Regno Unito - Banca dati Italia Lavoro
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Regno Unito - Banca dati Italia Lavoro
Esperienze internazionali « Revisione testi a cura di Carlo del Giudice Spinn - Servizi per l’impiego network nazionale - è il progetto che Italia Lavoro realizza, nell'ambito del PON 2000 - 2006, per conto del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale » Regno Unito testi di Michael Brookes Pauline Dibben Malcolm Sargeant Maria Filippa Plotino Coordinamento editoriale Alessandro Vaccari I edizione ottobre 2006 21 Indice Prefazione di Lea Battistoni pag. 7 Carta d’identità del Regno Unito 11 Capitolo 1 Istituzioni ed economia 1. Il Regno Unito oggi 2. Assetto politico-istituzionale 3. Quadro macroeconomico 3.1 Un’economia “peculiare” 3.2 Settori produttivi 3.3 Contesto economico attuale 13 13 15 21 21 23 27 Capitolo 2 Mercato del lavoro 1. Piano Nazionale Britannico per l’Impiego 1.1 Dati demografici 1.2 Occupazione e disoccupazione 2. Servizi per l’impiego 2.1 Servizi pubblici - Jobcentre Plus 2.2 Servizi privati per l’impiego 2.3 Il fenomeno gangmasters 3. Giurisprudenza 3.1 Dipendenti e “non dipendenti” 3.2 Lavoro temporaneo 3.3 Lavoro flessibile 3.4 Trattamento dei dati sensibili 31 31 37 39 42 42 44 47 48 48 51 52 53 .5 3.5 Tutela dalle discriminazioni negli ambienti di lavoro 3.6 Istituzioni 3.7 Red tape 57 58 61 Capitolo 3 Politiche per l’occupazione 1. Politiche attive per l’occupazione 1.1 Formazione permanente 1.2 Misure specifiche in favore di particolari categorie 2. Politiche passive 63 67 69 71 83 Capitolo 4 Il Dialogo Sociale 1. Le parti sociali 91 91 Appendice 97 Bibliografia e pagine web consultate 99 Prefazione Il progetto Spinn prosegue quest’anno con la realizzazione di nuovi volumi della riuscita e apprezzata collana di “Esperienze internazionali” che vuole delineare --- attraverso l’analisi dei vari Paesi membri dell’Unione europea di vecchia e recente adesione, di quelli semplicemente candidati e di altri Paesi del bacino del Mediterraneo --- lo stato dell’arte in materia di mercato del lavoro e dei Servizi per l’impiego in queste aree geografiche. In questo contesto cresce la necessità per l’Italia di doversi adeguare al fenomeno della mobilità transnazionale dei lavoratori, così come è sempre più attuale il tema della delocalizzazione delle imprese causato anche dall’inarrestabile processo di globalizzazione delle economie dei singoli Paesi. Conseguentemente emerge in maniera sempre più pressante il bisogno che il sistema produttivo del Paese --- la legislazione ed il mercato del lavoro --- si dotino di tutti gli strumenti utili e necessari per non farsi trovare impreparati di fronte a queste importanti sfide. In un periodo storico nel quale tra gli obiettivi più importanti abbiamo il calo della disoccupazione, e la capacità di assicurare occasioni lavorative al maggior numero di persone possibile, il nostro Paese deve continuare nel cammino già intrapreso dell’abbandono dei sostegni al reddito – tipico strumento di politica passiva – per incentivare invece .6 .7 l’ingresso stabile nel mercato del lavoro. Un percorso diretto sempre più verso le politiche per l’occupabilità, che stimoli gli investimenti in capitale umano e innovazione, puntando sugli strumenti di supporto all’orientamento e alla formazione e sul sostegno alla ricerca per aumentare la qualità dei processi, dei prodotti e dei lavori. L’Italia condivide questa sfida sia con i suoi partner europei sia con il resto del mondo, come d’altra parte si evince chiaramente dalle direttive europee. Ma per posizione geografica e storia, essa è al centro di un più vasto processo di integrazione tra i popoli, che investe sia il Vecchio Continente sia i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Il volume sul Regno Unito opera un approfondimento particolare delle politiche del lavoro e della situazione dei Servizi per l’impiego, avvalendosi di professionalità che operano in questo settore: hanno dato il loro contributo Michael Brookes, Pauline Dibben e Malcolm Sargeant, docenti alla Middlesex University di Londra. Il confronto e lo scambio di conoscenze ed esperienze sono presupposti fondamentali del Progetto Spinn, infatti anche questo volume, presentando un esempio di Servizi per l’impiego, quello dei Jobcentre Plus, all’avanguardia in Europa, intende favorire il dialogo e l’approfondimento per arrivare in Europa a soluzioni condivise dei grandi problemi che investono il mercato del lavoro. Lea Battistoni .8 Non c’è vera ricchezza all’infuori dell’umano lavoro. Percy Bysshe Shelley Carta d’identità del Regno Unito Nome completo Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord. Forma di governo Monarchia costituzionale. Stemma Religione Cristiana (Anglicana, Romana Cattolica, Presbiteriana, Metodista) 71,6%; Mussulmana 2,7%; altre (2,6%); non specificata o nessuna (23,1%). Città principali Liverpool, Manchester, Birmingham, Edinburgh, Glasgow, Cardiff, Belfast e Newcastle-upon-Tyne. Bandiera Superficie 244.820 kmq. Popolazione 60.609.153 ab. Capitale Londra (7.421.209 ab., 2004). Edinburgh Glasgow Newcastle upon Tyne Moneta Lira sterlina. Belfast Manchester Liverpool Birmingham Cadiff . 10 Londra Lingua ufficiale Inglese; Gallese (26% della popolazione del Galles). Composizione etnica Inglesi 83,6%; Scozzesi 8,6%; Gallesi 4,9%; Nord irlandesi 2,9%; altri 7,9. Altri territori Anguilla, Bermuda, Territori Britannici dell'Oceano Indiano, Isole Cayman, Isole Falkland, Georgia del Sud e Isole Sandwich meridionali, Gibilterra, Isola di Man, Montserrat, Isole Orcadi, Isole Pitcairn, Isola di Sant'Elena, Isole Shetland, Isole Turks e Caicos, Isole Vergini Britanniche. Membro di AfDB, AsDB, Australia Group, BIS, C, CDB, CE, CERN, EAPC, EBRD, EIB, ESA, EU, FAO, G-5, G-7, G-8, G-10, IADB, IAEA, IBRD, ICAO, ICC, ICCt, ICFTU, ICRM, IDA, IEA, IFAD, IFC, IFRCS, IHO, ILO, IMF, IMO, Interpol, IOC, IOM, IPU, ISO, ITU, MIGA, MONUC, NATO, NEA, NSG, OECD, OPCW, OSCE, Paris Club, PCA, PIF (partner), UN, UN Security Council, UNAMSIL, UNCTAD, UNESCO, UNFICYP, UNHCR, UNIDO, UNMIL, UNMIS, UNMOVIC, UNOMIG, UNRWA, UPU, WCO, WEU, WHO, WIPO, WMO, WTO, ZC. . 11 1. Istituzioni ed economia 1. Il Regno Unito oggi Potenza marittima ed industriale del XIX secolo, l’Impero Britannico prima e il Regno Unito poi, hanno ricoperto un ruolo cruciale nei vari processi e accadimenti storici. La Rivoluzione Industriale, che ebbe origine in Inghilterra alla fine del ’700, e i vastissimi possedimenti coloniali, lo resero infatti una delle massime potenze economiche mondiali: l'Impero Britannico all'inizio del XX secolo si estendeva su un quarto delle terre emerse e aveva una popolazione di circa un quarto del totale mondiale di allora (400-500 milioni di persone). Lo smantellamento dell'Impero negli anni ’50 ha stravolto l’assetto geografico e anche quello economico e finanziario del Paese ma il Regno Unito ha dimostrato una grande capacità di autorigenerarsi. La ricostruzione è stata tale da fargli conquistare una posizione di primo piano sia nel contesto europeo che mondiale. Solo ultimamente, secondo i dati ufficiali diffusi dalla Banca Mondiale, la Cina, seppur con un margine ridotto, ha sorpassato il Regno Unito posizionandosi al quarto posto nella classifica delle economie più importanti del mondo. Nel 2006, il Regno Unito festeggia i quattrocento anni dell’Union Jack, la bandiera britannica, introdotta per la prima volta da Re Giacomo I d’Inghilterra (Giacomo VI di Scozia) nel 1606, poco dopo aver assunto il regno di entrambi i Paesi in seguito alla morte della Regina Elisabetta I d’Inghilterra. L’Union Jack ha storicamente rappresentato l’unità politica: essa presenta un disegno unico nel suo genere, costituito dall’unione della croce di San Giorgio, la bandiera dell’Inghilterra, la croce di Sant’Andrea, la bandiera della Scozia e la croce di San Patrizio, la bandiera dell’Irlanda, aggiunta al disegno originario nel XIX secolo. . 13 Sempre nel 2006, il Regno Unito festeggia gli ottant’anni della Regina Elisabetta II, Monarca dal 1952, capo del Commonwealth e Governatore supremo della Chiesa Anglicana. Presenza rassicurante e unificatrice in un Paese ormai profondamente trasformato rispetto agli anni della sua ascesa al trono, Elisabetta II, pur mantenendo le sue idee conservatrici in materia di religione e moralità, ha saputo adeguarsi ai cambiamenti che il Paese ha vissuto durante i suoi cinquattaquattro anni di trono. Una delle problematiche sociali e religiose precedente all’ascesa al trono di Elisabetta II, e che più ha gravato sulla storia del Regno Unito è la questione irlandese. La lotta per l'indipendenza dell'Irlanda del Nord, cattolica e repubblicana, dal governo monarchico e protestante di Londra ha radici antiche. L'attenzione su questo conflitto si accende a partire dal 1920, quando l'IRA – Esercito Repubblicano Irlandese – braccio armato dello Scinn Fein (il movimento indipendentista irlandese) decide di iniziare la lotta nei territori dell'Ulster che, a differenza dell'Eire, sono rimasti nelle mani di Sua Maestà. I cattolici indipendentisti e i protestanti unionisti (appoggiati dai soldati inglesi) si fronteggiano a colpi di granate, attentati e lanci di pietre. La guerriglia diventa ben presto una realtà quotidiana in Irlanda del Nord, e la tensione sale alle stelle quando, negli anni ’70, il governo inglese decide di incrementare la propria presenza militare in Irlanda e di adottare così una linea dura. Nell'Ulster è praticamente guerra. Non mancano massacri di popolazione civile, come il cosiddetto Bloody Sunday: durante una manifestazione a Derry, il 30 gennaio 1972, i paracadutisti inglesi aprono il fuoco su migliaia di persone uccidendone quattordici. Solo nel 1992 sono state avviate le prime trattative segrete tra lo Scinn Fein e la controparte, e nel 1994, con la decisione dell'IRA di attuare una "completa cessazione delle operazioni militari a tempo indeterminato", ha ufficialmente inizio il processo di pace. Gerry Adams, leader dello Scinn Fein, Martin McGuinness, capo carismatico dell'IRA, John Hume, leader del Partito Socialdemocratico e Laburista dell'Ulster, John Major, Primo Ministro britannico e infine Albert Reynolds, Primo Ministro irlandese e leader del partito Fianna Fail, aprono un tavolo di trattative per porre fine ad una guerra civile che dal '69 ha causato . 14 migliaia di vittime. L'evento può essere di portata storica, ma viene posta una condizione che a molti irlandesi pare inaccettabile: l'IRA deve consegnare le armi. Si entra così in una fase di stallo, nonostante un’altra dichiarazione di pace e un altro cessate il fuoco. Il 28 luglio 2005 l’IRA, in seguito ad un dibattito interno e a consultazioni avute con le unità e i membri del movimento, ordina formalmente la fine della lotta armata: gli attivisti vengono istruiti sulla necessità di sostenere lo sviluppo di progetti politici e democratici da realizzare esclusivamente con mezzi pacifici. È un passo senza precedenti nel travagliato cammino verso la pace in Irlanda del Nord: una prova difficile che il Paese spera finalmente di aver superato. Membro delle Nazioni Unite, dove detiene un seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza della NATO (G7), il Regno Unito è entrato a far parte della Comunità europea nel 1973 e, attraverso la formula dell'opting out, è rimasto fuori dell'Unione Economica e Monetaria (UEM) non adottando l'euro, e non fa parte dell'area Schengen. La scelta britannica di non aderire alla moneta unica è stata considerata come l’ennesimo tentativo da parte del governo di conservare quell’isolamento che ha caratterizzato per certi versi la storia inglese. In realtà, la decisione di non aderire all’UEM deriva da più serie valutazioni, principalmente di ordine economico. Il Regno Unito ha ritenuto che, sebbene la moneta unica europea potesse apportare notevoli benefici al Paese, non esistevano le condizioni economiche, all’interno del Regno, perché il suo successo potesse essere reale e duraturo: una decisione attenta e ponderata, non semplicisticamente frutto della cosiddetta “politica antieuropeista”, di cui spesso è stato accusato il governo britannico. Una scelta questa, insieme a diverse altre, che ha contribuito a dare al Paese, da sempre, un ruolo trainante fra le economie occidentali. 2. Assetto politico-istituzionale La più evidente peculiarità del sistema costituzionale britannico consiste nella mancanza di una Costituzione scritta. A differenza della maggioranza degli altri Paesi, nel Regno Unito la Costituzione non è raccolta in un unico documento e non esiste nemmeno un . 15 complesso di leggi che, messe insieme, ne diano una versione organica. Sviluppatasi in un arco plurisecolare, essa è costituita da leggi scritte (state law), diritto consuetudinario (common law) e convenzioni. In quanto modificabile mediante legge parlamentare o per consenso generale nel caso delle convenzioni, la Costituzione ha la possibilità di adattarsi al variare delle condizioni politiche. Il Parlamento Il Parlamento britannico è composto da due camere: House of Commons (Camera dei Comuni, Camera Bassa) e House of Lords (Camera dei Lord, Camera Alta). Le due Camere non hanno pari poteri: l'organo decisionale è la Camera dei Comuni e il rapporto fiduciario del governo si stabilisce solo con essa. Il Sovrano Nel Regno Unito la legge viene definita come “legge del Parlamento” ma in realtà viene attribuito alla Regina il diritto di “sanzione” che si concretizza nella facoltà di approvare o respingere la legge proposta; in questo modo l’esercizio del potere legislativo si fonda sulla compartecipazione dei due principali organi dello Stato. L’atto legislativo, alla stregua di quanto si è appena detto, deve quindi considerarsi promulgazione di un organo complesso, identificabile nella formula “la Regina nel Parlamento”, e rappresenta, sotto il profilo costituzionale, una particolarità nel panorama europeo. La Camera dei Comuni è composta da 659 membri, che sono eletti con il sistema maggioritario puro e rimangono in carica per un periodo massimo di cinque anni. Il ruolo della Regina nel processo legislativo è però interamente cerimoniale: può garantire o negare l'assenso alle leggi, ma nessun sovrano, dal 1708, rifiuta il suo assenso. Non solo, il discorso che il sovrano tiene all'annuale apertura del Parlamento, presentando il programma legislativo del governo per l'anno a venire, è in realtà scritto dai ministri. Il Sovrano ha un ruolo cerimoniale anche rispetto ai governi, che sono conosciuti come governi di Sua Maestà: la Regina nomina i ministri che vi lavorano ma praticamente la composizione del governo stesso è individuata dal Primo Ministro che "consiglia" la Regina. Elisabetta II (Elizabeth Alexandra Mary Windsor) è salita al trono d'Inghilterra il 6 febbraio 1952 dopo la morte del padre, ed è attualmente la sovrana più longeva. Circa 125 milioni di persone nel mondo sono suoi sudditi. Il suo regno ha visto dieci Primi Ministri e decisamente ben più numerosi Primi Ministri e governatori negli Stati del Commonwealth. È sposata con il principe Filippo, Duca di Edimburgo (già principe di Grecia) ed ha quattro figli. Il maschio primogenito, suo successore al trono, ha il titolo di Principe di Galles. . 16 La Camera dei Lord è invece composta da 689 membri (di cui 92 ereditari, 545 a vita, 27 giudici dell'Alta Corte e 25 Vescovi). L'approvazione delle leggi avviene con un meccanismo di doppia lettura in un contesto di bicameralismo imperfetto. La prassi prevede, infatti, che la Camera Alta non possa bloccare indefinitamente l'approvazione di una legge, ma solo ritardarla. L'esecutivo è formato: • dal governo (Gabinetto ed altri ministri responsabili delle politiche nazionali); • dai ministeri, responsabili dell’amministrazione nazionale; • dagli enti di governo locale; • dalle società pubbliche, responsabili della gestione di certi settori nazionalizzati e di altri enti soggetti a controllo ministeriale. Alle ultime elezioni, Tony Blair ha conquistato il suo terzo mandato come Primo Ministro, primo a riuscirci fra i laburisti inglesi. IL PARLAMENTO INGLESE: RISULTATI DELLE ELEZIONI E CONFRONTO 2001-2005 2005 2001 % SEGGI % LABURISTI 35,2 355 40,8 SEGGI 413 CONSERVATORI 32,3 197 31,7 166 LIBERAL DEMOCRATICI 22,1 62 18,3 52 ALTRI 10,4 30 9,2 15 . 17 Fino al Costitutional Reform Act del 2005, la Camera dei Lord era presieduta dal Lord Chancellor che era anche Ministro della Giustizia e Primo Giudice del Regno. La legge del 2005 ha istituito una Corte Suprema, la Supreme Court of the United Kingdom, che ha sostituito il Lord Chancellor nelle funzioni giudiziarie. Il Costitutional Reform Act è principalmente orientato a mutare l’assetto del potere giudiziario, nonché la composizione della Camera Alta. Con riguardo ai Lord, in particolare, il disegno di fondo riconosce e conserva un ruolo fondamentale di questo ramo del Parlamento, e ne persegue però, rispetto alla Camera dei Comuni, una differenziazione di compiti per alcuni versi più marcata di quanto non fosse precedentemente invalso in base alle convenzioni costituzionali. Le amministrazioni locali Il Regno Unito è un “Paese-Unione” (Galles, Inghilterra, Irlanda del Nord, Scozia). In Inghilterra vi è solo il livello centrale e quello locale (contee e Local District, che possono anche coincidere nel caso dei grandi agglomerati urbani), mentre le istituzioni di Scozia e Galles rappresentano livelli di governo intermedi tra il livello centrale e autorità locali nei rispettivi territori. Una “Regione”, nota anche come Government Office Region, è oggi il più alto grado di governo locale in Inghilterra. L'Inghilterra è divisa in nove Regioni, create nel 1994 dal governo di John Major, e dal 1999 esse formano i collegi elettorali dell'Inghilterra per il Parlamento europeo. I poteri delle Regioni sono molto limitati e non esistono governi eletti, se non per Londra. Ogni Regione ha un ufficio di governo e alcune istituzioni associate, fra cui una Regional Development Agency (RDA) e un'assemblea. Non essendoci elezioni regionali, i rappresentanti locali sono scelti dai Consigli di contea, autorità unitaria o borough. Londra è in questo caso un'eccezione, poiché ha un sindaco eletto e un'assemblea con poteri in vari ambiti. Già nel maggio del 1997, il governo aveva assunto l'impegno a favore di una riforma costituzionale di ampia portata. Il processo di devoluzione prevedeva un sostanziale decentramento dei poteri mediante l'istituzione di un Parlamento ed un esecutivo in Scozia, di un'Assem- . 18 blea in Galles e, in tempi più lunghi, la devoluzione dei poteri a livello regionale in Inghilterra. Il Belfast Agreement, concluso nell'aprile 1998 ed approvato con referendum il mese successivo, ha aperto la strada allo sviluppo costituzionale anche in Irlanda del Nord. La Scozia è dotata attualmente di un Parlamento di 129 componenti, eletti ogni quattro anni con il sistema di rappresentanza proporzionale. Il Parlamento opera a grandi linee sul modello di Westminster, eleggendo un Primo Ministro che è a capo dell’esecutivo. Il Parlamento e l'esecutivo hanno competenza per quasi tutti gli aspetti della politica interna, economica a sociale, mentre il Parlamento del Regno Unito conserva il controllo degli affari esteri, della difesa e della sicurezza nazionale, delle questioni macroeconomiche e fiscali, del lavoro e della previdenza sociale. L'Assemblea Nazionale per il Galles ha 60 componenti, anch'essi eletti con il sistema proporzionale. Non ha il potere di creare legislazione primaria, ma gode di estesi poteri esecutivi e può creare legislazione secondaria (vale a dire ordinanze e regolamenti che fissano i dettagli del recepimento). L’Assemblea non ha competenze ampie come il Parlamento scozzese: in particolare, il governo del Regno Unito conserva la competenza per la polizia e il sistema giuridico. Una delle nuove istituzioni create dopo il Belfast Agreement dell'aprile 1998 è stata un'Assemblea di 108 componenti con una serie di poteri legislativi ed esecutivi, simile a quella del Parlamento scozzese. L'esecutivo dell'Irlanda del Nord comprende un Primo Ministro ed un Vice-Primo Ministro, nonché 10 Ministri, assegnati proporzionalmente alle forze partitiche rappresentate nell'Assemblea. Ci sono Commissioni per ciascuna delle principali funzioni esecutive. Anche i componenti e la presidenza di ciascuna Commissione sono proporzionali alle forze partitiche. Queste Commissioni hanno funzioni consultive oltre che di esame e di elaborazione della politica. Le elezioni si sono svolte nel giugno 1998: sono stati eletti un Primo Ministro ed un Vice-Primo Ministro ed è stato raggiunto un accordo su quasi tutti i dettagli delle istituzioni che si occupano dei rapporti fra la Repubblica dell'Irlanda e l'Irlanda del Nord. . 19 L'esecutivo e le istituzioni, costituiti per la prima volta il 2 dicembre 1999, sono stati però sospesi con la reintroduzione del governo diretto da parte del Ministro per l'Irlanda del Nord, l'11 febbraio 2000. Dopo trattative fra le parti, il 29 maggio 2000 sono stati ricostituiti. La devoluzione è stata sospesa in altre due occasioni, il 10 agosto ed il 21 settembre 2001, ogni volta per 24 ore. Il Ministro per l'Irlanda del Nord ha sospeso l'Assemblea dell'Irlanda del Nord il 14 ottobre 2002 e l'Irlanda del Nord è tornata al governo diretto. In Inghilterra, il governo centrale riconosce che la richiesta di un governo regionale ad elezione diretta varia notevolmente in tutto il Paese e per questo non intende imporre un sistema uniforme. In prima istanza, il governo ha legiferato a favore di Regional Development Agencies (RDAs) per promuovere lo sviluppo economico, agenzie analoghe alla Scottish Enterprise e all'Agenzia gallese per lo sviluppo. Si è prevista anche l'istituzione di camere regionali, costituite da rappresentanti degli enti locali della Regione oltre che da parti interessate a livello regionale, provenienti da altri settori, per coordinare i trasporti, la pianificazione, lo sviluppo economico, le richieste di finanziamenti europei e la pianificazione dell'utilizzazione del territorio. Le RDA e gli uffici regionali del governo centrale lavorano assieme alle camere regionali. La città di Londra è governata dalla Greater London Authority, istituita nel 1999 dal Greater London Authority Act. L’organo ha competenza generale con funzioni di programmazione, controllo e coordinamento su tutta l’area dei Boroughs e della City. La Greater London Authority è composta dal Major (il Sindaco) e dalla London Assembly (l’Assemblea). Essa, come si è detto, ha soprattutto funzioni di coordinamento e programmazione, mentre vengono lasciati intatti i previgenti poteri dei Boroughs. In particolare, il Sindaco ha competenze in quattro settori determinanti: sviluppo economico, pianificazione del territorio, trasporti e ambiente. Il sistema giudiziario L'apparato normativo, nel Regno Unito, si basa su diverse fonti: le leggi emanate dal Parlamento, la Common Law, sviluppata dalla magistratura, e la legislazione comunitaria. Il sistema giudiziario britannico è basato . 20 su un modello di ordinamento giuridico, detto di Common Law che, non rifacendosi a leggi scritte, si sviluppa attraverso il diritto consuetudinario, cioè i casi precedenti delle decisioni giurisprudenziali. Tale sistema opera in modo gerarchico, per cui la Corte di ordine inferiore deve attenersi alle deliberazioni della Corte di ordine superiore. Nei casi che non coinvolgono la legislazione comunitaria, la Camera dei Lord è la corte di ultima istanza nel Regno Unito. La giurisdizione della House of Lords è quasi completamente di appello. Essa rappresenta l'ultimo livello di appello per l'Inghilterra, il Galles e l'Irlanda del Nord nei casi civili e penali, mentre per la Scozia soltanto per i casi civili. La sezione civile della Court of Appeal tratta prevalentemente gli appelli alle decisioni delle tre sezioni delle High Courts e delle County Courts. L’Alta Corte di Giustizia comprende tre sezioni: la Queen's Bench Division, che si occupa principalmente di diritto societario, la Family Division, per il diritto di famiglia, adozioni, ecc. e la Chancery Division per i diritti di proprietà ecc. La Crown Court tratta i casi penali più seri, mentre le circa 220 County Courts insediate localmente hanno un’esclusiva giurisdizione civile. 3. Quadro macroeconomico 3.1 Un’economia “peculiare” A partire dal secondo dopoguerra il Regno Unito ha dovuto affrontare numerosi problemi economici quali la pressione valutaria, il deficit della bilancia dei pagamenti, l’inflazione e una scarsa capacità produttiva. Durante la recessione verificatasi nel 1974, la situazione è diventata ancora più critica: il numero dei disoccupati ha superato il milione, c’è stato un declino della produttività, i salari sono aumentati e la moneta ha toccato minimi storici. Nel luglio 1975 il governo, con l’appoggio del mondo economico e dei sindacati, ha adottato severe misure per contenere gli aumenti salariali e l’inflazione. . 21 Verso la fine degli anni ’70, la scoperta di giacimenti di petrolio nel Mare del Nord ha consentito un’importante riduzione del deficit nella bilancia dei pagamenti. A partire dal 1979 la politica economica del Paese ha promosso una maggior delega al settore privato, mettendo un freno alla spesa pubblica e ai servizi statali. Obiettivo prioritario rimaneva il contenimento dell’inflazione, a costo però di un tasso di disoccupazione storicamente elevato. Intorno alla metà degli anni ’80 vi erano nel Paese oltre 3 milioni di lavoratori senza impiego e dieci anni dopo ne rimanevano ancora circa 2,6 milioni. Il deficit di bilancio annuo dello Stato all’inizio degli anni ’90 era pari a circa l’1,1% del Prodotto Interno Lordo. Nel gennaio del 1973 il Regno Unito ha aderito alla Comunità Economica Europea, l’attuale Unione europea. Quella inglese è un'economia peculiare rispetto a quella degli altri Paesi europei: essa ha basato la recente ed elevata crescita sulla vendita al resto del mondo di servizi specializzati, in primo luogo quelli finanziari. L'andamento dell'economia inglese ha tratto un enorme vantaggio dall'esplosione dei mercati finanziari dagli anni Settanta ad oggi. Dai tempi del Premier Margareth Thatcher si è andato realizzando nel Regno Unito un processo di de-industrializzazione, accompagnato dall'espansione dei settori finanziari. L'ammontare giornaliero delle transazioni finanziarie internazionali è elevatissimo ed è paragonabile al reddito nazionale prodotto in un anno da un Paese ricco, come ad esempio l'Italia. Un terzo di tutte le transazioni finanziarie internazionali avviene sulla piazza di Londra e rappresenta pertanto una fonte di reddito estremamente consistente per le imprese finanziarie inglesi e per l'intera economia del Paese. Il successo va attribuito, dunque, all'abilità delle imprese della City nel vendere servizi specializzati al resto del mondo, e al regime normativo e fiscale che il Paese ha adottato per favorire le proprie piazze finanziarie. Esso è inoltre dovuto al processo di liberalizzazione dei mercati finanziari, iniziato alla fine degli anni ‘70, che ha profondamente inciso sulla gestione economica e politica del mondo contemporaneo. cupazione al 5% e l’inflazione che ha fatto segnare in media una crescita pari all’1,7% annuo. Uno stato di salute che si è mantenuto anche nei momenti di maggiore difficoltà dell’economia europea, come nel 2002, quando il PIL inglese è salito del 2% contro l’1,1% della Francia, lo 0,4% dell’Italia e lo 0,2% della Germania. Una performance spiegabile con gli elevati ritmi di crescita dei consumi privati (+3,3% nel triennio 2000-03), ma anche dovuta al contributo della spesa pubblica. 3.2 Settori produttivi Come nella maggior parte dei Paesi sviluppati, il contributo dell’industria manifatturiera alla formazione del PIL è andato scemando rispetto a quello del settore dei servizi. Questo fenomeno è risultato ancora più evidente nel Regno Unito dove l’industria rappresenta circa il 15% della produzione nazionale. Il settore dei servizi, nel frattempo, ha accresciuto la sua importanza e rappresenta attualmente oltre il 70% del PIL. Anche il settore delle comunicazioni è cresciuto rapidamente, nonostante il suo contributo alla formazione del PIL sia rimasto stabile. La struttura del mercato del lavoro è oggi significativamente cambiata. Nel 2004 la forza lavoro ammontava complessivamente a 30.370.206 lavoratori. Nel settore dei servizi è attualmente impiegato il 75% dei lavoratori, mentre nel 1955 lo era solo un terzo della forza lavoro. L’industria, che rappresentava un tempo il settore principale in termini di occupazione (42% della forza lavoro nel 1955), assorbe oggi solo il 24% della popolazione attiva. CONTRIBUTO DEI DIVERSI SETTORI ALLA FORMAZIONE DEL PIL, 2005 (VAL.%) % SETTORE SERVIZI FINANZIARI E D’IMPRESA 27,2 SERVIZI GOVERNATIVI 22,8 DISTRIBUZIONE, CATERING E HOTEL INDUSTRIA MANIFATTURIERA A partire dal 1993 il Regno Unito ha vissuto il più lungo e stabile periodo di crescita degli ultimi 30 anni, con un incremento del PIL reale che ha viaggiato ad una media del 2,9% annuo, un tasso di disoc- . 22 TRASPORTI E COMUNICAZIONI COSTRUZIONI FONTE : 16,1 14,9 8,1 6,0 EIU, ECONOMIST INTELLIGENCE UNIT: COUNTRY REPORT, APRILE 2006. . 23 Agricoltura e allevamento Nonostante il 23,6% del territorio britannico sia coltivato, il settore riveste una modesta importanza in termini di occupazione e di partecipazione al PIL, come riflesso della precoce industrializzazione conosciuta dal Paese. Nel 2003 l’agricoltura impiegava appena l’1% della popolazione attiva e partecipava alla formazione del PIL per l’1%. Il settore raggiunge tuttavia alti livelli di efficienza e produttività. cimenti di petrolio e gas naturale sono stati scoperti a partire dal 1980, in particolare nel Dorset, nell’Inghilterra meridionale. Dalla metà degli anni Novanta, il settore della zootecnia si è trovato ad affrontare, come in altri Paesi europei, il problema della crescente diffusione di casi di encefalopatia spongiforme dei bovini, che ha avuto gravi conseguenze sull’esportazione di carne bovina. L’allevamento dei bovini rimane comunque molto consistente (10,4 milioni di capi nel 2005). Il Regno Unito è stato tra i primi Paesi a sviluppare impianti per la produzione di energia nucleare che oggi provvede nella misura del 18% al fabbisogno energetico del Paese. La prima centrale nucleare per la produzione di energia su scala commerciale, entrò in funzione nel 1956 a Calder Hall, in Cumbria, nell’Inghilterra nord-occidentale. Risorse energetiche e minerarie Il Regno Unito è un Paese ricco di risorse minerarie, soprattutto carbone e minerali di ferro, sfruttate sin dai tempi più antichi. Oggi si estraggono zinco, piombo e oro. Le riserve d’oro, situate soprattutto in Galles, e d’argento, come così come quelle di petrolio e gas naturale, sono proprietà della Corona e ai produttori possono solo essere concesse licenze di sfruttamento. Industria Il Regno Unito rimane un Paese altamente industrializzato, nonostante i molti problemi che il settore ha incontrato fin dagli anni ’70, tra cui la concorrenza straniera e gli effetti negativi della recessione degli anni ’80. Nel 2004 il Regno Unito è stato tra i maggiori produttori mondiali di petrolio con 2,09 milioni di barili al giorno avendo riserve per 905 miliardi di metri cubi con una vita residua di 9 anni, sulla base di una produzione di 103,65 miliardi di metri cubi annui. Nel 2004 l’industria contribuiva nella misura del 26,3% alla formazione del PIL, mentre l’82% delle esportazioni consisteva di prodotti manufatti. Ciononostante, il numero degli occupati nel settore è diminuito in seguito alla chiusura degli stabilimenti o all’introduzione di nuove tecnologie per aumentare la produttività. Nel 2003 il comparto industriale occupava il 24% della forza lavoro. L’estrazione del carbone, le cui riserve sono sfruttate fin dall’epoca romana, rappresentò una risorsa energetica di grande importanza nel corso della rivoluzione industriale. Il vertice della produzione fu raggiunto nel 1913 (292 milioni di tonnellate), ma da allora essa ha subito un graduale declino. Il numero degli occupati in questa industria è sceso da circa 200.000 persone nel 1985 a circa 11.000 nel decennio successivo, con pesanti conseguenze per l’economia delle comunità di minatori. Quasi i tre quarti del carbone britannico provengono da giacimenti profondi, il resto da miniere all’aperto e, nonostante i problemi che il settore ha dovuto affrontare in epoca recente, esso provvede tuttora a circa il 25% dell’energia del Regno Unito. Nel 2003 il Paese ha prodotto 30,6 milioni di tonnellate di carbone. I settori tradizionali tessile e automobilistico, anche se ancora fiorenti, hanno subito un lieve ridimensionamento, mentre un più rapido sviluppo hanno avuto le industrie farmaceutiche, chimiche, elettroniche, aerospaziali e di strutture per l’industria petrolifera. Nei primi anni ’90 il Regno Unito produceva circa il 40% dei personal computer d’Europa ed era uno dei maggiori produttori mondiali di apparecchiature per comunicazioni, tra cui cavi in fibre ottiche. Fiorenti sono inoltre l’industria editoriale e della carta. Il petrolio fu scoperto nel 1969 nel Mare del Nord e la produzione iniziò nel 1975. Nel 1980 vi erano 15 giacimenti che producevano 1,6 milioni di barili al giorno, tanto da soddisfare il fabbisogno interno e rappresentare una nuova voce nel mercato delle esportazioni. Nuovi gia- La Scozia e l’Irlanda del Nord vantano una lunga tradizione nella produzione di whisky e tessili (tweed e lino). I maggiori distretti industriali del Paese si trovano nei pressi di Londra, Manchester e Birmingham. . 24 . 25 Commercio e finanza La Borsa valori di Londra e la Borsa delle assicurazioni dei Lloyd’s contribuiscono a fare del Regno Unito uno dei più importanti centri della finanza mondiale. I servizi bancari, finanziari, assicurativi e di credito costituiscono circa il 20% dell’attività economica britannica. Tradizionale centro dei servizi finanziari è il noto Square Mile (il “miglio quadrato”) nella City di Londra, che ospita la maggior concentrazione al mondo di banche e un gran numero di istituti assicurativi. Da centinaia di anni il commercio per il Regno Unito ha un’importanza vitale, tanto che oggi è la quinta nazione al mondo per volume di scambi, con un valore pro-capite delle esportazioni superiore a quello degli Stati Uniti e del Giappone. I principali beni di importazione sono generi alimentari, legno e prodotti cartacei, macchinari, prodotti chimici e mezzi di trasporto. Tra le esportazioni britanniche figurano macchinari, mezzi di trasporto, manufatti di base, petrolio, prodotti chimici, strumenti di precisione, attrezzature aerospaziali ed elettroniche. Nel 2004 le esportazioni ammontavano a 348.430 milioni di dollari USA e le importazioni a 461.076 milioni. Il 50% circa degli scambi avviene con i Paesi dell’Unione europea, soprattutto con Germania, Paesi Bassi e Francia, il 13% circa con Stati Uniti e Canada. Trasporti e vie di comunicazione La presenza di numerose insenature lungo la costa e la navigabilità dei fiumi, che hanno consentito la costruzione di funzionali centri portuali, hanno contribuito a fare del Regno Unito una potenza marittima. I principali porti britannici sono Londra, Tees e Hartlepool, Grimsby e Immingham, Sullom Voe, Milford Haven, Southampton, Liverpool, Felixstowe, Forth, Dover e Portsmouth. Nelle isole Shetland e Orcadi i porti sono al servizio dell’industria petrolifera. Vi sono oggi nel Regno Unito circa 3.200 km di canali e fiumi navigabili alcuni dei quali, costruiti nel XVIII secolo, rappresentano ancora oggi importanti vie di comunicazione: tra questi, il canale di Manchester e il canale di Caledonia nella Scozia settentrionale, che consente collegamenti tra l’Oceano Atlantico e il Mare del Nord. . 26 Nel Regno Unito fu inaugurata nel 1825 la prima ferrovia al mondo, percorsa da treni a vapore, la Stockton and Darlington Railway. Oggi le ferrovie, gestite dalla compagnia Railtrack, recentemente privatizzata, dispongono di una rete di 16.514 km, di cui circa il 30% elettrificato. A questi si aggiungono i circa 400 km della rete metropolitana londinese. Il progetto per la costruzione di un tunnel sotto la Manica risale all’inizio del XIX secolo. Oggi l’Eurotunnel (ufficialmente inaugurato il 6 maggio 1994) è lungo 50,4 km e situato a 40 m sotto il livello del mare. Collega Folkestone, in Inghilterra, a Calais, in Francia. 3.3 Contesto economico attuale L'incerto quadro congiunturale internazionale, l'aumento dei prezzi delle materie prime, il rallentamento dei consumi privati hanno contribuito alla modesta espansione del PIL: nel 2005, il PIL britannico è cresciuto infatti dell'1,9%. PRINCIPALI INDICATORI ECONOMICI 2001-2005 2001 2002 2003 2004 2005 996,8 1.048,5 1.105,9 1.163,9 1.209,3 US$) 1.434,9 1.571,4 1.805,7 2.131,1 2.198,8 2,2 2,0 2,5 3,2 1,9 24.274 26.489 30.320 35.644 36.632 1,2 1,3 1,4 1,3 2,2 INDICATORE PIL A PREZZI CORRENTI (MILIARDI PIL A PREZZI CORRENTI (MILIARDI DI TASSO DI CRESCITA REALE (%) PIL PRO-CAPITE (US$ A PREZZI INFLAZIONE (%; £) CORRENTI) INDICE ARMONIZZATO UE) BILANCIA COMMERCIALE (MILIARDI DI US$) ESPORTAZIONI FOB 273,7 279,8 308,3 349,6 372,7 IMPORTAZIONI FOB -332,1 -350,7 -386,5 -456,9 -483,7 -58,5 -70,8 -78,2 -107,3 -111,0 5,0 5,1 5,0 4,7 4,7 SALDO COMMERCIALE TASSO DI DISOCCUPAZIONE (%; MISURA STANDARDIZZATA UE/OCSE) TASSO DI CAMBIO £/€ (MEDIA ANNUALE) 0,62 0,63 0,69 0,68 0,68 TASSO DI CAMBIO US$/£ (MEDIA ANNUALE) 1,440 1,499 1,633 1,831 1.818 DEBITO RISERVE ESTERO (MILIARDI DI (MILIARDI FONTE : US$) INTERNAZIONALI DI US$-ESCLUSO 45,4 N.D. N.D. N.D. N.D 37,3 39,4 41,9 45,3 43,5 ORO) EIU, ECONOMIST INTELLIGENCE UNIT: COUNTRY REPORT, APRILE 2006. . 27 Il rallentamento della crescita ha riguardato principalmente il settore industriale ed in particolare quello manifatturiero, mentre è rimasta relativamente sostenuta la crescita nel settore dei servizi, con particolare riguardo ai trasporti e ai servizi finanziari e delle costruzioni. In sensibile diminuzione anche il tasso di crescita dei consumi privati, che ha rappresentato negli ultimi anni la componente trainante del PIL. Nel secondo semestre 2005, gli aumenti generalizzati delle materie prime hanno raggiunto i consumatori attraverso i settori a maggiore intensità di utilizzo energetico, trasporti, utilities. La Banca d'Inghilterra ha ritoccato ad agosto 2005 il tasso ufficiale di sconto, fissato dal Comitato per la Politica Monetaria "MPC", portandolo al 4,5%. Le rilevazioni dell'Office for National Statistics relative al quarto trimestre del 2005 evidenziano un PIL in leggera crescita rispetto ai trimestri precedenti (0,6%). La crescita economica degli ultimi 14 anni aveva determinato nel Paese una progressiva riduzione della disoccupazione. Il 2005, invece, ha segnato un‘inversione di tendenza ed il numero dei disoccupati è tornato a crescere. Durante l'ultimo trimestre del 2005, il tasso d'occupazione ha raggiunto il 74,5 % (-4% sul periodo di rilevazione precedente). L'elevato tasso d'impiego dei cittadini in età da lavoro è riconducibile alla positiva performance dei servizi e delle pubbliche amministrazioni. Il settore manifatturiero, invece, ha continuato a perdere posti di lavoro. Negli ultimi 12 mesi il numero di disoccupati è aumentato di 123.000 unità ed il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 4,7%. Nel passato biennio il bilancio dello Stato ha registrato deficit crescenti. Nell'anno fiscale 2004-2005 il disavanzo delle pubbliche amministrazioni britanniche ha raggiunto la cifra record di 36,7 miliardi di sterline (pari al 3,1% del PIL). Gli ultimi dati disponibili evidenziano segnali di netto miglioramento. Tra aprile 2005 e gennaio 2006, il deficit si è attestato sui 7,8 miliardi di sterline rispetto al saldo negativo di 15 miliardi di sterline registrato tra aprile 2004 e gennaio 2005. Ma gli ultimi rapporti semestrali dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) hanno esortato il governo britannico al- . 28 la prudenza, sottolineando l'opportunità di procedere, in una fase di ripresa, ad un "aggiustamento morbido" tramite un aumento delle tasse oppure una riduzione della spesa corrente. Attualmente l’economia britannica risente di gravi squilibri che tendono a trascinare verso il basso il tasso di crescita reale. I più evidenti tra questi risultano essere l’eccessiva valutazione degli immobili e il livello elevato di indebitamento dei proprietari di case. Le prospettive di crescita per il 2006 appaiono limitate ad un tasso del 2,1%, prima di risalire al 2,4% nel 2007. L’inflazione, nonostante gli aumenti recenti nei prezzi della produzione, dovrebbe rimanere contenuta, vicino al tasso governativo del 2%. Il deficit della bilancia commerciale, in forte ascesa dal 1997, dovrebbe stabilizzarsi nel 2006-07, con il rallentamento della domanda interna. Il deficit delle partite correnti dovrebbe risultare nettamente inferiore a quello commerciale, grazie agli importanti surplus registrati nei settori dei servizi e degli investimenti. Dal 2006, la sterlina dovrebbe indebolirsi lievemente rispetto all’euro, ma continuare ad apprezzarsi nei confronti del dollaro USA. PROIEZIONI DEI PRINCIPALI INDICATORI MACROECONOMICI, 2006-2009 TASSO DI CRESCITA REALE DEL INFLAZIONE (%; TASSO (%; PIL (%) INDICE ARMONIZZATO UE) DI DISOCCUPAZIONE STANDARD 2006 2007 2008 2009 2,1 2,4 2,2 2,0 1,9 1,8 1,7 1,8 5,2 5,6 5,7 5,4 UE/OCSE) BILANCIA COMMERCIALE (MILIARDI DI US$) ESPORTAZIONI FOB 427,7 467,1 489,6 506,9 IMPORTAZIONI FOB -549,4 -579,3 -593,5 -619,8 SALDO -121,7 -112,2 -103,9 -112,9 FONTE : EIU, ECONOMIST INTELLIGENCE UNIT: COUNTRY FORECAST, MAGGIO 2006. Aspetti regionali e devoluzione delle regolamentazioni Allo scopo di migliorare le prestazioni economiche e la competitività del Paese, nel Regno Unito sono state create nove Agenzie per lo sviluppo regionale (RDA), di cui una è la Greater London Authority. Le altre otto sono state istituite dalla Legge sulle Agenzie per lo sviluppo regionale (Regional Development Agencies Act) del 1998. . 29 Esse sono concepite come soggetti strategici dello sviluppo economico delle aree in cui sono attive. I loro obiettivi e le loro mission sono riportate nel testo legislativo che le ha istituite. Il primo obiettivo è quello di sviluppare ulteriormente l’economia inglese, sostenendone la ripresa. Inoltre, promuovono l’efficienza, gli investimenti e la competitività fra le aziende, oltre che l’occupazione. Infine, contribuiscono in modo significativo allo sviluppo della propria area di competenza e del territorio nazionale. Alle Agenzie per lo sviluppo regionale è richiesto di formulare, sotto la guida del governo, opportune strategie finalizzate al miglioramento delle perfomance economiche regionali. Tali strategie sono sviluppate attraverso un business plan, disponibile sul sito web di ciascuna agenzia. Scopo della strategia regionale è “migliorare le prestazioni economiche e la competitività regionale, indirizzandosi verso uno sviluppo economico sostenibile, rigenerativo e di crescita”. Per fornire informazioni riguardanti ciascuna Regione e per indicare le attività delle RDA si fa riferimento ad alcuni indicatori, fra cui: • il Prodotto Interno Lordo pro-capite relativo alla media dell’Unione europea; • la percentuale di popolazione che vive in condizioni al di sopra della media; • natalità/mortalità aziendale; • tassi di disoccupazione ILO (International Labour Organization); • percentuale di impiegati che hanno intrapreso un programma di formazione nelle ultime 13 settimane; • percentuale dei datori di lavoro con posti vacanti e difficili da riempire. Le Agenzie ricevono finanziamenti dal ministero che risulta ad esse correlato. È attraverso il Ministero del Commercio e dell’Industria che il governo fornisce loro le linee guida. 2. Mercato del lavoro A cura di Michael Brookes, Pauline Dibben e Malcolm Sargeant 1. Piano Nazionale Britannico per l’Impiego Il Piano Nazionale Britannico per l’Impiego è inserito nel contesto del Programma di Lisbona, della Strategia Europea per l’Occupazione (SEO) e della Relazione Kok del 2004. Esso elenca i risultati ottenuti in ambito occupazionale tenendo conto di alcuni significativi indicatori macroeconomici, fra i quali il tasso di crescita economica del Paese, il tasso totale di occupazione, il tasso di disoccupazione e l’indice d’inflazione. Il Piano viene redatto dal Dipartimento del Lavoro e delle Pensioni (Department of Work and Pensions). I provvedimenti del governo inglese a sostegno della Strategia Europea per l’Occupazione includono le politiche attive per il mercato del lavoro, alle quali si aggiungono i sussidi per i disoccupati, le politiche a sostegno della retribuzione ed altre iniziative che mirano a ridurre le barriere che ostacolano la piena occupazione. Si evidenzia, inoltre, la particolare attenzione del governo rispetto alle tematiche della formazione e allo sviluppo di specifiche competenze ed abilità lavorative. Tre sono gli obiettivi prioritari che il governo inglese ha fissato nell’ambito dei suoi interventi a sostegno del lavoro. In primis vi è la piena occupazione: si auspica infatti che ciascuna regione del Regno Unito raggiunga un tasso di occupazione superiore al valore medio europeo. Un secondo obiettivo può essere ricondotto al raggiungimento di elevati standard di qualità e produttività, in altre parole il tasso di crescita economica del Regno Unito dovrà risultare, nel lungo periodo, più alto di tutti i suoi principali competitors. Infine vi è l’obiettivo della coesione ed integrazione sociale fra i lavoratori, condizione che potrà essere raggiunta attraverso azioni . 30 . 31 mirate a ridurre la disoccupazione, nelle cosiddette fasce deboli della popolazione, e il divario di reddito tra uomini e donne. In risposta alle linee guida ed alle raccomandazioni europee, il governo inglese ha intrapreso importanti iniziative nei seguenti ambiti: • Misure attive e preventive per la disoccupazione e l’inattività. Sono stati introdotti numerosi programmi fra cui il New Deal Programme, che include il New Deal for Skills, che si rivolge a chi non possiede specifiche competenze lavorative, il New Deal for Lone Parents, che fornisce un’assistenza finanziaria ai genitori single (il 90% dei quali sono donne), ed infine il New Deal for Partners, che si occupa dei partner di coloro che hanno richiesto benefici di lungo periodo. Nell’ambito delle misure attive per la disoccupazione, svolgono un ruolo decisivo due importanti istituzioni inglesi: il Jobcentre Plus, che con i suoi circa 1.000 uffici fornisce servizi innovativi nel settore pubblico dell’occupazione, e l’European Social Fund (ESF), che finanzia iniziative contro la disoccupazione di lungo periodo. Il Jobcentre Plus prevede, inoltre, un “programma di sviluppo integrato dei mestieri” ed uffici specializzati nel fornire assistenza ai lavoratori dell’Irlanda del Nord. • Creazione del lavoro ed imprenditoria. Per il governo inglese impegnarsi a favore dell’imprenditoria e nella creazione di lavoro autonomo significa pervenire ad un sistema di leggi che sia business friendly, così come è sottolineato nel Piano a Supporto delle Piccole e Medie Imprese. In linea con questa politica vi è la volontà del governo di fornire supporto alle imprese attraverso il business link network. Altra prerogativa del governo è quella di riformare le leggi che riguardano le Piccole e Medie Imprese anche attraverso lo Small Business Service che svolge studi sull’impatto che i provvedimenti governativi provocano alle aziende di piccole dimensioni. Un’ulteriore iniziativa del governo a sostegno dell’imprenditoria, in particolare quella femminile, è il Women’s Enterprise Strategic Framework che è stato progettato per incentivare l’ingresso di un sempre maggiore numero di donne nel sistema imprenditoriale inglese. Il governo, inoltre, s’impegna a semplificare le adempienze cui gli imprenditori devono sottostare per poter aver accesso ai finanziamenti, ed intende promuovere lo sviluppo di abilità aziendali e manageriali viste come occasione di crescita generale. . 32 • Guidare il cambiamento, promuovere l’adattabilità e la mobilità nel mercato del lavoro. Questo obiettivo è strettamente connesso alla capacità dei lavoratori (e delle aziende) di anticipare, avviare e soprattutto gestire i cambiamenti del mercato del lavoro. Ciò significa, ad esempio, divulgando la cultura delle “ore di straordinario” e realizzando un progetto finalizzato a promuovere le best practises all’interno della forza lavoro. Coerente con l’obiettivo di promuovere l’adattabilità nel mercato del lavoro, vi è la volontà di rimuovere, attraverso il Conduct of Employment Agencies e l’Employment Businesses Regulations del 2004, tutte le restrizioni che ostacolano la ricerca di un lavoro tramite agenzia. L’Information and Consultation Regulations del 2004 tenta, inoltre, di favorire un accordo fra i datori di lavoro ed i dipendenti sull’adozione della cosiddetta “Direttiva sul posto di lavoro”. A tal proposito, l’Employment Act 2002 ed il Regulation del 2004 risultano essere provvedimenti legislativi utili a regolamentare le procedure di licenziamento, quelle disciplinari ed in generale tutte le vertenze che possono avvenire sul luogo di lavoro. • Promozione dello sviluppo di capitale umano e formazione permanente. Riguarda lo sviluppo delle competenze e dei livelli di qualifica professionale della popolazione in età lavorativa. Si stima che circa il 15% della popolazione inglese non possieda alcuna qualifica professionale. Giovani Per i giovani tra i 14 ed i 19 anni, il governo inglese ha intrapreso varie iniziative fra le quali l’istituzione di sussidi finalizzati al mantenimento durante i periodi di studio (si tratta di aiuti finanziari che possono raggiungere le 30 sterline settimanali). Secondo il governo, nel primo anno d’istituzione del progetto saranno 300.000 i giovani coinvolti in programmi d’istruzione aggiuntiva. È stata prevista, inoltre, un’ampia gamma di tirocini, inclusi quelli per i giovani di età compresa fra i 14 ed i 16 anni. Adulti Il numero di adulti senza particolari competenze, assistiti dai programmi del governo, è aumentato nel corso degli ultimi anni. Sono previste borse di studio, per i lavoratori a basso reddito, finalizzate a programmi di qualificazione professionali in settori ritenuti prioritari. Numerose . 33 attività formative di questo tipo sono finanziate con i fondi dell’European Social Fund. • Aumento dell’offerta di lavoro e promozione dell’invecchiamento attivo. Nel Regno Unito è già stato raggiunto l’obiettivo di Lisbona fissato per il 2010, ma il governo è ancora impegnato in programmi che mirano ad aumentare la partecipazione attiva degli inglesi alla vita produttiva del Paese. Con un tasso di occupazione relativo alla fascia di età 55-64 anni, pari al 56,2%, l’obiettivo di Lisbona, anche per quello che riguarda i lavoratori più anziani, è stato raggiunto. Il governo inglese, comunque, ha svolto nel 2003 e nel 2004 degli studi sulle discriminazioni a danno dei lavoratori non più giovani. Sono previste nuove regolamentazioni per recepire, entro ottobre 2006, la Direttiva 2000/78/EC che riguarda, fra l’altro, la condizione lavorativa degli individui non più giovani. In questo ambito gioca un ruolo decisivo il reintegro dei lavoratori nella precedente occupazione. Si tratta di un servizio svolto dal Jobcentre Plus: agli individui con più di 50 anni è riconosciuta un’assistenza prioritaria nella fase di ricerca di un lavoro. Il governo, in collaborazione con la CEEP (European Center of Enterprises), sta sviluppando, inoltre, una strategia sull’invecchiamento attivo della popolazione: iniziative di formazione, nuova organizzazione del lavoro e schemi flessibili per il pensionamento. L’immigrazione gioca un ruolo decisivo nell’espansione del mercato del lavoro; il Regno Unito non ha imposto particolari restrizioni ai lavoratori provenienti dai nuovi Stati membri. Significativi contingenti di lavoratori specializzati sono infatti stati ammessi grazie all’istituto del permesso di lavoro. Nell’ultimo anno oltre 5.000 persone hanno preso parte al Programma per Emigranti Altamente Specializzati (Highly Skilled Migrant Programme). Un ampliamento del programma prevede l’apprendimento dell’inglese come seconda lingua. • Pari Opportunità. Nell’ambito delle Pari Opportunità sono in essere delle iniziative che mirano all’attuazione del Patto di Equità (Equal Pay Act), vale a dire la normativa inglese sulla retribuzione paritaria in vigore dal 1975. Tali iniziative suggeriscono ai datori di lavoro di effettuare periodiche revisioni ai livelli salariali dei propri dipendenti ed auspicano il raggiungi- . 34 mento di un’adeguata quota di rappresentanti sindacali nei dibattiti e nelle contrattazioni collettive che riguardano le Pari Opportunità. Attraverso il Flexible Working Regulations del 2002, relativo ai requisiti per le procedure ed il Flexible Working Regulations del 2002, inerente le idoneità, i reclami e i rimedi, il governo inglese ha messo in atto una strategia che incentiva la partecipazione femminile al mercato del lavoro. Ciò è stato realizzato attraverso varie iniziative che conciliano lavoro e vita privata, inclusi gli assegni per i figli, incentivi finanziari e l’introduzione della flessibilità nel lavoro. I provvedimenti legislativi del 2002 riconoscono infatti al lavoratore il diritto di richiedere al proprio capo la flessibilità, di vedere accolta tale richiesta, se soddisfa i prerequisiti indicati dalla legge, o vederla respinta se esistono valide ragioni. Il lavoratore ha inoltre il diritto ad essere accompagnato durante l’incontro che si terrà con il datore di lavoro per discutere della richiesta di flessibilità e di ricevere una motivazione scritta nel caso di mancato accoglimento. È previsto, infine, che il lavoratore presenti un ricorso formale presso il Tribunale del Lavoro nel caso in cui ritenga che non siano state applicate correttamente le norme vigenti. • Promozione dell’integrazione e lotta alla discriminazione nei confronti delle persone che risultano svantaggiate nel mercato del lavoro. Persone disabili. Nel 2004, a seguito della Direttiva 2000/78/EC, è stato radicalmente modificato il Disability Discrimination Act del 1995. Gli interventi hanno riguardato gli ambiti di applicazione della legge, che risultano ora ampliati. Il governo ha proposto infatti di estendere ulteriormente la legge, includendo alcune categorie di persone che fino ad ora risultavano escluse da qualunque forma di protezione (ad esempio individui che hanno contratto alcune forme di cancro o risultano positivi al test dell’HIV). In materia di discriminazione dei disabili sul luogo di lavoro è attiva la Disability Rights Commission. Minoranze etniche. Il tasso di occupazione che si registra fra le persone che provengono da minoranze etniche è pari al 59,4%, significativamente minore rispetto al corrispondente rilevato sulla popolazione totale, che si attesta al 74%. Il governo è impegnato ad alzare tale percentuale attraverso la cosiddetta “Squadra speciale per le minoranze etniche”: essa si occupa di risolvere i problemi di discriminazione che si verifica- . 35 no sul luogo di lavoro ai danni di chi appartiene ad una minoranza etnica. Inoltre, sono state istituite numerose “Learning Communities” per illustrare alle varie comunità straniere i vantaggi dell’apprendimento e della specializzazione. • Introduzione di incentivi per incrementare l’interesse al lavoro. Il salario minimo nazionale. Al momento esistono tre livelli rispetto ai quali viene erogato il salario minimo nazionale: una fascia riferita ai lavoratori di età compresa fra i 16 ed 17 anni, quella relativa alla fascia 18-21 anni ed infine quella degli adulti (di età superiore ai 22 anni). Esiste una commissione ad hoc (Low Pay Commission) che diffonde raccomandazioni e consigli riguardo al salario minimo nazionale e che svolge ricerche sull’argomento. La Commissione è composta da rappresentanti dei datori di lavoro e dei sindacati e recentemente, su richiesta del governo, ha intrapreso una nuova indagine sull’argomento. Agevolazioni fiscali per i figli e crediti d’imposta. Introdotte nel 2003, hanno lo scopo di fornire un’entrata minima alle famiglie inglesi, in relazione alla loro situazione familiare ed occupazionale. Sono circa 2,3 milioni i lavoratori a basso reddito con figli che hanno diritto a tale indennità. Altrettanti beneficiano dei crediti d’imposta. • Regolarizzazione del lavoro in nero. Si stima che il giro d’affari generato dal lavoro irregolare ammonti a circa 17 miliardi di sterline. Fra i principali provvedimenti adottati dal governo inglese al fine di contrastare il fenomeno vi è l’aumento degli incentivi per regolarizzare il lavoro in nero. Esistono numerose campagne di dissuasione che tentano di sensibilizzare la coscienza pubblica rispetto ai benefici del lavoro regolare ed ai rischi di quello in nero. Sono previste, inoltre, sanzioni da applicare sia ai lavoratori irregolari che ai datori di lavoro che non regolarizzano le persone alle proprie dipendenze. La scelta del governo di aprire le frontiere ai lavoratori provenienti dai nuovi Stati membri ha permesso a numerosi lavoratori illegali, già presenti nel Regno Unito, di regolarizzare la propria posizione e iniziare a pagare tasse e contributi previdenziali. Esiste una disciplina speciale relativa ai gangmasters, i fornitori cioè . 36 di manodopera illegale. Il Ministero delle Finanze ha istituito diverse squadre regionali specializzate nella lotta a questo fenomeno. Nell’aprile 2005 il numero nelle squadre è stato aumentato di 70 unità. Nel 2004 è stato introdotto un provvedimento legislativo appositamente concepito per risolvere il problema, The Gangmasters Act. • Riduzione delle disparità occupazionali fra le regioni. Secondo il governo, i tassi più bassi di occupazione tendono a concentrarsi nelle aree interne, o intorno agli ex bacini carboniferi. È stata istituita un’associazione regionale, la Regional Skills Partnership, che si consorzierà con il Learning and Skills Councils, il Jobcentre Plus ed altri enti governativi per migliorare la specializzazione, la formazione e la produttività a sostegno delle aziende attive nelle aree svantaggiate. Impegnati nella soluzione del problema delle disparità regionali vi sono anche l’Addionally European Social Fund e l’European Regional Development Fund. 1.1 Dati demografici La tavola che segue riporta la composizione della popolazione del Regno Unito in base ai dati rilevati nell'ultimo censimento del 2001. DIVERSITÀ ETNICA (VALORI IN MIGLIAIA) DONNE UOMINI TOTALE 26.996 25.485 52.481 91,9 342 331 674 1,2 1.148 1.180 2.329 4,1 NERO/NERO BRITANNICO 605 542 1.148 2,0 0,4 GRUPPI ETNICI BIANCO MISTO ASIATICO/ASIATICO BRITANNICO % POPOLAZIONE CINESE 126 117 243 ALTRO 127 102 229 0,4 TOTALE 29.345 27.758 57.304 100 FONTE : EIU, ECONOMIST INTELLIGENCE UNIT: COUNTRY FORECAST, MAGGIO 2006. I dati qui riportati provengono dalla Commissione per l’Uguaglianza Razziale (CRE) e sono diffusi nella sezione statistica del sito del governo (www.cre.gov.uk). . 37 In genere, le minoranze etniche presentano livelli di attività economica più bassi e livelli di disoccupazione più alti rispetto alla popolazione autoctona. Inoltre, è più frequente che gli appartenenti a nuclei etnici minoritari presentino livelli di reddito più bassi. I pakistani e i bengalesi hanno un reddito familiare inferiore di oltre il 50% quello medio nazionale. • la percentuale di donne che svolgono lavori amministrativi, di segreteria e di servizi alle persone è superiore rispetto a quella degli uomini; questi ultimi, in genere, svolgono mestieri che richiedono un maggiore livello di specializzazione. TASSO DI OCCUPAZIONE PER ETNIA ED ETÀ, 2002 DONNE ASIATICI O ASIATICI BRITANNICI 16-24 25-44 45-59/64 42 69 55 TUTTE LE ETÀ 89% 76% 9% 35 69 63 60 41 76 72 67 77 Le cause delle discriminazioni razziali che si verificano negli ambienti di lavoro sono riconducibili al cosiddetto “capitale umano”: con quest’espressione s’intende il risultato di specifiche abilità, conoscenze, esperienze e qualifiche professionali che insieme costituiscono il bagaglio personale dei lavoratori. È assai verosimile che i figli di pakistani, bengalesi e di persone di origine afrocaraibica presentino livelli di capitale umano più bassi. Un’ulteriore causa di discriminazione può essere ricondotta al contesto geografico in cui si vive: circa il 70% della popolazione appartenente a minoranze etniche risiede, infatti, in aree povere. Nel generare discriminazioni razziali concorrono anche i bassi livelli di mobilità: è infatti poco probabile che persone appartenenti a minoranze etniche, percorrano lunghe distanze. E un peso, purtroppo ancora assai rilevante in materia di discriminazione, è da imputare ai classici pregiudizi razziali. OCCUPAZIONE LAVORO PART-TIME PER SESSO ED ETÀ NEL 2003 (VALORI IN MIGLIAIA) 16-24 25-34 35-44 45-54 55-64 DONNE 790 861 1.408 1.067 758 ETÀ % 45 33 47 42 56 UOMINI 534 115 86 106 199 ETÀ % 29 4 3 4 13 1.2 Occupazione e disoccupazione Le statistiche sul mercato del lavoro sono disponibili sul sito web del governo: www.statistics.gov.uk. I dati qui presentati provengono dalla Labour Force Survey: si tratta di un’indagine campionaria svolta ogni tre mesi su circa 57.000 famiglie. TASSO DI OCCUPAZIONE (AGOSTO-OTTOBRE 2004) NUMERO OCCUPAZIONE (IN MIGLIAIA) DISOCCUPAZIONE ECONOMICAMENTE ATTIVI * La Commissione per le Pari Opportunità (EOC), fornisce i seguenti dati: • il 44% delle donne inglesi svolge un lavoro part-time, contro il 10% degli uomini; • la retribuzione media oraria delle donne che lavorano a tempo pieno è più bassa del 18% rispetto a quella degli uomini; • la retribuzione delle donne che lavorano part-time è più bassa del 40% rispetto all’analoga per gli uomini; . 38 4% 61% 70 45 74 62% TASSO 66 30 83 74% 328 80 67 182 58% 5.192 54 BIANCHI 65+ 4.363 7.086 51 CINESI 45-64 6.136 1.952 38 NERI BRITANNICI OCCUPAZIONE 25-44 1.839 UOMINI PAKISTANI/BENGALESI O TASSO 16-24 59 INDIANI NERI LAVORO PER SESSO ED ETÀ NEL 2003 (VALORI IN MIGLIAIA) ECONOMICAMENTE INATTIVI* DI INDIVIDUI TASSI (%) 28.440 74,7 1.388 4,7 29.828 78,5 7.904 21,5 DEI QUALI NON CERCANO UN LAVORO 5.873 CERCANO UN LAVORO 2.030 * PER “ECONOMICAMENTE ATTIVI” S’INTENDONO GLI INDIVIDUI, CON PIÙ DI 16 ANNI, CHE HANNO UN’OCCUPAZIONE OPPURE SONO DISOCCUPATI; “ECONOMICAMENTE INATTIVI” SONO QUELLI CHE NON HANNO UN’OCCUPAZIONE NÉ SONO DISOCCUPATI: APPARTENGONO A QUESTA CATEGORIA QUANTI SONO IMPEGNATI NELLA RICERCA DI UN LAVORO MA NON HANNO LA POSSIBILITÀ DI SVOLGERLO, COSÌ COME QUANTI NON LO CERCANO AFFATTO. . 39 LAVORATORI A TEMPO PIENO E PART-TIME TOTALE DEGLI OCCUPATI (MIGLIAIA) LAVORATORI 28.440 TOTALE DEI DIPENDENTI 24.605 TOTALE DEI LAVORATORI AUTONOMI 3.614 DIPENDENTI LAVORATORI AUTONOMI 24.605 3.614 TEMPO PIENO PART-TIME 18.237 6.367 TEMPO PIENO PART-TIME 2.799 815 PART-TIME 7.328 Nel Regno Unito sono circa 1.050.000 i lavoratori che svolgono un secondo lavoro. Dei 28,440 milioni di lavoratori, circa 3,614 milioni sono lavoratori autonomi. L’ammontare totale relativo ai lavoratori parttime è di 7,328 milioni, la maggioranza dei quali risultano essere lavoratori dipendenti. I dati dell’Eurostat indicano che, nel dicembre 2004, il tasso di occupazione del Regno Unito era pari al 71,7%, il valore più alto nell’Unione europea dopo Olanda (73,1%) e Svezia (72,4%). Il dato italiano era pari al 59,9%, il secondo tasso più basso nell’Unione europea, dopo quello di Malta (53,8%). La media per l’Ue a 15 era 64,4%, mentre quella per l’Ue a 25 si attestava al 63%. Il Servizio Governativo per le Statistiche (Government Statistics Service) sottolinea, inoltre, che nel Regno Unito occupazione e disoccupazione variano in modo significativo a livello locale. POPOLAZIONE ECONOMICAMENTE ATTIVA PER REGIONE TASSO (%) REGIONE NORD-EST 74,4 RAGIONI FORNITE DA CHI SCEGLIE UN LAVORO PART-TIME NORD-OVEST NUMERO (IN RAGIONE IMPOSSIBILITÀ A TROVARE NON UN LAVORO A TEMPO PIENO DESIDERARE UN LAVORO A TEMPO PIENO PRESENZA DI MIDLANDS DELL’EST 79,4 MIDLANDS DELL’OVEST 79,0 550 (7.7%) 5.250 EST 82,2 LONDRA 74,6 SUD-EST 82,2 UNA MALATTIA O FORMA DI INVALIDITÀ CHE NON CONSENTE DI LAVORARE TUTTA LA GIORNATA CONDIZIONE 77,4 MIGLIAIA) DI STUDENTE O IN FORMAZIONE 175 1.173 Nel 2002 nel Regno Unito, si contavano 1.479.000 lavoratori temporanei, il 6% di tutti i lavoratori dipendenti. Le motivazioni che indirizzavano verso la scelta di un lavoro temporaneo sono riportate nella tabella sottostante. SUD-OVEST 81,0 SCOZIA 79,7 GALLES 76,0 GRAN BRETAGNA 78,8 LIVELLO DELLA DISOCCUPAZIONE PER REGIONE (%) RAGIONI FORNITE DA CHI SCEGLIE UN LAVORO TEMPORANEO IMPOSSIBILITÀ A TROVARE NON UN LAVORO PERMANENTE DESIDERARE UN LAVORO PERMANENTE AVERE UN CONTRATTO CON UN PERIODO DI FORMAZIONE ALTRE RAGIONI 392 (24,8%) DONNE TOTALE 7,1 5,4 6,3 NORD-OVEST 5,1 3,9 4,5 407 MIDLANDS DELL’EST 4,5 3,9 4,2 95 MIDLANDS DELL’OVEST 5,4 4,2 4,9 611 EST 3,6 3,6 3,6 LONDRA 7,1 6,8 7,0 SUD-EST 3,8 3,4 3,6 SUD-OVEST 3,6 2,7 3,2 SCOZIA 6,4 4,5 5,5 GALLES 4,9 3,8 4,4 GRAN BRETAGNA 5,1 4,2 4,7 Si è osservato che molti degli intervistati erano orientati a svolgere un lavoro temporaneo sia perché ritenevano più semplice accedere a quella tipologia di contratto, riuscendo così ad entrare in modo agevole nel mondo del lavoro, sia perché speravano in una successiva trasformazione del contratto da temporaneo a indeterminato. . 40 UOMINI NORD-EST REGIONE NUMERO RAGIONE . 41 2. Ser vizi per l’impiego 2.1 Servizi pubblici - Jobcentre Plus A partire dagli anni ’80, il governo inglese ha attuato una politica di devolution che ha riguardato anche la funzione relativa alle regolamentazioni del mercato del lavoro, adesso affidate ad agenzie esecutive e ad altri enti. Questi ultimi, in genere, sono finanziati da un dipartimento collaterale del servizio civile e sono responsabili, sotto molti aspetti, del contributo del settore pubblico alla regolamentazione del mercato del lavoro. Il governo definisce il ruolo delle agenzie governative nel seguente modo (vedi Creation, Review and Dissolution of Executive Agencies April 2004. Cabinet Office 2004): Le agenzie sono state create per consentire al governo di portare avanti le sue funzioni esecutive attraverso un’unità aziendale ben definita, che abbia la capacità di garantire determinati output ai ministri competenti e presenti una struttura di responsabilità. Il Jobcentre Plus è un’agenzia esecutiva del Dipartimento per il Lavoro e le Pensioni. Istituita nel 2001, si occupa di fornire i servizi previsti nel settore pubblico per l’impiego. Si tratta di servizi integrati di assistenza all’occupazione, alcuni dei quali erano originariamente di competenza delle agenzie governative. Il processo di integrazione fra i vecchi ruoli e le nuove funzioni sarà completato nel 2006 con circa 1.000 uffici attivi in tutto il Regno Unito. Il è • • • Jobcentre Plus offre servizi alle persone in età lavorativa (la cui soglia fissata a 65 anni): aiutando i datori di lavoro a coprire i posti vacanti; fornendo consigli sulla formazione professionale e i relativi sussidi; migliorando l’assistenza offerta a chi richiede un sussidio. I sussidi che gestisce il Jobcentre Plus comprendono: • un incentivo per il re-impiego nella precedente occupazione; • l’indennità di lutto; . 42 • • • • • • • • • il contributo per inizio attività; i sussidi per il riscaldamento; latte gratis per bambini disabili; i contributi per le badanti; i contributi per l’edilizia abitativa; i sussidi per gli incapaci; i sussidi per gli incidenti sul lavoro; i sussidi per chi cerca lavoro; i sussidi per chi soffre di grave invalidità. Gli scopi del Jobcentre Plus, descritti all’interno del suo rapporto annuale, sono in sintesi: • aumentare l’offerta di lavoro aiutando il maggior numero possibile di disoccupati e di persone economicamente inattive che si trovano in età lavorativa, nella ricerca di un lavoro (anche autonomo); • fornire ai datori di lavoro servizi di alta qualità finalizzati a favorire l’occupazione; • agevolare l’ingresso nel mercato del lavoro di persone in età lavorativa appartenenti a gruppi ed aree disagiate; • assicurare pari opportunità alle persone appartenenti a minoranze etniche; • assicurare che le persone che ricevono sussidi in età lavorativa ne abbiano effettivamente diritto e che venga fornita loro un’efficace assistenza. Fra i servizi offerti sono inclusi inoltre: numerose postazioni internet (jobpoint terminals) collegate al sito web del Jobcentre Plus, che ne fanno il sito web del governo più visitato; annunci diffusi su un canale specifico della televisione, riguardanti i posti di lavoro disponibili. Di recente sono stati introdotti nel Regno Unito alcuni innovativi programmi con l’obiettivo di sviluppare sistemi informativi che favoriscano l’incontro fra la domanda e l’offerta di lavoro e tenti inoltre di regolamentare e monitorare il mercato del lavoro. I sistemi informativi cui si è appena accennato rilevano e confrontano dati a livello macroeconomico e microeconomico. I dati macroeconomici regionali, e gli aggregati nazionali, si riferiscono all’inattività economica, al censimento delle richieste di lavoro e delle persone in cerca di lavoro, così come quello degli individui che hanno perso/lasciato il proprio lavoro e, infine, la durata della disoccupazione. . 43 È grazie alle informazioni contenute in questi dati che il governo inglese elabora e definisce la propria strategia in materia di occupazione. Attraverso le interviste realizzate su quanti cercano un lavoro, e sulla base delle informazioni che riguardano le occasioni di lavoro che i datori di lavoro comunicano al Jobcentre Plus, vengono costruiti speciali database dai quali si ricavano informazioni dettagliate a proposito delle specializzazioni richieste dai datori di lavoro e del livello di qualifica offerto da chi è in cerca di lavoro. suo giro d’affari (stimato, ad oggi, intorno ai 15 miliardi di sterline l’anno). Sono circa 60.000 le persone che lavorano nei circa 17.000 uffici del settore privato per l’impiego, operativi su tutto il territorio nazionale. L’ente a capo del settore privato per l’impiego è la Recruitment and Employment Confederation (REC) che accoglie circa 6.000 membri aziendali e 8.000 membri individuali. Il sito web della REC è: www.rec.uk.com. Si intuisce quindi il ruolo strategico assegnato ai sistemi informativi che consiste nell’agevolare l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro. Ciò che il governo inglese si propone, anche attraverso l’utilizzo di sistemi informativi, è raggiungere gli obiettivi che ha fissato nelle varie aree del mercato del lavoro e che periodicamente corregge. Fra questi obiettivi vi è il numero di persone in cerca di lavoro, di quanti si dicono scoraggiati; altri obiettivi si riferiscono ad indicatori economici utilizzati per monitorare i vari trend occupazionali. La funzione di monitoraggio del mercato del lavoro assegnata ai sistemi informativi è, in realtà, realizzata attraverso il Performance and Resources Agreement che si occupa di fissare e coordinare obiettivi di performance, ed inoltre monitora le prestazioni del sistema occupazione inglese e del relativo mercato del lavoro in riferimento a 4 aree chiave. Sono inclusi, oltre ai risultati occupazionali, il valore monetario delle frodi, gli standard dei servizi offerti ai clienti dei centri per l’impiego e quelli offerti dai datori di lavoro. Il settore privato per l’impiego è disciplinato fin dal 1973, anno dell’entrata in vigore dell’Employment Agencies Act. Esso prevedeva un sistema basato sulla concessione di licenze da parte del Dipartimento per l’Occupazione (Department of Employment). Nel 2003, la legge del ’73 è stata sostituita dal Conduct of Employment Agencies and Employment Businesses Regulations e dallo Statutory Instrument. Un anno dopo, con l’entrata in vigore della Regulation of the Private Recruitment Industry, il settore privato per l’impiego è stato ulteriormente regolamentato. 2.2 Servizi privati per l’impiego È interessante sottolineare come la legge del 1973, e le successive regolamentazioni introdotte nel 2004, distinguono fra agenzie di lavoro interinale ed agenzie di collocamento. Le prime si occupano di fornire personale per incarichi temporanei, mentre le altre supportano il collocamento di quanti aspirano ad un lavoro a tempo indeterminato. Molte delle agenzie presenti nel Regno Unito sono sia agenzie interinali che di collocamento. Anche in Inghilterra, esattamente come in altri Paesi membri, esiste un servizio privato che affianca le agenzie pubbliche di collocamento e che si pone in una posizione non competitiva rispetto al secondo. Il settore privato per l’impiego svolge la propria attività da circa cento anni. Originariamente si occupava del collocamento di determinate categorie di lavoratori (in genere poco o per nulla qualificati), come ad esempio i collaboratori domestici. Attualmente sono circa 500.000 i lavoratori inglesi che ogni settimana ricorrono ai servizi offerti dal settore privato per l’impiego che, tra il 1992 ed il 1999, ha visto triplicare il . 44 Esiste un codice deontologico che disciplina il settore privato per l’impiego: si tratta del Rec Member’s Code of Good Recruitment Practise, diffuso nel 2005; esso include l’obbligo di applicare le regole anche in riferimento a temi etici, commerciali e statutari e indica i doveri dei membri sia nei confronti dei datori di lavoro che di quanti cercano un lavoro. È richiesto, inoltre, che le offerte di lavoro pubblicizzate dai servizi privati per l’impiego siano dettagliate e che si dia adeguata comunicazione di tutte le disponibilità presenti. In generale valgono le seguenti regole: • Nessuna agenzia di lavoro interinale o agenzia di collocamento può richiedere ai suoi “clienti” del denaro per le prestazioni che offre, o imporre loro altri suoi servizi per i quali è previsto un pagamento. . 45 Esistono delle limitazioni relative ai termini dei contratti che si stipulano fra agenzia di lavoro interinale e datori di lavoro per evitare che il contratto di un lavoratore temporaneo venga trasformato dal datore di lavoro in un contratto a tempo indeterminato, senza che sia riconosciuta all’agenzia interinale una qualche provvigione. • Un’agenzia di lavoro interinale non dovrebbe proporre ad un datore di lavoro un candidato chiamato a svolgere le mansioni di un lavoratore che, al momento, si trova in controversia con l’azienda o in qualche altra disputa, a meno che non si tratti di uno sciopero non autorizzato o di qualche altra iniziativa di protesta non prevista dalle Labour Relations o dal Consolidation Act del 1992. • Le agenzie di lavoro interinale non possono bloccare la procedura di pagamento del lavoratore temporaneo solo perché questi non ha ricevuto il foglio firmato dal datore di lavoro. • Un’agenzia, o un’azienda che opera nel settore privato per l’impiego, deve informare in modo dettagliato chi cerca lavoro sui servizi offerti e sul loro eventuale costo. Tali servizi saranno erogati solo dopo che il candidato avrà espresso il suo consenso. • È altresì necessario concordare con la persona che cerca lavoro il tipo di contratto di assunzione che sarà sottoscritto con l’agenzia interinale: contratto di servizio piuttosto che contratto per i servizi resi. L’agenzia interinale dovrà garantire al cliente che il lavoro che questo svolgerà sarà retribuito, anche nel caso di datore di lavoro insolvente. È necessario, inoltre, definire fin dall’inizio i termini che riguardano la retribuzione (anche la soglia minima che deve essere pagata all’agenzia interinale), oltre che i dettagli che riguardano le ferie. • Ai servizi offerti da un’agenzia di collocamento sarà riconosciuto un costo solo se questi consistono in un aiuto nella ricerca di un impiego nei settori dello sport, della musica, della danza o del teatro. • È richiesto che le agenzie interinali e le agenzie private di collocamento conservino la documentazione sugli accordi presi col cliente e qualunque variazione apportata. Non è possibile proporre un cliente ad un datore di lavoro, a meno che l’agenzia interinale, o l’agenzia di collocamento, non abbia sufficienti informazioni su quest’ultimo. Fino ad allora dovrà essere mantenuto il riserbo anche rispetto alle date per le quali il lavoratore è richiesto, la durata del lavoro, l’inquadramento offerto, l’esperienza richiesta, la formazione professionale e le qualifiche necessarie per lavorare in quella posizione; il riserbo riguarda anche la retribuzione che sarà riconosciuta al candidato. . 46 • Ogni offerta di lavoro pubblicata presso un’agenzia che opera nel settore privato dell’impiego deve specificare il nome dell’agenzia, la natura del lavoro, la sede, le mansioni richieste e il salario. • Le agenzie di lavoro interinale non possono proporre un datore di lavoro ad un giovane al di sotto dei 18 anni, se il giovane sta frequentando la scuola oppure l’ha appena lasciata. Esistono vari provvedimenti che disciplinano le agenzie che operano nel settore privato dell’impiego e le relazioni che intercorrono tra queste ed il datore di lavoro, o chi cerca lavoro. Essi fissano i requisiti per la divulgazione di informazioni tra le varie parti coinvolte e i termini degli accordi tra queste. Sanzioni Chiunque contravvenga al divieto di pretendere del denaro da chi è in cerca di lavoro, o non si attiene ai regolamenti e alle disposizioni testé presentate e che risultano volte ad assicurare un’appropriata gestione dell’agenzia interinale o dell’agenzia di collocamento, chi falsifica la documentazione o non rispetta un divieto senza fornire una motivazione valida, sarà perseguibile penalmente e soggetto ad una multa fino a 5.000 sterline. È prevista inoltre una multa fino a 1.000 sterline nel caso in cui s’intralci il lavoro degli ispettori preposti a tali controlli. I tribunali del lavoro possono emettere un’ordinanza per interdire fino a dieci anni una persona (o un’agenzia) da un’agenzia interinale in caso di cattiva condotta. I termini dei contratti con i datori di lavoro o con i clienti, non a norma di legge, non sono tutelabili. 2.3 Il fenomeno gangmasters L’espressione gangmasters è usata per indicare gli individui, o i gruppi di individui, che offrono squadre di lavoratori da impiegare in specifiche mansioni, soprattutto nel settore agricolo o della pesca. Le attività dei gangmasters sono al di fuori dei controlli effettuati dalle agenzie di collocamento. Le squadre di lavoro sono formate da immigrati, a volte illegali, disposti a lavorare molte ore con una paga assai bassa. . 47 Le condizioni di lavoro sono precarie e non è raro che si verifichino incidenti. Si stima che nel Regno Unito ci siano 60.000 lavoratori che vivono in queste situazioni di sfruttamento. Nel 2004, per dare una risposta decisiva al problema, il governo inglese ha introdotto il Gangmasters Licensing Act; tale provvedimento disciplina le modalità per ottenere le concessioni e le licenze per le attività che riguardano la fornitura di mano d’opera impiegata nei lavori agricoli, nella raccolta di crostacei, nella lavorazione e/o imballaggio di beni agricoli e di prodotti ittici. È stata istituita un’Autorità con il compito di rilasciare le licenze ai gangmasters e che terrà sotto controllo le loro attività impedendo che un privato, o un’organizzazione, possa procacciare manodopera senza la regolare licenza. È prevista, inoltre, l’istituzione di un registro delle licenze, accessibile al pubblico. Chi agisce come gangmaster senza la relativa licenza, o con falsi documenti, commette un reato punibile con una pena detentiva fino a 12 mesi. Nel caso in cui una persona, in buona fede, utilizzi un gangmaster non autorizzato, sarà soggetta ad una sanzione e condannata ad una pena detentiva che può raggiungere le 51 settimane. La legge inglese permette al Primo Ministro di nominare funzionari che accerteranno che nel Regno Unito operino solo gangmasters autorizzati. Questi funzionari avranno ampi poteri che consentiranno loro di ispezionare la documentazione presente negli archivi delle aziende. Ostacolare il lavoro di questi ispettori è un atto criminale perseguibile con sanzioni e punibile con l’arresto. Unito, così come in Italia, esiste infatti una categoria di non dipendenti che risultano parasubordinati, o atipici, e per la quale sono previste speciali tipologie contrattuali. Di fatto la seconda tipologia di lavoratori, pur intrattenendo relazioni con un datore di lavoro, non risulta essere vincolata esclusivamente a questo, ma può prestare la propria opera anche presso altri datori di lavoro. È frequente, tuttavia, che questi individui siano trattati come lavoratori autonomi, ciò significa, ad esempio, che a loro non spetteranno gli stessi privilegi previsti per i dipendenti, sebbene risultino subordinati al datore di lavoro nella stessa misura in cui lo sono i primi. Nel Regno Unito, il numero di lavoratori autonomi è cresciuto significativamente negli ultimi venti anni fino a raggiungere, nel 2004, i 3,5 milioni di unità su circa 25 milioni di dipendenti. Più dei due terzi dei lavoratori autonomi inglesi non ha personale alle proprie dipendenze e svolge quindi da solo il proprio mestiere. Per alcuni di loro l’autonomia è fittizia: sono infatti subordinati ad un datore di lavoro per la fornitura dell’incarico e per la retribuzione, ma la condizione di essere un lavoratore autonomo non consente loro di aver accesso ad alcuni diritti che invece sono riconosciuti ai dipendenti. Esistono casi, tuttavia, nei quali è difficile distinguere fra chi sia un lavoratore dipendente e chi invece un lavoratore autonomo, specialmente quando entrambi condividono lo stesso datore di lavoro. 3.1 Dipendenti e “non dipendenti” È assai frequente imbattersi in situazioni nelle quali è importante distinguere se un individuo sia un dipendente o un lavoratore autonomo: esistono alcune misure di protezione riservate ai soli dipendenti, altre che invece fanno riferimento ad una definizione più ampia di lavoratore. Fra queste ultime sono incluse il Working Time Regulations 1998, il Sex Discrimination Act del 1975 ed il Race Relations Act del 1976. La legge inglese distingue i termini “dipendente” e “non dipendente”. Nell’Employment Rights Act del 1996 è definito “dipendente” un individuo che intraprende un lavoro, che lo sta svolgendo o – se questo è terminato – che ha lavorato con un regolare contratto di lavoro. Il significato di non dipendente è analogo, ma più ampio. Anche nel Regno Anche in riferimento all’imposizione fiscale è opportuno distinguere fra lavoratori autonomi e dipendenti: i primi infatti vedono tassati i propri guadagni con modalità che risultano diverse rispetto a quelle applicate ai dipendenti, consentendo ai primi di dedurre dall’imponibile alcune spese sostenute per svolgere il proprio incarico. 3. Giurisprudenza . 48 . 49 Ciò che emerge maggiormente in questo ambito è il ruolo svolto dal datore di lavoro. Egli è infatti chiamato a rispondere sugli eventuali incidenti avvenuti sul luogo di lavoro ai propri dipendenti, risarcendoli. Nel caso di lavoratori autonomi le richieste di risarcimento saranno assai più basse. La tavola che segue sottolinea come le agevolazioni e i benefici previsti dal governo per i dipendenti siano diversi da quelli riconosciuti ai lavoratori autonomi. DIRITTI DEL LAVORO SOLO DIPENDENTI TUTTI I LAVORATORI (DIPENDENTI DICHIARAZIONE CHIARO SCRITTA SUI DETTAGLI DELL’IMPIEGO PROSPETTO RETRIBUTIVO TUTELA CONTRO RETRIBUZIONE TEMPO X X X DEDUZIONI ILLEGALI DAGLI STIPENDI GARANTITA La consultazione portata avanti dal governo in risposta alla Direttiva ha evidenziato una divergenza di vedute tra datori di lavoro e sindacati. I primi erano dell’idea che gli aumenti di costi e la riduzione della flessibilità, previsti dalla Direttiva, avrebbero portato ad una diminuzione del ricorso a dipendenti temporanei. I sindacati invece appoggiavano le proposte della Direttiva, riconducibili alla necessità di una maggiore protezione per i lavoratori assunti a tempo determinato. LIBERO-DOVERI PUBBLICI, RICERCA DI LAVORO DI CASSAINTEGRAZIONE, DI MATERNITÀ, E ALTRO X PERMESSO X CONGEDO DIRITTO PARENTALE, PERMESSO DI PATERNITÀ, PERMESSO PER ADOZIONI DI LICENZIAMENTO X X DICHIARAZIONE SCRITTA DELLE RAGIONI DEL LICENZIAMENTO X LICENZIAMENTO INGIUSTO X DIRITTO ALL’ACCOMPAGNAMENTO X DIRITTO AD UN PAGAMENTO STRAORDINARIO X DIRITTO AL PAGAMENTO DI INSOLVENZA X PROTEZIONE DALLE PROTEZIONE DAI REGOLAMENTI DEI CONTRATTI A TEMPO DETERMINATO DIRITTO AL TRANSFER REGULATIONS X X X SALARIO MINIMO NAZIONALE DIRITTO A PAUSE DI LAVORO, PERMESSI ANNUALI PAGATI E MASSIMO ORARIO DI LAVORO X PROTEZIONE X DIRITTI DEI REGOLAMENTI PER I LAVORATORI PART TIME CONNESSI ALL’APPARTENENZA AI SINDACATI O TEMPO LIBERO PER ASSOLVERE AI DOVERI E ALLE ATTIVITÀ DEI SINDACATI X DIRITTO ALLE X . 50 NUOVE PROCEDURE DI RISOLUZIONE GIUDIZIARIA Nel 2002 è stata diffusa la Direttiva europea che disciplina la condizione dei lavoratori temporanei; nel Regno Unito essa è stata fortemente contestata dai datori di lavoro, così come dal governo, e sostenuta invece dal Congresso dei sindacati. Il governo inglese ha comunque precisato di non essere contrario ai principi esposti nella Direttiva ma piuttosto di essere preoccupato per il fatto che nel Regno Unito vi è un mercato del lavoro e una storia dei servizi privati per l’impiego assai diversi rispetto a quelli che si sono sviluppati negli altri Paesi comunitari. Le riserve espresse dal governo inglese riguardavano soprattutto la definizione del periodo di tempo, trascorso il quale era possibile assegnare ai lavoratori temporanei una sostanziale parità nei confronti dei lavoratori assunti a tempo indeterminato. Il periodo di tempo necessario al raggiungimento della parità (che fra l’altro riguardava anche la retribuzione) era stato fissato a sei settimane ed era ritenuto troppo breve. X O ORGANIZZAZIONE DELLA FORMAZIONE IN CASO DI MATERNITÀ ORDINARIO O ADDIZIONALE INCLUSI) 3.2 Lavoro temporaneo La Recruitment and Employment Confederation (REC) riteneva che i due temi più importanti del dibattito fossero, in primo luogo, il periodo di tempo necessario alla parità fra lavoratori temporanei e quelli assunti a tempo indeterminato: le sei settimane proposte dalla Direttiva europea risultavano troppo poche, si suggeriva quindi che tale periodo durasse almeno un anno. In secondo luogo si sosteneva che tutti i diritti dei lavoratori dovessero essere accordati fin dal momento dell’assunzione. Nel 2002 il REC ha svolto un’indagine su 190 agenzie di lavoro che avevano collocato 48.678 lavoratori temporanei nella settimana iniziata l’8 marzo 2002. L’indagine ha rivelato che il 39% dei datori di lavoro che si erano rivolti a quelle agenzie non avrebbe assunto lavoratori temporanei se avessero dovuto pagarli come dipendenti assunti a tempo indeterminato. Nello stesso periodo la Confederazione dell’Industria . 51 Britannica ha svolto un’indagine su 210 compagnie concludendo che, durante lo stesso periodo, queste ultime avevano impiegato 33.000 lavoratori temporanei. lavoro degli altri dipendenti, le difficoltà ad assumere altro personale che sostituisca il dipendente che ha richiesto la flessibilità. Può inoltre addurre come motivo del rifiuto, l’eventuale impatto negativo sulle prestazioni e sui piani strutturali dell’azienda derivanti dalla perdita di un’unità di forza lavoro. 3.3 Lavoro flessibile L’articolo 47 della Legge sull’occupazione del 2002 introduce la flessibilità nel lavoro; in questo modo, ad esempio, sono state create le condizioni che permettono ai lavoratori di prendersi cura dei propri figli mantenendo il posto di lavoro. La legge inglese consente ai lavoratori di modificare i termini e le condizioni del proprio contratto rispetto all’orario di lavoro (compreso il numero di ore lavorative da svolgere lungo un certo orizzonte temporale) o la possibilità di svolgere il lavoro in azienda piuttosto che presso il proprio domicilio. Il dipendente che non ha ottenuto la flessibilità può appellarsi presentando, entro 14 giorni dalla prima risposta del datore di lavoro, un ricorso scritto in cui indica data e motivo del ricorso. Se anche il ricorso è respinto il datore di lavoro dovrà motivarlo fornendo una spiegazione esauriente di come siano state applicate le regole. Se ciò non avviene è possibile citarlo presso il Tribunale dell’impiego, con sanzioni che prevedono un risarcimento fino ad 8 settimane di paga. 3.4 Trattamento dei dati sensibili Un lavoratore che ha necessità di accudire i propri figli può ottenere la flessibilità presentando la relativa domanda al proprio datore di lavoro almeno 14 giorni prima del 6° compleanno del minore (o del 18°, nel caso in cui questo sia disabile). È possibile avanzare una sola richiesta all’anno. I requisiti per ottenere la flessibilità sono: aver lavorato senza interruzione per almeno 26 settimane ed essere il padre, la madre, l’adottante, il tutore del minore, o aver sposato uno di questi. La richiesta, scritta, deve essere datata, specificando se sono state presentate eventuali precedenti richieste. In caso di non accoglimento il datore di lavoro deve fissare, entro 28 giorni dalla data della richiesta, un incontro per discutere con il dipendente la decisione presa. Durante il colloquio il lavoratore ha diritto di farsi accompagnare da un collega che può decidere il luogo dell’incontro e conferire durante il colloquio sia con il collega che con il datore di lavoro. Quest’ultimo ha a disposizione 14 giorni per comunicare, in forma scritta, la sua decisione in merito alla richiesta di flessibilità; nel caso in cui sia positiva deve riportare sulla lettera le variazioni subite dal contratto, altrimenti la motivazione del rifiuto. Il Data Protection Act (DPA) del 1998 è divenuto effettivo nel marzo del 2000. Esso disciplina l’attività dei “controllori dei dati” e, attraverso loro, di quanti trattano i dati personali. Il controllore di dati è la persona che, da sola o congiuntamente ad altri, individua le finalità e le modalità con le quali saranno trattati i dati personali di altri individui. L’elaboratore di dati è invece la persona che, fisicamente, tratta i dati per conto del controllore. Fra le possibili cause di rifiuto che un datore di lavoro può addurre nel respingere la richiesta di flessibilità di un suo dipendente, vi è l’eccessivo aumento dei costi di produzione che un nuovo assetto alla propria forza lavoro comporterebbe. Inoltre l’impossibilità, o le difficoltà, nel soddisfare la domanda della clientela, le difficoltà del riorganizzare il C’è quindi una distinzione tra le funzioni di controllore e di elaboratore di dati; spesso il trattamento dei dati è gestito da organizzazioni esterne (per esempio a proposito delle paghe: un controllore può decidere fini e mezzi con i quali devono essere trattati i dati, ma è possibile che sia un’organizzazione esterna a svolgere il trattamento). . 52 Nel Regno Unito, la tutela dei dati personali è disciplinata dal Data Protection Act del 1998; tale provvedimento sostituisce una precedente legge del 1984 e si propone di attuare pienamente le Direttive comunitarie diffuse nel 1995 in tema di tutela della privacy. In ambito occupazionale rivestono un ruolo non trascurabile il Regulation of Investigatory Powers Act del 2000 e l’Access to Medical Reports Act del 1988. . 53 Nei testi legislativi si definiscono “dati personali” tutte le informazioni che consentono di risalire in modo univoco ad un individuo, quindi può essere identificato attraverso quei dati. Qualunque opinione personale espressa in modo ufficiale dall’individuo è da considerarsi un dato personale, così come qualunque altra indicazione ad egli riconducibile. In ambito lavorativo, ad esempio, la valutazione espressa da un datore di lavoro su un suo dipendente o le indicazioni riguardo le future aspettative di lavoro di questi potrebbero costituire dati personali del dipendente. Si è già detto che, fin dal 1984, esisteva nel Regno Unito una Legge sulla tutela dei dati (Data Protection Act, DPA), essa però poteva essere applicata esclusivamente ai documenti redatti a mano. Il DPA del 1998 ha ampliato la definizione includendo, oltre i dati trattati con mezzi automatici, quelli facenti parte di un qualche “sistema informatico”. Sono state previste regole aggiuntive riferite al trattamento dei dati cosiddetti sensibili. Si considerano dati sensibili le informazioni che attengono ad una più intima e riservata sfera personale dell’individuo e che non necessariamente è opportuno diffondere; rientrano in questa categoria le informazioni relative alle origini razziali o etniche dell’individuo, le sue opinioni politiche e le credenze religiose, l’appartenenza ad un sindacato, le informazioni sul suo stato di salute, sulla condizione fisica e mentale del soggetto, le abitudini sessuali, gli eventuali procedimenti penali che hanno segnato la sua esistenza. Il trattamento di questi dati può avvenire solo previo consenso della persona cui si riferiscono o se vi sia una stretta necessità di farlo. Grande rilievo è riconosciuto alla necessità di fornire ad un individuo del quale siano stati trattati i dati, tutte le spiegazioni riguardo al motivo per cui ciò è stato fatto. La giurisprudenza inglese relativa al trattamento dei dati è molto articolata e si rinnova assai di frequente. Di recente, anche in ambito occupazionale, l’argomento privacy ha assunto un ruolo rilevante al punto che è stato riconosciuto al lavoratore il diritto ad essere informato nel caso in cui si operi un trattamento dei suoi dati personali. È stato riconosciuto inoltre al dipendente il diritto di essere informato riguardo la fonte dei dati e le persone a cui questi saranno trasmessi. . 54 Il DPA del 1998 ha confermato la carica di Data Protection Commissioner (Garante della Privacy), rinominato Information Commissioner, già prevista dal Data Protection Act 1984. Il Garante ha formulato un Codice diretto alle imprese, ma che non ha un valore legale. Il codice è suddiviso in quattro parti; la prima riguarda la ricerca e selezione del personale: in essa si fa riferimento alla tutela dei dati di quanti si sono candidati ad un certo lavoro (le informazioni riguardano quanto risposto sul questionario di assunzione e nei primi colloqui, ma anche le informazioni relative alle visite mediche cui è obbligatorio sottoporsi prima dell’assunzione). La seconda parte del codice informa sulle modalità con le quali bisogna conservare i dati personali dei dipendenti. La terza parte riguarda il controllo che può essere fatto sul dipendente durante l’orario di lavoro e illustra sette raccomandazioni riferite a: protezione dei dati, approccio generale al controllo, controllo delle comunicazioni elettroniche, controllo audio e video, controllo della segretezza, controllo all’interno dei veicoli, controllo attraverso informazioni fornite da terzi. L’ultima parte riguarda la salute dei lavoratori. Esprime raccomandazioni per quanto riguarda le informazioni sulla salute, sulle visite mediche, sui test tossicologici o alcolemici e quelli genetici. Il controllo delle comunicazioni che avvengono fra i dipendenti e l’esterno, o fra gli stessi dipendenti, non possono limitarsi al controllo degli apparecchi telefonici, esistono infatti forme di comunicazione che passano attraverso la posta elettronica e, in generale, attraverso Internet. Ciò che è di rilievo in questo ambito è, quindi, quale sia la misura entro la quale un datore di lavoro possa controllare la posta dei suoi impiegati e il loro accesso al web. Il Regulation of Investigatory Powers Act del 2000 stabilisce che è illegale che un individuo, senza autorità legale, intercetti nel corso del suo svolgimento una comunicazione che avviene attraverso un sistema di telecomunicazioni pubblico o privato; è tuttavia precisato che l’intercettazione non sarà illegale se l’intercettatore ritiene che ci sia il consenso di entrambe le parti. Per quanto riguarda le Telecommunications Regulations (Lawful Business Practice and Interception of Communications), esse divennero operative nel 2000 assegnando al controllore dei dati il diritto di registrare alcune comunicazioni quali lettere, mail e telefonate, in particolare quelle che riguardano le attività svolte in azienda o che avvengono durante l’orario di lavoro. . 55 Sempre in ambito di tutela della privacy è utile riportare la disciplina che riguarda gli eventuali certificati e pareri che un datore di lavoro può richiedere ad un medico prima di assumere un candidato o, nel caso di dipendente, di confermare un’offerta d’incarico. Come è facile intuire si tratta di documenti che hanno una rilevante importanza nella fase di assunzione e per i quali, quindi, è richiesta un’assoluta accuratezza. Simili circostanze sono disciplinate fin dal 1988, anno in cui fu introdotto l’Access to Medical Reports Act (AMRA) che riconosceva al datore di lavoro il diritto di accesso alla documentazione relativa allo stato di salute dei suoi dipendenti. Tale documentazione doveva essere redatta esclusivamente a scopo lavorativo o assicurativo. Secondo la legge il datore di lavoro, prima di visionare la documentazione sanitaria di un suo dipendente, ha l’obbligo di informarlo sull’intenzione di richiedere tale documentazione ed avere, inoltre, il consenso a procedere. Al dipendente che ha dato il proprio consenso è riconosciuto il diritto di visionare il rapporto medico prima che venga consegnato al datore di lavoro. Può quindi succedere che, in seguito alla richiesta della documentazione sanitaria da parte del datore di lavoro, il medico incaricato possa ritardare la consegna della documentazione fino a quando il dipendente non ne abbia preso visione. 3.5 Tutela dalle discriminazioni negli ambienti di lavoro Il frequente intervento del governo inglese in materia di discriminazione suggerisce quanto tale problematica stia a cuore all’esecutivo. Esistono pertanto numerose misure che tutelano i lavoratori che subiscono nell’ambiente di lavoro discriminazioni per la loro condizione fisica (nel caso dei disabili), per la loro età (nel caso dei lavoratori non più giovani) o per altre caratteristiche quali il genere e la razza. Al fine di contrastare le discriminazioni che si verificano nell’ambiente di lavoro, fu introdotto nel 1975 un importante provvedimento legislativo denominato Sex Discrimination Act (SDA) che si aggiungeva ad una precedente iniziativa che tutelava la retribuzione delle lavoratrici: l’Equal Pay Act. La legislazione che tutela i lavoratori rispetto alle discriminazioni razziali fu introdotta invece nel 1976 con il Race Discriminazion Act (RRA). In esso veniva data la definizione di “ambito razziale” rispetto al quale non potevano essere perpetrate delle discriminazioni ai danni dei lavoratori. L’ambito razziale era da riferire “al colore, razza, nazionalità o origini etniche o nazionali” di un lavoratore. Quest’ultimo, visionato il rapporto, può richiedere che sia emendato per correggere eventuali errori. Nel caso in cui il medico si rifiuti è possibile allegare al rapporto la richiesta di correzione, prima che tutta la documentazione sia spedita al datore di lavoro. Una copia del rapporto deve essere conservata dal medico per sei mesi. Sia l’SDA del 1975 che l’RRA del 1976 si occupavano delle circostanze in cui l’appartenenza ad un genere sessuale, o gruppo razziale, poteva costituire un requisito decisivo nel processo di selezione del personale. Nel 2001 è stato introdotto il Race Relations (Amendment) Act che ha emendato la legge del 1976 confermando, fra l’altro, il dovere (imposto alle autorità pubbliche competenti) di promuovere l’uguaglianza e di prevenire le forme di discriminazione razziale in ambito lavorativo. Nel testo legislativo del 2001 è inoltre sottolineato che gli enti pubblici, nello svolgimento delle loro funzioni, hanno l’obbligo di eliminare qualunque forma di discriminazione razziale e di promuovere le Pari Opportunità e la pacifica convivenza tra persone di differenti gruppi etnici. Nell’AMRA sono tuttavia previste delle eccezioni: un medico può negare l’accesso alla documentazione sanitaria (sia al datore di lavoro che al dipendente) se ritiene che la diffusione di alcune informazioni mediche provochino seri problemi alla salute fisica e mentale del dipendente, o comportino la diffusione di informazioni che riguardano una terza persona (a meno che quest’ultima non abbia dato il proprio consenso). Attualmente gli organi esecutivi preposti contro le discriminazioni, anche nel caso di orientamento sessuale o credenze politiche e/o religiose, sono la Commissione per le Pari Opportunità, il Consiglio per l’uguaglianza razziale e la Commissione per i diritti dei disabili. Il governo inglese sta per introdurre, inoltre, una nuova Commissione, la Commission for Equality and Human Rights, che sarà operativa a partire dal 2006. . 56 . 57 3.6 Istituzioni Tribunale per l’impiego e Corte d’Appello. A differenza della maggior parte delle corti, il Tribunale per l’impiego, e la relativa Corte di Appello (EAT), possiedono un proprio statuto ed una struttura definita dall’Employment Tribunals Act del 1996. In seguito alla nuova legislazione, che autorizza i singoli lavoratori a denunciare presso le corti competenti il mancato rispetto della disciplina sul lavoro, l’attività di tali organismi è notevolmente aumentata. Nel periodo 2003-2004 sono stati accolti più di 115.000 ricorsi. È possibile appellarsi al Tribunale dell’impiego presso la Corte d’Appello di Londra o presso quella di Edimburgo. Nell’arco temporale 2003-2004 sono stati presentati 840 appelli, di questi 457 per iniziativa dei lavoratori, i restanti sono da ricondurre ai datori di lavoro. Advisory, Conciliation and Arbitration Service. Il Servizio di Consulenza, Conciliazione ed Arbitrato (Advisory, Conciliation and Arbitration Service, ACAS) è stato istituito nel 1975 allo scopo di promuovere le relazioni industriali. Opera in modo indipendente e non è soggetto ad alcun controllo ministeriale. È guidato da una commissione composta da 12 membri provenienti dal mondo del business, dal mondo sindacale, dai settori indipendenti e dal mondo accademico. L’ACAS opera in quatto aree chiave: • prevenzione e risoluzione di dispute attraverso conciliazioni collettive o mediazioni; • conciliazione dei ricorsi in atto e di quelli potenziali; • consulenza; • promozione di best practices e tirocini. Degni di nota risultano, inoltre, il Manuale di disciplina sul luogo di lavoro e il Codice di comportamento, entrambi a cura dell’ACAS. Tali codici disciplinano le modalità con cui le comunicazioni importanti del datore di lavoro, relative alle contrattazioni collettive, debbano essere trasferite ai sindacati. Inoltre, riguardano i permessi che i lavoratori possono richiedere per poter svolgere gli impegni relativi alle loro attività sindacali ed in generale tutte le procedure disciplinari e le rimostranze. L’ACAS può imporre a ciascuna azienda di pubblicare i Codici di comportamento previsti dal TULRCA (Trade Union and Labour Relations . 58 Consolidation Act) del 1992. È sempre il TULRCA, che, in una sua sezione, dispone che i contenuti dei Codici di comportamento siano conformi e mutuati alle sentenze dei Tribunali del lavoro o dal Comitato Centrale di Arbitrato (CAC). Central Arbitration Committee. Il Comitato Centrale di Arbitrato (Central Arbitration Committee, CAC) è un ente con una serie di funzioni che gli riconoscono il diritto di esprimersi sulle richieste di riconoscimento da parte dei sindacati designati a partecipare alle contrattazioni collettive. Esso risolve, inoltre, le dispute sorte fra datori di lavoro e sindacati che possono essere ricondotte alla mancata comunicazione delle informazioni aziendali rilevanti nelle contrattazioni collettive. Si occupa di accogliere le richieste, e gli eventuali reclami, riguardo la costituzione e l’operatività del Consiglio per il lavoro europeo in Gran Bretagna. Il CAC è composto da un presidente, due vicepresidenti, 16 membri che rappresentano i datori di lavoro e altrettanti che rappresentano i lavoratori. Ogni decisione del Comitato deve essere sostenuta dal presidente, dai vicepresidenti, da due membri fra i rappresentanti dei datori di lavoro e da uno fra i rappresentanti dei lavoratori. Certification Officer. L’Ufficio per le Certificazioni (CO) è stato istituito con l’obiettivo di tenere il registro dei sindacati e delle associazioni dei datori di lavoro, accertandone, e poi dichiarandone, l’indipendenza. Si occupa, inoltre, dei reclami presentati dai membri dei sindacati che riguardano, ad esempio, la non corretta diffusione di alcune informazioni aziendali o la mancata osservanza delle regole statutarie a proposito del ballottaggio segreto per l’elezione dei componenti esecutivi dell’associazione dei sindacati. Il CO garantisce l’osservanza delle regole statutarie relative alle fusioni o agli altri cambiamenti che possono riguardare l’assetto e la struttura aziendale. Si occupa dei reclami presentati dai propri membri e redige un dettagliato, ed utile, rapporto annuale che contiene la lista di tutte le associazioni di imprenditori e di sindacati indipendenti presenti nel Regno Unito. Information Commissioner. L’Ufficio dell’Information Commissioner è stato istituito a seguito del Data Protection Act del 1998. Divenuto effettivo nel marzo del 2000, . 59 ha sostituito il Data Protection Registrer. A capo di questo ente vi è un commissario che vigila sulla corretta applicazione delle prescrizioni del Data Protection Act 1998 e del Freedom of Information Act del 2000. L’Information Commissioner svolge le sue funzioni offrendo un servizio generale di assistenza alle imprese (anche attraverso la pubblicazione di una guida dettagliata ai servizi offerti), incoraggia l’applicazione del Codice di comportamento, tiene un registro pubblico dei controllori di dati (come imposto dal Data Protection Act del 1998) e la lista delle autorità pubbliche che approvano gli schemi previsti dal Freedom of Information Act 2000. Esso, infine, può intentare azioni disciplinari contro le imprese che non rispettano la legge. Commissione Pari Opportunità. Istituita nel 1975, le sue principali funzioni sono quelle di eliminare, o almeno ridurre, le discriminazioni sessuali nell’ambiente di lavoro, promuovere le pari opportunità e revisionare l’efficacia del Sex Discrimination Act del 1975 e dell’Equal Pay Act 1970. Oltre a questi ruoli istituzionali, la Commissione Pari Opportunità (EOC) ha un’importante funzione che consiste nel pubblicare alcuni codici di comportamento fra cui il Codice sulle discriminazioni sessuali, politiche e occupazionali ed il Codice sulla giusta retribuzione. La EOC può, inoltre, condurre indagini finalizzate a verificare la corretta applicazione delle sue prescrizioni. Commission for Racial Equality. Fu istituita nel 1976 grazie al Race Relations Act e le sono riconosciuti tre principali compiti: l’impegno contro le discriminazioni razziali e la promozione delle pari opportunità fra i lavoratori così come, in generale, la promozione della civile convivenza fra persone provenienti da diverse razze o minoranze etniche. Si occupa infine del monitoraggio del Race Relations Act del 1976. Alcune funzioni della Commission for Racial Equality (CRE) sono simili a quelle dell’EOC: entrambe hanno infatti il potere di condurre indagini formali e possono diffondere Codici di Comportamento (nel caso della CRE si tratta del Codice di Comportamento per la lotta alle discriminazioni razziali e per la promozione delle pari opportunità nel mondo del lavoro). . 60 Commissione diritti per i Disabili. Istituito dopo il Disability Rights Commission Act del 1999, questo ente è divenuto effettivo nell’aprile del 2000 quando ha sostituito il National Disability Council, che a sua volta era stato istituito con il Disability Discrimination Act del 1995. Le funzioni della Commissione diritti per i disabili (DRC) consistono nell’impegno ad eliminare le discriminazioni che i disabili subiscono negli ambienti di lavoro e nel promuovere le pari opportunità e le best practices nel trattamento dei disabili da parte dei datori di lavoro e dei colleghi. Infine, ha il compito di informare il governo sugli sviluppi e gli effetti del Disability Discrimination Act del 1995 e del Disability Rights Commission Act del 1999. La DRC ha poteri simili alla EOC e alla CRE nel condurre indagini e diffondere i Codici di Comportamento relativi alla lotta alle discriminazioni sul lavoro per chi è disabile (o lo è stato). 3.7 Red tape Per red tape s’intende il complesso di normative e adempimenti in materia di occupazione che grava sui datori di lavoro, soprattutto delle piccole e medie imprese. Jones Digby, Direttore Generale del CBI (una delle confederazioni di lavoratori) ha dichiarato: “La flessibilità delle imprese è compromessa dal continuo proliferare di leggi”. La Camera di Commercio inglese (BCC) ha stimato che le perdite subite dall’economia inglese a partire dal 1998 ammontano a circa 30 miliardi di sterline, dei quali il 44% deve essere ricondotto agli effetti delle nuove leggi sull’impiego e a quelle in materia ambientale. In un’interrogazione presentata nel 2004 dal Ministero dell’Industria e del Commercio, la BCC ha dichiarato che quello del red tape era il problema maggiore per le piccole imprese inglesi. Successivamente il governo ha annunciato che, a partire dal 2004, le leggi sull’occupazione sarebbero state riviste ogni anno, fissando nel 1 aprile e nel 1 ottobre le date in cui far entrare in vigore le eventuali modifiche. Non sempre questo impegno è stato rispettato, soprattutto nel caso delle leggi che recepivano le Direttive comunitarie e . 61 che quindi richiedevano una diversa tempistica. Il governo ha auspicato inoltre che, nel tradurre le Direttive comunitarie, fossero approntate valutazioni ed analisi per studiare eventuali leggi alternative, si verificasse che queste soddisfacessero tutti gli obiettivi fissati dalla Ue e si tentasse di prevederne l’impatto. Un esempio di questo meccanismo è l’attuazione della Direttiva sull’informazione e la consultazione. 3. Politiche per l’occupazione Non sorprende la circostanza che i sindacati non abbiano accettato un simile approccio: il Congresso dei sindacati (Trades Union Congress, TUC) ha infatti definito questo meccanismo un “aggravio per le imprese”, criticando inoltre i datori di lavoro, colpevoli di trascurare i costi eccessivi derivanti dal red tape europeo. 1. Politiche attive per l’occupazione In Inghilterra è attiva la Regulatory Impact Unit: si tratta di una sezione dell’Ufficio di Gabinetto che, insieme ad altri dipartimenti ed agenzie governative, ha competenze sul lavoro e si occupa di assicurare che le leggi siano ‘chiare ed efficaci” e che ciascuna nuova proposta di legge sia davvero necessaria. Essa si auto-attribuisce un ruolo decisivo nella lotta alla burocrazia e nella limitazione degli effetti causati dal red tape. Ciascuna proposta di legge deve essere sottoposta al Regulatory Impact Assessment (RIA) che prevede un’analisi di tutti i suoi possibili impatti. Il RIA deve identificare gli obiettivi ed i rischi connessi a ciascuna proposta, considerare le opzioni e le alternative alle leggi, quali saranno i settori dell’economia in cui la legge impatterà, valutarne i costi e qualunque altra conseguenza. Nel Regno Unito le aree con il tasso di occupazione più alto risultano essere l’Est, il Sud-Est e il Sud-Ovest; quelle con il tasso di occupazione più basso sono invece il Nord-Est, l’Irlanda del Nord ed il distretto di Londra. Queste informazioni non offrono tuttavia un quadro completo della situazione in cui versa il sistema occupazionale inglese: il Galles presenta infatti uno dei tassi di disoccupazione più bassi del Regno, ma anche uno dei più bassi di occupazione a causa dell’elevata inattività della sua popolazione (numerosi sono infatti gli inabili che ricevono sussidi e i genitori single per i quali sono previste specifiche iniziative di sostegno). Si registra inoltre una maggiore variazione riferita ai tassi di occupazione rilevati all’interno delle regioni piuttosto che a quelli rilevati tra una regione e l’altra. I tassi di occupazione risultano, infatti, significativamente più bassi nelle città, nelle valli del Galles e nelle città marittime, data l’elevata presenza in quei luoghi di minoranze etniche, di immigrati non europei e di studenti. Numerose sono le strategie che il governo inglese ha adottato al fine di ridurre le disparità occupazionali fra le regioni del Regno. Dall’aprile del 2004, le Agenzie per lo Sviluppo Regionale (Regional Skills Partnerships) hanno tentato di migliorare il coordinamento fra domanda e offerta di competenze in tutte la regioni inglesi. Il Jobcentre Plus ha inoltre indirizzato le proprie energie e risorse verso le aree con maggiore concentrazione di disoccupazione ed inattività. Fra le iniziative promosse in questa direzione dal governo vi è l’Action Teams for Jobs che fornisce un aiuto finalizzato a superare gli ostacoli che incontrano le persone che vivono nelle aree depresse nella fase di ricerca di un impiego, i Working Neighbourhoods che aiutano le persone a trovare un lavoro a ragionevoli distanze dal proprio domicilio ed infine l’Employment Zones che offre un supporto personalizzato a chi . 62 . 63 si trova da lungo periodo nello status di disoccupato, attraverso colloqui da svolgere con dei consulenti specializzati (Department for Work and Pensions, DWP, 2004). Più in generale possiamo dire che l’approccio che il governo inglese ha scelto in merito alle politiche attive per l’occupazione è stato quello di sviluppare partnership con numerosi enti al fine di migliorarle ed influenzarne il cambiamento. Fra le varie iniziative grande rilievo ha avuto la Skills Strategy, alla cui definizione hanno contribuito diversi enti e che viene realizzata anche attraverso la Skills Alliance Network. La Skills Alliance Network è un’associazione che si avvale anche della collaborazione di consulenti esterni ed è articolata in una serie di dipartimenti e di agenzie governative di seguito elencati: • Agenzia per le competenze di base (Basic Skills Agency). Con l’espressione “competenze di base” si indicano le capacità di saper leggere, scrivere, parlare inglese/gallese ed utilizzare la matematica (ed in generale le abilità di calcolo) in un contesto quotidiano e lavorativo. L’Agenzia preposta allo sviluppo di tali competenze è un organismo indipendente che ha fissato come sue priorità quelle di migliorare le abilità di dialogo e ascolto di bambini, giovani e adulti (anche durante le loro fasi evolutive) tentando di coinvolgere gli individui con disagi in programmi finalizzati a migliorarne le competenze di base. Al momento le iniziative dell’Agenzia includono la realizzazione di un network europeo finalizzato a migliorare le competenze e le abilità di base degli individui (European Basic Skills Network) ed aiutarli a raggiungere un livello di alfabetizzazione che consenta loro d’inserirsi pienamente nella società. La Basic Skills Agency ha in programma la realizzazione di un progetto nazionale per lo sviluppo delle competenze di base destinato ai militari e ai carcerati. • Agenzia per lo sviluppo delle abilità settoriali (Sector Skills Development Agency, SSDA). Istituita nel 2002, la sua mission (in linea con il Piano nazionale) è quella di migliorare le competenze dei lavoratori e la loro produttività. A differenza della precedente, la SSDA è un’agenzia governativa gestita da un comitato di imprenditori nominato dal Segretario di Stato per la Formazione e le Abilità (Secretary of State for Education and Skills), . 64 supportata da un’ampia rete di Sector Skills Councils (SSCs). Queste ultime risultano essere delle organizzazioni indipendenti, create da datori di lavoro, operanti in diversi settori e che si prefiggono una serie di obiettivi. Fra le prerogative e le funzioni della SSDA vi è l’obbligo di assistenza ai datori di lavoro oltre che quello di fondare e sostenere le SSCs. Alla SSDA spetta, inoltre, il compito di vigilare assicurando che siano mantenuti gli standard di qualità circa le abilità settoriali che essa stessa ha fissato e che sia sempre disponibile una riserva di competenze utile a fronteggiare specifiche emergenze. Ultima, ma non per questo meno importante, vi è la funzione di promozione delle best practices. Sul sito dell’SSDA è pubblicato il rapporto che l’agenzia annualmente redige e che contiene contatti ed informazioni su ciascuna SSCs. Le funzioni di queste ultime possono essere ricondotte a quattro principali obiettivi: • ridurre le disparità e le carenze di competenze settoriali; • migliorare la produttività (oltre che le prestazioni) dei servizi aziendali e pubblici; • aumentare le occasioni di sviluppo delle competenze e la produttività della forza lavoro, includendo azioni a difesa delle pari opportunità; • migliorare l’offerta di formazione, anche attraverso l’istituzione di tirocini. Secondo il rapporto annuale pubblicato dall’Agenzia per lo Sviluppo delle Abilità Settoriali, nel 2004 sono state avviate 13 SSCs e 10 sono in fase di sviluppo, comprese quelle che riguardano l’edilizia, l’energia, l’energy and utility, l’information technology, la salute, la scienza e l’ingegneria. Insieme, queste SSCs, coprono il 75% della forza lavoro. Esiste un progetto che mira allo sviluppo di altre SSCs in Scozia ed in Irlanda del Nord. Fra i compiti delle SSCs vi è anche quello di sottoscrivere accordi con diversi soggetti economici e sociali finalizzati allo sviluppo delle competenze settoriali dei lavoratori. Tali accordi, per i quali anche il governo ha destinato ingenti risorse, mirano a fare il punto sulla situazione in tema di competenze settoriali, stimano le necessità future e, sulla base di queste valutazioni, pianificano opportune strategie. . 65 È utile ricordare che l’SSDA ha recentemente diffuso un documento intitolato “Working Futures”: si tratta del progetto più ampio mai pubblicato sull’esigenza di competenze in Gran Bretagna. Service’s Ethnic Minority e dalla Women’s Enterprise Unit con l’aiuto del PROWESS (Promoting Women’s Enterprise Support), la cui finalità, com’è facile intendere, è quella di incoraggiare l’imprenditoria femminile. • Small Business Council e Small Business Service. Il Consiglio delle Piccole Imprese (Small Business Council, SBC) è stato istituito nel 2000 per volontà del Dipartimento del Commercio e dell’Industria. Redige un rapporto annuale che analizza gli effetti delle politiche del governo sulle piccole imprese ed informa sulle loro esigenze allo scopo di favorirne lo sviluppo. Fra gli obiettivi individuati per il 2006 vi era l’impegno a far sì che le donne rappresentassero almeno il 40% di quanti ricorrono ai servizi che il governo offre a supporto delle imprese; che le imprese inglesi con a capo una donna rappresentassero il 18-20% del totale; che il numero di donne, appartenenti a minoranze etniche, che vivono in una certa località e ricevono sostegni governativi per la propria impresa sia proporzionato (e rispecchi quanto più fedelmente possibile) alla percentuale che quella minoranza registra nella località. Secondo il rapporto dell’SBC, le Piccole e Medie Imprese inglesi (SMEs) rappresentano il 99% del totale di quattro milioni di aziende private attive nel Regno Unito. Occupano 16,2 milioni di persone: il 58% del totale degli addetti nel settore privato. Alle SMEs deve essere ricondotto il 66% di tutte le nuove assunzioni: esse infatti generano il 52% del turnover totale registrato ogni anno nel Regno Unito. In Inghilterra e Galles, ogni giorno aprono e chiudono più di 1.000 piccole imprese. In Inghilterra esiste inoltre il Servizio per le Piccole Imprese (Small Business Service, SBS). È in collaborazione con esso che il governo redige il Piano di Azione destinato alle imprese di piccole dimensioni. Nel dicembre 2002, il governo inglese pubblicò un documento intitolato Small Business and Government – The Way Forward. Esso illustrava la linea politica che intendeva intraprendere a proposito delle SMEs e che si sviluppava attraverso i seguenti punti programmatici: - miglioramento delle regolamentazioni, dei servizi governativi ed in generale delle politiche destinate alle SMEs; - aumento del numero di SMEs nelle aree svantaggiate o di quelle riconducibili a tipologie e settori produttivi poco rappresentati; - creazione di una nuova cultura d’impresa e di un mercato più dinamico; - promozione della crescita delle SMEs; - sostegno ed agevolazioni alle SMEs nella ricerca di finanziamenti (accesso ai capitali). In riferimento alle SMEs è utile citare lo Strategic Framework for Women’s Enterprise. Si tratta di un programma sviluppato dalla Small Business . 66 Per raggiungere questi obiettivi, il governo ha richiesto la collaborazione di numerose agenzie governative e non governative, delle Agenzie per lo sviluppo regionale, degli uffici locali del governo, delle Associazioni per la formazione aziendale, così come la collaborazione di numerose autorità locali ed altri soggetti. Un simile investimento di risorse e di energie è motivato dalla constatazione che le donne che decidono di entrare nel mondo dell’imprenditoria incontrano maggiori (e a volte diverse) barriere rispetto agli uomini. Ad esempio si registra: - un diverso livello (e una diversa qualità) di informazione e formazione, soprattutto nel caso in cui le donne siano ri-entrate nel mondo del lavoro dopo una lunga assenza; - maggiori responsabilità domestiche e la necessità di vedersi riconosciute specifiche tipologie di assistenza; - difficoltà nel passaggio dagli iniziali sussidi governativi all’autonomia; - bassi livelli di fiducia e stima da parte della società e del mondo esterno. Le azioni del programma rivolto all’imprenditoria femminile prevedono di: - fare in modo che il supporto alle imprese risulti appropriato ed accessibile a tutte; - favorire l’accesso delle imprenditrici alle opportunità e ai servizi del network; - promuovere approcci alla finanza aziendale che siano innovativi e più semplici; . 67 - consentire alle donne imprenditrici di adempiere alle proprie responsabilità familiari, fra le quali vi è la cura dei figli; - sviluppare le competenze delle imprenditrici attraverso il tirocinio e i servizi di consulenza. • Piano Nazionale per l’Integrazione Sociale (UK National Action Plan on Social Inclusion). Si tratta di un Piano che prevede una serie di iniziative fra le quali: - incentivi e facilitazioni per il reintegro dei lavoratori nelle precedenti occupazioni; - Skills for Life, ossia Sviluppo delle Competenze per la Vita. Questa strategia ha lo scopo di migliorare il livello di alfabetizzazione degli inglesi (e di quanti risiedano nel territorio del Regno Unito) e di svilupparne le abilità matematiche. L’obiettivo per il 2007 è quello di coinvolgere almeno 1,5 milioni di adulti in programmi che aumentino i loro livelli di competenza. Un programma analogo, denominato Life through learning: learning through life è operativo in Scozia; - conciliare lavoro e famiglia attraverso maggiori aiuti ai genitori (come l’aumento dei benefici relativi al congedo per maternità, paternità e adozione). I percorsi per il sostegno dell’occupazione si snodano attraverso vari schemi, fra questi vi sono quelli che prevedono che il lavoro sia retribuito tramite l’introduzione di crediti d’imposta che a loro volta danno vita ad un’altra tipologia di compensi. Secondo il governo, la combinazione di crediti d’imposta e di salario minimo nazionale assegna ai lavoratori un’adeguata condizione finanziaria che contribuisce a farli uscire dalla soglia di povertà. Nel corso degli anni il salario minimo nazionale è stato progressivamente aumentato. Nel 2004 è stata introdotta una nuova aliquota per i giovani fra i 16 e 17 anni, una fascia che in precedenza risultava essere esclusa da tale istituto. In relazione al salario minimo è stata creata una nuova tipologia di ispettore, si tratta di funzionari preposti alla vigilanza sulla corretta applicazione delle regole del salario minimo; nel primo anno di attività hanno accolto circa 10.000 reclami ed ispezionato più di 24.000 aziende. Ai lavoratori sottopagati sono stati riconosciuti in totale 13 milioni di sterline di salario arretrato. . 68 Business Link Alle SMEs inglesi è offerta la possibilità di accedere a numerosi servizi di consulenza; esiste infatti una rete di consulenti ed un sito web che offrono agli imprenditori consigli pratici a proposito di assunzione del personale, tasse e salari, vendite, marketing etc. 1.1 Formazione permanente Il governo, con alcune sue iniziative di formazione, focalizza la propria attenzione sullo sviluppo delle competenze professionali e sull’incentivazione della formazione permanente. A tal proposito è stato creato un sito web che tra gennaio 2004 e gennaio 2005 ha registrato 21 milioni di contatti. Nell’ambito della formazione permanente è inoltre attivo il National Audit Office che si occupa del miglioramento delle competenze di base degli adulti. In un suo rapporto si legge che dal 2004 le iniziative del governo sulla formazione permanente hanno coinvolto circa 750.000 persone. L’obiettivo è far sì che siano 1,5 milioni gli adulti che raggiungeranno una prima qualifica entro il 2010. Dalla lettura del rapporto del National Audit Office si appura inoltre che dal 2001 sono circa 2,4 milioni gli adulti che hanno intrapreso uno di corsi attivati per imparare a leggere, scrivere e sviluppare abilità di comunicazione. Il governo inglese ha introdotto, inoltre, una nuova struttura di apprendimento ed insegnamento che fissa gli standard nazionali, definisce i curricula di base e le modalità con cui effettuare le necessarie verifiche. In aggiunta sono state previste nuove qualifiche per gli insegnanti che si occupano di formazione permanente. Nel 2001 è stato avviato un programma denominato “Get on” per incoraggiare la partecipazione degli adulti ai corsi di formazione istituiti. Sul sito che il governo ha destinato alla formazione permanente è possibile trovare informazioni su speciali prestiti finanziari concepiti per chi esprime la volontà (o la necessità) di sviluppare la propria carriera professionale. Tali prestiti risultano essere a pagamento differito, sono . 69 stati istituiti nel 1988, e può accedervi chiunque abbia compiuto 18 anni e risieda in Gran Bretagna senza alcuna limitazione temporale. È possibile prendere in prestito somme tra le 300 e le 8.000 sterline. Il governo s’impegna a pagare gli interessi per i primi 25 mesi; trascorso tale periodo il prestito assumerà le caratteristiche di un tradizionale prestito bancario. Consiglio per la Formazione e le Abilità (Learning and Skills Council, LSC). Istituito con l’obiettivo precipuo di aumentare il livello di istruzione e competitività del Paese, il Consiglio per la Formazione e le Abilità intende realizzare ciò attraverso una strategia finalizzata ad aumentare la percentuale di giovani in formazione o apprendistato, così come ad aumentare la domanda di formazione da parte degli adulti, in generale, i livelli di abilità necessari a migliorare la competitività nazionale. Oltre a questo l’LSC assicura a tutti pari opportunità di formazione e tirocinio, impegnandosi a migliorarne la qualità. Dal rapporto annuale del 2003 si evince che nell’arco temporale 2002-03 i destinatari/beneficiari delle iniziative dell’LSC sono stati circa sei milioni e che le sue risorse finanziarie risultavano distribuite nel modo di seguito indicato. • Investimenti per i giovani di età compresa fra i 16-18 anni (valori in sterline): -1,88 milioni per istruzione aggiuntiva; -1,39 milioni per gli ultimi due anni d’istruzione; -532 milioni per tirocini e conseguimento di qualifiche professionali nazionali; -73 milioni per conseguire competenze indispensabili al lavoro e alla formazione. • Investimenti destinati agli adulti (valori in sterline): -1,8 milioni per istruzione aggiuntiva; -211 milioni per tirocinio; -34 milioni per consulenze; -52 milioni per lo sviluppo della forza-lavoro. L’Education Act del 2002 ha investito di nuovi poteri l’LSC, come, ad esempio, della possibilità di realizzare progetti di formazione destinati ai giovani con più di 16 anni d’età, proponendo una riorganizzazione del sistema scolastico e formativo nazionale che includa . 70 gli ultimi due anni della scuola superiore ed attragga così più studenti. L’obiettivo per l’anno in corso è che l’80% dei giovani di 16-18 anni prenda parte ad iniziative di formazione/tirocinio e che il 28% dei giovani di 16-21 anni inizi l’apprendistato. È utile sottolineare, a tal proposito, che nel Regno Unito esistono due livelli di apprendistato ed altrettante qualifiche, il più lungo dura 24 mesi e fornisce una qualifica a livello di accesso universitario. Istituto nazionale per il proseguimento degli studi in età adulta (National Institute of Adult Continuing Education, NIACE). Si tratta di un’organizzazione non governativa nata con la finalità di promuovere la formazione, ed in generale la prosecuzione degli studi, negli adulti, così come la partecipazione ad iniziative di apprendimento formale ed informale. Ha speciali competenze che riguardano l’apprendimento, lo sviluppo delle abilità di linguaggio e di calcolo. Prevede numerose iniziative destinate oltre che agli studenti non più giovani, a quelli di colore (o appartenenti a minoranze etniche), ai disabili, a quanti presentano difficoltà di apprendimento ed alle donne. Il NIACE ha guidato una commissione che ha condotto in Inghilterra ed in Galles un’indagine sugli effetti a lungo termine delle attuali strategie di sviluppo delle abilità. Ha lanciato inoltre l’iniziativa “Older and Bolder” che intende promuovere livelli più elevati di istruzione fra le persone meno giovani, individuando nuove metodologie che ne facilitino l’apprendimento, anche nel caso di persone appartenenti alla cosiddetta “quarta età”. 1.2 Misure specifiche in favore di particolari categorie Ogni anno, circa il 10% delle famiglie inglesi cambia casa, ma solo l’1% si sposta da una regione all’altra. Simili spostamenti sono motivati dal desiderio di migliorare la propria condizione abitativa piuttosto che per motivi di lavoro. È assai frequente, tuttavia, che gli spostamenti inter-regionali siano legati a ragioni di studio o lavoro. È assodato che i disoccupati si spostino più dei lavoratori, ma è meno probabile che le migrazioni . 71 riguardino i disoccupati di lungo periodo. Fra gli immigrati, gli africani, i cinesi e gli appartenenti ad altri gruppi asiatici si spostano più facilmente rispetto ad altri gruppi etnici. Vi è inoltre un considerevole flusso migratorio che si muove dal Nord al Sud del Regno Unito. Esistono tre possibili strategie che il governo potrebbe intraprendere per ridurre le disparità inter-regionali ed intra-regionali che si registrano nel sistema occupazionale inglese: far migrare le persone verso le aree geografiche in cui sono presenti maggiori occasioni di lavoro (mobilità geografica), portare il lavoro nelle aree in cui si registra una più elevata presenza di disoccupati e, in generale, creare occasioni di lavoro dove ce ne sia bisogno. A proposito di assistenza alla mobilità geografica, il governo ha istituito un sito internet con offerte nazionali di lavoro e formazione denominato “Worktrain”. Questo servizio, così come quello denominato “Home Direct”, offre informazioni sulla disponibilità di alloggi sociali, utili per chi ha necessità di migrare per motivi di lavoro. Il Regno Unito concede asilo a chi rientra nella definizione di rifugiato indicata dalla Convenzione sullo “status di rifugiato” delle Nazioni Unite del 1951. La condizione di rifugiato prevede che la persona abbia una fondata paura di essere perseguitato nel suo Paese di origine a causa della propria razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un gruppo sociale o per le sue opinioni politiche. Deve inoltre trovarsi fuori dal Paese di origine ed essere incapace a farvi ritorno o non volervi fare ritorno. Il riconoscimento dello status di rifugiato prevede l’attribuzione di tutti i diritti, sociali ed economici, goduti da un qualsiasi cittadino britannico: pieno accesso al servizio sanitario, diritto all’istruzione, ad un alloggio e ad un lavoro. Il rifugiato ha il dovere di obbedire alle leggi britanniche come sottolineato sul sito web www.ind.homeoffice.gov.uk. Nel primi tre mesi del 2004 il 60% delle richieste di asilo giunte ai preposti uffici inglesi proveniva da, in ordine decrescente: Iran, Cina, Somalia, Zimbawe, Iraq, Pakistan, Eritrea, India, Afghanistan e Sudan. Nel 2000, il governo britannico ha presentato la propria strategia per l’integrazione dei rifugiati attraverso un documento intitolato “Full and equal citizens” (Home Office, 2000): essa si concentra sullo sviluppo delle strutture regionali di supporto, istituite dall’Immigration and Asylum Act nel 1999. . 72 Esistono numerose iniziative rivolte ai rifugiati politici accolti nel Regno Unito: fra quelle che hanno maggiore attinenza con le tematiche occupazionali si citano quelle che mirano a snellire la burocrazia rendendo più semplice e veloce, la ricerca di un lavoro da parte dei rifugiati. Vi è anche un progetto che prevede la realizzazione di guide per gli insegnanti che lavorano con i rifugiati. È doveroso precisare che la strategia adottata dal governo nel 2004 rispetto all’ integrazione dei rifugiati riprendeva, sviluppandola, la bozza del Full and Equal Citizens secondo cui le soluzioni ai problemi incontrati dai rifugiati nella ricerca di un lavoro dovevano essere ricondotte alle “ampie offerte di formazione linguistica, rapido contatto con il Jobcentre Plus, riaddestramento e riaccredito presso la società civile, così come nell’impegno alla collaborazione da parte dei datori di lavoro” (Home Office, 2004). Inserito nella strategia del governo vi è anche il programma sperimentale Sunrise (Strategic Upgrade of National Refugee Integration Services). Si tratta dell’aggiornamento dei servizi per l’integrazione dei rifugiati, ideato da un gruppo di volontari. Secondo questo programma ciascun rifugiato ha l’obbligo di prendere parte ad almeno un’iniziativa lavorativa nella quale essere affiancato da un assistente sociale, e redigere insieme a lui il Piano personale di integrazione. Tale Piano consiste in un documento che la persona interessata dovrà produrre nei 28 giorni successivi al riconoscimento dello status di rifugiato; in esso bisognerà far riferimento alla tipologia e alle caratteristiche del lavoro cercato (oltre che ad eventuali precedenti esperienze lavorative). Il rifugiato dovrà inoltre precisare la necessità di avere un alloggio, di accedere ai servizi pubblici, all’eventuale opportunità di imparare la lingua inglese, alla disponibilità a prestare servizio come volontario ed infine alla necessità (o volontà) di instaurare contatti con le comunità culturali e religiose presenti sul territorio. Il rifugiato potrà inoltre ottenere uno speciale prestito ad interessi zero, il Refugee Integration Loan (Home Office, 2004). In contrasto con i toni permissivi della bozza della Strategia sull’Integrazione, la Strategia quinquennale per l’Asilo e l’Immigrazione del governo inglese, denominata “Controlling our Borders: Making Migration Work for Britain” (Home Office, 2005), enfatizza le restrizioni sui rifugiati: il diritto al lavoro e allo studio sarà assicurato solo a chi può . 73 portare vantaggi al Paese. La strategia prevede inoltre il fermo, e la successiva espulsione, di quanti non avranno ottenuto l’asilo; si propone di velocizzare le pratiche di richiesta di asilo oltre che di introdurre maggiori controlli ai confini, da realizzare anche attraverso il rilievo delle impronte digitali. Nel Regno Unito è stato introdotto negli anni ’80 il Programma Welfare to Work che esprimeva la volontà del governo di sostituire le iniziative di supporto passivo alla disoccupazione, fino ad allora le uniche adottate, con nuove misure “attive”, vale a dire misure che incoraggiassero le persone ad iniziare a lavorare. In un primo momento i risultati conseguiti dal programma furono definiti “rattoppi” e comunque “non decisivi” (Hirsch & Millar, 2004). Quella del Welfare to Work era inoltre considerata una politica di “workfare” che “rafforzava l’occupazione a spese del benessere” (Peck, 2001). Il New Deal, invece, con l’introduzione di innovative agevolazioni fiscali, finalizzate ad incentivare l’occupazione, rappresenta lo sforzo più sistematico per far sì che le persone inizino a lavorare o s’impegnino nella ricerca di un’occupazione. Fra le numerose prescrizioni, esso individua come requisiti necessari per ottenere un sussidio di disoccupazione che la persona in età lavorativa che ne fa richiesta svolga almeno un colloquio di lavoro prima di ottenerlo. Gli incentivi fiscali del New Deal sono stati introdotti a scaglioni a partire dal 1999: la Working Families Tax Credit ha sostituito la Family Credit nell’aiutare le famiglie povere. Nel 2003 è stata introdotta la Child Tax Credit che prevede un assegno fisso ai genitori che hanno un basso reddito (che lavorino o meno). È prevista anche una piccola somma per le famiglie con molti bambini. La Working Tax Credit è assegnata, per fasce di reddito, a chi ha un reddito basso, che sia un genitore o abbia più di 25 anni, e lavori a tempo pieno. Insieme al salario minimo, gli incentivi fiscali hanno contribuito ad svilupparel’occupazione, ad esempio i genitori single (che lavorano ma percepiscono un basso reddito) vengono aiutati attraverso la concessione di incentivi fiscali che si aggiungono allo stipendio già percepito. È . 74 tuttavia vero che i padri di famiglia che hanno uno stipendio basso sono destinati a rimanere poveri poiché gli incentivi fiscali, da soli, non consentono loro di superare la soglia della povertà (Hirsch and Millar, 2004). Consapevole del fatto che alcune categorie di persone incontrano maggiori difficoltà nel mercato del lavoro, il governo inglese ha avviato il Public Service Agreement. Esso è finalizzato ad aumentare il tasso di occupazione fra le persone appartenenti a categorie svantaggiate: i disabili, i genitori single, le minoranze etniche, gli over 50, chi possiede un basso titolo di studio o vive nei 30 Comuni definiti disagiati rispetto alle generali condizioni del mercato del lavoro. A partire dagli anni ’90, si è registrato per tutti i suddetti gruppi – tranne per chi non possiede un titolo di studio – un miglioramento della propria posizione sul mercato del lavoro: la crescita più ridotta del tasso di occupazione compete alle persone che appartengono ad una qualche minoranza etnica. Uno studio, condotto nel periodo 1992-2000 (Berthoud, 2002), ha esaminato la situazione di non-occupazione di 550.000 adulti, incluso chi era nella condizione di lavorare e chi invece non lo era (ad esempio i genitori single e i disabili). La ricerca ha individuato sei caratteristiche che possono ritenersi svantaggiose: struttura familiare in cui non c’è né partner né figli (o solo un genitore single), basso livello di istruzione o di abilità lavorative, un qualsiasi tipo d’invalidità, età superiore ai 50 anni, alti tassi di disoccupazione regionale, presenza di minoranze etniche (tranne quella cinese). Si è osservato che maggiori sono gli svantaggi da affrontare più è probabile che si rimanga disoccupati. Disabili È stimato siano circa 11 milioni gli adulti disabili nel Regno Unito, un quinto del totale della popolazione adulta. Solo il 50% dei disabili in età lavorativa è occupato (Cabinet Office, 2005). Un rapporto diffuso nel 2004 dal Department for Work and Pensions (DWP) sottolinea che nel Regno Unito si registra un tasso di occupazione al di sopra della media OECD per donne, uomini, lavoratori meno giovani (a tutti i livelli di abilità), ma il tasso di occupazione riferito ai disabili è fra i più bassi. . 75 Tra il 1979 ed 1997 il numero di persone che ha richiesto un sussidio d’invalidità si è triplicato. L’obiettivo del governo per il lungo periodo è assicurare che tutti i disabili abbiano un “pieno, valido ed equo ruolo nella società” attraverso il riconoscimento di diritti civili, l’istituzione di programmi d’inserimento e riabilitazione, l’introduzione di incentivi finanziari sugli stipendi e sussidi per chi non è in grado di lavorare, o per chi si prende cura di un disabile. Esistono una serie di iniziative che il governo inglese ha concepito per coloro ai quali è riconosciuta una percentuale di invalidità. ll Jobsearch Plus offre alcuni servizi d’inserimento e riabilitazione fra cui: i Disability Employment Advisers, il Job Introduction Scheme, il WORKSTEP, il New Deal for Disabled People (NDDP), l’Access to Work ed il Work Preparation. • I Disability Employment Advisers sono i consulenti del lavoro che si occupano delle persone disabili, la loro funzione è quella di aiutarli nella ricerca di un lavoro, con una consulenza finalizzata ad individuare un lavoro (o un tirocinio) idoneo, un programma di preparazione al lavoro e un aiuto nel successivo ingresso nel mondo del lavoro. Sono inoltre offerte delle consulenze psicologiche per consentire loro di effettuare più accurate valutazioni rispetto alle opportunità di lavoro disponibili e ai datori di lavoro che intendono attivare, o hanno già attivato, convenzioni per i disabili. • Il Job Introduction Scheme (Schema d‘Inserimento al Lavoro), attraverso il Jobcentre Plus prevede il pagamento di un sussidio ad un datore di lavoro per le prime sei settimane con possibilità di proroga. I lavoratori sono retribuiti secondo tariffa; il lavoro può essere a tempo pieno o part-time e deve durare almeno sei mesi. • Anche il Workstep è un programma di supporto al lavoro offerto dal Jobcentre Plus. È articolato in varie fasi; la prima consiste nell’aiutare il cliente a redigere un Piano di Sviluppo insieme al proprio datore di lavoro e nell’offrire assistenza pratica ad entrambi. Il secondo passo prevede il pieno inserimento del dipendente disabile nell’ambiente di lavoro; egli riceverà la paga di un collega non disabile che svolge la stessa mansione o una analoga. Il passo successivo prevede che il disabile passi in un tempo ragionevolmente breve (e nell’ipotesi di un pieno e rapido recupero dalla disabilità) dal lavoro agevolato a quello tradizionale. . 76 • Il New Deal per Disabili viene erogato attraverso speciali organizzazioni denominate Job Brokers: queste offrono assistenza nella ricerca del lavoro e per i costi di spostamento necessari a raggiungere il posto di lavoro, oltre ad informazioni sulle aziende dove sono offerti tirocini anche ai disabili. Istituito a luglio del 2001, il New Deal for Disabled People ha aiutato oltre 20.000 persone a trovare lavoro. Una critica mossa ai Job Brokers è che sono orientati a raggiungere i propri obiettivi prendendo in considerazione solo le persone che presentano livelli di disabilità tali da essere facilmente inseribili nel mercato del lavoro, trascurando i casi più gravi. • L’Access to Work offre un sostegno pratico e finanziario ai disabili che lavorano. L’aiuto consiste nell’accollarsi i costi aggiuntivi che derivano dall’inserimento di un disabile in un ambiente di lavoro, ad esempio l’adeguamento dei locali e delle attrezzature, le spese per gli spostamenti da (e verso) il posto di lavoro. Si rivolge a chi non lavora, o lavora o è un lavoratore indipendente e può fare domanda per un lavoro retribuito. • Il Work Preparation è un programma flessibile e personalizzato che assiste il disabile nella ricerca di un lavoro su misura. Dura circa sei settimane, ma può subire un prolungamento fino alla tredicesima. Oltre alle precedenti iniziative, il governo inglese ha introdotto alcuni programmi sperimentali che aiutano il disabile a mantenere il lavoro e ne favoriscono la riabilitazione (anche attraverso il contributo dei datori di lavoro). Nel 2003 è stata presentata un’ulteriore iniziativa, Pathways to work e che consiste in uno “schema personalizzato per chi richiede sussidi di invalidità”. Tale iniziativa prevede di fornire ai disabili il supporto di consulenti e facilitazioni nell’accesso ad alcune tipologie di aiuti quali il NDDP, il Work Preparation e altri servizi di riabilitazione. Prevede inoltre una maggiore flessibilità dei benefici governativi ed incentivi finanziari più cospicui. Oltre al Pathways to work, il governo ha annunciato la necessità di: migliorare l’inserimento del disabile nell’ambiente di lavoro, velocizzare le pratiche necessarie ad ottenere i sussidi d’invalidità, migliorare il Programma di accesso al lavoro e disporre, infine, di un consulente che aiuti il disabile nelle difficoltà che normalmente incontra. Sebbene ci sia stato un considerevole aumento del numero dei servizi legati all’impiego per i disabili, non sempre si è ricorso a tutte le . 77 agevolazioni disponibili. Escludendo le disposizioni del Servizio per l’impiego, uno studio condotto nel 2001 ha censito nel Regno Unito 2.520 progetti destinati all’inserimento nel lavoro e all’assistenza per mantenerlo, soprattutto nelle situazioni di malattia o indisposizione. Di questi, solo il 17% offriva informazioni ai disabili a prescindere dal loro tipo di invalidità; il gruppo a cui ci si è rivolti maggiormente era quello dei disabili con problemi di apprendimento (53% dei casi) o di salute mentale (46%). quattro mesi. Se entro questo periodo i giovani non hanno ottenuto un lavoro potranno usufruire di altre opportunità: sei mesi di lavoro retribuito attraverso una convenzione con qualche azienda, un’esperienza di sei mesi non retribuita (nel settore non profit o in un progetto di pubblica utilità) o eventualmente una formazione professionale a tempo pieno per un periodo fino a dieci mesi. Se a quella data il soggetto non avrà ancora un lavoro retribuito, la ricerca continuerà per altre 13 settimane. Tossicodipenti Tra marzo 2000 e ottobre 2001 è stata condotta una ricerca nel NordOvest dell’Inghilterra fra gli iscritti ai programmi dell’Eighteen education e del Training and Employment (ETE). Il campione era costituito da 70 individui che ricorrevano ai programmi ETE e risultavano essere tossicodipendenti (o erano inseriti in programmi di disintossicazione), da 40 professionisti ETE e da 20 altri lavoratori. La maggior parte di coloro che erano sotto trattamento farmacologico a causa di una tossicodipendenza, era disoccupata e molti di loro ricevevano indennità per malattia o invalidità. Più di un terzo alloggiava in ostelli o in sistemazioni precarie. Si è osservato, inoltre, che il consumo di droga aumenta nelle famiglie caratterizzate dalla presenza di un solo genitore o con altri membri che fanno già uso di droga, così come fra le persone che hanno vissuto l’esperienza di un divorzio. Più di tre quarti degli adulti tossicodipendenti ha precedenti penali, la maggioranza vive in aree svantaggiate. Secondo le agenzie per l’impiego, molti consulenti non sono preparati alle problematiche legate alla tossicodipendenza e hanno poco tempo per occuparsi dei problemi di salute e sociali delle persone che ricorrono ai loro servizi. Le proposte occupazionali offerte ai tossicodipendenti risultano essere di basso profilo, spesso si tratta di tipologie di lavoro cui è riconosciuta una bassa retribuzione o che risultano rifiutate dalle persone non svantaggiate. Uno studio condotto da Lakey ed altri, nel 2001, ha analizzato le forme di assistenza ricevute dai giovani con svantaggi plurimi nella fase della ricerca di un impiego. I risultati si basano su interviste fatte a 49 giovani selezionati dai Servizi per l’impiego sui candidati al NDYP. Le difficoltà da loro incontrate includevano la mancanza di una casa, l’essere disabile, la scarsa salute mentale, problemi di istruzione e di lingua, problemi con la legge, problemi di alcool e di droga, e l’allontanamento dalle famiglie di origine. Più di due terzi degli intervistati ha avuto esperienze di lavoro a tempo determinato, o svolto un lavoro occasionale o part-time. Alcuni giovani hanno tratto vantaggio dai consulenti personali previsti dal NDYP, altri dichiarano di non averne beneficiato affatto. Infine, alcuni giovani valutano positivamente l’esperienza del tirocinio svolto in specifici settori: vi era entusiasmo durante i periodi di prova ma c’è stata grande delusione quando le offerte di lavoro non si sono materializzate in contratti di lavoro stabili. Giovani con svantaggi plurimi Il New Deal per i Giovani (NDYP) si propone di aiutare i giovani di 18-24 anni che non lavorano da almeno sei mesi o che appartengono a categorie svantaggiate, come ad esempio i disabili o gli ex-carcerati. Tale programma è obbligatorio per chi desidera ricevere sussidi lavorativi. Una delle sue priorità è fornire assistenza sociale, definita gateway, attraverso dei consulenti personali che valutano i singoli casi, procurano loro un colloquio di lavoro e offrono il proprio aiuto per un arco temporale di . 78 Genitori single Circa i due terzi delle famiglie senza lavoro sono gestite da genitori single. Il governo intende aumentare il tasso di occupazione all’interno di questa categoria sociale allo scopo di ridurre il numero di bambini che vivono in famiglie povere. Nel 2002, circa il 50% delle madri single aveva un lavoro stipendiato o iniziava a lavorare; tra il 2003 ed il 2004 questi valori sono però diminuiti di circa 2,5 punti percentuali. La strategia del governo destinata ai genitori single prevede una serie di colloqui da svolgere con i consulenti personali del Jobcentre Plus. Inoltre, offre assistenza ai loro figli attraverso il National Childcare Strategy and Sure Start: si tratta di incentivi fiscali ed aiuti finanziari previsti dal New Deal per i genitori single (NDLP). Vi è inoltre una guida per i genitori più svantaggiati finalizzata al miglioramento delle loro competenze settoriali e lavorative. Fra le agevolazioni previste dal New Deal . 79 per i Genitori Single (NDLP) vi sono infine dei sostegni a quanti di loro non lavorano, o lavorano meno di 16 ore a settimana, ma anche per chi ha il figlio più piccolo di età inferiore ai 16 anni. Il sostegno è fornito attraverso consulenti personali che aiutano a trovare un lavoro (o un tirocinio) su misura, offrono consigli sulle implicazioni finanziarie del lavoro, rimborsano parte dei costi sostenuti per gli spostamenti e per la cura dei figli. Una recente, e più restrittiva, regola, prevede che i genitori single, con figli con meno di 14-15 anni, ricerchino e sostengano colloqui di lavoro in modo più intensivo. Minoranze etniche Il tasso di occupazione delle minoranze etniche è del 58%; quello riferito alla popolazione totale si attesta invece intorno al 75%; lo scarto è rimasto costante durante gli ultimi dieci anni. Esistono differenze tra i gruppi etnici: le persone di origine indiana registrano un discreto successo nel mercato del lavoro (70% di occupati) mentre le donne pakistane e bengalesi raggiungono un tasso di occupazione del 16%. In generale, i maschi pakistani, bengalesi ed i neri dei Caraibi sperimentano una disoccupazione più alta e guadagni più bassi rispetto ai bianchi. Di recente è stata istituita una task force per l’occupazione rivolta alle minoranze etniche così da attuare la nuova strategia voluta dal Primo Ministro; essa si basa su tre punti chiave: sviluppo dell’occupazione, pari opportunità sul posto di lavoro, creazione di contatti fra le persone ed il mondo del lavoro. Rispetto a quest’ultimo obiettivo, il Jobcentre Plus ha indirizzato i suoi sforzi su 258 aree caratterizzate da un’elevata concentrazione di minoranze etniche e di persone senza lavoro. Anche il DWP ha introdotto un servizio per le minoranze etniche. Nell’aprile del 2004 ai manager del Jobcentre Plus è stato assegnato un sostanzioso fondo per studiare soluzioni innovative da destinare alle aree con elevata presenza di minoranze etniche. Over 50 Il Dipartimento dell’Industria e del Commercio (DTI) vigila sulla corretta applicazione della Direttiva 2000/78/EC che include, fra l’altro, i provvedimenti sull’età lavorativa. La linea scelta dal governo inglese prevede una serie di testi legislativi finalizzati a ridurre le discriminazioni che si verificano nell’ambiente di lavoro a causa dell’età dei lavoratori. Tali provvedimenti posticipano l’età pensionabile e di fatto aumentano il numero dei lavoratori non più giovani. . 80 Già nel maggio del 1997 il governo inglese aveva annunciato la volontà di studiare il modo migliore per ostacolare le discriminazioni sul lavoro causate dall’età dei lavoratori. I risultati di questa ricerca sono stati resi noti nell’Action on Age (il rapporto della Commissione sulla Discriminazione sull’Età dell’Impiego) pubblicato nel 1998 a cura del Dipartimento per la Formazione e l’Impiego (DfEE). Questa ricerca faceva riferimento ad un precedente studio, anche questo commissionato dal DfEE nel 1996, ed intitolato Caratteristiche dei Lavoratori più Anziani (Stephen McKay & Sue Middleton, 1998). L’obiettivo di simili ricerche era quello di analizzare gli effetti dell’età sull’attività produttiva di un lavoratore ed analizzare le caratteristiche dei lavoratori più anziani utilizzando dati provenienti dalla Family and Working Lives Survey, un’indagine sulla vita familiare e lavorativa degli inglesi. Lo studio ha concluso che “…raggiunti i 50 anni, aumentano i rischi di perdere il lavoro divenendo disoccupati o inattivi, e diminuiscono inoltre le possibilità di reintegro in un lavoro retribuito per coloro che erano disoccupati o inattivi”. La Commissione sulla discriminazione sull’età dell’impiego, tuttavia, ha trascurato di considerare l’età dei pensionamenti e cosa accade ai lavoratori una volta andati in pensione. La giustificazione ufficiale è stata che “l’età del pensionamento è fuori dallo scopo della consultazione, come anche altri termini o condizioni d’impiego: essa è materia di negoziazioni tra i singoli datori di lavoro e i loro dipendenti, o i rappresentanti di questi”. Nel novembre del 1998 il governo ha istituito una commissione per valutare il Code of Practice for Age Diversity in Employment. Si trattava di un codice di regole che riguardava gli effetti della diversità d’età nell’impiego: nel caso in cui il codice avesse ricevuto una valutazione negativa (e si avesse certezza che la valutazione fosse stata condotta in modo trasparente) sarebbe stato necessario introdurre una legge ad hoc. Il governo ha pubblicato per intero i risultati della valutazione sul Codice, che è stato definito un fallimento. Tuttavia, in un successivo rapporto sull’impatto del Codice (commissionato dal Dipartimento del Lavoro e delle Pensioni nel 2001) si affermava che “solo poche persone che hanno preso parte alla ricerca (sia datori di lavoro che impiegati) hanno potuto esprimere un commento spontaneo sulla proposta del governo”. . 81 È infatti successo che solo il 9% dei datori di lavoro, e meno dell’1% dei dipendenti, abbia visionato il Codice. Una precedente valutazione del Codice, condotta nel periodo 1999-2000 su un significativo numero di datori di lavoro, ha confermato che essi avevano una visione stereotipata sull’argomento (si veda Jones, Valutazione sul Codice di Regole per le diversità d’età nell’Impiego. Riassunto dei risultati, 2000, DfEE). Il rapporto finale di valutazione concludeva che il Codice era considerato positivamente ma gli intervistati si aspettavano che fosse tramutato al più presto in legge. Nel dicembre 2001 il governo ha pubblicato un ulteriore documento consultivo, Towards Equality and Diversity: Implementing the Employment and Race Directives a cura del Dipartimento dell’Industria e del Commercio: esso recepiva le Direttive Ue numero 43 e 78 del 2000. Un intero capitolo del documento era dedicato al problema dell’età lavorativa, venivano identificati i principali argomenti ed i punti di vista più accreditati. Questi ultimi riguardavano: la discriminazione – diretta o indiretta – causata dall’età lavorativa, l’assunzione, la selezione e la promozione dei lavoratori non più giovani, l’apprendimento, i requisiti occupazionali, i benefits monetari e non, la disoccupazione ed il pensionamento. Nel luglio 2003 il governo ha pubblicato una successiva ricerca, Age Matters Equality and Diversity, il cui scopo era quello di realizzare un cambiamento culturale nella società inglese, ritenuto condizione necessaria per la soluzione del problema dell’età lavorativa (e pensionabile). Questo cambiamento culturale sarebbe stato affrontato in un successivo momento attraverso un testo legislativo che avrebbe dovuto creare un nuovo equilibrio fra le parti sociali, riducendo alcune tipologie di costi aziendali per i lavoratori non più giovani. È stato così che il governo ha proposto, nel 2003, una serie di iniziative a proposito di: - salute, sicurezza e welfare (ad es. la protezione dei lavoratori più giovani); - agevolazioni nella pianificazione dell’impiego (ad es. presso imprese con molti dipendenti vicini all’età pensionabile); - speciali requisiti di addestramento destinati ad alcune categorie professionali (ad es. i controllori di volo); - incoraggiamento e premi all’affidabilità del lavoratore; - necessità di raggiungere un sufficiente periodo di occupazione prima di poter andare in pensione. . 82 La novità dell’ Age Matters Equality and Diversity è stata quella di contenere un nuovo approccio, diverso dalla semplice rimozione dell’obbligo dell’età pensionabile: i datori di lavoro potevano chiedere ai dipendenti di andare in pensione ad un età di 70 anni, senza dover giustificare la loro decisione. Tuttavia la data di adozione del provvedimento non era chiara e non si capiva bene quando quest’ultimo sarebbe andato in vigore. Ciò consentiva ai datori di lavoro di prepararsi alla nuova regolamentazione. Il ritardo dipendeva da un disaccordo interno al governo riguardo due alternative: una prevedeva l'abolizione dell'età di pensionamento contrattuale ed obbligatoria, l’altra suggeriva di fissare a 70 anni l’età oltre la quale i datori di lavoro avrebbero potuto congedare gli impiegati senza dover rispettare l’obbligo della giusta causa o della ragionevolezza. Non tutti i datori di lavoro erano infatti favorevoli all’imposizione di un’età predefinita. In Inghilterra, la maggior parte delle persone va in pensione prima dell’età di pensionamento ufficiale. Una ricerca rivela che circa un terzo di quelli che cominciano a ricevere la pensione ha meno di 54 anni e circa due terzi meno di 59 anni (Early retirement schemes still the norm in final salary schemes, IDS Pensions Bulletin 160 Novembre 2002, pag. 4). Secondo la Government Green Paper, Working and Saving for Retirement, redatta a cura del Dipartimento per il Lavoro e le Pensioni nel 2002, l’età media di pensione è 62,6 anni fra gli uomini e 61,1 fra le donne. Alla fine del 2004 il governo ha fissato a 65 anni l'età di pensionamento, riconoscendo ai dipendenti la possibilità di lavorare ulteriormente previo consenso del datore di lavoro. 2. Politiche passive Molti sono i programmi di sostegno al reddito e quelli che prevedono l’erogazione di sussidi a vario titolo, programmi che rappresentano le cosiddette “politiche passive” per l’occupazione in quanto non incoraggiano il destinatario ad attivarsi pienamente per la ricerca di un’occupazione. Molte sono anche le strategie del governo inglese che incoraggiano i beneficiari di tali programmi ad uscirne definitivamente. Fra queste vi è la recente fusione del Benefit Office e dei Jobcentres nel Jobcentre Plus che assegna importanti e decisivi poteri ai consulenti per- . 83 sonali. Questi ultimi, a propria discrezione, progettano programmi personalizzati per chi si rivolge ai servizi del Jobcentre Plus. Per l’occasione è stato stanziato un Adviser Discretion Fund. Esistono tre tipologie di indennità concepite per i disoccupati: Jobseeker’s Allowance (assegno per chi cerca lavoro), Income Support (sostegno al reddito) e Incapacity Benefit (indennità di invalidità). Il reddito integrativo (o supporto al reddito) può essere richiesto dai disoccupati che non rientrano nei requisiti previsti per il primo. Diritti del disoccupato Si definisce disoccupato, e può accedere ai benefici previsti, una persona che: - è in grado di lavorare; - è disponibile a farlo; - sta attivamente cercando un lavoro. La prima condizione non è determinante per l’ottenimento dell’indennità d’invalidità. Chi ha richiesto, senza interruzioni, l’indennità di disoccupazione per 6 mesi (o più) acquista lo status di disoccupato di lungo termine. Lo status di disoccupato consente di accedere a numerosi servizi, non solo finanziari. Fra questi vi è la possibilità di svolgere una serie di incontri con un consulente personale (Work Focused Interviews), incontri obbligatori per chi intende richiedere uno dei sussidi previsti per chi è in cerca di lavoro. Esistono anche altre iniziative governative, ad esempio il Work Based Learning for Adults, finalizzato a sviluppare le competenze di chi cerca lavoro (anche le competenze di base come saper leggere, scrivere, far di conto ecc.). Il Programme Centres fornisce, inoltre, consigli su come cercare lavoro ma anche francobolli, articoli di cancelleria ecc. Esiste infine il New Deal, un pacchetto integrato di servizi destinati alle categorie di persone che più frequentemente incontrano difficoltà nella ricerca del lavoro, ad esempio genitori single, giovani, disabili ecc. Perdita dello status di disoccupato La mancata disponibilità a lavorare o uno scarso impegno nella ricerca di un’occupazione comportano delle sanzioni; esse hanno tutte una natura fi- . 84 nanziaria e portano alla perdita dello status di disoccupato e ad una riduzione delle relative indennità. A chi, dopo aver avuto una proposta di lavoro, non si rende disponibile a svolgerlo viene revocata la Jobseeker’s Allowance e sono riconosciuti i valori più bassi del sostegno al reddito o dell’indennità d’invalidità. Dal momento che cercare attivamente un lavoro è il requisito settimanale per ottenere la Jobseeker’s Allowance, è prevista la revoca per ciascuna settimana in cui la ricerca non sia stata realmente attiva. Esistono inoltre sanzioni per chi è disoccupato senza un ragionevole motivo, per chi ha volontariamente lasciato un lavoro, l’abbia perso a seguito di una condotta riprovevole o l’abbia rifiutato perché non lo riteneva appropriato. La sanzione prevista in questi casi comporta una riduzione dell’indennità del 20% o del 40% per un periodo che varia fino a 26 settimane. Sanzioni che consistono in una riduzione dell’indennità fra il 20% ed il 40% per quattro settimane sono previste invece per chi non partecipa a nessuno dei programmi di lavoro). Criteri di attribuzione dello status di disoccupazione ed effetti sul relativo tasso. Con il susseguirsi dei vari governi inglesi, i criteri per attribuire lo status di disoccupato sono divenuti sempre più rigidi. Ciò non ha però avuto un significativo impatto sul tasso di disoccupazione ma piuttosto sul corrispondente valore della definizione legale di questo; è stato registrato, infatti, un rapido incremento del numero di richieste di sussidi d’inabilità al lavoro. Durante il periodo 1991-2001, le richieste di disoccupazione sono diminuite del 57% mentre il numero richiesto di giorni di invalidità è aumentato di oltre il 52%. Requisiti per ottenere gli altri sussidi di disoccupazione Per candidarsi al Jobseeker’s Allowance bisogna aver corrisposto un certo numero di contributi all’Assicurazione Nazionale. In particolare, è necessario aver corrisposto l’imposta sul reddito negli ultimi due anni precedenti la richiesta, ma devono essere soddisfatte due ulteriori condizioni. La prima prevede che, relativamente ai guadagni superiori di almeno 25 volte il limite inferiore di guadagno (stabilito dallo Stato), siano stati corrisposti all’Assicurazione Nazionale – in almeno uno degli ultimi due anni – i contributi previsti per i cosiddetti “lavoratori dipendenti di classe 1”. Inoltre il contribuente deve aver pagato (o deve essergli stata accreditata), con classe 1 dei contributi previsti dall’Assicurazione Nazionale, una tassa sui guadagni superiori di almeno 50 volte il limite infe- . 85 riore di guadagno previsto per quell’anno. Il sistema dell’Assicurazione Nazionale prevede inoltre il calcolo di alcuni crediti (un credito settimanale corrisponde al limite inferiore di guadagno) che saranno riconosciuti per i periodi in cui si riceve il salario, ma anche per i periodi coperti dalla richiesta di assegno o per quelli in cui si è frequentato uno dei corsi di formazione riconosciuti dallo Stato (Jobseekers Act, 1995). La Jobseeker’s Allowance viene erogata attraverso un assegno settimanale che varia in ragione dell’età del disoccupato. Sono previste tre fasce: -16-17 anni £33.50; -18-24 anni £44.05; -25 anni e oltre £55.65; L’assegno sarà corrisposto per le 26 settimane successive la data di richiesta, esclusi i primi tre giorni. Trascorso tale periodo il disoccupato avrà accesso all’Income Support (Jobseekers Act, 1995). In presenza di altri redditi l’indennità di disoccupazione si riduce: nessuna modifica è prevista per le pensioni personali, o professionali, inferiori a 50 sterline settimanali e oltre tale soglia il diritto all’indennità è ridotto di pari misura. L’indennità si riduce anche nel caso in cui l'individuo abbia depositato dei risparmi o percepisca un reddito da lavoro part-time. Esistono inoltre prestiti ad interessi zero per i disoccupati. Fra questi: i Prestiti Occasionali (somme fra 30 e 1.000 sterline per sostenere spese straordinarie), i Prestiti per Emergenze o disastri e il Child Premiums, amministrato dall’Ufficio delle Imposte, che consiste in un credito sulle tasse per aiutare i genitori nella crescita dei figli. Altre iniziative governative sono state istituite allo scopo di aiutare i disoccupati che rientrano nel mercato del lavoro; fra questi vi sono gli sgravi fiscali per chi ricomincia a lavorare. Ridurre la pressione fiscale che grava su alcune categorie di lavoratori (ad esempio quelli poco qualificati) è infatti necessario per evitare che il loro rientro nel mercato del lavoro faccia registrare, a causa del salario minimo e della perdita dell’indennità di disoccupazione, un peggioramento alla loro condizione finanziaria. Il Job Grant concede 100 sterline ai single e alle coppie senza figli e 250 sterline ai genitori single e alle coppie con figli, per aiutarli nel periodo compreso fra la perdita dell’indennità (causata dall’aver trovato un lavoro) ed il pagamento del primo salario, soprattutto nel caso di datori di lavoro insolventi. Anche gli effetti dell’Housing Benefit e del Council Tax Benefit Run On, a cui si è accennato prima, continuano dopo che il richiedente ha trovato lavoro. Per risparmi superiori alle 3.000 sterline, la riduzione dell’indennità è di 1 sterlina ogni 250 sterline di risparmi, e sarà revocata completamente oltre le 8.000. Per guadagni da lavoro part-time con orario inferiore a 16 ore (e 24 ore per l’eventuale partner) l’indennità viene ridotta di 1 sterlina per ogni ora che eccede la sedicesima. Oltre le 24 ore è prevista una riduzione tra 5 e 20 sterline a seconda delle circostanze. Allo scopo di incoraggiare i disoccupati a prendere in considerazione proposte di lavoro che abbiano poca attinenza con le loro precedenti esperienze lavorative e competenze professionali, aumentando così la gamma delle opportunità, l’Employment on Trial consente di interrompere volontariamente un nuovo rapporto di lavoro per un periodo compreso fra le 4-12 settimane dall’inizio del lavoro senza le previste sanzioni riferite all'assegno per chi cerca lavoro. Altre tipologie di supporto al reddito I disoccupati possono fare richiesta per ottenere aiuti destinati a coprire le spese abitative attraverso l’Housing Benefit, se vivono in affitto, o il Mortgage Interest Linking se sono proprietari delle case in cui vivono. L’Housing Benefit rimborsa fino al 100% del canone di affitto a seconda delle circostanze e, in caso di ipoteca, paga gli interessi fino ad un periodo massimo di 52 settimane. Il Council Tax Benefit si fa carico fino al 100% delle imposte comunali sulla casa (fino al 25% per quelle del partner). Merita di essere accennato il sistema di gestione delle indennità e dei sussidi che storicamente spettava agli Uffici per i Sussidi di Disoccupazione (Unemployment Benefit Offices), mentre i servizi attivi per il lavoro erano di competenza dei Jobcentres. La nascita del Jobcentre Plus ha di fatto riunito i due precedenti enti al punto da far quasi coincidere il pagamento delle indennità di disoccupazione con la richiesta di un lavoro ed il sostegno durante la ricerca di questo. Inoltre, sono state apportate modifiche alla legislazione relativa al Jobseeker’s Allowance: . 86 . 87 la procedura per ottenere l’assegno prevede ora un maggior numero di requisiti da soddisfare, fra cui dimostrare che si sta cercando attivamente un lavoro e l’obbligo della firma settimanale da depositare presso un Jobcentre per un periodo di sei settimane dopo la 13° trascorsa senza lavorare. Oltre all’obbligo di cercare in modo attivo un lavoro, il pagamento delle indennità di disoccupazione dipende anche da altre prescrizioni ed istituti. Intanto esiste un regime di sanzioni da applicare a chi fallisce nella ricerca del lavoro o non si rende disponibile a qualunque proposta. Per poter frequentare i Jobcentres è necessario depositare una firma a cadenza settimanale, oltre che presentare una dichiarazione scritta in cui si afferma che nella settimana precedente si è cercato attivamente un lavoro o si era disponibili a qualunque proposta. Spesso è necessario dimostrare con documenti o prove quanto dichiarato. Solo chi soddisfa queste prescrizioni può svolgere i colloqui con gli esperti ed i consulenti personali del Jobcentre. Durante tali incontri vengono in genere esplicitati gli ostacoli incontrati nella ricerca e si tenta di superarli insieme. Le informazioni raccolte durante i colloqui saranno, infatti, usate per pianificare altri interventi inseriti nei Programmi per l’Impiego. Sostenere questi colloqui è il requisito necessario per poter ottenere la Jobseeker’s Allowance. Il primo di questi colloqui deve essere svolto in concomitanza della richiesta di indennità, il secondo dopo 13 settimane, il successivo dopo 26 settimane ed infine ogni 26 settimane dal primo ingresso nel New Deal. La presenza a tutti i colloqui è un requisito per ottenere le indennità. La partecipazione attiva al programma del New Deal diviene obbligatoria dopo 26 settimane per chi ha 18-24 anni, dopo 78 settimane per chi ha più di 25 anni. (Fraud Strategy Unit). Il Counter Fraud Investigation Service ed il Programme Protection Division, inoltre, indagano sulle richieste di sussidi per conto del DWP: sono oltre 3.000 le indagini svolte ogni anno. Attraverso l’Income Support and Jobseekers’ Allowance, il governo punta a ridurre del 50% entro il 2006 le frodi e gli eventuali errori nell’attribuzione dei sussidi. La maggior parte degli ispettori del Counter Fraud Investigation Service opera nelle località di provincia; il loro obiettivo è quello di individuare chi dichiara il falso nelle richieste dei sussidi. Esistono squadre specializzate che operano con l’HM Customs and Exercise e con l’Immigration and Nationality Directorate e che indagano sui datori di lavoro complici dei lavoratori. Una speciale rete operativa affianca le indagini attraverso il monitoraggio delle modalità con le quali vengono attribuiti i sussidi, raccogliendo dati ed analizzandoli. Tutto ciò viene svolto impiegando gli ampi poteri che il Social Security Fraud Act del 2001 ha riconosciuto al DWP e che gli consentono di ottenere le informazioni necessarie alle proprie indagini direttamente dalle banche, dalle società di costruzione e dalle compagnie telefoniche. Nel caso di frodi accertate, i provvedimenti intrapresi prevedono la revoca dei sussidi oltre che azioni giudiziarie. Vale la pena in questa sede citare alcuni dati riguardanti le frodi in materia di percepimento dei sussidi di disoccupazione. I dati di Contabilità Nazionale pubblicati dall’ONS suggeriscono che nel Regno Unito, nel 2002, gli interventi di regolarizzazione dei redditi in precedenza non dichiarati hanno portato nelle casse dello Stato circa 17 miliardi di sterline: l’1,67% del PIL. Al momento il DWP è impegnato a combattere l’uso fraudolento dei sussidi che pesa sul bilancio dello Stato circa 2 milioni di sterline l’anno; a tal proposito è stata istituita l’Unità Strategica contro le Frodi . 88 . 89 4. Il Dialogo Sociale 1. Le parti sociali Le organizzazioni dei datori di lavoro La seconda parte del Trade Union and Labour Relations Act del 1992 disciplina le associazioni dei datori di lavoro: esse possono essere provvisorie o permanenti. Risultano costituite da gruppi di datori di lavoro (o imprenditori) riuniti in enti costituenti o in organizzazioni affiliate. Le principali finalità di tali organizzazioni consistono nel disciplinare le relazioni tra i datori di lavoro e i lavoratori o i sindacati. È stato istituito a tal proposito il Certification Officer (CO) che ha l'obbligo di tenere gli elenchi delle associazioni di datori di lavoro e renderli disponibili ad eventuali ispezioni pubbliche che potranno essere svolte in qualunque momento, gratuitamente. Non è tuttavia obbligatorio che le associazioni di datori di lavoro facciano domanda per essere inserite negli elenchi. Secondo il rapporto annuale del CO, alla fine di marzo 2004 esistevano 85 associazioni di datori di lavoro registrate e 80 non registrate, per un totale di 256.263 iscritti ed un patrimonio complessivo di circa 376.671.000 sterline. Le associazioni di datori di lavoro possono essere enti pubblici o associazioni senza alcuna personalità giuridica. Quale che sia la loro natura possono stilare contratti, chiamare (o essere) chiamati in giudizio dai lavoratori. Così come per i sindacati, tali associazioni fanno riferimento alla legge che disciplina le relazioni tra datori di lavoro e lavoratori. I Sindacati Per tutti gli anni ’80 ed i primi anni ’90, una serie di leggi ha limitato la libertà di azione dei sindacati e dei loro iscritti. Molte di queste misure legislative fanno parte del Trade Union and Labour Relations (Consolidation) Act del 1992 (il cosiddetto TULRCA) che definisce il diritto all'associarsi ed esplicita i diritti degli iscritti e dei sindacalisti. Il governo laburista del 1997 ha apportato leggere modifiche alla legge del 1992. Una delle storiche lotte dei lavoratori era stata quella per il diritto ad as- . 91 sociarsi in sindacati e non essere discriminati per questa scelta dal governo o dai datori di lavoro. In tempi più recenti il movimento sindacale si è ridotto di dimensioni e, forse, in potere: nel 1979 risultavano 13,2 milioni di iscritti, nel 2003 circa 7,7 milioni. Non ci sono sufficienti prove a dimostrare che esiste un rapporto causa-effetto tra la diminuzione degli iscritti ai sindacati e la presenza di governi conservatori del periodo 1979-1997. Assai più clamorosa è stata la riduzione degli scioperi. Nel 1979, sebbene sia stato un anno particolare, furono perse circa 29.747.000 giornate lavorative e nei primi quattro mesi del 2003 solo 500.000 giornate. Uno dei vantaggi dei sindacati iscritti all'elenco del Certification Officer è quello di poter richiedere ed ottenere un certificato che attesti la propria indipendenza politica, condizione necessaria per poter ottenere i benefici statutari durante le contrattazioni con i datori di lavoro ed il governo. I lavoratori iscritti ad un sindacato indipendente non possono subire ritorsioni perché hanno chiesto di riunirsi, si sono riuniti o hanno preso parte alle attività del sindacato. Il CO può ritirare il certificato se ritiene che il sindacato non sia più indipendente. Riconoscimento Per riconoscimento di uno o più sindacati da parte di un datore di lavoro s’intende una speciale caratteristica attribuibile al sindacato e definita nella sezione 178 del TULRCA; in essa vengono precisate le regole cui il datore di lavoro deve sottostare nel caso in cui interagisca con un sindacato che ha ottenuto il riconoscimento per rappresentare legittimamente la forza lavoro che si trova alle dipendenze di quel datore di lavoro. Ai lavoratori iscritti presso un sindacato che ha ottenuto il riconoscimento da parte del datore di lavoro, sono assegnati diversi benefici, fra cui la possibilità di ottenere permessi per adempiere ai doveri e alle attività del sindacato. Inoltre, hanno il diritto ad essere consultati su importanti questioni aziendali quali ad esempio: il trasferimento della sede dell’azienda, gli esuberi di personale, le questioni relative alla salute e alla sicurezza dei lavoratori e, in generale, essere informati su tutte le questioni che riguardano la contrattazione collettiva. Prima dell’Employment Relations Act del 1999, la decisione se riconoscere o meno un sindacato spettava al solo datore di lavoro e ciò spiega probabilmente la circostanza che nel Regno Unito la maggioranza dei la- . 92 voratori non aveva un contratto di lavoro riconducibile alla contrattazione collettiva. I contratti collettivi nazionali coprivano solo il 36% dei dipendenti britannici, con una rilevante differenza tra la copertura registrata nel settore privato (22%) e quella riconducibile al settore pubblico (73%). Negli altri Paesi comunitari la diffusione dei contratti collettivi nazionali è assai diversa: in Francia ed in Svezia si registra il 90% di copertura complessiva, in Portogallo l’87% ed in Germania il 67%. In una sezione del TULRCA si fa riferimento all’elenco dei sindacati che hanno ottenuto il riconoscimento rispetto alle contrattazioni collettive. Tale elenco è entrato in vigore nel giugno del 2000. Le procedure per chiedere il riconoscimento sono lunghe e complesse. Sono eleggibili solo i sindacati che risultano indipendenti rispetto ai partiti politici e che possono dimostrare di avere un appoggio molto esteso in termini di adesioni da parte dei lavoratori. L'unità di contrattazione deve essere chiaramente definita sebbene esistano eccezioni per le piccole società. È sempre nel TULRCA che si prescrive al datore di lavoro, che ha riconosciuto un sindacato indipendente, l’obbligo di comunicare ad esso tutte le informazioni che riguardano la contrattazione collettiva, soprattutto se si tratta del sindacato scelto come rappresentante per quelle contrattazioni. Esiste un codice (il cosiddetto Codice ACAS) che esplicita, con una serie di esemplificazioni, la natura di queste informazioni. Si tratta delle informazioni relative all'impresa, alle paghe e ai benefit, alle condizioni di lavoro, alla manodopera, alla produttività e alla situazione finanziaria dell’azienda. Sebbene ritenuto una guida assai valida, il Codice ACAS non sempre riesce a fornire informazioni esaustive ed è per questo motivo che è stato introdotto il cosiddetto “principio delle buone pratiche nelle relazioni industriali”. Esso, fra le altre cose, indica le modalità con le quali devono essere avanzate le richieste di informazioni da parte del sindacato e come dovranno essere fornite le repliche del datore di lavoro. In generale un datore di lavoro non è costretto a rivelare informazioni aziendali se: - ciò va contro gli interessi della sicurezza nazionale; - significherebbe contravvenire ad un divieto statutario; - si tratta di informazioni che il datore di lavoro ha appreso in via confidenziale; - si riferiscono specificamente ad un lavoratore (a meno che questi non abbia dato il proprio consenso); . 93 - possono arrecare un danno sostanziale all'azienda; - siano informazioni ottenute allo scopo di intraprendere (o difendersi da) qualche procedimento legale. La sezione 182 del TULRCA prevede altre limitazioni all’obbligo dei datori di lavoro di rivelare informazioni aziendali. In particolare: - il datore di lavoro non è tenuto a produrre alcun documento, o estratti di documenti, a meno che ciò non sia fatto allo scopo di rivelare o confermare informazioni; - il datore di lavoro non è obbligato a compilare, o elaborare, alcuna informazione che comporti un aumento di lavoro o una spesa sproporzionata al valore che queste informazioni avrebbero nello svolgimento della contrattazione collettiva. In caso di mancata rivelazione di informazioni aziendali, i sindacati devono rivolgersi al Comitato di Arbitraggio Centrale (CAC) che riferirà all’ACAS nel caso sia possibile una risoluzione. In caso contrario il CAC sentirà entrambe le parti: al datore di lavoro sarà dato un periodo, non inferiore ad una settimana, per diffondere le informazioni in questione. Se questi si rifiuta, il sindacato potrà presentare un'ulteriore protesta al CAC che sentirà di nuovo entrambe le parti, valuterà la fondatezza delle lamentele del sindacato e le giustificazioni addotte dal datore di lavoro e prenderà una decisione a favore dell’una o dell’altra parte, opportunamente motivata. È previsto che il CAC riconosca un risarcimento ai dipendenti coinvolti nella richiesta. Tale risarcimento dipenderà dai termini e dalle condizioni negoziate e specificate nella richiesta, o dalle valutazioni del CAC e che riguarderanno solamente le questioni nelle quali il sindacato è riconosciuto competente per gli scopi della contrattazione collettiva. L'inefficacia di questa legislazione sta nel fatto che tra il 1976 ed il 1997 il CAC ha ricevuto 463 segnalazioni di proteste da parte dei sindacati per mancata diffusione delle informazioni aziendali, con una media di 22 all’anno. Nei primi tre mesi del 2004 sono state ricevute solamente sei proteste: solo in due casi si sono svolte riunioni informali (in una delle quali si è giunti ad una soluzione volontaria), due altri casi sono stati ritirati perché risolti rapidamente. Non sono mai state prese decisioni formali. . 94 Informazioni e consultazione Nel Regno Unito, prima dell'Information and Consultation Regulations del 2004, erano poche le situazioni relative alle vertenze sindacali in cui vi era l’obbligo di consultare una legge. Tali situazioni includevano i casi di licenziamento collettivo e i trasferimenti della sede aziendale. Oggi invece il datore di lavoro ha l’obbligo di consultarsi, in tempi utili, con i dipendenti o con la rappresentanza sindacale su una serie di questioni di sicurezza, inclusa l’introduzione nel luogo di lavoro di qualsiasi iniziativa che possa compromettere la salute e la sicurezza dei dipendenti. Prima del 1995 l'unico requisito perché avvenisse questo genere di consultazione era che vi fossero sindacati riconosciuti a tale scopo, ma in una sentenza della Commissione europea contro il Regno Unito la Corte di Giustizia europea ritenne che in questo modo non si applicasse correttamente la precedente Direttiva; la possibilità di consultazione fu quindi estesa fino ad includere altri rappresentanti sindacali e non solo quelli riconosciuti dal datore di lavoro. In questo modo, per alcune situazioni è previsto l’obbligo di consultazione anche in assenza del sindacato riconosciuto per tale scopo. Quest’ultimo requisito è imposto dalla Health and Safety (Consultation with Employees) Regulations 1996 (HSCE Regulations 1996). L’effetto di tale approccio è stato esteso anche ad altre leggi che recepivano le Direttive comunitarie, ad esempio la legge sull’orario di lavoro del 1998 e la legge sui permessi di maternità ed i congedi parentali del 1999. Entrambe prevedevano un accordo predefinito fra le parti sociali che poteva variare nei singoli contratti collettivi (nel caso in cui ci fossero sindacati indipendenti riconosciuti per tale scopo) o negli accordi con la forza lavoro (nel caso ci fossero i rappresentanti dei lavoratori eletti o nominati dalla forza lavoro e non necessariamente riconosciuti dal datore di lavoro). In questo modo il datore di lavoro ha l’obbligo di consultare i rappresentanti dei dipendenti, nel caso in cui questi desiderino maggiore flessibilità nell’orario di lavoro o rispetto ai permessi parentali. Tali consultazioni convergono in accordi di forza lavoro. Sebbene l’Articolo 11 dell’Information and Consultation Directive indicasse il 23 marzo 2005 come termine ultimo per recepire le Direttive comunitarie, è stata prevista una dilazione per quegli Stati membri che, . 95 come nel caso del Regno Unito, non avessero ancora riformato il sistema legislativo riguardante la diffusione di informazioni aziendali e la consultazione con i sindacati. Tali regolamentazioni diventeranno effettive nell’arco di tre anni. Nel Regno Unito, nelle aziende con almeno 150 dipendenti esse sono entrate in vigore dal 6 aprile 2005, in quelle con almeno 100 dipendenti entreranno in vigore dal 6 aprile 2007, infine, in quelle con almeno 50 impiegati, il 6 aprile 2008. È prevista una definizione rigida di dipendente secondo cui risulta tale solo chi lavora con un contratto di lavoro. Il numero dei dipendenti è calcolato sulla base del valore medio registrato nei dodici mesi precedenti. I dipendenti, o i loro rappresentanti, possono richiedere dati su tale numero, e nel caso il datore di lavoro si rifiuti di farlo o lo faccia in modo errato, entro un mese il dipendente – o i suoi rappresentanti – potranno presentare un ricorso presso il CAC. È previsto che quest’ultimo possa intimare al datore di lavoro di diffondere le informazioni relative al numero di dipendenti; è facile intuire che si tratta di un’informazione cruciale: in base ad essa sarà infatti stabilita la posizione del datore di lavoro, e della sua azienda, rispetto alle Regolamentazioni in materia occupazionale. Il dialogo sociale All’interno di un ampio programma di concertazione, il governo inglese svolge ogni anno numerose consultazioni con le parti sociali. Può succedere che i dibattiti riguardino anche l’introduzione di nuove misure di protezione sociale, sulle quali i sindacati ed i datori di lavoro sono invitati ad esprimere il proprio parere. È assai raro, tuttavia, che si raggiunga una soluzione in breve tempo: l’idea di un’Europa in cui le parti sociali siano consultate e abbiano un ruolo decisivo nello sviluppo di alcune politiche occupazionali e sociali non è ancora una caratteristica tipica del Regno Unito. Esistono comunque numerose organizzazioni non governative ed enti che riuniscono al proprio interno rappresentanti dei sindacati e dei datori di lavoro, ma più che dell’attuazione di politiche statali, essi si occupano della loro formulazione. È utile ricordare in questa sede che le parti sociali del Regno Unito partecipano al processo di dialogo sociale all'interno dell'Ue: la Confederazione dell’Industria Britannica è membro dell’UNICE ed il Congresso dei Sindacati fa parte dell'ETUC. . 96 Appendice INDIRIZZI UTILI NEL REGNO UNITO MANCHESTER - CONSOLATO Rodwell Tower - 111, Piccadilly I.C.E - ISTITUTO NAZIONALE Manchester M1 2HY PER IL COMMERCIO ESTERO Tel. +44 161 - 2369024 37 Sackville Street, Londra W1s 3 DQ Fax +44 161 - 2365574 Tel. +44 20 - 77342412 [email protected] Fax +44 20 - 77342516 www.italianconsulate.co.uk/ [email protected] www.ice.gov.it/estero2/londra/defaultuff.htm BELFAST (ANTRIM) - CONSOLATO ONORARIO 42 Glenholm Drive, Belfast BT9 6LW AMBASCIATA D’ITALIA Tel. +44 2890 – 709415 14, Three Kings Yard, Londra W1K 4EH Fax +44 2890 - 381492 Tel. +44 20 - 73122200 Fax +44 20 - 73122230 GLASGLOW - CONSOLATO ONORARIO [email protected] 170, Hope Street, G2 2TW Glasglow www.embitaly.org.uk/ Tel. +44 141 - 3325822 LONDRA - CONSOLATO GENERALE LIVERPOOL - CONSOLATO ONORARIO 38, Eaton Place, Londra SW 1X 8AN 4 Mortimer Street Tel. +44 20 - 72359371 Birkenhead - Liverpool L4I 5EU Fax +44 20 - 78231609 Tel. +44 151 - 6662886 %[email protected] Fax +44 151 - 6662899 www.embitaly.org.uk/ [email protected] www.it-consul.org.u/k EDIMBURGO (SCOZIA) CONSOLATO GENERALE THE ITALIAN CHAMBER OF COMMERCE AND 32, Melville Street, Edinburgo INDUSTRY FOR THE UNITED KINGDOM Tel. +44 13 - 12263631, 12203695 1 Princes Street - W1B 2AY Londra Fax +44 13 - 12266260 Tel. +44 20 - 74958191 - Fax +44 20 - 74958194 [email protected] [email protected] www.italchamind.org.uk/ . 97 RAPPRESENTANZA DELL’UNIONE EUROPEA IN ITALIA Bibliografia e pagine web consultate Jean Monnet House - 8, Storey's Gate, Londra SW1P 3AT AMBASCIATA DI GRAN BRETAGNA IN ITALIA Tel +44 20 - 7973 1992 Via XX Settembre, 80/a - 00187 Roma Fax +44 20 - 7973 1900 Tel. +39 06 – 42200001 [email protected] Fax +39 06 - 48903217 www.cec.org.uk/ [email protected] H.Arksey - P. Thornton-J. Williams, Mapping Employment Focussed Services for Disabled People. In-house Report 93, HMSO, 2002. www.britain.it/ ISTITUTO ITALIANO DI CULTURA 39 Belgrave Square MILANO - CONSOLATO GENERALE Londra SW1X 8NX Via San Paolo, 7 - 20121 Milano Tel. +44 20 - 72351461 Tel. +39 02 - 723001 R.Berthoud, Multiple Disadvantage in Employment: A Quantitative Analysis. York Publishing Services, 2003. Cabinet Office Strategy Unit, Ethnic Minorities and the Labour Market: Final Report, March 2003, HMSO. Fax +39 02 - 86465081 E.N.I.T. - ITALIAN TOURIST BOARD [email protected] Cabinet Office Strategy Unit, Improving the Life Chances of Disabled People, HMSO, 2005. 1 Princes Street Londra W1R 8AY Tel. +44 20 - 7408 1254 T.Champion, Trends in Geographical Mobility in Britain. Performance and Innovation Unit Strategic Thinkers on Geographical Mobility, Thursday 6th June, 2002. 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