Relazione per la Valutazione d`Incidenza (fase di Screening )

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Relazione per la Valutazione d`Incidenza (fase di Screening )
Sede Legale: via Benedetto Varchi, 34 - 50132 Firenze
Sede Operativa: loc. Casone – Scarlino (GR)
Relazione per la Valutazione d’Incidenza (fase di Screening)
per l’Ammodernamento tecnologico e interventi di riqualificazione
ambientale ed energetica della centrale elettrica di Scarlino da
alimentare con fonti rinnovabili (biomasse) e non convenzionali
(CDR e CDRQ)
Comune di Scarlino (GR)
Sito di Importanza Comunitaria (SIC IT51A0006)
e Sito di Importanza Regionale (SIR n. 106) Padule di Scarlino
Sito di Importanza Comunitaria (SIC IT51A0008)
e Sito di Importanza Regionale (SIR n. 108) Monte d’Alma
Dott. For. Paolo Abalsamo - Via Faentina 21- 50032 Borgo San Lorenzo (Fi) - Albo Prov. FI n. 1188
Dott. For. Andrea Dani - Via di Montellori 2/b – 50054 Fucecchio (Fi) - Albo Prov. FI n. 1139
Elaborato predisposto in ottemperanza della Determina Dirigenziale n° 118 del 19/01/2009 della Provincia di Grosseto
Area Ambiente e Sostenibilità – Settore Pianificazione Territoriale – U. P. Valutazione di Impatto Ambientale
Centrale Elettrica di Scarlino………………………..……..…..…Valutazione di Incidenza (fase di Screening)
INDICE GENERALE
INDICE DEGLI ALLEGATI .....................................................................................................................................................3
1. INTRODUZIONE.....................................................................................................................................................................4
3. INQUADRAMENTO NORMATIVO DI RIFERIMENTO ......................................................................................9
4. METODOLOGIA DI ANALISI......................................................................................................................................... 10
5. DESCRIZIONE DEL PROGETTO ................................................................................................................................ 10
5.1.Caratteristiche del progetto ..................................................................................................................................11
6. INQUADRAMENTO TERRITORIALE ....................................................................................................................... 14
DESCRIZIONE DEI SITI COMUNITARI ............................................................................................................................ 18
6.1 SIR e SIC: Palude di Scarlino.........................................................................................................................18
6.1.1. Descrizione degli habitat e delle specie................................................................................................................... 25
6.2 SIR – SIC: Monte d’Alma................................................................................................................................42
6.2.1. Descrizione degli habitat e delle specie................................................................................................................... 47
7. METODOLOGIA D’ INDAGINE DELLE INCIDENZE ...................................................................................... 60
7.1 Metodologia di interpolazione ed estrapolazione dei dati diretti – componente aria ..................60
7.2 Altri fattori di incidenza ....................................................................................................................................63
8. CONCLUSIONI...................................................................................................................................................................... 68
BIBLIOGRAFIA .......................................................................................................................................................................... 70
SIC - SIR: Padule di Scarlino e Monte d'Alma ………..….………………………………….……Relazione 2
Centrale Elettrica di Scarlino………………………..……..…..…Valutazione di Incidenza (fase di Screening)
INDICE DEGLI ALLEGATI
1. Distanze SIC-Zona industriale
2. Carta dell’Uso del suolo Corine Land Cover
3. Carta degli habitat di interesse comunitario
4. Averla piccola - Lanius collurios
5. Biancone – Circaetus gallicus
6. Cavaliere d’Italia Himantopus himantopus
7. Falco di Palude Circus aeruginosus
8. Forapaglie Castagnolo
9. Tottavilla Lullula arborea
10. Martin pescatore- Alcedo atthis
11. Succiacapre-Caprimulgus europaeus
12. Tarabuso-Botaurus stellaris
13. Tarabusino
14. Altri Uccelli
15. Carta di inquadramento con foto aerea
16. Valori massimi di Arsenico da campioni di suolo
17. Valori massimi di Cadmio, campioini di suolo
18. Valori massimi di Mercurio da campioni di suolo
19. Valori massimi di Piombo da campioni di suolo
20. Valori massimi di PCB totale da campioni di suolo
21. Valori massimi di PCB_WHO da campioni di suolo
22. Valori massimi di PCDD da campioni di suolo
23. Valori massimi di NOx
24.
Valori massimi di SO2
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1. INTRODUZIONE
La presente Relazione per la Valutazione di Incidenza della Centrale Elettrica di Scarlino (di seguito
Progetto) sui due Siti di Importanza Comunitaria e Regionale Padule di Scarlino (SIC IT51A0006 e SIR n. 106)
e Monte d’Alma (SIC IT51A0008 e SIR n. 108), integrativa a quella contenuta nell’Appendice n° 2 del S.I.A, è
stata elaborata per ottemperare compiutamente alla disposizione di cui al punto n° 1 della Determina Dirigenziale
n. 118 del 19 gennaio 2009 dell’Area Territorio Ambiente e Sostenibilità (U.P. Valutazione di Impatto
Ambientale) della Provincia di Grosseto.
La Determina n° 118/09, ai sensi dell’art. 18 della L.R.T. 79/98 (Norme per l’applicazione della Valutazione di
Impatto Ambientale) ha espresso la Compatibilità Ambientale per il progetto di Ammodernamento tecnologico e
interventi di riqualificazione ambientale ed energetica della centrale elettrica di Scarlino da alimentare con fonti
rinnovabili (biomasse) e non convenzionali (CDR e CDRQ) presentato dalla Società Scarlino Energia S.r.l. in data
25/01/2008. Tale determina, ha disposto, tra le altre, l’acquisizione di ulteriori dati conoscitivi e indagini tecnicoscientifiche al fine di specificare e supportare più dettagliatamente le conclusioni finali dell’Analisi-Valutazione di
Incidenza, contenute nell’Appendice 2 parte integrante dello Studio di Impatto Ambientale, per i due Siti di
Importanza Comunitaria e Regionale Padule di Scarlino (SIC IT51A0006 e SIR n. 106) e Monte d’Alma (SIC
IT51A0008 e SIR n. 108).
Pertanto, la presente Relazione implementa e dà conto dei dati conoscitivi e delle indagini svolte per dettagliare e
valutare analiticamente i probabili effetti che l'intervento può avere sui SIC - SIR limitrofi all’impianto, seguendo
gli indirizzi dell'Allegato G al DPR 357/97, con particolare riguardo all’analisi delle possibili interferenze
dell’impianto proposto col sistema ambientale di riferimento, considerando le componenti biotiche, abiotiche e le
connessioni ecologiche.
Per l’elaborazione della presente Relazione, integrativa a quella contenuta nell’Appendice n° 2 del S.I.A. e per
esplicitare ulteriormente la valutazione delle possibili incidenze dell’impianto sui siti esaminati si è proceduto a:
-
sistematizzare i dati già contenuti nello S.I.A. (Appendice 2) attraverso una descrizione di confronto
del progetto con i contenuti dettati dall’allegato G del DPR 357/97 per la Relazione di Incidenza,
tramite una specifica matrice di verifica che ha individuato dove e come i contenuti relativi alla
tipologia delle azioni e delle opere, la dimensione, la complementarietà con altri piani e/o progetti,
l'uso delle risorse naturali, l'inquinamento e il disturbo ambientale, il rischio di incidenti per quanto
riguarda le sostanze e le tecnologie utilizzate, sono stati esaminati e descritti (Tabella 9);
-
esplicitare compiutamente gli approfondimenti tecnico-scientifici effettuati ad hoc per analizzare i
possibili impatti sull’ambiente naturale, inteso in tutte le sue componenti, flora, fauna e habitat,
derivanti dal progetto di trasformazione della centrale elettrica di Scarlino;
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-
tenere in debita considerazione delle ulteriori indicazioni fornite dagli Enti e Amministrazioni
competenti allo SIA, per gli aspetti ambientali legati alle due aree SIC - SIR qui esaminate,
nell’ambito del procedimento di Valutazione Impatto Ambientale, sintetizzati nel Rapporto
Istruttorio Interdisciplinare; tali indicazioni sono elaborate dall’Autorità competente e di supporto al
giudizio di compatibilità ambientale dell’impianto con Determina Dirigenziale n° 118 del
19/01/2009;
-
compendiare gli ulteriori elementi di chiarimento su alcune questioni di ordine tecnico che il
Proponente ha elaborato e trasmesso recentemente all’Autorità competente per i temi già trattati nello
S.I.A. e che sono stati successivamente ripresi nel sintetico contraddittorio svoltosi in data
18/09/2008 tra il Proponente e gli Enti ed Associazioni che hanno presentato osservazioni allo
S.I.A.1, tra le quali:
-
1.
la Relazione sul Modello Diffusionale2 elaborata
dall’Università degli Studi di Firenze, Dipartimento di Energetica, a riscontro
dell’attendibilità dei risultati modellistici della valutazione degli impatti sulla
componente atmosfera effettuata in sede di S.I.A.;
2.
la Relazione sull’assetto Idrico e Ciclo delle Acque3 nella
quale sono stati esaminati le tipologie, i flussi e gli impieghi delle acque all’interno
dello stabilimento e del ciclo produttivo;
utilizzare, per le simulazioni di verifica ed incidenza, gli ulteriori dati già in possesso dell’Autorità
competente per procedimenti riferibili allo stesso impianto ed in particolare:
l’Autorizzazione Integrata Ambientale per l’Impianto esistente rilasciata con
Determinazione Dirigenziale n° 3851 del 31/10/2008 nella parte relativa al parere espresso
dall’U.P. Aree Protette e Biodiversità in merito all’importanza del Piano di Monitoraggio e
controllo in stretta relazione con la salvaguardia degli ecosistemi e popolamenti di flora e
fauna selvatiche;
lo Studio di indagine a carattere volontario4 Monitoraggio Microcontaminanti Organici ed
Inorganici (Stesura del Maggio 2008) redatto dal Prof. Eros Bacci (Ordinario di
ecotossicologia dell’Università degli Studi di Siena) per conto della Società Scarlino
Energia, rivolto alla verifica e la misura degli impatti dei microcontaminanti dispersi in
1
Ci si riferisce in particolare alla Comunicazione sullo S.I.A. (con Allegati) trasmessa da Scarlino Energia
S.r.l. alla Provincia di Grosseto in data 18/12/08 con prot. 215338.
2
Si tratta della comparazione Modellistica CALPUFF-AERMOD trasmessa come Allegato alla
Comunicazione sullo S.I.A. da Scarlino Energia S.r.l. alla Provincia di Grosseto in data 18/12/08 con prot.
215338.
3
Si tratta della Relazione sull’assetto Idrico e Ciclo delle Acque trasmessa come Allegato alla
Comunicazione sullo S.I.A. da Scarlino Energia S.r.l. alla Provincia di Grosseto in data 18/12/08 con prot.
215338.
4
Come riconosciuto anche dalla Comunicazione ARPAT, nota prot. 5621 del 16/11/2007, inviata alla
Società Scarlino Energia e per conoscenza anche alla Provincia di Grosseto.
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5
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atmosfera in base alla loro ricaduta sul suolo e sui vegetali spontanei nell’area circostante
l’impianto,5
il recentissimo Studio per la “Caratterizzazione e Valutazione Comparata delle Emissioni
ed Immissioni derivanti dal Comprensorio Industriale di Scarlino” (M.L. Astolfi, R..
Bellagotti, M. Bianchini, F. Cipolletti, C. Ciuchini, S. Mosca, E. Rantica, R. Salzano,
F.,Vichi, F. Batistini, R. Capozzi, M. Carmignani, E.Di Capua, G. Gubinelli, M. Pierezza gennaio - 2008)6.
5
Le attività di monitoraggio effettuate dallo Studio si basano sulle caratteristiche dell’impianto alla luce di
quanto emerso nella valutazione dei potenziali impatti generati dall’ammodernamento tecnologico previsto. Tale
monitoraggio si inquadra all’interno di attività commissionate dalla Provincia di Grosseto e recentemente condotte
da ARPAT, Istituto Superiore di Sanità, Università degli Studi di Siena e AUSL 9. Tale Studio volontario è in
relazione con il proposto Protocollo Operativo per l’Implementazione di un Piano di Monitoraggio redatto dal
Prof. Eros Bacci. Per una descrizione dettagliata delle attività e modalità di campionamento e di analisi ivi
previste, si rimanda al Protocollo Operativo per l’Implementazione di un Piano di Monitoraggio (Scarlino
Energia s.r.l., agosto 2007).
6
Si tratta dello Studio effettuato da ARPAT e Istituto sull’inquinamento Atmosferico del CNR su
indicazione delle Provincia di Grosseto. Lo Studio è disponibile per intero all’indirizzo
http://www.arpat.toscana.it/news/2009/allegati/013a.pdf (013b.pdf – 013c.pdf -013d.pdf).
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2. PREMESSA
Il presente elaborato analizza le possibili interferenze e impatti sull’ambiente naturale,
derivanti dalla realizzazione del progetto di “Ammodernamento tecnologico e interventi di
riqualificazione ambientale ed energetica della centrale elettrica di Scarlino da alimentare con fonti
rinnovabili (biomasse) e non convenzionali (CDR e CDRQ)”.
L’elevato valore naturalistico e paesaggistico del territorio provinciale di Grosseto si configura come un
complesso sistema di aree ecologiche vocate alla biodiversità.7 A riprova di tale ricchezza, come già
esplicitato nello Studio di Impatto Ambientale per la Centrale di Scarlino, nella sola provincia di
Grosseto sono presenti 31 SIC e 10 ZPS. Nell'ambito del sistema extraurbano, già con D.C.R. 342/98, la
Regione Toscana ha istituito, tra gli altri, il Sito di Interesse Comunitario “Padule di Scarlino” (SIC
IT51A0006, SIR n. 106) e il sito “Monte d’Alma” (SIC IT51A0008, SIR n. 108), i cui principali
obiettivi di conservazione sono riportati nell’Allegato 1 del DGR 644/04. Inoltre, la Regione Toscana
individua i propri SIC nella L.R. 6.04.2000, n. 56, comprendendoli nella categoria dei Siti di Importanza
Regionale.8
L’area interessata dal progetto, interna all’area industriale “il Casone”, non ricade all’interno dei
Siti di importanza comunitaria individuati ai sensi dell’art. 3 del D.P.R. 8 settembre 1997, n. 357,9
Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat
naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche10; questi successivamente compresi
7
Nell’area considerata oltre ai due SIR, ricadono, tra le altre, anche le aree naturali protette della Riserva
Naturale Statale biogenetica Tomboli di Follonica, Riserva Naturale Biogenetica Scarlino-Poggio Spedaletto,
ANPIL Costiere di Scarlino e Oasi del Padule e Costiere di Scarlino, la ZPS IT51A0004 “Poggio Tre Cancelli” .
8
All’art.2 infatti stabilisce che: "ai fini della presente legge è considerato SIR anche un sito che nel corso
dell’attuazione della direttiva 92/43/CEE viene classificato come Sito di Importanza Comunitaria o come Zona
Speciale di Conservazione". Tutti i siti contribuiscono a comporre la rete ecologica regionale, si evidenzia in questo
modo la volontà dell’Amministrazione Regionale di "considerare e intervenire contestualmente sia nei siti della rete
europea Natura 2000 sia nei siti di importanza regionale che non ne fanno parte". L’Allegato 6 della legge elenca i
Siti di importanza regionale, l’Allegato 1 indica invece gli habitat e le specie che possono richiedere l’istituzione di
SIR per la loro tutela.
9
Pubblicato nella Gazz. Uff. 23 ottobre 1997, n. 248, S.O. - aggiornato e coordinato al D.P.R. 12 marzo
2003 n° 120 Pubblicato nella Gazz. Uff. 30 maggio 2003, n. 124, da ultimo aggiornato con il D.M.A. del 5 luglio
2007, pubblicato nel Sup. Ordinario n. 167 alla Gazzetta Ufficiale n. 170 del 24 luglio 2007.
10
D.M. 3 aprile 2000 (Gazz. Uff. 22 aprile 2000, n. 95, S.O.), corretto con avviso pubblicato nella Gazz. Uff.
6 giugno 2000, n. 130, è stato approvato l'elenco delle zone di protezione speciale designate ai sensi della direttiva
79/409/CEE e dei siti di importanza comunitaria proposti ai sensi della direttiva 92/43/CEE.
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7
Centrale Elettrica di Scarlino………………………..……..…..…Valutazione di Incidenza (fase di Screening)
anche come Siti di Importanza Regionale11 SIR 106 Palude di Scarlino e SIR 108 Monte D’Alma12
(Fig.1). Tuttavia, viste le caratteristiche del progetto, nella presente Relazione sono stati analizzati gli
effetti conseguenti agli interventi proposti che, direttamente o indirettamente, possano avere ricadute
sulle aree oggetto di interesse comunitario e regionale.
Fig.1 - Cartografia di inquadramento dei SIC-SIR e dell’area di progetto
11
I perimetri dei Siti di Importanza Regionale (S.I.R.), ai sensi della L.R. 49/1995 e s.m.i., sono stati
individuati dalla Regione Toscana e approvati con deliberazione del C.R.T. n°6 del 21.01.2004.
12
Delibera di C.R. n. 80 del 24 luglio 2007 – Legge Regionale 6 aprile 2000 n. 56 (Norme per la
conservazione e la tutela degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna selvatiche). Designazione di
nuovi siti di importanza comunitaria (SIC) ai sensi della Direttiva 92/43/CEE e modifica dell’allegato D (Siti di
Importanza Regionale).
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3. INQUADRAMENTO NORMATIVO DI RIFERIMENTO
In ambito nazionale, la valutazione d'incidenza viene disciplinata dal DPR 12 marzo 2003, n.
120, che ha sostituito le disposizioni del DPR 357/97. In ambito regionale la normativa di riferimento è
data dalla Legge Regionale 6 aprile 2000 n.56.
In base al DPR 120/03, nella pianificazione e programmazione territoriale si deve tenere conto della
valenza naturalistico-ambientale dei SIC e delle ZSC e i proponenti dei progetti sono tenuti a
predisporre uno studio per individuare e valutare gli effetti che il piano o progetto può avere sul sito,
tenuto conto degli obiettivi di conservazione del medesimo. Sono altresì da sottoporre a valutazione di
incidenza tutti gli interventi non direttamente connessi e necessari al mantenimento in uno stato di
conservazione soddisfacente delle specie e degli habitat presenti in un sito Natura 2000, ma che possono
avere incidenze significative sul sito stesso, singolarmente o congiuntamente ad altri interventi.
Per lo svolgimento delle analisi condotte per la presente relazione si è tenuto in debita considerazione il
D.G.R. 5 luglio 2004, n. 644 “Attuazione dell’art. 12, comma 1, lett. a) della L.R.56/00, Approvazione
delle norme tecniche relative alle forme e alle modalità di tutela e conservazione dei Siti di importanza
regionale (SIR), che fissa anche per ciascuno di essi i corrispettivi obiettivi di conservazione e che
contiene in dettaglio la scheda con le principali caratteristiche dei siti SIC-SIR.
Nella descrizione dei Siti e per la caratterizzazione ecologica, ci si è avvalsi della documentazione
ufficiale in possesso della Regione Toscana (tra le altre, le informazioni riportate dal progetto
“RENATO” - Repertorio Naturalistico Toscano) 13 e del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del
Territorio (DPN), oltre che da sopralluoghi e dati bibliografici.
Il percorso logico seguito dal presente Studio di Analisi è stato estrapolato dalla guida metodologica
"Assessment of plans and projects significantly affecting Natura 2000 sites. Methodological guidance on the
provisions of Article 6 (3) and (4) of the Habitats Directive 92/43/EEC" redatto dalla Oxford Brookes
University per conto della Commissione Europea DG Ambiente14. La metodologia procedurale adottata
è un percorso di analisi e valutazione progressiva. Mentre i contenuti dello studio sono stati mutuati
dall’Allegato G, previsto dall'art. 5, comma 4, ex D.P.R. 8-9-1997 n. 357.
13
Archivio georeferenziato che riporta la situazione di tutte le specie vegetali ed animali di interesse
conservazionistico presenti nei vari ambiti territoriali ed i relativi livelli di criticità, realizzato nell'ambito del
progetto di ARSIA "Progetto di approfondimento e di riorganizzazione delle conoscenze sulle emergenze
faunistiche, floristiche e vegetazionali della Toscana". http://web.rete.toscana.it/renato/.
14
Il documento è disponibile in una traduzione italiana, non ufficiale, a cura dell'Ufficio Stampa e della
Direzione regionale dell'ambiente Servizio VIA - Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, "Valutazione di piani e
progetti aventi un'incidenza significativa sui siti della rete Natura 2000 Guida metodologica alle disposizioni
dell'articolo 6, paragrafi 3 e 4 della direttiva "Habitat" 92/43/CEE"
SIC - SIR: Padule di Scarlino e Monte d'Alma ………..….………………………………….……Relazione
9
Centrale Elettrica di Scarlino………………………..……..…..…Valutazione di Incidenza (fase di Screening)
Poiché, come si dirà dopo, la realizzazione ed esercizio del progetto non avrà incidenza significativa sui
siti considerati, la presente fase di Screening ha definitivamente sancito la non significatività degli
impatti e pertanto non si è ritenuto necessario passare ad ulteriori fasi progressive di valutazione.
4. METODOLOGIA DI ANALISI
Come detto, la presente relazione d’incidenza (integrativa a quella contenuta nell’ Appendice n° 2
del S.I.A) è redatta allo scopo di individuare tutte le possibili interferenze o impatti che il progetto di
“Ammodernamento tecnologico e interventi di riqualificazione ambientale ed energetica della centrale
elettrica di Scarlino da alimentare con fonti rinnovabili (biomasse) e non convenzionali (CDR e
CDRQ)” può provocare sulle aree SIC-SIR, in base alla normativa precedentemente elencata. A tal fine
abbiamo articolato il lavoro di analisi nelle seguenti fasi operative:
FASE 1 Breve descrizione delle caratteristiche del Progetto di Ammodernamento, con rinvio ai
paragrafi del SIA dove le diverse tematiche sono sviluppate;
FASE 2 Inquadramento territoriale;
FASE 3 Definizione dell’area di indagine;
FASE 4 Descrizione dei siti di interesse regionale - comunitario indagati;
FASE 5 Analisi della situazione ex-ante ed ex-post delle aree SIC-SIR e conclusioni.
L’analisi dei potenziali fattori di impatto è stata effettuata in relazione alla valenza e alle peculiarità
naturalistiche delle aree SIC-SIR, così come indicato dalle schede descrittive dei siti contenute negli
archivi Natura 2000, integrata con fonti informative ufficiali come il Repertorio Naturalistico Toscano
(RE.NA.TO), ecc.
Nell’approfondimento dell’ analisi dei potenziali fattori di impatto, è stata considerata solamente la fase
di esercizio dell’impianto in quanto le attività di costruzione previste sono minime e non generano
ricadute significative sulle aree dei Siti considerati, tanto più in considerazione del fatto che il progetto è
esterno alle aree SIC-SIR con una distanza minima di circa 1 km dall’estremità dell’area protetta più
vicina (Padule di Scarlino).
5. DESCRIZIONE DEL PROGETTO
La descrizione del progetto di ammodernamento tecnologico di riqualificazione ambientale della
centrale elettrica di Scarlino è stata già trattata nello SIA, di cui il presente lavoro costituisce una
integrazione. Pertanto, nel presente capitolo si riporta una sintesi relativamente agli aspetti di maggiore
importanza ai fini della valutazione.
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Centrale Elettrica di Scarlino………………………..……..…..…Valutazione di Incidenza (fase di Screening)
Il progetto di riqualificazione industriale della centrale di Scarlino sita in Loc. il “Casone” , ha come
finalità l’adeguamento dei processi produttivi e degli apparati tecnologici del sistema impiantistico,
nonché la loro innovazione sotto il profilo processistico, con lo scopo prioritario di produrre energia
termica ed elettrica a partire dalla utilizzazione e sfruttamento di un mix composto da biomasse
provenienti da sistemi territoriali di riferimento (“filiera corta”),e, a fini di recupero energetico, da
CDR e CDRQ.
5.1.Caratteristiche del progetto
L’impianto in esame risulta attualmente alimentato unicamente da biomasse. Nello specifico, il
combustibile utilizzato è esclusivamente costituito da:
•
scarti di legna cippata derivante dal trattamento e pulizia di zone forestate per il 75-80% in peso
del combustibile utilizzato: il potere calorifico di questo materiale, anche per l’elevato tasso di
umidità, è variabile e prossimo a 1.900- 2.000 kcal/kg;
•
gusci di semi di palma da olio (nocciolino) per circa il 20-25% in peso: il potere calorifico di
questo materiale, che presenta tassi di umidità molto ridotti e una durezza assai elevata, risulta
mediamente pari a 4.000 kcal/kg.
In seguito all’ammodernamento in progetto, il combustibile sarà un mix di biomasse e rifiuti
combustibili (CDR).
L’impianto produce energia elettrica tramite l’espansione in turbina del vapore prodotto, utilizzando
l’energia termica resa disponibile da un processo di combustione, si articola su tre linee di combustione,
denominate Linea 01, Linea 02, Linea 03, che sono state realizzate mediante la riconversione industriale
del preesistente impianto di arrostimento delle piriti.
Strutturalmente l’impianto si articola in:
•
una sezione termica, costituita da tre sistemi focolare−caldaia per la produzione di vapore;
•
tre sezioni di trattamento dei fumi a lavaggio acido;
•
due sezioni di filtrazione elettrostatica e lavaggio alcalino
•
un sistema di raccolta e trattamento degli effluenti liquidi;
•
un sistema di raccolta delle ceneri di combustione che vengono stoccate e quindi conferite al
riutilizzo in cementificio oppure in discarica autorizzata dove vengono smaltiti anche i fanghi
raccolti e disidratati nell'attiguo impianto di depurazione delle acque;
SIC - SIR: Padule di Scarlino e Monte d'Alma ………..….………………………………….……Relazione 11
Centrale Elettrica di Scarlino………………………..……..…..…Valutazione di Incidenza (fase di Screening)
•
una sezione di preparazione, stoccaggio e alimentazione combustibile;
•
una sezione di produzione di energia elettrica a partire dal vapore prodotto.
I principali interventi progettuali previsti, sono riassunti in Tabella 115:
Ante
•
•
•
•
•
•
Post
Sezione termica
Forni a letto fluido
pannelli evaporanti installati all’interno del
• completamento del rivestimento del forno
letto di sabbia, alla base e sul tetto del forno
con pareti membranate nella parte
e sulle pareti in corrispondenza del
semicilindrica opposta alla zona di
semicilindro coincidente con la zona di
alimentazione
introduzione del combustibile
sistema manuale per lo svuotamento e
pulizia del letto di sabbia
•
•
Caldaia
banchi scambiatori composti da 2 banchi
•
verticali di pannelli vaporizzanti (1° e 4°
banco) e 2 banchi di pannelli surriscaldatori
(2° e 3° banco)
•
n. 1 economizzatore a valle dei cicloni
•
•
installazione di un sistema automatico per
ciascuna
linea
per
lo
scarico,
raffreddamento, vagliatura e rilancio della
sabbia silicea;
installazione di due silos di accumulo sabbia
potenziamento del primo banco di pannelli
vaporizzanti con l’integrazione di nuovi
fogli passando dagli attuali (n° 3) a 10
banchi;
sostituzione dei banchi surriscaldatori ad
alta e bassa temperatura con banchi
parzialmente rivestiti in INCONEL®
inserimento di un attemperatore ad iniezione
inserimento
di
un
economizzatore
aggiuntivo a monte dei cicloni
Sistema raccolta delle ceneri
4 silos per lo stoccaggio delle ceneri e delle
• modifica del sistema di estrazione ceneri dai
scorie di combustione estratte in continuo
sili
dai forni e dai cicloni dalla sezione
• installazione di un nuovo umidificatore per
trattamento fumi;
il trattamento con acqua delle ceneri estratte
silos utilizzati al 50% del loro capacità a
dai sili di stoccaggio immediatamente prima
causa della particolare geometria delle
del caricamento sui mezzi di trasporto
tramogge di scarico;
• eliminazione dello stoccaggio all’aperto
15
Fonte: Ammodernamento tecnologico e interventi di riqualificazione ambientale e energetica della centrale
elettrica di Scarlino alimentata con fonti rinnovabili (biomasse) e non convenzionali (cdr). Studio di impatto
ambientale – Sintesi non tecnica. (Golden Associates S.r.l.).
SIC - SIR: Padule di Scarlino e Monte d'Alma ………..….………………………………….……Relazione 12
Centrale Elettrica di Scarlino………………………..……..…..…Valutazione di Incidenza (fase di Screening)
Ante
•
•
•
•
•
•
sistema di umidificazione con stoccaggio
all’aperto;
sistema di carico del secco per riutilizzo in
cementificio.
Post
•
sistema di carico del secco per riutilizzo in
cementificio
Sezione di stoccaggio e alimentazione dei combustibili
piattaforma
di
scarico
sopraelevata,
• inserimento di un sistema di aspirazione e
attrezzata con una tramoggia chiusa, per lo
trattamento delle polveri e delle emissioni
odorigene
scarico da mezzi dotati di sistema “walking
floor”
• realizzazione di uno stoccaggio strategico di
tre silos chiusi aventi una capacità di
combustibile
stoccaggio di circa 3.000 m3, stoccaggio in
• realizzazione di un sistema di addensamento
un capannone con capacità di circa 4.000
• realizzazione di uno stoccaggio operativo
m3 e all’aperto
per l’alimentazione del sistema di
addensamento aggiunto
• utilizzo combinato degli stoccaggi esistenti,
che consente di rendere disponibile una
miscela ideale attingendo dai tre sili da
1.000 m3 ciascuno
• nuova tramoggia per il caricamento delle
biomasse in miscela sulla corrente di
alimentazione forni
Sezione depurazione fumi
Sistema abbattimento NOx
Sistema di Denox termico mediante
• Sistema di Denox termico mediante
iniezione di urea al 35% nella zona uscita
iniezione di urea al 35% nella zona uscita
fumi dal forno mediante n. 4 lance
fumi dal forno mediante n. 4 lance
atomizzate ad aria
atomizzate ad aria;
n. 4 cicloni depolverizzatori
• Abbattimento ulteriore degli NOx attuato in
un Denox catalitico inserito dopo i cicloni
che
sfrutta
l’ammoniaca
residua
dall’abbattimento termico
• Sostituzione dei cicloni esistenti con due di
nuovo dimensionamento
Tab 1 - Caratteristiche dell’impianto oggetto di ammodernamento
Ritenendo necessario in questa fase concentrare l’attenzione sul tema delle possibili interferenze
ambientali con le aree protette, ma anche al fine di evitare inutili ripetizioni di quanto già evidenziato
nello Studio di Impatto Ambientale approvato con la determinazione 118/09 già citata, per la descrizione
puntuale e approfondita degli aspetti relativi alle caratteristiche del progetto richiesti dall’allegato G (
tipologie di azione e/o opere, dimensione e/o ambito di riferimento, complementarietà con altri piani e/o
progetti, uso delle risorse naturali, produzione di rifiuti, inquinamento e disturbi ambientali, rischio di
incidenti, per quanto riguarda le sostanze e le tecnologie utilizzate) per brevità di esposizione si rinvia
allo SIA stesso secondo la matrice già citata e di seguito riportata (Tabella 9).
SIC - SIR: Padule di Scarlino e Monte d'Alma ………..….………………………………….……Relazione 13
Centrale Elettrica di Scarlino………………………..……..…..…Valutazione di Incidenza (fase di Screening)
6. INQUADRAMENTO TERRITORIALE
La presente valutazione di incidenza interessa i due SIC-SIR (Padule di Scarlino e Monte
d’Alma), nei pressi dell’area interessata dal progetto di ammodernamento. Vista la tipologia del progetto
e dei possibili impatti dovuti alle emissioni di fumi, l’analisi è stata estesa ad un area fisiograficamente
determinata, a Nord delle Bandite di Follonica, a sud dallo spartiacque del Monte d’Alma, a ovest dal
mare mentre ad est, si è ritenuto sufficiente estendere l’area analizzata per una distanza di 5 km dal sito
industriale “Il Casone “. La superficie totale dell’area considerata è di 6807 Ha.
All’interno dell’area considerata oltre ai due SIR, ricadono le seguenti aree naturali protette:
•
riserva naturale statale biogenetica Tomboli di Follonica;
•
riserva naturale biogenetica Scarlino-Poggio spedaletto;
•
ANPIL costiere di scarlino e oasi del Padule e costiere di Scarlino
Per completezza di inquadramento si riporta una sintetica descrizione delle aree (Selvi F., Stefanini,
P., 2008):
La Riserva Naturale Statale Tomboli di Follonica è estesa su 55 ettari, interessa i Comuni di
Follonica e Scarlino, è di proprietà statale ed è gestita dal Corpo Forestale dello Stato tramite l’Ex
Azienda di Stato delle Foreste Demaniali. Parte della riserva ricade in ambito urbano, andando a
costituire due Parchi Pubblici (Pineta di Levante e di Ponente) interni alla città di Follonica. La
restante superficie è costituita da una pineta di protezione a prevalenza di Pino domestico (Pinus
pinea L.), insediata sul cordone sabbioso che da Follonica arriva fino al puntone di Scarlino (Fig.2).
SIC - SIR: Padule di Scarlino e Monte d'Alma ………..….………………………………….……Relazione 14
Centrale Elettrica di Scarlino………………………..……..…..…Valutazione di Incidenza (fase di Screening)
Fig.2 – Pineta a pino domestico su cordone sabbioso nei pressi di Follonica
La Riserva Naturale Statale Biogenetica Scarlino-Poggio Spedaletto è estesa su 51 ettari ed interessa
il comune di Scarlino. La vegetazione dominante è rappresentata dalla macchia mediterranea, leccio,
orniello, fillirea, lentisco, mirto e sughera e per una porzione minore da una pineta di pino domestico.
L’area naturale protetta di interesse locale (A.N.P.I.L.) “Costiere di Scarlino” e “Oasi del Padule e
Costiere di Scarlino”, ha una superficie di circa 1.080 ettari, suddivisa in due corpi contigui: un’area
collinare, con vegetazione prevalente a macchia mediterranea (leccio, lentisco, corbezzolo, erica,
ecc.) e una zona paludosa planiziale che comprende anche il Padule di Scarlino (SIC-SIR 106).
Dell’area esaminata, è stata realizzata una carta dell’uso del suolo, utilizzando tecnologia G.I.S. per
sovrapposizione dei piani informativi quali:
•
•
•
Progetto Europeo Corine Land Cover;
Cartografia C.T.R. 1:10.000 della Regione Toscana;
Piano Strutturale del Comune di Scarlino;
I risultati ottenuti dall’analisi, sono riassunti nella Tabella 2.
SIC - SIR: Padule di Scarlino e Monte d'Alma ………..….………………………………….……Relazione 15
Centrale Elettrica di Scarlino………………………..……..…..…Valutazione di Incidenza (fase di Screening)
USO DEL SUOLO
ETTARI
SUPERFICIE
(ha)
(%)
Zone urbanizzate di tipo residenziale
584,8
8,6%
Aree industriali o commerciali.
312,9
4,6%
Reti stradali e ferroviarie
80,0
1,18%
Aree estrattive
28,9
0,4%
1952,8
28,7%
Vigneti
62,8
0,9%
Frutteti e frutti minori
26,3
0,4%
Oliveti
183,4
2,7%
Sistemi colturali e particellari complessi
802,7
11,8%
Colture annuali associate a colture permanenti
284,6
4,2%
Prati stabili
247,8
3,6%
Boschi a prevalenza di leccio
1898,4
27,9%
Boschi a prevalenza di pini mediterranei
101,4
1,5%
Boschi cedui di castagno
61,8
0,9%
Boschi a prevalenza di specie igrofile
12,9
0,2%
Paludi salmastre
135,0
2,0%
Corsi d’acqua, canali e idrovie.
20,9
0,3%
Bacini d’acqua
10,0
0,1%
6807,2
100,00%
Seminativi
Totale
Tab.2 - Uso del suolo
Nell’area interessata si individuano 2 sistemi di paesaggio, il sistema della pianura e quello della collina.
Nel sistema della pianura, si riscontra una netta prevalenza delle aree agricole, in particolare i seminativi
sia asciutti (avena, leguminose foraggere, pascoli in rotazione) che irrigui (specie ortive su piccole
superfici a prevalente conduzione familiare), si estendono per complessivi 1953 ettari, e costituiscono la
porzione largamente predominante della superficie agricola utilizzata (SAU). Essi si presentano in
sistemi semplici o più o meno complessi. Sono inoltre presenti superfici di medie dimensioni coltivate
SIC - SIR: Padule di Scarlino e Monte d'Alma ………..….………………………………….……Relazione 16
Centrale Elettrica di Scarlino………………………..……..…..…Valutazione di Incidenza (fase di Screening)
ad olivo (Fig. 4). Come riportato nello studio di impatto ambientale, i seminativi sono attraversati da un
sistema di canali artificiali lungo i quali è possibile riscontrare lembi di vegetazione spontanea,
prevalentemente Arundo donax, Phragmites australis e Tamerice. Dal punto di vista naturalistico, si
riscontra l’area palustre di Scarlino e la pineta a pino domestico presente sul cordone sabbioso (cfr.
Allegato 15).
Fig.3 – Oliveti
Nel sistema collinare invece si riscontra una prevalenza di boschi a macchia mediterranea costituiti da latifoglie
sclerofille e non, oltre che da aree agricole coltivate principalmente a olivo e vite.
SIC - SIR: Padule di Scarlino e Monte d'Alma ………..….………………………………….……Relazione 17
Centrale Elettrica di Scarlino………………………..……..…..…Valutazione di Incidenza (fase di Screening)
Fig. 4 - Carta dell’uso del suolo
DESCRIZIONE DEI SITI COMUNITARI
6.1 SIR e SIC: Palude di Scarlino
Il Padule di Scarlino è una delle residue aree palustre costiere della Toscana meridionale, in gran
parte dulciacquicola, con una significativa porzione salmastra, che riveste una notevole importanza per
la sosta, svernamento e nidificazione dell’avifauna (in particolare per la conservazione di alcune specie
nidificanti ormai rare e minacciate come Botaurus stellaris, Circus aeroginosus e Acrocephalus
melanopogon).
E’ compreso per la maggior parte nell’Oasi di Protezione “Padule e Costiere di Scarlino” e in piccola
parte nella Riserva Statale “Tomboli di Follonica”, copre un’area di circa 150 ha e occupa terreni
SIC - SIR: Padule di Scarlino e Monte d'Alma ………..….………………………………….……Relazione 18
Centrale Elettrica di Scarlino………………………..……..…..…Valutazione di Incidenza (fase di Screening)
pianeggianti posti ad un’altitudine compresa tra 0 e circa 2 m sul livello del mare; è situato tra il fiume
Pecora e il Canale Allacciante ed è diviso dal litorale da poche decine di metri.
Localizzazione del sito.
Longitudine
E 10 47 37
Latitudine
42 54 4
Area (ha)
149,00
Altezza min. (m.s.l.m)
2
Altezza max. (m.s.l.m)
2
Regione
Toscana
Regione bio-geografica
Mediterranea
Tab.3 - Localizzazione del sito. - Fonte: Scheda SIC
Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.
SIC - SIR: Padule di Scarlino e Monte d'Alma ………..….………………………………….……Relazione 19
Centrale Elettrica di Scarlino………………………..……..…..…Valutazione di Incidenza (fase di Screening)
Fig. 5 - Confini del sito IT51A006
SIC - SIR: Padule di Scarlino e Monte d'Alma ………..….………………………………….……Relazione 20
Centrale Elettrica di Scarlino………………………..……..…..…Valutazione di Incidenza (fase di Screening)
L’ambiente del Padule è caratterizzato da una alternanza di zone emerse e zone sommerse, variabili per
estensione in relazione alle precipitazioni, e dalla presenza di due ecosistemi costituiti dall’area umida
salmastra, più prossima alla costa, e dall’area dulcacquicola più interna. Il paesaggio vegetale dell’area è
caratterizzata da un mosaico di alte erbe perenni (graminacee, ciperacee, giuncacee), di erbe annue e
suffrutici alofili succulenti, la cui distribuzione spaziale è regolata dalla disponibilità idrica e dalla
concentrazione di sali, da piccoli specchi d’acqua, e da aree incolte. La presenza di specie legnose è
limitata alla parte più prossima al mare, con sporadici individui di tamerici (Tamarix africana, T.
gallica) e piccoli arbusteti dominati o da specie di macchia mediterranea, fillirea (Phillyrea angustifolia),
lentisco (Pistacia lentiscus), alterno (Rhamnus alaterno), oppure da alberi e arbusti decidui, olmo
(Ulmus minor), prugnolo (Prunus spinosa). Solo lungo gli argini ed in particolare lungo il canale
Allacciante, si trovano formazioni di un certo sviluppo a distribuzione lineare con frassino maggiore
(Fraxinus oxycarpa), olmo, prugnolo.
Tra le specie vegetali viene segnalata la presenza dell’Artemisia coerulescens var. palmata – Specie
molto rara in Toscana, segnalata nei prati salsi del Parco della Maremma e del Padule di Scarlino16.
Fig.6 - Padule di Scarlino (Gr)
16
Fonte: La protezione della natura in Toscana – Siti di importanza Regionale e fauna vertebrata nella
provincia di Grosseto. Scheda SIR 106 – Padule di Scarlino
SIC - SIR: Padule di Scarlino e Monte d'Alma ………..….………………………………….……Relazione 21
Centrale Elettrica di Scarlino………………………..……..…..…Valutazione di Incidenza (fase di Screening)
Facendo riferimento alla documentazione ufficiale17, in Tabella 4 sono riportati gli habitat di interesse con le
relative percentuali di copertura e il corrispondente grado di conservazione18:
Habitat di cui all’Allegato A1 della L.R. 56
2000
Pascoli inondati
maritimi)
mediterranei
Cod.
Corine
Cod.
Nat.
2000
Priorit.
Copertura
Grado di
conservazione
%
(Juncetalia
15.15
1410
no
30
B
Praterie e fruticeti alofili mediterranei e termoatlantici (Sarcocornietea fruticosi)
15,16
1420
no
15
B
21
1150
si
5
B
Praterie umide mediterranee con piante erbacee
alte del Molinio-Holoschoenion
37.4
6420
no
3
B
Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba
44,17
92A0
no
1
C
Fiumi mediterranei a flusso permanente con il
Paspalo-Agrostidion e con filari riparii di Salix e
Populus alba
24.53
3280
no
1
B
Vegetazione pioniera a Salicornia ed altre specie
annuali delle zone fangose e sabbiose
15.11
1310
no
1
B
Lagune costiere
Tab.4 - Habitat presenti nel sito. - Fonte: Schede SIC-SIR
Per quanto riguarda le specie animali, in tabella 5 sono indicate le specie di uccelli riportate nell’allegato
I della Direttiva 79/409/CEE, e le altre specie di uccelli non inclusi nell’allegato I della Direttiva
79/409/CEE; infine sono indicate altre specie importanti sempre riportate nella scheda SIC.
Uccelli inclusi nell'allegato I della direttiva 79/409/CEE
Airone Bianco (Egretta alba)
Forapaglie castagnolo (Agrocephalus melanopogon)
Martin pescatore (Alcedo atthis)
Succiacapre (Caprimulgus aeuropaeus)
Cavaliere d'italia (Himantopus himantopus)
Moretta tabaccata (Aythya nyroca)
17
Scheda ufficiale Natura 2000 del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.
18
Gli habitat segnati con l’asterisco sono classificati come prioritari. La priorità viene conferita dagli organi
della Commissione europea, per la rarità e l’importanza ecologica che svolgono nei confronti di alcune specie
animali e vegetali che vivono in questi ambienti naturali.
SIC - SIR: Padule di Scarlino e Monte d'Alma ………..….………………………………….……Relazione 22
Centrale Elettrica di Scarlino………………………..……..…..…Valutazione di Incidenza (fase di Screening)
Uccelli inclusi nell'allegato I della direttiva 79/409/CEE
Falco di palude (Circus aeruginosus)
Tarabusino (Ixobrychus minunutus)
Tarabuso (Botaurus stellaris)
Averla piccola (Lanius collirio)
Albanella reale (Circus cyaneus)
Fenicottero rosa (Phoenicopterus ruber)
Uccelli non inclusi nell'allegato I della direttiva 79/409/CEE
Gheppio (Falco tinnunculus)
Oca selvatica (Anser anser)
Svasso piccolo (Podiceps nigricollis)
Altre specie importanti
Mammiferi
Istrice (Hystrix cristata)
Martora (Martes martes)
Puzzola (Mustela putorius)
Anfibi e rettili
Rana esculenta (Rana esculenta)
Ramarro occidentale (Lacerta bilineata)
Insetti
Carabus alysidotus
Carabus morbillosus morbillosus
Desera distincta
Epomis circumscriptus
Vegetali
Artemisia coerulescens var. palmata
Artemisia verlotiorum
Arthrocneum glaucum
Aster tripolium L.
Halimione portucoloides (L.) Aellen
SIC - SIR: Padule di Scarlino e Monte d'Alma ………..….………………………………….……Relazione 23
Centrale Elettrica di Scarlino………………………..……..…..…Valutazione di Incidenza (fase di Screening)
Tab.5 – Habitat presenti nel sito - Fonte: Schede SIC-SIR
Principali elementi di criticità interni al sito
•
Interrimento per colmata dell’area palustre, durante le esondazioni dei corsi d’acqua contigui.
•
Discariche abusive di inerti.
•
Intensa attività venatoria ai confini del sito.
•
Qualità dell’acqua in entrata non ottimale e carenza idrica estiva.
•
Incendi della vegetazione (che hanno portato alla scomparsa dell’ultimo lembo di bosco idrofilo di
estensione significativa).
•
Ipotesi di sviluppo urbanistico in aree circostanti il sito, che potrebbero avere effetti rilevanti sulla sua
funzionalità.
•
Presenza di elettrodotti.
•
Diffusione invasiva dei canneti.
Principali elementi di criticità esterni al sito
•
Aree industriali potenzialmente pericolose e importanti assi viari confinanti con il sito, con effetti negativi
dovuti al traffico veicolare, ai pregressi scarichi di fanghi e al rischio di eventi inquinanti accidentali.
•
Aree circostanti interessate da turismo balneare di massa.
Principali obiettivi di conservazione
a) Conservazione e miglioramento della funzionalità dell’ambiente palustre, riguardo al regime e alla
tipologia degli apporti idrici (coinvolgendo le problematiche dell’interramento, dell’aridità estiva, delle
relazioni tra acque dolci e salmastre e della qualità dell’acqua).
b) Pianificazione della gestione della vegetazione palustre, finalizzata alla permanenza delle specie di
canneto più esigenti (tarabuso, falco di palude e forapaglie castagnolo) e al mantenimento e incremento
della diffusione di altre tipologie di vegetazione e, in generale, dell’elevata eterogeneità.
c) Conservazione del pascolo estensivo di bovini, praticato in una parte del sito.
d) Mantenimento di sufficienti livelli di naturalità anche nelle aree circostanti, al fine di evitare un eccessivo
isolamento del SIR.
e) Verifica dell’impatto dell’attività venatoria nelle aree circostanti e sua eventuale regolamentazione.
Indicazione per le misure di conservazione
SIC - SIR: Padule di Scarlino e Monte d'Alma ………..….………………………………….……Relazione 24
Centrale Elettrica di Scarlino………………………..……..…..…Valutazione di Incidenza (fase di Screening)
•
Definizione del regime idraulico della palude, finalizzata al mantenimento degli ambienti di
alimentazione e di riproduzione delle specie ornitiche e degli habitat d’interesse conservazionistico.
•
Prosecuzione degli interventi di gestione della vegetazione palustre (prevalentemente mediante misure
gestionali, in parte attraverso il mantenimento del pascolo con modalità adeguate) finalizzati alla
conservazione delle specie animali più importanti e alla diversificazione degli habitat, da effettuarsi
attraverso interventi di taglio a rotazione del canneto, la realizzazione di chiari, la creazione di prati
allagati dulcacquicoli e il mantenimento di habitat diversificati di palude salmastra.
•
Limitazione, anche nelle aree immediatamente esterne al sito, dello sviluppo urbanistico, che può
influenzarne le dinamiche, e controllo delle misure di gestione idraulica nel bacino idrografico.
•
Poiché alcune delle principali cause di degrado/disturbo dipendono da pressioni ambientali originate nel
contesto esterno al sito, per queste dovrà essere opportunamente applicato lo strumento della valutazione
di incidenza.
•
Creazione di boschetti idrofili, ora del tutto assenti nel sito.
6.1.1. Descrizione degli habitat e delle specie
Di seguito si riporta per ciascun habitat e specie presenti nel sito una descrizione sintetica, con
specifica che le specie presenti in entrambi i siti, sono state descritte una sola volta.
Habitat di cui all’Allegato A1 della L.R. 56/2000
Habitat 1410: Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi)
L’habitat è distribuito lungo le coste del Mediterraneo. In Italia è presente in varie stazioni, in quasi tutte
le regioni che si affacciano sul mare. In Toscana si può trovare da Scarlino fino al confine meridionale.
Si tratta di giuncheti a dominanza di Juncus maritimus o J. acutus, il primo in condizioni di maggiore
idrofilia e alofilia. Quindi partendo dal mare J. maritimus tende a formare cenosi quasi pure; a queste si
succedono consociazioni con J. acutus; più lontano viene sostituito da J. acutus. Presso il mare, in aree
poco disturbate dal pascolo, si possono formare giuncheti chiusi mentre, in condizioni di pascolamento
non eccessivo, formazioni aperte con infiltrazioni di Arthrocnemum sp.pl., Sarcocornia perennis e
Limonium serotinum.
Le maggiori cause di minaccia sono l’evoluzione per interramento e svincolamento dalla serie igrofila e
alofila dipendenti dall’evoluzione della linea di costa. Un intenso carico di pascolo può provocare un
eccesso di frammentazione delle cenosi con impoverimento delle specie guida e ed un aumento delle
specie nitrofile.
Habitat 1420: Praterie e fruticeti alofili mediterranei (Sarcocornietea fruticosae)
SIC - SIR: Padule di Scarlino e Monte d'Alma ………..….………………………………….……Relazione 25
Centrale Elettrica di Scarlino………………………..……..…..…Valutazione di Incidenza (fase di Screening)
Vegetazione alofila perenne composta da specie a portamento basso arbustivo, a distribuzione
essenzialmente mediterraneo-atlantica appartenenti alla classe Sarcocornietea fruticosae. Si tratta di
fitocenosi che si insediano su suoli almeno temporaneamente inondati da acque salate, costituite da
Chenopodiaceae succulente, Plumbaginaceae e Graminaceae specializzate. A variazioni del periodo di
sommersione del suolo e del tenore salino corrispondono variazioni nella composiazione floristica dei
popolamenti che presentano ora specie igrofile (Juncus maritimus, Puccinellia palustris) ora specie
meno legate all’acqua (Arthrocnemum glaucum, Halimione portulacoides). Questi popolamenti, che non
sopportano eccessive inondazioni, sono rilevanti habitat di sterne, cavalieri d'Italia e lombrichi.
Habitat 1150*: Lagune costiere
Habitat distribuito lungo le coste mediterranee. In Italia sono presenti in Toscana, Lazio, Puglia, coste
dell’Adriatico settentrionale, Sicilia, Sardegna. In Toscana è presente a Orbetello (una delle lagune
salmastre più grandi d’Italia) e Burano.
L’habitat si trova in depressioni con acque salmastre, derivate dall’isolamento di un braccio di mare da
parte di un cordone dunale.
Le principali minacce sono il naturale processo di interramento che col tempo può portare alla sua
scomparsa e l’inquinamento delle acque salmastre dovuto alla concentrazione di nutrienti in relazione
alla vicinanza di colture agricole.
Habitat 6420: Praterie umide mediterranee con piante erbacee alte del Molinio- Holoschoenion
Habitat presente nelle aree pianeggianti a clima mediterraneo della penisola, in ambiente sia costiero che
interno. Mancano dati precisi inerenti la Toscana, in quanto molte segnalazioni inedite dovute alle
schede Bioitaly si sono rivelate inesatte, per l’oggettiva mancanza di una chiara definizione dell’habitat.
E’ presumibilmente diffuso in tutte le aree planiziarie della Regione.
La bonifica delle aree umide a scopi agricoli o di sviluppo urbanistico ha fortemente ridotto la
distribuzione di tale habitat.
Habitat 92A0: Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba
L'habitat è presente in gran parte del territorio lungo il basso e medio corso dei principali corsi d’acqua e
dei loro affluenti di diverso ordine. Si tratta in generale di un habitat che predilige stazioni eliofile con
falda affiorante o quasi e terreno asfittico. E’ costituito da diversi tipi di vegetazione, dominati talvolta
da salici, da pioppi, da olmo campestre, da ontano nero o da frassino ossifillo. L’habitat è spesso
localizzato in aree a forte antropizzazione, urbane o agricole, fortemente degradati per sottrazione di
superficie, inquinamento di suolo e acqua e soggetti a forte competizione da parte di specie esotiche
invadenti.
Habitat 3280: Fiumi mediterranei a flusso permanente con il Paspalo-Agrostidion e con filari riparii di
Salix e Populus alba
L’habitat si distribuisce lungo le rive dei corsi d'acqua a flusso permanente, prevalentemente in pianura,
ed è caratterizzato dalla presenza di specie erbacee igro-nitrofile perenni ed annuali, che vivono sotto la
scarsa copertura di filari di salici e pioppi.
SIC - SIR: Padule di Scarlino e Monte d'Alma ………..….………………………………….……Relazione 26
Centrale Elettrica di Scarlino………………………..……..…..…Valutazione di Incidenza (fase di Screening)
Habitat 1310: Vegetazione pioniera a salicornie ed altre specie annuali delle zone fangose e sabbiose
L’habitat è distribuito lungo le coste mediterranee ed atlantiche. In Italia è presente lungo le coste basse
seppur in maniera sporadica. In Toscana si trova alla Diaccia Botrona, Padule di Scarlino e di Orti
Bottagone in piccole estensioni, mentre ampie estensioni di questo habitat si trovano nelle Laguna di
Orbetello (Patanella e Stagnone).
Si trova in aree fangose pianeggianti in formazioni a mosaico con i fruticeti succulenti dove la salinità
durante il periodo estivo è molto alta e si formano crostoni di sale superficiale. Può essere considerato
un habitat pioniero che tende ad evolversi verso i fruticeti succulenti, dove vi sono condizioni di idrofilia
o i prati delle Juncetalia in stazioni più xeriche.
Le maggiori cause di minaccia sono l’inquinamento delle acque, in particolare l’aumento di nitrati, la
gestione del livello idrometrico e l’evoluzione della vegetazione sia verso cenosi più banali (canneto alla
Diaccia Botrona), sia verso i fruticeti succulenti.
Uccelli inclusi nell'allegato I della direttiva 79/409/CEE
Airone Bianco (Egretta Alba)
Si riproduce in Austria e Ungheria, in Montenegro, sul Delta del Danubio, e in alcune zone in Ucraina e
a est sul Mar Caspio. Recentemente ha cominciato a nidificare anche nei Paesi Bassi, Germania,
Polonia, Bielorussia, Francia, Italia settentrionale. Ha zampe e collo lunghi, becco molto allungato,
corpo slanciato. Le zampe non sono palmate, ma sono grandi in modo che l'airone bianco non sprofondi
nel fango a causa del suo peso. Il piumaggio è completamente bianco, gli occhi gialli contornati da un
anello verde. Il becco è nero durante la stagione riproduttiva, giallo con la punta scura negli altri periodi.
E’ un abile cacciatore, cammina lentamente nell'acqua bassa o nel fango con il suo collo ripiegato in
posizione di attacco. E’ specie territoriale e difende in modo vigoroso il suo territorio di riproduzione da
altre garzette.
Vive in prossimità dell'acqua dolce, dove l'acqua è poco profonda. Frequenta laghi, paludi, prati e
pascoli umidi, nidifica nei canneti e in mezzo alla vegetazione fitta. Durante la migrazione e d'inverno si
insedia sugli estuari e nelle lagune salmastre. Si nutre principalmente di pesci, anfibi, invertebrati
acquatici e rettili. Durante l’inverno si sposta lungo i litorali nord orientali dell'Adriatico, nel sud della
Grecia, in Tunisia, nel Delta del Nilo e nel sud dell'Iraq. In Italia è migratore regolare, svernante e
nidificante localizzato.
Nidifica in colonie sugli alberi o tra i canneti. Il maschio costruisce verso la fine di aprile un fragile nido
fatto di ramoscelli, di solito collocato sopra o nelle vicinanze dell'acqua, imbottito con materiali più
soffici come fili d'erba. E' una specie monogama. Depone da 1 a 6 uova, solitamente 3, di colore blu verdi pallido.
SIC - SIR: Padule di Scarlino e Monte d'Alma ………..….………………………………….……Relazione 27
Centrale Elettrica di Scarlino………………………..……..…..…Valutazione di Incidenza (fase di Screening)
Fig.7 - Airone Bianco
Forapaglie castagnolo (Acrocephalus melanopogon)
Il Forapaglie castagnolo è distribuito nella regione mediterranea e balcanico-danubiana ma la sottospecie
melanopogon è quella che si riproduce nel nostro paese con areali puntiformi. In Europa attualmente
viene stimata una popolazione nidificante di 40.000-70.000 coppie. In Italia una recente indagine ha
confermato la riproduzione solamente in quattro regioni: Emilia-Romagna, Toscana, Umbria e Puglia. In
particolare nella palude di Massaciuccoli nidifica il 70% delle popolazione italiana ed è inserito nella
lista rossa degli uccelli nidificanti in Toscana come specie rara. Nel Padule di Scarlino è stimata la
presenza secondo l'archivio Renato di 10-15 coppie. Questo passeriforme della famiglia dei Silvidi è
legato agli ambienti di canneto.La specie è strettamente monogama e la singola coppia è fortemente
territoriale. Entrambi i componenti della coppia allevano i giovani, anche se la cova viene effettuata
soprattutto dalla femmina. Si nutre prevalentemente di Aracnidi, larve di insetti e piccoli Ortotteri e
Lepidotteri, ma non disdegna bacche e gemme florali.
Le minacce per la conservazione di questa specie sono la scomparsa degli habitat riproduttivi per
salinizzazione e la scomparsa dei canneti, sfalci ripetuti, e incendi di ripulitura.
Martin pescatore (Alcedo atthis)
Il Martin Pescatore comune o Martin Pescatore europeo (Alcedo atthis ispida) è la specie più diffusa di
martin pescatore, e l'unica presente in Europa. È lungo 15-16 cm e pesa 40-44 grammi circa. È molto
diffuso in Europa, Asia e Africa.
Le piume sono sgargianti, di colori tra il blu e il verde, ma sul collo e sulla gola si notano evidenti
macchie bianche. Le parti superiori presentano una colorazione che a seconda della rifrazione della luce
può risultare blu brillante o verde smeraldo. Il petto, invece, ha una colorazione arancione vivace per i
maschi, più castana per le femmine.
SIC - SIR: Padule di Scarlino e Monte d'Alma ………..….………………………………….……Relazione 28
Centrale Elettrica di Scarlino………………………..……..…..…Valutazione di Incidenza (fase di Screening)
La testa è abbastanza grande, con un becco lungo, robusto nero; le ali e la coda corti raccolgono il corpo.
Le zampette sono piccole e di un rosso intenso. Di solito il maschio ha colori più vivaci della femmina,
perché durante il corteggiamento gli servono per conquistarla con le sue sfumature.
Lo si osserva spesso posato sui rami o sui paletti presso l'acqua, da dove si tuffa per catturare le sue
prede. In genere vola basso, rasente l'acqua, il suo volo è veloce, con un frullo d'ali. Spesso fa lo "spirito
santo". Riesce cioè a rimanere fermo in volo sopra la superficie dell'acqua fino a che, individuata la
preda, si getta in picchiata catturandola nel breve lasso di tempo di due o tre secondi.
L'habitat ideale per il Martin Pescatore sono i luoghi dove è presente acqua e cibo, ossia pesci, che
costituiscono la sua alimentazione. La dieta del Martin Pescatore è infatti quasi esclusivamente a base di
pesce. Nonostante la modesta grandezza, il Martin Pescatore riesce a catturare prede anche più grandi
del suo corpo. Nonostante sia protetto dalla legge, il Martin Pescatore viene cacciato con una certa
intensità.
Fig.8 - Martin pescatore
Succiacapre (Caprimulgus europaeus)
Specie distribuita in Asia, Africa settentrionale e in Europa. In Toscana il succiacapre è migratore e
nidificante ed è diffuso in gran parte della regione, Arcipelago compreso. E’ assente dalle zone più
elevate dell’Appennino, mentre è più comune e diffuso lungo la fascia costiera, nelle colline pisane e
grossetane e in alcune zone adatte dell’interno. La consistenza della popolazione toscana è valutata in
500-2.000 coppie. Lo si ritrova più comunemente in prati cespugliati, negli ambienti di gariga e di
brughiera, lungo ampi greti fluviali, negli ecotoni tra pascoli e arbusteti. Di abitudini crepuscolari e
notturne, caccia esclusivamente insetti, in particolare lepidotteri.
La popolazione toscana è ritenuta attualmente stabile e non minacciata.
Cavaliere d'Italia (Himantopus himantopus)
Specie cosmopolita, in Italia è presente nella Pianura Padana e lungo le zone umide costiere, soprattutto
tirreniche, comprese quelle della Sicilia e della Sardegna; più localizzato nell’interno. In Toscana è
migratore e nidificante, distribuito principalmente lungo la costa pisana, livornese e grossetana,
SIC - SIR: Padule di Scarlino e Monte d'Alma ………..….………………………………….……Relazione 29
Centrale Elettrica di Scarlino………………………..……..…..…Valutazione di Incidenza (fase di Screening)
oltre che in alcuni siti lungo la valle dell’Arno e in Val di Chiana. I siti riproduttivi più importanti dal
punto di vista della consistenza numerica, negli ultimi vent’anni, sono risultati il padule di
Massaciuccoli, la laguna di Orbetello (e territori contermini) e il padule della Diaccia Botrona. Un
importante sito riproduttivo è costituito dagli stagni artificiali della piana tra Firenze e Prato con oltre 30
coppie nel 2000. Nel Padule di Fucecchio si sono avuti tentativi di nidificazione nel 2000 e nel 2001;
altre aree interne sono interessate da nidificazioni sporadiche e irregolari (Castelnuovo dei Sabbioni,
Castiglion Fiorentino, Lago di Montepulciano). La popolazione toscana appare fluttuante, dopo il crollo
numerico avvenuto alla metà degli anni ’80 del XX secolo. In Toscana nidifica in zone acquitrinose,
stagni artificiali, vasche di zuccherifici; nel resto dell’Italia utilizza anche risaie e saline. Specie
prevalentemente gregaria, nidifica per lo più in piccole colonie, ma sono frequenti i casi di nidificazione
isolata. Si nutre di piccoli invertebrati. Le principali cause di minaccia sono le variazioni del livello delle
acque, soprattutto nei siti di nidificazione artificiali , queste aree infatti vengono spesso svuotate, a scopi
gestionali, proprio nel periodo primaverile-estivo. Una ulteriore minaccia è rappresentata dalla
predazione delle uova, ad opera soprattutto di volpi. Era inserito nella Lista rossa degli uccelli nidificanti
in Toscana tra le specie rare, a causa delle ridotte dimensioni della sua popolazione.
Moretta tabaccata (Aythya nyroca)
La Moretta tabaccata o Moretta tabacca (Aythya nyroca, Guldenstadt 1770) è un uccello anseriforme
appartenente alla famiglia degli Anatidi. Il maschio adulto presenta una colorazione castano carico con il
dorso più scuro e l'occhio giallo. Il sottocoda bianco candido aiuta a distinguere questa specie
dall'abbastanza simile moretta eurasiatica. La femmina è simile ma ha colori più spenti e l'occhio scuro.
Il loro habitat di nidificazione sono le paludi e i laghi con acque profonde un metro o più. Queste anatre
nidificano in Europa meridionale e orientale e in Asia meridionale e occidentale. Sono abbastanza
migratrici e svernano un po' più a sud e nel Nordafrica. Si nutre soprattutto immergendosi o stando in
superficie; mangia piante acquatiche, insieme ad alcuni molluschi, insetti acquatici e piccoli pesci.
Spesso si nutrono di notte e lo fanno sia immergendosi sott'acqua per metà (facendo grandi schizzi) che
immergendosi completamente.
La Moretta tabaccata, a livello europeo, è classificata come SPEC 1, cioè una specie che è minacciata in
tutto il suo areale mondiale e la cui sopravvivenza dipenderà dal successo delle misure di conservazione.
Il motivo di questo status preoccupante risiede nel grande declino registrato negli ultimi decenni, la cui
causa è soprattutto legata alla distruzione dell’habitat, dovuto alla progressiva bonifica delle zone umide,
che ha provocato la perdita delle zone adatte alla nidificazione e, a livello locale, ha letteralmente
eliminato molte delle popolazioni dell’Europa occidentale. È una delle specie protette dall'Agreement on
the Conservation of African-Eurasian Migratory Waterbirds (AEWA).
Falco di palude (Circus aeruginosus)
Specie a corologia paleartico-paleotropicale-australasiana con distribuzione discontinua legata alla
presenza di ambienti idonei. In Italia è localizzato come nidificante soprattutto nella Pianura Padana,
nelle regioni del centro e in Sardegna con un numero totale di coppie stimato intorno a 70. In Toscana è
presente come migratore, svernante e nidificante. I siti di maggiore importanza sono distribuiti nelle
zone umide costiere: le principali sono il comprensorio di Massaciuccoli (8-11 coppie), il Padule della
Diaccia Botrona (3-4 coppie), il Padule di Orti-Bottagone (1-3 coppie), il Padule di Scarlino (1-4
SIC - SIR: Padule di Scarlino e Monte d'Alma ………..….………………………………….……Relazione 30
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coppie). Per quanto riguarda le aree interne, segnalazioni senza ulteriori prove di nidificazione
provengono dal Padule di Fucecchio, dalla piana di Firenze-Prato-Pistoia e dai Laghi di Chiusi e
Montepulciano. Negli ultimi anni si assiste ad un aumento degli individui, con ogni probabilità in
seguito all’istituzione di aree protette (ad esempio il Padule di Scarlino) e alla diminuzione degli
abbattimenti. Durante il periodo della nidificazione il falco di palude è strettamente legato alle zone
umide (anche salmastre) caratterizzate dalla presenza di estese formazioni elofitiche. I nidi sono costruiti
a terra. Si alimenta soprattutto di piccoli Mammiferi, di uccelli acquatici e, in alcuni casi, di animali
morti. Attualmente il falco di palude sembra avere, a livello europeo, un favorevole stato di
conservazione. Anche in Italia è stabile o in leggero aumento. La popolazione toscana mostra un areale
di distribuzione analogo a quello occupato storicamente. Tra le cause di minaccia troviamo la riduzione
degli habitat potenzialmente idonei per salinizzazione delle aree umide, gli abbattimenti illegali, il
disturbo indiretto dovuto all’attività venatoria e l'incendio dei canneti per le ripuliture. Da valutare il
pericolo derivante dall’intossicazione da piombo, per la tendenza a predare anatidi.
Fig.9 - Falco di palude
Tarabusino (Ixobrychus minutus)
Il Tarabusino è un piccolo Airone abitante dei canneti che, oltre che per le dimensioni, si riconosce per
le robuste zampi verdi e l’aspetto generale, scuro di sopra e chiaro nelle parti inferiori: i maschi adulti
hanno, infatti, dorso e parte superiore del capo neri, “specchi” sulle ali biancastri e parti inferiori fulve;
nelle femmine le parti scure superiori sono marroni, e nel complesso appare più striata, soprattutto su
collo e petto. I giovani sembrano delle femmine opache, meno contrastate e molto striate, sia
inferiormente che superiormente. Il becco è giallastro. In volo alterna planate a veloci e brevi colpi
d’ala. Il tarabusino frequenta tutte le zone umide con una sufficiente copertura vegetale, in particolar
modo di canne e tife, dove forma piccole colonie. Durante le migrazioni non è raro trovare individui
stremati negli ambienti più disparati, comprese alcune zone umide urbane. Trascorre l’inverno in
Africa. Per le modeste dimensioni riesce a predare prevalentemente artropodi, quali insetti e larve, e
piccoli anfibi. Nell'Arcipelago Toscano è segnalato raramente all'Elba, probabilmente si tratta di
individui erratici o in difficoltà.
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Centrale Elettrica di Scarlino………………………..……..…..…Valutazione di Incidenza (fase di Screening)
Tarabuso (Botaurus stellaris)
È un uccello simile agli aironi ma presenta un corpo più tozzo e zampe piuttosto corte. Vive nelle
paludi, negli acquitrini, nei canneti e nei pantani. Le sue dimensioni sono: lunghezza 75 cm circa, peso
1200 gr, apertura alare 110 cm, becco 7 cm, tarso 10 cm, coda 11 cm. È molto elusivo ed
estremamente mimetico, tanto da apparire assolutamente invisibile anche a poca distanza: questo
grazie sia al colore del piumaggio, bruno barrato e screziato che si confonde totalmente fra le canne,
sia alla caratteristica postura con il becco allungato verso l'alto. Conduce vita riparata all'interno del
canneto ed ha abitudini perlopiù crepuscolari. Il tarabuso presenta la singolarità di emettere un verso
sorprendentemente potente (da qui “Bos taurus” che significa “toro”) udibile sino a qualche chilometro
di distanza, simile alla sirena di una nave. Si alimenta principalmente di pesci e anfibi, in aree con
adeguata copertura vegetale, ma sfrutta regolarmente gli invertebrati acquatici e occasionalmente
piccoli mammiferi e uccelli. Nei SIC Risorgive dello Stella e Palude Selvote il Tarabuso è migratore
regolare e svernante. La specie è minacciata dalla trasformazione e frammentazione degli habitat,
dall’inquinamento delle acque, dal disturbo antropico e dal declino delle specie–preda.
Fig.10 - Tarabuso
Averla piccola (Lanius collirio)
Nidifica in tutta Europa tranne che nelle aree più settentrionali, nella Spagna meridionale e in molte
isole del Mediterraneo. Europa, Asia, Africa, Medio Oriente
E’ leggermente più grande del passero. Il maschio è facilmente riconoscibile per la sua appariscenza.
Ha il capo di colore grigio - azzurro, la maschera nera, il dorso di colore nocciola, la coda nera
incorniciata da delle bande chiare. La parte inferiore del corpo è di colore rosa - salmone e il becco è
scuro. La femmina e gli individui che non hanno ancora raggiunto la maturità non possiedono la
maschera e sono di colore marrone; gli individui più giovani hanno delle strisce sul dorso
Quando caccia, si posiziona in luoghi che gli permettono un'ampia visuale, come le staccionate.
Catturano le prede secondo diverse modalità: calano rapidamente sugli scarafaggi e altri invertebrati
che si trovano sul terreno, ma inseguano anche gli insetti in volo. Predano anche piccoli uccelli,
mammiferi, lucertole e rane, che vengono uccise con dei colpi di becco alla nuca. Spesso infilza le sue
SIC - SIR: Padule di Scarlino e Monte d'Alma ………..….………………………………….……Relazione 32
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prede sulle spine, e queste costituiranno la sua riserva di cibo per le stagioni più difficili. Vive nei
cespugli, dove nidifica, nelle siepi e nelle macchie boscose; migra verso l'Africa tropicale e
meridionale e l'India nord - occidentale durante l'inverno.
Come tutte le averle è cacciata, essendo pure ed ingiustamente perseguitata come piccolo nocivo.
Risente anche del continuo allargamento dei centri urbani.
Albanella reale (Circus cyaneus)
Rapace di medie dimensioni (circa 50 cm di lunghezza), con struttura intermedia tra il più massiccio C.
aeroginosus e le più snelle C. pygargus /C.macrourus. Ha coda relativamente lunga e ali larghe in
corrispondenza del "braccio" e più corte e arrotondate alla "mano" dove sono evidenti le 5 "dita". Da
posato le ali non superano la lunghezza della coda ma i tarsi relativamente corti fanno sembrare sia le
timoniere che le primarie più sporgenti che nelle altre albanelle. Il volo di caccia è tipico di circus
radente al terreno con 5-6 battiti intervallato da planate con le ali leggermente rivolte all' insù. A
differenza dei suoi congeneri effettua anche scivolate ad ali piatte o incurvate verso il basso e procede
in volo battuto per lunghi tratti. Il maschio adulto è caratterizzato da una colorazione grigio-bluastra
sulle parti superiori ad eccezione delle primarie più lunghe di colore nero. Capo e petto dello stesso
colore e nettamente distinti dalle restanti parti bianche. Osservando in volo da sopra si notano il
sopraccoda bianco e le ampie aree nere all'estremità delle ali. Da sotto risaltano oltre alle primarie nere
il cappuccio grigio e il bordo nero lungo il margine posteriore dell'ala. L'iride è scura, il becco nero,
cera e zampe gialle. La femmina adulta possiede le parti superiori brune omogenee con orli delle penne
di colore più scuro ad eccezione delle copritrici del sopra ala che hanno orli color crema. Il sopracoda è
bianco mentre le parti inferiori sono bianco-fulviccio con marcate striature più scure su petto e
copritrici.
In riproduzione frequenta paludi, canneti e zone a maremma; durante lo svernamento e la migrazione
luoghi aperti, colline e rive del mare. Non si attestano più casi di riproduzione in Italia.
Come molti altri accipitridi, è un uccello a rischio d'estinzione. Come cause ci sono: l'allargamento
delle città, la distruzione di paludi, canneti e zone a maremma, la caccia, la cattura dei nidiacei, la
somministrazione di bocconi avvelenati e gli incendi.
Fenicottero rosa (Phoenicopterus ruber)
Specie a corologia subcosmopolita, presente in Africa, Asia sud-occidentale e in tutto il bacino del
Mediterraneo con la sottospecie roseus. In Italia è presente come migratrice, svernante, estivante e, a
partire dal 1993, anche nidificante. La stima sulla consistenza delle popolazioni complessive di
fenicottero è assai complessa, perché la specie è caratterizzata da un comportamento altamente
nomadico in relazione alle condizioni ambientali. La specie si dimostra in alcuni casi migratrice, in altri
migratrice parziale e in altri ancora presenta caratteristiche di sedentarietà e nomadismo. Durante il
periodo invernale le presenze sono più consistenti. In Toscana la popolazione svernante è distribuita
soprattutto nella fascia costiera meridionale, con presenze che sono diventate regolari dalla
seconda metà degli anni ’70. Attualmente i maggiori siti di svernamento sono Orbetello (che
costituisce Sito in Importanza Internazionale), il Lago di Burano e la Diaccia Botrona; in numero più
ridotto casi di svernamento si hanno anche in altre zone umide. Il totale regionale è variabile ma
mediamente superiore a mille individui. Gli habitat preferenzialmente occupati dalla specie consistono
in lagune, zone umide salmastre, stagni retrodunali aperti, poco profondi e ricchi di nutrimento,
costituito in gran parte da crostacei del genere Artemia. Nelle zone umide interne la presenza è assai
sporadica. Per la nidificazione necessita di ampie zone umide salmastre con isolotti a substrato fangoso,
SIC - SIR: Padule di Scarlino e Monte d'Alma ………..….………………………………….……Relazione 33
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di superficie limitata, piuttosto distanti dalla terraferma, irraggiungibili da parte di predatori terrestri e
con disturbo antropico scarso o assente. Il fenicottero era inserito nella precedente Lista Rossa Toscana
come specie nidificante occasionale.
Uccelli non inclusi nell'allegato I della direttiva 79/409/CEE
Gheppio (Falco tinnunculus)
Specie a distribuzione eurasiatica e africana, il Gheppio è diffuso in tutta la Toscana continentale e nelle
isole, ad eccezione delle zone estesamente boscate e di alcune delle aree maggiormente urbanizzate.
Sino a tempi recenti appariva in lieve ma costante diminuzione, più sensibile nella porzione continentale
e nelle pianure ad agricoltura intensiva. Nidifica su pareti rocciose e calanchive e in cavità di vario tipo
(vecchi edifici, mura, viadotti, alberi, ecc.), mentre i territori di alimentazione sono rappresentati da
ambienti aperti, anche di limitata estensione, quali colture cerealicole, praterie, pascoli, alvei fluviali,
ampie radure e pietraie. Recentemente è stato segnalato nidificante in alcune città toscane.
Fig.11 - Gheppio
Oca selvatica (Anser anser)
Specie a distribuzione euroasiatica, in Italia è presente durante le migrazioni e come svernante con la
sottospecie rubrirostris. Lo svernamento nella penisola italiana è tornato ad essere regolare a partire
dagli anni’70, in coincidenza con l’inserimento dell’oca selvatica tra le specie non cacciabili. In Toscana
è migratrice (da metà ottobre a dicembre e da febbraio a maggio) e svernante regolare; in estate è
accidentale. I siti di svernamento si collocano soprattutto lungo la costa, all’interno di aree protette. La
Maremma Grossetana, con una media di oltre 700 individui nel periodo 1996-2000, costituisce il
più importante fra i tre siti italiani di importanza internazionale per la specie. Altri siti di
svernamento, utilizzati irregolarmente e in genere da un numero assai limitato di individui, si ritrovano
anche nella Toscana interna: nell’Aretino presso il Lago della Penna, nelle Crete Senesi e in
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Valdichiana. Nelle aree di svernamento frequenta coltivi e pascoli, dove si alimenta durante il giorno; la
sosta notturna viene invece effettuata presso stagni e altre aree palustri. In misura maggiore rispetto alle
altre oche, l’oca selvatica si ritrova anche in aree perennemente allagate (laghi e laghetti artificiali,
paludi salmastre) e può sostare in mare se disturbata. Questa specie ha una dieta molto varia fatta di
pesci, gasteropodi, insetti, lombrichi, anfibi, vegetali. La prolungata presenza di oche selvatiche, nel
periodo invernale, è possibile solo dove vi siano notevoli estensioni di aree interdette alla caccia,
comprendenti sia zone umide poco disturbate, sia aree idonee per l’alimentazione. L’attività venatoria
nelle zone umide o anche nelle aree ad esse circostanti rappresenta forse il principale fattore limitante
per la specie in Toscana. Anche le modificazioni delle forme di uso del suolo nelle aree di
alimentazione, con la riduzione del pascolo, la modernizzazione delle tecniche colturali e talvolta anche
l’abbandono delle aree adatte alla specie.
Fig.12 - Oca selvatica
Svasso piccolo (Podiceps nigricollis)
Specie politipica a distribuzione sub-cosmopolita, è presente in Toscana durante lo svernamento e le
migrazioni; occasionalmente nidificante con singole coppie. Durante lo svernamento è presente
principalmente lungo le coste della Versilia e della Maremma e nelle aree lagunari di Orbetello e
Burano. Il nucleo più importante è quello di Orbetello, che accoglie mediamente il 50-80% degli
individui toscani. Singoli individui o piccoli gruppi svernano occasionalmente in alcune zone umide
interne (Padule di Fucecchio, Laghi di Chiusi e Montepulciano, stagni della Piana Fiorentina, invaso di
Bilancino). La popolazione regionale, stimata in 200-600 individui, sebbene di consistenza fluttuante da
un anno all’altro, sembra in aumento, almeno nel medio periodo. Durante lo svernamento lo Svasso
piccolo frequenta preferenzialmente acque lagunari, tratti di mare poco profondo lungo la costa, porti,
moli, frangiflutti e solo marginalmente specchi di acqua dolce di profondità media (1-3 m) dell’interno.
Le aree palustri, con piccoli specchi d’acqua dolce all’interno della vegetazione, sono i siti di
nidificazione utilizzati. Si nutre di insetti, piccoli pesci, crostacei, anfibi, molluschi. In Toscana, una
causa di minaccia può essere la pesca professionale praticata con nasse o reti, che possono provocare la
SIC - SIR: Padule di Scarlino e Monte d'Alma ………..….………………………………….……Relazione 35
Centrale Elettrica di Scarlino………………………..……..…..…Valutazione di Incidenza (fase di Screening)
morte per annegamento di questi uccelli. L’eutrofizzazione, riducendo la visibilità sott’acqua, potrebbe
costituire un ostacolo per l’espansione di questa specie in specchi d’acqua dolce dell’interno.
Altre specie importanti
Istrice (Hystrix cristata)
L'istrice ha una lunghezza media di 60-82 cm, possiede una coda lunga 8-17 cm e pesa dai 13 ai 27 kg.
Il pelo è setoloso e nerastro sul corpo, mentre la testa è di colore marroncino e sulla gola è presente una
banda bianca a forma di mezzaluna. La testa è grande e dal muso arrotondato, con piccoli occhi neri ed
altrettanto piccole orecchie e lunghe vibrisse. Ciò che maggiormente caratterizza l'animale è la presenza
sul dorso di una quantità di aculei, che altro non sono che peli modificati: essi sono lunghi una ventina di
centimetri ciascuno sul dorso e fino a 35 cm sui fianchi, striati alternativamente di bianco e di nero, e
grazie a muscoli piloerettori e pellicciai sono erettili. Sulla coda l'animale ha inoltre altri peli cavi a
forma di calice, che utilizza a mo' di sonaglio per avvertire gli eventuali aggressori. Su testa e nuca,
invece, l'animale non possiede aculei ma solo peli setolosi bianchi posti a mo' di cresta erettile, sicché un
eventuale aggressore può facilmente venire ingannato quando l'animale rizza contemporaneamente peli
ed aculei. Si tratta di animali dalle abitudini principalmente notturne ed assai schivi, tanto che durante le
notti di luna piena evitano con cura gli spiazzi aperti, dove potrebbero essere avvistati con facilità:
durante il giorno riposano in spaccature delle rocce od in tane che scavano nel terreno grazie ai robusti
unghioni delle zampe anteriori, oppure che ottengono occupando rifugi di altri animali, soprattutto di
oritteropo. Durante l'inverno, se il clima è rigido, l'animale non esce dalla propria tana, tuttavia la specie
non è solita andare in letargo. La stagione riproduttiva è limitata al periodo caldo, anche se esemplari in
cattività possono riprodursi durante tutto l'arco dell'anno, mantenendo condizioni climatiche omogenee.
Fig.13 - Istrice
Martora (Martes martes)
Specie euroasiatica distribuita dall’Europa alla Siberia occidentale, fino al Giappone; manca in Islanda,
nelle porzioni centro-meridionale delle penisole iberica e balcanica. In Italia è presente su tutto il
territorio anche se è molto rara. Le conoscenze sulla sua distribuzione sono molto scarse sia perché è un
SIC - SIR: Padule di Scarlino e Monte d'Alma ………..….………………………………….……Relazione 36
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animale fortemente elusivo, sia per la difficoltà di rilevamento della sua presenza sul terreno tramite
segni indiretti (fatte, impronte, resti di cibo, ecc.), sia per la difficoltà della sua discriminazione dalla più
comune Faina (Martes foina). Le notizie per la Toscana sono quasi totalmente assenti, eccezion fatta per
l’Isola d’Elba dove, data la mancanza della Faina sull’isola, i rilevamenti sia diretti che indiretti non
creano dubbi. Le popolazioni sembrano essere purtroppo in diminuzione. La Martora è prevalentemente
terrestre e notturna. Frequenta foreste estese di alto fusto, sia di conifere che di latifoglie o macchia
molto folta. Si rinviene fino a 2000 m. Evita gli agglomerati urbani e in generale la vicinanza dell’uomo.
E’ una buona arrampicatrice mentre difficilmente scava. Ha un’indole selvatica ed elusiva. Si nutre di
ogni sorta di piccolo animale dagli uccelli ai mammiferi, ma a seconda della disponibilità alimentare in
certi periodi dell’anno si può anche nutrire quasi esclusivamente di insetti e frutti selvatici. La
riproduzione è caratterizzata dall’impianto ritardato dell’embrione: l’accoppiamento ha luogo in estate,
ma i piccoli nascono tra marzo e aprile dell’anno successivo. I piccoli sono generalmente 3-5, raramente
2 o 7, e vengono allattati per 7-8 settimane. Dopo circa 3 mesi di accurate cure materne, i giovani si
rendono indipendenti. Le principali cause di minaccia si rinvengono nella rarefazione di boschi di una
certa estensione unita ad un territorio, quello italiano, estremamente antropizzato. Inoltre, come la
maggior parte dei Mustelidi, è sempre stato oggetto di persecuzione in quanto considerato animale
“nocivo”, dato che può causare indirettamente danni all’uomo, predando sia animali domestici che
selvaggina.
Fig.14 - Martora
Puzzola (Mustela putorius)
Specie euroasiatica diffusa in gran parte dell’Europa, tranne Islanda, Irlanda e Scandinavia settentrionale
e isole del Mediterraneo, e presente anche in alcuni paesi dell’ex U.S.S.R. E’ presente in tutta l’Italia
continentale. Le conoscenze sulla sua distribuzione sono molto scarse sia perché è un animale
fortemente elusivo sia per la difficoltà di rilevamento della sua presenza sul territorio tramite segni di
presenza indiretti (fatte, impronte, resti di cibo, ecc.). Anche per la Toscana le segnalazioni sono
frammentarie. Le popolazioni sembrano purtroppo essere in diminuzione. E’ una specie le cui
conoscenze ecologiche e comportamentali sono tuttora scarse. E’ prevalentemente terrestre e notturna.
Predilige ambienti umidi con un ampia copertura vegetale. Ha ghiandole odorifere situate ai lati dell’ano
SIC - SIR: Padule di Scarlino e Monte d'Alma ………..….………………………………….……Relazione 37
Centrale Elettrica di Scarlino………………………..……..…..…Valutazione di Incidenza (fase di Screening)
che producono una sostanza che odora di muschio, comune a tutti i mustelidi, ma che è particolarmente
acre nella Puzzola e che lei libera sia quando è allarmata che quando marca il territorio. Si nutre di
roditori, sembra predare regolarmente i surmolotti, lagomorfi e vertebrati a sangue freddo come rane e
rospi, oltre che di uova. Essendo una specie legata ad ambienti umidi, la progressiva scomparsa di tali
aree dovuta alle bonifiche, a reso questo animale, una volta assai comune, ora raro. Anche il taglio del
bosco, senza un’oculata attenzione al mantenimento di piante eterogenee per età al suo interno, crea un
ulteriore ostacolo al mantenimento delle popolazioni. Inoltre, come la maggior parte dei Mustelidi, è
sempre stato oggetto di persecuzione in quanto considerato animale “nocivo” dato che può causare
indirettamente danni all’uomo.
Rana esculenta (Rana esculenta)
La rana esculenta è forse il secondo anuro più comune in Europa, dopo il Bufo bufo. E’ un ibrido tra la
Rana lessonae e Rana ridibunda. Si trova in una tale varietà di ambienti, le semplici esigenze di questa
specie, in natura, sono: la presenza di una folta vegetazione sulle sponde dell’acqua, e, se è presente
anche la lenticchia d’acqua (Lemna minor), è anche meglio. Sul fondo dello specchio d'acqua deve
anche essere presente uno strato di limo in cui questa rana trova rifugio per sfuggire ai predatori e per
trascorrere il letargo invernale.
Fig.15 - Rana esculenta
Ramarro occidentale (Lacerta bilineata)
Il ramarro è diffuso in tutta Italia dal livello del mare ai 1800 metri, occupando preferenzialmente zone
aperte con vegetazione bassa e fitta, spesso vicino all'acqua. Gli adulti hanno una colorazione di base
verde, nei maschi spesso cosparsa di numerose macchioline nere e gialle, mentre le femmine mostrano
sovente 2-4 striature sul dorso. La taglia massima è raggiunta dal maschio con 45 cm, mentre le
femmine restano più piccole. Si tratta di una specie fortemente territoriale: i maschi in primavera
combattono in maniera tutt'altro che ritualizzata per accaparrarsi i territori migliori, per le femmine
avviene lo stesso, anche se in maniera poco cruenta, per cui le coppie che si formeranno non saranno
decise dall'incontro dei partners bensì dall'occupazione di territori sovrapposti. La parata di minaccia e
quella nuziale sono assolutamente identiche (movimento di lato a scatti con testa tenuta ben alta, ma col
"mento" verso il basso, in modo da esaltare la colorazione azzurra della gola) solo che nel secondo caso
SIC - SIR: Padule di Scarlino e Monte d'Alma ………..….………………………………….……Relazione 38
Centrale Elettrica di Scarlino………………………..……..…..…Valutazione di Incidenza (fase di Screening)
il maschio "prende" di forza la femmina afferrandola con la bocca a livello delle zampe posteriori, e
quindi della cloaca, prima di "farla sua" per una quindicina di minuti. Le femmine e gli esemplari
giovani mostrano la loro sottomissione appiattendosi al suolo e sollevando alternativamente le zampe
anteriori. Le uova (fino a venti) sono deposte (maggio-giugno) in una buca quattro settimane dopo
l'amplesso e schiudono dopo 2-3 mesi. Se la stagione è favorevole si avrà una seconda deposizione circa
un mese dopo. La latenza invernale comincia intorno a ottobre e si protrae fino a marzo. L'unico vero
nemico degli esemplari adulti sembra essere l'uomo, che, con il forte uso di pesticidi, ne ha causato la
rarefazione della specie in certe zone.
Carabus alysidotus
Vive nella regione mediterranea limitatamente alla Francia meridionale e ad alcune regioni italiane
(Toscana, Lazio, Campania). In Toscana la specie è nota in alcune località del litorale tirrenico,
dell’Arcipelago toscano e dell’Appennino tosco-romagnolo. Le conoscenze sulla consistenza e sulla
tendenza delle popolazioni sono incomplete. La specie è legata agli ambienti umidi e vive in aree
boschive fino ai 1000 metri di quota. Come tutti i carabidi è un predatore di altri invertebrati. Fra le
cause di minaccia la distruzione degli ambienti di vita, causata da bonifica di zone umide, riempimento
di specchi e corsi d’acqua, gestione della vegetazione acquatica e riparia, inquinamento dell’acqua.
Carabus morbillosus morbillosus
La specie è presente nella penisola iberica, nel nord Africa, nelle principali isole mediterranee (Baleari,
Corsica, Sardegna, Sicilia ecc.), e in Aspromonte. In Toscana la specie è nota solo per il Padule di
Scarlino, probabilmente introdotta recentemente dalla Sardegna e perfettamente acclimatata. La
consistenza e la tendenza della popolazione sono stabili. La specie è legata a vari ambienti, dai prati ai
coltivi alle foreste fino ai 1500 metri di quota, ma ha un potere di dispersione scarso o nullo. Come tutti i
carabidi è un predatore di altri invertebrati. Fra le cause di minaccia la distruzione degli ambienti di vita,
causata da bonifica di zone umide o inquinamento
Desera distincta
La specie è distribuita in Europa meridionale e in Africa. In Italia si ritrova nella parte centromeridionale della penisola e in Sicilia e Sardegna. In Toscana la specie ha una distribuzione discontinua,
con pochissime segnalazioni recenti. Le conoscenze sulla consistenza e sulla tendenza delle popolazioni
sono sconosciute, ma lo status viene considerato vulnerabile, data la fragilità degli ecosistemi in cui
vive. La specie, sporadica, vive sui terreni paludosi delle zone umide. Come tutti i Carabidi è un
predatore di altri invertebrati. Fra le cause di minaccia la distruzione degli ambienti di vita, causata da
bonifiche, inquinamento.
Epomis circumscriptus
Specie ad ampia distribuzione asiatico-europea (presente anche in Africa), ma sporadica e localizzata
nell’ambito del suo areale a causa delle sue preferenze ecologiche; in Toscana è nota per alcune stazioni
umide in ambiente continentale e nell’arcipelago (isole di Capraia e Giglio). La consistenza e tendenza
delle popolazioni sono stabili. Specie ripicola e legata a terreni paludosi; attivo prevalentemente durante
SIC - SIR: Padule di Scarlino e Monte d'Alma ………..….………………………………….……Relazione 39
Centrale Elettrica di Scarlino………………………..……..…..…Valutazione di Incidenza (fase di Screening)
i mesi autunnali e primaverili, come la maggior parte dei Carabidi preda altri invertebrati. Fra le cause di
minaccia può riconoscersi principalmente la distruzione degli ambienti dove la specie è presente, causata
da bonifica di zone umide o inquinamento.
Assenzio dei fratelli (Artemisia verlotiorum)
Pianta vivace che può raggiungere 150 cm di altezza, con lunghi rizomi o stoloni orizzontali. Le foglie
sono pennatosette (1-2 volte), verdi e glabrescenti alla pagina superiore, grigie e tomentose alla pagina
inferiore. Le divisioni delle foglie superiori sono intere. I capolini, panicolati, hanno un diametro di 4
mm, sono più lunghi che larghi e sono composti di numerosi fiori piccoli, marroni o rossastri. La
fioritura va da settembre a novembre. L’Assenzio dei fratelli predilige suoli ricchi e condizioni di
umidità e acidità medie: è una pianta ruderale che si installa su suoli perturbati a bassa quota, con
inverni miti. Lo si trova lungo le strade, nei vigneti e negli incolti, come pure su suoli ciottolosi presso i
corsi d’acqua. Originario della Cina; è frequente nelle regioni meridionali e occidentali dell’Europa.
Grazie ai rizomi la specie invade rapidamente i coltivi, i maggesi e i prati appena seminati. Impedisce la
crescita e l’espansione di altre specie. La dispersione avviene soprattutto grazie ai rizomi, a seguito di
movimenti di terra. I semi maturano raramente e la disseminazione è possibile solo nelle regioni più
calde.
Salicornia glauca (Arthrocneum glaucum)
È una pianta tipicamente alofila e che accumula grandi quantità di sale all'interno dei rami carnosi. La
salicornia glauca è una delle specie più rappresentative delle zone umide costiere degli ambienti
mediterranei. È diffusa in tutto il bacino del Mediterraneo. In Italia vegeta in tutto il litorale adriatico, da
Trieste in giù, nel litorale tirrenico, da Livorno in giù e in quello delle Isole. L'habitat tipico è
rappresentato dai suoli adiacenti alle zone umide salmastre (stagni, paludi, lagune) occupando anche aree
soggette a temporanea sommersione da parte di acque salse. Forma con altre specie praterie più o meno
rade, chiamate comunemente salicornieti, la cui composizione varia secondo la stazione, ma in genere è
associata con altre comuni Chenopodiaceae alofite e con specie di altre famiglie, sempre con
adattamenti alla concentrazione salina e sodica. I salicornieti, insieme ai canneti di aree interessate da un
minore accumulo di salinità, sono i più importanti siti di nidificazione e rifugio dell'avifauna delle zone
umide costiere. Gli stessi frutti della salicornia glauca sono utilizzati come fonte di cibo da diversi
uccelli
Astro marino (Aster tripolium)
Pianta erbacea biennale, alta fino a ca. 100 cm. presente in tutte le regioni costiere ed isole, ma
localizzata, con breve rizoma e fusto eretto o ascendente, glabro, ingrossato alla base, striato e ramoso
nella parte superiore. Le foglie alterne sono scabre o lisce, carnose per l’assorbimento dell’acqua, quelle
basali riunite in rosetta sono lanceolate e picciolate, lunghe 12-25 cm., larghe 4-5 cm., mentre quelle
superiori sono più piccole e sessili. I fiori sono riuniti in capolini di 2-3 cm., con una dozzina di fiori
marginali ligulati azzurro-violacei o lillacino, mentre quelli centrali tubolosi sono di color giallo-arancio.
I capolini, muniti di brattee involucrali sovrapposte, smussate, e rossastre al margine, formano un’ampia
pannocchia corimbosa. I frutti sono piccoli acheni allungati e compressi che portano un pappo bianco
SIC - SIR: Padule di Scarlino e Monte d'Alma ………..….………………………………….……Relazione 40
Centrale Elettrica di Scarlino………………………..……..…..…Valutazione di Incidenza (fase di Screening)
setoloso. Essendo una pianta alofita, (in quanto riesce a tollerare elevate concentrazioni di sali di sodio),
predilige i luoghi salmastri, i litorali, le lagune, i prati barenicoli, le bassure retrodunali, le piallasse,
praticamente suoli con argilla e sabbie salate, sommersi saltuariamente da maree. Spesso le bonifiche dei
luoghi salmastri hanno provocato la sua scomparsa dai litorali e dalla pianure
Porcellana di mare (Halimione portucoloides L., Aellen)
Pianta perenne a portamento cespuglioso. Il fusto è legnoso, prostrato e radicante ai nodi. Foglie
opposte, lunghe da 3 a 6 cm e larghe circa 1 cm, grassette, bianco-argentee glauche, da lineari-lanceolate
a lanceolate. I fiori di piccole dimensioni sono sessili e si trovano raccolti in pannocchie talvolta miste a
foglie. Fiorisce da giugno a luglio. possiede peli per eliminare i sali in eccesso accumulati nelle foglie.
L'accumulo di peli morti e sale sulla superficie della foglia aumentano la riflessione della radiazione
solare riducendo il calore ricevuto e limitando l'evaporazione. E’ una pianta tipicamente alofila che si
trova sui suoli salati dei litorali. La sommersione prolungata può inibire la crescita della pianta.
Distribuzione degli habitat e delle specie animali all’interno del Sito
Attraverso la consultazione della Carta della Vegetazione pubblicata (Viciani D., Biagini P, Gabellini
A., 2001), è stato possibile localizzare la distribuzione degli habitat più rappresentativi, sopra descritti.
Questo lavoro è stato surrogato alla mancanza di una più puntuale localizzazione diretta; il risultato di
quanto detto è riportato nella cartografia in Allegato 3.
Per quanto riguarda la distribuzione delle specie animali, sono stati analizzati i dati provenienti da
diverse fonti: per la determinazione dell’idoneità si è fatto riferimento al corrispondente uso del suolo e
alle caratteristiche peculiari della singola specie; ove presenti, sono riportati gli avvistamenti diretti
effettuati dal C.O.T., Centro Ornitologico Toscano (cfr. Allegati da 4-20).
SIC - SIR: Padule di Scarlino e Monte d'Alma ………..….………………………………….……Relazione 41
Centrale Elettrica di Scarlino………………………..……..…..…Valutazione di Incidenza (fase di Screening)
6.2 SIR – SIC: Monte d’Alma
Sito in gran parte incluso nell’Oasi di Protezione “Padule e Costiere di Scarlino” e per la restante nella
Riserva Statale “Scarlino” e nell’Area Naturale Protetta di Interesse Locale (A.N.P.I.L.) “Costiere di
Scarlino”. Comprende i rilievi collinari costieri, quasi interamente coperti da boschi di leccio, macchia
mediterranea e gariga e, nelle esposizioni più fresche, da boschi di latifoglie decidue e castagneti da
frutto, con alcune zone aperte a pascoli e seminativi. Per quanto concerne la fauna, il sito si caratterizza
per la presenza di specie di notevole importanza come Circaetus gallicus e Callimorpha
quadripunctaria.
Fig.16 - Confini del sito IT51A0008 – Fonte Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del
Mare
SIC - SIR: Padule di Scarlino e Monte d'Alma ………..….………………………………….……Relazione 42
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Localizzazione del sito.
Longitudine
E 10 50 46
Latitudine
42 52 39
Area (ha)
5843,00
Altezza min. (m.s.l.m)
0
Altezza max. (m.s.l.m)
560
Altezza media (m.s.l.m)
Regione
Toscana
Regione bio-geografica
Mediterranea
Tab.6 - Identificazione del sito - Fonte: Scheda SIC
L ’associazione vegetale che si incontra a partire dal mare, è il Crithmo-Limoniethum multiformis, in cui
si rinviene il Limonium (Limonium multiforme), il finocchio di mare (Crithnum maritimum) e la carota
di mare (Daucus carota). Salendo sulla scogliera si incontrano cespugli di Ginepro fenicio (Juniperis
phoenicea), di barba di giove (Anthyllis barba jovis) di lentisco (Pistacia lentiscus), di alterno (Rhamnus
alaternus), di olivastro (Olea europea), di leccio (Quercus ilex).
Fig.17 - Monte D’Alma
SIC - SIR: Padule di Scarlino e Monte d'Alma ………..….………………………………….……Relazione 43
Centrale Elettrica di Scarlino………………………..……..…..…Valutazione di Incidenza (fase di Screening)
Internamente i soprassuoli sono maggiormente rappresentati dal leccio (Quercus ilex) e dal corbezzolo
(Arbutus unedo). Lo strato arbustivo è composto da numerose specie, la cui copertura varia in relazione
ai tagli di ceduazione. Le specie maggiormente rappresentate sono; il viburno (Viburnum tinus), la
fillirea (Phyllirea angustifolia), lo stracciabraghe (Smilax aspera), l’edera (Hedera helix), il ciclamino
(Cyclamen hederifolium), il pungitopo (Ruscus aculeatus).
Fig.18 - Ceduo di leccio su Monte D’Alma
Oltre al leccio, soprattutto nelle esposizioni più fresche, si individuano altre specie che occupano il
piano arboreo, tra cui l’orniello (Fraxinus ornus) e l’acero trilobo (Acer monspessolanum). Sempre nelle
porzioni più interne, al leccio si mescolano la roverella (Quercus pubescens) e l’olmo (Ulmus minor),
oltre ai castagneti sia da frutto che da legno.
Nel fare riferimento alla documentazione ufficiale, nelle Tabelle 7 ed 8 sono riportati gli habitat
caratterizzanti il sito.
Nome Habitat di cui all’Allegato A1 della L.R.
56 2000
Cod.
Corine
Cod.
Nat.
2000
Priorit.
Copertura
Grado di
conservazione
%
Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia
45.3
9340
no
20
B
Foreste di Quercus suber
45.21
9330
no
15
B
Formazioni erbose secche seminaturali e facies
coperte da cespugli su substrato calcareo (FestucoBrometalia)
34,32-
6210
si
5
A
34,33
SIC - SIR: Padule di Scarlino e Monte d'Alma ………..….………………………………….……Relazione 44
Centrale Elettrica di Scarlino………………………..……..…..…Valutazione di Incidenza (fase di Screening)
Nome Habitat di cui all’Allegato A1 della L.R.
56 2000
Percorsi substeppici di graminacee e piante annue
dei Thero-Brachypodietea
Matorral arborescenti di Juniperus sp.pl.
Cod.
Corine
Cod.
Nat.
2000
Priorit.
Copertura
34,5
6220
si
2
32,131
5210
no
1
Grado di
conservazione
%
B
32,136
Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee
con Limonium sp.pl. endemici
18,22
1240
no
1
Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi)
15.15
1410
no
1
Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba
44,17
92A0
no
0,5
B
Tab.7 - Habitat presenti nel sito. - Fonte: Scheda SIC/SIR
Uccelli inclusi nell'allegato I della direttiva 79/409/CEE
Succiacapre (Caprimulgus europaeus)
Tottavilla (Lullula arborea)
Averla piccola (Lanius collirio)
Biancone (Circaetus gallicus)
Albanella reale (Circus cyaneus)
Marangone dal ciuffo (Phalacrocorax aristotelis desmarestii)
Uccelli non inclusi nell'allegato I della direttiva 79/409/CEE
Assiolo (Otus scops)
Averla capirosso (Lanius senator) (da riportare anche su )
Gheppio (Falco tinnunculus)
Passero solitario (Monticala solitarius)
Invertebrati elencati nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE
Callimorpha quadripunctaria
Altre specie importanti
Mammiferi
Gatto selvatico (Felis silvestris)
SIC - SIR: Padule di Scarlino e Monte d'Alma ………..….………………………………….……Relazione 45
Centrale Elettrica di Scarlino………………………..……..…..…Valutazione di Incidenza (fase di Screening)
Martes martes
Moscardino (Muscardinus avellanarius)
Anfibi e Rettili
Bombina pachypus
Biacco (Coluber viridiflavus)
Ramarro (Lacerta bilineata)
Lucertola Muraiola (Podarcis muralis)
Testudo hermanni
Insetti
Carabo di Antonelli (Carabus chlanthratus antonellii)
Coenonympha elbana
Epomis circumscriptus
Thersamonia thersamon
Vegetali
Airopsis tenella
Carex grioletii
Zafferano di Toscana (Crocus etruscus)
Limonium multiforme
Fior mosca, Ofride del Tirreno (Ophrys esaltata ssp. Thyrrena)
Orchidea gialla (Orchis pauciflora)
Orchidea scimmia (Orchis simia)
Salicornia radicante (Sarcocornia perennis)
Tab.8 – Habitat presenti nel sito - Fonte: Scheda SIC/SIR
Principali elementi di criticità interni al sito
• In passato l’area è stata interessata da un forte sfruttamento delle formazioni forestali. La
gestione effettuata in anni recenti ne ha favorito una diversificazione, con interventi
presumibilmente adeguati agli obiettivi di conservazione del sito.
• Evoluzione della vegetazione (dovuta alla completa cessazione del pascolo) nelle residue aree
con prati annui e garighe (ormai limitate quasi esclusivamente alle fasce tagliafuoco).
• Processi di interrimento e di bonifica delle aree umide di Pian d’Alma, in assenza di attività di
gestione ai fini di tutela.
• Attività venatoria nella zona umida di Pian d’Alma.
SIC - SIR: Padule di Scarlino e Monte d'Alma ………..….………………………………….……Relazione 46
Centrale Elettrica di Scarlino………………………..……..…..…Valutazione di Incidenza (fase di Screening)
•
•
•
•
•
•
Insufficienti conoscenze sulle emergenze naturalistiche, sull’assetto complessivo e sulle tendenze
in atto per la zona umida di Pian d’Alma.
Turismo balneare molto elevato, nei mesi primaverili ed estivi (particolarmente presente
nell’area compresa nell’ANPIL, dove l’accesso è stato regolamentato recentemente).
Strade con forte traffico veicolare nei mesi estivi.
Rischio incendi.
Rischio erosione costiera
Turismo escursionistico in aumento.
Principali elementi di criticità esterni al sito
• Tratti costieri confinanti con il sito interessati da turismo estivo di massa.
• Presenza di impianti di acquicoltura adiacenti alla zona umida di Pian d’Alma.
Principali obiettivi di conservazione
a) Incremento del valore naturalistico delle formazioni forestali, favorendo l’aumento della maturità
nelle stazioni più fresche e mantenendo una presenza significativa dei diversi stadi delle
successioni.
b) Protezione delle coste sabbiose.
c) Conservazione delle aree residuali occupate da habitat di praterie e gariga (che costituiscono
l’habitat di numerosi Rettili e sono utilizzate come aree di caccia del biancone).
d) Tutela e recupero della zona umida Pian d’Alma.
e) Conservazione della continuità della matrice boscata.
Indicazione delle misure di conservazione
• Verifica ed eventuale adeguamento della pianificazione forestale rispetto agli obiettivi di
conservazione.
• Difesa dai processi di erosione costiera (misure da inquadrare nel Piano regionale della costa).
• Misure contrattuali o gestionali (nelle aree di proprietà regionale) per la conservazione degli
habitat di prateria e gariga.
• Miglioramento delle conoscenze sugli aspetti naturalistici, ideologici e gestionali della zona
umida di Pian d’Alma e successiva definizione e attuazione delle misure di conservazione
opportune, inclusi eventuali interventi per favorire l’ampliamento degli ambienti umidi.
• Controllo di eventuali opere che possono favorire un aumento dell’antropizzazione dell’area.
6.2.1. Descrizione degli habitat e delle specie
Come per il paragrafo precedente, di seguito si riporta per ciascun habitat e specie una descrizione
sintetica.
Habitat di cui all’Allegato A1 della L.R. 56 2000
SIC - SIR: Padule di Scarlino e Monte d'Alma ………..….………………………………….……Relazione 47
Centrale Elettrica di Scarlino………………………..……..…..…Valutazione di Incidenza (fase di Screening)
Habitat 9340: Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia
L’habitat è distribuito nei paesi che costeggiano il Bacino del Mediterraneo. Secondo la definizione del
Manuale di Interpretazione (Romao, 1996) può comprendere tutte le formazioni con leccio dominante,
dalle più termofile alle più mesofile. In questo senso sarebbe largamente diffuso sia nella Penisola che
nella Regione, nelle isole, sulla costa ed anche all'interno. I sottotipi di lecceta elencati, sempre dal
Manuale, individuano però sostanzialmente leccete mesofile più rare, ed è in questa accezione che
l'habitat è stato qui considerato. In Toscana queste cenosi si trovano in varie stazioni, poste ad altitudini
comprese fra 100 e 600 m. Generalmente, sono situate sulle colline prospicienti il mare, ma si spingono
anche all’interno, raggiungendo a Cetona il limite orientale. Una stazione si trova sul versante
settentrionale del M. Capanne, all’Isola d’Elba. Si tratta di formazioni a dominanza di leccio in stazioni
collinari, fresche, sia su substrato calcareo che siliceo. La flora del sottobosco è influenzata dalle
condizioni topografiche, ed è quella più sciafila, tipica dei boschi di latifoglie mesofile, a sottolineare il
carattere montano di questo tipo di boschi. La flora arborea è spesso più ricca rispetto alle leccete
termofile ed è composta da latifoglie mesofile come il carpino nero, il cerro, il castagno e da vari aceri
(Acer campestre, A. obtusatum e A. monspessulanum) nelle stazioni rocciose; talvolta sono presenti
anche Taxus baccata e Ilex aquifolium. Le cause di minaccia sono da ricercare nella gestione
selvicolturale, in quanto i tagli tendono a favorire le specie più termoxerofile rispetto a quelle mesofile e
sciafile, facendo evolvere la vegetazione nel senso della lecceta termofila o della macchia.
Habitat 9330: Foreste di Quercus suber
L’habitat è distribuito nelle parti occidentali del bacino del Mediterraneo. In Italia è presente sul
versante tirrenico della penisola, in Sicilia e in Sardegna. In Toscana le sugherete sono distribuite
prevalentemente sugli affioramenti di rocce silicee della Maremma, sulle colline subcostiere, ad una
altitudine compresa fra 100 e 500 m. La sughera è spontanea in Maremma ma è stata diffusa dall’uomo
direttamente o indirettamente anche in aree non ecologicamente idonee al suo naturale sviluppo. Solo la
stazione del Monte d’Alma ricade in una area protetta. Le possibili cause di minaccia possono essere
individuate nel pascolo eccessivo e nella gestione forestale sia quando essa tenda a favorire il leccio che
quando consente l’evoluzione della vegetazione naturale verso la lecceta densa.
Habitat 6210*: Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato
calcareo (Festuco-Brometalia)
L’habitat è ampiamente distribuito in Europa, Italia e Toscana. Manca comunque uno studio specifico
sulle formazioni prative di questo tipo per la Toscana, e non è possibile indicare una distribuzione
precisa. In generale si tratta di un habitat largamente diffuso in ambiente subplaniziario, collinare e
montano, anche se le stazioni più interessanti dal punto di vista floristico-vegetazionale non sono
frequenti. L’habitat è costituito da praterie di erbe perenni prevalentemente graminoidi, presenti su vari
tipi di substrato (di solito preferiscono suoli calcarei o marnosi, ma si trovano anche su suoli arenacei).
L’habitat è eterogeneo in quando riunisce vari tipi di vegetazione prativa; in generale si possono
ricondurre a tre gli aspetti principali: prati xerici (Xerobromion), prati mesici (Mesobromion) e prati su
substrato acido (Brachypodenion genuensi). Le informazioni riguardanti il territorio regionale sono però
insufficienti per una completa conoscenza dell’habitat delle sue caratteristiche distributive, ecologiche e
dinamiche, così come mancano informazioni sulle relazioni spaziali e dinamiche con i tipi di
vegetazione correlata.
Le principali cause di minaccia devono essere rintracciate nel completo abbandono dei siti, siano essi
usati a pascolo o per altro tipo di sfruttamento.
SIC - SIR: Padule di Scarlino e Monte d'Alma ………..….………………………………….……Relazione 48
Centrale Elettrica di Scarlino………………………..……..…..…Valutazione di Incidenza (fase di Screening)
Habitat 6220*: Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea
Questi pratelli xerici sono distribuiti su suoli calcarei e silicei con pochi nutrienti dell’area mediterranea
nord-occidentale, dalla Spagna fino alla Dalmazia ed anche più a est. In Italia le troviamo in tutta l’area
a macroclima mediterraneo e, in corrispondenza di stazioni ad alta xericità edafica, anche in stazioni con
macroclima temperato. In Toscana sono poco studiate ma si hanno informazioni sulle zone costiere della
Toscana meridionale e per alcune isole (Capraia e Montecristo). Sono sicuramente presenti, e quindi da
ricercare, in tutta la zona costiera e subcostiera e nelle altre isole dell’Arcipelago. Sono noti inoltre
pratelli terofitici sui travertini della Toscana meridionale interna, attorno al M. Amiata.
Si tratta di comunità erbacee presenti su litosuoli e suoli superficiali ricchi di sabbia, altamente
permeabili, sia su rocce carbonatiche che silicee. Sono legate a condizioni ambientali ad elevata aridità
climatica e/o edafica (Regione mediterranea, stazioni aride anche interne su calcare), con buone
condizioni di naturalità. Risultano dominate da terofite e presentano una fenologia tardo-vernale o
primaverile, seccando completamente durante la stagione estiva. Costituiscono causa di minaccia
l’eccessiva pressione turistica e l’urbanizzazione estensiva
Habitat 5210: Matorral arborescenti di Juniperus sp.pl.
Macchie di sclerofille sempreverdi mediterranee o submediterranee organizzate attorno a ginepri
arborescenti. Tra le sclerofille, anch’esse localizzate, che possono caratterizzare l’habitat si osservano,
Phyllirea intermedia e Rhamnus alaternus.
Habitat 1240: Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee con Limonium sp.pl. endemici.
La vegetazione è caratterizzata da fitocenosi costituite da camefite, che nelle aree più interne sono
spesso associate a nanofanerofite. Tra le specie più frequenti, sono presenti Crithmum maritimum,
Asteriscus maritimus, Daucus gingidium, Reichardia picroides e Helycrhysum litoreum.
Dal punto di vista fitosociologico, si tratta di comunità riferibili alla classe Crithmo-Limonietea.
Un importante fattore limitante per i siti di questo gruppo è l’aridità, che è dovuta al clima di tipo
mediterraneo e alla morfologia, che il più delle volte è piuttosto aspra. Non meno importante è l’aridità
fisiologica, legata alla presenza di sale (spray marino ed acque salmastre). I siti sono distribuiti
prevalentemente lungo le coste tirrenica e ionica. L’habitat che meglio caratterizza questo gruppo di siti
è molto selettivo e ospita prevalentemente specie vegetali alotolleranti e rupestri. I bassi valori di
copertura sono da mettere in relazione alla morfologia, alla litologia e all’energia del moto ondoso.
Habitat 1410: Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi) (si rimanda a quanto già descritto nel
par. 3.1.2)
Habitat 92A0: Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba (si rimanda a quanto già descritto nel par.
3.1.2)
Uccelli inclusi nell'allegato I della direttiva 79/409/CEE
SIC - SIR: Padule di Scarlino e Monte d'Alma ………..….………………………………….……Relazione 49
Centrale Elettrica di Scarlino………………………..……..…..…Valutazione di Incidenza (fase di Screening)
Succiacapre (Caprimulgus europaeus) (si rimanda a quanto già descritto nel par. 3.1.2)
Tottavilla (Lullula arborea)
Questo passeriforme raggiunge una lunghezza di circa 15 cm ed un peso di 27 grammi. Presenta un
piumaggio nella parte superiore di colore bruno-fulvo con striature nere e sopraccigli bianchi, mentre in
quella inferiore di colore bianco, le ali hanno una caratteristica macchia bianca e nera sul bordo. I due
sessi sono esteticamente identici. E' un uccello agile che corre veloce sul terreno e che non si posa
solamente sul terreno, come le specie affini, ma anche sugli alberi. Il suo habitat preferito è costituito da
terreni incolti, praterie e prati-pascolo alternati a boschetti e gruppi di arbusti. Fra la fine di marzo e
l’inizio di aprile avviene la prima nidificazione, che verrà poi seguita da una seconda covata. Il maschio
segna il territorio della coppia cantando piacevolmente in volo. La nidificazione avviane nelle aree
aperte, nell'erba o in piccole fosse del terreno, ed ai margini fra boschi e praterie dove si trovano zone
cespugliose. Il nido viene realizzato con piccoli rametti e foglie secche, la femmina vi depone 4 o 5 uova
che cova per 12-16 giorni. La tottavilla si ciba principalmente di insetti, e loro larve, e di semi.
I rischi sono legati alla diminuzione delle tradizionali attività agro-pastorali, le uniche in grado di
garantire un ambiente idoneo ad ospitare la tottavilla. Mancando queste attività, infatti, il bosco
riconquista, nel corso degli anni, le aree aperte, praterie e radi arbusteti, che costituiscono parte
fondamentale dell’habitat di questa specie.
Fig.20 - Tottavilla
Averla piccola (Lanius collirio) (si rimanda a quanto già descritto nel par. 3.1.2)
Biancone (Circaetus gallicus)
Il Biancone nidifica in Italia con circa 400 coppie, per la maggior parte localizzate in Toscana e Lazio,
ma anche nell'Appennino ligure e lungo tutta la fascia prealpina; una discreta popolazione è inoltre
presente in Basilicata e Calabria (Cattaneo & Petretti, 1992). Il Biancone è specie migratrice totale transsahariana, in quanto sverna in Africa a Sud del Sahara (Cramp & Simmons, 1980; Zalles & Bildstein,
2000). Per raggiungere i quartieri di svernamento africani, i bianconi nidificanti in Italia centrale
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effettuano una migrazione cosiddetta "a circuito", in quanto seguono un percorso ripetitivo ed appreso
(verso Sud-Est in primavera, verso Nord-Ovest in autunno), apparentemente in contrasto con le consuete
attitudini migratorie dei rapaci. Il Biancone è un grande rapace veleggiatore che presenta una "low
aspect ratio" (Kerlinger, 1989), quindi ali grandi e larghe in proporzione, che offrono una elevata
resistenza aerodinamica ed un maggiore costo energetico, rispetto ad altri rapaci con ali strette e
allungate. Per questo il Biancone, soprattutto durante la migrazione, utilizza principalmente il volo
veleggiato sfruttando le correnti termiche ascensionali che si formano sulla terraferma ed evitando il più
possibile l'attraversamento del mare.
Monotipico. Maschio e femmina simili. Lunghezza 62-67 cm (coda 25-30 cm); apertura alare 185-195
cm. Peso medio 1400-2300 gr. Femmina leggermente più grande del maschio. Parti superiori grigio
marrone, con codione generalmente più chiaro. Caccia planando lentamente a quote anche piuttosto alte,
esplorando attentamente il terreno con la testa rivolta verso il basso e con frequenti soste in "spirito
santo".
L’Habitat sono pascoli, praterie incolti con vegetazione rada di tipo steppico. Boschi sparsi lungo pendii
scoscesi. Generalmente a quote basse o non troppo elevate (sotto i 1200 m).
Fig.21 - Biancone
Albanella reale (Circus cyaneus)
(si rimanda a quanto già descritto nel par. 3.1.2)
Marangone dal ciuffo (Phalacrocorax aristotelis desmarestii)
Specie a distribuzione mediterraneo-atlantica, in Italia è presente, con la sottospecie desmarestii, in aree
costiere della Sardegna, nelle isole Pelagie, probabilmente nelle Ponziane e in gran parte dell’Arcipelago
Toscano. La popolazione toscana di questo pelacaniforme è sedentaria e dispersiva, presente tutto l’anno
con contingenti piuttosto scarsi. Il sito di nidificazione di maggiore importanza è l’Isola di Capraia,
seguito da Pianosa e dall’Elba (inclusi gli isolotti del Canale di Piombino). L’unico possibile caso di
nidificazione in sito non insulare proviene dalla costa livornese. Ad oggi si stima una consistenza di 3050 coppie. La popolazione dell’Arcipelago è all’interno dell’areale mediterraneo. In Toscana questa
specie era inserita nella precedente “Lista Rossa” come altamente vulnerabile.
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Il marangone dal ciuffo nidifica in cavità e cenge su coste rocciose, inaccessibili da terra e poco
disturbate dal mare. Il periodo riproduttivo va da gennaio a maggio, in Toscana non sono noti casi di
nidificazione avvenuti prima di febbraio. La scelta dei siti riproduttivi è legata alla pescosità del mare e
alla disponibilità di siti di nidificazione idonei in aree poco disturbate. In inverno può frequentare i
promontori rocciosi costieri lungo la terraferma. Si nutre di varie specie di pesci e le profondità a cui
può spingersi variano tra 5 e 80 metri.
In Toscana, la mortalità causata direttamente dagli strumenti di pesca (ami, reti, nasse) è forse oggi la
minaccia più rilevante.
Fig.22 - Marangone dal ciuffo
Assiolo (Otus scops)
Specie diffusa in Asia, Europa e Africa settentrionale, in Italia è distribuita in modo abbastanza
omogeneo lungo tutta la penisola, ad eccezione dell’arco alpino, dei rilievi appenninici maggiori e delle
pianure più intensamente antropizzate. In Toscana l’assiolo è migratore e nidificante, diffuso in gran
parte della regione, anche se con distribuzione spesso puntiforme o localizzata: assente da gran parte
dell’Appennino e dai versanti più freschi, è più comune e diffuso lungo la fascia costiera e la maremma
grossetana. La popolazione toscana è stimata in 500-1500 coppie, forse in leggero declino numerico e di
areale, anche se i dati esistenti non sono sufficienti a comprendere pienamente la reale distribuzione e lo
status della specie.
Specie relativamente termofila, l’assiolo nidifica in cavità di alberi o, più raramente, cavità di altra
natura e artificiali, in prossimità di ambienti di alimentazione, rappresentati da zone ad agricoltura
estensiva, incolti, coltivazioni arboree, formazioni ripariali, pinete costiere. Caccia quasi esclusivamente
grossi insetti (ortotteri, lepidotteri, coleotteri). La popolazione toscana è minacciata dalle modifiche
delle pratiche agricole, che comportano una diminuzione degli habitat di alimentazione e forse una
riduzione delle prede. La riduzione delle formazioni ripariali mature e la scomparsa delle vecchie piante
camporili provocano una diminuzione di siti riproduttivi e quindi una riduzione delle aree idonee alla
specie.
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Averla Capirossa (Lanius senator)
Specie ad areale concentrato in Europa centro-meridionale e nel bacino del Mediterraneo in particolare,
in Italia è migratrice e nidificante in tutta le penisola e nelle isole, a esclusione delle zone alpine e delle
porzioni più elevate degli Appennini. In Toscana è diffusa in modo non omogeneo su gran parte del
territorio, compresa l’Isola d’Elba; è più comune nella fascia costiera, dal livello del mare a circa 700 m
di quota; assente dai rilievi appenninici. Dati recenti (2000-2001), (Progetto MITO), evidenziano
l’estrema rarità della specie. La popolazione toscana ha subito, e probabilmente sta ancora subendo,
notevoli diminuzioni in seguito ai cambiamenti avvenuti nel paesaggio agro-pastorale tradizionale.
L’averla capirossa frequenta ambienti aperti, con alberi e arbusti isolati, in zone soleggiate e calde:
colture estensive con siepi, pascoli, coltivi alberati (oliveti, vigneti), macchia mediterranea con ampie
radure, boschi percorsi da incendio, ambienti ecotonali. È più abbondante nei pascoli, nei seminativi o
negli incolti con alberi e arbusti sparsi e, in genere, negli ambienti xerici ad elevata naturalità ed
eterogeneità ambientale. Caccia invertebrati e piccoli vertebrati. La maggiore minaccia è rappresentata
dalla perdita di habitat, dovuta alla diminuzione delle zone ad agricoltura estensiva, all’evoluzione del
processo di rinaturalizzazione dei coltivi verso formazioni arbustive dense ed arborate, così come dei
complessi mosaici di macchia mediterranea, gariga e prati annui verso ampie e continue estensioni di
macchia alta, alla progressiva scomparsa delle radure boschive e al consumo di suolo per
urbanizzazione. Generalizzando, le trasformazioni agrarie e la diminuzione di eterogeneità sono le
minacce maggiori. Era inserita nella Lista rossa degli uccelli nidificanti in Toscana tra le specie
mediamente vulnerabili, le cui popolazioni sono in diminuzione in alcune aree.
Gheppio (Falco tinnunculus)
(si rimanda a quanto già descritto nel par. 3.1.2)
Passero solitario (Monticola solitarius)
Specie presente nelle regioni orientali e paleartiche meridionali, in Italia è diffusa soprattutto al centrosud, in Sicilia, Sardegna e nelle isole minori, mentre è distribuita in modo più discontinuo al centronord. In Toscana è nidificante e parzialmente sedentario, diffuso soprattutto nell’Arcipelago, in alcuni
siti rocciosi della costa livornese e maremmana e sulle colline del versante orientale della Val di Chiana.
Per quanto riguarda le altre aree interne, la specie appare più localizzata, sebbene recentemente (19972002) si siano avute segnalazioni relative a nuovi siti di nidificazione nell’interno pisano, senese e
grossetano (Castiglione della Pescaia). Negli ultimi anni è stato segnalato almeno due volte come
nidificante nel centro storico di Firenze. Segnalazioni recenti (1998-2001), confermano la presenza della
specie sulle Alpi Apuane (sino a oltre 1000 m di quota), e aggiungono alcune nuove località di
nidificazione in aree estrattive e in alcuni piccoli centri abitati (es. Fosdinovo). La popolazione
nidificante toscana dovrebbe essere stabile o in leggera diminuzione nelle località dell’interno, per le
cause sopra citate; la sua consistenza può essere valutata attorno alle 300 coppie.
Specie stenoecia, in ogni stagione si ritrova in ambienti rupestri montani e costieri, in presenza di pareti
rocciose naturali o artificiali (cave, anche attive), con esposizione meridionale, o di vecchi edifici; per
l’alimentazione frequenta praterie e aree denudate o con rada vegetazione erbacea o arbustiva, in
prossimità dei siti riproduttivi, utilizzando comunque anche i tetti e le mura dei centri storici. Nidifica
fino a circa 1.000 m (Apuane, M. Capanne). La maggiore minaccia di questo passeriforme è
rappresentata dalla perdita di habitat di nidificazione e di alimentazione, dovuta alla diminuzione delle
zone ad agricoltura estensiva in vicinanza di cave e centri abitati. Altre cause sono da ricercarsi nella
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crescente urbanizzazione delle aree costiere, e in particolare dei tratti con costa rocciosa. Era inserito
nella Lista rossa degli uccelli nidificanti in Toscana tra le specie mediamente vulnerabili, le cui
popolazioni sono in diminuzione in alcune aree.
Fig.23 - Passero solitario
Invertebrati elencati nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE
Callimorpha quadripunctaria (si rimanda a quanto già descritto nel par. 3.1.2)
Altre specie importanti
Gatto selvatico (Felis silvestris)
Specie africano-europeo-SW asiatica. In Europa ha una distribuzione frammentata che comprende la
Scozia, l’Europa centrale, la penisola iberica, italica e balcanica oltre che la porzione sud-occidentale
dell’ex Unione Sovietica. Anche in Italia la situazione è molto rarefatta: si rinviene nelle Alpi Liguri, in
un’area compresa tra il Friuli Venezia Giulia e il Veneto, lungo la dorsale appenninica e a sud
dell’allineamento Toscana meridionale-Umbria-Marche meridionali e in Sicilia. Le conoscenze sulla sua
popolazione sono purtroppo assai scarse anche per quanto riguarda la regione Toscana a causa della sua
natura fortemente elusiva e anche alla difficoltà oggettiva di identificazione, vista la facile confusione
con la specie domestica. Sembra però in generale rarefazione, anche se studi effettuati nel Parco della
Maremma sembrano non confermare questa situazione generale.
Il Gatto selvatico è prevalentemente notturno e solitario. E’ legato ad ambienti integri e complessi dal
punto di vista fisico e vegetazionale; preferisce fitocenosi forestali di bosco misto o con predominanza
di latifoglie, sia decidue che sempreverdi, e anche di macchia mediterranea, anche se si può adattare a
condizioni assai diverse. Si avvicina difficilmente a casolari o centri abitati. Ha una dieta strettamente
carnivora basata soprattutto su piccoli roditori e altri Vertebrati omeotermi. Durante il giorno rimane nei
suoi rifugi (alberi cavi, grotte, tane di altri animali, cespugli) ed esce di sera; è agilissimo, salta e si
arrampica con disinvoltura sugli alberi. Cerca i propri simili, tramite richiami analoghi a quelli del gatto
domestico, solo durante il periodo dell’accoppiamento che avviene tra gennaio e febbraio. La durata
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della vita è di circa 12-15 anni. I gatti selvatici si possono accoppiare anche con quelli domestici e la
prole è feconda. Le principali cause di minaccia si rinvengono nella rarefazione di boschi di una certa
estensione unita ad un territorio, quello italiano, estremamente antropizzato. Inoltre è stato per lungo
tempo fatto oggetto di persecuzione da parte dell’uomo.
Martora (Martes martes)
(si rimanda a quanto già descritto nel par. 3.1.2)
Moscardino (Muscardinus avellanarius)
Specie centro-esteuropea. Il Moscardino è ampiamente diffuso in Europa eccetto l’estremo nord, la
penisola iberica, l’Irlanda e l’Islanda; ad est si spinge fino all’occidente Russo e in parte dell’Asia
Minore. In Italia è assai diffuso anche se sembra subire nel tempo una generale diminuzione; è assente in
Sardegna. In Toscana è sicuramente diffusa ma le segnalazioni precise sono purtroppo scarse. E’ una
specie legata all’esistenza di boschi maturi di latifoglie (caratterizzati cioè dalla presenza di boschi con
vecchi alberi e piante di età eterogenee) con denso sottobosco. Abita anche aree coltivate purché siano
presenti vecchie siepi e macchia fitta. E’ un’animale attivo di notte e conduce una vita prevalentemente
arboricola. In primavera costruisce un tipico nido di forma sferica con strisce di corteccia di caprifoglio,
graminacee, foglie e muschio, privo di un’evidente entrata. Spesso occupa anche le cassette nido per
uccelli o pipistrelli sia in estate che in inverno, anche se di solito il sito invernale è a livello del terreno o
sotterraneo. Da ottobre ad aprile, quando le temperature esterne si fanno più rigide, cade in un vero e
proprio letargo. Dopo il risveglio le femmine possono avere uno o due parti l’anno, ognuno di circa 4-5
piccoli. La sua dieta è composta prevalentemente da nocciole, oltre che da noci e frutti di vario tipo.
Il Moscardino, a causa della rimozione delle antiche siepi e alberi di confine, dovute alla
modernizzazioni delle pratiche colturali, sta subendo una notevole diminuzione del suo areale
soprattutto in pianura. Per questo motivo è stato inserito nella categoria internazionale UICN quale
specie a basso rischio (LR) ma che può passare in breve tempo a quella vulnerabile (VU).
Fig.24 - Moscardino
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Biacco (Coluber viridiflavus)
Il biacco è un serpente frequente nelle campagne e nei giardini, sia in terreni rocciosi, secchi e soleggiati,
sia in luoghi più umidi come le praterie e le rive dei fiumi. La sua colorazione è dominata nelle parti
superiori dal nero, mentre il ventre è di colore chiaro. Il capo e il dorso hanno screziature di color giallo
formanti un reticolo irregolare che, a partire dal basso ventre e fino all'estremità caudale assume l'aspetto
di un fascio di linee longitudinali giallo-verdastre (circa venti), ma nel Meridione e nelle isole le
popolazioni sono prevalentemente melaniche.
La lunghezza massima è di circa 1,30 m, ma eccezionalmente può arrivare a 2 m. Negli adulti la
colorazione di fondo delle parti superiori è verde-giallastra. I piccoli invece presentano, fino all'età di un
anno, una colorazione caratteristica: la testa presenta già il reticolo giallo e nero mentre il resto del corpo
ha una tonalità grigio-celeste uniforme. È un serpente molto agile e veloce (fino a 11 km all'ora), ottimo
arrampicatore e buon nuotatore.
È una specie diurna. Si difende in modo primario con una velocissima fuga, spesso verso un rifugio
sicuro; quando viene bloccato dispensa rapidi morsi che provocano solo lievi graffi. Si nutre di altri
rettili, principalmente lucertole e ramarri, ma finanche vipere, di uova di uccelli e nidiacei, di piccoli
mammiferi e anfibi anuri come rane e rospi; occasionalmente nuota agilmente in immersione, alla
ricerca di piccoli pesci.
Lo si incontra nel nord-est della Francia, nel sud della Svizzera, in Italia, in Slovenia, in Croazia, a Malta.
Esiste una popolazione introdotta in tempi remoti sull'isola di Gyaros in Grecia Non sembra essere
minacciata in Italia in quanto molto adattabile. Risulta essere comune in tutte le regioni d'Italia.
Fig.25 - Biacco
Lacerta bilineata
(si rimanda a quanto già descritto nel par. 3.1.2)
Lucertola Muraiola (Podarcis muralis)
La specie è distribuita in gran parte dell’Europa centrale e meridionale e nell’Asia sud-occidentale. In
Italia è comune in tutta le Penisola e in varie isole. Nella Toscana continentale è diffusa e assai
abbondante in tutto il territorio, almeno fino a 1800 m di quota; per quanto riguarda la parte insulare è
presente nelle isole Gorgona, Elba, Pianosa e Palmaiola e negli isolotti Scoglietto di Portoferraio e
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Isolotto della Paolina (a nord dell’Elba), La Scuola di Pianosa (situata presso Pianosa), Argentarola,
Isola Rossa e Scoglietto di Porto Ercole (situati presso l’Argentario). A eccezione della popolazione
dell’Isolotto La Scarpa, posto a nord di Pianosa, estintasi probabilmente per cause naturali fra il 1912
(anno di raccolta di alcuni esemplari) e il 1970, tutte le altre popolazioni insulari toscane di questa specie
appaiono nel complesso stabili e ben strutturate quanto a ripartizione fra i sessi e le diverse classi di età.
La lucertola muraiola, anche in ambito insulare, frequenta i più vari tipi di ambiente: rocce, boschi e loro
limitare, muri a secco, giardini, parchi, muri esterni di abitazioni e di altre costruzioni, ecc. Si nutre di
piccoli invertebrati e più di rado di sostanze vegetali (bacche, foglie tenere, polline, ecc.), dieta talora in
percentuale non trascurabile sulle piccole isole. È a sua volta predata da varie specie di Mammiferi,
Uccelli e serpenti.
Le cause di minaccia nelle isole più grandi appaiono abbastanza ridotte per questa specie; tra le più
rilevanti si potrebbero al limite indicare le ingenti trasformazioni ambientali (incendi, estensione
dell’area urbana, distruzione di vecchi muri e manufatti, ecc.) e l’uso indiscriminato di insetticidi. Nelle
isole più piccole, abitate da micropopolazioni spesso fenotipicamente ben differenziate e di regola
considerate sottospecie a sé stanti, le più allarmanti cause di minaccia sono invece rappresentate da
incendi e altre alterazioni dell’ambiente (anche in apparenza di modesta entità), dal disturbo antropico in
genere, dall’introduzione di fauna estranea (ratti in particolare) e dal prelievo di esemplari per il
commercio legato alla terraristica.
Carabo di Antonelli (Carabus chlanthratus antonellii)
Coleottero appartenente alla famiglia dei Carabidae di medie dimensioni (30 mm) particolarmente
elegante grazie alle sue elitre ornate e dalle iridescenze dorate, è legato agli ambienti palustri e presenta
una distribuzione appenninica centrosettentrionale. Questa specie è ritenuta poco comune; infatti risulta
citata solo per poche stazioni in Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia, Toscana, Lazio e fra queste in
molte probabilmente sarà ormai scomparsa a causa delle mutate condizioni ambientali dopo le bonifiche
e la massiccia antropizzazione; inoltre in alcune zone è a rischio di estinzione a causa dell'inquinamento.
Alle nostre latitudini viene considerato, per la sua distribuzione puntiforme, una entità relitta e la
Toscana, con il Padule di Fucecchio, può essere considerata attualmente il suo limite meridionale di
distribuzione. Tipico delle zone umide si può trovare sia in ambiente aereo, sulle prode erbose lungo i
canali, sotto muschi o canne recise, nei tronchi abbattuti, sia in ambiente acquatico.
Coenonympha elbana
Si tratta di un endemismo toscano limitato all'Isola d'Elba, all'Isola del Giglio, al Monte Argentario e
alla costa tirrenica. Le conoscenze sulla consistenza delle popolazioni sono sufficienti; ignota è la
tendenza della popolazione, ma la specie può essere considerata vulnerabile.
La specie vola a partire dal mese di maggio su prati erbosi aperti. La minaccia più grave è costituita
dagli incendi e da opere di valorizzazione turistica.
Zafferano di Toscana (Crocus etruscus)
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Specie endemica della Maremma e dell’Isola d’Elba, con areale relativamente ampio e popolazioni
abbastanza numerose. E’ sottoposta a rarefazione a causa dell’eccessivo aumento dei cinghiali che
ricercano avidamente i suoi bulbi. Specie ombritollerante che si riscontra prevalentemente in macchie,
leccete e castagneti. Come tutte le bulbose va incontro a fenomeni di rarefazione per l'anomalo sviluppo
di cinghiali, istrici, ecc
Limonium multiforme
Endemismo delle coste tirreniche della Toscana, da Livorno al Promontorio di Ansedonia. Appartiene al
gruppo di Limonium sommierianum (Fiori) Arrigoni, cioè ad un complesso di specie diploidi (2n=18)
endemovicarianti neoendemiche dell’Arcipelago toscano e delle coste tirreniche.
Specie aeroalina, litofila, eliofila, litoranea. Specie caratteristica di Crithmo-Limonietum multiformis
Arrigoni, Nardi et Raffaelli. Cause di minaccia, sviluppo urbanistico sulle coste.
Fior mosca, Ofride del Tirreno (Ophrys exaltata ssp. Thyrrena)
Endemica esclusiva delle coste tirreniche dalla Liguria al Lazio, questa ofride ha un aspetto slanciato e
robusto, raggiungendo i 50 cm di altezza. Vive nelle garighe, nei prati magri, sui margini stradali e nelle
radure della macchia fra il livello del mare e 500 m. dove fiorisce fra marzo e aprile. I tepali esterni ed
interni sono rosa o biancastri, raramente verdi (gli interni talvolta appena più scuri e cigliati); il labello è
trapezoidale, bruno-rossiccio, peloso ai margini, con gibbosità appena accennate, macula con striature
complesse e avicolo (piccola appendice terminale) tridentato. Fioritura: marzo/aprile.
Orchidea gialla (Orchis pauciflora Ten.)
È una pianta alta 10-30 cm. Le foglie sono piuttosto piccole, lineari-lanceolate, di colore verde chiaro.
L'infiorescenza è generalmente compatta, composta di pochi elementi fiorali, di colore giallo, con il
labello macchiettato di scuro. I sepali laterali sono eretti; il sepalo mediano è rivolto in avanti per
formare con i petali, leggermente più corti, un casco abbastanza aperto. Il labello è più largo che lungo,
da convesso a decisamente piegato in senso longitudinale, leggermente trilobato e con margine
irregolare. Lo sprone (o sperone) è di forma cilindrica, diretto verso l'alto. Vive nei pascoli magri e
garighe, su substrato calcareo asciutto. Segnalata in tutta Italia, dal centro al meridione; è assente nelle
isole. Fiorisce dalla fine di marzo ai primi di giugno.
Orchidea scimmia (Orchis simia Lam.)
Pianta alta da 20 a 50 cm, con fusto diritto, di colore verde bruno. Foglie, 3-6 ovali e larghe, lunghe fino
a 20 cm, lucide, di colore verde chiaro. Fiori, Infiorescenza densa, prima corta e conica,
successivamente ovata, con brattee membranacee bianche o bianco rosate, lunghe fino a metà
dell’ovario. I fiori hanno sepali bianco rosati, striati di porpora, conniventi a casco e ricoprenti i petali,
più corti e stretti. Il labello, lungo fino a 15 mm., al centro di colore bianco rosato con ciuffetti di peli
porpora, è profondamente trilobato, con lobi laterali stretti e lineari, divaricati. Il lobo mediano è diviso
in due lobuli arricciati, divisi da un dentino centrale e più lunghi dei laterali. Le estremità distali di lobi
laterali e lobuli sono di colore porpora violaceo. Sperone più o meno clavato, di colore chiaro,
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orizzontale o discendente. Fiorisce da aprile a giugno, a differenza di tutti gli altri tipi di orchidee
italiane, fiorisce dall'alto verso il basso (i primi fiori a sbocciare sono quelli posti più in alto). Segnalata
in numerose regioni, più frequente al centro e al nord, più rara al sud. Vive nei pascoli, macchie, boschi
radi, generalmente non oltre i 1200 mt. di quota, su suoli calcarei o neutri, relativamente asciutti.
Salicornia radicante (Sarcocornia perennis)
Specie perenne igroalofila di paludi salse sublitoranee. In genere le popolazioni sono abbastanza ricche
di individui. Rispetto alle segnalazioni della letteratura e degli erbari si deve ritenere certa la sua
presenza al Tombolo pisano, a Scarlino (Viciani et al. 2001), alla Palude della Trappola (Parco della
Maremma) e della Diaccia Botrona (Sforzi et Selvi 1999), alla Laguna di Orbetello, al lago di Burano
(Angiolini et al. 2002). Causa di minaccia è la bonifica di aree palustri.
Distribuzione degli habitat e delle specie animali all’interno del Sito
Come nel paragrafo 3.1.3 , la localizzazione degli habitat più rappresentativi è stata ottenuta mediante
l’analisi degli usi del suolo (progetto Corine Land Cover); ove presenti sono riportati gli avvistamenti
diretti effettuati dal C.O.T., Centro Ornitologico Toscano (cfr. Allegati 3-20).
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7. METODOLOGIA D’ INDAGINE DELLE INCIDENZE
In coerenza con quanto riportato con lo S.I.A., e con le risultanze dell’istruttoria condotta dalle
Amministrazioni sulla valutazione di impatto ambientale del progetto, la stima dei potenziali impatti
sulle aree SIC-SIR ha riguardato principalmente la componente ambientale aria, in quanto soggetta alle
emissioni gassose in uscita dal sistema di trattamento dei fumi prodotti dalle combustioni delle
biomasse, attualmente, e dal mix biomassa e CDR-CDRQ in futuro.
La metodologia adottata è stata quella di effettuare un confronto tra lo stato attuale (Stato 0) e
quello che si avrà nelle aree protette descritte nel momento dell’entrata in esercizio dell’impianto
ammodernato come da progetto (Stato 1), ricordando che esso si riferisce all’eventualità di emissione
entro i limiti di legge, superiore alle emissioni previste in esercizio.
In ogni caso, per la completa caratterizzazione, si è ritenuto importante considerare nell’analisi anche la
componente suolo. Questa è stata considerata solo allo Stato 0, in quanto non sono state prodotte
previsioni di accumulo nei terreni intorno alle ciminiere, tanto meno di prelievi.
Allo scopo, recenti studi hanno focalizzato la loro attenzione sugli aspetti considerati e per la precisione
ci si riferisce allo studio “Monitoraggio Microcontaminanti Organici ed Inorganici”, (Bacci E.,
Caneschi S., (2008)) per quanto riguarda le concentrazioni di inquinanti presenti nel suolo e nelle piante
campionate e “CARATTERIZZAZIONE E VALUTAZIONE COMPARATA DELLE EMISSIONI ED
IMMISSIONI DERIVANTI DAL COMPRENSORIO INDUSTRIALE DI SCARLINO” (M.L.
Astolfi,R. Bellagotti, M. Bianchini, F. Cipolletti, C. Ciuchini, S. Mosca, E. Rantica, R. Salzano, F. Vichi,
F. Batistini, R. Capozzi, M. Carmignani, E.Di Capua, G. Gubinelli, M. Pierezzagennaio (2008)) per
quanto riguarda l’aria.
Per lo stato futuro, sono state considerate cautelativamente, le previsioni indicate nello S.I.A. ottenute
mediante il modello AERMOD anche in considerazione della “COMPARAZIONE MODELLISTICA
CALPUFF-AERMOD A SUPPORTO DELLO STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE DELLA
CENTRALE ELETTRICA DI SCARLINO (GR)” prodotto dal Dipartimento di Energetica Sergio
Stecco, Università degli Studi di Firenze.
Non essendo stata realizzata una previsione degli inquinanti accumulati nel suolo, si ritengono utili le
indicazioni di monitoraggio di bioaccumulo sui ricettori finali (molluschi, crostacei, pesci, etc.) di cui si
dirà in seguito.
7.1 Metodologia di interpolazione ed estrapolazione dei dati diretti – componente aria
Come detto, gli studi succitati rappresentano una sorta di fotografia della situazione attuale degli
inquinanti dell’area intorno alla centrale elettrica. Lo studio realizzato da ARPAT si è basato su 53
rilievi per i campionamenti degli inquinanti nell’aria; le campagne sono state ripetute per 4 volte in
maniera da evitare sovrastime o sottostime del comportamento medio, coprendo un periodo che va dal
novembre 2006 al settembre 2007.
La distribuzione spaziale dei rilievi di concentrazioni di inquinanti, copre un’area di circa 3850 ha
nell’intorno del sito industriale de “Il Casone”.
SIC - SIR: Padule di Scarlino e Monte d'Alma ………..….………………………………….……Relazione 60
Centrale Elettrica di Scarlino………………………..……..…..…Valutazione di Incidenza (fase di Screening)
Gli inquinanti presi in considerazione, tratti dallo studio succitato, sono prettamente volatili (SO2, NO2,
NOX, O3, H2S, Benzene, Toluene, Xilene, Composti Organici Volatili), ma taluni possono anche
accumularsi nel terreno per periodi più o meno lunghi.
L’accumulo di metalli pesanti (Arsenico, Cadmio, Mercurio, Piombo, Zinco) e di diossine (PCB totali,
PCB-WHO, PCDD) è stato basato su 30 campionamenti diretti di suolo effettuati nel periodo Novembre
2007- Gennaio 2008.
Il numero di campioni effettuati copre una area di 1360 ha circa (considerando il poligono massimo
convesso ottenibile dalle coordinate di dislocazione dei punti di rilievo) estesa nell’intorno delle due
ciminiere della centrale termoelettrica(cfr. Allegati 16 - 22).
Questi studi localizzano spazialmente dei dati di concentrazione rilevati in maniera puntuale. Per avere
un quadro generale della situazione diffusa, si è proceduto all’interpolazione di questi mediante moduli
dedicati di programmi di elaborazione cartografica GIS.
Entrambe le campagne di rilievo prodotte negli studi succitati non coprono in totale l’area vasta di
analisi considerata, rimanendo scoperte dal monitoraggio alcune zone delle aree protette (anche se più
lontane dalle fonti emissive).
Nella necessità di trarre delle indicazioni circa lo Stato 0 di riferimento anche nelle aree protette esterne
al poligono di rilievo effettivo, pur senza voler indicare una metodologia di previsione innovativa per le
concentrazioni di inquinanti derivate da dati puntuali, si è proceduto all’estrapolazione dei dati di
concentrazione di inquinante.
Abbiamo quindi individuato 14 direzioni sul piano orizzontale, aventi origine sulle ciminiere della
Scarlino Energia uniformemente distribuite nell’intorno di queste; per ciascuna delle direzioni, sono
state considerate le coppie di valori x,y, ove la variabile indipendente (x) è la distanza dal punto di
emissione mentre la variabile dipendente (y) è la concentrazione dell’inquinante considerato.
Dall’analisi della distribuzione dei punti ottenuta è stato possibile quindi individuare dei gradienti di
concentrazione degli inquinanti, in base ai quali è stato possibile estrapolare le concentrazioni di questi
ad una distanza maggiore dei limiti del poligono stesso.
Questo è ammissibile allorché sussistano almeno 2 condizioni:
1) I dati devono essere ben spiegati dalla curva che si sceglie per la regressione, ovverosia il
coefficiente di determinazione di Pearson deve essere abbastanza elevato; nel caso in esame
non si sono ottenuti mai valori di R2 inferiori a 0,85.
2) L’eccedenza rispetto al range dei dati di partenza della variabile indipendente deve essere
contenuto per non estrapolare dei valori che risulterebbero avere una affidabilità della stima
molto bassa; nel caso in considerazione l’eccedenza è stata massima del 104%, minimo di
7% e media 59% e quindi complessivamente poco eccedente.
Le curve utilizzate per la regressione dei dati sono state del tipo potenze, esponenziale, o a campana con
bx
b
y = a ln( x) + b y = exp(ax 4 + bx 3 + cx 2 + d ) ),
uno o 2 picchi, logaritmica ( y = ae y = ax
dipendentemente dalla tipologia della distribuzione osservata nei dati.
SIC - SIR: Padule di Scarlino e Monte d'Alma ………..….………………………………….……Relazione 61
Centrale Elettrica di Scarlino………………………..……..…..…Valutazione di Incidenza (fase di Screening)
Fig.26 - Esempio di Funzione utilizzata per estrapolare i dati esterni ai poligoni; in nero la curva esponenziale
utilizzata e nel cerchio rosso uno dei dati estrapolati.
Dall’analisi della cartografia di confronto riportata negli Allegati 23 e 24, si evidenzia la
sovrapposizione tra lo Stato 0 e lo Stato 1 di due degli inquinanti presenti nell’area analizzata.
Il metodo di interpolazione dei dati campionari prende in considerazione i dati spaziali e li interpola,
minimizzandone l’errore quadratico medio e prende il nome di Kriking.
Per la determinazione della concentrazione degli inquinanti futuri invece si sono presi in considerazione
i risultati medi annuali già prodotti nell’ambito dello SIA. La scelta dell’uso della concentrazione media
è dovuto al fatto che il confronto è possibile coi dati rilevati in 4 campagne e quindi obbligatoriamente
medi.
Dall’osservazione della cartografia riportata per l’NOx (cfr. Allegato 23) si vede che il valore massimo
che si può interpolare dall’applicazione del modello di dispersione in atmosfera AERMOD all’interno
del SIC-SIR Padule di Scarlino, è compreso tra 26 e 27 µg/m3.
Il SIC-SIR Monte d’Alma registra valori massimi di poco inferiori a 20 µg/m3. Questo risultato è
attendibile in quanto il sito è complessivamente più lontano dalla fonte di emissione.
Dall’estrapolazione dei dati ARPAT si deduce invece un valore tra 29 e 29,5 µg/m3, per inciso non
nella zona di Padule più vicina alla fonte di emissione.
Per quanto riguarda l’SO2, si notano attualmente valori medi ARPAT intorno a 15µg/m3 mentre dalle
curve di previsione delle simulazioni, si può prevedere un valore di 4,63µg/m3.
Si può evidenziare che le concentrazioni di inquinanti (NOx massimo non in prossimità delle ciminiere
e SO2 futuro molto minore di quello attuale) non subiranno sostanziali variazioni e queste comunque
possono avere diverse fonti.
SIC - SIR: Padule di Scarlino e Monte d'Alma ………..….………………………………….……Relazione 62
Centrale Elettrica di Scarlino………………………..……..…..…Valutazione di Incidenza (fase di Screening)
Per le altre emissioni gassose analizzate dallo S.I.A. (PTS, CO, HCl, HF, Diossine e Furani, IPA, ) ed i
metalli (Hg, Cd, As, Cr, Cu, Ni, Pb) non è possibile fare un confronto con analogo dettaglio e medesima
metodologia.
Si considera però che le emissioni previste rimangano a livelli accettabili (vedi S.I.A. c.f.r. 3.6) e che
pertanto nel SIC-SIR Padule di Scarlino (e a maggior ragione il SIC-SIR Monte d’Alma) gli inquinanti
arrivano a concentrazioni inferiori a quelle previste accettabili per la salute umana e quindi
assolutamente compatibili con le finalità conservative delle aree protette esaminate.
Per quanto riguarda gli inquinanti del suolo presi in considerazione (cfr. Allegati 16-22), si nota che per
quanto riguarda il PC_WHO, PCB Totale e PCDD e Piombo, si hanno concentrazioni più elevate
nell’intorno dell’area industriale e nell’abitato di Follonica che nel resto dell’area analizzata.
Per quanto riguarda il Cadmio e a maggior ragione l’Arsenico, si nota una concentrazione maggiore
nell’area sud di Follonica e nell’area NE dell’insediamento industriale di “Il Casone”, mentre il
Mercurio si concentra nell’area a Nord dello stesso.
Come si vede, questi dati contrastano con le simulazioni ottenibili applicando i modelli di dispersione in
atmosfera e quindi presumibilmente hanno origine quantomeno da una pluralità di fonti e dal vissuto
industriale della Piana di Scarlino (c.f.r. Bacci e Caneschi, 2008).
7.2 Altri fattori di incidenza
Per completare il quadro dei fattori di possibile incidenza (come indicato nell’Allegato G al DPR
357/97), si ricorda che per quanto riguarda l’uso delle risorse naturali non vengono utilizzate risorse di
provenienza dalle aree protette SIC-SIR. Di seguito si specifica l’approvvigionamento e l’uso
dell’acqua, unica risorsa naturale utilizzata.
Ciclo delle acque
Relativamente all’assetto idrico e ciclo delle acque,come già anticipato in premessa, è stata predisposta
apposita relazione in cui sono stati descritti ed esaminati tipologie, flussi e impieghi. Tale relazione è
stata trasmessa in data 18/12/2008.
Richiamandone gli aspetti principali, si evidenzia che le acque utilizzate nel ciclo produttivo
dell’impianto di Scarlino Energia sono:
•
Acqua di mare per il raffreddamento del turbo gruppo;
•
Acqua di mare per il sistema di abbattimento fumi;
•
Acqua industriale dolce per il raffreddamento di apparecchiature;
•
Acqua demineralizzata per la produzione di vapore;
•
Acque dolci per il lavaggio degli elettrofiltri.
SIC - SIR: Padule di Scarlino e Monte d'Alma ………..….………………………………….……Relazione 63
Centrale Elettrica di Scarlino………………………..……..…..…Valutazione di Incidenza (fase di Screening)
L’approvvigionamento idrico d’impianto è totalmente a carico della Soc. Nuova Solmine, titolare delle
autorizzazioni necessarie.
Per quanto riguarda gli scarichi, l’acqua di mare è utilizzata per il raffreddamento del turbo gruppo, non
subisce trattamenti ma solo un innalzamento della temperatura e ritorna direttamente a mare per mezzo
di apposito canale cementato.
Le altre acque, dopo l’utilizzo, vengono convogliate ad un impianto di trattamento chimico-fisico e dopo
depurazione, vanno anch’esse a mare utilizzando il medesimo canale.
Per questo motivo la totalità delle acque inerenti al ciclo produttivo dell’Impianto della Scarlino Energia
non entrano in contatto in alcun modo con altri comparti d’acqua superficiale (fiume pecora, padule,
ecc..) o con le aree e Siti considerati.
Al fine comunque di migliorare il bilancio idrico complessivo è allo studio un progetto mirato ad un
riutilizzo delle acque dolci industriali impiegando tale risorsa all’interno del ciclo produttivo.
Relativamente alla produzione di rifiuti, oltre ai fumi già analizzati, non è consistente all’interno
delle aree SIC-SIR in quanto l’area industriale del Casone è esterna a queste e quindi non vi è possibilità
diretta di dispersione nelle aree protette di ceneri (derivanti dalla combustione). Appare evidente che vi
sia assenza di impatto a carico di questo fattore.
Per quanto riguarda i possibili disturbi arrecabili alla fauna e flora, derivanti dalle operazioni di
cantieraggio (come già ricordato) si evidenzia che esse avvengono nell’area industriale del Casone e
quindi fuori dall’area SIC-SIR più vicina (Padule di Scarlino) a distanza minima di circa 1 km (Allegato
1) e quindi i rumori che possono raggiungere le dette aree sono prevedibilmente di bassa intensità,
comparabili con i rumori provenienti dalle strade provinciali adiacenti.
In Tabella 9 sono sistematizzati gli elementi dettati dall’Allegato G al DPR 357/97 per la valutazione di
incidenza e le sezioni dello Studio di Impatto Ambientale e della Valutazione di Incidenza, ove questi
sono stati analizzati e descritti.
SIC - SIR: Padule di Scarlino e Monte d'Alma ………..….………………………………….……Relazione 64
Centrale Elettrica di Scarlino………………………..……..…..…Valutazione di Incidenza (fase di Screening)
Allegato G al DPR 357/97
Studio di Impatto Ambietale (S.I.A.) Valutazione
di Incidenza (VI)
1. Descrizione del progetto (S.I.A.)
1.3 Caratteristiche fisiche (S.IA.)
Tipologie delle azioni e/o opere
5. Descrizione del progetto(V.I)
5.1 Caratteristiche del progetto (V.I)
1. Descrizione del progetto (S.I.A.)
1.3 Caratteristiche fisiche (S.I.A.)
2 Descrizione dell’ambiente (S.I.A.)
Caratteristiche dei piani e dei progetti
Dimensioni e/o ambito di riferimento
2.1.1.Ambito territoriale di riferimento (S.I.A.)
6. Inquadramento territoriale(V.I.)
6.1 SIR - SIC: Palude di Scarlino (V.I.)
6.2 SIR - SIC: Monte d’Alma (V.I.)
1. Descrizione del progetto (S.I.A.)
Complementarietà con altri piani e/o
progetti
2.1. Inquadramento normativo e programmatico
(S.I.A.)
3. Inquadramento normativo di riferimento (V.I.)
1. Descrizione del progetto (S.I.A.)
Uso delle risorse naturali
1.4.2.Fabbisogni di materie prime, di acqua e di e
energia e fonti di probabili approvvigionamenti
(S.I.A.)
7.2. Altri fattori di incidenza (V.I.)
1. Descrizione del progetto (S.I.A.)
Produzione di rifiuti
1.4.3. Rifiuti, sottoprodotti, scarichi, sversamenti,
emissioni atmosferiche e termiche, rumori,
vibrazioni e radiazioni (S.I.A.)
7.2. Altri fattori di incidenza (V.I.)
Caratteristiche dei piani e dei progetti
Inquinamento e disturbi ambientali
1. Descrizione del progetto (S.I.A.)
1.4 Fattori di impatto (S.I.A.)
3. Analisi degli impatti (S.I.A.)
SIC - SIR: Padule di Scarlino e Monte d'Alma ………..….………………………………….……Relazione 65
Centrale Elettrica di Scarlino………………………..……..…..…Valutazione di Incidenza (fase di Screening)
3.1 Identificazione degli impatti (S.I.A.)
6. Inquadramento territoriale(V.I.)
6.1 SIR e SIC: Palude di Scarlino (V.I.)
6.2 SIR – SIC: Monte d’Alma (V.I.)
7. Metodologia di indagine delle incidenze (V.I.)
7.1 Metodologia di interpolazione ed estrapolazione
dei dati diretti (V.I.)
7.2. Altri fattori di incidenza (V.I.)
1. Descrizione del progetto (S.I.A.)
Rischio di incidenti, per quanto
riguarda le sostanze e le tecnologie
utilizzate
1.4.6 Rischio di incidenti (S.I.A.)
7. Metodologia di indagine delle incidenze (V.I.)
7.1 Metodologia di interpolazione ed estrapolazione
dei dati diretti (V.I.)
2. Descrizione dell’ambiente (S.I.A.)
2.2. Aria (S.I.A.)
2.3. Acqua (S.I.A.)
Area vasta di influenza dei piani e
progetti - interferenze con il sistema
ambientale
-
2.4. Suolo e sottosuolo (S.I.A.)
3. Analisi degli impatti (S.I.A.)
3.2. Impatti sull’aria (S.I.A.)
3.3. Impatti sull’acqua (S.I.A.)
Componenti abiotiche
3.4. Impatti sul suolo, sottosuolo e acque
sotterranee (S.I.A.)
6.1 SIR – SIC: Padule di Scarlino (V.I.)
6.1.1. Descrizione degli habitat e delle specie (V.I.)
6.2 SIR – SIC: Monte d’Alma (V.I.)
6.2.1. Descrizione degli habitat e delle specie (V.I.)
7.1 Metodologia di interpolazione ed estrapolazione
dei dati diretti – componente aria (V.I.)
7.2 Altri fattori di incidenza (V.I.)
2. Descrizione dell’ambiente (S.I.A.)
Componenti biotiche
2.5. Vegetazione e flora (S.I.A.)
SIC - SIR: Padule di Scarlino e Monte d'Alma ………..….………………………………….……Relazione 66
Centrale Elettrica di Scarlino………………………..……..…..…Valutazione di Incidenza (fase di Screening)
3. Analisi degli impatti (S.I.A.)
3.5. Impatti su vegetazione, fauna ed ecosistemi
(S.I.A.)
6.1 SIR – SIC: Padule di Scarlino (V.I.)
6.1.1. Descrizione degli habitat e delle specie (V.I.)
6.2 SIR – SIC: Monte d’Alma (V.I.)
6.2.1. Descrizione degli habitat e delle specie (V.I.)
7.1 Metodologia di interpolazione ed estrapolazione
dei dati diretti – componente aria (V.I.)
7.2 Altri fattori di incidenza (V.I.)
2. Descrizione dell’ambiente (S.I.A.)
2.6 Ecosistemi (S.I.A.)
3. Analisi degli impatti (S.I.A.)
3.5. Impatti su vegetazione, fauna ed ecosistemi
(S.I.A.)
6.1 SIR – SIC: Padule di Scarlino (V.I.)
Connessioni ecologiche
6.1.1. Descrizione degli habitat e delle specie (V.I.)
6.2 SIR – SIC: Monte d’Alma (V.I.)
6.2.1. Descrizione degli habitat e delle specie (V.I.)
7.1 Metodologia di interpolazione ed estrapolazione
dei dati diretti – componente aria (V.I.)
7.2 Altri fattori di incidenza (V.I.)
Tab.9 - Matrice di verifica dei contenuti dettati dall’Allegato G al DPR 357/97, per la Relazione di Incidenza
SIC - SIR: Padule di Scarlino e Monte d'Alma ………..….………………………………….……Relazione 67
Centrale Elettrica di Scarlino………………………..……..…..…Valutazione di Incidenza (fase di Screening)
8. CONCLUSIONI
Come visto, gli interventi di ammodernamento dell’impianto risultano esterni all’area SIC tanto da
ritenere che le specie animali e vegetali non subiscano influenze significative per il normale
svolgimento della vita.
In conclusione, si ritiene che la metodologia adottata nella presente Relazione abbia oltremodo
esplicitato le informazioni necessarie per conoscere ed individuare le effettive incidenze causate dagli
interventi previsti sui siti di importanza regionale e comunitarie esaminati, per ciò che attiene sia gli
effetti diretti, che quelli indiretti attribuibili alla trasformazione della Centrale Elettrica sugli habitat e
sulle specie per i quali detti siti sono stati individuati, dimostrando la compatibilità del progetto con le
finalità conservative.
Ciò nonostante, si ritiene opportuno esprimere delle indicazioni cautelative ed operative utili per la
tutela delle aree esaminate, con particolare riferimento all’importanza dei monitoraggi sugli effetti che
tali impianti possono avere sulle matrici ambientali, attraverso un’attenta pianificazione, tale da rendere
immediatamente “visibile” ed eventualmente porre riparo anche alla più che minima quota parte di
disturbo che può arrivare all’interno delle aree SIC – SIR per effetto delle attività dell’impianto.
In particolare, per quanto fin qui esposto, in merito agli effetti del bioaccumulo nella fauna acquatica per
i Siti esaminati si ribadisce che non esistono studi specifici sull’area e che dai dati citati in precedenza si
ritiene superfluo elaborare uno studio su tale argomento in quanto si presume che non venga modificata
la compatibilità ambientale tra gli attuali carichi inquinanti e la capacità recettrice dell’ambiente. Più in
generale si può ritenere che, presumibilmente, non viene aggravata l’interazione tra tossicità e trofia
dell’ambiente. Quindi i processi di bioconcentrazione e di bioaccumulo delle specie di organismi
presenti non muteranno presumibilmente in nessuno stadio del loro ciclo vitale.
Pur tuttavia, l’ipotesi prospettata in sede di procedimento per la Valutazione di Impatto Ambientale
ribadita dalla Determina Dirigenziale n. 118 del 19 gennaio 2009 dell’Area Territorio Ambiente e
Sostenibilità (U.P. Valutazione di Impatto Ambientale) della Provincia di Grosseto, di effettuare almeno
un monitoraggio in fase di A.I.A., sulla fauna acquatica (ittica di mare e di padule) dei canali artificiali,
del Padule e dell’area a mare nei pressi della zona di sbocco dei canali, per verificare eventuali fenomeni
di bioaccumulo di metalli pesanti negli organismi viventi (molluschi, crostacei, pesci, etc.) può essere
opportunamente pianificata con la precisazione che tale piano di monitoraggio, per essere
pienamente rappresentativo, dovrebbe assumere un carattere di condivisione inclusiva di altre
realtà presenti nel sito Industriale del “Casone”, e/o esterno ad esso, che abbiano o possano avere
attinenza con il monitoraggio indicato nella lettera y della suddetta Determina n. 118/09. Ciò
diventerebbe tanto più necessario anche ai fini della validazione dei dati da parte degli Enti
preposti al controllo.
Pertanto, in questa sede, possono essere riconfermate le conclusioni già espresse dall’AnalisiValutazione di Incidenza dello S.I.A.(che di seguito vengono ribadite) implementate con le ulteriori
misure di mitigazione e/o compensazione individuate nella lettera y della Determina Dirigenziale n°
118 del 19/01/2009 della Provincia di Grosseto nella parte riferita alle prescrizioni, mitigazioni e
SIC - SIR: Padule di Scarlino e Monte d'Alma ………..….………………………………….……Relazione 68
Centrale Elettrica di Scarlino………………………..……..…..…Valutazione di Incidenza (fase di Screening)
monitoraggi relativi alla Vegetazione e flora, fauna ed ecosistemi con le precisazione esposte in
precedenza:
«
_
dall’analisi delle caratteristiche del progetto,
−
dallo studio dell’area vasta di influenza e delle relative componenti ambientali,
−
dall’individuazione dei potenziali impatti e delle reali variazioni indotte stimate tramite
modellazione con diversi scenari,
non si generano carichi aggiuntivi sulle componenti ambientali esaminate e, pertanto, non si rileva alcuna
incidenza del Progetto sui siti in esame.
Rispetto alla situazione attuale, limitatamente all’area circostante la centrale, gli interventi per
l’ammodernamento tecnologico proposti comportano, altresì, un impatto positivo dovute alla minore emissione di
microinquinanti in atmosfera.»
(Dott. For. Andrea Dani)
N° iscrizione Ordine dei Dottori Agronomi e
Dottori Forestali della Provincia di Firenze 1139
(Dott. For. Paolo Abalsamo)
N° iscrizione Ordine dei Dottori Agronomi e
Dottori Forestali della Provincia di Firenze 1188
SIC - SIR: Padule di Scarlino e Monte d'Alma ………..….………………………………….……Relazione 69
Centrale Elettrica di Scarlino………………………..……..…..…Valutazione di Incidenza (fase di Screening)
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