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Poste italiane spa - spedizione in a. p. D.L. 353/03 (conv. L. 46/04) art. 1 comma 1, ne/Vr anno 22 | numero 33/34 | 31 aGoSTo 2016 | 2,00 Tu sei un bene per noi SPECIALE MEETING Sada, 5 anni, epilettica, vive nel campo profughi di Erbil (Kurdistan) dopo essere sfuggita all’Isis. Paghiamole i medicinali per un anno EDITORIALE pERché sIAmO pER IL “nO” La Carta va cambiata, ma non così. Fuori l’elefante dalla cristalleria p oiché non siamo fra quelli che ritengono la nostra «la Costituzione più bella del mondo», né siamo tra coloro che la reputano un testo sacro intangibile e immodificabile, che essa possa essere cambiata ci pare una delle opzioni possibili e, non ve lo nascondiamo, pure auspicabili. La riforma Renzi-Boschi, come cerchiamo di illustrarvi sulle pagine che tenete in mano, va però nella direzione opposta a quella da noi auspicata: anziché delegare, decentrare, mostrare fiducia nell’iniziativa altrui, tende ad accentrare, controllare, ingabbiare (lasciando, tra l’altro, immutati i privilegi delle Regioni a statuto speciale che, quelle sì, andrebbero ripensate). In più, non fa risparmiare quel che promette, né rende così rapidi i processi decisionali, come invece ci raccontano. Insomma, noi siamo dove siamo sempre stati: ci vuole più federalismo (fino a quello fiscale), più sussidiarietà orizzontale e verticale, più fiducia nelle iniziative della società e meno Stato, questo pachiderma che va fatto uscire dalla cristalleria e limitato nel pur fondamentale ruolo di garante e controllore. Lo sappiamo cosa state pensando, ed è anche un nostro cruccio: se vince il “no”, sarà l’ennesimo “no” di questa Italia che non riesce mai a cambiare. È vero. C’è una parte del paese – che è quella rappresentata dai vari Rodotà e Zagrebelsky, sindacati e sinistra non riformista – che è perennemente ferma a difesa dello status quo, perché lo status quo sono loro, e i loro interessi. Ma fatta così come è fatta, que- AnzIché DEcEnTRARE, sta riforma costituzionale, aggravata da una LA RIfORmA REnzI-bOschI legge elettorale che peggiora ancor più la situazione, ci spinge a essere per il “no”. Biso- TEnDE AD AccEnTRARE. gna far uscire l’elefante dalla cristalleria, non E nOn fA RIspARmIARE far entrare il secondo. né TEmpO né sOLDI pOLITIcA InTERnAzIOnALE E bLuff Con il consumato mercante Erdogan occorre trattare come si fa nei suk I l summit fra Erdogan e Putin del 9 agosto permette di cogliere il senso di tre eventi che l’hanno preceduto: le minacce, esternate all’indomani del fallito golpe del 19 luglio, del segretario di Stato americano Kerry di sospendere la Turchia dalla Nato se la repressione avesse continuato a violare lo Stato di diritto; l’insistenza della Turchia nell’accusare gli Usa di slealtà per non voler consegnare alle autorità di Ankara il predicatore islamista Fethullah Gülen; il rifiuto turco di ammorbidire le leggi contro il terrorismo in cambio della liberalizzazione dei visti per i suoi cittadini che vogliono viaggiare nei paesi della Ue. Il rispetto scrupoloso della democrazia non è mai stato un requisito indispensabile per l’affiliazione alla Nato: non era democratico il Portogallo di Salazar, uno dei paesi fondatori dell’alleanza, e non lo sono stati per lunghi periodi Grecia e Turchia governate da regimi militari. Lo diventa, strumentalmente, nel momento in cui gli Usa si accorgono che Erdogan gioca con la loro pazienza per piegare l’alleanza ai suoi disegni. Dicasi lo stesso degli europei: le leggi antiterrorismo della Turchia di Erdogan sono sempre state uno scandalo, ma diventano un casus belli solo adesso che gli europei hanno finalmente capito che Ankara non vuole integrarsi nella Ue, ma farne il trampolino della sua politica di potenza nazionale. Da consumato mercante, Erdogan offre la sua merce contempocOL pREsIDEnTE TuRcO raneamente a tre acquirenti per alzare il prezzo bIsOgnA snObbARE LA al massimo. Ma i tre interlocutori hanno capito il mERcE fInché IL pREzzO bluff. Con lui bisogna fare quello che si fa in tutti nOn scEnDE DELLA mETà. i suk: snobbare la merce finché il prezzo non scencOsì DA RIbALTARE de della metà. È l’unico modo per ribaltare i rapporti di forza. I RAppORTI DI fORzA L’ASCIA NEL CUORE Muretti censurati «In Europa, In a mErIca, in America Latina, in Africa, in alcuni Paesi dell’Asia, ci sono vere colonizzazioni ideologiche. E una di queste – lo dico chiaramente con nome e cognome – è il “gender”! Oggi ai bambini – ai bambini! – a scuola si insegna questo: che il sesso ognuno lo può scegliere. E perché insegnano questo? Perché i libri sono quelli delle persone e delle istituzioni che ti danno i soldi. Sono le colonizzazioni ideologiche, sostenute anche da paesi molto influenti. E questo è terribile. Parlando con papa Benedetto, che sta bene e ha un pensiero chiaro, mi diceva: “Santità, questa è l’epoca del peccato contro Dio Creatore!”. È intelligente! Dio ha creato l’uomo e la donna; Dio ha creato il mondo così, così, così… e noi stiamo facendo il contrario. Dio ci ha dato uno stato “incolto”, perché noi lo facessimo diventare cultura; e poi, con questa cultura, facciamo cose che ci riportano allo stato “incolto”! Quello che ha detto papa Benedetto dobbiamo pensarlo: “È l’epoca del peccato contro Dio Creatore!”». Queste parole sono state pronunciate il 27 luglio 2016 alle recente Giornata Mondiale della Gioventù, a Cracovia, Polonia, durante un incontro a porte chiuse con i vescovi del paese. Poiché non è la prima volta che interviene sul tema, poiché già altre volte ha definito il gender una «colonizzazione ideologica che distrugge la famiglia», ci si chiede qui come mai i nostri quotidiani e tv facciano così fatica a renderne conto ai loro lettori e telespettatori. In fondo, chi sono loro per censurare? | | 31 agosto 2016 | 3 SOMMARIO 10 PRIMALINEA COREA DEL NORD. DAL REGIME ALLA FEDE | GROTTI N. 33/34 IN EDICOLA DAL 18 AL 31 AGOSTO 2016 Poste italiane spa - spedizione in a. p. D.L. 353/03 (conv. L. 46/04) art. 1 comma 1, ne/Vr anno 22 | numero 33/34 | 31 aGoSTo 2016 | 2,00 Tu sei un bene per noi SPECIALE MEETING Sada, 5 anni, epilettica, vive nel campo profughi di Erbil (Kurdistan) dopo essere sfuggita all’Isis. Paghiamole i medicinali per un anno 18 COPERTINA SADA HA BISOGNO DI NOI | CASADEI CULTURA Uomini fondati sul lavoro Parla il sociologo Bellini Caterina Giojelli ...................50 LA SETTIMANA Il santino ambulante Luigi Amicone ................................7 26 MEETING SERIE RAGIONI PER IL “NO” ALLA RIFORMA BOSCHI-RENZI Foglietto Alfredo Mantovano.......... 8 Boris Godunov Renato Farina.............................17 Consequentia rerum P. G. Ghirardini ...................... 39 Vostro onore mi oppongo Maurizio Tortorella.....45 Mamma Oca Annalena Valenti .............. 55 Lettere dalla fine del mondo Aldo Trento ...................................58 46 CULTURA STARK CONTRO I MITI ANTICATTOLICI Sport über alles Fred Perri.......................................... 60 Cartolina dal Paradiso Pippo Corigliano ................. 57 Appunti Marina Corradi ...................... 62 RUBRICHE Stili di vita ..........................................54 Lettere a Tempi ...................... 56 40 INTERNI APPENDINO, L’ANTISISTEMA DEL SISTEMA | MARGRITA Foto: Ansa In copertina: foto Bnar Sardar per FOCSIV iL santino ambuLante biLanci e pensieri improvvisi Oggi sappiamo questo: vivere non inutilmente comporta un prezzo | di Luigi amicone L asciandoci liberamente ispirare dal 21esimo anniversario della presentazione del pri- mo numero di questo giornale al Meeting di Rimini (29 agosto 1995), sovviene a chi scrive l’immagine della presidentessa Emilia Guarnieri vestita in grazioso vestito di raso rosso, “timbrato” in giallo dalla vernice fresca del grande squalo di Tempi pure, viceversa, ma con identico risultato, dipinto da Marco Cirnigliaro; affresco a cui la signora si era incautamente appoggiata. Non è niente, naturalmente, in confronto all’“incidente” che occorse nel dicembre dal trovare stretta e antipatica la compadi quello stesso anno all’uomo che, in un articolo del Corriere della Sera dell’8 agosto gnia con il fronte del “No” degli Zagrebelscorso, è stato giustamente ricordato come il principale capostipite dell’integralismo sky. Detto ciò, se il più convincente risulislamico in Europa, primo imam della moschea di viale Jenner a Milano e grande orga- ta essere il “No” dell’ex presidente della nizzatore di comitive di combattenti islamici in Bosnia. Si chiamava Anwar Shaaban Commissione per il federalismo Luca Aned era un emiro di ascendenza wahabita col quale chi scrive e Gian Micalessin aveva- tonini, il più sorprendente è quello di no stabilito un contatto per tentare di trovare finanziamenti al progetto di insediare Alessandro Mangia, ordinario di Diritto nella Sarajevo assediata e martoriata durante la guerra dei Balcani una piccola reda- costituzionale e preside di Giurisprudenzione giornalistica che fungesse da “antenna” di informazione indipendente. Organiz- za in Cattolica. Il quale, lemme lemme, zammo un incontro in via Copernico tra l’emiro, alcuni suoi collaboratori e l’allora nella casa del professor Vittadini disegna astro della politica internazionale Roberto Formigoni, l’uomo che nel ’91 aveva guida- un Renzi come testa di legno inventata to l’opposizione politica italiana alla prima guerra di Bush Sr. in Iraq e che l’anno pre- dai grandi poteri internazionali dopo due tentativi (Monti e Letta) cedente era riuscito a convincere Saddam andati a vuoto. E definiHussein a rilasciargli personalmente 450 possiamo dire che, comunque vada, sce la riforma costituzio“scudi umani” europei, 250 dei quali ita- abbiamo vissuto bene perché abbiamo nale l’ultimo tassello del liani, trattenuti in ostaggio a Baghdad. Il vissuto. mai neLL’abbondanza, sempre “golpe di Tangentopoli”. progetto Sarajevo andò poi in fumo. Sia Ecco, a sentir oggi definiperché intervennero ostacoli personali, neLLa Libertà, cioè neL costante re da cotanta autorità e sia perché i nostri interlocutori si fecero vagLio di ciò che corrisponde scienza quella di Tangenuccel di bosco. Per ricomparire, un anno aL comune umano sentire topoli la stagione di un dopo, nella laconica notizia che li dava per morti al confine tra Croazia e Bosnia, sua religione, il suo status sociale. A que- “golpe”, quando ancora oggi un Ferruccaduti in un’imboscata mentre viaggiava- sto criterio abbiamo sacrificato la vita (si cio de Bortoli mena il can per l’aia della può cominciare a dirlo allo scoccare dei 60 “trasparenza dei partiti”, la mia personano alla volta di Sarajevo. Non so per quale ragione mi siano ve- anni) e oggi possiamo già dire che, comun- le esperienza elementare gongola. Perché nuti in mente questi due aneddoti infini- que vada, abbiamo vissuto bene perché ab- da Tempi (e dal Foglio), noi capimmo subitesimali rispetto alla grande Storia e alle biamo vissuto. Mai nell’abbondanza, sem- to che Di Pietro era un garzone mandato a vicende di questo giornale. Ma so che vi- pre nella libertà, cioè nel costante vaglio ritirare i crediti e il pool una storia politivere, cercando di non vivere inutilmente, di ciò che corrisponde all’umano sentire. ca ex-neo-post Pci che, finita con Gherardo Tutto questo per dire, ad esempio, Colombo, è esplosa con la pura e semplice comporta un prezzo: il prezzo della fedeltà al criterio di ciò che don Luigi Giussa- che dopo aver letto attentamente l’otti- egemonia politica del partito unico dei fani ci ha insegnato essere l’esperienza ele- mo opuscolo della Fondazione per la Sus- scicoli ad alta discrezionalità e delle senmentare. Cioè quel fascio di esigenze ed sidiarietà sulla riforma costituzionale tar- tenze di fantastica fantasiosità. evidenze originali – quali giustizia, bellez- gata Matteo Renzi, è difficile trovare delle Ma insomma, volevo dire che il criteza, verità – che costituiscono la stoffa, la buone ragioni al “Sì” che non siano detta- rio giussaniano è vero quanto è vero che natura, il cuore dell’essere umano di ogni te dall’adesione alla personalità allegra e per tanto cristianesimo odierno ci sarebbe tempo, qualunque sia la sua cultura, la simpatica del nostro giovane premier. Op- da farsi turchi, musulmani. | | 31 agosto 2016 | 7 fOgLIETTO UOMINI ARMATI A SAINTE-RITA. E NON ERANO JIHADISTI Se non lo farà il califfo, saremo noi a buttare giù le nostre chiese DI ALfREDO MANTOvANO T re agosto 2016, appena otto giorni dopo la terribile esecuzione di padre Jacques Hamel al termine della Messa nella chiesa di Saint-Étienne. Ancora una Messa, ma stavolta la chiesa è Sainte-Rita a Parigi. Anche qui entrano degli uomini armati: non sono terroristi che si richiamano all’Isis, sono poliziotti in tenuta antisommossa. Non invocano Allah, agiscono secondo la legge. Non tagliano la gola al celebrante o a qualcuno dei fedeli, LO SgOMbERO fORzATO A PARIgI DI UNA “si limitano” a interromcHIESA DESTINATA AD ESSERE DEMOLITA pere il rito. Trascinano PER fAR POSTO A UN PARcHEggIO È TROPPO di forza i sacerdoti con i vIcINO ALL’OMIcIDIO DI PADRE HAMEL paramenti sacri e i fedeli fuori dall’edificio. In ItaPER NON cOgLIERvI DOLOROSE ANALOgIE lia ne dà notizia per prima l’agenzia Zenit. L’iter amministrativo francese. Ma le due vicende sono troppo viè formalmente corretto: nel 2000 l’asso- cine nel tempo, entrambe dolorose, se puciazione belga “Les Chapelles Catholiques re a diverso titolo e con differente intensiet Apostoliques”, proprietaria della chie- tà, per non coglierne le analogie: sa, l’aveva messa in vendita. Dieci anni dopo si accerta che la cessione può avere cor- 1. vicino Rouen due giovani sciagurati moso, mancando vincoli ostativi, e l’acquista strano – né da primi né da ultimi – che la la società immobiliare Garibaldi: quest’ul- follia in nome di Allah arriva a togliere la tima – non fosse mai che non onori la vita a innocenti, e sceglie di farlo al culmisua gloriosa denominazione! – ne decide ne del Sacrificio dell’Innocente. A Parigi la demolizione per costruire al suo posto uomini che hanno il compito di tutelare un parcheggio. La resistenza dei fedeli, e la sicurezza di tutti mostrano – pur essi né con loro dei sacerdoti, riesce a far spostare da primi né da ultimi – che la follia in nol’esecuzione di qualche mese, ma nel gior- me del popolo francese arriva a non teneno dell’Epifania 2016 il tribunale ammini- re in alcun conto il medesimo Sacrificio; strativo di Parigi conferma che l’accordo va rispettato e la chiesa rasa al suolo. L’in- 2. a St.-Étienne il messaggio di morte è che tervento delle forze dell’ordine è solo l’ul- la Chiesa è un obiettivo, per lo meno fino a quando ne resterà qualcuna aperta. A Paritimo anello di una lunga catena. Conosco bene la differenza tra chi uc- gi il messaggio amaro è che i terroristi socide in chiesa applicando l’ordine del ver- no solo impazienti: se attendessero – nemtice Isis e chi, in divisa, sgombera una meno tanto – sarebbero i popoli una volta chiesa eseguendo l’ordine di un giudice cristiani e chi li rappresenta a passare lo- 8 | 31 agosto 2016 | | ro stessi le ruspe sulle proprie chiese. Un po’ come i capitalisti che, secondo Lenin, avrebbero fabbricato le corde alle quali sarebbero stati impiccati dai comunisti; 3. la reazione dopo l’uccisione di padre Jacques è apparsa proporzionata alla gravità di quanto accaduto. Perché “è apparsa”? Perché sono bastati pochi giorni per archiviare un atto così mostruoso, mentre la reazione allo sgombero di Sainte-Rita a Parigi praticamente è mancata; 4. non vi è reazione di fronte alla enorme sequela di preti, religiosi e fedeli in Cristo, ogni anno uccisi selvaggiamente perché cristiani in ogni luogo del mondo: se si mostra attenzione alla persecuzione solo quando avviene a casa nostra, vuol dire che essa nella realtà non c’è. Se oggi la persecuzione è arrivata senza ostacoli nel cuore dell’Europa con modalità così simbolicamente crudeli è perché ha potuto agire nella quasi totale indifferenza dell’Europa e dell’Occidente quando si è scatenata in Siria, in Iraq, in Nigeria, in Pakistan, in Cina… Ma pure perché non si coglie il profilo persecutorio che passa da leggi e sentenze in virtù delle quali in Francia, in Europa, in Occidente, si processano vescovi perché ricordano le verità di fede e si spianano chiese per fare al loro posto dei garage. Rileggiamo Solzenicyn: «Ci viene tolto ciò che abbiamo di più prezioso: la nostra vita interiore. All’Est è il bazar del Partito a calpestarla, all’Ovest la fiera del commercio». Nel profetico discorso di Harvard del 1978 forse va cambiato il termine “Partito”. Il resto vale più oggi di quando fu pronunciato. Foto: Église Sainte-Rita De Paris - Facebook | fuori dalle catacombe | DI LeoNe groTTI Foto: Ansa/AP Exchange Ti chiamerai Pietro Tre neo battezzati nordcoreani raccontano il loro passato e la loro conversione. L’educazione atea, le violenze del regime, la fuga e i primi contatti coi cattolici. «Non sapevo nemmeno che esistesse Dio». Sono loro, oggi, la speranza per il loro paese | | 31 agosto 2016 | 11 fuori dalle catacombe PRIMALINEA Un momento del battesimo di 60 nordcoreani il 18 giugno nella chiesa in Banpo 4-dong a Seul PAdRE LEE hA UsAto ANchE UN LINgUAggIo MILItARE: «sE vENItE bAttEzzAtI, voI APPARtERREtE AL PARtIto cAttoLIco E NoN PIù AL PARtIto coMUNIstA!» no neanche mai sentito parlare, educate per tutta la vita all’oblio e alla fede cieca in una divinità terrena? Padre Lee, che fin dall’ottobre scorso ha insegnato catechismo ai sessanta nordcoreani una volta a settimana, ha usato anche il linguaggio politico e militare a loro così tristemente consono: «Se venite battezzati, voi apparterrete al partito cattolico e non più al partito comunista!». Y Kim aveva 25 anni quando è scappata dalla Corea del Nord, nel 1998. Sotto il regime stalinista dei Kim faceva il poliziotto, ma dopo la morte del padre, un uomo ben inserito nei gangli del potere comunista, e la grave malattia che ha colpito la madre, direttrice di ospedale, anche lei ha lasciato il suo posto per darsi al contrabbando. Era l’unico modo per far sopravvivere la famiglia. Quando il regime l’ha arrestata, solo le ottime e vaste relazioni della madre con le persone che contano le hanno permesso di essere rilasciata. Non potendo più vivere nel paese, come tanti altri è scappata attraversando il fiume Tumen, confine naturale tra Pyongyang e Pechino, ed 12 | 31 agosto 2016 | oung-ae | è approdata in Cina. È qui che, per la prima volta, ha sentito un discorso strano, una parola nuova, un concetto rivoluzionario: «Lo sai che esiste un essere chiamato Dio?». Young-ae non ne aveva mai sentito parlare: «Non sapevo che esistesse qualcosa chiamata Dio». In Corea del Nord, sebbene la Costituzione garantisca a tutti i cittadini il rispetto della libertà religiosa, non c’è spazio per un culto diverso da quello di Kim Il-sung, padre della patria, “Eterno presidente” e nonno dell’attuale dittatore Kim Jong-un. «Mio padre – racconta a Tempi – era un segretario del partito comunista e mia madre direttrice di un ospedale statale. Sono cresciuta in una famiglia comunista fervente fino al midollo. Non ho mai avuto neanche l’oc- casione di sapere dell’esistenza di altre religioni o pensieri al di fuori del comunismo». Del resto, «nella società nordcoreana, fin dai primi anni noi siamo stati educati e indottrinati con il culto della famiglia Kim. Ecco perché non c’è posto per Dio». Così, quando in Cina ha sentito parlare di un certo Gesù, figlio di Dio, morto in croce per la salvezza di tutti gli uomini, «ho pensato che non mi riguardasse». Quando ha finalmente completato la sua fuga, arrivando in Corea del Sud, l’incontro con padre Raymond Lee le ha fatto cambiare idea. Oggi Young-ae Kim ha 43 anni e il 18 giugno si è fatta battezzare cattolica con il nome di Maria. Quello stesso sabato, in un’affollata chiesa moderna in Banpo 4-dong, nella capitale Seul, altri 59 nordcoreani scap- pati dal regime come lei si sono fatti battezzare da padre Lee e si sono uniti alla Chiesa cattolica. In tre hanno accettato di raccontare la loro storia a Tempi, a condizione di omettere molti dettagli che potrebbero mettere a repentaglio la loro incolumità. Il battesimo di sessanta persone è un evento raro a Seul, a maggior ragione se sono nordcoreani e se tra di loro, come affermato da padre Lee durante l’omelia, «ci sono persone che sono state chiuse in carcere; qualcuno è anche stato costretto a guardare i genitori mentre venivano giustiziati. Avete passato difficoltà di ogni tipo e avete un grande bisogno di amore. Io vi auguro il meglio ora che siete rinati nell’amore di Dio. Prego per la vostra felicità». Ma come si può far conoscere Dio a persone che non ne han- «Una comunità che vive insieme» Keum-ho Yoo, 43 anni, battezzato Pietro, comprende bene questo linguaggio. In Corea del Nord era un soldato e come gli altri «non credevo in Dio perché non avevo la minima idea che esistesse un Dio». In famiglia e a scuola ha ricevuto una rigida educazione atea e nel suo paese, dal quale è scappato nel 1998 a 25 anni perché «stufo del regime», non ha mai incontrato un cristiano. Solo una cosa sapeva riguardo alla religione: «Chi crede in una religione può essere fucilato». Anche lui ha sentito parlare di Gesù per la prima volta in Cina da un pastore protestante sudcoreano. Questo strano Dio però non ha mai riscontrato il suo interesse fino a quando non l’ha aiutato: «Sono scappato tre volte dalla Corea del Nord. Le prime due volte ho fallito, sono stato scoperto in Cina e rimpatriato», dice a Tempi. «Ero davvero scoraggiato, così la terza volta ho pensato di pregare. Non l’avevo mai fatto prima e incredibilmente il mio tentativo di fuga è riuscito. È merito di Dio se sono riuscito a scappare, questo è il motivo per cui mi sono convertito al cattolicesimo». La strada non è stata certo semplice. «A causa della mia educazione e tradizione, molti concetti mi risultavano ostici. È stato difficile», continua. Ma più ascoltava il catechismo, più si convinceva che questa era la strada che faceva per lui. «È stato un amico a invitarmi la prima volta in chiesa. La cosa che più mi ha impres- sionato dei cattolici è che sono una comunità che vive insieme. Questo per me è davvero bello. Tutta la mia conversione è stata un cammino di amore che mi ha portato a Dio e oggi la fede mi permette di vivere in pace con me stesso e di avere una speranza nella vita. Spero che anche il popolo nordcoreano possa un giorno vivere libero e in pace». Per ora non si riscontrano segnali positivi in questo senso. Il dittatore Kim Jong-un continua a portare avanti una retorica guerriera, accompagnata da test nucleari e lanci di missili. E la “battaglia dei 200 giorni” varata a giugno dal regime per migliorare le prestazioni economiche del paese, rischia di tradursi in mesi di mobilitazione massacrante per i cittadini, sia dal punto di vista del lavoro fisico sia da quello dell’impegno ideologico, con sessioni di critica e autocritica fissate ogni giorno anche alle cinque del mattino. Il cattolicesimo? Una droga Un piccolo passo avanti è stato invece fatto per quanto riguarda le relazioni con la Chiesa cattolica. Dall’1 al 4 dicembre 2015, cinque vescovi e numerosi sacerdoti si sono recati a Pyongyang per parlare con le autorità del paese. Anche se in Corea del Nord non ci sono più preti, Open Doors sostiene che i cristiani siano almeno 400 mila, in aumento, e per Aiuto alla Chiesa che soffre i cattolici potrebbero raggiungere quota 10 mila su 24 milioni di abitanti. Padre Agostino Lee, direttore del Dipartimento per le comunicazioni della Conferenza episcopale coreana, preferisce essere più cauto e, pur premettendo che «non conosco il numero esatto dei cattolici», cita stime che parlano di «800 fedeli» per lo più «battezzati dai laici». La delegazione doveva discutere della condizione dell’unica chiesa cattolica rimasta nel paese: quella di Jangchung, | | 31 agosto 2016 | 13 pRIMALINEA fuORI dalle catacOmbe La forza di perdonare È da questo mondo che nel gennaio del 2014 è scappata Sehyon Ahn, 26 anni, battezzata Angela. Studentessa, ha attraversato il fiume Tumen «con la speranza di studiare musica liberamente», spiega a Tempi. Al contrario degli altri, «pur non conoscendo Dio, ho sempre creduto nella sua esistenza e ogni tanto l’ho anche pregato». Dai film e dai libri ha sentito parlare per la prima volta di Gesù e poi un amico, conosciuto in Corea del Sud a Hanawon, centro di sostegno per i rifugiati nordcoreani, «mi ha portato in una 14 | 31 agosto 2016 | | «LA coNvERsIoNE è stAtA coME uN cAMMINo IN cERcA dI cAsA MIA. è IMpREssIoNANtE. NoN AvEvo MAI Avuto IL dEsIdERIo dI sERvIRE gLI ALtRI, oRA sì» chiesa cattolica, dove ho deciso di convertirmi». La cosa più difficile per lei era «credere in un Dio invisibile» e solo grazie «all’incontro con padre Lee ho deciso di abbracciare la fede». Fondamentale per Angela è stata «la risposta di Dio alle mie preghiere più sincere e posso dire che la mia conversione è stata un cammino di gioia, perché ora sono davvero felice e mi sento in pace. Incredibilmente, mi sembra che tutto stia andando bene». Angela, come Pietro, «è stata arrabbiata con Dio e ho chiesto il perché» di tante sofferenze causate da una vita vissuta sotto il pugno di ferro di un regime. E la vita in Corea del Sud, tra i paesi più individualisti e tecnologicamente progrediti del mondo, spesso non aiuta perché «io apprezzo che qui chiunque possa guadagnarsi da vivere e condurre un’esistenza migliore, ma non mi piace l’eccessivo individualismo ed egoismo». In un luogo così radicalmente diverso dalla Corea del Nord, Maria ha trovato la sua casa: «La conversione è stata come un cammino in cerca di casa mia. Don Lee mi è stato vicino come un padre e mi ha promesso che la Chiesa sarebbe stata la mia nuova casa». Così è stato e l’ex poliziotta del regime ora «è impressionata dalla comunità di amore che è la Chiesa. Non avevo mai avuto il desiderio di servire gli altri, ora sì e questo è il più grande cambiamento che ha prodotto in me la fede». Maria Kim, Angela Ahn, Pietro Yoo, insieme agli altri 57 battezzati, «sono ora discepoli di Cristo e giocheranno un ruolo fondamentale nella diffusione missionaria del vangelo in Corea del Nord», dice di loro padre Lee. Nessuno è in grado di predire quando questo potrà avvenire. Quando «la Corea del Nord aprirà le porte e la riunificazione della Corea diventerà realtà», ammette Angela. «Io spero avvenga presto». Ma quel giorno non ci sarà il rischio che la rabbia per una giovinezza rovinata dai crimini di un regime disumano prevalga sulla gioia? «No», risponde la studentessa. «Perché attraverso la preghiera ho trovato la forza di perdonare». n foto: ansa/aP exchange costruita nel 1988 e ora seriamente danneggiata. Molti la considerano una finta chiesa per illudere i turisti che esista la libertà religiosa, ma è consacrata. Nessuno vi dice Messa, anche se un laico guida la Liturgia della parola. Un’inchiesta dell’Onu sulle violazioni dei diritti umani nel paese ha confermato che «chi pratica la religione viene perseguitato come un criminale» e il cristianesimo «è paragonato alla droga, ai narcotici, al peccato e all’invasione capitalista». Secondo molti esperti, nei campi di sterminio ancora oggi aperti, tra le circa 200 mila persone potrebbero esserci fino a seimila cristiani. boris godunov iL MiLAn doPo PirELLi, Poi ToCCA ALL’iLvA Il pollaio Italia apre alle volpi cinesi. In cambio avremo un piatto di lenticchie? | di rEnATo fArinA s rimini, viva il meeting. Noi russi siamo grati perché sin dagli inizi questa fiera è stata davvero un incontrarsi tra anime profonde. Nessuno ha amato le vibrazioni slave del nostro cuore come don Giussani e padre Scalfi. Ma oggi Boris arrivando in Romagna vede bandiere gialle (e rosse). Non parlo della Roma di Totti… In Italia, citando un film di Bellocchio che per fortuna pochi hanno visto, è diventato un vezzo popolare dire “la Cina è vicina”. Qualsiasi cosa succeda, torna questa rima facile. Oggi non è che è vicina: sta proprio mangiando il Bel Paese come se fosse l’omonimo formaggio. Non è una notizia di colore (giallo), è una verità economica, politica, sociale. Berlusconi ha dovuto vendere il Milan per serietà verso se stesso e verso la sua passione calcistica. Non era in grado di versarci altre centinaia di milioni di euro per tirarlo su a livello di Barcellona e Real Madrid o Manchester United e Bayern. Come Moratti per l’Inter, ha venduto al migliore offerente. Avremmo fatto tutti lo stesso. 740 milioni di euro sono tanti anche se forse il Cavaliere ce ne ha messi almeno un miliardo in questi anni. Li butterà dove gli pare, sono suoi: ville ne ha abbastanza, i figli sono a posto. Cercherà di consolidare Mediaset e di spostarla sul versante delle nuove tecnologie, in alleanze strategiche con Telecom o Sky? Vedremo. A Boris qui interessa piuttosto segnalare che, a differenza di altri investitori restii a mettere piede in Italia e che si accontentano di succhiare miliardi da fuori, con le speculazioni sulle banche come già un tempo sui titoli di Stato, i cinesi prendono tutto. Non gli importa che l’Italia sia poco sicura, che la giustizia civile sia lentissima: in questa situazione ci sguazzano felici. A Prato e nel resto d’Italia spesso sono famiglie cinesi che comprano di tutto, costituendo società che si sciolgono in pochi mesi, non onorando debiti. Questa è la plebe cinese, occupa tutto a livello elementare, di cose piccole, invadendo le nostre terre delle loro merci, schiavizzando connazionali consenzienti, protetti dal loro governo. Infatti quando la guardia di finanza e le varie polizie esplorano e trovano orrori fiscali e sfruttamenti bestiali, in massa i cinesi qui residenti impugnano la bandiera con la falce e il martello del loro paese, hanno il sostegno dei loro i torna a quAndo LA PoLiziA TrovA orrori fisCALi E sfruTTAMEnTi bEsTiALi, i CinEsi iMPugnAno in MAssA fALCE E MArTELLo. hAnno iL sosTEgno dEi Loro diPLoMATiCi, E LE AuToriTà iTALiAnE si riTirAno sPAvEnTATE diplomatici, e autorità e popolo italiani si ritirano spaventati e lasciano che il giallo (e il rosso con falce e martello) si consolidi impunito rispetto alle leggi della Repubblica. Intanto i grandi capitali cinesi, quelli di Stato, si sono aggiudicati la Pirelli, un vero gioiello, si stanno comprando i porti, come Venezia. Probabilmente avranno anche l’Ilva (scommettiamo) non per produrre acciaio, ma per non farlo più produrre, visto che in Cina ne sfornano anche troppo. Userebbero il prestigioso marchio per venderlo meglio e togliersi dai piedi la concorrenza, entrando nel mercato europeo senza rischio di dazi vari preventivabili in futuro. Uno scambio che non fa crescere Ora la Cina investe nel calcio in casa sua e nel mondo, perché senza calcio non si conquista l’anima dei popoli. I miei russi preferiscono, stupidamente, il Regno Unito, per un complesso di inferiorità eterno, i cinesi hanno scelto l’Italia. Attenti a non cedere la primogenitura e il cuore dell’Italia, come Esaù, in cambio di lenticchie di soddisfazione calcistica. Una volta in Romagna sventolava la bandiera gialla, anni Settanta, ed era un simbolo di giovinezza un po’ sventata. Ora l’hanno piantata dovunque, anche sul calcio. Ed è il simbolo della vecchiaia italiana sdentata. Bisognerebbe pensarci su. Ripensare a questa globalizzazione che oggi equivale a liberare le volpi asiatiche nel nostro pollaio, un incontro tra predatori e galline non è uno scambio che faccia crescere. Magari a Rimini possono fiorire in questo agosto esperienze da esportazione, dove l’altro, qualunque interesse porti, fatturato abbia, dolori e ricchezze abbia sulle spalle, sia un bene davvero. | | 31 agosto 2016 | 17 SPECIALE MEETING Una goccia di bene per Sada Una fotografia di Sada, bambina irachena originaria di Qaraqosh, da cui è fuggita con la famiglia in seguito agli attacchi dei miliziani jihadisti dello Stato Islamico Ha cinque anni, è malata, ha bisogno di cure. Il nostro inviato l’ha conosciuta nel campo profughi di Erbil in Kurdistan, dove si è rifugiata con la famiglia per fuggire dall’Isis. Aiutateci a pagarle le medicine per un anno DI roDoLfo CASADEI Foto: Bnar Sardar per FOCSIV | SPECIALE MEETING La Tenda della Trasfigurazione Mi accompagnava padre Jalal Yako, un rogazionista iracheno che aveva vissuto a lungo in una delle case della congregazione a Shikak, il quartiere più povero di Qaraqosh. Era il direttore e assistente spirituale del campo, attrezzato nell’ottobre 2014 per accogliere le famiglie fuggite in agosto e vissute fino ad allora sotto le tende o nei saloni delle parrocchie. Fin dall’inizio si era preoccupato di creare l’equivalente di una chiesa, che facesse da luogo di culto ma anche da salone comunitario per feste, assemblee e altre cerimonie pubbliche. L’aveva chiamata 20 | 31 agosto 2016 | | Tenda della Trasfigurazione, e mai nome era stato scelto più appropriatamente: i cristiani di tutta la piana di Ninive erano stati costretti ad abbandonare le loro case davanti all’avanzata dei combattenti dell’Isis la notte del giorno della festa della Trasfigurazione, che cade il 6 agosto, episodio miracoloso della vita di Gesù che registra l’intervento di Pietro, presente sulla scena insieme a Giacomo e Giovanni. L’apostolo si dichiara disponibile a erigere tre tende, una per Cristo, una per Mosè e una per Elia, che sono apparsi sull’“alto monte” dove il gruppo è stato portato da Gesù. La chiesa di padre Jalal effettivamente consisteva all’inizio in due grandi tendoni collegati fra loro. Nell’agosto dell’anno seguente un temporale abbatté rovinosamente la chiesa-tenda, che fu sostituita grazie all’intervento della diocesi di Padova e della francese Fraternité Iraq da un grande prefabbricato che avrebbe resistito ai venti e alle piogge torrenziali. Un ellittico campanile completamente cavo e le pareti esterne traforate in forma di ovali, ma con una campana vera sotto il tetto di copertura sormontato da croci, completava l’edificio che aveva preso il posto delle tende gemelle. «Che cos’ha la bambina?» Padre Jalal mi fece visitare le due sezioni del campo, separate da una strada comunale che porta alla circonvallazione di Ankawa. Parte dei container sono all’aperto, ma parecchi sono installati all’interno di due grandi capannoni industriali, uno di qua e l’altro di là dalla strada. Chi vive in quelle aree di Ashty 1 è più protetto dagli agenti atmosferici, avendo sulla testa non uno ma due tetti, ma è tagliato fuori dalla luce diretta del sole. È stato in uno di questi rioni al coperto che ho incontrato Sada, cinque anni, sguardo dolente e silenzioso. Quando vi vedono maneggiare una macchina fotografica o una videocamera, i bambini hanno due reazioni: o si avvicinano e si mettono in posa sorridendo, magari sgomitando un po’ fra loro la madre sana era fuggita da QaraQosh che era incinta, era salita su una corriera messa a disposizione dalla parrocchia e alle tre di notte era partita, come altre trecentomila persone della piana di ninive Quella notte maledetta, insieme al marito e al resto della famiglia alla volta di erbil Foto: Bnar Sardar per FOCSIV E ra l’ultimo giorno della mia missione pasquale ad Erbil, e Ashty 1 era malinconico tale quale la prima volta che lo avevo visitato, il martedì precedente. Questo campo di sfollati cristiani, quasi tutti originari di Qaraqosh, la capitale irachena dei siriaci (sia cattolici sia ortodossi), ospitava allora 250 famiglie sistemate dentro a container di tre metri per cinque, una finestrella e una confusione fra l’allegro e lo sciatto di oggetti della vita quotidiana a interrompere la monotonia delle superfici color ghiaccio delle pareti esterne. Panni stesi ad asciugare, fornellini, boccioni dell’acqua, rudimentali mobiletti di legno, scarpiere improvvisate e altro ancora nei viottoli fra le file di prefabbricati – che i profughi chissà perché chiamavano caravan, forse per il desiderio che avessero davvero ruote e li si potesse far viaggiare e vincere quell’immobilità innaturale che inchiodava la vita da troppi mesi – in parte sistemati sotto verande posticce, in parte allo scoperto, comunicavano precarietà e assenza di privacy. Ma anche l’irriducibile resistenza di vite che non si lasciavano travolgere dal furore jihadista. Erano quasi completamente assenti gli uomini in quel paesaggio di donne e bambini, certamente per la necessità di complementare gli aiuti materiali provenienti dalla Chiesa e dagli enti internazionali con un po’ di reddito per le spese diverse da quelle dei generi di prima necessità. Forse però anche per sfuggire quel senso di umiliazione persistente che si avvertiva dentro e fuori i container. Gli uomini che non avevano potuto, più che saputo, combattere per difendere la città natìa dall’attacco dei miliziani dello Stato islamico erano ridotti a combattere le incursioni dei topi che nottetempo rosicchiavano sacchi e addirittura taniche in materiale plastico per approfittare del riso e dell’olio alimentare. per mettersi in favore di obiettivo, e questa è la grande maggioranza; oppure – ed è una piccola minoranza di timidi o impauriti per shock patiti – si aggrappano alle gambe dei genitori e nascondono lì la faccia per non farsi riprendere. Sada non faceva né l’una, né l’altra cosa. Se ne stava incerta sulle gambe, a due passi dalla mamma, guardando un punto indefinito di me. Ogni tanto si passava una mano sulla fronte o sulla tempia, apriva leggermente la bocca senza emettere nessun suono. Gli occhi scuri traboccavano un dolore triste e introverso, esprimevano una rassegnazione impropria per un bambino. «Che cos’ha la bambina, è malata? Ha la febbre?», chiese padre Jalal alla mamma. «È malata da quando aveva un anno e mezzo, è epilettica», rispose lei. Era una donna minuta dal contegno misurato, stridente rispetto all’abbigliamento: una maglia a maniche lunghe interamente leopardata, e pantaloni con motivi neri fra il tigrato e il fiammeggiante. Portava orecchini piccoli e dorati che risaltavano per i capelli raccolti dietro la nuca. Il volto di Sada invece era incorniciato da due trecce sbarazzine, materno tentativo di rallegrare il suo visino afflitto. La mamma si chiamava Sana, aveva 29 anni e quella era la seconda dei suoi quattro figli. A tutti era stato imposto un nome | | 31 agosto 2016 | 21 speciale meeting anno 22 | numero 15 | 20 aPrile 2016 | 2,00 Poste italiane spa - spedizione in a. p. d.l. 353/03 (conv. l. 46/04) art. 1 comma 1, ne/Vr settimanale diretto da luigi amicone La grazia di non essere borghesi «Noi cristiani non siamo fatti per stare comodi e vivere nella calma». Dieci giorni coi rifugiati di Erbil In questa pagina e nella precedente, alcune immagini della famiglia di Sada e del campo profughi Ashty 1 di Erbil (Kurdistan). Qui sopra, la copertina del numero di Tempi di aprile, in cui era stato pubblicato il reportage del nostro inviato Rodolfo Casadei 22 | 31 agosto 2016 | | potevo leggere molto chiaramente: «La bambina necessita di cure che non possono essere somministrate in Iraq». Sada continuava a toccarsi la tempia, a muovere passi incerti come un bambino di due anni, ad aprire la bocca senza emettere suoni. La prossima crisi epilettica sembrava imminente. «Forse voi in Italia potete fare qualcosa», concluse padre Jalal. «le medicine prescritte non sono servite, ha continuato ad avere crisi fino a oggi. forse una vena del cervello è occlusa» dovettero concludere l’esodo a piedi, perché i peshmerga non lasciavano più passare veicoli o perché l’eccesso di traffico aveva bloccato completamente le strade. A Erbil avevano trascorso un giorno e una notte all’aperto, nel cortile della chiesa di Mar Shmoni, poi per due mesi sotto una tenda. In ottobre come molti altri erano stati trasferiti ad Ashty 1. Senza flettere la sua compostezza Sana fece tre passi dentro al suo monolocale e da sotto una pila di cose tirò fuori un pacco di referti, lastre e tracciati. Anni di visite ed esami. Padre Jalal traduceva i suoi commenti: «Dice che le medicine prescritte non sono servite a niente, ha continuato ad avere crisi ogni giorno fino ad oggi». Fra le carte spuntavano un paio di foto di Sada con bendaggi e le palpebre chiuse. «Dice che le hanno detto che forse una vena del cervello è occlusa e che bisognerebbe operarla all’estero». Effettivamente in mezzo a tanti referti in arabo ce n’era uno dove in inglese Foto: Bnar Sardar per FOCSiV FOCSIV che iniziava con la lettera “s” come quello della madre: Stabro il maschietto primogenito di 7 anni, dopo Sada c’era la sorellina Sandra di 3 anni e infine Savio, un anno e mezzo appena, nato dopo la fuga. Sì, Sana era fuggita da Qaraqosh che era incinta di Savio, era salita su di una corriera da cinquanta posti messa a disposizione dalla parrocchia e alle tre di notte era partita, come altre trecentomila persone abitatrici della piana di Ninive quella notte maledetta, insieme al marito Saddam e al resto della famiglia alla volta di Erbil. Un viaggio che normalmente richiede due ore, ma quella notte ce ne vollero cinque e i viaggiatori potevano considerarsi fortunati: altri ci misero molto di più, o Visite ed esami Tornai a Milano convinto che Sada aveva bisogno di un intervento chirurgico e bussai alle porte di chi ritenevo potesse dare una mano. Prima di tutto la Regione Lombardia, che da molti anni ha un programma per interventi chirurgici e cure speciali gratuiti per minorenni di paesi poveri. C’erano da seguire delle procedure molto rigorose, che prevedevano la sponsorship da parte di una Ong abilitata ad operare all’estero. Nel campo di Ashty 1 avevo visto gli adesivi della Focsiv all’ingresso della scuola materna che proprio durante il mio soggiorno aveva aperto i battenti. La Focsiv è in realtà una federazione (Federazione organismi cristiani per il servizio internazionale volontario) di 80 Ong. Al caso nostro faceva la Fondazione don Gnocchi, affiliata alla Focsiv, che per molti anni aveva organizzato trasferimenti di minorenni dai paesi poveri in Lombardia per interventi chirurgici non praticabili sul posto. Per procedere era necessario fare domanda a una commissione regionale producendo documentazione sanitaria aggiornata. Si trattava, in buona sostanza, di rifare gli esami che Sada aveva fatto prima della fuga da Qaraqosh. Offrì la sua disponibilità Terry Dutto, il responsabile del team Focsiv nel Kurdistan iracheno che avevo incrociato per un attimo durante la mia missione. Terry prese a cuore la causa di Sada e fu instancabile. Prese appuntamento con il migliore neurochirurgo di Erbil, il professor Enjam, che visitò la bambina e prescrisse encefalogramma e risonanza magnetica. Visita ed esami confermarono la condizione di epilessia, diagnosticarono che il problema non era solo quello e che tutto faceva pensare a un trauma psichico da trattare al momento opportuno, ma | | 31 agosto 2016 | 23 SPECIALE MEETING in qualche settimana sono cessate le crisi epilettiche, i dolori e le sonnolenze. il comportamento è diventato meno autistico. ora bisogna passare alla fase due della terapia soprattutto esclusero – sospiro di sollievo – che fosse necessario un intervento neurochirurgico: il cervello di Sada non presenta anomalie bisognose del bisturi. Si trattava di somministrare un medicinale che può essere molto efficace in circostanze simili: il Keppra, nome commerciale della molecola del levetiracetam. È quello che i genitori di Sada hanno fatto, e i risultati si sono visti subito: nel giro di qualche settimana sono cessate le crisi epilettiche, le sonnolenze improvvise e i dolori alla testa. Anche il comportamento è diventato meno autistico. La cura dovrà essere continuata per almeno un anno, poi si valuterà se le condizioni sono migliorate al punto di poter passare alla fase 2: individuare il problema psicodinamico di Sada e scegliere una terapia psicologica o psichiatrica a seconda del problema. Riesce a dire “mamma” e “papà” Quel che s’è fatto finora non sarebbe stato possibile senza il supporto di Focsiv e in particolare di Terry Dutto. La famiglia di Sada era povera quando viveva a Qaraqosh ed è diventata ancor più povera a causa dell’esodo. Viveva in un appartamento ad affitto calmierato grazie all’aiuto della Chiesa, e papà Saddam sbarcava il lunario vendendo frutta e verdura al mercato. Da un po’ di tempo si è trasferito niente meno che a Baghdad per continuare il commercio al dettaglio, torna a casa ogni sei-sette settimane e durante tale periodo guadagna l’equivalente di 250 dollari americani, tolte le spese del viaggio di andata e ritorno ogni volta. Ora quelle entrate dovranno servire anche per pagare le bollette dell’acqua e dell’elettricità. Perché – questa è la buona notizia – all’inizio di luglio la famiglia di Sada si è trasferita, come altre famiglie di Ashty 1, in una casa vera di Ankawa. L’affitto sarà pagato per un anno dalla Chiesa, dopo24 | 31 agosto 2016 | | tEmPI PER SAdA Il grande impegno di Focsiv in Kurdistan e il conto corrente per aiutare la bambina Focsiv, Federazione Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario, che oggi conta ottanta organizzazioni attive in ottanta paesi del mondo, ha messo a disposizione, in quarantacinque anni di storia, oltre 20.000 volontari internazionali, che hanno assicurato il proprio contributo umano e professionale a favore delle popolazioni più povere. Un impegno concreto per il diritto delle persone a rimanere nella propria terra senza essere costrette ad emigrare. Focsiv è presente nel Kurdistan iracheno da quasi due anni a fianco della comunità sfollata, per la maggior parte cristiana, fuggita dagli attacchi dell’Isis dell’estate del 2014 e costretta a lasciare la propria terra e le proprie abitazioni. Oggi in Iraq ci sono 551.137 famiglie sfollate, 3.306.822 persone lontane dalle loro case. 978.180 sfollati hanno trovato riparo nel Kurdistan iracheno, di cui 63.639 famiglie, circa 381.834 persone, nella sola città di Erbil. In questi ventiquattro mesi i volontari Focsiv, insieme a operatori scelti tra gli sfollati, ha promosso attività di animazione, sostegno psicologico e socio-sanitario e, laddove necessario, sostegno alimentare; ha contribuito all’allestimento di campi attrezzati, come quello di Ankawa 2 e Ashty 1, dove hanno trovato alloggio in container tante persone prive di tutto e grazie a Focsiv sono state avviate attività specifiche per anziani, disabili, donne, malati cronici e soprattutto bambini che, nel Centro Speranza creato e gestito dalla Federazione, trovano ogni giorno uno spazio di serenità e normalità. Tutto ciò è stato possibile anche grazie alla collaborazione delle Chiese locali e della comunità cristiana, anche qui sfollata. Trovate altre informazioni alla pagina web: www.emergenzakurdistan.it PER AIutARE SAdA SAddAm Conto Corrente Postale n° 47405006 intestato a: FOCSIV causale: TEMPI per Sada BANCA EtICA IBAN: IT 63 U 05018 03200 0000 0017 9669 intestato: KURDISTAN – NON LASCIAMOLI SOLI causale: TEMPI per Sada ON LINE https://focsiv.fundfacility.it/emergenzakurdistan diché si spera che la piana di Ninive sarà riconquistata e che i profughi interni possano tornare dove abitavano prima della crisi dell’estate 2014. La notizia meno buona è che ora si dovranno pagare le bollette, mentre prima acqua ed elettricità erano fornite gratuitamente. Perciò è evidente che di soldi per le cure di cui Sada ha bisogno ce ne sono pochi o niente. In passato la famiglia è stata spolpata dai medici a cui era ricorsa: per una Tac che un pediatra voleva hanno speso 500 mila dinari a Mosul, vale a dire 400 dollari; le medicine che sono state somministrate dietro prescrizione di vari pediatri non sono giovate a nulla. I miglioramenti sono avvenuti tutti dopo che è cominciato l’interessamento di Focsiv. Racconta Dutto: «Sada general- mente gioca con giocattoli che sceglie lei, con un comportamento tutto suo. Talvolta cerca il contatto con i fratelli o le persone che l’avvicinano, offrendo ogni cosa che riesce ad avere in mano, altre volte usa modi molto bruschi con i fratelli. Riesce a dire “mamma” e “papà” e pochi altri suoni che i familiari riescono a interpretare. Le condizioni di Sada attualmente sono considerate, dalla mamma e dai familiari, molto migliori di prima delle ultime fasi diagnostiche». Per continuare a migliorarle c’è bisogno dell’aiuto di tutti. Per gli esami diagnostici appena fatti si sono spesi più di 300 euro, anticipati da Focsiv, e i flaconi di sciroppo di Keppra costano 50 mila dinari al mese (36,50 euro). Vogliamo dare una mano per un anno almeno? Sì, lo vogliamo. n SPECIALE MEETING | DI RODOLFO CASADEI Bella è bella. Ma non di Costituzione L’idea di modificare la nostra Carta è giusta, ma il referendum voluto da Renzi e Boschi rischia di consegnarci un paese meno governabile, più statalista e (con l’Italicum) poco democratico. Ragioni, fattuali e non ideologiche, per il “no” più bizzarro della storia d’Italia, trasformato dal capo del governo in plebiscito su se stesso tre mesi prima che la riforma costituzionale su cui gli italiani sarebbero stati chiamati ad esprimersi venisse approvata dalle Camere, e nove mesi prima della presumibile data del suo svolgimento. Matteo Renzi ha minacciato di dimettersi non solo dalla presidenza del Consiglio, ma dalla politica tout court già a gennaio di quest’anno, e lo ha ripetuto fino alla vigilia delle amministrative di giugno. Dopo di allora ha ribaltato il discorso di 180 gradi, ma era troppo tardi: si era formata specularmente un’ecumenica coalizione per il “no” tenuta insieme più dall’avversione al segretario del Pd che da un comune sentire circa l’oggetto del contendere, cioè la riforma costituzionale approvata coi voti della sola maggioranza più il soccorso dei verdiniani di Ala. E sì che di argomenti razionali e oggettivi per confutare i contenuti della riforma Renzi-Boschi ce ne sono in abbondanza. E se quando si leggono i contenuti delle homepage di certi Comitati per il No cresce la tentazione, come ha scritto Davide Giacalone, di votare “sì”, quando invece si approfondisce l’argomento, le ragioni del “no” si stagliano limpide. I difetti della riforma sono almeno tre: non semplifica il funzionamento delle istituzioni e non aumenta la governa- 26 | 31 agosto 2016 | | bilità, anzi li deteriora; annienta l’autonomia regionale e ripropone il centralismo statalista; il combinato disposto della riforma costituzionale e della nuova legge elettorale (l’Italicum) provoca effetti distorsivi su tutto il sistema istituzionale, creando le condizioni per lo strapotere senza contrappesi di chi magari al primo turno ha preso poco più di un quarto dei voti. La clausola di supremazia Vediamo nel dettaglio queste criticità cominciando dalla seconda. Il nuovo testo costituzionale elimina le materie di competenza concorrente fra Stato e Regioni fissate nella riforma del 2001 e le trasferisce quasi tutte allo Stato; di conseguenza le materie di competenza esclusiva dello Stato passano da una trentina a una cinquantina. Questa in linea di principio avrebbe potuto essere una buona cosa, giovando a ridurre il contenzioso sulle competenze davanti alla Corte costituzionale e restituendo al governo centrale materie che nel 2001 gli erano state sottratte solo per togliere argomenti alla propaganda leghista, che a quel tempo era all’apogeo (quella riforma fu promossa dal governo di centrosinistra di allora). Ma la nuova Costituzione non si limita a questo. Per una serie di materie che pure sono assegnate alla competenza regionale (tutela della salute, politiche sociali, sicurezza alimentare, istruzione e Foto: Ansa S arà ricordato come il referendum meeting speciale formazione professionale, attività culturali e turismo, governo del territorio) allo Stato spetta non più, come in precedenza, dettare i “princìpi fondamentali” a cui la legislazione regionale deve attenersi, ma formulare “disposizioni generali e comuni”. Quindi, mentre prima lo Stato definiva i princìpi e le Regioni erano competenti per le norme di attuazione, dopo la riforma lo Stato potrà emettere norme comuni uniformi, imporre per esempio lo stesso modello di sanità a tutte le Regioni, non importa che siano virtuose come la Lombardia o scadenti come la Calabria. Il ruolo delle Regioni diventa meramente amministrativo, come quello dei Comuni. Come se non bastasse, nel nuovo testo costituzionale lo Stato riserva a sé una “clausola di supremazia”, in base alla quale può, se vuole, fare semplicemente quel che gli pare e gli piace. Si ma tributario» (secondo comma dell’art. 119). Perché nel nuovo art. 117, alla lettera e) del secondo comma si stabilisce che «lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti materie: (…) coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario». In buona sostanza, tutta la finanza regionale tornerà a essere derivata, i tributi saranno stabiliti da una legge nazionale e semplicemente istituiti da una regionale, anche se la materia per la quale alla Regione servono i soldi è di sua competenza. La facoltà delle Regioni di legiferare diventa una burletta: a che serve varare leggi se non le si possono finanziare? Ciliegina sulla torta, tutte le restrizioni applicate alle regioni ordinarie non varranno per le regioni a statuto speciale. La Sicilia potrà continuare a fare quello che ha fatto finora, la Lombardia, il Veneto, l’Emilia perderanno anche quel la sicilia potrà continUare a fare qUello che ha fatto finora. la lombardia, il Veneto, l’emilia perderanno anche qUel po’ di aUtonomia che aVeVano conqUistato legge al quinto comma dell’art. 117: «Su proposta del Governo, la legge dello Stato può intervenire in materie non riservate alla legislazione esclusiva quando lo richieda la tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela dell’interesse nazionale». leggi regionali? Una burletta Le Regioni di loro iniziativa non possono fare praticamente più niente, perché oltre alle competenze e alle norme attuative che non siano mera applicazione amministrativa viene loro tolta anche l’ultima ombra di autonomia tributaria. Nell’attuale testo costituzionale gli enti sub-statali stabiliscono i tributi «secondo i princìpi di coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario» fissati dallo Stato, invece in quello nuovo devono attenersi a «quanto disposto dalla legge dello Stato ai fini del coordinamento della finanza pubblica e del siste- po’ di autonomia che avevano conquistato negli ultimi quindici anni. I fan della riforma sostengono che il giro di vite antiregionalista è salutare, considerato che molti degli scandali giudiziari dell’ultimo decennio hanno riguardato l’allegra gestione delle risorse pubbliche da parte delle Regioni. Si può rispondere che tali scandali forse non sarebbero avvenuti se il federalismo fiscale fosse stato introdotto per davvero, rendendo la classe politica regionale responsabile davanti agli elettori del territorio. Resta comunque il fatto che i nuovi articoli della Costituzione disattendono il tuttora in vigore articolo 5: «La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; (…) adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento». Un ex presidente della Corte costituzionale come Franco Gallo ha esecrato il siluramento dell’autonomia regionale nel nuovo testo costituzionale. Ha scritto: «I princìpi costituzionali di democrazia e di autonomia sono tra loro inscindibilmente connessi, così come lo sono i corollari di sussidiarietà (…). E questi princìpi vogliono che i cittadini amministrati siano, in ogni caso, posti in grado di controllare, indirizzare e giudicare l’operato dei loro amministratori per quanto riguarda le decisioni di spesa e di entrate assunte nella propria sfera di autonomia». semplificazione o confusione? E passiamo al tema della governabilità e della semplificazione. I fautori della riforma sostengono che la trasformazione del Senato in una sorta di Camera delle Regioni che non partecipa al voto di fiducia per il governo e che vota solo alcune leggi renderà più spediti i lavori parlamentari e permetterà di ridurre i costi della politica, perché il Senato sarà formato in prevalenza da consiglieri regionali scelti con elezioni di secondo livello. Peccato che le cose non stiano affatto così. I risparmi non andranno al di là dei 72-73 milioni di euro all’anno, mentre il procedimento legislativo non verrà semplificato, ma ulteriormente complicato. Si profilano, secondo alcuni, da sette a dieci procedimenti legislativi diversi. Dice un altro ex presidente della Corte costituzionale, Valerio Onida, nel contesto del suo dialogo col senatore Gaetano Quagliariello contenuto nel libro Perché è saggio dire no (Rubbettino, 2016): «Il sistema dei procedimenti legislativi è stato complicato e non certo semplificato. Se passerà la riforma, avremo una pluralità di procedimenti differenziati in base alle diverse modalità di intervento del nuovo Senato: leggi bicamerali, leggi monocamerali ma con possibilità di emendamenti da parte del Senato, differenziate a seconda che tali emendamenti possano essere respinti dalla Camera a maggioranza semplice o a maggioranza assoluta. Penso che alla Corte costituzionale debbano prepararsi a fare gli straordinari». | | 31 agosto 2016 | 29 speciale meeting Come funzionerà il Senato formato da 100 elementi provenienti dai consigli regionali, alcuni sindaci e cinque membri nominati dal capo dello Stato, ancora non è chiaro. Si chiede retoricamente il senatore Quagliariello: «Ma come è possibile disegnare un sistema del genere senza prevedere la presenza nel Senato dei presidenti delle Regioni? E come è possibile immaginare un Senato delle autonomie senza chiarire se i senatori rappresentano l’istituzione regionale da cui provengono o il partito che li ha eletti? Ed è possibile pensare di fare del Senato il luogo di confronto tra livello centrale e autonomie e non abolire la Conferenza StatoRegioni?». Sì, c’è anche questa bizzarria nella nuova costituzione: secondo il nuovo articolo 55, «il Senato della Repubblica rappresenta le istituzioni territoriali ed esercita funzioni di raccordo tra lo Sta- damentalmente dannosa». Non si è avuto il coraggio di passare dal bicameralismo perfetto al monocameralismo, e così si è approdati al bicameralismo confuso. pochi voti, tutto il potere Infine ci sono i problemi che nascono dall’incrocio fra i contenuti della riforma e quelli della legge elettorale. L’Italicum prevede un premio di maggioranza pari al 54 per cento dei seggi della Camera per la lista che vince al ballottaggio (se al primo turno nessuna lista ha superato il 40 per cento), pari a 340 deputati su 630. Di quei 340, almeno 100 sono uomini di fiducia del segretario del partito, perché il sistema prevede 100 collegi plurinominali con capilista bloccati. Si noti che per l’elezione del presidente della Repubblica, la riforma Boschi prevede che dal quarto scrutinio è sufficiente il 60 per cento dell’assemblea, dal set- l’italicum è una legge pensata su misura per il pd trionfante di renzi. ma come la mettiamo ora che il partito in ascesa nei sondaggi è il m5s di grillo? to e gli altri enti costitutivi della Repubblica», ma nessuno ha messo all’ordine del giorno l’abolizione della Conferenza Stato-Regioni, l’organo collegiale che da trent’anni costituisce la sede privilegiata della negoziazione politica tra le Amministrazioni centrali e il sistema delle autonomie regionali: una proposta in tal senso della Lega Nord in commissione nel dicembre 2014 fu respinta. Il giudizio di Onida non lascia scampo: «Nel momento in cui si è deciso di sottrarre al Senato la funzione di camera politica che vota la fiducia al governo, bisognava trasformarlo in una vera camera delle Regioni, dotata di poteri effettivi e realmente rappresentativa delle autonomie territoriali. E invece la ricentralizzazione operata col Titolo V e la delineazione del Senato come una camera debole e priva di poteri significativi rendono questa riforma non solo inutile ma fon30 | 31 agosto 2016 | | timo il 60 per cento dei votanti. L’Italicum è una legge pensata su misura per il Pd trionfante di Renzi, che libero da vincoli di coalizione e forte della mancanza di alternative politiche a causa della crisi del centrodestra potrebbe conquistare tutto il potere, contrappesi istituzionali compresi, con un risultato di poco superiore a un terzo dei voti al primo turno. Tuttavia potrebbe sortire risultati ben diversi da quelli sperati. Tanto per cominciare, fra i giorni dell’approvazione della nuova legge ed oggi c’è stata l’ascesa del M5S, che nei sondaggi si contende il primo posto col Pd. Ma anche una vittoria al ballottaggio non assicurerebbe necessariamente a Renzi e ai suoi successori la vagheggiata governabilità incontrastata. Se il 5 per cento del 54 per cento di deputati della lista vincente si mettesse a fare le bizze, per il governo si metterebbe male. Si tornerebbe alla logica dei soc- corsi verdiniani o dei patti del Nazareno. I prossimi parlamenti faticheranno a trovare la rotta fra la Scilla dell’appiattimento sull’esecutivo e la Cariddi del trasformismo per riprendersi il potere ad essi strappato dal presidente del Consiglio. Profetizza Davide Giacalone: «Già sappiamo quali costumi deriveranno da una simile riforma: o una platea parlamentare sovrastata dal potere di chi decide le candidature, la distribuzione dei bonus e la soddisfazione delle clientele, quindi un parlamento a direzione partitica e incarnazione governativa; oppure la reazione con la decomposizione, ovvero il consolidarsi del già patologico trasformismo, talché gente eletta con i voti degli uni andrà (come già va) a popolare le file degli altri. Il veleno sta nell’interazione fra quella riforma costituzionale e la già fatta riforma del sistema elettorale». l’eccezione ala diventa regola Ed ecco cosa pensa Quagliariello: «Rischiamo di andare o verso un sistema bloccato con un grande partito centrale che per governare e gestire il potere anestetizza i conflitti interni attraverso il sistematico ricorso a pratiche trasformistiche, o peggio ancora verso uno scontro titanico tra politica e antipolitica. Sarebbe in ogni caso una condanna: o al trasformismo permanente o alla sostituzione del conflitto nel sistema con un conflitto fra sistemi. (…) Se il nuovo sistema entrerà in vigore, il partito del premier sarà dotato di un potere eccessivo, privo di contrappesi e, con ogni probabilità, scarsamente legittimato in termini di consenso elettorale effettivo. Ma allo stesso tempo avrà una forza parlamentare limitata, per cui basterà una fronda interna a metterlo in scacco e per sterilizzarla sarà costretto a replicare il “modello Ala”, che da eccezione diverrebbe la regola. Avremo un sistema che non protegge dagli inciuci e allo stesso tempo consente alla maggioranza, anzi al partito di maggioranza, di eleggersi praticamente da solo tutti gli organi di garanzia». n credito per chi mette su casa, studia o lavora RESTYLING Dipendenti di Intesa Sanpaolo al lavoro sul tavolo di legno presente in tutte le nuove filiali della banca, impegnata da ottobre scorso in un grande progetto di restyling: sono oltre 50 quelle ultimate, saranno 100 entro fine anno in Italia, mille a regime. Condivisione di storie e valori, coinvolgimento del territorio, accoglienza, flessibilità e modularità, sono le parole chiave di questa vera e propria rivoluzione degli spazi nata dall’ascolto delle proposte dei clienti e del personale della banca Intesa sanpaolo Investe suI gIovanI e aIuta le FaMIglIe ve generazioni Intesa Sanpaolo continua a mettere a segno una serie di iniziative dedicate ai giovani: dal mutuo per chi ha meno di 35 anni, all’iniziativa PerTe Prestito con Lode dedicata agli studenti meritevoli, fino all’accordo, sottoscritto lo scorso febbraio, con la Fondazione Gesuiti Educazione. Una strategia che punta ad affermare e riflettere la volontà della banca di contribuire al rilancio del mercato e di offrire, al contempo, un servizio sociale e di supporto a un segmento di clientela che si avvia a mettere su famiglia e realizzarsi nel mondo dello studio e del lavoro. In Italia il Gruppo è attualmente il principale operatore del mercato nel settore casa con una quota del 23,5 per cento (nel 2015 in ulteriore crescita). Le scelte di apertura e flessibilità intraprese da Intesa Sanpaolo hanno infatti consentito alla banca di erogare 10 miliardi di euro di mutui nel «guArdiAmo Al futuro delle nuove generAzioni». corso del 2015, di cui 2 miliardi ai giovani con meno di 35 anni. dAl mutuo per chi hA meno di 35 Anni All’iniziAtivA per Un impegno rafforzato ad aprite prestito con lode dedicAtA A studenti meritevoli le con il lancio di un’iniziativa ad hoc rivolta a chi è da poco entrato nel mondo del lavoro, giovani con meno di 35 anni, ap- so pari al 100 per cento del valore e condizioni a partire dal 2,70 punto, compresi i lavoratori atipici e quelli “a tutele crescenti”. per cento per una durata di 30 anni, pagando 338 euro mensili, Unico nel suo genere, il mutuo innovativo di Intesa Sanpaolo of- rispetto a una rata media di mutuo di 608 euro. L’offerta completa le numerose agevolazioni già introdotte fre infatti la possibilità di comprare casa grazie a un lungo periodo iniziale di rate “leggere” rivolgendosi a quei giovani che si da Intesa Sanpaolo (che prevedono la possibilità di finanziare fitrovano spesso a optare per l’affitto rimandando l’acquisto del- no al 100 per cento il valore dell’abitazione, durata fino a 40 anla prima casa perché impossibilitati a sostenere la rata del mu- ni, opzione gratuita per sospendere per sei mesi e per tre volte tuo e risparmiare al contempo per altri progetti di vita e di la- il pagamento delle rate, opzione gratuita per allungare o accorvoro. Il calo del prezzo delle abitazioni unito ai tassi dei mutui ciare la durata per un massimo di 10 anni) per i giovani ma anproposti da Intesa Sanpaolo, che oggi si attestano ai minimi sto- che per i più giovani che ancora non hanno fatto il loro ingresrici, fanno invece di questo momento un’occasione ideale per so nel mondo del lavoro. «Contribuire alla costruzione del miglior futuro possibile acquistare casa, soprattutto per i giovani fruitori del nuovo mutuo che prevede fino a 10 anni di rate di soli interessi, senza ri- per i nostri giovani è uno degli obiettivi principali che la banca nunciare alle detrazioni fiscali previste per i finanziamenti per persegue da sempre in diverse forme – afferma Stefano Barrese, l’acquisto dell’abitazione principale. A ciò si aggiunge la possi- responsabile della Divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpabilità di bloccare subito e per tutta la durata del mutuo un tasso olo –. Lo facciamo attraverso il sostegno alle attività formative fisso tra i più bassi mai offerti dal mercato, a partire da 1,45 per e di indirizzo che sono necessarie per tracciare un percorso, lo cento. In pratica, un giovane che compra una casa da 150 mila facciamo attraverso l’offerta di servizi e prodotti finanziari ineuro può ottenere l’intero ammontare con un mutuo a tasso fis- novativi come il nuovo mutuo Under 35. Guardiamo al futuro 32 | A curA di etd delle nuove generazioni consapevoli che attraverso di loro si costruisce il futuro del nostro Paese». PerTe Prestito con Lode è nato così, pensato per offrire agli studenti meritevoli la possibilità di finanziare i propri studi universitari e post-graduated (master) a condizioni particolarmente vantaggiose, e per offrire un supporto alle famiglie con maggiori difficoltà nel garantire l’accesso allo studio dei propri figli. Premiare i talenti Foto: Renato Cerisola A sostegno dell’economia reale e delle nuo- Unico nel suo genere a livello nazionale – e uno dei migliori anche a livello internazionale, grazie alle sue opzioni di flessibilità che ben si adattano alla situazione lavorativa odierna delle famiglie con temporanee difficoltà o capacità economiche più limitate –, PerTe Prestito con Lode si rivolge agli studenti iscritti a una delle Università convenzionate e in regola con gli studi e agli studenti non necessariamente legati a un ateneo ma per i quali l’ente garante e certificatore può essere una fondazione, un fondo di garanzia in genere o un’azienda nell’ambito del proprio welfare in regola con gli studi. I requisiti di mantenimento sono stabiliti da ciascun ateneo o ente convenzionato e riguardano esclusivamente il progresso nel percorso di studi (per consultare università ed enti che aderiscono all’iniziativa www.perteprestitoconlode.com). Il finanziamento prevede la concessione di un prestito della durata massima di 4 o 5 anni attraverso l’attivazione di un’apertura di credito a tasso agevolato fisso (senza alcuna istruttoria sul reddito del contraente o richiesta di garanzia patrimoniale o personale, come la firma dei genitori), la possibilità di attivare il periodo ponte, a tasso agevolato fisso, al momento dell’estinzione prima di iniziare a rimborsare il debito e, infine, la possibilità di attivare un prestito dedicato a tasso fisso per la restitu- zione del debito. L’importo finanziabile varia in base a quanto previsto dai singoli atenei o enti e, in alcuni casi, può coprire l’intero costo di iscrizione ai master. Proprio nell’ambito dell’iniziativa, al fine di consentire alle famiglie di studenti più talentuosi di finanziarsi gli studi attraverso il nuovo PerTe Prestito Con Lode, lo scorso febbraio Intesa Sanpaolo ha firmato una Convenzione con la Fondazione Gesuiti Educazione, che riunisce le scuole della rete ignaziana in Italia e in Albania (Istituto Leone XIII a Milano, Istituto Sociale a Torino, Istituto Massimo a Roma, Istituto Pontano a Napoli, Istituto Sant’Ignazio a Messina, Istituto Gonzaga a Palermo e Liceo Peter Meskhalla a Scutari). La convenzione permette l’accesso al credito, fino ad oggi concesso unicamente agli studenti delle Università, anche alle famiglie degli allievi delle scuole superiori che fanno capo alla Fondazione. «Il punto di forza di questa convenzione è sostenere le famiglie nello sforzo di far proseguire gli studi ai propri figli», ha spiegato siglando l’accordo Andrea Lecce, responsabile Marketing Divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo. «Intesa Sanpaolo è a disposizione delle nuove generazioni per investire nella loro educazione, formazione e crescita poiché la fiducia nei giovani è fiducia nel Paese. Per accedere al finanziamento la famiglia non ha bisogno di garanzie particolari ma solo dell’impegno dei propri figli nello studio». «È un altro passo nel cammino che la Fondazione sta facendo nella direzione indicata da Papa Francesco, che ci ha chiesto di aprire il più possibile le porte delle nostre scuole» ha chiosato Padre Vitangelo Denora SJ, presidente della Fondazione Gesuiti Educazione, «il desiderio è che questa convenzione sia solo un inizio; la nostra Fondazione si impegnerà infatti perché tali opportunità possano essere estese a tutti gli alunni di talento del nostro Paese». | 33 TURISMO LOMBARDIA UNa regioNe da scoprire ammirare e vivere S cenari naturali di grande bellezza, eccellenze artistiche incomparabili, tradizioni enogastronomiche invidiate dal mondo intero e un calendario denso di mostre ed eventi internazionali, siamo in Lombardia. Regione con il maggior numero di Patrimoni Unesco in Italia (ben 10), vanta anche il primato nazionale per numero di santuari, rivelandosi meta ideale per percorsi legati alla religiosità. Gli eremi affacciati sui laghi, i monasteri arroccati sulle montagne e le chiese cittadine di diverse epoche sono un dono per gli occhi e l’anima: le basiliche di Sant’Ambrogio e Sant’Eustorgio a Milano, l’Abbazia del Cerreto nel Lodigiano, il complesso monastico Polironiano a Mantova e quello di Santa Chiara a Cremona; e ancora il complesso dei Santi Faustino e Giovita a Ossuccio e l’Eremo di Santa Caterina del Sasso che godono della vicinanza del lago (rispettivamente in quel di Como e sul Maggiore). Senza dimenticare il Sacro Monte di Varese, Patrimonio dell’Umanità. Tutti luoghi densi di spiritualità, dove poter trovare pace e profonda serenità. Visitare la Lombardia signifiDALLE BASILICHE MILANESI AL SACRO MONTE DI VARESE, ca immergersi in un mondo che PATRIMONIO DELL’UMANITà, QUANTI LUOgHI DENSI ha pochi eguali anche per quanDI SPIRITUALITà, DOVE TROVARE PACE E PROfONDA SERENITà tità di manifestazioni culturali e antichità delle tradizioni. Dai borghi ai grandi centri cittadini, Milano in testa. Il capoluogo a volte incontaminata, a volte intrisa di antichissima arte come lombardo conserva, fra palazzi e musei, opere artistiche di ogni in Val Camonica che, con le sue incisioni rupestri, è anch’essa Siepoca, pur essendo fortemente proiettata nel futuro. Ma di for- to Unesco. Ben 25 i parchi naturali per chi ama profondamente te attrattività sono anche le città d’arte: Mantova, Capitale del- il verde, dal Parco dello Stelvio all’Adamello. Paesaggi indimentila cultura italiana 2016; Brescia con il Capitolium; Bergamo, cabili da esplorare anche in bici, grazie ad oltre 3 mila chilomecandidata a diventare nuovo Sito Unesco con le sue Mura venete. tri di percorsi ciclabili, dal Sebino alla Ciclovia dell’Oglio, dalla Tutte realtà diverse, che incantano con le loro atmosfere uniche Val Seriana alle colline sul Garda. da vivere intensamente. E ancora le città di pianura, Pavia, CreTutte queste attività stuzzicano di certo l’appetito. Poco mamona, Lodi e Monza, belle da percorrere in bicicletta così come le, considerando che la Lombardia è un luogo eccezionale dove Varese con i suoi splendidi giardini. mangiare e bere bene. Un ricco patrimonio enogastronomico tutto da gustare alla scoperta del sapore in Lombardia, grazie Natura, sport e sapori ai tanti prodotti tipici e alle 12 Strade del Vino e dei Sapori. La Lombardia offre infinite emozioni da vivere e molte deLa Lombardia è anche la regione dei grandi laghi, dal Lago di Como al Lago di Garda passando per il Lago di Iseo e la Fran- stinazioni ed esperienze da collezionare. Da oggi lo si potrà faciacorta, senza dimenticare le splendide località di villeggiatu- re con #ilPassaporto #inLombardia, il modo per raccogliere i ra che si affacciano sul Lago Maggiore. E muovendosi lungolago propri viaggi in giro per la regione e per vidimarli con i timbri o su, verso la montagna, sono moltissime le opportunità di fare a tema che si troveranno presso i punti autorizzati (in-lombarsport all’aria aperta: mountain bike, trekking, arrampicata, golf, dia.it/passaporto). sport d’acqua e invernali in base alla stagione. Scoprite tutte le incredibili esperienze di viaggio che vi aspettano in Tra i mille volti della Lombardia c’è quindi anche la natura, Lombardia visitando il sito in-lombardia.it e su regione.lombardia.it 34 | A CURA DI ETD ASSICURAZIONI UN SOSTEGNO CONCRETO ALLA CHIESA UnipolSai Main SponSor del GiUbileo U aSSicurazioni, compagnia multiramo del Gruppo Unipol, leader in Italia nei rami Danni con oltre 10 milioni di clienti, è il Main Supporter del Giubileo Straordinario della Misericordia che si è aperto lo scorso 8 dicembre con un sostegno concreto alla realizzazione di un’opera in terra di missione (un segno tangibile della misericordia, voluto specificatamente dal Papa che sarà annunciato durante l’anno) e con alcuni prodotti assicurativi specifici. A pochi mesi dall’inizio del Giubileo siamo arrivati al numero straordinario di 12.493.410 partecipanti, grazie anche ad eventi quali il Giubileo dei Ragazzi e delle Ragazze, tenutosi il 23-25 aprile, e la recente Giornata mondiale della gioventù a Cracovia (un successo con 3 milioni di giovani alla Messa conclusiva). La scelta di legarsi al Giubileo nasce da una riflessione: UnipolSai ha da sempre avuto una “vocazione sociale”, da qui nasce l’impegno per la realizzazione di alcuni progetti, voluti da Papa Francesco in favore di donne e uomini che vivono in condizioni e in realtà socio economiche difficili di Paesi in via di sviluppo. Per comunicare ulteriormente tutta la propria vicinanza a questo grande evento e a tutte le persone che lo vivranTRA Le INIZIATIve deLLA COmpAgNIA, ANChe UNA pOLIZZA no, UnipolSai ha dato il proprio benvenuto in questo anno gRATUITA peR LA COpeRTURA ASSICURATIvA dI TUTTI gLI straordinario con una campaOLTRe 3 mILA vOLONTARI deL gIUbILeO peR L’INTeRO ANNO gna istituzionale espressamente dedicata al Giubileo. Cuore Per quanto riguarda invece l’offerta specifica assicurativa di questa comunicazione è stato uno spot di 30” di benvenuto che durante l’anno è stato trasmesso on air sulle principa- UnipolSai si è fatta carico di una polizza gratuita per la copertuli emittenti Tv ed è visibile sul canale YouTube “Unipol Group ra assicurativa di tutti i Volontari del Giubileo (oltre 3 mila) per Corporate Channel”. I volti di un gruppo di bambini, e la lo- l’intero anno. Inoltre per quanto concerne i pellegrini, sono diro gioiosa e particolare interpretazione di un pezzo universale sponibili due soluzioni assicurative di assistenza ideate ufficialcome “Somewhere over the rainbow”, si alternano a quelle di mente per il Giubileo: Piazza San Pietro in un invito a guardare a qualcosa di più alto, con una tensione positiva verso la ricerca di unità e di con- • UnipolSai Viaggi Speciale Giubileo, dedicata ai pellegrini itadivisione che ci accomuna e che nutre la speranza di ognuno liani: una polizza di viaggio già esistente e scontata del 40% che di noi. Un benvenuto che, attraverso il calore e la semplicità prevede un’assistenza completa (assistenza viaggio spese medidei più piccoli, esprime metaforicamente l’abbraccio che in che, furto bagaglio) della durata da 4 a 100 giorni con un massiquesto anno straordinario la Chiesa di Papa Francesco rivol- male di 10 mila euro per spese mediche; ge al mondo intero. Nel mese di marzo 2016, in concomitanza alla ripartenza del • Iubilaeum Daily Assistance, per i pellegrini provenienti calendario dei grandi eventi Giubilari, UnipolSai ha ripreso la dall’estero, ideata da UniSalute, società facente parte del Gruppo comunicazione istituzionale concentrando la propria presenza Unipol, che garantisce una copertura sanitaria in caso di urgenin particolare sulla piazza di Roma, ripartendo con una nuova za durante il soggiorno in Italia e assistenza h24; costo 5 euro a pianificazione dello spot Tv sulle principali emittenti nazionali, persona al giorno e validità max 60 gg (massimale 10 mila euro). con maxi-affissioni a Roma in luoghi di passaggio a forte impatUnipolSai sostiene l’evento poiché la Chiesa è tra la gente, to visivo, con decorazione di 200 taxi nella capitale e con il lancome la nostra cultura. cio di una nuova creatività che esprime la vicinanza dell’azienUnipolSai Assicurazioni. Vicini alle persone. Vicini al Giubileo. da alle persone, in particolare in questo anno straordinario. nipolSai 36 | A CURA dI eTd 2.D DEBITI 2.E RATEI E RISCONTI 2.TOT Totale passivo 3 CONTO ECONOMICO 3.A VALORE DELLA PRODUZIONE 3.A.1 Ricavi delle vendite e delle prestazioni 3.029.898 PUBBLICAZIONE BILANCIO AL 31.12.2015 DELLA SOCIETà TEMPI DURI SRL 3.139.455 1.043 896 3.194.041 3.474.164 1.729.394 1.499.391 147.413 3.A.5 Altri ricavi e proventi 3.A.5.b Ricavi e proventi diversi 35.755 3.A.5.TOT Totale altri ricavi e proventi 35.755 147.413 3.A.TOT Totale valore della produzione 1.765.149 1.646.804 3.B COSTI DELLA PRODUZIONE 3.B.6 Costi per materie prime, sussidiarie, di consumo e di merci 3.B.7 Costi per servizi 3.B.8 Costi per godimento di beni di terzi 3.B.9 Costi per il personale 2.023 10.379 1.457.251 1.008.497 38.556 33.834 3.B.9.a Salari e stipendi 344.288 219.718 3.B.9.b Oneri sociali 48.557 55.498 3.B.9.c Trattamento di fine rapporto, di quiescenza e altri costi 15.683 17.054 Dati Generali 3.B.9.c.1 Trattamento di fine rapporto 15.683 16.867 Sede Legale: 3.B.9.c.3 Altri costi del personale Codice Fiscale: 3.B.9.TOT Totale costi per il personale 408.528 292.270 Partita IVA: 3.B.10 Ammortamenti e svalutazioni 3.B.10.c Ammortamento e svalutazione delle immobilizzazioni materiali e immateriali 172 19.660 3.B.10.c.1 Ammortamento delle immobilizzazioni immateriali 3.B.10.c.2 Ammortamento delle immobilizzazioni materiali 172 13.496 Riferimenti Prospetto 3.B.10.TOT Totale ammortamenti e svalutazioni 172 19.660 Esercizio: Stampa Dettaglio Voci 3.B.14 Oneri diversi di gestione 3.B.TOT Totale costi della produzione Codice BdV: Bilancio di Verifica al 31/12/2015 3.DIFF_TOT Differenza tra valore e costi della produzione (A - B) 3.C PROVENTI E ONERI FINANZIARI 80.806 162.437 1.987.336 1.527.077 -222.187 119.727 3.C.16 Altri proventi finanziari Riferimenti Prospetto di Confronto 3.C.16.d Proventi diversi dai precedenti Codice Prospetto: Bilancio al 31/12/2014 3.C.16.d.4 Proventi diversi dai precedenti da altre imprese 399 40 Codice BdV: Bilancio di Verifica al 31/12/2014 3.C.16.d.TOT Totale proventi diversi dai precedenti 399 40 3.C.16.TOT Totale altri proventi finanziari 399 40 3.C.17 Interessi ed altri oneri finanziari 3.C.17.a Interessi ed altri oneri finanziari verso imprese controllate 3.C.17.d Interessi ed altri oneri finanziari verso altre imprese 100.000 ATTIVO 3.C.17.TOT Totale interessi e altri oneri finanziari 100.002 91.609 1.A CREDITI VERSO SOCI PER VERSAMENTI ANCORA DOVUTI 3.C.TOT Totale proventi e oneri finanziari (15+16-17+-17-bis) -99.603 -91.569 1.A.1 Versamenti non ancora richiamati 3.330 40.500 3.E PROVENTI E ONERI STRAORDINARI 1.A.TOT Totale crediti verso soci per versamenti ancora dovuti (A) 3.330 40.500 3.E.20 Proventi straordinari 1.B IMMOBILIZZAZIONI 3.E.20.b Altri proventi straordinari 1 1.B.1 IMMOBILIZZAZIONI IMMATERIALI 3.E.20.TOT Totale proventi 1 1.B.1.90 Immobilizzazioni immateriali lorde 199.371 199.371 3.E.21 Oneri straordinari 1.B.1.91 Fondo ammortamento immobilizzazioni immateriali 182.193 182.193 3.E.21.c Altri oneri straordinari 1.B.1.TOT Totale immobilizzazioni immateriali 17.178 17.178 3.E.21.TOT Totale oneri 1.B.2 IMMOBILIZZAZIONI MATERIALI 3.E.TOT Totale delle partite straordinarie (20-21) 1.B.2.90 Immobilizzazioni materiali lorde 153.038 151.319 3.RIS_ANTE Risultato prima delle imposte (A-B+-C+-D+-E) 1.B.2.91 Fondo ammortamento immobilizzazioni materiali 133.403 133.231 3.22 Imposte sul reddito dell'esercizio, correnti, differite e anticipate 1.B.2.TOT Totale immobilizzazioni materiali 19.635 18.088 3.22.a Imposte correnti sul reddito d'esercizio 1.B.3 IMMOBILIZZAZIONI FINANZIARIE 3.22.TOT Totale delle imposte sul reddito dell'esercizio, correnti, differite e anticipate 1.B.3.1 Crediti 3.23 Utile (perdita) dell'esercizio 1.B.3.2 Altre Immobilizzazioni Finanziarie 1.010.500 832.000 1.B.3.TOT Totale immobilizzazioni finanziarie 1.035.750 832.000 1.B.TOT Totale immobilizzazioni (B) 1.072.563 867.266 1.C ATTIVO CIRCOLANTE 1.C.2 CREDITI 1.761.663 2.542.181 1.C.4 DISPONIBILITA' LIQUIDE 1.C.TOT Totale attivo circolante 1.D RATEI E RISCONTI 1.TOT Totale attivo 2 PASSIVO 2.A PATRIMONIO NETTO 2.A.1 Capitale 236.380 67.500 2.A.2 Riserva da sopraprezzo delle azioni 195.000 195.000 1 Descrizione 31/12/2015 31/12/2014 25.250 39.235 21.048 1.800.898 2.563.229 317.250 3.169 3.194.041 3.474.164 2.A.4 Riserva legale 2.A.5 Riserve statutarie 2.A.7 Altre riserve, distintamente indicate 2.A.7.10a Versamenti a copertura perdite 2.A.7.99 Varie altre riserve 2.A.7.TOT Totale altre riserve 2.A.9 Utile (perdita) dell'esercizio 2.A.9.1 Utile (perdita) dell'esercizio -332.507 2.A.9.TOT Utile (perdita) residua -332.507 6.297 2.A.TOT Totale patrimonio netto 55.976 219.602 2.B FONDI PER RISCHI E ONERI 20.995 20.995 2.C TRATTAMENTO DI FINE RAPPORTO DI LAVORO SUBORDINATO 2.D DEBITI 2.E RATEI E RISCONTI 2.TOT Totale passivo 3 CONTO ECONOMICO 3.A VALORE DELLA PRODUZIONE 3.A.1 Ricavi delle vendite e delle prestazioni 3.A.5 Altri ricavi e proventi 3.A.5.b 3.A.5.TOT 3.A.TOT Totale valore della produzione 3.B COSTI DELLA PRODUZIONE 3.B.6 Costi per materie prime, sussidiarie, di consumo e di merci 3.B.7 Costi per servizi 3.B.8 Costi per godimento di beni di terzi 3.B.9 Costi per il personale 1.117 803 21.226 15.243 -65.240 -65.240 -65.240 -65.241 | 91.609 N 10.718 10.718 -10.717 -332.507 28.158 21.861 21.861 -332.507 6.297 -1 6.297 86.129 93.216 3.029.898 3.139.455 1.043 896 3.194.041 3.474.164 1.729.394 1.499.391 Ricavi e proventi diversi 35.755 147.413 Totale altri ricavi e proventi 35.755 147.413 1.765.149 1.646.804 eLeNCO TeSTATe IN eSCLUSIVA: 2.023 10.379 1.457.251 1.008.497 38.556 33.834 3.B.9.a Salari e stipendi 344.288 219.718 3.B.9.b Oneri sociali 48.557 55.498 3.B.9.c Trattamento di fine rapporto, di quiescenza e altri costi 15.683 17.054 3.B.9.c.1 Trattamento di fine rapporto 15.683 16.867 3.B.9.c.3 Altri costi del personale 3.B.9.TOT Totale costi per il personale 187 408.528 292.270 DI PIER GIACOMO GHIRARDINI 2 Pubblicazione ai sensi dell’articolo 12 della legge 5 agosto 1981 n.416 Foto: Ansa Voce Delle taumaturgiche (ridicole) virtù della titolazione e della retrodatazione 6.164 Bilancio al 31/12/2015 Codice BdV originale: QUESTO È IL #JOBSACT 187 Codice Prospetto: Codice BdV originale: CONSEQUENTIA RERUM 2016 in italia gli occupati sono cresciuti, al netto dei fenomeni di stagionalità, di 71 mila unità rispetto a maggio, secondo gli aggiornamenti diffusi dall’Istat lo scorso 29 luglio. A guastare la festa sono i disoccupati che continuano a crescere, in valore assoluto (di 27 mila unità) e in termini relativi (il tasso di disoccupazione è passato dall’11,5 all’11,6 per cento). Repubblica ha prontamente risolto il problema titolando “cresce la platea” di coloro che si mettono alla ricerca di un impiego – che suona senz’altro meglio di “crescono i disoccupati”. E se si allungano le code alle mense della Caritas la notizia non è però che “cresce la platea” di coloro che scoprono di avere appetito: i poveri in più nel 2015 sono mezzo milione, come abbiamo scritto nello scorso numero. Ma la chicca orwelliana è di Renzi – poteva forse deluderci? – che ha incontenibilmente twittato: «Fatti, non parole. Da febbraio 2014 a oggi, ISTAT certifica più 599MILA posti di lavoro. Sono storie, vite, persone. Questo è il #jobsact». Ora, se il calendario non è un’opinione, i provvedimenti legislativi del Jobs Act fanno data dal 10 dicembre 2014 – e non dal 22 febbraio, quando Renzi subentrò al sereno Enrico – e l’assai generosa decontribuzione che ha consentito la crescita delle assunzioni è partita dal 1° gennaio 2015. Per cui, anche attribuendo solo al governo il merito della susseguente rimonta del mercato del lavoro, i termini di confronto sono giugno 2016 contro dicembre 2014: in questo lasso di tempo dove ha potuto materialmente esprimersi l’effetto della riforma e l’azione del governo, stando ai dati destagionalizzati Istat, gli occupati sono cresciuti di 390 mila unità, ossia 209 mila in meno di quelli rivendicati dal cinguettio di Renzi, e questo incremento sintetizza 299 mila dipendenti permanenti in più (inquadrati in grandissima parte coi nuovi contratti a tutele crescenti), 99 mila dipendenti a termine in più e 7 mila indipendenti in meno (più discrepanze statistiche). Ciò, nel medesimo lasso di tempo, ha comportato solo una marginale diminuzione dei disoccupati (152 mila in meno) che, nel 2016, si ostinano a rimanere incollati sulla soglia dei 3 milioni di unità. Voi direte che sono il solito precisino – che suona senz’altro meglio di “cagacazzo” – ma ad oggi, nella migliore delle ipotesi, questo è il #jobsact. E sul futuro ci resta solo da incrociare le dita, visto che la decontribuzione per le assunzioni nel 2016 è stata abbattuta al 40 per cento e, nel mese di giugno, hanno smesso di crescere gli occupati a tempo indeterminato. Per non parlar del resto. el mese di giugno | | 31 agosto 2016 | 39 InTeRnI i proverbiali cento giorni dalla sua elezione a sindaco di Torino (anzi a “sindaca”, come preferisce definirsi in omaggio alla correttezza politica di genere), ma non è peregrino né arbitrario sostenere che Chiara Appendino si avvia a confermarsi, come i più acuti e disincantati osservatori delle vicende politiche sabaude l’hanno bollata, «il volto antisistema del sistema». Ben lungi dal voler sovvertire gli assetti ideologici e di potere della città, da cui è tutt’altro che aliena, si appresta a realizzare un’ulteriore ridefinizione di quel mix tra radicalismo (nei contenuti) e moderazione (nei toni) che ha reso il capoluogo piemontese il laboratorio dell’egemonia del “pensiero debole” (cioè del relativismo nei suoi esiti totalitari). Null’altro, con nemmeno il pregio di qualche estetismo scapigliato, dell’eterna riproposizione del “giacobinismo mite” di galantegarroniana memoria. Per dirla con il comunista Marco Rizzo: «Sostanzialmente, un efficientamento del sistema». Il primo cittadino grillino ha in questo primo periodo dimostrato di sapersi muovere con “tecnicalità dorotea”, ben attenta a non frantumare il complesso consenso trasversale – ma con una partecipazione al voto nei due turni di poco superiore al 50 per cento – di tutti gli antifassiniani. Anche recuperando seconde linee del potere che fu, dentro e fuori i palazzi. Faccenda ben diversa da quella palingenesi che ha rappresentato (più in senso teatrale che programmatico) durante la campagna elettorale e che ha avuto la sua plastica rappresentazione il giorno dell’insediamento quando, col codazzo di consiglieri e assessori, ha compiuto una discutibile “marcia sul Palazzo” partendo da casa sua. Ma casa sua non è, nemmeno simbolicamente, in quelle periferie della città di cui s’è fatta portavoce. Anzi. Appendino è, sin dalla sua biografia, ben lontana dall’immagine della pentastellata cittadina qualunque che può innescare il cambiamento con la taumaturgica e onnipotente onestà (riedizione della leninista cuoca in grado di governare la Russia in forza della scientificità del marxismo). Brillante e poliglotta bocconiana, poco più che trentenne e per nulla disattenta al suo aspetto esteriore, è figlia di Domenico Appendino, manager e vice presidente di Prima Industrie, all’avanguardia nei macchinari laser. L’azienda è guidata oggi da Gianfranco Carbonato, attuale presidente di Confindustria Piemonte. Può vantare uno stage alla 40 La finta incendiaria on sono ancora trascorsi | 31 agosto 2016 | | Sotto la Mole, si è già capito che la “sindaca” Appendino non farà fuoco e fiamme per bruciare gli assetti di potere della città. Anzi. Un po’ di anticlericalismo e un po’ di gender sono il miglior volto antisistema del sistema | DI MARCO MARGRITA Foto: Ansa N torino | | 31 agosto 2016 | 41 interni torino Juventus (trasformato, nel curriculum elettorale, in una più generica esperienza in una società sportiva di prima grandezza). Appendino non ha certo difficoltà a relazionarsi con la corte Agnelli. Andrea l’ha voluta incontrare prima del ballottaggio, e, l’indomani della vittoria, John Elkann ha prontamente apprezzato «la volontà di cambiamento degli elettori». Aggiungendo, tanto per far capire i margini d’azione, che «Torino è sempre stata caratterizzata come città dal buon governo e da un governo serio e lo abbiamo visto negli ultimi cinque anni con Fassino. Sono sicuro che avremo la possibilità con il nuovo sindaco di poter mantenere la tradizione di Torino». il nuovo che avanza? Una “libertà vigilata” che è, in fondo, l’ambito in cui la prima cittadina ha manifestato di volersi muovere. Pure Evelina Christillin, gran dama della Torino olimpica e oggi alla guida della Fondazione del Museo Egizio e a capo dell’Enit, non si è discostata dalle parole al miele riservatele dalla “Torino che conta”: «È istruita, colta, educata, borghese: potrebbe essere mia figlia. Questo rassicura molto i torinesi, anche quelli che non l’hanno votata. Bisognerà poi vedere come gestirà il rapporto con alcuni di quelli che la seguono. Penso ai No Tav, tra i quali ci sono anche ottime persone, ma anche ai go d’ufficio. D’altronde è stata la sindaca la prima a dire, annunciando che al tavolo dell’Osservatorio si siederà almeno una volta per proporre le ragioni dell’opzione zero, che non «è tra i poteri del Comune fermare l’opera». Le dichiarazioni (ovvie, per altro, per chi riveste una carica istituzionale) di solidarietà alle forze dell’ordine e ai lavoratori in occasioni dei nuovi assalti al cantiere da parte dell’ala barricadera dei “treno crociati”, hanno già rassicurato i tanti gattopardi sotto la Mole. A giocare il ruolo del “duro e puro” contro il “treno veloce”, par di capire, sarà affare del vicesindaco e assessore all’Urbanistica, Guido Montanari, tecnico da sempre impegnato nella lotta contro la Torino-Lione. A ciascuno il suo, insomma, per non scoprirsi su nessun lato. Non proprio il nuovo che avanza, se è concesso. A proposito di assessori, significativo quello “alle famiglie” assegnato all’ex presidente dell’Arcigay Marco Giusta. Provvedimento gay friendly tutt’altro che imbarazzante per la “gauche caviar”. L’assessore, suscitando qualche contenuto fastidio addirittura nella felpatissima curia torinese, ha spiegato che la nuova denominazione «è un cambio di approccio, che segna il passaggio dal concetto di famiglia a quello plurale di famiglie. Non è solo una questione nominalistica, ma un atto politico che consiste nel dare un iL giusto tasso di odio anti-cattoLico, iL LegaLismo appLicato ai nemici, iL poLiticamente corretto come Linguaggio e La giusta trama di rapporti con i saLotti Forconi e ai Borghezio». La richiesta della testa di Francesco Profumo, già rettore del Politecnico e ministro dell’Istruzione, oggi presidente della Compagnia di San Paolo, nei salotti buoni è stata vista come un necessario sparare al “bersaglio grosso” (per altro ben sapendo che il margine per una rimozione è praticamente nullo). Le simpatie per il movimento No Tav come un obbli42 | 31 agosto 2016 | | nome alle cose, a quelle realtà che già esistono e che non trovano un riconoscimento nemmeno nel linguaggio». Aprendo alla possibilità di utilizzare le formule genitore 1 e genitore 2, ha poi chiarito che a suo dire «non c’è nulla di naturale nella famiglia, come ricorda nel suo ultimo libro Chiara Saraceno» (la sociologa di riferimento di Repubblica, ndr). Affermazioni niente male per chi affon- da le proprie origini d’impegno pubblico in parrocchia (ma questo è un discorso più ampio). Dal mondo cattolico, su posizioni iper-dissidenti che lo hanno portato ad abbandonare prima il seminario e poi la Chiesa, arriva l’onnipresente capo di gabinetto Paolo Giordana. Basti ai lettori, per farsi un’idea, il ritratto che ne dipingeva qualche tempo fa il quotidiano online Lo Spiffero: «Funzionario comunale del settore Cultura, con cui la Appendino ha scritto a quattro mani il libro-manifesto La città solidale, per una comunità urbana. Entrato in municipio come staffista dell’allora assessore liberale Paolo Peveraro, che in passato aveva intrapreso la carriera sacerdotale, salvo lasciare il seminario in polemica con le gerarchie ecclesiastiche (una sorta di padre Charamsa sabaudo), convertirsi alla fede ortodossa di un non meglio precisato rito (secondo alcuni del tutto “eretico”) e in nome di questa “rianimare” una chiesa sconsacrata in corso Inghilterra, dove peraltro ha celebrato messe e officiato riti, finché i proprietari non gli hanno imposto la restituzione delle chiavi. Oggi al posto della chiesa c’è un sushi bar». L’azionismo di sempre Indizi, ma ne ce sarebbero altri ancora, che spiegano come ci si trovi di fronte a una versione 2.0 dell’azionismo di sempre. A una nuova élite che del popolo può al massimo servirsi più che servirlo. Gli ingredienti ci sono tutti: il giusto tasso di odio anti-cattolico, il legalismo applicato soprattutto ai nemici, il politicamente corretto come linguaggio e – non certo per ultima – la giusta trama di rapporti con i salotti più influenti. Infine: poiché, prima di sedere in Sala Rossa, la quasi metà dei consiglieri del monocolore grillino risultava disoccupata, è facile scommettere che in futuro certe vecchie dinamiche da Prima Repubblica torneranno a riproporsi: o avete dubbi che qualcuno preferisca tirare a campare piuttosto che tirare le cuoia? n 3.B.9 Costi per il personale 3.B.9.a Salari e stipendi 529.611 3.B.9.b Oneri sociali 137.770 3.B.9.c Trattamento di fine rapporto, di quiescenza e altri costi PUBBLICAZIONE BILANCIO AL 31.12.2015 DI VITA NUOVA SOCIETà COOPERATIVA 3.B.9.c.1 Trattamento di fine rapporto 13.165 3.B.9.c.3 Altri costi del personale 12.590 3.B.9.TOT Totale costi per il personale 3.B.10 Ammortamenti e svalutazioni 3.B.10.c Ammortamento e svalutazione delle immobilizzazioni materiali e immateriali 693.136 3.B.10.c.1 dellenelle immobilizzazioni immateriali Ai sensi dell’articolo 9 della delibera 129/02/Cons. dell’Autorità per Ammortamento le garanzie comunicazioni 2999 VITA NUOVA SOC. COOP. A R.L. Dati Generali 3.B.10.TOT Totale ammortamenti e svalutazioni 3.B.14 Oneri diversi di gestione 3.B.TOT Totale costi della produzione 3.DIFF_TOT Differenza tra valore e costi della produzione (A - B) 3.C PROVENTI E ONERI FINANZIARI 3.C.16 Altri proventi finanziari 3.C.16.d Proventi diversi dai precedenti 26.578 26.578 26.578 5.387 1.295.911 9.343 Sede Legale: VIA F. CONFALONIERI 38 3.C.16.d.4 Proventi diversi dai precedenti da altre imprese 2 Codice Fiscale: 08962540962 3.C.16.d.TOT Totale proventi diversi dai precedenti 2 Partita IVA: 08962540962 2 3.C.16.TOT Totale altri proventi finanziari 3.C.17 Interessi ed altri oneri finanziari 3.C.17.d Interessi ed altri oneri finanziari verso altre imprese 3.C.17.TOT Totale interessi e altri oneri finanziari Riferimenti Prospetto 3.C.TOT Totale proventi e oneri finanziari (15+16-17+-17-bis) Esercizio: Stampa Dettaglio Voci 3.E PROVENTI E ONERI STRAORDINARI Codice Prospetto: Bilancio al 31/12/2015 3.E.21 Oneri straordinari Codice BdV: Bilancio di Verifica al 31/12/2015 3.E.21.c Altri oneri straordinari 3.E.21.TOT Totale oneri 3.E.TOT Totale delle partite straordinarie (20-21) 3.RIS_ANTE Risultato prima delle imposte (A-B+-C+-D+-E) Codice BdV originale: Voce Descrizione 3.902 3.902 -3.900 100 -100 3.22 Imposte sul reddito dell'esercizio, correnti, differite e anticipate 3.22.a Imposte correnti sul reddito d'esercizio 2.000 1.B IMMOBILIZZAZIONI 3.22.TOT Totale delle imposte sul reddito dell'esercizio, correnti, differite e anticipate 2.000 1.B.1 IMMOBILIZZAZIONI IMMATERIALI 3.23 Utile (perdita) dell'esercizio 3.343 1.B.1.90 Immobilizzazioni immateriali lorde 1.B.1.91 Fondo ammortamento immobilizzazioni immateriali Totale immobilizzazioni immateriali 106.313 106.313 Totale immobilizzazioni (B) ATTIVO CIRCOLANTE 1.C.2 CREDITI 1.C.4 DISPONIBILITA' LIQUIDE 1.C.TOT Totale attivo circolante 1.D RATEI E RISCONTI 1.TOT Totale attivo 2 PASSIVO 2.A PATRIMONIO NETTO 2.A.7 Altre riserve, distintamente indicate 11.675 600.425 5.143 711.881 Varie altre riserve 1 Totale altre riserve 1 2.A.9 Utile (perdita) dell'esercizio 2.A.9.1 Utile (perdita) dell'esercizio 3.343 2.A.9.TOT Utile (perdita) residua 3.343 2.A.TOT Totale patrimonio netto 2.C TRATTAMENTO DI FINE RAPPORTO DI LAVORO SUBORDINATO -16.236 2.D DEBITI 601.693 3.344 2.E RATEI E RISCONTI 123.080 2.TOT Totale passivo 711.881 3 CONTO ECONOMICO 3.A VALORE DELLA PRODUZIONE 3.A.1 Ricavi delle vendite e delle prestazioni 3.A.5 Altri ricavi e proventi 3.A.5.a Contributi in conto esercizio 3.A.5.b Ricavi e proventi diversi 3.A.5.TOT Totale altri ricavi e proventi 3.A.TOT Totale valore della produzione 3.B COSTI DELLA PRODUZIONE 3.B.6 Costi per materie prime, sussidiarie, di consumo e di merci 112.187 3.B.7 Costi per servizi 384.548 Costi per godimento di beni di terzi Costi per il personale 02 Pubblicità 751.500 03 - Diretta 04 - Tramite concessionaria 750.000 74.075 05 Ricavi da editoria on line 10.106 06 - Abbonamenti 07 - Pubblicità 08 Ricavi da vendita di informazioni 0 09 Ricavi da altra attività editoriale 0 10 Totale voci 01+02+05+08+09 240.000 306 240.306 529.611 3.B.9.c Trattamento di fine rapporto, di quiescenza e altri costi 3.B.9.c.1 Trattamento di fine rapporto 13.165 3.B.9.c.3 Altri costi del personale 12.590 Ammortamento e svalutazione delle immobilizzazioni materiali e immateriali 1.500 1.305.254 137.770 3.B.10.c DETTAGLIO VOCI ATTIVITÀ EDITORIALE 303.342 Salari e stipendi Totale costi per il personale Anno 2015 Vendita di copie Oneri sociali Ammortamenti e svalutazioni Codice fiscale: 08962540962 01 3.B.9.a 3.B.9.TOT Soggetto segnalante: VITA NUOVA SOCIETA' COOPERATIVA 1.064.948 3.B.9.b 3.B.10 N 588.750 2.A.7.TOT 3.B.8 DI MAURIZIO TORTORELLA 26.578 2.A.7.99 3.B.9 | 132.891 1.B.1.TOT 1.B.TOT L’uso della denuncia anonima è illegale, e però è legale. Strane sentenze di Cassazione 5.343 ATTIVO 1.C DIMENTICATE IL CODICE DI PROCEDURA PENALE 100 1 31/12/2015 VOSTRO ONORE MI OPPONGO 25.755 25.755 693.136 0 10.106 26.578 3.B.10.c.1 Ammortamento delle immobilizzazioni immateriali 26.578 3.B.10.TOT Totale ammortamenti e svalutazioni 26.578 3.B.14 Oneri diversi di gestione 3.B.TOT Totale costi della produzione 3.DIFF_TOT Differenza tra valore e costi della produzione (A - B) 3.C PROVENTI E ONERI FINANZIARI 3.C.16 Altri proventi finanziari 3.C.16.d Proventi diversi dai precedenti 3.C.16.d.4 Proventi diversi dai precedenti da altre imprese 5.387 1.295.911 9.343 1.064.948 essuno, qui, può o vuole impancarsi a giurista. Però, sommessamente, va detto che strane cose stanno accadendo in Corte di cassazione. A tutti gli studenti di Giurisprudenza viene insegnato che il codice di procedura penale prevede che delle denunce anonime non possa essere fatto alcun uso, salvo alcune rarissime eccezioni (fondamentalmente, se le denunce stesse sono in sé il corpo di Riassumo brevemente quel che avete un reato). È ovvio che sia così, è razionale. Anzi, è un fondamentale principio gaappena letto. La denuncia anonima non rantista: il divieto per le forze dell’ordine e per l’autorità giudiziaria di raccogliere dovrebbe essere utilizzata da agenti e una denuncia anonima serve proprio a garantire il diritto alla difesa del presunto magistrati; però “se serve per individuareo, il quale può tutelare i suoi diritti soltanto conoscendo i fatti che gli vengono re un reato”, allora può essere utilizzaaddebitati e l’autore delle accuse. Inoltre, una società che prendesse per buone le ta. Vi pare normale? Vi pare logico? A me delazioni anonime (come per esempio faceva la Repubblica Veneta nel Settecenno. Anzi, il ragionamento della sentento), darebbe la stura a un uso strumentale degli esposti, esponendosi a mille abuza mi pare irrimediabilsi e vendette. mente contraddittorio, Proprio pochi giorni fa, invece, la sePER LA SUPREMA CORTE «UNA DENUNCIA incoerente, quasi parasta sezione della Corte di cassazione, con ANONIMA NON PUò ESSERE POSTA A dossale. Se in base al cola sentenza numero 34450 del 4 agosto fONDAMENTO DI ATTI TIPICI D’INDAGINE», dice una denuncia anoniche motivava una condanna dello scorTUTTAVIA I SUOI «ELEMENTI» POSSONO ma è inutilizzabile in un so aprile, ha stabilito che anche una deprocedimento penale, lo nuncia anonima possa essere utilizza«STIMOLARE L’INIZIATIVA DEL PM» è sempre. Non diventa ta dall’autorità giudiziaria per ordinare perquisizioni e sequestri. bilisce la sentenza (la citazione è lunga, improvvisamente legittima e utilizzabile ma merita di essere trascritta per intero): “se può essere utile per l’individuazione Un ragionamento paradossale di un reato”: non può, perché questo è un In questo caso, la Cassazione doveva de«Una denuncia anonima non può essere rimbalzo del tutto illogico. Ammettiamo che debba essere così. cidere il ricorso di un dipendente pubbliposta a fondamento di atti tipici d’indagico che nel dicembre 2015 aveva pubblicane e quindi non è possibile procedere a per- Ma allora chi stabilisce a priori quale deto su Facebook una serie di dichiarazioni quisizioni, sequestri e intercettazioni telefo- nuncia anonima sia potenzialmente “utioffensive verso il presidente della Repubniche, trattandosi di atti che implicano e le a individuare un reato” e quale inveblica. L’uomo, un quarantenne di Ancopresuppongono l’esistenza d’indizi di reità. ce sia “inutile”? Il poliziotto? Il pubblico na, era stato segnalato con un esposto Tuttavia, gli elementi contenuti nelle de- ministero? E come fanno a deciderlo, coanonimo e la polizia giudiziaria gli avenunce anonime possono stimolare l’attività storo, senza indagare (illegittimamente)? va sequestrato il cellulare e gli hard disk di iniziativa del pubblico ministero e della Pacatamente, io penso che questa sentendei due computer, a casa e al lavoro. L’impolizia giudiziaria al fine di assumere dati za sia quanto meno bizzarra. Vorrei tanputato lamentava proprio che tutto fosse conoscitivi, diretti a verificare se dall’ano- to che un giurista vero mi spiegasse dove partito da un esposto anonimo. nimo possano ricavarsi estremi utili per sbaglio. Ma chi cassa la Cassazione? Ecco, parola per parola, che cosa stal’individuazione di una notitia criminis». Twitter @mautortorella | 2 | 31 agosto 2016 | 45 cULtUrA falSa teStImonIanza IL LIBRO | DI PIetro PIccInInI Contro gli illustri bigotti Dieci menzogne e false accuse contro la Chiesa e gli odiati cattolici smontate da uno studioso non sospettabile di partigianeria. Dalle crociate alle streghe, da Galileo a Colombo. Intervista a Rodney Stark sul suo nuovo libro P quello che è forse il più efficace apologeta vivente del ruolo della Chiesa di Roma nella storia dell’Occidente non è neanche cattolico. Anzi, come spiega lui stesso nel suo ultimo libro, è «cresciuto nei fasti della Riforma» e «come tutti i luterani» ogni domenica alla funzione veniva «illuminato sulla perversione dei cattolici». Se Rodney Stark ha deciso di scrivere Bearing False Witness: Debunking Centuries of Anti-Catholic History (“Falsa testimonianza. Sfatare secoli di storia anticattolica”), non è dunque per un impulso partigiano a difendere una bandiera che non è mai stata sua. Piuttosto «ho scritto questo libro per difendere la storia». Sociologo della religione e professore alla Baylor University, ateneo cristiano battista del Texas dove dirige l’Istituto di studi sulla religione, Stark è autore di decine di titoli di successo in molti paesi del mondo (apprezzati in Italia La vittoria della ragione e La vittoria dell’Occidente, dedicati alla «negletta storia» di come sia stato proprio il disprezzato cristianesimo a produrre la libertà, il progresso e la ricchezza della nostra civiltà). In Bearing False Witness ha raccolto i dieci «miti anticattolici» in cui si è imbattuto più spesso nel corso dei suoi innumerevoli studi. 46 aradossalmente | 31 agosto 2016 | | Dieci menzogne e false accuse che secondo Stark hanno avuto e hanno nel pensiero comune «conseguenze troppo pervasive per essere lasciate a confutazioni sparse». L’antisemitismo motivato teologicamente dall’accusa di deicidio; l’esistenza di vangeli “illuminati” insabbiati da un clero ottuso; lo sterminio dei pagani seguìto alla “conquista” cristiana di Roma; i “secoli bui” del Medioevo interrotti finalmente dalla rivoluzione razionale dei Lumi; le crociate come primo sanguinoso atto di colonialismo europeo; i crimini dell’Inquisizione spagnola e la caccia alle streghe; il caso Galileo, prova della fobia della Chiesa verso la scienza; la giustificazione della schiavitù; il sostegno alle dittature contro la democrazia; la superiorità sociale e civile della Riforma protestante. Facendo nomi e cognomi e decine di citazioni, Stark massacra nel libro quelli che lui chiama «illustri bigotti», i colleghi studiosi che invece di comportarsi come tali «hanno abbracciato avidamente» le bufale anticattoliche, essendo «così convinti della depravazione e della stupidità della Chiesa cattolica romana da non aver bisogno di cercare conferme ulteriori», sebbene qualcuno di loro dovesse essersi accorto che tante di quelle storie erano «saltate fuori dal nulla». Vedi per esempio la leg- BEARING FALSE WITNESS R. Stark Templeton Press genda che vuole che Cristoforo Colombo abbia scoperto l’America nel tentativo di dimostrare con la navigazione che la Terra è tonda e non piatta, come invece ancora credevano i cardinali spagnoli avversari della sua impresa. Una panzana pura e semplice inventata di sana pianta nel 1828 da uno scrittore, Washington Irving, noto più che altro per avere creato il cavaliere senza testa di Sleepy Hollow, eppure rimasta «nei libri di testo e nella cultura popolare per decenni anche dopo che gli studiosi erano risaliti alle sue origini fraudolente» (in Austria e Germania nel 2009 si insegnava ancora nelle scuole). Un Papa non cattolico L’ostilità degli “illustri bigotti” alla Chiesa, spiega Stark a Tempi, viene da lontano. «La Riforma e le successive guerre di religione generarono aspri odii e false accuse» che «hanno resistito» nei secoli. «Troppo ancora ne rimane nella cultura popolare delle nazioni protestanti», aggiunge. «Invece non so quanti miti malevoli antiprotestanti permangano nelle nazioni cattoliche». E se nell’antica Roma, secondo la tesi di E. Mary Smallwood ripresa nel libro, era «l’esclusività» degli ebrei e dei cristiani a generare impopolarità e persecuzione, negli ultimi secoli «l’antagonismo del politeismo rispetto al monoteismo che motivava l’antisemitismo e l’anticristianesimo è stato sostituito dall’antagonismo laicista verso tutte le religioni che comprendano insegnamenti tradizionali e pretese di verità». Di qui anche «la richiesta che il Papa, a tutti gli effetti, smetta di essere cattolico». | | 31 agosto 2016 | 47 cultura falsa testimonianza Secondo Stark «furono Voltaire e i suoi colleghi a inventare i secoli bui, e lo fecero allo scopo di poter proclamare che stavano liberando la civiltà dall’arretratezza religiosa». Mentre nella realtà un Medioevo oscurantista non è mai esistito. Al contrario, «la chiave più importante per l’ascesa della civiltà occidentale – si legge nel libro – è stata la dedizione di tante menti brillanti alla ricerca della conoscenza. Non di un’illuminazione. Non dell’illuminismo. Non della saggezza. Della conoscenza!». E per Stark è assolutamente sensato il fatto che molte di queste “menti brillanti” fossero cristiani medievali, perché, ci spiega, «il cristianesimo è una religione teologica (basata sul ragionamento intorno a Dio) che non solo è coerente con gli sforzi scientifici di spiegare il mondo, ma che ha dato vita alla scienza: la scienza non è accaduta altrove, poiché le religioni tà sorprendente, almeno a livello mediatico. Anche quando le loro tesi disoneste sono state già smentite e loro stessi hanno ammesso la propria ostilità alla Chiesa. È il caso – ricostruito nel libro – di John Cornwell, celebre autore de Il Papa di Hitler, pietra miliare della propaganda anti-Pio XII, screditato abbondantemente e ripetutamente eppure ogni volta rilanciato dalla stampa o riciclato in altri testi, errori compresi. Il fatto è che, commenta amaramente Stark, «alla stampa piacciono sempre gli scandali e le notizie negative». E poi «i media sono davvero prevenuti nei confronti della religione». Se è vero che gli “illustri bigotti” alimentano «molto anticattolicesimo “informato”», godendo di un’immeritata copertura mediatica, come può prevalere la verità nella battaglia delle idee? Stark non ha dubbi: «Perché fidarsi dei “miei” esper- «NON credO che l’OccideNte cristiaNO stia diveNtaNdO iNtOlleraNte. credO che l’OccideNte NON-cristiaNO stia diveNtaNdO iNtOlleraNte» che guardavano l’universo come un mistero impenetrabile rendevano assurdo ogni sforzo scientifico». Ma nel tempo le opinioni di Voltaire e degli illuministi «furono accreditate da alcuni intellettuali che si opponevano a tutte le religioni e da molti altri che credevano erroneamente che quei filosofi stessero solo rivelando i peccati del cattolicesimo», continua lo studioso. comodi pregiudizi C’è un motivo se «oggi ormai perfino le enciclopedie popolari riconoscono che i secoli bui erano un mito». Significa che almeno su questa leggenda lo studio della storia ha prevalso sull’ideologia. Succede continuamente, solo che nessuno se ne accorge. Per smontare le dieci bufale storiche anticattoliche Stark stesso si appoggia sulle «opinioni prevalenti fra gli esperti qualificati», peccato che, da una parte, questi ultimi «scrivono sempre l’uno per l’altro e non si impegnano a condividere il loro sapere con il pubblico di lettori generale»; mentre, dall’altra, gli “illustri bigotti” continuano a godere di una credibili48 | 31 agosto 2016 | | ti piuttosto che di quelli che hanno opinioni anticattoliche? Perché le mie opinioni si basano sul consenso di storici autorevoli e qualificati, che io cito attentamente, mentre le sciocchezze anticattoliche non hanno sostenitori qualificati». E come sono considerati, nell’ambiente accademico e dal pubblico, gli studi di Stark? «I miei libri hanno raccolto buone recensioni da parte degli studiosi. Non che mi importi davvero. Quanto al pubblico, dia un’occhiata su Amazon alle recenti recensioni di Bearing False Witness scritte dai lettori: sono sorprendentemente positive». Di sicuro, per sostenere le tesi di Bearing False Witness ci vuole del coraggio. Nel primo capitolo, per intenderci, l’autore si esercita nello smontare l’idea che «per secoli la persecuzione degli ebrei è stata giustificata [dalla Chiesa] nel nome di Dio». Un pregiudizio talmente radicato nell’immaginario collettivo che metterlo in dubbio risulterebbe quasi improponibile perfino ai cattolici stessi. Invece il professore della Baylor University, sulla base dei documenti storici e non certo di posi- zioni “papiste” precostituite, dice a Tempi di aver scoperto già molto tempo fa che, in realtà, «i cristiani che incolpavano gli ebrei per la Crocifissione tendevano anche ad accettare forme laiche di antisemitismo», e che quindi l’odio verso gli ebrei non è affatto una “invenzione” cattolica. Al contrario, continua, «quello che ho appreso in seguito è la larga misura con cui la Chiesa aveva protetto gli ebrei dalla violenza». come la vede Obama Anche quando si arriva a lambire l’attualità, Stark non si fa molti problemi a rovesciare le visioni mainstream. Nel volume scrive che le prime offensive della civiltà cristiana (non della Chiesa) contro le altre religioni e le eresie avvennero nel secolo XI, quando cioè la supremazia cristiana si vide minacciata dall’espansione dell’islam. Ma è sbagliato teorizzare che oggi in Occidente stia accadendo qualcosa di analogo. Lo “scontro di civiltà” non è un frutto marcio della nostra islamofobia. Dice Stark a Tempi: «Non credo che l’Occidente cristiano stia diventando intollerante. Credo che l’Occidente non-cristiano stia diventando intollerante: in alcuni paesi europei ci sono leggi contro il cosiddetto hate speech che vietano la lettura in pubblico di alcuni passaggi della Bibbia». Nel libro c’è poi un accenno polemico a Barack Obama, che l’anno scorso ha contribuito a diffondere la lettura anticattolica delle crociate (autentico cavallo di battaglia per Stark) dichiarando che non tutta la violenza religiosa nella storia è venuta dall’islam, e che anche i cristiani «hanno compiuto azioni terribili nel nome di Cristo». Il commento di Stark è asciutto: «Se il terrorismo proseguirà, e lo farà – ci dice – le visioni come quella di Obama saranno screditate: io sono convinto che assisteremo a una rinascita del sostegno nei confronti dell’impegno giudeo-cristiano». E Stark, non cattolico, non battista e non più luterano, in cosa crede? «Ho perso la fede luterana quando ero un ventenne e sono rimasto senza fede (ateo mai) fino alla sessantina, quando anni passati a scrivere sulla religione mi hanno portato a concludere che il cristianesimo offre la spiegazione della vita più plausibile». n cultura trovare se stessi il Saggio iL Mio Posto P. P. Bellini Mondadori 19,00 euro «S ono inutile», «non ho più alcu- na possibilità di realizzarmi», furono i refrain di un pranzo svoltosi un pomeriggio di più di vent’anni fa. Ad ascoltare i lamenti di un gruppo di studenti bocciati al test per l’ammissione alla facoltà di Medicina, c’era Pier Paolo Bellini, ricercatore in Sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università degli Studi del Molise, musicista e compositore. Dalle riflessioni su quelle parole è nato un corposo saggio, Il mio posto. Sociologia della realizzazione, pubblicato da Mondadori Education e presentato alla Camera lo scorso 13 luglio con il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. «Ho iniziato a cercare di capire quali concezioni del mondo potessero giustificare le affermazioni dei miei e di tanti altri studenti, da dove venissero e quali fossero le radici dei percorsi realizzativi odierni indagando un campione di circa 800 partecipanti ai test di Medicina». Nel saggio c’è posto per una domanda importante: che cos’è il bene per l’uomo? E, in particolare, come comportarsi con i giovani, incapaci di affrontare gli ostacoli che si oppongono ai loro progetti e desideri? Come si è arrivati a questa giovinezza imprigionata davanti alla soglia del lavoro? Si è perso qualcosa di radicale nell’uomo. Con l’avvento della modernità, e ancor più della postmodernità, il rapporto tra gli individui e il sistema socia- Il posto del lavoro Perché oggi il mestiere che facciamo diventa spesso il cappio cui appendiamo la nostra vita? E perché abbiamo scambiato la nostra vocazione con la nostra realizzazione? Domande al sociologo Pier Paolo Bellini | DI caterIna gIojellI dell’identità attraverso “quello che uno fa”: esiste infatti un legame misterioso tra l’azione sociale e la definizione di ciò che si è; qui il lavoro ricopre un ruolo assolutamente centrale. La terza è ciò che uno crede: c’è anche qui un misterioso legame tra identità personale e ciò su cui essa poggia i piedi, la sua fede, o la sua fiducia. È dalle nostre decisioni quotidiane rispetto alle relazioni da preservare, le azioni da compiere e i valori da affermare, cioè da un rapporto attivo tra soggetto e ambiente, che l’individuo negozia la propria identità e quindi la propria realizzazione. Questo rapporto nelle diverse epoche è andato in crisi producendo strane dinamiche e incongruenze, che si palesano in modo eclatante nell’approccio alle scelte lavorative di oggi. È quella che nel libro lei chiama la divisione del lavoro sociale e il paradosso della scelta. Con l’avvento della modernità si sono moltiplicati i ruoli lavorativi disponibili e quindi la possibilità per tutti di trovare il proprio posto, di costruire la propria identità ma anche nuove problematiche. Émile Durkheim è tra i primi ad indagare tempi e processi della specializzazione, definendola un «fenomeno biologico generale, che trascina nella medesima direzione l’intero mondo vivente», una differenziazione costante e naturale che muove ogni realtà vivente. Ma porta alla realizzazione, alla felicità? Se la felicità fosse il motore di questo processo dovremmo veder- «l’uomo vive un paradoSSo: è biologicamente impreparato per il numero di Scelte che deve affrontare nel mondo moderno» le ha subito trasformazioni che hanno messo in discussione i fondamenti tradizionali: nel Medioevo un cavaliere era un cavaliere e un contadino era un contadino, per gli altri oltre che per se stessi; forse non era contento di essere tale ma era certo della sua traiettoria nella sua, felice o meno, realizzazione sociale. Questa realizzazione, che coincide con la costruzione della propria identità – il proprio compito, il trovare “se stessi” nel mondo –, è data dall’interagire di tre prospettive diverse che nel libro chiamo “radici realizzative”: l’io che viene chiamato, l’io che fa, l’io che crede. La prima è di natura “relazionale”: l’io si costruisce intorno a come viene chiamato dagli altri fin da quando viene al mondo, dal nome che gli viene dato dai genitori al rapporto con le persone care, all’incontro con gli altri “estranei”. La seconda è la costruzione la aumentare con le possibilità di scelta. Invece «diminuisce e in proporzioni gravissime proprio nel momento in cui la divisione del lavoro si sviluppa», prova ne è che i tassi di suicidi sembrano accrescersi man mano che l’industria, le arti e le scienze progrediscono. Trovare il proprio posto nel mondo allora non coinciderebbe con la realizzazione piena di sé, con la felicità, ma con l’occupare il posto che la società prevede per renderci utili. Amplificando la gamma di scelte inoltre, avverte la psicologia sociale, si amplifica la possibilità che si incorra nel rammarico ogni volta che un’alternativa si rivela migliore della decisione presa, e che si perda il valore, la capacità di apprezzare il posto che si è trovato. Insomma, l’uomo vive un paradosso: è biologicamente impreparato per il numero di scelte che deve affrontare nel mondo moderno. | | 31 agosto 2016 | 51 cultura trovare se stessi Cos’è diventato il lavoro oggi? Il lavoro oggi ha perso la sua funzione di sostentamento per diventare un mezzo per realizzare la propria persona. Intervistati sulle ragioni del lavorare (indagine Eicahrdus e Smits, 2008), il 38 per cento dei giovani definisce il lavoro un «dovere», il 46 per cento una «attività necessaria per evitare la vergogna di vivere fuori dal benessere» e l’86 per cento degli intervistati concorda che esso sia «una condizione fondamentale per l’autorealizzazione». Queste risposte, oltre a sottendere il rischio che i giovani si dimentichino che il lavoro non è gratis, portano anche a una strana equazione: se una persona è costretta a lavorare per mangiare, significa che vive in una situazione di semiindigenza per cui è portata a provare vergogna. Non solo, persi nel moltiplicarsi esorbitante delle opzioni e delle attese di cui è stato caricato, non è più il lavoro “in generale” a nobilitare l’uomo, ma solo “quello specifico lavoro”, il “mio”. Se quel lavoro mi è impedito allora la mia vita è inutile. Pensiamo al fenomeno della in sostanza, non solo nobilita, ma anzi salva l’uomo. Anche questo sistema tuttavia presenta l’aspetto irrazionale di non essere costruito per la felicità e il godimento delle persone, il guadagno diventa lo scopo e non il mezzo per soddisfare il bisogno materiale; il professionista non gode dei suoi beni ma li investe, continuamente; l’altro diventa un estraneo, un potenziale competitor e da trattare con le dovute distanze. L’uomo è rimasto solo. Una credenza, scrive nel saggio, è ancora un collante indispensabile per sostenere il sistema. Ma credere in che cosa? Oggi la certezza della nostra azione sociale è quasi esclusivamente motivata non dalla fede ma dalla fiducia nel sistema, facciamo cioè affidamento su una sorta di affidabilità del sistema che non dipende dalle nostre motivazioni: gli aspiranti medici che ho intervistato mi hanno detto che «i posti a Medicina sono così pochi che se sono stato ammesso significa che quella è la mia strada, sono “chiamato” a fare quel mestiere», in caso «la possibilità di scegliere ciò per cui ci si sente portati e pieni di talento sta assumendo i contorni di una patologia postmoderna» disoccupazione volontaria: il caso dell’Ilva di Taranto e degli operai che difendono il proprio posto in fabbrica ha riproposto drammaticamente lo scarto tra la concezione realizzativa di chi rifiuta un lavoro giudicato inadatto e quella sostanziale, di sostentamento, dell’attività lavorativa. In questo quadro di crisi dovremmo recuperare la dimensione sostanziale, l’unica che ci permette di ritrovare una dimensione realistica rispetto alle attese: l’uomo non è riducibile al lavoro che fa, altrimenti il lavoro diventa ideologia, e l’ideologia dimentica l’uomo. Quando il lavoro ha smesso di essere sostentamento diventando realizzazione? Il superamento della concezione classica, che considerava il lavoro come punizione o obbligo per chi non poteva vivere di rendita, avviene col cristianesimo, ma più radicalmente con la concezione del mondo calvinista con la quale fede e lavoro, osserva Max Weber, stringono un inedito “patto di ferro”: la teoria della “predestinazione” mette l’uomo nella condizione ansiogena di trovare nelle azioni che compie un segno della decisione divina rispetto al suo destino, le opere diventano così «il mezzo tecnico non per ottenere la salvezza, ma per liberarsi dall’ansia per la salvezza». La riuscita del lavoro, 52 | 31 agosto 2016 | | contrario «significa che quella non è la mia strada, quindi non sento venir meno nulla». Il test di Medicina, un test che tutti sappiamo quanto è male strutturato, diventa così il mezzo per verificare la propria vocazione. Individuate le radici storiche, come si recupera in questa confusione una dimensione umana del lavoro? Dobbiamo tornare alle tre radici realizzative dell’io, perché quello che il sistema professionale sta perdendo è una proprietà specifica dell’azione umana. Cito un esperimento condotto al Max Planck Institute dove, osservando il comportamento delle scimmie antropomorfe e quello dei piccoli d’uomo, è emerso un “gene comportamentale” esclusivamente umano: i bambini neonati sono capaci di gesti di altruismo, di indicare gratuitamente il cibo o i beni agli altri. Le scimmie no, dal che si deduce che è la partecipazione, e non le ricompense esterne, a motivare l’uomo fin dalla nascita, senza alcuna educazione e influenza. Se il lavoro vuole essere umano non può dimenticare questa dimensione iscritta nella biologia e ormai demandata esclusivamente al “buon cuore” della gente. Un sistema che non valorizza culturalmente, economicamente, questa dimensione di gratu- ità o altruismo non è un sistema umano, perché la persona umana non può trovare compimento in se stessa se non con il raggiungimento della propria realizzazione con gli altri e per gli altri. Recenti ricerche sulla felicità hanno dimostrato infatti che non esiste correlazione tra condizioni di vita e di lavoro e soddisfazione espressa dalle persone. Se i soldi dunque non fanno la felicità, cosa può farlo? Le relazioni. Un altro che diventa un bene per me. L’io “che viene chiamato”, appunto. La seconda radice, l’io che opera, ci impone di tornare all’etica artigiana del lavoro ben fatto, quella che il poeta Charles Péguy raccontò spiegando che una sedia doveva essere ben fatta non «per il padrone»: «Non si trattava di essere visti o di non essere visti. Era il lavoro in sé che doveva essere ben fatto». L’opera in definitiva non è sinonimo di cose grandi, ma di cose utili al proprio e all’altrui bene: solo così ogni lavoro può farsi opera e dare dignità a chi lo compie. Terza radice: l’io che crede. Dobbiamo spogliare di sacralizzazione “quel certo tipo di lavoro”: la possibilità di scegliere ciò per cui ci si sente portati e pieni di talento sta assumendo i contorni di una patologia postmoderna. Provocatoriamente potremmo affermare che il nostro posto è quello in cui siamo, nella possibilità che abbiamo di realizzare il bene comune, il che contempla e apre tutta un’altra prospettiva anche sulla possibilità di cambiare posto di lavoro. Realizzare sé comporta realizzare infatti anche le relazioni che ci costituiscono, superando le concezioni del mondo, la tentazione di vedere il meglio ora, adesso, piegando la realtà a un nostro progetto. Con la stessa fede, fiducia dei manovali medievali che cominciavano opere monumentali senza la sicurezza di vederle compiute. Da questo nuovo paradigma scaturisce l’esperienza della gratitudine, per i beni che abbiamo, e anche la possibilità del perdono, come apice di perfezione del gesto umano. Ci vuole una grande educazione dell’umano che rimetta in moto il suo io. Molti anni fa feci ascoltare un brano composto da me a don Luigi Giussani, poi gli dissi: «Ho studiato per diventare Mozart ma di Morzat il mondo oggi non ha bisogno». Mi rispose: «Nella vita ci sono le opportunità e le necessità. Il mondo crede che sia sulle prime che ci si realizza. Invece è il contrario. Devi mettere ordine nella tua vita. Primo, la tua famiglia; secondo, le tue responsabilità verso la Chiesa e verso il mondo; terzo: quello che rimane. Sono le prime due che devono diventare musica». n STILI DI VITA Il Prosciutto come si deve Ghostbusters, di Paul Feig IN BOCCA ALL’ESPERTO di Tommaso Farina S an Daniele Del Friuli, in provincia di Udine, è una piccola cittadina friulana, apparentemente non diversa da tante altre. La differenza salta agli occhi del buongustaio: assieme a Parma, è assurta a capitale indiscussa del prosciutto crudo italiano. Il Prosciutto di San Daniele, nato qui grazie a un microclima favorevole (oggi coadiuvato da opportune celle di stagionatura a temperatura controllata), è tuttora esportato in milioni di pezzi in tutto il mondo. Nei vicoli del paese, in ogni caso, non è venuta meno l’antica tradizione delle autentiche osterie, posticini in cui sedersi ad assaporare anche solo qualche fetta di prosciutto con un bicchiere di vino bianco locale. Tra esse l’Osteria di Tancredi ha acquisito da tempo un livello particolare. In questo piccolissimo ambiente, ampliato in climi estivi da una simpatica veranda, oltre al prosciutto si possono gustare alcuni piatti tipici friulani, nonché qualche guizzo di creatività. Dicevamo del prosciutto: qui troverete quello soffice e delicato dei fratelli Coradazzi, azienda produttrice ancora artigianale, con tutti i crismi. Ma non solo: d’antipasto, ecco la tartara di trota affumicata di San Daniele con avocado e fragole; il polpettone di fassona con puré di fave, cipolla brasata e piccoli bignè; i fiori di zucchina ripieni di ricotta. Di primo, immancabili i cjalsons, i classici ravioli friulani dalla spiccata tendenza dolce, qui declinati secondo la ricetta della val Pontaiba. Molto tipici anche i tagliolini al San Daniele, per non dire degli gnocchi con la trota regina e i fiori di zucchine. Parla di Friuli, tra i secondi, il proverbiale frico di formaggio e patate. Stuzzicano i bocconcini di coniglio alle albicocche, riso rosso e spuma al Marsala. Di dolce, i biscotti prodotti direttamente dalla cuoca; la gubana friulana; l’originale cheesecake al mojito. E il bere? La scelta dei vini va benissimo per un’osteria: etichette non solo locali, dal prezzo giusto. Resta da dire del conto: circa 45 euro per un pasto completo, sui 20 euro per prosciutto e taglieri vari. SANITÀ I cOnSIGLI DI eAT Alimentazione sostenibile Mangiamo troppo cibo di bassa qualità e ci muoviamo troppo poco: l’energia che ingeriamo quotidianamente è nutrizionalmente povera, ricca di zuccheri semplici e grassi, e la nostra vita è sempre più sedentaria. EAT Alimentazione Sostenibile, ideato e promosso dal Gruppo Ospedaliero San Donato, vuole | 31 agosto 2016 | Un remake che non funziona Quattro strane tipe si mettono a catturare fantasmi. Inutile far confronti con il film del 1984. Lo sanno tutti: spettatori in primis (inorriditi davanti ai primi trailer con protagoniste le quattro fuori di capoccia), produttori, sceneggiatori e regista, che però è uno bravo. Aveva diretto il bel Le amiche della sposa, commedia delirante e divertentissima con Kristen Wiig e Melissa McCarthy che tornano anche in questo film. Un film che, come spesso è capitato negli ultimi anni con le operazioni nostalgia, è a metà tra il sequel e il reboot. Certo, si rischia grosso: si sposta il registro dalla commedia avventuroso-fantastica tipica degli anni Ottanta al demenziale al femminile. Il problema è che Le amiche della sposa con il suo politicamente scorretto e volgarotto funzionava, qui si naviga a vista per la scar- sa verve delle quattro e per una sceneggiatura un po’ imbrigliata. Funziona e parecchio soltanto il personaggio di Hemsworth nei panni di un segretario figo deficiente e ignorante come una capra. visti da simone Fortunato Letture per carciofi in fiore Il regista Paul Feig | contribuire a diffondere un’autentica cultura della salute e fornire un’alternativa appetibile e sana a quelle cattive abitudini alimentari che troppo spesso non riusciamo ad abbandonare. Senza rinunce, digiuni o diete: EAT è una proposta di educazione alimentare che vuole parlare a tutti e diventare uno stile di vita di cui appropriarsi per sempre. Con EAT, il Gruppo Ospedaliero San Donato ha portato l’educazione alimentare nelle scuole, ha eliminato da tutti i suoi ospedali il cibo spazzatura, sostituendolo con distributori di snack sani e a filiera corta, HOME VIDEO 13 Hours: The Secret Soldiers of Benghazi, di Michael Bay La guerra appiattita dalla retorica Libia 2012: la cronaca dell’assalto alla residenza dell’ambasciatore statunitense. si è rivolto ai ragazzi, alle famiglie, alle donne in gravidanza, ai pazienti. EAT è un modo diverso di nutrirsi, di fare la spesa e di cucinare per godere del cibo in modo sostenibile. Sostenibile per il nostro organismo e per l’ambiente: con un cibo semplice e fresco non solo possiamo prevenire le malattie cardiovascolari e del metabolismo ma possiamo anche rispettare il ritmo delle stagioni e ridurre lo spreco alimentare. EAT offre consigli pratici, facili, ma soprattutto gustosi. Sul sito www.progetto-eat.it si trovano tutti gli approfondimenti, anche scaricabili, per “assaggiare” le nuove abitudini alimentari targate EAT. Arrosto di tacchino estivo (per 4 persone) 2 hg di arrosto di tacchino freddo; 1 cuore di sedano tagliato a striscioline sottili; 1 hg e mezzo di pomodori ciliegini; 50 gr d’insalata misticanza; olio extra vergine di oliva e aceto balsamico (1 cucchiaio). Disporre su un vassoio piatto l’insalata, i pomodorini e il sedano a pezzettini. Coprire con le fettine di tacchino tagliate sottilissime e condire con olio e aceto balsamico e un pizzico di sale a piacimento. COMUNICANDO AL VIA IL FEsTIVAL FEDErICO CEsI La grande musica è in Umbria Spoleto, certo, ma non solo. Chiusa con soddisfazione la 59esima edizione del Festival dei Due Mondi e in attesa dell’apertura del Festival delle Nazioni di Città di Castello, l’Umbria dal 12 al 28 agosto propone agli amanti della grande classica un appuntamento MAMMA OCA di Annalena Valenti C hiamata da sempre l’età problematica, se non ingrata, per qualcuno è un grande affare. L’età della scuola media, quando non sei né carne né pesce, si cresce di 10 centimetri in una notte e la capigliatura ti fa sembrare un carciofo in fiore. L’età in cui per essere accettati si fa quello che fanno tutti ma, al riaffacciarsi delle grandi domande nascoste sotto coltri e coltri di ruvidezze, si iniziano a cercare risposte grandi, per poi vergognarsene immediatamente. Gli anni in cui si comincia a stabilire una sorta di convenzione con gli altri uguali, quella di bastare a se stessi, come ricorda felicemente Chesterton, e, come incalza conclusivamente Guareschi nell’introvabile e mai più pubblicato La calda estate di Gigino il pestifero, nel muro di convenzioni, ruvidezze e carciofità si inizia ad aprire un varco di affaccio sul senso della vita. Tutti fanno quello che fanno tutti anche con la lettura se, tra i dieci scrittori più pagati al mondo nell’anno 2015-2016, i primi due sono autori di libri per questa fascia d’età. J. Patterson con 95 milioni di dollari, oltre a diverse saghe thriller è autore della serie Scuola media, con titoli evocativi dello status imposto del tipo Gli anni peggiori della mia vita e Fatemi uscire di qui. Lo studente carciofoso fa la fortuna anche di J. Kinney con la serie Diario di una schiappa. Che guadagna 19,5 milioni di dollari con La sfortuna nera di essere alla scuola media. mammaoca.com Da Bay (Pearl Harbor, Transformers) non ci si può aspettare grande affondo psicologico o un’analisi accurata del conflitto. Infatti il limite di 13 Hours, che per tanti aspetti somiglia a Black Hawk Down, è di raccontare con realismo l’azione della guerra in un contesto complicato come quello della Libia post Gheddafi senza però far piazza pulita di una retorica vecchia e pesante. Per informazioni L’Osteria di Tancredi osteriaditancredi.it Via Sabotino, 10 San Daniele del Friuli (Udine) Tel. 0432941594 Chiuso il mercoledì 54 IL TEMPO DELLE MEDIE CINEMA L’OSTerIA DI TAncreDI, SAn DAnIeLe (UD) immancabile, il Festival Federico Cesi Musica Urbis, che si snoderà in un ideale percorso in tutto il territorio della Regione tra Orvieto, Acquasparta, Terni, Bevagna e Spello. Il pro- gramma è stato studiato per non risultare mai banale o ripetitivo: l’edizione 2016, la nona, darà spazio così alla grande musica sinfonica russa nel periodo romantico, agli autori classici più noti, come Rossini e Beethoven, al celebre Concierto de Aranjuez per chitarra e orchestra di Joaquín Rodrigo e alla musica antica, che vedrà il suo apice nell’esecuzione dell’oratorio The Messiah per soli, coro e orchestra di Händel. Star della manifestazione saranno la grande soprano Emma Kirkby, il virtuoso del violino Vadim Brodski e il Quintetto di ottoni del Teatro dell’Opera di Roma. Evento nell’evento: al Festival sarà associata la mostra internazionale di liuteria, che riunirà oltre 30 artigiani esperti e conosciuti a livello internazionale per la costruzione di chitarre e strumenti a pizzico. «Gli eventi culturali – informano gli organizzatori – saranno accompagnati da degustazioni di prodotti tipici: un modo per valorizzare ancor più il territorio promuovendo uno sviluppo economico sostenibile e intelligente». Come dargli torto. Francesco Lener | | 31 agosto 2016 | 55 LETTERE A TEMPI RISPONDE LUIGI AMICONE [email protected] Ma perché a Milano la buona stampa “catodica” nasconde i libri del suo arcivescovo? O Francia si è scoperta il nuovo iraq. Quando sentivamo dei cristiani perseguitati, degli attacchi alle chiese, delle donne stuprate e vendute come schiave del sesso e dei bambini cristiani uccisi, pensavamo fosse qualcosa di lontano, nel tempo e nello spazio. Oggi vediamo che è una cosa che potrebbe accadere alle nostre nonne, che vanno a Messa la mattina, o ai nostri nipoti. Uccisi dagli auto-proclamatisi veri musulmani. Perché è accaduto questo? Come ha fatto l’Europa a trasformarsi nel nuovo Iraq? Forse qualche colpa nei vari ideologi dell’accoglienza, delle porte aperte e dell’apertura indiscriminata a chiunque c’è? C’è ancora un popolo in Europa che sia in grado di reagire o si è tutto interamente bruciato tra buonismo, giochi sul cellulare e spinelli legalizzati? Luca Pirola via internet COSTRUIRELACHIESA ggi la Anche i cristiani hanno una certa professionalità. Quella di Gesù CARTOLINA DAL PARADISO di PippoCorigliano S Grazie a Dio non siamo ancora il nuovo Iraq, siamo solo lo spazio geografico che ha confuso il significato guerriero della pace con l’accidia del “lasciateci morire in pace”. 2 Carissimi, mi è sempre piaciuto curiosare nelle librerie in genere e di Milano in particolare, quindi oggi trovandomi in una vietta dietro il Duomo sono entrato in una nota libreria, editrice tra l’altro di Famiglia Cristiana. Subito all’ingresso mi sono trovato davanti ad una marea di pubblicazioni, calendari, immagini eccetera del Papa più altra pubblicistica di tendenza e altri interessanti volumi e volumetti. Stranamente, non vedevo alcun libro dell’attuale cardinale di Milano e quindi ho chiesto al gentile incaricato. «È al piano di sotto», mi ha risposto. Vabbè, vado sotto e ricomincio a spulciare: lì trovo tutti i “noti”, vecchi e nuovi; chi in evidenza e chi seminascosto (tra questi ultimi Giussani, naturalmente, tanto per essere a favore di corrente). Ma alla fine del giro mi viene in mente ancora il cardinal Scola. Cerco ancora, ma niente. Al che chiedo all’incaricato che, con fare un po’ impacciato-semiscocciato, mi dice: «Venga». In fondo non ho chiesto di Lutero o Lefebvre ma del mio vesco- 56 | 31 agosto 2016 | | vo, nominato non dalla chiesa del popolo ma dal Papa. Beh, dopo un po’ di metri, in una parete in fondo arriviamo ad uno scaffale dove circa metà del ripiano più alto (che quasi non ci si arriva) è occupato da libretti e un librone del mio vescovone. Clandestino a casa sua. Che brutta roba! Enrico Ventura via internet E dire che Angelo Scola è uno degli arcivescovi cardinali intellettualmente più prolifici. Peccato per la buona stampa catodica. 2 Caro Amicone, come lei sa il Tar impone alla Lombardia che anche l’etero- loga sia gratuita. Io ho votato Maroni perché non è d’accordo: il mio voto a cosa serve se tanto sono i giudici a decidere? Come suo lettore mi piacerebbe che Tempi prendesse posizione. Lorenzo Simonini via internet Bella domanda. È la stessa che poniamo noi da oltre vent’anni. Per quel che riguarda Maroni, non mi pare ci siano dubbi sulle sue posizioni, più volte ribadite con dichiarazioni e atti pubblici. 2 Con il numero 30/31/32 del giornale noi lettori veniamo avvisati della sospensione fino al 18 agosto… come e si dice a una persona che ha una professionalità la si rende felice. Oggi la professionalità è probabilmente l’unico valore rimasto. Alla radice dell’impegno nel lavoro ci sono diverse motivazioni: l’affermazione della propria personalità, la soddisfazione economica, eccetera. Quasi sempre purtroppo il lavoro che più viene stimato è quello meglio remunerato. Un finanziere speculatore viene considerato con più stima di una casalinga con molti figli anche se il primo è un parassita della società e l’altra ne è una colonna. E allora cos’è il lavoro? Il primo Professionista è Dio che, secondo la Bibbia, ha creato il mondo intero inventando anche il week-end. Alla radice della cultura ebraica c’è il lavoro. «Chi non lavora non mangi», dice san Paolo (2 Tess 3,10) riprendendo la tradizione ebraica così diversa da quella dei popoli vicini. L’altro Professionista è Gesù che nei trent’anni di lavoro nascosto e nei tre anni di vita pubblica ha costruito il grande edificio che è la Chiesa, e ancor oggi contiamo gli anni dalla sua nascita. Il cristiano segue le orme di Gesù: il suo primo compito è costruire la Chiesa attraverso la famiglia e il lavoro professionale. Non si tratta d’inserire buoni pensierini nella vita familiare e di lavoro, ma di svolgere un’azione formativa impegnata verso tutti, con amicizia e confidenza. Il grande artefice della Chiesa è lo Spirito Santo per cui il cristiano non deve solo essere operativo ma dev’essere un uomo di preghiera che legge il Vangelo. sempre. Ma accade che quest’anno registro il tutto con un po’ di dispiacere… come se mi mancasse una Compagnia. Allora si potrebbe ipotizzare che proprio in vista della prolungata assenza questo numero “ferragostano” sia diverso, cioè non tanto i fatti della cronaca ma un “lascito” sul senso di una Compagnia proprio in quel tempo di ferie dove si lascia ma forse si cerca Qualcosa… una forma giornalistica tipo il “Te Deum”: senza scadenza. Un numero cult messo lì, nel mezzo dell’estate per rimanere. LuisaGranata via internet Ilsensodelnumeroconampierecensionidilibriperl’estateeraproprioquello. 2 Spero di spiegarmi: esistono documenti, libri, altro materiale inerente alle morti dovute all’Inquisizione della Chiesa e documenti, eccetera inerenti alle morti di cristiani, religiosi, dovute dalla rivoluzione laica, illuminista francese? ValerioCastioni via internet CompulsilalibreriadiMassimoIntrovigneodiLibertàepersonadi FrancescoAgnolietroveràmaterialeasazietà. 2 Sto cercando di capirci qualcosa della riforma costituzionale e il referendum prossimo venturo. Se intendo bene, mi pare che, alla fine dei conti, dovremo dire bye bye al federalismo e alla sussidiarietà e ritornare (ma ce ne siamo mai allontanati?) allo statalismo più rigido, comandato da Roma. Condivido l’esigenza di una riforma e di rendere più solerti i meccanismi che regolano l’iter delle leggi e delle decisioni politiche, ma più cerco di informarmi più c’è qualcosa che non mi torna. Ribaltando uno slogan che una volta era di moda, mi verrebbe da dire che con questa riforma si ottiene un solo risultato: meno società e più Stato. CarloSicci via internet Intantoleggacosac’èsuquesto numero.Perilresto,Romanonriescenemmenoamettereinstrada gliautobusAtac,nonhaunosmaltimentorifiutidegnoneanchedel Beninenonsicapiscequaleufficiodiigienecivilepossaautorizzarelacircolazionedibeniepersoneinuncontestoambientaleincui ancheirattifaticanoasopravvivere.EppurelariformacostituzionalediRenzipuntaaricentralizzare l’amministrazione,iserviziel’economiapubblicapropriolì,nellacapitaledoveEugenioScalfaricantala marsiglieseenonsivergognadinon essereriuscitoatenerpulitonemmenoilgiardinettodipensionatidi casasua.Cosavoletevotaresenon “no,grazie”? 2 Allora consigliere Amicone, come van no le vacanze della Casta? LaredazionediTempi LasciofarealcastoBeppe,ilmio carosindacochenonèandatoin vacanzafinoalgiornodelsuo«primo,sonoemozionato,matrimonio», incuièandatoinbrododigiuggioledichiarandolenonsisabenese “maritaemoglie”o“diversamenteconiugi”. | | 31 agosto 2016 | 57 LETTEREDALLA FINEDELMONDO Informazione pubblicitaria LALETTERADISUORSONIA(SECONDAPARTE) Pulire, tagliare le unghie, profumare gli agonizzanti come fossero Cristo |DIALDOTRENTO Di seguito la seconda parte della lettera che suor Sonia ha scritto al personale della Clinica della Fondazione san Rafael. La prima parte è stata pubblicata sul numero 30/31/32 di Tempi. I 900 paia di guanti alla settimana per toccare Gesù; se non gli dessimo tutte le cure perché non ha la carta d’identità, se perdessimo la pazienza perché si lamenta di tutto ed è un “paziente capriccioso”, se tardassimo ad assisterlo quando ci chiama chiedendo aiuto perché, siccome chiama sempre, sicuramente non sarà importante. Pensate se gli servissimo il pasto freddo perché non abbiamo avuto tempo di riscaldarlo o gli dessimo pane duro e vecchio per colazione perché è quello che c’è e bisogna che si accontenti e non faccia lo schizzinoso dato che è abituato alla povertà. Se lo lasciassimo per delle ore con il pannolone sporco, con la scusa che ci sono tanti ammalati da lavare o a cui dare da mangiare… Senza dubbio non lasceresti nemmeno un secondo tuo figlio, ancora piccolo, col pannolino bagnato. Credete che chi si comporta così abbia sempre nel cuore e negli occhi il volto di Cristo? O sono i cristiani sociali, “di beneficenza”, di cui parla il Papa? Nella nostra clinica vogliamo vivere e predicare con le opere lo scandalo dell’incarnazione, amando con tenerezza Gesù negli ammalati, offrendogli la “cariñoterapia” menzionata da Papa Francesco. Quando Gesù infermo e povero ha bisogno di entrare alla Casa Divina Provvidenza, deve enfarà soffrire. Lungo il cam«MIPREOCCUPODILAvARLObENE, trare, con o senza documenti. Quando chiemino ci sarà anche qualche CONACqUACALDA,USANDO de qualcosa, occorre darglielo con gentilez“non amico” che dirà: «Perza e tenerezza. Se preferisce e si rilassa di più ché ti sei fermato oltre l’oraUNSAPONEChELOIDRATI» lavandosi nella doccia piuttosto che nel letto, rio di lavoro?» o «non fare dobbiamo lasciare da parte la nostra comodicaso a quel paziente, piange tà e lavarlo nella doccia. Se ha qualche voglia sempre», «devi fare solo le cose infermieristicon le sedie a rotelle o con le barelle, mi impeparticolare sul cibo, se il medico è d’accordo, che, il resto lascialo ai volontari o al personagno per non sprecare nulla, utilizzo ogni cosa lo si accontenta. le delle pulizie». secondo la reale necessità, asciugo i loro bagni Come guardare qualcuno che di fianco a noi Come è accaduto alla festa di san Giuseppe con amore, li pulisco e disinfetto lasciando un sta trascorrendo gli ultimi giorni della sua vilo scorso anno, quando un infermiere che terbuon profumo. ta? Come lo guarda Gesù, come mi guarminava il turno ha chiesto ad un collega che Lo scandalo dell’incarnazione da Gesù, come ci guarda Gesù. Per questo mi usciva come lui e che voleva fermarsi ad aiuQuando gli do da mangiare cerco di non sporpreoccupo di lavarlo bene con acqua calda, tare per un evento in clinica: «Perché vuoi ricare i vestiti o le lenzuola, mettendogli con usando un sapone che non rovini la pelle ma manere, se hai già lavorato oggi?». A volgentilezza una tovaglietta che lo copra. Cerco la idrati; imparo con curiosità ed entusiasmo a te prende il sopravvento nel nostro cuore la con tutto il cuore di non sbagliare durante la lavare bene, in maniera precisa; pulisco e acmeschinità e non la gratitudine di chi fa parpreparazione delle medicine, e mi preoccupo corcio le sue unghie, gli taglio i capelli, dopo il te della Fondazione. (…) «Non abbiate paudi chiudere la via dell’infusione o dell’alimentabagno lo profumo, lo pettino e, se è una donra, sono Io», ci dice il Signore. Non diventate zione quando finisce. Se sono infermiera e ho na, le metto lo smalto sulle unghie. cristiani di ragione, di beneficenza… non siasporcato o bagnato il pavimento o una parete, Se mi mancano alcune cose nel carrello, le te vigliacchi nell’abbracciare Gesù, così comi appresto subito a pulire, prima che la macporto volentieri da casa mia, o chiedo ad un me si presenta. (…) Gesù ha dato la vita per chia si secchi e sia poi più difficile toglierla. amico che me le regali per i miei malati, conoi, e noi cosa gli offriamo? Non abbiate pauQuesta postura umana tanto bella, ricordatesì Gesù è sempre bello e curato con amore. Mi ra di predicare lo scandalo dell’incarnazione. suorSonia vi, è e sarà sempre motivo di scandalo, che ci preoccupo di non segnare le pareti di casa sua mmaginatevi se in clinica usassimo L’edicoLa digitaLe di air France è disponibiLe gratuitamente “Air France Press”, la piattaforma digitale che permette di scaricare gratuitamente decine di giornali e riviste, è disponibile per tutti i passeggeri Air France, da 30 ore prima del volo. Air France, per limitare il peso dei propri aeromobili e quindi l’emissione di CO2, ha introdotto Air France Press, una App che permette di scaricare comodamente, a partire da 30 ore prima del volo, decine di pubblicazioni internazionali, compreso Il Corriere della Sera, per poi leggerle anche in assenza di connessione internet. Per approfittare di Air France Press è sufficiente avere una prenotazione su un volo Air France e uno smartphone o tablet con sistema operativo IOS o Android. Di facile funzionamento, Air France Press consente di scegliere liberamente, identificandosi con il codice di prenotazione o il numero della carta Flying Blue, le pubblicazioni che si vogliono scaricare. La propria selezione potrà essere consultata in qualsiasi momento: prima, durante o dopo il volo! Inoltre, durante il periodo estivo, Air France Press si arricchisce di numerose pubblicazioni per ragazzi, adatte ai piccoli globetrotter di tutto il mondo. maggiori informazioni su airFrance.it 58 | 31 agosto 2016 | | SPORT ÜBER ALLES Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994 settimanale di cronaca, giudizio, libera circolazione di idee Anno 22 – N. 33/34 dal 18 al 31 agosto 2016 DIRETTORE RESPONSABILE: EMANUELE BOFFI REDAZIONE: Rodolfo Casadei (inviato speciale), Caterina Giojelli, Francesco Leone Grotti, Daniele Guarneri, Elisabetta Longo, Pietro Piccinini PROGETTO GRAFICO: Enrico Bagnoli, Francesco Camagna UFFICIO GRAFICO: Matteo Cattaneo (Art Director) FOTOLITO E STAMPA: Reggiani spa Via Alighieri, 50 21010 Brezzo di Bedero (Va) DISTRIBUZIONE: a cura della Press Di Srl SEDE REDAZIONE: Via Confalonieri 38, Milano, tel. 02/31923727, fax 02/34538074, [email protected], www.tempi.it POLITICALLY CORRECT SENZA PIETÀ Spero che le cicciottelle non si siano offese | DI FRED PERRI A llora la notizia è questa: il direttore di Qs, la testata sportiva del gruppo Riffeser-Monti (Giorno, Nazione, Resto del Carlino), è stato rimosso dall’editore per aver dato delle “cicciottelle” alle arciere italiane che hanno sfiorato, a sorpresa, il podio a Rio de Janeiro. Perbacco, ho sempre pensato come mi sarei sentito in questo momento, quando noi obesi, ultima minoranza non tutelata, saremmo entrati nel cerchio magico protetto dal politically correct. Anche ieri sera, a una cena, mi sono sorbito un paio di battute tipo “sei un giornalista di peso”. Il campionario di insulti e di spiritosaggini di voi infami magri è ridotto e banale. Come dice Tyrion Lannister, il mitico nano de Il trono di spade a uno straccione che dopo averlo deriso ne ha passate di ogni e torna a strisciare ai suoi piedi, «tutti quelli che fanno le battute sui nani pensano 60 | 31 agosto 2016 | | Foto: Ansa/AP Exchange di essere originali, in realtà dite tutti le stesse cose». Tyrion, fratello, sei grande. Anche quando chiosi la situazione di noi diversi. «Se proprio vogliono darti un nome, accettalo, fallo tuo, in modo che poi non possano mai più usarlo per farti del male». Per questo, spero che le ragazze italiane dell’arco non si siano offese. Una volta io lo facevo, poi ho smesso, ho rivendicato quello che sono. Per questo non mi va di finire come tutti quelli che erano una minoranza non tutelata e poi, passati dall’altra parte della barricata, aggregati alle truppe cammellate del politically correct sono divenuti pure loro spietati, arroganti, pronti alla condanna. No, compagni, amici e bastardi magri e affini, per me sarete sempre liberi di dire le vostre miserabili battute. Non proporrò mai una legge sulla grassofobia, state sereni. EDITORE: Vita Nuova Società Cooperativa, Via Confalonieri 38, Milano. La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250 PUBBLICAZIONE A STAMPA: Cartaceo: ISSN 2037-1241 Online: ISSN 2499-4308 CONCESSIONARIA PER LA PUBBLICITÀ: Emotional Pubblicità Srl Via Melzi d’Eril 29 – 20154 Milano Tel. 02/76318838 [email protected] Amministratore Delegato: Fabrizio Verdolin Contabilità e Tesoreria: Lucia de Felice Ufficio traffico: Chiara Cibien GESTIONE ABBONAMENTI: Tempi, Via Confalonieri 38 • 20124 Milano, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 tel. 02/31923730, fax 02/34538074 [email protected] Abbonamento annuale 60 euro. Per abbonarti: www.settimanale.tempi.it GARANZIA DI RISERVATEZZA PER GLI ABBONATI: L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a: Vita Nuova Società Cooperativa, Via Federico Confalonieri, 38 – 20124 Milano. 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Continuo a guardarla per tutta la funzione. Alla fine, uscendo con le sue sorelle, per un attimo lei si gira verso di me. La vedo bene ora, ha gli occhi da gazzella e l’aria timida, il sorriso gentile. Capisco d’improvviso, con un tuffo al cuore. Mio Dio, come somiglia a mia sorella. Somiglia a mia sorella Lucetta. Io ero piccola, ma me la ricordo molto bene: il viso affilato, i begli occhi scuri sotto agli occhiali di cui si dispiaceva tanto. I capelli nerissimi, come quelli della nonna Dina, ma le gambe lunghe, e le mani eleganti di mia madre. Ti chinavi su di me, materna, paziente. Cercavi di vestirti ancora da bambina, come se l’idea di diventare donna ti facesse paura. Non avevi ancora quindici anni. Quanto a lungo ho sognato, nelle mie notti infantili, che non eri morta, ma per un 62 | 31 agosto 2016 | | di Marina Corradi oscuro incantesimo reclusa in un castello, in una misteriosa prigione; e che però eri viva. E quanto ti somiglia questa giovane suora in un convento di clausura: il viso, e soprattutto gli occhi, lo sguardo buono. Come un lampo mi folgora un sogno a occhi aperti: forse non sei mai morta, forse sei sempre stata qui, a offrire la tua vita ogni giorno, dal Mattutino a Compieta. Qui, dove nessuno ti avrebbe vista, né cercata. Forse sei sempre stata qui, viva. Ma subito mi riprendo dal mio folle pensiero, e mi rimprovero: che cose assurde vai mai a immaginare. Questa giovane suora, di Lucetta potrebbe essere la figlia. Lei è morta da così tanti anni, ormai. Eppure poi, lasciando quel convento, mi resta addosso una dolcezza strana. Come se attraverso quella somiglianza mi fosse stato detto qualcosa. Forse semplicemente la verità in cui a noi, quaggiù, è tanto difficile credere. Mi è stato detto, attraverso i tratti di una suora fanciulla, che tu sei viva. Altrove, lontana eppure vicina. Che non sei mai stata nel nulla, come io a lungo ho creduto. Da un monastero di clausura il volto di una giovane monaca, come una carezza.