore per rappresentare un'idea di autoproduzione a tutto
tondo.
( 1 ) Quest'ultima osservazione suggerisce, a margine, una ulteriore domanda: come cambia il
linguaggio letterario quando si modificano le forme editoriali che lo veicolano?
Mi limito ad abbozzare una risposta. Poiché spesso l'autoeditoria si propone attraverso letture
pubbliche, anche per questa ragione il linguaggio si fa sempre più vicino al parlato, è più ritmico,
paratattico, breve. Inoltre, dato che l'autoeditoria comporta lo spostamento fisico degli autori e delle
autrici da un luogo all'altro (nomadismo, viandante, girovago sono termini che spesso ricorrono negli
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autoprodotti quando parlano della circolazione della propria scrittura), la poesia prevale sulla
narrativa. Stanno nascendo i nuovi trobadores?
Lo "Spazio Contatti"
Nello "Spazio contatti" abbiamo ospitato le esperienze che non si
inscrivono direttamente nell'autoproduzione o nell'autoeditoria, e
che però hanno tutti i requisiti per passare dall'autopubblicazione
all'autoeditoria.
E' questo il caso del Gruppo Poesia Comunità di Mestre, attivo
nella terraferma da oltre vent'anni. Il gruppo, che comprende una
quarantina di associati, si è formato attorno all'idea di "fare della
poesia lo strumento con cui ritrovarsi e far ritrovare una
collettività", come è detto da Tiziana Agostini nell'Introduzione
all'Antologia pubblicata nel 2004. Il gruppo ha costruito il legame
con la città "occupando" con pubbliche letture di poesia i luoghi
più vari, comprese le aree marginali e dimenticate, nella difficile
sfida di dare voce e significato a un centro urbano, quale è Mestre,
per molto tempo considerato privo di identità, o retrovia di Venezia.
Il gruppo ha pubblicato varie raccolte poetiche collettive, a volte
stampate in proprio, altre volte presso un editore. A noi sembra che
l'associazione abbia già ben enucleato, nella teoria e nella pratica,
le coordinate culturali dell'associazione e confidiamo che prima o
poi vengano riversate in forma di autoeditoria: al gruppo non
manca nulla per costituirsi come casa editrice collettiva, con una
fisionomia di spicco. Ciò potrebbe essere un segnale anche per
molte altre associazioni analoghe, affinché vogliano porsi come
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soggetti editoriali in prima persona.
Nello "Spazio contatti", e cioè senza la pretesa di esaurire il
panorama nazionale dell'autoproduzione che è vasto e variegato,
abbiamo inserito anche le esperienze lontane geograficamente da
Venezia, quali ad esempio "Progetto Patchwork" della provincia di
Bologna, così come nel primo incontro-dibattito abbiamo chiamato
Alessandro Cabianca di Padova, poeta e promotore di varie
iniziative culturali, tra le quali alcune pubblicazioni stampate in
proprio.
Nello Spazio Contatti abbiamo collocato inoltre l'autoproduzione
non legata alla scrittura. Elia Mercanzin, compositore e autore di
testi, incontrato nei miei vagabondaggi in Internet (di fatto abita
vicinissimo a Venezia, in quanto vive nella provincia di Padova), è
stato invitato a rappresentare l'universo dell'autoproduzione
musicale, della musica indie, che noi curatrici potevamo solo citare
e non certo offrire nella sua interezza.
E' una citazione dell'autoproduzione in web anche "La Fuente de
las 7 Virgenes", rivista di poesia in lingua spagnola e italiana,
creata da Silvia Favaretto e Christian Panebianco. Anch'essa è
stata ospite dello Spazio Contatti regalandoci l'emozione di un
ponte gettato fra Italia e Sudamerica.
Molto ancora è rimasto escluso dalla rassegna, con nostro
rammarico: tutto il cinema indipendente, per esempio. Ma anche i
comics, uno dei settori più vivaci dell'autoproduzione. Ci
ripromettiamo di documentarne l'esistenza in una successiva
rassegna, ma saranno comunque il tema di uno dei prossimi
opuscoli di Appunti di autoeditoria.
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Editorial/diario: PUNTI DI VISTA
23 gennaio 2007
Aut Aut: perché?
Due scrittrici -Antonella Barina e Claudia Vio- che hanno imboccato la
strada dell’autoeditoria. Che pubblicano se stesse e decidono di guardarsi
intorno per vedere chi c'è e cosa c'è che gli assomigli quanto a letteratura
autoprodotta: attività insieme autoriale ed editoriale, che si distacca
dall’editoria commerciale, compresa la piccola editoria e quella
indipendente, per privilegiare le scelte che autrici e autori compiono in
prima persona. Nasce così Aut Aut, rassegna autofinanziata e autogestita,
che abbiamo allestito per chiamare a raccolta quanti come noi a Venezia –
città e provincia – hanno scelto di pubblicare nella forma
dell'autoproduzione, e lo hanno fatto in modo esplicito, programmatico. Lo
scopo è mettere a fuoco la consapevolezza di questa scelta, le motivazioni
e le modalità attraverso le quali si realizza. E conoscersi meglio. In questo
primo incontro, PUNTI DI VISTA, proponiamo di parlare di autoproduzione e
di rete: lo facciamo, assieme alle autrici e agli autori protagonisti degli
incontri, con coloro che a nostro parere percorrono una strada vicina alla
nostra. Parleremo del loro mettere in rete altri e se stessi, di che significato
attribuiscano oggi al termine autoproduzione, di cosa significhi mantenere
o meno le attuali tappe della filiera produttiva editoriale. Soprattutto, di
che statuto abbia l’essere autore/autrice.
An tonell a Bar in a e Cl audi a Vio
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Editorial/diario: EDIZIONE DELL'AUTRICE
26 gennaio 2007
La felicità di creare
Un taglio sulla tela, questo è stato per me Edizione dell’Autrice: il
raggiungimento di un altro livello di coscienza nel campo della
comunicazione, dove l’atto fondante torna ad essere quello del creare e la
misura editoriale non è più quella del mercato. Autoproduzione significa
continuità produttiva da parte di uno stesso soggetto: dall’ideazione e
stesura dell’opera alle scelte estetiche che la accompagnano alla stampa
alle modalità di presentazione e diffusione, in pratica unitarietà della
filiera produttiva, autofinanziamento compreso. Il commercio equosolidale
lo chiama filiera corta. Una cosa semplice ed illuminante: ti sbarazzi di
tutto quello che ti sembrava necessario per muoverti e che in realtà ti
impediva di farlo. Entusiasmante come quando vai al cinema per la prima
volta da sola, come lasciare le stampelle perché ti accorgi di saper
camminare. Il pezzo di legno con il quale attraversi l’Oceano per arrivare
dall’altra parte. Con Edizione dell’Autrice ho perfezionato la felicità di
creare una misura a mia misura e tempi che sono i miei tempi: due mesi, il
periodo di gestazione di una cagna o di una gatta, dove l’atto di nascita
della creatura corrisponde alla pubblicazione dell’opera. In questo piccolo
luogo che mi contiene perfettamente e che viaggia con me sono padre e
madre di me stessa. Potesse essere ancora più piccolo! Auguro a tutte e
tutti di costruirsene uno.
An tonell a Bar in a
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Editorial/diario: C'ERA UNA VOLTA, C'E' STATO E C'E'
30 gennaio 2007
Piccoli miracoli editoriali
Arrivavano a casa piccoli deliziosi libretti, figli dei libri delle fiabe e simili
alla literatura de cordela brasiliana.
Pubblicazioni numerate tali da soddisfare il bisogno di una classe e da
esser date in dono ad un’altra, funzionali alla trasmissione tra piccole
comunità. Pregiate pubblicazioni in carta Fabriano, alcune contenevano
varianti potenzialmente infinite delle traduzioni di Borges e nenie sulla
cacca. Arrivò alla fine un libro a fisarmonica che riscattò Halloween dalla
colonizzazione statunitense: conteneva tutti i sogni e gli incubi dei bambini,
fantasmi, scorpioni e scheletri compresi.
Da quel che è dato osservare, queste opere sono sorrette da un invisibile
procedimento maieutico che valorizza il dettaglio. Uno dei libri più belli è
stato composto raccogliendo da terra disegni abbandonati. Su tutti c’era la
scritta: “C’era una volta, c’è stato e c’è, se voglio un libro lo faccio da me”,
che riassume la filosofia di questi piccoli miracoli editoriali.
Stupenda cantilena, filastrocca pazzesca che spazza ogni pretesa di un’
editoria universale che non raggiungerà mai la perfetta funzione
comunicativa di quest’altra che, a volte, i genitori disperdono tra i giornali
da gettare. Va infine segnalato il marachelloso inserire, in ogni libro, un
errore: “trovarlo, per i lettori, è punto di merito”.
An tonell a Bar in a
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Editorial/diario: UNICA EDIZIONI
2 febbraio 2007
Autoproduzione e autoeditoria
Parlare di scrittura autoprodotta equivale a parlare di una galassia
sterminata, quella dell'associazionismo spontaneo. Circoli culturali,
scolaresche, gruppi di volontariato, formazioni politiche, prolificano di
materiali realizzati a proprie spese e sovente con mezzi propri. Attraverso
l'autoproduzione le associazioni comunicano all'esterno, ma anche forgiano
la propria identità; spesso consolidano i legami interni. Registriamo la
vitalità dell'autoproduzione come elemento irrinunciabile di una pratica
politica erede della controcultura degli anni ‘70, alternativa al capitalismo,
anzi suo antagonista. Ma c'è anche l'autoproduzione nella quale si esprime
una volontà etica in contrasto con la logica economica del profitto; o
l’autoproduzione di "genere", testimoniata in questa rassegna da Progetto
Patchwork.
E c’è l'autoproduzione come resistenza all'omologazione industriale, alla
quale contrappone la manualità artigianale o addirittura la nonriproducibilità del gesto artistico. Posizioni variegate dunque nei fini e nelle
motivazioni, che hanno però in comune l’essere oggettivamente “fuori” o ai
margini del grande circuito commerciale; e soprattutto l'agire diretto di
soggetti che stabiliscono obiettivi e modi di ciò che producono. L'autoeditoria, a mio parere, non è sinonimo di autoproduzione. Tuttavia trae da
essa l'idea caratterizzante di una produzione di sé auto-finanziata e autogestita.
Cl audi a Vio
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Editorial/diario: AUTEDITORI LIVE SESSION
6 febbraio 2007
Autoeditoria o autopubblicazione
C'è il rischio dell’autoreferenzialità, osserva qualcuno: editare se stessi
significa autoproclamarsi degni della pubblica attenzione. Infatti. Chi edita
se stesso contravviene alla regola secondo la quale il riconoscimento di
valore può venire solo da un soggetto “altro da sé”, l’editore nel nostro
caso, figura diversa dall’autore/autrice, e perciò obiettiva (si suppone),
oltre che autorevole. Ma la libertà è sempre autoreferenziale, nella sua
sostanza. Avocare all’autore/autrice il ruolo editoriale è un atto di libertà.
L'autrice che si fa editrice di se stessa, si riappropria della funzione
intellettuale; creatività letteraria e progettualità culturale tornano a
saldarsi nella medesima persona. Questa ricomposizione genera libertà di
azione: libertà di produrre in base a un valore letterario, non ipotecato
dalla logica del profitto innanzitutto; libertà di costruire con il lettore il
rapporto più idoneo a esaltare il piacere della lettura quanto della
scrittura; libertà per chi legge di esprimere un giudizio diretto e non
condizionato.
Autoreferenziale è, invece, l'autopubblicazione, opposta e antitetica
all'autoeditoria. Gli autori che pagano un editore per pubblicare un proprio
libro sono gli acquirenti di se stessi, e contemporaneamente abdicano a se
stessi. Questa non è nemmeno autoproduzione, ma solo produzione che
dall'autore torna all'autore. E’ l’autore infatti il vero destinatario
dell’editoria a pagamento, non il lettore.
Cl audi a Vio
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