DroniJournal_20_09_15_72.MostraCinemaVe_53

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DroniJournal_20_09_15_72.MostraCinemaVe_53
Direzione e redazione:
Redattore Media:
Daniele Pauletto.
Redattore Eventi culturali:
Angelo Miatello.
Giornalismo On-line:
Gianantonio Schiaffino
Servizi, ricerca e sviluppo:
Rosanna Bortolon.
Servizi fotografici:
Claudio Malvestio.
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Settembre 2015
L I B E R O G I O R N A L E . D A I D R O N I B Y A RT A L D R O N I F E S T I VA L 2 0 1 6
“Johnny Depp e Giovanni”
Le due star del TG3
Il 4 settembre per i Media la star è Johnny Depp con la sua giacca verde e le scarpe bianco-nere… “venti minuti di autografi, le giovanissime
impazziscono…”, incalza Curzio Pettenò nel TG-3, però la metà del servizio è dedicato al piccolo Giovanni e a suo fratello “videomaker” che
d’un tratto lo si vede balzare sulle braccia di Giacomo, giusto arrivato da Londra. Il servizio di Ivana Godnik merita un elogio: la Mostra è anche
questo, una nuova forma di fare cinema in casa, aggiustando valori e sentimenti di migliaia di persone, per i quali ognuno può avere il proprio
misurino. La storia di Giovanni raccontata ironicamente su un tema scottante, quale appunto “alla ricerca di un lavoro che piaccia”, ha fatto
centro. Quattro milioni di giovani sono senza lavoro e altrettanti sperano di trovarlo alla fine di un percorso scolastico talvolta molto lungo.
Di tutto possiamo discutere ma non sottovalutare la gravità del caso. Il simbolico gesto dell’abbraccio ci riporta inevitabilmente al rapporto reciproco
che si instaura quando c’è condivisione e solidarietà. "La semplice intervista" (videoclip di 5,32 min.) può essere un inizio di un percorso molto
intrigante dal punto di vista cinematografico soprattutto partendo da una Scuola che deve saper confrontarsi con le nuove tecnologie e linguaggi
digitali. Se non altro per la gratuità offerta dai social network come Youtube.
DRONI BY ART. LA SCUOLA NEL CINEMA
Quasi in contemporanea al comunicato stampa del gruppo consiliare regionale 5Stelle di Palazzo Ferro Fini, in cui rivendica una lotta con carte bollate
contro il Governo per la legge “La Nuova Scuola” (gli fanno eco l’Assessore Donazzan ed altri gruppi politici di maggioranza, mentre Alessandra Moretti dei Democrats dissente), dall’altra parte dell’isola nel lussuoso albergo moresco, una cinquantina di spettatori siedono nello Spazio della Regione
del Veneto alla 72.Mostra del Cinema per assistere alla proiezione in anteprima del dvd “Droni by Art” del gruppo FPA2000 di Castelfranco Veneto.
“E’ una nuova piattaforma che sta riscuotendo una certa curiosità da parte della critica” – esordisce Angelo Miatello. “Tre sono i temi attorno ai quali sono stati raggruppati i video: 1. A Scuola di Cultura; 2. Istruzione digitale
asimmetrica; 3. Dalla Scuola alla Biennale Teatro. Cioè, partendo dalla Scuola dove la mente si plasma, si possono
raggiungere traguardi anche inaspettati e immediati: il video di Giacomo Mazzariol lo dimostrerebbe, il work in progress del video maker prof. Daniele Pauletto con i suoi studenti, il
racconto della vita in un convitto studentesco del regista Luciano
Zaccaria, o i recenti risultati internazionali del gruppo teatrale Anagoor, nato quasi per caso al Liceo vent’anni fa, fanno capire che si
sta delineando una possibile attività formativa nel settore digitale”.
L’obiettivo di portare “la Scuola dentro il mondo del Cinema” –
come ha indicato G. Schiaffino - che già esiste alla Biennale (College Cinema, i laboratori Educational-Arte, Fondazione Filmagogia) sembra raggiungibile con l’evento
Droni by Art. Sarà compito delle istituzioni scolastiche e comunali verificare quali mezzi si potranno
mettere sul campo per allargare l’interesse per una nuova metodologia comunicativa. La creatività
può essere innata ma va canalizzata. L’insieme di esperienze di diverse discipline dovrebbe migliorare l’offerta formativa con una cultura di punta non
di cornice. L’esempio dell’incursione digitale al Museo Archeologico Nazionale con i droni dell’Ipsia ne è una conferma. “Lavoriamo per portare i nostri
ragazzi a familiarizzare con i beni culturali” – puntualizza Rosanna Bortolon. Il docu-film di Luciano
Zaccaria "Dove comincia il giorno" affronta il destino di una cinquantina di convittori che non potranno
più usufruire della residenza scolastica da quest’anno. Il regista vicentino molto noto nell’ambiente
cinematografico, co-fondatore con Ermanno Olmi di “Ipotesi Cinema Istituto Paolo Valmarana”, ha
portato sul set la vita quotidiana dello studente, lontano da casa. Più poetico che giornalistico,
"Dove comincia il giorno" sarà comunque ricordato come una pietra miliare che rimarrà tale nella
storia del glorioso Istituto Alberghiero Maffioli che sforna ogni
anno futuri ambasciatori del Made in Italy che tanto vantiamo” –
aggiunge Zorzato.
Il terzo filone, dalla "Scuola alla Biennale", può essere la conclusione di un percorso mirato se visto in filigrana,
come le interviste volanti di Daniele Pauletto e Angelo Miatello, eseguite alla Biennale d’Arte e dentro il MAN di
Venezia nel maggio scorso. Infatti, il team di "Droni by Art" prende spunto dall’uso che si può fare di questi oggetti
digitali volanti teleguidati a distanza che registrano a 360° il fatto giornalistico, in controcampo. “Strumenti messi
a disposizione dall’IPSIA Galilei e ‘pilotati’ da bravissimi studenti che sono però inseriti in un progetto Fab-Lab molto
più ambizioso di quello che si crede” – sottolinea il vicepreside Bolzon. E per finire, il teatro Anagoor costruito day
by day da Simone Derai (studente) e Patrizia Vercesi (docente) vive il suo tempo usando una pluralità di strumenti
e discipline recitative che lo contraddistingue nel panorama europeo e alla Biennale Teatro di Venezia.
Gianfranco Giovine (vicesindaco Castelfranco V.to), Claudio Malvestio (grafico), Federico Calzavara (studente), Vittorio Caracuta (docente Liceo), Alda Vanzan (giornalista Il Gazzettino), Angelo Miatello (giornaista free lance),
Mariagrazia Lizza (assessore Cultura), Rosanna Bortolon (presidente CdI Liceo Giorgione), Gianatonio Schiaffino (giornalista online), Mario Zorzato e Marilena Pozzobon (genitori), Luciano Zaccaria (regista)
DRONIFESTIVAL 2016.
Rassegna di corti e cortissimi a Castelfranco Veneto
Gentili Colleghi della stampa, Gentili amici e conoscenti,
Vi segnalo questa nota di FPA2000, prima della conclusione della 72.Mostra internazionale d’arte cinematografica: Ieri 12 settembre,
allo Spazio della Regione del Veneto – Hotel Excelsior, alla 72.Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, è stato presentato
alla stampa il logo “DroniFestival 2016“. Abbiamo scelto come testimonial Noemi Pulvirenti, giovane studentessa premiata a Filmagogia 2015
e chiesto la partecipazione alla foto di gruppo dei giornalisti Chiara Brunato e Gianantonio Schiaffino, che ci segue dalla “nascita dei Droni by Art”
con il famosissimo trasloco della Bellona-Minerva di Paolo Caliari detto il Veronese.
“DroniFestival è la prima rassegna cinematografica di corti e cortissimi realizzati dentro e fuori la Scuola in partenariato con il Comune di
Castelfranco Veneto ed altri soggetti istituzionali
(richieste formali burocratiche avviate).
La rassegna darà spazio a cortometraggi
(shortfilm) prodotti da giovani con strumenti
e programmi digitali e ad una particolarissima
selezione di filmati storici (restaurati) della
Grande Guerra, appartenenti ad archivi e
mediateche (Torino, Gorizia, Treviso, Bassano
del Grappa), naturalmente concordando con
il corpo docente.
DroniFestival Spring 2016 prende spunto da
“Droni by Art“, nuovo format giornalistico
sperimentale, ribattezzato “Le Journalisme de
poche” (il giornalismo tascabile), cioè interviste
volanti con smartphone e minidroni ‘pilotati’ da
studenti (controcampo), molte delle quali fatte
a politici, dirigenti, curatori, artisti e al “Nostro”
Presidente della Biennale Paolo Baratta.
FPA2000 vi invita a brindare con noi il lancio del DroniFestival 2016, neologismo che entrerà nel lessico dell’Accademia Della Crusca.
CARATTERISTICHE (Info: [email protected])
– Grafica: Claudio Malvestio
- Significato iconografico: Droni+Festival, neologismo che riporta alle origini dei primi droni usati da FPA2000 per filmare il trasloco
della Bellona Minerva di Paolo Veronese dal Museo al Liceo, e via via usati nelle interviste aeree. Il marchio è caricato di una pellicola
e una mano che sparge polvere di stelle. Il sottotitolo delinea il campo d’azione: cortometraggi.
– Target: Scuola, Società, video singoli e di gruppo
– Contenuto: Ironico, Sociale, Artistico e Storico
– Durata: max 2 minuti (cortissimo); max 10 minuti (corto)
– Tecnica: Digitale, sonoro o muto, figurativo, cartoons
– Periodo: Primavera 2016, 10 GG con due domeniche / Inizio maggio
– Deadline: 1° step 21/03/2016 ; 2° step 21/04/2016
(Valutazione dei dossier e candidature)
– I selezionati saranno raccolti in un Dvd da presentare alla Mostra del Cinema
PROGRAMMA CULTURALE
– Proiezione video in diverse sedi pubbliche
– Rassegna di filmati della Grande Guerra (prestiti da Videoteche Gorizia,
Torino, Fondazione Cini, Istresco)
MARCO BALZANO VINCE il 53. PREMIO LETTERARIO CAMPIELLO
Il romanzo “L’ultimo arrivato” (Sellerio) ha ottenuto 117 voti sui 282 inviati dalla Giuria dei Trecento Lettori Anonimi
Marco Balzano, con L’ultimo arrivato (Sellerio), vince il 53.Premio Letterario Campiello, promosso e organizzato da Confindustria Veneto.
Il romanzo di Balzano ha ottenuto 117 voti sui 282 inviati dalla Giuria dei Trecento Lettori Anonimi, il cui verdetto è stato annunciato sul palco
del Gran Teatro La Fenice di Venezia, durante uno spettacolo condotto da Neri Marcorè e Geppi Cucciari.
Al secondo posto con 75 voti si è classificato Antonio Scurati, Il tempo migliore della nostra vita (Bompiani), al terzo con 35 voti
Carmen Pellegrino, Cade la terra (Giunti), al quarto con 34 voti Paolo Colagrande, Senti le rane (Nottetempo), al quinto con 21 voti
Vittorio Giacopini, La Mappa (Il Saggiatore).
“E’ un momento di grande felicità - ha commentato a caldo il vincitore ringrazio mia moglie e mia figlia, il mio editore e le persone con cui ho lavorato a più stretto contatto. Voglio anche ringraziare le persone che mi hanno
aperto le loro porte di casa per raccontarmi le loro storie. Ninetto, il protagonista del mio libro, rispecchia la mia idea di letteratura basata sul realismo”.
La Giuria dei Trecento Lettori Anonimi di questa edizione era così composta:
50% maschi e 50% femmine, 20 casalinghe, 50 imprenditori, 106 lavoratori
dipendenti, 71 liberi professionisti e rappresentanti istituzionali, 31 pensionati,
28 studenti. Tra i personaggi famosi: Ernesto Galli della Loggia, Marina Massironi, Vittoria Puccini, Giulio Scarpati, Paola Marini, il sindaco Brugnaro.
Roberto Zuccato, presidente della Fondazione Il Campiello e di Confindustria
Veneto, ha dichiarato “Dobbiamo ritornare a credere nel sogno italiano, consapevoli che l’Italia ha grandi risorse, che è la patria del Bello e Ben Fatto
riconosciuta in tutto il mondo. Il Premio Campiello è uno dei più importanti
premi letterari italiani, soprattutto uno straordinario esempio di dialogo tra
impresa e cultura. Una storia di successo di oltre mezzo secolo, che si rinnova
grazie agli scrittori, agli editori e ai nostri partner. É il sogno di noi imprenditori
veneti, ogni anno tradotto in realtà con passione, un progetto di cui andiamo
profondamente orgogliosi”.
Roberto Zuccato con Eva Luna Mascolino
“Je suis Charlie”
di Eva Luna Mascolino, vincitrice
del
Campiello
Giovani
2015
(di Jeanne Belhumeur)
Tra i cinque finalisti del 20. Campiello Giovanni, è stata una giovane siciliana, di 20 anni, Eva Luna Mascolino a vincere il premio.
Eva studia cinque lingue all’Università, dopo aver abbandonato latino, greco e siciliano al Liceo. Le piace scrivere di tutto: racconti, articoli
per una testata giornalistica e poesie che le hanno fatto vincere più di un concorso. Da inizio settembre 2015, si trova a Besançon
in Francia con lo scambio Erasmus per 6 mesi.
“Je suis Charlie” è stato ispirato dalla tragedia di Charlie Hebdo avvenuta a Parigi. Il protagonista della sua storia, un vignettista,
che non riesce più a percepire la bellezza, neanche quella di Parigi, dove vive, e capisce di doversene andare per cercare di recuperare
il senso ultimo delle cose. Si trasferisce in un paesino della Sicilia dove affitta una camera e vive in compagnia del suo gatto.
Quando rientra a Parigi preferisce non dare notizie di sé al giornale per godersi il ritorno, ma viene presto informato dell’attacco presso
la sede della rivista. Vinto dal senso di colpa di non essere stato con i suoi colleghi
e non aver pagato come loro il prezzo della satira pubblicata, il vignettista decide
qualche sera dopo di togliersi la vita.
La giuria ha commentato la sua scelta in questi termini: “Dimostrando una non
comune consapevolezza di alcune fondamentali questioni della storia presente,
dà prova di una rara capacità di tener sotto controllo la propria materia: una vicenda
che, pur connessa a un tragico recente episodio (la strage dei giornalisti parigini),
lo lascia ai margini perché al centro scorrono gli strani casi di un protagonista
‘senza qualità’ né vocazione. Le scelte di costui non paiono dettate da necessità;
né il partirsene da Parigi per confinarsi in una cittadina della Sicilia risponde a
una protesta morale o ad altra nobile causa.
Ma l’apparentemente gratuito gesto conclusivo restituisce al personaggio quella
coscienza che sembrava smarrita o nascosta nelle pieghe della trama.”
Con “IL PESCE ROSSO DOV'È?”
ELISABETTA SGARBI CHIUDE LA TRILOGIA
SUGLI UOMINI E LE DONNE DEL DELTA DEL PO
Cosa rappresenta questo capitolo?
Il primo, Per soli uomini, era una docufiction che accontava la vita dei pescatori; il secondo, Il pesce siluro è innocente, si concentrava
sui loro gesti quotidiani; Il pesce rosso dov’è? invece è un atto politico, una denuncia da parte dei pescatori per la scomparsa dei pesci, dovuta
all’inquinamento e al fatto che non siano mai state prese precauzioni dalle istituzioni. Uno dei personaggi è talmente esasperato da dubitare
della sopravvivenza del pesce rosso.
Perché ha coinvolto nel progetto due autori come Michael Cunningham e Richard Flanagan?
Sono due star assolute del mondo letterario, legate dal tema dell’acqua. Il romanzo
più noto di Cunningham, Le ore, ruota intorno alla figura
di Virginia Woolf e al momento della sua immersione suicida nelle acque del fiume
Ouse; Flanagan, invece, ha dedicato addirittura il suo primo romanzo, Morte di
una guida fluviale, a questa tematica. Per quanto lontani dal Po, ero affascinata
dall’idea di due intellettuali che si confrontano con un fiume mitico, che forse
nonè così diverso da quelli che conoscono.
Prossimo progetto?
La mia attenzione sarà rivolta alle donne che lavorano,
a un’umanità di figure femminili che diventano attrici
mentre svolgono il proprio mestiere.
(E.D.T., Ciak in Mostra, n. 9)
The Childhood
of
a
Leader
di Brady Corbet
con Liam Cunningham, Bérénice Bejo, Stacy Martin, Yolande Moreau, Tom Sweet,
Robert Pattinson (Gran Bretagna, Ungheria, Belgio, Francia, 113’)
Deviazioni della mente verso manie di grandezza distruttive
In Francia, il piccolo Charles Marker manifesta inquietanti tratti
ribelli ed egocentrici che lasciano intravedere l’adulto malvagio
che diventerà. Liberamente ispirato al racconto del 1939
“Infanzia di un capo” di Jean-Paul Sartre e al romanzo del 1965
“Il mago” di John Fowles, il film è ambientato alla fine della
Prima Guerra mondiale durante la stesura del Patto di Versailles
e narra l’infanzia di un futuro leader politico con velleità fasciste
e dittatoriali. L’attore Brady Corbet, alla prima prova registica,
è apparso per la prima volta sul grande schermo nel film di
Catherine Hardwicke “Thirteen - 13 anni” del 2003 per poi
passare al ruolo del ragazzino abusato sessualmente in
“Mysterious Skin” di Gregg Araki del 2004 e al serial killer Peter
nel remake di “Funny Games” del 2007.
Oltre a queste interpretazioni sono da ricordare quelle nel film
di Lars von Trier “Melancholia” (2011) e in “Sils Maria”
diretto da Olivier Assayas (2014). Sempre nel 2014 ha collaborato alla stesura della sceneggiatura del film “The Sleepwalker”
diretto da Mona Fastvold, dove interpreta
il personaggio di Ira.
(Andrea Zennaro, Ciak Daily n. 4 in Mostra)
Cinemazero e Filmmuseum München
presentano
La ricostruzione e il restauro de
IL MERCANTE
DI
VENEZIA
di Orson Welles (1969)
SINOSSI
Questa riduzione dell'opera di Shakespeare doveva essere uno degli episodi di una trasmissione televisiva per la CBS con ritratti di alcune capitali
europee fra cui Londra, Vienna e Venezia.Orson Welles in persona mentre si prepara a entrare nel personaggio e cura personalmente il trucco,
introduce lo spettatore alla natura di Shylock e dell'opera. Con un classico movimento fra realtà e finzione lo vediamo accogliere la richiesta di
Bassanio e dopo aver salutato la figlia Jessica, prepararsi strada facendo in mezzo al carnevale, all'incontro con Antonio al termine del quale
suggella il riscatto di una libbra di carne. Nel mentre Lorenzo approfitta per fuggire con Jessica verso il regno di Belfort. Al suo rientro Shylock
troverà l'amara sorpresa, la sparizione della figlia e dei suoi averi. Il servo Tubal a breve gli porterà notizie da Genova sia della figlia sia
dell'affondamento di tutte le navi di Antonio e dunque della sua conseguente rovina.Shylock manda subito Tubal a chiamare un ufficiale
giudiziario per riscuotere il riscatto e incalzato da alcuni passanti termina l'episodio con il celebre monologo sulla differenza fra ebrei e cristiani
e sul senso della sua vendetta.
VICENDE PRODUTTIVE E STORIA DEL RITROVAMENTO
Il mercante di Venezia, film incompiuto considerato universalmente perduto torna a nuova vita grazie al ritrovamento nel 2015 di nuovi materiali
da parte di Cinemazero (Pordenone). Buona parte del film era stata consegnata diversi anni or sono da Oja Kodar, attrice, musa ispiratrice e
ultima compagna di Orson Welles, al Filmmuseum München. Unendo i materiali dell'archivio tedesco a quelli ritrovati da quello friulano,
aggiungendovi alcune scene conservate dalla Cineteca di Bologna, dopo un accurato lavoro di ricerca (La Cinémathèque Française, Paris Mercury
Theatre Productions, New York Special Collections Library at the University of Michigan, Ann Arbor), si è potuti arrivare a realizzare una
ricostruzione del film puntando a una versione che fosse il più possibile simile a com'era stato pensato e realizzato nella sua ultima versione
da Orson Welles all'epoca. Linea guida del lavoro è stato lo script originale del regista, recentemente ritrovato. Come d'uso con Welles,
la produzione era stata travagliatissima: il film, a colori, che doveva mettere in scena una riduzione della nota pièce omonima di Shakespeare,
era stato finanziato originariamente dall'emittente americana CBS, compreso all'interno di uno speciale dal titolo “Orsons' Bag”.
Se alcune fonti riportano problemi fiscali, sostengono che i primi finanziamenti bastarono appena a coprire le riprese a Venezia.
Sta di fatto che Welles si ritrovò con una troupe, un film da portare a termine e il suo grande sogno di interpretare Shylock. Così, decise di
continuare e di prendere in mano la produzione. Via da Venezia, si continuò a girare in Croazia, in Veneto e a Roma, dove il film fu montato.
Le prime riprese furono effettuate nel 1969 a Venezia luogo che Welles ben conosceva per ragioni personali e per avervi girato alcune
scene di Otello nel 1952.
Le usuali traversie produttive - contrasti con la committenza, fine dei fondi a disposizione, spesi nella loro interezza nella “costosa”
città lagunare – portarono dunque Welles a “ricostruire” Venezia in diversi luoghi e paesi: girò infatti (auto producendosi questa seconda parte)
in Yugoslavia, sulla costa dalmata ora in Croazia: nella parte di film ritrovata da Cinemazero sono apparse immediatamente identificabili
la piazza e gli archi intarsiati della cattedrale di Traù (Trogir) e della piazza prospiciente, a testimonianza proprio di questa seconda tranche di
riprese. La casa del mercante Shylock è ad Asolo (la cosiddetta “Casa Longobarda”), dove sono ambientate anche le scene della reggia
di Belmont (Villa Contarini, detta “degli Armeni”). Alcuni ciak vennero girati anche a Roma (in Piazza SS. Giovanni e Paolo), dove in un primo
momento il film venne montato presso la SaFa Palatino dall'italiano Mauro Bonanni (anch'egli ritratto nel film). Nel montaggio del film questi
luoghi si fondono magicamente, grazie al genio di Welles all'opera su più moviole, ed è impressionante verificare come la continuità
dei luoghi sia fluida, e come si faccia fatica a riconoscere le location originali, immaginando invece di essere sempre e solo a Venezia.
La durata doveva essere superiore ai quaranta minuti, ma alla fine, anche con l'aiuto del montatore svizzero Friedrick (Fritz) Müller,
Welles confezionò verso l'estate del 1969 una versione che si avvicinava ai trenta minuti, destinata quindi a un uso diverso da quello originale.
Rocambolesco - ed estremamente wellesiano - l'epilogo della lavorazione, con versioni differenti della vicenda. Se Welles racconta che
un rullo gli fu sottratto in circostanze non precisate, Oja Kodar (sua ultima compagna) testimonia di aver assistito a una proiezione privata
(con sua madre) di una copia pressoché definitiva del film. Più attendibile la ricostruzione che vuole il film perso nei molteplici e costanti
spostamenti di Welles, fra le sue varie residenze fra Spagna, Italia, Francia e Yugoslavia. In ogni caso, i rulli spariscono completamente.
Riappare parte del film grazie a Oja Kodar, che, per garantirne sopravvivenza e testimoniando la necessità di una memoria wellesiana,
consegna un rullo in suo possesso al FilmMuseum di Monaco di Baviera, dove viene accuratamente preservato e valorizzato.
Questa parte del film appare da subito come una versione tronca e poco significativa perché mancante di buona parte delle vicenda.
Il ritrovamento da parte di Cinemazero di più di seicento metri di pellicola positivo 35 mm e di un rullo di sonoro magnetico contenente l'audio
mixato del film – tutto depositato e conservato presso l'Archivio Cinema del Friuli Venezia Giulia / La Cineteca del Friuli – ha dunque consentito
il lavoro di restauro sul film (condotto presso i laboratori L'immagine ritrovata di Bologna e AlphaOmega, CK TV&Film, entrambi di Monaco
di Baviera, ) e sull’audio (Haghe Film Digitaal di Amsterdam e Cine-Audio & Media Services di Monaco di BAviera), che ricostruisce la versione
più completa possibile, cercando di avvicinarsi il più possibile – alla luce dei documenti analizzati – a quanto pensato da Orson Welles,
per quanto è dato sapere dalle testimonianze d’epoca e dalle carte depositate negli archivi di mezzo mondo. Di grande importanza per
la ricostruzione anche il fondo del Maestro Angelo Francesco Lavagnino presso la Cineteca Nazionale - Centro sperimentale di cinematografia:
Lavagnino compose infatti le musiche del film, lí conservate insieme a quattro preziosi fogli con le sue indicazioni a penna, precise al dettaglio,
degli ingressi e le uscite degli strumenti musicali in relazione alle scene, documenti fondamentali per la ricostruzione corretta del film.
Per la ricostruzione si sono consultati tutti i materiali disponibili: l'album (registrato fra il 27 Luglio e il 14 settembre, 1938) tratto
dall’edizione del suo "Everybody’s Shakespeare" e illustrata con un disegno della edizione a stampa, la sua apparizione al “Dean Martin Show”
(14 settembre,1967), senza tagli, un frammento di un adattamento cinematografico del 1969, che non è mai uscito, e diversi estratti
inutilizzati del monologo di Shylock che girò durante le riprese de “La Decage Prodigeuse” di Claude Chabrol in Francia (1971) e durante
i sopralluoghi per le riprese di “The Other Side Of the Wind” in Spagna (1973).
CINEMA E DIDATTICA IN AULA
dubbi sulla Legge “La Buona Scuola”
Intervista al prof. Manlio Piva
Prof. Manlio Piva, che cosa non va nella nuova legge varata dal Parlamento, chiamata la Buona Scuola?
Attualmente sono emerse con chiarezza – come è stato rilevato durante il workshop dei due giorni a Villa Corner della Regina a Casacorba di
Vedelago che ha steso il Progetto Filmagogia - le emergenze dei rapporti fra medialità e contesti educativi nel contesto cinema e didattica in aula.
In altre parole?
Da una parte c’è l’istituzione scolastica che è il punto nodale di qualsiasi progetto educativo che voglia radicalizzarsi e non rimanere
esperienza estemporanea o presente sul territorio a macchia di leopardo, come finora purtroppo è successo, dall’altra perché questa voce mi
rinvia la memoria a tutta una serie di interventi – meglio, di tentativi – dei quali, a livello regionale e nazionale, sono stato testimone
o coinvolto in modo più o meno diretto.
Quali i precedenti?
A partire dalla riforma Gelmini delle Scuole Secondarie di Secondo Grado nel 2010 si è posto fine alla lunga transizione dei Licei
“sperimentali”, con un riordino che, bene o male (non è questo il luogo per una critica), di quelle sperimentazioni ha tenuto conto e che
finalmente istituzionalizzava (anche se solo su un triennio) un percorso curricolare che da tanti anni si chiedeva e si attendeva
(ricordo en passant le energiche battaglie negli anni ’80 del compianto Lino Micciché).
Se con l’istituzione dei percorsi triennali di Cinema Video e Medialità nei Nuovi Licei Artistici (ISART), la riforma Gelmini ha infatti soddisfatto,
seppur parzialmente, un’esigenza da più parti sentita, si è di fatto limitata a indicare un percorso, un contesto, “dimenticandosi” ben presto
di fornirlo di contenuti e modalità attuative, lasciando tutto sulle spalle di quei coraggiosi (presumibilmente pochi?) dirigenti scolastici
che avessero avuto l’ardire di inserire questa opzione all’interno dell’offerta dei loro licei.
E cos’è successo?
Il percorso nasceva senza una classe di concorso per selezionarne i docenti, senza un preciso curricolo (a fronte di più di 1000 ore
di specifiche attività curricolari spalmate sul triennio), senza le indicazioni per la prova d’esame finale (e cosa mai insegnare se non si sa
su cosa alla fine agli allievi si chiederà di dimostrare di sapere e saper fare?).
La ratio era evidente: “intanto facciamo partire la riforma, tanto abbiamo due anni, visto che le novità sono del triennio finale, per pensarci”.
Di chi la responsabilità?
Si sa che ministeri hanno breve memoria per il cambiamento dei competenti ministri e dirigenti e della lenta macchina burocratica italiana, in molti,
fra docenti di cinema e Presidi, si mossero allora per evidenziare l’urgenza di dare contenuto all’unico, veramente nuovo, percorso curricolare.
Ha un esempio pratico?
Sì, ricordo la specifica commissione creata all’interno della CUC (Consulta Universitaria Cinema), prima con Giuliana Muscio, poi con Stefania
Parigi, con le interpellanze e le lettere inviate in diverse occasioni al CUN e ai diversi Ministri succedutisi al MIUR per evidenziare la necessità di
disegnare quanto prima il curricolo specifico dei docenti di cinema, audiovisivo, comunicazione – che avrebbe, fra l’altro, anche prospettato un
inserimento lavorativo per tanti laureati DAMS – e di avviare le selezioni dei docenti attraverso la creazione della relativa classe di concorso.
E la spending review?
Infatti, la logica del ministero fu quella della spending review: nessuna nuova assunzione, abilitazione all’insegnamento delle nuove discipline
dei docenti di aree affini. In altri termini, i Presidi che avessero voluto avviare il nuovo curricolo nella loro scuola, avrebbero dovuto farlo a spese
zero affidandosi alle competenze, esplicite o implicite (!), dei docenti già di ruolo nel loro istituto.
E su questa amara considerazione concludo, visto che la situazione attuale non si è modificata, ci furono dei tentativi di “supplenza” per
le lacune ministeriali che io stesso provai nel 2010.
Ci vuol spiegare meglio?
Già nel 2010, infatti, avevo promosso presso l’USR del Veneto, grazie all’interessamento attivo del DS con delega ai Linguaggi Mediali,
Prof. Stefano Da Ros, una Proposta di interventi per favorire lo sviluppo e l’integrazione didattica dei linguaggi artistici e multimediali
(trascrivo direttamente dalla bozza che ho in archivio), nella quale:
“…L’USR del Veneto, in collaborazione con l’Università di Padova e altre Agenzie Formative del territorio si propone di mettere in campo
una serie di interventi volti: 1. alla formazione e aggiornamento didattico degli insegnanti; 2. a facilitare l’inserimento curricolare dei programmi
di linguaggi multimediali nei nuovi licei artistici.”
Come andò a finire?
Non mi è dato sapere, nell’imbarazzo del DS, che tanto si era con me speso, al decreto non arrivò la firma del Direttore Generale.
Lo scrivo sperando che oggi, anche grazie a Progetto Filmagogia e alla sua presenza al Festival di Venezia, lo si rispolveri e riconsideri.
All’epoca, per definire la bozza e il quadro di intervento nel contesto veneto, mi rivolsi alle ampie competenze e all’energia della Preside
Franca Braido, dell’Istituto d’Arte “Munari” di Vittorio Veneto, con la riforma promosso a Liceo Artistico, che aveva raccolto la sfida del curricolo
Audiovisivo e Multimedia e che mi supportò senza riserve, preconizzando con me il quadro che purtroppo oggi viviamo.
Ebbene, ho recentemente scritto una mail alla Preside Braido, con la quale da allora sono in amichevole contatto, proprio in relazione
al Progetto Filmagogia, pur sapendo che nel frattempo era stata spostata al Liceo Classico della stessa città. Mi ha risposto subito, e fra le
altre cose mi scrive (chiedo venia nel citarla senza preavviso, ma conoscendola sono certo comprenderà il buon fine) che:
“…Il Flaminio [il Liceo Classico, NdA] ha perso 20 studenti e così è stato dichiarato sottodimensionato e ho dovuto chiedere trasferimento.
E dove sono andata? Al Munari nuovamente […] Al Munari gli iscritti sono aumentati, con problemi di spazi. So che il multimediale piace e
quest’anno arriva al termine del triennio. Ancora però non si sa nulla dell’esame di stato e per il liceo artistico sarà una doppia incognita…”
Dunque ci vorrebbe una virata da parte del Ministero?
Il Progetto Filmagogia mette al centro motivazioni, urgenze, obiettivi di accompagnamento didattico che sono delle vere sfide educative, sulle
quali speriamo come corpo docente attivo sul terreno che ci sia un interessamento delle istituzioni scolastiche, tanto a livello nazionale che locale
per evitare che si perdano ancora invano molti anni. Non c’è solo un problema per quanti intraprendono una strada “nuova” come quella che
da anni insegniamo, vi è anche un buttare via il bambino con l’acqua sporca perché non si vuole pensare che le nuove tecnologie digitali siano
anch’esse fondamentali per la crescita culturale e pedagogica dell’individuo.
*Manlio Piva insegna Didattica dell’Audiovisivo e multimedia all’Università di Padova
Premi ufficiali della 72. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica
12 | 09 | 2015
VENEZIA 72
La Giuria di Venezia 72, presieduta da Alfonso Cuarón e composta da Elizabeth Banks, Emmanuel Carrère, Nuri Bilge Ceylan,
Hou Hsiao-hsien, Diane Kruger, Francesco Munzi, Pawel Pawlikowski e Lynne Ramsey, dopo aver visionato tutti i 21 film in concorso,
ha deciso di assegnare i seguenti premi:
Leone d’Oro per il miglior film a: DESDE ALLÁ (FROM AFAR) di Lorenzo Vigas (Venezuela, Messico)
Leone d’Argento per la migliore regia a: Pablo Trapero per il film EL CLAN (Argentina, Spagna)
Gran Premio della Giuria a: ANOMALISA di Charlie Kaufman e Duke Johnson (USA)
Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile a: Valeria Golino nel film PER AMOR VOSTRO di Giuseppe Gaudino (Italia)
Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile a: Fabrice Luchini nel film L’HERMINE di Christian Vincent (Francia)
Premio Marcello Mastroianni a un giovane attore emergente a: Abraham Attah nel film BEASTS OF NO NATION di Cary Joji Fukunaga (USA)
Premio per la Migliore Sceneggiatura a: Christian Vincent per il film L’HERMINE di Christian Vincent (Francia)
Premio Speciale della Giuria a: ABLUKA (Follia) di Emin Alper (Turchia, Francia, Qatar)
LEONE DEL FUTURO – PREMIO VENEZIA OPERA PRIMA “LUIGI DE LAURENTIIS”
La Giuria Leone del Futuro - Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis” della 72. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica,
presieduta da Saverio Costanzo e composta da Charles Burnett, Roger Garcia, Natacha Laurent e Daniela Michel, assegna il:
Leone del Futuro – Premio Venezia Opera Prima (Luigi De Laurentiis) a: THE CHILDHOOD OF A LEADER di Brady Corbet (Regno Unito, Ungheria)
(ORIZZONTI) nonché un premio di 100.000 USD, messi a disposizione da Filmauro di Aurelio e Luigi De Laurentiis, che saranno suddivisi
in parti uguali tra il regista e il produttore.
PREMI ORIZZONTI
La Giuria Orizzonti della 72. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, presieduta da Jonathan Demme e composta da Anita Caprioli,
Fruit Chan, Alix Delaporte e Paz Vega dopo aver visionato i 34 film in concorso, assegna: il Premio Orizzonti per il Miglior Film a:
FREE IN DEED di Jake Mahaffy (USA, Nuova Zelanda)
il Premio Orizzonti per la Migliore Regia a: Brady Corbet per THE CHILDHOOD OF A LEADER (Regno Unito, Ungheria)
il Premio Speciale della Giuria Orizzonti a: BOI NEON (NEON BULL) di Gabriel Mascaro (Brasile, Uruguay, Paesi Bassi)
il Premio Orizzonti per la Miglior Interpretazione a: Dominique Leborne nel filmTEMPÊTE di Samuel Collardey
Premio Orizzonti per il Miglior Cortometraggio a: BELLADONNA di Dubravka Turic (Croazia)
Il Venice Short Film Nomination for the European Film Awards 2015 a:
E.T.E.R.N.I.T. di Giovanni Aloi (Francia)
PREMI VENEZIA CLASSICI
La Giuria presieduta da Francesco Patierno e composta da studenti di cinema provenienti da diverse Università italiane:
25 laureandi in Storia del Cinema, indicati dai docenti di 12 DAMS e della veneziana Ca’ Foscari, ha deciso di assegnare i seguenti premi:
il Premio Venezia Classici per il Miglior Documentario sul Cinema a: THE 1000 EYES OF DR. MADDIN di Yves Montmayeur (Francia)
il Premio Venezia Classici per il Miglior Film Restaurato a: SALÒ O LE 120 GIORNATE DI SODOMA di Pier Paolo Pasolini (1975, Italia, Francia)
Leone d’Oro alla Carriera 2015 a: Bertrand Tavernier
Jaeger-LeCoultre Glory to the Filmmaker Award 2015 a: Brian De Palma
Persol Tribute to Visionary Talent Award 2015 a: Jonathan Demme
Premio L’Oréal Paris per il Cinema a: Valeria Bilello
IPSIA Galilei vola alto con i Droni by Art
di Angelo Miatello e Daniele Pauletto
Parlare di IPSIA Galilei ci vorrebbe un po’ di tempo dopo aver consultato il sito ufficiale della Scuola, passato in rassegna il cartellone di progetti
eseguiti e in corso d’opera “sotto tutela di copyright” e intervistato i docenti che se ne occupano in prima persona. Seicento studenti che ogni
giorno entrano ed escono dagli spaziosi laboratori e aule didattiche.
Da circa due anni si testano i droni, mezzi volanti ‘pilotati’ anche con smartphone, per insegnare la loro applicazione e le
variabili che possono nascere anche dalla mente delle nuove generazioni digitali. Da un punto di vista antropologico
siamo all’inizio di un’era che si sta evolvendo molto in fretta, “guai a perdere di vista l’innovazione e la formazione”,
ammonisce Manlio Piva, professore di Didattica dell’Audiovisivo e multimedia all’Università di Padova.
Il rapporto ad esempio tra giornalismo, giovani e innovazione si restringe sempre di più, per Miatello
“innovatore è colui che deve cambiare le cose dal loro interno, Internet ha cambiato il mondo, e
continuerà a farlo, non siamo che all'inizio”. Infatti, per Daniele Pauletto, professore di Tecnologie
digitali all’IPSIA, “Internet ha cambiato tutti i paradigmi. Con youtube tutti possono pubblicare i loro
video ed essere dei filmakers, addirittura possono sviluppare nuove professionalità; la filiera tradizionale della costruzione di un prodotto è cambiata, nella
produzione video ora ho un rapporto diretto con il mio pubblico, è lui che mi
dice cosa gli piace e cosa no. Un esempio? Netflix, webTV americana che trasmette via internet in streaming, che presto sbarcherà anche nel Bel Paese”.
I nativi digitali ormai crescono avvantaggiati sia per lo sviluppo tecnologico sia
per la conseguente universalizzazione del facile accesso al film e ai video che
implicano come sottolinea Loretta Guerrini Verga, presidente della Fondazione
Filmagogia, “si legge sempre meno e si guarda di più; così le nuove generazioni dei ‘nativi digitali’ hanno sempre meno a che fare con la carta stampata
trovando in smartphone e tablet il quasi esclusivo tramite d’accesso alla società, all’informazione ed alla formazione". Un altro importante scenario si sta delineando, secondo Antonio Verga (Ad del Centro Epson Meteo)
con “un cinema di pensiero puro e privo degli oggetti mobili come le telecamere”. Cioè con il solo pensiero potremo dare dei comandi a delle
lenti che registreranno tutto ciò che ci sta attorno, trasformando la realtà in un'iper-realtà. Tutti potranno allora essere dei filmaker, la differenza
la farà la nostra cultura, ciò che sappiamo e come lo trasmettiamo agli altri”.
IPSIA Galilei si apre alle fiere internazionali.
Il nuovo corso dell’IPSIA Galilei a livello internazionale parte dalla capitale del Regno Unito (16- 20 giugno) dove partecipa al London
Illuminating Science Education, in cui Università e scuole sono invitate a presentare i propri progetti con applicazioni scientifiche. Il piatto forte
sono i Droni Multifunzionali (Droni Giardiniere, Droni Farmacista, Droni Turistici).
Alla Maker Faire di Roma, al quarto posto mondiale dopo New York, San Francisco e Tokyo, con seicento espositori selezionati, il team IPSIA
si distingue ancora una volta con i suoi “Droni parlanti” e “Droni by Art”, che contraddice il loro uso silente fino ad ora propagandato.
Se per gli eserciti delle potenze nucleari il drone serve per scovare i ribelli, i trafficanti di droga e i mujaheddin, o per la protezione civile per
controllare lo stato di salute di un determinato territorio, i piccoli (o medi) droni dell 'IPSIA invece possono trasmettere notizie e informazioni,
chiamati appunto “Droni parlanti” o pseudo guide turistiche, oppure per “interviste veloci” per il nuovo “giornalismo tascabile”.
Alle selezioni SKY Italians Got Talents concorso Inventori, tenute a Riccione (5-6 settembre), sei studenti dell’IPSIA hanno portato la Rube
Goldberg Machine ispirata in parte al fumettista americano Rube Goldberg, spiazzando un'incuriosita giuria. Per ora si conoscono solo qualche
dettaglio di questa straordinaria macchina che si esibirà su un teatro, “IPSIA-Rube Machine” che riporta indietro di secoli quando si studiava una
Torre dei Venti per il teatro-periatto. Come allora anche oggi si cercano muove applicazioni tecnico-scientifiche. La differenza è principalmente
generazionale. Oggi sono i giovani chiamati ad inventarsi qualcosa di nuovo e utile. E così è per la Berlin Maker Faire (3-4 ottobre), la kermesse
europea degli inventori più prestigiosa, in cui il team IPSIA si presenterà con tutte le sue componenti
del “fare squadra” nuove applicazioni legate al mondo dei droni. Da questi tre appuntamenti fieristici
internazionali l’IPSIA Galilei conferma la volontà di incamminarsi verso traguardi sempre più ambiti
non solo dal punto di vista tecnologico ma di bagaglio personale, come spiega il prof. Pauletto, “perchè sono i giovani digitali a darci la spinta per il nuovo e creativo e non viceversa. I tempi sono cambiati, non i valori umani. Noi lavoriamo con il futuro digitale che è nel presente, un po' come fare il
pane o il giornale di sera per il giorno dopo”.
VENERE
NELLE TERRE DI
ANTONIO CANOVA
Antonio Canova: Venere che esce dal bagno. Museo di Leeds
La Venere di Canova
è una giovane donna,
vera, sensuale, vibrante,
non un freddo Mito ma
una bellezza naturale,
che – per dirla con
Ugo Foscolo –
“lusinga il paradiso in
questa valle di lacrime”.
La “Marca gioiosa et amorosa”
ritrova la sua musa di sempre, la bella Venere.
Da settembre alla prossima Pasqua, la celebre Venere canoviana di Leeds è ospite in quella che è certo la sua terra di elezione, il suo naturale
Olimpo, nel cuore di un territorio, il Trevigiano, che da secoli è riconosciuto come il luogo privilegiato del bel vivere e dell’amore.
Sarà ospitata nella Casa-Museo del suo creatore, Antonio Canova.
“Per l’occasione, evidenzia Franca Coin, che della Fonazione Canova è la Presidente, abbiamo voluto che tutte le sedi che in questa magnifica
terra possono vantare nuclei rilevanti di opere dello Scultore, si “vestissero a festa”, unendosi a creare un itinerario d’arte che non potrà che affascinare i visitatori. Sia per le opere che vi sono proposte, sia per i luoghi che ospitano le tre ideali sezioni di questo percorso d’arte: Asolo, Possagno e Crespano del Grappa. Tre piccole città-gioiello dalla magica bellezza, inserite in un ambiente, le Colline dell’Asolano e le prime propaggini
del massiccio del Monte Grappa, di un fascino ed una bellezza a volte struggenti”.
Asolo, la carducciana “città dai cento orizzonti” è terra di almeno tre donne straordinarie: Caterina Cornaro, Regina di Cipro che qui tenne una
delle più raffinate Corti rinascimentali, Eleonora Duse, la “Divina” amata da d’Annunzio, e Freya Stark, esploratrice e scrittrice inglese che qui
tornava dopo ogni viaggio. Nel Museo Civico della città, tra le altre meraviglie, una importate sequenza di opere di Canova, per l’occasione implementata con importanti prestiti.
Sul versante collinare opposto, Crespano del Grappa, dove con l’elegante centro storico si possono ammirare le opere del Mastro conservate in
Palazzo Reale. Non ha nulla a che vedere con Canova eppure qui merita una visita il colossale Ossario di Cima Grappa, testimonianza di ciò che
comportò la cosiddetta “Grande Guerra”.
in mezzo, Possagno, patria del Canova e custode, nel Tempio da lui voluto, del suo corpo mortale. Il suo atelier, la sua casa, le sue creazioni,
persino il suo cuore, sono custodite nella Casa Museo e Gipsoteca, dove appunto viene accolta la Venere di Leeds.
Il celebre marmo rende ancora più intenso l’effetto che una passeggiata tra le creazioni di Canova custodite in Gispoteca provoca tra i visitatori.
Un sempre effetto potentissimo, potentemente afrodisiaco per molti, persino eccessivo per alcuni, con casi di svenimento e capogiri.
E’ in questo contesto unico al mondo per paesaggio, architettura, arte, gusto e piacere del vivere, che torna la bella Venere.
Questo stupendo esemplare arriva dalla Gran Bretagna, dal Museo d Leeds di cui è l’effige. E’ una rappresentazione di una Venere “pudica”, maliziosamente sorpresa dall’osservare all’uscita da una fonte, che nasconde (o forse solo sottolinea) le se grazie dietro ad un telo. La Venere di
Canova è una giovane donna, vera, sensuale, vibrante, non un freddo Mito ma una bellezza naturale, che – per dirla con Ugo Foscolo – “lusinga il paradiso in questa valle di lacrime”.
Chi la osserva, uomo o donna che sia, non può che ammirare la sua pelle di seta, il piccolo impertinente seno, il morbido lato B. Diventa uno
sforzo non lascarsi andare ad una furtiva carezza, impulso che lo stesso Foscolo non seppe trattenere, traendone una grande gioia. Qui il Mito si
fa carne e diventa occasione di sogni e di desideri.
Intorno al favoloso marmo di Leds, Mario Guderzo, direttore del Museo Gipsoteca, ha creato una vera e propria mostra-percorso, proponendo le
molte testimonianze che Antonio Canova ha lasciato intorno al tema di Venere e, più in generale, del nudo femminile.
“Il tema della bellezza è connaturato al Canova, afferma Guderzo. Mai nulla di volgare nei suoi corpi, si tratti di giovani donne o di giovani corpi
maschili, ritratti con eguale passione. Canova amava la bellezza e la trasponeva nelle forme perfette, ma vere, dei suoi nudi”.
Usciti dalla Gipsoteca, accompagnati dal ricordo palpitante della Venere, è davvero bellissimo perdersi tra prati e boschi, ammirare le architetture,
ville, castelli, vecchi casali, che punteggiano le colline, farsi tentare da una ristorazione che qui utilizza principalmente prodotti locali.
All’insegna del piacere di fare propri il buon vivere e il bel vivere. Nella terra che da sempre è “Gioiosa et amorsa” e che anche oggi si conferma
meravigliosamente tale.
Questa proposta è anche un omaggio a mons. Giovanni Battista Sartori Canova, fratello dell’Artista, che ha dato vita alla Fondazione Canova di
Possagno, al Lascito Fondazione Canova di Crespano del Grappa e che ha donato alla città di Asolo opere d’arte e sculture in marmo del Mastro.
Possagno, Museo e Gipsoteca Antonio Canova.
Crespano del Grappa, Palazzo di San Marco.
Asolo, Museo Civico.
Dal 26 Settembre 2015 al 24 Aprile 2016
Alla conferenza internazionale di Parigi del 1815,
Antonio Canova e Giovanni Battista Sartori, emissari
diplomatici dello Stato Pontificio sotto Pio VII,
dopo lunghe e laboriose trattative riuscirono a
riportare in Italia moltissime opere trafugate da
Napoleone Bonaparte, fra cui il Laocoonte, la Venere
dei Medici e i Cavalli della Basilica di San Marco.