Per Fede Per Sempre - Centro Pastorale Familiare

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Per Fede Per Sempre - Centro Pastorale Familiare
Centro Diocesano
di Pastorale Familiare
Verona
Per Fede Per Sempre
2° incontro
"prometto di esserti fedele sempre,
nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia"
VERONA
Basilica di San Zeno
20 Gennaio 2012
preghiera
Come te, o Dio
Siamo fragili, Signore, e rischiamo di deteriorare ogni cosa,
anche quelle più grandi che ci troviamo tra le mani.
E cosa c’è di più prezioso di un amore che sboccia
e domanda tutte le cure necessarie per farlo crescere
e diventare robusto e sicuro?
Eppure, Signore, non è facile rinunciare all’istinto di possesso,
riconoscere il proprio egoismo, far a meno delle proprie manie,
purificare quella zona oscura del cuore in cui si annidano sentimenti
inconfessati che non ci fanno onore.
Per questo, mio Dio, ti chiediamo,
aiutaci a non compromettere tutto,
aiutaci a non gelare questa pianta splendida e fragile,
aiutarci ad amare come te.
Con la tua delicatezza,
con la tua tenerezza,
con la tua misericordia,
con la tua limpidezza,
con la tua forza,
con la tua fantasia.
E togli tutto ciò che indurisce questo nostro cuore innamorato.
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È una esigenza dell’amore la fedeltà. La relazione tra un uomo e una donna
è dettata dalla scelta di essere due in uno (Gn 2,24). Questo è prima di tutto il
progetto di Dio su Adam: “Per questo Adam lascerà il padre e la madre si
unirà alla sua sposa e i due saranno una sola carne”. La relazione di amore
struttura l’uomo e lo conduce a scoprire nell’altro/a la pienezza di sé.
Il cammino di scoperta di sé culmina nello scoprirsi sposo/a. Nasciamo figli
dentro una relazione di amore e diveniamo sposi per essere così resi padri e
madri. Sono le tre fasi della relazione di amore e coincidono con la vita
dell’uomo.
Il secondo capitolo della Genesi ci presenta la iniziale solitudine dell’Uomo
all’interno della creazione. Gn 2,18: non è bene che l’Uomo (Adam) sia solo: voglio
fargli un aiuto che gli corrisponda.
Non si tratta di una solitudine emotiva ma di una solitudine personale e
dell’essere. Adam non è un semplice vivente: è l’immagine di Dio (Gn
1,26/28). Gn 2,20: Così Adam impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli animali del
cielo e a tutti gli animali selvatici, ma per Adam non trovò un aiuto che gli corrispondesse.
L’Uomo/Adam è persona e si realizza e si compie solo nella comunione con
l’altro essere distinto e diverso da sé.
L’amore è così spinta della persona al compimento di sé. È
un’attrazione/desiderio del suo essere alla propria pienezza. E tale pienezza
l’uomo la scopre nell’alterità: l’uomo nella donna e la donna nell’uomo.
Leggiamo il testo di Gn. 2,23-24:
Il Signore Dio formò con la costola che aveva tolto all’uomo, una donna e la condusse
all’uomo.
L’alterità è un dono di Dio, che compie la sua immagine. L’immagine di Dio
che è in noi viene completata dal dono che Dio fa a noi dell’altro/a. ma tale
dono viene dal di dentro di noi stessi ed è in certo modo più nobile di noi
stessi, proprio in quanto dono che ci compie, ci pone nella nostra pienezza.
Esso viene dal nostro mistero, radicato in Dio.
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Questa volta essa è osso delle mie ossa e carne della mia carne. La si chiamerà donna [isshà] perché dall’uomo [ish] è stata tolta. È il riconoscimento della identità di natura personale reciproca. Dare il nome è riconoscere l’identità e la natura autentica dell’altro/a. È anche la spinta a essere due in uno:
Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due saranno
una sola carne. La persona sussiste in pienezza in questa unità di due, che costituisce mistero profondo dell’uomo, progettualità di vita. Uomo e donna
uniti costituiscono un unico Adam, una progettualità di amore: essere due in
uno.
È la grazia di un’intera esistenza condivisa. In quest’unità entra in gioco tutta
la persona. La bellezza della unità sponsale comporta la totalità del coinvolgimento inter-personale. E questo è anche lo scoglio perché non uno deve
volere l’altro, ma i due volersi insieme. E volersi come dono di Dio l’uno/a per
l’altro/a.
Noi abbiamo a disposizione una esistenza e un amore: come farne un insieme che abbia
un senso? (Karol Wojtyla, la bottega dell’orefice). È la grande domanda e la grande risposta della vita. Sull’amore si gioca l’esistenza dell’uomo, poiché
l’amore stesso non è un aspetto che si aggiunga alla mia individualità, ma ciò
che mi costituisce.
E l’unità che sgorga è la nostra totalità, di noi due, unica e irripetibile.
L’attrazione viene assunta dalla volontà e vissuta, così che l’orientamento
diviene quella totalità nella quale noi ci viviamo l’uno nell’altra e insieme
siamo uno. L’unità non generica e non sentimentale, ma tessuta di tutta la
ricchezza della volontà che rende belli e pieni tutti i doni (corpo, attrazione,
affetto, tenerezza, reciprocità, condivisione) è l’unità concreta e piena di noi
due. È come una seconda nascita alla pienezza dell’amore, come il racconto
biblico sembra suggerire. Da solo “ci sono” ma con te esisto: esco da me e mi
ritrovo da te ridonato a me stesso, proprio mentre io mi dono del tutto a te,
perché tu esista. Esistere è infatti ex-sistere: uscire fuori da sé: è entrare
nell’amore.
L’amore è quell’occhio di bue che in un teatro dove le luci sono spente o attutite e tutto è grigio o indistinguibile, si posa su di te e dice: tu sei! Ora esci
dall’indifferenziato e dalle tenebre ed e-sisti! Ognuno è la luce che nell’amore
illumina l’altro di una forza personalizzata, inconfondibile con ogni altro: è
la mia luce! L’amore è lo spazio che dona verità agli aggettivi possessivi, come il cantico dei Cantici insegna.
In questa dimensione abita il per sempre. Nell’esigenza di totalità del mio donarmi a te che ti fa essere e del tuo donarti a me che fa essere. Tu mi rendi
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sposa io ti rendo sposo: è il mistero dell’amore. È la nascita dell’uomo alla
pienezza di sé, che la storia distende nel tempo e la volontà, la scelta rende
unico e stabile. Per sua natura il dono dell’amore è unico e totale, porta con
sé qualcosa di eterno che fa valicare all’amore il confine del tempo. IoeTe
diveniamo il mondo, una creazione dentro la Creazione, unica e originale. Io
sono in te e tu in me, siamo una sola persona coniugale. E in questo ci è data
l’immagine di Dio, anzi: questa unica immagine che io e te costituiamo e che
nessun altro può vivere e incarnare se non io e te: siamo questo volto di Dio,
dell’Amore, nella nostra carne.
La fedeltà non è una tensione di coercizione per la quale “nonostante” altre/i e la loro attrazione io “resisto” con te. Questa distrazione che scompone in noi la unicità del nostro essere, fatto di me e di te in una sola carne è frutto del
peccato originale, che ha scomposto in noi l’immagine di Dio. Essa è il fluire
della nostra unità nella nostra diversità e distinzione: io non sono te e proprio per questo mi vivo da te e in te e ti dono di viverti da me in me. La fedeltà è l’apprendere a non dare altra direzione al fluire dell’amore. Come Dio
è Uno ed è Padre e Figlio e Spirito, così io e te, per suo dono, siamo uno.
Nella fedeltà noi accogliamo Dio in noi, ne viviamo in certo modo una incarnazione.
“L'eros è come radicato nella natura stessa dell'uomo; Adamo è in ricerca e «
abbandona suo padre e sua madre » per trovare la donna; solo nel loro insieme
rappresentano l'interezza dell'umanità, diventano « una sola carne ». Non meno importante è il secondo aspetto: in un orientamento fondato nella creazione,
l'eros rimanda l'uomo al matrimonio, a un legame caratterizzato da unicità e
definitività; così, e solo così, si realizza la sua intima destinazione. All'immagine del Dio monoteistico corrisponde il matrimonio monogamico. Il matrimonio
basato su un amore esclusivo e definitivo diventa l'icona del rapporto di Dio con
il suo popolo e viceversa: il modo di amare di Dio diventa la misura dell'amore
umano. Questo stretto nesso tra eros e matrimonio nella Bibbia quasi non trova
paralleli nella letteratura al di fuori di essa” (Benedetto XVI, Deus caritas
est, 11).
“Dio ha creato l'uomo a sua immagine e somiglianza (cfr. Gen 1,26s): chiamandolo all'esistenza per amore, l'ha chiamato nello stesso tempo all'amore. Dio
è amore (1Gv 4,8) e vive in se stesso un mistero di comunione personale d'amore. Creandola a sua immagine e continuamente conservandola nell'essere, Dio
iscrive nell'umanità dell'uomo e della donna la vocazione, e quindi la capacità e
la responsabilità dell'amore e della comunione (cfr. «Gaudium et Spes», 12).
L'amore è, pertanto, la fondamentale e nativa vocazione di ogni essere umano.
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In quanto spirito incarnato, cioè anima che si esprime nel corpo e corpo informato da uno spirito immortale, l'uomo è chiamato all'amore in questa sua totalità
unificata. L'amore abbraccia anche il corpo umano e il corpo è reso partecipe
dell'amore spirituale. […] Di conseguenza la sessualità, mediante la quale
l'uomo e la donna si donano l'uno all'altra con gli atti propri ed esclusivi degli
sposi, non è affatto qualcosa di puramente biologico, ma riguarda l'intimo nucleo
della persona umana come tale. Essa si realizza in modo veramente umano, solo
se è parte integrale dell'amore con cui l'uomo e la donna si impegnano totalmente
l'uno verso l'altra fino alla morte. La donazione fisica totale sarebbe menzogna
se non fosse segno e frutto della donazione personale totale, nella quale tutta la
persona, anche nella sua dimensione temporale, è presente: se la persona si riservasse qualcosa o la possibilità di decidere altrimenti per il futuro, già per questo
essa non si donerebbe totalmente” (Giovanni Paolo II, Familiaris Consortio,
11)
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La fedeltà è di per se un valore enorme. Nella vita di coppia la fedeltà
è generalmente legata alla sfera affettivo–sessuale; quindi si può pensare
che basti evitare avventure sentimentali. Ma ci sono tanti piccoli tradimenti meno visibili ma altrettanto letali per il benessere della coppia: l'indifferenza verso l'altro, il non trovare tempo da dedicargli, mettere prima
di tutto le proprie ambizioni o la carriera, la realizzazione personale, le
attività sportive, musicali... gli amici e le «pubbliche relazioni»...
Essere fedeli significa crescere insieme in questo dono reciproco che
è iniziato il giorno del nostro matrimonio e che si dispiegherà sempre di
più col passare degli anni. Ci vuole tempo per crescere, per costruirsi. È
un progetto da inventare insieme. È poter dire all'altro: «Qualunque cosa
succeda io sarô con te, nei momenti felici e in quelli difficili». Credere
nell'altro, sperare nell'altro, essere attenti all'altro, questo è il cammino
della fedeltà. Cammino difficile, esigente, ma fonte di felicità e di pienezza. E tanto più l’altro crede in noi, tanto più tradire la sua fiducia sarà fonte di dolore.
Al giorno d’oggi i matrimoni per interesse sono stati sostituiti dai matrimoni per amore. Paradossalmente da qui sono cominciati i problemi
del matrimonio. Infatti un forte interesse familiare, politico, economico è
un formidabile collante sociale. Invece i sentimenti personali sono quanto
di più fragile esista al mondo. Oggi sembra che le coppie stiano insieme
“nella gioia” finché l’emozione tiene e “nella salute” finché non ci sono
difficoltà.
La sfida più grande è tenere viva la passione, la voglia di stare insieme, anche “nel dolore” e anche “nella malattia”.
Ma cosa intendiamo per passione? È semplicistico pensare alla passione fisica, tipica dell’innamoramento, ma sappiamo che essa col tempo
si trasforma e se non coltivata si affievolisce.
Possiamo definire “vivere con passione” come “avere un alto livello di
emozione” che è la definizione più vicina a quel “vivere nella gioia” a cui
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tutti siamo chiamati come cristiani.
Una frase fatta dice che “il matrimonio è la tomba dell’amore”. Diciamo
che può esserlo se non accettiamo la sfida; se non ci mettiamo in prima
persona a lavorare per tenere alto il livello emotivo del nostro rapporto,
utilizzando tutte le opportunità e gli stimoli della vita quotidiana.
Gary Chapman ha scritto “I cinque linguaggi dell'amore. Come dire «ti
amo» alla persona amata”. In sintesi, lui spiega che ci sono 5 modi con
cui possiamo comunicare il nostro amore e per tenere alto il livello di
passione del nostro rapporto. Ma, mentre tutti noi siamo in grado di utilizzare i vari linguaggi, spesso abbiamo un modo preferito per ricevere
questa “comunicazione”. Conoscersi e conoscere l’altro e le sue preferenze è quindi fondamentale per rendere più efficace la comunicazione.
1° Le parole di rassicurazione
Le parole sono un mezzo potente per suscitare emozioni, sia in positivo che in negativo. Possono fare piacere o ferire. A volte riescono a ferire
anche se dette con l’intenzione di fare piacere ma nel contesto sbagliato.
La maggior parte della nostra comunicazione passa dalle parole ma
spesso in modo inefficace o controproducente.

complimenti
I complimenti verbali sono potenti mezzi per comunicare amore.

incoraggiamenti
Siamo tutti insicuri e chiamati a compiti o decisioni riguardanti la nostra vita o il nostro lavoro. Spesso non riusciamo a rendere al 100% a
causa della mancanza di coraggio. L’aiuto e il sostegno di qualcuno che
ci ama è fondamentale.

parole gentili e modalità del linguaggio
Qualsiasi parola possiamo dire non avrà l’effetto desiderato se la diciamo nel modo sbagliato. Una semplice richiesta di aiuto può essere
percepita dall’altro come un rimprovero: evitare quindi la scortesia, il sarcasmo e la critica fine a se stessa.

parole umili
Quando ci rivolgiamo all’altro per ottenere qualcosa , se lo facciamo
nel modo sbagliato possiamo non ottenere il risultato oppure, se anche lo
otteniamo, fatto controvoglia, avremo dato al nostro partner, la possibilità
di rinfacciarcelo o di farcelo pagare alla prima occasione. Per ottenere
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dobbiamo evitare di pretendere. Questo vale in tutti gli aspetti della vita di
coppia, anche nell’intimità.
2° Momenti speciali (tempo di qualità)
Per molte persone la cosa più importante è vivere dei momenti speciali. Che cosa può rendere “speciale” il tempo passato assieme?

Dare totale attenzione al coniuge
Quello che rende veramente speciale il tempo passato assieme è
il dono totale di sè anche se per un tempo limitato. Totale vuol dire
esclusivo. Ogni coppia deve trovare il tempo adatto per questi momenti. Mettersi uno di fronte all’altra e guardarsi negli occhi ed ascoltare senza interrompere esprime la massima considerazione di ciò
che l’altro ci sta dicendo.

Conversazione di qualità
La conversazione di qualità si basa su ciò che ascoltiamo. Se insieme trascorriamo quel tempo conversando, significa che mi concentrerò sulla persona, ascoltando ciò che ha da dirmi. Porrò domande con il reale desiderio di comprendere i suoi pensieri, i sentimenti e i desideri che prova.

Ascoltare le emozioni
Spesso l’altro esprimerà le proprie emozioni in modo indiretto.
Dobbiamo imparare ad ascoltare le emozioni che spesso non sono
espresse a parole, ma attraverso le musiche, cioè l’insieme di atteggiamenti (gesti, sguardi, stati d’animo) espressi dalla persona.

Imparare a parlare
Una dei maggiori ostacoli è la poca disponibilità a rivelare se stessi, a lasciarsi conoscere intimamente dall’altro. Questo è dovuto anche ad una educazione che ci ha insegnato ad essere diffidenti
dell’altro.
La moglie dice: “Vorrei che mio marito parlasse: non so mai che
cosa pensa e che prova”. Vuol dire che lei cerca un’atmosfera di intimità, vuol sentirsi più vicina a suo marito. Lui, col suo silenzio, non
la lascia avvicinare come se non la ritenesse degna della sua confidenza. Perchè lei si senta amata suo marito deve imparare a rivelare
se stesso.
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
Attività speciali
Se dovessimo fare assieme solo quello che appassiona entrambi,
non faremmo niente. Per esprimere amore bisogna accettare anche
di condividere e sostenere le passioni dell’altro, e non invece sopportarle.
3° I Doni
Un dono è qualcosa che possiamo tenere in mano e dire: “Chi me lo
ha offerto ha pensato a me”. Dovete pensare a qualcuno, per offrirgli un
dono. Il dono vero è il fatto di aver pensato alla persona a cui è destinato.
Cosa implica un dono?

attenzione all’altro (pensiero d’amore)
scegliere un regalo per la moglie il giorno del suo compleanno,
tornando a casa dal lavoro vuo dire che non abbiamo dato la giusta
attenzione all’altra, non abbiamo pensato a lei, ai suoi gusti.

Creatività
Il dono è una occasione per esprimere la propria creatività. Possiamo personalizzare un regalo e renderlo unico aggiungendo un dettaglio o combinando le cose in modo speciale.

personalità
un regalo è anche espressione della personalità di chi lo dona. La
scelta del regalo e di come viene presentato dirà al partner qualcosa
di noi che magari ancora non conosce.

Sorpresa e stupore
Un regalo è anche l’occasione di sorprendere l’altro. La sorpresa
sarà più grande se il regalo è inaspettato.

dono di se stessi
Vi è un dono immateriale, più alto: è il “dono della presenza”. Essere presente quando il vostro coniuge ha bisogno di voi è
un’espressione d’amore molto forte. La presenza fisica nei momenti
di crisi e difficoltà è il dono più importante che possiate offrire
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
reciprocità
(dare è ricevere)
Ogni volta che doniamo automaticamente stiamo facendo un regalo anche a noi. L’emozione che provochiamo ci ritorna indietro e
cresce in entrambi
4° I gesti di servizio
Quella dei gesti di servizio è forse la causa più evidente di attrito nella
vita di coppia, trattando di cose pratiche e quotidiane.

Servire l’altro (niente è scontato)
Quando ci sposiamo ci promettiamo amore eterno ma anche di
sostenerci reciprocamente nel bisogno. Nella vita di tutti i giorni ci
troviamo ad affrontare centinaia di bisogni che si ripetono giorno dopo giorno e settimana dopo settimana. Se fatti con spirito di servizio
sono gesti d’amore
L’errore che spesso si fa, causa anche della nostra educazione, è
di dare per scontato che a quella cosa lì ci pensi l’altro o l’altra.

Lasciarsi servire dall’altro
Esiste un’altro pericolo: il non lasciarsi aiutare. Se il nostro l’altro
si offre per fare una cosa al nostro posto, e se poi la cosa non è fatto
come vorremmo o non così bene, se controlliamo con aria di superiorità o addirittura rimarchiamo la qualità del servizio, possiamo stare sicuri che sarà l’ultima volta. Lasciarsi aiutare vuol dire accettare
l’aiuto dell’altro così come viene, e ringraziare comunque.

Divisione dei compiti (50%)
Quanti di voi prima di sposarsi hanno fatto un accordo, magari
scritto, sulla divisioni dei compiti? Di cosa tratta? Quanti punti vi siete
accorti dopo di aver dimenticato?
Per tutti i servizi che non abbiamo concordato prima nasce un
problema: chi lo fa?

Riconoscere il ruolo dell’altro
Siamo chiamati ogniuno a ricoprire un ruolo distinto. Ogniuno di
noi ha delle attitudini ed è giusto che queste vengano messe a fruto,
ricordanto che abbiamo comunque pari dignità.
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5° Il Contatto fisico

Attrazione e repulsione
Non sempre possiamo pensare al contatto in modo positivo.
Esempio: sentirsi spingere e schiacciare nella calca di un autobus.
Questo tipo di repulsione fisica per gli altri è molto diffusa tra noi
adulti: per i bambini il contatto fisico non è un problema. Il contatto
che ci attrae invece è con le persone con le quali abbiamo già un
rapporto, una relazione affettiva.

Le coccole
Lo scopo principale del contatto fisico amoroso è di dare piacere.
Proviamo un piacere fisico ad essere coccolati. C’è anche una funzione più psicologica delle coccole: quella di sentirsi amati, quindi
degni di vivere.

Il contatto nei momenti di forte emozione
Avviene che in momenti di forte emozione, quali un grande dolore
o una grande gioia, sentiamo il bisogno di abbracciare qualcuno o
essere abbracciati. In quel momento ci abbandoniamo fiduciosi nelle
braccia dell’altro. Quello del contatto fisico è un linguaggio esclusivamente emotivo.

Un contatto fisico a misura dell’altro
Succede che, parlando il linguaggio del contatto fisico, comunque
non ci capiamo. Spesso sbagliamo il momento o il modo. Bisogna
insegnare all’altro le “parole” del liguaggio del contatto fisico che più
ci fanno piacere.
Per il dialogo di coppia
 Da soli: scriviamo su un foglietto:
1-qual è il mio abituale “linguaggio d’amore” e come lo esprimo?
2-qual è il linguaggio che vorrei sentire dall’altro?
3-qual è il linguaggio che l’altro vorrebbe di più da me e che fatico ad utilizzare?
... Confrontiamoci in coppia su questi punti
 Qual’è la qualità della comunicazione all’interno della nostra coppia?
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Per un approfondimento.
Fedeli si può
I segreti per coltivare la felicità di coppia. Migliorando il dialogo, desiderandosi di più e riscoprendo l'anima
di Gianni Bassi e Rossana Zamburlin
Per essere felici in coppia, a nostro parere, è necessario "coltivare" cinque fattori fra loro interdipendenti: la comunicazione, i sentimenti, la sessualità, l'intimità e la spiritualità. Queste realtà sono collegate, per cui migliorando in uno si può migliorare anche negli altri aspetti.
1. LA COMUNICAZIONE
Il dialogo profondo è molto gratificante; sapere che il partner è attento
a quello che dici, che ogni emozione, pensiero e azione sarà preso adeguatamente in considerazione, in una parola che sarai compreso bene e
accolto, è una delle esperienza meravigliose che la coppia può fare. Ogni
coppia ha un suo proprio linguaggio, con occhiate d'intesa, gesti affettuosi, frasi che hanno un particolare significato affettivo; tutto ciò permette
un'intimità e una trasparenza sempre più vere. È la parola detta con sentimento ad aprire le difese e a permettere di arrivare al centro dell'essere,
che è il cuore. Dialogare non è "allagare" l'altro dei nostri problemi, anche
se i problemi vanno tutti detti; non è neanche un monologo in cui non si
ascolta ciò che sente e pensa il partner. La comunicazione fra un uomo e
una donna è caratterizzata dal parlare, dall'ascoltare e dal rispondere. Si
possono accettare dei momenti e spazi di silenzio, ma senza dialogo la
coppia muore e in questo modo si apre la porta al tradimento.
2. I SENTIMENTI
È necessario essere in contatto con le proprie emozioni e i propri sentimenti. La capacità di comunicare ciò che si sente man mano che si sente è fondamentale in un rapporto di coppia che voglia essere profondo.
Ciascun partner comprende intimamente ciò che l'altro sta dicendo e si
sente libero di rispondere, mostrando ciò che prova nel proprio mondo
interno e questo è un piacere, è la creazione di un'armonia. La capacità
d'amare si sviluppa grazie all'espressione delle emozioni, della sessualità, dei progetti di vita e dei valori spirituali. Il dirsi "ti amo" o un suo equivalente sentimentale non è facoltativo.
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3. LA SESSUALITÀ
Una delle cause più frequenti delle infedeltà è trascurarsi dal punto di
vista sessuale. Desiderare ed essere desiderati sono segni d'amore, significa essere importanti reciprocamente. L'iniziativa sessuale è utile sia
di entrambi, mentre spesso è solo dell'uomo. Ma per molti uomini vedere
che la partner prende l'iniziativa è molto gratificante. I mariti desiderati
dalle proprie mogli (è dimostrato statisticamente) sono più fedeli. Ma crediamo che, alla lunga, questo discorso vale anche per le donne: il non
sentirsi mai desiderate è una grande frustrazione.
4. L'INTIMITÀ
Il termine intimità forse più di tutti è quello che dà il senso di questa
particolare sintesi dinamica che rende fedeli. Intimità potrebbe voler significare la realizzazione di un rapporto di scambio paritario di sentimenti e
di sessualità che appaghi una relazione amorosa. Infatti, l'intimità presuppone il più profondo livello di partecipazione fra due persone che si
amano, si desiderano e sono "trasparenti". In questo tipo di rapporto si
condividono sentimenti, emozioni, istinti, pensieri, azioni, valori, vale a
dire tutto. I partner si coinvolgono e si seducono, si relazionano nella tenerezza e nella fiducia più assoluta. Ovviamente non si pretende che l'integrazione sia perfetta, ma che ci sia un impegno perché si realizzi con
sé e col coniuge. Infatti la migliore definizione di intimità è "essere se
stesso in rapporto al partner".
5. LA SPIRITUALITÀ
Fede, fiducia e fedeltà hanno la medesima struttura linguistica: cosa le
accomuna? L'amore! La fede deriva dall'amore che riceviamo e diamo a
Dio, la fiducia in sé deriva dall'amore che riceviamo e diamo ai nostri genitori, la fedeltà deriva dall'amore che riceviamo e diamo al nostro partner. Questo amore è eterno, è immortale. In noi ciò che è immortale è
l'anima. Del proprio coniuge spesso si dice che è “l’anima gemella”. In
questo periodo storico anche la psicanalisi sta riscoprendo l'anima. Le
interferenze del lavoro, i vincoli economici, l'organizzazione quotidiana
limitano gli orizzonti dell'anima, per sua natura senza limiti, infinita, immortale. L'insoddisfazione presente in molte coppie, che può sfociare
nell'infedeltà, può derivare proprio dalla "castrazione" dei temi dell'anima.
Proviamo invece a pensarci in tutto e per tutto immensi, profondi, misteriosi e maestosi come il cielo; allora possiamo cominciare a percepire
quanto complessi siamo come individui e a maggior ragione come coppia.
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I verbi della coppia imbattibile
di don Angelo Treccani
1. LOGORARE LE POLTRONE
La casa che non ha le poltrone un po' logore è una casa senz'anima.
Vuol dire che in casa si corre sempre, nessuno si ferma, nessuno
trova il tempo di essere felice.
2. GUARDARE IN POSITIVO
Guardare, cioè, più quello che va che quello che non va. I salici piangenti non hanno mai avuto fortuna.
3. PERDONARE
Il perdono è segno di forza e grinta.
4. LOTTARE CONTRO LA MONOTONIA
o un po' di fantasia e di creatività
o la routine è molto pericolosa
o il dare tutto per scontato è logorante
o l'indifferenza è micidiale
5. MANTENERSI BELLI
o Il tempo lascia il segno sul volto.
o L'amore rende sempre giovane la coppia.
o Un po' di dolcezza, di tenerezza, di entusiasmo, un sorriso
fanno superare ogni altra cura di bellezza.
Le tre gambe del tavolo dell'innamoramento
di Elsa Belotti
Possiamo dire di essere innamorati quando ci sono tre gambe in un tavolo [...].
Ai fidanzati dico sempre: "Se anche una sola gamba traballa, non sposatevi."
1.
La prima gamba del tavolo è una FORTE ATTRAZIONE FISICA
Nell'attrazione fisica entrano anche lo sguardo, il sorriso, la mimica facciale, il modo di parlare, di gesticolare, di camminare, la personalità, il fascino.
[...] bellezza e fascino sono due cose diverse, altrimenti si sposerebbero so-
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lo i belli [...]
2.
La seconda gamba è la STIMA
Possiamo stimare tante persone senza amarle, ma se amiamo una persona la
stimiamo più di qualsiasi altra persona al mondo. [...]
Stima vuol dire mettere l'altro sul trono, e sul trono ci sta una sola persona:
un solo re, una sola regina. [...]
3.
La terza gamba del tavolo è il "PER SEMPRE"
Se siamo davvero innamorati noi pensiamo di stare insieme novant'anni,
non possiamo pensare che l'amore finisca. [...]
Per fare il tavolo ci vuole il ripiano, sul quale c'è scritto "L'INFINITA
PAZIENZA DEL RICOMINCIARE".
[...] Chi è veramente innamorato ricomincia sempre da capo. [...]
4.
Questo è essere innamorati.
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canto finale
VIVERE LA VITA
Vivere la vita con le gioie coi dolori di ogni giorno
è quello che Dio vuole da te.
Vivere la vita e inabissarti nell'amore è il tuo destino,
è quello che Dio vuole da te.
Fare insieme agli altri la tua strada verso Lui,
correre con i fratelli tuoi.
Scoprirai allora il cielo dentro di te,
una scia di luce lascerai.
Vivere la vita è l'avventura più stupenda dell'amore,
è quello che Dio vuole da te.
Vivere la vita e generare ogni momento il Paradiso
è quello che Dio vuole da te.
Vivere perché ritorni al mondo l'unità,
perché Dio sta nei fratelli tuoi.
Scoprirai allora il cielo dentro di te,
una scia di luce lascerai.
Vivere perché ritorni al mondo l'unità,
perché Dio sta nei fratelli tuoi.
Scoprirai allora il cielo dentro di te,
una scia di luce lascerai,
una scia di luce lascerai.
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Centro Diocesano
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