la casa a pianta aperta

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la casa a pianta aperta
Louis Kahn (1901-74). La casa di stanze
Alvar Aalto (1898-76) La casa a pianta «aperta»
Giò Ponti (1891-79) La casa a pianta libera
Luis Barragan (1902-88) Il raumplan o piano spaziale
La casa fatta di stanze
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L.I. Kahn, Fleisher house 1959
1 ambito d’ingresso_ 2 vestibolo_ 3 soggiorno_4 cucina_ 5
pranzo_6 camere da letto_7 studio_8 stanze recinte “ en plein
air”_
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Andrea Palladio, disegni planimetrici di ville 1508-1580
L’ordine geometrico è basato sulla ripetizione di 16 unità spaziali: delle stanze raggruppate intorno ad un vestibolo comune
configurato a croce. L’insieme degli ambienti è contenuto all’interno di un volume regolare cubico, una architettura progettata,quindi
su schema centrale con una struttura compositiva tripartita di tipo palladiano.
Il centro della composizione è dominato da quattro ambienti serventi collegati direttamente agli spazi serviti ad essi associati. Su
questo nodo geometrico e costruttivo si sviluppa il secondo livello destinato alla camera da letto principale.
Sul fronte di accesso e sul quello sul giardino due logge a due giardini recinti , a due a due si giustappongono al volume principale
tanto da caratterizzare l’immagine architettonica: se da un lato si rievocano i cantonali turriti delle ville medicee dall’altro prende
forma un loggiato di evocazione palladiana.
Il principio costruttivo è caratterizzato da una struttura in muratura armata ( casseri in blocchi di cemento alleggerito e nucleo in c.a. )
sulla quale si poggiano degli elementi prefabbricati tridimensionali in c.a. configurati ad arco a tutto sesto.
La casa fatta di stanze
L.I. Kahn, Morris house 1957
La casa a schema aperto
Alvar Aalto, villa Mairea Noormarkku, Finlandia 1937/39
Villa Mairea è posta sulla cima di una collina in una radura circondata dal bosco. E’ configurata con uno schema ad L che
si allunga fino raggiungere la piccola sauna posta al margine del bosco. Da una parte, verso Sud, prevale una
concezione fluida e continua dello spazio, capace di integrare l’internità nell’esteriorità e viceversa ;dall’altra, verso Nord,
propone un sistema chiuso ed impermeabile in cui le due entità di chiuso e aperto, di dentro e fuori rimangono
irriconoscibili. Una pianta aperta, ( come gia avevano sperimentato F.L. Wright e Mies van der Rohe) che genera uno
spazio (quello del soggiorno) agendo al di là della frontiera determinata dall’involucro edilizio. E’ il limite tra opera e
contesto, tra opera e fuori d’opera, che viene indagato cercando nella continuità tra natura e luogo dell’abitare il senso
del risiedere protetto in un luogo: tutto lo spazio là fuori, il bosco, le materie, i colori, la luce, il vento, sono coinvolti.
La pianta libera
Giò Ponti, Villa Planchart, Caracas, 1953-60
Piante ed occhi visuali
Ancora una architettura in cui il valore della casa e del suo abitare si esprime attraverso un desiderio di libertà. La residenza è
progettata come un volume puro, un parallelepipedo appena deformato, posto sulla sommità di una collina in vista di Caracas.
Un cristallo sfaccettato tanto che la luce risplenda sulle pareti bianche dell’involucro, qua e là traforato da finestre. Una ricerca di
spazi pensati in una logica di continuità tra le attività, i movimenti e gli sguardi che tutta l’attraversano. Ma questo dinamismo fatto
di contrappunti e dialoghi visivi , si compie dentro la misura fissa del volume circoscritto da schermi, che si lasciano attraversare
superando le soglie delle aperture.
Piante del movimento e delle relazioni tra le funzioni e pianta degli occhi che attraversano gli spazi e le visuali
Una pianta libera la cui struttura portante è pensata con scheletro di c.a. cosicché la continuità dello spazio interno possa
essere programmato in assenza di vincoli posti dall’ordine tettonico. La casa è organizzata sul tipo a corte come fosse un
palazzo.
Piante del primo e secondo livello e schema tipologico dove si
evidenzia il ruolo della corte interna che assume la funzione di
perno intorno al quale si organizzano le attività
Struttura e schermi. Il muro portato dalla struttura a scheletro.
L’involucro è pensato come un insieme di schermi indipendenti dalla struttura portante dell’edificio. Così il trattamento delle facciate
risulta libero con varietà di bucature rispondenti alle diverse esigenze quantitative e qualitative d’illuminazione e di visione tra interno
ed esterno. L’indipendenza strutturale degli schermi/facciate si esalta in quanto completamente disgiunti l’uno dall’altro sia
sull’attacco a terra che sulla copertura. Un racconto di leggerezza e permeabilità che incontra la fissità del volume, che contiene
dentro l’involucro la complessità ed articolazione degli spazi. Dalle facciate composte a schema libero si intuisce la gerarchia che
ordina gli spazi interni: le doppie altezze
Cornicioni ed ali.
Palazzo Stozzi e villa Planchart. La struttura muraria di palazzo Strozzi (Giuliano da Sangallo, Firenze 1490) dalla regolare e
massiva partitura architettonica (basamento, sviluppo, coronamento) soggiacente principi di equilibrio e di simmetria compositiva e
tettonica. Un imponente cornicione a sbalzo poggiante su un “architrave dormiente” di coronamento, chiude perentoriamentela
composizione. Villa Planchart: un volume smembrato e ricomposto costituito di leggere e piegate lastre appena ripiegate :
facciate/schermo, pareti sospese da terra e dal cielo, sulle quali si ritagliano, disposte liberamente assecondando il moto e la
percezione, finestre come cornici . Un coronamento, sottile e mobile come un’ala di aeroplano.
C’è un carattere (tra gli altri) che emerge nella concezione dell’architettura rinascimentale : è quel pensiero estetico che vede
contrapporsi alla sobrietà materica e al rigore civile che costruisce il volto pubblico della fabbrica , l’esibizione di ricchezza e di
ridondanza decorativa nella dimensione privata della residenza. E’ il caso di villa d’Este, progettata da Pirro Ligorio alla metà del
cinquecento a Tivoli, in cui un severo e monocromo prospetto trattato ad intonaco pozzolanico listato da sporgenti cornici di spolio in
travertino, lascia intravedere, tra le cimase delle finestre aperte sul giardino, affreschi e decorazioni di grande ricchezza plasticofigurativa di forte ridondanza narrativa. Questa strategia è condivisa nella Villa Planchart: sul solaio di copertura della sala a doppia
altezza destinata al mangiare ( ma presente anche in altre zone della casa), appare inquadrata dal vano a tutt’altezza, con i colori
della tradizione classica una composizione astratta, nel sobrio sfondo degli intonaci bianchi.
Questa strategia è condivisa nella Planchart: sul solaio di
copertura della sala a doppia altezza destinata al mangiare
( ma anche presente in altre zone pubbliche della casa ),
appare inquadrata dal vano a tutt’altezza, con i colori della
tradizione classica, una composizione astratta, nel sobrio
sfondo degli intonaci bianchi.
Tra esterno ed interno.
Gli schermi della villa Planchart, scollati e appesi alla struttura a telaio in c.a.,(pilastri e travi arretrati rispetto al perimetro
dell’edificio) lo slancio del piano di copertura, la pianta e la facciata libera, identificano l’appartenenza di questa architettura al
linguaggio della modernità. Il bianco del rivestimento di finitura non altera gli effetti di ombreggiatura esaltati dalle piegature
geometriche delle superfici di tamponamento. Se da un lato si ripercorre il tema della leggerezza , della rarefazione del volume
poggiato delicatamente al suolo come una farfalla sotto gli effetti della luce , dall’altro , evocando la rappresentazione
plastico/figurativa suggerita dalla tradizione storica, tra il candore dell’involucro appaiono d’incanto soffitti e pavimenti policromi,
preziosi marmi e pareti coperte da una tessitura densa, scultorea, quasi archeologica.
Villa Planchart. Sezione trasversale sul patio e assonometrie della
carpenteria del solaio primo, secondo di copertura.
Il raumplan ( piano spaziale)
La residenza Luis Barragan , Città deòl Messico 1948
La definizione di Raumplan,concetto spaziale sperimentato da Adolf Loos e condiviso da Barragan si manifesta sul rapporto tra una
concezione del volume inteso come semplice e stereometrico contenitore e una gerarchica differenziazione altimetrica e formale
degli spazi interni: "... ho insegnato ai miei allievi a pensare in tre dimensioni, a pensare al cubo. Sono pochi gli architetti che oggi lo
sanno fare. Oggi sembra che la preparazione dell'architetto sia conclusa quando ha appreso a pensare al piano".
A. Loos 1913
Sezione trasversale e pianta del piano terra
Sezione longitudinale e pianta del primo livello
Pianta del piano copertura
Un modo di pensare l’architettonica.
Una volumetria semplice dedotta dai caratteri della cultura antropica vernacolare e da una razionale e libera restituzione sui fronti
dell’organizzazione interna , del dimensionamento e proporzionamento delle stanze, delle esigenze di aperture, di visuali protette o
più coinvolte dal contesto.
Una organizzazione articolata e frammentata in episodi, ognuno con una propria specifica identità, un proprio dimensionamento
rispetto alla funzione , una propria capacità di dialogo con la luce, con le visuali, con i movimenti indotti dalle attività. Una spazialità
suddivisa ma in grado di produrre una concatenazione di eventi: continui scorci visuali che preannunciano , in una dimensione
processuale, i cambiamenti.
Un sistema di spazi aperti, un giardino un po’ foresta ma anche radura ordinata e luminosa, ed un terrazzo recinto, spazio segreto
e riservato, posto sul coronamento della casa, ultima stanza a cielo aperto, luogo di metafisica bellezza.
Antonello da Messina, San Girolamo nello studio 1474
Una concezione architettonica
Un sistema di spazi aperti, un giardino un po’ foresta
ma anche radura ordinata e luminosa, ed un terrazzo
recinto, spazio segreto e riservato, posto sul
coronamento della casa, ultima stanza a cielo aperto,
luogo di metafisica bellezza.
Una spazialità suddivisa ma in grado di produrre una concatenazione di eventi: continui scorci visuali che preannunciano , in una
dimensione processuale, i cambiamenti.
Spazio e luce
Una finestra come una cornice che apre la visione sul paesaggio.
Una finestra come un diaframma mutevole , che protegge, disegnando la luce.
Una finestra che conduce dall’alto la luce nello spazio.
Una finestra attraversata indifferentemente dalla luce che priva la visione.
Una finestra grande come una stanza.
Una finestra attraversata dalla luce che non permette la visione.
Una stanza come una finestra.