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L’AMATEUR PROFESSIONNEL
GIRADISCHI E BRACCIO
SME 20/12 e SME 312S
di Carlo D’Ottavi
È
nato prima l’uovo o la gallina? Nel caso della SME è possibile trovare una risposta certa al retorico quesito: è nato prima il braccio
312S e successivamente gli è stata dedicata una
base giradischi specifica per lui, nata come versione molto modificata del giradischi 20/2 già esistente. Alla SME sono famosi, dagli anni Sessanta
in avanti, per la qualità e precisione delle loro
costruzioni meccaniche e proprio i bracci sono diventati il prodotto simbolo
della fabbrica inglese, tanto da essere considerati unanimemente i
migliori o, come minimo, tra i migliori in assoluto. I vantaggi teorici di una versione da ben otto cm
più lunga dello standard sono legati alla riduzione dell’errore dovuto all’angolo di tracciamento. Tale angolo determina la divergenza tra
l’asse di lettura del fonorivelatore e quello della testina che ha inciso il solco del disco che
è sempre tangente alla spirale del solco stesso. Con
i tradizionali bracci imperniati tale errore è ben noto e ha due punti in cui è nullo, nei quali cioè i due
assi si sovrappongono perfettamente. In tutti gli
altri punti del disco invece c’è un errore, cioè un
angolo più o meno pronunciato, che determina di
conseguenza imprecisione nella lettura, leggi distorsione. Va da sé che un braccio che si muova tangenzialmente ha un errore di lettura pressoché nullo in qualsiasi punto del disco: peccato che sia di
realizzazione e funzionamento particolarmente
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Due capolavori meccanici pensati uno per l’altro per realizzare un monumento
dedicato al vinile, per esaltarne al massimo le qualità e dimostrare, se ancora ce ne fosse
bisogno, come solo il disco nero può regalarci emozioni così forti; un po’ come
trovarsi fra le mani e guidare una Formula 1.
complessi, il che si traduce in costi elevati! In teoria, un braccio imperniato di lunghezza infinita tende a sovrapporsi a uno tangenziale
e da qui nasce l’idea della convenienza nell’utilizzo di bracci più
lunghi dei tradizionali nove pollici. Per contro tale incremento dimensionale provocava dei problemi di rigidità e peso al punto
che per aver bracci da dodici pollici con un livello accettabile di rigidità bisognava ricorrere a notevoli rinforzi e quindi a una massa decisamente maggiore, sopportabile solo da
alcuni particolari fonorivelatori, come la serie
SPU della Ortofon, dal notevole peso e dalla sospensione del cantilever molto dura (leggi cedevolezza modesta). Aggiungiamo a tutto ciò che di
giradischi in grado di ospitare dei bracci così
grandi non ce ne sono mai stati molti, si capisce
il perché del loro sostanziale fallimento pratico.
Tra le fortune dell’industria meccanica inglese, però, c’è quella di poter attingere alla ricerca e sviluppo che fornisce continuamente idee e tecnologie che possono tornare utili nei campi più disparati. In fondo, la soluzione per realizzare un
braccio da dodici pollici finalmente competitivo
e non così limitante passa attraverso la ricerca di
un materiale leggero e rigido allo stesso tempo.
Esigenze queste spesso in contrasto tra loro ma,
a ben guardare, sono le stesse richieste per realizzare un aereo o una Formula 1! Non può essere un caso per esempio che in Formula 1, se noi
italiani siamo particolarmente portati nel settore
dei motori, gli inglesi dominano da decenni nello sviluppo di telai sempre più leggeri e rigidi impiegando ingegneri di origine aeronautica. Tra i
tanti materiali innovativi introdotti c’è stato a
suo tempo il magnesio, un metallo che è proprio
ultraleggero e ultrarigido col solo difetto di costare
molto e di non essere facilissimo da lavorare.
Alastair Robertson Aikman, fondatore della SME,
non si scoraggiò ed è così riuscito a realizzare un
braccio interamente in pressofusione di magnesio,
con una riduzione di un terzo del peso rispetto a
un omologo in alluminio, pure materiale eccellente nel rapporto rigidità/peso. Questo piccolo
grande capolavoro è proprio il 312S che deriva il
suo disegno meccanico dalla serie V e IV migliorandone alcune caratteristiche. Tra queste c’è
la possibilità di maggiore escursione del perno di
rotazione, che significa maggiore accettazione di
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Giradischi SME 20/12 e braccio SME 312S
modelli che richiedono VTA diversi. Superati i
principali limiti costruttivi per la realizzazione di
un braccio da dodici pollici, SME, che già da un
po’ di anni costruisce giradischi non proprio convenzionali, ha deciso di adattare il modello 20/2
creandone una nuova versione che in realtà differisce parecchio al punto che con il 20/12 si
può parlare di un giradischi nuovo vero e proprio.
Come gli altri tre modelli si tratta di un giradischi
con telaio sospeso, che fa della precisione meccanica, al limite del maniacale, il mezzo per raggiungere lo scopo della massima imperturbabilità ai disturbi, di qualsiasi natura, che in qualche
modo non permettano al sistema braccio-fonorivelatore di estrarre tutte le informazioni contenute
nel disco. Rispetto al 20/2 la base è stata notevolmente allargata, tanto che il 20/12 supera i 50
cm di larghezza. È un dato da tener ben presente,
nel momento dell’eventuale acquisto, perché non
tutti i tavolini o le mensole specifiche per hi-fi sono idonee per una macchina di tali dimensioni,
senza contare il peso di oltre di 35 chili. Contrariamente ad altri giradischi, specie quelli con telaio sospeso, che spesso viaggiano nei loro imballaggi completamente smontati, il 20/12 è già
completamente montato, con l’eccezione del piat-
CARATTERISTICHE DICHIARATE
GIRADISCHI SME 20/12
Prezzo: € 16.810,00,
versione con braccio 312S incluso € 19.110,00
Dimensioni: 52 x 17,3 x 37,5 cm (lxaxp)
Peso: 35,5 kg
Tecnologia: senza braccio Telaio: controtelaio sospeso Trasmissione: a cinghia Piatto: allumino Velocità (RPM): 33, 45, 78.
BRACCIO SME 312S
Prezzo: € 2.295,00
Tipo: imperniato, dritto Articolazione: a cuscinetti
Lunghezza (mm): 305 Peso (g): 480 Note: canna in
magnesio; con smorzatore FD-IV e scritte in oro.
Distributore: Audio Reference
Via Abamonti, 4 - 20129 Milano (MI)
Tel. 02.29.40.49.89 - Fax 02.29.40.43.11
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to e, naturalmente, del braccio. Una
volta faticosamente tirato fuori dalla
sua scatola e posto sul robusto ripiano,
bisognerà solamente sbloccare le varie
viti che tengono la struttura bloccata
per prevenire danni durante il trasporto. Bisogna quindi svitare e togliere le viti che
bloccano il contropiatto e
il motore e sbloccare i
quattro piedini. Questi ultimi hanno un’ampia ghiera in plastica dura con la
quale possiamo regolarne l’altezza e, soprattutto, mettere in piano la base giradischi. Dato il peso della
macchina si può scegliere se utilizzare come unico contatto con il ripiano le sfere metalliche situate
sotto i piedini o inserire negli stessi degli anelli in
gomma nell’eventualità ci sia il rischio di danneggiare la superficie d’appoggio. Il giradischi è
costituito in pratica da due grandi tavole in alluminio pieno (galvanicamente trattate in modo da
prevenire ossidazioni, corrosioni), una fissa e
l’altra sospesa di spessore maggiore. Sulla base sono poste le quattro colonne che sostengono la tavola superiore o subchassis e il motore che poggia su uno strato smorzante. In cima alle torri ci
sono delle viti che tengono bloccate le sospensioni
e quindi vanno allentate in modo che il subchassis si sollevi, tramite gli ammortizzatori, di circa
3/4 mm dai cilindri che separano i due piani. Per
essere sicuri dell’uniformità dell’operazione c’è
un’apposita dima che va inserita tra i cilindri e il
piano superiore per la verifica. Le sospensioni sono realizzate originalmente tramite degli elastici,
O-ring per dirla all’inglese, ce ne sono dieci per
ogni torretta. La taratura va fatta quando tutto è
stato montato (cioè piatto, braccio e testina) e sarà meglio ripeterla una volta all’anno, ma non fatevi prendere da manie e dubbi, il sistema appare molto stabile ed efficace. Tra le tante accortezze
presenti in questo giradischi per controbilanciare la spinta laterale a cui è sottoposto il piatto (provocata dalla cinghia) c’è un altro elemento elastico
posto in posizione simmetrica rispetto alla puleggia, il quale agisce, da sotto, direttamente sul
subchassis. Come detto, questo modello è stato
progettato per bracci da dodici pollici e, in particolare, per il 312S. Per questo il giradischi viaggia già con una basetta montata per questo tipo di
braccio. È un blocco in alluminio di forma ellissoidale, particolarmente allungata, questo perché è sufficiente ruotarla di 180° per poterla utilizzare con in bracci SME da nove pollici. In effetti il 20/12 è disponibile sia senza che con il braccio 312S con una differenza di costo pari al valore
del braccio stesso. Se siete già dei soddisfatti
possessori di un braccio SME potete dunque acquistare la sola base, altrimenti sarebbe un peccato
spezzare questo binomio fatto realmente l’uno per
l’altro. L’alimentazione è esterna e affidata a una
nuova elettronica, disponibile anche per gli altri
modelli che in precedenza utilizzavano un altro
modello. Tra le sue caratteristiche c’è la possibilità di selezione tra le tre velocità: le canoniche 33
e 45 e la meno frequente 78 giri/minuto. È possibile controllare la velocità di rotazione tramite
un disco stroboscopico in dotazione. Nel caso si
L’ASCOLTO
RIPROPOSIZIONE DELLA GAMMA DI FREQUENZE
Se un sistema di lettura è costruito così ai limiti della perfezione,con un’accuratezza e una precisione quasi mostruosa come in questo caso,i risultati sonori non possono che essere a quel punto completamente affidati
alla bontà del fonorivelatore impiegato. Di fatto braccio e base mettono la testina nelle condizioni di rilevare
tutte le frequenze presenti nei dischi senza alcuna disparità di trattamento,dai 20 ai 20k Hertz nessuno escluso, con grande accuratezza e chiarezza.
CAPACITÀ DINAMICA
La grande sensazione di silenziosità (se si percepisce del
fruscio è solamente quello presente nella registrazione),
unita alla fermezza e sicurezza nell’affrontare gli sbalzi dinamici, permette all’ascoltatore di percepire una
musicalità fatta di emozioni forti, impulsive e, quando
è il caso,esplosive,il tutto con grande fluidità e scorrevolezza senza che mai questo suoni in modo forzato e,
tantomeno,innaturale.Fluidità e limpidezza che aiutano
anche nelle variazioni minime quando il suono è prossimo al silenzio.
RICOSTRUZIONE DELLO STAGE SONORO
Abbiamo più volte parlato di chiarezza,limpidezza e così via,tutto questo contribuisce a restituire un’immagine
particolarmente trasparente con una spaziosità e ariosità dello stage davvero rara. Gli strumenti sono nitidi
perché ben scolpiti, fermi e giustamente dimensionati e distribuiti lungo tutto il fronte sonoro e,a volte,anche attorno all’ascoltatore. Un modo particolarmente
efficace per avere la sensazione del materializzarsi dei
musicisti davanti a noi, indifferente al mutare della
pressione sonora.
RICOSTRUZIONE DELLE ARMONICHE
ED EQUILIBRIO TONALE
Altro parametro per il quale si può facilmente sostenere
che tutto è lasciato alle capacità rivelatorie della testina. In particolare il sistema 20/12-312S appare così
universale da poter esaltare qualsiasi fonorivelatore,
mettendolo praticamente nelle migliori condizioni di
lavoro.Forse potrete rimanere sorpresi nell’ascoltare una
testina da voi ben conosciuta montata su questo giradischi perché probabilmente suonerà così ricca,estesa,
potente e precisa come non l’avete mai ascoltata prima.
riscontrino delle imprecisioni è possibile una
correzione fine della velocità di rotazione tramite gli stessi pulsanti che selezionano le varie velocità, in modo da aumentare o diminuire il suo
valore per riportarlo a quello corretto.
La messa a punto di questa macchina è tutto sommato relativamente semplice, considerando la
complessità realizzativa. Anche perché il giradischi viaggia quasi completamente montato, per cui
si dovranno soltanto regolare altezze e montare cinghia e piatto, più complessa appare la messa a punto del braccio. Il 312S ha la grande comodità dello shell staccabile, una soluzione ormai rara perché la maggior parte dei costruttori preferisce,
per motivi di rigidità complessiva, costruire canna e shell in un unico pezzo. La SME, dopo i modelli IV e V di tipo monolitico, con la serie 300, ha
reintrodotto questa antica pratica in quanto facilita
enormemente il montaggio del pickup. Questo
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Quell’ascolto che ricorderò…
Un bel disco in vinile gira sicuro sul piatto, poi emozioni uniche: niente da fare
a questi livelli di qualità di riproduzione per qualunque lettore digitale!
di Roberto Veneto
Musica allo stato puro, senza artifici né “raggiri”: ecco in
sintesi quanto è in grado di regalarci un sistema messo a
punto inizialmente per altre ragioni (una prova a confronto di pre McIntosh di cui parleremo nei prossimi numeri) ma poi rivelatosi di per sé una gran bella sorpresa.
Ci sorprende quasi a tradimento il sistema SME: può a
volte venir fuori un pizzico di eufonia (non più di brevi
accenni…), ma genera brividi benefici, quelli che consentono un coinvolgimento emozionale con il messaggio sonoro in corso indicibile (ecco uno dei casi in cui ci
piacerebbe condividere la sala d’ascolto di SUONO con
gli appassionati!). Ci si accorge della spiccata consistenza delle gamme media e bassa, di una dinamica pressoché sconosciuta ad altre macchine e di un effetto presenza che si sposa con una naturalezza da manuale. Sarà
la bontà della sorgente in esame, sarà la sinergia che si è
ottenuta con la testina Sumiko in primis, ma anche con il
pre McIntosh, il finale Nelson Pass e i diffusori Triangle
Magellan Cello, ma, mi dico:“Questo è l’impianto che vorrei avere in casa per ascoltare la mia musica preferita e
questo sarà d’ora in poi il riferimento con cui ogni altro apparato hi-fi dovrà confrontarsi!”.
La porzione bassa delle frequenze viene riprodotta con
un realismo che non ammette discussioni, articolata a
dovere, solida nel suo incedere, correttamente modulata
nelle note fondamentali. La gamma media risulta altrettanto convincente, con una naturalezza disarmante, una
ricchezza armonica ed una timbrica di elevata caratura.
Ogni particolare è agevolmente riconoscibile e dimostra
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di possedere una propria struttura materiale. Il range
acuto svolge egregiamente il suo compito di cesello e rifinitura del messaggio sonoro verso l’alto, senza esitazioni. L’escursione dinamica, con gli LP giusti (perché, come sempre, accade un sistema di livello elevatissimo diventa anche un sistema rivelatore più che dei suoi pregi
dei difetti altrui!), lascia di stucco: la velocità di risposta ai
transienti ma ancor più la naturalezza con cui il sistema
reagisce ai repentini cambiamenti di livello previsti dalla
partitura, confermano che siamo a livelli da primo della
classe. Quando si alza il volume si arriva a livelli quasi
realistici senza avvertire restringimenti della scena riprodotta o costrizioni nell’esposizione degli strumenti: il
soundstage viene riprodotto con una puntuale rappresentazione delle dimensioni legate alla larghezza e all’altezza, nonché una valida scansione dei piani sonori
nel senso della profondità della scena, restituendo quindi l’evento a pieno carattere tridimensionale. Si riescono
in tal modo a percepire le diverse sezioni strumentali e a
seguire l’evoluzione dei vari strumenti. La messa a fuoco
dell’evento è sempre precisa e mai si perde il contatto
con gli esecutori, che restano al posto loro assegnato
dall’inizio alla fine del brano. L’invitante gamma media
dello SME lascia assaporare le voci sia maschili che femminili con particolare piacere. Timbrica di classe, tonalità
integre, equilibrio e corretta modulazione, estensione,
corpo e naturalezza di emissione compongono un quadro assai pregevole. Il pianoforte assume dimensioni importanti e si lascia seguire agevolmente nelle ripide scale, negli arpeggi e nei complessi accordi, senza mai far
entrare in confusione una nota con le altre, in un contesto di massimo rispetto per la timbrica. Sto godendo…
1, 2, 3 • A definire lo SME 312S un gioiello di meccanica
non si esagera affatto: niente concessioni al superfluo,
solo funzionalità che si fa forma. Dal basso (1) si apprezza il particolare attacco per il cavo di segnale, fornito dal costruttore, dalla forma a T in modo che non
interferisca col telaio del giradischi. In (2) si nota, in
primo piano, la vaschetta per il liquido smorzante, utile con particolari testine quali le antiche Ortofon serie
SPU ancora molto apprezzate. La base del braccio (3) è
ricca di viti per il suo allineamento orizzontale in funzione della testina adottata, che lo fanno scorrere in
avanti o indietro.
4, 5 • Il piatto ha un diametro decisamente maggiore
rispetto al solito, questo per ospitare anche i vecchi
78 giri, come prevede il nuovo alimentatore separato
fornito con lo SME 20/12. Si tratta di un blocco di alluminio lavorato in modo da avere inferiormente un
anello ulteriore che abbassa il baricentro e incrementa la massa inerziale, mentre superiormente è applicato un materiale smorzante per meglio accoppiarsi
col disco.
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Giradischi SME 20/12 e braccio SME 312S
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shell va poi bloccato alla canna del braccio e serrata tramite una vite posta nel collare. Difficile trovare un braccio che consenta più regolazioni di
questo, per cui la sua universalità è pressoché
certa. Oltre alle regolazioni geometriche è possibile anche sfruttare le doti di cedevolezza della testina impiegata grazie alla possibilità di cambiare lo smorzamento del braccio, grazie al sistema
chiamato FD.IV. Sul lato interno, vicino all’articolazione del braccio, troviamo un piccolo serbatoio che può essere più o meno riempito con un
liquido apposito, presente tra i numerosi accessori
nell’imballo SME. L’effetto del suo utilizzo riguarda soprattutto le basse frequenze e l’immagine
stereofonicia, un controllo diverso della risonanza del sistema braccio/testina e una maggiore resistenza alle sollecitazioni esterne.
IN SINTESI
Non so perché ma pur proponendo, nella stragrande maggioranza, prodotti fuori dalla portata dei
comuni mortali, per SME ho sempre provato,
quanto meno, una grande ammirazione. Sarà la
passione per la meccanica, il modellismo o la
Formula 1, tutte cose che non sono affatto estranee alla storia di SME, fatto sta che i suoi prodotti
mi hanno sempre ispirato fiducia, per non dire certezza, per affidabilità, qualità e abilità costruttiva
e musicalità da vendere. Superato un certo timore reverenziale, a cui contribuiscono anche le dimensioni e il prezzo dell’oggetto, ci si accorge che
si tratta di un sistema analogico molto più amichevole e facile da utilizzare di quanto si potrebbe pensare. Anche il capitolo manutenzione non è
così ricco di raccomandazioni e, oltre a quelle più
ovvie, si consiglia solo di controllare ogni tanto la
perfetta orizzontalità del piatto e, se è il caso,
agire sulle torrette degli ammortizzatori. Tutto è costruito in modo surdimensionato e così accurato
che credo sia necessario proprio un particolare accanimento per riuscire a mettere in crisi questo sistema, nella realtà più simile a una portaerei che
a un normale giradischi. Tranne che per il prezzo,
non possiamo segnalare altri difetti per questa
vera e propria dream machine che in fatto di resa
sonora ha raggiunto livelli letteralmente inauditi
prima d’ora, almeno nella nostra redazione. Riuscire a coniugare musicalità e tutti i migliori attributi tipici dell’analogico con i punti forti del digitale (vedi silenziosità, fermezza, mancanza di
qualsiasi incertezza nella lettura del disco e così
via) sinceramente è alquanto impressionante!
Scoprire ancora tanti - sì, a volte veramente tanti
- particolari nascosti, persino in registrazioni che
si crede di conoscere ormai alla perfezione, non
può che sbalordire ed è una di quelle occasioni in
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cui il recensore si dimentica rapidamente del proprio lavoro per, semplicemente, ascoltare dischi su
dischi che tanto è un piacere punto e basta. Probabilmente esistono delle alternative ma si contano
sulle punte delle dita di una sola mano: pensiamo
a Clearaudio, Klimo, Kuzma, Simon Yorke e VPI
con i loro modelli di punta e alla stessa SME che
in catalogo ha il Model 30/2, in teoria, visto il maggior prezzo, ancora migliore.
Il 312S e il giradischi dedicato 20/12 SME dunque ci dimostrano quanto i limiti della riproduzione analogica siano, in fondo, ancora non del
tutto esplorati e che ci siano ancora suoni ed
emozioni nascoste nei solchi vinilici. Il tutto grazie a un sistema di lettura che trasuda solidità, precisione e costanza nelle sue prestazioni, da ogni
angolazione lo si osservi, come pochissimi altri.
Un giradischi che non lascia indifferente nessuno, né l’appassionato ed esperto collezionista di
vinili né il neofita perennemente collegato al suo
MP3, in grado di suscitare emozioni come forse
da tempo non si provavano nel nostro piccolo
mondo. Certo, possedere questo capolavoro d’ingegneria meccanica e avere pochi dischi con cui
farlo cantare sarebbe un po’ bislacco ma, fortunatamente, c’è ancora la possibilità di rimediare
grazie ai molti dischi, anche titoli nuovi, che
vengono stampati…
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