2014-05 - Ypsomed Italia Srl

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2014-05 - Ypsomed Italia Srl
Ypsomed Italia S.r.l.
Via Santa Croce, 7
21100 Varese (VA) - Italia
Tel. +39.0332 189 0607
Fax +39.0332 189 0605
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Comunicato in occasione del XXV. Congresso SID
RIVOLUZIONE NELLA TERAPIA DEL DIABETE TIPO 1:
IL MICROINFUSORE PER INSULINA DIVENTA UN CEROTTO
Più libertà, qualità di vita e migliore adesione alla terapia per tutti i pazienti, in particolare bambini,
adolescenti e sportivi. Grazie al nuovo microinfusore-cerotto senza cateteri mylife™ OmniPod®, ora
disponibile anche in Italia, l’assunzione di insulina per via subcutanea si fa discreta e “patient-friendly”. Un
piccolo patch, comodamente indossabile sotto i vestiti, assicura un’erogazione continua dell’ormone,
garantendo un controllo metabolico ottimale e riducendo la variabilità glicemica nell’arco della giornata.
Milano, 22 maggio 2014 – Stop a scomodi e antiestetici tubicini che intralciano l’attività lavorativa, il gioco o lo
sport; finalmente il piacere di poter fare una doccia o una nuotata in piena libertà. Atteso con vivo interesse da
clinici e pazienti, arriva anche in Italia il primo cerotto microinfusore di insulina (Patch Pump), senza cateteri:
mylife™ OmniPod®. L’innovativo device nasce dall’idea di un padre, desideroso che il proprio figlio si sentisse
meno vincolato dal diabete durante una corsa o una partita a calcio con gli amici. Compatto, piccolo (3,9 x 5,2 x
1,45 cm), leggero (solo 25 g), munito di un adesivo resistente e flessibile, il dispositivo è anche impermeabile e
pertanto non richiede di essere scollegato, se immerso in acqua. Commercializzato dalla svizzera Ypsomed –
operativa in Italia con una filiale di recente apertura – è già utilizzato da più di 65.000 pazienti nel mondo (di cui
oltre 10.000 bambini e adolescenti) e da più di 13.000 in Europa. Con oltre 20 milioni di Pods prodotti finora,
corrispondenti a 60 millioni di giorni di trattamento (Patient Treatment Days), mylife™ OmniPod® arriva in Italia
nella sua seconda generazione e come sistema ampiamente usato, apprezzato e affidabile. Il microinfusore-cerotto
sarà presentato ufficialmente alla comunità medica in occasione del XXV Congresso Nazionale della Società
Italiana di Diabetologia (SID), a Bologna dal 28 al 31 maggio.
Il diabete di tipo 1, detto anche diabete giovanile per la sua precoce insorgenza, è una patologia autoimmune che
colpisce circa 250-300 mila italiani1. Si caratterizza per la mancata produzione di insulina da parte del pancreas e,
per tutta la vita, richiede la somministrazione dell’ormone ai pazienti tramite iniezione sottocutanea.
“Il tasso di incidenza della malattia è in aumento; secondo studi relativi al Nord Italia, negli ultimi 20 anni si è
registrato un +3,3% annuo”, evidenzia Daniela Bruttomesso, Coordinatrice nazionale Gruppo di studio
intersocietario Tecnologia e Diabete. “Nel nostro Paese la terapia insulinica con microinfusori è ancora poco
diffusa. La impiegano solo poco più di 10.000 persone affette da diabete tipo 1. Pur in modo variabile tra le
diverse Regioni, i dati sembrano comunque confermare una crescita costante di chi passa dalla terapia multiiniettiva a quella con microinfusore; se però rapportiamo questi 10.000 pazienti alle 250-300.000 persone con
diabete di tipo 1 presenti in Italia, realizziamo che solo il 3-4% segue questo tipo di terapia. Molto poco rispetto agli
USA, dove circa il 40% delle persone con diabete tipo 1 è in terapia con microinfusore, e rispetto a Paesi quali
Norvegia, Austria, Olanda e Svizzera, dove lo è quasi il 20%”.
Negli ultimi anni, l’applicazione delle tecnologie emergenti ha rivoluzionato l’approccio al diabete tipo 1, con
l’obiettivo di ottenere una gestione sempre più efficace e dinamica della terapia insulinica. L’arrivo della Patch
Pump rappresenta un ulteriore progresso verso un trattamento davvero a misura di paziente.
“Rispetto ai microinfusori tradizionali, collegati al sito di infusione sulla cute attraverso un catetere di dimensioni
variabili (60-100 cm), nelle pompe cerotto questo tubicino non è presente”, spiega Paolo Di Bartolo, Direttore UO
Diabetologia Provincia di Ravenna, Dipartimento Chirurgico A.U.S.L. della Romagna. “Il paziente, quindi, indosserà
solo un Pod di pochi centimetri, che contiene batterie, micro pompa, ago cannula, cartuccia con insulina. Il tutto
fissato al braccio o, in alternativa, a una gamba, all’addome oppure alla parte inferiore della schiena, attraverso un
cerotto. Da ciò conseguirà una maggiore libertà e flessibilità per il paziente, una più serena gestione della
terapia in ogni situazione, con un impatto verosimilmente favorevole sulla qualità di vita. Si può ipotizzare
anche una possibile migliore adesione al trattamento stesso, da parte della persona diabetica”.
Il Sistema mylife™ OmniPod®, nella sua semplicità, è composto solo da due elementi: il Pod (serbatoio) e il PDM
Personal Diabetes Manager, un palmare per il comando da remoto, grande come un cellulare, che si può non
indossare e svolge anche la funzione di suggeritore di bolo. Il piccolo Pod aderisce perfettamente alla cute, grazie
a un resistente cerotto, e va sostituito ogni 3 giorni. Non avendo il catetere, la Patch Pump non necessita di essere
scollegata dal corpo, a differenza di quanto accade con i microinfusori tradizionali. Il paziente, così, riceve insulina
senza interruzioni, anche quando vuole fare il bagno, nuotare, praticare sport di contatto o vivere momenti di
intimità. Ciò costituisce un importante vantaggio: un recente studio clinico, infatti, ha confermato che interrompere
l'erogazione di insulina basale anche solo per 30 minuti determina un aumento significativo della glicemia2.
Grazie a queste caratteristiche, il microinfusore-cerotto risponde con particolare efficacia anche alle esigenze
dettate dallo stile di vita dei soggetti in età pediatrica.
“La terapia insulinica in bambini e adolescenti è più complessa che negli adulti”, sottolinea Giuseppe Lepore,
Dirigente Medico USC Malattie Endocrine e Diabetologia, AO Papa Giovanni XXIII di Bergamo e Responsabile
Ambulatorio Tecnologia e Diabete. “Le dosi dovrebbero essere proporzionali al peso (meglio frazioni di unità, non
attuabili con la tradizionale terapia iniettiva). Non solo: dato che questi pazienti variano molto l’attività fisica e
assumono frequenti spuntini, per ottimizzare il loro compenso glicemico sarebbe necessario un numero elevato di
iniezioni quotidiane, causando un forte disagio. Il microinfusore può risolvere queste difficoltà: permette di
somministrare dosi ridotte d’insulina e praticare boli insulinici ad ogni spuntino o in caso di glicemie elevate, in
maniera riservata e senza iniezioni. In particolare, i microinfusori di ultima generazione senza set d’infusione
sono molto leggeri, garantiscono un’ottima portabilità e sicurezza, anche in occasione di attività sportive;
inoltre, si applicano in posizioni meno visibili, risultando più discreti. Ciò favorisce una maggiore accettazione
della terapia da parte dei giovani, permettendo una vita sociale più ricca e conforme ai loro molteplici impegni”.
“Secondo i dati della letteratura e l’esperienza clinica, i soggetti in trattamento con microinfusione continua di
insulina riportano migliore qualità di vita e maggior soddisfazione, rispetto alla modalità multi-iniettiva”, dichiara
Angela Girelli, Dirigente Medico UO Diabetologia per l’educazione e il trattamento della persona con diabete,
Spedali Civili di Brescia. “Flessibilità della terapia, libertà negli orari, nell’alimentazione e senso di controllo della
malattia sono gli elementi più frequentemente riferiti dalle persone ‘adatte’ alla terapia con microinfusore, che
stabiliscono cioè un rapporto positivo con ‘la macchina’, vivendola come uno strumento per guidare meglio il
diabete. Nel percorso di selezione e formazione del paziente alla microinfusione, fondamentale è coinvolgere
quest’ultimo nella scelta dello strumento, per trovare quello più adatto ai suoi bisogni. Poter scegliere tra
microinfusori ‘tradizionali’ e strumenti ‘patch’, che rimangono adesi al corpo, rappresenta un’ulteriore importante
opzione per individuare il device più congeniale al singolo paziente”.
“La persona con diabete tipo 1 non vive sotto una campana di vetro, è un attore sociale a pieno titolo con attività
lavorativa, famiglia, relazioni e tempo libero”, afferma Egidio Archero, Presidente FAND - Associazione Italiana
Diabetici. “La tecnologia che aiuta a migliorare la qualità di vita è fondamentale. Più ci si libera da vincoli
strumentali che impediscono i movimenti o evidenziano la condizione diabete – come il catetere, nel caso del
microinfusore, una sorta di secondo cordone ombelicale – più si è liberi di interagire con la realtà circostante.
Credo si possa ipotizzare un effetto positivo anche sull’equilibrio psicologico della persona, dovuto
all’inserimento automatico e praticamente indolore della cannula morbida e alla semplicità d'uso dello strumento”.
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Fonti: Ministero della Salute; Diabete Italia
cf. Zisser HC. Quantifying the impact of a short interval interruption of insulin-pump infusion sets on glycemic excursions. Diabetes Care.
2008; 31:238-239
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