le opportunità di ingresso nel mercato indiano e la disciplina degli

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le opportunità di ingresso nel mercato indiano e la disciplina degli
LE OPPORT UNIT À DI INGRESSO NEL MERCAT O
INDIANO E LA DISCIPLINA DEGLI INVEST IMENT I
ST RANIERI I N INDI A
di Enrica Senini
Estero >> Commercio internazionale
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Sommario
Introduzione .......................................................................................3
Le opportunità offerte dal mercato indiano agli investitori stranieri ................4
Le possibili forme giuridiche di insediamento dell'imprenditore straniero in
India ..................................................................................................6
Le zone economiche speciali (Special economic zones - Sezs).......................9
Export Oriented Units, Electronic Hardware Technology Parks, Software
Technology Parks ............................................................................... 12
Glossario........................................................................................... 14
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Introduzione
Secondo uno studio condotto da Goldman Sachs nel 2003, l’economia indiana avrà un tasso
di crescita medio annuo del 5% fino al 2050, divenendo entro tale data la terza economia
a livello mondiale, dopo Cina e Stati Uniti; questo fa sì che l’India sia già oggi la seconda
meta di investimento preferita dalle imprese straniere (dopo la Cina) e la prima meta preferita
per i servizi di offshoring e outsourcing.
Nella Press note n. 6 dell’11 maggio 2006, il Ministro del Commercio e dell’Industria indiano
Kamal Nath ha reso noto che, negli anni 2005-06, il volume di capitali stranieri investiti è
stato pari a 5 miliardi e 135 milioni di dollari, il più alto mai registrato nel paese,
corrispondente al 60% in più rispetto all’anno precedente.
Tali investimenti, nel solo mese di marzo 2006, sono ammontati a 831 milioni di dollari, pari
al 200% in più rispetto a quelli rilevati nel marzo 2005.
Il quadro sopra rappresentato è frutto della politica di liberalizzazione adottata dal Governo
indiano a partire dal 1991, che ha portato al graduale abbassamento dei dazi doganali
alle importazioni e all’attuale possibilità, per le imprese straniere, di fare ingresso nel paese
attraverso investimenti consentiti in quasi tutti i settori merceologici, con percentuali che – a
seconda dei casi – possono anche raggiungere il 100%.
L’Italia, oggi, occupa il sesto posto nella graduatoria europea degli investitori in India,
e l’undicesimo a livello mondiale.
Le esportazioni italiane verso l’India hanno registrato negli ultimi anni una crescita del
30% circa rispetto al 1999, raggiungendo l’importo di quasi 2 miliardi di euro nel 2006, e
concentrandosi prevalentemente nell’export di motori, generatori e trasformatori elettrici,
macchine per energia meccanica, macchine per impieghi generali e speciali, prodotti chimici e
farmaceutici, materiali da costruzione.
Le importazioni dall’India hanno superato, nel 2006, i 2,5 miliardi di euro e hanno
riguardato principalmente i settori dell’abbigliamento in tessuto (341.032 migliaia di
euro), della siderurgia (190.573 migliaia di euro), le calzature (137.728 migliaia di euro), i
prodotti chimici di base (147.254 migliaia di euro), gli autoveicoli (77.170 migliaia di euro)
e le pietre preziose (71.531 migliaia di euro).
Sebbene tali dati siano già piuttosto incoraggianti, gli scambi fra Italia ed India sono
destinati ad aumentare ulteriormente, data la crescita della domanda indiana di beni di
consumo durevoli, marchi di qualità e beni di lusso, che certamente posiziona l’Italia fra i paesi
maggiormente interessati ad investire in India.
Un’importante novità, sul punto, è stata recentemente introdotta dal Governo indiano con la
Press note n. 3 del 10 febbraio 2006, che ha permesso l’investimento straniero fino al
51% per l’apertura di punti vendita retail monomarca, a condizione che il prodotto sia
venduto a livello internazionale con lo stesso marchio e che tale marchio venga apposto in fase
di produzione.
Questa opportunità ha già permesso a molti marchi celebri italiani di essere presenti nei
numerosi shopping malls situati all’interno dei grandi alberghi di Delhi, Mumbai e Bangalore, e
nei centri commerciali già operativi, o in corso di costruzione, nelle principali città indiane.
Alla luce di tali premesse, verranno ora analizzate le forme e le modalità operative
attraverso le quali il Governo indiano permette l’insediamento dell’impresa straniera in
India, e la speciale disciplina istitutiva e disciplinante le cosiddette “Zone economiche
speciali” (Sezs), ed analoghe forme di insediamento (Export Oriented Units - Eous, Electronic
Hardware Technology Parks -Ehtps, Software Technology Parks - Stps), che godono di
part icolari benefici e/o esenzioni fiscali.
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LE OPPORT UNIT À OFFERTE DAL MERCATO INDIANO AGLI
INVEST ITORI ST RANIERI
Fra tutti i paesi emergenti, l’India dispone di uno dei sistemi più liberali e trasparenti di
ingresso di capitali stranieri e di investimenti.
Un’impresa straniera che voglia fare ingresso nel mercato indiano, o più semplicemente
instaurare relazioni commerciali di import-export con realtà imprenditoriali indiane, deve
fare riferimento alle politiche sugli investimenti stranieri (Foreign Direct Investment - Fdi
policies), aggiornate periodicamente dal Ministero dell’Industria e rese note attraverso le
Press note (note stampa) del segretario per l’assistenza industriale, facente capo al
Dipartimento per la politica e la promozione industriale (Dipp).
Tali note stampa indicano i settori merceologici nei quali è permesso l’ingresso di capitali
stranieri, nonché le percentuali di partecipazione straniera consentito in caso di jointventure con società indiane già esistenti, o in caso di costituzione di una nuova società a
partecipazione mista.
Vi sono alcuni settori economici nei quali il Governo indiano, ancora oggi, non permette un
investimento diretto straniero (Fdi), con nessuna percentuale di partecipazione, nemmeno
minoritaria.
Tali settori sono:
• l’energia atomica;
• le lotterie e scommesse;
• gli affari immobiliari;
• il trasporto ferroviario;
• l’agricoltura (esclusi la floricoltura, orticoltura ed alcuni settori della coltivazione, fra i
quali quella del tè).
In tutti gli altri settori non rientranti in quelli più sopra specificati, l’investimento straniero è
permesso attraverso 2 distinte procedure:
a) per via automatica (c.d. automatic route).
Ad eccezione di specifici settori di attività, per i quali il Governo indiano richiede una
preventiva autorizzazione governativa o della Reserve Bank of India (v. infra al punto
b)), il Foreign Direct Investment è permesso fino al 100% in tutti i settori (in
percentuale variabile da settore a settore), compreso quello dei servizi, sulla base di un
elenco periodicamente aggiornato dal Ministero dell’Economia e dell’Industria.
Nella Tavola 1 vengono indicati, a titolo esemplificativo, i settori più comuni permessi
per via automatica, unitamente alla percentuale massima di partecipazione straniera
attualmente ammessa dalla legislazione indiana.
Se l’investimento viene effettuato in un’attività consentita per via diretta, è necessario
comunicare alla Reserve Bank of India entro 30 giorni dall’operazione, il nome e
l’indirizzo dell’investitore straniero, la data di ricevimento del denaro proveniente
dall’estero, ed il suo equivalente in rupie, il nome e l’indirizzo della banca estera
attraverso la quale sono stati inviati i fondi al partner commerciale indiano.
Se l’operazione posta in essere prevede l’ingresso dell’impresa straniera nella
compagine sociale di una società indiana già esistente, è altresì necessario trasmettere
all’ufficio regionale della Reserve Bank of India del luogo in cui avrà sede la società,
entro 30 giorni dall’emissione delle azioni in favore del socio straniero, un
certificato emesso dal partner commerciale indiano, attestante l’avvenuto rispetto dei
requisiti di cui al Company Act del 1956, gli estremi dell’approvazione governativa (se
necessaria) e un’attestazione di un auditor indicante le modalità attraverso le quali è
stato determinato il prezzo delle partecipazioni acquistate dalla società straniera.
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Non è in ogni caso possibile fare ricorso alla via automatica (e, in questo caso, è
necessario richiedere l’autorizzazione governativa di cui infra al punto b) :
• nelle attività per le quali è richiesta una licenza industriale ai sensi
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dell’Industries (Develpoment and Regulation) Act del 1951( );
• nelle attività per le quali l’investitore straniero ha già stipulato un accordo di
joint venture o un accordo di licenza con un altro imprenditore indiano;
• nell’acquisizione di azioni in società indiane che svolgono servizi finanziari, o
sottoposte alle Substantial Acquisition of Shares and Takeovers Regulations del
1997.
b) Preventiva autorizzazione governativa (prior Goi approval, o non-automatic
route).
Tutte le attività che non rientrano nei settori in cui è consentito l’investimento per via
automatica, né nei settori nei quali l’investimento straniero è vietato, richiedono una
preventiva autorizzazione governativa, concessa dall’Ente per la Promozione degli
Investimenti (Foreign Investment Promotion Board – Fipb) o, in caso di avvio di
un’attività di commercio al dettaglio (retail) per prodotti monomarca, dal
segretariato per l’Assistenza Industriale (Sia) presso il Dipartimento per la Politica e la
Promozione Industriale (Dipp).
Una volta ottenuta l’autorizzazione governativa, non è più necessario alcun ulteriore
adempimento, salva la comunicazione all’ufficio regionale della Reserve Bank of
India del ricevimento dei fondi dall’investitore straniero.
Nella Tavola 2 vengono indicati, a titolo esemplificativo, i settori più comuni permessi
previa autorizzazione governativa, con le relative percentuali massime di partecipazione
straniera.
Tavola 1 – Settori permessi per via automatica
Settore
Commercio cash and carry
Export
Commercio non all’ingrosso
Produzione apparecchi per telecomunicazioni
Elettricità (produzione, trasmissione e vendita)
Assicurazioni
Consulenza finanziaria e relativa agli investimenti
Edilizia
Floricoltura, orticoltura, piscicoltura, allevamento
Banche
Attività all’interno delle Zone Economiche Speciali
Percentuale Fdi
automatico
100%
100%
51%
100%
100%
26%
100%
100%
100%
74%
100%
Press note
di riferimento
n. 4/06
n. 4/06
n. 4/06
n. 2/00
nn. 2/98; 7/00; 4/06
nn. 2/00; 6/00; 2/01
nn. 2/05; 2/06
n. 4/06
n. 2/04
nn. 9/00; 2/06; 4/06
(1) Si tratta dei settori della distillazione e fermentazione di bevande alcoliche, della produzione di sigari e
sigarette di tabacco o surrogati del tabacco, tutti i tipi di apparecchiature elettroniche aerospaziali e di difesa,
esplosivi per uso industriale, compresi micce esplosive, fusibili di sicurezza, polvere da sparo, nitrocellulosa
e fiammiferi, sostanze chimiche pericolose, acido cianidrico e suoi derivati, fosgene e suoi derivati, isocianati
e di-isocianati di idrocarburi, non altrimenti specificati (es. metilisocianato).
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Tavola 2 – Settori permessi previa autorizzazione
Settore
Vendita retail di prodotti monomarca
Editoria:
riviste specializzate
giornali
Tè e piantagioni di tè
Investimenti nel settore delle infrastrutture
e dei servizi (tranne che nelle
telecomunicazioni)
Corriere – distribuzione pacchi
Produzione di sigari e sigarette
Trasmissione di canali televisivi che non
trasmettono notizie
Trasmissione di canali televisivi che
trasmettono notizie
Telecomunicazioni
Percentuale consentita
51%
Press note di riferimento
n. 4/06
n. 1/04
100%
26%
100%
49%
n. 6/02
nn. 2/00; 5/05
100%
100%
100%
n. 4/01
n. 4/06
n. 1/06
26%
n. 1/06
74% (di cui 49% per via
automatica, e la restante
percentuale
previa
autorizzazione governativa)
nn. 5/05; 1/07
LE POSSIBILI FORME GIURIDICHE DI INSEDIAMENTO
DELL’IMPRENDITORE ST RANIERO IN INDIA
L’impresa straniera ha varie possibilità di instaurare relazioni commerciali con aziende
indiane, o di insediarsi sul territorio indiano.
La prima opzione è costituita dall’ingresso in forma di persona giuridica, che può
avvenire:
1. attraverso la partecipazione in una società indiana già esistente, o la costituzione di
una nuova società a partecipazione mista (joint venture societaria);
2. attraverso la costituzione in India di una sede secondaria interamente posseduta
(wholly owned subsidiary - Wos).
Nel caso 1), l’imprenditore straniero acquista un pacchetto azionario di una società
indiana già esistente (con conseguente modifica dello statuto sociale), ovvero n
i dividua un
partner indiano con il quale costituire ex novo una società di diritto indiano a partecipazione
mista.
Nella prassi, il perfezionamento di una joint venture societaria è preceduto dalla stesura di un
Memorandum of Understanding, una sorta di lettera di intenti in cui le parti individuano i
contenuti essenziali della futura Jv e stabiliscono l’ammontare dell’investimento, l’oggetto
dell’attività che verrà svolta dalla società, la governance, eventuali patti di non concorrenza
e/o riservatezza.
Successivamente, in caso di costituzione di nuova società, i futuri soci devono ottenere dal
Registrar of Companies (Roc) il benestare per l’utilizzo della denominazione sociale
prescelta: a tal fine, le parti devono sottoporre all’ufficio almeno 4 possibili denominazioni e
devono indicare l’attività che la costituenda società andrà a svolgere. Il Roc verifica l’eventuale
esistenza di denominazioni anteriori identiche e, in caso negativo, approva la denominazione
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prescelta, che costituirà definitivamente il “nome” della società.
Si dovrà, poi, procedere alla redazione del memorandum of understanding (atto costitutivo)
e degli articles of association (norme attuative della società, generalmente disciplinanti la
governance ed il management), che devono essere redatti in lingua inglese, asseverati
presso il tribunale del luogo in cui la società sarà iscritta nel Registro delle imprese, e
legalizzati dalle autorità indiane competenti.
Sia che l’impresa straniera acquisisca un pacchetto azionario di una società indiana già
esistente, sia nel caso in cui i partner costituiscano ex novo una società a partecipazione mista,
la quota di partecipazione straniera è ammessa nei limiti in cui è consentito
l’investimento straniero ai sensi delle Fdi policie illustrate nel precedente paragrafo, e
l’entità giuridica così risultante viene considerata a tutti gli effetti una società di diritto
indiano, soggetta all’applicazione delle norme del Company’s Act del 1956 e alla tassazione
propria delle società residenti.
Il capitale sociale minimo richiesto per la costituzione di una Private limited company (la
forma societaria maggiormente utilizzata, assimilabile alla nostra società di capitali non
quotata) è pari a 100.000 rupie (all’incirca pari a 1.800,00 euro), ed è sempre necessaria la
presenza di 2 soci, non esistendo nel sistema giuridico indiano la possibilità di costituire una
società unipersonale.
Nel caso 2), la società straniera costituisce in India una società controllata al 100%, che
viene considerata agli effetti legali e fiscali una società di diritto indiano ai sensi del
Company’s Act del 1956.
A seconda del tipo di attività svolta, la costituzione della succursale indiana può avvenire
attraverso la procedura automatica, ovvero previa autorizzazione governativa: la prima
ipotesi si verifica quando la società straniera opera in un settore merceologico per il quale le
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Fdi policie consentono l’ingresso di capitali stranieri per via automatica al 100%( ), mentre sarà
necessario – al contrario – richiedere l’autorizzazione al Fipb per tutte le attività nelle quali è
consentito l’investimento straniero al 100% che non rientrano nell’ambito applicativo della
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procedura automatica( ).
La seconda opzione è costituita dall’apertura di uffici o filiali privi di personalità
giuridica, soggetti comunque all’obbligo di iscrizione presso il registro delle imprese (Registrar
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of Companies – Roc) entro 30 giorni dall’inizio dell’attività( ).
Si tratta, in particolare, di:
a. ufficio di rappresentanza – liaison office
In India, l’ufficio di rappresentanza non può svolgere alcuna attività commerciale diretta
(2) Ciò è consentito nei seguenti settori: costruzioni di aeroporti (nuovi progetti), depositi e impianti di
produzione del caffé e della gomma, miniere di carbone e lignite per il consumo passivo di progetti
energetici, ferro e acciaio, produzione di cemento, progetti di costruzione edile, comprese le abitazioni
private, i siti commerciali, gli alberghi, scuole, città satellite, la floricoltura, orticultura, piscicoltura,
coltivazione di vegetali e funghi, attività mineraria di estrazione di pietre preziose, oro, argento e minerali,
raffinazione in caso di società private, imprese finanziarie e sevizi di consulenza agli investimenti, petrolio e
gas naturale, elettricità, produzione di apparecchiature per telecomunicazioni, commercio all’ingrosso cash
and carry, esportazione, e tutte le attività commerciali insediate in una Zona economica speciale.
(3) Si tratta delle seguenti attività: progetti già esistenti di aeroporti, trasmissione di canali televisivi che non
trattano notizie e attualità, attività soggette al rilascio di licenza industriale, servizio di corriere e distribuzione
pacchi, pubblicazione di riviste scientifiche e giornali specializzati, settore del tè e delle piantagioni del tè,
servizi internet sI p senza portali, fornitori di infrastrutture di fibre scure, posta elettronica e voice mail,
commercio di prodotti riservati alla piccola impresa.
(4) La disciplina di tali entità è contenuta nella notificazione Fema (Federal Exchange Managment Act) n.
22/00-RB del 3 marzo 2000, consultabile in www.fema.rbi.org.in.
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o indiretta e, quindi, non può produrre reddito nel paese. Essa può solamente
svolgere ricerche di mercato, promuovere l’attività di import/export fra paese straniero
ed India ed agevolare i contatti commerciali e finanziari fra società madre straniera e
filiale/joint-venture indiana.
L’ufficio di rappresentanza può operare grazie alle rimesse in valuta estera
provenienti dalla casa madre straniera, che vengono accreditate su uno speciale conto
corrente (QA22C) abilitato soltanto a ricevere flussi monetari dall’estero.
L’autorizzazione ad aprire un ufficio di rappresentanza è concessa dalla Reserve Bank
of India in un tempo che varia dalle 2 alle 5 settimane, per un periodo (prorogabile)
di 3 anni.
b. ufficio progetto – project office
Le aziende straniere che intendano eseguire un determinato progetto in India, e
abbiano sottoscritto, al riguardo, un contratto con un’impresa locale, possono aprire
un ufficio progetto, finanziato con rimesse provenienti dall’estero.
L’ufficio progetto non può intraprendere alcuna attività estranea al progetto stesso e,
una volta esaurita la sua esecuzione, deve necessariamente cessare la propria attività e
rimpatriare l’intera plusvalenza conseguita, al netto delle detrazioni fiscali.
Anche l’apertura di un ufficio progetto è condizionata all’autorizzazione della Reserve
Bank of India accordata, a seconda dei casi, in circa 3–5 settimane.
c. filiale – branch office
Secondo le linee guida offerte dalla Reserve Bank of India, le imprese straniere che
svolgono attività manifatturiera e di commercio estero, o le compagnie aeree o
di
navigazione
straniere, possono costituire in India una filiale per
importare/esportare beni, offrire servizi di consulenza ed effettuare ricerche di mercato,
promuovere collaborazioni tecnico-finanziarie fra società indiane e società madre del
gruppo estera, rappresentare in India la società madre straniera e fungere da ufficio
vendite e acquisti in India, rendere servizi di assistenza tecnica dei prodotti forniti dalla
casa madre straniera.
La filiale non può svolgere direttamente attività manifatturiera, ma può concludere accordi
di sub-fornitura con imprese manifatturiere indiane e svolgere attività commerciale.
Analogamente all’ufficio di rappresentanza ed al project office, la filiale viene legalmente
ritenuta un’estensione della casa madre straniera, non come entità separata entità di
diritto indiano, e conseguentemente il reddito da essa prodotto viene considerato quale reddito
della casa madre; pertanto, i proventi ricavati dall’attività posta in essere dalla filiale sono
soggetti alla tassazione del 41,82% (applicabile alle imprese straniere), in luogo di quella
del 36,6%, applicabile alle imprese residenti (aliquote 2006).
Poiché l’Italia e l’India hanno firmato un trattato sulla doppia imposizione (trattato 19
febbraio 1993, ratificato con legge n. 319/95, in vigore dal 23 novembre 1995), le tasse
pagate in India sul reddito ivi prodotto dal branch office possono essere dedotte dalle tasse
complessive pagate dalla casa madre in Italia.
Anche la costituzione di un branch office è soggetta all’autorizzazione della Reserve Bank of
India, generalmente concessa nell’arco temporale di 2/4 settimane.
Se la filiale viene costituita all’interno di una Zona economica speciale, per svolgere un’attività
per la quale le Fdi policie consentono l’investimento straniero al 100%, non è necessaria alcuna
autorizzazione.
La terza opzione è costituita dalla stipula di joint-venture contrattuali, in particolare
accordi di trasferimento di tecnologia e know-how ed accordi di licenza di marchi o
brevetti.
Gli accordi di collaborazione tecnologica fra un’impresa straniera ed un’impresa indiana sono
permessi attraverso 2 distinte modalità:
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a. per via automatica (mediante semplice comunicazione alla Reserve Bank of India),
qualora le parti abbiano stabilito il pagamento di una somma unica quale corrispettivo
del trasferimento della tecnologia (lump sum) non eccedente i 2 milioni di dollari
Usa, ovvero una royalty fino ad un massimo del 5% sulle vendite domestiche e
dell’8% per le vendite all’estero, senza alcun limite di durata;
b. previa autorizzazione governativa (concessa dal Project Approval Board - Pab), nei
casi in cui:
• l’impresa straniera abbia già precedentemente siglato con un’azienda indiana un
accordo di collaborazione tecnologica o finanziaria nel medesimo settore
merceologico;
• in caso di attività per la quale sia richiesta una licenza industriale;
• nel caso in cui il pagamento delle royalty sia stato concordato in misura
superiore agli importi ed alle percentuali indicate al punto a.
Gli accordi di licenza di un marchio che non contengono contestualmente alcun trasferimento di
tecnologia sono sottoposti ad approvazione automatica se prevedono il pagamento di una
royalty fino all’1% per le vendite domestiche e fino al 2% per le vendite all’estero.
LE ZONE ECONOMICHE APECIALI (SPECIAL ECONOM IC ZONES –
SEZS)
Seguendo in parte il successo del modello cinese, al fine di incentivare ulteriormente lo
sviluppo economico e, in particolare, le esportazioni, l’ordinamento indiano ha recentemente
consentito l’istituzione, in determinate aree del paese, di Zone economiche speciali - Sezs,
che vengono considerate a tutti gli effetti zone franche e godono, quindi, di notevoli benefici
fiscali e doganali.
Lo Special economic zones act del 28 novembre 2005 (entrato in vigore il 10 febbraio 2006), le
Special economic zones rules approvate il 10 febbraio 2006, la successiva implementazione
n. F. 5 gennaio 2006 - Sez del 3 agosto 2006 del Ministero del Commercio e dell’Industria
(sezione Sez), e la recente modifica operata dalla notificazione S.o. 393 (E) del 17 marzo 2007
individuano 3 diversi tipi di Zone economiche speciali, ed offrono alle imprese (sia indiane che
straniere) 2 distinte opzioni:
• costituire ex novo una Zona economica speciale, divenendone, quindi Developer
(sviluppatore) (Rules 3 – 16 dello Sez Act 2005);
• insediare un’unità (unit) in una Zona economica speciale già esistente.
Per l’imprenditore stranie ro, in entrambi i casi, secondo quanto reso noto dalle note stampa
nn. 9/00, 2/06 e 4/06, gli investimenti diretti (Fdi) sono ammessi, all’interno delle Sez,
fino al 100%, ad esclusione dei seguenti settori: armi e munizioni, sostanze atomiche,
esplosivi, narcotici e sostanze psicotrope, distillazione di bevande alcoliche, sigarette, sigari e
derivati del tabacco.
Costituzione di una nuova Zona economica speciale
Qualora un’azienda (o più imprese), o un Governo locale, intenda istituire una nuova Sez, dopo
avere identificato l’area di interesse, deve presentare una domanda all’ufficio ad hoc istituito
presso il Governo centrale (Board of Approval – Boa), che può rigettare o autorizzare il
progetto proposto, accordando, in quest’ultimo caso la Letter of Approval – Loa, valida per il
periodo di 3 anni, e necessaria per iniziare l’urbanizzazione dell’area individuata come
Zona economica speciale.
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A seguito della concessione dell’autorizzazione, e una volta che il Developer ha specificato le
esatte caratteristiche e le dimensioni dell’area, il Governo centrale deve ufficialmente
notificare la costituzione della Sez, e procedere – contestualmente – alla classificazione della
zona come:
• Sez multisettoriale, o multiprodotto (Multi Product Sez), all’interno della quale è
consentita la produzione di merci appartenenti a 2 o più settori merceologici, o l’offerta
di 2 o più diversi tipi di servizi;
• Sez settoriale, o monoprodotto (Sector Specific Sez);
• Free Trade and Warehousing Zone (Ftwz), ossia una zona destinata esclusivamente
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al commercio e all’immagazzinamento delle merci( ).
La qualificazione della Sez secondo una delle tipologie sopra illustrate non identifica soltanto il
tipo di attività/produzione che può essere svolta al suo interno, ma determina altresì
l’estensione minima dell’area, nonché la percentuale di terreno che deve essere adibita a
produzione (processing area) e la percentuale riservata alle abitazioni, scuole, ospedali, hotel
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e ristoranti( ).
Successivamente alla notifica ufficiale dell’esistenza della Sez, il Governo centrale deve
nominare un Commissario allo sviluppo (Development Commissioner), che ha il compito di
promuovere l’export dalla Sez, di assistere gli imprenditori nell’insediamento di un’unità
all’interno della Sez, di monitorare l’attività del Developer e di riferire al Governo centrale.
Inoltre, entro 6 mesi dalla data di costituzione della Sez, il Governo centrale deve altresì
nominare un Comitato di approvazione (Approval Committee), che ha il compito di
approvare le importazioni dei beni o dei servizi effettuate dal Developer per lo sviluppo
dell’area, di monitorare l’utilizzo dei beni, dei servizi, o il commercio e l’immagazzinamento
delle merci, e di esaminare le proposte di insediamento di unità all’interno della Sez che
vengono inoltrate al Commissario di sviluppo, gestire gli investimenti stranieri diretti e gli
accordi di collaborazione con soggetti stranieri.
Il Developer, in quanto promotore dell’iniziativa, nonché sostenitore di tutti i costi di
sviluppo ed urbanizzazione primaria, gode di particolari benefici, che consistono,
anzitutto, nella possibilità di importare tutti i beni/materiali necessari allo sviluppo,
all’urbanizzazione ed alla manutenzione della Sez, senza pagare alcun dazio doganale, o altra
tassa (v. Notification n. 58/03-Ce del 22 luglio 2003), di poter allocare liberamente i lotti
da destinare ad unità produttive (nel rispetto delle percentuali stabilite dalla legge in
funzione del tipo di attività svolta all’interno della Sez), o a zone residenziali, a propria
discrezione e di fornire alle unità produttive i servizi primari, quali l’acqua, l’elettricità, ecc.
(5) La disciplina normativa delle Ftwz, precedentemente contenuta nel Foreign Trade Policy 1° settembre
2004, è stata ora assorbita dalla integralmente dal Sez Act e dalle Sez Rules.
(6) La sezione 5 delle Sez Rules 2006 prescrive, infatti, delle dimensioni minime che deve possedere l’area
destinata a diventare Zona economica speciale:
• se si tratta di “multi-product Sez” (ossia di zona all’interno della quale verranno prodotti beni o servizi
appartenenti a 2 o più settori merceologici diversi), l’area deve avere un’estensione di un minimo di
1.000 ettari, di cui almeno il 25% destinato alla produzione (processing zone), ed il restante 75% allo
sviluppo residenziale o commerciale (se si tratta, però, di Sezs costituite all’interno di un porto od
aeroporto l’estensione può essere pari ad almeno 100 ettari);
• se si tratta di Sez monosettoriale (sector specific Sez), l’area deve essere pari ad almeno 100 ettari;
nei settori in cui l’India è fortemente competitiva, è consentita la costituzione di Sez monosettoriali di
dimensioni inferiori: 40.000 metri quadrati per lo sviluppo di biotecnologie ed energie alternative,
50.000 metri quadrati per il commercio di gioielli e pietre preziose, 100.000 metri quadrati per lo
sviluppo di software e hardware;
• se si tratta di free trade and warehousing zones, l’area deve avere un’estensione pari a 40 ettari, di
cui non più del 20% può essere adibito a zona produttiva.
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Inoltre, ai sensi delle sezioni 80-IA e 80-IAB dell’Income Tax Act (come modificato dal
Finance Act del 2002), il Developer beneficia dell’esenzione fiscale dalla tassa sul reddito
per il periodo di 10 anni consecutivi nell’arco di un periodo di 15 anni, dell’esenzione dal
pagamento di dazi doganali sui beni o servizi importati ed esportati, dell’esenzione
dall’accise, dell’esenzione dalla tassa sui servizi (laddove applicabile) e dell’esenzione
dell’imposta sui dividendi (v. sezione 115-O (6) dell’Income Tax Act).
Il Governo centrale può decidere motu proprio di costituire una Sez, notificandone
direttamente l’istituzione e la classificazione, senza seguire alcuna ulteriore procedura.
7
Attualmente, sono operative sul territorio indiano 19 Sez( ), ed altre 63 sono già state
approvate dal Governo, e si trovano in fase di costituzione.
Insediamento di una “unit” in una Zona economica speciale già esistente
Un’impresa (indiana o straniera) può decidere di insediarsi all’interno di una Sez già costituita
ed operativa in un determinato settore, o in più settori merceologici, o in una Ftwz.
A tal fine, è necessario ottenere un’autorizzazione (Letter of Permit – Lop) rilasciata dal
Comitato di approvazione (Approval Committee) presente all’interno di ogni Sez, valida per
un periodo di 5 anni, rinnovabile - su richiesta dell’impresa interessata - per ulteriori periodi di
5 anni. La Lop contiene l’indicazione dell’attività che l’unità richiedente potrà svolgere
all’interno della Sez, e costituisce altresì licenza per svolgere tutte le attività d’impresa,
compresa la fornitura delle materie prime.
I vantaggi per l’impresa, derivanti dall’insediamento all’interno di una Sez, sono i seguenti:
• nessun limite all’esportazione dei prodotti o dei servizi;
• nessuna licenza richiesta per l’importazione;
• esenzione dall’obbligo di possedere licenze industriali nei settori riservati alle piccolemedie imprese;
• esenzione del 100% dalla tassa sul reddito per i primi 5 anni ed al 50% per i 2
anni successivi;
• esenzione dal pagamento delle imposte indirette, dall’imposta sul consumo e sulla
vendita e dalla tassa di servizio;
• esenzione dalle imposte sull’importazione dei beni necessari allo sviluppo, la gestione e
la manutenzione dell’unità posta all’interno della Sez;
• possibilità di mantenere il 100% delle entrate in valuta estera su un conto corrente
in valuta estera;
• facoltà di rimpatriare i profitti;
• esenzione al versamento dei contributi previdenziali dei lavoratori per un periodo
di 5 anni;
• agevolazioni nella tenuta della documentazione doganale relativa all’import/export.
Per contro, per mantenere l’attività all’interno della Sez, l’unità deve presentare ogni anno un
Net Fore ign Exchange (guadagno netto in valuta straniera) positivo, deve sottostare al
monitoraggio (con esito positivo) del sovrintendente alle dogane e del Development
Commissioner, nonché fornire trimestralmente a quest’ultimo i dettagli riguardanti le
importazioni e le esportazioni.
(7) Si tratta delle Zone economiche speciali insediate prima dell’entrata in vigore dello Sez Act del 2005:
Seepz Sez (Mumbai - Maharashtra), Kandla Sez (Kachchh - Gujarat), Cochin Sez (Cochin – Kerala), Madras
Sez (Chennai – Tamil Nadu), Visakhapatnam Sez (Visakhapatnam – Andhra Pradesh), Falta Sez (Kolkata –
West Bengal), Noida Export Processing Zone (Gautam Budh Nagar – Uttar Pradesh), Surat Sez (Sachin –
Surat), Manikanchan Sez (Kolkata – West Bengal), Indore Sez (Indore), Jaipur Sez (Jaipur – Rajasthan),
Mahindra I (Information technology), Mahindra II (Accessori moda) e Mahindra III (componenti auto) Sezs
(Chennai – Tamil Nadu), Salt Lake Electronic City (Kolkata – West Bengal), Moradabad Sez (Kanpur- Uttar
Pradesh), Jodhpur Sez (Jaipur – Rajasthan), Surat Apparel Sez (Gandhinagar – Gujarat) e M/s Nokia India
Pvt. Ltd (Sriperumbudur – Tamil Nadu).
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L’unità può decidere in qualsiasi momento di lasciare il territorio della Sez (de-bond), previa
approvazione del Development Commissioner ed il pagamento dei dazi sulle materie prime e le
merci presenti in magazzino.
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Si precisa che la maggior parte degli Stati indiani( ) ha emanato una propria legislazione
locale in materia di Sez, prevedendo particolari incentivi e requisiti a seconda della zona
prescelta, ed alla quale, pertanto, occorre fare riferimento a completamento della normativa
generale sopra illustrata.
EXPORT ORIENTED UNIT S, ELECT RONIC HARDWARE T ECHNOLOGY
PARKS, SOFT WARE T ECHNOLOGY PARKS
Oltre alla possibilità di costituire ex novo una Sez, o di insediare un’unità produttiva all’interno
di una Sez già esistente, l’ordinamento indiano prevede altri incentivi a favore delle
imprese che intendono esportare integralmente la propria produzione, od istituire
parchi industriali e tecnologici per lo sviluppo dell’hardware, del software e delle
biotecnologie.
•
E’ consentita, in primo luogo, la costituzione di una Export Oriented Unit (Eou),
figura introdotta dal Governo centrale indiano già dai primi anni ’80 per incentivare le
esportazioni, e la cui disciplina è attualmente contenuta nel capitolo 6 dell’Exim Policy
2002-07, e nell’Handbook of Prodecures, Volume I-(Hop), così come modificato il 28
gennaio 2004.
Si tratta di un modello abbastanza simile, quanto al funzionamento ed ai benefici
fiscali concessi, a quello delle Zone economiche speciali, che prevede la possibilità
di insediare un’unità che esporta il 100% dei propri prodotti in un qualsiasi
territorio dell’India dichiarato dal Customs Act come warehousing zone (attualmente vi
sono più di 300 aree contraddistinte da tale qualificazione), ovvero all’interno di una
Sez o in un parco tecnologico per lo sviluppo del software o dell’hardware.
Nel primo caso, l’Eou è un’entità, per così dire, “isolata”, che dipende dal Development
9
Commissioner competente per territorio ( ), e che, dopo l’ottenimento della lettera di
approvazione, deve autonomamente dotarsi delle necessarie infrastrutture e
dell’autorizzazione all’esenzione dal pagamento dei dazi e delle tasse
all’esportazione.
Nel secondo caso, l’Eou sorge all’interno di una zona già “protetta” e dotata di
infrastrutture, e non deve avviare alcuna procedura per l’ottenimento dell’esenzione dai
dazi e dalle imposte, visto che questa sussiste già di per sé all’interno della Sez o del
Ehtp/Stp.
La costituzione di una Eou da parte di un imprenditore straniero è soggetta alla Fdi
policy ed è quindi consentita in via automatica, o previa autorizzazione governativa,
a seconda del settore merceologico e nelle percentuali di partecipazione riferite alla
singola attività.
•
L’Industrial Park Scheme del 1° aprile 2002 ha, infine, introdotto la possibilità per gli
investitori stranieri di costituire un parco tecnologico per lo sviluppo delle
biotecnologie, del software e dell’hardware, utilizzando integralmente capitali
esteri. Le unità produttive inserite nel parco tecnologico beneficiano di particolari
(8) Andhra Pradesh, Chandigarh, Gujarat, Jharkhand, Karnataka, Kerala, Madya Pradesh, Maharashtra,
Orissa, Rajasthan, Tamil Nadu, Uttar Pradesh, West Bengal.
(9) Ci sono 7 Development Commissioner, ciascuno competente per il proprio territorio, che sovraindendono
le Eous e concedono le necessarie autorizzazioni ed esenzioni fiscali: a Mumbai, a Gandhidham, a Chennai,
a Cochin, a Vizag, a Noida e a Calcutta.
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vantaggi fiscali, fra i quali l’esenzione totale dall’imposta sul reddito secondo le regole di
cui alla sezione 80 dell’Income Tax Act, nonché di benefici fiscali per le importazioni.
Anche la costituzione di un parco tecnologic o deve sottostare alla disciplina degli
investimenti stranieri diretti (Fdi) e, pertanto, a seconda del settore di attività, è
consentita per via automatica, previa autorizzazione governativa.
Attualmente risultano costituiti, ed operativi, i parchi tecnologici Mahindra Industrial
Park Ltd, Cidco Mumbay, Maharashtra IT Park, Technopark Kerala, Infopark Kochi, L.&
T. Infocity, Tidel Park e Ticel Bio Park Ltd.
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GLOSSARIO
Outsourcing
Con questo termine viene indicata la situazione in cui un’impresa esternalizza alcune fasi
del processo produttivo, cioè ne affida l’esecuzione ad altre imprese. E’ una parola di
origine inglese che letteralmente significa “approvvigionamento esterno”.
Joint Venture
Attraverso una joint venture, due o più imprese stabiliscono di collaborare, pur rimanendo
entità giuridiche distinte, per raggiungere un obiettivo come, ad esempio, la realizzazione
di un progetto industriale o commerciale. Una joint venture è essenzialmente un accordo
di collaborazione, secondo cui le realtà coinvolte prevedono di utilizzare sinergicamente le
risorse di cui dispongono e, allo stesso tempo, di suddividere equamente i rischi legati
all’investimento.
.
Documento reperibile, assieme ad altre monografie, nella sezione Dossier del sito
http://www.intesasanpaoloimprese.com/
Documento pubblicato su licenza di WKI - Ipsoa Editore
Fonte: Commercio Internazionale
Quindicinale di diritto e pratica degli scambi con l’estero, Ipsoa Editore
Copyright: WKI - Ipsoa Editore
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