Arduino Sacco Editore www.tiodiodamorire.com Un pugno

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Arduino Sacco Editore www.tiodiodamorire.com Un pugno

“Una storia che cattura,
facendo sorgere mille
domande.”
“Un pugno nello stomaco.”
Tra
le
tante
è
probabilmente
questa
la
definizione
che
meglio
si
addice
a
TI
ODIO
DA
MORIRE.
Un
romanzo
nel
quale
l’autore
dipinge
un
ritratto
spietato
della
storia
tra
Francesco
e
Sylvie,
avvalendosi
di
uno
stile
di
scrittura
estremamente
fluido,
accattivante
e
personale.
Uno
stile,
quello
di
Alessandro
Nardone,
nel
quale
il
lettore
non
potrà
fare
a
meno
d’immedesimarsi,
immergendosi
immediatamente
in
una
storia
che
lo
terrà
con
il
fiato
sospeso,
fino
all’ultima
riga.
Un
pugno
Suona
la
sveglia.
Francesco
è
sudato
fradicio,
ha
fatto
un
altro
dei
suoi
stranissimi
sogni.
Spesso
il
subconscio
gli
gioca
brutti
scherzi.
Eppure,
nella
sua
vita,
tutto
si
è
sempre
incastrato
alla
perfezione:
il
lavoro,
la
famiglia,
gli
amici
e
le
donne.
Francesco
non
poteva
immaginare
d’
imbattersi,
quella
sera
stessa,
nella
persona
che
avrebbe
cancellato,
in
un
batter
d’occhio,
tutto
ciò
che
era
stato
sino
a
quel
momento:
Sylvie,
la
misteriosa
ragazza
che
l’avrebbe
soggiogato
al
punto
di
trasformarlo
in
una
lavagna
bianca
sulla
quale
scrivere
il
nuovo
capitolo
di
una
storia
che
si
rivelerà
devastante.
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Arduino Sacco Editore
LA
STORIA:
UNA LOTTA
Sylvie
entra
nella
vita
di
Francesco
con
la
forza
di
uno
schiacciasassi,
mettendolo
di
fronte,
ogni
giorno,
ad
una
vera
e
propria
lotta
contro
sé
stesso,
tra
la
sua
parte
razionale
e
quella
irrazionale.
Tra
la
voglia
di
riprendere
in
mano
il
suo
destino
e
la
paura
d’interrompere
un
rapporto
nel
quale
stava
investendo
tutto.
PER SVEGLIARSI DA UN INCUBO
La
falsa
gravidanza,
il
finto
suicidio,
le
menzogne
sull’età,
il
mistero
sul
suo
passato,
i
ricatti,
la
sua
lucida
follia.
E
ancora
il
sesso,
le
tentazioni,
la
rabbia,
l’amore
e,
infine,
l’odio.
Tutto
questo
incarna
Sylvie.
Di
tutto
questo
deve
riuscire
a
liberarsi
Francesco
dovendo,
però,
fare
i
conti,
oltre
che
con
lei,
anche
con
il
suo
passato
che,
incurante
delle
difficoltà,
si
riaffaccia
con
prepotenza
alla
finestra
della
sua
vita.
“Troppe
cose
strane,
troppe
coincidenze,
che
avevo
lasciato
correre
perché
non
avevo
motivi
per
dubitare
sulla
sua
buona
fede
e
invece…
invece,
nella
mia
mente,
il
mosaico
continuava
ad
arricchirsi
di
nuovi
tasselli,
particolari
apparentemente
insignificanti
ma
che,
uniti
l’uno
all’altro,
componevano
un
quadro
inquietante.
Quel
quadro
che
Sylvie
aveva
prima
studiato,
e
poi
dipinto
utilizzando
i
colori
della
mia
vita:
il
giallo
della
mia
personalità,
il
bianco
della
mia
buona
fede,
il
rosso
della
mia
passione.
Li
aveva
completamente
spalmati
sulla
tavolozza
della
sua
volontà
spremendo,
fino
in
fondo,
ogni
singolo
tubetto,
senza
lasciarne
nemmeno
una
goccia.
E
poi,
con
il
pennello
della
sua
falsità,
passata
dopo
passata,
aveva
deciso
di
infrangere
il
mio
destino
su
quella
tela,
cercando
rinchiuderlo,
per
sempre,
tra
i
confini
segnati
dai
quattro
angoli
di
quel
quadro.
Perché?
Forse
non
c’era
un
motivo
preciso
o,
forse,
nella
sua
mente,
l’unico
obbiettivo
era
quello
di
dipingere,
a
suo
piacimento,
il
destino
delle
persone
che
le
capitavano
a
tiro,
per
poi
annoverarle
nel
triste
computo
delle
sue
opere.”