Dibattito su “Alla luce del sole.”
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Dibattito su “Alla luce del sole.”
Dibattito su “Alla luce del sole.” (Ogni trattino indica un nuovo intervento) -Come primo intervento propongo tre osservazioni per dare uno stimolo al dibattito: 1.Si sente dire che siamo fortunati che queste cose , dalle nostre parti non ci sono 2.Il ministro Maroni asserisce che questo è il governo che ha fatto di più nella lotta contro la mafia: una media di 8 mafiosi arrestati al giorno. 3.Riporto una frase di Don L.Ciotti .”Nel caso della mafia, il problema non è il pesce, ma l’acqua.” Infine: la mafia non è un’accolita di “senza legge”, ma un sodalizio che si contrappone allo Stato, in cui vi sono leggi ,e leggi inviolabili, perché il violarle implica essere uccisi. -Ci chiediamo qual è il modo migliore per combattere la mafia. Non è vero che qui da noi non ci sia,(anzi!) come hanno ben spiegato al Liceo sia il regista di “centonove” che la rappresentante di Libera. -Mi ha molto colpito, nel film, la scena di popolo, del popolo in chiesa, alla Messa celebrata da Don Puglisi, dopo la morte di Falcone. -Sì ,però c’è da osservare che Don Puglisi non è “la Chiesa “.Egli è stato una delle diverse figure “di trincea”, ma la Chiesa ufficiale lo ha un po’ abbandonato. -Si osservano (come in molti altri problemi del resto) due aspetti della Chiesa: quella del prete tra la gente e quella dell’istituzione-Chiesa di potere. -C’è anche da tenere presente l’aspetto umano, banalmente il problema del coraggio: il vescovo della diocesi di Cinisi (il paese di Peppino Impastato, Sicilia occidentale) combatteva aspramente la mafia. Quando offrirono a suo fratello (sacerdote pure lui) di fare il parroco a Cinisi, quest’ultimo si rifiutò, perchè semplicemente , non se la sentiva.Cioè..non tutti riescono ad essere come Don Pino. -C’è da notare che nella Chiesa-Chiesa (quella ufficiale) c’è comunque chi fa una scelta politica di riscatto dalla mafia e dal malaffare: ad esempio Libera è nata da un prete (Don Ciotti) che è dentro la Chiesa. Aggiungo anche che la mafia non è più un fenomeno solo siciliano. C’è anche qui, dove girano i capitali, dove si riciclano i soldi sporchi.Qui siamo vicini al confine con la Svizzera, questa offre una grande tentazione al malaffare.Queste persone oggi sono annidate, in giacca e cravatta, nei luoghi dove il denaro si muove, magari nella Borsa di P.za affari, ma forse anche nei piccoli paesi, in cui gestiscono o stanno dietro negozi e negozietti. -(Una studente):Credo che nuove leggi non servano. Basterebbe applicare le leggi esistenti. -(Una studente):Mi riallaccio alla frase iniziale di Don Ciotti, sull’acqua e il pesce : mi ha colpito come Don Puglisi abbia cercato di cambiare la società partendo “dall’acqua”, dai bambini in particolare.Bisogna fare come lui, cercare di creare una nuova mentalità, per portarci ad un futuro diverso. -Sul cambiamento dal basso: pensate che in questa riforma scolastica, all’inizio, era prevista una nuova materia: “Cittadinanza e Costituzione”, che sarebbe stata di “insegnamento trasversale”.Ebbene, per dissidi interni alla maggioranza è stata tolta.Ora è prevista solo per i giovani extracomunitari nelle classi-ore (se ci saranno) differenziate. -Vedere questo film ci ricorda che non dimenticarci delle vittime di mafia.Mi fa piacere che al Liceo sia stata proposta l’iniziativa “ricorda una vittima” [nota: che di fatto non ha comunque ricevuto adesioni…] .Allo stesso modo vorrei che “la memoria” fosse più forte, anche per altre vittime, quelle del terrorismo. Chiudo con una nota sulla Chiesa ufficiale: ricordo con molto piacere l’intervento che Giovanni PaoloII fece quando agli inizi del Suo mandato si recò in visita ad Agrigento: in maniera improvvisa, e soprattutto improvvisata, a metà del Suo intervento attaccò nettamente la mafia e i mafiosi. Questo fu un bel segno.Fu il primo Papa che attaccò a viso aperto i mafiosi. Personalmente non credo che l’attuale Papa abbia questo tra le Sue priorità.C’è da rifletterci. -Riprendendo l’intervento della studentessa (sulle leggi che già ci sono) credo che un modo per combattere la mafia sia conoscerla, e conoscere in particolare la maniera con cui i magistrati la affrontano, cioè le stesse leggi “antimafia” e la loro evoluzione.Non è vero che i politici (tutti i politici) vogliono combatterla.Facciamo degli esempi: Ai tempi del maxiprocesso esisteva un articolo del codice (“la convergenza del molteplice”) che permetteva di utilizzare le dichiarazioni incrociate e coincidenti di due o più collaboratori di giustizia, che si integrano e riscontrano a vicenda, purchè, si capisce, siano state rese in maniera autonoma e separata. Questo articolo venne utilizzato da Falcone e Borsellino per far condannare parecchi mafiosi. Ebbene, negli anni della “bicamerale” (1996-2001) è stato tolto! Allo stesso modo è stato tolto l’art. che permetteva di compiere le dichiarazioni-e firmarle- davanti ai p.m.. (cioè nelle indagini preliminari, senza doverle ripetere in aula): in questo modo, se vuoi dichiarare qualcosa contro un mafioso, devi ripeterglielo al processo, davanti a lui e a tutti i suoi picciotti presenti in aula...con la paura di ritorsioni ovvia ed evidente.Così centinaia di dichiarazioni sono state ritrattate per paura…. L’abolizione di fatto dell’ergastolo:Nel 1999 è stato introdotto il rito abbreviato (il cosiddetto“patteggiamento”) che permetteva, per la prima volta, anche agli ergastolani, di ridurre la loro pena a 30 anni (che con altri benefici diventavano meno di 20).Ebbene, durante il processo per la strage di Capaci (Falcone e la sua scorta), Riina, i Graviano e gli altri ergastolani si alzarono per chiederlo.Fu solo grazie alla rivolta dei parenti delle vittime e dei magistrati antimafia che, per legge, nuovamente, venne ritirato. Ancora: sono stati depenalizzati il falso in bilancio, l’emissione di false fatture, i reati societari, l’abuso d’ufficio degli amministratori scorretti: questi sono i reati, che all’inizio, non si sa se coinvolgono mafiosi, ma sono il primo anello della catena che permette di risalire al reato di associazione mafiosa… E diversi altri. Insomma, non è vero che le leggi-queste leggi-sono sufficienti.A volte c’è un frapporre nettamente ostacoli al lavoro dei magistrati, da parte dei politici. -E’ vero che la mafia è qui, ad.esempio quelli di No-racket sono stati insultati, davanti ai carabinieri, in un quartiere dell’interland di Milano, ma comunque, qui non abbiamo gli stili di vita di Brancaccio, cioè quel tipo di degradazione non c’è, non è almeno così evidente.Piuttosto la mafia lavora tra noi,inabissata in mezzo a noi.E qui mi collego all’ultima sovraimpressione del film, quando dice “i mandanti, i fratelli Graviano, sono stati assicurati alla giustizia”.Si, ma perché sui mandanti ci si ferma sempre prima dei livelli alti, dei politici? E mai possibile che noi, in Italia, tra gli accusati di mafia, tra i processati per mafia, abbiamo dei Senatori?? -Credo che il problema sia innanzitutto in Noi, siamo noi, singoli cittadini che dobbiamo modificare i nostri comportamenti, a volte conniventi.Lo dico per esperienza: se in un’assemblea di condominio ti propongono di acquistare un servizio “in nero”, la maggioranza della gente è d’accordo, perché costa meno, perchè non si pagano le tasse, invece le tasse bisogna pagarle.Quando compriamo i prodotti a basso prezzo, chiediamoci il perchè: esempio, i prodotti dell’ortomercato di Milano si sa che vengono gestiti da una famiglia mafiosa. - (Una studente) :se ho ben capito, riallacciandomi questa volta al film “Morire di lavoro”, si sta dicendo che se uno viene a proporre un lavoro in nero a un operaio, questi dovrebbe rifiutarlo, o andare andare a denunciare i capi se vede delle regolarità…però facendo così egli perde il posto . -(Replica):La mafia c’è perché noi le permettiamo di esistere.Dobbiamo essere in grado di denunciarla, di rifiutare i comportamenti conniventi. Dobbiamo rispettare e (chiedere di) rispettare le leggi,anche se costa sacrificio.