19 Maggio 2012 - Azienda Usl 11

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19 Maggio 2012 - Azienda Usl 11
Rassegna di Sabato 19 Maggio 2012
Asl 11
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Asl 11
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AFA DAY
Sport a ritmo
di musica
allo stadio Caste
i
1 EMPOLI
Torna oggi l'appuntamento
con il divertimento e l'attività fisica dedicata a tutte le problematiche di salute allo stadio Castellani di Empoli. A partire dalle 16 si svolgerà l'ottava edizione di Afa Day 2012, la manifestazione aperta a tutti gli interessati che potranno assistere
gratuitamente alle esibizioni di
attività fisica adattata , ovvero i
vari programmi di esercizio
non sanitari, strutturati per le
persone con malattie croniche,
che vengono svolti in gruppo
(in media 17 partecipanti per 2
o 3 sedute di esercizio alla settimana) nelle palestre del territorio. Sarà presente l'assessore regionale al diritto alla salute Daniela Scaramuccia.
Sono previsti momenti musicali della Premiata Società Filarmonica "Angiolo Del Bravo"
di La Scala a San Miniato e le
esibizioni canore della Corale
Gioconda di Udine, uno straordinario coro composto da pazienti affetti da malattia di
Parkinson . Condurrà Paolo
Spennato, speaker di Radio Lady.
Nel 2011 gli iscritti ai corsi
Afa sul territorio dell'Asl 11 sono stati oltre 6mila. I corsi attivati sono stati 280 nelle palestre e piscine gestite dalle associazioni sportive e di volontariato che hanno aderito all'iniziativa.
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Asl 11
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I dipendentz dell'Asl di Trieste si potevano
laureare anche durante l'orario di lavoro
DI FRANCESCO STAMMATI
La laurea? Si prende in orario
di lavoro, andando a seguire
le lezioni in trasferta, a spese
dell'azienda, per poter accedere
poi alla carriera dirigenziale. Ma chi è il
datore di lavoro che oggi offre tanto? Chi
aspira a stracciare gli avversari nelle
speciali classifiche Best place to work,
ovvero i migliori luoghi in cui lavorare?
Google? La Ferrari? La Procter & Gamble? No, lo Stato. E' accaduto infatti per
tre anni, dal 2006 al 2008, all'Azienda
Asl n.1 «Triestina» che, con tanto di delibera, la n. 821 del 29 dicembre 2006,
aveva «comandato», vale a distaccato
presso un'altra amministrazione pubblica, in questo caso l'Università di
Firenze, sede di Empoli, nove dipendenti, allo scopo conseguire la laurea
magistrale in Scienze infermieristiche.
Il tutto per promuovere «la crescita
culturale e professionale dei dipendenti ai sensi della legge n. 25112000», che
prevede lo sviluppo e la valorizzazione
delle professioni sanitarie, e della legge n. 4312006, che invece dispone per
le professioni sanitarie il conferimento
d'incarichi direttivi.
E in quanto comandati, i dipendentiallievi cui la laurea di secondo livello
sarebbe stata necessaria a diventare
dirigenti, era appunto spesati di tutto:
viaggi, albergo, vitto, per 1.500 ore di
lavoro complessivo, per una settimana
ogni mese lavorativo. Conseguita la laurea i nove neodottori hanno partecipato
ai concorsi e per sei di loro c'è stato appunto l'assunzione come dirigenti.
Una creatività amministrativa che non
è piaciuta affatto alla Corte dei Conti
del Friuli Venezia Giulia: il 18 aprile,
con la sentenza n.50, resa nota nei giorni scorsi dal sindacato autonomo Usi
attraverso il Foglietto della ricerca, i
magistrati contabili hanno condannato
i dirigenti responsabili di quel provvedimento.
A Franco Rotelli , già direttore generale, psichiatra e famoso per aver collaborato con Franco Basaglia, a Fulvio
Franza , all'epoca direttore amministrativo e a Marco Reali , la Corte ha
chiesto di rifondere all'amministrazione
il costo di quella singolare vicenda di
acculturazione dei dipendenti pubblici:
120mila curo, comprensivi di interessi,
a fronte di 63.636,55 euro di spese sostenute cui è stato sommato il costo del
lavoro dei dieci studenti-lavoratori in
trasferta. Secondo la Procura contabile,
che ha richiesto il giudizio, «il comando non era finalizzato a un aggiornamento professionale, ma a consentire
ai dipendenti beneficiati di accedere
alla qualifica dirigenziale con indubbio
vantaggio personale rispetto agli altri»
ed era quindi illegittimo «porre a carico
dell'azienda le spese di vitto, alloggio e
viaggio, nonché le retribuzioni giornaliere, in favore dei dipendenti comandati».
dirigenti, spiega la stessa sentenza, si
sono difesi richiamandosi alla «insindacabilità giudiziale delle scelte discrezionali della pubblica amministrazione».
Non solo, hanno contestato il danno
erariale in quanto «sarebbero stati utilizzati fondi deputati alla formazione
del personale e le spese preventivate
sarebbero rimaste contenute all'interno
del budget previsto».
E spiegato che ricorrere a professionalità esterne per ricoprire quelle posizioni dirigenziali, sarebbe costato di gran
lunga di più, documentando ex-post gli
esiti positivi dell'operazione: il numero
di ricoveri nel territorio sarebbe successivamente diminuito grazie all'assistenza domiciliare praticata grazie ai nuovi
dirigenti-infermieri.
Eccezioni respinte dalla Corte che, pur
non riconoscendo nel comportamento la
colpa grave, ha contestato decisamente
il ricorso all'istituto del «comando» per
la frequenza a corsi universitari, non
lesinando apprezzamenti negativi sul
merito delle scelte: «Colpisce il fatto
che i dipendenti siano stati mandati da
Trieste ad Empoli senza che dalla deliberazione emerga un vantaggio palese
nella scelta di questa sede universitaria
decisamente lontana dal luogo di lavoro». Di qui il conto: il 50% della somma
è stato richiesto all'ex-direttore generale e il restante 50 suddiviso in parti
uguali fra gli altri due dirigenti.
-d Riproduzione riservata
Segnalazioni
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Segnalazioni
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CONFERMATO A PIEN I VOTI IL GOVERNATORE USCENTE MARCONCI N I
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il proprio consiglio: tutti i progetti
- SANTA CROCE ALESSANDRO Marconcini è
stato rieletto governatore della
confraternita di Misericordia
di Santa Croce. Il nuovo consiglio, riunitosi per la prima volta giovedì sera dopo le elezioni
di sabato e domenica scorsi, ha
optato per la continuità con la
gestione precedente che ha visto lo stesso Marconcini protagonista di tante iniziative volte
al potenziamento e al rilancio
della confraternita.
Il nuovo magistrato è composto anche da Augusto Pietro Casani (vicegovernatore), Andrea
Pantani (segretario), Marco
Moroni (tesoriere), Andrea
Pancanti, Graziano Bertelli,
Laura Morelli, Santo Bellofiore e Michele Landi (consiglieri). Il ruolo di correttore, che
spetta al parroco della collegiata, è stato affidato a monsignor
Romano Maltinti. Il collegio
dei sindaci revisori è formato
da Carlo Carli Maltinti, Stefano Puccini e Clara Pantani.
Fanno parte del collegio dei
probiviri Angelo Scaduto, Piero Conservi, Massimo Angelini
e Sergio Bertini. La Misericordia, con i suoi 836 soci, 58 volontari, 4 dipendenti/autisti, 1
dipendente amministrativo e 1
dipendente a progetto, è una
delle realtà storiche di Santa
Croce. Anche in futuro sarà
Ei 1ii2RGENZA La Misericordia è un punto di riferimento per il
servizio sanitario. Nel riquadro, Alessandro Marconcini
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La confraternita conta
836membri, 58 volontari
e 4 dipendenti autisti
punto di riferimento, insieme
alla Pubblica Assistenza, per il
punto di emergenza del 118
con medico a bordo dell'ambulanza. Nel 2011 i servizi effettuati sono stati 3.815.
TRA LE PRIORITÀ c'è l'apertura di un centro anti-usura per
andare incontro alle persone,
di tutte le età e ceto sociale, ma
in particolare artigiani e piccoli
imprenditori, che rimangono
invischiate in questa vera e propria piaga sociale. Domenica,
intanto, la Misericordia, come
da tradizione, organizza la Festa al Guerrini nel parco della
splendida villa di Poggio Adorno. Da mattina alle 10 la santa
messa nella cappella della villa,
poi fino a sera iniziative e intrattenimenti vari con l'esposizione delle macchine d'epoca e della mitica Urbanina, la prima auto elettrica, costruita proprio
nei garage della villa dal marchese Bargagli e dal meccanico
Cristiani di Staffoli negli anni
Sessanta.
MERCATO
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Segnalazioni
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APERTO "TTO GIORNO
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VERTICI II presidente della
Fondazione Crsm Guicciardini Salini
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CARISMI
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ueci nuovi soci
Fondaz one
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L'ASSEMBLEA dei soci della Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato ha nominato dieci soci, personaggi
del mondo imprenditoriale e culturale.
I nomi: Alberto Bravi, già dirigente
della Questura di Pisa, fino al 2009 della divisione di polizia anticrimine e poi
della divisione di polizia amministrativa, sociale e dell'immigrazione; Salvatore Ciulla regista, attore, direttore artistico della Fondazione Istituto Dramma Popolare; Stefano Farsetti, responsabile del settore antiquariato e direttore delle vendite alla casa d'aste Farsetti
arte di Prato; Renzo Gamucci, componente il comitato di gestione della Fondazione Crsm; Stefano Ghilardi, presidente della Fondazione conservatorio
di S.Marta di Montopoli; Antonio
Guicciardini Salini, presidente della
Fondazione Crsm; Alberto Lang, commercialista, vicepresidente della Carismi Spa; Michele Matteoli, presidente del Consorzio Cuoio Depur Spa; Mario Sladojevich, componente il comitato di gestione della Fondazione Crsm;
Giovanni Toni, libero professionista.
MERCATO
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APERTO "TTO GIORNO
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Segnalazioni
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Certaldo: anziano cicilista i nvestito da una moto
Ricoverato i n ospedale i n gravi cond izioni
ANZIANO ciclista investito da una moto a Certaldo.
L'incidente si è verificato nella prima serata in viale
Matteotti, tratto urbano della Sr 429 in direzione
Poggibonsi. A.C., 70 anni, ha riportato serie ferite e lesioni
ed è stato ricoverato in ospedale con prognosi riservata.
Gli agenti della polizia municipale di Certaldo hanno
compiuto i primi rilievi. Appena diramato l'alla e, sul
posto è intervenuto il 118. Per agevolare rilievi e soccorsi,
ci sono stati rallentamenti del traffico, il cui deflusso è
stato regolato dagli agenti. Viale Matteotti non è nuovo a
gravi incidenti: la speranza è che con l'apertura della
variante della 429 la strada possa finalmente "respirare".
Cronaca
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rapporti tesi in ospedale, le di fissioni respinte, il contratto, l`inchiesta della Procura
zenLe morto,
le è col . a di Careffo»
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chirurgo: prc
«Mi ero dimesso dal mio incarico a Careggi perché c'era
un tasso di mortalità molto alto dovuto a infezioni. Le procedure normalmente rispettate all'estero per la sicurezza
dei pazienti a Careggi non venivano rispettate. Dopo la
morte di un mio paziente,
proprio per infezione, ho
chiesto all'azienda di prendere alcune precauzioni, come
una terapia intensiva vicina
per evitare che venissero trasportati i pazienti da un edificio all'altro, ma nessuno mi
ha mai ascoltato». Punta il dito contro Careggi il chirurgo
toracico Paolo Macchiarini
che nei giorni scorsi è stato
ascoltato in Procura come
persona informata dei fatti.
Accompagnato dall'avvocato
Rosario Bevacqua - rimasto
ad aspettare fuori la fine dell'interrogatorio - il chirurgo
ha risposto a domande in merito alla sua attività professionale dal giorno del suo rientro in Italia.
«In questo procedimento
non è indagato - chiarisce il
legale - Macchiarini è stato
convocato in Procura solo per
capire i suoi rapporti all'interno della struttura ospedaliera». Quei rapporti che sono
sempre stati tormentati, prima ancora del suo arrivo in
città. Cervello in fuga, mago
dei trapianti, uno che non rispetta le regole, un uomo dal
pessimo carattere che non
vuole rendere conto a nessuno: su Macchiarini, in questi
anni, si è detto tutto e il contrario di tutto. Mentre Careggi si spaccava a metà, lui con-
re non rispettate. L'ho detto, non ® hanno ascoltato
tinuava a ripetere: «Sono tornato in Italia dopo vent'anni e
ho ritrovato gli stessi baroni,
più forti di prima, che mi hanno ostacolato in tutti i modi».
Macchiarini, autore del primo trapianto di trachea senza
farmaci antirigetto, lavorava
a Barcellona quando è stato
chiamato nel 2008 a Firenze
dall'allora assessore alla sanità regionale Enrico Rossi.
L'obiettivo finale era quello di
farlo arrivare alla guida del
Cert, il centro europeo di ricerca torarica per il quale c'era
stato uno stanziamento iniziale di fondi per 5oo mila euro.
All'orizzonte c'era una cattedra per chiara fama per Macchiarini, ma con il passare del
tempo - «per colpa della
guerra dei baroni», ha sempre sostenuto Macchiarini quella cattedra non è mai arrivata. Nel 2009 arriva un semplice contratto mentre la strada accademica continua a es-
sere sbarrata. Macchiarini viene accusato di aver fornito un
curriculum falso, ma lui sì difende spiegando che è stata la
sua segretaria in Spagna a fare la traduzione utilizzando
un traduttore simultaneo.
È durante questo tira e
molla con Careggi che Macchiarini si lamenta più volte
per la sicurezza dei pazienti.
Nel 2010 decide di dimettersi
proprio per questi
problemi, soprattutto dopo la morte di un paziente
causata da un'infezione, sostiene lui.
Le dimissioni non
vennero però accolte dal direttore
sanitario Valtere
Giovannini. In
quel periodo nasce un'inchiesta
della Guardia di Finanza sulla questione dell'attività
pubblica-privata
dei chirurgo.
Con il passare
del tempo le polemiche si placano,
anche se in realtà,
non ne fa mistero
lo stesso Macchiarini, la guerra contro di lui a Careggi
continua sotterranea. Il contratto
con Careggi arriva
lo scorso febbraio:
l'accordo prevede
un guadagno di
310 mila euro all'anno, 11o versati dall'azienda ospedaliera e gli altri dalla
Regione, che lo ha incaricato
di dirigere l'«istituto europeo
perle alte vie respiratorie» dove si occuperà di ricerca e di
trasmettere le sue competenze ai giovani medici, quello
che Macchiarini ha sempre
detto essere il suo obiettivo.
Almeno tre giorni a settimana
Macchiarini dovrà trascorrerli a Careggi.
Antonella Mollica
antonella. mo llie a@ res. fit
Fronte uníversítà
A sinistra, il chirurgo toracica Paolo Macchiarini. Sopra, durante un'operazione
Mancata una cattedra
per «chiara fama», ha
accusato i «baroni, più
forti di prima». Ora dirige
l'istituto europeo per
le alte vie respiratorie
Sanità fiorentina e toscana
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Due navi medici in reparto e C ande collaborazione con lAtl
Oncoematologia cresce
SIENA
Potenziata l'attività della Onco-Ematologia Pediatrica al
policlinico Santa Maria alle
Scotte. Questo settore fondamentale per la cura delle gravi malattie oncologiche dei
bambini è cresciuto grazie all'
arrivo di giovani medici, con
la supervisione del professor
Alfonso D'Ambrosio, fortemente voluti dalla direzione
aziendale per dare nuova linfa alle attività assistenziali, in
piena sinergia con l'Atl - Associazione Toscana Leucemie e l'Unità operativa complessa di Pediatria, diretta dal
professor Paolo Balestri.
"Abbiamo incontrato il direttore generale dell'Azienda
ospedaliera universitaria senese per un confronto serio e
costruttivo sulle necessità dei
piccoli pazienti e delle loro famiglie - spiega Katia Landi,
presidente Atl Siena - Siamo
molto soddisfatti dei risultati
raggiunti e dell'impegno preso e portato avanti dalla direzione aziendale che ha rinnovato una forte attenzione nei
confronti dei bambini e delle
loro famiglie".
In Italia ogni anno si registrano circa 50 nuovi casi di leucemia ogni milione di bambini
di età inferiore a 15 anni; la
casistica senese è in linea con
i dati nazionali.
"Ogni anno - spiega D'Ambrosio, registriamo nel Centro Aieop dell'Azienda ospedaliera universitaria senese
35-40 nuovi casi di patologie
Sanità fiorentina e toscana
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Insieme per una grande causa II professor Alfonso D'Ambrosio, il professor Paolo Balestri e il direttivo
dell'Ati guidato da Katia Landi
oncologiche pediatriche. Negli ultimi 10 anni abbiamo seguito 16 nuovi casi di leucemia linfoblastica acuta e i risultati in termini di lunga sopravvivenza o vera guarigione sono il 92 per cento, in linea con i dati nazionali relativi a questa patologia. Nel solo anno 2011 i casi di nuova
diagnosi presso l'Onco-Ematologia Pediatrica sono stati
4; nel primo trimestre 2012 è
stata poi formulata l'ultima
diagnosi. Altro settore di ri-
cerca e terapia è quello del retinoblastoma., tumore maligno dell'occhio, seguito in collaborazione con lo staff della
dottoressa Doris Hadjistilianou dell'Oftalmologia; ogni
anno 25-30 sono i nuovi casi
di questo tumore ad esordio
precoce nei bambini e trasmesso geneticamente. Curare malattie così gravi nei bambini richiede un lavoro di
squadra molto forte, non solo per affrontare la malattia
ma anche per sostenere le fa-
miglie e i bambini, il cui unico compito, in questa bella
età, dovrebbe essere solo quello di giocare e ridere spensierati. Il sostegno dell'Ad per
noi è sempre stato preziosissimo".
L'Atl collabora da anni con
la Clinica Pediatrica supportando la formazione scientifica dei giovani medici, la dotazione strumentale, il confort
alberghiero e le necessità delle famiglie con grande amore
per i bambini.
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Il23 maggio. sala convegni Banca Mòntcng ioni
Incontro con la cittadinanza
su "Tiroide e Gravi
"
con Furio Pacïni e Felice Petraglia
SIENA
Il buon funzionamento della tiroide è di fondamentale importanza durante la gravidanza. Cosa fare in caso di problemi? A questo argomento è dedicato l'incontro con la cittadinanza organizzato dai professori
Fuiio Pacini e Felice Petraglia del policlinico Santa
Maria alle Scotte, in occasione della Giornata Mondiale della Tiroide, che si terrà mercoledì 23 maggio,
alle 16, nella sala convegni della Banca di Monteriggioni.
"La tiroide - spiega il professor Petraglia, direttore
Ostetricia e Ginecologia - riveste una particolare importanza nella donna sia perché garantisce un normale decorso della gravidanza e un regolare sviluppo del
feto, sia perché influenza molte patologie del genere
femminile. Gli ormoni tiroidei regolano la funzione
cardiovascolare, il metabolismo glucidico e lipidico e
sono fondamentali nel garantire lo sviluppo neuropsichico e l'accrescimento del
feto e del bambino". Elemento essenziale per la produzione di ormone tiroideo
è lo iodio, che assumiamo
con gli alimenti e, in gravidanza, in particolare, il fabbisogno di iodio aumenta
sensibilmente ed è importante sapere cosa fare. La malattia più frequente nelle
donne in dolce attesa - spiega il professor Pacini, diret-
/
tore Endocrinologia - è l'ipotiroidismo, che si corregge
facilmente con l'assunzione per bocca di ormone tiroideo. L'ipertiroidismo invece è meno frequente ma può
compromettere il decorso della gravidanza se non
prontamente riconosciuto e corretto. Per la cura dell'
ipertiroidismo sono disponibili farmaci che riducono
efficacemente l'eccesso di produzione degli ormoni tiroidei, consentono la rapida normalizzazione della
funzione tiroidea e assicurano lo svolgimento a buon
fine della gravidanza".
Le malattie della tiroide, ad eccezione di rari casi, non
costituiscono un ostacolo alla gravidanza, purché diagnosticate e trattate tempestivamente.
Sanità fiorentina e toscana
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PRESENTATO IL DOCUMENTO «AREA VASTA OVEST PROGRAMMAZ ION E 20 12-20 15»
di MONICA DOLCIOTTI
- LIVORNO TAGLI A MAN BASSA nella sanità tra il 2012 e il 2015. Solo di
risparmi al personale si calcola
che la Asl dovrà realizzare 4 milioni e 626 mila euro. Una enormità
se si calcola che in tutta l'area vasta ovest l'obiettivo è quello di tagliare circa 8 milioni di euro. Tutto questo si trova nel documento
intitolato «Area vasta ovest programmazione
interaziendale
2012-2015». In questo documento, che abbraccia tutte le aziende
L' l manterrà i rapporti
con la casa i cura
«Villa Tirrena»
sanitarie dell'area vasta ovest, la
Asl alla pari delle altre dovrà adeguarsi al nuovo corso. Dunque oltre alla cura dimagrante sulla spesa per il personale, dovrà dare una
sistemata al settore dei professionisti convenzionati tra i quali
rientrano i medici di medicina generale (i medici base), i pediatri
di libera scelta, i medici della continuità assistenziale (ex guardia
medica) e i medici della medicina
dei servizi.
LA GUARDIA medica come
l'abbiamo conosciuta fino ad oggi
scomparirà: sarà riorganizzata secondo le intenzioni della Regione
in modo da integrarla di più con
medicina generale con la conseguente riduzione dell'orario notturno a favore di quello diurno.
I MEDICI DI BASE (di medicina generale) in questo quadro saranno oggetto di attenzione particolare: obiettivo è inserirli negli
ambulatori nelle sedi distrettuali,
nelle case della salute. Per loro si
pensa anche a forme di associazione più evoluta (medicina di gruppo). Negli studi associati di medicina generale si punta anche ad inserire collaboratori di studio ed infermieri con l'integrazione, quando possibile, di personale infermiristico e amministrativo aziendale.
IL 118 sarà rivoluzionato; intanto quando entrerà a regime i 1 nuovo sistema per l'emergenza il numero cambierà: 112, che ora è
quello dei carabinieri. Si punta alla attivazione di un centro unico
ad Ospedaletto (Pisa) per tutta
l'area vasta ovest dove confluiranno le chiamate di emergenza-urgenza, le chiamate per la continuità assistenziale, le comunicazioni
con i sistemi 118 periferici e il coordinamento delle maxi emergen-
ze. Così facendo le postazioni 118
della Asl spariranno. Facendo ciò
si conta di risparmiare 585 mila
euro. La cosa singolare è che questo modello di 118 sarà sperimentato per ora solo sull'area vasta
ovest perché a quanto pare le altre
zone hanno fatto orecchie da mercante.
I PRIVATI ACCREDITATI sono un altro capitolo del documento di «Area vasta ovest». Si tratta
delle case di cura convenzionate
tra cui Villa Tirrena. La sua convenzione con l'Asl scadrà nel
2015 e ci sarà accreditamento per:
l'attività di ricovero nei settori di
ortopedia, traumatologia, chirurgia generale, ginecologia, riabilitazione intensiva extraospedaliera.
E per l'attività ambulatoriale nell'
ambito della chirurgia generale,
ortopedia, ginecologia, cardiologia, angiologoia, ecografia e gastoenterelogia. Ha così 16 posti letto
chirurgici e 16 posti letto di riabilitazione. Il tetto economico previsto per queste prestazioni accreditate è di 2 milioni e 700 mila euro.
Secondo il modello di riorganizzazione che diventerà operativo nel
2013, a Villa Tirrena l'attività si
dovrà concentrare su: 16 posti letto di chirurgia orientati in quelle
che sono dette «linee produttive
ortopediche» (protesi, con una
previsione di 284 ricoveri) e «linee produttive della chirurgia (vascolare, ernie e tiroide con 285 ricoveri). E per il 2012 si riconfermano i 16 posti letto per la riabilitazione.
!'ASe r? E; , A I dipendenti de88'Asl alla presentazione dei docun cento
Sanità fiorentina e toscana
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E Fia7,.s passa
sub i to all ' attac co :
A n ospedale
s i amo i n affanno »
NELL'ASSEMBLEA dei
lavoratori del comparto
sanità indetta ieri dal
sindacato Fials abbiamo
registrato alcune
testimonianze dei
lavoratori tra cui quelle
dei delegati Fials. Solo
loro possono metterci la
faccia senza conseguenze.
Daniela Boem del
sindaco ha denunciato:
«In ospedale a Livorno
siamo così in affanno per
garantire
l'approvigionaento dei
reparti che spesso siamo
stretti ad usare le traverse
al posto dei pannoloni per
i pazienti allettati».
Monica Boem, anche lei
delegata sindacale: Al
dipatimento di
prevenzione sanità
pubblica vengono
effettuati prelievi a
campione dell'acuqua
dell'acquedotto, oltre a
quelli fatti dalla azienda
Asa».
E PROSEGUE: «I
campioni li dobbiamo
mandare all'unico
laboratorio accreditato a
Lucca, ma è aperto dal
lunedì al giovedì. Se c'è
un'emergenza nel fine
settimana ? C'è un altro
laboratorio a Piombino,
rinnovato di recente, ma
non è accreditato.
Perché?».
M.D.
Sanità fiorentina e toscana
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«Asl, tensione ai vertici e liste dil * i attesau>
II vicepresidente della commissione regionale sanità all'assemblea Fials. Ferrucci: sul personale non molliamo
di Anna Cecchini
1 LIVORNO
«Nel piano sanitario regionale i
sacrifici che vengono richiesti
alla zona livornese sono eccessivi. Crediamo che la provincia
di Livorno con i suoi circa
350.000 abitanti non possa assistere alla devoluzione di gran
parte dei servizi alla Azienda
ospedaliera pisana ». Forte e
chiaro il messaggio del Fials, il
sindacato autonomo dei lavoratori della sanità, che ieri mattina ha organizzato un'assemblea degli associati per fare il
punto sul piano sanitario regionale 2012-2015, invitando anche Stefano Mugnai (Pd1) e Maria Luisa Chincarini (ldv), rispettivamente vicepresidente
e consigliere della quarta commissione sanità della Regione.
«E un piano contraddittorio prosegue Ferrucci - visto che
prevede la concentrazione su
Pisa delle attività sanitarie specialistiche e contemporaneamente la riassegnazione all'Asl
6 di attività con specializzazione medio-bassa. A fronte di
questo incremento di lavoro da
svolgere sono però previsti tagli ai servizi e al personale. Mi
sembra chiara la contraddizione. Per questo noi staremo nella contrattazione, ma si sappia
che non faremo sconti per
quanto riguarda il futuro del
personale».
Preoccupato per la sanità livornese anche Mugnai. «La
sensazione che c'è a Firenze è
che questa Asl viva una situazione maggiormente critica rispetto alle altre della Toscana.
Non è un caso se mi vengono
recapitati plichi anonimi per
segnalare situazioni che non
vanno nell'Asl 6, cosa che non
avviene per le altre aziende sa-
nitarie».
Poi Mugnai mette in fila le
criticità. «C'è una difficoltà di
rapporto fra la direzione - dice e le strutture sanitarie, come si
vede anche dalle dimissioni del
direttore amministrativo. Per
non parlare del rapporto con i
cittadini: è un caso che siano
nati i comitati all'Elba o in bassa Val di Cecina?». Analoga riflessione da parte di Chincari-
_
ni: «Se il direttore amministrativo si è dimesso qualche attrito
nel quadro direzionale ci sarà».
Altra nota dolente dell'Asl livornese, secondo i rappresentanti della commissione sanità
regionale, è la realizzazione del
nuovo ospedale. «Non è stato
pianificato bene - spiega Mugnai -, doveva essere pensato
in una logica più oculata». Dello stesso parere Chincarini:
«Non era nei programmi, c'è
una strana caparbietà nel volerlo realizzare quando non ci sono soldi».
Mugnai insiste anche sulle liste di attesa, che ha monitorato
su scala regionale: «Il fenomeno - ricorda - rimane uno di
quelli più critici. La Regione ne
parla, ammette il problema, afferma di stanziare fondi... poi?
A Livorno si aspetta quasi un
anno per una mammografia.
Qualcosa non va».
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Da sinistra: Boem , Mugnai , Ferrucci e Chincarini (Zocchi-Pentafoto)
Sanità fiorentina e toscana
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L'AsI tagna ma non basta
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E perde altrí* 55 iimlio
Negativo il bilancio di esercizio 2011, scoperti anche 15 milioni di crediti inesigibili
Ma il risanamento è avviato: costi scesi di 17 milioni, 118 dipendenti in meno
di Claudio Figaia
MASSA
Costi di gestione ridotti, meno
personale, spese più oculate,
fornitori pagati con il contagocce, servizi accorpati. Ê una cura
dimagrante ferrea quella a cui è
sottopostala sanità apuana dopo la scoperta del colossale buco - 224 milioni di euro - degli
scorsi anni. Ma non basta: non
bastano le forbici della direttrice generale Maria Teresa De
Lauretis 1 a mettere in pari il bilancio dell'Asl.
"Rosso" di 55,7 milioni . Il bilancio di esercizio 2011 dell'azienda (adottato la scorsa settimana) si è chiuso, infatti, con una
perdita di 55,7 milioni di euro.
Una cifra colossale, che comprende però anche 12,5 milioni
della "gestione straordinaria",
vale a dire gli oneri delle gestioni precedenti e altri 15 di perdite sui crediti. La perdita, se si
sottraggono queste voci, si riduce a 28,3 milioni.
Buco ancora più profondo. La gestione ordinaria dell'azienda è
stata in realtà "virtuosa", almeno nel senso che i risparmi ci sono stati e importanti. Tanto che
la perdita è stata inferiore a
quella del 2010 (quando lo sbilancio fu di altri 28,2 milioni,
ma solo grazie a un'erogazione
straordinaria da parte della Regione di 48 milioni). Ma la situazione finanziaria dell'azienda
sanitaria resta difficilissima. Ariche perchè da analisi più accurate sul colossale debito di cui
sopra, sono emersi ulteriori disavanzi, a cominciare da crediti
risultati inesigibili per circa 15
milioni.
Uno sbilancio strutturale Resta
tuttavia evidente che, anche
epurando dai conti l'eredità della scandalosa gestione degli anni scorsi, il bilancio resta in negativo E il pareggio economico
è previsto solo nel 2013, a patto
che si continui il processo di risanamento avviato con la gestione De Lauretis.
Sanità fiorentina e toscana
Risparmiati 17 milioni. Il risanamento comunque, è stato avviato. Il costo della produzione
(cioè il complesso delle spese)
dell'AsI nel 2011 è stato di 438
milioni di euro, cioè 17 milioni
in meno rispetto al 2010 (-4%).
meno farmaci. Tra i risparmi ottenuti, quelli per la spesa farmaceutica: la spesa peri medicinali somministrati in ospedale è
scesa da 61,6 a 57 milioni; quella territoriale da 36,6 a 33,9. Nel
complesso, la spesa per farmaci
è scesa da 108,2 a 90,9 milioni.
ragli alla riabilitazione. La revisione delle prestazioni di riabilitazione ha portato a un altro milione di risparmio, dai tagli ai
trasporti 0,5 milioni.
meno medici e infermieri. Importanti economie sono state
ottenute con la riduzione dei
medici (scesi da 595 a 571: cioè
24 in meno) degli infermieri:
meno 42 (da 1.461 a 1.419) e di
altre tipologie di dipendenti. In
totale, 118 lavoratori in meno. Il
costo del personale è così sceso
da 157,6 a 153,3 milioni (meno
4,2).
Si investe in tecnologie. Per
quanto riguarda gli investimenti, il bilancio ricorda in 29,1 milioni perle opere (del 2011) per
3,5 milioni per il rinnovo delle
attrezzature sanitarie eben 246
milioni per tecnologie informatiche, in particolare per il laboratorio analisi, l'anatomia patologica, la chirurgia, la firma elettronica, il rinnovo dei server.
Ancora rigore . «È evidentemente necessario - scrive la direttrice generale MariaTeresa De
Lauretis nella relazione che accompagna il bilancio - proseguire il risanamento intrapreso
con successo nel 2011 al fine di
raggiungere il pareggio economico entro il 2013; tutto attraverso una maggiore efficienza e
una riorganizzazione e revisione dei servizi ospedalieri e territoriali, al fine di ridurre al minimo le ricadute negative su qualità e quantità dei servizi erogati
ai cittadini».
Pagina 18
E il debito verso i fornitori "scende" a 210 milioni di egro
Nella impressionante tabella dei debiti dell'ASl di
Massa e Carrara c'è una cifra che dice tantissimo
sui contraccolpi verso l 'esterno provocati dalla
difficile situazione dell'azienda.
Sono i debiti verso i fonitori : 210 milioni e766mila
euro vantati da cooperative , aziende,
professionisti, istituti che a vario titolo forniscono
alla sanità apuana beni , servizi e personale. I l
debito verso i fornitori è tuttavia diminuito: nel
Sanità fiorentina e toscana
2010 era di 220 milioni e830milaeuro . Cioè 10
milioni di euro in più.
L'ASM è dei resto di gran lunga la più grande azienda
della provincia, che dà lavoro a 2.700 persone
(senza contare i fornitori) erogando oltre 150
milioni di euro di stipendi ogni anno e spendendo
complessivamente ogni anno circa 450 milioni.
Cioè poco meno del valore dell'export di tutta
l'industria del marmo e del granito apuana.
Pagina 19
PISA
ldv alla Regione
«I costi di Estav?»
«È necessario approfondire i
costi dei nuovo personale previsto
dai recenti avvisi di selezione di
Estav Nord Ovest. Si tratterebbe
di 9 incarichi a tempo determinato
più uno dirigenziale, sempre a
tempo determinato, presso la
Società della salute di Firenze. Un
incremento di personale che stona
con i dubbi dimostrati dalla Corte
dei Conti ». Lo afferma in
un'interrogazione alla giunta
regionale la consigliera regionale
ldv, Maria Luisa Chincarini. La
Corte, ricorda, ha definito la
Società della salute « più una fonte
di spesa che una reale potenzialità
per il sistema sanitario» e
aggiunge che in tempi di crisi «la
Giunta e il suo presidente hanno
preso l'impegno di ridurre le spese
sia per gli enti regionali sia per il
personale a essi assegnato».
Sanità fiorentina e toscana
Pagina 20
VERMI IN BAGN O
E BARELLE I N CODA
NEI CORRIDOI
Pronto soccorso San CamMo di Roma
tra sporcizia pazienti ammassati
di silvia D'Onghia
ra è tutto sotto controllo" dice un infermiere
che ha appena finito di
0 fasciare la testa a un uomo con un trauma cranico.
Si guarda attorno, poi sparisce dietro una porta scorrevole. Il "tutto sotto controllo" al Pronto soccorso dell'ospedale romano San Camillo vuol dire che nella sala
d'attesa dei codici bianchi e
verdi (i meno gravi) ci sono
almeno 15 barelle ammassate una accanto all'altra. Non
sedie, barelle. In sala d'attesa. Con sopra altrettanti pazienti affetti dai mali più diversi: c'è il 50enne con l'infiammazione intestinale che
chiacchiera col vicino di
Lettighe stipate
persino
in la d'atte
Tre mesi fa
lo scandalo
delle persone
curate a terra
Sanità nazionale
sventura e l'anziana con la
flebo attaccata e la badante
di fianco, c'è il ragazzo addormentato e solo e la signora col piede rotto perché è
caduta in una buca dell'asfalto stradale. E c'è il trauma
cranico. La sala d'attesa non
riesce a ospitare tutti, e allora il corridoio si riempie di
sedie a rotelle e, ancora, barelle. Per non parlare dei vermi che fanno bella mostra
nei bagni. "E oggi non è niente", si affrettano a ripetere
gli infermieri mentre rispondono alle domande dei portantini, parlano con i medici,
compilano cartelle e chiamano le ambulanze per il trasporto degli anziani nelle case di cura convenzionate.
A distanza di tre mesi dallo
scandalo dei pazienti curati a
terra, nonostante giornalisti,
telecamere e promesse politiche, al San Camillo non è
cambiato
niente.
Sabato
scorso, nella zona riservata
ai codici rossi - imminente
pericolo di vita - non si riusciva neanche a entrare. Le
troppe barelle impedivano al
personale di muoversi agilmente. Ieri nel corridoio
adiacente alle sale visita dei
codici meno gravi erano parcheggiate sei lettighe. Che,
tradotto, vuol dire sei persone.
ABBANDONATE lì, da
sole, se non fosse per i sorrisi,
le parole di conforto e la disponibilità totale del personale medico e paramedico.
All'interno di una delle sale,
c'erano altrettanti anziani.
Uno di loro stava per essere
trasferito in una clinica. "Bisognerebbe prima stabilizzarli - si lasciava sfuggire un medico -, altrimenti tra quattro
giorni ci tornano qui molto
più gravi". Lo chiamano "gioco dell'oca". Le barelle sono
così vicine che ci si dà la mano. E, soprattutto, se non si
trovano i posti letto in reparto, i pazienti rimangono lì anche per giorni. Il pronto soccorso ostetrico non è da meno. Sulle sedie in attesa ci sono pancioni ammassati accanto a donne costrette al raschiamento (e non per la 194,
la legge sull'aborto), sorrisi di
quasi-nonni e lacrime ingoiate a fatica. La vita e la morte.
Per entrare in sala operatoria
si attendono anche dieci ore,
durante le quali ti lasciano
senz'acqua, senza risposte ed
è già tanto se c'è un letto disponibile. II 30 aprile, lunedì
del "ponte", c'era un solo medico per l'intera palazzina, e
quindi per tagli cesarei, urgenze e raschiamenti. E non è
detto che chi prima arriva
meglio alloggi. In reparto ci
sono medici precari, a cui il
contratto viene rinnovato se va bene - di due anni in
due anni. E se non ci fossero
loro non si riuscirebbero a coprire neanche le guardie. Le
donne vengono mandate a casa due giorni dopo il parto
naturale, tre dopo il cesareo.
Non certo a cuor leggero, ma
è l'unico modo per garantire
un minimo turnover sui letti.
"Al San Camillo non ci sono
assolutamente i problemi denunciati in questi giorni",
aveva detto il Direttore generale, Aldo Morrone, poche
ore prima di essere sentito
dai pm il 22 febbraio, nove
giorni dopo lo scandalo dei
materassi a terra nel pronto
soccorso (documentati da un
video). Eppure il 29 marzo
era stato costretto ad incontrare le organizzazioni sindacali e a siglare una bozza d'accordo che prevedeva, entro
ottobre, il potenziamento dei
posti letto in ospedale: 18 per
pazienti acuti, più altri 6 di
terapia intensiva in Area di
emergenza più il personale
necessario
all'assistenza.
Non numeri esagerati, "numeri appena necessari a tamponare il problema" secondo
Bruno Schiavo, rappresentante intersindacale dei medici.
Pagina 21
"IL DIRETTORE avrebbe
voluto prima realizzare una 'discharge room', per i pazienti in
dimissione in attesa di uscita prosegue Sandro Petrolati, della segreteria nazionale dell'Anaoo Assomed -, pensando di
decongestionare l'ospedale, e
l'abbiamo dissuaso: non sarebbe servita a nulla. Poi voleva
ampliare la boarding area del
pronto soccorso portandola al
primo piano. Ma manca persino l'ascensore". Così la firma
sull'accordo. Che non è servito a nulla: il 7 maggio la Regione Lazio ha fatto sapere
che, visti i vincoli che il ministero ha posto per lo sforamento del bilancio, non se ne
parla. Nessun posto letto in
più, solo 5 medici assunti (i
precari sono una settantina,
tra co.co.co. e borsisti, stipendio massimo 1.200 euro al mese). Il 12 maggio altra firma,
stesse richieste, stesso impegno del Direttore con i sindacati. Che, però, non ci credono
più e lunedì scorso sono entrati in stato di agitazione, occupando - per ora virtualmente - l'ospedale.
.áád -
4.
l medici sono
in agitazione
Avevano chiesto
18 posti letto,
la Polverini
non ne ha dato
nemmeno uno
_AP
Nella sala per i codici rossi del San Camillo , sabato scorso non si riusciva
neanche a entrare. Oggi, su ilfattoquotidiano . it, il video girato ieri nell'ospedale
Sanità nazionale
Pagina 22
n principio fu il San Camillo. Dopo
un'intervista e un video, pubblicati
dal Fatto il 12 febbraio, al padre di
una bimba curata a terra nel Pronto
soccorso dell'ospedale, a Roma scoppiò il
caso sanità. II Pd diffuse un'altra immagine
dello stesso nosocomio, con un altro
paziente soccorso a terra. Partirono le
indagini della magistratura e le ispezioni dei
carabinieri del Nas a tappeto in molti
ospedali. I senatori Marino (Pd) e Gramazio
(Pdl) pochi giorni dopo denunciarono il
caso della "piazzetta" del Policlinico
Umberto I, dove una donna malata di
Alzheimer era stata lasciata per 4 giorni
legata alla barella senza nutrizione. Per
questo furono sospesi i vertici della
struttura. Al Policlinico Casilino un paziente
oncologico e malato di polmonite fu lasciato
sei giorni in Pronto soccorso senza che gli
venisse trovato un posto letto. La
governatrice Polverini è stata sotto il fuoco
di fila dell'opposizione regionale. Ma nulla è
ancora cambiato.
i;i"!i ma;l
i uri:;i i,
Sanità nazionale
,>i; rU1;j iu
Pagina 23
Le scuse
deRo psichiatra
«Un errore
ricerca sui gay
da curare»
NEW YORK - «L'omosessualità
di gay e lesbiche può essere
curata». Era il 2001 quando, a un
convegno della American
psychiatric association (Apa) il
dottor Robert Spitzer illustrò la
sua controversa tesi secondo cui è
possibile, per alcuni individui
estremamente motivati, cambiare
il proprio orientamento sessuale
da gay a eterosessuale. Il fatto che
a pronunciare quelle parole fosse
il celeberrimo docente della
Columbia University, considerato
dai manuali il padre della
psichiatria moderna e lo
psichiatra più influente del 20°
secolo, contribuì solo ad
accreditare la legittimità di tale
provocatoria argomentazione.
Nessuno poteva accusarlo di
pregiudizio anti-gay. Nel 1973 era
stata proprio la crociata personale
dell'allora 41enne Spitzer a
indurre l'Apa a rimuovere
l'omosessualità dalla lista dei
«disturbi mentali». Poi, nel 2001,
»
L'Oms ®cc
«Tesi fasulle», dice oggi
l'80enne Spitzer
L'Oms nel 2001 aveva
parlato di studio «pericoloso»
quello studio bollato come «un
tradimento» dai gay di tutto il
mondo. Undici anni più tardi, lo
psichiatra ha chiesto loro scusa
per l'errore commesso. Cercando
persino, senza riuscirvi, di
pubblicare una ritrattazione sulla
stessa rivista scientifica che nel
2001 aveva ospitato il saggio
originale, denunciato come
«pericoloso» dall'Organizzazione
mondiale della sanità. Il mea
culpa di Spitzer, oggi 8oenne e
gravemente malato di Parkinson,
è avvenuto in un'intervista al New
York Times. «Giacevo sveglio nel
letto alle 4 del mattino, quando ho
deciso che era giunto il momento
di farlo», afferma Spitzer, «mi
alzai annaspando nel buio e con
enorme difficoltà, data la mia
condizione, raggiunsi la scrivania
dove presi carta e penna». Quando
il direttore della rivista Archives of
Sexual Behavior si rifiutò di
pubblicare la sua ritrattazione,
Spitzer ha chiamato il Times.
«Dovevo chiedere scusa alla
comunità gay per i miei studi che
sostengono tesi fasulle
sull'efficacia delle terapie
riparatorie», incalza, «e voglio
anche chiedere scusa a tutte le
persone gay che hanno perso
tempo ed energia sottoponendosi
per colpa mia a tali inutili terapie».
Alessandra Farkas
0 RIPROIJUZIONF RISERVATA
Sanità nazionale
Pagina 24
«Adozione sociale dei malati
Un aiuto concreto alle famiglie»
DA MILANO
o all'allargamento
delle modalità per
quanto riguarda i
trattamenti sanitari obbligatori. Si
all'adozione sociale dei malati». E la
posizione delle associazioni di ricerca e di volontariato impegnate
sul fronte dell'assistenza psichiatrica. Nasce da questa esperienza la
necessità di ripensare profondamente il modello di assistenza ai malati psichiatrici nel nostro Paese, introducendo in modo più organico
la presenza di volontari formati, in
grado di affiancare l'impegno delle
famiglie e di rendere più sopportabile il lavoro di cura e di accoglienza.
Nei giorni scorsi a Milano è stato presentato, da parte dell'Istituto di antropologia per la cultura della persona e della famiglia (Iacupef), un
progetto di riforma di legge della psichiatria in Italia che, diversamente
da quanto previsto dal testo di riforma Pdl-Lega, approvato giovedì se-
Proposte alternative
da parte delle
associazion i di ricerca
e volontariato. Lo
Iacupef più spazio a
logiche di solidarietà
ra alla Camera, non mette l'accento
sull'inasprimento delle terapie costrittive, ma punta sulla solidarietà
riservando un'attenzione particolare al ruolo del volontariato nell' assistenza alle famiglie dei malati. Il progetto prevede l'istituzione di un
nuovo modello di assistenza chiamato "adozione sociale".
«La proposta - osserva il presidente
dello lacupef, l'avvocato Goffredo
Grassani - prevede la possibilità di
destinare una piccola parte del proprio reddito alla comunità dei malati sotto forma di prestazioni gratuite. Concretamente si potranno
donare - traendone i conseguenti
benefici fiscali - servizi medici, assi-
stenziali e di accompagnamento. E
ancora servizi educativi, psicologici,
giuridici, scolastici, culturali. Ma sono anche previste donazioni di tempo e di relazioni».
Purtroppo nel nostro Paese il tema
della cura e dell'assistenza dei malati psichiatrici e dell'accompagnamento alle loro famiglie è colpevolmente sottovalutato.
La solitudine dei malati psichiatrici
e il problema dell'assistenza che ricade in gran parte sulle spalle dei familiari, è il tema di una recente ricerca patrocinata sempre dallo lacupef. Il 10.6% vive da solo. Il 43,9
per cento con la madre. Il 24,2% con
fratelli o sorelle. Il 10,6% con un coniuge o un figlio. Mentre il 6,1% in
strutture residenziali. Questa la condizione delle persone con malattie
psichiche in Italia secondo quanto emerge dalla ricerca condotta dal
"ProgettoVoluntas", messo a punto
dalla Afcv (Associazione fondatori
per una nuova cultura del volontariato) in stretta collaborazione con
Federavo (Federazione del volontariato ospedaliero) e con il sostegno
dello Iacupef. Ma come sono composte le famiglie che affiancano queste persone? Quali difficoltà sono
chiamate ad affrontare? Oltre un terzo dei familiari (35%) ha un'età compresa tra i 61 e gli 80 anni. Un'altra
quota rilevante (34,9%) ha tra i 51 e
60 anni. Mentre il 30,2% ha meno di
50 anni.
Le persone più anziane, per le quali il lavoro di cura e di assistenza si
presenta evidentemente più difficoltoso sono nel 75,7% madri e padri. Nel 10,6% figli. Nel 12,5% coniugi
o partner. La scoperta di aver un figlio, un fratello, un coniuge che soffre di malattie psichiatriche genera
immediatamente sentimenti di
paura e di solitudine. Tanto che il
passo più difficile da compiere è
quello di chiedere aiuto. Anche perché, nella maggior parte dei casi, il
lavoro di care-giver assorbe una notevolissima quota di tempo e di energie psico-fisiche.
Rieoveraaóh lqa ." .
+Sisea ner•o:va+ ." ,;E:
Sanità nazionale
Pagina 25
Ricovero obbligatorio :
«Sì se cura e riabilita »
u tí '' ' í zno a 12 m& ín strutture extraospAa1íere
rsí ter
tící olungu '»
o
L'esperto: «Per alcuni s
Dure critiche al testo base di riforma della legge 180 - meglio nota come «legge
Basaglia» - approvato giovedì dalla
Commissione Affari sociali della Camera. L'articolo più contestato è il numero 5 - al punto 2 - che istituisce il «trattamento sanitario necessario extraospedaliero prolungato, senza il consenso del paziente» che può protrarsi fino a
12 mesi ed è destinato alla cura di quei
malati che «necessitano di trattamenti
sanitari per tempi protratti in strutture
diverse da quelle previste per i pazienti
che versano in fase di acuzie» ed è fina-
lizzato «ad avviare gli stessi pazienti a
un percorso terapeutico-riabilitativo di
tipo prolungato». Il testo è stato letto come una mossa di «Pdl e Lega che hanno
voluto forzare la mano ricreando il sistema manicomiale per motivi ideologici» da Margherita Miotto - del Pd - che
promette un forte contrasto all'iter della legge in commissione, mentre l'Italia
dei Valori - per bocca del responsabile
Sanità del partito, Antonio Palagiano parla di «un provvedimento disumano
che calpesta la dignità e i diritti delle persone» seguito a ruota dalla radicale Ma-
DI NICOLETTA MARTINELLI
he alcuni pazienti «necessitano - come recita
il testo base di riforma delle legge 180 - di trattamenti sanitari per tempi protratti», chela loro permanenza debba essere pensata «in strutture
diverse da quelle previste per i pazienti in fase di acuzie» e finalizzata «a un percorso terapeutico-riabilitativo di tipo prolungato» parrebbe una regola ispirata a un principio di buon senso. Però... «Bisogna fare una premessa. Cioè che la psichiatria non prevede solo trattamenti che durano pochi
giorni per curare la fase acuta della
malattia, quella più violenta e che
spaventa di più. Ci sono patologie che
diventano croniche, che sono destinate ad accompagnare il paziente per
tutta la vita e che necessitano di una
gestione lunga e articolata». Michele
Sforza è psichiatra, direttore del
Ce.S.Te.P - il Centro per lo studio e la
terapia delle Psicopatologie - e con il
disagio mentale ha a che fare tutti i
giorni. Il testo approvato dalla Commissione affari
sociali della Camera non lo scandalizza: «Uno schizofrenico oppure un alcolista, tanto per fare un esempio, non sempre hanno consapevolezza della loro malattia né esprimono una determinazione a curarsi. Non è raro che si ostinino fino alla morte o che
mettano a rischio in maniera sistematica la loro esistenza e quella dei familiari. Queste situazioni- spiega Sforza- hanno bisogno di trattamenti medio-lunghi, possibilmente in strutture residenziali, extraospedaliere».
Anche perché gli ospedali non avrebbero le risorse necessarie all'ospitalità. Capita fin troppo spesso che i
reparti psichiatrici si trasformino - loro sì - in picco -
Sanità nazionale
riaAntonietta Farina Coscioni che definisce l'approvazione «un colpo di mano
della rinnovata e scellerata alleanzaPdlLega». Smentisce il relatore, Carlo Ciccioli (Pdl), sottolineando che non si mira alla restaurazione dei manicomi ma
si va nella «direzione del sostegno alle
famiglie dei pazienti, oggi abbandonate a se stesse, e di una buona e corretta
assistenza alle persone che non hanno
consapevolezza di malattia e per questo
molto spesso evitano di curarsi o di seguire i trattamenti terapeutici prescritti».
li manicomi, riempiti di pazienti sofferenti delle più
diverse patologie purché in fase acuta: «Così si finisce per aver fianco a fianco lo schizofrenico e la ragazza anoressica, il depresso grave e l'alcolista, ciascuno dei quali ha bisogno evidentemente di approcci e terapie diverse. Una volta passata la fase di
acuzie - prosegue Sforza - corre bisogna regolarsi
per il prosieguo delle terapie? Se il malato è consenziente ci si può affidare alla rete di interventi psicosociali sul territorio. Ma se non lo è? Dobbiamo comunque farci carico del malato e della famiglia». Anche se significa ricoverarlo contro la
sua volontà: «Il problema riguardale
risorse terapeutiche che si è in grado
di erogare. La prestazione da garantire a questi pazienti - spiega lo psichiatra - è di tipo terapeutico, appunto, non deve avere un mero carattere di custodia». Dodici mesi di ricovero, quindi, si giustificano solo se
durante quel periodo si porta effettivamente avanti un percorso di cura e
riabilitazione del malato psichiatrico. Se lo scopo è solo contenerlo, magari legandolo
al letto, le cose cambiano parecchio. «L'importante è
che le strutture extraospedaliere siano effettivamente attrezzate a portare avanti il lavoro che la legge affida loro. Non facciamoci distrarre dalla durata del ricovero, un falso problema in questo caso, ma concentriamoci - conclude Sforza - sulle modalità con
cui viene effettuato. La psichiatria deve saper offrire
un ventaglio di opzioni. Ci sono persone per cui possono bastare i servizi di appoggio sul territorio, mentre per altre la permanenza in strutture residenziali
a lungo periodo è indispensabile. Ogni paziente ha
la sua storia, ogni malato ha bisogni diversi».
O HIPHODuzIONE RISEFNara
Pagina 26
False diagnosi per ottenere i rimborsi
False d i agnosi
per i ri mbo rs i:
i n cella med i c i
False diagnosi per prescrivere
farmaci e lucrare con i rimborsi a
carico del servizio sanitario nazionale. Secondo quanto emerso dalle indagini dei carabinieri del Nas
era questo il sistema messo a punto da un gruppetto di medici specializzati nella cura dell 'infertilità, che ieri sono stati arrestati con
le accuse di truffa aggravata ai danni dello Stato e falso: si tratta di
quattro ginecologi, due uomini e
due donne, tutti finiti ai domiciliari. Dall'inchiesta della Procura è
venuto fuori che i professionisti,
negli ambulatori di Bari, Barletta
e Lecce , approvavano piani terapeutici che inrealtà sarebbero serviti soltanto a ottenere i rimborsi
del servizio sanitario nazionale;
in buona sostanza - è l'ipotesi della Procura - le false diagnosi erano
necessarie a ottenere gratuitamente farmaci molto costosi utilizzati perla fecondazione assistita. Un sistema che secondo gli investigatori ha prodotto un danno
da duecentomila euro alle casse
dello Stato . Oltre ai quattro ginecologifiniti ai domiciliari, ci sono altri cinque indagati: tre medici e
due pazienti.
BCas
Sanità nazionale
Pagina 28
IL CASO Una terapia che divide gli psichiatri
Che follia , in Italia si usa l'elettroshock
Dal 2008 al 2010 sono stati 1406 in Italia i pazienti trattati con la «scossa». In maggioranza donne
Francesca Angeli
Roma Aumenta in Italia l'uso dell'elettroshock per i pazienti psichiatrici. Nel triennio che va dal
2008 al 2010 addirittura 1.406 persone sono state sottoposte a Terapia elettroconvulsivante (Tec). Un
modo rassicurante per definire
una pratica che nell'immaginario
collettivo, anche se permolti esperti assolutamente a torto, richiama
piùun'idea di«tortura» che di quella di cura e che almeno nel nostro
paese molti ritenevano assolutamente residuale se non addirittura
vietata.
I dati sono emersidurantel'audizione delministro della Salute, Renato Balduzzi, in Commissione
d'inchiesta sanità del Senato. Anche il presidente di Commissione,
Ignazio Marino, si è detto sorpreso
e preoccupato perchè è emerso in
modo evidente che «in varie strutture l'elettroshock è utilizzato come trattamento di prima scelta al
posto dei farmaci». Eppure le linee
guida in materia che risalgono al
'96 «prevedono l'utilizzo della Tec
soltanto dopo il fallimento dei trattamenti con i farmaci», aggiunge
Marino. Linee guida successive al
parere espresso dal Comitato nazionale di Bioetica del '95: «non vi
sono motivazioni bioetiche per
porre indubbio laliceitàdella tera-
I
Ignazio Marino : « Rischio
di abusi, molti lo usano
al posto dei farmaci»
Sanità nazionale
pia elettroconvulsivante». Terapia
che comunque nella circolare del
ministero della Salute del'96 venne definita «un presidio terapeutico di provata efficacia» e dunque assolutamente legittima.
Le strutture ospedaliere coinvolte,
cioè quelle che
hannoeseguitoalmeno una Tec in
un anno, sono circa
90. La maggioranza
dei trattamenti riguardale donne, 821 co ntro i 585
uomini, elafasciad'età40-47anni.
Colpiscono i dati relativi agli Spedali Civili Montichiari in provincia
di Brescia: 108 trattamenti nel
2008,155ne12009,158ne12010.Anche quelli dell'Azienda ospedalie-
ra universitaria di Pisa: 106 nel
2008,89 nel 2009,
2009,68 nel 2010.
L'uso di questo trattamento però è sempre stato piuttosto controversoedha subito una drastica
flessione alla fine deglianni'70 conl'approvazione della legge 180 sulla chiusura dei manicomivolutadaFranco Basaglia. Fu proprio Basaglia ad affermare che curare
un paziente psichiatrico con F elettroshock è
comeprendere apugni untelevisore per rimetterlo sulla frequenzagiusta. L'idea che l' elettrosho ckvenis se usato come forma di
controllo sociale e che rappresentasse comunque una violazione
dei diritti umani non è soltanto di
Basagliae dei suoi seguaci.Allapopolarità della Tec ha sicuramente
nuociuto il successo di film come
Qualcuno volò sul nido del cuculo
di Milos Forman, dove si mostra la
terapia usata in modo «punitivo».
NegliUsa però la Tecviene regolarmente applicata su circa
100.000 pazienti all'anno. Difficile
reperire dati a livello mondiale e
confrontarli ancheperchè sono disaggregati. Una ricerca del 2011
eseguita in Norvegia da Kari Ann
Leiknes, LindyJarosshvonSchweder e Bjorg Hole evidenzia notevoli differenze. Latecnica elettro convulsivaviene eseguita una volta all'anno per ogni milione di abitanti
su500 personenegliUsa; 470 inBelgio; 330 in Scozia; 184 nel Regno
Unito. Percentuale che cala drasticamente in Spagna, soltanto 61 su
La «Tec» viene applicata
su circa 100.000
soggetti l'anno
un milione, e in Germania, 26.
In Italia nel 2008 un gruppo di
psichiatri convinti sostenitori dei
benefici della Tecrivolsero unapetizione al ministero della Salute affinchè si aprisse«almeno» un servizio dei Tec ogni milione di abitanti.
Ora visto che le strutture che eseguono laTec sono novantavuol dire che ne abbiamo quasiuna emezza per ogni milione di abitanti.
Proprio mentre si riapre la polemica sull'uso dellaTecla Commissione Affari sociali della Camera
approva un testo di riforma della
legge Basaglia che prevede l'allungamento delperiodo ditrattamento sanitario obbligatorio e la possibilità di ricoverare il malato anche
senza il suo assenso, fino a un massimo di un anno. Il testo voluto da
Pdl e Lega ha già scatenato la rivolta di Pd e radicali che accusano il
centrodestra divoler«riaprire i manicomï».
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__r i Una speranza per 24 milioni di donne italiane
Scoperta la cura per la cellul ite: è una «dieta» anti-acidi
«Scagionato» il sistema venoso. La chiave è alleggerire il tessuto adiposo: con frutta e verdura
Incubo, malattia o inestetismo: imodiperdefinirlasonotanti. Ma in qualsiasi modo la si chiami, di lei si sa che, se
non altro, è terribilmente democratica:
colpisce le grasse, le magre, le brutte, le
belle, le ricche, le povere, levip, le comuni, le sciatte e le curatissime. Si chiama
cellulite ed è una delle peggiori nemiche delle donne. Perfino di quelle dee
dello show business che spesso vengono impietosamente immortalate dai paparazzi con la buccia d'arancia. Perché
la cellulite non perdona. Ora però sembra arrivata la svolta, per tutte. È infatti
stata scoperta l'origine della cellulite e
pare che gli esperti abbiamo già pronte
nuove cure. Non si tratta (come si riteneva un tempo) dell'insufficienza del sistema venoso. La principale causa è stata
individuataneltessuto adiposo. La notizia, annunciata al convegno nazionale
della società italiana di medicina estetica incorso a Roma cambiale strategie di
cura per24 milioni di italiane che ne soffrono a partire dai 13 annidi età.
«Se fino ad oggi ci si è concentrati su terapie contro l'insufficienzavenosa, nuove ricerche italiane e internazionali dimostrano invece come e quanto sia coinvolto iltessuto adiposo che, fin dalle prime fasi di comparsa della cellulite, agisce come un organo endocrino, infiammaitessuti innescandoprocessifibrotici che con gli anni portano ad un p eggioramento irreversibile dello stato» spiegaEmanuele Bartoletti, segretario della
Società italiana di medicina estetica.
Tra le novità terapeutiche c'è un semplice schema nutrizionale de-acidificante da seguire, è iperproteico, ipoglucidico e alcalinizzante, al quale attener-
si per almeno un mese, messo a punto
da PierAntonio Bacci, docente dimedicina estetica all'università di Siena, che
spiega: «I primi due-tre giorni sono abase di frullati di frutta o di verdura; seguiti
da5-6 giorni di alimentazione senza glutine; poi si ricomincia a mangiare per
15-20 giorni carboidrati a pranzo e proteine la sera, mantenendo la proporzione di 60% alimenti alcalinizzanti (frutta,
verdura e legumi) e 40% di acidificanti
(carne, dolci, carboidrati). Allo schema
si associa l'assunzione di bustine di bicarbonato di sodio, potassio e magnesio per ridurre ulteriormente l'acidità
dei tessuti. Infine è necessario bere 2 litri di acqua al giorno, acidula durante i
pasti e a pH verso l'alcalinità (sopra
5,8-6) lontano dai pasti. Gli alimenti alcalinizzanti permettono di depurare
l'organismo e ridurre l'infiammazione
del tessuto adiposo».
Spiega ancora Bacci: «Se le seconde
urine del mattino sono acide, si può aggiungere dei farmaci a base di bicarbonato alla sera (dopo consiglio del medi-
co difamiglia). Sappiamo oggi chela cellulite è un processo infiammatorio del
tessuto connettivo (di cuifanno parte ossa, vasi, tessuti di sostegno e tessuto adiposo che agisce come unvero organo endocrino), causato da processi come la
glicazione proteica (eccesso di
zucchero e radicali liberi nella
membrana cellulare), stress ossidativo (alterazione dell'equilibrio acido-base con ossidazione
dei tessuti per eccesso diferrotessutale causato dall'aumento dell'acidità tessutale), accumulo di
sostanze tossiche per stasi linfatica tessutale che porta anche una
riduzione dell'ossigenazione tessutale. Per questo occorre imparare a depurare itessuti evascolarizzarliper aumentare l'ossigenazione. Non esiste una terapia unica o
miracolosa, un trattamento integrato che segue un imperativo:
Prima depurarsi. Ottimi poi linfodrenaggio e massaggi, fisioterapia, luce laser e meso-carbossiterapia, metodiche che hanno dimostrato capacità divascolarizzare e, quindi, aiutare il metabolismo cellulare e tessutale.Imparare a depurare i tessuti significa
quindi favorire i trattamenti e rallentare
i processi di invecchiamento».
IMPLACABILE
La celluuite non risparmia neppure la
magrissima Kate Moss, qui in una sfilata
Sanità nazionale
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L'offensiva del centrodestra alla vigilia della sentenza che potrebbe far cadere l'ultimo pilastro della legge 40. L'ex sottosegretario Roccella propone un nuovo ddl
"Fecondazione eterologa, nuova legge se la Consulta dice sì"
•+
ROMA - Eterologa libera, eterologa vietata. La Corte Costituzionale si riunirà martedì, ma già
monta la polemica sulla possibile
sentenza. Sale tra le diverse parti
sociali e opposte formazioni politiche la speranza e la paura che diventi possibile anche in Italia la
fecondazione con gameti di donatori diversi dal partner. Che
quelle tremila coppie che ogni
anno varcano i confini in cerca di
un figlio, negato dalla natura o da
malattie genetiche, possano superando la legge 40 che la vieta,
farsi seguire e fecondare legalmente nel loro paese. Dimezzando costi, rischi e attese.
E così, a pochi giorni dal "E
day", scatta la controffensiva nel
caso in cui la Consulta dia il via libera. Eugenia Roccella, ex sottosegretario Pdl alla Salute, da sempre contraria all'eterologa «perché non mi piace l'idea di progetta re faznigl i ci n laboratorio in fondo c'è sempre l'adozione» ieri ha
lanciato la sua proposta: «Se la
Corte Costituzionale dirà sì alla
fecondazione eterologa, ci sarà
bisogno di una nuova legge perché si creerebbe un vuoto norma-
tivo». E così ha inviato una lunga
lettera aiparlam entari e, assicura,
ha già ricevuto approvazione anche dall'ala cattolica del centro sinistra.
Gli avvocati che hanno presentato i ricorsi contro il divieto, come Maria Paola Costantini, non
Sanità nazionale
sono d'accordo. «Già adesso, con
i decreti] egi slativi del 2007 e2010
che ri gu ardan o l e donazioni di organi, la questione del vuoto normativo non sussiste, perché sono
applicabili alla fecondazione ed è
previsto tutto: dalla donazione al
consenso infornato, alla tracciabilità dei donatori». La legge 40,
sottolinea poi l'avvocato, già circoscrive la donazione di gameti
alle coppie infertili in età fertile,
«quindi l'eventuale cambiamento della Corte non prevede di allargare né alle mamme nonne, né
ai single né agli omosessuali».
Ma il problema fondamentale
per Roccella è un altro. «Argomenti così importanti non possono essere affidati solo a una sentenza, deve discuterne il parlamento, bisogna aprire un dibattito democratico». Tra i punti fondamentali che la legge dovrebbe
affrontare vi è l'anonimato o meno del donatore «visto che sono
convinta: il bambino ha il diritto
di sapere chi è il padre o la madre
biologica». Poi la gratuità della
donazione del gameti, già regolata, ma che secondo l'ex sottosegretario ha bisogno di punti fermi
per evitare che, come in alcuni
paesi, diventi un mercato, con
donne sottoposte a cicli intensivi
per dare ovociti ad altre. E infine
l'organizzazione dellebiobanche
e l'inserimento dell'eterologa all'interno del Sistema sanitario
nazionale pubblico.
Favorevoli invece all'eterologa, i medici dell'associazione nazionale medicina della riproduzione. «Perchésuitrattamentifatti all'estero i dati forniti da diversi
osservatori registrano abusi e seri
rischi sanitari perle future madri
e i nascituri le cui conseguenze ricadono anche sul nostro Ssn che
dovrà garantire le cure mediche».
aIPRODUZJONE RISERVATA
LEGGE
Della legge 40 - dopo ricorsi e
sentenze - resta in vigore il
divieto di fecondazione
eterologa, ovvero con gameti
non del partner
DEPUTATO
Eugenia
Roccella, ex
sottosegretario pol
alla Salute
PROPOSTA
L'ex sottosegretario Eugenia
Roccella in caso di via libera
della Consulta all'eterologa,
ieri ha annunciato: "Si dovrà
fare una nuova legge"
LA CONSULTA
Martedì prossimo si riunisce
la Consulta per valutare alcuni
ricorsi e decidere se il divieto
di fecondazione eterologa
violi la nostra Costituzione
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C GE 40.
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Sanità nazionale
di Daniela Condorelli
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«Il rnio bimbo ha 11 mesi. Quanti sacrifici per averlo. Ho trent'anni e sono sterile, la Legge 40 mi impedisce di accedere a
fecondazione assistita con donazione di gameti: è vietato. lo e
mio marito facciamo un prestito per pagare i cicli e ci rivolgiamo a una clinica di Cipro. Ma il centro chiude per irregolarità
e ci dicono che gli embrioni, cinque, che avevamo crioconservato, sono stati sequestrati insieme a tutti gli altri e non sanno
rintracciare a chi appartengano. Ci rivolgiamo a un altro centro in Grecia: tutto bene, finalmente una gravidanza. Nasce
Andrea. Grande felicità. Chi ha un bimbo può capirmi. Poi il dolore: Andrea ha
macchie strane in testa e sul corpo.
Neurofibromatosi, ci dice il pediatra,
una malattia ereditaria che colpisce le
cellule nervose. Noi non ne siamo portatori. Il centro non ci fornisce nessuna informazione sulla mappa cromosomica
della donatrice degli ovuli. Era malata?
So solo che in Italia i controlli sarebbero
stati più attenti, non sarebbe successo».
In Italia, però, Andrea non sarebbe nato.
Soro 2rnila le coppie che solo lo scorso
anno sono andate all'estero per tentare
la strada della fecondazione eterologa.
Cioè con donazione di gameti, ovuli o
seme che siano. A evidenziarlo è l'Osservatorio sul turismo procreativo che
dall'entrata in vigore della Legge 40, nel
2004, monitora il fenomeno. Coppie come Sara e Gianni che adesso chiedono
e si battono perché non succeda ad altri
di dover pagare così caro il divieto di fecondazione eterologa
che ancora persiste nel nostro Paese.
II 22 maggio in Corte Costituzionale si terrà l'udienza per determinare se questo divieto è legittimo. Filomena Gallo, avvocato, segretario nazionale dell'associazione Luca Coscioni per
la libertà di ricerca scientifica, spiega perché battersi per
l'abolizione: «Il divieto forza le coppie a recarsi all'estero, con
conseguenze al limite della legalità. Ma in Italia queste tecniche sono state usate senza problemi né giuridici né medici fino al 2004. Non solo: cancellando il divieto non si creerebbe
alcun vuoto legislativo perché queste procedure sono già normate da direttive cornunitarie». Cosa accadrà? La parola alla
Corte.
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Il partito dell'eterologa ci riprova martedì con la Corte costituzionale
Roma. Smontare pezzo per pezzo la legge
40, perché alla fine sia il mercato a stabilire modi e prezzi della provetta, senza riguardo per i diritti di tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito: dalla sua approvazione nel 2004, e nonostante il fallito
attacco referendario del 2005, non passa
anno senza che si tenti di scardinare per
via di sentenze la normativa sulla procreazione medicalmente assistita. L'ultimo assalto in ordine di tempo è quello che riguarda il divieto di fecondazione eterologa
(con seme o ovociti non appartenenti alla
coppia), martedì prossimo al vaglio della
Corte costituzionale. Il giudizio è stato chiesto in base a una decisione in primo grado
di una sezione della Corte di Strasburgo,
che aveva condannato l'Austria per violazione della Convenzione europea dei diritti dell'uomo perché, pur ammettendo la fecondazione eterologa "in vivo" (per inseminazione), la vieta "in vitro". Peccato che,
nel frattempo, la Grande Chambre della
Corte europea abbia ribaltato il giudizio
iniziale e abbia stabilito che vietare l'eterologa non costituisce in alcun modo violazione di un diritto, perché il tema rientra tra
quelli in cui esiste la facoltà degli stati ad
autoregolamentarsi. La Corte di Strasburgo
ha anche evidenziato come non esista alcun obbligo positivo da parte degli stati di
autorizzare pratiche comunque problematiche, proprio perché comportano una dissociazione all'interno della paternità e del-
Sanità nazionale
la maternità; basti pensare, specifica la
Corte, alla divisione tra madre genetica e
madre uterina nel caso di donazione di ovociti. Ed è proprio quella dissociazione a
rendere quelle tecniche radicalmente diverse dall'adozione. Il costituzionalista Filippo Vari spiega al Foglio che il ricorso in
discussione il 22 maggio alla Consulta "trascura una serie di interessi di rilievo costituzionale, come i diritti che il minore ha
nei confronti dei genitori biologici; l'articolo 30 della Costituzione impone ai genitori
l'obbligo di mantenere, istruire ed educare i figli. Questa responsabilità, di per sé indisponibile, verrebbe meno se fosse ammessa la fecondazione eterologa, che impone al genitore biologico di recidere i legami con i figli". E poi, una volta ammessa l'eterologa in quanto unico modo per una coppia di avere un figlio, il passo successivo sarebbe l'affitto dell'utero: perché, a quel
punto, penalizzare le coppie che potrebbero avere un figlio solo comprando la gestazione da una portatrice?
La china, come si vede, diventerebbe
davvero molto scivolosa. Nella rivendicazione dell'eterologa non risuonano le ragioni della "libertà procreativa" ma quelle di
un mercato che si pretende senza freni,
proprio mentre altrove si cominciano a
contare i danni: è del 15 maggio un articolo sul New York Times che racconta di danni genetici riguardanti migliaia di bambini
nati con l'eterologa in America. (nic.til)
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Farmaci fai da te
con la stampante 3d
Katharine Sanderson, New Scientist, Gran Bretagna
n tempo i computer erano usati
solo dai programmatori, oggi
quasi tutti ne hanno uno. Una
rivoluzione simile potrebbe
presto cambiare il modo di accedere alle
medicine e ad altre sostanze chimiche. Il
team di Lee Cronin, dell'università di Glasgow, ha creato alcuni composti con un software di progettazione, una stampante 3d da
duemila dollari e alcuni ingredienti spruzzati nel punto giusto. Il team ha scoperto di
poter usare un comune sigillante da bagno
come materiale principale per stampare
l'attrezzatura da laboratorio: camere di reazione di ogni forma e dimensione, e tubi di
connessione di varie lunghezze. Dopo la
solidificazione del kit, gli ugelli della stampante spruzzano i reagenti o "inchiostri chimici".
I ricercatori immaginano un negozio
online da cui scaricare un'applicazione per
un dato farmaco e ordinare un set di inchiostri chimici. Finora Cronin ha stampato un
semplice blocco che contiene due camere
collegate a uno scomparto di miscelazione
centrale, sufficiente per ottenere reazioni
inorganiche e organiche elementari, e produrre composti nuovi.
Cronin sottolinea che il metodo cambia
sostanzialmente il modo di fare chimica.
Sanità nazionale
Provette, matracci e becher non sono più
elementi passivi, ma diventano agenti attivi. Una reazione chimica, infatti, non dipende solo dagli ingredienti di partenza,
ma anche dalle loro proporzioni e dalla velocità con cui sono mescolati. Cambiando
la dimensione delle camere di reazione e la
lunghezza del tragitto che gli inchiostri percorrono per raggiungerle si modifica la reazione. "Se la reazione non funziona, invece
di cambiare i reagenti si può cambiare la
forma del reattore", spiega Cronin. Questo
controllo delle forme permette di variare i
complessi dettagli di una reazione, e magari di dare vita a composti nuovi o accelerare
la scoperta di proteine.
Al momento il team sta lavorando a un
kit per stampare l'ibuprofene. "Nei paesi
dove i farmaci e i prodotti per l'igiene non
sono alla portata di tutti, molti hanno accesso ai cellulari", dice Cronin. Più difficile
è procurarsi una stampante 3d e gli ingredienti chimici, ma ci sono progetti di distribuzione delle stampanti 3d nei paesi in via
di sviluppo per costruire oggetti come i pezzi di una bici. Cronin ricorda che gran parte
dei farmaci e dei detergenti contiene carbonio, idrogeno e ossigeno, elementi presenti
in sostanze facilmente reperibili come sciroppo di mais, glicerina e paraffina. ♦ sdf
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SALUTE
Tumori
dainfezione
Un tumore su sei potrebbe essere prevenuto. Secondo l'international agency for research on
cancer, quasi due milioni di tumori sui 12,7 milioni di nuovi casi del 2008 sono stati causati da
infezioni trasmissibili. Il papilloma virus, l'Helicobacterpylori, i
virus dell'epatite B e C sono i
quattro patogeni principali che
possono causare tumori gastrici,
della cervice e del fegato. I tumori da virus o batteri sono più
diffusi nelle regioni povere: in
Africa subsahariana sono i132,7
per cento dei tumori, in Cina il
26,1 mentre in Europa solo il 7,o
per cento. Un migliore accesso a
vaccini e antibiotici , scrive Lancet Oncology, potrebbe evitare
molte morti: ogni anno nel
mondo 1,5 milioni di decessi per
cancro su 7,5 milioni sono dovuti
a tumori da infezioni.
Numero di casi di tumore
attribuibili alle infezioni, migliaia
2.000
= Altri
Helicobacter
pylori
Papiloma
virus umano
Regioni Regioni meno
più sviluppate sviluppate
Sanità nazionale
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Ora l'ovaio è più protetto
di Cristina Cimato
ubdolo, insidioso e tenace, il tumore
ovarico ha qualche nuovo nemico,
S frutto della ricerca scientifica che
negli ultimi anni si sta concentrando
sempre più su questa neoplasia. Il tumore registra circa 5.000 casi nuovi all'anno e un basso tasso di sopravvivenza
a 5 anni dalla diagnosi. In
occasione del secondo incontro tra pazienti , ricercatori
e clinici promosso da Acto
onlus ( Alleanza contro il
tumore ovarico), che ha avuto luogo venerdì 18 maggio
presso l'istituto di ricerche
farmacologiche Mario Negri, sono state messe in luce
alcune novità nel campo
dell'immunologia e della
ricerca biologica e farmacologica su questo tumore
ginecologico . «Uno degli
aspetti più interessanti è
quello legato ai meccanismi
che risiedono alla base del
fallimento delle terapie», ha spiegato
Maurizio D'Incalci, responsabile del
dipartimento di oncologia dell'Istituto
Mario Negri, «in collaborazione con altri
centri di ricerca vorremmo verificare la
presenza di una firma molecolare della
resistenza. In questo modo possiamo
creare modelli cellulari e animali con
il fine di mettere a punto terapie che
contrastino non la malattia tout court,
Sanità nazionale
ma l'insorgenza della recidiva. Dati
recenti su un piccolo numero di casi
pilota ci danno un'indicazione rispetto
alla possibilità che esista questa firma
molecolare, ma è necessario approfondire la ricerca sudi un numero più ampio
di casi». A livello farmacologico è stata
mostrata con ulteriori dati l'efficacia
di un farmaco attivo dopo il fallimento
della prima terapia: la recidiva compare
dopo sei mesi dai trattamenti standard.
Si tratta della trabectedina , estratta da
un organismo marino e già approvata
da alcuni anni come antitumorale per
i tumori delle parti molli del corpo ma,
di recente , utilizzata anche nella neoplasia ovarica . «Le sperimentazioni
che sono state condotte », ha aggiunto
D'Incalci, «indicano come nei pazienti
che sviluppano recidive in un lasso di
tempo compreso tra 6 mesi e un anno
dal trattamento di prima linea, ossia con
chemioterapia, la cura con trabectedina
aumenti l'intervallo di tempo libero da
malattia». Anche le terapie angiogeniche, che impediscono lo sviluppo di nuovi
vasi sanguigni e che finora sono usate
insieme al trattamento di prima linea,
paiono utili anche in presenza
di una recidiva, ma la ricerca
attende conferme più solide
anche su questo aspetto.
Nonostante la ricerca faccia
continui passi avanti, resta la
preoccupazione degli esperti e
4/1 delle associazioni come Acto
onlus per una scarsa cono;cenza della malattia, spesso
individuata con ritardo, anche a causa dell'asintomaticità negli stadi iniziali. Con
questo obiettivo la senatrice
Emanuela Baio è stata prima
'firmataria, insieme ad altri
,44 colleghi, di una mozione a
sostegno delle donne affette
da carcinoma ovarico con il fine di richiamare l'attenzione delle Istituzioni
sulla gravità della patologia e sulla
necessità di potenziare la ricerca in
questa direzione. La mozione individua
sei impegni a carico del Governo che
puntano a promuovere la conoscenza
del carcinoma ovarico e a sostenere
iniziative per favorire una diagnosi
tempestiva. (riproduzione riservata)
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. Pronta la riforma - Prestazioni con tariffa
Per l'attività intramoenia
pagamenti solo tracciabili
Roberto Turno
Niente più cash ma solo pagamenti tracciabili (moneta
elettronica e assegni) da intestare all'azienda e non al medico.
Tariffe minime e massime per
ogni prestazione, destinando,
tra l'altro, il5%io alla prevenzione
e alla riduzione delle liste d'attesa. Count down fino al 3o novembre prossimo per l'attuale
attività intramoenia negli studi privati dei camici bianchi
pubblici. Il futuro - in attesa che
asl e ospedali decidano se acquistare o affittare nuovi spazi, o se
convenzionarsi con altri soggetti pubblici - avverrà solo (in via
sperimentale e «residuale»)
con un collegamento «in rete»,
con una convenzione tra il medico e la sua azienda. Ma solo se
mancano gli spazi pubblici. E a
patto che negli studi ci siano solo medici in esclusiva o convenzionati col Ssn. Mentre le Regioni attiveranno un'infrastruttura
di rete con un rigido controllo
dell'intera attività dei medici. E
dovranno realizzare gli spazi
"dentro casa" entro fine 2014: i
manager inadempienti rischieranno la perdita almeno del
20% della retribuzione di risultato o la destituzione.
Addio all'intramoenia negli
studi dei medici pubblici, ma
non del tutto. Con più controlli e
deterrenti anti evasione. Messi
alle strette dalla scadenza di fine
giugno dell'intramoenia negli
studi privati, Governo epartiti di
maggioranza corrono ai ripari.
Un testo di riforma - frutto di un
vertice col ministro Renato Balduzzi svoltosi giovedì - è ormai
pronto, e più o meno condiviso.
Data l'urgenza, che lascerebbe
sguarnita l'intramoenia in più di
mezza Italia, si pensa a un decreto legge. Se il Quirinale lo concederà. Anche se la vera incognita
è quella solita in sanità: che ne
pensano le Regioni? La verifica
coni governatori sarà la vera prova della verità perla riforma.
Sanità nazionale
Questo il timing previsto. Entro fine ottobre le Regioni faranno una «ricognizione straordinaria» degli spazi disponibili per la
libera professione intramoenia.
Su questa base (e in base alle risorse) decideranno se acquistare, affittare o stipulare convenzioni con altri enti pubblici, per
creare «spazi ambulatori esterni» per l'intramoenia. Nelle Regioni in cui ci siano aziende che
non hanno trovato i nuovi spazi,
l'attività negli studi privati potrà
proseguire sperimentalmente e
in modo «residuale» negli «stu-
di professionali collegati in rete» con una convenzione tra il
medico e la sua azienda sanitaria. Le attuali autorizzazioni per
l'intramoenia negli studi privati
scadranno afine novembre, proprio quando i medici dovranno
optare per l'esclusiva. Le Regioni saranno garanti delle attività,
le aziende sanitarie ne avranno
la responsabilità. Mentre negli
studi «in rete» potrà lavorare solo chi è in esclusiva o in convenzione col Ssn. Né i privati, né chi
è in extramoenia.
Ma non basta. Entro marzo
del 2013 dovrà essere realizzata
una «infrastruttura di rete» per
il collegamento telematico tra le
aziende sanitarie e tutte le strutture nelle quali si svolge l'intramoenia. Dovrà avere in tempo
reale tutti i dati su prenotazioni,
impegno orario del medico, pazienti visitati, prescrizioni ed
estremi dei pagamenti. In attesa
che l'infrastruttura decolli, l'attività attuale negli studi privatipotrà proseguire al massimo fino
al30 aprile del2013. Poi varrà solo se «in rete».
Il pagamento potrà avvenire
solo con la tracciabilità totale
della somma, da destinare
all'azienda. Le tariffe avranno
un minimo e un massimo da
concordare con la contrattazione integrativa. Garantendo
la remunerazione dei costi sostenuti dall'azienda, evidenziando il compenso minimo
del professionista e dell'equipe, del personale di di supporto, dei costi per l'ammortamento e la manutenzione delle attrezzature. Di più: il 5% del
compenso minimo dovrà andare ancora all'azienda sanitaria
per destinarlo alla prevenzione o per abbattere le liste d'attesa. La verifica dell'intera riforma andrà fatta entro febbraio del 2015. Se sarà positiva, gli
studi in rete andranno a regime. Altrimenti, addio.
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AN R RA A
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N ELLE FARMACIE C OMUNALI
Pannolini e biberon meno cari dal 1° giugno
Pannolini, latte inpolvere, biberon e altri prodotti
per l'infanzia, venduti nelle
circa 1600 farmacie comunali italiane, dal I ° giugno diminuiranno in media del
20-30% il loro prezzo. A renderlo possibile, un accordo
siglato dal ministro per la
Cooperazione e l'Integrazione, Andrea Riccardi, l'Associazione dei Comuni, l'Anci,
e la collaborazione di Assofarm: un progetto per argi-
nare «quella che è una vera
tassa sui bambini che grava
pesantemente sulle famiglie
italiane», spiega il ministro
Riccardi. L'iniziativa, che sarà operativa in via sperimentale per sei mesi, fino al 31 dicembre, «salvo poi rinnovarla e ampliarla», nasce per
contrastare «l'anomalia tutta italiana su questi prodotti, che hanno prezzi più alti
del 30-40% rispetto agli altri
Paesi europei», sottolinea il
presidente dei Comuni, Graziano Delrio. «Molti italiani,
per risparmiare, sono costretti ad andare in Svizzera
o in Slovenia, dove costano
meno», ricorda Riccardi,
che ha annunciato di aver ricevuto anche la disponibilità
di Federfarma, l'associazione che riunisce oltre sedicimila farmacie private, ad
aprire un tavolo per una possibile collaborazione all'iniziativa.
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Sanità nazionale
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Pagina 40
PROPOSTE E PROTESTE
Ora tutti pagheranno i ricoveri
Nuova franchigia: si sborsa fino al 3 per 1000 dell'Irpef, poi è gratis. Riduzioni per famiglie numerose
PAOLO RUSSO
ROMA
mobiliari. Ma per gli esperti
della Salute, le Asl non sareb-
Le nuove franchigie sanita- bero però in grado di controlrie che manderanno in soffit- lare l'Isee e verificarne i valota ticket ed esenzioni si pa- ri. Meglio quindi attenersi algheranno anche sui ricoveri l'Irpef. Anche se questo signiospedalieri. È una delle novi- ficherà far pagare di più i solità dell'ultima ora inserite ti noti: ossia pensionati e lavodai tecnici del ministero del- ratori dipendenti.
la Salute alla proposta che
Comunque con l'aliquota
Renato Balduzzi vuole cala- del 3 per mille il gettito dei ticre al più presto sul tavolo ket passerebbe dagli attuali 4
del confronto con le Regioni. ai futuri 6 miliardi. EsattaPubblicamente il ministro si mente i due in più previsti a
partire dal 2014 dall'ultima
Consumismo sanitario manovra Berlusconi, confermata da Mario Monti.
Per limitarlo si pensa
In pratica, per fare qualche esempio, chi ha 20mila eual miniticket : 50 cent
ro di reddito pagherà fino a
per ogni prescrizione
60 euro e poi basta. Con 40
mila euro si pagherà fino a
schernisce e parla di ipotesi 120 euro, con 60mila fino a
di lavoro ma ai suoi ha ordi- 160, con 100mila si aprirà il
nato di premere sull'accele- portafogli fino a che non si saratore perché i tempi neces- rà superata la soglia dei 300
sari a rendere operativo il si- euro e così via. Le franchigie
stema di pagamento «a fran- le pagheranno tutti, anche
chigia» non sono brevi. Infat- quel 47% di italiani oggi esenti, prima che il meccanismo te dai ticket che consumano
diventi operativo, sarà ne- però quasi il 70% della spesa
cessario prima creare e di- sanitaria.
stribuire le nuove tessere saIl budget a carico dell'assinitarie dotate di microchip, stito non sarà solo su visite
le uniche capaci di memoriz- specialistiche, analisi, accerzare la quota di spesa a no- tamenti diagnostici e farmaci
stro carico che viene via via com'è ora per i ticket ma si paconsumata. Così i super- gherà anche per ricoveri ospeesperti di Balduzzi hanno ini- dalieri e day hospital. Come
ziato a limare il meccanismo dire che resterà gratuito solo
per metterlo a punto.
il medico di famiglia e che baPrima di tutto la franchigia, che è la quota di spesa entro la quale si dovrà pagare (e
che una volta superata farà
scattare le prestazioni gratis). Sarà pari al 3 per mille
del reddito Irpef, corretto con
il «quoziente familiare», che
di fatto farà diminuire il reddito per le famiglie più numerose o con disabili a carico.
In un primo momento si
era pensato di calcolare l'aliquota sul reddito Isee, parametro già utilizzato per diverse prestazioni del nostro welfare e che tiene conto anche
dei patrimoni mobiliari e im-
Sanità nazionale
sterà sostare anche solo un
giorno in corsia o in day hospital per spendere di tasca propria l'intera franchigia.
Per disincentivare il «consumismo sanitario» si pensa
anche a un mini-ticket di 50
centesimi da applicare su
ogni prescrizione, comprese
quelle gratuite una volta esaurita la franchigia.
La quota a nostro carico
verrà scalata dalla nuova tes-
sera sanitaria e la franchigia
non sarà calcolata sull'anno
solare bensì a partire dalla
prima prescrizione. Ad esempio se andrò con la ricetta in
farmacia a giugno esaurirò
l'importo a mio carico a maggio dell'anno successivo e poi,
a questo punto, si ricomincerà scalando le prime spese
dalla franchigia iniziale.
La formula «pagare meno
ma pagare tutti» ha fino ad
ora fatto storcere il naso alle
Regioni ma il Governo sembra intenzionato ad andare
comunque avanti per questa
strada. Anche perché, spiegano al ministero della Salute,
per legge i due miliardi di
maggiori ticket nel 2014 devono entrare. E con il sistema
attuale, dove la stragrande
maggioranza della compartecipazione alla spesa è su specialistica e diagnostica, per incamerare quella somma bisognerebbe far gravare sui non
esenti un super-ticket pari all'80% del costo di visite specialistiche, analisi, Tac, risonanze ed altri accertamenti
diagnostici. Un salasso che
scatenerebbe la corsa verso il
privato, portando a rischio default Asl e ospedali di tutta
Italia.
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Pagina 41
I
nARIETA
di ANTONELLA BARINA
CHE, CON IL CORDONE,
DONANO IA VITA DUE VOLTE
a un malato. Perché donare il sangue del cordone ombelicale, che dopo il parto viene comunque buttato via, è
un modo - indolore per mamma e neonato -per consentire di effettuare trapianti risolutivi a chi ha malattie
gravi, come leucemie e linfomi, o ereditarie, come le talassemie. Il cordone ombelicale è ricco di cellule staminali capaci di rigenerare tutte le cellule del sangue, fino
alla guarigione. L'importante è trovare un donatore
compatibile: è per questo che quanti più tipi di sangue
cordonale sono disponibili, tante più opportunità ci sono di salvare vite umane. A dicembre erano duemila i
pazienti, in Italia, in attesa del donatore giusto.
Ora la Federazione Adoces lancia la campagna Nati
per donare: da un lato distribuisce materiale informativo in ottocento biblioteche italiane (adoces.it/donazione-sangue-cordone), dall'altro
raggiunge i futurigenitori stranieri in Italia, con dispense in otto lingue, per assicurare anche a loro una riserva di cellule staminali: al momento, è difficile garantire a molti immigrati un trapianto, per via del diverso patrimonio genetico. Mentre lAdisco, la prima e più
grande associazione del settore, portavoce dei progressi della ricerca, continua a rispondere alle domande di chiunque sia interessato (adisco.it e 06120903895).
Il tema è delicato. In Italia è vietata la conservazione del sangue cordonale per uso personale (eccetto in rari casi previsti dalla legge): gli studi infatti dimostrano che il trapianto
con cellule di un altro donatore è assai più efficace. Ma all'estero ci sono banche private
abilissime nel sedurre i donatori e alimentare le illusioni: depositare presso di loro il cordone costa fior di quattrini e il business è miliardario. Meglio non lasciarsi incantare.
Meglio donare in Italia, gratis. Creando così un bacino sempre più ampio, in cui tutti,
anche i donatori, potrebbero un giorno trovare il sangue compatibile.
Sanità nazionale
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L'INTELLIGENZA
DELL'UOMO?
ILFRUTTO
Di UN ERRORE
Due milioni quattrocentomila
anni anni fa nel Dna
dell'australopiteco (sotto)
si è verificata un'imperfezione,
a copia incompleta di un gene,
e questo ha dato il via
all'esplosione di intelligenza
culminata nell'Homo sapiens.
Questa variante genica,
chiamata SRGAP2C , è stata
ndividuata dagli scienziati dello
Scripps Research Institute
(California), che ne hanno dato
conto sulla rivista Cell. Il gene
originario, SRGAP2 , tipico
dei cromosomi dei mammiferi,
produce una proteina che fa sì
che i neuroni immaturi
estroflettano delle appendici
a forma di radice , dette filopodi,
che rallentano la propagazione
dei neuroni nel cervello durante
o sviluppo . I ricercatori
hanno scoperto chela variante
SRGAP2C, presente solo
nell'uomo, inibisce l'emissione
dei filopodi . Così i neuroni umani,
più liberi di propagarsi durante
a crescita, raggiungono prima
la loro destinazione finale
tr' ?
e h anno il tempo
di formare più
connessioni tra loro.
«innestandola sui topi,
abbiamo notato
che SRGAP2C aumenta
dei 50 per cento la densità
delle spine dendritiche
(le sporgenze
che facilitano
i collegamenti
tra neuroni)»
spiega Franck
Polleux, biologo
dello Scripps . «Si può
quindi stimare che questo
fortunato "errore genetico"
porti almeno il 50 per cento
di sinapsi in più»».
(giuliano aluffi)
Sanità nazionale
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le cose procedono senza sorprese, molto
sfugge ai nostri occhi». Come nel famoso «esperimento del gorilla», in cui si
chiede di contare i passi di un particolare giocatore durante una partita di basket. Tutti contano i passi: e nessuno si
accorge che davanti alla telecamera
passa un uomo vestito da gorilla che fa
ciao con la mano e se ne va.
Gli occhi, d'altronde, sono responsabili solo in parte di quello che vediamo: il
resto lo fa il cervello. «L'occhio è dotato
di fotorícettori che convertono la luce in
segnali elettrochimici». Dalla retina, questi segnali viaggiano lungo il nervo ottico
fino al cervello. È qui, nella corteccia visiva, che si elaborano informazioni più dettagliate, grazie a neuroni che si attivano
in risposta a forme, movimenti e colori, e
qui si costituiscono le nostre «rappresentazioni interne» dello spazio visibile che
ci circonda. «I dati forniti dalla retina sono solo indizi: che il cervello elabora in
una visione finale». Quello che insomma
Sanità nazionale
vediamo. Q crediamo di vedere. I maghi
sfruttano proprio certe proprietà e «difetti» del sistema visivo. «Non ne conoscono il funzionamento, ma, per esperienza, sanno che determinate tecniche
funzionano perché reagiamo tutti alla
stessa maniera». Così, per esempio, per
far scomparire e riapparire un oggetto
basta un lampo di luce che abbaglia: nella nostra retina resta impressa quella
che viene definita «scarica postuma»,
l'immagine fantasma dell'ultimo oggetto
che abbiamo visto. In realtà, però, noi
siamo momentaneamente accecati, anche se non ce ne accorgiamo, e non percepiamo che qualcosa si muove sotto il
nostro naso. Magari grazie a una botola
IN ALTO, IL TURCO MECCANICO
UN MARCHINGEGNO DEL 1769 DENTRO
AL QUALE Si NASCONDEVA UN BRAVISSIMO
GIOCATORE DI SCACCI li. QUI SOPRA
L'ILLUSIONEDEI SERPENTI ROTANTI
DI AKIYOSHI KITAOKA: LA SENSAZIONE
DI MOVIMENTO DIPENDE DA COME LA LUCE
COLPISCE LA NOSTRA RETINA
Pagina 46
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e a fili invisibili che fanno apparire o
scomparire l'oggetto dalla scena.
C'è poi chi, come Raymond Teller, inganna col corpo. Per far scomparire una
moneta che nasconde sempre nella stessa mano esagera posture, enfatizza movimenti, si sposta da destra a sinistra come a sostenere il peso di qualcosa. Dando «indizi» che ingannano il cervello.
E quelli che leggono nel pensiero, indovinano carte che non hanno visto, piegano cucchiaini? «Trucchi su trucchi»
prosegue Macknik. «Prendiamo il gioco
della carta. Il mago fa infilare quella da
indovinare al centro del mazzo: in realtà
tiene il segno con un dito e mescola tenendo il punto, spostando la carta dietro
Sanità nazionale
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e facendola diventare la seconda dall'alto. A quel punto, entra in gioco una mossa detta doppia presa: volta due carte insieme dando l'impressione di girarne
una sola. E i nostri occhi non se ne accorgono». Funziona così anche il trucco dei
cucchiai: piegati prima di creare l'illusione e poi impugnati due alla volta e rotati
come se si piegassero in quel momento.
«Cadiamo nel tranello perché parte dell'oggetto è nascosto. Come nel trucco della donna segata in due: testa e piedi non
sono della stessa persona ma per il cervello nella scatola c'è una sola donna supina. Sono i neuroni a farsi raggirare:
non si aspettano che si contravvenga alle
regole naturali». Gli illusíonisti-borseg-
QUI ACCANTO, DA SINISTRA]AMES
RANDI E, MAC KING : SONO DUE
DEI MAGHI AMERICANI CHE HANNO
COLLABORATO CON GLI SCIENZIATI
PER AIUTARLI ACAPIRE I MECCANISMI
VISIVI SFRUTTATI DALLA MAGIA
PER INGANNARE LO SPETTATORE
giatori, invece, creano un'immagine postuma tattile. Fanno pressione sul polso,
e intanto sfilano l'orologio. Ma ïl cervello,
che continua a «sentire» la pressione,
non se ne preoccupa. Mentre viene messa in atto la più banale e astuta tecnica di
dissuasione: guardare dal lato opposto di
dove s'interviene. «La capacità di deviare
l'attenzione ha una base evoluzionistica.
Così un animale riesce a non far notare
ad altri un boccone prelibato e ad appropriarsene... Oh mio Dio: guardate là!». Ci
giriamo di scatto: alle nostre spalle qualcuno passa l'aspirapolvere. Solo dopo
qualche minuto ci accorgeremo che dal
piatto è sparito l'ultimo croissant.
ANNA LOMBARDI
Pagina 47
Che s co s sa ,
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SPFRTMLNrtiYTONI Funziona come il pacemaker cardiaco, ma sta nello stomaco: con stimoli elettrici al
momento opportuno (cioè prima dei pasti), dà quel
senso di sazietà che evita gli eccessi a tavola. Lo stimolatore elettrico per dimagrire è arrivato in alcuni centri
italiani, ma solo in via sperimentale. I test, annunciati
al congresso della Società di chirurgia dell'obesità (sicob.orga, valuteranno se questo dispositivo può sostituire gli interventi di bendaggio e bvpass gastrico, che
modificano l'anatomia del sistema digerente. «I volontari hanno indici di massa corporea tra 35 e 5o e
malattie cardiovascolari, o diabete» spiega Ferruccio
Santini, endocrinologo dell'ospedale di Pisa. «I,o studio di due anni permetterà di tracciare l'identikit del
paziente che potrà trarre beneficio da questo dispositivo». Meno impegnativo degli interventi chirurgici
tradizionali (si inserisce trarnitelaparoscopia), ilpacemakergastrico hagià mostrato la sua efficacia in uno
studio europeo. «Un anno dopo l'impianto, chi soffriva di diabete di tipo II, ipertensione e cli colesterolo
alto è migliorato» conclude Santini. «Per perdere peso
il pacemaker va comunque associato a una dieta sana
ed equilibrata».
Sanità nazionale
Margherita Fronte
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