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ANICA SCENARIO
29 - 30 dicembre 2014
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INDICE
ANICA SCENARIO
30/12/2014 Avvenire - Nazionale
CINEMA Dov'è il confine fra realtà e fiction?
9
27/12/2014 Avvenire - Nazionale
FICTION L'alternativa Internet
11
27/12/2014 Avvenire - Nazionale
Video di gag, sit-com, tutorial e parodie così il successo arriva con YouTube
13
30/12/2014 Brescia Oggi
Siani cerca il «miracolo» sfidando il cecchino di Eastwood
14
27/12/2014 Brescia Oggi
Angelina «cattiva» la più vista del 2014
15
30/12/2014 Corriere del Mezzogiorno - Napoli
Martone: è ora di dire basta alla cultura del risentimento
16
30/12/2014 Corriere della Sera - Nazionale
il record di «The Interview» test di un successo digitale
17
30/12/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Aldo, Giovanni e Giacomo sono da record: l'incasso sfiora i 10 milioni
18
30/12/2014 Corriere della Sera - Brescia
Agosti si inventa la notte dei sogni maratona dei film migliori della storia
19
28/12/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Gli incassi del 2014 premiano le donne: Lawrence batte tutti
20
28/12/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Rivolta contro il Mosè di Ridley Scott
21
28/12/2014 Corriere della Sera - Bergamo
Film, a Natale vince la comicità Ma i cinepanettoni fanno flop
23
28/12/2014 Corriere della Sera - Roma
«Invece della Festa del cinema un festival di film europei»
25
27/12/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Il film segreto dei cinesi girato a Milano
26
27/12/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Apertura nel segno dell'India Una mostra sulla Hayworth
28
27/12/2014 Corriere della Sera - Nazionale
capri boulevard
29
27/12/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Affronto i draghi ma vorrei essere nell'antica Roma
31
27/12/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Restino stagionali i burocrati del turismo
32
29/12/2014 Corriere delle Alpi - Nazionale
Da Scorsese ai fratelli Cohen i 10 film da ricordare nel 2014
33
27/12/2014 Gente
tutti ci vogliono siamo i magnifici
35
29/12/2014 Il Centro - Nazionale
Maleficent il film più visto del 2014
37
29/12/2014 Il Fatto Quotidiano
Oscar, com'è brutta l'Italia della grande BELLEZZA
38
28/12/2014 Il Fatto Quotidiano
Usa, le serie tv adesso fanno arrabbiare il mondo
39
28/12/2014 Il Fatto Quotidiano
La " banda dei quattro " e il massacro dei maledetti Natali
40
27/12/2014 Il Fatto Quotidiano
The Interview, quando la censura si trasforma in marketing
42
30/12/2014 Il Giornale - Nazionale
Sky raddoppia nella tv «free» Accordo con Class Editori
44
30/12/2014 Il Giornale - Nazionale
Vince «Boyhood», l'anticommerciale
45
30/12/2014 Il Giornale - Nazionale
«The Interview» vola grazie alla rete
46
28/12/2014 Il Giornale - Nazionale
Ma per 7 americani su 10 la pellicola non fa ridere
47
28/12/2014 Il Giornale - Nazionale
La Corea del Nord vede rosso «Obama, sei una scimmietta»
48
28/12/2014 Il Giornale - Nazionale
Checco Zalone: ascolti record su Sky Cinema
49
27/12/2014 Il Giornale - Nazionale
«In Italia fatico a girare Me ne torno all'estero»
50
30/12/2014 Il Giornale di Vicenza
Siani cerca il «miracolo» sfidando il cecchino di Eastwood
51
30/12/2014 Il Manifesto - Nazionale
Rotterdam, rassegna indipendente
52
27/12/2014 Il Manifesto - Nazionale
L'immaginario sul cortile di casa
53
30/12/2014 Il Mattino - Caserta
Da Siani a Eastwood il Natale in poltroncina
55
29/12/2014 Il Mattino - Nazionale
«Dai vampiri alla tigre la mia saga vi stupirà»
56
27/12/2014 Il Mattino - Nazionale
Una favola noir-pulp che assomiglia a un musical
58
30/12/2014 Il Messaggero - Nazionale
La sfida di Natale al cinema vinta da Aldo, Giovanni e Giacomo
59
30/12/2014 Il Messaggero - Nazionale
Coltrane: tutto pronto per il seguito di Boyhood
60
30/12/2014 Il Messaggero - Nazionale
The Interview fa il pieno di download a pagamento
61
30/12/2014 Il Messaggero - Nazionale
Il volo: un sogno in 3D
62
29/12/2014 Il Messaggero - Nazionale
Da Selma a Steve Jobs tutti i "biopic" del 2015
63
29/12/2014 Il Messaggero - Nazionale
L'arte secondo Tim Burton
64
28/12/2014 Il Messaggero - Nazionale
L'eroe segreto di Angelina
66
28/12/2014 Il Messaggero - Pesaro
Il sindaco Seripremia il castdegli Sbancati
67
27/12/2014 Il Messaggero - Nazionale
Attacco di hacker a Microsoft e Sony le salva un altro pirata con 99 dollari
68
27/12/2014 Il Messaggero - Nazionale
Robot, supereroi comici e cartoni Feste all'insegna della risata
69
27/12/2014 Il Messaggero - Nazionale
Waltz: «E ora sfido anche James Bond»
70
30/12/2014 Il Secolo XIX - La Spezia
Il cinema accusa la crisi economica nelle sale spezzine un calo del 21%
71
29/12/2014 Il Secolo XIX - Nazionale
IL CINEMA USA NON È SOLO BLÒCKBUSTER
72
29/12/2014 Il Secolo XIX - Nazionale
IL BIMBO MAI NATO DIVENTER À UN FILM
73
28/12/2014 Il Secolo XIX - Nazionale
HACKER CONTRO LA NOSTRA FRAGILIT À
75
27/12/2014 Il Secolo XIX - Nazionale
COOPER, PROTAGONISTA E PRODUTTORE «RACCONTIAMO L'ORRORE DELLA
GUERRA»
77
30/12/2014 Il Sole 24 Ore
Sony Pictures fa il pieno di incassi online
78
27/12/2014 Il Sole 24 Ore
Hacker contro Playstation
79
30/12/2014 Il Tempo - Nazionale
Tutti contro «Exodus» Il film di Ridley Scott scatena la Guerra Santa
81
28/12/2014 Il Tempo - Nazionale
Aldo, Giovanni e Giacomo in cima al box office di Natale
82
30/12/2014 Il Tirreno - Nazionale
Aldo, Giovanni e Giacomo valgono 10 milioni
83
30/12/2014 ItaliaOggi
Il cinepanettone è tramontato
84
30/12/2014 L'Arena di Verona
Siani cerca il «miracolo» sfidando il cecchino di Eastwood
85
27/12/2014 La Gazzetta dello Sport - Nazionale
Il cinema alla sfida di fine anno Il Trio contro Siani e Eastwood
86
27/12/2014 La Gazzetta di Parma
Che occhi grandi che hanno: ma la «paternità» è contesa
87
27/12/2014 La Liberta
Castoldi, un film per sorridere della crisi
88
27/12/2014 La Nuova Ferrara - Nazionale
Su Youtube spopola la versione lagunare del celebre Lupin III
89
29/12/2014 La Nuova Sardegna - Nazionale
Un Capodanno con Eastwood e Tim Burton
90
30/12/2014 La Repubblica - Nazionale
Fellini inedito: "Il giorno in cui ho deciso di diventare regista"
91
30/12/2014 La Repubblica - Nazionale
Silenzio in sala i nostri registi alla ricerca di una nuova Grande Bellezza
93
30/12/2014 La Repubblica - Nazionale
AG&G milionari a Natale Il film "The interview" è il più scaricato di sempre
94
30/12/2014 La Repubblica - Napoli
A Capri-Hollywood sfilano i big del cinema europeo
95
30/12/2014 La Repubblica - Nazionale
Sky raddoppia sul digitale terreste "Nostro il canale 27"
96
29/12/2014 La Repubblica - Nazionale
Christian Bale "Sì, la Bibbia fa discutere ognuno ha il suo Mosè"
97
28/12/2014 La Repubblica - Torino
Una fiction Rai ultimo tentativo per il salvataggio degli studi Lumiq
99
27/12/2014 La Repubblica - Nazionale
Meglio la Corazzata Potemkin del cinepanettone sulla Corea
100
27/12/2014 La Repubblica - Nazionale
Tutti in coda per il film su Kim Jong-un
102
27/12/2014 La Repubblica - Palermo
L'anno d'oro di Pif "Io, la mafia e la Sicilia da cambiare"
103
30/12/2014 La Sicilia - Nazionale
«Italo, una bella fiaba»
105
27/12/2014 La Sicilia - Nazionale
Vincono le commedie italiane ma meno spettatori al cinema
107
30/12/2014 La Stampa - Nazionale
Reti generaliste alla riscossa da Benigni a Braccialetti rossi
109
29/12/2014 La Stampa - Nazionale
Tanti ottimi film senza un evento Le sorprese migliori sono intimiste
110
28/12/2014 La Stampa - Nazionale
Il modello Hollywood adesso è in pericolo
111
28/12/2014 La Stampa - Nazionale
Dopo la Nord Corea il Pakistan "Quel telefilm è una calunnia"
112
28/12/2014 La Stampa - Savona
Murray Abraham sul set a Saliceto
113
27/12/2014 La Stampa - Nazionale
A Natale trionfa la favola contro la crisi
114
27/12/2014 La Stampa - Nazionale
"The Interview"? Prende in giro più gli Usa che la Nord Corea
116
30/12/2014 Libero - Nazionale
Class cede il posto Sky raddoppia sul 27 del digitale
117
28/12/2014 QN - La Nazione - Arezzo
Cinema: code e tutto esaurito Chi sono i campioni di incasso
118
ANICA SCENARIO
87 articoli
30/12/2014
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 25
(diffusione:105812, tiratura:151233)
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
AGORA'
CINEMA Dov'è il confine fra realtà e fiction ?
Fra il vero e il presunto va in scena l'inganno La spettacolarizzazione del comico o dell'action Alcuni casi in
uscita: da "Big Eyes" di Tim Burton a "Tak3n" di Luc Besson
EMANUELA GENOVESE
Punti di (s)vista. La spettacolarizzazione del comico, dell'action e del fantasy nel cinema trova anche nei film
d'autore validi alleati, per ripensare quanto labile sia diventato il confine tra vero e presunto, tra realtà e
rappresentazione. La fragilità contemporanea delle certezze e delle sicurezze ha nell'immaginario filmico il
suo terreno fecondo e il cinema, con la sua forza narrativa, diventa valido specchio della nostra società. La
complessità della realtà è difficilmente rinchiudibile in uno spazio limitato, ma la violenza e l'inganno
sembrano essere le chiavi per raccontare la paura di conoscere la propria identità e di trovare un posto nel
mondo. Il primo gennaio, tra film comici e biografici, arriva in sala Big Eyes di Tim Burton, il primo
lungometraggio sull'artista Margaret Keane, il cui vero nome è Peggy Doris Hawkins. Burton ha ricreato la
storia di questa donna e delle sue opere, riconoscibili principalmente per i ritratti di bambini caratterizzati da
occhi grandi ed espressivi. Margaret (una bravissima Amy Adams) si trasferisce con la figlia a San Francisco.
Lì conosce Walter Keane (Christoph Waltz), pittore di scorci parigini, un po' datati. Walter ha l'entusiasmo
dell'ingannatore a caccia di profitto e, dopo aver sposato Margaret, si accorge che i quadri, che la moglie
firma ora con il cognome "da sposata", piacciono e vendono. Siamo negli anni '60. «L'arte firmata da donna
non vende» è l'arma della convinzione di Walter. E così Margaret, dopo un'iniziale resistenza, accetta di
vivere il successo delle proprie opere all'ombra del marito. L'abile prestigiatore convince stampa e tv della
sua arte, trovando nei risultati delle vendite la conferma che la manipolazione è l'unica via del successo.
L'illusione di chi cerca nei media di costruire la propria immagine, di trovare consenso negli altri e di fare della
propria incompetenza un mezzo per usare l'altro, è destinata a svanire presto. La menzogna come
costruzione della verità si frantuma contro la testimonianza ingenua di una bambina, la figlia della pittrice che
sa chi è veramente l'autore delle opere. Per giungere alla verità di se stessi il rischio da correre è la perdita.
Attraverso la rinuncia a un impero nato sulla finzione Margaret riacquista la propria vita. È interessante notare
come l'artista, che trova ispirazione nella purezza degli occhi perché esprimono l'anima e la realtà degli
uomini, non riesca a trovare nella stessa ricerca della realtà la forza di manifestare la paternità delle proprie
opere. Si confonde l'amore con la sottomissione e il successo. La crisi di identità («sono qualcuno perché tu
riconosci che lo sono») accompagnata da un aggressivo narcisismo delle relazioni, è la malattia morale che
genera sempre di più storie «tratte e ispirate da fatti realmente accaduti». Il pubblico americano che ha
premiato al botteghino L'amore bugiardo ( Gone Girl , il nuovo film di David Fincher, tratto dal bestseller di
Gillian Flynn) riconosce un principio di realtà nell'intreccio immaginario degli eventi narrati. Con il film di
Fincher, regista di Se7en e The Social Network , lo spettatore adulto (la visione è sconsigliata ai minori per le
scene dove il sesso è strumentale anche alla violenza) si trova di fronte a un ritratto cupo delle derive affettive
e delle manipolazioni mediatiche nelle nostre vite. La realtà, sia nel romanzo sia nel film, è sempre affidata
alle voci narranti, prima del marito, poi della moglie, che ci mostrano la loro prospettiva. La sparizione di Amy
(Rosamund Pike), nel giorno del quinto anniversario di matrimonio con Nick (Ben Affleck), sarà alimento
ghiotto per i mass media amanti di cronaca nera. Il circo mediatico imporrà (o servirà) a Nick di convincere
l'opinione pubblica della sua onestà. È vero ciò che vediamo o è vero quello che racconta il narratore?
Nascono impressioni e supposizioni come nel film culto di Brian Singer, I soliti sospetti , ma non sono mai
esauribili se non alla fine del film quando lo spettatore comprende che in realtà la visione di quella storia è
stata contraffatta dal punto di vista. Questa forma di racconto, che trova nella manipolazione la sua natura,
non è solo un artificio narrativo. Il finto diventa così vero che si trasforma in reale. Complotti e manipolazione
della verità anche in Tak3n , la terza parte della serie di successo scritta da Luc Besson con Liam Neeson,
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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30/12/2014
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 25
(diffusione:105812, tiratura:151233)
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
che uscirà in Italia il prossimo 12 febbraio. Gli interessi manipolano la realtà degli eventi, anche al prezzo di
vite umane. E alla fine una domanda continua a serpeggiare. Di chi ci si potrà fidare? «L'accaduto è davvero
terribile perché uccide la fiducia negli uomini», confessa scoraggiato il monaco buddista in Rashomon , il
celebre film di Akira Kurosawa che riporta le quattro versioni diverse - a seconda dei punti di vista - della
causa della morte di un samurai. Il cuore del disagio contemporaneo, che dalla società si riflette nelle storie
filmiche, è l'affannosa ricerca di (ri)conoscere la propria identità per non sotterrarla al servizio del potere e del
successo o delegarla ai media. E il film senza tempo, Zelig , il finto documentario di Woody Allen, che ha dato
origine al genere mockumentary , è una risposta ancora attuale alla nostra crisi. Zelig, che sembra riuscire a
sopravvivere solo nell'identificazione con l'altro («Mi dà sicurezza essere come gli altri»), guarirà dal suo
trasformismo innamorandosi. La salvezza della propria identità è il sapersi amati: l'amore diventa la realtà che
dà significato e cambia la vita a volte incolore, grigia uguale a una, nessuna e centomila vite.
Foto: LA SCENA. "Big Eyes" di Tim Burton, il primo film sull'artista Margaret Keane, con Amy Adams e
Christoph Waltz
27/12/2014
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 21
(diffusione:105812, tiratura:151233)
FICTION L'alternativa Internet
La tv nella Rete/2 Si chiamano "web series" e spopolano on line fra naviganti appassionati Nonostante
azzardi ed eccessi, sono diventati autentici casi editoriali Sono produzioni dal basso, poco costose e spesso
innovative di giovani talenti subito rilanciati dalla televisione I succesi di "Under", di "Esami" o di "Una mamma
imperfetta"
FRANCESCA D'ANGELO
e web series altro non sono che l'alter ego della fiction italiana: il suo "doppio" moderno, un po' dark,
sicuramente spregiudicato e all'avanguardia che, dal basso, è riuscito a conquistare l'attenzione di stampa e
network televisivi. E poco importa se la maggior parte degli adulti a stento conosce un titolo, se non
addirittura il significato stesso del termine web series che, per la cronaca, significa produzioni seriali pensate
e realizzate per il web, in primis YouTube. Il popolo eletto di questi titoli sono infatti esclusivamente i giovani,
che starebbero dando vita a una nuova frontiera della produzione italiana. Questo, almeno, è quanto si sente
ripetere da più parti. In realtà, le web series devono ancora farne di strada per poter rappresentare una valida
alternativa, soprattutto in termini economici, alla tradizionale offerta delle reti generaliste. Non foss'altro per il
fatto che a oggi non si è ancora trovato un modello di business per l'on line. Più che sui soldi, dunque, il loro
successo poggia su una convinzione aprioristica di fondo: l'idea che internet sia la terra della libertà, l'unico
luogo dove ci si possa esprimere a pieni polmoni. E questo, nella maggior parte dei casi, non è solo sinonimo
di mancanza di censura ma anche di perdita del buon gusto. Non c'è sketch, per esempio, che non proponga
scene di sesso, nudità, uso di droghe e alcolici: esperienze (purtroppo) effettivamente familiari ai giovani, ma
che qui vengono proposte in dose massicce, quasi a prescindere dalle reali esigenze narrative. Le trovate
davvero originali si contano, insomma, sulla punta delle dita e a prevalere è la generale impressione di
trovarsi davanti a una versione 2.0, nonché molto più disinibita, del Drive In . Tuttavia internet fa miracoli e
così quei pochi casi eccellenti sono stati sufficienti per trasformare, almeno mediaticamente, le web series in
"caso editoriale", monitorato a vista da stampa e addetti ai lavori. Si va a caccia del talento nascosto tra le
pieghe del web, della gag capace di ridare smalto alla nostra fiction. Ha fatto per esempio molto parlare di sé
Under : scritta e girata da Ivan Silvestrini, è stata lanciata on line in contemporanea all'uscita nelle librerie
dell'omonimo libro di Giulia Gubellini (Rizzoli), a cui si ispira. A fare la differenza, oltre all'ottima strategia
distributiva, è anche la storia che schiaccia l'occhio al mondo dei miti distopici alla Hunger Games . Non a
caso la web series è entrata tra i finalisti del Lawebfest 2015 di Los Angeles (2-15 aprile). Ha fatto incetta di
visualizzazioni anche Esami : al centro, la vita degli studenti universitari raccontata da Edoardo Ferrario
lanciato da Sabina Guzzanti nel programma Un, Due, Tre, Stella . La scuola fa da sfondo anche a Come mi
sono innamorato di te , web series ideata da Michael Righini, Lucia Ridolfi, Matteo Carbone e Luca Balduini,
che cerca di adattare al web i canoni del teen drama , un genere praticamente scomparso dalle reti
generaliste. Alcune serie sono poi riuscite addirittura ad approdare in tv: per esempio i romani The Pills sono
stati proposti quest'anno su Italia1, in seconda serata, per poi traslocare in Viale Mazzini, dove hanno scritto
la sit-com Zio Gianni destinata al 2015 di RaiDue. Gli autori di The Jackal sono stati invece arruolati da Sky,
che, dopo aver visto Gli effetti di Gomorra , ha affidato loro la realizzazione della serie Lezioni di streaming ,
contro la pirateria. Oltre a Sky, i The Jackal hanno collaborato anche con Michele Santoro per AnnoUno .
Sempre su La7, Piazza Pulita ha invece voluto come inserti comici le puntate de Il terzo segreto della satira .
Parallelamente, è poi nato il filone delle web series sostenute dagli stessi produttori tv. Zodiak Active , per
esempio, ha fortemente voluto la web series (solo per stomaci forti) ideata da Francesco Mazza e Riccardo
Milanesi, dal titolo Vera Bes . A metà tra horror e soprannaturale, ha per protagonista una ragazza che entra
nella mente delle persone per liberarle dai loro peggiori incubi. La Cross Production invece ha realizzato il
prequel Una grande famiglia: 20 anni prima , mentre la Tauron Entertainment ha investito sulla serie thriller
Sisara , del regista Pietro Trecca. Per non parlare degli investimenti della stessa Rai che ha arruolato Ivan
Cotroneo (il papà di Tutti pazzi per amore ) per realizzare Una mamma imperfetta , proposto sia sul web che
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
AGORÀ
27/12/2014
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 21
(diffusione:105812, tiratura:151233)
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
su RaiDue. Meno fortunato, invece, l'esperimento estivo di RaiDue Ombrelloni , affidato all'ex team autoriale
di Boris: oltre agli ascolti poco entusiasmanti, è stato criticato per la bassa qualità.
Foto: IL CASO. Una scena di "Esami", la vita degli studenti universitari raccontata da Edoardo Ferrario che
ha fatto incetta di visualizzazioni online
27/12/2014
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 21
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Video di gag, sit-com, tutorial e parodie così il successo arriva con
YouTube
Francesca D'Angelo
E poi ci sono loro: gli YouTubers, ossia i giovani Fiorello 2.0 (o aspiranti tali) che si sono guadagnati fama e
notorietà a colpi di video pubblicati su YouTube. A differenza dei loro colleghi delle web series , le star del
Tubo non ambiscono a diventare i nuovi Paolo Sorrentino. La loro attività web va infatti più nella direzione
dell'intrattenimento, ossia della gag comiche, spesso one shot , se non addirittura del genere factual .
L'esempio più famoso è sicuramente Guglielmo Scilla, in arte Willwoosh. Bello quanto basta per piacere
anche agli addetti ai lavori del mondo dello spettacolo, si è distinto su YouTube per i suoi travestimenti
comici. Da lì, il successo: prima il programma radiofonico A tu per gu su Radio Deejay, a cui ne sono seguiti
altri due; poi il cinema con Una canzone per te , Matrimonio a Parigi , 10 regole per fare innamorare e Fuga di
cervelli , per poi addirittura approdare su RaiUno, come protagonista della fiction Baciato dal sole in onda dal
2015 in prima serata. Inoltre, in questi anni Scilla ha dato alle stampe ben tre libri: 10 regole per fare
innamorare , Freaks! Tutti i segreti e L'inganno della morte . Il tutto, alla tenera età di 27 anni. Un altro
giovane YouTuber sulla cresta dell'onda è Francesco Sole: vero nome Guglielmo Dotti, fino a un anno fa si
divertiva a caricare su YouTube dei video parodia sulla vita dei ragazzi della sua età. Tra i più visualizzati:
L'amore ai tempi di WhatsApp e La vita ai tempi dell'iPhone . Oggi, a soli 21 anni, è stato promosso copresentatore, al fianco di Belen Rodriguez, nello show del sabato sera di Canale5 Tu si que vales . Anche lui
starebbe lavorando a un libro, destinato alla Mondadori, nonché, secondo Sorrisi e Canzoni tv , a una
sceneggiatura sotto la supervisione di Fausto Brizzi. È già un prezzemolino tv anche il YouTuber Frank
Matano, famoso per i sui scherzi telefonici: classe 1989, vero nome Francesco Matano, ha iniziato nel 2009
con le Iene , per poi continuare su Sky, con il programma di scherzi SkyScherzando? , il doppiaggio del
cartone South Park e il cinema con Tutto molto bello e Fuga di cervelli . L'anno prossimo sarà nella giuria di
Italia's got talent su Sky. Nel segno del factual è invece Clio: giovane ragazza bellunese, caricava sul web dei
tutorial amatoriali sul trucco. Notata da Discovery, ha condotto per due stagioni di fila il programma Clio Make
Up su Real Time. E che dire di Lorenzo Ostuni, noto come Favji? All'età di 19 anni ha un manager personale
e un proprio canale YouTube dove quasi quotidianamente pubblica un video sui videogiochi. Vanta talmente
tanti fan (oltre 1,2 milioni di iscritti) che questo autunno è stato premiato da Google con il YouTube Golden
Button Awards: è il primo italiano a vincerlo.
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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AGORÀ / L'altro "canale"
30/12/2014
Brescia Oggi
Pag. 40
(diffusione:16000)
Siani cerca il «miracolo» sfidando il cecchino di Eastwood
Fabio De Luigi e Alessandro Siani in Si accettano miracoli, nelle sale dal 1° gennaio È una mossa accorta,
quella della 01 Distribution: aver evitato che il nuovo film di Alessandro Siani, nel quale veste il doppio ruolo
di protagonista e regista, come già nel precedente Il principe abusivo, si scontrasse con la ressa dei titoli
natalizi. Inutile spartire il bottino con Lo Hobbit, due cinepanettoni e Aldo, Giovanni e Giacomo. Meglio trovare
il pubblico con la pancia ancora piena del cenone di Capodanno, indeciso tra film d´autore (The Imitation
Game) e un Clint Eastwood potenzialmente indigesto (American Sniper), con la sua carica di violenza e
malinconia. Gli italiani, non solo quelli del Sud, amano il napoletano Siani: un comico dall´indole gentile, che
parla sottovoce, non sgomita per l´attenzione ed ha un contegno non dissimile da quello del grande Massimo
Troisi. In Si accettano miracoli è affiancato da un altro cavallo di razza: Fabio De Luigi, ancora una faccia
ingenua, estranea alle volgarità imperanti, in cerca di un´occasione per splendere veramente. Sarà questa
l´occasione? In sala dal primo gennaio, Si accettano miracoli ha una premessa classica, quasi antica: lo
scontro tra la modernità della metropoli e la semplicità del mondo rurale meridionale. Siani è Fulvio, spietato
tagliatore di teste di una multinazionale (ruolo che fa l´occhiolino a quelli portati al cinema da Russell Crowe
in Un´ottima annata e George Clooney in Tra le nuvole) al quale, dopo aver «sfrondato» per bene la propria
azienda, viene notificato il licenziamento. Chi di spada ferisce, di spada perisce. Arrestato e condannato a un
mese di servizi sociali, dopo aver perso la testa sull´ex posto di lavoro, Fulvio viene affidato alla casa famiglia
del fratello prete Germano (De Luigi), che lavora in un minuscolo borgo dove la tecnologia è una chimera. Il
centro, però, è in crisi: rischia di chiudere. Toccherà a Fulvio inventarsi un miracolo, letteralmente (una statua
piangente), che attirerà frotte di credenti da spennare in paese, facendo risorgere l´economia locale. Andrà
tutto liscio fino a che il Vaticano non decide di indagare... «Ho cercato di creare un genere, il fantasy-comedy,
ovvero dei film che sembrano confezionati come di fantasia ma con all´interno tanta commedia. Quando
penso un film lo penso per il pubblico», racconta Siani. E il pubblico ringrazia: Il principe abusivo ha incassato
più di 14 milioni di euro, diventando il titolo più redditizio del 2013. A De Luigi manca ancora «il botto»
d´incassi, anche se Il peggior Natale della mia vita, che al primo passaggio televisivo è stato visto da 5 milioni
di spettatori, sta lentamente diventando un classico festivo. L´accoppiata il miracolo potrebbe farlo davvero.
Glielo auguriamo con tutto il cuore. ALDO, GIOVANNI E GIACOMO alla terza settimana nelle sale,
conquistano la vetta del box office dell´ultimo week end dell´anno: il loro Il ricco il povero e il maggiordomo
scavalca il colosso Lo Hobbit la battaglia delle cinque armate sfiorando i 10 milioni di incasso (4,5 in questa
settimana) con una media per sala di oltre 8 mila spettatori. La pellicola natalizia di Aldo, Giovanni e Giacomo
diventa ad oggi il maggior incasso italiano della stagione 2014-2015 (e comunque dall´inizio di settembre),
nonché il secondo film in classifica (subito dopo Interstellar) per numero di spettatori, forte dei suoi 1.397.720
ticket staccati.
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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CINEMA . Esce il 1° gennaio il nuovo film dell´ attore e regista napoletano, nello stesso giorno di «American
Sniper»
27/12/2014
Brescia Oggi
Pag. 40
(diffusione:16000)
Angelina «cattiva» la più vista del 2014
Angelina Jolie in Maleficent, il film che ha incassato di più nel 2014 È Maleficent di Robert Stromberg il film
che ha fatto registrare il maggior incasso nel 2014 in Italia. La rilettura Disney de La Bella Addormentata nel
Bosco, interpretata da Angelina Jolie, ha superato di poco i 14 milioni di euro ed è seguita in classifica da Un
boss in salotto, film di Luca Miniero, con Paola Cortellesi e Rocco Papaleo: il nuovo lavoro del regista di
Benvenuti al Sud e Benvenuti al Nord ha incassato circa 12 milioni e 300mila euro. Sul podio anche il
notevole The Wolf of Wall Street, biopic sulla vita avventurosa del miliardario Jordan Belfort, con Leonardo Di
Caprio e Matthew McConaughey. Il film di Martin Scorsese è terzo con un incasso vicino ai 12 milioni. Nelle
prime dieci posizioni altre due commedie italiane, Sotto una buona stella di Carlo Verdone, con Paola
Cortellesi (quarto com poco più di 10milioni e 300mila euro) e Tutta colpa di Freud, la storia di uno
psicanalista alle prese con tre casi disperati firmata da Paolo Genovese. Interprete del film (decimo con circa
8 milioni di incasso) è Marco Giallini. Nella classifica, dalla quinta alla nona posizione, cinque grandi
produzioni Usa. Quinto con 10milioni e 200mila euro è Interstellar, avventura di un gruppo di esploratori che
fanno uso di un buco nero appena scoperto nello spazio per superare le limitazioni dei viaggi spaziali. Fra i
protagonisti del film di Cristopher Nolan, Matthew McConaughey e Anne Hathaway. Seguono The Amazing
Spiderman 2- Il potere di Electro di Mark Webb (9milioni e 170 mila euro), la produzione Michael Bay/Steven
Spielberg Transformers 4- L´era dell´estinzione (8milioni e 700mila), Hunger Games - Il canto della rivolta
(parte 1), terzo film della serie, girato da Francis Lawrence (poco più di 8 milioni e mezzo di incasso). Nono in
classifica il film di animazione di Dean De Blois Dragon Trainer 2, una nuova avventura di Hiccup e Furia
Buia (8 milioni e 200mila euro). Buono il piazzamento del film biografico su Giacomo Leopardi di Mario
Martone Il giovane favoloso con Elio Germano, 19esimo con oltre 6 milioni e 100mila euro di incasso. Tra i
film da ricordare del 2014 Her di Spike Jonze, storia di un uomo (Joaquin Phoenix) che si innamora della
voce di un computer (Scarlett Johansson)- e 12 anni schiavo, di Steve McQueen sulla schiavitù nell´800 in
Louisiana.
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CINEMA . Migliori pellicole al box office, sul podio Miniero e Scorsese
30/12/2014
Corriere del Mezzogiorno - Napoli
Pag. 11
(diffusione:27910)
DALLA NOSTRA INVIATA «In Italia domina la cultura del risentimento. Gli artisti sono considerati quasi dei
fannulloni e si è affermato il luogo comune della cultura come forma di parassitismo. Inoltre non c'è orgoglio
nazionale, basta vedere certe premiazioni del David di Donatello». Ci va giù duro Mario Martone a Capri
Hollywood dove è stato premiato per il suo «Giovane favoloso», film su Leopardi campione d'incassi. Il tono,
come al solito, è pacato. Ma l'analisi impietosa. «Bisogna venire qui al festival caprese per trovare
un'atmosfera rilassata e festosa. Non è così altrove, in altre manifestazioni». La denuncia di Martone viene
fuori, tra altri discorsi, durante il suo intervento al convegno sulla produzione cinematografica e la tax credit
che si svolge alla Certosa di Capri in un clima glaciale insolito per l'isola azzurra, ma riscaldato dalla passione
e dalla partecipazione dei relatori, tra cui Carlo Degli Esposti, produttore degli ultimi due film di Martone,
Gianni Celata, la produttrice Elda Ferri, il regista Roberto Faenza, tutti impegnati a raccogliere le nuove sfide
del settore. L'interrogativo principe è come conciliare in Italia arte e finanziamenti. Se lo chiede lo stesso
Martone e parla di «paesaggio accidentato da attraversare con autonomia di pensiero». Da quando il giovane
regista muoveva i suoi primi passi nelle cantine off off , quasi quarant'anni fa, rievoca Martone, «il paese è
cambiato, le regole sono cambiate, restano clientele e corruzione ma per fortuna anche molte possibilità».
Per esempio quella nata dall'incontro con Degli Esposti: «Siamo entrambi coraggiosi ma anche un po'
incoscienti. E abbiamo una certa concretezza che viene dalle esperienze di produzioni indipendenti».
Martone ricorda i suoi esordi: «Non avrei mai fatto i primi film in assenza dell'articolo 28 della legge cinema
(la normativa prevedeva per i film di particolare interesse artistico e culturale, risorse pubbliche fino al 30%
del budget, che poi è stata messa sotto accusa , ndr ). In Italia c'è la tendenza a usare male e poi fare a pezzi
certe leggi che di base sono giuste. Invece di distruggerle andrebbero applicate correttamente». Eppure gli
artisti che credono in un progetto non si scoraggiano. Prova ne sia il percorso di Martone su Leopardi:
«Quando portai in scena le Operette morali da direttore dello Stabile di Torino nessun altro teatro volle
comprare lo spettacolo, tranne Roma che aveva accordi pregressi con Torino e quindi era obbligata. Eppure
quello spettacolo fu campione d'incassi della stagione e da lì è nata anche l'idea del film su Leopardi, perché
ci accorgemmo che il pubblico era interessato e pronto». Insomma, il paesaggio è complesso ma segnali
positivi se ne registrano ancora: del resto il 2014 è stato un grande anno per il cinema italiano. «Lo spazio per
lavorare c'è ancora. Nel bene e nel male continueremo a fare film», conclude Mario Martone. L'altra sera il
regista è stato premiato con il Capri Award insieme al produttore Degli Esposti e alla sceneggiatrice del
«Giovane favoloso» Ippolita Di Majo, durante una serata condotta dall'istrionico padrone di casa Pascal
Vicedomini, «capace di creare incontri e situazioni imprevedibili», come commenta lo stesso Martone. E
infatti sul palco si sono alternati, tra chiacchiere informali e momenti intensi di spettacolo, personaggi come
Francesco De Gregori e Peppino Di Capri, Fabio Testi e Paolo Genovese, l'attrice Moran Atias e la
costumista Ursula Patzak. In particolare tra De Gregori e Martone è apparso evidente un grande feeling: i due
grandi artisti si sono dichiarati reciproci ammiratori. De Gregori ha ammesso di aver amato il film «Morte di un
matematico napoletano» e Martone dal canto suo ha rievocato un'estate in Cilento di tanti anni fa. «Ero un
ragazzino malinconico e mi incantavo dietro al mistero di Alice, il brano di De Gregori che ascoltavo
continuamente al juke boxe». Forse in quei sogni di ragazzo e in quelle suggestioni c'era in germe qualcuno
dei film che hanno contribuito a fare grande il cinema italiano di questi anni. Intanto, oggi è atteso al festival
caprese il regista Pawel Pawlikowski autore di «Ida», che sarà proiettato al cinema Paradiso di Anacapri. A
seguire proiezione in anteprima italiana di «Mr. Turner» di Mike Leigh; sarà presente l'attore Timothi Spall.
Chiuderà la serata una performance di Di Capri con Noa ed Eduardo Bennato. Tra i premiati di stasera il
giovanissimo Ellar Coltrane, già star negli Usa per il fortunato «Boyhood». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Martone: è ora di dire basta alla cultura del risentimento
30/12/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 29
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Matteo Persivale
«P arliamo di uno Stato che ha sferrato un attacco contro uno studio cinematografico a causa di un film
satirico con Seth Rogen e James Flacco (ndr: «Flacco» invece di Franco: si era confuso con il cognome di un
giocatore di football): questo dice qualcosa di significativo sulla Corea del Nord. Mi piacciono molto, Seth e
James, però...», aveva detto Obama, sorridendo davanti all'assurdità della situazione, qualche giorno fa.
La lunga marcia del film The Interview verso un successo da record era cominciata così, con le parole del
presidente subito cliccatissime su YouTube, quel «I love Seth, I love James» diffuso come una pubblicità
virale senza prezzo nell'era di Internet. Alla fine, il film della discordia che finisce con l'assassinio di Kim Jongun e che aveva provocato minacce nordcoreane di attacchi terroristici nelle sale, è uscito in pochi, meritori
cinema americani ma soprattutto è stato messo a disposizione, tramite pay per view , su Internet, dal giorno
di Natale. E adesso, con 15 milioni di dollari incassati (12,29 milioni di euro) in quattro giorni, e due milioni di
download , The Interview ha stabilito un record per la distribuzione digitale dei film, finora considerata dai
produttori non abbastanza redditizia. La conseguenza inattesa del ricatto degli hacker nordcoreani?
Gli esercenti delle grandi catene di cinema si sono chiamati fuori temendo attentati in sala (difficile biasimarli),
ma la Sony ha potuto così fare un utilissimo test - per causa di forza maggiore, certo - sul futuro della
distribuzione digitale.
Ovviamente è quasi impossibile che altri film ricevano tanta pubblicità gratuita - un caso politico
internazionale, la Casa Bianca che prende posizione - ma The Interview (che resta una commediola di qualità
non eccelsa, e dal tono spesso molto greve) è già diventato un caso da studiare. Negli uffici delle major
hollywoodiane come tra gli analisti delle banche d'affari e nelle facoltà di economia.
@mpersivale
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il record di «The Interview» test di un successo digitale
30/12/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 45
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Aldo, Giovanni e Giacomo sono da record: l'incasso sfiora i 10 milioni
Nemmeno lo Hobbit riesce a contendere ad Aldo, Giovanni e Giacomo lo scettro di re del box office delle
Feste. La nuova commedia natalizia del trio comico, Il ricco, il povero e il maggiordomo (distribuito in 500 sale
e prodotto da Paolo Guerra per Medusa) presidia infatti anche questa settimana il vertice della classifica dei
film più visti al cinema sfiorando i 10 milioni di euro di incasso complessivo (9.614.389, dati Cinetel) - di cui
4,5 realizzati in questo fine settimana. AG&G mettono così a segno il maggiore incasso italiano della stagione
2014-2015, piazzandosi come secondo film in classifica - subito dopo Interstellar - per numero di spettatori,
con 1.397.720 biglietti staccati. Nel loro ottavo lungometraggio, approdato sugli schermi natalizi a quattro anni
da La Banda dei Babbi Natale , la crisi colpisce l'arido finanziare Giacomo, che insieme al maggiordomo
Giovanni finisce a casa del bancarellaro finto-extracomunitario Aldo.
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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Al cinema
30/12/2014
Corriere della Sera - Brescia
Pag. 5
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Agosti si inventa la notte dei sogni maratona dei film migliori della storia
Nino Dolfo
Silvano Agosti è sempre fuori catalogo, alieno rispetto all'ovvio dei popoli, ma regolarmente stimolante e
provocatorio. Si intitola «La notte dei sogni» la maratona di cinema proposta dal suo Piccolo Cinema
Paradiso (via Francesco Lana, 15) a Capodanno: un flusso di immagini non-stop dalle 22 di domani fino
all'alba. I grandi film della storia del cinema e i film più belli di oggi scelti dal pubblico, in un menù di 20 titoli
che rimarrà segreto fino all'inizio della serata. Buffet e brindisi ad ogni proiezione. Quali sono questi film?
«Non li dico - risponde sornione il regista bresciano -. È questo il bello del gioco. Posso solo dire che sarà
una notte di contentezza in cui gli spettatori potranno vedersi in faccia. I presenti in sala saranno i protagonisti
di questo insolito san Silvestro, loro sceglieranno la scaletta dei film da proiettare votandoli nell'ambito di una
rosa compilata da me per salutare il vecchio anno e dare il benvenuto al nuovo. Il tutto imbastito con buffet
rustico, brindisi ad ogni film per festeggiare con tutte le capitali del mondo, chiacchiere e commenti e tanta
buona compagnia». Silvano Agosti è stato uno dei pochi a smarcarsi rispetto al coro di elogi nei confronti di
Roberto Benigni e della sua chiosa televisiva sui Dieci Comandamenti. «Sì, ma non scrivere che sono contro
Benigni. Io non sono contro nessuno. Anzi, sono stato uno dei sui primi estimatori, quando era Cioni Mario.
Allora, dopo un suo spettacolo, lui mi chiese cosa ne pensavo e io gli risposi che era uno dei pochi attori che
non recitava, ma viveva. Ora a Benigni ho scritto una lettera che ho postato nel mio sito. Vorrei che tornasse
ad essere il Roberto che conoscevo. Semplicemente Roberto, senza cognome, come Eduardo. Cosa non mi
ha convinto? Il suo è stato un monologo favorevole al sistema, a ciò che c'è e non c'è. Trent'anni fa era stato
più coraggioso: aveva parlato già allora dei Dieci Comandamenti, imputando a Dio anche i vizi capitali e nel
contempo dando a Dio un volto più umano di quello che ci appare nella sua recente versione televisiva». Il
costo de «La Notte dei sogni» ammonta a 30 euro comprensivi d'ingresso, buffet, tessera annuale 2015 e un
omaggio a sorpresa. È obbligatoria la prenotazione telefonando al numero 338.6807817 oppure
320.8152434. È possibile l'ingresso dopo la mezzanotte per la visione dei film post brindisi
(approssimativamente le proiezioni avverranno alle ore 00.30, 2.30, 4.30 e 6.00. Per avere conferma
dell'inizio del film si può chiamare in sala allo 030.280010.
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Al Piccolo cinema Paradiso
28/12/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 33
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Gli incassi del 2014 premiano le donne: Lawrence batte tutti
È Jennifer Lawrence (foto) l'attrice campione di incassi del 2014. Nella classifica stilata da Forbes , che
stabilisce quanto una star vale al botteghino, la 24enne è riuscita a invertire la tendenza che, solitamente,
vede solo colleghi maschi nelle prime posizioni. Nel 2014 i film con l'attrice hanno incassato 1,4 miliardi di
dollari. Al secondo posto c'è Chris Pratt (1,2 miliardi di dollari) ma al terzo un'altra donna: Scarlett Johansson
(1,18 miliardi). Emma Stone e Angelina Jolie occupano poi rispettivamente la sesta e settima posizione, a
dimostrazione che il 2014 è stato un grande anno per le star femminili. Nel 2013, il record di incassi era
andato a Dwayne Johnson e la classifica aveva solo due donne nella top ten. Gli incassi record di Jennifer
Lawrence si devono a The Hunger Games e X-Men: Days of Future Past , mentre Chris Pratt ha recitato in
Guardiani della Galassia e The Lego Movie . Il terzo posto di Scarlett Johansson è dovuto invece a Captain
America , Her e Under the Skin .
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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Al cinema
28/12/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 35
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Anche l'Egitto censura «Exodus»: « Film sionista e pieno di errori storici». Il regista : «Scemenze»
Francesco Battistini
GERUSALEMME È un film sionista. Peggio, è pieno d'errori. Peggio ancora: è brutto. Appena uscito in Medio
Oriente, e già incassati 35 dei 140 milioni di dollari che è costato, l'ultimo kolossal di Ridley Scott si candida
all'Oscar delle stroncature («tristemente insufficiente», scrive il New York Times ) e a diventare il classico
sequel del film-che-irrita-i-regimi.
Qui non c'entrano gli hacker nordcoreani: su Exodus - Dei e Re , interpretato da Christian Bale, s'è abbattuta
la scure di Paesi musulmani tipo Egitto e Marocco. Il polpettone è la vita di Mosè dai Dieci Comandamenti
all'Esodo e per il ministro della Cultura egiziano, Gaber Afour, va proibito: «Una rappresentazione sbagliata.
Dà una visione sionista di Mosè e contraddice la verità storica: mostra gli ebrei che costruiscono le piramidi,
quando tutti sanno che furono terminate almeno mille anni prima dell'Esodo. Per non dire del Mar Rosso: la
divisione della acque viene fatta passare per un fenomeno naturale, non per un prodigio. Questo è
inaccettabile».
Undicesimo, non proiettare. La mezza fatwa ha trovato subito terreno fertile sul Nilo: le sale hanno rispedito la
pellicola a Hollywood.
A Casablanca, il gestore del cinema Rif ha tolto Exodus dal cartellone. Al Colisée di Marrakech, hanno
appeso il divieto del re corroborato dal parere di due accademici egiziani: «Nel film - è sbalordito Mohamed
Afifi, censore capo del Cairo -, il protagonista brandisce addirittura una spada come fosse un guerriero,
mentre tutti sanno che si servì d'un bastone per fare sgorgare l'acqua dalla roccia...».
Naturalmente, ai governi arabi importa poco della precisione storica. C'entra casomai la prudenza: per i
musulmani Mosè è un profeta e raffigurarlo in carne e ossa - come accadde in marzo per il Noè recitato da
Russell Crowe, bocciato dalle autorità sunnite di Al Azhar - è una bestemmia capace di scatenare le folle. Di
più: la scelta di Bale e d'attori wasp (bianchi-anglosassoniprotestanti) per un set mediorientale, dove alle pelli
scure è riservato solo il ruolo degli schiavi, è parsa politicamente scorretta. «Non dite scemenze - ha replicato
stizzito il 77enne Scott -, mica posso montare un film con questo budget dicendo che il protagonista è
Mohammed tal-dei-tali proveniente dal tal posto! Lo facessi, non riceverei un dollaro di finanziamento...».
Riletto da almeno una quarantina di registi, interpretato da Burt Lancaster come da Charlton Heston o da Ben
Kingsley, l'ennesimo Mosè hollywoodiano entra nella galleria degli orrori/errori storici per cui Ridley Scott
diventò famoso con il Gladiatore . Sui siti arabi sgranano un'irridente collana d'indimenticate perle del regista:
dai libri che arredavano la tenda di Marco Aurelio (oggetti sconosciuti ai latini) all'acciaio (inesistente) delle
spade, dai serpenti sudamericani ai laghi che Roma non ha mai avuto, passando per le staffe dei cavalli
(inventate qualche secolo dopo), le buganvillee originarie del Brasile, le tigri nel Colosseo al posto dei leoni...
Dice Tarantino che il bello del cinema è reinventare la storia. Purché non si pretenda d'insegnarla.
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Autore
Sir Ridley Scott (77 anni) è un regista e produttore britannico Debutta
alla regia con
«I duellanti», che viene premiato
al Festival di Cannes 1977 come migliore opera prima Suoi anche altri film
di culto come «Alien», «Blade Runner»,
«Il gladiatore»
Altri casi
«Exodus» si aggiunge alla lunga lista di film censurati in Marocco, che comprende tra gli altri «Love Actually»
(2003), commedia romantica con Hugh Grant, e «Braveheart» (1995) con
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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Rivolta contro il Mosè di Ridley Scott
28/12/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 35
(diffusione:619980, tiratura:779916)
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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Mel Gibson Nel 2014
è toccato a «Noah» di Darren Aronofsky, con Russell Crowe nei panni del protagonista, censurato anche in
Qatar, Bahrain ed Emirati Arabi
Foto: Guerriero Christian Bale (40 anni) protagonista di «Exodus - Dei e Re», il kolossal biblico di Ridley Scott
28/12/2014
Corriere della Sera - Bergamo
Pag. 13
(diffusione:619980, tiratura:779916)
In Italia gli incassi crollano del 20%, sale bergamasche in controtendenza Al Nord vince la commedia leggera
Rosanna Scardi
Anche i bergamaschi incoronano Aldo, Giovanni e Giacomo come re del cinema natalizio. Nonostante i cali a
livello nazionale siano pesanti (-20%), a Natale e Santo Stefano il pubblico orobico non ha rinunciato alle
prime visioni. E gli spettatori, attenti ai prodotti di qualità e per nulla nostalgici del vecchio cinepanettone, si
dividono solo per i gusti.
All'Uci Cinemas di Curno, la struttura bergamasca più grande con i suoi 2.400 posti, in media i biglietti
staccati sono diminuiti nei due giorni, solo del 7% rispetto al 25 e al 26 dicembre di un anno fa. Il ricco, il
povero e il maggiordomo sbanca il box office con 2.468 poltroncine occupate e un incasso di 19.700 euro. Il
secondo posto se lo contendono Lo Hobbit - La battaglia delle cinque armate con 2.344 spettatori e 18.750
euro e il film d'animazione Big hero 6 con 1.776 biglietti staccati e 14.200 euro di incasso. L'amore bugiardo ,
thriller poco natalizio e ben costruito con Ben Affleck, è stato scelto da 1.133 spettatori (9 mila euro in cassa)
e ha superato Un Natale stupefacente con Lillo & Greg. Visto da 1.120 persone e con un incasso di 8.900
euro, è il primo erede del cinepanettone a deludere. Va peggio un altro emulo, Ma tu di che segno 6? di Neri
Parenti e con Massimo Boldi: appena 356 biglietti per 2.800 euro. Pochi hanno optato per Il ragazzo invisibile
: in 666 per 5.300 euro. Il fantasy, firmato da Gabriele Salvatores e con Valeria Golino, è stato un buon
esperimento alla Marvel in Italia: la storia di un ragazzo che si scopre supereroe con tanto di effetti speciali
ben riusciti e dal taglio di qualità. Sbagliata forse la campagna mediatica trasversale che non si è concentrata
sul target giovane.
Anche i trevigliesi hanno scelto Aldo, Giovanni e Giacomo. La differenza con le altre pellicole è abissale:
1.800 biglietti e 13.500 euro di incasso contro Big Hero (900 spettatori e 6.400 euro d'incasso) e Lo Hobbit
(850 biglietti e 6.200 euro in cassa). «Fino a pochi anni fa Boldi e De Sica totalizzavano anche 20 milioni di
euro a livello nazionale, poi sono scesi a 10-12 e oggi quel genere è tramontato. Al Nord vince la commedia
leggera», dice Enrico Signorelli, direttore dell'Ariston. Nella multisala da 1.300 posti la flessione è stata, in
media nei due giorni, solo del 5%. L'amore bugiardo si attesta sui 600 biglietti e 4.500 euro d'incasso.
Paddington , film per famiglie uscito il 25 dicembre, si piazza al quinto posto con 520 biglietti, che fruttano
3.600 euro. Resta incompreso Il ragazzo invisibile : 350 presenze e 2.400 euro in cassa. Malissimo Natale
stupefacente (340 biglietti e 2.400 euro) e Ma tu di che segno 6? (310 spettatori e 2.200 euro).
La città è la vera sorpresa. Il pubblico del Capitol ha premiato L'amore bugiardo (650 biglietti, che hanno
fruttato 5.500 euro). Jimmy's hall , pellicola di Ken Loach, ha dato la maggior resa con un tutto esaurito (500
posti e 3.500 euro di incasso), seguita da Il ragazzo invisibile (490 spettatori per 3.400 euro) e l'orsetto
Paddington (275 posti, 1.900 euro in cassa). Al San Marco si confermano primi Aldo, Giovanni e Giacomo
(1.030 biglietti per 7.200 euro). Delude Natale stupefacente (nei cinque spettacoli, 340 biglietti venduti e
2.400 euro in cassa). Il giorno di Natale Lo Hobbit , al Cinema del Borgo, ha fatto 105 presenze, in linea con
Big Hero 6 e Storie pazzesche al Conca Verde.
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I più attesi
Dal primo gennaio,
Si accettano miracoli
di Alessandro Siani, American sniper , diretto da Clint Eastwood,
e The imitation game , il film che punta all'Oscar
La classifica del gradimento
Successo Il primo posto spetta a Il ricco, il povero e il maggiordomo , con il trio Aldo, Giovanni e Giacomo
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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Film , a Natale vince la comicità Ma i cinepanettoni fanno flop
28/12/2014
Corriere della Sera - Bergamo
Pag. 13
(diffusione:619980, tiratura:779916)
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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Sorpresa Soprattutto in città, il pubblico ha scelto il thriller (poco natalizio) L'amore bugiardo (Gone girl) con
Ben Affleck
Sottovalutato Sotto le aspettative Il ragazzo invisibile , il film di Gabriele Salvatores, con Valeria Golino
Fiasco Il cinepanettone non piace più. Sopra, Massimo Boldi nel film Ma tu di che segno 6? di Neri Parenti
28/12/2014
Corriere della Sera - Roma
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(diffusione:619980, tiratura:779916)
«Invece della Festa del cinema un festival di film europei»
Carlo Troilo
Due recenti editoriali di Paolo Fallai hanno decretato il definitivo fallimento della Festa del Cinema. Ora - era il
titolo del secondo - «Ci sono i soldi, mancano le idee». Provo allora ad avanzare la proposta di una iniziativa
(per brevità «Cinema Europa») che potrebbe sostituire, con costi molto minori, l'assurda «Festa», servita solo
ad infastidire i consolidati festival di Venezia e Torino (o affiancarla se la forza d'inerzia manderà avanti la
«festa» ancora un po'). L'Auditorium del Palaexpo (o una delle due sedi del Macro) diviene un cinema d'essai
che offre cicli di film dei maggiori Paesi europei in lingua originale e con sottotitoli in italiano, contribuendo
anche, in tal modo, a dare parziale attuazione alle disattese direttive della Ue per la diffusione dell'audiovisivo
europeo: Roma, almeno in questo, «europea» come Parigi. Per cogliere la valenza della proposta vanno
tenuti presenti, fra l'altro, due fattori: la presenza a Roma delle ambasciate e degli istituti di cultura dei
maggiori Paesi europei, che già organizzano cicli di film, spesso in sale inadeguate. Si tratterebbe di proporre
loro una «coproduzione» degli eventi, con un costo minimo per il Comune. e il fatto che a Roma vivono oltre
30 mila europei: un pubblico certamente interessato, cui vanno aggiunte migliaia di romani di ceto
socioculturale elevato che cercano invano, soprattutto dopo la chiusura del Metropolitan, un cinema
confortevole che proietti film non doppiati. A latere delle proiezioni, si realizzano mostre e rassegne di film su
singoli temi e/o autori europei, sul modello di quella di grande successo su Stanley Kubrik, offerta nel 2008
proprio al Palaexpo. Alla fine del ciclo annuale di proiezioni, una giuria di giornalisti europei premia il miglior
film europeo dell'anno. Poche parole sull'idea di far nascere a Roma un «mercato» dell'audiovisivo. Posso
assicurare (essendo stato per anni responsabile della promozione prima di Rai-Cinemafiction ed avendo
contribuito a creare il festival «Umbriafictiontv») che in Europa quel segmento è saldamente presidiato dal
consolidatissimo mercato di Cannes. E non a caso il mercato che esisteva da anni - il Mifed di Milano - ha
dovuto chiudere e neanche l'impegno congiunto di Rai e Mediaset ha consentito a suo tempo di affiancare
una sezione «di mercato» al festival umbro.
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l'intervento
27/12/2014
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Kolossal in notturna tra il Duomo e le vie del lusso. Per evitare gli assalti dei fan
Giacomo Valtolina
R iprese blindate a Milano per le stelle del cinema cinese. Ciak tra il Duomo e le vie del Quadrilatero della
moda: riprese in notturna per evitare l'assalto dei fan con molti dettagli sotto embargo, accuratamente
secretati dalla casa di produzione di Hong Kong. Ignoti persino i nomi degli interpreti. Di sicuro si sa soltanto
che il film sarà uno dei blockbuster asiatici del 2015. Una storia d'amore, una commedia. a pagina 18
Motore, ciak, azione. Lei lo insegue correndo lungo la romantica via Bagutta; i due discutono sotto le insegne
del lusso tra le strade del Quadrilatero della moda; la pace si compie tra un tè caldo e un sake sulla terrazza
panoramica dell'Arengario con vista Duomo.
Scene dal grande cinema commerciale cinese che oggi sceglie l'Italia come set a cielo aperto, in
un'atmosfera intrisa di mistero, tra riprese in notturna e dettagli sotto embargo, secretata dal sigillo della casa
di produzione cinematografica di Hong Kong in trasferta tra Lombardia, Puglia e Toscana. Niente più Luchino
Visconti e Pasolini, Milano oggi si offre alla settima arte d'Oriente: solo nell'ultimo biennio, 14 pellicole
dell'indiana Bollywood e due kolossal made in China.
Quello girato nelle ultime settimane in città non sarà un «cinepanettone» alla cinese (l'uscita è infatti prevista
solo in primavera). Ma, secondo le indiscrezioni, si tratta comunque di uno dei blockbuster asiatici per il 2015:
commedia d'amore, di sicuro successo ai botteghini. Tanto da richiedere il massimo riserbo per evitare che le
comunità sino-milanesi accorressero in massa alle scene interpretate dei loro attori preferiti costringendo
macchina di sicurezza pubblica e troupe a un impegno straordinario e a tempi biblici di girato.
Riprese dunque sempre in segreto, al calar del sole, da via della Spiga alla Galleria Vittorio Emanuele,
protette dall'oscurità e anche dal marketing, con un silenzio tombale su nomi dei protagonisti e del regista
(che sembra vantare una candidatura all'Oscar). Semisconosciuti nella Penisola, ma celebrità assolute nel
mercato interno cinese, che vale oltre un miliardo di persone e incassi da svariati miliardi di renminbi (vale a
dire centinaia di milioni di euro o dollari).
Una storia d'amore «italiana» che si conclude all'ombra della cattedrale milanese, agli occhi orientali «un
monumento tanto esotico quanto il Taj Mahal per un europeo» come ripetono spesso i produttori asiatici,
ormai habitué delle strade del centro città.
Il film verrà proiettato da maggio prossimo sugli schermi da Pechino a Shenzhen, proprio in concomitanza
con l'Expo 2015. Una chance di promozione per la città, non solo in termini di marchio ma anche per chi
lavora nel cinema, con indotti calcolati intorno agli 11 milioni di euro nel 2014 per 205 pellicole girate.
Perché il «cineturismo» - così viene chiamato - ha ormai numeri interessantissimi che anche le città italiane
cercano di sfruttare. Basti pensare al commissario Montalbano che da quando è approdato sulla televisione
inglese Bbc ha prodotto un più 20 per cento di visitatori anglosassoni nelle terre del barocco siciliano partiti
per vedere l'immaginaria cittadina di Vigata e finiti sparsi tra i capolavori architettonici di Noto e Ragusa Ibla.
O alla fiction Elena di Rivombrosa che per un paio d'anni incrementò da duemila a 75 mila le visite al castello
ducale di Agliè. Oppure ancora alle produzioni indiane di Bollywood che muovono 14 milioni di fan sulle orme
dei protagonisti.
«Lo schema classico delle commedie e delle storie d'amore orientali prevede continui spostamenti poi
replicati dagli spettatori appassionati. Un esempio tipico? Lui povero che insegue per il mondo la donna
amata, di solito ricchissima o viceversa - spiega Alberto Contri, presidente uscente della Lombardia Film
commission, l'ente di Regione, Comune di Milano, fondazione Cariplo e Unioncamere -. Spostamenti che
spesso sono dovuti anche ai cachet che le stesse città sono disposte a offrire: ho visto film sulla carta
ambientati al mare cambiare trama ed essere girati in montagna solo per ottenere più denaro».
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Il film segreto dei cinesi girato a Milano
27/12/2014
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Il ruolo delle agenzie territoriali, dunque, è quello di riuscire a intercettare le pellicole giuste fornendo servizi e
supporto logistico con l'obiettivo di un ritorno per tutta l'economia del territorio. «Pellicole come quella cinese continua Contri - sono occasioni straordinarie non solo per attirare turisti. Ma anche per il product placement
delle eccellenze italiane o per l'indotto cittadino. Ormai e attrezzature e maestranze sono sempre scelte
direttamente in Italia».
Per ultima voce al capitolo «indotto» c'è lo shopping della troupe: i protagonisti del misterioso film avrebbero
speso in via Monte Napoleone la bellezza di 40 mila euro in due ore. Niente a che vedere con cinque
documentaristi enogastronomici indiani, capaci di lasciare nel Quadrilatero 600 mila euro in un solo
pomeriggio.
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16 Le pellicole girate a Milano da case di produzione asiatiche (14 indiane e 2 cinesi)
Gli incassi
Il film più redditizio
di sempre,
in Cina, è stato «Transformers: l'età dell'estin-zione», che
ha prodotto incassi
per 320 milioni di dollari Al secondo posto per incassi
c'è «Avatar»,
che nel 2009 ha fatto guadagnare 220 milioni
di dollari Terzo posto per «Lost in Thailand», produzione cinese che ha raccolto 200 milioni di dollari nel 2012
Quarto posto per «Journey
to the West: Conquering the Demons»: 199 milioni di dollari nel 2013 La commedia romantica cinese
«Breakup Buddies» ha fatto quest'anno 195 milioni di dollari, mentre «The Monkey King» ha portato a casa
170 milioni
Foto: Ciak notturno Troupe e attori cinesi impegnati in una ripresa sulla terrazza dell'Arengario davanti al
Duomo di Milano
27/12/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
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E le star internazionali incontrano la produzione italiana L'ideatore Vicedomini: «La serie "Gomorra" e il film di
animazione di Rack, esempi di una Campania da esportare». Un artista rivisita la diva «atomica»
Biagio Coscia
Le star di Hollywood tornano a Capri. Saranno ospiti di un festival poco ortodosso, giunto alla diciannovesima
edizione. Dal 1995 nei giorni che precedono il capodanno, la manifestazione raccoglie nell'isola di Capri
molte star del cinema mondiale, cineasti leggendari oppure giovanissimi, autori e produttori che si
confrontano su temi di attualità legati al cinema, alla società, alla produzione.
Così da oggi al 2 gennaio gli ospiti del «Capri, Hollywood» sono tutti coinvolti nelle varie attività in programma
spesso in maniera informale. Probabilmente le idee embrionali di alcuni dei blockbuster degli ultimi anni sono
nate proprio a questo festival, favorite dai luoghi e dalla situazione. E poi, sarà anche per la vicinanza a
Napoli, tra gli ospiti gira la voce che andare alla manifestazione fortuna visti i risultati agli Oscar e al
botteghino. «Quest'anno apriamo nel segno dell'India e Bollywood - dice l'inventore del festival, Pascal
Vicedomini - soprattutto per parlare della vicenda dei marò e per dire che ci sono questioni che vanno risolte
anche discutendo di cinema alla presenza di Shekhar Kapur, il regista indiano che è presidente del festival.
Spero che il messaggio di fratellanza arrivi in India».
Tra i numerosi ospiti americani che quest'anno saranno a Capri, anche David O. Russell ( Il lato positivo ,
American Hustle ), Ellar Coltrane il protagonista di Boyhood , l'attore texano che è stato seguito per 12 anni
dal regista Linklater per il suo originale lungometraggio, Brenda Blethyn ( L'erba di Grace) , Ryan Gage ( Lo
Hobbit - La battaglia delle cinque armate ), Timothy Spall ( Il discorso del re , Harry Potter e i Doni della Morte
, Sweeney Todd ). Tra proiezioni e convegni si discute anche di industria cinematografica. «Si parla di
prospettive commerciali nell'audiovisivo - aggiunge Vicedomini - e presenteremo agli ospiti internazionali i
protagonisti di Gomorra, che è la serie italiana più venduta al mondo. Una realtà industriale da non
sottovalutare. Poi ci sarà Alessandro Rack per parlare del suo film d'animazione che ha raccolto grandi
consensi. Insomma, due esempi di produzioni della Campania, una regione che riesce a realizzare grandi
cose spesso con mezzi esigui». Molti anche gli ospiti italiani tra registi, attori e produttori.
Nei cinema dell'isola, proiezioni speciali con anteprime europee come Cake con Jennifer Aniston, Beyond
The Lights con la nuova stella del cinema anglo-africano Gugu Mbatha-Raw, The Water Diviner che segna il
debutto alla regia di Russell Crowe. Molti film ancora non usciti in Italia come Imitation Game e Big Eyes ,
Into The Woods della Disney, Night at the Museum 3 : Secret of the Tomb , B efore I Go To Sleep . C'è uno
spazio dedicato alla musica con molti cantanti e musicisti tra i quali Francesco De Gregori. «Averlo tra gli
ospiti, sullo stesso palco con Mario Martone, per me è una grande emozione» dice Vicedomini. Nel corso del
festival alla Casa rossa di Anacapri sarà allestita la mostra «Rita Hayworth, la dea dell'amore a Capri» con
opere di Roberto Di Bianco che ha elaborato delle immagini in bianco e nero della star americana.
«Ho rielaborato le immagini di una delle più grandi icone del cinema - dice Di Bianco dell'«atomica» -. Avevo
fatto un'operazione analoga con vecchie immagini di Napoli e lavorare con dei miti dell'immaginario collettivo
così potenti non è difficile». Trattate con resine e vernici, le opere, anche di grandi dimensioni, sono nove,
mentre il tributo a Rita Hayworth si completa con la proiezione speciale di Sangue e arena di Rouben
Mamoulian.
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Foto: Divi Da sinistra, Rita Hayworth vista dal fotografo Roberto Di Bianco. Pascal Vicedomini, l'ideatore del
festival, con Christoph Waltz
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Apertura nel segno dell'India Una mostra sulla Hayworth
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capri boulevard
da togliatti alle icone gay perché l'isola del sogno è un kolossal hollywoodiano La differenza Qui il
puritanesimo americano non ha mai attecchito grazie a una forte indole pagana
Antonio D'Orrico
Qual è la più grande fabbrica di storie del mondo contemporaneo? Hollywood, risponderete. Ci siete andati
vicino. Ma la risposta esatta è un'altra. La più grande fabbrica di storie (d'amore, d'avventura ma anche
comiche, vi imperava Totò) del mondo è l'isola di Capri (che non a caso ospita, anche quest'anno, la
manifestazione che la gemella con la capitale planetaria del cinema).
L'affermazione che abbiamo appena fatto è impegnativa e richiede qualche argomentazione a favore. La
cosa migliore è fare qualche esempio che dimostri come la fantasia caprese abbia raggiunto livelli di
sofisticazione che la pur portentosa fantasia hollywoodiana (frutto dell'inventiva dei migliori sceneggiatori) non
ha mai nemmeno sfiorato.
Prendete questa scena di vita vissuta. Siamo negli anni Cinquanta del secolo scorso, a uno dei tavolini dei
bar della Piazzetta è seduto l'onorevole Palmiro Togliatti, segretario del partito comunista italiano, venuto a
Capri a passare qualche ora di vacanza ma anche a compiere un piccolo pellegrinaggio sulle orme di un
leader rivoluzionario come Lenin che dell'isola fu frequentatore appassionato. A un altro tavolino di uno dei
caffè della Piazzetta è seduta una donna con i capelli scuri e un tormentoso e tormentato passato. È Edda
Ciano, la figlia del duce del fascismo, la vedova di Galeazzo Ciano, ministro degli Esteri fucilato per ordine
del suocero Benito Mussolini. La donna, habitué di Capri, è in compagnia del famoso gioielliere Chantecler,
suo inseparabile chaperon nelle passeggiate capresi. C'è un terzo uomo seduto al tavolo, si chiama Pietro
Badoglio. Ecco la storia italiana della prima metà del Novecento riassunta in un unico piano sequenza.
Non convinti della superiorità affabulatoria di Capri rispetto a Hollywood, domanderete: ma l'isola tra le mille
storie che si sono intrecciate tra via Camerelle e via Krupp ne ha mai ospitata una bella e dannata come, ad
esempio, quella narrata nel film «Il padrino»? Risposta: ha fatto anche meglio. Perché Marlon Brando nei
panni di don Vito Corleone, il personaggio inventato da Mario Puzo, è stato bravissimo e ha toccato uno dei
vertici della sua arte recitativa. Però c'è qualcuno che lo ha superato. E proprio a Capri. Si chiamava Lucky
Luciano ed era una persona vera e non un personaggio di fantasia. Fu lui a fornire preziose informazioni al
governo americano in previsione dello sbarco in Sicilia durante la Seconda guerra mondiale.
E il governo si sdebitò esiliandolo in Italia. Lucky Luciano scelse di risiedere a Capri e di alloggiare in uno dei
migliori alberghi, il Quisisana. Faceva vita ritirata. Di giorno sedeva, silenzioso, elegante e impenetrabile, al
bar Vuotto circondato dai suoi scagnozzi. La sera, ma non sempre, ballava il tango facendo volteggiare tra le
sua braccia una bionda vistosa (ogni volta una diversa) sulla pista dello Zum Kater o dell'Abc. Tutto
impeccabile a prima vista. In realtà, il boss continuava a condurre i suoi affari (traffico internazionale di
stupefacenti) anche durante l'esilio italiano. Usava come copertura una apparentemente innocua fabbrichetta
di elettrodomestici e articoli sanitari che aveva aperto a Napoli.
Capri, esente dal puritanesimo americano (il segreto dell'isola è di essere totalmente rimasta pagana), è
andata ben oltre Hollywood spesso frenata dalle sue pruderie e censure. Già negli anni Cinquanta sbarcò giù
al porto Bob Hornstein, un americano che aveva fatto fortuna (milioni e milioni di dollari) con il cibo in scatola
per gatti, grande novità per gli animalisti dell'epoca. Quando Bob scese dalla nave c'erano ali festanti di folla
ad attenderlo. Era una rappresentanza di giovanotti locali e di esportazione (ormai stabilitisi sull'isola). Bob
era una loro icona e per vent'anni regnò incontrastato sulla comunità gay caprese.
Sono solo tre esempi ma decine e decine se ne possono trovare in un volume prezioso, ultimo di una
possente trilogia, che si intitola Capri 1950. Vita dolce vita di Marcella Leone De Andreis (edizioni La
Conchiglia), quasi la sceneggiatura, documentatissima avvincente e rigorosamente vera, per un kolossal
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L'appuntamento Anche quest'anno il festival cinematografico «Capri, Hollywood » rinverdisce in pieno inverno
il fascino di un luogo che ha sempre attratto attori , politici, intellettuali. E che «riabilitò» Lucky Luciano
27/12/2014
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hollywoodiano. Un kolossal con un cast che non ha eguali nella storia del cinema. Tra gli interpreti ci sono le
dive più belle e i divi più affascinanti, gli scrittori più grandi e, in genere, gli artisti che hanno reso migliore
questo mondo. E che sapevano che quello che a Hollywood era un sogno a Capri diventava realtà.
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Foto: La diplomazia della vacanza Nella foto grande, a destra, Sophia Loren a Capri nel 1960, mentre si
girava il film «La baia
di Napoli» .
In alto, Edda Ciano, una delle habitué dell'isola. In basso, Lenin gioca a scacchi con Aleksandr Bogdanov
di fronte a Maksim Gorki a Capri nel 1908
27/12/2014
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Affronto i draghi ma vorrei essere nell'antica Roma
Ryan Gage, spietato Alfrid di Lo Hobbit: «Ora mi piacerebbe lavorare con Sorrentino» Il primo amore «Niente
però è come il teatro: stare sul palco e raccontare una storia dall'inizio alla fine»
Chiara Maffioletti
Nella saga di Lo Hobbit non interpreta un personaggio che gronda simpatia. E nonostante l'affetto che lo lega
al suo ruolo, Ryan Gage non gli fa sconti: «Alfrid è un clown dall'anima oscura. È così amaro, spietato e
senza scrupoli che potrebbe quasi diventare pericoloso, ma la sua vanità unita alla sua codardia lo spingono
a fare gesti estremi e sciocchi».
Dopo anni passati su palchi di teatri non sempre famosissimi, questa gigantesca produzione gli ha regalato
tappeti rossi e popolarità. Eppure lui, in pieno stile british , minimizza: «È una produzione enorme, è vero, ma
Peter Jackson (il regista, ndr ) e il suo gruppo di lavoro sanno trasformare le riprese in un momento tranquillo
e rilassato. Non mi sono mai sentito intimidito. Anzi, mi sono divertito parecchio». Lui, che da sempre voleva
diventare un attore, aveva letto i libri di Tolkien senza sapere che, un giorno, li avrebbe interpretati... «Da
adolescente avevo scoperto Il Signore degli anelli mentre Lo Hobbit mi era stato letto non so quante volte da
bambino. Mia mamma era spaventosamente brava a fare Gollum». Quei libri poi sono tornati nelle sue mani
più di recente: «Li ho ripresi quando mi sono presentato al primo provino e, ancora una volta, prima del mio
ultimo».
Quando ha capito che recitare sarebbe stato il suo lavoro? «Ho iniziato a considerarlo seriamente a 19 anni,
quando sono entrato a far parte della scuola di arte drammatica: è stata un'esperienza intesa, che ha
cambiato la mia vita». E oggi, com'è lavorare per grandi blockbuster e, parallelamente, per progetti più piccoli,
d'autore? «Sono esperienze molto diverse, non si possono paragonare. Ogni mezzo ha i suoi limiti e le sue
sfide ma si può imparare molto da entrambi. Mi sento privilegiato per avere lavorato in realtà così diverse».
Il teatro però resta il suo «primo amore. Non c'è niente come stare su un palco e raccontare una storia
dall'inizio alla fine. È un lusso che non hai quando giri un film. Il cinema però è un'esperienza completamente
nuova per me e me la sto godendo. Spero di trovare un buon equilibrio tra il teatro e il cinema, ma per il
momento la maggior parte del mio lavoro si concentra sui film e ne sono molto felice». Del resto, la fortuna di
chi fa l'attore, secondo Gage, è proprio quella di poter ricreare, interpretandole, emozioni e avventure sempre
nuove: «È straordinario poter immaginare come ci si sente se si viene attaccati da un drago o cosa si prova
ad essere un re che ha potere assoluto». Il cinema è dunque una sua passione («tornassi indietro, cercherei
di iniziare prima a lavorarci, mi piace troppo»), così come la storia: «In particolare l'antica Roma: ha un
fascino enorme per me».
Al pari del nostro cinema: «Oggi ho comprato Medea di Pasolini, non l'avevo mai visto. E anche il blue-ray
della Grande Bellezza di Sorrentino, che ho amato al cinema. Mi piacerebbe lavorare con lui». Anche se, per
ora, è già fiero di quello che ha fatto: «Sono orgoglioso di essere nel cast di Lo Hobbit : significa così tanto
per moltissime persone, bambini specialmente. Il loro entusiasmo è fonte d'ispirazione. E sono anche fiero di
un mio piccolo spettacolo, American Justice . Solo che nessuno ha saputo esistesse: la notte della
presentazione alla stampa c'è stata una tormenta di neve».
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Foto: Ryan Gage nei panni del malvagio Alfrid in un momento di «Lo Hobbit - La desolazione di Smaug»
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L'intervista
27/12/2014
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Restino stagionali i burocrati del turismo
Enzo d'Errico
Trasformare l'inverno del nostro scontento in una stagione calda e seducente: è la scommessa lanciata anni
fa da «Capri Hollywood». Poteva sembrare un azzardo e invece, col tempo, quella sfida si è rivelata vincente.
L'isola più esclusiva del Mediterraneo era abituata a chiudere i battenti appena si profilava l'autunno,
dimenticando che la bellezza è senza stagioni e il fascino (quello vero) non si sgualcisce dinanzi a un soffio di
tramontana. Naturalmente l'industria moderna del turismo (tanto più se punta a creare nuovi flussi in territori
dall'immagine standardizzata) ha bisogno di attrattori forti, capaci di esaltare lo spiritus loci ma, allo stesso
tempo, di innovarlo seguendo le regole della contemporaneità. Così «Capri Hollywood» è un esempio da
imitare. L'isola azzurra, con le meraviglie naturali, esibisce da sempre un'aura mitica che mescola
sapientemente cultura e mondanità, letteratura e moda, arte e glamour. Tutto, però, si esaurisce nel breve
arco dell'estate. La manifestazione cinematografica ha invertito la rotta: si è basata su questo dna unico e l'ha
poi attualizzato creando un solido legame con lo star system americano. Così, durante le feste natalizie,
Capri si risveglia e offre il suo palcoscenico ai divi di Hollywood, alle anteprime più raffinate e ai blockbuster.
Analoga operazione viene compiuta a Ischia qualche mese più tardi, dando vita a un sistema di scambio che
usa il cinema come richiamo turistico e, a sua volta, offre al cinema una vetrina di charme che ha pochi eguali
nel mondo. La ricetta è semplice e potrebbe ridurre sensibilmente la fame di economia che attanaglia il
Mezzogiorno. Basterebbe, appunto, rendere «produttivo» l'immenso patrimonio paesaggistico e culturale che
questa parte del Paese possiede in dote. Bisognerebbe, però, avere il coraggio di scommettere sulla
professionalità di operatori altamente qualificati nella gestione di questi processi e abbandonare la fosca
deriva dell'ignoranza, incarnata da miseri burocrati scelti per onore di servilismo politico. Rimane da sperare
che almeno la loro sia una permanenza stagionale.
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Foto: Da sinistra, alcuni degli ospiti che interverranno al festival
di Capri che parte oggi:
il regista Gabriele Salvatores, l'attrice Brenda Blethyn,
il cantautore Francesco
De Gregori, l'attore Ellar Coltrane (star di «Boyhood») e l'attrice Luisa Ranieri
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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Il commento
29/12/2014
Corriere delle Alpi - Ed. nazionale
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Da Scorsese ai fratelli Cohen i 10 film da ricordare nel 2014
Da Scorsese ai fratelli Cohen
i 10 film da ricordare nel 2014
Le pellicole che hanno segnato l'anno agli sgoccioli parlano straniero
Nella top ten: The Wolf of Wall Street, Viviane, Boyhood, Snowpiercier
di Marco Contino Il 2014 è agli sgoccioli. Anche al cinema. Quali sono stati i migliori film dell'anno che sta per
finire? Ecco la lista delle 10 pellicole (in ordine di uscita) che hanno illuminato la stagione. American hustle di
David O. Russel: il regista de "Il lato positivo" si conferma un "Picasso dall'atteggiamento passivoaggressivo", uno smalto che profuma di fiori e di spazzatura, capace di destrutturare i canoni dei generi
cinematografici che attraversa, usando ironia e ferocia, e forgiando, infine, dalla commedia e dall'heist movie,
una storia d'amore complicata e semplicissima, vitale e pericolosa, passionale e rancorosa. The Wolf of Wall
Street di Martin Scorsese: eccessivo, iperbolico e orgiastico. La parabola di Jordan Belfort è come uno dei
tanti trip del protagonista: eccitanti formicolii, seguiti da sfoghi senza freni inibitori, straniamento catatonico,
paralisi motoria e, infine, lento, ritorno alla normalità. Per Scorsese un altro film sull'attrazione per il peccato e
sulla celebrazione del maschio senza limiti, dai sogni e desideri sconfinati, sempre sul filo del rasoio. A
proposito di Davis di Joel e Ethan Coen: pezzo autentico del cinema cinico, ironico, esistenzialista, nonsense
e nichilista dei fratelli Coen, popolato di personaggi stravaganti ed eccentrici, in cui la (vio)lenza diventa
(do)lenza (intesa come afflizione dell'anima). Llewyn Davis è un Ulisse al contrario, che si incarta e implode,
incapace di entrare in contatto con le persone, sempre in fuga da qualcosa ma sempre inevitabilmente in
ritardo. Snowpiercier di Bong Joon-ho: molto più di un film di fantascienza. Un viaggio sul doppio binario della
spettacolarità e della riflessione filosofica e politica, cavalcando suggestioni economiche, sociali, religiose.
Una "via crucis" pagana e sporca - non ci sono stazioni ma vagoni di un treno - che cannibalizza la dignità e
meccanicizza le carni. La testa e la coda. La mente e la pancia. Quando la prima vuole sostituirsi alla
seconda il corto circuito è inevitabile. Her di Spike Jonze: opera struggente e sublime, per come riesce a
raccontare l'amore, il perdono, l'elaborazione del dolore e del passato attraverso la storia di uno scrittore che
si innamora di un sistema operativo di ultima generazione. Il rapporto con la macchina non come spunto di
riflessione ma come espediente narrativo per parlare di relazioni umane: "Her" è un film diverso, toccante,
gentile che inizia e finisce nello sguardo di Joquin Phoenix e nella voce senza corpo di Scarlett Johansson.
Alabama monroe di Felix Van Groeningen: parlare di malattia, soprattutto quando ne sono colpiti i bambini,
non è mai facile. Il regista belga sceglie il melò e la musica per raccontare il dolore senza spiegazioni che
frantuma il cerchio d'amore tra i protagonisti. Un film generoso e sincero, fatto di corpi e di musica, di terra e
di stelle, che corre avanti e indietro nel tempo, alternando e smontando frammenti di vita (e di morte)
presente e passata. Solo gli amanti sopravvivono di Jim Jarmush: i vampiri come non li avete mai visti. Colti,
raffinati, malinconici, ultimo incorruttibile baluardo di una civiltà che il genere umano ha distrutto.
Raccontando la storia di Adam ed Eve, Jarmush ci parla di cose semplici, eterne come la sopravvivenza e
l'amore. Ipnotico, esteticamente incantevole, pregno di significati politici, sociali, culturali. Un film romantico,
in un tempo che non esiste (più). Boyhood di Richard Linklater: l'esperimento cinematografico più incredibile
della recente storia del cinema. Un film che, per raccontare la vita, si fa vita. Un'opera lunga 12 anni, costruita
intorno ai corpi dei protagonisti che crescono e cambiano - senza trucchi, come nella realtà - richiamati sul
set anno dopo anno. "Boyhood" culmina in un film che annulla la distanza tra realtà e finzione, in un corto
circuito temporale che è grandioso, folle e potente allo stesso tempo. Viviane di Shlomi e Ronit Elkabetz: un
viaggio politico, sociale e religioso dentro l'ortodossia ebraica, le sue formule rituali, la sua concezione della
donna. Un dramma intimo e privato, il tentativo di una sposa infelice di conquistare la libertà, in una società
che, pur dotata di parole e ragionamenti spesso affilati e sottili, non riesce a esprimersi, intrappolata com'è
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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Da Scorsese ai fratelli Cohen i 10 film da ricordare nel 2014 Le pellicole che hanno segnato l'anno agli
sgoccioli parlano straniero Nella top ten: The Wolf of Wall Street, Viviane, Boyhood, Snowpiercier
29/12/2014
Corriere delle Alpi - Ed. nazionale
Pag. 15
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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nella maglie di una ortodossia che parla a se stessa ma non agli altri. True detective (Usa) di Cary Joji
Fukunaga: non è un film ma una serie televisiva. In realtà è molto di più. E deve essere annoverato tra le
cose più belle viste sullo schermo (piccolo o grande che sia) del 2014. Il bayou della Louisiana, virtuosismi di
montaggio (compreso un piano sequenza da urlo) e la polarizzazione di due modi di vivere e di pensare
diametralmente opposti nella coppia di detective tradizional-nichilista rappresentata da Harrelson e
McCounaghey: anche meglio di un film.
27/12/2014
Gente - N.53 - 6 gennaio 2015
Pag. 56
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tutti ci vogliono siamo i magnifici
da gassmann a papaleo e giallini: «i più versatili e simpatici sono anche i più amati dal pubblico », dice il
regista milani. «la bellezza? non è indispensabile»
camilla tagliabue
Raoul Bova è troppo bello. Marco Giallini è troppo simpatico. Alessandro Gassmann è troppo affascinante.
Riccardo Scamarcio è troppo... e basta. E tutti sono troppo bravi. Attori formidabili. I più richiesti da produttori
e registi, un'élite di cui fanno parte anche Luca Argentero, Pierfrancesco Favino, Fabio De Luigi, Claudio
Bisio, Elio Germano, Rocco Papaleo e Valerio Mastandrea. Ricchi di talento, amati senza riserve dal pubblico
. Con buona pace delle altre star, che nella classifica delle presenze nei film italiani stilata dall'agenzia Asca
devono rincorrere i campioni. Il più gettonato è Bova, novello "barbiere di Siviglia": tutti lo cercano, tutti lo
vogliono. È protagonista di sei film ( Fratelli unici , Scusate se esisto! , usciti negli ultimi due mesi, e altri
quattro in lavorazione, tra i quali All Roads Lead to Rome , una produzione internazionale in cui recita con
Sarah Jessica Parker). Il pubblico ha apprezzato la sua metamorfosi da poliziotto coraggioso sempre in lotta
con la mafia ad attore comico: bello ma un po' sbadato, sexy ma con la battuta pronta. Il trono di Bova è
insidiato da Marco Giallini, a quota cinque film (tra i quali Confusi e felici e Ogni maledetto Natale ), che negli
ultimi anni ha conosciuto un successo esponenziale. Fuoriclasse della commedia, ma perfetto anche nei ruoli
drammatici. Altro esperto in materia, e per giunta dotato di uno sguardo paralizzante, è Riccardo Scamarcio,
star da quando era un ragazzino, oggi sempre più proiettato verso il cinema d'autore. Tra i suoi cinque titoli
attuali, infatti, compaiono Pasolini, del maestro statunitense Abel Ferrara, e Un ragazzo d'oro , di Pupi Avati,
dove ruba baci a Sharon Stone. Dopo tenebroso Scamarcio spunta, con quattro film, Rocco Papaleo. Comico
brillante, ma anche musicista e regista, ha svoltato con l'esperienza sanremese del 2012 accanto a Gianni
Morandi. Festival uguale popolarità. E allora Rocco è diventato una star. La consacrazione popolare definitiva
è arrivata quest'anno come partner di Christian De Sica nel recente La scuola più bella del mondo . Insomma,
non è la bellezza l'unico parametro di scelta in fase di casting. «La qualità principale è la simpatia, la capacità
dei grandi attori di instaurare con il pubblico un rapporto di empatia e affetto. Fermo restando che il primo
requisito è la bravura, o meglio la versatilità, l'abilità di interpretare ruoli diversi, spaziando dal registro
drammatico a quello comico», spiega il regista Riccardo Milani. «Nel mio caso, per Scusate se esisto!, ho
scelto Raoul perché era perfetto per il ruolo del protagonista: ho pensato a lui già in fase di scrittura della
sceneggiatura. Era necessario che il personaggio avesse un potente appeal maschile, ma anche una
sensibilità spiccata: Bova si è rivelato bravissimo nel vestire i panni del fascinoso omosessuale che fa
innamorare di sé Paola Cortellesi». Esiste una lista di "teste di serie" o di prime scelte tra gli attori? «No,
anche perché spesso fama e successo sono altalenanti. Inoltre, alcuni artisti si "fanno spremere" per qualche
anno e poi scompaiono dalle scene. Il rischio è bruciarsi, essere ripetitivi, diventare la macchietta di se stessi:
per questo è importante cimentarsi con più ruoli e in opere diverse. Lavorare con tanti registi non è un
handicap, ma una ricchezza». Quindi, per l'interprete non esiste il problema di sovraesporsi o di inflazionare il
maxischermo? «Non mi sembra. Anzi, purtroppo, a differenza di qualche anno fa, l'attore è meno influente,
meno divo, in senso positivo. Il fascino del divo è fondamentale, è un ottimo volano per richiamare l'interesse
del pubblico, come capita, per esempio, negli Stati Uniti. Cioè, non mi dispiace se la gente viene a vedere il
mio film attirata dall'avvenenza di Raoul Bova: anche questo fa parte del lavoro. Altra cosa, invece, è il
divismo fine a se stesso, i capricci da primedonne e prim'attori. Però, devo essere sincero, con certe bizze ho
avuto a che fare raramente e solo con artisti mediocri: gli attori più stimati e blasonati sono anche i più seri,
professionali e puntuali. E sono capaci di arrivare sul set un'ora prima della convocazione ufficiale». Camilla
Tagliabue
elio favoloso l'ultimo successo di elio Germano, 34 anni, è Il giovane favoloso , di mario martone, in cui
interpreta Giacomo leopardi. con la sua prova ha messo d'accordo critica e pubblico.
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chi sono gli attori italiani più richiesti da registi e produttori : il re è raoul bova
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Gente - N.53 - 6 gennaio 2015
Pag. 56
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«il vero rischio per le star è di essere ripetitive: si finisce per bruciarsi» talento maledetto valerio
mastandrea, 42 anni, è tra i più versatili: convince tutti nella commedia Ogni maledetto Natale . che successo
dopo il festival rocco papaleo, 56 anni, ha dato una svolta alla sua carriera, in termini di popolarità,
affiancando Gianni morandi a sanremo nel 2012.
bello d'auTore Gettonatissimo è anche riccardo Scamarcio, 35 anni, che negli ultimi anni è stato molto
corteggiato dal cinema d'autore. Ha recitato in Pasolini per abel Ferrara. Ha FaTTo "boom" Grazie a verdone
marco Giallini, 51 anni, è il secondo più richiesto dopo bova. lanciato in un ruolo comico da Carlo verdone nel
2009 in Io, loro e Lara , ha poi dimostrato formidabili doti di attore drammatico.
Foto: sguardo ammaliatore alessandro gassmann, 49 anni, è considerato uno degli attori italiani più sexy e
talentuosi. Per questo è anche uno dei più richiesti nel cinema, secondo la classifica stilata dall'agenzia asca.
Foto: ora sa anche far ridere raoul bova, 43 anni, è il più corteggiato da produttori e registi: un film uscito a
ottobre, uno a novembre e quattro in lavorazione. il pubblico ha apprezzato la sua trasformazione da eterno
poliziotto ad attore comico.
29/12/2014
Il Centro - Ed. nazionale
Pag. 17
(diffusione:24265, tiratura:30718)
Maleficent il film più visto del 2014
Maleficent il film più visto del 2014
Classifica italiana degli incassi; sul podio Un boss in salotto e The Wolf of Wall Street
È Maleficent di Robert Stromberg il film che ha fatto registrare il maggior incasso nel 2014 in Italia. La
rilettura Disney de La Bella Addormentata nel Bosco, interpretata da Angelina Jolie, ha superato di poco i 14
milioni di euro ed è seguita in classifica da Un boss in salotto, film di Luca Miniero, con Paola Cortellesi e
Rocco Papaleo. Il nuovo lavoro del regista di Benvenuti al sud e Benvenuti al nord ha incassato circa
12milioni e300mila euro. Sul podio anche il notevole The Wolf of Wall Street, biopic sulla vita avventurosa del
miliardario Jordan Belfort, con Leonardo Di Caprio e Matthew McConaughey. Il film di Martin Scorsese è
terzo con un incasso vicino ai 12 milioni. Nelle prime dieci posizioni altre due commedie italiane, Sotto una
buona stella di Carlo Verdone, con Paola Cortellesi (quarto con poco più di 10milioni e 300mila euro) e Tutta
colpa di Freud, la storia di uno psicanalista alle prese con tre casi disperati firmata da Paolo Genovese.
Interprete del film (decimo con circa 8 milioni di incasso) è Marco Giallini. Nella classifica, dalla quinta alla
nona posizioni, 5 grandi produzioni Usa. Quinto con 10milioni e 200mila euro è Interstellar, avventura di un
gruppo di esploratori che fanno uso di un buco nero appena scoperto nello spazio per superare le limitazioni
dei viaggi spaziali. Fra i protagonisti del film di Cristopher Nolan, Matthew McConaughey e Anne Hathaway.
Seguono The Amazing Spiderman 2-Il potere di Electro, di Mark Webb (9milioni e 170mila euro), la
produzione Michael Bay/Steven Spielberg Transformers 4-L'era dell'estinzione (8milioni e 700mila), Hunger
Games-Il canto della rivolta (parte 1), terzo film della serie, girato da Francis Lawrence (poco più di 8 milioni e
mezzo di incasso). Nono in classifica il film di animazione di Dean De Blois Dragon Trainer 2, una nuova
avventura di Hiccup e Furia Buia Buono il piazzamento del film biografico su Giacomo Leopardi di Mario
Martone Il giovane favoloso, con Elio Germano, 19° con oltre 6 milioni e 100mila euro di incasso. Tra i film da
ricordare del 2014 Her di Spike Jonze - storia di un uomo (Joaquin Phoenix) che si innamora della voce di un
computer (la voce è di Scarlett Johansson) - e 12 anni schiavo, film di Steve McQueen sulla schiavitù nell'800
in Louisiana.
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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Maleficent il film più visto del 2014 Classifica italiana degli incassi; sul podio Un boss in salotto e The Wolf of
Wall Street
29/12/2014
Il Fatto Quotidiano
Pag. 7
(tiratura:100000)
Oscar, com'è brutta l'Italia della grande BELLEZZA
Malcom Pagani
Qualcuno era rimasto in piedi, alle falde di gennaio, per dare forma al vortice della mondanità attraversato da
Toni Servillo. Dopo mesi di attesa, nella notte del Golden Globe animata su rette convergenti da Breaking
Bad e da American Hustle , " con una tensione che confinava con l ' umidità " , Paolo Sorrentino vinceva al
tavolo del cinema da cane sciolto, ospite inatteso così simile al Tony Pagoda dei suoi romanzi. AVEVANO
RAGIONE , quella sera, i giurati dell ' Hollywood Foreign Press a credere in quello che gli omologhi del
Festival di Cannes, tempo prima, al tramonto di maggio, si erano rifiutati di riconoscere. Il valore di una storia.
La proiezione di un sogno che confina con l ' incubo. Il declino di un ' enclave smarrita e l ' oggettiva rinascita
di un cinema che proprio in Costa Azzurra, solo un quarantennio prima, chiudeva regolarmente le serate d '
onore. Battendo La Vita d ' Ad e l e di Kechiche a Los Angeles, La Grande Bellezza riequilibrava i verdetti
francesi, faceva un passo decisivo verso la conquista dell ' Oscar e ribaltava i pronostici come a una delle
fonti di ispirazione evocate da Sorrentino a statuetta appena ricevuta, Diego Armando Maradona, capitava
spesso. Paolo Sorrentino scriveva che dare un senso alle cose è sinonimo di invecchiamento. Forse allora,
osservando solo il frammento conclusivo di una corsa iniziata quasi due anni prima, catturando con l ' occhio i
dettagli irrilevanti, utili per la foto ricordo (lo smoking di Ewan McGregor o l ' abito lungo verde speranza di
Viola Davis) il regista che prese il largo da un piccolo, magnifico assolo sul calcio e sulla filosofia degli uomini
fondamentalmente tristi, ha preferito non spiegarsi troppo. Poco sui casi della vita, sulle conseguenze dell '
amore, sugli amici di famiglia, sulle origini, i debiti e le affiliazioni quasi fraterne (ancora Servillo, uno che ai
tempi de L ' Uomo in più , diffidente verso l ' esordiente, la sceneggiatura non avrebbe neanche voluto
leggerla). E poco anche del caos strapaesano che era seguito alla vittoria dell ' Oscar a quindici anni esatta
da La Vita e Bella e dall ' ultima vera festa di Vittorio Cecchi Gori. " Nessuno come gli italiani " aveva già
notato Sorrentino, " sa organizzare così bene le tempeste dentro ai bicchieri d ' acqua " . E un po ' di pioggia,
tra un brindisi e l ' altro, su La Grande Bellezza era caduta. Fazioni, discussioni, interpretazioni, sociologie d '
accatto, convinzioni sincere, assalti governativi, polemiche, specchi veri e specchi deformanti alla Chaplin. IN
MEZZO A TUTTO QUESTO , fedele a un tratto peculiare: " La vita, già di per sé noiosa e ripetitiva, diventa in
mancanza di fantasia uno spettacolo mortale " Sorrentino ha lasciato fare e invece di fermarsi a osservare, si
è messo di nuovo in viaggio per un altro film. Sedersi a certi banconi del bar o ricevere l ' Oscar, può
nascondere un egual grado di pericolosità, ma a Sorrentino piace scommettere. Anche sulle aspettative: " La
sfortuna non esiste, è un ' in venzione dei falliti " . La Grande Bellezza è stato un trionfo. Il prossimo giro si
intitola " La giovinezza " . Tra i corpi in disarmo di un ' età non più acerba si intravedono Michael Caine e
Harvey Keitel. Qualcuno li vorrebbe a Cannes insieme a Sorrentino. Due anni dopo la Grande Bellezza,
ignorare l ' autore, somiglia a un ' opzione complicata. OSCAR ITALIANI Paolo Sorrentino e Roberto Benigni,
vittorie a Los Angeles I protagonisti MILANO Scoppia lo scandalo delle infiltrazioni mafiose negli appalti per l '
Expo
" Abbiamo individuato in 10 miliardi le risorse per aumentare la detrazione ai lavoratori dipendenti
sotto i 25 mila euro lordi, circa 10 milioni di persone, 1.000 euro netti annui a persona " Matteo Renzi •
12 marzo 2014
Foto: Toni Servillo, protagonista del film premiato Ansa
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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MARZO MIGLIOR FILM STRANIERO Quindici anni dopo Benigni, la statuetta tocca a Sorrentino. È lo
splendido ritratto di un Paese in decadenza
28/12/2014
Il Fatto Quotidiano
Pag. 1
(tiratura:100000)
Usa, le serie tv adesso fanno arrabbiare il mondo
Cattano
Usa, le serie tv adesso fanno arrabbiare il mondo » pag. 19 Sull ' ambasciata americana di Islamabad
sventola la bandiera nera dei jihadisti. È solo un telefilm, ma rischia di creare tensione fra gli Stati Uniti e il
Pakistan che si sente " tradito " dall ' alleato per come viene rappresentato in una serie di grande successo
della Showtime. Si tratta di Homeland , che negli Usa ha fatto registrare picchi di ascolti - più di due milioni di
telespettatori per la penultima puntata, quasi tre per il finale, l'anno scorso, della terza stagione - anche con la
quarta serie (in Italia è stato trasmesso sul canale satellitare Fox). Dopo le polemiche fra Stati Uniti e Corea
del Nord per il caso The Inte r v i ew , ora si apre un secondo fronte perché, come si diceva una volta, la
penna (in questo caso degli sceneggiatori), ferisce più della spada. Homeland prende spunto da un soggetto
israeliano - il titolo è Hatufim - che riguarda il ritorno di un militare, a casa, dopo anni di prigionia. Il soldato
però, non è più lui: gli anni passati con i suoi carcerieri gli hanno fatto cambiare opinione sul conflitto fra
Occidente e Islam: è un traditore? LA QUARTA STAGIONE ave va bisogno di un taglio nuovo, pur
mantenendo uno dei due protagonisti, l'agente della Cia dai disturbi bipolari, Carrie Mathison (interpretata da
Claire Danes). L'idea è stata premiata dagli ascolti: Homeland lascia le tensioni del fronte interno e si sposta
in Medio Oriente: Carrie viene destinata al comando della stazione Cia a Islamabad. E qui iniziano i guai: non
solo per finta. I diplomatici pachistani negli Stati Uniti ritengono che questa serie rappresenti il loro paese
come " un inferno " : come ha riportato il New York Po s t , hanno protestato direttamente con i produttori: "
Denigrare un paese che è uno stretto partner e alleato degli Stati Uniti, è negativo non solo per gli interessi di
sicurezza nazionale americani ma anche del popolo americano " , ha affermato al giornale newyorchese il
portavoce dell ' ambasciata pachistana a Washington, Nadeem Hotiana. Ancora più severo il giudizio di altri
diplomatici, che hanno parlato in forma anonima: " Le continue insinuazioni che l ' intelligen ce pachistana sia
complice nel proteggere i terroristi alle spese dei civili innocenti non solo è assurda ma è anche un insulto al
sacrificio delle migliaia di militari pachistani caduti nella lotta al terrorismo " . Cosa mostra la fiction? Senza
anticipare molti contenuti a scapito del pubblico che non ha ancora visto il prodotto, è esplicito l'intreccio fra
una parte dei servizi pachistani dell'Isi e un capo talebano che grazie al loro appoggio, organizza l'attacco
all'ambasciata americana. GLI SCENEGGIATORI sono stati accusati dai diplomatici pachistani di errori
pacchiani persino nel modo di far esprimere i personaggi in urdu: " L'accento non è quello locale, e vengono
usate parole assolutamente fuori contesto " . Al di là delle proteste, restano i fatti: quando gli americani
individuarono il rifugio di Bin Laden ad Abbottabad in Pakistan, fecero molta attenzione a non annunciare agli
alleati il raid dei Navy Seals. In seguito un rapporto del governo, pubblicato anche da Al Jazeera, ha accusato
gli 007 di Islamabad: " Hanno agito senza professionalità, scarso impegno per combattere il terrorismo, anche
ostacolando l ' attività delle altre agenzie di spionaggio " , definendo inoltre l'azione dei commandos americani
" una delle più grandi umiliazione militari " . Insomma, gli sceneggiatori di Homeland hanno usato la fantasia
sino a un certo punto. Ma le produzioni dedicate al piccolo e grande schermo ormai sono spunto per
polemiche e attacchi politici, come è avvenuto nei giorni scorsi con il film Th e Interview che prende in giro la
dittatura di Kin Jong-un in Nord Corea. Dopo il " seque stro " del film da parte degli hacker e la successiva
decisione della Sony di distribuirlo ugualmente, il regime di Pyongyang è su tutte le furie e definisce il
presidente americano Obama " una scimmia " . In una nota citata dalla Bbc la Commissione nazionale di
difesa (Ndc) accusa gli Usa per un film che viene definito " disonesto e reazionario che ferisce la dignità della
guida suprema della Repubblica democratica popolare di Corea e istiga il terrorismo " . Obama è " il vero
colpevole per aver forzato la Sony a distribuire la pellicola indiscriminatamente " , e " diventa sempre
sconsiderato in parole e azioni come una scimmia nella foresta tropicale " . E meno male che è solo fiction.
Foto: DIPLOMAZIE A sinistra, una scena di Homeland, la serie televisiva che rischia di creare un incidente
diplomatico tra Usa e Pakistan. Sopra, il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama La Pre ss e
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» DALLA COREA AL PAKISTAN
28/12/2014
Il Fatto Quotidiano
Pag. 15
(tiratura:100000)
MINI- FILM Da Maccio Capatonda al Terzo Segreto di Satira, il fiorire dei video che in pochi minuti
condensano e fanno a pezzi l ' attualità
Andrea Scanzi
La Rete ha permesso che molti talenti autentici emergessero. È accaduto nella musica, ma più ancora nella
satira e nel cinema. Capita spesso di imbattersi su Youtube in scampoli di genio puro, travestito da mero
cazzeggio. I nomi di culto sono Maccio Capatonda , Terzo Segreto di Satira , The Jackal e The Pills . Quattro
modi diversi, anche se talora affini, di declinare la satira. C ' è chi vira sul demenziale, chi sul grottesco e chi
sul tragicomico. Tutti sono in grado di fornire uno sguardo " altro " prezioso, che tv e cinema spesso non sono
più in grado di proporre. Non è un caso che sia proprio il piccolo schermo a cercare questi talenti: Maccio
Capatonda è stato in qualche modo lanciato dalla Gialappa ' s Band e Antonello Piroso lo volle per il progetto
pomeridiano su La7 di Ma anche no , da cui nacque il trailer Italiano medio (che ha generato a sua volta il film
omonimo in uscita il 29 gennaio, esordio sul grande schermo di Capatonda). E Corrado Formigli ha puntato
sul Terzo Segreto di Satira per Piazza p u l i ta . TUTTI QUESTI ARTISTI si sono confrontati con il Natale. Il
primo è stato Capatonda con Natale al cesso , che in novanta secondi demolisce tutti gli stereotipi dei
cinepanettoni. Anche The Pills, già tre anni fa, affrontava le feste natalizie. Nulla di particolarmente elaborato:
uno dei protagonisti sfruttava il Natale per sniffare in santa pace, solo che arrivava un amico non previsto e a
quel punto la cocaina veniva usata come zucchero a velo sopra il pandoro. Nella seconda puntata lo stesso
protagonista, stordito di MDMA ( ecstasy ), straparla con un amico di una tombola indimenticabile. Si sale di
livello con The Jackal, divenuti celebri per la satira della serie G o m o r ra (tutt ' altro che la loro creazione
migliore). Gli autori di Boris gli hanno chiesto di creare un trailer virale di Ogni maledetto Natale . Lo hanno
fatto e le visualizzazioni su Youtube hanno superato quota 800 mila. In poco meno di cinque minuti, il
collettivo declina il tema del Natale come se fosse un film diretto da vari registi: c ' è la versione spaghetti
western di Sergio Leone, quella criptico-onirica di Sorrentino, la variante neorealista di Vittorio De Sica, l '
irresistibile chiave urlata-postromantica di Muccino, il plot trucido alla Sollima e il cinepanettone alla Vanzina
(debitore della satira di Capatonda). Un gioiello, così come la versione del Terzo Segreto di Satira. I più "
politici " dei quattro. Nei loro lavori avevano già sbertucciato Pd e 5Stelle, D ' Alema e Cuperlo, Pisapia e
suffragio universale. Con " Na tale col Pd 2014 (La rivincita) " innalzano ulteriormente il livello. C ' è più analisi
sociale-politica nei loro 8 minuti che negli editoriali di tanti tromboni. Un quartetto depresso e si presume
bersaniano, o forse civatiano, fissa con malinconia la sede chiusa del Pd: non è più tempo dei vecchi Natale
politicizzati, il renzismo ha trasformato tutto in un eterno happy hour . Così, poco convinti, dopo " aver slegato
le bici " e " vestiti come se dovessero andare al G8 " , si presentano nella discoteca dove i renziani hanno
organizzato la festa. Tante donne, neanche troppo carine ma comunque spacciate per " fighe " , vodka offerta
dallo sponsor e Jovanotti come " massimo di cantautore italiano impegnato " . I quattro provano a esprimere il
loro dissenso, ma non contano nulla e nessuno li ascolta perché " gufi " . Il più agguerrito si ribella e impone
alla festa i vecchi stilemi: il ricordo dei partigiani, la lettura del Capitale di Marx, la musica di Guccini (o meglio
ancora " Contessa " trasmessa dal walkman), Moni Ovadia che dà i compiti per le vacanze e Lambrusco al
banco. La loro ribellione è però solo un sogno e il rivoluzionario ipotetico - fotografia implacabile di Civati accetta tutto e si limita a guardare i " compagni " sghignazzare alle battute idiote dei Soliti Idioti . Si ride, e
tanto. Ma è quasi sempre una satira più vera del vero, e dunque assai dolente.
I PROTAGONISTI MACCIO CAPATONDA Dopo gli esordi con la Gialappa ' s è diventato virale in rete. L '
anno scorso ha impersonato la serie tv Mario e quest ' anno è arrivato al cinema con Italiano medio THE
JACKAL Team di ragazzi napoletani esplosi sul web con il video parodia " gli effetti di Gomorra " . Un
successo da milioni di clic che li ha portati a collaborare con Announo THE PILLS Sketch-comedy nata da tre
amici romani e diven- tata fenomeno di culto in rete. Da quest ' anno gli episodi sono trasmessi dalle reti
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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La " banda dei quattro " e il massacro dei maledetti Natali
28/12/2014
Il Fatto Quotidiano
Pag. 15
(tiratura:100000)
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Mediaset TERZO SEGRETO DI SATIRA Collettivo fondato nel 2011 da cinque studenti lombardi.
Attualmente collaborano con il programma tv Piazza Pulita
27/12/2014
Il Fatto Quotidiano
Pag. 1
(tiratura:100000)
The Interview, quando la censura si trasforma in marketing
Federico Pontiggia
Pontiggia » pag. 14 onyHack, nemmeno il Natale è stato risparmiato, e la trama si arricchisce di nuovi
protagonisti e misteri: pirati buoni contro pirati cattivi, console messe Ko, stipendi delle star spifferati,
download illegali e soprattutto il prevedibile successo del film. Il 25 dicembre The Interview è stato proiettato
in circa 320 sale indipendenti negli Usa con un lussureggiante incasso di un milione di dollari, che nel lungo
weekend natalizio - si stima - sarebbe levitato a 20 milioni potendo usufruire di una distribuzione più capillare
( boxofficemo j o.co m ). MA NON DI solo cinema vive lo showbiz 2.0, e il film di Evan Goldberg e Seth
Rogen il 24 era stato lanciato da Sony anche in VOD (Video On Demand) su YouTube, Google Play,
Microsoft Xbox Video e il sito ad hoc w w w. s e e t h e i n te r v i ew.co m . Se i download illegali hanno
superato il milione in 24 ore (750 mila in 20 ore via BitTorrent), Google Play e YouTube Movies non hanno
dato i numeri, ma hanno felicemente constatato il primato: The Interview (disponi bile a 5,99 dollari oppure
14.99 in HD) è stato il film più visto di Natale, superando sia G u a rd i a n i della Galassia che Maze Runner .
Apple e Amazon stanno alla finestra, Netflix è in trattative per renderlo disponibile ai propri abbonati, mentre
Sony attraverso PlayStation e, appunto, Microsoft tramite Xbox si erano già decisi a diffonderlo: non l ' aves
sero mai fatto, perché proprio a Natale sono stati colpiti dagli hacker, con sommo dispiacere degli smanettoni
globali che non hanno potuto santificare le Feste alla console. Un ' altra rappresaglia del governo
nordcoreano? Lo zampino di Pyongyang stavolta pare assai remoto: il gruppo che ha rivendicato gli attacchi,
Lizard Squad, non è direttamente associabile ai Guardians of Peace responsabili dell ' hackeraggio ai danni
della Sony e già collegati dall ' FBI alla longa manus di Kim Jong-un. Se i Guardians rimangono i cattivi della
partita, la Lizard Squad rischia di avere la parte del buono o, meglio, del prezzolato: a cavallo tra Natale e
Santo Stefano le " lucertole " hanno sospeso gli attacchi a Xbox e Playstation accettando l ' offerta del re
degli smanettoni Kim Dotcom di voucher vitalizi su Mega. Playstation ha ancora qualche problema, ma il
peggio è superato. Torniamo al fulcro del #SonyHack e i suoi derivati, The In" THE INTERVIEW " , IL FILM
USA CHE HA FATTO INFURIARE LA COREA DEL NORD, HA INCASSATO UN MILIONE DI DOLLARI IN
UN GIORNO. LA CRITICA PERÒ NON LO REPUTA UN CAPOLAVORO. MA È LA LEGGE DEL MERCATO:
PIÙ SOFFRI, PIÙ GUADAGNI te r v i ew , che inquadra due giornalisti in missione per conto CIA: obiettivo,
assassinare il dittatore nordcoreano. A interpretarli lo stesso Rogen è James Franco, di cui mercoledì 24 i
soliti hacker hanno rivelato lo stipendio: se il film è costato 44 milioni di dollari, Seth ne ha messi in tasca 8,4,
quasi due in più dell ' amico James (6,5). Soldi artisticamente ben spesi? Chissà, Mosca con occhio
geopolitico l ' ha bollato " scandaloso " , i critici statunitensi non sono stati troppo teneri, ma nemmeno in Cina
(300 mila download su un ' unica piattaforma) e in Corea del Sud chi l ' ha visto - sì, illegalmente: non è
prevista una distribuzione - si spella le mani: nonostante tecnicamente le due Coree siano in guerra, un
sudcoreano sul portale Naver non s ' è lasciato accecare dalla partigianeria, stigmatizzando " situa zioni
irrealistiche " , " il pessimo coreano " parlato e " l ' incom prensibilità di Kim Jong-un " , bissato da un altro
utente che lamenta " l ' assenza di dramma e il divertimento risicato " . EBBENE, potrebbero entrambi trovare
impiego ai piani alti della Sony, perché condividono lo stesso giudizio critico: " Senza speranza, non diverte "
, avevano sentenziato i dirigenti della corporation, pronosticando un flop Oltreoceano. Ovvio, conosciamo la
loro recensione solo grazie al leak. Ma possiamo ora immaginarne i volti distesi, i sorrisi rilassati dopo la
tempesta perfetta dell ' hackeraggio subito, perché il caso The Interview riba disce uno dei comandamenti del
box office: più soffri, più godrai. Che sarebbe stato di Th e Pa ss i o n di Mel Gibson senza le polemiche sul
suo antisemitismo: costato 30 milioni di dollari, 10 anni fa ne incassò oltre 600. E che dire di B o ra t di Sacha
Baron Cohen, a sua volta accusato di antisemitismo, nonché sessismo, omofobia e di veicolare un '
immagine deplorevole del " patrio " Kazakistan? 261 milioni al botteghino mondiale (budget 18) e, infine, l '
ammis sione governativa dei profitti ricevuti dal Kazakistan: turisti decuplicati e tante scuse a B o ra t .
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CINEMA & POLITICA
27/12/2014
Il Fatto Quotidiano
Pag. 1
(tiratura:100000)
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Scommettiamo che tra qualche mese Kim Jong-un farà lo stesso?
Foto: S O N Y H AC K " The interview " è stato proiettato in 320 sale negli Usa La Pre ss e
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30/12/2014
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 21
(diffusione:192677, tiratura:292798)
Sky raddoppia nella tv «free» Accordo con Class Editori
Murdoch versa nove milioni per avere un secondo canale in chiaro in Italia. Le contromosse di Mediaset
Maddalena Camera
Sky raddoppia sul digitale terrestre. Dopo Cielo, canale generalista trasmesso sul Canale 26 grazie ai mux di
frequenze di Rete A che fanno capo al gruppo Espresso, ieri la tv a pagamento satellitare di Rupert Murdoch
ha stretto un accordo con Class Editori per trasmettere sul canale immediatamente successivo, il 27, che
attualmente ospita i programmi di Class Tv. È da tempo del resto che la società del gruppo Murdoch sta
valutando l'opportunità di crescita nella televisione «free» e, nell'incontro con la comunità finanziaria di inizio
dicembre, il management aveva ulteriormente insistito sull'ottimizzazione dell'utilizzo dei diritti televisivi e la
possibilità di supportare attraverso sinergie con la tv «in chiaro» la propria offerta pay satellitare. Quanto al
gruppo Class, negli ultimi due anni aveva più volte tentato la vendita del canale 27, ma le trattative non erano
andate in porto. Ora per Sky, che vede i suoi clienti pay in stallo, è arrivata l'ora di puntare sulla tv in chiaro. A
Murdoch la disponibilità del canale 27 costerà circa 9 milioni di euro. Risorse fresche per Class Editori che sul
sito di Milano Finanza, che fa capo al gruppo, puntualizza come l'accordo sia «improntato a una partneship
tra i due gruppi nell'area finanza con raccolta pubblicitaria mirata e congiunta tra le due concessionarie in
questo ambito e la realizzazione di una serie di programmi che dovrebbero andare ad arricchire la
programmazione di Sky News 24». È stata inoltre prevista la creazione di un sito co-branded (Class e Sky),
che si affiancherà a quello di Milano Finanza, per rilanciare l'approfondimento delle notizie finanziarie. Pare,
dunque, scontato il lancio da parte di Sky, anche sul digitale terrestre, di un canale All News sfruttando
l'esperienza consolidata di SkyTg24. Sky andrà così a fare concorrenza diretta ai corrispondenti canali
prodotti da Rai, con RaiNews24, e Mediaset, con il suo TgCom24. Da sottolineare che anche il canale di
Class Tv impiega le frequenze di Rete A e dunque dell'Espresso, che ha recentemente siglato con Ti Media,
che fa capo a Telecom Italia, un accordo per una joint venture, Persidera, che raccoglie così cinque mux sul
digitale terrestre. Va dunque da sè che la trasmissione del segnale del nuovo canale Sky, ex-Class tv,
passerà dai mux di Mediaset a quelli di Ti Media. In effetti Sky ha già prenotato un mux da gennaio con
Persidera mentre non è stato rinnovato il contratto Mediaset in scadenza domani, 31 dicembre. Sky dunque
si rafforza nel digitale terrestre e, a febbraio, partirà anche la partnership con Telecom Italia per la diffusione
dei suoi canali tramite la rete a banda ultralarga. Mediaset ovviamente non sta a guardare e ha già
predisposto partnership per il suo canale di film a pagamento Infinity con alcuni gestori di telefonia mobile,
mentre nella tv a pagamento Premium è già entrato il gigante delle tlc spagnolo Telefonica con una quota da
100 milioni di euro. Quanto a Sky, l'anno scorso era stata anche ipotizzata una partnership al 50% con
l'Espresso per mettere le mani sul pregiato canale 9, oggi occupato da Deejay Tv.
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MEDIA Riparte la sfida tra i colossi televisivi
30/12/2014
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 26
(diffusione:192677, tiratura:292798)
Vince «Boyhood», l'anticommerciale
Il film della stagione è stato girato in dodici anni Successo per il «difficile» Leopardi di Martone
Maurizio Acerbi
Non c'è niente di più soggettivo che il giudizio su un film. La classifica che trovate qui sotto, lascia fuori titoli
forse più meritevoli ( Ida e Viviane, su tutti) , ma cerca di premiare pellicole che, per vari motivi, hanno detto
qualcosa di diverso rispetto ad una media artistica sempre più in caduta libera. 10) Grand Budapest Hotel. Un
cast meraviglioso, per un film a metà tra favola e operetta. Wes Anderson dimostra un passo in più per cura
dei dettagli, eleganza, giocosità e voglia di inventare cinema. Insegnamento? Non è sempre la storia a fare la
differenza. 9) Il giovane favoloso. È il film italiano del 2014, che ha anche un merito non da poco: ha portato
in sala, pur con un soggetto non commerciale, numerosi ed eterogenei spettatori. Merito del fascino del
«giovane favoloso» Leopardi e di un regista, Martone, che faremmo bene a tenerci stretto. Non sarà stata,
magari, la nostra pellicola più bella, ma sicuramente è quella a cui dobbiamo tutti essere più grati. 8) Lo
sciacallo. Il cinismo dei media ritratto in questo meraviglio affresco di Dan Gilroy, interpretato da un
inquietante Jake Gyllenhaal, nei panni di un talentuoso avvoltoio della videocamera, capace di passare sopra
tutto e tutti pur di portare a casa uno scoop e lo share. Attuale. 7) 12 anni schiavo. Ha vinto tre premi Oscar,
compresa la statuetta per il miglior film. Certo, Steve McQueen aveva fatto di meglio, in passato, dietro la
macchina da presa. Però, è innegabile che la storia della schiavitù di Solomon Northup sia un pugno nello
stomaco per brutalità. 6) Dallas Buyers Club. Più del film, va premiata la straordinaria interpretazione di
Matthew McConaughey, attore dell'anno, dimagrito di dodici chili per dar volto a un rude cowboy che scopre
di essere ammalato di Aids. 5) Her - Lei. Una bella provocazione su quanto potrà accadere in un futuro
sempre più prossimo, con uomini che si innamorano dei sistemi operativi e ci escono a cena. La
rappresentazione che Jonze mostra delle relazioni umane fa riflettere. Certo, si può obiettare che lo scenario
sia assurdo. Ma come comunicava la nostra società, solo pochi decenni fa? 4) La spia. Il film del grande
rimpianto, per la prematura scomparsa dell'indimenticabile Philip Seymour Hoffman, che anche in questa
avvincente spy story dimostra il suo smisurato e «maledetto» talento. 3) Nebraska. Un bianco e nero
nostalgico e malinconico, di Alexander Payne, che incornicia una delle storie padre-figlio più delicate e
intense della storia del grande schermo. Con un meraviglioso Bruce Dern, la cui emozionante interpretazione
dovrebbe essere mostrata ad ogni aspirante attore e a qualche consolidata star. 2) L'amore bugiardo.
Sembra un film di Hitchcock, ma c'è tutta la classe del maestro David Fincher, capace di giocare a scacchi
con il pubblico, spiazzandolo ad ogni inquadratura, confezionando un thriller sorprendente per colpi di scena,
che ritrae una coppia borghese in rottura. Lui è accusato di aver fatto sparire la moglie, ma è solo la prima
mossa sulla scacchiera. 1) Boyhood. Senza dubbio, il film del 2014; anzi, del decennio, visto che è stato
girato in 12 anni. È il modo, fuori da ogni logica commerciale, scelto da Linklater per raccontare i cambiamenti
fisici del suo protagonista, in questo romanzo di formazione che racconta l'America e i suoi mutamenti sociali
e politici. Il cinema alla sua massima espressione artistica.
Foto: I PIÙ BELLI In lato, un'immagine di «Boyhood» di Richard Linklater, da noi votato miglior film del 2014.
Dall'alto in basso, le locandine di «Il giovane favoloso» di Mario Martone, «12 anni schiavo» di Steve
McQueen, «Nebraska» di Alexander Payne e «L'amore bugiardo» di David Fincher
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I MIGLIORI
30/12/2014
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 31
(diffusione:192677, tiratura:292798)
«The Interview» vola grazie alla rete
Maurizio Acerbi
Il vero miracolo di Natale, dal punto di vista cinematografico, è che un film di qualità non eccelsa come il
controverso The Interview abbia incassato oltre 15 milioni di dollari con il solo download, scaricato a
pagamento, tra Usa e Canada, più di due milioni di volte già fino al 27 dicembre. Per chi non lo sapesse, la
pellicola grottesca che racconta di un complotto immaginario, opera degli americani, per uccidere il leader
nordcoreano Kim Jong-un, era stato tolto dalle sale (in Italia, doveva uscire il 22 gennaio) dalla Sony in
seguito alle proteste della Corea del Nord e, soprattutto, all'attacco hacker, da parte di un gruppo definitosi
Guardiani della Pace, subito dalla casa di produzione, con relativa sottrazione alla multinazionale di
moltissime informazioni riservate. Un caso politico, tanto da smuovere addirittura la Casa Bianca che aveva
rimproverato lo studio per aver sospeso l'uscita. Detto, fatto. Il film è stato distribuito, in questi giorni natalizi,
in 320 sale americane e, soprattutto, reso fruibile (a pagamento) in rete, su siti appositi, con i risultati di cui
sopra (al cinema ha fruttato altri 2,8 milioni di dollari). E così, un film di serie B, che non avrebbe attratto,
probabilmente, molto pubblico, si è ritrovato, suo malgrado(?), con incassi insperati. Intanto, dalle nostre
parti, il Natale ha premiato Aldo, Giovanni e Giacomo che con Il ricco, il povero e il maggiordomo hanno
incassato 4.505.778 euro, fermando al secondo posto le «Armate» di Lo Hobbit 3. Rispetto allo stesso
periodo dello scorso anno, invece, il box office complessivo è in calo del 3,89 per cento. Ma non è più una
notizia.
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»Box Office
28/12/2014
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 12
(diffusione:192677, tiratura:292798)
Ma per 7 americani su 10 la pellicola non fa ridere
Quasi un'ora e mezza di gag stupidotte Che l'amor patrio ha trasformato in cult
Cinzia Romani
Se questo non è marketing. Conlascusadeldibattitogeopolitico mondiale, un film buffo e un po' idiota come «
The Interview », farsa pop diretta dai canadesi Seth Rogen ed Evan Goldberg, che ha fatto imbufalire la
Corea del Nord per la presa in giro del despota Kim il Terzo, a Natale ha portato in casa Sony oltre un milione
di dollari. Invece d'intrupparsi nei multiplex, gli americani hanno assaltato le 332 sale indipendenti, che
proiettavano i 112 minuti di gag scioccherelle, assurte a rango d'opera patriottica, solo perché nel botta e
risposta tra Washington e Pyongyang, Obama ha spronato la Sony a distribuire la presa in giro del despota
paffuto. Chi se ne frega dei cyberattacchi,ha mandato a dire il Presidente, per la Commissione nazionale di
difesa coreana «unascimmianellagiungla».Così, 750.000 persone nel mondo hanno scaricato online il
cinepanettone più chiacchierato del momento, che però, passata la prima infatuazione, ha mostrato la corda.
L'operina, che narra la voglia di scoop di due giornalisti balordi - Dave Skylark, interpretato da James Franco
e Aaron Rapaport, alias Mister Rogen, mandati dalla Cia a eliminare Kim Jong-un -, s'è rivelata una bufala. E
Seth Rogen doveva saperlo, se, alla prima losangelina al «Silent Movie Theather», ha ringraziato con un:
«Grazie, fottutamente tanto, a tutti, per essere venuti. Credevamo che non sarebbe
maisuccesso».Standoalsondaggio di « Variety », la Bibbia di Hollywood,7americanisu10dichiarano « The
Interview » «culturalmente insensibile», sottolineando che la pochade «non rappresenta il cinema di
Hollywood, né l'atteggiamento americano in modopositivo».Non siamo dalle parti della Russia, che bolla il film
come «scandaloso», ma poco ci manca. Su twitter chi scrive: «Non c'è di che hackerare lo
studio»echi:«Micaè Bergman».Comunque, ha vinto l'export Usa piùgettonato di sempre: la cultura pop.
750
mila le persone nel mondo che hannoscaricatoil«cinepanettone» che irride il leader nordcoreano
1milione l'incassodelfilmnegliStati Uniti nella sola giornata di Natale: un boom clamoroso
Foto: Una grande operazione di marketing
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il caso
28/12/2014
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 12
(diffusione:192677, tiratura:292798)
La Corea del Nord vede rosso «Obama, sei una scimmietta»
Per il regime «The Interview» «fomenta il terrorismo», ma in America è subito boom Internet di nuovo in tilt a
Pyongyang BOTTA E RISPOSTA «Un'opera disonesta e reazionaria». E la gente fa la fila ai botteghini
Gabriele Villa
Non la prenderà benissimo, ma tant'è. Barack Obama scopre che adesso somiglia pure ad «una scimmia
nella giungla». E il paragone, in verità un po' pesante e un filo razzista, fa subito il giro del mondo. É il tiro
incrociato, cominciato giorni fa, di frecce avvelenate che partono dalla Corea del Nord e raggiungono la Casa
Bianca per rimbalzare a Pyongyang con nuove accuse fresche di giornata. Se l'oggetto dei veleni e dei
boicottaggi non fosse un film bisognerebbe farne un film. Già, perché la Corea del Nord ha criticato
aspramente l'uscita del film satirico «The Interview» , che ha esordito nelle sale americane, definendo Barack
Obama «il vero colpevole per aver forzato la Sony a distribuire la pellicola indiscriminatamente. E questo
perché Obama diventa sempre sconsiderato in parole e azioni come una scimmia nella foresta tropicale». In
particolare la Commissione nazionale di difesa (Ndc) accusa gli Usa di diffondere un film «disonesto e
reazionario che ferisce la dignità della guida suprema della Repubblica democratica popolare di Corea e
istiga il terrorismo». Ma non è tutto. La battaglia sul film è anche una battaglia costruita sulla scacchiera dei
sabotaggi. I padroni di Pyongyang accusano infatti il governo di Washington anche di aver messo fuori uso le
connessioni internet in tutto il Paese per tutta la settimana, con un nuovo blocco di due ore attuato ieri (le
quattro reti di connessione nordcoreane, sono gestite dalla cinese China Unicom). Una rappresaglia, secondo
i nordcoreani, che Obama ha deciso perché «attribuisce, senza averne le prove, il minaccioso attacco
informatico contro la Sony Pictures Entertainment, distributrice del film sgradito, alla Corea del Nord».
Minacce online, ricevute attraverso un cyber-attacco, condotto da un gruppo che si autodefinisce i Guardiani
della Pace, che hanno spinto la Sony a sospendere l'uscita del film satirico che immagina un complotto della
Cia per uccidere Kim Jong-Un. «Se gli Stati Uniti continueranno nelle loro pratiche arbitrarie e da gangster
all'americana malgrado gli avvertimenti della Corea del Nord, andranno incontro a ineludibili colpi mortali», ha
dichiarato un portavoce nordcoreano che, peraltro, ha definito una «azione sacrosanta» il cyber attacco.
«Obama farebbe meglio a ripulire tutti gli atti malvagi compiuti nella sua politica ostile verso la Corea del Nord
se vuole la pace sul suolo americano, allora tutto andrà bene» ha concluso. Il film «The Interview» ha
incassato più di un milione di dollari nel suo primo giorno di programmazione, a Natale, in 331 sale, meno del
10 per cento della distribuzione prevista originariamente. Negli Stati Uniti gli spettatori si sono affollati ai
botteghini per acquistare il biglietto. Ma più che per vedere il controverso film satirico, molti lo hanno fatto
«per difendere la libertà di espressione», per dare «una lezione» agli hacker nordcoreani, secondo l'Fbi che
avevano minacciato attentati come l'11 Settembre» per impedire la distribuzione del film. Ma c'anche
qualcuno che, sedendosi comodamente nelle stanze del potere a Washington, forse per sdrammatizzare, si è
così espresso sulla controversa vicenda: «É un po' come guardarsi un film sul divano di casa. Il vicino di
divano bisogna sceglierselo bene. Altrimenti ci si addormenta. O per il film . O per il vicino di divano». Che ci
sia un fondo di verità?
Foto: NEMICI COME PRIMA Barack Obama e Kim Jong-Un. Sopra, la locandina di «The Interview» il film
dello scandalo
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IN GUERRA PER UN FILM Il razzismo comunista
28/12/2014
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 22
(diffusione:192677, tiratura:292798)
Checco Zalone: ascolti record su Sky Cinema
Ascolti record per Sky Cinema la sera di Santo Stefano grazie a Checco Zalone: la commedia Sole a catinelle
è stata vista infatti su Sky Cinema 1/+1 HD da 1.140.000 spettatori medi, con 1.571.958 contatti unici ed una
permanenza del 72%. Si tratta del film più visto del 2014 ed entra nella top 10 dei titoli più visti di sempre.
Questo risultato ha portato Sky Cinema a raggiungere il 4,67% di share in prima serata, e Sky Cinema 1 HD
con il 2,43% di share è stato il canale più visto della piattaforma. È un record anche per quanto concerne i
film di Checco Zalone trasmessi su Sky Cinema, Sole a catinelle ha infatti superato dell'8% il precedente
record di Che bella giornata (1.047.549 spettatori il 26 dicembre 2011) e del 34% il dato di Cado dalle nubi
(845.000 spettatori il 4 ottobre 2010). I nuovi passaggi del film Indovina chi viene a Natale? dalle 15.25 su
Sky Cinema 1/+1 HD, dalle 21.10 su Sky Cinema+24 HD e dalle 9.10 su Sky Cinema Christmas HD, hanno
ottenuto un ascolto medio cumulato di 359.802 spettatori complessivi.
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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A SANTO STEFANO
27/12/2014
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 33
(diffusione:192677, tiratura:292798)
«In Italia fatico a girare Me ne torno all'estero»
Il regista al lavoro da marzo: «Jeremy Irons e Blake Lively? Il cast sarà ridefinito» E ammette: «Qui "La
leggenda del pianista sull'Oceano" non me l'avrebbero accettato»
Cinzia Romani
Nel cortile del Policlinico Gemelli, Giuseppe Tornatore fa una pausa: gira, a titolo gratuito, lo spot di
«Medicinema», associazione che porterà le sale cinematografiche dentro i centri ospedalieri. «Ci sono centri
ospedalieri dove vivono migliaia di persone. Le attese sono lunghe, tra ricoveri e accertamenti. Sapere che
c'è un luogo dove si possono vedere i film del momento, all'interno della stessa struttura, è bello», spiega il
regista bagherese. Premio Oscar per Nuovo Cinema Paradiso (1989), 4 David di Donatello e vari
riconoscimenti in patria e all'estero, Tornatore, 58 anni e 10 film, non ha bisogno d'essere presentato perché
è un brand dell'eccellenza. E come il maestro Muti, il maestro Tornatore da tempo ha preso la via dell'estero:
a marzo aprirà il set di The Correspondence , da lui scritto. È il suo terzo film anglofono, dopo La leggenda
del pianista sull'Oceano (1998) e La migliore offerta (2013). Squadra che vince non si cambia e pure stavolta
avrà al suo fianco Ennio Morricone. «Finora su questo film hanno scritto sciocchezze», commenta il regista
quanto alla presenza di Jeremy Irons e della «gossip girl» Blake Lively nel cast de La corrispondenza . Le
riprese di questo dramma romantico, con al centro una storia d'amore tra il professore d'astrofisica Ed e la
sua giovane collaboratrice Amy, si svolgeranno nella brumosa Edimburgo e poi in Piemonte. Un altro film
internazionale, per la scena globale? «Sono un regista che lavora dove è possibile. Ci sono certe storie che
non riesco a fare, in italiano. La leggenda del pianista sull'Oceano non me l'avrebbero mai fatto fare, qui, per
ragioni puramente produttive. Un film in italiano non ha le stesse vendite di un film internazionale. Avessi
girato Baarìa in inglese, sarei stato un pazzo. Avessi girato in siciliano La leggenda del pianista sull'Oceano ,
sarei stato un pazzo. Scelgo la linea in base al progetto. Una pura formalità lo girai in francese». Jeremy
Irons ha confermato che reciterà con lei. «Gli attori potrebbero cambiare: bisogna ridefinire il cast, qualcuno
non è più disponibile. Basta che una Film Commission veda un tuo agente con una rivista in mano, per
stabilire che l'attore sarà questo o quell'altro. Certe volte neanche ti chiedono conferma e fanno subito i
comunicati stampa. Ho cominciato The Correspondence due anni fa e, per problemi produttivi, ho interrotto le
riprese. Le riprenderò da dove le ho lasciate. Il mio film narra una storia d'amore, ambientata ai nostri tempi.
Una storia d'amore, diciamo tecnologica. Il Corriere ha titolato: "L'amore ai tempi di Internet" e tutti hanno
copiato. È la comunicazione ai tempi di Internet...». Tra molte cose non vere che circolano, è vero che i fans
la scambiano con il suo collega Gabriele Salvatores? «Sì: purtroppo ci scambiano, né ho mai capito la
ragione di ciò. Mi fermano, per dirmi: "Ho visto Mediterraneo ...". Ho un bellissimo rapporto d'amicizia con
Salvatores, che stimo. I primi tempi ci seccava, poi abbiamo deciso di non deludere nessuno. Così ci
telefoniamo, per dirci: "Ho firmato tre autografi a tuo nome" e ridiamo». Con quale spirito s'appresta a girare il
suo nuovo film? «Con spirito d'entusiasmo: è sempre un'esperienza che dà grande vitalità e slancio. Ti fa
tornare giovane e ricominciare da capo. Mi sento pischello». Eppure, la chiamano «Maestro». «M'imbarazza
che mi chiamino così. Ma io non ho niente da insegnare. M'hanno detto che è una risposta snob. Invece, mi
sento in piena corsa». Ha appena avuto omaggi e retrospettive ad Assisi, al Filmmuseum di Francoforte, a
Los Angeles. Come la mettiamo? «L'idea di sentirmi commemorato, mi dà fastidio. Ringrazio tutti per
l'entusiasmo, comunque. E ricambio l'affetto impegnandomi di più nel mio lavoro, sempre di più». Le frasi LA
PASSIONE Arrivare sul set mi dà grande vitalità e slancio Mi sento giovane e riparto dall'inizio SALVATORES
Non so perché ma ci scambiano uno con l'altro Prima restavo male, ora tutti e due ci ridiamo su MAESTRO
M'imbarazza che mi chiamino in questo modo Non ho niente da insegnare ma non sono snob
Foto: PREMIO OSCAR Giuseppe Tornatore ha 58 anni e ha già girato dieci film, vincendo quattro David di
Donatello e un Oscar per «Nuovo cinema Paradiso» (1989). Il suo prossimo film si intitola «The
Correspondence» e sarà realizzato in gran parte in Gran Bretagna
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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l'intervista » Giuseppe Tornatore
30/12/2014
Il Giornale di Vicenza
Pag. 41
(diffusione:41821, tiratura:51628)
Siani cerca il «miracolo» sfidando il cecchino di Eastwood
Fabio De Luigi e Alessandro Siani in Si accettano miracoli, nelle sale dal 1° gennaio È una mossa accorta,
quella della 01 Distribution: aver evitato che il nuovo film di Alessandro Siani, nel quale veste il doppio ruolo
di protagonista e regista, come già nel precedente Il principe abusivo, si scontrasse con la ressa dei titoli
natalizi. Inutile spartire il bottino con Lo Hobbit, due cinepanettoni e Aldo, Giovanni e Giacomo. Meglio trovare
il pubblico con la pancia ancora piena del cenone di Capodanno, indeciso tra film d´autore (The Imitation
Game) e un Clint Eastwood potenzialmente indigesto (American Sniper), con la sua carica di violenza e
malinconia. Gli italiani, non solo quelli del Sud, amano il napoletano Siani: un comico dall´indole gentile, che
parla sottovoce, non sgomita per l´attenzione ed ha un contegno non dissimile da quello del grande Massimo
Troisi. In Si accettano miracoli è affiancato da un altro cavallo di razza: Fabio De Luigi, ancora una faccia
ingenua, estranea alle volgarità imperanti, in cerca di un´occasione per splendere veramente. Sarà questa
l´occasione? In sala dal primo gennaio, Si accettano miracoli ha una premessa classica, quasi antica: lo
scontro tra la modernità della metropoli e la semplicità del mondo rurale meridionale. Siani è Fulvio, spietato
tagliatore di teste di una multinazionale (ruolo che fa l´occhiolino a quelli portati al cinema da Russell Crowe
in Un´ottima annata e George Clooney in Tra le nuvole) al quale, dopo aver «sfrondato» per bene la propria
azienda, viene notificato il licenziamento. Chi di spada ferisce, di spada perisce. Arrestato e condannato a un
mese di servizi sociali, dopo aver perso la testa sull´ex posto di lavoro, Fulvio viene affidato alla casa famiglia
del fratello prete Germano (De Luigi), che lavora in un minuscolo borgo dove la tecnologia è una chimera. Il
centro, però, è in crisi: rischia di chiudere. Toccherà a Fulvio inventarsi un miracolo, letteralmente (una statua
piangente), che attirerà frotte di credenti da spennare in paese, facendo risorgere l´economia locale. Andrà
tutto liscio fino a che il Vaticano non decide di indagare... «Ho cercato di creare un genere, il fantasy-comedy,
ovvero dei film che sembrano confezionati come di fantasia ma con all´interno tanta commedia. Quando
penso un film lo penso per il pubblico», racconta Siani. E il pubblico ringrazia: Il principe abusivo ha incassato
più di 14 milioni di euro, diventando il titolo più redditizio del 2013. A De Luigi manca ancora «il botto»
d´incassi, anche se Il peggior Natale della mia vita, che al primo passaggio televisivo è stato visto da 5 milioni
di spettatori, sta lentamente diventando un classico festivo. L´accoppiata il miracolo potrebbe farlo davvero.
Glielo auguriamo con tutto il cuore. ALDO, GIOVANNI E GIACOMO alla terza settimana nelle sale,
conquistano la vetta del box office dell´ultimo week end dell´anno: il loro Il ricco il povero e il maggiordomo
scavalca il colosso Lo Hobbit la battaglia delle cinque armate sfiorando i 10 milioni di incasso (4,5 in questa
settimana) con una media per sala di oltre 8 mila spettatori. La pellicola natalizia di Aldo, Giovanni e Giacomo
diventa ad oggi il maggior incasso italiano della stagione 2014-2015 (e comunque dall´inizio di settembre),
nonché il secondo film in classifica (subito dopo Interstellar) per numero di spettatori, forte dei suoi 1.397.720
ticket staccati.
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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CINEMA . Esce il 1° gennaio il nuovo film dell´ attore e regista napoletano, nello stesso giorno di «American
Sniper»
30/12/2014
Il Manifesto - Ed. nazionale
Pag. 13
(diffusione:24728, tiratura:83923)
Rotterdam, rassegna indipendente
«otto anni sono tanI tissimi specie alla direzione di un festival così importante come è quello di Rotterdam.
Per questo credo di avere fatto tutto quel che dovevo, e che sia tempo per me di lasciare. Sono convinto che
l'edizione 2015 sarà straordinaria, e finalmente una volta conclusa, potrò dedicarmi alla mia famiglia
lasciando a qualcun altro l'opportunità di dirigere il festival». Con queste parole il direttore del Rotterdam film
festival, Rutger Wolfson ha annunciato a pochi giorni dall'inizio di quello che è il primo grande appuntamento
festivaliero in Europa (21 gennaio-1 febbraio) di lasciare la direzione. E una volta finita questa edizione, la
numero 44, della manifestazione fondata da Hubert Bals, si comincerà a pensare (ma probabilmente lo si fa
già) al successore. Sul sito intanto sono iniziate le prevendite dei biglietti, si lancia l'Opening party e si danno
notizie sparse. II festival richiama nei suoi giorni non solo il pubblico cittadino ma anche quello che arriva da
altre città dell'Olanda, e da diversi anni infatti accanto alle proposte più sperimentali e di ricerca, colloca opere
già passate in altre manifestazioni, per quella che appare come una sorta di anteprima con cui testare il gusto
del pubblico su questo o quel film. Tra i primi titoli annunciati c'è anche Le meraviglie di Alice Rohrwacher,
con cui la regista italiana ha già vinto il Gran premio della giuria allo scorso festival di Cannes. E poi Timbuktu
di Abdenahmane Sissako che è in corsa agli Oscar per il miglio film stranieiro. E se il concorso ancora tiene
segreti i suoi nomi, sappiamo però che Rotterdam ha preso anche Christian Petzold col suo Phoenix. Ma il
festival non è solo programmazione: ci sono appuntamenti importanti come il CinemArt dove i film più
indipendenti - però negli ultimi anni vi partecipano anche registi più conosciuti - cercano coproduttori per
chiudere il loro budget. Oppure il fondo Hubert Bals, nato come suppporto al cinema del sud del mondo, e
che ora invece si.è allargato a tutti i filmmaker indipendenti. Perché, appunto, tradizionalmente è al cinema
indipendente che guarda il festival olandese, e nelle sue diverse declòinazioni compreso il crossover con le
arti.
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FESTIVAL • A pochi giorni dal via, il direttore annuncia le dimissioni
27/12/2014
Il Manifesto - Ed. nazionale
Pag. 8
(diffusione:24728, tiratura:83923)
L'immaginario sul cortile di casa
Da «Cuba», di Richard Lester, al dittico «Che» di Steve Soderbergh
Giulia D'Agnolo Vallan
Fidel Castro e la sua armata rivoluzionaria stanno avvicinandosi all'Avana quando Sean Connery atterra
sull'isola caraibica. Il film è Cuba, di Richard Lester, distribuito dalla United Artists nel 1979, e Connery
interpreta un ex militare inglese, reinventatosi mercenario, qui assoldato per insegnare alle truppe di Batista
come sconfiggere i ribelli. Che l'affascinante, bondesco, soldato di ventura sia arrivato troppo tardi per
fermare il corso della Storia è subito evidente in questo mix di satira politica e melodramma alla Casablanca,
in cui il maggiore Dapes (Connery) ritrova una vecchia fiamma (Brooke Adams) che si è (infelicemente)
sposata con il rampollo di un'importante famiglia cubana e manda aventi una fabbrica di sigari. Tra
avventurieri che piacerebbero a Graham Greene, una trama amorosa che finisce male e un decadente party
di Natale con una sparatoria, è evidente anche che le simpatie del regista angloamericano dei Beatles (Lester
aveva già firmato Help! e A Hard Day's Night), e del suo sceneggiatore Charles Wood, vanno ai rivoluzionari
e non ai vari esponenti del regime o dell'elite dell'isola, ritratti come profittatori, codardi ed aguzzini da
commedia, che alla fine del film vediamo fare a gara per chi sale prima sull'aereo per andarsene. Il passaggio
epocale che fa da sfondo a questo misconosciuto film di Lester (che però ha estimatori illustri, come Steven
Soderbergh) torna spesso nel cinema americano. Lo stesso Soderbergh ha dedicato alle fasi finali alla marcia
verso la conquista dell'Avana, una vasta porzione del suo affascinante dittico, Che (che è anche il titolo di un
vituperato film di Richard Fleischer, con Ornar Sharif nella parte di Guevara e lack Palance-barbutissimo- in
quella di Fidel Castro). Cinque anni prima di Lester, Francis Coppola aveva ambientato scene importanti del
suo // Padrino-parte linei giorni della rivoluzione. Michael Corleone, su un tetto assolato che sovrasta l'Avana,
spiega allo scettico boss di Miami Hyman Roth (modellato su Meyer Lansky e interpretato da Lee Strasberg)
che i rivoluzionari vinceranno -dopo aver visto uno di loro farsi saltare in aria piuttosto che cadere nelle mani
dei militari. Ed è a un gran ballo nella notte di Capodanno del 1958, mentre gli uomini di Castro irrompono
nella capitale, che Michael rivela a suo fratello Fredo di sapere che è stato lui a cercare di farlo uccidere.
Mentre glielo dice, gli da' un bacio- «mi hai spezzato il cuore Fredo»; la sua disillusione drammatizzata in
sync con il rovinoso crollo di Batista. Realizzato da una nota coppia di liberai hollywoodiani, si svolge nella
confusione degli stessi giorni anche Havana (1980), diretto da Sydney Pollack, con Robert Redford nella
parte di un awenturiero con la passione per le donne e per il gioco, che però rimane suo malgrado risucchiato
dalla rivoluzione per amore di Lena Olin. Anche qui, come in Cuba, dietro agli echi di Casablanca, e alle
texture del melodramma, il cuore del film batte per rivoluzionari, ancor più esplicito che nel film di Lester. Più
inattesa, e più vicina al milieu culturale della Guerra fredda, la trasferta cubana di Alfred Hitchcock: il film è
Topaz (1969), tratto da un romanzo di Leon Uris, a sua volta ispirato da fatti realmente accaduti (il cosiddetto
affare Zaffiro) nel 1962, quando la Cia scoprì che il rappresentante Nato del governo De Gaulle lavorava da
molti anni per il KGB. Ambientato in un giro di capitali tra cui Parigi, Copenaghen, New York e Washington, il
thriller spionistico di Hitchcock, prodotto dalla Universal, si sposta a Cuba quando l'agente francese Andre
Deveraux vi si reca per raccogliere informazioni sulle postazioni militari sovietiche. Macchina fotografica e
obbiettivi nascosti nei panini al prosciutto, il rullino con le foto dei missili nella pancia di un pollo, il microfilm
nel rasoio al posto delle lamette da barba, la coppia di servitori torturata dagli uomini di Castro, immagini di
Fidel e Che Guevara dai newsreel d'epoca... Hitchcock addotta la grammatica della Cold war in un quello che
rimane uno dei suoi film più incompresi, costosi e produttivamente tormentati (il finale originale, che
prevedeva un duello, accolto male in preview, venne rìscritto). Indimenticabile la morte, ripresa dall'alto, di
luanita, vedova della rivoluzione, innamorata di Deveraux ma che sta anche con colonnello Rico Parrà. Il
1962, anno della Crisi dei missili, è anche il teatro di Matinée' (1993), di Joe Dante, meravigliosa commedia di
cinefilia e guerra fredda (il mix in cui si sono formati tutti i registi della nuova Hollywood) in cui, mentre alla TV
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CINEMA • Come Hollywood h a messo in scena le atmosfere del conflitto Stati uniti-Cuba
27/12/2014
Il Manifesto - Ed. nazionale
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John Kennedy annuncia il blocco navale al largo di Cuba, nemmeno 100 chilometri più a nord dell'isola, una
moltitudine di eccitatissimi teen ager di Key West celebra l'arrivo dell'impresario horror Lawrence Woolsey
alla proiezione del suo ultimo capolavoro di fantascienza doc, Manti, storia dell'uomo formica derivato da un
esperimento nucleare poco riuscito. Spesso utilizzata come sfondo dei film d'avventura (per esempio negli
adattamenti da Hemingway, II vecchio e il mare, del 1958, e Isole nella corrente, del 1977), nel cinema
classico hollywoodiano Cuba era spesso un simbolo di sensualità ed esotismo: in Bulli e pupe (1955), di
Joseph Mankiewicz,, è in un caffè dell'Avana che Jane Simmons, gelosa di una ballerina locale, si lascia
andare rivelando a Marlon Brando la passione che si nasconde dietro alla divisa dell'esercito della salvezza.
Tra le grosse produzioni contemporanee, almeno due 007 hanno detour cubani, come anche Baci Boys 2.
Miami Vice (prima la serie e poi il film di Michael Mann) respirano aria cubana a pieni polmoni. E la stòria
Marvel delle origini X Meri L'inizio (2011) parte proprio dalla crisi dei missili durante la quale si volge anche il
thriller con Kevin Costner Tliirteen Days [1990). Tratti dai libri omonimi del fuoriuscito cubano Reinaldo
Arenas e del cubano/americano Oscar Hijuelos, entrambi del 1992, Prima che sia la notte di Julian Schnabel
e I re del Mambo di Arne Glimcher sono segni del cambiamento dei tempi. Ma bisogna spettare il 2003,
perché Oliver Stone, con Comandante, e l'anno seguente con Looking for Fidel, dia finalmente la parola a
Castro.
30/12/2014
Il Mattino - Caserta
Pag. 45
(diffusione:79573, tiratura:108314)
Da Siani a Eastwood il Natale in poltroncina
Angela Lonardo
Dopo i bagordi natalizi c'è sempre spazio per qualche manciata di pop-corn da sgranocchiare al cinema, che
si riconferma tra i luoghi preferiti dove svagarsi nei pomeriggi e nelle serate di festa. Commedie divertenti,
film d'animazione, thriller: anche quest'anno sul grande schermo, per la prima volta orfano dopo circa
vent'anni del classicissimo «cinepanettone» ma con tanti fratelli gemelli in sostituzione, ce n'è per tutti i gusti.
E quelli dei casertani sembrano essere piuttosto chiari. Il nuovo film di Alessandro Siani uscirà nelle sale il 1°
gennaio, data che segna l'inizio della vera sfida del botteghino, eppure già da giorni c'è chi ha prenotato il suo
posto nei cinema di Caserta e provincia per trascorrere un inizio d'anno all'insegna del buonumore. «Si
accettano miracoli», questo il titolo della pellicola, si candida dunque a diventare campione d'incassi e di
risate. Sarà per questo che dal Duel di Caserta al Ricciardi di Capua, dal Cinepolis al Big di Marcianise fino al
ritrovato cinema casertano di Via Mazzini, non c'è struttura che non l'abbia inserito nella sua
programmazione. Insieme a Siani, protagonista è Fabio De Luigi, a cui si aggiunge un esercito di piccoli
scugnizzi. La loro simpatia si somma per raccontare la storia di un ragazzo turbolento, affidato alla
sorveglianza del fratello parroco. Per i bambini della parrocchia questa strana coppia riuscirà davvero a fare
miracoli. C'è attesa anche per il ritorno di Tim Burton, che dirige Christoph Waltz ed Amy Adams in «Big
Eyes», un biopic dedicato alla pittrice Margaret Keane, famosa per i suoi quadri di bambini dagli enormi occhi
tristi. Lo si potrà vedere a partire dal primo giorno del 2015 nel multisala di via Borsellino ed in quelli di
Marcianise. In queste stesse sale i bambini potranno divertirsi con le avventure de «Il postino Pat», già
protagonista di tante serie tv, e che ora arriva sul grande schermo insieme all'inseparabile gatto bianco e
nero Jess. Un grande Clint Eastwood, invece, racconta con «American Sniper» la storia di Chris Kyle, un
Navy Seal considerato il tiratore scelto più letale di tutta la storia militare degli Stati Uniti. Anche questo film
sarà proiettato nei nostri multisala dal 1° gennaio. Nell'attesa, il Cinepolis propone anche il 31 pomeriggio
(alle 14.15) «Il ricco, il povero, il maggiordomo», indiscusso trionfatore di Natale. Chi supererà Aldo, Giovanni
e Giacomo? Le prevendite lasciano già intuire qualche preferenza verso la comicità partenopea, ma solo
dopo l'Epifania si potrà decretare il vincitore del box office.
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Il cinema
29/12/2014
Il Mattino - Ed. nazionale
Pag. 15
(diffusione:79573, tiratura:108314)
«Dai vampiri alla tigre la mia saga vi stupirà»
Diego Del Pozzo
Quello di Shekhar Kapur è un nome di punta dell'industria cinematografica indiana, l'unica al mondo in grado
di rivaleggiare con quella hollywoodiana, per fatturati e diffusione. Così, in ossequio a tale status, il festival
internazionale «Capri, Hollywood» affida proprio al sessantanovenne regista e produttore il ruolo di chairman
della diciannovesima edizione, in corso fino al 2 gennaio (col maltempo che ieri ha impedito gli arrivi degli
ospiti di giornata per diverse ore).
E l'autore di kolossal storici occidentali come «Elizabeth» (1998), «Le quattro piume» (2002) ed «Elizabeth The golden age» (2007), ma anche di tanti grandi successi commerciali di Bollywood (così sono chiamati gli
imponenti studios cinematografici indiani di Mumbai), approfitta proprio della sua presenza a Capri per
svelare i primi dettagli del suo attesissimo prossimo film americano, destinato a dare il via a una nuova saga
young-adult, «Tiger's curse», che intende raccogliere il testimone di quella campione d'incassi globale di
«Twilight». Tratto dal primo bestseller del ciclo ideato dalla scrittrice Colleen Houck, ancora inedito in Italia, il
nuovo film sarà sceneggiato da Julie Plec, la creatrice di una serie tv molto amata dai teenagers come «The
vampire diaries».
Che cosa s'aspetta da un progetto tanto atteso?
«Davvero molto, perché quello di "Tiger's curse" è un franchise popolarissimo in tutto il mondo e, poco dopo
aver annunciato che ne avrei tratto un film, i fans hanno letteralmente mandato in tilt il mio account su Twitter.
Tra l'altro, è anche una saga intergenerazionale, perché a scrivermi sono state tante mamme, oltre alle loro
figlie».
Conosceva già i romanzi di Colleen Houck?
«Ho imparato a conoscerli quando mi hanno proposto il film. E la cosa per me più sorprendente, essendo
ambientati in India, è che a scriverli sia stata una ragazza giovane, mormone, che non è mai stata
fisicamente nel mio Paese, ma è riuscita a catturarne benissimo i temi e le atmosfere, calandoli in una
cornice fantasy che ruota intorno al concetto-chiave di reincarnazione. Ho saputo che, all'epoca del primo
libro, Colleen era talmente coinvolta da pagarsene da sola la pubblicazione».
Che cosa racconterà il film?
«Come i libri di riferimento, narrerà la storia della neolaureata Kelsey Hayes, che poco dopo aver iniziato a
lavorare in un circo dell'Oregon, sviluppa una particolare connessione con una tigre bianca di nome Ren, in
grado di fornirle poteri speciali. Quando un misterioso straniero reclama la tigre per riportarla nella natìa India,
la ragazza decide di seguirli e, così, scopre che l'animale è in realtà un principe vittima di una maledizione
che dura ormai da 300 anni. Ed è soltanto l'inizio di un viaggio avventuroso attraverso alcuni luoghi mitologici
indiani, tra giungle misteriose, templi sacri e forze oscure».
Chi ci sarà nel cast?
«Ancora non abbiamo scelto i protagonisti, ma vorrei che vi fossero anche alcune star indiane. In ogni caso,
credo che non mi affiderò a divi già universalmente noti, perché la lavorazione sarà molto lunga a causa degli
effetti speciali sofisticati e avrò bisogno di attori dotati di grande pazienza. Rispetto a casi simili, come per
esempio "Vita di Pi" di Ang Lee, nel mio film le tigri interagiranno molto di più con gli attori e, dunque, gli effetti
digitali saranno essenziali. Gireremo l'anno prossimo per uscire nel 2016».
Oltre che a Hollywood, però, nei prossimi mesi lei sarà impegnato anche a Bollywood, col suo kolossal
indiano «Paani». A che punto è il progetto?
«Non ho ancora iniziato a girare. Dovrei farlo durante il 2015, anche se attendo indicazioni dai produttori della
Yash Raj Films. Comunque, il film sarà ambientato nel futuro, in un mondo assetato, dove l'acqua diminuisce
sempre di più. E in questo scenario futuristico, mi pongo una domanda molto sentita anche oggi: a chi
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«Capri, Hollywood »
29/12/2014
Il Mattino - Ed. nazionale
Pag. 15
(diffusione:79573, tiratura:108314)
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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appartiene l'acqua?».
Durante la cerimonia inaugurale di «Capri, Hollywood», Shekhar Kapur è stato protagonista dell'omaggio al
cinema di Bollywood e ha detto la sua anche sulla controversia tra India e Italia sulla sorte dei due marò La
Torre e Girone: «Il loro atto non è stato deliberato, ma un errore, un incidente. Adesso la situazione è difficile,
ma io sono fiducioso perché mi sembra che da tutte e due le parti vi siano governi maturi e stabili in grado di
risolvere al meglio questa vicenda».
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27/12/2014
Il Mattino - Ed. nazionale
Pag. 16
(diffusione:79573, tiratura:108314)
Una favola noir -pulp che assomiglia a un musical
Diego Del Pozzo
Tutto è iniziato quattro anni fa a piazza del Gesù, in pieno centro storico partenopeo, nelle stesse stanze
immortalate da Vittorio De Sica ne «L'oro di Napoli». Qui, tre visionari già noti negli ambienti del cinema e
della musica - il produttore-distributore Luciano Stella e i musicisti Antonio Fresa e Luigi Scialdone - fondano
una factory creativa, che fin dall'acronimo Mad (per indicare i campi di attività: musica, animazione,
documentario) rimanda idealmente a «quella sana pazzia - così la definisce lo stesso Stella - che si cela
dietro la creazione artistica». Quattro anni dopo, quel manipolo di coraggiosi - ampliatosi ad altri professionisti
napoletani, prevalentemente giovani - vanta già un discreto palmarès, nel quale spicca il recente European
Film Award per il miglior lungometraggio d'animazione, conquistato da «L'arte della felicità», film del
trentasettenne Alessandro Rak. Intorno a Rak - con Stella a fare da coordinatore, un po' guru e un po' fratello
maggiore - s'è consolidato un gruppo di talenti multitasking, già distintisi nelle altre produzioni della factory: i
cartoni animati «La cantata dei pastori» di Nicola Barile e «Il piccolo Sansereno» di Ivan Cappiello (trasmessi
dalla Rai), i documentari «L'uomo con il megafono» di Michelangelo Severgnini (co-prodotto da Figli del
Bronx) e «Lo sposo di Napoli» di Giogiò Franchini, spot, videoclip e gli album «Dimane torna 'o sole» dei Foja
di Dario Sansone e «I'm feeling good tonight» dei Flabby.
Il prossimo passo, in attesa della serie tv «A skeleton story», è il secondo lungometraggio «Gatta
Cenerentola», che si rifà a Basile ma anche a De Simone e Disney, bagnando il tutto in acque sporche noirpulp, con ambientazione futuristica alla «Blade runner» ma napoletanissima e, soprattutto, così tante sonorità
da contaminarsi col musical. Il progetto nasce nel 2012 ed è sviluppato dallo stesso team de «L'arte della
felicità». Stavolta alla regia c'è Ivan Cappiello, quasi quarantenne con esperienze da fumettista in Bonelli. La
trama ruoterà intorno a sentimenti basici come amore, passione, desiderio e vendetta, ideali per continuare a
percorrere con profitto quella via tutta italiana all'animazione adulta tracciata da Mad all'ombra del Vesuvio.
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ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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La storia
30/12/2014
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:210842, tiratura:295190)
La sfida di Natale al cinema vinta da Aldo, Giovanni e Giacomo
Fabio Ferzetti
Ferzetti a pag. 23
BOX OFFICE Pochi vincitori, nessun trionfatore. E troppi problemi aperti, gli stessi che il nostro cinema
affronta ogni giorno, ingigantiti dalla battaglia di Natale. Il box office del lungo weekend (25-28) parla chiaro. Il
film più visto, per incasso e spettatori, è Il principe, il povero e il maggiordomo con Aldo, Giovanni e Giacomo:
623.562 spettatori in 4 giorni. Segue Lo hobbit di Peter Jackson, con 505.538 biglietti (ma il fantasy è in testa
agli incassi totali anche grazie al prezzo maggiorato del 3D: 10 milioni 250mila euro, malgrado 80.000
spettatori in meno, contro i 9 milioni 614mila del trio italiano). Terzo è Un Natale stupefacente con Lillo e Greg
(472.589 spettatori). Segue a distanza ravvicinata il film della Disney-Pixar. Big Hero 6 (457.121 spettatori),
comunque visto molto meno del più "facile" Disney 2013, Frozen , quindi L'amore bugiardo di David Fincher,
Il ragazzo invisibile di Salvatores, l'orsetto Paddington (l'unico al primo weekend), Ma tu di che segno 6? di
Neri Parenti, quindi con grande distacco gli unici due film d'autore europei della top ten, Jimmy's Hall di Ken
Loach e Pride di Matthew Warchus, rispettivamente con 58 mila e 50 mila spettatori nel weekend.
FENOMENI Considerato il numero di copie e le medie schermo, balzano agli occhi alcuni dati. Continua a
scendere il cinepanettone. Spariti i megaincassi del duo Boldi e De Sica, la torta ormai si divide su più titoli e
se non c'è un fenomeno come Checco Zalone la cifra complessiva è sempre quella. Anche il successo di
Aldo, Giovanni e Giacomo è relativo. La banda dei Babbi Natale , per dire, fece 24 milioni. «È che i ragazzi
non vanno più al cinema, osserva Enrico Vanzina, sceneggiatore del film di Neri Parenti e soprattutto padre
del genere con Vacanze di Natale , 1983. «Meglio così, bisognerà inventare qualcosa di nuovo. Ma per i
giovani ormai il cinema è come il teatro. Non ci vanno più, o scaricano illegalmente. Il 25 % degli incassi si è
dissolto per la pirateria, ma nessuno fa nulla». Va meglio per le grandi saghe. «Il terzo Hobbit incasserà come
il primo e più del secondo», esulta Nicola Maccanico, direttore Warner. «Anche Woody Allen da noi va meglio
che in altri paesi: segno che esiste un pubblico fedele a certi autori. Il problema vero è che il mercato in
generale non cresce. E se i film popolari hanno un andamento molto stagionale, la morìa delle sale di città
mette in ginocchio i film di qualità». Specie a Natale. Concorda Antonio Medici della Bim, in sala con Jimmy's
Hall , preoccupato - come molti nell'ambiente - dal crescente strapotere dei multiplex. «In quelle sale i nostri
film non arrivano proprio. Si potrebbe fare di più. Un mese fa a Los Angeles ho visto Interstellar in una sala
AMC, colosso dei multiplex Usa. Bene: a fine proiezione hanno dato a tutti un volantino che promuoveva i film
d'autore diffusi nel loro circuito. Da noi non succede». E forse il cuore del problema sta proprio qui.
Bombardato di titoli a getto continuo, intontito dalla pubblicità ma sempre meno informato, il pubblico
fatalmente sceglie i titoli con un'immagine chiara e forte, penalizzando tutti gli altri. E a perderci naturalmente
sono i più deboli sul mercato, con danno soprattutto del cinema di qualità. L'unico che potrebbe garantire un
vero ricambio generazionale degli spettatori. Fabio Ferzetti
Gli incassi Il ricco, il povero e il maggiordomo 4.505.778 L'incasso di Natale di Aldo, Giovanni e Giacomo.
L'incasso totale è di 9.614.389 euro. Lo Hobbit L'incasso di Natale del film di Peter Jackson. L'incasso totale
è di 10.250.400 euro. Un Natale stupefacente 4.051.852 3.351.114 L'incasso nel weekend del film di
Volfango De Biasi. L'incasso totale è di 4.459.421 euro.
Foto: Il popolare trio vince la sfida nei giorni delle feste TESTA A TESTA Sopra "Il principe il povero e il
maggiordomo" Accanto "Lo Hobbit" Sotto, Ellar Coltrane
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Il box office
30/12/2014
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 23
(diffusione:210842, tiratura:295190)
PARLA IL PROTAGONISTA DELLA PELLICOLA PREMIATA A BERLINO «TRA I MIEI MODELLI C'È
ANCHE IL PICCOLO TOTÒ CASCIO»
Gloria Satta
L'INTERVISTA Avrà un seguito Boyhood , il film-esperimento premiato a Berlino, candidato a cinque Golden
Globe, prossimo protagonista degli Oscar. Girato dal regista Richard Linklater nel corso di dodici anni, dal
2002 al 2013, è stato acclamato nel mondo intero come il "caso" cinematografico del 2014. E ora la notizia
che Boyhood avrà un sequel è stata annunciata al festival Capri-Hollywood dal protagonista Ellar Coltrane,
oggi ventenne, che all'inizio delle riprese aveva appena sei anni. «Di un possibile seguito del film abbiamo
parlato diverse volte con il regista», ha rivelato il giovane attore, origini texane, fisico prestante e sguardo
intenso. «A me farebbe piacere ritrovarmi sul set nei panni di Mason Evans, il personaggio che mi ha
traghettato dall'infanzia all'adolescenza». Alto, riflessivo, molto maturo rispetto alla sua età e più interessato
all'archeologia e all'arte che ai social network (non li frequenta), in Boyhood Ellar ha interpretato un ragazzino
alle prese con il divorzio dei genitori (Ethan Hawke e Patrica Arquette), i traslochi, il rapporto conflittuale che
lo lega alla sorella, i nuovi compagni dei suoi, i cambiamenti sociali e politici. Cosa ricorda della lavorazione?
«All'inizio l'ho presa come un gioco, niente di più. Solo verso i 12-13 anni ho avuto la consapevolezza di
quello che stavo facendo e ho cominciato ad affezionarmi al personaggio». Gli ha regalato qualcosa di sé?
«Ho dato diversi suggerimenti al regista e ho modellato Mason sulle mie emozioni anche se la mia vita è
stata diversa dalla sua: quando i miei genitori si sono separati non ero piccolo ma avevo già dieci anni e non
sono rimasto traumatizzato, inoltre non avevo una sorella...». Si aspettava che Boyhood riscuotesse un simile
successo dovunque? «A dire la verità nessuno di noi poteva aspettarselo, anche se già alla prima proiezione
pubblica era scattata la magia con il pubblico. Ora sono felicissimo. Da oltre un anno giro il mondo per
accompagnare il film, vedo luoghi bellissimi che rimanendo ad Austin, dove sono nato, avrei solo potuto
immaginare. Come Capri, che con i suoi panorami unici mi ha tolto letteralmente il fiato». Mentre procedeva
la lavorazione di Boyhood, lei ha girato altri film. Cos'ha in progetto ora? «Nell'ultimo anno mi sono arrivati
molti copioni e tra questi ci sono un paio di proposte interessanti. Ne riparleremo. Un fatto però è certo:
continuerò a fare l'attore, è la mia strada. Quando mi sono rivisto per la prima volta sullo schermo ho pianto a
dirotto per la commozione. Ma per il momento non frequento una scuola di recitazione, finché viaggio con il
film non ho tempo». Ha dei modelli cinematografici, attori di cui ammira la carriera? «Il mio idolo è Jake
Gyllenhaal, ma sono rimasto colpito anche da Totò Cascio, il bambino protagonista di Nuovo Cinema
Paradiso. È uno dei film italiani che amo di più». Che tipo è, cosa fa al di fuori del lavoro? «Amo le
immersioni, i viaggi, la fotografia, i monumenti antichi e la pittura. Devo ringraziare i miei genitori artisti: papà
fa il musicista, mamma è una danzatrice». Coltrane ha ricevuto a Capri-Hollywood il premio "Rising Star"
andato nel passato a Michael Fassbender, Gerald Butler, Jesse Eisenberg, Andrew Garfield che avrebbero
poi conquistato un ruolo di primo piano nello star system. «Il festival», dice il produttore Pascal Vicedomini,
«continua a puntare sui talenti emergenti». Intanto due giganti della musica, Francesco De Gregori e Peppino
Di Capri, si sono abbracciati suscitando la standing ovation del pubblico: è stato un momento indimenticabile
nella storia della rassegna che si tiene a fine anno sull'Isola Azzurra.
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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Coltrane: tutto pronto per il seguito di Boyhood
30/12/2014
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 23
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Anna Guaita
IL CASO N E W Y O R K Alla fine di una crisi durata settimane, la Sony esce vincitrice dal tunnel. E anzi
sembra aprire nuove possibili soluzioni per l'industria dell'intrattenimento. Il film The Interview , oggetto di una
campagna di minacce da parte della Corea del nord, è comparso sugli schermi di solo 311 sale invece che 3
mila, ma è stato messo a disposizione anche online, in contemporanea. E il risultato è stato davvero
interessante: la casa cinematografica ha incassato 3 milioni dalla vendita dei biglietti ai cinema, e 15 dalla
vendita o dall'affitto della pellicola online. Cioè si è avvicinata moltissimo a quei 20 milioni di dollari che
prevedeva di incassare n e i c i n e m a n e l p r i m o week-end della sua proiezione. E non basta: l'incasso
internet sarebbe stato quasi il doppio se la società giapponese non avesse compiuto l'errore di non
lucchettare lo streaming. Vari milioni di persone l'hanno così visto a sbafo, semplicemente perché chi lo
aveva comprato ha passato il link ad amici e parenti. IL PRECEDENTE Dunque la pellicola che racconta
comicamente la missione di due giornalisti americani (James Franco e Seth Rogen) assolti dalla Cia per
uccidere il dittatore della Corea del nord, ha creato un precedente: ha dimostrato che - con la giusta dose di
pubblicità - si può guadagnare molto anche rilasciando un film sia nelle sale che online, allo stessso
momento. Questa scoperta di certo non può far felici i proprietari delle catene dei cinema, già in lotta contro il
continuo calare dell'affluenza. PIRATI Tra l'altro, l'anno si chiude con la conferma che gli hacker continuano
imperterriti a causare gravi danni all'industria del cinema, piratando pellicole popolari a ritmo record. La più
piratata è stata The Wolf of Wall Street con Leonardo Di Caprio, scaricata illegalmente più di 30 milioni di
volte. A ruota viene il cartone di Walt Disney Frozen , rubato 29 milioni e 900 mila volte. E al terzo posto si
piazza Gravity , la spettacolare pellicola "in orbita" con George Clooney e Sandra Bullock, che è stata piratata
29 milioni e 600 mila volte. L'industria dell'intrattenimento degli Stati Uniti ha calcolato che la pirateria online
causa perdite annuali medie di quasi 19 miliardi di dollari.
Foto: James Franco e Seth Rogen
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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The Interview fa il pieno di download a pagamento
30/12/2014
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 24
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Il volo: un sogno in 3D
DAL BORNEO A ROMA IN COMPAGNIA DI LIBELLULE, CIGNI FALCHI E PIPISTRELLI PER SCOPRIRE I
SEGRETI DEL VOLO
Simona Antonucci
IL DOCUMENTARIO ma, con i suoi stormi d'uccelli neri, nel vespero migrar), per raccontare la complessa
ingegneria che permette a volatili di ogni genere e misura di vivere nel regno dei cieli. Baudelaire dedicò
all'albatro versi insuperabili. E Modugno costruì la sua fama proprio nel blu. Antoine de Saint-Exupéry esaltò il
volo di notte, Battisti e Mogol misero in musica le discese ardite e le risalite su nel cielo in alto, proprio dove
De Gregori portò la sua Donna cannone. Da sempre, quando c'è un sogno si guarda verso le stelle, quando
si cita la libertà è spesso in viaggio sulle ali e quando bisogna nobilitare un pensiero lo si fa volare alto. Del
resto, riuscire, o con l'anima o con i piedi, a stare a un palmo da terra è l'aspirazione dell'uomo dai secoli dei
secoli. Leonardo Da Vinci si interrogò a lungo su che cosa inventare per sollevarsi un po' ed è fascinosissimo
scoprire quante risposte dia la natura, se interrogata da un documentarista pluripremiato come sir David
Attenborough e da una squadra di tecnici, studiosi e film-maker che hanno scandagliato il globo dal Borneo
alla Scozia, dalla Cina a Roma (sì, proprio RoLE RIPRESE Si chiama "Conquest of the skies 3D" l'ultimo
prodotto di Attenborough, appena presentato a Londra e che arriverà in Italia a marzo, preceduto (dal primo
gennaio), dalla trasmissione su Sky 3D di tutte le precedenti spedizioni dal sir naturalista, dalle Galapagos al
Natural History Museum. Il documentario utilizza le tecniche 3D più evolute: combinando il 3D macroscopic e
le riprese ad alta velocità per raccontare l'avventura evolutiva del volo dal primo insetto alle incredibili
creature che dominano i cieli oggi. Il documentario sarà in onda, in prima visione 3D, a partire da marzo 2015
su Sky 3D (canale 150) e in simulcast in alta definizione su Nat Geo Wild HD. «E' un argomento meraviglioso
spiega Attenborough - e tecnicamente una grande sfida, specialmente in 3D». Il progetto più ambizioso dei
sette film realizzati finora: «Quando abbiamo cominciato - continua - avevamo delle attrezzature piuttosto
goffe, servivano quattro persone per portare in giro una telecamera e tre quarti d'ora per cambiare le lenti.
Questa volta, siamo riusciti a filmare insetti minuscoli e superbi avvoltoi, rallentando o accelerando i
movimenti in modo da poterne catturare ogni segreto». L'ANTEPRIMA E nella sala londinese dove si è svolta
l'anteprima natalizia, grazie all'effetto tridimensionale, si stava seduti tra barbagianni che si tuffavano in
picchiata come caccia militari e avvoltoi adagiati sulle correnti d'aria calda quasi fossero sofà. E poi tra le
libellule, acrobate dell'aria (sanno persino star ferme o fare marcia indietro) o nella grotta di Gomantong nel
Borneo, residenza spettrale di milioni di pipistrelli. «Ho trascorso ore seduto su una sedia appesa a decine di
metri da terra - aggiunge Attenborough, 88 anni compiuti - davanti a me solo un drone telecamera. E
pensavo: i tecnici si ricorderanno di me? Stanno giocando a carte? La fune reggerà?». E poi in volo a un
passo dalla cupola di San Pietro, dove l'invasione degli storni vista con gli occhi di un falchetto affamato
diventa un'avventura mozzafiato. Come quella di un cigno affaticato dal decollo, un po' come un vecchio
jumbo, che insegue il gommone della troupe per restare accanto ad Attenborough: dopo giorni e giorni di
riprese è diventato il suo nuovo punto di riferimento. Le isole Galapagos Il primo gennaio a partire dalle 11 su
Sky 3D, la serie girata nelle isole del Pacifico con avanzate tecnologie stereoscopiche History Museum e
regno vegetale In arrivo la serie Dinosauri e yeti in un film vincitore di 7 Oscar, il 3 genaio dalle 10.50. Dalle
12, sempre di Attemborough il regno delle piante Mostri alati e mini creature I dinosauri alati nel doc in onda il
3 alle 12,45 su Sky 3D. Mentre i segreti degli insetti verranno svelati il 4 gennaio dalle 11,30
Foto: IL DOCUMENTARISTA SIR David Attenborough in due momenti del documentario "Conquest of the
Skies" che andrà in onda su Sky 3D. Dai barbagianni (a sinistra) ai cigni (sopra), i segreti del volo svelati
grazie a tecniche evolutissime
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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A Londra in anteprima il nuovo doc di David Attenborough "Conquest of the skies", a marzo su Sky
29/12/2014
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 25
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Da Selma a Steve Jobs tutti i "biopic" del 2015
F. Alò
Ciniche strumentalizzazioni o parabole istruttive? Chiamateli film biografici (sintesi di vite illustri) o pellicole
basate su fatti realmente accaduti (dalla cronaca nera a un frammento delle singole biografie) ma il succo è
sempre lo stesso: il rapporto ambiguo ma sempre eccitante tra cinema e realtà. Sappiamo che il genere è
nato col cinema (c'è una Giovanna d'Arco già nel 1900), che piacciono un mondo agli attori più ambiziosi e
che funzionano benissimo in sala e agli Oscar. ALAN TURING Dal Lincoln di Spielberg/Daniel Day-Lewis al
Leopardi di Martone/Germano (sei milioni di incasso ad oggi in Italia; dato impressionante in positivo). I
coniugi Keane di Big Eyes sono tra le celebrità meno note (soprattutto in Italia), ma nel giro di pochi giorni
vedremo l'ispiratore della mela simbolo della Apple, Alan Turing ( The Imitation Game , in sala da questo
giovedì) ed entro la fine del 2015 forse il "biopic" più atteso di tutti ovvero Steve Jobs di Danny Boyle, scritto
da Aaron Sorkin, già premio Oscar per The Social Network . TURNER E HAWKING Tra un capodanno con
Alan Turing e una grande chiusura all'insegna del suo fan numero uno, Steve Jobs, avremo occasione di
vedere le vite cinematografiche derl leader afroamericano Martin Luther King ( Selma , già candidato a
quattro Golden Globe e con qualche chance agli Oscar), del grande pittore inglese William Turner (Timothy
Spall, premio come miglior attore al Festival di Cannes 2014), dell' astrofisico Stephen Hawking ( La teoria
del tutto ) e del fiammeggiante musicista Miles Davis (progetto del cuore dell'attore/regista Don Cheadle).
Qualcuno dei familiari forse si arrabbierà, altri correranno al cinema per vedere come una star dello show
business sia riuscita a rappresentare un protagonista, più o meno piccolo, della Storia.
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LA TENDENZA
29/12/2014
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 25
(diffusione:210842, tiratura:295190)
L'arte secondo Tim Burton
L' AUTORE DI "BIG FISH" È STREGATO DA QUELLE OPERE PRODOTTE SU SCALA INDUSTRIALE PER
LE GRANDI MASSE
Fabio Ferzetti
Che cosa guardano gli occhioni sgranati e tristissimi delle bambine dipinte in serie da Margaret Keane? Non
si sa, e qui sta il bello. Ognuno può pensare ciò che vuole. Resta che quell'intensità così kitsch, e quella
tristezza così innegabile, negli anni 50-60 diventarono una moda, entrarono nelle case di divi e celebrità, e di
lì conquistarono gli Usa. Se non in termini di prestigio e riconoscimento critico, almeno in quanto a opere
vendute. E questo è un fatto. Il secondo fatto è che quelle opere, riprodotte con ogni possibile tecnica,
diventarono un esempio addirittura stupefacente di arte di massa, con largo anticipo su Andy Warhol e la sua
Factory . Puri oggetti di consumo. Merce in mezzo ad altra merce, anche se etichettata e valorizzata come
arte, destinata a produrre un volume d'affari gigantesco. Poi c'è un terzo fatto, che è il cardine di Big Eyes (in
sala dal 1 gennaio), il film dedicato da Tim Burton all'avventura dei tanti "Keane" che appaiono sullo schermo
. Ovvero i quadri, numerosissimi e tutti molto simili, dunque immediatamente riconoscibili; la loro autrice,
Margaret Keane; infine suo marito, Walter Keane. Un pittore dilettante e del tutto incapace che però era un
grandissimo venditore e sul talento della moglie avrebbe costruito una fortuna. Anche se per raggiungere il
successo non avrebbe esitato, prima quasi per caso e poi con metodo e ostinazione, a spacciarsi per l'autore
di quelle tele. Costringendo la moglie all'invisibilità, oltre che a una vera superproduzione, mentre lui inondava
il mercato di bambine dagli enormi occhi tristi. Si capisce che Tim Burton, antico estimatore delle tele di
Margaret Keane, si sia innamorato di questo personaggio abbastanza dimenticato (ma tuttora vivente),
riesumato dai suoi vecchi complici Scott Alexander e Larry Karaszewski, già sceneggiatori di Ed Wood , che
ne hanno fatto molte cose insieme. Una protofemminista, che prima soccombe al marito impostore (ma
anche grande imprenditore), poi si ribella e lo trascina in tribunale. Una paladina del diritto di tutti, creatori e
spettatori, a decidere cosa è bello. FREAKS Infine una vera artista, sia pure a suo modo, un po' sul genere di
Ed Wood, «il peggior regista del mondo», ma anche un eroe del cinema di serie Z, tanto refrattario a ogni
norma estetica e produttiva quanto intimamente convinto della propria creatività, insomma un freak
innamorato di altri freaks . Come il suo prediletto Bela Lugosi, l'attore di Dracula, e naturalmente lo stesso
Tim Burton, che sull'amore dei mostri e per i mostri ha costruito uno dei percorsi artistici più personali e
entusiasmanti degli ultimi trent'anni. Solo che la povera Margaret Keane (una Amy Adams fin troppo acqua e
sapone), prima donnina sottomessa anni 50, poi ribelle suo malgrado, fuggiasca e testimone di Geova, non
ha la complessità psicologica e esistenziale di Ed Wood. E per quanti sforzi facciano regista e sceneggiatori,
Big Eyes pende costantemente dalla parte di suo marito Walter (un Christoph Waltz a briglia sciolta). Che ha
tutti i difetti del mondo, ma oltre a rubarle la scena rende il film troppo esplicito e sempre al di sotto della
densità necessaria. Chiarita la truffa infatti, il mistero - artistico e umano - resta. Inesplicato e in buona parte
inesplorato. Anche se nel film compaiono, a rinforzare una sceneggiatura spesso traballante, un giornalista
pettegolo e compiacente (il soave Danny Huston), un gallerista snob ma con le idee chiare (uno spiritoso
Jason Schwartzman) e un critico tetragono e battagliero (un irascibile Terence Stamp). Chi erano davvero Mr.
e Mrs. Keane? Perché lei ci mise tanto a ribellarsi? E con che occhi dobbiamo guardare i suoi quadri? La
risposta è lasciata agli spettatori, ma il film resta sempre vagamente reticente. A ben vedere è il problema di
tante biografie "autorizzate" (la vera Keane appare anche nel film, seduta su una panchina). I migliori freaks
sono quelli creati di sana pianta. Usando, come meritano, un'immaginazione senza limiti
DOPO IL MAROCCO ANCHE L'EGITTO CENSURA "EXODUS" DI RIDLEY SCOTT
Big Eyes BIOGRAFICO, USA, 104' di Tim Burton, con Amy Adams, Christoph Waltz, Danny Huston, Krysten
Ritter, Terence Stamp, Jason Schwartzman
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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Il regista di "Ed Wood" torna agli artisti stravaganti con "Big Eyes", storia vera della pittrice Margaret Keane e
di suo marito Walter, che a lungo si spacciò per l' autore dei suoi quadri. Una parabola di sapore femminista.
Con un occhio a Andy Warhol IL CASO
29/12/2014
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 25
(diffusione:210842, tiratura:295190)
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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Foto: SUL SET Burton e la vera Keane
Foto: IL VERO E IL FALSO Amy Adams e Christoph Waltz sullo schermo Margaret e Walter Keane in due
momenti di "Big Eyes"
Foto: PERPLESSO Jason Schwartzman è il cinico gallerista di arte seria in "Big Eyes": che fine faranno i veri
pittori se tutti vogliono le opere dei Keane?
28/12/2014
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 21
(diffusione:210842, tiratura:295190)
L'eroe segreto di Angelina
«LA VITA DI ZAMPERINI MI HA COLPITA: REGALA SPERANZA» DICE L' ATTRICE REGISTA APPENA
TORNATA SUL SET CON IL MARITO
Gloria Satta
In Italia verrà distribuito il 29 gennaio. In America è uscito il giorno di Natale ed è subito balzato in vetta alla
classifica del box office, contendendo il primo posto al musical Into the Woods : Unbroken , il nuovo film
diretto da Angelina Jolie, ha diviso la critica ma ha già conquistato il pubblico. Intanto l'attrice è tornata sul
set, per la terza volta dietro la cinepresa (aveva debuttato come regista con In the land of Blood and Honey ,
sulla guerra in Bosnia), per dirigere se stessa e il neo-marito Brad Pitt nel dramma intimo By the Sea , storia
(non autobiografica) di una coppia in crisi. Peccato che la notizia dei super incassi di Unbroken , spettacolare
biopic girato in Australia, musicato dai Coldplay e ispirato al libro di Laura Hillenbrand Sono ancora un uomo ,
non possa far felice la persona che l'ha ispirato: Louis Zamperini, origini italo-americane, atleta olimpionico e
poi eroe di guerra. L'uomo è morto a 97 anni il 2 luglio scorso, assistito fino all'ultimo da Angelina, sua vicina
di casa. «L'ho sempre considerato un padre spirituale, la mia guida, un esempio da seguire», ha spiegato l'
attrice-regista, «perché non si spezzò mai». L'EROE Ma chi era Zamperini, che nel film è interpretato dal
ventiquattrenne attore britannico Jack O' Connell, occhi azzuri e una capacità non comune di commuovere?
Ragazzino problematico anche perché non parlava bene l'inglese (la famiglia era emigrata in America dal
veronese), Louis scoprì presto la sua vocazione alla corsa e come mezzonfondista rappresentò gli Usa alle
Olimpiadi del 1936. Allo scoppio della guerra, si arruolò nell'Aeronautica e con il suo aereo precipitò nel
Pacifico. Dopo essere sopravvissuto su una zattera per 47 giorni, venne catturato dai giapponesi e torturtato
per due anni in un lager. Tornato in patria, venne acclamato come eroe ma nel 1950 volle tornare in
Giappone per perdonare e abbracciare uno a uno i suoi aguzzini. «La storia di Zamperini mi ha colpita
appena l'ho letta e ho capito che avrei dovuto ricavarne un film», ha spiegato Angelina, «in lui ho visto il tipico
esponente della generazione uscita dalla Grande Depressione: persone forti, dalla dura tempra, abituate alla
fatica e dotate di un grande senso della famiglia e della comunità che permette di resistere a tutte le
avversità. C'è tanto dolore nel mondo: per questo abbiamo bisogno di storie di resistenza e coraggio come
quella di Louis. E io come donna, come madre e come regista avevo un disperato bisogno di conoscere un
uomo come lui, di sapere che c'è speranza». Prima di morire, Louis ha fatto in tempo a vedere la prima copia
del film sulla sua vita fuori dal comune. L'ITALIANO Nel cast di Unbroken c'è anche un attore italiano:
Vincenzo Amato, protagonista-feticcio dei film di Crialese ( Once we were strangers , Respiro ,
Nuovomondo... ), 48 anni, interpreta il padre di Zamperini, il primo a credere nelle sue doti atletiche. «Ho
ottenuto il ruolo dopo aver partecipato a una serie di provini», racconta Amato che da vent'anni vive a New
York alternando la recitazione all'attività di scultore del ferro. «Una volta sul set, ho scoperto in Angelina una
donna intelligentissima, sensibile, carismatica e grande conoscitrice del cinema d'autore: quello francese lo
conosce a memoria». A colpire l'attore è stata anche la capacità dell'attrice-regista «di ascoltare tutti e
guidare la troupe con competenza e dolcezza». Racconta, Amato: «In una scena dovevo prendere a
cinghiate mio figlio, ma non me la sentivo proprio: lei, con infinita pazienza, mi ha convinto che potevo
farcela. Mi sono fidato di lei e sono stato bravissimo».
JENNIFER LAWRENCE ATTRICE CAMPIONE D'INCASSI SECONDO FORBES
Foto: IL BIOPIC Sotto, l'attore italiano Vincenzo Amato. A sinistra Jack O' Connell nei panni dell'eroe Louis
Zamperini
Foto: IL SET Angelina Jolie durante le riprese in Australia. L'attrice è già tornata dietro la cinepresa per la
terza volta per dirigere il marito Brad Pitt e se stessa
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
66
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Arriva in Italia a fine gennaio il nuovo film diretto dalla Jolie: "Unbroken", in vetta al box office americano dopo
il debutto in sala a Natale. La storia di un campione sportivo e soldato modello IL RECORD
28/12/2014
Il Messaggero - Pesaro
Pag. 44
(diffusione:210842, tiratura:295190)
«Avete trasformato il dialetto in una idea che ci rende orgogliosi»
LA NOVITÀ
«Siete riusciti a trasformare un patrimonio unico come il nostro dialetto in una idea geniale che ci rende
orgogliosi di essere fanesi». Così il sindaco Massimo Seri ha ringraziato regista e cast del primo film di Natale
in dialetto fanese "Gli Sbancati" ideato e realizzato dal regista Henry Secchiaroli con He.Go Film e scritto da
Ermanno Simoncelli. Il primo cittadino, insieme al vice Stefano Marchegiani, al presidente del Consiglio
comunale Renato Claudio Minardi e al presidente della Commissione Cultura Francesco Torriani hanno
accolto attori, tecnici, regista e collaboratori della pellicola a cui hanno donato, come riconoscimento per aver
realizzato "la vera novità di questo anno", una Statua della Fortuna. «Sono il primo sindaco che ha recitato in
vernacolo - ha detto Seri - e sono entusiasta di consegnare il simbolo della città a chi è riuscito, tramite
un'idea geniale, a trasformare il nostro patrimonio in un film bellissimo. Questo progetto è diventato quasi un
virus, nelle case non si fa altro che parlare delle immagini sorprendenti di Fano e citare le battute degli
Sbancati. Vi chiedo anche l'autorizzazione per usarne una in particolare in Consiglio comunale». «Ho visto il
film - ha aggiunto Minardi - e non ho fatto altro che ridere. Non posso che ringraziarvi per averci reso
orgogliosi». E orgoglioso era anche il regista Secchiaroli, soddisfatto per essere riuscito a coinvolgere al
meglio le compagnie dialettali fanesi a cui ha dedicato il riconoscimento. Migliaia di biglietti venduti, 14 giorni
di "sold out", un cast di quasi 100 attori e comparse non professionisti, 30 ore di girato in 31 giorni, 18mila
visualizzazioni del trailer su Facebook, un patrimonio artistico e dialettale unico nel suo genere hanno reso
"Gli Sbancati" (costato circa 50mila euro) un vero "evento cinematografico". Da gennaio sarà così in vendita
la maglietta che raffigura uno dei personaggi simbolo: la sagome del defunto cavalier Aldo Prosperi (Filippo
Tranquilli) con la sua frase-tormentone "Quant si stupid". E in attesa di iniziare a lavorare a 'Gli Sbancati' 2,
nelle sale a Natale 2015, il film torna a grande richiesta. Oggi alle 16 e alle 21.30 al Politeama, alle 18.40 al
Malatesta. Domani alle 21.15 al Politeama e alle 18.30 al Malatesta. Martedì 30 alle 21.15 al Politeama e alle
18.30 al Malatesta.
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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Il sindaco Seripremia il castdegli Sbancati
27/12/2014
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Attacco di hacker a Microsoft e Sony le salva un altro pirata con 99 dollari
Anna Guaita
Guaita a pag. 12 Attacco di hacker a Microsoft e Sony le salva un altro pirata con 99 dollari NEW YORK
Proprio quando Sony cominciava a riprendere fiato, i pirati l'hanno attaccata di nuovo. Ma questa volta la
multinazionale giapponese non è stata la sola vittima della cyber-incursione. Il collettivo clandestino "la
squadra della lucertola" ha preso di mira anche la Microsoft. L'attacco è avvenuto proprio nel giorno di Natale,
mentre la Sony stava registrando un certo successo con la programmazione del discusso film "The
Interview". Nonostante le minacce degli ultim giorni, non si erano verificati incidenti o attentati terroristici, e i
botteghini annunciavano il tutto esaurito. Ma proprio in quel momento, un bombardamento del tipo "dos" denial of service ha paralizzato i servizi online delle consolle Xbox e Playstation, rispettivamente Microsoft e
Sony. I servizi online rendono possibile a più sfidanti di giocare simultaneamente, e si può immaginare la
rabbia di migliaia di utenti che avevano ricevuto la consolle sotto l'albero di Natale, e si stavano apprestando
a cimentarsi in nuovi tornei.
IL MISTERO DI KIM DOTCOM Ieri la piattaforma Microsoft era di nuovo funzionante, mentre Playstation
arrancava. La versione ufficiale è che i tecnici delle due società erano riusciti a riattivare i servizi online,
anche se ancora avevano qualche difficoltà da risolvere. Ma c'era anche la teoria che a rimediare la
questione fosse intervenuto un personaggio inviso alle aziende che basano il loro business sulla riscossione
dei diritti d'autore, e cioé Kim Dotcom. L'uomo, il cui vero nome è Kim Schmitz, è un imprenditore di origini
tedesco-finlandesi, che vive in Nuova Zelanda e possiede MegaPrivacy, un sito web dedicato al file sharing.
Kim Dotcom è un hacker dichiarato e gli Stati Uniti vorrebbero estradarlo per incriminarlo perché con il suo
sito precedente, MegaUpLoad (chiuso nel 2012), aveva compiuto un furto di file costato all'industria
dell'intrattenimento oltre 500 milioni di dollari. Kim Schmitz è un appassionato di giochi da consolle, e pur di
ottenere di nuovo il collegamento avrebbe offerto ai membri del collettivo della Lucertola un abbonamento a
vita al suo nuovo sito, che di fatto - anche se lui lo nega - offre gli stessi servizi di sharing del defunto
MegaUpLoad. Kim stesso si è vantato di aver ottenuto lo sblocco del servizio per le consolle, e in un tweet ha
detto «la diplomazia funziona».
I SOSPETTI In un primo momento era circolata la voce che l'attacco ai servizi on line delle consolle
provenisse dagli stessi che avevano attaccato la Sony per il film The Interview. Ma si tratta di gruppi diversi. Il
film che racconta l'avventura di due giornalisti americani arruolati dalla Cia per uccidere il dittatore dell Corea
del nord - è stato fatto oggetto di minacce da parte di un gruppo denominato "The Guardians of Peace".
Secondo l'Fbi si tratta in realtà della stessa Corea, anche se ieri ha cominciato a prendere corpo invece la
possibilità che si tratti di un ex impiegato che voleva vendicarsi. Mentre continua la ricerca dei colpevoli, il film
sembra andare a gonfie vele, nonostante la critica sia stata cattivuccia. La gente sta in fila nelle 331 sale
cinematografiche che l'hanno in programmazione dal giorno di Natale, e anche la versione "streaming" su
YouTube registra dei record. Va aggiunto che il film era stato piratato nel corso dell'attacco al sito Sony e
quindi circola nei siti di file sharing di tutto il mondo, e sta riscuotendo un incredibile successo proprio in Cina,
il Paese più vicino alla Corea del nord, non solo geograficamente. Secondo gli esperti, i cinesi apprezzano il
film perché non sono affatto contenti dell'alleanza con il giovane dittatore, che difatti hanno ironicamente
soprannominato Kim Fat.
Foto: PROIEZIONE "The Interview" in un cinema vicino a Dallas in texas
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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La sfida
27/12/2014
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 1
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Robot, supereroi comici e cartoni Feste all'insegna della risata
Fabio Ferzetti
Ferzetti a pag. 22 Robot, supereroi comici e cartoni Feste all'insegna della risata Il crepuscolo del
cinepanettone, la grande sfida tra i film d'animazione, un titolo che chiude un'era ( Lo Hobbit , ennesima
cineriduzione di Tolkien) e uno che tenta di aprirne un'altra ( Il ragazzo invisibile , primo fantasy made in
Italy). Più il solito drappello di film d'autore, sempre un po' sparuti sotto le feste, anche perché distribuiti in
poche copie, ma forti di un pubblico di fedelissimi. E di qualche sala in più, almeno a Roma, per i film in
versione originale sottotitolata. A riassumerlo in uno slogan, quello di quest'anno al cinema è un Natale
all'insegna dell'incertezza, o forse del cambiamento. Esaurite le vecchie formule, come l'ammucchiata di
comici in trasferta verso mète esotiche, l'offerta cinematografica sembra esplorare (timidamente) soluzioni
meno ovvie. Anche se come spesso succede in questi casi, ad approfittarne finiscono per essere proprio i
titoli più tradizionali, che si presentano con un'immagine chiara e rassicurante. Come Il ricco, il povero e il
maggiordomo , con Aldo, Giovanni e Giacomo, tre nomi che sono quasi sinonimo di Natale al cinema, ma
non di cinepanettone, e al momento dominano gli incassi tra i comici italiani. Mentre lo "spin off" dei vari
Madagascar , ovvero I pinguini di Madagascar , una catena senza fine di gag formidabili affidate ai
"caratteristi" più simpatici della serie originaria, sembra incontrare i favori del pubblico con molta più decisione
del concorrente targato Disney: Big Hero 6 , storia decisamente più problematica, ma non meno spettacolare,
dell'amicizia tra un piccolo genio della robotica e un automa costruito per assistere i malati, ma costretto a
diventare una potente - e potenzialmente micidiale macchina da guerra. Inutile forse sperare che il pubblico
natalizio si butti sui film più coraggiosi. Infatti, fiutando l'aria, gli scatenati Pinguini di Madagascar sono arrivati
in sala con largo anticipo sulle feste, e senza altri titoli d'animazione in giro a rovinargli la piazza. Ma Natale
resta il momento giusto per lanciare anche lavori meno scontati. Come Paddington , un misto di animazione
digitale e cinema dal vero per raccontare le esilaranti avventure di un orsetto quasi umano catapultato dal
Perù a Londra (dietro ci sono i produttori di Harry Potter e si vede: la confezione è smagliante). Mentre arriva
dalla Francia il sofisticato Un gatto a Parig i, tratto aguzzo e atmosfere "notturne" che traducono in termini di
cartoon le conquiste della grande pittura figurativa del Novecento.
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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Guida ai film
27/12/2014
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 24
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Waltz: «E ora sfido anche James Bond»
«NON ESISTONO BUONI E CAROGNE: CONTA LA QUALITÀ DEL FILM IL SUCCESSO DOPO I 50 MI HA
AIUTATO A TENERE I PIEDI PER TERRA»
Gloria Satta
Sullo schermo, un suo sorriso può gelarti il sangue nelle vene. Avete presente Hans Landa, il nazista sadico
e raffinato protagonista di Bastardi senza gloria , il film di Tarantino che nel 2009 gli regalò il primo Oscar (il
secondo sarebbe arrivato tre anni dopo per Django Unchained )? Ma visto da vicino l'austriaco Christoph
Waltz è un uomo squisito che non incute alcuna paura, semmai suscita ammirazione: è un grande attore
arrivato al successo dopo i 50, perfezionista, poliglotta, elegante, coltissimo, molto riservato. Anche se è
stanco di sentirselo ripetere, Waltz, 58 anni, quattro figli e una stella a suo nome fresca fresca sulla
Hollywood of Fame di Hollywood, è abbonato ai ruoli di cattivo. Il prossimo, chiamato Oberhauser, sarà
l'antagonista di James Bond nel nuovo film della saga 007, Spectre , che si girerà a Roma nelle prossime
settimane. Intanto l'attore, che abbiamo ammirato anche in Carnage di Polanski e The Zero Theorem di
Gilliam (ma lo vedremo presto nella commedia americana Come ammazzare il capo 2 ) dà vita all'ennesimo
personaggio spregevole: in Big Eyes , il nuovo e atteso film di Tim Burton (nelle sale il 1 gennaio con Lucky
Red dopo l'anteprima al festival Capri-Hollywood) è il pittore americano Walter Keane protagonista negli anni
60 di una clamorosa vicenda artistico-giudiziaria. Conobbe il successo grazie ai suoi quadri che ritraevano
bambini dai grandi occhi tristi, ma a dipingerli era in realtà sua moglie Margaret (Amy Adams) che poi decise
di divorziare e vinse la causa per plagio dopo un pubblico "duello" con lui a colpi di pennello. Waltz, che
effetto le ha fatto questo marito terribile? «Terribile, dice? Certo, Keane è un uomo cinico, manipolatore e
sfrutta i sentimenti di sua moglie per arricchirsi e diventare famoso. Ma io non lo giudico, come non giudico
mai i miei personaggi. Sarebbe una mancanza di rispetto verso gli spettatori: non voglio influenzarli». Ma qual
è il segreto delle sue interpretazioni da Oscar? «Non può chiedermi di svelare i trucchi del mestiere, rovinerei
le emozioni del pubblico. Posso solo dirle che mi impegno al massimo e detesto l'improvvisazione». Perché i
registi le offrono sempre parti da carogna? «Per me non esistono ruoli di buono o di cattivo. Contano solo i
film di qualità. Detesto i pregiudizi e mi preoccupo di fornire la migliore interpretazione possibile». Che tipo di
regista è Tim Burton? Somiglia a Tarantino? «No, con Quentin non ha nulla in comune. Sono entrambi dei
geni ma totalmente diversi. Burton è molto preciso e al tempo stesso visionario. È un artista che sul set non
dà ordini ma comunica da artista, facendo trovare agli attori la giusta direzione». La sua storia è in
controdendenza: ha avuto successo all'età in cui molte star affrontano il declino... «Sfondare dopo i 50 mi ha
aiutato a mantenere i piedi per terra e a non farmi travolgere. Lo spettacolo è un affare di famiglia: mio padre
è scenografo, mia madre costumista, la nonna era attrice, mia moglie fa la costumista. Altro che privilegi e
capricci. Ho imparato presto a non idealizzare il nostro mestiere e a capire invece che richiede serietà,
impegno, fatica». Cosa fa quando non è sul set? «Cerco di coltivare la mente: leggo, vado al cinema, a
teatro. E seguo la lirica, la mia grande passione». Come decide quali ruoli accettare? «Devono piacermi la
sceneggiatura e il regista, ovviamente. E mi preoccupo che il mio personaggio non somigli a qualcosa che ho
già fatto. Adoro le sfide».
Foto: BRAVISSIMO & SPIETATO Christopher Waltz all'anteprima newyorkese di "The Big Eyes" e, a destra,
in una scena del film di Burton con Amy Adams
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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Incontro con l' attore due volte premio Oscar che è ancora una volta un cinico spregiudicato in "Big Eyes", nei
cinema dal 1 gennaio, e presto sarà l'antagonista di 007 in "Spectre" L'INTERVISTA
30/12/2014
Il Secolo XIX - La spezia
Pag. 18
(diffusione:103223, tiratura:127026)
Il cinema accusa la crisi economica nelle sale spezzine un calo del 21%
Meno di ottomila biglietti staccati. Sbancano solo Aldo Giovanni e Giacomo
PIERANGELO CAITI
S PETTATORI in calo del 21.4% nei cinema spezzini a Natale e Santo Stefano, quelle che da sole fanno
raddrizzare un'intera stagione, rispetto alle presenze fatte registrare nel 2013. Si è passati da 10.015
spettatori del 2013 a 7.875 del 2014 mentre gli incassi si sono ridotti da 77.517 euro a 59.684 con una perdita
di 17.833 euro pari al 23%. Le perdite maggiori al Megacine ; minori invece al Controluce Don Bosco (i cui
numeri però sono ininfluenti), che ha scontato la presenza di film in programmazione concomitante al
Megacine e ha retto Il Nuovo (che presentava un film in esclusiva). La classifica dei film più visti alla Spezia,
che ricalca quasi la classifica nazionale, vede al primo posto con 1.800 spettatori nelle due giornate il film Il
ricco, il povero e il maggiordomo di Aldo, Giovanni e Giacomo (Medusa Film), seguito con 1.036 spettatori dal
cinepanettone Un Natale stupefacente , la commedia di Volfango De Biasi e interpretata da Lillo e Greg,
Ambra Angiolini, Paola Minaccioni, Paolo Calabresi (De Laurentiis). Al terzo posto Lo Hobbit: la Battaglia
delle cinque armate , film fantasy e conclusivo capitolo della trilogia cinematografica basata sul singolo libro
"Lo Hobbit" di J. R. R. Tolkien. Alla Spezia è stato visto nei due giorni da 850 spettatori. Ora la speranza dei
gestori è che il lungo weekend di Natale, che si sviluppa quest'anno su quattro giorni, possa far recuperare le
perdite delle prime due giornate. Lo scorso anno dei 10.015 spezzini che erano andati al cinema tra Natale e
Santo Stefano, 9.500 avevano scelto il Megacine , 500 a Il Nuovo e 200 al Don Bosco e 2.200 di loro
avevano seguito la pellicola Colpi di fortuna di Neri Parenti, con Christian De Sica, Francesco Mandelli, Luca
& Paolo, Lillo & Greg che alla Spezia in due giorni incassava oltre 16.600 euro. A livello nazionale Aldo,
Giovanni e Giacomo hanno sbancato il box office natalizio con una affermazione che ha portato Il ricco, il
povero e il maggiordomo a trionfare nelle due giornate clou del box office cinematografico facendo arrivare il
film vicino al traguardo degli otto milioni di euro. Il giorno di Natale il trio si è aggiudicato il primo posto con
1.028.535 di euro e 140.121 biglietti staccati, superando la concorrenza de Lo Hobbit: La battaglia delle
cinque armate , che ne ha incassati solo 780.407, battendo il concorrente italiano diretto Un Natale
stupefacente , che ha incassato 854.473 euro e addirittura doppiando il colosso Disney delle feste Big Hero 6
, che è arrivato solo a 497.206 euro. Numeri anche più importanti, poi, nella giornata di Santo Stefano. La
commedia del trio ha infatti staccato ancora una volta tutti gli altri titoli, incassando in un solo giorno di
programmazione 1.443.805 euro (3.100 euro a copia del film) e registrando quasi 200 mila spettatori paganti.
Cresciuto anche Lo Hobbit: La Battaglia delle Cinque Armate , che si è piazzato al secondo posto nella
giornata con 1,32 milioni di euro. In terza posizione troviamo poi Un Natale stupefacente , pellicola con
protagonisti Lillo e Greg, che porta a casa 1,12 milioni, seguito dal cartoon targato Disney Big Hero 6 , che
incassa un milione preciso. Con questo risultano il film di Aldo, Giovanni e Giacomo si porta a 7.659.467 euro
di incassi totali, in poco più di due settimane di programmazione. Al secondo posto si piazza Un Natale
stupefacent, che ha raggiunto finora un totale di 3.153.843 euro di incasso.
Foto: Il Megacine di Bragarina
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A NATALE E SANTO STEFANO
29/12/2014
Il Secolo XIX - Ed. nazionale
Pag. 11
(diffusione:103223, tiratura:127026)
IL CINEMA USA NON È SOLO BLÒCKBUSTER
Le major si alleano con piccole società: da budget bassi possono nascere successi
I. M. L.
SE NON È UNA SORPRESA che la prima parte di "Hunger Games - Il canto della rivolta" abbia già ottenuto
261 milioni di dollari in tre settimane di programmazione al box office americano, il quotidiano di cinema
Variety spiega che i film in questo periodo, hanno il vantaggio di una maggiore "pazienza" da parte delle
compagnie di distribuzione e delle sale. È un periodo di festa e a moltii film vengono concessi più dei tre
giorni del weekend per capire come andranno. A volte, infatti, è il passaparola che funziona più di critiche
positive e promozione, ma questo meccanismo richiede più tempo. Potrebbe essere così anche per la
commedia interpretata da Chris Rock, "Top Five", per cui è previsto un discreto successo, nonostante sia
stato realizzato con soli dieci milioni di dollari. Sono scommesse che possono cambiare l'annata, o a volte il
destino, di compagnie anche molto importanti. «Non so se i film a basso budget "salvino" davvero gli studios,
ma è vero che non possono fare a meno di questo tipo di progetti e che fanno parte della loro strategia
globale», spiega Erik Reo, che è passato da una carriera nella produzione a una come sceneggiatore. «Sono
a basso rischio e hanno un alto potenziale. Le compagnie realizzano dieci film che costano 5 milioni di dollari
l'uno, una cifra irrisoria, cinque falliranno, alcuni possono essere discreti successi e molto spesso uno farà il
botto. Funziona allo stesso modo nelle compagnie discografiche». La 20th Century Fox, per esempio, ha una
partnership con la Vice per realizzare film con un budget molto basso, circa 2 milioni a film. Certo, tanti di
questi progetti a basso costo, o di quelli indipendenti, hanno un nome di punta molto forte che magari ha
preso a cuore la questione o che ne è addirittura il promotore. Jake Gyllenhaal, per esempio, ha puntato su
"Nightcrawler", che dai 9 milioni di partenza ne ha incassati 27 negli Stati Uniti e 33 in tutto il mondo. I fan di
Jon Favreau, poi, sono abituati alle cifre che il regista ottiene con la saga "Iron Man", ma il suo "Chef - La
ricetta perfetta", con Robert Downey jr e Scarlett Johansson, fra gli altri, ha guadagnato 76 milioni con un
investimento dieci volte inferiore. Favreau ha ottenuto quello che voleva: far capire la sua ansia di tornare alle
radici. Dall'altra parte, le compagnie di produzione hanno a che fare con i film su cui puntano davvero, quelli
che arrivano a centinaia di migliaia di dollari di introiti con, però, un investimento altrettanto cospicuo. Sono i
casi "Twilight", "Hobbit" e "Hunger Games" a venire conservati per le date di uscita più importanti, come il
Ringraziamento e il Natale, e che hanno addirittura un mese a loro dedicato, quello di agosto, che è famoso
proprio per i "popcorn movies" destinati ai ragazzi. «Gli americani tendono a perdere di vista il modo in cui
viene percepito non solo il nostro Paese, ma anche i contenuti che esportiamo» continua Erik Reo. «Gli Stati
Uniti sono stati e continueranno a essere esportatori di cultura, nel bene e nel male. Sembra che ci sia l'idea,
sui mercati stranieri, che se un blockbuster è fatto in America, con un budget gonfiato di 250 milioni di dollari,
debba essere quello che piace agli americani, e per questo "deve piacere anche a noi". Mentre alcuni film
che hanno alle spalle un grosso investimento vanno bene al botteghino interno, come "Guardiani della
galassia" e "Capitan America", e hanno un successo meritato anche all'estero, altri sono stati flop negli Stati
Uniti ma sono stati apprezzati all'estero, come "John Carter"».
Foto: "Top Five" con Chris Rock è costato solo 10 milioni di dollari
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I RISULTATI AL BOX OFFICE
29/12/2014
Il Secolo XIX - Ed. nazionale
Pag. 11
(diffusione:103223, tiratura:127026)
IL BIMBO MAI NATO DIVENTER À UN FILM
L'inglese Rebecca Rian sta raccogliendo fondi con il sostegno di molte star : «L'aborto è un tema tabù, voglio
sconfiggerlo»
ILARIA M. LINETTI
COME UNA TRAGEDIA può diventare una storia hollywoodiana a lieto fine: quando ci sono di mezzo star
come Jennifer Aniston, Al Pacino e Robert Downey jr, anche l'odissea di una mamma inglese che ha
impiegato cinque anni per coronare il suo sogno di avere un bambino può arrivare sul grande schermo.
Rebecca Rian, 34 anni, ha deciso infatti di raccontare la sua storia in una sceneggiatura: ha già l'appoggio di
molti attori di serie A che, pubblicando sui vari social network una loro foto con la scritta Jacob and I,
sostengono la sua raccolta fondi per finanziare il film. Anche il cantante Ed Sheeran e il produttore
discografico e televisivo britannico Simon Cowell partecipano alla campagna: servono più di 1,5 milioni di
euro per poter portare la storia sul grande schermo. La vicenda di Rebecca Rian ha tutti gli ingredienti per
commuovere il pubblico: nel 2008 la donna perse un bambino quando era già al sesto mese di gravidanza.
Ha dovuto comunque partorire Jacob, questo il nome che aveva scelto per il piccolo: «Per i medici era un
bambino nato morto. Per me era un figlio. Io e mio marito ci sentivamo genitori, ma non avevamo nessuno da
portare a casa con noi». L'autrice ha voluto comunque dare una voce a Jacob, raccontare la sua storia, e le
star di Hollywood hanno deciso di aiutarla. La campagna è in corso su Kickstarter, uno dei siti più usati oggi
per raccogliere fondi grazie al pubblico. Chiunque può partecipare per vedere sul grande schermo il racconto
di Rebecca Rian: «Voglio far vedere a tutte le mamme che possono realizzare il loro sogno». Per lei il lieto
fine è arrivato nel 2011, quando è nata Ayva. Oltre alla nascita prematura di Jacob, Rebecca ha dovuto
sopportare anche nove aborti spontanei. Per il momento sono soltanto 758 le sterline raccolte sul sito,
nonostante il gran numero di star hollywoodiane che hanno aderito alla campagna: forse ci sarà bisogno
anche del loro sostegno economico, non solo dell'appoggio fornito attraverso la foto con il cartello. Chi vuole
dare il proprio contributo avrà, come nelle altre operazioni di questo genere, dei vantaggi. Si parte da un
ringraziamento sul sito per chi regala 5 sterline e si arriva ai premi maggiori, un invito a uno degli screening
del film, in versione normale o vip, con 100 o 500 sterline, per salire a una comparsata, con 2.000 sterline, o
addirittura a una parte con tanto di battuta, per 5.000. I produttori promettono che questi ruoli «saranno
mantenuti nella versione finale del film» o quanto meno in dvd. Se entro venti giorni non saranno raccolti
almeno 1,25 milioni di sterline, però, tutti i fondi verranno restituiti da Kickstarter a chi li ha versati e Rebecca
Rian e il suo team non riceveranno niente. «Come scrittrice, è importante per me assicurarmi che ogni
aspetto sia credibile, che sia reale e che lo spettatore possa capire la vita e i pensieri del protagonista.
Questa è la storia di Jacob», ha spiegato lei. Era stato più facile finanziare il film che ha ripreso le avventure
di Veronica Mars nove anni dopo la fine del telefilm: Kristen Bell e compagni avevano raccolto più di 5 milioni
di dollari in un mese, nonostante ne chiedessero «solo» due. È ormai una consuetudine, per il cinema
indipendente, quella di provare a far finanziare il proprio film dal pubblico piuttosto che offrirlo alle compagnie
di produzione. Sui siti di crowdfunding si trova ormai di tutto: libri, giochi, arte, artigianato, anche cibo.
Produttori di formaggio di capra, burro di noccioline, autori di libri di cucina, tutti cercano di finanziare i propri
progetti tramite siti dedicati alla raccolta fondi, offrendo sempre qualcosa in cambio delle donazioni ricevute.
Rebecca Rian dovrà darsi ancora molto da fare, vista la concorrenza, per vedere realizzato il film che sogna
sul bambino che non vuole dimenticare. Lei, in ogni caso, appare molto determinata: «L'aborto è un dramma
che colpisce una gravidanza su tre. La verità è che accade alle famiglie, è accaduto a me, accade a milioni di
persone. Perché, dunque, è ancora un tema tabù? Perché non puoi parlare del bambino che hai perduto,
nello stesso modo in cui parli degli altri congiunti che hai perso? "Jacob and I" vuole fare proprio questo. E
visto che sono una cineasta, voglio realizzare una storia che possa essere condivisa».
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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CAMPAGNA A HOLLYWOOD
29/12/2014
Il Secolo XIX - Ed. nazionale
Pag. 11
(diffusione:103223, tiratura:127026)
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SCENEGGIATRICE E CINEASTA Per realizzare il film dal titolo "Jacob and I", tratto dalle tragedie vissute in
prima persona durante la gravidanza, la regista e direttrice Rebecca Rian ha lanciato una raccolta fondi:
«Voglio trasformare qualcosa di triste in un messaggio positivo»
Foto: Al Pacino è uno dei sostenitori illustri di #Jacob and I
Foto: L'attore Robert Downey Jr. Il cantante Gary Barlow
28/12/2014
Il Secolo XIX - Ed. nazionale
Pag. 37
(diffusione:103223, tiratura:127026)
HACKER CONTRO LA NOSTRA FRAGILIT À
L'ultima vittima è Madonna: in rete anzitempo dei brani di "Rebel Heart" Così i pirati minano un intero sistema
RENATO TORTAROLO
ALLA fine gli hacker faranno festa. La prova generale per minare le già fragili fondamenta dello showbusiness
è riuscita. Film naufragati, popstar in crisi di nervi, sceneggiature bruciate, simulacri in frantumi. Persino il
sospetto di fomentare l'odio razziale e la minaccia di mettere all'angolo una multinazionale come Sony.
Un'offensiva così vasta non si era mai vista. Perché un conto è diffondere informazioni segrete come faceva
Julian Assange, un altro è scardinare un sistema di relazioni e interessi economici con una strategia pirata. E
non riguarda tanto l'attacco alla proprietà intellettuale, ma l'idea che si venga manipolati con il più antico dei
trucchi: svelare maldicenze, insinuare il dubbio, dire verità che sono tsunami. Il risultato si è visto. Ogni volta
che un cyberattack colpisce il bersaglio, la vittima affonda. E in qualche caso l'effetto è andato oltre l'intento
punitivo. Facciamo quale esempio. Il più clamoroso è, a pari merito, il doppio furto di canzoni del nuovo
album di Madonna e il terrore di finire nel tritacarne degli hacker, da parte di Sony, distribuendo il film "The
Interview". Cosa che poi è accaduta per pressioni della Casa Bianca e con una partecipazione patriottica, nel
precipitarsi a vedere il film in 300 sale indipendenti e in streaming, il giorno di Natale, affatto casuale. La vera
sorpresa sarebbe sapere come l'hanno presa, "The Interview" non verrà distribuito in Asia, cinesi, sudcoreani,
vietnamiti e via scorrendo l'atlante quando sono riusciti a penetrare le difese dello streaming. Che poi era il
vero assillo del leader nordcoreano Kim Jong-un, più che essere deriso dagli odiatissimi occidentali. La
vicenda di Madonna è più complessa. Ma non meno sospetta. Qualche giorno fa vengono messe in rete 13
canzoni ancora non finite dell'album "Rebel Heart", atteso il 10 marzo prossimo. La popstar, 56 anni, un po'
provata da tre decenni di provocazioni, reagisce ovviamente male. Attacca gli hacker e, incauta ma fino a un
certo punto, parla di «terrorismo». E cade così nella trappola. Le parole hanno un senso, ma la prospettiva
storica è quella della cronaca: un commando kamikaze uccide 132 bambini e ragazzi in una scuola militare di
Peshawar, Pakistan: a Sidney, un esaltato iraniano sequestra 17 persone in un caffè facendo due vittime.
Come può Madonna usare lo stesso termine? Lei reagisce mandando su iTunes sei canzoni inedite, il giorno
successivo gli hacker rispondono mandando su web altri 14 brani. Come finisce? Le sei canzoni non riescono
a entrare fra le 100 più scaricate da iTunes. Forse non riuscirà più ad attrarre un pubblico post
adolescenziale, insensibile a un marketing raffinato come diventare il volto di Versace per la prossima
primavera/estate, tant'è l'autogol dopo dichiarazioni quasi isteriche, «è un vero e proprio stupro...», è
clamoroso. Eppure Madonna ha difeso la sua dignità di donna, oltre alle canzoni ne avrebbero hackerato
anche la vita privata, e il diritto dei fans a ricevere un buon prodotto ma a tempo debito. Cos'è che non ha
funzionato? Il tempo. Il ritardo che ormai la cultura, in senso più universale e comprendendo anche lo
spettacolo, ha sulla realtà. Al povero Quentin Tarantino rubano la sceneggiatura del film "The Hateful Eight",
sequel di "Django Unchained"? Colpa di una mail intercettata dagli hacker, ma i suoi produttori combinano
anche di peggio, come scopriamo da un'altra serie di mail: il boss di Sony Pictures Amy Pascal e il produttore
Scott Rudin sono invitati a colazione da Obama e, supponendo che adori solo attori neri, discutono se
chiedergli proprio di "Django Unchained" e di "12 Years A Slave". Litigano e Tarantino fa una doppia brutta
figura: farsi rubare lo script e finire in mezzo a un pettegolezzo "razzista". La coppia, però, non demorde. E,
come divulgheranno i "pirati", si azzuffano per il film su Steve Jobs, poi lasciato alla concorrenza. Questa
volta gli strali di Rudin sono anche per Angelina Jolie, colpevole di aver lusingato il regista David Fincher a
mollare il biopic per dirigerla in un kolossal su Cleopatra. Rudin vede rosso e bolla la Jolie come
un'impicciona, «una marmocchia viziata con un talento piccolo così». Insomma, la faccia sporca dello
showbusiness è inquietante. Ancora di più quando l'antirazzismo prende pieghe preoccupanti. Azealia Banks,
23 anni, è una brava rapper di Harlem che ha calcolato in 100 mila miliardi di dollari il risarcimento che major
come JP Morgan Chase o New York Life Insurance devono agli afroamericani «per tutto ciò che hanno
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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SHOWBUSINESS SOTTO ATTACCO
28/12/2014
Il Secolo XIX - Ed. nazionale
Pag. 37
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lucrato sugli schiavi dalla Rivoluzione industriale ad oggi». La Banks non scherza affatto e rincara la dose:
«Ebrei e nativi americani sono stati risarciti per quello che hanno patito, noi no». Già qui si intuisce dove vada
a parare, oggi, un nuovo possibile conflitto razziale. Un sondaggio Gallup rivela infatti che mentre nel 1966 la
sensibilità verso questi temi era al 56%, oggi è crollata un misero 13%. La Banks però è ancora più astuta e
se la prende con Iggy Azalea, 24 anni, australiana, colpevole di aver fatto fortuna con «l'hip hop, ch'è roba
nostra...», ma soprattutto di essersi definita in "D.R.U.G.S." una "runaway slave master", confondendo un po'
fuggitivi e negrieri, quindi beccandosi della «miserabile» dalla Banks e una minaccia molto seria dal gruppo
hacker Anonymous: mettere in rete un sex tape della squinternata Iggy se non si fosse immediatamente
scusata. L'australiana ha ribattuto che non ci sono scene di sesso che possano finire in rete e il dibattito, se
così si può dire, è trasceso: «Sappiamo molte cose sul tuo conto, il tuo scandalo sarà più grande di quello di
Bill Cosby...», comico nero travolto dall'infamia. Un anno vissuto pericolosamente.
G li altri derubati Anonymous ha minacciato Iggy Azalea, rapper e modella australiana, con un porno ricatto:
se non porgerà le scuse alla cantante hip hop afroamericana Azealia Banks verrà diffuso un video con
immagini compromettenti Il porno ricatto di Anonymous alla rapper Iggy Azalea Quentin Tarantino è stato
vittima di un grave furto: a gennaio gli è stata rubata la sceneggiatura di "The Hateful Eight" e diffusa in rete.
Il regista infuriato aveva dichiarato: «Non ho più voglia di fare questo film», poi ha cambiato idea Rubata e
diffusa sul web la sceneggiatura di Tarantino «Una mocciosa viziata minimamente talentuosa». Così viene
definita Angelina Jolie in uno scambio di email tra influenti personaggi di Hollywood, emersi in seguito
all'ultimo attacco hacker subito dalla Sony Pictures L'email della Sony sulla Jolie: «Viziata e senza talento»
Foto: Madonna è fra gli ultimi colpiti dagli hacker: doppio furto di canzoni per il suo album
27/12/2014
Il Secolo XIX - Ed. nazionale
Pag. 29
(diffusione:103223, tiratura:127026)
COOPER, PROTAGONISTA E PRODUTTORE «RACCONTIAMO L'ORRORE
DELLA GUERRA»
FRANCESCA SCORCUCCHI
LOS ANGELES . Il successo con una commedia divertente e sfrontata come "Una notte da leoni", una prima
candidatura all'Oscar con "Il lato positivo" e una seconda, lo scorso anno, con "American Hustler". Ora per
Bradley Cooper, 40 anni il 5 gennaio, arriva la definitiva consacrazione con l'ultimo film di Clint Eastwood,
"American Sniper", che vede l'attore nel ruolo del protagonista, il cecchino del titolo. "American Sniper".
«Questa è la storia di un essere umano molto carismatico - dice Cooper - Si tratta di un personaggio che,
secondo me, farà sì che il pubblico provi empatia con i soldati al fronte». Soprattutto all'estero la guerra in
Iraq è stata percepita spesso come un'azione di forza degli Stati Uniti. Pensa che dare un volto ai soldati in
guerra cambierà le cose? «Non vedo questo come un film sulla guerra in Iraq. Racconta l'orrore della guerra,
questo sì. È un film su un uomo e su quello che ha passato sul fronte. Il dilemma e la tragedia che sta dietro
ogni guerra». Lei è interprete, ma anche produttore: come è riuscito a conciliare i due ruoli? «Sono due abiti
che ho indossato in momenti diversi. Prima e dopo le riprese mi sono occupato della produzione, durante le
riprese ero così concentrato ad essere Chris Kyle che non ho pensato ad altro. Poi il soldato Chris dopo
qualche tempo mi ha abbandonato. È stato in qualche modo un momento triste». Che analogie esistono fra
"America Sniper" e il western a firma Clint Eastwood? «La costruzione di questo film è quella di un western.
C'è un cecchino e c'è, dall'altra parte, il nemico e alla fine c'è un confronto come nella migliore tradizione
western e credo che questo modo di raccontare la storia, molto "alla Eastwood", renda davvero tutto più
interessante per il pubblico. Non è il solito film di guerra». C'è una frase che ricorre in questo film e anche ne
"Gli spietati". «Nel film dico a mio figlio: "È una cosa infernale fermare un cuore che batte". Negli "Spietati" il
personaggio interpretato da Clint Eastwood dice: "È una cosa infernale uccidere un uomo, portargli via tutto
quello che ha avuto e tutto quello che avrà". È una frase che ricorre nella testa e nei film di Eastwood, è una
frase molto vera». Il film racconta anche il difficile rapporto del protagonista, il soldato al fronte, con la famiglia
. «Quello che fai sul fronte di guerra è talmente traumatizzante che non riesci a staccare la spina, la maggior
parte dei soldati torna a casa con la sindrome da stress post traumatico, nelle famiglie dei soldati al fronte c'è
una percentuale di divorzi che si aggira sul 95 per cento. Kyle e sua moglie ce la fanno, riescono a superare
la crisi, ma non capita spesso». Quanto ha dovuto prepararsi per interpretare un Navy Seal? «Ho imparato
molto sulle armi, sull'Mk 11, il 338 Lapua e il .300 Win Mag. Mi sono esercitato per saperli maneggiare con
destrezza. Quando giri un film con Clint Eastwood non hai molto tempo per prepararti, non ci sono mai prove,
non c'è molto parlare, lui sa quello che vuole e si procede spediti». Com'è stato il suo rapporto con Clint
Eastwood sul set? «Meraviglioso, siamo diventati amici. Finito sul set si restava a chiacchierare, si andava a
cena insieme. Come produttore ho avuto modo di interagire davvero molto con lui». © RIPRODUZIONE
RISERVATA
Foto: Bradley Cooper e il regista Clint Eastwood sul set di "American Sniper"
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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INTERVISTA ALL' ATTORE , 40 ANNI, CHE VANTA GIÀ DUE CANDIDATURE ALL'OSCAR
30/12/2014
Il Sole 24 Ore
Pag. 23
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Sony Pictures fa il pieno di incassi online
La campagna pubblicitaria, non certo voluta da Sony Pictures, ha portato i suoi benefici. La casa produttrice
ha pensato a lungo se distribuire o meno "The Interview", la commedia satirica sull'uccisione del leader
nordcoreano Kim Jong Un che ha provocato un maxi attacco di hacker che volevano impedirne l'uscita, ma
ora che il film è online la casa di produzione cinematografica ha di che rallegrarsi: la pellicola ha incassato 15
milioni di dollari in quattro giorni solo con le vendite digitali, diventando il film di maggiore successo distribuito
online dalla major. Se a questi si aggiungono i circa 2,8 milioni di dollari incassati con la proiezione in un
numero limitato di cinema il giorno di Natale, secondo i calcoli di Box Office Mojo, Sony è già vicina a
recuperare i 44 milioni spesi per la produzione del film. Sony aveva cancellato l'uscita del film il 17 dicembre,
cedendo alle minacce dei terroristi, ma aveva poi cambiato idea anche a causa delle pressioni della Casa
Bianca. (R.Fi.)
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PARTERRE
27/12/2014
Il Sole 24 Ore
Pag. 1.13
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Hacker contro Playstation
Attaccati anche i servizi Xbox nel giorno dell'uscita di The Interview
R. Mi.
La guerra degli hacker contro Sony il giorno di Natale ha registrato un altro attacco di pirateria e l'ennesima,
curiosa coincidenza: mentre The interview, pellicola satirica di Sony Pictures su un complotto per assassinare
il dittatore nordcoreano Kim Jong-un, veniva finalmente proiettata in 300 sale americane e distribuita su
internet, i servizi online di Playstation e di Xbox sono andati completamente in tilt. La prima è prodotta da una
divisione di Sony, la seconda è la piattaforma di Microsoft che qualche ora prima aveva messo in rete proprio
il film maledetto. Non è certo, però, che esista una connessione e un movente politico. Anche Youtube, infatti,
sta distribuendo il film senza alcuna conseguenza ed esiste un sito apposito, www.seetheinterview.com, per
poterlo comodamente vedere a casa.
Ieri, a più di dodici ore dall'attacco, i servizi delle due popolari console, molto amate come strenne natalizie,
erano ancora inattivi o limitati. Dietro alle incursioni di pirati informatici c'è una sigla già nota per un
precedente episodio: Lizard Squad. Non è comunque provato che il nuovo atto di cyber-guerra sia davvero
attribuibile al gruppo perché l'account Twitter con la rivendicazione è rimasto attivo soltanto giovedì e l'utente
non ha risposto alle domande che gli sono state rivolte. Inoltre, i pirati hanno detto che avrebbero fermato
l'hackeraggio se gli utilizzatori dei servizi avessero richiamato l'attenzione su di loro ritwittando il messaggio.
In comune con i precedenti attacchi, comunque, c'è il film firmato da Evan Goldberg e Seth Rogen. Negli Stati
Uniti all'uscita, il giorno di Natale le sale che lo hanno proiettato, poche e di nicchia, hanno registrato il tutto
esaurito e incassato un milione di dollari. Nel corso del week end la cifra potrebbe raddoppiare mentre la
parte più cospicua di ricavi arriverà dalle vendite online.
Senza clamore, alla proiezione in un cinema di Los Angeles si sono presentati, a sorpresa, anche gli autori. Il
film narra la storia di un conduttore di talk show e del suo produttore che ottengono un'intervista esclusiva
con il dittatore nordcoreano. A questo punto entra in gioco la Cia che organizza l'omicidio del leader. La
trama ha provocato una dura reazione della Corea del Nord e, a pochi giorni dalla sua distribuzione,
un'incursione di pirateria nei computer della casa produttrice ad opera di un altro gruppo, i Guardiani della
Pace. Il 24 novembre i cyiberladri hanno rubato tre terabyte di dati tra i quali mail imbarazzanti e la
sceneggiatura del prossimo 007 Spectre.
Secondo i servizi statunitensi l'attacco sarebbe stato orchestrato dai nordcoreani ma Pyongyang ha respinto
le accuse e minacciato durissime ritorsioni se Washington decidesse di punire il paese reinserendolo, come
aveva ipotizzato Barack Obama, nella lista degli Stati sponsor del terrorismo.
Ieri Pyongyang è tornata all'offensiva mediatica chiedendo la «messa al bando mondiale» della pellicola. Lo
ha fatto l'ambasciata nordcoreana a Mosca: «Il film è pericoloso, giustifica e incoraggia il terrorismo - si legge
nel comunicato - fa anche propaganda a tecniche oltraggiose e malvagie per assassinare il leader di uno
Stato sovrano». Un portavoce del ministero degli Esteri russo ha definito la richiesta «comprensibile» poiché
il film è «aggressivamente scandaloso». Inizialmente in programmazione dal 29 gennaio 2015, l'uscita di The
interview in Russia è stata rinviata a tempo indeterminato.
Commento a pag 18
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LA VICENDA
Il film, le minacce, gli attacchi
A giugno Sony Pictures annuncia l'uscita del film The interview, prodotto dal colosso giapponese e distribuito
dalla Columbia
Il film è una satira sul regime nordcoreano che racconta il rocambolesco omicidio del diattatore nordcoreano
Kim Jong-un ad opera di due intrattenitori di talk show americani istruiti dalla Cia
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Cyberguerra. Il film satirico sul dittatore nordcoreano incassa un milione di dollari a Natale in sole 300 sale
27/12/2014
Il Sole 24 Ore
Pag. 1.13
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Il 24 novembre scorso i pirati informatici "Guardiani della pace" realizzano una grave incursione nei computer
di Sony rubando dati e mail imbarazzanti e minacciano attacchi terroristici nei cinema che proietteranno la
pellicola
Sony Pictures blocca l'uscita del film suscitando polemiche roventi per aver fatto un passo indietro di fronte
alle minacce. Barack Obama interviene per dire che è sbagliato cedere al ricatto
I servizi segreti americani sospettano che dietro ai cyberattacchi ci sia la Corea del Nord
Foto:
Un milione di dollari . Incasso record nel primo giorno di proiezione
30/12/2014
Il Tempo - Ed. nazionale
Pag. 23
(diffusione:50651, tiratura:76264)
Tutti contro «Exodus» Il film di Ridley Scott scatena la Guerra Santa
Polemiche Nei giorni scorsi la condanna di Egitto e Marocco Precedenti Stesso trattamento anche per
«Noah» e «Love Actually»
Carlo Antini
Cinema nel vortice della censura. Dopo il caso di «The Interview» condannato dalle autorità della Corea del
Nord, in queste ore un'altra pellicola è nell'occhio del ciclone. Si allarga il muro della polemica contro
«Exodus: Gods and Kings»», il film di Ridley Scott sulla fuga biblica di Mosè dall'Egitto. Gli Emirati Arabi si
sono appena aggiunti alla condanna di Egitto e Marocco. I primi a muoversi contro Scott sono stati proprio gli
Egiziani che hanno accusato il film di «sionismo» perché «non sono stati gli Ebrei a costruire le Piramidi». Il
Cairo ha avuto da ridire anche sul miracolo della divisione delle acque che, nel film, viene attribuita a un
terremoto. Per questo la pellicola viene osteggiata, proprio perché contiene «imprecisioni storiche». Sulla scia
dell'Egitto si sono mosse anche le autorità del Marocco. Un delegato del centro cinematografico di Rabat
sostiene, infatti, che il film contiene una scena di «rappresentazione divina» quando un «bambino offre la
rivelazione al profeta Mosè». In altre parole «rappresenta Dio». È di ieri la notizia che il kolossal di Ridley
Scott non uscirà nemmeno nelle sale cinematografiche degli Emirati Arabi. Juma Obeid Al Leem, a capo del
Media Content Tracking al National Media Council, conferma: «Stiamo esaminando il film e riteniamo che
contenga molti errori non solo per quanto riguarda l'Islam ma anche le altre religioni. Non arriverà quindi nelle
sale degli Emirati Arabi». A tutto questo si aggiungono le obiezioni arrivate perfino da oltreoceano. Negli Stati
Uniti si è contestato il fatto che gli attori di colore hanno interpretato prevalentemente i ruoli di schiavi e ladri,
mentre i ruoli di Mosè e dei faraoni egiziani sono stati affidati ad attori bianchi. Negli Usa, però, la pellicola è
già uscita nelle sale e, nelle prime due settimane di programmazione, ha incassato 39 milioni di dollari. Non è
un caso, infatti, che le polemiche e le censure preventive dei film facciano poi molto bene ai risultati del
botteghino. Dopo le polemiche con le autorità di Pyongyang e le azioni di boicottaggio messe a punto dagli
hacker, «The Interview» ha fatto registrare incassi online per un totale di oltre 15 milioni di dollari. Ottimi
anche i risultati al cinema, dove la pellicola ha ottenuto 2.8 milioni di dollari dall'uscita a Natale. Siamo certi
che «Exodus» non sarà da meno. Mentre scriviamo, secondo fonti locali, in Rete sta già girando una versione
pirata con sottotitoli in arabo, destinata a diffondersi a macchia d'olio. E pensare che «Exodus» va ad
aggiungersi alla lunga lista di film censurati in Marocco che comprende, tra gli altri, «Love Actually», la
commedia romantica con Hugh Grant, e «BraveHeart» con Mel Gibson ma anche pellicole bibliche come
«Noah» di Darren Aronofsky con Russel Crowe nei panni del protagonista. In questo caso, però, la curiosità è
che Ridley Scott è particolarmente affezionato al Marocco, dove ha già girato nel 2004 «Le crociate Kingdom of Heaven». E pensare che il 15 marzo 2013 Ridley Scott dichiarò che voleva Christian Bale come
interprete principale del film. Ad agosto lo stesso attore confermò che avrebbe interpretato Mosè. Lo stesso
giorno Joel Edgerton si unì al cast nel ruolo di Ramses e la produzione fu fissata per settembre. Lo studio di
produzione cominciò nelle città spagnole di Almería e Pechina i casting per 3000-4000 comparse e circa
1500 comparse furono reclutate a Fuerteventura. Il 27 agosto Aaron Paul entrò nel cast come Giosuè.
Sigourney Weaver, Ben Kingsley e John Turturro entrarono in trattative per partecipare al film. Il 27 marzo la
20th Century Fox cambiò il titolo del film in «Exodus: Gods and Kings». Una cosa è certa: censure e
polemiche aiutano la promozione e il marketing dei kolossal cinematografici. Il 15 gennaio è vicino e non è
facile prevedere che, all'uscita del film nelle sale italiane, saremo tutti lì in fila, curiosi di vedere coi nostri
occhi le scene che tanto scalpore hanno suscitato in giro per il mondo.
Foto: Il regista Sopra Ridley Scott. Sotto Sigourney Weaver, protagonista di «Exodus»
Foto: Attore Sopra Christian Bale nella parte di Mosè
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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Censura Anche gli Emirati Arabi vietano il kolossal su Mosè
28/12/2014
Il Tempo - Ed. nazionale
Pag. 24
(diffusione:50651, tiratura:76264)
Aldo, Giovanni e Giacomo in cima al box office di Natale
Gallina dalle uova d'oro Jennifer Lawrence è l' attrice che ha incassato di più nel 2014
Aldo, Giovanni e Giacomo hanno sbancato il box office natalizio con una affermazione che ha portato «Il
ricco, il povero e il maggiordomo» - prodotto da Paolo Guerra per Medusa Film - a trionfare nelle due giornate
clou del box office cinematografico facendo arrivare il film vicino al traguardo degli otto milioni di euro. Il
giorno di Natale il trio si è aggiudicato il primo posto con quasi 1.100.000 euro (1.028.535) e 140.121 biglietti
staccati, superando la concorrenza de «Lo Hobbit: La battaglia delle cinque armate» (780.407), battendo il
concorrente italiano diretto («Un Natale stupefacente», 854.473) e addirittura doppiando il colosso Disney
delle feste («Big Hero 6», 497.206). Numeri anche più importanti, poi, nella giornata di Santo Stefano. La
commedia del trio ha infatti staccato ancora una volta tutti gli altri titoli in chart, incassando in un solo giorno
di programmazione un milione e mezzo di euro (1.443.805) e registrando 200mila spettatori paganti
(199.926). Con questo risultano il film di Aldo, Giovanni e Giacomo si porta a quasi 8 milioni di euro
(7.659.467) di incassi totali, in poco più di due settimane in sala. Al secondo posto si piazza «Un Natale
stupefacente», la commedia diretta da Volfango De Biasi e interpretata da Lillo e Greg, Ambra Angiolini,
Paola Minaccioni, Paolo Calabresi, che ha raggiunto finora un totale di 3.153.843 euro di incasso (dati Cinetel
dal 18 al 26 dicembre). Il film, prodotto da Aurelio e Luigi De Laurentiis, ha registrato il maggiore incremento
di spettatori, dal giorno dell'uscita, rispetto agli altri titoli, posizionandosi ora al quarto posto assoluto e
secondo fra gli italiani (dati Cinetel) nella classifica generale. Jennifer Lawrence è, invece, l'attrice campione
di incassi del 2014, nella classifica stilata da Forbes e solitamente dominata da colleghi maschi, che prende
in esame quanto una star vale al botteghino, anche se questo non riflette necessariamente i cachet di
ingaggio. L'attrice 24enne ha visto i suoi film incassare durante l'anno che sta per concludersi ben 1,4 miliardi
di dollari. Al secondo posto c'è Chris Pratt (1,2 miliardi di dollari) ma al terzo Scarlett Johansson (1,18
miliardi). Ed Emma Stone ed Angelina Jolie occupano rispettivamente la sesta e settima posizione, a
dimostrazione che il 2014 è stato un grande anno per le star femminili al botteghino. Nel 2013, il record di
incassi era andato a Dwayne «The Rock» Johnson e la classifica di Forbes vedeva solo due donne nella top
ten.
Foto: La più amata Jennifer Lawrence
Foto: Il trio Aldo, Giovanni e Giacomo
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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Al botteghino «Il ricco, il povero e il maggiordomo» balza in vetta alla classifica di gradimento del pubblico nei
giorni delle feste
30/12/2014
Il Tirreno - Ed. nazionale
Pag. 37
(diffusione:80832, tiratura:102004)
Aldo, Giovanni e Giacomo valgono 10 milioni
Aldo, Giovanni e Giacomo valgono 10 milioni
Tanti ne ha incassati in pochi giorni "Il ricco, il povero e il maggiordomo". Ma la regina del box office è
Jennifer Lawrence
Si sono trasformati nei recordmen del botteghino: sono Aldo, Giovanni e Giacomo, il trio comico protagonista
del film "Il ricco, il povero e il maggiordomo" che ha raggiunto quota (quasi) 10 milioni di euro al botteghino in
pochi giorni. Ma la fine del 2014, sul fronte del cinema, determina anche altri record. Quello dei film più amati
dell'anno (sondaggio della rivista specializzata Ciak) che sta per concludersi: "Interstellar" è al primo posto,
ma molto amato è anche "Il giovane favoloso" che racconta del giovane Leopardi. Infine Jennifer Lawrence:
la giovane star di "Hunger Games" è statag eletta regina degli incassi. Il sondaggio. "Interstellar" di
Christopher Nolan (anche il miglior regista, e Matthew McConaughey miglior attore); "Boyhood" di Richard
Linklater e i "Guardiani della Galassia" di James Gunn sono le pellicole che hanno conquistato i primi posti
nel gradimento del pubblico secondo il sondaggio di Ciak. Sul fronte italiano stravince "Il giovane favoloso" di
Mario Martone. L'attrice più amata si conferma Jennifer Lawrenc. Delude invece il kolossal biblico "Noah" di
Aronofsky. Scarlett Johansson compare soprattutto per la sua voce, quella del sistema operativo Samantha
nella versione originale di "Lei", e Jessica Chastain per "Interstellar". Bene anche lo "Il capitale umano" del
regista livornese Paolo Virzì. Paola Cortellesi è invece la miglior attrice italiana. La sfida comica. Dopo aver
stravinto la sfida natalizia, Aldo, Giovanni e Giacomo continuano a fare furore in tutti i cinema italiani.
Procede inarrestabile infatti il successo del loro "Il ricco, il povero e il maggiordomo" - prodotto da Paolo
Guerra per Medusa Film che lo distribuisce in 500 sale , fresco vincitore anche di quest'ultimo weekend di
cinema con altri 3 milioni e mezzo di euro incassati (3.235.425) e un totale complessivo che si avvicina ormai
ai 10 milioni di euro (9.614.389). Ed è con questo risultato che la commedia del trio - dopo aver battuto la
concorrenza del terzo capitolo de "Lo Hobbit" e naturalmente quella degli altri film italiani del periodo - supera
anche "Hunger Games-Il canto della rivolta" (8.862.383) - diventando ad oggi il maggior incasso italiano della
stagione 2014-2015, nonchè il secondo film in classifica (subito dopo "Interstellar") per numero di spettatori,
forte dei suoi 1.397.720 ticket staccati. Al top degli incassi. In vetta alla speciale classifica di Forbes relativa
agli incassi al cinema, quest'anno troviamo una regina, Jennifer Lawrence, campionessa per il 2014. La star
di "Hunger Games" ha fatto incassare 1,4 miliardi di dollari. Al secondo posto Chris Pratt (I Guardiani della
Galassia) e al terzo Scarlett Johansson (con tre film).
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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Aldo, Giovanni e Giacomo valgono 10 milioni Tanti ne ha incassati in pochi giorni "Il ricco, il povero e il
maggiordomo". Ma la regina del box office è Jennifer Lawrence
30/12/2014
ItaliaOggi
Pag. 5
(diffusione:88538, tiratura:156000)
Il cinepanettone è tramontato
In testa Aldo, Giovanni e Giacomo e il duo Ficarra & Picone
CLAUDIO PLAZZOTTA
Il nuovo film di Natale di Aldo, Giovanni e Giacomo è già il miglior incasso italiano della stagione autunnoinverno, e si appresta a diventare anche il botteghino più ricco in assoluto del periodo: con i suoi 9,6 milioni di
box office (aggiornato al 28 dicembre), infatti, è molto vicino ai 10,6 mln di Interstellar e ai 10,25 mln dello
Hobbit. Il trio comico, peraltro, era lontano dal grande schermo da quattro anni. E, pur confermandosi una
certezza quanto a successo in sala, è pure un'ottima cartina di tornasole di quanto il sistema cinema sia in
crisi: nel 2010, infatti, La banda dei Babbi Natale aveva incassato 21,4 milioni di euro. Di questo passo,
invece, Il ricco, il povero e il maggiordomo arriverà, forse, a 12 mln. Comunque una bella soddisfazione per
Medusa, che piazza due suoi fi lm ai vertici della classifica autunno-inverno dei titoli italiani: prima, appunto,
la pellicola di Aldo, Giovanni e Giacomo, e secondo, con 7,8 mln al botteghino, il duo Ficarra & Picone con
Andiamo a quel paese. Che il genere cinepanettone sia tuttavia ormai tramontato lo conferma pure il terzo
gradino del podio: c'è il bel fi lm di Mario Martone dedicato a Giacomo Leopardi, Il giovane favoloso, con 6,1
milioni di euro, distribuito da 01. Qualcosa di impensabile fino a qualche stagione fa, dove De Sica, Boldi,
Pieraccioni e company lasciavano solo le briciole agli altri. Diciamo subito che l'unico cinepanettone
propriamente detto nelle sale è quello di Neri Parenti, Ma tu di che segno 6?, con un cast affollato, da Gigi
Proietti a Massimo Boldi passando per Pio e Amedeo: box offi ce deludente, a quota 3,4 milioni (ottavo
incasso stagionale per un fi lm italiano). Fin troppi, comunque, vista la qualità scadente del prodotto. Il
vecchio re dei fi lm di Natale, Christian De Sica, ha giocato d'anticipo, e con Universal pictures ha proposto
La scuola più bella del mondo, che si è portata a casa 5,9 milioni (quarto posto). L'inventore del genere,
ovvero la Filmauro della famiglia De Laurentis, ha invece preferito smarcarsi puntando su un duo comico non
popolarissimo, Lillo e Greg, che si è difeso con i 4,4 mln di euro (sesto box offi ce) di Un Natale stupefacente.
Per il resto, una parcellizzazione di titoli e di incassi: da Scusate se esisto con Raoul Bova e Paola Cortellesi
(quinto incasso stagionale con 5,4 mln), a Claudio Bisio ( Confusi e felici) e Vincenzo Salemme (E fuori
nevica) appaiati al settimo posto a 3,7 mln. Di nuovo cinema d'autore con Gabriele Salvatores e il suo
Ragazzo invisibile (2,9 mln, al nono posto), per arrivare alla destrutturazione para-intellettuale del
cinepanettone, quel Ogni maledetto Natale col cast di Boris, che è piaciuto molto alla critica (versati fi umi di
inchiostro), ma che ha raccolto scarsi consensi in sala (appena 2 milioni di incassi). Probabilmente ha fatto
bene Alessandro Siani, il quale ha preferito aspettare il 1° gennaio 2015 per uscire col suo Si accettano
miracoli, di cui è regista e sceneggiatore, e dove recita con Fabio De Luigi e Serena Autieri. Anche il miglior
incasso italiano dell'anno solare 2014, Un boss in salotto (Warner bros), con Paola Cortellesi e Luca
Argentero, era uscito in sala il primo giorno dell'anno, arrivando a un box offi ce di 12,1 mln. © Riproduzione
riservata
Foto: Il trio Aldo, Giovanni e Giacomo in una scena de Il ricco, il povero e il maggiordomo
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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La classifi ca delle pellicole italiane nella stagione autunno-inverno. Terzo il fi lm dedicato a Leopardi
30/12/2014
L'Arena di Verona
Pag. 42
(diffusione:49862, tiratura:383000)
Siani cerca il «miracolo» sfidando il cecchino di Eastwood
Fabio De Luigi e Alessandro Siani in Si accettano miracoli, nelle sale dal 1° gennaio È una mossa accorta,
quella della 01 Distribution: aver evitato che il nuovo film di Alessandro Siani, nel quale veste il doppio ruolo
di protagonista e regista, come già nel precedente Il principe abusivo, si scontrasse con la ressa dei titoli
natalizi. Inutile spartire il bottino con Lo Hobbit, due cinepanettoni e Aldo, Giovanni e Giacomo. Meglio trovare
il pubblico con la pancia ancora piena del cenone di Capodanno, indeciso tra film d'autore (The Imitation
Game) e un Clint Eastwood potenzialmente indigesto (American Sniper), con la sua carica di violenza e
malinconia. Gli italiani, non solo quelli del Sud, amano il napoletano Siani: un comico dall'indole gentile, che
parla sottovoce, non sgomita per l'attenzione ed ha un contegno non dissimile da quello del grande Massimo
Troisi. In Si accettano miracoli è affiancato da un altro cavallo di razza: Fabio De Luigi, ancora una faccia
ingenua, estranea alle volgarità imperanti, in cerca di un'occasione per splendere veramente. Sarà questa
l'occasione? In sala dal primo gennaio, Si accettano miracoli ha una premessa classica, quasi antica: lo
scontro tra la modernità della metropoli e la semplicità del mondo rurale meridionale. Siani è Fulvio, spietato
tagliatore di teste di una multinazionale (ruolo che fa l'occhiolino a quelli portati al cinema da Russell Crowe in
Un'ottima annata e George Clooney in Tra le nuvole) al quale, dopo aver «sfrondato» per bene la propria
azienda, viene notificato il licenziamento. Chi di spada ferisce, di spada perisce. Arrestato e condannato a un
mese di servizi sociali, dopo aver perso la testa sull'ex posto di lavoro, Fulvio viene affidato alla casa famiglia
del fratello prete Germano (De Luigi), che lavora in un minuscolo borgo dove la tecnologia è una chimera. Il
centro, però, è in crisi: rischia di chiudere. Toccherà a Fulvio inventarsi un miracolo, letteralmente (una statua
piangente), che attirerà frotte di credenti da spennare in paese, facendo risorgere l'economia locale. Andrà
tutto liscio fino a che il Vaticano non decide di indagare... «Ho cercato di creare un genere, il fantasy-comedy,
ovvero dei film che sembrano confezionati come di fantasia ma con all'interno tanta commedia. Quando
penso un film lo penso per il pubblico», racconta Siani. E il pubblico ringrazia: Il principe abusivo ha incassato
più di 14 milioni di euro, diventando il titolo più redditizio del 2013. A De Luigi manca ancora «il botto»
d'incassi, anche se Il peggior Natale della mia vita, che al primo passaggio televisivo è stato visto da 5 milioni
di spettatori, sta lentamente diventando un classico festivo. L'accoppiata il miracolo potrebbe farlo davvero.
Glielo auguriamo con tutto il cuore. ALDO, GIOVANNI E GIACOMO alla terza settimana nelle sale,
conquistano la vetta del box office dell'ultimo week end dell'anno: il loro Il ricco il povero e il maggiordomo
scavalca il colosso Lo Hobbit la battaglia delle cinque armate sfiorando i 10 milioni di incasso (4,5 in questa
settimana) con una media per sala di oltre 8 mila spettatori. La pellicola natalizia di Aldo, Giovanni e Giacomo
diventa ad oggi il maggior incasso italiano della stagione 2014-2015 (e comunque dall'inizio di settembre),
nonché il secondo film in classifica (subito dopo Interstellar) per numero di spettatori, forte dei suoi 1.397.720
ticket staccati.
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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CINEMA . Esce il 1° gennaio il nuovo film dell' attore e regista napoletano, nello stesso giorno di «American
Sniper»
27/12/2014
La Gazzetta dello Sport - Ed. nazionale
Pag. 35
(diffusione:368484, tiratura:513197)
Guida ai film delle feste: a Natale Aldo, Giovanni e Giacomo precedono lo «Hobbit» E il 1° gennaio arrivano
la commedia del comico napoletano e «American Sniper» Anche «Big Hero 6» e Lillo&Greg salgono sul
podio dei più visti sotto l'albero
FRANCESCO RIZZO
Quasi il 13% degli incassi al cinema, nel 2013, sono arrivati a dicembre. Mese-chiave per i film di forte
richiamo. E in attesa del bilancio 2014, il 1° gennaio escono altri cinque titoli. Allora, breve guida per non
smarrirsi nel multisala delle feste. Con il criterio-farmacia: scegliere il film in base ai bisogni. E buone visioni.
RIDERE Con oltre un milione di euro guadagnati (6,1 dall'11 dicembre, nono miglior risultato dell'anno), ecco
il più visto il giorno di Natale: Il ricco, il povero e il maggiordomo , Aldo, Giovanni e Giacomo al tempo della
crisi, le loro maschere contro avidità e rovesci in Borsa. Il trio del Nord batte la coppia romana Lillo e Greg che, dopo due episodi in Colpi di fulmine e Colpi di fortuna , gioca da sola nella commedia degli equivoci Un
Natale stupefacente (zii problematici con nipote da gestire) - e i cultori di Neri Parenti, che si fa beffe
dell'oroscopo in Ma tu di che segno 6? (finora mezzo flop). Forse il più amato sarà la Vergine, il segno di
Alessandro Siani, che giovedì lancia Si accettano miracoli : li inventa un manager licenziato in un paesino del
Sud. Dicevamo della crisi, no?
CRESCERE FIGLI Provate con I l ragazzo invisibile di Salvatores, etichettato come film di supereroi
all'italiana ma più riuscito come storia di formazione, attraverso un superpotere che fa sognare pure gli adulti.
Ma c'è anche un... potere concreto, smanettare al computer, celebrato da Big Hero 6 , cartoon Disney al
passo con i tempi che sdogana il robot più tenero degli umani. Ideale anti-cinismo, un po' come Paddington ,
disavventure londinesi di un orso imbranato (e c'è la Kidman cattiva).
INNAMORARSI Dei divi, naturalmente, anche se in ruoli controversi. Ben Affleck è un marito su cui si
concentrano i sospetti per la sparizione della moglie (Rosamund Pike) ne L'amore bugiardo , giallo a più
letture di David Fincher (regista di Seven ). Se preferite il faccione disincantato di Bill Murray, godetevelo in
St.Vincent , misantropo alcolico (con sorpresa) per una commedia di Natale. Bradley Cooper, invece, è il
cecchino doc dell'esercito Usa in American Sniper , di Eastwood, storia vera, dubbi veri (quanto "costa"
moralmente premere il grilletto?). Esce giovedì come Benedict Cumberbatch (lo Sherlock tv) in The Imitation
Game , storia vera del matematico Alan Turing, e la coppia Christoph Waltz-Amy Adams in Big Eyes di Tim
Burton: cosa succede se lui si impadronisce del successo artistico di lei (Margaret Keane, che dipingeva
bimbi dai grandi occhi)?
scoprire Il kolossal del momento è l'ultimo capitolo de Lo Hobbit , cinema che gonfia lo schermo di epica,
sentimenti e conflitti: eppure è una battaglia, a suo modo, anche quella di un film con (molto) meno budget
ma cuore e astuzia. L'inglese Pride , sorpresa di fine 2014: come il movimento gay Anni '80 si unì alle
proteste dei minatori gallesi. Dategli una chance.
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Foto:
1 Aldo, Giovanni e Giacomo sul set 2 Con «Si accettano miracoli», Alessandro Siani vuole superare i 14
milioni incassati da «Il principe abusivo»
3 Bradley Cooper si è fatto i muscoli per girare «American Sniper» AP
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Il cinema alla sfida di fine anno Il Trio contro Siani e Eastwood
27/12/2014
La Gazzetta di Parma
Pag. 36
(diffusione:42090, tiratura:51160)
Che occhi grandi che hanno: ma la «paternità» è contesa
Chi è l'artista? Conflitto di famiglia in «Big eyes» di Burton, da una storia vera
Gianluigi Negri II Esce il 1° gennaio ed è diretto da un «numero uno». Che sfiderà, al botteghino, un altro
grande del cinema americano: l ' intramonta bile Clint Eastwood, regista, a 84 anni, di «American sniper».
Tim Burton abbandona il gotico? Sì, momentaneamente. Ma l ' autore de «Il mistero di Sleepy Hollow»,
«Edward mani di forbice» e «Frankenweenie» non abbandona, certo, la sua poetica dei «diversi», di coloro
che sono costretti a stare ai margini prima di prendersi, eventualmente, la loro rivincita. «Big eyes», per
Burton, è praticamente un film indipendente, dal budget «esiguo» di dieci milioni di dollari. Dopo «Ed Wood»,
è il suo secondo biopic: questa volta il regista californiano cresciuto nella scuderia Disney porta sullo schermo
, dopo la vita del «peggior regista del mondo», le frustrazioni ed il talento kitsch di Margaret Keane, l ' artista
americana (classe 1927) che ha sempre dipinto donne e bambini, su olio, con occhi giganteschi. Vittima di un
marito, Walter Keane, che negli anni Sessanta si «impossessò» del suo lavoro stupendo l ' America con le
immagini di quei ragazzini dai grandi occhi, la pittrice è interpretata da Amy Adams. Il marito «impostore», ex
agente immobiliare con vocazione di pittore bohémien, ha il volto dell ' austria co Christoph Waltz, abituato,
da tempo, a caratterizzare personaggi con più ombre che luci. L ' attore feticcio di Tarantino, grazie al quale
ha vinto due Oscar per «BaDiritti (d'autore) negati. Amy Adams e Christoph Waltz, moglie e marito in «Big
eyes» di Tim Burton stardi senza gloria» e «Django unchained», presto sarà il cattivo nel nuovo «007 Spectre». Per ora, comunque, lavora per la prima volta con Tim Burton, uno che dal 1988, l ' anno di
«Beetlejuice», aveva sempre voluto, davanti alla macchina da presa, almeno un grande nome con il quale
avesse già lavorato in precedenza. Con «Big eyes», Burton si trova, per la prima volta da 26 anni a questa
parte, a dirigere solo attori che non aveva mai diretto prima. Anche per Amy Adams, dunque, è la «prima
volta». La protagonista di «American Hustle» ha ottenuto fino ad oggi cinque nomination agli Oscar, ma non
ha mai vinto la statuetta. Grazie al regista di «Alice in wonderland», insieme a Waltz e a Lana Del Rey
(autrice della canzone con lo stesso titolo del film), per ora è nominata al Golden Globe, da sempre
anticamera degli Oscar. Nel ruolo di ingenua moglie, con un matrimonio già fallito alle spalle e con figlia a
carico, la Adams interpreta una donna che, nei chiusi e maschilisti anni Sessanta, deve «sfidare» un marito
vanitoso, per rivendicare i suoi diritti. Inizialmente il film doveva essere diretto dal duo Scott Alexander e Larry
Karaszewski e prodotto da Burton. Si era, in quel momento, pensato a Reese Witherspoon e Ryan Reynolds
come protagonisti. Solo successivamente il film è stato affidato a Burton, mentre Scott Alexander e Larry
Karaszewski sono passati alla sceneggiatura. I due avevano già firmato lo script di «Ed Wood». Burton, nella
vita, è anche amico e collezionista di Margaret Keane.
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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CINEMA /2 ESCE IL GIORNO DI CAPODANNO IL NUOVO FILM DEL REGISTA CHE QUI METTE DA
PARTE IL «GOTICO»
27/12/2014
La Liberta
Pag. 32
(diffusione:30736, tiratura:172000)
In serata a Bobbio la proiezione della pellicola "Ti si legge in faccia"
Stefania Nix
bobbio - Questa sera alle 21 al cinema "Le Grazie". di Bobbio avverrà la proiezione del film Ti si legge in
facciadiretto da Andrea Castoldi. Si tratta di una pellicola che sta avendo un buon seguito di pubblico e di
critica, con positive recensioni sui più importanti quotidiani nazionali.
«Quella di sentire le pacche sulla spalla e i commenti del pubblico con dialetti e cadenze ogni volta diversi,
per me è diventata un'esigenza: ne ho bisogno» ha spiegato il regista Castoldi, che sta portando la sua
pellicola in tour nelle più importanti città italiane. «Ormai il film non lo guardo più e quando in sala si
spengono le luci mi volto ad osservare nella penombra gli spettatori... le reazioni sui volti sono ogni volta il
film più bello» prosegue.
La pellicola parla di crisi e delle condizioni dei giovani d'oggi, ma il regista ci tiene a precisare: «È vero, il film
affronta l'argomento crisi, ma lo fa con un linguaggio leggero e senza mai uscire dai canoni della commedia.
Insomma non uscirete dalla sala con le spalle curve e il mento basso, al cinema con Ti si legge in faccia si va
per ridere! ».
La storia è ambientata a Milano. Una nota compagnia di assicurazioni sperimenta un nuovo sistema
pubblicitario. Per diffonderlo incarica Carlo, un improbabile talent scout di andare in Sicilia alla ricerca di un
giovane per testare l'idea. Sceglie fra tutti Francesco: giovane siciliano che dovrà farsi tatuare sulla propria
fronte il logo della società.
27/12/2014
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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Castoldi, un film per sorridere della crisi
27/12/2014
La Nuova Ferrara - Ed. nazionale
Pag. 46
(diffusione:10740, tiratura:14040)
Su Youtube spopola la versione lagunare del celebre Lupin III
Su Youtube spopola
la versione lagunare
del celebre Lupin III
Il regista Daniele Spadoni firma un simpatico short movie
Vincenzo di Vaccolino è il ladro: «Un'esperienza divertente»
"Lupin III- Alliance", short movie realizzato da un gruppo di giovani amici, molti dei quali comacchiesi ed
ispirato alla mitica serie di cartoni animata del ladro gentiluomo Lupin, sta già facendo il giro del web. A
Natale si sa, nelle sale cinematografiche escono le pellicole cult della programmazione invernale e i ragazzi,
sotto la regia del loro leader, Daniele Spadoni, in questi giorni hanno mandato online su Youtube, dopo
l'episodio dal titolo "Dr. Mad", un nuovo cortometraggio, che ha per protagonista Lupin, interpretato da
Vincenzo Cavallari. Vincenzo, 25enne di Vaccolino, assomiglia al ladro gentiluomo proprio come una goccia
d'acqua ed ammette che «Siamo tutti amici e ci emoziona realizzare episodi della mitica serie di Lupin. La
nostra è un'attività definita cosplay, a costo zero e no profit ed il solo sentirci apprezzati per l'impegno è
qualcosa che ci appaga». Il cortometraggio, visiibile all'indirizzo web
https://m.youtube.com/watch?v=kmI27JN1Oqg in poco più di 22 minuti racchiude un incalzare di
inseguimenti, sparatorie, colpi di scena, che prendono le mosse dallo scrigno di Ermes, "uno dei più intriganti
misteri dell'antichità", del quale entra in possesso il nostro simpatico ladro. «Abbiamo deciso di partire da
Youtube - dichiara Vincenzo - per attendere i feedback dei fan, che stanno già arrivando in gran numero e
che ci incoraggiano ad andare avanti». Di tutto rispetto anche la colonna sonora del cortometraggio, "che
scorre come in un brano di musica jazz, in cui nulla è come sembra", scrive il regista Spadoni a fianco della
locandina. «La colonna sonora è stata tratta dal film originale Oav - racconta Vincenzo, episodio zero della
saga di Lupin III -, mentre la nostra collaborazione è nata casualmente tra amici, proprio per la mia
somiglianza con il protagonista». "Lupin III -alliance" è tutto ambientato tra Porto Garibaldi, Lido Estensi,
Comacchio e il castello di Mesola e c'è da scommettere che l'affiatato gruppo stia già lavorando ad un nuovo
episodio. Una sola anticipazione: vedremo presto Lupin III alle prese con nuove rocambolesche avventure
ambientate nella Repubblica di San Marino. Se il doppiaggio rispecchia fedelmente quello dell'ultima serie dei
cartoni animati, una curiosità riguarda le pistole impiegate nello short movie, «Sono pistole giocattolo - spiega
- con il tondino rosso mascherato mediante la tecnica del filtro a seppia, gentilmente messe a disposizione
dal gruppo softair di Comacchio Navy Eels». Katia Romagnoli ©RIPRODUZIONE RISERVATA
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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Su Youtube spopola la versione lagunare del celebre Lupin III Il regista Daniele Spadoni firma un simpatico
short movie Vincenzo di Vaccolino è il ladro: «Un'esperienza divertente»
29/12/2014
La Nuova Sardegna - Ed. nazionale
Pag. 22
(diffusione:59819, tiratura:72030)
Un Capodanno con Eastwood e Tim Burton
Un Capodanno con Eastwood e Tim Burton
Nelle sale arrivano anche il nuovo film di Alessandro Siani e "The imitation game" di Morten Tyldum
ROMA Tante novità cinematografiche in arrivo a gennaio nella sale italiane. In contemporanea a Capodanno
usciranno quattro film fra i più attesi della nuova stagione, «American Sniper» di Clint Eastwood, «Big Eyes»
di Tim Burton, «Si accettano miracoli» di Alessandro Siani, «The imitation game» di Morten Tyldum. Il nuovo
film di Eastwood racconta la storia di Chris Kyle, un texano che si arruola nell'esercito, partecipando a quattro
missioni in Iraq. Nel giro di pochissimo tempo diventa uno dei migliori cecchini delle forze militari americane.
Nel ruolo di Kyle c'è Bradley Cooper, affiancato fra gli altri da Sienna Miller e Luke Grimes. Il 1° gennaio
uscirà anche «Big Eyes», film che segna il ritorno di Tim Burton a due anni di distanza da «Franken Weenie».
La storia è vera ed è quella, ambientata negli anni '60, della pittrice Margaret Keane, che grazie al genio
commerciale del marito Walter Keane diventa famosa per i suoi quadri. Ma a fingersi autore delle opere della
donna è proprio il marito, cosa che produrrà effetti molto negativi sulla salute mentale di Margaret. Le
musiche del film sono di Danny Elfman che da diversi anni collabora con il geniale regista americano. Fra gli
interpreti Amy Adams e Cristoph Waltz. Altra storia vera è quella al centro di «The Imitation Game», film che
segna il debutto alla regia di Morten Tyldum. Interpretato da Benedict Cumberbatch e Keira Knightley è la
biografia di Alan Turing, geniale matematico che durante la seconda guerra mondiale è riuscito a decrittare il
codice di comunicazione dei nazi-fascisti. La terribile macchina tedesca, in coincidenza con l'imminente uscita
del film, è da pochi giorni esposta al Palazzo delle Esposizioni di Roma nell'ambito della mostra «Numeri».
Sempre a Capodanno arriverà nelle sale «Si accettano miracoli», seconda opera di Alessandro Siani. Oltre al
regista e attore napoletano del cast del film - che racconta in chiave di commedia la rivalità fra due paesi, uno
in collina, l'altro al mare - Fabio Di Luigi e Serena Autieri. Altro atteso debutto alla regia è quello di Russel
Crowe. Il suo «The Water Diviner», storia di un agricoltore australiano che intraprende un lungo viaggio verso
la Turchia per ritrovare i suoi tre figli dati per dispersi in guerra, arriverà nelle sale italiane l'8 gennaio. Nel
cast con Crowe anche Olga Kurylenko e Jai Courtney.
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Un Capodanno con Eastwood e Tim Burton Nelle sale arrivano anche il nuovo film di Alessandro Siani e "The
imitation game" di Morten Tyldum
30/12/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Fellini inedito: "Il giorno in cui ho deciso di diventare regista "
JEAN A. GILI
Fellini inedito: "Il giorno in cui ho deciso di diventare regista" COSA le viene in mente quando sente
pronunciare la parola "Cinecittà"? «Posso dirle che cosa mi veniva in mente le prime volte che l'ho sentita.
Era qualcosa di oltremodo favoloso, un po' come se doman-daste a un medico o a qualcuno che sente di
avere una vocazione per la medicina cosa significano per lui le parole "policlinico" o "ospedale", o come se
chiedeste a un bambino che ha una vocazione religiosa cosa evoca in lui il sentir parlare del Vaticano o della
Basilica di San Pietro. Quando ero piccolo questa parola, "Cinecittà", evocava l'idea di una dimensione che
avrebbe fatto parte della mia vita.
Dal punto di vista della seduzione, di un'attrattiva esteriore, si trattava della città del cinema, dunque della
città delle attrici, delle dive. La mia generazione è nata con il mito del cinema americano. Siamo stati tutti
affascinati dalle star di Hollywood, da Clark Gable, Gary Cooper. Per me, che abitavo a Rimini, una cittadina
di provincia, il fatto di sapere che anche in Italia c'era una Cinecittà, vale a dire qualcosa di simile a
Hollywood, era motivo di grande eccitazione, di grande seduzione(...).
Ricordo ancora la prima volta che sono arrivato, in tram, un piccolo tram che partiva dalla stazione
ferroviaria, si lasciava alle spalle la città e attraversava chilometri e chilometri di campagna in mezzo alle
rovine di un acquedotto romano. Alla fine compariva questa specie di costruzione che assomigliava
veramente a un ospedale o a una città universitaria e, invece, aveva quel nome magico, Cinecittà(...).
Ricordo che in quel momento c'era Blasetti, il Regista con la R maiuscola, intento alle riprese, se non ricordo
male, di La corona dif erro. Sono quindi piombato in mezzoa una dimensione cinematografica molto
italiana:(...) una sorta di Quo vadis ? fatto in casa, di Ben Hur laziale, e al centro di tutto questo polverone
fatto di comparse vocianti, soldati, schiavi, cocchieri tirati da cavalli, al di sopra di questa marea di persone a
un certo punto ho visto alzarsi il braccio di una gru che saliva, saliva, sempre più in alto e, su questa gru,
c'era il regista, il regista nella sua massima espressione di apoteosi(...) che si innalzava sempre di più, che
saliva verso il sole, verso le nuvole... In seguito Cinecittà è veramente diventata la mia città(...).È la
dimensione per me più congeniale, qualcosa di simile, come dicevo prima, all'ospedale per il medico, al
palazzo di giustizia per l'avvocato». Nei suoi primi film, Lo sceicco bianco e La strada , ci sono molti esterni;
poi, a poco a poco, lo studio diventa sempre più importante, fino ad arrivare a E la nave va, che è tutto girato
utilizzando scenografie artificiali.
«Anche in Lo sceicco bianco , in realtà, ci sono delle sequenze girate a Cinecittà, ad esempio tutte quelle in
cui viene utilizzato il trasparente; tutta la scena del mare è stata girata nel teatro di posa(...).
Anche nei Vitellon i ho girato qualcosa a Cinecittà(...). Il cinema è fatto di immagini. Il cinema è un'immagine,
e l'immagine la si mette a punto servendosi della luce, perché è la luce che crea l'immagine.
In questo senso penso che il cinema abbia veramente uno stretto legame con la pittura e quindi anche con la
luce. La luce in uno studio la si può esigere, controllare, modellare. Ci si può esprimere con la luce; in esterno
tutto ciò diventa più complicato(...). Penso che lo studio sia l'ambiente nel quale l'immagine che abbiamo
immaginato può essere realizzata esercitando un controllo completo, in maniera simile a quanto fa il pittore
utilizzando il pennello sulla tela(...). Nella misura in cui l'espressione cinematografica è realmente un artificio,
è normale che si tenda a realizzare tutti i film in teatro di posa(...)». Costruire un mare di plastica la diverte?
«Nonè questione di divertimento. Credo che ogni atto espressivo riempia il suo autore di un'energia
vivificante, e in tal senso può forse essere anche considerato un divertimento. Si tratta sempre di un grande
gioco, di un teatro delle marionette, di ombre cinesi, di un mo do di dipingere, di una maniera di partecipare
gioiosamente a quell'attività semidivina che è la creazione. In tutto ciò c'è un'esaltazione di sé, del proprio
ego... C'è qualcosa di gratificante. Si tratta del divertimento sperimentato dal bambino quando gioca. Il mare
di plastica è un'esigenza espressiva». Quando gira nel quartiere monumentale dell'Eur, a Roma, in genere lo
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R2 / LA CULTURA
30/12/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
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utilizza come fosse una scenografia realizzata in uno studio cinematografico.
«L'Eur, con i suoi grandi cubi di marmo, a sua linearità, dà quest'immagine di città metafisica, alla de
Chirico(...). Ho girato diverse sequenze in esterno all'Eur, e ho anche ricostruito artificialmente il quartiere
nell'episodio di Boccaccio '70 , rifacendolo praticamente tutto in miniatura(...). All'Eur ho girato anche alcune
scene di La dolce vita . Si tratta di una zona che mi affascina per via di questa sua capacità di suggestione
scenografica». Quando lavora in studio, che tipo di rapporto ha con lo scenografo, il costumista, il direttore
della fotografia? «Un rapporto dispotico, dittatoriale, di autorità assoluta: devono fare quello che dico! [ride]. In
realtà, ho con loro un rapporto eccellente, si tratta di amici. Lo scenografo e il direttore della fotografia sono il
braccio destro e quello sinistro dell'autore, sono le sue dita, i suoi occhi».
La sua immaginazione e la sua fantasia trovano il modo di esprimersi nella maniera più naturale in studio,
piuttosto che in esterno.
«Sì. Dato il tipo di storie che racconto o che ho intenzione di raccontare, mi sembra di riuscirea essere più
preciso, di non affidare nulla al caso(...). In un teatro di posa è possibile esercitare un controllo maggiore di
quanto non si possa fare affidandosi alla luce del sole(...)». Alla fine di E la nave va vengono mostrati allo
spettatore la cinepresae il teatro.È un omaggio a Cinecittà? «Un omaggio a Cinecittà? E se avessi girato il
film altrove? Non si tratta di un omaggio a Cinecittà, è piuttosto un omaggio al cinema, all'espressione
cinematografica.
È anche un modo, perlomeno nelle mie intenzioni, di esprimere il mio punto di vista con una certa modestia.
(...) Questa cinepresa che arretra e che disvela allo spettatore lo studio, l'artificio, il grande palcoscenico
mobile sorretto da pistoni, i fondali, tutta la troupe, i trucchi cinematografici, era un modo per dire: "Io sono
uno che fa cinema, quindi ho raccontato questa storia ma l'ho fattoa partire dal mio punto di vista, che è
quello di un uomo di spettacolo(...). Io sono innamorato del set, dello studio, delle quinte, delle luci, dei
riflettori. Avevo quindi voglia di mostrare i miei mezzi espressivi, in maniera analoga a un pittore che facesse
delle foto al suo atelier, con i suoi cavalletti, le sue tele, le sue tavolozze, i suoi stracci". Volevo anche
mostrare allo spettatore malato e assetato di realismo(...) il rovescio della scenografia e dirgli: "Sì, è vero, è
tutto un artificio, una finzione, guarda, è addirittura una finzione totale, ma talmente complessa, in grado di
ricorrere a una tale quantità di macchinari, che si giustifica da sé" ».
Non ha l'impressione che lo studio sia anche, da parte sua, un modo per proteggersi dal mondo esterno?
«No, perché a conti fatti la vita all'interno di una troupe cinematografica (...) è veramente un apologo della vita
sociale, quindi non ho affatto l'impressione di proteggermi. Quest'accusa potrebbe essere rivolta a chiunque».
Non è un'accusa.
«Ad ogni modo, è un'osservazione che potrebbe essere fatta anchea proposito di un chirurgo: "Ma lei, che
se ne sta sempre in clinica a operare, non si distacca troppo dai problemi della vita?". Lo stesso si potrebbe
fare con uno scrittore, con chiunque; anche con un astronauta (...)». (Traduzione di Marco Zerbino. Colloquio
registrato nel 1984 e uscito su Positif nel febbraio del 1986)
MICROMEGA L'inedito di Federico Fellini è tratto dall' Almanacco del cinema di Micromega in edicola,
libreria, su iPad, da oggi. Tra i nomi "ospitati" Olmi, Loach, Sorrentino
Foto: LE IMMAGINI Fellini sul set della Dolce Vita e sopra, davanti al plastico di Cinecittà. A sinistra, Alberto
Sordi è Lo Sceicco Bianco
30/12/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 36
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Silenzio in sala i nostri registi alla ricerca di una nuova Grande Bellezza
Moretti e la madre, Sorrentino e i figli, le fiabe di Garrone e il Boccaccio dei Taviani
NATALIA ASPESI
NEL 2014, dopo anni, un film italiano, La grande bellezza di Sorrentino, ha vinto l'Oscar per il film straniero,
per il 2015 Il capitale umano di Virzì, assieme ad altri bei film di altri paesi, è già stato scartato alla prima
selezione. Fuori dalla baraonda dei film di Natale, ci aspetta una valanga di film italiani d'autore, e gli autori
sono, dopo quattro anni di silenzio, Nanni Moretti ( Mia Madre di cui come sempre nulla si sa), Sorrentino ( La
giovinezza , due vecchi amici parlano dei figli), Garrone ( Il racconto dei racconti , ispirato alle fiabe
secentesche di Basile) Hanno tutti attori stranieri, e la loro uscita è prevista per maggio, con un pensiero a
Cannes. I fratelli Taviani in silenzio da tre anni, mandano sugli schermi Meraviglioso Boccaccioe ci saranno
anche i film di Cristina Comencini, Francesca Archibugi, Maria Sole Tognazzi, più quello della coppia
Castellitto-Mazzantini, lui regista dal romanzo della moglie. AncheA Bigger Splash , di Luca Guadagnino,
ispirato al vecchio film francese La piscina , ha protagonisti stranieri e pare che aspiri alla mostra di Venezia.
Il primo autore italiano del 2015 in sala a metà gennaio è Saverio Costanzo con Hungry Hearts , girato a New
York in inglese, coppa Volpi a Venezia per i due protagonisti, l'italiana Alba Rohrwacher e l'americano Adam
Driver, storia molto contemporanea dell'ossessione per il cibo, con una madre che non vuole alimentare il
figliolino per non avvelenarlo. I film dei nostri migliori registi dovranno cavarsela in una marea quasi sempre
americana, di avengers, fast and furious, serial killer, cenerentole, piaghe d'Egitto, agenti speciali, alzeihmer,
gangster e 50 sfumature, più certamente qualche capolavoro come il film di Paul Thomas Anderson, Vizio di
forma tratto da Thomas Pynchon. Tralasciando la politica, il sesso (tranne un po' di signorile lesbismo) e
privilegiando storie leggere familiari, sono decine i nostri film tendenti alla commedia, (e Si accettano miracoli
di Siani viene lanciato subito come il film più comico dell'anno) costruiti dai produttori con uno sguardo alle
televisione e uno alla banalità, certi che in tempi grami, la gente voglia solo la risata facile: però i sapienti
giovani lettori di Ciak hanno eletto miglior film italiano del 2014 Il giovane favoloso di Martone, vita e opere di
Giacomo Leopardi, che è anche molto piaciuto all'estero: da noi ha già superato i sei milioni di incasso.
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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R2 Next /IL CINEMA
30/12/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 45
(diffusione:556325, tiratura:710716)
AG&G milionari a Natale Il film "The interview" è il più scaricato di sempre
(c.m.)
ROMA. Il Natale è di Aldo, Giovanni e Giacomo. Grazie al film Il ricco, il poveroe il maggiordomo il trio comico
ha fatto registrare l'incasso maggiore del lungo weekend delle feste, dal 25 al 28 dicembre, con 4.505.778
euro (finora il film ha incassato un totale di 9.614.389 euro). Al secondo posto il terzo e conclusivo capitolo
della trilogia ispirata al libro di J. R. R. Tolkien, Lo Hobbit: la battaglia delle cinque armate con 4.051.852
euro.
La vera sorpresa del weekend natalizio si è rivelato Un Natale stupefacente , terzo incasso degli ultimi
quattro giorni con 3.351.114 euro e un totale di 4.459.421 euro. Il film con Lillo & Greg e con Ambra Angiolini
ha superato persino il film della disney Big hero6 , al quarto posto con 3.187.511 euro. Seguono al quinto
L'amore bugiardo - Gone girl di David Fincher con 2.666.118 euro e al sesto Il ragazzo invisibile di Gabriele
Salvatores con 1.981.409 euro.
On line il film The interview, al centro di una controversia politico-diplomatica tra la Corea del Nord e gli Stati
Uniti è diventato il film più scaricato di sempre a quattro giorni dall'uscita natalizia. L'incasso per la Sony
attraverso i download è stato di 15 milioni di dollari, scaricato più di due milioni di volte già fino al 27
dicembre. Il film, che racconta un immaginario complotto americano per uccidere il leader Kim Jong-un, era
stato ritirato dalle sale in cui era proiettato in anteprima e la sua uscita bloccata. La Sony è poi tornata sui
suoi passi ed ha fatto uscire il film on line e in 331 sale americane dove dal suo debutto di giovedì ha
incassato 2.8 milioni di dollari, dei quali 1.8 milioni nel weekend natalizio. Fine settimana che in America ha
visto prevalere Lo Hobbit con 41.4 milioni di dollari, seguito da Unbroken con 31.7 milioni e dal musical
Disney Into the woods , con 31 milioni.
I NUMERI
4,5 mln
15 mln IL RICCO, IL POVERO....
Il film di Aldo, Giovanni e Giacomo è il più visto nel weekend natalizio THE INTERVIEW Download (in dollari)
per il film al centro dello scontro tra Corea del Nord e Usa
Foto: IL TRIO Una scena di "Il ricco, il povero e il maggiordomo" con Aldo, Giovanni e Giacomo
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R2 SPETTACOLI /BOX OFFICE
30/12/2014
La Repubblica - Napoli
Pag. 5
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Premiati De Gregori e Martone Il regista : "L'Italia distrugge i suoi migliori talenti..." Luca Zingaretti, Timothy
Spall, Terry Gilliam, Mimo Calopresti fra gli ospiti della rassegna
(il. urb.)
«IN ITALIA dovremmo essere più orgogliosi dei nostri talenti, farcene un vanto invece di buttare tutto giù». È
duro Mario Martone al simposio sul cinema nell'ambito della rassegna "Capri Hollywood". «Sono stati decenni
terribili - aggiunge - è passato il luogo comune culturauguale-parassitismo. Pensiamo all'articolo 28 sui
finanziamenti al cinema di cui io ero un affezionato e senza il quale non avrei mai fatto il mio primo film. In
Italia c'è la tendenza ad applicare male le leggi giuste, farle a pezzi, anche perché poi interviene la corruzione
e si negano tante opportunità per i giovani». L'attacco del regista napoletano arriva a poche ore dal premio
ricevuto per il miglior film dell'anno "Il giovane favoloso" (oltre 6 milioni di incassi) alla rassegna caprese:
Martone è stato premiato da Francesco De Gregori. Il regista ha poi ricambiato consegnando al cantautore il
"Legend Music Award". Oggi la kermesse caprese prosegue alle 11 alla Certosa di San Giacomo con una
discussione sulle nuove piattaforme e richieste nel settore cinematografico.
A confronto David O. Russell, Terry Gilliam, Pawel Pawlikowski, Roberto Faenza, Andrea Purgatori, Mimmo
Calopresti e Luca Zingaretti. Le conclusioni sono affidate al distributore Fulvio Lucisano. Zingaretti poi alle 15
a Palazzo Celio in Piazzetta terrà un faccia a faccia con l'attore inglese Timothy Spall, premiatoa Cannes
come miglior interprete maschile per "Mr.
Turner". Spall parteciperà alla proiezione del film in anteprima italiana alle 20 al cinema Paradiso ad
Anacapri (ingresso libero fino ad esaurimento posti). A seguire interventi musicali di Noa, Peppino Di Capri e
Edoardo Bennato. La serata si chiuderà con la consegna dei premi a Russell e Pawlikowski, Spall, Brenda
Blethyn e lo stesso Zingaretti, insignito del Capri Cult Award. Un premio speciale, il Capri Family Award,
anche a Richard Linklater, regista di "Boyhood", film tra i favoriti all'Oscar, che ha seguito per dodici anni l'
attore Ellar Coltrane a sua volta premiato con il Capri Rising Star Award. Il Capri Music Award andrà a
Cristiano De André. Coltrane presenzierà domani alle 15 la proiezione di "Boyhood" al cinema Paradiso ad
Anacapri. Abbuffata di proiezioni il primo gennaio al cinema Paradiso: giovedì dopo "Perez" di Edoardo De
Angelis che parteciperà alla proiezione con Luca Zingaretti alle 14.30, è la volta di "Birdman" di Alejandro
Gonzalez Inarritu, alle 16.30 anteprima italiana di "Into the Woods" con Johnny Depp, a seguire "Still Alice" di
Richard Glatzer e "The Humbling" con Al Pacino. Venerdì alle 18 chiusura in grande stile con l'anteprima
europea del primo film da regista di Russel Crowe "The Water Diviner". PER SAPERNE DI PIÙ
www.caprihollywood.com www.comune.salerno.it
Foto: PREMIATI Francesco De Gregori e Mario Martone, tra i premiati di Capri-Hollywood
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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A Capri- Hollywood sfilano i big del cinema europeo
30/12/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 26
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Trasmetterà in chiaro il notiziario all news Al Gruppo Class andranno 9 milioni di euro La pay- tv propone già,
sul 26, i programmi di Cielo Cresce l'informazione economica
LUCA PAGNI
MILANO. Al quartier generale di Sky Italia, periferia sud di Milano, tentano in tutti i modi di smorzare i toni.
Non vorrebbero parlare di nuova guerra televisiva, di rinnovata lotta per la conquista di spazi pubblicitari da
strappare ai rivali Rai e Mediaset. Sforzi vani, perché l'operazione annunciata ieri dalla filiale italiana di
BSkyB, la media company del magnate australiano Rupert Murdoch è un'entrata a gamba tesa nel terreno
"principe" dei due rivali, i programmi televisivi in chiaro.
La notizia di per sé si liquida in poche righe: Sky Italia ha firmato un accordo che prevede la possibilità di
usare il canale 27 del digitale terrestre per trasmettere contenuti, in pratica raddoppiando la propria offerta in
chiaro con un canale che va ad affiancarsi a Cielo, che occupa la casella 26. Anche se la società
anglosassone si rifugia dietro il no comment , il nuovo canale in chiaro che si aggiunge alla sua
programmazione verrà sfruttato per rilanciare Sky Tg24, il canale all news che andrà così in diretta
concorrenza con Rai News24 e Tgcom24.
L'accordo - che si basa su un valore dichiarato della parti attorno ai 9 milioni - prevede anche una
collaborazione tra le concessionarie pubblicitarie delle due emittenti, nonché la creazione di un sito di
informazione finanziaria. Ma è evidente che ciò che più conta è la possibilità per Sky di poter raddoppiare i
canali in chiaro, per una strategia (anticipata da Repubblica nell'ottobre scorso) e che poi è stata confermata
ai primi di dicembre nel meeting con gli investitori dagli uomini di Murdoch: ottimizzazione dell'utilizzo dei
diritti tv, in connessione sempre più stretta con la tv in chiaro, con sinergie che si allargano sulle varie
piattaforme a cui possono accedere gli abbonati. In altre parole, Sky da gennaio potrà sfruttare i due canali
affiancati con cui fare sistema, aumentando la possibilità di raccolta pubblicitaria e sostenere maggiormente
Cielo , il canale del digitale terrestre che ha conosciuto nell'ultimo anno la maggior crescita. I dati forniti da
Sky Italia, parlano di un aumento dei contatti del 75 per cento, anche grazie al rilancio in chiaro delle
Olimpiadi di Londra (venivano trasmessi gli eventi più importanti), il Moto Gp e le finali di XFactor. E l'anno
prossimo Cielo scenderà in campo anche con il calcio: trasmetterà le partite più importanti dell'Europa
League (di cui si è aggiudicata il triennio 2015-18), in una sorta di premio di consolazione dopo che Mediaset
si è svenata per soffiare proprio a Sky l'esclusiva della Champions League. Del resto, Sky deve ampliare la
sua strategia se vuole continuare a crescere nei ricavi, visto che il mercato pubblicitario è quello che è (a
causa della crisi) e gli abbonati negli ultimi due anni sono scesi di quasi 200mila unità. Con la mossa di ieri
Sky rafforza una delle quattro "gambe" con cui si vuole muovere sul mercato tv: ai pacchetti in vendita via
satellite e al raddoppio dei canali in chiaro, si aggiungono Sky on line , l'offerta di programmi via internet, e
dal prossimo mese di marzo la possibilità di vedere i programmi attraverso il sistema Iptv, grazie all'accordo
con Telecom Italia, con i contenuto che viaggeranno attraverso il doppino di rame direttamente al televisore.E
tutto fa pensare che la sfida sia solo all'inizio. I PUNTI L'INFORMAZIONE Grazie all'accordo con Class, Sky
Italia trasmetterà sul canale 26 il suo programma Sky Tg24, in cambio riceverà contenuti di carattere
finanziario LA PUBBLICITÀ L'accordo sottoscritto tra Sky Italia e il gruppo Class prevede anche una
collaborazione tra le concessionarie di pubblicità LO SPORT Cielo ha già trasmesso le Olimpiadi di Londra e
il Moto Gp, ma dall'anno prossimo avrà anche il calcio con l'Europa League GLI ABBONATI Negli ultimi due
anni gli abbonati di Sky sono scesi di 200mila unità, ma in compenso Cielo è il canale del digitale con la
crescita maggiore
Foto: SKY ITALIA Gli studi milanesi di Sky Italia che sta ampliando la sua offerta dalla pay tv satellitare al
digitale in chiaro soprattutto nelle news
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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Sky raddoppia sul digitale terreste "Nostro il canale 27"
29/12/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 36
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Christian Bale "Sì, la Bibbia fa discutere ognuno ha il suo Mosè"
L' attore protagonista di "Exodus- Dei e Re" in sala dal 15 gennaio parla di sé e della censura subita dal film
in Egitto e Marocco
ARIANNA FINOS
PARIGI IL CAVALIERE non è più oscuro.
Christian Bale a 40 anni ha archiviato i musi lunghi, gli attacchi d'ira, la proverbiale diffidenza, insieme alla
tuta di latex e alla voce cavernosa del suo celebre Batman. L'incontro avviene in una Parigi pomeridiana che
scintilla di luci per le feste, all'Hotel Le Bristol,e subito chiarisce quello che secondo lui è un equivoco. «Ogni
volta che apro bocca, mi dicono che offendo qualcuno. Ma sono frainteso. Ho un umorismo che non viene
colto - ride - Faccio l'attore per questo. Quando nella vita sono me stesso le cose non vanno troppo bene,
così meglio essere qualcun altro». Ora è Mosè nel controverso Exodus- Deie Re di Ridley Scott (in sala dal
15 gennaio), poi a febbraio sarà in concorso alla Berlinale con Knight of cups di Terrence Malick.
Bale, com'è diventato Mosè? «Da cinque anni con Ridley Scott parlavamo di lavorare insieme. All'inizio non
ero convinto di questo ruolo. Poi ho pensato: sono un idiota se rifiuto,è una figura iconica nella storia
spirituale dell'umanità. La prima cosa che ho fatto, la notte in cui ho accettato, è stato noleggiare Brian di
Nazareth dei Monty Python e La pazza storia del mondo di Mel Brooks.
Perché lì trovi le bandierine rosse che scattano quando fai questo tipo di film. Basta un momento di solennità
di troppo e scatta la comicità involontaria. Poi ho vistoi ritratti di Charlton Heston e Burt Lancaster. Ho
studiato il copione, ma soprattutto ho letto la Torah .E Mosèè diventato per me uno degli individui più
affascinanti e contraddittori mai esistiti».
Un uomo capace di cose terribili.
«Aveva uno spiccato senso della giustizia, ma era risoluto nell'usare misure violente per ottenerla.
Apparteneva a un'era permeata di violenza». L'accoglienza al film è stata controversa. Lei cosa ne pensa?
«Al centro c'è il rapporto tra due uomini che vogliono considerarsi fratelli. Uno, pur scettico sugli dei
panteistici dell'Egitto, li ritiene necessari per sostenere la struttura di potere a cui appartiene: poi incontra Dio.
L'altro crede di essere lui stesso un dio. Entrambi compiono un radicale viaggio di trasformazione e si
ritrovano in un confronto sorprendente. Tutto ciò nel mezzo dello spettacolo delle piaghe, che Ridley ha
affrontato con l'approccio più scientifico possibile, pur rispettando il testo biblico».
Ma proprio questo approccio è stato uno dei motivi per cui il film è stato censurato in Egitto e Marocco. Prima
c'era stata anche la polemica per la scelta di attori bianchi.
«La Bibbia al cinemaè sempre motivo di controversia. Ho incontrato grandi esperti, ciascuno con una
opinione su come doveva essere Mosè, spesso una opposta all'altra. Così ho scelto di basarmi sulla
sceneggiatura e sulla Torah. Qui c'è quella pagina bellissima, quando Mosè è chiamato da Dio la prima volta
e dice: "Io non sono questa persona".E Dio s'arrabbia. Ecco noi ci siamo soffermati su come deve esser
terrificante essere alla presenza di Dio, richiesto da lui di fare qualcosa per cui non ti senti capace. Abbiamo
creato un uomo fallibile, con dei dubbi».
Qual è il suo rapporto con la religione? «Non sono credente, maè un tema che mi interessa. Mio padre
nemmeno lo era, ma aveva molti amici preti che hanno aiutato la nostra famiglia, quando ce la passavamo
male».
Lei ha detto di essere come suo padre, un sognatore.
«Da lui ho preso il temperamento vagabondo, affascinato dalle persone, sempre alla ricerca di cose nuove,
con il terrore di restare bloccato». Knight of cups segna il suo ritorno con Malick dopo Il nuovo mondo .
Interpreta un artista di successo tra eccessi e redenzione. Qual è il suo rapporto con lo star system? «Non
sono una star e ne sono contento. Sono però un attore in grado di trainare un film. Di star ce n'è bisogno, ma
non è un compito che intendo prendere sulle mie spalle».
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R2 Spettacoli & TELEVISIONE
29/12/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 36
(diffusione:556325, tiratura:710716)
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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Dallo psicopatico di American Psycho allo scheletrico Uomo senza sonno , da Batman al macilento The
fighter , fino al tozzo truffatore di American Hustle . Il suo lavoro sul corpo è notevole.
«Ora che ho quarant'anni mi rendo conto degli effetti di ciò che ho fatto al mio corpo... (ride). È che credo
nella trascendenza che si raggiunge spingendo se stessi fisicamente molto in là. Appartiene alla cultura dei
nativi americani: per loro la sofferenza fisica aiuta al raggiungimento della luce spirituale. Ci credo anch'io.
Non uso mai trucchetti, smorfie. Devo sentire qualcosa di profondo. Più che fisica, la battaglia è mentale, per
me. Per Mosè, per esempio, ero reduce da American Hustle , avevo la panciae la testa pelata.
Quando Ridley mi ha visto ha urlato al suo agente "Ci serve un nuovo attore". Gli ho detto: mi faccio
crescere i capelli più che posso. Ma niente barba posticcia, baffi che volano mentre ti muovi: un artista
italiano mi ha applicato, ciocca per ciocca, barba e capelli che sembravano veri».
Nel film accanto al faraone compare la sua figlia maggiore.
«Ha fatto un solo ciak, è pazza di Ridley. E io sono pazzo di lei. Le donne sono sempre state importanti per
me. Mio padre mi ha insegnato la parità delle donne, in politica e nella vita. Ma solo quando hai una figlia
realizzi quanto siamo indietro.
Emmeline avrebbe voluto giocare a football ma nelle scuole inglesi non è facile.
Ora voglio che capisca che non c'è niente che lei non possa fare e nessuno che possa fermarla».
AMERICAN HUSTLE L'APPARENZA INGANNA Nel 2013 David O.
Russell lo sceglie come impostore obbligato a lavorare per l'Fbi BATMAN Christopher Nolan gli affida dal
2005 il ruolo dell'uomo pipistrello nella celebre trilogia del "Cavaliere oscuro" AMERICAN PSYCHO L'attore
nel 2000 interpreta uno yuppie che vive una doppia vita nel film diretto da Mary Harron e ispirato al romanzo
di Breat Easton Ellis CARRIERA
Solo quando hai una figlia capisci quanto siamo indietro in fatto di parità delle donne
Il profeta del film di Ridley Scott è un uomo pieno di dubbi, fallibile. Mi sono ispirato alla Torah
Non sono un credente, ma mio padre conosceva molti preti: ci aiutavano quando ce la passavamo
male
"Quando recito non uso mai trucchetti o smorfie, devo sentire qualcosa di profondo IL KOLOSSAL AL
CINEMA Christian Bale, 40 anni, inglese; sopra, nel ruolo di Mosè in "Exodus - De e Re" il kolossal biblico di
Ridley Scott in sala dal 15 gennaio
28/12/2014
La Repubblica - Torino
Pag. 7
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Una fiction Rai ultimo tentativo per il salvataggio degli studi Lumiq
Il polo ex Fert è in liquidazione. La tivù pubblica pensa ad un affitto degli spazi per 6 mesi
DIEGO LONGHIN
GLI studi del Virtual e Multimedia Park di corso Lombardia, noto come Lumiq, potrebbero tornare a vivere
grazie a «Delitti in famiglia», la fiction che la Rai inizierà a girare a Torino. E proprio la produzione voluta dalla
tivù di Stato potrebbe rappresentare l'ultimo tentativo per una seconda vita per gli spazi nati all'interno dell'ex
stabilimento Fert. Si tratta di un investimento importante che si tradurrà anche in nuovi posti di lavoro. Il via a
metà febbraio, almeno questaè l'ultima data comunicata nei casting pubblicati dalla Film Commission per
cercare gli attori per la nuova produzione, targata Fremantle Media, che andrà in onda su Rai 3 in prima
serata. Selezioni che ormai sono arrivate alla conclusione.
Si tratta di un serial lungo, il primo ciclo sarà di dodici puntate, ma in caso di successo ci potrebbe essere
altre serie. Insomma, un investimento di lungo periodo che porterebbe ricadute positive per Torino e per lo
stesso centro di produzione Rai guidato da Pietro Grignani. Basti pensare agli effetti che ha prodotto "Un
posto al Sole" per Napoli, realizzato dalla stessa Fremantle. Non si tratta però di una soap opera, ma di una
fiction seriale di un'ora a puntata: una sorta di noir poliziesco con storie che si intrecciano all'interno di una
casa.E rimane da capire dove saranno realizzati i set principali, legati agli appartamenti del "condominio" di
«Delitti in famiglia». Tra settembre e ottobre, quando alla vigilia del "Prix Italia" sono trapelate le prima
indiscrezioni sulla nuova produzione, era stato indicato lo studio appena ristrutturato all'interno del polo di via
Verdi, spazio compreso all'interno del nuovo "Prix Italia Village". Ad ottobre è stato lo stesso Paolo Damilano,
numero uno di Film Commission, ad annunciare l'arrivo di questa importante realizzazione per Torino. In
seguito l'attenzione è ricaduta anche sulla Cavallerizza.
Alla fine gli occhi di chi è alla ricerca delle location migliori, dedicandosi in questi mesi ai sopralluoghi, si
sono posati sugli studi del Virtual, l'ormai ex parco tecnologico nato nel 2000 e dedicato alla produzione e
post-produzione cinematografica e multimediale. Luogo adatto per ospitare una realizzazione di grandi
dimensioni.
Il polo è più noto come Lumiq, società che aveva in gestione gli spazi costruiti in corso Lombardia, dove un
tempo sorgevano gli storici studi cinematografici Fert,ei macchinari del centro. Dopo gli anni d'oro, il poloè
andato progressivamente in crisi e gli enti locali, che prima hanno sempre ripianato le perdite, investendo
milioni di euro, hanno poi deciso di metterlo in liquidazione.
Ora a governare il centro nella veste di liquidatore è Franco Nada. L'interesse di Fremantle e Rai per gli
spazi è ricambiato: la trattativa per affittare gli studio per circa cinque-sei mesiè in corso. La produzione,
regista Giuseppe Gagliardi sceneggiatore Claudio Corbucci, fa parte del piano fiction approvato dalla Rai per
il 2014 per un importo di 7 milioni e 800 mila euro. La fiction non verrà girata solo in interni. Anzi. Secondo i
programmi la maggior parte della realizzazione sarà ambientata in esterni. E Torino avrà quindi anche un
ritorno di "immagine" potendo sfruttare la prima serata di Rai Tre per dodici puntate. E il Lumiq di corso
Lombardia se la trattativa andrà a buon fine, oltre ad ospitare i set della casa, potrebbe essere la base
operativa della produzione.
PER SAPERNE DI PIÙ Aggiornamenti e notizie su torino.repubblica.it
Foto: STUDIOS TECNOLOGICI A destra: i teatri di posa Lumiq moderni e poco utilizzati. Sopra: la sede Rai
di via Verdi
Foto: PROTAGONISTI In alto: Pietro Grignani direttore del centro produzione Rai di via Verdi Sopra: Paolo
Damilano di Film Commission
Foto: INDOTTO Tecnici impegnati nella realizzazione di produzioni tivù La nuova fiction può avere ricadute
positive nell'indotto televisivo
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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La città multimediale Il retroscena Gli impianti di corso Lombardia torneranno a vivere grazie a "Delitti in
famiglia", lungo serial Ricadute positive per via Verdi
27/12/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 1
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Meglio la Corazzata Potemkin del cinepanettone sulla Corea
VITTORIO ZUCCONI
WASHINGTON SOLTANTO il mistero della stupidità politica e della permalosità censoria dei despoti può
spiegare la guerra di hacker scoppiata attorno a "The Interview", il film che ha indignato Putin, ha offeso Kim
Jong-un, ha mobilitato l'Fbi, ha turbato Obama e che lascia, in chi come me lo ha dovuto vedere, una voglia
pazzesca di rivedere "La corazzata Potemkin" in compagnia di Fantozzi.
A PAGINA 14 CON UN ARTICOLO DI ALBERTO FLORES D'ARCAIS WASHINGTON SOLTANTO il mistero
della stupidità politica e della permalosità censoria dei despoti può spiegare la guerra di hacker scoppiata
attorno a "The Interview", il film che ha indignato Putin, ha offeso Kim Jong-un, ha mobilitato l'Fbi, ha turbato
Obama e che lascia, in chi come me lo ha dovuto vedere, una voglia pazzesca di rivedere "La corazzata
Potemkin" in compagnia di Fantozzi.
Giudicare criticamente il film di Seth Rogan e di Evan Goldberg, i due autori, sceneggiatori, produttori
canadesi che hanno travolto la Sony in un gorgo di spionaggio e di ricatti in Rete mai visto prima e che ha
fatto parlare di "guerra", è inutile. Il copione è infantile. Praticamente "Vacanze a Pyongyang". Come abbiano
potuto questi 58 minuti di gag scatenare l'offensiva dei topi della Rete, apparentemente, ma non
necessariamente nordcoreani, per difendere l'onore di Kim il Terzo, il paffuto e già naturalmente ridicolo
satrapo di Pyongyang, rimane razionalmente oscuro. Lo è ancora di più dopo avere sofferto la visione del film
che ha incassato nelle 300 sale indipendenti dove si è proiettato a Natale, la modesta somma di 1 milione di
dollari. Lontana dai 44 milioni spesi per produrlo, a cominciare dai dieci pagati a Rogan e Goldberg, la coppia
che si affermò sceneggiando, insieme con Sasha "Borat" Cohen, la serie televisiva di "Da Ali G Show".
Lontanissima dai 14 milioni rastrellati da Angelina Jolie con il suo "Unbroken".
La descrizione e la satira dell'erede del "Regno dell'Eremita" non dicono nulla che centinaia di reportage,
thriller, servizi tv, propaganda e inchieste non abbiano già detto, dalla sua ben nota passione per il peggior
ciarpame prodotto da Hollwyood alla frutta e verdura di gesso nei supermercati creati per abbagliare i pochi
visitatori stranieri. Le Nazioni Unite collocano all'85% della popolazione gli abitanti al di sotto del livello
minimo di alimentazione, mentre il regime, che dipende dagli aiuti internazionali per nutrire i sudditi, spende 1
miliardo e mezzo di dollari all'anno per l'arsenale nuclearee centinaia di milioni per il lusso del "Supremo
Leader".
È vero, come sa chiunque di noi abbia lavorato e scritto in nazioni dominate da despoti, che le dittature
sopportano meglio le accuse di atrocitàe di malgoverno anziché la prese in giro, essendo destituite di ogni
senso dell'umorismo o dell'ironia. Ma che cosa aggiunga o tolga questo "Panettone a Pyongyang" alla
narrativa sulla famiglia che da 60 anni tiranneggia la Corea del Nord, resta oscuro anche a chi pazientemente
attenda la fine e l'inevitabile carbonizzazione di Kim dopo un duello fra carri armati, elicotteri e missili balistici
degno di un James Bond sotto l'effetto dello Lsd.
Se c'è un obbiettivo ferocemente, e magistralmente centrato da "The Interview" questo non è lo sciagurato
lager asiatico, ma è quello che nel titolo stesso si intravede.
Il ridicolo è in quegli show televisivi come quello condotto e prodotto dai due protagonisti, che vanno alla
ricerca dell'audience e dello share solleticando e sollecitando il peggio nel pubblico, sempre alla ricerca di
fondamentali rivelazioni sulla vita sessuale, le debolezze,i pettegolezzi dei "famosi". Senza neppure volerlo, il
conduttore di questi talk show purtroppo ormai ubiqui, provoca la caduta del tiranno e la rivoluzione
democratica non smascherando le nefandezze dell'ultima isola del Socialismo Reale nel mondo, ma
mettendo a nudo nell'intervista la debolezza, l'umanità, le vergogne di Kim.
La satira vera è su di noi e contro di noi, contro la sempre più squallida industria dell'audience e dei click a
ogni costo, molto più che sul bambolotto di Pyongyang. È sul neo giornalismo televisivo da tabloid e da
gossip. Che alla fine, suprema e feroce ironia, ottiene quello che guerre, neocon, spionaggio, bombe,
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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"THE INTERVIEW", IL FILM MINACCIATO DAGLI HACKER
27/12/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
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reggimenti ed embarghi, non hanno mai ottenuto: il cambio di regime e l'esportazione della democrazia.
Semplicemente grazie alla scoperta che anche i Supremi Leader vanno al gabinetto.
IL CASO KIM DOTCOM REGALA VOUCHER AGLI HACKER Kim Dotcom, fondatore di Megaupload, famoso
sito di condivisione contenuti, ha tentato di fermare l'attacco a Microsoft e Sony regalando voucher per il suo
nuovo sito ai membri del gruppo hacker autore dell'attacco. Ma dopo qualche ora l'azione è ripartita
Foto: GLI ATTORI IN SALA I protagonisti del film si sono presentati a sorpresa in sala a Los Angeles
27/12/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 14
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Tutti in coda per il film su Kim Jong-un
"The Interview" è uscito a Natale in trecento sale e in streaming LA GIORNATA
ALBERTO FLORES D'ARCAIS NEW YORK.
«Let freedom ring». Mentre nella piccola sala si spengono le luci, l'unico lampo di stampo patriottico - la
celebre strofa della canzone "America", ripresa in un famoso discorso da Martin Luther King - arriva
dall'esercente, seguito da un più prosaico e classico «enjoy the show». Cinema Village - Manhattan, un paio
di isolati da Union Square - è una delle due sale dove a New York si poteva passare la serata di Natale
guardando "The Interview", il film della Sony Pictures (protagonista involontario il satrapo nord-coreano Kim
Jong-un) che ha scatenato la prima cyber-guerra tra Stati Uniti e la più feroce dittatura asiatica. Una sala nel
cuore dell'East Village, di solito frequentata dagli studenti della New York University alla caccia di film d'essai
invisibili nei grandi circuiti, che per un giorno si trasforma in salaevento. Pubblico misto, qualche redneck (il
prototipo dell'America conservatrice) un po' fuori luogo con i loro giubbotti patriottici, metà pubblico asiatico
(coreaniamericani in maggioranza), media tradizionali e digitali, giovani smanettoni, qualcuno con sofisticati
congegni "pirata" per registrare la pellicola. E diversi sedili vuoti, una quarantina in una sala da circa
duecento posti.
New York non è l'America, il "film dell'anno" - come recita una pubblicità della major che aveva (inizialmente)
ceduto alle minacce degli hackers di Pyongyang - non suscita grande interesse. Per strada un paio di tv locali
fanno fatica a intervistare gli spettatori, all'interno qualche crassa risata alle battute (qualcuna non male,
quelle scurrili le più gettonate) e alle facce gigionesche di James Franco, mentre scorrono le scene di una
NordCorea dai negozi pieni di cibo finto (per ingannare gli americani), le montagne innevate, i soldati truci e
una sexy-soldatessa. Il tutto, occorre ammetterlo, con la consueta bravura hollywoodiana per i film d'azione.
Va decisamente meglio altrove, nelle città del sud (Texas e Georgia in testa). Così, alla fine del Natale, la
Sony si ritrova fra le mani un bel milione di dollari d'incasso. Nulla a che vedere con le pellicole che stanno
sbancando in questi giorni (Unbroken di Angelina Jolie ne ha incassati quaranta nella stessa giornata), ma
niente male per un film - che ha avuto sì una delle più grandi pubblicità gratuite della storia - ma che è uscito
solo in 300 sale indipendenti in tutti gli States, contro le 3mila che erano state previste prima del cyberattacco alla Sony Pictures. Un milione a cui andranno aggiunti gli incassi dello streaming: il film è visibile a
pagamento su YouTube Movies, Google Play, Microsoft's Xbox Video e su un sito dedicato chiamato www.
seetheinterview.com (anche se in un solo giorno è già stato piratato 750 mila volte).
La Sony, però, deve incassare un nuovo hackeraggio: i pirati informatici, ma di un gruppo diverso da quello
del primo attacco, hanno preso di mira i servizi online delle consolle Playstation (e quelli della Xbox di
Microsoft). Da Pyongyang il regime di Kim Jong-un vaneggia nuove minacce, ma ottiene solo la solidarietà
della Russia. Nei cinema d'America i coreani di vecchie e nuove generazioni continuano a twittare senza
sosta.
PER SAPERNE DI PIÙ www.sonypictures.com www.seetheinterview.com
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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Stati Uniti
27/12/2014
La Repubblica - Palermo
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L'anno d'oro di Pif "Io, la mafia e la Sicilia da cambiare"
Parla l' attore e regista "Lo Statuto è da abolire In pochi alle urne? Meglio"
GIORGIO CARUSO
PIERFRANCESCO Diliberto al secolo Pif, 42 anni, è il siciliano dell'anno. Più famoso dell'uomo delle stelle
Luca Parmitano e dello "squalo dello Stretto" Vincenzo Nibali. Il 13 dicembre, quasi "rotolando" per la
sorpresa, è salito sul palco del Latvian National Opera di Riga, conquistando l'Oscar europeo del cinema col
film "La mafia uccide solo d'estate". IN QUELL' OCCASIONE Pif ha dedicato il premio a tutte le vittime della
mafia. «Ora venga istituito il reato di associazione mafiosa europeo».
Col suo film ha vinto due Nastri d'argento, due David di Donatello e un Globo d'oro. Ha fatto da apripista
nelle cinque serate del Festival di Sanremo 2014. Il suo programma su Mtv "Il Testimone"è arrivato alla
settima stagione e da marzo, è il testimonial di un noto operatore telefonico. Adesso Pif (che domani sarà al
Palab per uno spettacolo con Lirio Abbate) sta scrivendo il soggetto del suo secondo film mentre la Rai sta
realizzando una fiction di 12 puntate tratta dal film La mafia uccide solo d'estate .
Non ha paura che il pubblico si stanchi della troppa esposizione mediatica? «C'è un momento nella carriera
dei personaggi televisivi che si dice "è l'anno di...". Questo forse è il mio anno e sono molto contento. Ormai
sono come Belen, certamente meno bello di lei, ma adesso anche io faccio parte di quel circo mediatico.
Se prima ero un personaggio di nicchia, adesso mi ferma per strada anche la signora anziana. Io sono molto
pigro e non riesco a recitare la parte della star. Penso sempre che prima o poi tutto finirà e allora avrò
problemi a pagare l'affitto di casa» A 27 anni sua zia le offrì un posto come assicuratore a Frosinone, ma lei
tra un lavoro sicuro dietro una scrivania e il nulla scelse il nulla. Come andò? «Il mio sogno è sempre stato
quello di fare il regista. All'inizio facevo il cameraman per un'emittente televisiva palermitana, Trm, ma a 22
anni sono partito per Londra dove lavoravo in una catena di ostelli: stappavoi chiusini delle docce intasate dai
troppi peli e pulivo i cessi mentre erano in uso. Il tutto era davvero divertente».
Alla fine degli anni '90 lei tornò in Italia e iniziò a lavorare per Zeffirellie Marco Tullio Giordana. Dopo,
arrivarono Le Iene, Il Testimonee la notorietà.
«Sì. Nel '99 lavorai nel film di Zeffirelli, Un tè con Mussolini . In realtà, facevo il dog sitter di Blance, il jack
russel del maestro. Ma la cosa che mi piaceva di più erano i momenti di pausa sul set, quando Zeffirelli
raccontava di Fellini, Pasolini, Magnani. Poi nel 2000 ho lavorato con Giordana, come assistente alla regia
neI cento passi e, in quell'anno mi sono trasferito a Milano per frequentare un corso per autori tv organizzato
da Mediaset».
La mafia esiste anche a Roma come rivela il terremoto di Mafia Capitale . Siamo passati dal "baciamo le
mani" a "Li mortacci sua"? «È la prima volta che si parla di mafia a Roma: non si tratta di Cosa nostra
siciliana ma di un sistema mafioso ben radicatoe organizzato che va oltre la semplice corruzione». Eppure a
un tasso elevato di corruzione dovrebbe corrispondere lo stesso livello di ripulsa e invece... «Le persone
ormai sono avvilite, rassegnate. Non scendono più in piazza a manifestare. La gente non usa più il voto come
difesa ma mette in campo il voto di protesta: cioè non va a votare. In Sicilia, quando l'affluenza alle urne è
bassa a me non dispiace del tutto».
Perché? «Quei pochi che vanno a votare, ci vanno perché credono nel cambiamento e sono dei voti utili e
non comprati dalle mafie».
Lei per chi ha votato alle regionali siciliane? «Io ormai da molti anni voto in Lombardia. Se dovessi votare per
la Regione siciliana, non ho dubbi: voterei il Movimento 5 stelle. Serve un cambiamento generazionale.
Ho conosciuto il presidente Crocetta quando era sindaco di Gela e sono rimasto positivamente colpito:
politico antimafia e gay dichiarato in un comune difficile da gestire.
Un grande passo avanti per la Sicilia. Ma oggi, non ho elementi per dare un giudizio né positivo né negativo
sull'operato di Crocetta».
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L'INTERVISTA
27/12/2014
La Repubblica - Palermo
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ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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Facciamo finta che lei diventi Presidente della Regione Sicilia, la prima cosa che farebbe? «Un referendum
per eliminare lo statuto speciale della Sicilia. Poteva essere un modo per aiutare la Sicilia e invece la sta
distruggendo! Quando prendi un treno che, da Palermo a Catania impiega otto ore a cosa "minchia" mi serve
lo statuto speciale?». La Sicilia sembra rimanere la terra che tutti possono conquistare. Adesso anche Salvini
vuole issare la bandiera della Lega al sud.
«Non credo che Salvini riuscirà a farcela. E non penso neanche che possa essere il salvatore della Sicilia».
Qualcuno la definisce il Saviano della Sicilia. Che ne pensa? «Ho grandissima stima per Roberto Saviano ma
non credo di essere come lui. Ogni anno il 19 luglio vado in via D'Amelioa Palermo, per ricordare Paolo
Borsellino e i cinque agenti. Ma quest'anno non sono voluto andare. Non voglio diventare il sacerdote
dell'antimafia. Penso solamente che ognuno di noi può avviare un cambiamento».
Giorgio Bocca diceva: "Il provinciale è quello che anche se ha fatto fortuna e vive a New York, si domanda
sempre cosa dicono di lui al bar della piazza del paese". Ecco, di lei cosa si dice a Palermo? «Non saprei.
Sicuramente il film mi ha unito molto alla mia città. La cosa più bella è stato il giorno dopo l'uscita del film.
Fuori dal cinema, un ragazzino chiedeva al padre: "Papà, cos'è la mafia?"». © RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto: LA SCENA Perfrancesco Diliberto in un momento de "La mafia uccide solo d'estate", film che gli è valso
l'Oscar europeo del cinema
Foto: ELEZIONI E MANIFESTAZIONI Un seggio siciliano nel giorno del voto e, sopra, una manifestazione
per l'anniversario della strage di via D'Amelio. "Ognuno di noi può avviare il cambiamento"
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La Sicilia - Ed. nazionale
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«Italo, una bella fiaba»
Intervista all' attrice siciliana, esuberante candidata a sindaco nella pellicola firmata dalla modicana Alessia
Scarso
MARIA LOMBARDO Catania. Nel film Italo girato a Scicli (in sala il 15 gennaio distribuito da Notorius dopo le
anteprime al Festival di Vancouver, al TaorminaFF, al Festival di Minsk) Barbara Tabita, bella e brava attrice
siciliana nata ad Augusta, è Luisa Nigro, esuberante consigliere comunale in corsa per la poltrona di sindaco.
«Un personaggio che ho amato molto fin da quando ne immaginavamo il profilo, e che Barbara ha
eccellentemente interpretato e definito» dice la regista modicana Alessia Scarso al suo debutto nel
lungometraggio, prodotto dalla Arà di Roberta Trovato. La storia del cane randagio che andava a messa è
realmente accaduta a Scicli. I protagonisti sono un bambino (Meno, Vincenzo Lauretta) e un cane meticcio
interpretato da Tomak, un cane-attore addestrato. Nel cast Marco Bocci, Elena Radonicich, Lucia Sardo,
Tuccio Musumeci, Marcello Perracchio. Dopo le serie tv Il Commissario Montalbano, I Cesaroni, La nuova
squadra, Incantesimo 8, Il giudice Mastrangelo, Agrodolce, film come Io e Marilyn di Pieraccioni e Il 7 e l'8 di
Ficarra e Picone, Barbara ha reso parte al recente La mafia uccide solo d'estate di Pif dove fa la mamma del
protagonista da bambino. Adesso candidato sindaco. Che tipo di politico sarà Barbara? «Luisa Nigro
candidata contro Marco Bocci, è un tipo strambo, ci siamo ispirati a Silvana Grasso che è stata assessore al
Comune di Catania. Lei andò in tv con una motosega, io vado in studio portandomi del cemento e una paletta
per "cementare". Sono una sorta di Crudelia Demon ma è una fiaba. A Taormina i bambini si sono commossi.
Per lo stesso film ho lavorato nel marketing con la mia società Tatabrand: abbiamo fatto il merchandising
realizzando pupazzi di Italo che l'Ente protezione animali distribuirà nella sale. Questo film ha cambiato il mio
approccio con gli animali. Tomak è un cane attore professionista ma la sera in macchina si accucciava
quando rientravamo dal set. Ho cominciato a rompere il ghiaccio e quando vedo animali ora li accarezzo.
Desidererei avere un cane come Tomak». Barbara Tabita ha da poco girato Ci devo pensare diretto da
Francesco Albanese, Italiano medio di Maccio Capatonda, la serie tv La catturandi e ha appena finito a
Palermo Lo scambio di Salvo Cuccia con Filippo Luna, Paolo Briguglia, Vincenzo Pirrotta: suo primo ruolo
drammatico che coincide con il debutto del regista palermitano nel lungometraggio. E gli altri personaggi? «In
Italiano medio sono la bionda Sharon, nails stylist, unghie di 20 centimetri piene di paillettes, shatush giallo
limone, chiome fin sotto il sedere. Ho dovuto rifare tutto... capelli, mani: nulla di Sharon andava bene per il
film di Salvo Cuccia. E' il bello di questo lavoro. Sharon ha un cuore grande, sogna l'amore, molte persone
oggi non vanno al di là dello shatush. E' un'ignorante ma non puoi non volerle bene. In Catturandi che uscirà
su Rai1 in autunno prossimo faccio la moglie del boss, Concetta. Mi ammazzano il marito. E' la mia prima
serie tv sulla mafia: abbiamo girato a Palermo con la regia di Fabrizio Costa (nel cast anche Gullotta, Ghini,
Caprioli, Alessio Boni, Vincenzo Amato). Enrico Roccaforte è mio marito. Sono una donna dei bassi, pratica,
una mamma. Mi sono divertita nella gestualità che mi è piaciuto accentuare visto che sono siciliana, cosa che
avevo già fatto nel film di Pif». Non è il tipo che si lascia prendere dalla crisi. «E' un periodo talmente brutto
che chiunque incontri ti dice qualcosa di negativo. Non ha senso piangersi addosso, l'unica cosa che puoi
fare è combattere per restare a galla». E nel film di Salvo Cuccia? «Sono Vincenzina, una donna che ha
avuto continui aborti e non esce mai di casa. Lo scambio si svolge nella Palermo anni '90 ed è stato scritto da
Salvo Cuccia, Marco Alessi e Alfonso Sabella: una storia vera, molto forte. Faccio 40 anni fra un mese e ho
sempre desiderato fare un ruolo del genere. Vincenzina è una donna difficile. Io ho la faccia della salute ma
nei suoi panni non mi vedrete mai sorridere. Di solito ho fatto commedie, qui è stata una fatica immensa.
Anche se si tratta di mafia, ho dovuto creare una mia storia, una storia d'amore: questa donna fa tutto per il
marito. Sistema la casa, si trucca, si fa bella per vivere nella sua casa che è anche la sua testa, è una
persona che non sta bene. Ma non è esaurita». «Nel film di Albanese invece - riprende Barbara - faccio
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Barbara Tabita nel cast del film girato a Scicli che sarà nelle sale dal 15 gennaio Ruoli pure in "Ci devo
pensare", "Italiano medio", "Lo scambio" e "La catturandi"
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Alessia, quarantenne non sposata alla ricerca del marito, va a tutti i matrimoni e fa di tutto per prendere al
volo il bouquet della sposa, vuole un figlio a tutti i costi e nel momento in cui lui la lascia comincia ad avere
amanti diversi. E' la disperazione di tante donne che ti fa riflettere: puoi essere benissimo donna senza avere
un compagno e avere un figlio, avere una vita piena senza queste cose». E così che la pensa? A
quarant'anni non sente la mancanza di un figlio? «No. Sono felice, appagata della vita che faccio e poi per
me la femminilità è un'altra cosa, non ho mai voluto figli ma questa mancanza la vivo con grande serenità. Se
accade, ben venga. Sono ecologista, salutista: mi fa paura mettere al mondo un figlio oggi. Forse non ho la
maturità, ma non sono Alessia che farebbe di tutto pur di averlo. Ho anche la mia società, una mia creatura.
L'ho voluta in Sicilia, nonostante le difficoltà. Se riesci in Sicilia, puoi fare società dappertutto. Noi lavoriamo
sempre con aziende private e faccio di tutto per far capire che il nostro territorio è un mercato a cielo aperto.
Faccio product placement ma anche place placement. L'ho fatto ad esempio per il film Benvenuti al Sud.
Facciamo ricorso anche al tax credit. Lo Stato non c'è quindi ci si deve dare una mossa. Stiamo scrivendo
una miriade di progetti per il territorio: da applicazioni a libri. La mia mission è "vendere" Sicilia ma
naturalmente lavoro anche per film non girati nell'isola. Il mio sogno è far diventare la Sicilia una bella
cartolina attraverso il cinema e la televisione. Mi sento una specie di Don Chisciotte». Per fare tutto questo
Barbara ha studiato. Si è presa una laurea e poi un master alla Luiss e adesso lavora anche con le web
series, con le sponsorizzazioni dei festival. Per l'aeroporto di Comiso Tatabrand si è inventato un sorteggio di
vaucher perché i turisti possano tornare in Sicilia. Sì proprio "Don Chisciotte"! 30/12/2014
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Il trio Aldo Giovanni e Giacomo sbancano il botteghino. Angelina Jolie è la regina del Natale in America
Cristina Rossetti Dopo aver mangiato i tortellini in brodo, molti italiani, anche se in numero inferiore rispetto
allo scorso anno, sono andati al cinema e come ogni anno le famiglie hanno scelto la comicità delle
commedie italiane. Aldo, Giovanni e Giacomo hanno sbancato il box office natalizio con una straordinaria
affermazione che ha portato Il ricco, il povero e il maggiordomo - prodotto da Paolo Guerra per Medusa Film a trionfare nel giorno di Natale con quasi 1 milione e 100mila euro (1.028.535) e 140.121 biglietti staccati. Il
trio ha così superato la concorrenza del kolossal hollywoodiamo Lo Hobbit: La battaglia delle cinque armate
(780.407), distanziato il concorrente italiano diretto (Un Natale stupefacente, 854.473) e addirittura doppiato il
colosso Disney delle feste (Big Hero 6, 497.206), arrivando in poco più di due settimane di programmazione a
6.136.486 euro, vale a dire già il nono miglior risultato dell'anno. Nelle sale americane, invece, ha destato
curiosità The Interview, che ha fatto il "tutto esaurito": oltre trecento le sale, in tutti gli Stati Uniti, e gli
spettatori si sono affollati ai botteghini per acquistare il biglietto. Ma più che per vedere il controverso film
satirico, che racconta un fantasioso attentato al leader nordcoreano Kim Jong-un, molti lo hanno fatto «per
difendere la libertà di espressione», per dare «una lezione» agli hacker - nordcoreani, secondo l'Fbi - che
avevano minacciato «attentati come l'11 settembre» per impedire la distribuzione del film, prodotto dalla Sony
Pictures. Ma per la Sony però ancora non c'è pace. Dopo l'attacco degli hacker e le critiche che aveva
ricevuto nei giorni scorsi per la decisione iniziale di cancellare l'uscita nelle sale di The Interview - definita «un
errore» anche dal presidente Obama - ora i pirati informatici hanno preso di mira i servizi online della
Playstation, così come quelli della Xbox di Microsoft, mandandoli in tilt per diverse ore. Al momento non
sembra che ci sia alcun collegamento con l'uscita del film ma sono in molti a ipotizzare una correlazione, una
sorta di rappresaglia. Nella loro rivendicazione, gli hacker che dicono di aver sabotato i servizi online per le
due consolle - e che si definiscono "Lizard Squad" - non c'è alcun riferimento al film, mentre c'è una minaccia
di nuove azioni se il loro "messaggio" non verrà diffuso adeguatamente. Ma intanto, la Sony si gode il
notevole successo per The Interview, grazie anche all'enorme e inaspettata pubblicità che il film ha avuto,
diventando un caso politico. «È una celebrazione della nostra Costituzione. È molto importante dimostrare
che ogni idea può essere espressa», ha affermato un uomo in fila davanti ad un cinema di New York.
«Questo è un Paese libero. Mi dispiace che per loro (in Corea del Nord) non sia così. Ma quì funziona e io
sono americano», ha affermato un altro spettatore, a Washington. Da Pyongyang non è arrivato per il
momento alcun nuovo commento, ma un diplomatico nordcoreano alle Nazioni Unite aveva già affermato che
il film è «una imperdonabile presa in giro della sovranità (della Corea del Nord) e della dignità del suo leader
supremo», Kim Jong-un. Una posizione condivisa dalla Russia, secondo cui «l'idea del film è talmente
aggressiva e scandalosa che la reazione nordcoreana è comprensibile», come ha detto il portavoce del
ministero degli Esteri, Alexandre Loukachevitch. Ma agli americani piace. Secondo i primi dati riferiti dalla
Cnn, nel giorno di Natale il film ha incassato al box office quasi un milione di dollari e nel weekend potrebbe
facilmente raggiungere i due milioni. Non male, anche considerando che la proiezione ha riguardato solo
trecento delle 2-3 mila sale inizialmente previste. E mentre nel weekend c'è attesa per una duplicazione degli
incassi già realizzati, i veri guadagni arriveranno prevedibilmente dal noleggio e vendita online. Il 24 dicembre
la Sony Pictures ha reso The Interview disponibile in internet attraverso Google Play, YouTube Movies,
Microsoft's Xbox Video e un sito chiamato www. seetheinterview. com. Al momento non è noto quanto il film
abbia incassato nel web, ma giovedì per Google Play era il "best seller" numero uno. Il vincitore del box office
natalizio negli Usa è però Unbroken: il film di Angelina Jolie, proiettato in 3.131 sale, ha incassato 15 milioni
di dollari. Il giorno di Natale ha visto anche una buona affermazione di Into the Woods, il musical Disney che presente in 2.424 cinema americani - ha incassato tra i 12 e i 13 milioni di dollari. Il film di Rob Marshall, in cui
recita l'incredibile strega Meryl Streep, potrebbe arrivare a raggiungere i 39-44 milioni nel weekend. Quanto
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Vincono le commedie italiane ma meno spettatori al cinema
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all'ultimo capitolo della trilogia Lo Hobbit di Peter Jackson con circa 12 milioni di dollari si proietta verso un
weekend lungo da 40 milioni di dollari: se fosse così entro domenica sera dovrebbe superare i 150 milioni.
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Reti generaliste alla riscossa da Benigni a Braccialetti rossi
A LESSANDRA C OMAZZI
«Sembra morto... ma è solo svenuto» è il titolo di un film del 1987, regista Felice Farina, con Sergio
Castellitto e Marina Confalone fratello e sorella. Come film, è quasi dimenticato; come titolo, è diventato una
frase di lessico comune. Adattabile anche alla tv: che a un certo punto sembrava morta, ma si sta
riprendendo. E il 2014 ha sancito non soltanto la conferma del successo per le reti a pagamento e la formula
«on demand», ma anche la riscossa delle generaliste, sostenute dai social network. La vera alternativa,
ormai, non è tra tv generalista e tv tematica, ma tra tv vista sul televisore e tv vista al computer, sul tablet, sui
canali replay: dove voglio, quando voglio. E su YouTube. Cinquanta ore di produzione video generate dagli
utenti ogni minuto. Con costi di produzione zero e ricavi pubblicitari importanti. È chiaro che la tv guarda a
questo mondo. La tv sul web è la frontiera verso la quale gli spettatori stanno procedendo. Perché è grazie a
Internet, soprattutto, se ciascuno potrà farsi da solo il palinsesto, scegliendo quello che vuole vedere, dove e
quando vuole. Si cerca su YouTube il frammento divertente di una trasmissione complessivamente lunga e
noiosa, si guarda solo il frammento. Eppure, questo 2014 lo dimostra: nonostante la rivoluzione, i
cambiamenti, gli stravolgimenti, il web e i social network, esiste ancora una televisione condivisa, s'è visto
con il recente doppio monologo di Benigni, seguito da oltre 10 milioni di spettatori. Ma pure con un varietà
come Tale e quale Show , fatica e gusto del lavoro ben fatto, o con alcuni sceneggiati, le vicende di Don
Matteo, i ragazzini malati e intraprendenti di Braccialetti rossi , il vecchio Festival di Sanremo, che quest'anno
non è andato benissimo, ma i suoi 9 milioni e mezzo di spettatori nella serata finale se li è portati via: sempre
meno, comunque, dei Dieci comandamenti . Generalista per generalista, la rete più seguita resta Raiuno.
Mentre programmi come X Factor o MasterChef di Sky, sebbene assai meno seguiti in valori assoluti, hanno
un peso specifico importante, proprio per la sinergia con la rete. E il film più visto è andato in onda su Canale
5: La grande bellezza , l'Oscar di Sorrentino, quasi nove milioni di spettatori. Tra le serie, specifico televisivo
per eccellenza, il fenomeno globale è stato Big Bang Theory , quinto Emmy come miglior attore comico a Jim
Parsons (Sheldon): racconta vita e imprese di un gruppo di «nerd», giovani laureati vagamente geniali,
senz'altro bizzarri e sempre sentimentalmente irrisolti. La commedia è scintillante di dialoghi e irridente la vita
universitaria e la vita tout-court, Parsons e colleghi guadagnano qualcosa come un milione di dollari a
puntata, le star tv più pagate di sempre. D'altronde il programma ha un'audience media di 20 milioni di
spettatori, e un indotto da un miliardo di dollari. A tutti, buon 2015.
Foto: L'uomo dei record Le due serate sui Dieci Comandamenti di Roberto Benigni (foto) hanno raccolto 9,1 e
10,2 milioni di telespettatori
9,3 milioni per Sanremo Nella serata finale del Festival: nel 2013, sempre condotto da Fazio, aveva avuto 13
milioni di spettatori
Foto: Il ritorno La seconda serie di «Braccialetti rossi» sarà su Rai 1 a partire dal 15 febbraio (nella foto, l'
attrice Aurora Ruffino)
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I PROGRAMMI DA RICORDARE 2014 Che anno è stato 2015 Che anno sarà TV
29/12/2014
La Stampa - Ed. nazionale
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Tanti ottimi film senza un evento Le sorprese migliori sono intimiste
ALESSANDRA LEVANTESI KEZICH
Verrebbe da dire che nel 2014 non abbiamo avuto un cinema particolarmente forte. È forse mancato il titoloevento, ma quanti ottimi film! E se sul versante del grande spettacolo, Peter Jackson con Lo Hobbit e
Christopher Nolan con Interstellar non hanno tradito le aspettative, è soprattutto il cinema intimista che ha
offerto le migliori sorprese. Parliamo del cecoviano Il regno d'inverno di Nuri Bilge Ceylan, Palma d'oro a
Cannes; dell'ibseniano dramma Viviane di Ronit e Schlomi Elkabetz; del naturalistico Due giorni una notte dei
fratelli Dardenne; dello splendido Ida di Pawel Paliwkoski, classico senza tempo ambientato nella Polonia
Anni 60 e girato in meraviglioso bianco e nero d'epoca per raccontare di una novizia che sul punto di farsi
suora scopre la sua origine ebrea. Senza dimenticare deliziose commedie piene di calore come Pride di
Matthew Warkus e Jimmy's Hall del maestro Ken Loach. Il 2014 ha consacrato il prorompente talento del
venticinquenne canadese Xavier Dolan, autore dell'anarcoide, intenso Mommy . Ed è l'anno di Il giovane
favoloso , lo squisito ritratto leopardiano di Mario Martone che, a sorpresa ha conquistato anche il botteghino;
è l'anno dell'intrigante, sperimentale Boyhood di Richard Linklater - attualmente in corsa in svariate categorie
dei Golden Globes 2015 - romanzo di formazione girato in un quarantina di giorni, ma sull'arco di undici anni.
Restando nell'ambito americano, un altro raffinato gioiello è Grand Budapest Hotel di Wes Anderson, che
attraverso le surreali avventure di Ralph Fiennes, leggendario concierge fra le due guerre, rievoca «il mondo
di ieri» di Stefan Zweig. Mentre Foxcatcher di Bennett Miller, visto a Cannes, impagina un plumbeo triangolo
maschile con un imploso Steve Carell in predicato (al pari dei comprimari Channing Tatum e Mark Ruffalo) di
venir candidato all'Oscar. E lo stesso dicasi per lo spiritato Jake Gyllenhaal di Lo sciacallo , nonché per il
travolgente Michael Keaton di Birdman di Alejandro Gonzalez Iñarritu (in concorso a Venezia) e per l'originale
Timothy Spall dell'ottimo Turner di Mike Leigh. Tuttavia l'attore dell'anno per essere stato la suadente voce
del serpente Smaug in «Lo Hobbit» e per la convincente incarnazione del matematico inglese Alan Turing in
Imitation Game - è senza dubbio l'inglese Benedict Cumberbatch. Fra le attrici giovani segnaliamo Emma
Stone e Scarlett Johansson; fra le veterane Julianne Moore, egocentrica diva di Map to the Stars di
Cronenberg e prof colpita da Alzheimer di Still Alice . Il cartone animato è Si alza il vento di Hayo Myazaki
(ma Big Hero 6 è una delizia); sul fronte dei documentari citiamo Il sale della terra , magnifico ritratto del
fotografo Salgado firmato Wim Wenders. Duello Michael Keaton e Edward Norton in una scena di «Birdman»
di Iñarritu, dato tra i favoriti per l'imminente stagione dei grandi premi
Il top di Hollywood che sta per arrivare Vizio di forma n Dal 26 febbraio il film di Paul Thomas Anderson
dal romanzo di Pynchon, con il suo attore feticcio, Joaquin Phoenix (a fianco) Unbroken n Il 29 gennaio arriva
il film diretto da Angelina Jolie, ispirato alla storia vera di sopravvivenza di Louie Zamperini (con lei nella foto)
Jupiter n Il 5 febbraio il ritorno alla fantascienza mistica dei fratelli Wachowski (sopra, una scena) 50
sfumature di grigio n Dakota Johnson (sopra) è protagonista del film tratto dal best-seller erotico (12 febbraio)
Selma n La storica marcia organizzata da Martin Luther King nel 1965 in un film da premio Oscar (dal 12
febbraio)
Che anno è stato
2015 2014
Che anno sarà
Uscite annunciate di registi italiani Il nome del figlio n Francesca Archibugi si dà alla commedia con un
remake del francese «Cena tra amici»: esce il 22 gennaio
2,1 milioni di persone Hanno visto «Maleficent» con Angelina Jolie, maggiore incasso dell'anno in Italia, con
14 milioni di euro
Foto: Rivelazione Benedict Cumberbatch (voce in «Lo Hobbit», «Imitation Game») è l'attore dell'anno
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Il cinema da ricordare
28/12/2014
La Stampa - Ed. nazionale
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La scelta della Sony di pubblicare subito on line The Interview mette in crisi i cinema
LORENZO SORIA LOS ANGELES
Qualcuno è arrivato al cinema vestito persino in stile patriottico, bianco, rosso e blu, per vedere «The
Interview», come si sentisse investito di chissà quali poteri nella lotta fra libertà di espressione e tirannia.
Qualcuno in sala - o scaricandolo sul Web - ci è andato per pura curiosità. Comunque a conti fatti non sono
stati nemmeno tantissimi gli spettatori: si calcola che alla fine del weekend natalizio la commedia che vede
Seth Rogen e James Franco nella parte di due giornalisti un po' tonti cui la Cia affida l'incarico di assassinare
il leader nord-coreano Kim Jong-un avrà raccolto meno di 4 milioni di dollari. Per una produzione costata alla
Sony Pictures sui 45 milioni di dollari, ai quali vanno poi aggiunti i costi incalcolabili derivati dall'attacco degli
hacker ai suoi sistemi, non esattamente un grande affare. I cinema che alla fine si sono resi disponibili a
rischiare un attacco «stile 11 settembre», come minacciato dagli hacker, sono meno di 300. Ed è un po'
presto per quantificare le entrate digitali dopo che la Sony ha reso disponibile il film «on demand» su diverse
piattaforme fra cui Google Play, YouTube Movies, Xbox Video e lo stesso sito della Sony. Il caso «The
Interview» comunque qualche novità l'ha lasciata. La scelta più insolita è che la Sony ha optato per distribuire
in formato digitale il film nello stesso giorno dell'uscita nei cinema. Non si tratta di una prima assoluta,
essendo già successo con alcuni film stranieri e con alcune piccole produzioni indipendenti. Ma con «The
Interview» è la prima volta che un film ad alto budget e prodotto da uno studio invece di attendere un paio di
mesi per massimizzare lo sfruttamento nei cinema viene offerto contemporaneamente nelle piattaforme
digitali. «L'ultima cosa che vogliono le grandi catene di cinema è che questo tipo di strategia venga adottato
su una base più frequente», sostiene Gitesh Pandya, direttore di BoxOfficeGuru.com Rappresenterebbe una
minaccia all'esistenza delle sale stesse. Ma queste non avevano fatto i conti con «The Interview», un film che
conferma che la realtà supera sempre la fantasia. E che dopo avere provato che ai tempi di Internet nessun
individuo, nessuna società e nessun governo può sentirsi davvero al sicuro rischia anche di scardinare il
modello economico di Hollywood.
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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Il modello Hollywood adesso è in pericolo
28/12/2014
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 8
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Dopo la Nord Corea il Pakistan "Quel telefilm è una calunnia"
Il governo di Islamabad contro la serie "Homeland": ci dipinge complici dei terroristi Vietato in Egitto Exodus
di Ridley Scott. Pyongyang senza freni: "Obama è una scimmia"
FRANCESCO SEMPRINI NEW YORK
Ci risiamo. Ancora nel pieno delle polemiche per il film «The Interview», gli Stati Uniti finiscono di nuovo nel
vortice delle critiche, attaccati direttamente dal governo di un altro Paese. Gli agenti della Cia È questa volta il
Pakistan a puntare l'indice verso Hollywood, e in particolare verso Showtime, il canale della tv a pagamento
che ospita «Homeland». La serie televisiva, ideata da Howard Gordon e Alex Gansa, e prodotta da Fox 21,
racconta la storia di Carrie Mathison (al secolo Claire Danes) 007 della Cia con disturbi bipolari. Una fiction di
successo premiata sia con gli Emmy sia con i Global Award, ma che nella sua quarta serie avrebbe superato
i limiti della «decenza». Almeno per le autorità pachistane, secondo cui l'immagine che ne esce del proprio
Paese è quella di un «buco infernale», infestato di terroristi e popolato da gente ignorante e brutta. La
diplomazia di Islamabad ha esaminato con cura i 12 episodi dell'ultima serie, prendendo nota di ogni singolo
particolare che potesse rappresentare falsità od oltraggio. Finanche il fatto che la capitale sia stata dipinta
come una giungla caotica di asfalto priva di spazi verdi, per di più perché si tratta di scene girate in realtà a
Città del Capo, in Sudafrica. «Calunniare una nazione che è partner di lungo corso degli Usa è un disservizio
che mina la sicurezza degli interessi Usa e lo stesso popolo americano», dice in una nota Nadeem Hotiana,
portavoce dell'ambasciata pachistana a Washington. La diplomatica spiega inoltre che «le reiterate
insinuazioni secondo cui l'intelligence di Islamabad sia complice nel proteggere i terroristi è non solo assurdo,
ma rappresenta un insulto al sacrificio compiuto da migliaia di pachistani nello svolgere servizi di sicurezza».
Insulti alla Casa Bianca Il monito giunge nel pieno delle polemiche sull'uscita di «The Interview», la pellicola
satirica che racconta l'attentato a Kim Jong Un, e inizialmente ritirata da Sony Pictures in seguito alle minacce
giunte dagli hacker al soldo di Pyongyang. Ed è proprio il regime nordcoreano a farsi sentire di nuovo, due
giorni dopo la prima della pellicola, con un attacco a Barack Obama che viene definito «scimmia nella
giungla», per la sua «sconsideratezza». Il presidente viene considerato infatti «il vero colpevole» di tutta la
vicenda, per aver forzato Sony a distribuire la pellicola indiscriminatamente». A conti fatti dicembre è stato un
mese assai spinoso per Hollywood sul piano geopolitico. Ancor prima di «Homeland» e «The Interview» a
sollevare critiche dalle zone calde del Pianeta era stato «Exodus: Gods and King». Il film di Ridley Scott,
basato sulle vicende bibliche, è stato fortemente criticato e quindi vietato in Egitto, e più recentemente in
Marocco, perché considerato «inaccurato dal punto di vista storico».
La giornata in pillole Attacco a Sony «Pyongyang non c'entra» Alcuni cyberesperti citati dalla «Cnn»
sostengono che la Corea del Nord «non ha le competenze per un attacco del genere» L'Fbi dice il contrario
Nuovo blocco di Internet in Nord Corea Dopo lo stop di 9 ore di lunedì, la Corea del Nord è rimasta ancora
senza Internet Ieri il Paese ha subìto un altro blackout della Rete di due ore Ancora offline Playstation
network Il PlayStation network di Sony è ancora offline dopo l'attacco hacker che ha causato grossi disagi nel
giorno di Natale
Foto: Serial Tv Il telefilm Homeland racconta la storia di un agente della Cia con disturbi bipolari
Foto: FADEL SENNA /AFP
Foto: Il Marocco e l'Egitto hanno vietato la diffusione di Exodus
Foto: AFP
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DIPLOMAZIA E CINEMA
28/12/2014
La Stampa - Savona
Pag. 49
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Murray Abraham sul set a Saliceto
mauro camoirano
La Val Bormida, anzi, Saliceto, ad un soffio dal confine con la Val Bormida ligure, protagonista di un film con il
premio Oscar F. Murray Abraham. Il tutto dovrà essere confermato a gennaio, quando il regista, Louis Nero,
che Abraham ha già diretto nel suo ultimo film, e la casa di produzione torinese che sostiene il progetto,
ufficializzeranno l'interesse.
Ma si tratta ben più di una semplice voce, tanto che lo stesso sindaco del piccolo centro valbomidese, Enrico
Pregliasco, ammette: «Ci sono stati contatti ed attendiamo di incontrare i promotori di questa iniziativa che,
se si concretizzerà, sarà decisamente positiva: l'inserimento di Saliceto e della Val Bormida in una simile
produzione è sicuramente un grosso colpo per l'immagine di questa zona». Il film si svilupperà, infatti, tra
varie location, anche internazionali, per una trama che racconterà l'avvincente dipanarsi di una ricerca tra
mistero, leggende ed esoterismo. E sicuramente internazionale sarà il cast, guidato, come detto, dal
tenebroso Abraham, già Jacopo nel «Marco Polo» di Montaldo,l'Innominato ne «I Promessi Sposi» di Nocita,
il trafficante di droga Omar Suarez in «Scarface» di Brian De Palma con Al Pacino; sino all'Oscar conquistato
per l'interpretazione di Antonio Salieri nel film «Amadeus» di Milos Forman, e a figure come il terribile
inquisitore Bernardo Gui ne «Il nome della rosa», «Il Mercante di pietre», sino all'ultimo film, «Il Mistero di
Dante», diretto proprio da Louis Nero.
Saliceto sarebbe stata scelta per i misteri che aleggiano intorno alla chiesa parrocchiale di San Lorenzo, già
al centro di una puntata della trasmissione «Mistero» di Italia 1. Tante sono, infatti, le sue particolarità: vi si
vede il bafometto, idolo pagano della cui venerazione furono accusati i Cavalieri templari; una rana alata,
simbolo misterioso che potrebbe rappresentare l'alchimia, 22 cerchi contenenti altri 20 cerchi ed, infine,
Ermete Trimegisto, considerato il padre dell'esoterismo. Ma anche una via crucis orientata al contrario, una
deposizione del Cristo in cui l'acronimo «Inri» porterebbe la «n» pure al contrario ed un altro quadro con un
San Giovanni rappresentato come la Maddalena. Insomma, tanti spunti per un film sul solco del famosissimo
«Codice Da Vinci».
Le riprese a Saliceto dovrebbero concentrarsi in due settimane durante la prossima primavera e la presenza
di un attore come Abraham, oltre che di un regista di sicuro talento come Nero, offriranno davvero una vetrina
internazionale per la Val Bormida e Saliceto, e magari anche una cassa di risonanza per un «turismo
esoterico» da non sottovalutare.
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dopo «il mistero di dante» L' attore premio oscar sarà nuovamente diretto dal regista louis nero
27/12/2014
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 1
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A Natale trionfa la favola contro la crisi
Fulvia Caprara
A PAGINA 31 A Natale trionfa la favola contro la crisi Una storia semplice, costruita intorno a personaggi che
restituiscono l'immagine dell'Italia contemporanea. E poi le partner femminili, Francesca Neri (Assia) in
versione tarantiniana stile Kill Bill , Giuliana Lojodice (Calcedonia) matriarca burbera e battagliera, Guadalupe
Lancho (Dolores) amante sanguigna e appassionata. E ancora le scelte musicali, raffinate e curatissime, il
clima del racconto, allegro e positivo, per dire che, dandosi una mano, forse si può riuscire a superare la crisi.
Con Il ricco, il povero e il maggiordomo Aldo, Giovanni e Giacomo trionfano nella battaglia degli incassi
sbaragliando la concorrenza italiana e perfino, nel giorno di Natale, l'offensiva del colosso Hobbit : «Il
pubblico li ama - dice Francesca Neri - e premia la loro buona fede, la capacità di costruire un intreccio
plausibile, in cui ci si possa riconoscere. Di comici ne ho conosciuti tanti, loro non si sono mai montati la
testa, sono umili, onesti, mai volgari». Insomma, il miracolo del trio sta soprattutto nel trio, in quella alchimia
consolidata dalla lunga pratica teatrale, in quella assegnazione di ruoli che affida a ognuno un certo genere di
comicità (Aldo anarchico e sopra le righe, Giacomo serioso e pedante, Giovanni assurdo e surreale), in quella
capacità di far vivere le gag oltre il tempo di uno sketch televisivo, adeguandole al racconto cinematografico
che ha bisogno di respiro e di sviluppo. Che non fosse più tempo di risatacce all'insegna della volgarità, sullo
sfondo di vacanze in luoghi esotici che ormai appartengono a un'élite troppo ristretta per coinvolgere il grande
pubblico, lo si era già capito e, infatti, il classico cinepanettone «made in De Laurentiis» ha spostato il tiro già
da qualche anno. Nel frattempo Aldo, Giovanni e Giacomo, mettendo tra un film e l'altro una saggia distanza
che accresce l'attesa dei fan, hanno elaborato il mutamento in atto, seguendo il loro stile e realizzando non
una farsa, ma una vera commedia. Il sodalizio artistico risale al 1991, il primo grosso successo in tv arriva
con Su la testa , ideato e condotto da Paolo Rossi su Raitre, poi sono venuti Cielito lindo , Baldini's land su
Radio DJ, Mai dire gol su Italia 1 e Mai dire domenica . Profondamente diversi, ma ugualmente convinti che
la risata perfetta possa scaturire da un misto di battute verbali e abilità mimica, parodia e avanspettacolo, i tre
non hanno divorziato, come spesso capita agli ensemble baciati dalla fortuna, e non hanno mai dato
l'impressione che dentro il gruppo ci sia un leader che decide per gli altri. La rivalità, invece di viverla sul
serio, l'hanno trasformata in materia comica. Ognuno fa la sua parte, ognuno è funzionale alla riuscita della
messa in scena, ognuno è, a turno, spalla e mattatore. Nel '97 il trio è pronto per il salto sul grande schermo,
con Tre uomini e una gamba , caso cinematografico dell'anno, subito candidato al David di Donatello fra le
migliori opere prime. L'anno dopo è la volta di Così è la vita - una storia vera , mentre nel 2000 esce Chiedimi
se sono felice . Con Aldo e Giovanni e Giacomo c'è sempre, dietro la macchina da presa, Massimo Venier
che lavora anche alla Leggenda di Al, John e Jack , gangster story ambientata negli Anni 50 e girata a New
York. Anche questa è una particolarità perchè, di norma, i comici italiani, al primo traguardo, si
autopromuovono registi, rinunciando al fondamentale confronto con l'altro da sè. Il quinto titolo è Tu la
conosci Claudia? (regia firmata solo da Venier), cui segue la riproposta al cinema di Anplagghed ,
fortunatissimo spettacolo teatrale applaudito in tutt'Italia. Nel 2011 La banda dei Babbi Natale trionfa al
botteghino aggiudicandosi il «Biglietto d'oro». Destino che, guardando i risultati di oggi, potrebbe toccare
anche al Ricco, il povero e il maggiordomo (stavolta alla regia, con i tre, c'è Morgan Bertacca) fotografia di un
Paese che annaspa nella palude della recessione, ma non ha perso la fiducia nel prossimo.
1997, UN ESORDIO CON IL BOTTO «TRE UOMINI E UNA GAMBA», PRIMO FILM DI ALDO GIOVANNI E
GIACOMO, INCASSÒ 33,6 MILIONI (6,3 MILIONI DI SPETTATORI) IL SUCCESSO PIÙ GRANDE NEL 2000
«CHIEDIMI SE SONO FELICE» PORTÒ IN SALA 6.884.000 SPETTATORI, PER UN INCASSO TOTALE DI
49.300.000 EURO NEL 2010 L'ULTIMO PRECEDENTE «LA BANDA DEI BABBI NATALE», OTTAVO FILM
DEL TRIO, FECE 3,5 MILIONI DI SPETTATORI (24.536.000 EURO DI INCASSO)
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ALDO GIOVANNI GIACOMO
27/12/2014
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 1
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I più visti in sala nel giorno di Natale
Il pubblico li ama e premia la loro buona fede: di comici ne ho conosciuti tanti, ma pochi come loro
non si sono mai montati la testa. Sono umili, onesti, mai volgari Francesca Neri Attrice de «Il ricco, il
povero e il maggiordomo»
140.121 spettatori
Il ricco, il povero e il maggiordomo Marcia trionfale per il film di Aldo, Giovanni e Giacomo, una favola
scacciacrisi girata a Milano in cui i ricchi diventano poveri. Nel cast anche Giuliana Lojodice, Francesca Neri
e Massimo Popolizio
118.664 spettatori
Lo Hobbit Grandi effetti speciali, grandi combattimenti e panorami mozzafiato per La battaglia delle cinque
armate - ultima incursione di Peter Jackson nella Terra di Mezzo - che si accontenta del secondo posto
95.952 spettatori
Un Natale stupefacente È il cinepanettone doc, quello targato Filmauro: con Lillo e Greg, Ambra Angiolini,
Paola Minaccioni. Pieno di sorprese, equivoci, risate, ma - è la vera novità da segnalare - senza le solite
volgarità gratuite
69.008 spettatori
Big Hero 6 Il morbido e dolce robot Baymax e il ragazzino genietto della scienza Hiro portano grandi e piccini
in un'avventura piena d'azione in una immaginaria San Frasokyo, mix di America e Oriente
65.880 spettatori
L'amore bugiardo Il thriller girato da David Fincher con la coppia Ben Affleck- Rosamund Pike è una spietata
riflessione sul rapporto coniugale. Colpi di scena, ribaltamenti di colpe: il tutto sotto l'occhio dei media
Foto: ANSA Giacomo, Giovanni e Aldo (da sinistra) alla presentazione del film
27/12/2014
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 15
(diffusione:309253, tiratura:418328)
"The Interview"? Prende in giro più gli Usa che la Nord Corea
Nel discusso film uscito a Natale, Kim Jong Un piange e il suo regime crolla Ma anche la pretesa americana
di esportare la democrazia viene ridicolizzata
FRANCESCO SEMPRINI NEW YORK
«The Interview » sbarca nella sale cinematografiche mettendo a segno un successo in termini di incassi, ma
sollevando critiche e interrogativi sul clamore che ha scatenato. La pellicola ha fatto il suo esordio il giorno di
Natale, dopo che Sony Pictures Entertainment aveva inizialmente deciso di sospenderne la diffusione in
seguito alle minacce ricevute da hacker al servizio di Pyongyang. I punti dolenti Sono due gli aspetti che
potrebbero aver creato maggiore fastidio a Pyongyang. Da una parte il satirico ritratto della fragilità di Kim
Jong Un, che esplode in un pianto isterico nel corso della diretta mondiale. Il giovane leader non trattiene le
lacrime quando Skylark gli ricorda la scarsa considerazione che aveva di lui il padre, Kim Jong Il. Piangendo
Kim Jong Un dimostra di essere un «essere umano», e non il dio in terra che il suo popolo credeva fosse. Il
secondo fattore critico è nelle immagini dei fuochi di artificio del Paese in festa per la caduta del regime e il
successivo avvento di Internet libero, come si nota dalle ultime immagini di dialoghi tra nordcoreani e
americani via Skype. Reazioni contrastanti Le prime reazioni sono controverse, per alcuni si tratta di un
«eccesso di parodia». Per altri ricorda show tipo «South Park» o film demenziali, che ne fanno una sorta di
«cinepanettone» americano. Non mancano gli apprezzamenti, specie per i sostenitori della «libertà di satira»,
ma gli stessi si chiedono se la parodia sia più sul regime nordcoreano o sugli Stati Uniti, e sulle sue mire di
democratizzazione del Pianeta. L'interrogativo ricorrente è se una produzione del genere dovesse creare
tanto clamore. Obama, nel criticare il ritiro del film da parte della Sony, forse intendeva proprio questo. Per i
più critici il tutto si è tradotto in una monumentale campagna promozionale per un film che difficilmente
sarebbe durato nelle sale. Esordio milionario Nonostante sia uscito in poco più di 300 cinema Usa, invece dei
2000 inizialmente previsti, nel giorno di Natale il film ha incassato quasi un milione di dollari, e nel week-end
potrebbe raggiungere i due milioni. I veri guadagni arriveranno però da noleggio e vendita online, attraverso
Google Play, YouTube Movies, Microsoft's Xbox Video e un sito chiamato www.seetheinterview.com. Da
segnalare, inoltre, che «The Interview» nelle prime 24 ore di diffusione è stato scaricato illegalmente 750 mila
volte - secondo la Cnn con una perdita potenziale di almeno tre milioni di dollari. 2La trama dello «scandalo» I
registi Seth Rogen ed Evan Goldberg raccontano la storia di Dave Skylark, presentatore dello show «Skylark
Tonight», e del producer Aaron Rapoport, in cerca dello scoop mondiale. Sanno che Kim Jong Un è un fan
dello show, così chiedono un'intervista al giovane leader. Pyongyang la concede e i due volano in Corea del
Nord, non prima di essere contattati dalla Cia che li vuol usare per eliminare il Presidente. L'attentato fallisce
e l'avventura dei due raggiunge il culmine con l'intervista a Kim durante la quale vengono messe a nudo in
diretta mondiale le malefatte del regime. Il leader viene ucciso nel corso della rocambolesca fuga di Dave e
Aaron, gettando le basi per la caduta della dittatura e la conquista della libertà per la Nordcorea. milione di $
Gli incassi del primo giorno di programmazione del film nelle 300 sale indipendenti in cui è stato proiettato
milioni Alla fine del week-end il film potrebbe raddoppiare gli incassi anche se i veri guadagni arriveranno da
noleggio e vendita online
750 mila Il numero di volte in cui «The Interview» è stato scaricato illegalmente con una perdita di 3 milioni di
dollari
Foto: Il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama
Foto: Il leader della Nord Corea Kim Jong Un
Foto: /ERIK S. LESSER /AP
Foto: Americani in fila davanti a un cinema di Atlanta, Georgia, per assistere alla prima visione di «The
Interview»
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il caso
30/12/2014
Libero - Ed. nazionale
Pag. 21
(diffusione:125215, tiratura:224026)
Class cede il posto Sky raddoppia sul 27 del digitale
Accordo da 9 milioni fra i due gruppi: il colosso di Murdoch compra diritti e contenuti finanziari
ANTONIO SPAMPINATO
Due notizie hanno animato ieri il mondo dell'informazione televisivofinanziaria e rafforzato le voci che
vogliono un nuovo canale All-News sul digitale terrestre: la prima ufficiale, la seconda ufficiosa. Entrambe
riguardano il gruppo editoriale Class e l'emittente tv Sky. Partiamo con quella ufficiale: il gruppo Class ha
diffuso ieri una nota dove riporta la firma di un accordo con Sky Italia per la «creazione di una partnership»
che riguarderà il digitale terrestre «per il lancio di un canale Sky». Il valore di questa parte dell'accordo «è di
circa 9 milioni di euro». La partnership si estenderà a una collaborazione fra la concessionaria pubblicitaria di
Sky e la concessionaria di pubblicità di Class. Inoltre «sarà realizzato un nuovo sito di informazione
finanziaria e di business co-branded». L'informazione di SkyTg24, dice la casa editrice di via Burigozzo,
«sarà arricchita dai media di Class Editori con una serie di contenuti editoriali focalizzati sul settore
finanziario». Inoltre «il sito co-branded si affiancherà a milanofinanza.it e rafforzerà il sistema informativo di
Class Editori e di Sky, che potrà rilanciare l'approfondimento delle notizie finanziarie sul nuovo sito, la cui
pubblicità sarà venduta da Class Pubblicità». L'agenzia Radiocor , sul sito di BorsaItaliana, riporta però un
dettaglio non secondario: Sky Italia, dice l'agenzia, «è pronta a raddoppiare» la sua presenza sul digitale
terrestre rilevando i diritti a trasmettere sul canale 27, che attualmente ospita i programmi di Class tv. Class
dunque avrebbe così chiuso le trattative per la cessione del canale, in corso da anni e con diversi soggetti,
proprio con Sky e l'accordo nel digitale citata dal comunicato ufficiale di Class col l'emittente di Murdoch altro
non è che la cessione, di fatto, del canale 27. Comunque un buon affare per entrambi: Sky è da tempo a
caccia di oppurtunità sul digitale e Class (già presente sul satellite) può così rafforzare la collaborazione
attraverso la fornitura di contenuti e un rapporto più stretto tra le concessionarie. sky
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Verso una All-News
28/12/2014
QN - La Nazione - Arezzo
Pag. 18
(diffusione:136993, tiratura:176177)
Cinema : code e tutto esaurito Chi sono i campioni di incasso
QUI TUTTE LE PELLICOLE Con la riapertura dell'Eden aperti nuovi spazi: e anche l'Uci ritaglia spazi di
qualità
ALBERTO PIERINI
E SE ALLA FINE tra elfi, nani, comici e mariti innamorati ma non troppo vincesse il solito, inossidabile
Disney? Lui, non ha mai cucinato un cinepanettone in vita sua ma a Natale mette a tavola tutti. E li mette
perfino d'accordo, a differenza di quanto non avvenga sotto l'albero per i cinepanettoni veri. Stavolta la chiave
vincente è « Big Hero 6 »: un film dagli autori di Frozen (Oscar 2014 come miglior film di animazione) che
mette insieme la tradizione orientale e quella americana. Il primo frame affascina, il secondo strega. E gli
altri? Intanto il cinema riscopre il pienone: assalto all'Uci, già un buon afflusso all'Eden ritrovato. Il botto è
come al solito per il cinepanettone vero, « Un Natale stupefacente » con la premiata ditta Lillo e Greg, del
resto quantomeno passabile. E mentre sembra finito l'abbrivio di Aldo, Giiovanni e Giacomo (con « Il ricco, il
povero e il maggiordomo » ancora lontanissimi da «Tre uomini e una gamba») continua il flirt con il terzo
cinepanettone, quello di Massimo Boldi e Gigi Proietti, «Ma di che segno 6?», tutto sul filo dell'oroscopo. E i
nani, gli elfi? « Lo Hobbit », ultimo capitolo della saga partita chissà quanti anni fa con il «Signore degli
Anelli», non tradisce mai, almeno al botteghino: un po' più nella storia, che sta tagliando il traguardo
pressoché stremata. Mentre due film reggono la doppia sala, all'Eden e all'Uci: l'« Amore bugiardo » con l'
attore mono-espressione Ben Affleck (grande regia di Fincher ma in questo caso un po' glaciale) e «
St.Vincent », un Bil Murray brontolone ma dal cuore d'oro, altra figura che manda in visibilio il cinema Usa. E
intanto si è appena affacciato uno dei possibili protagonisti di Capodanno, l'orsetto Paddintgton , in pratica
l'unico film uscito il giovedì di Natale. Il resto da gennaio: dall'attesissimo « Imitation Game » al nuovo
Eastwood. Qui c'è posto per loro: perché l'Eden ha riaperto e perché l'Uci nel carosello delle feste forse per la
prima volta ha ritagliato spazi anche al cinema d'autore, programmando per qualche giorno perfino l'ultimo
Ken Loach e uno dei film del giorno, « Pride ». Che sia passata la 'nuttata? I FILM DI NATALE «Big Hero 6»
è l'ennesima sorpresa natalizia della Disney: intorno un cartellone variegato, dai cinepanettoni al fantasy
«Hobbit» fino ai thriller ed alle commedie americane
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 29/12/2014 - 30/12/2014
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FILM DI NATALE NELLA MAPPA COMICI IN TESTA: POI DISNEY E HOBBIT