Allarme, c`è la cimice mangia frutta

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Allarme, c`è la cimice mangia frutta
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L’ECO DI BERGAMO
LUNEDÌ 14 DICEMBRE 2015
Ambiente
Una minaccia per i campi
Allarme, c’è la cimice mangia frutta
Vigilanza. Il vorace insetto asiatico è stato individuato a Fara d’Adda e in altre zone della pianura
Succhiano il tessuto dei frutti: negli Usa rovinati i raccolti. Vanno eliminate con trappole, acqua e sapone
LAURA ARNOLDI
È piccola, vorace e si sta
diffondendo rapidamente nella
nostra provincia. Arriva da lontano, ed è in grado di danneggiare pesantemente le produzioni
agricole. Probabilmente qualcuno di noi, senza distinguerla
dalla versione «indigena», l’ha
recentemente «incontrata», dal
momento che in autunno ha
l’abitudine di cercare luoghi
tranquilli in cui svernare, privilegiando cassoni delle tapparelle, coppi di tetti, anfratti, magazzini, garage. Inoltre ama riunirsi
sui muri ai piani alti degli edifici,
preferibilmente esposti a sud, e
magari vicini ad alberi. È possibile individuarne grossi ammassi perché l’insetto quando trova
condizioni favorevoli emette un
feromone che funge da richiamo
per le altre.
Dalla Svizzera all’Emilia
Di chi stiamo parlando? Della
cimice asiatica, responsabile
dell’allarme che si sta diffondendo in Italia. Il suo nome
scientifico è Halyomorpha
halys.Il primo esemplare in Europa è stato individuato nel
2004 in Svizzera. In Italia nel
2012 in Emilia Romagna, dove
l’estate scorsa ha causato pesanti danni agli alberi da frutta.
Gli avvistamenti
«Anche a Bergamo abbiamo trovato alcuni esemplari - spiega
Marco Valle, direttore del Museo di scienze naturali “Caffi” -.
Io stesso ne ho trovato uno in via
Sant’Alessandro». La cimice numero 1 è stata trovata a Fara
Gera d’Adda all’inizio di ottobre,
un altro esemplare è stato raccolto in via Autostrada, poi a
Stezzano ed in centro a Bergamo.
«Abbiamo inviato un esem-
plare a Modena per l’analisi del
Dna - continua Valle - e sarebbe
ora importante che sapessimo
quanto è diffusa questa cimice».
All’Università degli Studi di
Modena e Reggio Emilia è Lara
Maistrello che sta studiando
l’insetto. Anche da lei arriva
l’appello ai bergamaschi perché
arrivino segnalazioni.
«La collaborazione di tutti è
fondamentale per capire quanto
è diffusa la cimice, e per quali vie
è giunta in Bergamasca. In Lombardia è già segnalata a Milano,
Brianza, Como, Lodi, Crema,
Mantova. Dall’analisi del Dna
possiamo capire a quale ‘famiglia’ appartiene per ricostruirne
gli spostamenti».
Come sia giunta in Italia è
facile da spiegare: «Queste cimici si infrattano in scatoloni, bancali, luoghi chiusi: seguono
quindi le vie commerciali. Ed
anche Expo certamente ha dato
una mano a questi animali che
nella loro vita possono compiere uno spostamento di 25 km».
1 Appello ai
cittadini perché
venga segnalata
la presenza della
Halymorpha halys
1 Viaggiano
nei bancali insieme
alle merci. «Anche
Expo ha dato
loro una mano»
Una distanza notevole per un
insetto, ma non sufficiente ad
attraversa i continenti. Le cimici non sono pericolose e non
pungono l’uomo. Perché dobbiamo quindi preoccuparci di
questa nuova specie asiatica?
«Come tutti gli animali alieni,
introdotti in un nuovo habitat
sono molto aggressivi e tendono
a proliferare perché non trovano antagonisti naturali» spiega
Valle. La cimice si nutre di qualsiasi genere di piante in grande
quantità: «Quando succhia il
tessuto dei frutti in formazione
- precisa Maistrello - , ne impedisce lo sviluppo o li rende deformati, con parti marciscenti».
Raccolti in rovina
La Halyomorpha halys quando
da Pechino è sbarcata negli Usa
nel 2010 ha mandato in rovina
i raccolti per 37 milioni di dollari. «Dobbiamo trovare una soluzione per aprile - dice Maistrello
-, ne hanno bisogno gli agricoltori. A febbraio faremo un convegno in cui presenteremo i risultati delle nostre ricerche. Eliminare le cimici aliene è impossibile, ma è necessario gestire il
fenomeno». Come? In modo sostenibile: si stanno sperimentando trappole per catturare
grandi quantità, mentre la legislazione vieta l’introduzione di
antagonisti naturali. Ognuno di
noi può però contribuire al contenimento, innanzi tutto non
buttando fuori dalla finestra le
cimici che troviamo in casa: devono essere catturate ed eliminate, non con insetticidi, ma
mettendole in acqua e sapone.
Il sapone infatti impedisce alle
cimici di galleggiare causandone l’annegamento; le cimici
morte possono essere smaltite
nell’organico.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
La cimice asiatica, Halyomorpha halys, responsabile dell’allarme che si sta diffondendo in Italia
L’identikit
Forme, tratti e colori
per riconoscere il «nemico»
Come distinguere la cimice
dannosa da quella semplicemente noiosa. La Halyomorpha
Halys, originaria di Cina, Giappone, Corea può essere confusa
con la cimice «nostrana» raphigaster nebulosa, ma alcuni
elementi ne permettono il
riconoscimento.
La cimice Halys è di colore
grigio-marrone, marmorizzato,
con tacche chiare su antenne,
zampe e addome.
La forma dell’apice del capo è
Torymus, il parassita buono
ha steso il killer delle castagne
La cura
Il cinipide del castagno
è stato neutralizzato
introducendo il suo
antagonista naturale
Sono stati lunghi e
difficili gli anni di lotta contro
il cinipide galligeno del castagno, ma ora si la battaglia è
stata vinta, grazie proprio al
suo antagonista naturale, il
Torymus sinensis, diffuso nel
territorio attraverso lanci effettuati sul territorio dal Servizio fitosanitario regionale
dal 2008.
Già nella primavera scorsa
le galle raccolte, prodotte dall’ovideposizione del cinipide,
oltre a essere presenti in numero minore rispetto agli anni precedenti, risultavano per
quasi l’85% dei casi infestate
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dal parassitoide rilasciato per
contrastare l’insetto dannoso.
La stagione autunnale è
stata ricca per quantità e qualità delle castagne, dimostrando che l’allarme è ormai
rientrato. Ma non si deve mai
abbassare la guardia. È stato
infatti diffuso in queste settimane un avviso con suggerimenti per migliorare le condizioni dei castagneti.
to nel tempo e quindi è fondamentale non eliminare o distruggere le galle secche. Infatti l’antagonista trascorre
l’inverno all’interno delle galle presenti sui rami e sulle foglie cadute a terra, prima della
nascita degli adulti a partire
dal mese di aprile.
L’incontro con esperti
Un equilibrio da mantenere
Nelle valli la tecnica di bruciare i residui della raccolta delle
castagne, in particolare i ricci,
è una consuetudine, che prima della comparsa del cinipide non presentava particolari
criticità. Ora con l’introduzione dell’insetto Torymus è
necessario che l’equilibrio tra
le due specie venga mantenu-
Nella asiatica spina assente
Castagni attaccati dal cinipide
Per favorire la sopravvivenza
del Torymus non si devono
asportare il fogliame e le ramaglie dalla selva castanile
prima della fine di maggio.
Tra i luoghi interessati i boschi del Misma al centro nei
mesi scorsi di un importante
progetto per il recupero e valorizzazione delle antiche varietà.
Se ne è parlato nei giorni
scorsi a Pradalunga in un incontro in cui è stato illustrato
lo stato di avanzamento del
progetto finanziato dalla Comunità montana della Valle
Seriana che coinvolge i comuni di Albino e Pradalunga e le
associazioni «Amici di Casale» e «Castanicoltori del Monte Misma». In particolare sono stati presentati i risultati
rettangolare per l’asiatica,
triangolare per la nostra cimice;
la conferma assoluta si ha
dall’analisi dell’addome che
nell’asiatica non presenta una
specie di spina, molto evidente
nella raphigaster.
Le segnalazioni sono utili se
contengono la data, l’ora e il
luogo dell’avvistamento e
l’indicazione della quantità di
individui (unità, decine, centinaia).
Il tutto deve essere correlato da
una fotografia da inviare insieme alle informazioni all’indirizzo e-mail [email protected] e a [email protected].
dell’analisi genetica degli ecotipi di castagno più presenti
nella zona.
È intervenuta Daniela Marinoni, che fa parte del gruppo
di lavoro di Roberto Botta dell’Università di Torino, mentre
gli agronomi Marilisa Molinari e Marco Boriani, referenti
del progetto, hanno fatto il
punto della situazione e delle
prospettive. L’analisi generica è utile per distinguere e salvaguardare le varietà locali
più diffuse e conosciute come
l’Ostana, la Balestrera o la Careana.
Conservare la biodiversità
«Si tratta - aggiunge Boriani del primo passo per la conservazione della loro biodiversità e del lavoro di selezione
condotto in passato dai nostri
antenati e poter custodire
questo patrimonio per rilanciarlo a beneficio dell’economia della valle e di un’intera
comunità».
Al termine dell’iniziativa è
stata organizzata una degustazione di dolci a base di castagne.
L. Ar.