LA FORMAZIONE PROFESSIONALE
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LA FORMAZIONE PROFESSIONALE
LA FORMAZIONE PROFESSIONALE Una risorsa contro la crisi Un’opportunità di crescita umana e professionale per i giovani SOMMARIO 1. Introduzione 3 2. La disoccupazione giovanile in Europa, in Svizzera e in Ticino 3 3. Aumentare il grado di occupazione giovanile 4 4. Occupazione giovanile e formazione 5 5. La formazione professionale in Ticino: alcuni aspetti critici 5 a. Le aziende che formano apprendisti 5 b. Aumenta il fabbisogno di personale qualificato e di quadri intermedi 6 c. L’effetto di sostituzione di personale residente legato alla libera circolazione 6 d. La domanda e l’offerta di posti di tirocinio spesso non coincide 7 6. Come preparare la transizione dalla scuola media al mondo del lavoro 8 7. Proposte puntuali apprendistato 8 per migliorare la formazione in OCST Segretariato cantonale Lugano, ottobre 2012 2 1. Introduzione In un mercato del lavoro teso e segnato da manifeste distorsioni come quello ticinese, la formazione professionale rimane secondo l’OCST una risorsa fondamentale per assicurare una crescita economica che procuri benessere a vantaggio di tutti e un accesso al lavoro che valorizzi le competenze delle persone. La realizzazione di questi obiettivi è possibile puntando sul coinvolgimento aperto e attivo di tutti gli interlocutori sociali che intervengono in ruoli diversi nell’economia e nel mercato del lavoro. In Ticino questa condivisione è stata in passato un punto di forza essenziale che ha permesso di raggiungere risultati molto positivi nel campo della formazione professionale. L’OCST fa appello all’autorità cantonale e alle associazioni economiche e professionali affinché la collaborazione possa ancor più crescere per fronteggiare nubi e temporali che finora hanno in parte risparmiato il nostro Paese, ma si profilano minacciosi all’orizzonte. 2. La disoccupazione giovanile 1 in Europa, in Svizzera e in Ticino A seguito della crisi economica la disoccupazione che colpisce i giovani nei paesi dell’UE ha registrato un aumento vertiginoso raggiungendo una media di oltre il 22 per cento e picchi del 50 per cento in alcuni Stati (>50 per cento: Spagna e Grecia; >35 per cento: Portogallo e Italia). La disoccupazione giovanile in Svizzera e in Ticino 2 , pur non raggiungendo i livelli drammatici di altri paesi europei, suscita preoccupazione e richiede interventi concreti. Il numero di giovani disoccupati è in crescita rispetto all’anno scorso (variazione annuale +9,1 per cento a livello svizzero e +15,2 per cento in Ticino). Se paragonata al resto della Svizzera, la situazione si presenta peggiore in Ticino e colpisce anche la fascia delle persone di 25-29 anni. Questo dato indica come sia sempre maggiore il numero di giovani interessati dalla disoccupazione, tra chi finisce (più tardi rispetto al passato) gli studi universitari come pure i percorsi di formazione professionale. Disoccupati registrati e tasso di disoccupazione giovanile in Svizzera e in Ticino (settembre 2012) Svizzera 15-19 anni 20-24 anni 25-29 anni 1 2 Ticino 5358 14200 15705 Svizzera 315 800 786 Ticino 2,6 3,9 3,4 5,2 8,1 5,4 Persone disoccupate tra i 15 e i 24 anni La situazione sul mercato del lavoro (settembre 2012), SECO 2012 La situazione del mercato del lavoro nel Cantone Ticino (settembre 2012), SL 2012 3 La disoccupazione giovanile in Ticino è mediamente più elevata di quella delle persone adulte e della disoccupazione totale. I giovani tra i 20 e i 29 anni hanno maggiori probabilità di essere disoccupati rispetto agli adulti. Tasso di disoccupazione secondo l’età in Ticino (settembre 2012, media 2010 e 2011) 15-19 anni 20-24 anni 25-29 anni 30-39 anni 40-49 anni 50-59 anni oltre 60 anni Tasso totale Settembre 2012 5,2 8,1 5,4 4,1 3,5 3,6 3,0 4,1 Media 2011 Media 2010 3,7 7,6 5,8 4,3 3,7 3,6 3,5 4,2 4,4 9,4 6,5 4,9 4,0 3,8 3,8 4,7 La situazione si acuisce se guardiamo le persone che hanno esaurito il loro diritto all’indennità di disoccupazione: nel corso del mese di maggio 2012 sono state 2971 a livello svizzero e 193 in Ticino. Questo indicatore ha registrato un’impennata lo scorso anno in coincidenza con i peggioramenti della Legge federale contro la disoccupazione approvati in votazione popolare ed entrati in vigore il 1° aprile 2011 (media CH 2010: 2362; media CH 2011: 3910, 15824 il mese di marzo 2011). 3. Aumentare il grado di occupazione giovanile Rispetto ai paesi dell'Unione europea, la Svizzera presenta un tasso di attività molto elevato. Nel 2011 3 il tasso per le persone tra 15 e 64 anni è stato dell’82,8 per cento. Mentre la media dell’UE si situa al 71,2 per cento. Aumentare la quota di popolazione che partecipa al mercato del lavoro risulterebbe un vantaggio per tutti. In questo senso è decisivo accrescere il grado di occupazione giovanile. Mettere a disposizione un numero maggiore di posti di apprendistato e favorire l’accesso – inizialmente anche aumentando i posti di stage e i percorsi allround – al mercato del lavoro dei giovani diplomati e laureati, sono, secondo l’OCST, obiettivi da realizzare a breve tempo. Essi costituiscono una via essenziale per uscire rafforzati dalla crisi economica, che sta provocando effetti negativi sul nostro tessuto sociale ed economico. Si può aggiungere che anche dal punto di vista della previdenza sociale è fondamentale raggiungere un maggiore tasso di attività giovanile, ancor più se consideriamo l’evoluzione demografica svizzera (ci sono sempre meno giovani a sostenere un numero crescente di anziani 4 ). 3 Rilevazione sulle forze di lavoro in Svizzera: partecipazione al mercato del lavoro 2001-2011, UST 2012 Nonostante il tasso di attività in crescita, nell'ultimo decennio l'invecchiamento demografico ha portato a un rapido aumento il numero di persone con più di 65 anni. Nel 2001 si contavano 28,2 persone di più di 65 anni ogni 100 persone attive tra i 15 e i 64 anni, nel 2011 il loro numero è passato a 30,7. 4 4 4. Occupazione giovanile e formazione La partecipazione al mercato del lavoro dipende sensibilmente dalla formazione 5 . La partecipazione al mercato del lavoro varia secondo il livello di formazione. Tra i 25-64enni solo il 74,4 per cento delle persone senza formazione postobbligatoria è attivo, rispetto all'85,5 per cento di quelle che hanno portato a termine una formazione di grado secondario II (maturità, tirocinio) e il 91,2 per cento di quelle con una formazione di grado terziario (università, politecnici, scuole universitarie professionali o equivalenti). A questo proposito, le differenze sono più nette tra le donne (senza formazione post-obbligatoria: 67,0 per cento; grado secondario II: 79,3 per cento; grado terziario: 84,9 per cento) che tra gli uomini (senza formazione postobbligatoria: 85,4 per cento; grado secondario II: 92,4 per cento; grado terziario: 95,6 per cento). Questi dati mostrano inequivocabilmente il rapporto diretto che esiste tra il livello di formazione e le possibilità di presenza nel mercato del lavoro. Vedremo di seguito quali proposte concrete possono essere adottate per risolvere alcuni problemi, che, secondo l’OCST, rimangono da affrontare. 5. La formazione professionale in Ticino: alcuni aspetti critici a. Le aziende che formano apprendisti La creazione del Fondo cantonale per la formazione professionale, al quale contribuiscono tutte le aziende ticinesi, ha lo scopo di finanziare le spese della formazione professionale non interamente coperte da Confederazione e Cantone. Al momento della sua istituzione i partner sociali avevano dichiarato che tra gli obiettivi importanti del Fondo vi era quello di incrementare il numero di aziende che formano apprendisti facendo leva sul vantaggio che questo comporta per le aziende 6 . Il loro numero non solo non è aumentato, ma è diminuito. Ora, se da un lato riconosciamo che l’effetto della crisi può ripercuotersi anche sulla disponibilità a formare apprendisti, dall’altro consideriamo un’enorme perdita per tutti che si riduca la possibilità di trovare aziende nelle quali trasmettere ai giovani le conoscenze e i mestieri, che costituiscono, questa sì, una risorsa realmente indispensabile per la nostra economia. Il sindacato OCST pensa che le aziende che beneficiano di contributi pubblici, per esempio nel campo di applicazione della legge per l’innovazione 5 Vedi nota 3. La percentuale delle aziende formatrici in Ticino è tra le più basse della Svizzera con il 14,5 per cento, mentre la media nazionale è del 18,3 per cento (UST 2008). 5 6 economica, debbano impegnarsi nella formazione di apprendisti. Per questo motivo chiede che gli incentivi e le agevolazioni fiscali siano maggiormente vincolati all’impegno di formazione. b. Aumenta il fabbisogno di personale qualificato e di quadri intermedi Nel nostro Paese lo sviluppo di importanti settori economici porta a un fabbisogno maggiore di personale qualificato 7 . Anche la formazione di quadri intermedi non è sufficiente. La necessità di soddisfare queste esigenze è ovviamente legata anche alle possibilità di formazione nelle aziende. Osserviamo a questo proposito che anche in Ticino sta crescendo la necessità di sostituire lavoratori qualificati. In questo momento tale domanda è solo parzialmente (al 60 per cento) soddisfatta dai giovani e adulti diplomati nelle nostre scuole professionali o nell’apprendistato. c. L’effetto di sostituzione di personale residente legato alla libera circolazione Com’è stato dimostrato ancora recentemente 8 , gli effetti della concorrenza dei lavoratori frontalieri sono percepibili in Ticino anche per i giovani. Il timore che ci siano aziende che si indirizzino verso l’assunzione di personale formato altrove, rinunciando a formare apprendisti ticinesi, è effettivo (e condiviso dalla direzione della Divisione della formazione professionale). Il sindacato OCST si sta impegnando per contrastare queste cattive pratiche (spesso motivate da fini speculativi) che finiscono per impoverire la struttura sociale e formativa ticinese, che ha garantito in passato e garantirà in futuro personale qualificato grazie al nostro sistema di formazione professionale, che è guardato come un modello da seguire. L’OCST propone di verificare quali siano le necessità di profili con qualifiche specifiche delle aziende (in particolare, nel settore terziario impiegatizio, dove in questi anni è cresciuta notevolmente la quota di lavoratori provenienti dall’estero) e fare in modo che queste competenze possano essere acquisite da persone residenti tramite formazioni o percorsi di perfezionamento erogati da scuole ticinesi. Le aziende lamentano spesso la mancanza di profili adeguati. La formazione professionale deve tenere presente le esigenze delle aziende, identificando le qualifiche richieste e tentando di rispondere con l’adeguamento, là dove è 7 Cfr. il Rapporto del Consiglio federale sulla carenza di personale specializzato MINT in Svizzera, 2010 e le analisi settoriali di B,S,S, www.bss-basel.ch Susanne Blank, Démographie. Le défi posé par la pénurie de main d’oeuvre, Travail.Suisse 2012 http://www.travailsuisse.ch/fr/node/3256 8 Libera circolazione: gioie o dolori?, USTAT 2012 6 possibile, dei programmi della formazione di base e offrendo il sostegno necessario per predisporre corsi di perfezionamento professionale e di formazione continua. In questo modo si potrà limitare il ricorso a personale estero e soddisfare le richieste provenienti dalle aziende che dichiarano di dover far capo a personale dalla vicina Italia per mancanza di personale qualificato residente (un buon esempio in questo senso è l’avvio quest’anno delle formazioni per ottenere l’attestato federale di capacità di operatore di un call center o di un centro fitness 9 ). d. La domanda e l’offerta di posti di tirocinio spesso non coincide Nel mese di agosto 2012 venivano offerti decine di posti di tirocinio nelle professioni artigianali e industriali 10 , per esempio, di falegname, agricoltore, carrozziere, meccanico, installatore di riscaldamenti e d’impianti sanitari, elettricista, lattoniere, parrucchiere, pittore, scalpellino. Questa situazione evidenzia come vi siano mestieri che non attirano più i nostri giovani. Non si tratta di un fenomeno nuovo. È un’evoluzione nota e che non può essere modificata in un periodo breve. Incidere sulle scelte dei giovani, lo sappiamo, non è facile. Mettendo tuttavia a fuoco alcuni aspetti si potrebbe ottenere qualche miglioramento. Appare ragionevole far presente che nei criteri per la scelta si consideri anche la maggiore opportunità di posti di lavoro una volta finita la formazione nelle diverse professioni. Una rafforzata collaborazione tra associazioni professionali e sindacali (che conoscono la realtà dei settori che non riescono a trovare giovani interessati al tirocinio) permetterebbe un maggiore coinvolgimento delle aziende nel processo di scelta e un progressivo riavvicinamento dei giovani a queste professioni. È un problema eminentemente educativo e culturale, che coinvolge i giovani e le loro famiglie. Avviare progetti innovativi in questo campo è decisivo per la nostra economia. In Ticino, come noto, la scelta cosiddetta liceale (per gli studi superiori) riguarda ancora più del 40 per cento degli allievi che terminano la scuola media. Si dimentica tuttavia che il 20 per cento di chi inizia il liceo rientra nella formazione professionale. Un’azione concordata permetterebbe di ottenere l’importante conseguenza di prevenire cambiamenti di percorsi di formazione, bocciature e interruzioni di tirocinio, diminuendo anche i costi che questi episodi provocano. Occorre continuare l’impegno per educare al valore della formazione professionale che non è un ripiego rispetto alla scelta di continuare gli studi superiori. Giovani motivati che si formano al lavoro svolgendo con soddisfazione un apprendistato saranno sicuramente più protagonisti e responsabili in un 9 Operatrice/operatore per la comunicazione con la clientela, Operatore/trice per la promozione dell’attività fisica e della salute 10 Vedi la Bacheca dell’Ufficio dell’orientamento scolastico e professionale: http://www3.ti.ch/DECS/sw/temi/bacheca/?fuseaction=home.home&over=15 oppure l’inserzione pubblicata nei quotidiani ticinesi dalla Commissione cantonale per la formazione professionale “Giovani cercano aziende di tirocinio. Aziende di tirocinio cercano giovani” (24 agosto 2012) 7 mondo del lavoro, che spesso tende a considerare i lavoratori, manodopera esecutrice di ordini. La formazione professionale nella forma dell’apprendistato o delle scuole a tempo pieno offre oggi una solida alternativa alla cosiddetta “via liceale”. Si è gradualmente passati a un sistema flessibile e permeabile, che apre tutte le strade: un giovane che intraprende e finisce un tirocinio ha la possibilità concreta di continuare gli studi, anche a livello universitario 11 . 6. Come preparare la transizione dalla scuola media al mondo del lavoro Considerato come la famiglia abbia il peso maggiore nelle scelte di formazione professionale dei giovani allievi di scuola media 12 , è ragionevole investire nel processo di educazione alla scelta professionale accompagnando le famiglie e offrendo strumenti adeguati ai giovani per rendere questa scelta più consapevole. Uno strumento utile si è rivelato, in un progetto condotto con successo nella Svizzera tedesca e francese, lo stage pratico in azienda per giovani (già in seconda e terza media) svolto per un periodo abbastanza lungo da consentire una conoscenza delle professioni e un’introduzione al mondo del lavoro sufficientemente approfondite 13 . Gli sforzi per migliorare le scelte devono coinvolgere più interlocutori presenti nella scuola, nell’economia e nel mondo del lavoro e promuovere iniziative innovative con gli allievi di scuola media. Nell’attività di orientamento scolastico e professionale, normalmente centrata sulla consulenza individuale agli allievi della scuola media, essenziale nel processo di scelta dei giovani e delle loro famiglie, occorre accentuare la parte dedicata alle visite aziendali, alle serate informative sulle professioni, alla partecipazione alle porte aperte nelle scuole e all’organizzazione di stage preprofessionali in azienda. 7. Proposte puntuali per migliorare la formazione in apprendistato a. La conoscenza delle lingue costituisce sicuramente un vantaggio nel bagaglio di un giovane al termine dell’apprendistato. Il DECS offre diverse opportunità per svolgere stage di studio all’estero. Una possibilità concreta per conoscere un nuovo ambiente di lavoro ed esercitare l’apprendimento di una lingua nazionale è quella di svolgere periodi di stage o di formazione in aziende oltre Gottardo. Trasferirsi in cantoni della Svizzera tedesca o romanda costituisce un arricchimento per il giovane in formazione, che potrà essere capitalizzato una volta 11 Bruno Weber-Gobet, Apprentissage et maturité professionnelle ou formation gymnasiale?, Travail.Suisse 2012 http://www.travailsuisse.ch/fr/node/3223 12 Jeunes en transition de l’école obligatoire au degré secondaire II: quelle participation pour les parents?, Université de Neuchâtel 2010 13 Projet LIFT, Sensibiliser des élèves au monde du travail, www.lift-ch.ch 8 conclusa la formazione professionale aumentando le possibilità di collocamento. b. Che cosa succede spesso alla fine dell’apprendistato? L’azienda decide, per motivi economici, di non assumere il giovane lavoratore neodiplomato preferendo sostituirlo con un nuovo apprendista. Questa pratica è una perdita per tutti. L’azienda disperde le competenze acquisite dal giovane durante l’apprendistato e non capitalizza l’esperienza e la conoscenza maturate, come avrebbe potuto fare dando continuità a un percorso di crescita professionale e umana dell’apprendista. c. Nonostante le condizioni di lavoro degli apprendisti siano migliorate in questi anni, vi sono retribuzioni molto diverse nelle professioni. Nei settori dove esistono contratti collettivi di lavoro le norme contrattuali sono applicate anche agli apprendisti. Ci sono tuttavia realtà, dove i salari (in particolare al primo anno) sono molto bassi (per esempio gli apprendisti parrucchieri). L’OCST rivendica un graduale aumento e allineamento dei salari tra le professioni. d. Al sindacato sono segnalate situazioni di disagio e di abuso che hanno richiesto interventi a tutela dei diritti dei giovani apprendisti. Quando questi casi sono segnalati, possono essere affrontati con la mediazione dei docenti e degli ispettori. In alcuni casi si sono potuti risolvere. In altri, mancando le condizioni per una soluzione, l’OCST ha dovuto assicurare la necessaria assistenza sindacale ai giovani apprendisti e denunciare situazioni di abusi manifesti. e. Vi sono anche situazioni di disagio originate dalle difficoltà incontrate dall’apprendista durante la formazione scolastica e in azienda (sia nelle formazioni biennali, sia in quelle di tre o quattro anni). Può succedere che questi problemi continuino una volta conclusa la formazione anche nell’attività di lavoratore dipendente. L’OCST si chiede come potrebbe continuare l’accompagnamento di questi giovani lavoratori confrontati con difficoltà per evitare di compromettere il rapporto di lavoro. 9