Il maiale fra storia, arte e letteratura
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Il maiale fra storia, arte e letteratura
Il maiale fra storia, arte e letteratura Ospite sempre gradito della cucina e della buona tavola, il maiale può essere considerato parte integrante della cultura italiana. Sin dalle più antiche tracce storiche, questo animale abitava nella Pianura Padana e nelle zone boscose come la Maremma toscana. Che il suino appartenga alla tradizione alimentare occidentale è testimoniato già dal poeta Omero: tutti conoscono la trasformazione in porci che la maga Circe opera sui compagni di Ulisse (Odissea, X, 239-245) o la descrizione del porcaro Eumeo che offre a Ulisse, appena sbarcato a Itaca, due maialini cotti allo spiedo e infarinati (Odissea, XIV, 72-82). Significativo è poi il parere che della carne di questo animale dà nel V sec. a.C. il greco Ippocrate, padre della medicina: «La carne di maiale è tra le carni quella che fornisce al corpo dell’uomo più forza ed è ottimamente digeribile». In epoca romana il maiale viene allevato in grande quantità e le sue carni iniziano ad essere trasformate in salumi, diventando spesso parte dell’alimentazione degli eserciti. E la situazione non cambia nei secoli medievali quando, dopo le invasioni dei popoli germanici e soprattutto dei Longobardi, il maiale continua a essere intensamente allevato allo stato semibrado nella Pianura Padana. Il maiale è protagonista di innumerevoli scritti della letteratura greca e latina (Omero, Polibio, Catone, Orazio, Ovidio, Marziale, Giovenale, Apicio) e anche dei secoli successivi, per lo più satireschi ed elogiativi. L’immagine e il simbolo Nella mitologia celtica il maiale rappresentava il vero archetipo alimentare: quando i guerrieri trovavano la morte in battaglia giungevano nel loro paradiso, dove il cibo che veniva loro offerto era costituito dalle carni del “Grande Maiale”. Il suino ha spesso rivestito anche valori simbolici che lo hanno visto associato alle divinità della fecondità della terra, Demetra e Dioniso. Per la ricchezza delle sue carni, infatti, questo animale è sempre stato visto come un emblema dell’abbondanza. Raffigurato già nelle antiche pitture rupestri di 10.000 anni fa nelle grotte di Altamira in Spagna, le rappresentazioni del suino ricorrono spesso nella tradizione greca e, soprattutto, etrusco-romana. Sono frequenti le scene che raffigurano il cinghiale, il progenitore del suino, come nel celebre “vaso François”, del VI sec. a.C., che rappresenta il mito della caccia al cinghiale caledonio. Il simbolo del cinghiale fu poi adottato, nel I sec. a.C., dalla XX Legione romana posta a difesa del confine settentrionale dell’impero: ai soldati romani non doveva certo mancare la forza e la determinazione che hanno i cinghiali nell’attaccare gli avversari. Lo scrittore romano Marco Terenzio Varrone, del I sec. a.C., ci ricorda che ai generali che godevano della piena fiducia dei loro soldati si usava assegnare il soprannome di “scrofa” perché, negli assalti, erano seguiti dai propri uomini fino alla fine, proprio come fanno i maialini con le loro madri. Numerosi sono poi i rinvenimenti di statuette votive che raffigurano degli offerenti mentre portano in braccio un maialino da immolare alla divinità. Infatti, fin dalle origini più remote di Roma, si usava sacrificare un maiale in occasione di un trattato di pace, una festa nuziale o un’insperata guarigione. Molto importanti erano poi i suovetaurilia, cerimonie di grande solennità in cui si sacrificavano insieme un maiale, un agnello e un toro: la più completa offerta agli dei secondo la tradizione romana. Nei primi secoli del Medioevo la simbologia cristiana assegna al maiale un ruolo negativo e ne fa un’immagine del diavolo. In alcune raffigurazioni, ad esempio, sant’Antonio Abate, che nel deserto aveva sopportato e vinto le tentazioni del demonio, viene mostrato con i piedi sulla testa di un maiale. Colpisce, tuttavia, che nelle successive rappresentazioni, il suino non è più sotto i piedi del santo, ma al suo fianco, come un compagno di viaggio. È quindi evidente che la saggezza popolare ha trasformato l’iconografia, basandosi sulla conoscenza e la familiarità con l’animale, rivalutandone e ribaltandone definitivamente l’immagine rispetto alle precedenti associazioni tra “maiale” e “male”. Tant’è che alla lunga ha prevalso il culto di sant’Antonio protettore dei porci. Nel Basso Medioevo moltissime sono le rappresentazioni del suino, delle condizioni di allevamento, delle tecniche di preparazione e conservazione dei salumi, che miniaturisti e disegnatori dipinsero su manoscritti e pergamene. In numerosi codici europei del XV sec., ad esempio, vi sono miniature che raffigurano scene popolari aventi per soggetto la macellazione del maiale. Scene analoghe sono anche state scolpite da molti scalpellini su bassorilievi e formelle di cattedrali ed edifici pubblici (si pensi ai bassorilievi sulla basilica di San Marco a Venezia, sulla cattedrale di Cremona, sulla chiesa di San Zeno a Verona). Ancora, per concludere, un’immagine nota: simbolo di prosperità e abbondanza, forse per questa sua caratteristica, il maialino è per ogni bambino associato al risparmio dei propri soldini: è il tipico emblema del salvadanaio… Il maiale nella letteratura Oltre agli autori del mondo greco-latino di cui abbiamo già parlato, moltissimi sono gli scrittori e poeti della letteratura italiana che hanno tirato in ballo o addirittura “cantato” il maiale nelle loro opere. Partendo dal Medioevo un esempio famoso è dato da Giovanni Boccaccio, che in una delle cento novelle del Decameron narra la vicenda di uno sciocco fiorentino, di nome Calandrino, che recatosi in campagna «in un suo poderetto, ove era sua usanza, sempre, di dicembre d’andarsene e uccidere ogn’anno un porco che n’aveva e quindi farlo salare», viene da alcuni amici derubato del porco e fatto oggetto di alcuni arguti scherzi (Decameron, VIII giornata, novella sesta). L’elenco di tutti gli autori sarebbe troppo lungo, ma ne offriamo qui una prima selezione, a cui vanno aggiunti molti scrittori medievali rimasti anonimi: Dante Alighieri, Matteo Bandello, Franco Sacchetti, Poggio Bracciolini, Luigi Pulci, Filippo Tommaso Marinetti, Grazia Deledda, Aldo Palazzeschi, Carlo Levi, Carlo Emilio Gadda e molti altri ancora …