LaPrincipessaSbagliataAnteprima

Transcript

LaPrincipessaSbagliataAnteprima
ESTER TRASFORINI
LA PRINCIPESSA SBAGLIATA
I viaggi di Nonsodove
GAINSWORTH
Questo romanzo è un'opera di finzione.
Nomi, personaggi e fatti descritti sono frutto dell'immaginazione dell'autore.
Ogni somiglianza con eventi, luoghi o persone reali,
vive o defunte, è puramente casuale.
© 2016 Gainsworth Publishing
Prima edizione: maggio 2016
ISBN 978-88-99437-05-3
www.gainsworthpublishing.com
Il libro del Sud
Questa è un’opera di fantasia.
Ogni riferimento a luoghi, fatti e opere già esistenti è da
considerarsi puramente cas... ops, scusate, mi sono appena
ricordata di dover grattare l’orecchio al gatto.
Buona lettura!
E così l’imperatore aprì il corteo sotto il bel baldacchino e tutti
per strada o alla finestra dicevano: «I vestiti nuovi
dell’imperatore sono davvero impareggiabili! Che bello strascico
indossa! Come gli stanno bene!» Nessuno voleva far capire agli
altri che non vedeva nulla, poiché avrebbe dimostrato di non
essere all’altezza della propria carica, o troppo stupido. Nessuno
dei vestiti dell’imperatore era mai stato tanto ammirato.
Hans Christian Andersen
I vestiti nuovi dell’imperatore
C
'era una volta, tanto tempo fa, una fanciulla che viveva
in un regno lontano lontano, con alte montagne e valli
rigogliose. Le era stato dato il nome Gemma, perché vivace e piena di vita come un germoglio baciato dal sole.
Tragici eventi l'avevano lasciata orfana di entrambi i genitori
quando era ancora in fasce. Così, l'unica persona che le rimase, e
che si prese cura di lei, fu il nonno boscaiolo.
Gemma crebbe circondata dall'affetto del solo familiare che
avesse mai conosciuto, un uomo buono che sognava per lei un
futuro roseo, e la tenne con sé tra le vette e le foreste frondose
nella speranza di crescerla lontano dalla civiltà corrotta, nel rispetto e nell'amore della natura, felice, piena di sogni e speranze,
dolce e sensibile come un fanciulla delle fiabe…
Ma purtroppo, Gemma non era una principessa, non era bellissima e, soprattutto, non era gentile.
1
Ribelle
«Cosa cavolo hai nelle orecchie, nonno? Mi ascolti
quando ti parlo?»
Dietro la casa di legno, i gesti ritmati del vecchio boscaiolo facevano eco nella quiete della montagna. L'anziano sollevava l'ascia e la calava sui tronchi; su e giù,
su e giù, ancora e ancora.
La ragazza emise uno sbuffo. «Allora, mi senti?»
Il nonno si voltò. «Oh, Gemma, sei qui. Dimmi
pure.»
Lei cercò di calmarsi. Anche se non era nella propria
indole, sapeva che quel giorno non era il caso di esagerare. «Come ti stavo dicendo, oggi compio diciotto
anni. Sai cosa vuol dire?»
L'anziano le sorrise. «Certo che lo so. Significa che
sei in età da marito. Eh, chissà quando potrò abbracciare i tuoi bambini...» disse, e continuò a tagliare la legna.
9
«Ma quale marito!» Gemma incrociò le braccia.
«No, non è per niente quello che intendo. Come ti ho
già cercato di spiegare, visto che ormai sono adulta, ho
deciso di andare a uccidere il drago.»
Il nonno si bloccò. Strabuzzò gli occhi, l'ascia ferma
a mezz'aria dietro la testa. «I-il drago?»
Gemma avanzò sull'erba fresca del prato. Ridacchiò.
«Ma sì, dai, quel mostro di cui parlano tutti giù al villaggio. Io voglio salvare la principessa prigioniera e
chiedere a suo padre la ricompensa.»
Un tonfo.
L'ascia dell'anziano era scivolata a terra.
Gemma deglutì. Se la lama fosse stata solo qualche
spanna in avanti, lei si sarebbe ritrovata un nonno con
il cranio spaccato. Il che ‒ dovette ammettere ‒ non era
proprio il massimo.
Non capisco cos'ho detto di male, pensò la fanciulla.
Mi sa che con la vecchiaia sta proprio iniziando a perdere colpi, poveraccio.
Una folata di vento solleticò la montagna.
Il nonno scrutò l'ascia conficcata nel terreno; poi
emise un lungo, profondo, sospiro. «Mia cara
Gemma,» disse, il tono pacato «in questi anni ti ho
concesso qualunque cosa, ma stavolta temo proprio di
doverti fermare. Sei una fanciulla e anche se qui tra i
monti, lontano dalle persone, ti puoi divertire a indossare pantaloni, correre, arrampicarti sulle rocce o tagliare la legna, sposare la principessa è proprio una cosa
10
che non puoi fare.»
«Eh? Ma cos'hai capito? Io non ho parlato di sposare, ho parlato di salvare. Invece di pensare sempre ai
matrimoni, rifletti un attimo, nonno: hai idea di quanto
sia ricco il re? Quante monete d’oro pensi che mi darà
per aver liberato sua figlia?»
Il nonno diede un colpo di tosse forzato. «Tante.»
«Appunto!» Gemma si sbatté il pugno sul palmo
dell'altra mano. «Dunque è deciso: vado a diventare
ricca sfondata.»
L’anziano abbassò lentamente lo sguardo.
La giovane conosceva bene il significato di quel gesto: rassegnazione. Anche se lui non avrebbe voluto lasciarla partire, le avrebbe detto di sì. Come sempre.
«D'accordo, piccola» mormorò difatti l'uomo. Ma
un istante dopo, riacquistò compostezza e la fissò dritta
negli occhi. «Puoi andare, però ricorda il mio avvertimento: niente maleducazione con la principessa, o il re
non vorrà più ricompensarti.»
«Va bene, sì» farfugliò la giovane. Si parte, pensò.
Evviva! Dunque, nello zaino devo mettere le provviste,
il mantello, qualche…
«Non ignorarmi! È importante. Mi raccomando»
proseguì il nonno, le sopracciglia corrucciate. «Aspettati di essere trattata con altezzosità e arroganza, ma non
lamentarti mai di questo. La fanciulla che devi liberare
è una principessa, mentre tu sei una ragazza qualsiasi:
potrai pretendere il suo rispetto solo dopo che il re ti
11
avrà accolto come salvatrice.»
«Sì, sì, ho capito.» Gemma enfatizzò annuendo
quattro, cinque volte, poi si fiondò in casa per stroncare sul nascere qualsiasi possibilità di replica.
Dall'armadio estrasse l'arma che l'avrebbe sostenuta
nell'impresa e preparò il necessario per la partenza, lanciando di tanto in tanto occhiate alla finestra.
Quella mattina, i raggi caldi del sole accarezzavano il
paesaggio montuoso. Erano le giornate di mezza estate,
fresche e luminose, ideali per un lungo viaggio come
quello che la ragazza dei boschi si apprestava a compiere.
«Io vado, nonno.» Ferma sulla soglia, Gemma appoggiò una mano allo stipite e guardò l'anziano ancora
in giardino.
Lui sorrise. «Ricordati ciò che sai fare. Un'arma comune non basterà contro un drago. Anche se è pericoloso, avrai bisogno di ricorrere alla…»
«Sì, sì, va bene, lo so.»
Il nonno abbassò il capo. «Gemma?»
«Sì?»
«Non farmi stare in pensiero.»
«E dai, non preoccuparti, sto solo andando a uccidere un drago.»
«Copriti bene, che la sera fa freddo.»
Gemma incrociò le braccia. «Sì, nonno.»
«E ricordati di mangiare.»
«Sì, nonno.»
12
«E bevi tanta acqua.»
«Sì, nonno.»
«E non rotolarti nel fango.»
«Insomma, mi fai partire o no?»
Il vento si levò attorno a loro.
«E va bene. Buon viaggio, piccola. Spero che il re
oltre ai soldi decida comunque di prometterti in sposa
a qualcuno, per esempio a un conte di tuo gusto, così
forse non sarai costretta a diventare una boscaiola.»
«Ma io sono già una boscaiola.» Gemma sorrise di
rimando, poi si sistemò lo zaino in spalla. «Ci vediamo
tra qualche settimana, nonno. Cerca di non invecchiare
troppo nel frattempo.»
«Stai tranquilla: se non sono morto di crepacuore
per tutte le volte che mi hai fatto preoccupare negli ultimi… ehm, diciotto anni, di sicuro resterò in forma ancora a lungo.»
La fanciulla sghignazzò. Poi sollevò la testa e contemplò un'ultima volta il luogo in cui era cresciuta. A
Nord, le vette di neve perenne si ergevano come guardiane del regno. Lo sguardo di Gemma percorse il sentiero che da una delle cime si snodava verso la sua casa,
poi verso Sud, nel bosco, coprendosi di radici sparse
fino al primo villaggio, e ancora giù a valle. Solo il fianco della montagna separava gli abitanti di quei territori
dalla grande capitale.
Gemma cominciò a scendere.
Passarono le ore. I giorni. Le settimane.
13
Dopo oltre un mese di cammino tra vegetazione fitta, torrenti da guadare e passi da valicare, finalmente
giunse alla montagna dove si innalzava la torre del drago.
La cima non le parve molto diversa dalla regione in
cui era nata; eppure sapeva che lì dimorava una creatura che non si poteva paragonare a nulla di ciò che si aggirava attorno alla sua casa.
Sorrise, nascosta dietro un albero, e scrutò la costruzione antica. Dallo zaino estrasse un nastro di stoffa e
si legò i capelli in una coda alta.
Così la sua avventura ebbe inizio.
14
2
Riccioli d’oro e occhi blu
L
a torre in pietra si slanciava verso il cielo e,
sotto il tetto a punta, un'ampia finestra si
apriva in un arco a sesto acuto.
Gemma fissò lo spettacolo a bocca aperta, le mani
strette ai rami dell'albero su cui si era arrampicata.
Stando alle chiacchiere del villaggio, il drago aveva
rapito la principessa poco più che bambina, quattro
anni prima e, da allora, la teneva reclusa in cima alla
torre. Si diceva anche che tutti i cavalieri più coraggiosi
si fossero recati a Sud del regno nel tentativo di liberarla e che il re, seguendo scrupolosamente il Manuale
della principessa rapita per impediti , avesse promesso
la mano della figlia a chiunque l’avrebbe riportata indietro.
La maggior parte degli uomini, tuttavia, non era mai
tornata.
15
Gemma ebbe un brivido al solo pensiero.
Restando aggrappata all'albero, aguzzò la vista per
scrutare la finestra. I pochi sopravvissuti, feriti o mutilati, raccontavano di aver cercato di liberare la fanciulla
durante il mattino, l’unico momento della giornata in
cui il drago si concedeva una caccia tra le montagne del
Lontano Sud. Una volta sazio, il grosso rapitore – che
come ogni rapitore che si rispetti non voleva certo perdere quel titolo – trascorreva il resto del tempo con la
principessa, seduto sull’immenso tesoro che aveva accumulato all’interno della torre nel corso degli anni.
E così, quando il sole giunse al suo punto più alto,
Gemma captò un rumore. Alla finestra si affacciò una
grossa testa verde ricoperta di squame. Dalla bocca
spuntavano zanne appuntite e sopra la fronte due corna rivolte all'indietro. La creatura allungò il collo verso
l'esterno mentre con gli artigli delle corte zampe anteriori si appoggiava al davanzale. Con un balzo si slanciò
dalla torre e le ali semitrasparenti catturarono il riflesso
della luce.
Era il momento.
Gemma deglutì, poi scese dai rami e si avvicinò a
passo felpato alla costruzione. Non appena la sagoma
del drago divenne un puntino nel cielo, fece uno scatto.
Vista da vicino, la torre di pietra le apparve ancora
più alta, tanto che per osservarne la cima dovette piegare il collo fino a farsi male.
«Principessa Leonarda!» chiamò decisa, e si portò le
16
mani attorno alla bocca per amplificare la voce. «Non è
che hai qualcosa per aiutarmi a salire?»
Nessuna risposta.
«Ehi, dico a te, principessa!» Sbuffò, rendendosi
conto di essere troppo in basso per poter essere udita.
«Insomma, non pretendo che tu abbia una scala sotto
mano, ma non puoi provare a rimediare qualcosa? Non
so, potresti far cadere i tuoi capelli fin qui, magari sono
abbastanza lunghi.»
Si morse il labbro. Il monito del nonno le rimbombò
nella mente.
“Sii gentile.”
Decise allora che avrebbe rinunciato agli aiuti. Fece
scrocchiare le ossa delle mani, poi le allungò verso la
costruzione.
La scalata non era semplice. Tuttavia, anni e anni di
esercizio alle spalle avevano reso Gemma capace di arrampicarsi su qualunque superficie offrisse appigli. E la
torre, che dall'aspetto dimostrava tre secoli buoni, possedeva vari vantaggi da questo punto di vista, tra pietre
mancanti, crepate o spostate.
Non appena giunse in cima, la vide subito.
La principessa era seduta su una sedia a dondolo
con un libro aperto sulle ginocchia. Aveva appena sollevato il capo; lunghi riccioli d'oro le incorniciavano il
viso candido e ricadevano sul vestito rosa orlato di pizzo. L'abito era molto grazioso, nonostante la taglia
troppo piccola per la sua età. Con i grandi occhi blu, la
17
nobile ricambiò lo sguardo della boscaiola e sbatté le
palpebre. «Che cosa vi porta in questo luogo, dolce
fanciulla?»
Gemma non poté fare a meno di notare che quella
voce, seppur cortese, suonava un po’ troppo roca per
una principessa ideale, ma pensò che dopo quattro
anni di solitudine fosse normale non avere più la chiacchiera cristallina di un tempo.
«Sono venuta a salvarti.» La boscaiola fece un respiro profondo, mentre rievocava nuovamente l’ammonizione del nonno sul linguaggio poco cortese. «Beh, senti, abbiamo fretta, quindi monta in spalla che ti porto
via da qui.» Sorrise. Il suo tono doveva essere parso
proprio gentile. Se avesse voluto essere maleducata, infatti, le avrebbe detto qualcosa come: Ehi, stupida
bambolina di porcellana, datti una mossa o ti spacco la
faccia!
Ma la principessa si irrigidì come se avesse visto un
fantasma. «Salvarmi?» Chiuse il libro, tenendo gli occhi sbarrati, e si alzò. Era altissima. «Che Dio vi benedica, dolce fanciulla, ma temo che siate uscita di senno.
Voi non siete certo un cavaliere.»
Gemma allora strinse i pugni, cercò di contenere la
rabbia. «E allora? Cosa vorresti insinuare? Hai una bella faccia tosta a chiamarmi dolce fanciulla per poi darmi della pazza. Guarda che usare un linguaggio forbito
non ti fa nascondere le offese, eh.»
La principessa sbatté di nuovo le palpebre. «Dun18
que voi siete realmente giunta a liberarmi dalla mia prigionia?»
«Sì, vedo che hai afferrato il concetto. E ora muoviamoci, che il drago non aspetta i nostri comodi.»
La principessa lanciò un’occhiata al letto a baldacchino, alla montagna di libri e al tesoro accumulato in
disparte, poi deglutì. «Posso fidarmi di voi?»
«Ma certo. Posso salvarti dal drago, te l'ho detto.
Guarda che tu non devi fare niente: visto che qui non
c'è nemmeno una stupida corda, ti faccio scendere io.»
«Davvero?»
Il volto della boscaiola si deformò in un ghigno.
«Hai a disposizione la mia abilità di scalatrice.»
La principessa annuì. «E la vostra schiena.»
Gemma sorrise. «E la mia ascia!» esclamò, estraendo l’arma.
Silenzio.
La stanza venne pervasa da una densa ombra di imbarazzo.
La boscaiola tossì in modo forzato. «D’accordo,
questa non mi è uscita benissimo. Come posso migliorarla?» Si portò una mano al mento, lo sguardo fisso su
un punto casuale del pavimento. «La battuta in sé è divertente, ma fatta così non ha senso. Comunque il punto è che…»
«Andiamo?»
Gemma sbuffò. La principessa era alle sue spalle.
«Ehi, non interrompermi adesso, le battute sono
19
una cosa seria!»
La nobile inarcò un sottile sopracciglio. «In verità,
siete stata voi a offrirvi di trasportarmi in salvo prima
del rientro del drago, pertanto era mia intenzione accelerare i tempi.»
«Ah, quindi ora mi stai accusando di perdere tempo?» sbottò Gemma. Non attese risposta, perché il suo
sguardo cadde su una fialetta di vetro che la nobile teneva tra le mani. «E quella cosa sarebbe?»
La principessa sollevò l'oggetto e lo nascose nella
scollatura del vestito. «Il mio tesoro più prezioso.»
«Dono di un ammiratore, immagino. Bah, che noia
le storie d’amore...» Gemma estrasse un lungo fazzoletto dallo zaino. «Coraggio, vienimi in groppa e resta ferma.» Si chinò per permettere alla principessa di salirle
sulla schiena, poi le passò il fazzoletto sotto al sedere e
se la assicurò alla vita con un nodo. «Così avrò le braccia libere» spiegò. «Tu però tieniti stretta al mio collo,
anche se essendo più alta di me mi rendo conto che
non sia proprio il massimo.»
Sentendo che la principessa ubbidiva, Gemma si tirò
in piedi.
E imprecò con tutte le parolacce che conosceva.
20