Inventario analítico delle attualí transformazwni del sardo

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Inventario analítico delle attualí transformazwni del sardo
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ISSN: 02l2-999X
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24)00 17 229 246
Inventario analítico delle attualí transformazwni
del sardo
Rosita RINOLER SCFIJERVE
RESUMEN
Si assiste attualrnente a una sensible riduzione dell’uso della iingua sarda.
Utilizzando 1 parametri microstrutturali del codeswitching l’autrice analizza un
corpus di conversazioní mistilingul (italrnsarde). Sehbene vitale etnolinguisticamente, II sardo dimostra di subire una lenta ristrutiurazione orientata sull’italiano.
Palabras clave: Sardo, ristrutturauione della lingua sarda.
INTRODUZIONE
Sin dagli anni senanta ji sardo, in quanto lingua minoritaria non ufficialmente riconosciuta, ha subito cambiamenti su) piano funzionale e strutturale che lasciano nascere dubbi circa la sua continuitá sociolinguistica nei
futuro. Assistiamo attualmente a una sensibile riduzione deil’uso del sardo
accompagnata da un notevole rimodellamento del suo assetto strutturale che
pee cciii versi sembra convergere pian piano con la Jingua dominante italiana. Date queste trasformazioni strutturali accompagnate dafl’uso recessivo del sardo, ci si interroga sil significato di questi fenorneni. Sono le
trasforrnazioni subite da! sardo un segno di ristrutturazione e di adeguamento alíe esigenze moderne o piuttosto un segno della sua desintegranonc socrnlinguistica?
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Rosita Rindier Schkrvc
1.
Invt,itario ana/Un o ¿le/fc attuali trasíaimazion; dcl sardo
ASPETTI DEL CAMBIAMENTO LINOLJISTICO
Gb studi sitj camhiamenti dovuti alía funzionalitá decreseente del sardo
hanno avuto inizio nel 1979 nell’amhito di una ricerca a tungo termine. 1 rlsultatí di una prima serie di studi (cfi. Rindier Schjerve 1987) condotti contemporaneamente a Oltava (localitá alía periferia di Sassari) e a Bonorva
(cittá nel Logudoro) confermarono che U sardo era in declino e che le tendenze assimilatrici in favore deiritaliano erano pió che altro dovute all’abhandono deJ sardo nella socializzazione primaria dei hambini. Indagando (jettagliatamente 1’asimmetria funzionale verificatasi glá da alicia Ira le due
lingue si scopr>¡ che alI’inizio degli anni settanta era avvenuto un cambiamente nelle pratiche socíalizzatrici nelle famiglie sardofone dci ceti rucaN,
dovuto all’adozione dell’italiano nell’educazione del figil. Nel corso di
queste ricerche, la prima fase dei qitail si concluse nel 1983, venimmo a sapere quali erano stati 1 fattori che maggiormente avevano influenzato questo
cambiamento linguistico. Mentre in una prospettiva macrostrutturale la trasformazione digiossica appariva deterniinata dalia ristrutturazione socio-economica e dal Suc fallirnento negíl anni sessanta, le analisi microstrutturali
delI’uso bifingue confermarono una forte incidenza di fattori quali II sesso,
l’etá. la formazione e u contesto sociale sulla diglossia. La frequenza d’uso
delI’italiano era direltamente proporzionale alía giovane etá. al lívello di scolarizzazione e alía rete delle relaz¡oni sociali dei parlanti. Le ragazz.e pió che
ragazzi aspiravano aH ‘use dell’ilaliano, henché. in mancanza di qualsiasi
mobilitá sociale si trovassero pii¡ 5~C55() delle persone in contcsti ristretti e
cbuus in cuí non si parlava che ¡1 sardo (dr. Rindier Schjerve 1987, 50-267).
Si scopñ inoltre come fosse avvenuto ji cambiamento di codice neNe famiglie in cul le giovaul madri parlax’ano italiano con i figil senza averne loro
stesse una buona padronanza (cfi. Rindier Schjerve ¡987, 268-289).
Oltre a questi dati che piú che aiim confermavano la stretta interazionc fra l’uso Jinguistico e i fatlori socíali le nostre osservazíonj st¡ggerivano che II sardo non solo stesse regredendo, ma che fosse anche in via di
trasformazione siruttnrale. e cicé che I’asimrnetria vcrificatasi stO piano ¡<unzionale aveva ripercussioni su quello strutturalc. Non si poteva ignorare che
le interferenze risulíate dal contatto fra II sardo e ¡‘italiano fossero molto piú
accentuate nel sardo che non nelJ’italiano (dr. Rindier Schjerve 1987, 290345). Quello che colpiva rnaggiormente era l’asimmetria dell’interterenza
riguardante II lessico, gradatarnente sostituito dal prestiti italiani che non
solo venivano introdotil a larga scaia ma, anal, venivano iníegrati nel sis—
tema sardo ridueendo cosi l’uso delle corrispondenil parole sarde.
-
Revista de flI<,IO,
4111 Rom6,¡i~y,
20(y). 7. 229-246
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Rosita Rindier Sehierve
inventario ana/ideo del/e alt,,a/i trasformazioni del sardo
Qnindi. all’inizio degil anni ottanta era ormal ovvio che II sistema sardo
stesse subendo una rilessificazione tale da comportare trasformazioni su altri [ivelil strutturali quali quello della fonologia e della grammatica. Le
nostre analisi confermarono in parte queste ipotesi mostrando un lieve
adattamento delte strutture grammaticali e fonologiehe sarde al modello italiano, senza tuttavia suggerire una convergenza vera e propria fra i due sístemi a contatto. La ristrutturazione grammatieale si limitava a strutture
quali ¡‘ordine delle parole o i casi del proibitivo e del superlativo assoluto
secondo u modello italiano, pe. su gane meu > su meu gane (it. it mio
cane); un bestire bellu meda> un bestire bellissimu (it. un vestito bellissimo); non annes a incue > non annare a incue (it. non andare di lá), mentre la
morfologia appariva grosso modo resistente all’influsso italiano. Lo stesso
valeva per la fbnologia che, a prescindere da rari casi di interferenza italiana, restava sarda (cfr. Rindíer Schjerve 1987, 297-328).
2.
RISTRUITURAZIONE ATTRAVERSO IL CODESWITCHJNC
Dato che i nostri parametri analitici ispirati essenzialmente ai modelli
macro-strutturali e vanaz¡onisti della sociolinguistica (quali l’etá, la formazione scolastica, U sesso e la rete sociale) non permettevano di spiegare
esaurientemente meccanisnii di questa ristrutturazione del sardo, sembrava necessario provvedere a ulteriori analisi che si eoneentrassero ancora suí fenomení microstrutturali della commutazione di codice del sardo con
l’italiano. Cosi iniziammo una seconda tappa di ricerca in clii ci ispiravamo
ai modelli teorici elaborati nell’ambito della recente ricerca stO codeswitching (CS).
II nostro punto di partenza era che lo spostamento funzionale delle ungue a contatto (ingí. language shift) fosse caratteristica esclusiva dci contesti
delle lingue minoritarie, in quanto si é sempre realizzato a seapito della lingua socialmente subordinara. Era quindi considerato ji risultato del rapporto asimmetrico fra due lingue a eontatto, ovvero di un processo articolato in
vane tappe di disintegrazione della lingua subordinata che, in seguito alía
sin mínor¡zzazione sociale, perdeva di prestigio e di funzione e veniva
man mano sostituita dalia lingua dominante e maggioritaria. Dato che la
sostituzione funzionale in questi contesti minorizzati appare molto spesso
accompagnata da fenomeni di CS elevati, la nostra ipotesi era che CS rappresentasse un meccarusmo che non 5011) doveva facilitare la sostituzione
progressiva della lingua minorizzata, ma che doveva anzi determinare la sua
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Ileeh la e/e Edn/agio Ramúní, a
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Rosita Rind/er ScA jerve
Intentado ana/ideo ¿/0//e att ua/i u-asíornlazioni del sarde.>
trasformazione sotto forma di fenomeni pié o meno disintegrativí quali la rilessificazione e la convergenza grammaticale ¼
2,1.
Cons¡dcrazioni teoriche sul CS
Per CS si intende comunemente l’uso alternato di due linguc. Le alternanze possono realizzarsi in mcdi diversi. La cornmutazione di codice pué
avvcnire all’inizio di un discorso cd cssere mantenuta per tutta la sua durata (cicé per tutu i turnO, oppure pué verificarsi solo all’inizio di un turno
discorsivo; in questo caso II parlante pué rinianere tutto jI turno nella lingita
alternativa o pué ritornare alía fine di una frase o persino dentro i limiti frasalí del turno alía Iingua in cui si svolge II discorso. Se ji CS avvicne nel
contesto intrafrasale pué riguardare la commutazione di costituenti grammaticali, di singole parole o persino di flessivi gramrnaticali e denvazionali.
II CS é comunemente considerato il risultato dello stretto rapporto storico-sociale fra due lingue e sembra che in queste situazioni faciliti la manipolazione simultanea di entrambe. Le manifesrazioni del CS non sono ji-bitrarie, ma segnalano funzioni soclail. discorsive e psicologiche quali ad
es. ji cambiamento di una situazione o dell’argomento dcl cliscorso, l’atteggiamento degli intcrlocutori e la loro competenza linguistica. Di particolare interesse seno le forme intrafrasali dcl CS (cicé il trasferimento di
síngole parole, costirucnti o elcmenti grammaticali. ccc.) che nci contesti
asimmetrici e reeessivi si manifestano, a quanto pare, come mcccanisrni privilegiati attraverso cui si propaga la ristrutturazione della lingita subordinata.
Non esiste ancora a tutt’oggi una teoria esauriente del CS. Esistono tuttavia van modelli 2 di diversa inipostazione teorica, fra cul l’approccio teorico elaborato recentemente da Mycrs Scolton (1992, 1993a, 1993b).
Questo approccio concentra il 5U() inteiesse sui fenonicul inti-afrasali del
CS e parte dal concetto che in situazioni di conratto le due Jingue 1) seno diverse sia a livello di competenza linguistica dci parlanti che a livello di valore
sociale attribuito ad esse; 2) vengono attivate diversamente. In tal case la disCfr. Donan cd. ([989); Brenzinger cd. (1992): Rindler Schjerve ti 998W in cui si discutorio
qoesti fenorneul di disiniegraziorie strotturale iii Iineue in via di rcccssionc e cstinuionc sociale.
Studi come queiii di 1-leílcr (i9$S>, Mycrs—Scoiion (i 993a) parlono dii signiiicaio sociaL e
psicolog¡co-socialc del (SS menire aun (lompeuz (1982) Mier (1984 1995), Cardoer-Chloros
(1991)) sí concentrarto suite fonzion discorsive ade~npite dii (3; aun ancora si focal ‘sano soi
(SS intnafnasail rncttendo u fi lievo le costnizioni st ruitural che cornil rellano quesí1 ES (cf. PopLack
1980; Muyskeui 1990; Myers-Scotton 1 993b).
Rei ixt¿s de Fi/oh>gta Ro,n¿hcO
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Rosita Rindier Sch¡erve
fnve,ítario analítico del/e attl4ah rrasjbnnazioni del sardo
tinzione é fatta tra una lingua matrice (LM), la variante dominante nella relativa comunicazione, e una lingua secondaria chiamata la lingua d’inserímento (LI), che serve a cambiare codice e che é responsabile dei prestiti che
sí manifestano sotto forma di CS II punto centrale é che in discorsi mistilingui le due lingue vengono attivate in modo diverso; cioé, mentre la LM
fomisee la cornice grammaticale in cui si inseriseono i prestiti lessicali provenienti dalia LI, la LI funge esclusivamente da fonte dei prestiti lessicali
senza che ci sin trasferimento di tipo grammaticale; inoltre, data la diversa attivazione psicolinguistica della gramínatica e del lessico delle due lingue, bisogna distinguere fra i prestiti a livello lessicale e quello grammaticale. Cié
significa che mentre le gramniatiche delle due lingue sono considerate ferme
e non si mescolano, i sistemi lessicali delle due lingue possono entrare in mterazione creando prestiti sotto vane forme di CS. In piii, questo modello presuppone che gli esiti dell’interazione strutturale fra le due lingue sono diversi
a seconda della dinamica della diglossia coinvolta: mentre in situazioni di diglossia stabile (con conservazione delle due lingue) le alternanze comportano prestiti che non destabilizzano l’assetto lessicale della lingua ricevente, nel
caso di diglossia instabile (cioé di language shift) le importazioni sono taIl da
trasformare l’assetto strutturale della lingun rieessiva. In questo caso sovrabbondano prestiti lessicali formanti doppioni, i quali sostituiscono man
mano II nucleo lessicaLe della lingua recessiva e comportano cosi una sua rllessificazione. A queste importazioni lessieali si accompagnano non di rado
prestiti grammatieali che all’inizio, tutiavia, non destabilizzano aneora la
funzione (LM), e cioé la grammatica della lingua ricevente. La funzione
LM si perde solo al momento in cui la lingua reeessiva comincia a disintegrarsi a livello sociale, vale a dire quando si allontana dall’uso. In altre parole, a cambiamento linguistico inoltrato che si manifesta nella sostituzione
della lingua socialmente subordinata, mofti parlanti non hanno pié competenza attiva di questa lingua, la quale perde u suo ruolo di LM e diventa LI,
mentre la LI di prima diventa a sua volta la nuova LM. In questa fase parti
della morfologia e della sintassi della nuova LM possono essere integrate nella veechia LM4. Infine, in fase avanzata del processo, il dominio della lingua
minoritaria si restringe per mancanza di parlanti attivi: i parlanti hanno cam~.
Dato che ji di seorso m istilifigue viene artuato in fina Iingua che predoniina su un ‘altra, bi—
sogna a questo punto seuntineare che leticheun di ML si riferisee escinsivamenle a questo tipo di
domínanza díscorsiva, anche se é vero che ML iii ee,ti casi pué coincidere con 1 prestigio sociale di cui gode comunernenle la Iingua dominante e maggiorilaria nelle comunit~ bilingui.
Sludi quati Hill/Hill ([986) confermatio largamente quesle ¡potcs¡ formulare per prime da
Mycrs Scorron tI 993a).
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Revista cte Jí/o/ogia R¿rncch,iccz
2015>, 1? “29-’46
Rosita Rindíer Sc. hjers’e
Inventario ana/irho ¿fe//e attua/i trasto;niazioni cl~z/ sardo
biato lingua e mentre alcuni sono ancora padroni della lingua obsoleta e la
parlano casualmente fra di loro, i parlanti di competenza parziale l’abbandonano facendo sempre meno alternanze perché mancano le oeeasioni di interazione pertinenti. E cosi la Iingua muore.
Da questi scenari teorici possiamo concludere che le diverse tappe dello
shift e della disintegrazione linguistica si riflettono nello CS. tu altri termini pié avanzato é lo shift, pié u lessico della lingua subordinata Sara nstrutturato secondo u modello dominante e pié la sua grammatica convergerá
con quella dominante.
2.2.
1 dati del sardo
Tornando al sardo possiamo constatare una tendenza alío shift unguistico perché oramai c’é una generazione giovane che non paría pié ji sardo
come Iingua primaria. Nello stesso momento non dobbiamo ignorare che
persiste tuttora una forte volonlá da parte dei parlanti di preservare questa
lingua. Considerando questo dinamisíno paradossale e tenendo como del fattoche u sardo é molto pié influenzato dall’itaiiano che non viceversa,5 eravamo giunti all’ipotesi che il riassestamento in atto nel sardo é pié che altro
un sintomo della volontá della sua preservazione. Vuol dire che il sardo non
avrebbe poLuto che essere mantenuto a condizione di un suo adattamento
all’itaiiano, cosa che avrebbe dovuto provvedere ad una manipolazíone mígliore dell’uso alternativo debe due Jingue. Indagare quindi u dinamismo di
queste alternanze sembrava promettente, in quatito avrebbe dovuto fornire
un’irnmagine complessiva delio stato attuale di questa diglossia.
In base a un corpus di discorsi rnistilitigui cerchercíno in seguito di rintracciare u dinamismo del CS in cui si manifesta la specifica diglossia sardo-italiana. Prima di entrare nei dettagli di questo dinamismo vogliamo peré
precisare il disegno metodologico che sía alía base di qucst’indag¡ne.
2.3.
La metodologia
In un’indagine che durava dal 199 1-95 fu elaborato un corpus di conversazioní mistitingui registrate nell’ambiemc inforínale di varíe fainiglie a
lii studi quali Rindler Schiervc (1 982:328—45> e Mi Concito <1983> si é ínostrulo che anche
‘italiano in teragisce col sardo formando q ucí tipo di it al iano rcg onale c he si paría com uneme fi—
te su ji ‘sola.; non pué s lugg ii-e al 1 ‘atien si ofie. tuItavía, che la ti ngua ni iiio ir fis ulta c.ontam ‘o at a ‘ti
ruisura molto pié ‘nassiccia di c~ucila dominante.
Rectscacle Filc,Ic,gíc, Rc,rcscicui
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Rosita Rind/er Schjerve
Inventatio ana/ideo del/e attuali trasfórrnazioni del sardo
Bonorva/Logudoro. Questo corpus consiste di 54 discorsi bilingui (durata fra
10-30 minuti) in cui figurano 95 parlanti selezionati secondo i parametri di
etá (14-26; 27-50; 51-76), sesso, educazione (elementare, media, superiore)
rete sociale (elaborata sulla base di criteri quali il luogo di lavoro, stato civile, contatti con vicini e con amici, passatempo dei parlanti) e competenza
(Sdominante+1; Idominante+S; Spassiva+I; Ipassiva+S). 1 discorsi sono
stati trascritti e comprendono 11.483 righe in cui si registrano 3.846 CS. La
valutazione quantitativa di questi dati é stata condotta tramite il programma
SPSS. Dato che l’elaborazione definitiva dei dati non é ancora compiuta ci
limiteremo di seguito a un riassunto generale dei risultati finora raggiunti.
Relativamente alía metodologia ci riferiamo a un modello eclettico basato
suí concetti teorici del funzionamento del CS 6 In questa prospettiva abbiamo
classificato i CS presenti nei discorsi trascritti secondo i seguenti criteri:
1. motivazione del CS a seconda delle sue funzioni 1.1. di strutturare
le conversazioní mistilingui, 1.2. di marcare identitá sociali, 1.3. di segnalare la competenza linguistica e di indicare prestitiz
2. iocalizzazione del CS, e cioé occorrenza aU’inizio del turno [T] o
entro il turno [IT] e, all’interno dello stesso [IT], distinzione fra CS interfrasali [ini e CS intrafrasali [it];
3. direzione del CS (SA vs. l>S) e infine;
4. niantenimento o mutamento di codice dopo il CS (S>1-1 ; 5>1>5;
Per rendere meglio operativa la categoria «motivazione dello CS» sono
stati raggruppati otto fenomeni sotto 1 1. in cui CS segnala: cambiamento
dell’argomento LARGI, citazioni [CITJ, messa in nuevo [RIL], reiterazione
[REIT], segnali di back-channel [SBC], atti metacomunicativi [MET], particelle [PART] e interiezioni [INTJ]; sotto 1.2. sono stati elencati i CS
dove la commutazione indica sia il ritomo del parlante al suo codice preferito [PREF] sia i’atteggiamento accomodativo del parlante nei confronti del
suo interlocutore [ACAP]; nella terza sottocategoria 1.3. si troyano tutti
.
Qui ci riferiamo ai modellí delle funzioní discorsive cf Gumperz (1982), Auer (1984,
1995), Gardner-Chloros (1991)ecc., dello funzioni sociali cpsicologico-sociaii quali quelii di Heller ([988). Myers-Seotton (1993a) ccc. e delle funzioni psieolinguistiche a cui fanno riferimento i lavori di Poplack (1980), Muysken (1990), Myers-Scotton (1993W. Quesi.i approcci síanno
alía base del disegno metodologico elaborato in quesla sede. Per una sintesi globale delle vane
discussioni leoriche emelodologiche rimandiamoai contnibuti nel ESE-Papcrs (1990-91) e iii Milroy & Muysken (1995).
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Nevisco cíe kitchgia Itoenchí ha
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Rosita Rind/er Si hierve
Inventario ana/itíto ¿le/le attna/i tras/brmazioni del sardo
quel CS che sembrano legati in un modo o nell’altro a fattori psieolinguistiel. Questa sottocategoria comprende prestiti Iimitati ad una sola parola
e pié raramente prestiti grammaticali e fraseologiel. Questi prestiti sono stati ulteriormente differenziati secondo il tipo di trasferimento deglí elementi estranei, e cioé secondo prestiti non integrati [TRAS 1], prestiti parzialmente integrati [TRAS2], neologismi[TRAS3], doppioni ¡TRAS4] e
costituenti frasali [TRAS5]. Inoltre sono state elencate interferenze grammaticali [INT], prestiti integrati [PREST], forme ibride del vocativo [VOCj,
impronte fraseologiche [ERAS] nonché eommutazioni di codice reaiizzate
per mancanza di competenza aLtiva [COMP].
Neli’elaborazione dei dati si sono quindi usate le etichette seguenti
del CS:
a:
e:
[T:l>S]
[IT:I>S>S,inl
b: [T:S>l]
g: [IT:S>l>l,in]
e:
f:
[IT:l>S>I,in]
IIT:1>S>1, itl
í:
1:
2:
3:
4:
5:
CIT
PART
SBC
ML
INTJ
6:
7:
0:
12:
141:
j:
[IT:S>l>S,inj
[IT:SA>S, it]
ARO
REIT
PREE
ACAP
TRASI
142:TRAS2
143:TRAS3
144:TRAS4
145:TRAS5
15:INTF
16:
17:
18:
19:
21:
VOC
PREST
ERAS
MET
COMP
II seguente estratto di testo esemplificherá questa codificazione:
Esempio di testo no.Ill/1993/l.l:
lnterlocutori: S.S. ingegnere, CA. casalinga;
Argomento: eonflitto fra 1 proprietari di un terreno e II comune
S.S.: Ma tanto, guardi, II tempo si perde lo stesso. Perché ¡o intanto
per fare jI rilievo devo andare al catasto, ctíiedere i punti ufficiali,
farii, non é cheil tempo fiS se lo passa lo stesso.
CA.: alo No, deo este ...a l’ischidi itte?/No, io..é...io sá quale?>!
S.S.: blO Lei... faccia una cosa, se vuole lo dica a qualehe d’un altro. Come vuole /...! io se Leí vuole lo faccio. Contavo cosi di rivederci
e concludere questo e ho detto «Va be’ el a daghi nol h’idirnoso...nol
dao. ¡Quando ci vediarno ce lo do.!
Nc vis/a de Fi/tito gia Non,chcic¿c
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Rosita Rindíer SeAjerve
Inventario ana/ideo de/le attuali trasfá,mazioni del sardo
CA.: ¡2 Certo sa domo cherede accatastada /certo la casa va accastatata! g3 c’é poco da discutere!
S.S.: Anche perché l’abitabilitá non ha pié valore se non é accatastata, ma
CA.: alO E poi un’infonnazione dió ingegné, ma deo innoghe lu
potto serrare ustu picculu? ¡ingegnere, ma io dove lo posso chiudere. questo pezzettoi>/
Lo seopo di qiiesta categorizzazione era di aí-rivare ad una deserizione
complessiva del dinamismo dei LS che avrebbe permesso di analizzare phx
a fondo le asimmetrie neIl’uso delle due lingue. L’ipotesi era che indicazioni
circa la motivazione, la loealizzazione e la direzione, nonché u mantenimento di codice avrebbero fornito la definizione dei componenti essenziali
per spiegare i meccanismi operanti neilo shift. Di particolare interesse erano
gli CS intrafrasali dato che costituivano un dominio nel quale si sarebbe dovuto riflettere il cambiamento e l’attuale ristrutturazione del sardo7.
2.4.
Question¡
La nostra ipotesi generale era che dalle frequenze dei diversi tipi e forme dei LS si sarebbe pauto dedurre ji loro significato relativo alía dinamica
del processi di trasformazione. Volevamo sapere se 11 LS del sardo con [italiano fosse da interpretarsi in una funzione particolare e quale fosse 11 rapporto fra le singole funzioni discorsive, sociali e psicologiche. Inoltre, quaIi informazioni avrebbero potuto fornire queste frequenze dei LS messe in
correlazione con le categorie sociologiehe quali l’etá, la formazione, it
sesso, ccc. dei singoll parlanti circa it procedimento dello shift e del cambiamento linguistico nel sardo. Oltre a cié, indicazioni riguardanti eventuali
asímmetrie nella direzione ( 8>1 vs. 1>8) e nel mantenimento di codice
(8>1-1; 8>1>5; 1>5-8; 1>8>1) dei LS avrebbero potuto fomire informazioni sulla stabilitá auuale del sardo. Infine. le frequenze della cominutazione
intrafrasale, concentrate soprattutto in sottotipi lessicali e grammaticali,
oltre a chiarire it molo del sardo (di sostenere la LM) nei discorsi mistilingui avrebbero indicato a che punto la ristrutturazione del sardo fosse ormai
amuvata.
Cf RindierSchjerve (1995-96),(1997b,c>, (1998a,h), (2000a,b,c) iccul si discttt.ouo ¡evanc iporcsi di questo cambiamento.
237
Nc-ci<a cíe li/cfi c>g la Naniánic
>j
2000,17,229-246
Rosita Rindíer SeA jerve
2.5.
Inventan> analitu-o ¿folle altuafí o-as/énrnazioni ¿fol sardo
Risultat¡
L’elaborazione quantitativa ha ¡<mora messo in nuevo che il tipo psicolinguistico con un totale di 1803 CS é di gran lunga jI tipo pié frequente riel
riostro corpus, seguito dal tipo discorsivo che coma 1222 CS e in seguito da!
tipo socialpsicologico con 800 CS (y. grafico 1).
Dalle correlazioni fra questi dpi e le variabili quali ¡‘etá, la formazione,
la competenza linguistica risulta che c’é un rapporto fra u tipo psicolinguistico, l’etá e la competenza linguistica dci parianti, nel senso che i parlanti giovani fanno registrare le frequenze niaggiori a questo proposito e che
parlanti di competenza dominante italiana sono pié inclini ai prestiti dall’altro codice che non i parlanti di competenza dominante sarda.
Quanto al tipo discorsivo dci CS sono stati otienutí i risultati seguenti:
parlanti di etá media c quelli d’istruzione seolastica di grado superiore
passavano da un codice alI’altro pié frequenteinente, mentre i parlanti di
competenza linguistica passiva. tanto riel sardo quanto nell’italiano, mostravano una minore frequenza di CS rispetto a quelii di competenza attiva.
Rispetto alía variazione deBe frequenze calcolate nel tipo socio-psicologico
possiamo constatare che i parlanti giovani superano quelli pié grandi, ma
che alio stesso tempo i parlanti di competenza dominante italiana altemano
meno dei parlanti di competenza dominante sarda.
Quanto alta scctta dcl codice etfettuata nel complesso delle altemanze
possiamo dire che prevale la direzione verso l’itatiano (S>1) con 2507 CS,
coniro i 1419 CS verso il sardo (l>S). Con cié non si pué tuttavia concludere
che prevalga davvero una tendenza in direzione dell’italiano. Mentre é vero
che i CS della categoria [IT] avvengono prevalentemente verso l’italiano, le
frequenze della categoria identificata all’inizio dcl turno IT) senibrano abbastanza equilibrale in entrambe le direzioni. Pci- quanto riguarda u divario
fra queste dite categorie si deve soltolineare che l’aumento di frequenza in
direzione dell’italiano si spiega innanzi tuLLo in base aif elevato numero di
commutazioni intrafrasali, e cioé ¡ti base al tipo tíT. in] clic rappresenta 1956
CS dopo cui, tuttavia. i parlanti noii riníangono riel codice scelto rna tornano
alía lingua di partenza. Da! calcolo deBe frequenze rísulta che riel caso in cui
partanti passano dal sardo atl’italiano entro u loro turno [IT, in+itj solo in
327 casi mantengono questo codice, mentre in 1657 casi tomano al sardo; se
invece passano dall’itatiano al sardo mantengono questo codice in 256 casi
e tornano atl’italiano in 565 casi (y. grafico 2). L’asimmetria nella distribuzione fra italiano e sardo si spiega col fatto che nelta maggior parte del discorsi it sardo costituisce la LM per cul, aniínesso che u parlante abbia una
R evixvc cte FUccIuc4cc Rccvnániccj
2000,
7. 22q-246
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Rosita Rind/er Sohjerve
Inventario ana/ilito defle attuafi trasfiffnlazioni de/sardo
competenza bilingue abbastanza equilibrata, il ritorno al sardo risulta naturale. Da questi dad si evince che la funzione di LM del sardo non é ancora
compromessa. Cié é anche confermato dal risultati dell’analisi qualitativa
dei dati, da cui si pué dedurre che nei diseorsi mistilingul iii cui u sardo costituisce ta LM ji potere detta LM rimane mantenuto persino laddove intervengono parlanti di competenza dominante italiana. In tati situazioni si pué
osservare che mentre questi ultimi realizzano i loro tumi seivolando spesso
netl’italiano, i loro interlocutori piú sardofoni ritornano regotarmente al
sardo. Si pué inoltre notare che parlanti con una scarsa padronanza del sardo cercano di sottolineare la toro partecipazione all’interazione sardofona
tramite brevi ma frequenti inserimenti di sardo.
Esempio no. 11/1992/2,1:
lntertocutori: G.A.casalinga, OCcasatinga, G.B.studentessa
Argomento: ricovero in ospedale e operazione
GA.: Bos s’est j144 presentada j142 s’oecasione ¡vi sí é presentata l’occasione./
OC.: j5 Ecco! cumpresu! ¡capito!
GB.: h21 Vai a Padova quindi’?
OC.: Anche a Padova.
GB.: Ad operarti?
OC.: No ad operanni, mi opero ad Ozieri. La promessa questa
promessa, dA!
GA.: alO Daghi este in Padova, menzusu non pigada a Bologna...
a s operare sunu ¡ Quando é a Padova, meglio che non va a Bologna
per farsi operare... sorio! 11145 pu spec¡alizzati.
OC.: No. Ma non c’é bisogno. Anche ad Ozieri sono speciatizzati. Lo stesso...non é un’operazione, dA! c7 este una cosa chi faghene ¡ é
una cosa che fanno/j144 d’ogni die Gluanná, mi, si <onu anna bene in
deghe diese so in domo,! giorno, Giovannangela, bé, se tutto va bene
sono a casa in dieci gironi/ g4 poi non mi farannno neanche taglio 1...!
c4 non b’a bisonzo. Sa tia ‘e Gianní chi tenede! non c’é bisogno. La zia
di Giovanni che ha! h145 pie di cinquanta 1...! fiS gli hanno tolto 1.1
Ozieri é specializzato nell’opcrazione di tagli cosi, infatti e7 deo mi
cheria operare a Nuoro appo nadu « datu chi b’est issa inie micc’anno
a Nuoro 1 io devo operarmi a Nuoro ho detto« dato che Lei c’é me ne
vado a Nuoro! g4 c’é lei,
Inoltre é interessante constatare la frequenza etevata dei CS in direzione del sardo ja disconsi mistilirigui in cm J’ítaliano costiLuisce a s~ia volta Ja
LM. Questi discorsi sono caratterizzati dalia partecipazione di parlanti di
239
Rctc>ie de flh>/r,c~íu tíc,r,á,cicc,c
2000.
17. 229-246
Rosita Rind/er Soh¡e;-i-o
In,’ontario ¿tna/iti¿o do/lo attnali trasfinníazioni ¿fol sardo
competenza sardofona timitata i cui passaggi al sardo si realizzano sotto forma di singole parole o formule di routine con immediato ritorno all’italiano.
Esempio no. 111/1993/4,5
In¡erlocutori: AA. insegnante, G.B.studenlessa
Argomento: disoccupazione degil insegnanti
LM: italiano, siluazione: sardofona
AA. Si tavora: anch’io mi son fatia un giro prima di...
GR Si é lavorato; j2 invece ¡‘143 dice che ce nc sono statc belle e
poche
AA. Eh! Perché capita cosi. poi 118/W hisonzada a hiere ¡bisogna
vedere/ h145 dove ci sorio le giovani perché sai, si sposano, rímangono in cinta c7 tottas custas cosasa bisonzada l’abhaidare ! ¡tuue queste
cose bisogna vederle!/
11 fatio che gli stessi fenomeni si osservano anche in conversazioni in
cuí non intervengono parlanti di competenza dominante sarda ci perrnette di
concludere che i camhiamenti di codice, indipendentemente dalIa loro
lunghczza. costituiscono un segno distintivo attraverso cui i parlanti segnalano la loro appartenenza al gruppo etnico sardo.
Quanto al CS intrafrasali (IT, in) si sono ottenuti i risu lta¡i seguenti: gli
¡nserti italiani riel codice sardo, prevalentemente sotto loira di singole parole
(1534 CS), sorio tre volte pié frequeriti degli inserti sardi nel codice italiano
(535 CS). Questo fatto conferína una volta di pié la nostra ipotesi di una rilessiticazionc del sardo. Le frequenze maggiori si registrano prima nell’arnbito dei prestiti non integrati ITRAS II. seguito dai írcstiti integrati PRESTI,
dai doppioni ¡TRAS4J, dalle interferenze grammaticali [INTF + VOCJ. dal
trasferimenti di costituenti frasali ITRAS5I, dai p’estiti parzialmente integran
ITRAS2]. dai prestiti fraseologici IFRASI e dai ncologismi TRAS3j.
2.5.1.
Aspetul quali/otivi degli OS
¡ant
/íasu/i
Le alte frequenze di camhiamenti in direzione dellialiano, (codice in
cuí, tuttavia, i parlanti rimangono raramente), parlare a favore della nostra
ipotesi secondo cui u sardo viene attualrnente ristruturato secondo il modello italiano. L’alto tasso di prestiti non-integrati [ERAS II. integrad
[PRESTJ e doppioni [TRAS4J dimostra che c’é una forte rilessihcazione in
atto in eui gli elementi estranei sostituiscono man mano la matrice lessicale
indigena dcl sardo (v.es. 1, 2). II tasso elevato di prcstiti morfologicamenle
non—integratí é iii parte da attribuirsi a cspressioni ital iane che indicare un
Reciclo do Ei/ccIcccsí¿c Ncncccacc,yc
2000, Ji, 22c).24
6
240
Rosita Riud/or S¿/4orve
inventario ana/ideo de/le attua/i trasjb,mazioni del saido
referente tipico della cultura italiana che peté non ha un corrispondente nel
sardo (y. es. 3,4) e in parte alíe funzioni discorsive adempite da questi CS,
eioé funzioni di rilevamento, di contrastivitá, eec. (ves. 5, 6):
1.
Est prooa-upudu ¡É preoccupato! (it. preoccupato vs. saud. in
tUfltiViZZU)
2. Bi n’appo chimbe cassottas e’pon¡udoí-oso. ¡Ho cinque cassette di poinodoro.! Dae una cassetta cantu bi n’essidi? ¡Di una cassetta
quanto n’esce?/ Diponnede .../Dipende.../Bottigliasa n’asaWl-iai bottiglie?/(it. ¿-assotte Vs. sard. <asc:idsa; it. pomt)dortJ vs. sard. pumata; it.
dipende vs. sard. ev a bi cío; it. botílgilo vs. sard. ampullasa)
3. Li dana su fogliu ‘e con godo mi/iíaro./ Cli danno u foglio di
c(>ngedo militare./
4. Deo sunu unu specia/is¡a de sa odale ¡Sorio uno specialista di
questo./
5. Custoso invoco sunu pft-colini. /Questi invece sono piccolini./
(11. invece vs. sard. imbezese; it. piceolini vs. said. piecoccheddoso).
6. Sa sogra orgoglu)satnonto Faja nadu ¡La suocera orgogliosamente gli ha Jeito:...!
Per quanto riguarda u trasferimento di strutture granimaticail possiamo
constatare che queste sono piutiosto concenurate intomo a fenomeni superficiali quali l’ordine delle parole, dove pe. la determinazione posteriore
dell’aggettivo nel sardo viene delle voite sostituita dal modello anteriore
dell’italiano (ves. 7). II modello italiano gioca un molo notevole anche laddove la sottocatcgorizzazione granimaticale diffcrisce da queNa sarda (ves.
8) oppure in casi quali it proibitivo o u superlativo, che non di rado vengono realizzati secondo u modelto italiano (v.es. 9, lO):
7. Custa cosa la ¡<ini chisdonenne divo/soso pavoroso. ¡Questa
cosa l’hanno questionato diversi pastori/ (sari pastorese meda)
8. fleo tento de accuntentare un anden. ¡lo cerco di acconten—
taj-e l’amico./ (sard... accuntentare a un ¿mili-u)
9. Non l’acceliore ! ¡Non accellerare!! (sard. Non l’accelioreso !)
lO. Abba ena e, l-ic-iniss¡rna a sa domu. /Acqua buona é.
sima alía casa.! (sard. acculzu acculzu a sa domu).
A prescindere da queste interferenze la grammatica sarda si dimostra
abbastanza resistente. Constatiamo che, riel trasferiniento di pié parole, e
cioe sul piano siruiturale dei costituenti, le occorrenze appaiono generalmente soggette ai principi governanti le enlitá sintatilehe uispeitive:
II. [SARO] fleo so diplomada [¡TAL] nove anni./Io sono diplomata da nove anni.¡
241
Pv vjsccc dc JÑhu/ccc
4ícc Pcgnc,n,c ci
2000. 17. 229-246
Rosita Rindíer S¿-h¡erve
12.
Inventario analiti¿.-o ¿fe/le aHuafí tras/trnazioni ¿fol sm-do
[ITALJ A me piacciono ISAROJ sal jannasa ¡le porte¡
[¡TAL] semplici semplici.
13. ITAL) Ormai u pollo, [SARDJl’aiasa acciapidu./Ormai jI
pollo, l’avev, preso.!
Sembra che questi principi siano violati laddove elementi omofoni o
quasi simuli nelie due lingue fanno u triggering t cioé facilitano e stimolanoiI mutamento di codice (y. es. 14,15):
14. jSARD]Poi diehiaramoso sa [TAL] ITRiO 1 fino dci lavorijPoi dichiariamo la fine del !avori./
15. ISARDJ Non He s’ora ‘e flTAL] {TRIO lpassa¡-e al normale. ¡Non vede l’ora di passare a! normnale./
3.
CONCLUSIONE
Dall’insieme di questi fcnomeni possiamo concludere che il CS costituisce un meccanismo importante nel cambiamento in atto della lingua
sarda. Considerando le massicce importazioni di materiale lessicale la
gramniatica sarda si dimostra ahbastanza resistente aif influsso dell’ italiano. Cié si deve al fatto che i prestiti lessicali vengono generalmente inLegraN nefla matrice grainmaticale sarda. Per quanto riguarda la convergenza indicata negli esempí grannnaLicali precedenti. sembra che questa sí
linnti piuttosto a strategie di neutralizzazione alte a facilitare ulterior-
mente la manipolazione deBe dite lingite le quali, data la loro stretta parentela tipologica, non differiseono neanche tanto l’uíta dalFaltra. L’evidenza
empirica fornita dai nostri daN indica, quindi. che la coscienza normativa
dei pariantí sardi nei confronti della loro lingua non é gravementc compro-
messa. Cié vuol dire che la trasformazione linguistica attuale é piultosto
l’espressione della volontá dei parlanti di mantenere la lingua anziché di abbandonarla. In questo senso la rístrutiurazione del sardo, al giorno di oggi,
é un segno pié che altro della sua vitalitá e non della sua disintegrazione.
Questa interpretazione viene ulteriormente supportata dalia stratificanene tipologica nonehé sociolinguisticd dei CS. Nel tipo di gran lunga
(S.l. Clyne (1987) che in quesii casi paría di trí”gei tfig. 1 quale lavonscc cilienornienie il cara—
bianíenio di codice in 1 ngue s¶rettamenrc mpat cntatc
ce. H-amp ([989) e Hulfines (1989) c tic d’sc citono la cofivergc’fiza grammalicale in cofitesí
recess i si q oa Ii Ja s irategzt ti i ncu 1 cali zzaz iono c tic ‘fi’ ceo di compon ate la di -s ini erraz ionc ulie —
rlore dell a 1 i’ígua miooritari a no a ss cfi rl 1ctclt 1 1 uso cont i’íuo; cl. anche Ciyoo (1 987) i1 q r’a—
le sol.tol inca che la nc cii ral izzazi one coltipo rla 1-a possibili té di sc volare pié tao ilmo ‘1 it’ da un co—
dicen un altro.
Ncc cv(c/ dc- tdú¿c>gía /9>occhdc cc
2(115). 1 7~ 229-246
242
Rosita Rindíer Sh¡erve
Inventario analitico del/o attua/i trasjbrmazioni del sardo
pié frequente, e cioé intrafrasale, i parlanti giovani e i parlanti di competenza dominante italiana cercano attraverso prestiti e interferenze di adeguare il sardo alíe loro esigenze e competenze comunicative. 1 dati sui CS
del tipo discorsivo dimostrano inoltre che i passaggi da un codice all’altro
vengono realizzati soprattutto da parte di persone di etá media e con una
competenza bilingue abbastanza equilibrata che cercano di mediare fra
parlanti giovani e quelli di etá avanzata di competenza dominante rispettivamente italiana e sarda. E aneora, il tasso discretamente aumentato delle
commutazioni che marcano l’identitá etnica sarda conferma una volta di pié
l’importanza del sardo che, pur essendo una varietá compromessa, non ha
perso ¡<mora la sua prerogativa di distintivo etnico. Inoltre, si pué concludere che in discorsi dove it sardo costituisce la variante primaria nelle interazioni la funzione LM del sardo é tuttora mantenuta perché i parlanti,
dopo II passaggio all’italiano per van motivi ritornano quasi sempre al
sardo. La vitalitá del sardo é persino riconfermata dal CS nei discorsi dominati dalia LN4 italiana, dove la frequenza relativamente alta di CS nel
sardo segnala tuttora la funzione distintiva della lingua minoritaria.
Concludendo possiamo quindi dire che u sardo é tuttora una varietá
etriolinguisticamente vitale che peré si troya in via di ristrutturazíone.
Questa situazione, certo, non cambierá fin quando ci saranno ancora
quei parlanti bilingui che in base alía loro competenza equilibrata provvederanno alía continuazione del sardo. Visto peré, che la formazione di
competenze bilingui & discontinua fra i giovani parlanti, la domanda
che ci poniamo é quanto resisterá la conservazione e l’integritá della ungua sarda?
GRÁFICO
1
Disco rsivo
Social-psicologico
Psicoli ngu istico
243
Revista de Filalagí¿, Roroánic a
200t1. 17.229-246
Inventajio ¿¡na/itico ¿le/lo ¿ito¡¿íli trasfrrn¡azioni ¿fol s¿ndo
Rosita Rindíer S¿/fterve
GRÁFIcO 2
1.600
1.400
1.200
1.000
800
600
200~11
400
a
b
[i,rimYi~ ¿
o
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e
1
g
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