gli animali dell`ambiente urbano nella valsugana orientale
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gli animali dell`ambiente urbano nella valsugana orientale
Ordine dei Medici Veterinari della PrOVincia di trentO GLI ANIMALI DELL’AMBIENTE URBANO NELLA VALSUGANA ORIENTALE ANALISI DELLA SITUAZIONE ED OPPORTUNITÀ Lavoro realizzato nel contesto del progetto: “Studio preliminare per la qualificazione e lo sviluppo a livello territoriale delle collaborazioni interprofessionali che agiscono, o potrebbero agire, in tema di relazione uomo-animale in ambito sociale, assistenziale, psicopedagogico e didattico/educativo”. (Legge provinciale n. 4 del 14 febbraio 2007; delibera n. 867 del 23 aprile 2010) ISTITUTO ZOOPROFILATTICO SPERIMENTALE DELLE VENEZIE Ente affidatario in toto per la realizzazione del progetto Ordine dei Medici Veterinari della Provincia di Trento GLI ANIMALI DELL’AMBIENTE URBANO NELLA VALSUGANA ORIENTALE ANALISI DELLA SITUAZIONE ED OPPORTUNITÀ Lavoro realizzato nel contesto del progetto: “Studio preliminare per la qualificazione e lo sviluppo a livello territoriale delle collaborazioni interprofessionali che agiscono, o potrebbero agire, in tema di relazione uomo-animale in ambito sociale, assistenziale, psicopedagogico e didattico/educativo”. (Legge provinciale n. 4 del 14 febbraio 2007; delibera n. 867 del 23 aprile 2010) ISTITUTO ZOOPROFILATTICO SPERIMENTALE DELLE VENEZIE Ente affidatario in toto per la realizzazione del progetto In copertina foto di: Claudio Pasolli Indice 1. Animali e territorio urbano della Valsugana Orientale 1.1 1.2 1.3 1.4 Introduzione L’indagine nei Comuni Il controllo dei colombi Il controllo dei roditori pag. pag. pag. pag. 5 10 16 24 2. Interventi e collaborazioni possibili 2.1 2.2 2.3 2.4 2.5 Piccoli animali da affezione (PET) pag. 31 Relazione uomo-pet (pet-ownership e pet-partnership) pag. 33 Possibilità di intervento sulla relazione pag. 35 Possibilità di intervento per migliorare la percezione e l’accettazione sociale pag. 36 Prevenzione degli incidenti fra animali e fra animali e persone pag. 37 2.6 La sfida rifiuti 2.7 Pet-therapy e pet-therapy diffusa 2.8 Le opportunità legate al turismo pag. 38 pag. 39 pag. 40 GLI ANIMALI DELL’AMBIENTE URBANO NELLA VALSUGANA ORIENTALE 5 1. Animali e territorio urbano della Valsugana Orientale Claudio Pasolli 1.1 Introduzione Area di studio La Valsugana orientale comprende 18 comuni dei 21 appartenenti alla Comunità Valsugana e Tesino, è collocata geograficamente nel versante centro orientale della provincia di Trento, lungo la Valle del Brenta ed ha come capoluogo e baricentro demografico il Comune di Borgo Valsugana. Il suo territorio copre una superficie pari a 366 Km2, che corrisponde a circa il 5,9 % dell’intera provincia ed è costituito per circa l’89 % da terreni agrari e forestali, tuttavia con una netta prevalenza della superficie occupata da foreste. I suoi centri abitati si collocano in prevalenza lungo l’asta del Brenta che scorre nel fondovalle, dominato a nord dalla catena del Lagorai e a sud dall’Ortigara e dalla Cima 12. Vi sono poi alcuni paesi allocati a varie altitudini sul versante esposto a sud, nel tratto in cui la valle si allarga nella conca compresa tra Borgo Valsugana e Agnedo. Nella tabella 1 sono riportati in corrispondenza dei Comuni, il numero di abitanti, la superficie, la densità, il numero di cani iscritti all’anagrafe ed il rapporto tra numero di abitati e numero di cani presenti in ciascun territorio comunale. I dati relativi all’anagrafe canina ci sono stati gentilmente forniti dal servizio veterinario ASPP di Borgo Valsugana. 2.299 2.003 1.432 1.403 1.040 1.022 1.012 809 625 609 709 547 521 447 424 339 Grigno Telve Strigno Scurelle Novaledo Castelnuovo Villa Agnedo Ospedaletto Telve di Sopra Spera Torcegno Samone Carzano Bieno Ronchi Ivano Fracena 27.314 2.818 Roncegno Terne Totali e medie (*) 6.842 Abitanti Borgo Valsugana Comune 366,74 6,14 9,99 11,69 1,71 4,89 15,23 3,28 17,83 16,79 14,09 13,45 7,97 29,87 12,22 64,85 46,41 38,05 52,28 Superficie (km2) 67,90 (*) 55,21 42,44 38,24 304,68 111,86 46,55 185,67 35,05 48,18 71,82 75,99 130,49 46,97 117,18 30,89 49,54 74,06 130,87 Densità (Abitanti/ km2) 1.913 27 102 73 55 40 112 64 74 75 69 83 77 42 50 136 158 288 197 Cani (anagrafe) 14,28 (*) 12,56 4,16 6,12 9,47 13,68 6,33 9,52 8,45 10,79 14,67 12,31 13,51 33,40 28,64 14,73 14,55 9,78 34,73 n. abitanti per ogni cane 27/272 1/4 1/5 1/6 0/0 1/8 1/12 1/5 1/6 1/8 1/11 2/19 1/6 1/8 2/23 1/9 1/12 5/72 5/58 n. colonie feline/gatti 6 ANALISI DELLA SITUAZIONE ED OPPORTUNITÀ GLI ANIMALI DELL’AMBIENTE URBANO NELLA VALSUGANA ORIENTALE 7 Economia L’economia del Comprensorio comprende industria, commercio, agricoltura, foreste, zootecnia e turismo. L’industria, in base ai dati del Censimento 2001, ultimo dato certo, assorbe il 41,93% dei lavoratori residenti, il 37,43% è occupato nel settore dei servizi, mentre l’agricoltura conserva il 4,54% dei lavoratori residenti, anche se va ricordato il ricorso a manodopera stagionale di provenienza esterna. Il settore commerciale si attesta infine su una percentuale del 16,1%. Il commercio denota un’esigua presenza di esercizi commerciali all’ingrosso ed in questi ultimi anni ha visto la tendenza alla chiusura di esercizi di ridotte dimensioni a favore dell’apertura di centri maggiori. In generale, il settore agricolo mantiene una funzione di tutela del territorio e del paesaggio complementare allo sviluppo turistico. Il numero complessivo degli imprenditori, iscritti all’Albo delle imprese agricole, ammonta a 408 unità di cui singoli 397 e 11 in forma associata. Una parte importante delle imprese agricole, riguarda la zootecnia (106 unità) seguita dalla frutticoltura (33 unità) che, secondo i dati disponibili, detiene il maggior peso per quanto riguarda la produzione lorda vendibile. Come nel resto della provincia, negli ultimo decenni si è assistito ad una forte riduzione del numero di aziende con bovini, (-75,3%), che sono passate dalle 681 aziende operati nel 1982, alle 168 unità al 2009, mentre per il numero di capi, nel corrispondente periodo la flessione è stata solo del 17,34% (dai 5.959 capi del 1982, ai 4.926 capi nel 2009). Di conseguenza è cresciuto il numero medio di capi per azienda che, passando da 8.75 a 29.32, ha determinato la scomparsa delle piccole aziende a favore di quelle di medie dimensioni. Un fattore di interesse anche turistico, è costituito dalla presenza di numerose malghe che, tuttavia, sembrano andare verso una riduzione del loro numero nel corso degli ultimi decenni. Il turismo risulta essere un settore legato alla stagionalità, ed è prevalentemente estivo. I dati, aggiornati al 2008, indicano una modesta presenza di alberghi, pari a 1,6% dell’intera Provincia, mentre gli esercizi complementari (Bed&Breakfast, campeggi, rifugi, ecc.) raggiungono circa il 5,5%. Demografia Studiando i dati forniti dal Servizio Statistica della provincia Autonoma di Trento, emerge che la popolazione residente nella Valsugana Orientale, al 1.1.2011 risulta di 24.901 unità, pari al 4,70% dei residenti in provincia di Trento. La presenza di residenti di origine straniera ammonta a circa il 7,2% della popolazione complessiva della valle e il 72% 8 ANALISI DELLA SITUAZIONE ED OPPORTUNITÀ si concentra in sei centri abitati, che rappresentano 1/3 dei Comuni del territorio, così riportati per grado di importanza e per percentuale rispetto al totale della popolazione presente: Borgo Valsugana, 9,9% dei 6.822 abitanti; Grigno 5,6% dei 2.299 abitanti; Roncegno Terme, 5,5% dei 2.818 abitanti; Strigno 8,2% dei 1.432 abitanti; Telve 5,7% dei 2.003 abitanti; Villa Agnedo 10,7% dei 1.012 abitanti. Nel grafico n.1 è riportato l’andamento della popolazione del Comprensorio C3 (Valsugana e Tesino), nel corso degli ultimi 90 anni. Grafico 1 Andamento della popolazione residente nel Comprensorio C3 (ns. elaborazione dei dati del Servizio Statistica PAT) Attualmente, secondo una distribuzione per classi di età relativa al 2010, il 65% dei residenti è compreso nella fascia 15-64 anni, il 20% ha un’età superiore ai 64 e il restante Andamento popolazione residente 1921-2011 Comprensorio C3 40000 30000 20000 Residenti 10000 0 Residenti 1921 1931 1936 1951 1961 1971 1981 1991 2001 2011 32.168 29.062 27.228 27.531 26.595 24.741 24.260 24.024 25.583 27..314 Anno Grafico 1 Andamento della popolazione residente nel Comprensorio C3 (ns. elaborazione dei dati 15% ha un’età inferiore ai 15 anni. Per quanto riguarda la popolazione straniera, secondo del Servizio Statistica PAT) i dati relativi al 2010 pubblicati dal Servizio Statistico Provinciale, la fascia 18-64 anni Attualmente, secondo una distribuzione per classi di età relativa al 2010, il 65% dei residenti è ammonta al 73%, sottoili 20% 18 anni il 24%, gli anziani compreso nella fasciai giovani 15-64 anni, ha rappresentano un’età superiore ai 64 mentre e il restante 15% sopra ha un’età inferiore ai 15 anni. Per quanto riguarda la popolazione straniera, secondo i dati relativi al 2010 i 65 anni risultano il 3%. pubblicati dal Servizio Provinciale, la fascia 18-64 anni ammonta al 73%, itra giovani sotto i Per quanto riguarda Statistico la dinamica di popolazione, nell’anno 2010 il saldo naturale persone 18 anni rappresentano il 24%, mentre gli anziani sopra i 65 anni risultano il 3%. (262) e nuovi nati (251), risultato di -11 unità, ma la popolazione risulta Permorte quanto riguarda la dinamica dièpopolazione, nell’anno 2010 il saldo naturale tra aumentata persone morte complessivamente 192 unità, per effetto di ununità, saldo ma positivo del flusso migratorio. (262) e nuovi nati di (251), è risultato di -11 la popolazione risulta aumentata complessivamente di 192 unità, per effetto di un saldo positivo del flusso migratorio. Gli animali dei centri urbani La cortese e preziosa collaborazione del dr. Alessandro Chiesa, medico veterinario dell’APSS, ci ha consentito di appurare che i cani iscritti all’anagrafe canina nei 18 comuni della Valsugana orientale, ammontano a 1.913 soggetti, con una presenza media di 1 cane ogni 14,28 abitanti, mentre nel’intero territorio provinciale ne sono iscritti 58.808 con una presenza media di 1 cane GLI ANIMALI DELL’AMBIENTE URBANO NELLA VALSUGANA ORIENTALE 9 Gli animali dei centri urbani La cortese e preziosa collaborazione del dr. Alessandro Chiesa, medico veterinario dell’APSS, ci ha consentito di appurare che i cani iscritti all’anagrafe canina nei 18 comuni della Valsugana orientale, ammontano a 1.913 soggetti, con una presenza media di 1 cane ogni 14,28 abitanti, mentre nel’intero territorio provinciale ne sono iscritti 58.808 con una presenza media di 1 cane ogni 9,01 abitanti; viene inoltre riportato che in Italia sono iscritti all’anagrafe 5.248.114 cani, con una presenza media di 1 cane ogni 11,63 abitanti. Da questi dati si può osservare che la presenza di cani per numero di abitanti, nel territorio studiato è inferiore sia al dato provinciale che a quello nazionale e in alcuni dei centri più grossi (Borgo Valsugana, Strigno e Scurelle), questa differenza è circa di tre volte inferiore al dato provinciale e nazionale. La maggior parte dei cani vive in case con giardino e raramente vengono portati all’interno dei centri storici. Inoltre, nel territorio è presente un’ampia rete di sentieri e passeggiate che corrispondono adeguatamente alle necessità di movimento di questi animali. Nei vari centri si osserva una nutrita presenza di gatti familiari che vivono buona parte della loro giornata all’aperto. Piccioni e tortore sono segnalati soprattutto nei centri più popolosi, ma di questi verrà dato maggior conto nella parte relativa all’indagine. Per quanto riguarda i roditori, la presenza di dispositivi per il compostaggio presso orti e giardini privati, viene correlata ad un aumento di segni di presenza di ratti, senza tuttavia che ciò abbia comportato un eccessivo disturbo alla popolazione, come verrà illustrato più avanti. 10 ANALISI DELLA SITUAZIONE ED OPPORTUNITÀ 1.2 L’indagine nei Comuni L’indagine è stata realizzata nei 18 Comuni che appartengono al territorio della Valsugana Orientale e che comprendono la maggior parte dei Comuni del Comprensorio C3, di cui fanno parte anche i 3 Comuni del Tesino. Le interviste sono state rivolte al Sindaco, quale rappresentante dell’intera cittadinanza o, nei due casi in cui ciò non si è reso possibile, all’Assessore competente indicato dal primo cittadino. Tutti gli intervistati hanno accettato di buon grado di rispondere alle domande, per cui è stato possibile ricavare un quadro completo e abbastanza dettagliato della situazione nell’intero territorio. Le interviste In via preliminare è stato predisposto uno schema che indirizzava le domande verso 3 aspetti principali: 1. la gestione degli spazi pubblici in relazione alla presenza degli animali domestici in ambito urbano; 2. l’imbrattamento di strade, piazze e marciapiedi causata da animali domestici; 3. l’impatto della presenza di sinantropi nel territorio urbano. Una parte dell’intervista doveva inoltre essere dedicata a raccogliere informazioni riguardanti ulteriori eventuali aspetti della condivisione del territorio urbano tra persone ed animali, come ad esempio la presenza di colonie feline, di cani vaganti e di animali selvatici. Tutti i Sindaci dei Comuni interessati sono stati preventivamente contattati ed informati in merito ai contenuti dell’intervista, che è stata successivamente realizzata presso le diverse sedi comunali, previo appuntamento concordato con i singoli interessati. La gestione degli spazi pubblici Come è stato riportato nell’introduzione, la Valsugana orientale offre, alle persone anche l’opportunità di svolgere all’aria aperta attività ricreative o sportive con il proprio cane. La valle è percorsa in tutta la sua lunghezza da una pista ciclabile che si snoda lungo il fiume Brenta ed è attraversata dall’ippovia del Trentino orientale. Dal fondovalle si può accedere in breve tempo ad una rete molto estesa di sentieri di montagna, in parte attrezzati per essere percorsi anche con la mountain bike. Ciononostante, in quasi tutti i centri storici sono presenti parchi, zone verdi e giardini pubblici, la maggior parte di quali (13 su 18), come ci è stato indicato dai Sindaci e come abbiamo potuto verificare, vengono GLI ANIMALI DELL’AMBIENTE URBANO NELLA VALSUGANA ORIENTALE 11 interdetti ai cani. Le principali motivazioni che hanno indotto i Comuni a precludere le aree pubbliche agli animali, riguardano la salvaguardia degli aspetti igienici, anche se questa preoccupazione ci è stata soprattutto espressa in funzione di evitare la presenza di “deiezioni”, la cui vista avrebbe potuto arrecare disgusto ai cittadini e ai turisti. Si può pensare, anche se in realtà non ci è stato riferito in modo esplicito, che questi divieti abbiano anche l’effetto di evitare che la presenza di cani nei luoghi pubblici possa arrecare disturbo o apprensione alle persone e, in particolar modo, ai bambini. Per i Comuni che invece non hanno disposto restrizioni, ci è stato evidenziato che l’agevole accessibilità di sentieri e di altri percorsi in prati e boschi vicini al centro abitato, fa si che il problema non si ponga, in quanto limita o annulla la necessità che hanno i proprietari di cani di fruire di quegli spazi. Anche la disponibilità di un giardino privato, che rappresenta la situazione più frequente tra i proprietari di cani, sembra ridurre tale necessità. Sulla base delle considerazioni che riguardano sia le restrizioni imposte, sia l’assenza di motivi adeguati ad imporle, si può pensare che il cane di proprietà viva prevalentemente confinato che abbia ridotte occasioni di socializzare con le persone e con i propri conspecifici. Abbiamo potuto anche osservare che l’atteggiamento espresso di frequente dai proprietari di cani quando si incontrano lungo i sentieri, è quello di esprimere apprensione e di trattenere con forza il proprio animale mano a mano che la distanza diminuisce. Probabilmente, il timore di quei proprietari non sarebbe giustificato in origine, ma dovrebbero essere resi consapevoli che a lungo andare sarà proprio quell’atteggiamento a dare una connotazione negativa all’incontro con altre persone con animali e a favorire comportamenti evitante o aggressivi del proprio cane. Vogliamo però segnalare una lodevole iniziativa sostenuta, tra gli altri, dal Comune di Borgo Valsugana: alcuni commercianti organizzano tutti gli anni una marcia non competitiva (a cui vengono iscritti sia le persone che i cani), che dal centro del paese raggiunge la val di Sella. Si tratta evidentemente di una manifestazione che si contrappone al senso di diffidenza e promuove l’incontro e il dialogo tra le persone, oltre che favorire una migliore socializzazione tra gli animali. Questa modalità col tempo potrebbe essere gradualmente appresa e condivisa da molte persone e questo fatto potrebbe favorire in futuro una gestione degli spazi pubblici più aperta ai cani. Va tuttavia rilevato che l’ammissione dei cani agli spazi pubblici andrebbe soggetta a determinate condizioni. Il proprietario potrebbe condurvi il cane solo dopo avergli consentito di espletare i bisogni fisiologici e, comunque, dovrebbe provvedere ad asportare tempestivamente le feci eventualmente emesse dall’animale. È importante che i cani che vi accedono siano sani e vengano periodicamente visitati e vaccinati dal Medico Veterinario per la prevenzione, la diagnosi e la cura, non solo delle patologie specifiche di quella specie, ma anche delle 12 ANALISI DELLA SITUAZIONE ED OPPORTUNITÀ zoonosi, cioè di quelle patologie che sono trasmissibili dall’animale all’uomo. Un aspetto non meno importante, riguarda la capacità del cane di esprimere un comportamento corretto ed educato e di non mostrare atteggiamenti aggressivi, irruenti o importuni verso le persone o gli altri animali; dovrebbe inoltre saper rispondere prontamente ai comandi di base del padrone, tipo: VIENI, SEDUTO, TERRA, RESTA. Si tratta oggettivamente di requisiti auspicabili per tutti gli animali che vivono all’interno di una comunità umana, dal villaggio fino alla grande città, e che rendono la relazione con l’animale, non solo accettabile, ma anche utile e proficua per la collettività. Saper educare, istruire e gestire correttamente un cane, provvedere a mantenerlo sano e a nutrirlo in modo appropriato, esprimono l’impegno responsabile del proprietario verso l’animale, verso se stesso e verso gli altri. Da questo impegno deriva una relazione con l’animale gratificante e che arricchisce di esperienze positive e di opportunità di incontro, perché un cane sano, educato e fiducioso riesce a coinvolgere con la propria simpatia. Nessun Comune ha realizzato spazi pubblici specificatamente dedicati ai cani, sempre per il motivo che il territorio è naturalmente provvisto di boschi, sentieri e prati che soddisfano ai suoi bisogni di moto e svago. È importante tuttavia rilevare che tali spazi, se gestiti correttamente, assolverebbero ad una funzione molto utile per la cittadinanza. Si può pensare che la presenza di appositi spazi dedicati, possa favorire le occasioni di incontro tra proprietari di cani e di socializzazione tra i cani. Questi aspetti sono particolarmente importanti nel periodo di sviluppo dell’animale e contribuiscono alla formazione di una “personalità” educata ed equilibrata, che verrà poi mantenuta nell’individuo adulto. Gli sazi dedicati poi si prestano alla realizzazione di iniziative, sia dell’Ente pubblico, sia dei privati, tese a valorizzare gli aspetti positivi della relazione con l’animale. Anche per gli spazi dedicati valgono le stesse raccomandazioni che stabiliscono criteri di accesso in coerenza con l’igiene, la salute e il corretto comportamento degli animali. In merito alle eventuali iniziative dei Comuni destinate ad individuare specifici spazi fruibili dai cani, l’unica indicazione ci è stata data dal Sindaco di Borgo Valsugana, mentre in nessuno degli altri Comuni è stata posta la questione. Nel Comune capoluogo, è stata realizzata di recente una serata, alla quale era stata invitata la cittadinanza a discutere di questa possibilità. Inoltre, l’argomento dell’individuazione di possibili aree da destinare allo svago dei cani, è già stato affrontato dalla Giunta comunale, ma ancora non si è sviluppata un’ipotesi concreta e attuabile. È comunque interessante rilevare che a Borgo, rispetto a tutti i Comuni della Valsugana, vi è la più bassa densità di cani iscritti all’anagrafe rispetto al numero di abitanti (1 cane ogni 34,73 abitanti) e tale densità, come si è detto, è di gran lunga inferiore rispetto alla media del Trentino ed a quella GLI ANIMALI DELL’AMBIENTE URBANO NELLA VALSUGANA ORIENTALE 13 nazionale. Va ricordato che in quel centro sono presenti due ambulatori veterinari e tre negozi specializzati ed anche se si tratta di strutture alle quali afferiscono utenti da tutto il comprensorio, potrebbero comunque rispondere alle esigenze di una crescita numerica della popolazione canina locale. È possibile che l’impegno da parte dei Comuni più grandi a destinare e ad attrezzare specifiche aree per i cani, possa agevolare tale crescita. In coerenza con quanto evidenziato in merito alle iniziative dei Comuni, le richieste di realizzare specifici spazi per i cani, sono state segnalate anche da parte dei cittadini di Borgo Valsugana e questo fatto ci lascia intendere che l’iniziativa del Comune in tal senso, risponda ad un’esigenza sentita dalla popolazione. Presso un altro Comune, alcuni anni fa un privato cittadino aveva avanzato la richiesta di poter disporre di uno spazio pubblico da attrezzare per l’addestramento dei cani. Anche se in seguito la richiesta è stata lasciata cadere dallo stesso proponente, vale la pena di considerare il fatto che la presenza di una siffatta struttura nel territorio, potrebbe fungere da importante riferimento di educazione ed istruzione per la cinofilia, fruibile dai cittadini della valle e dei comuni limitrofi. L’imbrattamento di strade, piazze e marciapiedi La presenza di deiezioni di animali domestici lungo strade, piazze e marciapiedi dei centri della Valsugana orientale, è stata interpretata in modo abbastanza vario dagli amministratori intervistai. In 10 dei 18 Comuni il fenomeno non viene rilevato o viene definito sporadico o poco importante, in altri tre centri si sta assistendo ad un miglioramento della situazione, mentre solo nei rimanenti 5 Comuni il problema sembra rivestire una certa importanza per le Amministrazioni locali, ma anche nel merito di questi ultimi, le persone interpellate hanno fatto riferimento a segnalazioni o lamentele dei cittadini, più che su dati oggettivi di reale imbrattamento dei percorsi urbani. Anche sulla base della nostra valutazione diretta, in realtà i marciapiedi e le piazze dei centri storici appaiono prevalentemente puliti, mentre è possibile osservare qualche “residuo” non raccolto da proprietari negligenti, soprattutto nelle strade secondarie o di periferia, oppure lungo le passeggiate più vicine all’abitato. 5 delle 19 Amministrazioni hanno attivato iniziative per sensibilizzare la cittadinanza a raccogliere le feci dei loro animali ed al rispetto dell’igiene, attraverso avvisi tramite bollettino comunale, manifesti o cartelli, mentre altre due lo hanno fatto anche nell’ambito di incontri aperti alla cittadinanza. In due Comuni è stato invece deciso di provvedere alla rimozione delle deiezioni ad opera di operatori ecologici. Solo in due Comuni ci è stata indicata la presenza di distributori di dispositivi (sacchetto e paletta) per la raccolta delle feci, collocati nei pressi di appositi contenitori destinati alla raccolta per lo smaltimento. 14 ANALISI DELLA SITUAZIONE ED OPPORTUNITÀ Quest’ultima soluzione, soprattutto se realizzata in luoghi rapidamente raggiungibili dal centro storico e inserita in uno spazio sufficiente di prato tenuto con cura e ombreggiato, assieme ad un’informazione mirata e rivolta ai proprietari, può contribuire a risolvere in modo razionale ed efficace il problema delle deiezioni. L’inasprimento delle sanzioni nei confronti di cittadini inadempienti, peraltro ipotizzato in due Comuni, rischia invece di essere controproducente, in quanto, se da un lato innalza le aspettative dei cittadini e focalizza la loro attenzione sul problema (così da renderli più solerti a denunciare anche eventi che non avrebbero reale importanza), dall’altro, appare comunque improbabile che la sanzione possa essere effettivamente irrogata in modo adeguato ed efficace alla soluzione del problema. Come è già stato indicato sopra, il problema delle deiezioni viene prevalentemente posto in risalto da lamentele o petizioni da parte dei cittadini. In alcuni Comuni sono stati specificatamente richiesti distributori di palette e sacchetti e in due casi queste istanze non sono state accolte. Altre richieste, tutte esaudite, hanno riguardato invece la rimozione delle deiezioni presenti. La presenza di sinantropi Dalle interviste è emerso che la presenza di uccelli e roditori che vivono in stretta relazione con le attività dell’uomo e con le sue risorse, come i piccioni urbani e i ratti, risulti essere marginale o del tutto assente in quasi tutto il territorio. In 3 Comuni viene lamentata la presenza di piccioni che tendono a concentrarsi in alcune zone e su determinati edifici, mentre in un caso risultano essere pervenute lamentele per la presenza di tortore. Da qualche anno viene utilizzata la raccolta differenziata dei rifiuti urbani, che ha comportato l’installazione di contenitori per il compostaggio dei rifiuti organici, presso gli orti e i giardini nei paesi. In alcune località, questi contenitori hanno favorito la presenza di roditori, in particolare di ratti, che in qualche occasione hanno portato a segnalazione da parte dei cittadini, ma solo 5 Sindaci hanno fatto riferimento alla presenza di questi animali nel territorio di loro competenza e due di essi hanno dichiarato che il problema si era rapidamente risolto. In due Comuni viene attuata la derattizzazione ed in uno di essi è stato realizzato lo spostamento dell’isola ecologica per limitare il disagio ai cittadini. Per impedire lo stazionamento di piccioni o tortore sugli edifici, in tre Comuni sono stati apposti dissuasori, mentre uno non ha ritenuto di provvedere. Inoltre, a Borgo Valsugana è stata realizzata una struttura che consente di concentrare la nidificazione dei piccioni, dalla GLI ANIMALI DELL’AMBIENTE URBANO NELLA VALSUGANA ORIENTALE 15 quale possono essere agevolmente asportate le uova, realizzando in tal modo un controllo della popolazione. Il fatto che le segnalazioni e le richieste di intervento da parte dei cittadini risultino molto limitate: (2 per i ratti, 1 per i piccioni e 1 per le tortore), lascia intendere che il problema dei sinantropi sia poco sentito dalla popolazione. Cani vaganti e colonie feline La normativa che regola la materia concernente cani vaganti e colonie feline, è rappresentata dal DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA 2 aprile 2007, n. 4-84/Leg, Regolamento avente ad oggetto “Disposizioni regolamentari per l’applicazione dell’articolo 10 della legge provinciale 1 agosto 2003, n. 5, relativo all’istituzione dell’anagrafe canina e all’attuazione della legge 14 agosto 1991, n. 281 (Legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo)”, nonché dalla stessa legge 281/91 citata dal regolamento. Il randagismo, così come fenomeno conosciuto nell’Italia centromeridionale e che riguarda la presenza stabile nel territorio di cani senza padrone, è del tutto assente nella realtà studiate e nell’intera provincia. Si può invece verificare la circostanza che uno o più cani sfuggano, di rado o con una certa consuetudine, al controllo dei proprietari, o che si perdano durante una passeggiata, oppure che vengano di proposito abbandonati. Quest’ultima evenienza si verifica sempre più raramente per effetto della normativa che prevede l’iscrizione di tutti i cani all’anagrafe canina, previo inserimento nel sottocute di un microchip che identifica ogni singolo soggetto. Alcune interviste hanno riferito di occasionali rinvenimenti di cani vaganti e in due casi queste circostanze hanno portato all’emanazione di ordinanze per invitare i cittadini a custodire correttamente i propri animali; una di queste ha previsto anche la verifica capillare dei cani di proprietà presenti nel territorio comunale e la loro regolare iscrizione all’anagrafe. Nella maggior parte dei casi il fenomeno è di scarso rilievo e le singole situazioni vengono gestite contattando direttamente i proprietari che non custodiscono correttamente i cani. La maggior parte dei Comuni, per il recupero e la custodia temporanea dei cani vaganti, fa riferimento ad un’associazione protezionista che ha sede a Borgo Valsugana. Per quanto concerne la gestione delle colonie feline, ci sembra opportuno specificare che, secondo il citato Regolamento, l’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari provvede all’assistenza medica e chirurgica, nonché al pronto soccorso dei gatti di colonia, mentre “Per la gestione e per la cura delle colonie dei gatti, i comuni e l’azienda provinciale possono avvalersi di enti ed associazioni protezioniste sulla base di apposite convenzioni” e ciò presuppone che tali Enti ne abbiano diretta responsabilità. L’APSS provvede, su 16 ANALISI DELLA SITUAZIONE ED OPPORTUNITÀ indicazione dei comuni, alla sterilizzazione e all’identificazione dei gatti di colonia, mediante marcatura al padiglione auricolare. Il dr. Alessandro Chiesa dell’APSS, ci ha cortesemente fornito i dati relativi alle colonie feline presenti nella Valsugana orientale, che abbiamo riportato nella tabella 1. Nel complesso, le colonie feline appaiono ben gestite e si integrano nei diversi contesti senza eccessivi problemi per i cittadini e per l’ambiente. 1.3 Il controllo dei colombi Colombi e contesto urbano I colombi di città (Columba livia forma domestica; Ballarini et al., 1989) sono una presenza abituale nelle città italiane ed estere, in quanto vi trovano, con successo, le condizioni ideali per la loro sopravvivenza e la loro riproduzione nell’ambito di un ecosistema artificiale. Per molte persone, i colombi rappresentano un elemento che dona vivacità e colore alle città, ma il loro sviluppo incontrollato può creare problemi alla cittadinanza, a causa dell’insudiciamento causato dalle deiezioni che imbrattano strade, piazze, edifici pubblici e privati, dell’azione meccanica di artigli e becco sui manufatti e sui vecchi muri, e dei danni alle opere del patrimonio artistico. Vi è inoltre il rischio, reale anche se spesso sopravvalutato, di trasmissione di patologie dai colombi all’uomo. Infine non si può trascurare l’aspetto sociale ed in particolare l’impatto sulla qualità della vita di quanti tra i cittadini, a ragione o a torto, si sentono in qualche modo disturbati o infastiditi da un presunto eccesso del numero di questi volatili. Vi sono molteplici elementi che possono favorire la proliferazione del colombo nel territorio cittadino, come la disponibilità di siti di nidificazione, di ricoveri dalle intemperie, di dormitoi e di fonti di alimentazione. Tali elementi costituiscono le risorse ambientali e trofiche che favoriscono lo sviluppo dei volatili nell’ambiente urbano considerato, delle quali è necessario tenere debito conto per qualsiasi strategia di intervento. Nei centri storici, gli ambienti adatti a fornire ricovero ai volatili sono costituiti prevalentemente da soffitte inutilizzate, da sottotetti e talvolta da intere abitazioni che rimangono disabitate per lungo tempo. La presenza di varchi o di serramenti deteriorati che consentano l’accesso ai colombi, facilita la colonizzazione di questi ambienti e, in seguito, l’accumulo di escrementi, carcasse, penne e vario sudiciume, aggrava l’inagibilità dei locali colonizzati. La grande plasticità ecologica del colombo, gli consente di nidificare o di trovare riparo anche all’aperto, con la protezione di poggioli, balconi, cornicioni, travi, ecc., anche GLI ANIMALI DELL’AMBIENTE URBANO NELLA VALSUGANA ORIENTALE 17 se questo aspetto appare poco probabile nelle realtà urbane del territorio considerato. Le fonti trofiche possono essere condizionate dal comportamento non intenzionale tenuto dai cittadini nelle piazze e nei parchi pubblici, che abbandonano sul suolo pubblico avanzi o rifiuti alimentari, oppure da persone che alimentano intenzionalmente i colombi. Nel territorio considerato, sembrano avere meno importanza gli spazi annessi a magazzini o esercizi per il commercio al dettaglio di derrate alimentari o per la ristorazione, mentre risulta che siano frequentati gli insediamenti agricoli e zootecnici. In merito allo status giuridico del colombo urbano, i ricercatori sono concordi nel ritenere che si tratti di un animale di origine domestica. Questa interpretazione ebbe, in un primo tempo, sostegno giuridico nella Sentenza istruttoria del Pretore di Cremona n. 83/88 del 18 Gennaio 1988, con la quale si sancì la “domesticità” del Colombo di città e la possibilità di assoggettarlo alle normative igienico-sanitarie. L’orientamento definito dall’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (INFS, oggi ISPRA - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) con parere n. 6101 del 25 novembre 1993, risultò in linea con la Sentenza di Cremona; con successivo parere del 28 novembre 1996, lo stesso INFS definì i colombi “proprietà delle amministrazioni locali le quali, nel rispetto delle leggi vigenti, possono stabilire i provvedimenti più opportuni per limitare i disagi causati da questi volatili”. Tuttavia la sentenza n. 2598 della Corte di Cassazione Sezione III Penale del 26 gennaio 2004, ribadì invece che “La fauna diventa domestica solo quando la sua condizione di vita è interamente governata dall’uomo in ordine ai profili riproduttivi, alimentari e abitativi (omissis …) il colombo o piccione terraiolo va incluso tra gli animali selvatici in quanto vive in stato di libertà naturale nel territorio nazionale, sicché ne è vietata la caccia o la cattura”. Ne deriva che la distinzione giuridica tra fauna selvatica e fauna domestica non coincide con la classificazione in uso nella scienza zoologica, che tendenzialmente assegna alla fauna selvatica solo gli esemplari della specie Columba livia che ancora vivono allo stato selvatico in alcune località costiere del nostro Paese, dal clima particolarmente mite. Le Amministrazioni comunali attualmente sono comunque investite delle responsabilità loro attribuite in materia sanitaria (L. 149/90 e L. 833/78), nonché per quanto previsto dal Testo unico delle leggi sull’Ordinamento degli Enti locali (n. 267/2000) che, in armonia con la citata normativa, impone ai Sindaci l’adozione di provvedimenti urgenti intesi ad arginare determinate emergenze sanitarie e di igiene pubblica a carattere locale. 18 ANALISI DELLA SITUAZIONE ED OPPORTUNITÀ Aspetti sanitari Risulta difficile valutare il rischio effettivo per la salute umana derivante da eventuali infezione dei colombi, anche se le possibilità di contagio per l’uomo sono molte e sono legate alle abitudini di vita e alla struttura urbanistica di paesi e città, in cui sono presenti ampi spazi aperti, sotto forma di piazze, sagrati, viali alberati, luoghi nei quali l’uomo viene in contatto con quei volatili e con i loro escrementi. Si pensi al frequente rinvenimento di deiezioni anche essiccate, su davanzali, autoveicoli, tavolini di esercizi pubblici, panchine e quant’altro, con conseguente rischio di esposizione ad eventuali agenti patogeni diffusi nell’ambiente. In diversi studi compiuti in Italia e all’estero, il colombo è stato spesso trovato eliminatore di numerosi batteri responsabili, anche nell’uomo, di patologie gastro-intestinali, quali Campylobacter jejuni, Campylobacter coli, Yersinia intermedia e diverse specie di Salmonella. Diversi mammiferi e uccelli domestici possono essere infetti e trasmettere salmonelle, ma il numero limitato d’infezioni umane sostenute dalle specifiche salmonelle alle quali è più soggetto il colombo, ci fa pensare che esso sia, riguardo a questo germe, una fonte di contagio trascurabile per l’uomo. Con maggiore prevalenza i colombi urbani vengono trovati eliminatori di Campylobacter, le cui possibili modalità di contagio potrebbero essere rappresentate, oltre che dal contatto diretto con l’animale infetto, da cibi e bevande contaminate, ma anche in questo caso è ancora da chiarire il ruolo del colombo rispetto ad altre fonti note. Tra le zoonosi trasmissibili per via aerea la clamidiosi (detta anche psittacosi o ornitosi) è sicuramente quella più nota. L’agente eziologico di questa malattia è la Chlamydophila psittaci, diffusa in uccelli domestici e selvatici. Gli stipiti più patogeni vengono isolati prevalentemente da pappagalli d’importazione, dell’Africa centrale o dell’America Latina, responsabili di quadri clinici gravi con prevalente interessamento polmonare, mentre il piccione è affetto quasi esclusivamente da stipiti poco patogeni o non patogeni per l’uomo, nonostante il patogeno in Italia sia molto diffuso in questa specie, con tassi di sieroprevalenza anche superiori al 40% e di escrezione fecale fino al 20%. Va evidenziato che il sovraffollamento e la debilitazione degli uccelli, favoriscono la sua diffusione nell’ambiente e che le rare infezioni nell’uomo conseguono solitamente ad inalazione di materiale infetto (feci essiccate). La tubercolosi causata da Mycobacterium avium, è anch’essa ascritta fra le patologie respiratorie potenzialmente trasmissibili all’uomo dal piccione di città, ma la prevalenza della malattia nelle colonie non è particolarmente elevata; inoltre le infezioni da M. avium GLI ANIMALI DELL’AMBIENTE URBANO NELLA VALSUGANA ORIENTALE 19 nell’uomo assumono una certa importanza solo in soggetti immmunodeficienti. Il colombo è stato indicato come serbatoio urbano della toxoplasmosi ed effettivamente i piccioni risultano molto spesso sieropositivi nei confronti di Toxoplasma gondii, parassita che permane nei muscoli ed in alcuni organi dell’ospite. La predazione di piccioni infetti da parte di gatti domestici potrebbe consentire il passaggio dell’infezione a questo felino e la successiva esposizione dell’uomo al contatto con la lettiera contaminata da oocisti sporulate. Molto controverso è il ruolo del piccione come possibile serbatoio per la malattia di Lyme, sostenuta da una spirocheta, la Borrelia burgdorferi, che trova ne gli Ixodidi, zecche dure tipiche di molti mammiferi selvatici e domestici, il vettore biologico principale, mentre la classica zecca del colombo, l’Argas reflexus, è una zecca molle che non sembra avere un ruolo nell’epidemiologia di questa patologia.L’Argas reflexus è invece responsabile di episodi di invasione di case ed edifici pubblici e la sua puntura provoca, a causa dell’inoculo di secrezioni salivari durante il pasto di sangue, reazioni locali di tipo eritematoso, con edema talora intenso o, nei casi più gravi, reazioni generalizzate (shock anafilattico). Il piccione può essere inoltre responsabile indirettamente del proliferare di alcuni microrganismi, potenzialmente patogeni per l’uomo, che trovano nei luoghi frequentati da questi uccelli e quindi ricchi di materiale organico costituito da feci, penne e detriti cellulari, l’ambiente adatto per crescere. Uno di questi è l’Histoplasrna capsulaturn che può provocare, specie in soggetti immunodeficienti per varie cause, una micosi del sistema reticolo-endoteliale, con frequente grave interessamento polmonare. I piccioni, soprattutto nelle aree a vocazione agricola e zootecnica, possono inoltre essere responsabili di alcune problematiche sanitarie di interesse prevalentemente veterinario in quanto questi volatili si spingono alla ricerca di cibo nelle campagne e negli allevamenti circostanti, esponendo le specie allevate ad alcuni agenti infettivi, attraverso il contatto diretto o contaminando ricoveri, mangimi e foraggi. In alcuni casi, oltre al danno provocato dalla malattia nelle specie allevate, bisogna aggiungere quello che scaturisce dall’applicazione delle norme contenute nel Regolamento di polizia veterinaria, come ad esempio nella malattia di Newcastle (ND) sostenuta dal Pararnyxovirus aviario di tipo 1, che è endemica in Italia ed in molti Paesi europei, nei columbiformi (piccioni e tortore). Il piccione frequentando allevamenti, depositi di mangime, capannoni per lo stoccaggio di attrezzature e macchinari usati nelle normali pratiche di allevamento può diffondere agli animali allevati anche gli altri patogeni già considerati per l’uomo, quali le salmonelle, le clamidie e i micobatteri. In particolare il M. avium, oltre a provocare malattia nelle specie sensibili, può interferire nel test ufficiale di intradermoreazione tubercolinica nei bovini. 20 ANALISI DELLA SITUAZIONE ED OPPORTUNITÀ Controlli sanitari Come è stato specificato, le competenze delle amministrazioni locali rendono opportuna l’esecuzione di indagini sanitarie, strumento importante per valutare l’eventuale presenza di elementi di rischio per la salute umana conseguenti alla presenza dei colombi. L’intervento del medico veterinario, in un primo tempo può riguardare l’analisi visiva dello stato sanitario della popolazione di colombi, basandosi sull’osservazione dei seguenti elementi: La posizione La posizione assunta dal corpo del piccione in relazione allo spazio può essere indice di uno stato febbrile o, in generale, di malessere, come ad esempio nel caso in cui il soggetto permanga accovacciato e pressoché immobile per molto tempo. Posizioni anomale di singole parti del corpo come le zampe e le ali, possono invece indicare la presenza di problemi in questi distretti. Il comportamento È stato osservato il comportamento del singolo animale, del gruppo e del singolo piccione nel gruppo, cercando di cogliere segni di apatia, eccitazione, atteggiamento vivace e le modalità di interazione del singolo con i conspecifici. A tal fine, i soggetti sono stati avvicinati osservandone la reazione, facendo attenzione se presentavano o meno un atteggiamento di attenzione, se tendevano alla fuga o all’immobilità. L’aspetto del piumaggio Sono stati osservati colore, forma e aspetto generale delle penne e delle piume registrando eventuali deviazioni rispetto alla normalità (presenza di alopecia, squame, forfora). Nella valutazione si è tenuto conto anche dei fattori esterni all’animale, come le condizioni meteorologiche. Infatti, la presenza di piumaggio arruffato deve essere messa in correlazione con l’età e con la temperatura ambientale prima di pensare a eventuali stati patologici, poiché è frequente nei soggetti giovani o in caso di basse temperature. L’eventuale insudiciamento delle penne attorno alla cloaca può essere segno di disturbi gastroenterici. Le cere Le strutture cornee che rivestono la base della parte superiore del becco devono essere bianche e secche. Non devono essere presenti secrezioni, escrezioni o detriti forforacei. GLI ANIMALI DELL’AMBIENTE URBANO NELLA VALSUGANA ORIENTALE 21 Gli occhi Gli occhi devono essere vivaci e brillanti, con pupilla nera e iride arancione. Non devono essere presenti sporcizia, desquamazioni o secrezioni perioculari. Le zampe Sono state osservate le zampe dei colombi ponendo particolare attenzione a forma, colore, pulizia, presenza/assenza di lesioni. Nel caso che venga evidenziato il sospetto di patologie o a seguito del reperimento di carcasse in situazioni di mortalità anomala, possono essere raccolti campioni organici o spoglie di animali deceduti per un’indagine sanitaria mirata. Strategie di controllo Poiché è improbabile che interventi singoli o limitati nel tempo abbiano effetti duraturi, le politiche di controllo delle popolazioni di colombi nei centri urbani, necessitano di interventi costanti e adeguati a realizzare una strategia di contenimento integrata e realistica, che tenga in considerazione la situazione del territorio, il rapporto costi/benefici, il rispetto degli animali e la tutela della salute pubblica. Nel territorio studiato, la presenza di predatori naturali, come il falco pellegrino, l’allocco, la taccola, lo sparviere e la cornacchia grigia, anche se non appare in grado di indurre un sensibile decremento della consistenza di popolazione, mantiene probabilmente un ruolo efficace nel contenere la numerosità e gli spostamenti dei colombi tra i siti di stazionamento in paese e quelli di foraggiamento nel circondario. Anche gli inverni rigidi della Valsugana orientale, rappresentano una condizione di difficoltà oggettiva per la specie, in grado di limitarne la crescita numerica e di operare la selezione di individui più forti e più sani. La valutazione numerica dei colombi, attraverso periodici censimenti e stime di popolazione, costituisce la base di partenza per un’azione di controllo efficace, in quanto si realizza attraverso criteri oggettivi e scientifici. A tal proposito va ricordato che la presenza del colombo non è percepita in egual modo da parte di tutti i cittadini, perché è influenzata dalla diversa sensibilità individuale e dalla disomogenea distribuzione dei volatili nel territorio urbano: difficilmente un cittadino comunica al Sindaco il proprio entusiasmo per qualcosa che gli fa piacere, ma è molto probabile che protesti se una colonia di colombi staziona stabilmente sul tetto della sua abitazione, insudiciandola o provocando altri danni. Di conseguenza, la percezione del cittadino tende ad orientare verso una sovrastima della numerosità dei volatili. Un’adeguata valutazione della consistenza della popolazione è anche la premessa fondamentale per comprendere se vi 22 ANALISI DELLA SITUAZIONE ED OPPORTUNITÀ sia un’effettiva necessità di ridurre il numero di colombi, oppure se vi siano più indicati interventi mirati ad impedire lo stazionamento dei volati in alcuni luoghi attraverso opportune modifiche realizzate nell’ambiente e sugli edifici. Inoltre, stime ripetute nel corso degli anni, sono utili per verificare il trend della popolazione di colombi e per valutare i risultati ottenuti dalle azioni intraprese. Si possono considerare “valore soglia”, densità pari o superiori a 300-400 individui/ km2 (Ballarini et al., 1989), che indicano quasi sempre uno stress ambientale e richiedono quindi interventi limitativi. Difficilmente questo valore soglia può essere raggiunto nel territorio studiato, ma le osservazioni e i conteggi permetterebbero di evidenziare le modalità di aggregazione dei volatili e la loro tendenza a formare concentrazioni in aree di limitata estensione. La possibilità di fornire al cittadino un’informazione corretta e completa in merito alla presenza dei colombi, concorre a definire un quadro più obiettivo della situazione reale e ad individuare le forme di intervento più appropriate per risolvere le eventuali criticità osservate. La possibilità di disporre di informazioni certe sullo stato sanitario del colombo urbano e di divulgarle alla cittadinanza, assolve ad un compito importante dell’amministrazione e contribuisce alla serenità e alla qualità della vita nella comunità e, per questo motivo, la valutazione dello stato sanitario dei colombi entra a far parte della strategia complessiva del controllo. Inoltre, l’informazione che viene offerta ai cittadini sull’attività realizzata, sulla consistenza colombi, sul controllo e sulla bonifica degli edifici, sulle caratteristiche dei volatili e sulle modalità corrette di interazione, rappresenta essa stessa una componente indispensabile nei programmi di controllo del colombo, in quanto il loro successo dipende ampiamente dai comportamenti corretti virtuosi dei cittadini e dalla cura che essi hanno dei fabbricati di loro proprietà od uso. Bibliografia Ballarini G., Baldaccini N.E e Pezza F.: “Colombi in città. Aspetti biologici, sanitari e giuridici. Metodologie di controllo”. Istituto Nazionale di Biologia della Selvaggina, Vol. 6, Collana “Documenti Tecnici”, 1989. Barbieri F., Caldonazzi M., Zanghellini S., Zorzi S.: Il colombo (Columba livia forma domestica) nel Comune di Trento. Report Centro Ecologia Alpina, 7: 1-62, 1996. Bart J., Earnst S.: Double sampling to estimate density and population trends in birds. Auk 119:36–45, 2002. 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Il ratto delle chiaviche (Rattus norvegicus), ha invece fatto la sua apparizione nel periodo medievale, proveniente dall’Asia, ma la sua diffusione più ampia è avvenuta a partire dalla fine del XVIII secolo, con l’intensificarsi del commercio con i paesi asiatici. Il topo domestico ha un mantello di colore bruno-grigio e le sue dimensioni sono molto contenute (75-95 mm. esclusa la coda, 15-25 g.). Predilige gli ambienti chiusi, ma lo si trova anche accanto alle abitazioni umane o in prossimità di orti e giardini. Il suo home range è limitato ad una decina di metri ed è in grado di spiccare salti e di arrampicarsi agevolmente, ma, a differenza dei ratti, non ama l’acqua. Vive in piccoli gruppi familiari e la costruzione del nido avviene trasportando ritagli di materiale di vario tipo, come carta, tessuti, corda, lana, ecc., all’interno di cavità che il roditore può trovare nelle intercapedini, tra il materiale accatastato, in suppellettili abbandonate, ma anche negli alberi. Si nutre con preferenza di cereali e legumi, ma anche di frutta, verdura e larve di insetti, e, quando è possibile, crea delle piccole scorte nella tana. Il ratto nero o R. rattus, ha un mantello di colore tra il grigio e il nero (ma è possibile anche i bruno), il suo peso è di 130-250 g., la sua lunghezza è di 150-200 mm., esclusa la coda che supera la lunghezza del corpo. La sua diffusione è legata all’ambiente rurale, dove tende a colonizzare fienili, rustici e solai e, come rifugio, utilizza cavità esistenti in anfratti ed intercapedini. Vive in piccole comunità sociali e il suo raggio d’azione copre una distanza di circa 50 m. Si arrampica con agilità, corre lungo i fili e spicca salti notevoli. È onnivoro e si nutre preferibilmente di cereali, frutta e verdura. Il R. norvegicus ha un mantello bruno grigiastro su dorso e fianchi, mentre sulla parte ventrale è grigio; ha dimensioni maggiori di R. rattus (250-500 g., 180-270 mm.), la sua coda più corta del corpo, il muso è meno pronunciato ed ai lati della parte superiore del cranio, ha due creste che lo delimitano longitudinalmente. È in grado di colonizzare la più ampia gamma di edifici, di strutture e di impianti costruiti dall’uomo, come magazzini, cantine, stalle, colture, frutteti, discariche, fogne e nuota bene anche sott’acqua. Anche R. norvegicus è onnivoro, ma predilige cibi ad elevato contenuto proteico e può predare GLI ANIMALI DELL’AMBIENTE URBANO NELLA VALSUGANA ORIENTALE 25 piccoli di conigli e di volatili. Si arrampica solo su superfici ruvide, ma riesce a risalire agevolmente lungo tubi lisci, se può appoggiarsi con il dorso. Vive in comunità gerarchiche complesse e costruisce sistemi intricati di tane, scavando gallerie profonde nel terreno. Si tratta di 3 specie ad ampia valenza ecologica (euriecie), in quanto sono dotate di una buona capacità di adattamento e sopportano ampie variazione ambientali. Gli insediamenti e le attività dell’uomo concedono il substrato ideale per vivere e riprodursi in modo ideale, a specie che sono caratterizzate da un tasso riproduttivo impressionante, in grado di favorire la crescita esponenziale delle loro popolazioni. I ratti raggiungono la maturità sessuale mediamente a tre mesi di età, la femmina può partorire da 3 a 5 volte l’anno, la gravidanza dura da 21 a 23 giorni e il numero medio di piccoli è da 6 a 12. Per contro, dalla loro presenza l’uomo non trae alcun beneficio, ma subisce notevoli danni. Il potenziale biotico di queste specie, richiede un notevole apporto di risorse trofiche che questi roditori individuano nelle dispense, nelle cantine, nei magazzini, ma anche negli orti, nei frutteti o nei terreni coltivati. A ciò si aggiunge la caratteristica crescita continua degli incisivi, che impone ai roditori di tenere questi denti costantemente in esercizio, con la conseguenza che il continuo rosicchiamento può arrecare importanti danni anche a contenitori, suppellettili e arredi. Talvolta può accadere che siano presi di mira fili elettrici e, in tal caso possono verificarsi danni agli impianti o pericolosi cortocircuiti. Aspetti sanitari Solo alla fine dell’800 Alexandre Yersin scoprì il bacillo della peste, che in suo onore fu denominato Yersinia pestis e così si seppe che il terribile flagello che aveva falcidiato l’intera Europa per tutto il medioevo, veniva trasmesso dai ratti che infestavano la città e le abitazioni del’epoca. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) riporta ancora dai 1.000 ai 3.000 casi di malattia ogni anno, distribuiti soprattutto tra Asia, Africa e Sudamerica (EpiCentro - ISS), mentre in Europa e in Australia la peste non esiste più. Nel concreto, però, è bene precisare come nel nostro Paese siano relativamente poche le malattie trasmissibili, nel cui ciclo i roditori svolgono un ruolo primario dal punto di vista epidemiologico. Tra le patologie infettive a carattere virale, potenzialmente gravi per l’uomo, che hanno i roditori come “serbatoio” sono da citare la Coriomeningite linfocitaria, l’Encefalomiocardite e l’Encefalite da zecche o TBE. Tra queste sicuramente la più conosciuta è la TBE, grazie anche ai piani vaccinale e alle attività informative attuate negli ultimi anni nel territorio della Provincia di Trento. La malattia, trasmessa principalmente tramite il morso di zecca (Ixodes ricinus), riconosce un’ampia varietà di ospiti, tra cui l’uomo. La sintomatologia dell’infezione 26 ANALISI DELLA SITUAZIONE ED OPPORTUNITÀ può variare da forme febbrili, più o meno lievi, fino a gravi forme nervose (meningoencefaliti) talvolta con esito infausto. Più numerose sono invece le patologie batteriche con cui l’uomo può contagiarsi; l’infezione può essere contratta tramite vettori (pulci, zecche, ecc.), con il morso o con feci e urine di roditori. Importante, soprattutto nelle aree silvestri del Trentino Alto Adige, è la Borreliosi di Lyme; questa patologia batterica, trasmessa da zecche, nell’ultimo decennio è diventata la malattia più diffusa trasmessa da vettori in Europa. Questo fatto può essere stato favorito dall’aumento della presenza di animali selvatici con funzione di serbatoio, legato oltre che alla riduzione della caccia, anche ad un ampliamento delle aree destinate a bosco o non più coltivate. La malattia si manifesta clinicamente soprattutto nell’uomo e nel cane, presentandosi come una sindrome multi sistemica; sono colpite la pelle in corrispondenza del morso (eritema migrante), le articolazioni, il sistema neuro-muscolare e cardio-circolatorio. Altro batterio che può essere trasmessa dalla specie “serbatoio” (conigli, lepri, ratto, topo) all’uomo tramite il morso di zecca, o la puntura di tafano, è la Francisella Tularensis, causa della Tularemia. La Febbre da morso di ratto è invece dovuta al morso diretto del ratto, che alberga il batterio, Streptobacillus moniliformis, a livello di orofaringe in modo asintomatico. In caso di infezione nell’uomo possono manifestarsi sintomi parainfluenzali, accompagnati da rash cutaneo. In caso Leptospirosi è invece l’urina dell’animale ad esporre l’uomo a potenziale rischio d’infezione. Questa zoonosi è sostenuta da differenti sierotipi di Leptospira interrogans; il Rattus norvegicus è il serbatoio del sierotipo Ictaerohaemorrhagiae. L’infezione può essere contratta dall’uomo per contatto diretto con urine o secreti genitali di animali infetti, o indirettamente tramite Leptospire disperse nell’ambiente. La penetrazione del batterio avviene attraverso le mucose o ferite aperte, e, a seconda del sierotipo, può determinare sindromi con coinvolgimento prevalentemente renale o epatico. I roditori sono spesso chiamati in causa anche nell’epidemiologia delle salmonellosi, nonostante i principali serbatoi siano i suini e gli avicoli. Topi e ratti possono infatti fungere da vettore meccanico, o albergare Salmonella a livello intestinale. L’infezione avviene per via oro-fecale, e gli alimenti contaminati da feci rappresentano la più frequente via di contaminazione per l’uomo. Riguardo alle infezioni protozoarie, i roditori rappresentano importanti ospiti intermedi di Toxoplasma gondii. Possono infatti albergare le cisti a livello muscolare e viscerale, e divenire fonte di contaminazione per il gatto, che poi contribuisce alla diffusione del parassita tramite emissione di oocisti con le feci. L’uomo può quindi contrarre l’infezione principalmente per ingestione di carni crude o poco cotte contenenti cisti muscolari o viscerali, e secondariamente GLI ANIMALI DELL’AMBIENTE URBANO NELLA VALSUGANA ORIENTALE 27 per ingestione di oocisti da alimenti o mani contaminate da feci di gatto. In ultimo topi e ratti possono essere buoni “serbatoi” per parassiti come Trichinella Spiralis ed Echinococcus Multilocularis, inserendosi come preda, cacciata o involontaria, in un ciclo complesso che può portare l’uomo ad infestarsi o per consumo di carni suine o equine, crude o poco cotte, contenenti le cisti parassitarie di Trichinella o per ingestione di alimenti contaminati da feci di volpe, contenenti uova di E. multilocularis). Occorre infine considerare che, oltre a quello sanitario, altrettanto importante, soprattutto in termini economici, è il problema igienico dovuto alla contaminazione di ambienti, attrezzature, materie prime e prodotti finiti destinati all’alimentazione umana ed animale. L’influenza dell’ambiente La numerosità delle popolazioni di roditori nell’ecosistema urbano, è legata a due fattori interdipendenti: il potenziale biotico della specie e la capacità portante dell’ambiente. In altre parole, lo sviluppo numerico di una determinata specie di roditori in un determinato ambiente, è condizionata, sia dalla capacità intrinseca della specie a generare nuovi individui, sia dalle risorse trofiche e dai ripari presenti nell’ambiente. Come abbiamo visto, la natalità teorica nelle 3 specie considerate, è molto elevata e consente una crescita esponenziale delle popolazioni, crescita che tuttavia deve fare i conti con la possibilità di reperire cibo e riparo adeguato. La crescita rapida della popolazione viene favorita dall’abbondanza di queste risorse, ma è intuibile che, con il crescere della popolazione, le risorse siano destinate a divenire insufficienti e. a quel punto, la popolazione tenderà ad assestarsi attorno ad un numero costante di individui, con brevi oscillazioni nel tempo. Se tuttavia in periodi successivi intervengono fattori che modificano le risorse dell’ambiente, per esempio diminuendole, ciò avrà effetti sulla popolazione, che risponderà con un aumento della mortalità ed una diminuzione della fertilità e ciò porterà successivamente ad una nuova situazione di equilibrio con un numero inferiore di individui. L’andamento descritto è illustrato nella figura x. 28 ANALISI DELLA SITUAZIONE ED OPPORTUNITÀ Nel concreto, la popolazione di roditori tenderà a crescere fintantoché riuscirà a reperire nel contesto in cui si è stabilita, cibo sufficiente per sfamare l’intera popolazione. Non solo, avrà anche bisogno di un numero adeguato di ripari per difendersi dalle avversità climatiche, proteggersi dai predatori e in cui far nascere e in cui accudire la propria prole. I fattori che favoriscono la proliferazione di roditori in un contesto di piccoli insediamenti urbani, riguardano in primo luogo la disponibilità di risorse trofiche offerta dal compostaggio domestico, dalle discariche e dagli insediamenti zootecnici vicini ai centri, dai magazzini e dagli esercizi adibiti al commercio di alimenti, dalla presenza di orti e frutteti e da comportamenti inappropriati da parte delle persone, come ad esempio, lasciare costantemente in eccesso cibo a disposizione del proprio cane in giardino. Vi sono poi elementi architettonici che potrebbero favorire l’insediamento di roditori, di cui dovrebbe essere tenuta debita considerazione nella progettazione di edifici e strutture pubbliche. La disponibilità di recessi e anfratti difficilmente ispezionabili, l’assenza di grate o di altri dispositivi a protezione di condotte, tubature e tombini, possono favorire l’insediamento e la circolazione dei roditori, contestualmente alla presenza di edifici disabitati e fatiscenti. Non va tuttavia dimenticato che, contrariamente alla altre due specie considerate, il R. norvegicus ha la capacitò di scavare lunghe gallerie nel terreno, sia per trovare riparo, sia come via di comunicazione. Vi sono poi fattori naturali che invece contrastano le popolazioni murine e ne favoriscono la presenza in equilibrio con l’ambiente. Gli inverni rigidi e l’abbondanza di predatori come volpi, serpi e uccelli rapaci che frequentano i piccoli insediamenti isolati e le periferie dei centri, costituiscono un freno allo sviluppo e contribuiscono efficacemente ad una selezione “sanitaria” delle popolazioni perché, come si sa, i primi a soccombere sono i soggetti deboli, malati, anziani o molto giovani. Strategie di controllo dei roditori Come si è accennato poc’anzi, la presenza dei roditori nel territorio considerato è soggetta ad un equilibrio con diversi fattori che la favoriscono o che la ostacolano. È stato anche illustrato, che la numerosità dei ratti e dei topi è strettamente correlata alle loro necessità vitali in termini di disponibilità di cibo, di nascondigli e di ricoveri. Vi è inoltre da considerare la competizione che sussiste tra membri della stessa specie e che è strettamente correlata con l’organizzazione sociale presente nei diversi gruppi. Questa conflittualità interna fa sì che gli individui più forti e più aggressivi prevalgano ed occupino tutte le risorse di un determinato territorio, mentre quelli che vengono sottomessi, abbiano GLI ANIMALI DELL’AMBIENTE URBANO NELLA VALSUGANA ORIENTALE 29 scarse possibilità di sopravvivere perché, qualora non trovino accesso a risorse adeguate e libere da altri occupanti, possono essere uccisi dai loro conspecifici o venire catturati dai predatori, oppure morire per la fame o per il gelo. La possibilità di accedere ad abitazioni, cantine, solai e, per R. norvegicus, reti fognarie, costituisce un’importante risorsa per la sopravvivenza degli individui costretti a migrare, che sono agevolati anche dalla presenza di risorse alimentari non correttamente custodite in ambienti non accessibili o in contenitori inadatti o poco resistenti all’azione dei denti incisivi. Un’azione mirata a limitare fortemente l’accesso alle risorse trofiche e ambientali, oltre che impedire direttamente la proliferazione dei roditori, favorisce l’inasprimento della conflittualità intraspecifica, con aumento della mortalità e con effetti negativi sulla riproduzione. Nel territorio considerato, i dispositivi per il compostaggio domestico vengono facilmente colonizzati e presidiati da ratti, soprattutto se la frazione proteica è consistente a causa della presenza di residui di carne, pesce, formaggio, salumi, ecc., particolarmente appetiti da quei roditori e ai quali dovrebbe essere destinato un percorso di smaltimento più appropriato. Una gestione appropriata delle risorse appetibili dalle popolazioni murine, consente di limitare a livelli accettabili la loro presenza nel territorio considerato ed il ricorso all’uso di esche avvelenate, ci è stato segnalato solo in 2 Comuni. In realtà sussistono valutazioni sia di carattere etico, sia di profilo ecologico, che richiedono di ponderare con prudenza il ricorso all’uso di rodenticidi. In primo luogo, dovrebbe essere inibita la possibilità di effettuare interventi su popolazioni che proliferano a causa dell’incuria delle persone, in quanto si determina inutilmente la morte di soggetti che possono essere successivamente rimpiazzati da altri, se non vengono contestualmente rimosse o modificate le risorse che favoriscono lo sviluppo delle popolazioni murine. In secondo luogo, la diffusione di esche avvelenate e la presenza di carcasse di roditori avvelenati, comportano una fonte di inquinamento per il territorio, senza considerare il danno potenziale ai predatori che si cibano di animali avvelenati. L’intervento mediante l’uso di rodenticidi, dovrebbe in ogni caso essere preceduto da studi atti ad appurarne la necessità e la possibile efficacia. L’eventuale azione non dovrebbe basarsi solo sulle segnalazioni dei cittadini che, sebbene utili, si devono ritenere soggettive e influenzabili da elementi emotivi, tenuto anche conto che non appare plausibile l’obiettivo dell’eradicazione dei roditori. Nel caso di segnalazioni, si può procedere attraverso una prima valutazione della stima numerica delle popolazioni murine e della loro densità, attraverso metodologie dirette ed indirette già sperimentate in alcuni Comuni italiani. In un secondo livello di indagine, si effettua la stima della distribuzione spaziale delle popolazioni a cui si associa l’analisi dei fattori di rischio presenti. Tutto ciò consente di avere a disposizione dati sufficienti, sia per fare previsioni 30 ANALISI DELLA SITUAZIONE ED OPPORTUNITÀ realistiche sulla dinamica di popolazione, sia per identificare i parametri fissi o variabili che influenzano lo sviluppo di ogni singola specie, così da ipotizzare in via preventiva all’intervento chimico, la realizzazioni di interventi mirati a rimuovere o inibire i fattori a favore dei roditori e ad accrescere i fattori che invece contrastano il loro sviluppo. Bibliografia D. Capizzi, L. Santini, “Iconografia dei mammiferi d’Italia” 1999 http://www.epicentro.iss.it/problemi/peste/peste.asp G. Dalla Pozza, M. Scattolin, “Manuale per la redazione del piano d’interventi”, 2005. Comune di Venezia P. Albonetti, C. Di Bella, E. Mortens, G. Zanone, “Contenimento delle popolazioni di muridi in ambiente urbano. – Habitat Città: dai colombi alle zanzare” Edizioni GEVA. Comune di Solarussa (OR), 2008, “Regolamento per il compostaggio domestico”, 2008 Comune di Bologna, “Triennio 2007-2009, campagna di contenimento delle popolazioni murine” R. Romi “Aspetti tecnici, organizzativi ed ambientali della lotta antimurina” 1995 Istituto Superiore di Sanità F. Bernini, a Gentilini, N. Piolon, R. Sacchi, “Analisi della distribuzione territoriale e valutazione delle presenze delle popolazioni di colombi e ratti della città di Moncalieri”, 2005, Università di Pavia. GLI ANIMALI DELL’AMBIENTE URBANO NELLA VALSUGANA ORIENTALE 31 2. INTERVENTI E COLLABORAZIONI POSSIBILI Giovanni Bucci 2.1 Piccoli animali da affezione (PET) La presenza di piccoli animali da compagnia (PET) in famiglia è fonte di un importante aumento del benessere fisico e psichico di tutti i membri del gruppo-famiglia, tanto che, per studiare questo fenomeno, sono nate discipline scientifiche dedicate (Pet-Therapy, Zoontropologia, Zoopsichiatria, ecc.). Se i vantaggi di una relazione equilibrata uomo animale sono ormai un dato consolidato, più complessa diviene la situazione quando ci si trova a valutare la presenza di animali all’interno di agglomerati urbani in un contesto sociale. Tre grandi sfide si aprono: o accordare fra loro le aspettative di chi possiede un PET e le problematiche sociali, sanitarie, politiche, ecc. legate alla presenza di animali nel tessuto urbano o far si che la popolazione in generale possa beneficiare dei vantaggi diretti ed indiretti derivanti da un corretto rapporto con gli animali e con la natura in generale o mantenere e diffondere sul territorio i benefici sociosanitari ed economici legati alla relazione con i PET e con la natura in generale. Alcuni elementi e dati per inquadrare meglio la situazione: o In Europa, e l’Italia non fa eccezione, almeno il 60% delle famiglie possiede un animale da compagnia e il trend è verso un continuo aumento. o I dati raccolti riguardanti l’area di studio (Valsugana orientale) riportano una media di un cane ogni 14 abitanti (35% delle famiglie) ma nei piccoli centri si arriva ad 1 cane ogni 4 abitanti (100% delle famiglie). Questi dati indicano che, se consideriamo il numero di animali (cani + altri PET) per famiglia, all’interno dell’area di studio, siamo su valori ben superiori alla media europea. o Le attuali politiche in ambito sociale e sanitario mirate alla gestione sul territorio dei PET vengono percepite come insufficienti, insoddisfacenti e punitive dalla stragrande maggioranza dei proprietari. 32 ANALISI DELLA SITUAZIONE ED OPPORTUNITÀ o I costi sociali legati alla presenza di PET nelle aree urbane sono in aumento esponenziale: sia per un aumento continuo della domanda di “natura” e di conseguenza di animali (numero e varietà), sia per una mancanza di politiche sociali ed economiche mirate ad affrontare e gestire questi problemi. o Le politiche volte a tutelare e migliorare l’immagine turistica dei nostri territori non possono ignorare le prospettive di sviluppo legate alla diffusione dei PET. Quasi il 100% dei proprietari afferma infatti: - che desidererebbe sempre portare il proprio animale con sé in ferie - che spesso modifica i propri progetti di ferie in funzione della qualità dei servizi offerti per il proprio animale - che l’offerta di servizi in questo ambito da parte dei centri turistici italiani rimane insufficiente ed estremamente deludente. L’evoluzione del rapporto uomo animale e l’aumento del numero di PET avvenute negli ultimi 25 anni sono stati talmente radicali da rendere comprensibili le difficoltà della politica nel trovare soluzioni adeguate. È però anche opportuno sottolineare come, molto spesso, la percezione da parte dei cittadini di queste problematiche sia falsata da: o mancanza di un’adeguata informazione sui servizi presenti sul territorio o mancanza di un’adeguata formazione del personale coinvolto negli ambiti sociale, assistenziale, psicopedagogico e didattico/educativo” o insufficiente collaborazione fra le diverse componenti che agiscono sul territorio o insufficiente diffusione ed integrazione delle informazioni che vengono via via acquisite. La Zooantropologia (scienza che si occupa del rapporto fra gli animali domestici e l’uomo e degli effetti di questo rapporto sulla salute e sul benessere dell’uomo), grazie ad un approccio che si basa sull’integrazione di molteplici discipline, offre ampie possibilità di fornire linee guida essenziali per una risposta multidiscliplinare ed integrata alla sempre crescente domanda di servizi destinati sia alla salute ed al benessere dell’uomo, sia ai proprietari di animali da compagnia. GLI ANIMALI DELL’AMBIENTE URBANO NELLA VALSUGANA ORIENTALE 33 2.2 Relazione uomo-pet (pet-ownership e pet-partnership) È ormai scientificamente dimostrato e parte del pensare comune che la presenza di animali da affezione (PET) in famiglia è un importante fattore di benessere psicofisico per tutti i componenti e che il benessere fisico e psichico degli animali d’affezione si ripercuote profondamente sulla serenità e sul benessere delle famiglie di cui fanno parte. Questi animali e le loro famiglie sono parte integrante del tessuto sociale delle nostre comunità considerato che circa il 70-78% delle famiglie in trentino possiede almeno 1 animale da compagnia. Grandi cambiamenti sono avvenuti nella vita dell’uomo e dei PET da quando l’uomo primitivo cacciatore utilizzava i primi canidi per scovare ed inseguire la preda. I PET hanno assunto un ruolo sempre più importante nella dimensione di partner sociale, familiare ed affettivo nei rapporti con l’uomo. L’impatto che l’evoluzione della relazione fra uomo e PET esercita sulla società umana si evidenzia nella sempre più sentita necessità di: o Valutare le ricadute di questa relazione e della sua progressiva evoluzione sulla società e sul singolo o Tutelare e valorizzare le importanti valenze emozionali, cognitive, formative, assistenziali e terapeutiche insite nella relazione uomo - PET o Legiferare per promuovere una convivenza equilibrata e consapevole, caratterizzata dal rispetto e tutela dell’uomo, del PET e della loro convivenza o Prevenire fenomeni di intolleranza sociale e forme di convivenza patologica fra le specie. La relazione che si instaura tra proprietario e PET è caratterizzata da forti contenuti di affiliazione familiare. Requisiti fondamentali di questa relazione sono: congruenza, equilibrio, consapevolezza, responsabilità. Congruenza: Il futuro proprietario dovrebbe acquisire delle conoscenze sul tipo di PET che andrà ad adottare. Al fine di avere una relazione soddisfacente è necessario che il PET abbia caratteristiche e attitudini in grado di soddisfare sia le aspettative del futuro proprietario, sia i vincoli legati all’ambiente in cui il PET dovrà vivere. Non meno importanti sono il contesto famigliare e sociale e le modalità con cui il PET potrà vivere all’interno del nuovo branco-famiglia. 34 Equilibrio: ANALISI DELLA SITUAZIONE ED OPPORTUNITÀ La scelta di adottare un PET deve scaturire da un desiderio profondo, meditato e consapevole e non sull’impulsività del momento. Fino a pochi decenni fa il PET aveva essenzialmente un ruolo collaborativo nella difesa della proprietà o nell’attività venatoria. Oggi la motivazione più frequente che spinge all’adozione di un PET è quella di natura affettiva. Consapevolezza: il proprietario deve essere in grado di analizzare in modo critico e costruttivo l’evolversi del rapporto con il PET in modo da instaurare e mantenere un rapporto corretto, soddisfacente ed adeguato. Responsabilità: relativa ai doveri di custodia, educazione e rispetto. Qualunque proprietario deve essere in grado di garantire almeno le 5 libertà fondamentali di ogni essere vivente: Libertà dalla fame, dalla sete e dalla cattiva nutrizione; Libertà di avere un ambiente fisico adeguato; Libertà dalle ingiurie, malattie, ferite e traumi; Libertà di manifestare le caratteristiche comportamentali specie-specifiche normali; Libertà dalla paura e dal disagio. Una pet-ownership congrua, equilibrata, consapevole e responsabile è la base essenziale per prevenire e risolvere molti problemi legati alla massiccia presenza di PET negli agglomerati urbani. Le ricadute in termini sociali ed economici sulla società causate da relazioni “patologiche” sono molteplici: •Etiche: abbandoni, maltrattamenti, intolleranza, ecc. •Sicurezza: morsi, incidenti stradali, randagismo, ecc. •Sanitarie: zoonosi, igiene pubblica, ecc. •Economiche: spese per l’individuo e spese per la collettività •Ambientali: fecalizzazione, predazione, ecc. GLI ANIMALI DELL’AMBIENTE URBANO NELLA VALSUGANA ORIENTALE 35 2.3 Possibilità di intervento sulla relazione L’adozione di un PET comporta obblighi civili e morali non meno importanti di quelli insiti nei rapporti interumani. Il nuovo proprietario dovrà essere in grado di scegliere il PET più adatto alle sue aspettative e possibilità economiche, nonchè essere a conoscenza della legislazione vigente inerente al possesso di animali ed adoperarsi affinchè siano garantite all’animale idonea sistemazione, educazione, cure sanitarie, ecc. Il veterinario è in quest’ambito sicuramente la figura professionale di riferimento, in grado di orientare il futuro proprietario nella scelta del PET e di fornire le migliori indicazioni riguardo alle cure sanitarie, l’alimentazione, gli obblighi di legge, ecc. Qualora l’adozione avvenga attraverso un rifugio od un canile pubblico o privato è evidente la necessità di personale adeguatamente preparato. Sono essenziali la possibilità di collaborare attivamente con le strutture veterinarie dedicate alla diagnosi e terapia al fine di recuperare tutti quei soggetti che sono stati abbandonati per problemi sanitari e/o comportamentali, sia la capacità da parte del personale di guidare adeguatamente la scelta dei futuri proprietari. Se l’Italia è annoverata fra i Paesi del mondo con una sanità sia in medicina umana che veterinaria di assoluta eccellenza, non così si può dire della cultura cinofila e animalista in generale. Poche rimangono le iniziative educative rivolte ai proprietari e ai bambini in età scolare, dimenticando spesso che questi ultimi saranno i proprietari del futuro. Tra le figure professionali che possono essere coinvolte a fianco del veterinario nelle attività educative e di promozione del possesso responsabile sia in ambito cinofilo che in ambito sociale sono numerose: o insegnanti: progetti di zooantropologia didattica, progetti di pet-teraphy, corsi mirati alla prevenzione degli incidenti fra animali e bambini, ecc. o polizia municipale: prevenzione del randagismo, educazione stradale, segnalazione delle situazioni caratterizzate da maltrattamento, errata gestione, ecc. o medici e pediatri: prevenzione delle zoonosi ed educazione alimentare o educatori cinofili: educazione cinofila e correzione dei problemi legati ad errata od insufficiente educazione o gestione o uffici tecnici: progettazione adeguata delle aree urbane in termini di spazi e risorse da destinare a chi possiede animali. 36 ANALISI DELLA SITUAZIONE ED OPPORTUNITÀ 2.4 Possibilità di intervento per migliorare la percezione e l’accettazione sociale La percezione dei problemi legati alla presenza di animali nel tessuto urbano può essere migliorata attraverso la realizzazione di: o adeguate campagne educative o spazi pubblici dedicati o attività di prevenzione degli incidenti fra animali e fra animali e persone Il randagismo canino e felino e gli abbandoni, rispetto alla gran parte del territorio italiano, rimangono fenomeni marginali in trentino. Questa situazione è in parte frutto del grande lavoro svolto negli anni dal 1990 al 2005 sia in termini di educazione scolastica sia di campagne educative su larga scala che hanno visto la provincia di Trento pioniera rispetto al resto di Italia e all’Europa. Nel 1994 sono iniziati i primi corsi ed attività di pet-therapy nella scuola e nel 1999 in trentino il primo corso di aggiornamento per gli insegnanti sulla pet-therapy organizzato dall’IPRASE. A Trento, prima città in Italia, già nel 1992 sono stati posizionati i distributori per l’erogazione gratuita ai cittadini dei sacchetti-paletta per la raccolta delle deiezioni. Nel ’93 è nata la prima campagna pubblicitaria di sensibilizzazione dei cittadini all’uso della paletta, riproposta nuovamente due anni dopo, con risultati più che lusinghieri. Anche nell’ultimo quinquennio alcune importanti attività hanno trovato terreno fertile in provincia. Nel 2007 ha preso il via il progetto: “CANE bravo cittadino” della Lega Nazionale per la difesa del cane, volto a diffondere il galateo cinofilo e la partnership responsabile in ambito cinofilo e dallo stesso anno si tengono in provincia corsi annuali sulla progettazione di laboratori di pet-therapy per operatori sociali dei più diversi settori. La geografia e la storia del trentino ha per lungo tempo privilegiato la nascita e sviluppo di numerosi centri urbani di piccole dimensioni circondati da ampi spazi verdi rendendo meno evidente e pressante rispetto alla grandi città l’esigenza di realizzare aree specificatamente dedicate agli animali. È però indubbio che la mancanza di questi spazi stia rapidamente divenendo un problema urgente e di non facile soluzione. Numerosi elementi concorrono a questa situazione: o notevole aumento delle superfici urbanizzate con diminuzione di aree verdi facilmente fruibili e aumento dei tempi necessari a raggiungerle GLI ANIMALI DELL’AMBIENTE URBANO NELLA VALSUGANA ORIENTALE 37 o incremento costante del numero di PET presenti sul territorio con un notevole aumento di animali che convivono con anziani che hanno quindi minore facilità negli spostamenti o cambiamento progressivo delle necessità ed aspettative dei cittadini proprietari di PET diversi dal cane con richiesta di aree appositamente progettate. Anche se nel nostro territorio, e in Italia, l’abitudine di portare in passeggiata animali diversi dal cane è ancora poco diffusa, così non avviene all’estero dove sempre più spesso accade di vedere gatti, furetti, maialini vietnamiti, ecc. portati a spasso al guinzaglio e al parco per qualche ora in libertà. Con l’arrivo di cittadini di origine asiatica stiamo assistendo anche ad un notevole incremento delle specie aviarie esotiche e ornamentali; diffusa e consolidata è l’abitudine, per quelle popolazioni, di portare in parchi e orti botanici dedicati i loro uccellini per qualche volo in libertà. o Non dimentichiamo infine il divieto di lasciare liberi gli animali in ambito agrosilvestre, che se dapprima caratterizzava solo alcuni regolamenti comunali, è divenuto la regola in seguito alle ordinanze legate al ritorno della rabbia in trentino. Dare risposte adeguate a queste esigenze emergenti sarà possibile solo attraverso la sinergia tra figure professionali che si occupano di urbanistica e gestione del territorio, addetti alla tutela della salute pubblica, operatori sociosanitari ed esperti nel comportamento animale e nella tutela del benessere animale. 2.5 Prevenzione degli incidenti fra animali e fra animali e persone Alla prevenzione degli incidenti concorrono vari elementi, alcuni già trattati, come: o adozioni consapevoli o educazione continua del proprietario e della popolazione o adeguato sostegno agli animali problematici attraverso attività di educazione cinofila e/o terapia comportamentale Un elemento importante e non ancora trattato riguarda l’aspetto normativo che a tutt’oggi non tiene in minima considerazione che i proprietari di PET sono divenuti in molte realtà la 38 ANALISI DELLA SITUAZIONE ED OPPORTUNITÀ maggioranza dei cittadini. È auspicabile in tempi brevi una revisione delle normative vigenti in materia di possesso e gestione dell’animale da compagnia, che da un approccio repressivo e punitivo (divieti o multe), passi ad un approccio che incentivi il possesso responsabile. Ad esempio alle coppie cane - umano opportunamente certificate sulla base di competenze acquisite in termini di educazione e galateo cittadino (es. patentino “cane bravo cittadino”) dovrebbe essere concesso l’accesso anche a mezzi e locali pubblici altrimenti interdetti. Tali partnership dovrebbero poter usufruire anche di benefici a livello economico e tributario. 2.6 La sfida rifiuti Parlando di rifiuti e animali, il primo pensiero corre inevitabilmente al problema legato alle deiezioni canine sui marciapiedi. Praticamente tutto il mondo urbanizzato si sta confrontando, nell’ultimo decennio, con questo problema e le soluzioni finora trovate sono molteplici, articolate e fin’ora poco soddisfacenti. Troppo spesso questi problemi vengono affrontati senza un opportuno e proficuo confronto fra diverse figure professionali specializzate. È indubbio che ad esempio un’area cani perfetta da un pdv paesaggistico e architettonico non servirà a nulla se non si è tenuto conto delle necessarie conoscenze in campo etologico canino, che la rendano apprezzabile e fruibile dai cani. La sfida rifiuti è però molto più ampia in termini di salute pubblica (tutte le deiezioni umane e animali sono possibile fonte di malattia) e sostenibilità ambientale. Si stima che in provincia di Trento siano presenti circa 60.000 cani residenti ed un numero leggermente superiore di gatti. Considerando una “produzione media di circa 50 – 100 grammi di feci al giorno, questo significa che in un anno devono essere smaltite dalle 2500 alle 5000 tonnellate di feci canine e feline solo nella nostra provincia. Considerando poi circa 200 kg di lettiera / gatto per anno vi sono altre 12.000 tonnellate anno di rifiuti da smaltire. Questi dati evidenziano l’importanza di campagna educative continue rivolte ai cittadini ma in modo ancor più rilevante anche quanto siano importanti i termini in cui avviene l’informazione. Se le attuali campagne rivolte alla raccolta delle deiezioni canine hanno dato risultati incoraggianti in termini di miglioramento del comportamento dei proprietari di cani, la produzione di rifiuto secco non riciclabile è notevolmente aumentata, in quanto la maggior parte dei proprietari non usa attualmente sacchettini e lettiere biodegradabili. Il problema sta assumendo una tale rilevanza che in alcuni parchi cittadini di grandi città sono nati dei biodigestori per la produzione di metano per l’illuminazione alimentati proprio dalle feci canine introdotte dai proprietari. GLI ANIMALI DELL’AMBIENTE URBANO NELLA VALSUGANA ORIENTALE 39 2.7 Pet-therapy e pet-therapy diffusa Da oltre un trentennio sono noti gli effetti positivi degli animali da affezione sulla salute umana. Le evidenze e gli studi in materia sono stati tanto numerosi che ne è nata una disciplina dedicata che prende il nome di pet-therapy. Tali effetti positivi sono stati altresì evidenziati in altri numerosi settori quali ad esempio quello educativo e quello didattico. Gli ambiti di sviluppo ed applicazione della pet-therapy sono molteplici e coinvolgono praticamente tutte le figure professionali in ambito medico ed assistenziale. Il PET può svolgere numerosi ruoli che vanno ad assommarsi al ruolo terapeutico in senso stretto. I ruoli più evidenti sono senza dubbio quello di lubrificante sociale e quello di stimolo ed aiuto all’indipendenza ed autosufficienza della persona. Numerose sono le sfide che si aprono per il futuro al fine di massimizzare i benefici legati alla relazione con i PET in ambito sociale e terapeutico. Un esempio importante è quanto sta succedendo riguardo i malati cronici e terminali. La presenza di un PET e più in generale la pet-therapy possono essere utilizzate positivamente nell’ambito delle cure palliative dedicate al paziente, ossia possono assurgere al ruolo di terapia atta a contenere la sofferenza psicologica e l’isolamento sociale in cui si trova a vivere la persona malata. Riguardo la sfera psicologica, l’animale risulta essere un facilitatore della relazione e dell’espressione delle emozioni, attraverso un canale prevalentemente non verbale. Egli riesce quindi ad incentivare i rapporti tra il paziente e lo staff, aiutando così il malato ad uscire dal suo isolamento. Funge da catalizzatore di interesse, da mezzo di decentramento e di distrazione. Grazie all’ animale, soprattutto se è il proprio animale, il malato impara a partecipare, a far parte di una comunità; si interessa all’altro; diminuisce il suo stato di ansia e di preoccupazione, legata alla sua situazione. L’animale è in grado di rassicurare il paziente, di riconoscerlo, di dargli continue conferme affettive. Egli diventa una vera e propria base sicura per la persona, che si sente a sua volta protetta, amata, cercata e supportata. Se non vogliamo che un PET di proprietà del malato sia percepito come ulteriore problema per il personale sanitario che effettua assistenza domiciliare o in ospedali, case di cura, ecc. negando al paziente un’importante opportunità di miglioramento della propria condizione, sarà necessario procedere ad una formazione mirata di tutto il personale sanitario e ad importanti innovazioni nella progettazione delle strutture sanitarie al fine di permettere al PET di seguire, come sarebbe auspicabile, il paziente/proprietario. La ricerca di contatto con la natura e l’aumento del numero di PET sembrano essere 40 ANALISI DELLA SITUAZIONE ED OPPORTUNITÀ direttamente correlati ad esigenze connaturate al benessere stesso della specie umana. La mancanza di contatti frequenti con ambienti naturali e con animali induce spesso quadri di malessere psicologico e fisico caratterizzati da deficit di concentrazione, insonnia, deficit immunitari, ecc. tanto che negli ultimi anni si sente sempre più spesso parlare di “sindrome da deficit di natura” per indicare questo quadro patologico. È quindi essenziale privilegiare per il futuro tutti quegli aspetti che potranno mantenere quelle caratteristiche sociali e ambientali che fanno del nostro territorio un ambiente privilegiato in tal senso. 2.8 Le opportunità legate al turismo La provincia di Trento è da tempo riconosciuta regione turistica oltre che per la posizione geografica, per il clima, la popolazione, i costumi, le tradizioni, la sua storia, l’accessibilità, le attrezzature, ecc., anche per il fatto ancor più significativo dell’abbondanza di zone e centri turistici numerosi e vari che la caratterizzano. La maggior parte delle stazioni turistiche si propongono come centri invernali e/o estivi generici e se escludiamo alcune realtà che si propongono come centri termali, siamo nella quasi totale assenza di proposte specificatamente legate alla tutela della salute e del benessere dell’uomo. Del tutto assenti sono anche le proposte che riguardano gli animali da compagnia. Il miglioramento della ricezione turistica legata ai PET riserva molte opportunità, un esempio eclatante è dato ad esempio da località balneari che hanno trovato importante rilancio in termini di presenze e di immagine con la creazione di spiagge riservate ed attrezzate per i proprietari di PET. A fianco dei numerosi elementi già visti in precedenza è importante porre l’attenzione anche su aspetti che permettono un importante miglioramento della qualità della ricezione turistica e di incremento dei posti di lavoro. Ad esempio gli standard di sicurezza previsti in Austria e Svizzera per entrare nelle liste degli alberghi per “bambini” sono del tutto sovrapponibili a quelli richiesti per i PET: spazi verdi distanti dalla strada e ben recintati, lettini, cibi dedicati, ecc. senza dimenticare che la maggior parte degli interventi mirati alla rimozione delle barriere architettoniche e della messa in sicurezza di marciapiedi e attraversamenti pedonali possono, con minimi accorgimenti, aumentare notevolmente fruibilità e sicurezza anche per proprietari e PET. GLI ANIMALI DELL’AMBIENTE URBANO NELLA VALSUGANA ORIENTALE 41 La ricezione mirata al settore dei piccoli animali può incrementare le opportunità di lavoro in numerosi settori: o Servizi per i PET: - pet shop - toelettature per PET - scuole educazione-addestramento per cani, campi di agility, ecc. (servizi erogabili dagli ambulatori veterinari e/o da club cinofili), campi di agility - maneggi per le passeggiate a cavallo - strutture veterinarie per la cura dei PET - consultori per i problemi comportamentali dei PET o Servizi per la salute correlati: - passeggiate terapeutiche con animali (specializzazione di accompagnatori e guide turistiche + preparazione e gestione di cani) - qigong e tai chi chuan ( tecniche di concentrazione, respirazione e movimento ispirate all’imitazione degli animali e usate per la cura di numerosissime patologie, per mantenere elastiche le articolazione, ridurre lo stress e stimolare l’immunità alle malattie infettive) - pet-therapy mirata attraverso equipe specializzate - Terapie per le allergie Molto spesso nella realizzazione di strutture turistiche viene a mancare una costruttiva integrazione fra le energie profuse da imprenditori privati e i servizi pubblici. Esempi interessanti possono essere rappresentati ad esempio dalla sostanziale differenza fra un canile e un polo zooantropologico e fra un maneggio ed un centro equestre. Per concludere un esempio schematico di centro equestre, ma potrebbe essere tranquillamente anche un canile, che integri fra loro attività amatoriali, sportive e a carattere zooantropologico e terapeutico: o Lo schema è puramente illustrativo ed ogni punto può essere sviluppato ulteriormente o Tutte le attività sotto elencate sono strettamente interconnesse fra loro 42 ANALISI DELLA SITUAZIONE ED OPPORTUNITÀ o Ogni attività elencata può essere realizzata indipendentemente dalle altre o Ogni attività che potrà essere avviata presenterà valenze atte a migliorare la qualità delle altre attività già in corso Attività ludico – sportive o conduzione del cavallo o passeggiate a cavallo o corsi di equitazione o attività sportiva Attività didattiche o formazione del personale o rivolte all’utenza: - corsi specifici ad obiettivo per bambini “difficili”, handicap, infortuni, ecc. - corsi educativi a tema per scuole - corsi divulgativi Attività culturali o corsi rivolti al recupero/mantenimento della cultura zootecnica ed equestre sia generale che territoriale o attività divulgative o biblioteca dedicata o centro di documentazione, censimento e banca dati delle attività sul territorio o patrocinio ed organizzazione di eventi correlati Attività terapeutiche in senso stretto o ippoterapia e pet-therapy Attività di allevamento o recupero e diffusione varietà autoctone o a rischio di estinzione allevamento e selezione soggetti da dedicare all’ippoterapia Bibliografia La relazione è basata sulle conoscenze acquisite su un gran numero di testi e in parte tratto da relazioni e pubblicazioni dell’autore stesso. L’elenco completo dei testi consultati è reperibile nella sezione biblioteca del sito: www.ambulatorioveterinariobucci.it Gli articoli consultati sono tratti dalla Vetjournal (www.vetjournal.it) e Pubmed. ELENCO DEGLI AUTORI 43 Giovanni Bucci Medico veterinario, dal 1990 esercita la libera professione in un ambulatorio per piccoli animali di sua proprietà; dal 1994 svolge anche attività clinica di medicina comportamentale. Abilitato all’insegnamento dal 1990, svolge attività didattica in ambito zooantropologico e dal 1999 in medicina comportamentale. È stato vincitore del Premio Marco Serati 2006 degli Hill’s Award per il contributo dato allo sviluppo della professione veterinaria attraverso la gestione manageriale della clinica; oggi è membro della commissione d’esame del Progetto “CANE bravo cittadino” della Lega Nazionale per la difesa del cane, Trento, nonché componente della “Commissione per la convivenza fra uomo e animale” (Art. 9 LP n. 16/2010) della provincia autonoma di Trento. Claudio Pasolli Dirigente veterinario presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, ha progettato e realizzato ricerche scientifiche di in tema di sorveglianza sanitaria della fauna selvatica e di salute e benessere del cane, ha curato la progettazione e la realizzazione di 2 corsi di formazione in tema di relazione uomo-animale ed è intervenuto come relatore in corsi e convegni sull’argomento. Tra gli altri incarichi a livello provinciale, è componente della “Commissione per la convivenza fra uomo e animale”, istituita dall’art. 9 della “Legge provinciale sulla tutela della salute” e membro del “Comitato Etico per la sperimentazione con l’essere vivente”, dell’Università degli Studi di Trento. Rotooffset Paganella Via L. Marchetti, 22 - Trento www.rotooffset.it La presenza animale nelle città e nei paesi, è spesso vissuta in maniera contraddittoria da parte della cittadinanza. Gli animali sono amati da molte persone, da altre sono tollerati e da altri ancora sono visti con apprensione o paura. Vi è poi il problema della gestione dei sinantropi, che divide spesso l’opinione pubblica sui metodi di controllo da applicare. L’aspetto igienico correlato alla presenza degli animali, può rappresentare un ulteriore motivo di malumore per le persone e di preoccupazione per le Amministrazioni comunali. Lo studio, utilizzando anche interviste rivolte ai sindaci della Valsugana Orientale, traccia un quadro sintetico della situazione e suggerisce possibili soluzioni, mediate dalla collaborazione di veterinari ed educatori cinofili con i tecnici dei Comuni.