testo - Dipartimento per le pari opportunità

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Intervento della Consigliera Monica Parrella
Buongiorno a tutti,
ringrazio innanzitutto i Ministri Poletti e Costa e il sottosegretario Nannicini che con la loro presenza qui oggi
testimoniano l'interesse e l'impegno del Governo su temi cosi importanti per lo sviluppo del nostro Paese, ringrazio
tutti i relatori che interverranno, e i presenti per aver preso parte a questa iniziativa.
Vorrei iniziare da alcune immagini.
Cosa vi viene in mente guardando queste immagini, che abbiamo reperito a titolo esemplificativo sulla rete?
Relax, Benessere, oppure semplicemente LAVORO. Una nuova organizzazione del lavoro, l'unica organizzazione del
lavoro possibile per le nuove generazioni.
Siamo di fronte ad una sfida innovativa tanto nel lavoro pubblico quanto nel privato, è evidente che non sarà
un'operazione che potrà coinvolgere tutte le prestazioni lavorative indistintamente, ma è certo che potrà costituire
uno strumento in più per coloro che per mancanza di servizi adeguati o flessibilità lavorativa sono costrette ad uscire
dal mercato del lavoro: le donne.
Vi sarete probabilmente chiesti perché abbiamo chiamato il nostro progetto ELENA.
Elena, oltre che l'acronimo (Experimenting flexible Labour tools for Enterprises by eNgaging men And women"), è un
nome di donna.
Ad Elena, a Giulia a Chiara a tutte le donne, dobbiamo offrire nuove opportunità per l'accesso e il mantenimento di
una posizione nel mercato del lavoro.
Questa sfida rappresenta l'obiettivo ultimo che persegue il Dipartimento per le pari opportunità, anche attraverso
questo progetto.
Come siamo arrivati fin qui?
Lo scorso anno il Dipartimento per le pari opportunità è risultato vincitore di un bando comunitario nell'ambito del
Programma europeo REC (Rights, Equality and Citizenship, anche grazie alla preziosa collaborazione scientifica del
centro "Carlo F. Dondena" dell'Università Bocconi di Milano e la partnership del Dipartimento per le politiche della
Famiglia, con un progetto che intende proporre nuovi strumenti di conoscenza e di intervento finalizzati a migliorare
l'equilibrio tra tempi di vita e di lavoro della popolazione lavoratrice con la finalità di contribuire a rimuovere gli
stereotipi a carico delle donne e agevolare l'assunzione di responsabilità familiari da parte dei padri.
L'idea è nata dall'analisi dei dati sull'occupazione femminile.
In Italia, si stima che il 40 per cento delle donne che non lavora possiede un diploma superiore o una laurea: uno
spreco enorme di abilità e talenti. Un maggiore accesso delle donne al mercato del lavoro potrebbe comportare un
aumento del PIL fino al 15%, come sostenuto dall'ultimo studio del Fondo Monetario Internazionale sui costi
economici del sessismo (23 febbraio 2015) anche da Cristine Lagarde.
Tesi tra l'altro già sostenuta nel 2013 da Banca d'Italia che ha stimato un balzo in avanti di 7 punti PIL se l'Italia avesse
il tasso di occupazione medio Ue (60 per cento).
Uno dei problemi principali è che il mondo del lavoro è ancora troppo ancorato a schemi rigidi basati sulla presenza
fisica piuttosto che sui risultati raggiunti. Ciò danneggia in primo luogo le donne con carichi familiari, spesso costrette
a rinunciare al lavoro o ad accontentarsi di posizioni di minor rilievo.
In tale contesto la diffusione del c.d. lavoro agile potrebbe offrire nuove opportunità per l'ingresso e il mantenimento
del posto di lavoro da parte delle donne, e costituire uno strumento per incentivare gli uomini ad assumere maggiori
responsabilità familiari.
Ma cosa intendiamo per lavoro agile? I relatori che seguiranno sicuramente entreranno nel merito ma è importante
sin da subito soffermarci sulla definizione per non cadere nell'errore di confonderlo con il telelavoro.
Il lavoro agile è una nuova modalità lavorativa che consente al lavoratore e alla lavoratrice di eseguire la prestazione in
modo flessibile nel rispetto degli obiettivi lavorativi prefissati.
Presenta una maggiore flessibilità rispetto al telelavoro, con riguardo all'organizzazione del lavoro rispetto a tempi e
luoghi ed agli strumenti utilizzabili per lo svolgimento dell'attività lavorativa.
La portata innovativa del lavoro "agile", infatti, è data dal fatto che i vincoli connessi a luogo e tempo/orario lavorativo
si destrutturano e si pone al centro la persona, (Pennisi) riconoscendogli una maggiore autonomia nel definire le
modalità di lavoro a fronte di una maggiore focalizzazione e responsabilizzazione sui risultati, permettendo dunque,
che l'organizzazione del lavoro si adegui alle sue esigenze, e non viceversa, promuovendo un bilanciamento tra
produttività e conciliazione vita lavoro.
A differenza del telelavoro, il ricorso al lavoro "agile" può essere per alcuni giorni a settimana due mezze giornate o
per alcune ore al giorno, come ci diranno nel dettaglio anche i testimoni delle esperienze di lavoro agile, senza che ciò
comporti un mutamento della sede di lavoro.
Si può svolgere semplicemente utilizzando un "device" e una "connessione internet", dai luoghi più disparati: dal
parco, al polo museale o da una spiaggia, come si vede anche dalla foto, purché il risultato lavorativo sia raggiunto in
modo efficiente e il datore di lavoro può non fornire gli strumenti quindi non sostiene costi aggiuntivi.
Il lavoro agile, dunque, non è telelavoro, e non è una misura di conciliazione necessariamente al femminile, anzi al
contrario l'obiettivo dovrebbe essere quello di incoraggiare gli uomini alla condivisione dei carichi familiari.
Condivisione spesso necessaria per poter permettere alle donne di affermarsi nel mondo del lavoro con le stesse
opportunità dei propri compagni.
È sicuramente una modalità di lavoro WIN-WIN, che produce evidenti impatti positivi e non solo per i lavoratori, ma
anche per l'azienda, i datori di lavoro e la collettività, come le esperienze che verranno illustrate ci mostreranno.
Il lavoro agile si deve inquadrare nell'ambito di un contesto lavorativo diversificato che è in continua
evoluzione: siamo di fronte ad una cultura delle nuove professioni digitali sempre meno condizionate dal legame con
uno spazio fisico e sempre più ancorate all'ubiquità della connessione a internet, alle piattaforme e ai social network.
Osservando i dati sul lavoro dipendente pubblicati dall'ISTAT l'1 aprile 2016 scopriamo che a febbraio 2016 su 22.456
milioni di lavoratori in totale, 17.055 milioni sono lavoratori dipendenti (a tempo indeterminato 14.764 ) 5.401
milioni lavoratori indipendenti.
Questi dati sono importanti perché ci fotografano la potenziale platea del c.d. lavoro agile, che quindi in linea di
massima, salvo i casi in cui ci siano delle mansioni che richiedano necessariamente la presenza fisica, può essere
applicato a circa 17 milioni lavoratori dipendenti.
Per la maggior parte dei lavoratori autonomi, penso soprattutto, ma non solo, ai liberi professionisti avvocati,
giornalisti, commercialisti il lavoro agile è già la regola.
Il lavoro agile nel settore privato si sta diffondendo rapidamente, coinvolgendo il 48% delle grandi aziende, come si
evince dai dati dell'Osservatorio sullo Smartworking del Politecnico di Milano (7 aprile 2016, Prof. Corso). Si auspica
che gli stessi risultati possano registrarsi negli anni che verranno anche nel settore pubblico.
Fino a 15 anni fa lavorare il sabato era normale adesso che la cultura organizzativa del lavoro si è adeguata alle
esigenze dei lavoratori appare a tutti normale che non si lavori il sabato. Questo è solo un esempio che ci cristallizza la
capacità della società di recepire i mutamenti in corso.
Sicuramente tra 10 anni, io mi auguro anche tra 5, non ci stupiremo più se per uno o due giorni a settimana la maggior
parte di noi lavorerà in modo flessibile senza che sia necessaria la presenza fisica presso la sede di lavoro. La logica del
presenzialismo, che spesso penalizza le donne, deve essere sostituita dalla logica del risultato.
In realtà il mondo del lavoro è già cambiato e le innovative tecnologie in campo sono sicuramente una risorsa
notevole da sfruttare; non ci resta dunque che prendere consapevolezza di un'evoluzione che è già in atto che si dirige
verso la digitalizzazione del lavoro.
Verso una nuova organizzazione del lavoro si muove sicuramente il Governo, che è stato tempestivo e lungimirante
nel cogliere il mutamento del modo stesso di concepire la prestazione lavorativa e lo ha fatto sia per i lavoratori
pubblici con la Riforma c.d. Madia, che all'art. 14 prevede modalità innovative di esecuzione della prestazione
lavorativa anche al fine di promuovere le esigenze di conciliazione vita-lavoro, sia per i lavoratori privati con il c.d.
collegato lavoro, sul lavoro autonomo e sulle misure volte a favorire l'articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi
del lavoro subordinato attualmente all'esame del Senato, in lettura congiunta con il ddl presentato dal Sen.
Sacconi sull'adattamento negoziale delle modalità di lavoro agile nella quarta rivoluzione industriale.
Non dimentichiamo naturalmente il ddl apripista dell'on. Mosca, (A.C. n. 2014) di cui è firmataria anche l'On. Tinagli,
che già nel 2014 è stato il progetto normativo che ha evidenziato la necessità di introdurre forme di lavoro Smart.
A ciò si aggiunga la policy del Governo in materia di conciliazione: penso ad esempio al d.lgs n. 80 del 2015, attuativo
del c.d. Jobs act che va verso una universalizzazione delle tutele in materia di congedi e, da ultimo, anche, la legge di
stabilità 2016 che come noto ha esteso il c.d. congedo parentale elevando il congedo di paternità obbligatorio da uno
a due giorni.
In questo scenario di rapida evoluzione normativa si inquadra il Progetto E.L.E.N.A. finalizzato in particolare :
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alla migliore comprensione degli effetti prodotti dall'adozione di soluzioni di lavoro "agile". Il progetto
costituisce, infatti, il primo tentativo di mostrare empiricamente, attraverso un esperimento, il modo in cui la
promozione di questi strumenti produce sia risultati significativi in termini di qualità della vita di lavoratori e
lavoratrici, sia benefici per le aziende, in termini di produttività dei dipendenti e di rafforzamento della capacità
aziendale di trattenere i talenti;
alla promozione dell'utilizzo dei congedi parentali e delle forme di lavoro flessibile da parte degli uomini.
È il frutto di un'operazione complessa che ha avuto ed avrà il supporto scientifico dell'Università Bocconi, con la
partnership del Dipartimento per la famiglia
Affinché tale iniziativa, con evidenti impatti culturali in tema di pari opportunità e di nuova organizzazione del lavoro,
possa funzionare riteniamo sia fondamentale un coinvolgimento attivo degli uomini che per primi possano garantire
una equa suddivisione dei carichi familiari.
Lascio adesso la parola agli altri partner del progetto: la Prof.ssa Profeta per l'Università Bocconi e la Cons. Saccone
per il Dipartimento per le politiche della famiglia, seguirà la sessione dedicata alle Esperienze di Lavoro Agile in
Italia, alla quale parteciperanno interlocutori che stanno già sperimentando il lavoro "agile" nel settore pubblico o
privato e che già stanno usufruendo degli innumerevoli benefici: Banca d'Italia Provincia Autonoma di Trento, Intesa
Sanpaolo S.p.A. e Piano C.
Infine, si aprirà una tavola rotonda moderata dalla Giornalista del Corriere della Sera Rita Querzè, allo scopo di
considerare le nuove opportunità offerte dal lavoro agile anche alla luce dei provvedimenti attualmente all'esame del
Senato e le sfide per il futuro verso un'organizzazione del lavoro più agile per uomini e donne.
Roma, 12 Aprile 2016