Alle origini del cosiddetto “stile gotico”

Transcript

Alle origini del cosiddetto “stile gotico”
Mies van der Rohe
Ludwig Mies van der Rohe [1886-1969]: lessi is more
Figlio di uno scalpellino di Aquisgrana, Mies nel 1905 giunge come disegnatore nello studio di Bruno Taut dove
inizia ad apprendere i primi rudimenti di architettura.
Dal 1906 al 1908 frequenta la Kunstgewerbeschule e realizza il primo incarico ufficiale [la casa Riehl]; nel 1907
entra nel Deutscher Werkbund e nello studio di Peter Behrens dove rimane fino al 1912; nel frattempo
sviluppa anche una simpatia per l’estetica del costruttivismo Russo che del gruppo olandese del De Stijl .
Famoso per i suoi motti "il meno è più" [less is more] e "Dio è nei dettagli" [God is in the details], Mies cercò di
creare spazi contemplativi, astratti, eterei, attraverso un'architettura “pelle e ossa” basata sulla semplicità e
sulla preziosità del materiale.
“L’arte di costruire non è l’oggetto di una speculazione intelligente, ma può essere compresa solo come
processo vitale, come espressione della capacità dell’uomo di affermarsi e di dominare l’ambiente
circostante.”
Casa Riehl (Potsdam, 1906)
Mies ottenne il suo primo incarico dal professore di filosofia berlinese Riehl per la propria residenza di
villeggiatura. Per progettarla Mies, a 21 anni, andò in Italia [v. la loggia aperta sul vicino lago.
Lo stile è semplice e pragmatico che si rifaceva alle case di campagna tra Sette e Ottocento. L’interno ha un
grande salone centrale mentre le camere, come in Wright, sono al piano superiore. All’esterno gli spazi verdi
sono curati geometricamente.
1
Mies van der Rohe
Grattacielo sulla Friedrichstrasse (Berlino, 1921-’24)
E’ chiamato anche l’alveare per la struttura a celle [acute] dell’edificio; Mies concepisce un edificio con
un’ossatura di acciaio rivestita di vetro [anziché in mattone o maiolica] e preferì mostrare la scansione dei
piani.
Il vetro, come spesso ci dimentichiamo, non è trasparente e il gioco di riflessi e immagini che produce è
sempre nuovo e realmente importante. Qui ci sta ancora prepotentemente l’impronta di Taut per l’esaltazione
della forma cristallina.
E poi c’è anche una forte ispirazione wrightiana: i solai sono a sbalzo su uno stelo centrale.
Ed infine il concetto dell’alveare… Che divenne forma biomorfa e ondulata in altri progetti, ma soprattutto
dalla pianta espressionista: d’altra parte erano gli anni di Taut.
Progetto per casa di campagna in mattoni (o cemento); 1923
Un’architettura assolutamente priva di ornamenti, determinata da considerazioni di carattere funzionale e
strutturale. L’edificio in cemento è sostenuto da pilastri in cemento armato e travi a sbalzo a supporto dei
solai. La casa allora si dirama in diverse direzioni [ortogonali] accogliendo il paesaggio dentro le sue masse
asimmetriche, in soluzione di continuità con le stanze interne.
2
Mies van der Rohe
“Una successione di effetti spaziali in cui i muri perdono il loro carattere contenitivo e servono esclusivamente
ad articolare e muovere l’organismo della casa.”
E i muri si liberarono dalla loro funzione divisoria scandendo un’unità spaziale dinamica.
Case Lange e Esters (Krefeld, 1927-’30)
Le vetrate sono molto ampie e viene utilizzato ancora il mattone come rivestimento; dentro c’è acciaio ed è
l’elemento portante, anziché la muratura: ecco perché si possono aprire vaste vetrate.
Qui la suddivisione degli spazi interni è più netta ma ciò che la accumuna alle altre residenze miesiane è la
coreografia spaziale che conquista l’ambiente circostante.
Padiglione della nazione tedesca (Barcellona, 1928-’29)
Fu un incarico del Reich per l’esposizione a Barcellona nel 1929. E tutto nacque da Weissenhof. A Mies, per
diverse ragioni, vennero imposti celerità, economicità e soprattutto innovazione.
Il padiglione doveva rappresentare la nuova Germania democratica, aperta, culturalmente progredita,
prospera.
Tutto poggia su uno stilobate in travertino [come un edificio romano antico]; la piscina sembra entrare
nell’edificio a causa delle lastre di basamento che proseguono oltre il pelo dell’acqua.
All’interno il tetto è sostenuto da pilastri cruciformi cromati e dà l’impressione di esser sospeso.
L’ossatura dunque è metallica [come a Weissenhof] e le pareti sono trasparenti o di marmi antichi o pietre
pregiate: onice, opalina, marmo di Vert, marmo bianco.
Tutto è luce e opulenza, pur nella semplicità astratta ed eterea delle pareti che si innalzano fino al soffitto.
Der Morgen sorge dall’acqua e alza le braccia verso il sole nascente contro un austero sfondo verde scuro.
3
Mies van der Rohe
L’edificio fu distrutto nel 1930 e ricostruito tra il 1983 ed il 1986.
Casa Tugendhat (Brno, Moravia, 1928-’30)
La casa, uno dei massimi esempi dello stile funzionalista miesiano, è unifamiliare, situata sulla sommità di una
collina che guarda sull’antica Brno.
Le stanze del piano “nobile” sono chiuse in maniera convenzionale e vi è una terrazza centrale coperta;
inferiormente lo spazio aperto dalla grande vetrata è praticamente un gigantesco soggiorno open-space.
L’idea era dunque quella di creare un’interazione tra interno ed esterno grazie alle enormi vetrate
panoramiche alte fino al soffitto.
Una residenza di lusso… con una vena snob.
Casa Farnsworth (Plano, Illinois, 1945-’51)
Si tratta di un padiglione interamente in vetro, una casa di villeggiatura immersa in un bosco per una single. E’
il progetto miesiano più radicale.
La casa, sostenuta da 8 pilastrini di acciaio, è talmente leggera che anche gli stipiti delle finestre svolgono
funzione portante: l’acciaio è anche per questo dipinto di bianco.
Ma sentiamo Mies:
“Anche la natura dovrebbe vivere la sua propria vita. Dovremmo guardarci dal turbarla con le nostre case ed
i nostri arredi: se la si osserva da delle vetrate essa acquista un significato più profondo, parte di un tutto più
vasto.” Ma che difficile abitarla! Scarsa ventilazione e costi esorbitanti…
4
Mies van der Rohe
Seagram building (Park Avenue, New York 1954-‘58
Mies offrì l’incarico a Philip Johnson, neolaureato: scelta astuta. Il Seagram aveva visto la contesa di Gropius,
Mies Le Corbusier e Wright..!
Ma l’idea è miesiana, così come il gesto, straordinario: arretrò il lotto occupando un grande spazio all’uso
pubblico di piazza con panchine e fontane: altrochè logica convenzionale dei grattacieli e del profitto
economico!
Dunque l’urbanesimo alternativo di Mies è costituito da un’abile armonia tra lo slancio verticale, i giochi del
vetro e la profondità della piazza antistante.
Nuova Nationalgalerie (Berlino, 1962-’68)
Il museo ospita artisti contemporanei, vicino alla Potzdamer Platz e il Muro.
Si tratta di un padiglione quadrato con pareti di vetro. La copertura è una piastra rigida a sbalzo sugli angoli
liberi da pilastrini.
Così come il Padiglione di Barcellona, anche la Galleria Nazionale di Berlino è un’opera che vive e trionfa pur
slegandosi definitivamente dalla funzionalità: uno spazio costruito per rappresentare se stesso.
5
Mies van der Rohe
“L’arte di costruire non è l’oggetto di una speculazione intelligente, ma può essere compresa solo come
processo vitale, come espressione della capacità dell’uomo di affermarsi e di dominare l’ambiente
circostante.”
6