La lobby del gioco va all`attacco

Transcript

La lobby del gioco va all`attacco
Italia Oggi
Numero 148 pag. 8 del 22/6/2012 |
PRIMO PIANO
Il settore vede con preoccupazione la soppressione dei Monopoli. Si muova anche Confindustria
La lobby del gioco va all'attacco
Il parlamento recepisce le protesta in una risoluzione
di Stefano Sansonetti
La lobby del gioco non ci sta. La soppressione dei Monopoli di stato, decisa dal governo all'interno
di uno dei decreti approvati la scorsa settimana, sta mettendo in fibrillazione il settore. La
preoccupazione principale sarebbe quella di perdere un interlocutore unico e specifico, peraltro
responsabile della delicata attività di attribuzione delle concessioni.
Cosa accadrà con il trasferimento delle funzioni
all'Agenzia delle dogane, così come ha intenzione di fare
l'esecutivo guidato da Mario Monti? La domanda, con le
annesse preoccupazioni, ha peraltro trovato immediata
ospitalità all'interno di una risoluzione approvata dalla
commissione finanze della camera, con la quale si chiede
al governo di frenare soprattutto sulla soppressione dei
Monopoli. Struttura, si legge nel documento, che regola
il mondo dei giochi, ormai caratterizzati da «uno
spiccato profilo di politica industriale che li rende
eccentrici rispetto ai tradizionali compiti di
accertamento, liquidazione e riscossione dei tributi».
Traduzione: i Monopoli non c'entrano niente con le
Dogane. Insomma, una delle prime applicazioni della
spending review all'amministrazione finanziaria, che tra l'altro prevede la scomparsa dell'Agenzia
del territorio e il trasferimento delle sue funzioni all'Agenzia delle entrate, ha subito prodotto
resistenze. Per di più da parte di un movimento che ogni anno fattura 80 miliardi di euro, garantisce
all'erario 9 miliardi di entrate e vede muoversi realtà come Lottomatica, Snai, Sisal e via dicendo. In
parlamento si è mosso il presidente delle medesima commissione finanze di Montecitorio,
Gianfranco Conte, tradizionalmente sensibile alle istanze provenienti dal settore. L'altro ieri, poi, c'è
stata la presentazione del bilancio sociale di Lottomatica, alla quale sono intervenuti un po' tutti i
protagonisti del business. Ebbene, la preoccupazione per la soppressione dei Monopoli era il
leitmotive di tutti i commenti fatti a latere dell'evento. Certo che una fibrillazione del genere deve
avere alla base motivazioni profonde. Qualche lettura maliziosa, per esempio, fa notare che le
grandi società del gioco hanno in realtà interesse a mantenere Monopoli di stato particolarmente
attenti alle necessità degli operatori. Attenzione che, a volte, è parsa trasformarsi in
«sottomissione». A tal proposito dall'ordinanza che ha determinato l'arresto dell'ex presidente della
Banca popolare di Milano Massimo Ponzellini, in seguito ad accertamenti su un finanziamento
erogato senza i dovuti controlli alla società Atlantis (uno degli operatori del settore), è emerso un
quadro non proprio confortante. Sembra cioè che qualche anno fa le norme sulle nuove slot machine
siano state scritte da una società di consulenza di varie società del gioco, la Mag, e semplicemente
«girate» ai Monopoli (vedi ItaliaOggi del 5 giugno 2012). In pratica ne emerge un ruolo passivo
della struttura che, da questo punto di vista, al settore farebbe comodo conservare. Naturalmente si
tratta solo di una lettura, anche se in parte suffragata dagli atti di un'inchiesta giudiziaria.
Di sicuro, al momento, rimangono sul tappeto i dubbi di un settore rappresentato a livello nazionale
dalla federazione Sistema Gioco Italia, che non solo associa big italiani e internazionali come
Lottomatica, Sisal, Snai, Cogetech, Eurobet, Intralot, Merkur, ma aderisce a sua volta a
Confindustria. «È evidente che la norma in questione è di straordinaria importanza», ha detto a
ItaliaOggi il presidente di Sistema Gioco Italia Massimo Passamonti, «visto che il nostro settore
vive di concessioni e al momento è stata decisa la soppressione dell'ente concedente». L'auspicio, a
questo punto, «è che si tenga conto di quello che rappresenta il gioco in Italia, non solo per le
entrate garantite allo stato, ma anche per la mole di investimenti esteri che ha attratto in questi
anni». Passamonti vuole quindi che si rifletta, anche perché già da tempo c'è un percorso normativo
che punta a trasformare i Monopoli in agenzia e «nella stessa delega fiscale di cui si discute c'è un
articolo, il numero 15, che già cerca di disciplinare il settore, puntando soprattutto su una
semplificazione normativa».
Italia Oggi
Numero 148 pag. 37 del 22/6/2012 |
ENTI LOCALI
Un vademecum per i comuni alle prese con le
videolottery
Un manuale d'istruzioni per i comuni italiani, alle prese con la patata bollente dell'apertura delle
sale con le videolottery, gli apparecchi da gioco in grado di erogare vincite fino a 500 mila euro che
secondo la legge hanno bisogno di «ambienti dedicati», chiusi ai minorenni, per essere installati. È
l'obiettivo del vademecum realizzato dall'Associazione comuni italiani (Anci), Sistema Gioco Italia
e Sapar, che contiene le linee guida per il collegamento degli apparecchi controllati da Aams, le
regole per l'installazione delle macchinette nei locali pubblici, oltre alle istruzioni per l'uniforme
applicazione della legge da parte degli enti locali. Il documento sarà distribuito ai comuni italiani e
agli operatori del settore e sarà aggiornato annualmente con l'inserimento delle novità normative.
Uno strumento indispensabile, dal momento che nelle ultime settimane è partita una vera e propria
offensiva di diversi comuni italiani (per ora una quindicina, tra cui Empoli, Trento, Vicenza e
Pavia) contro l'apertura delle sale. «La scelta operata alcuni anni fa dal legislatore nazionale», ha
osservato Alessandro Cattaneo, vicepresidente Anci, «di rimettere al mercato la regolazione del
numero delle sale dedicate a ospitare slot e vlt si scontra spesso con le esigenze dei comuni, ai quali
non si può impedire ogni possibilità di intervento». I regolamenti comunali finiscono così in
conflitto con la normativa nazionale, che riserva alle questure la competenza sulla licenza di
pubblica sicurezza, necessaria per vendere i giochi pubblici. Una situazione di contrasto accentuata
da una recente circolare del ministero degli interni, secondo cui il rilascio delle licenze di p.s. alle
sale (secondo Agipronews circa 3.500 in tutto il territorio nazionale, ndr) può avvenire
«eventualmente anche in contrasto con regolamenti comunali che, se adottati, non possono
interferire con la competenza dell'autorità di pubblica sicurezza». Lo scontro però continua, in
particolare nei comuni del Nordest, che in diversi casi hanno proibito l'apertura di sale attorno a
luoghi come scuole e parchi pubblici: i tribunali amministrativi generalmente accolgono i ricorsi dei
gestori («nel 90% dei casi», dice la Sapar), anche se il Consiglio di stato, con l'ordinanza n.
1949/2012 del 18 aprile, ha accolto, in attesa della decisione di merito, il ricorso del comune di
Rapallo contro la riapertura di una sala.
Nicola Tani
Italia Oggi
Numero 148 pag. 42 del 22/6/2012 |
AUTONOMIE LOCALI
Focus su gioco d'azzardo ed enti locali
A piazza dei Re di Roma, nella Capitale, nel quadrilatero di un grosso fabbricato degli anni Trenta,
macina soldi su soldi la più imponente sala Bingo d'Europa: dal primo mattino fino all'alba del
giorno successivo. Migliaia di clienti, arrivati con il metrò o in auto, si alternano alle slot machine e
al tavolo del tombolone. Così da dieci anni. A nulla sono valse le proteste del vicinato per
quell'installazione impattante (3.500 metri quadrati) e nemmeno il comune di Roma ha potuto
utilizzare il comma di un articolo di legge e regolamento per limitare gli effetti. Ci provò un
questore, che di solito può prescrivere il divieto di giochi di carte, ma che niente ottenne sullo
svolgimento delle operazioni di gioco pubblico d'azzardo. Le carte erano «a posto»: tutto il processo
(concessione, autorizzazione, omologa, ispezione) è affidato al timone dei Monopoli di stato.
Poi accadono degli incidenti. Dalla Capitale a Bolzano, da Napoli a Cassino, da Milano a Cernusco
sul Naviglio. E ancora da Lucca a Padova, da Brescia a Cologno Monzese. Per spostarsi da
Cremona e tornare al Sud, nel Casertano e nel Cassinate. Solo alcune delle località dove nel 2009
sono state sequestrate alla camorra, per esempio, quei minicasinò popolari dove si grida «bingo» o
quelle bische con-le-carte-a-posto, dove si scommette, si punta, si fanno girare le slot machine.
Volendo, anche 24 ore su 24.
I sindaci osservano sconcertati, accumulano pile di reclami ed esposti sulle loro scrivanie. Provano
a intervenire, comandano la polizia municipale, i funzionari ispettivi per verificare se almeno quelle
sale dispongano di servizi igienici «a norma». Stop. Impattanti molto più di una fiera temporanea o
di un ipermercato (sul traffico, sui «pesi urbanistici», sulla sicurezza urbana) i 30 mila locali del
gioco d'azzardo a bassa soglia sono tutti off limits delle amministrazioni locali. I Monopoli di stato
stabiliscono a chi, dove, con quali orari e tempi, e con quali obiettivi di business spetti il compito di
far girare una megamacchina del gioco pubblico d'azzardo: per 80 miliardi di euro. Quasi un
decimo dei consumi privati del 2011. In barba al federalismo, all'amministrazione della città e al
buonsenso. Mentre i sindaci «negoziavano» con lo stato i poteri per la sicurezza urbana (ottenendo
nel 2008 un decreto che oltre al ridicolo delle ronde di «volontari», conteneva però il potere di
ordinanza su varie materie), i governi (tutti) li escludevano dalle partite di attivo (entrate fiscali) e
gli mettevano in conto le partite di perdita: appesantimento del traffico, degrado delle strade,
insicurezza diffusa, devianze dei minori, popolazione alla dipendenza da gioco d'azzardo.
Oggi si scopre che persino le casse centrali dello stato ci rimettono: più spesa per il gioco, meno
entrate erariali, con tendenza al «tasse zero» sull'alea, in quelle forme defiscalizzate con aliquote
dell'0,1 % sui casinò on line. E più costi di welfare per i comuni: sussidi di povertà per le famiglie
immiserite con Gratta e Vinci e slot-machine, interventi psicosociali per le persone in gioco
d'azzardo patologico. Ovvio che si stia formando una rete di città. Per ripristinare il buon senso.