Il fascino eterno della finestra aperta sul mondo

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Il fascino eterno della finestra aperta sul mondo
26 Cultura
MOSTRA
GIORNALEdelPOPOLO
SABATO 15 SETTEMBRE 2012
A Lugano da domani fino al 6 gennaio 2013
Il fascino eterno
della finestra
aperta sul mondo
Duecento sono le opere, 114 gli artisti
diversi uniti in una grande
esposizione che si srotola nella
doppia sede del Museo Cantonale
d’Arte e del Museo d’Arte.
Si chiama Una finestra sul mondo,
è una mostra organizzata per nuclei
tematici che inizia al Museo d’Arte
dove il percorso spazia dal Quattrocento alle avanguardie storiche e
prosegue al Museo Cantonale d’Arte dove si giunge fino alla contemporaneità. Durante la presentazione
di ieri, Giovanna Masoni Brenni, capo Dicastero attività culturali di Lugano ha sottolineato come Città e
Cantone lavorino per un progetto
unico. «È il primo progetto unico fra
i due musei – ha detto – due istituzioni per le arti visive che rappresenteranno una delle anime del LAC, il
nuovo centro culturale di Lugano, la
cui apertura è prevista per l’autunno 2014». Detto questo, torniamo al
soggetto, ovvero la finestra, le cui
molte connotazioni simboliche e
metaforiche ne hanno fatto uno dei
temi più frequentati e e suggestivi
della storia dell’arte. «Finestra da intendersi non solo come soggetto dell’esperienza artistica, ma come dispositivo» – ha fatto notare Giovanni Iovane, professore di Storia dell’arte contemporanea all’Accademia di Brera nonché curatore della
mostra, insieme a Franciolli e a Sylvie Wuhrmann, direttrice della Fondation de l’Hermitage di Losanna,
istituzione che ha collaborato alla
realizzazione del progetto espositivo e sede della seconda tappa della
mostra dal 25 gennaio al 30 maggio
2013 («Una collaborazione ideale –
ha tra l’altro detto ieri la Wuhrmann
– perché il nostro pubblico proviene dalla Svizzera francese e dalla
Francia: quindi siamo complementari»). Con 200 opere provenienti da
musei internazionali e importanti
collezioni private, e attraverso lo
sguardo di 114 artisti diversi, il percorso espositivo illustra il fondamentale ruolo che la finestra, intesa sia come soggetto sia come strumento, ha svolto nell’elaborazione e
nel mutamento dei linguaggi artistici, tramite forme espressive che
spaziano dal disegno alla videoinstallazione. Lungo tutto il percorso,
le opere parlano da sole, stabiliscono un continuo dialogo con il visitatore. Molto interessante anche il
catalogo della mostra (ed. Skira),
sulla cui copertina
“si affaccia” la significativa scritta
Think of this as a
Window di Cerith Wyn Evans,
artista che lavora
con citazioni letterarie. Il catalogo, infatti, non solo allinea tutte le opere in mostra, ma approfondisce anche il discorso con
numerosi contributi critici: da Francesca Bernasconi a Daniela Ferrari,
da Alberto Pezzotta a Bruno Reichlin, da Victor Stoichita a Nicholas Fox
Weber a molti altri ancora.
IN MOSTRA
«Tra gli eventi collaterali – ha infine
fatto notare Franciolli – c’è una rassegna cinematografica studiata
dall’associazione
LuganoCinema93
in collaborazione
con il critico cinematografico Alberto Pezzotta. Proprio perché molte
volte la finestra ha
rappresentato per
il cinema un espediente importante». Per altre informazioni consultare
il sito www.finestrasulmondo.ch.
In occasione del Mese della Cultura
e dell’inaugurazione della mostra
Una finestra sul mondo – oggi alle 17
al Museo d’Arte – riapre lo spazio 1, che nei sotterranei del Central Park
ospita la Collezione Giancarlo e
(RA)
Danna Olgiati.
A sin. “Fensterausblick” (1923) di Paul Klee; sopra “La clef des champs” (1936) di René Magritte.
Negli spazi di Rivabella Art Gallery di Magliaso fino al prossimo 22 settembre
“Le stagioni del colore”
di Romolo Valsecchi
di DALMAZIO AMBROSIONI
Romolo Valsecchi (Lugano 1920 –
Breganzona 2001), una vita per la
pittura. Ha lavorato e avuto famiglia
ma la pittura è stata la compagna di
una vita. Con la pittura (ma anche
incisione, ceramica e scultura) ha allestito un confronto a volte sereno,
altre più conflittuale e attraversato
dall’inquietudine.
La mostra Le stagioni del colore all’Art Gallery della Residenza Rivabella di Magliaso pone in evidenza il
versante più serenamente pittorico:
natura, vedute, vegetazioni, scorci,
montagne, ribadendo come l’arte
per Romolo Valsecchi sia stata una
misura espressiva, un modo compiuto di manifestarsi attraverso una
ricerca sintetizzata nella quarantina
di opere esposte. Una ricerca iniziata molto presto, visto che a 14 anni
riceve il premio Torricelli, Maraini e
Moroni Stampa per la pittura. Dopo
gli studi a Friborgo nella sezione pittura, scultura e grafica frequenta gli
atelier degli artisti luganesi, in particolare Carlo Cotti, Giuseppe Foglia,
Jean Corty, Pietro Salati e Bruno Morenzoni. Prosegue con una ricerca a
360 gradi, che parte dai materiali:
non ha mai acquistato un pigmento di colore, li ha sempre fabbricati
da sé e il risultato, anche a 60-70 anni di distanza, è sempre perfetto, i
colori immutati. Anche per questo
alla Rivabella si è puntato sul colore esponendo dipinti caratterizzati
da un convinto cromatismo, dalla felicità nell’accostamento dei colori,
dai riferimenti a varie stagioni dell’arte moderna. Sono dipinti su tela
e carta nei quali Valsecchi si esprime
con sincerità lungo il percorso del
suo ininterrotto lavoro, che ha toccato diverse tematiche, alcune
“esterne”, altre più interiori.
Il suo sguardo attento parte dalla
storia dell’arte, dalla lezione del Romanico e Rinascimento per declinarsi con prudenza nell’accelerato
mutare dell’arte contemporanea,
che studia con attenzione. Nella
sua opera si avvertono i riverberi di
diverse stagioni, come se le intendesse verificare sulla tela. Si intravvedono Rouault e Manessier, quello delle vetrate della Cattedrale di
Friborgo, ma anche Picasso, Severini, il ’900 italiano e soprattutto l’Ecole de Paris, ossia Chagall, Kiesling,
Marie Laurencin, Jules Pascin, persino Soutine e Utrillo. Come dire che
la sua è una pittura informata che si
esprime attraverso una tavolozza
consapevole. Tanto che i vari riferimenti sono ben gestiti e personalizzati anche se Romolo Valsecchi non
teme di manifestare scuole e preferenze, che in particolare si rivolgono al versante romando e francese
della pittura del Novecento.
Rivabella Art Gallery, Magliaso (via
Ressiga 17). Romolo Valsecchi, “Le
stagioni del colore”. Fino al 22 settembre, tutti i giorni dalle 10 alle 18.
grandeschermo
di DANIELA PERSICO
legenda
DA DAMON A RENNER, BOURNE
CAMBIA VOLTO MA NON LA PELLE
Prometheus
HH
Regia di Ridley Scott. Con Noomi Rapace, Michael Fassbender, Guy Pearce,
Charlize Theron. Usa 2012
Ritorno al film che lo rese celebre,
“Prometheus” è un prova mancata di
Ridley Scott: essendo stato chiamato
a girare (ma anche a riadattare) il
prequel di “Alien”, si è messo a servizio di chi voleva creare un nuovo
blockbuster, utilizzando nuovamente
il suo nome legato alla saga (ormai
incapace di sbancare il botteghino) e
al 3D. Ma Scott ha altre ambizioni in
questo film non riuscito, fragoroso
quanto inerme, tornare alle grandi tematiche esistenziali di “Blade Runner” e “Alien”, rielaborando un immaginario di pura sottrazione che contrassegnava quei capolavori. La sfida,
interessante ma non riuscita, è soffocata dal tono monocorde e dalle si-
Sopra,
un particolare
di un’opera
di Valsecchi
in esposizione.
tuazioni paludate: in qualche modo si
può sostenere che “Prometheus” sia
un film debole, ma profondamente legato a Scott, proprio perché i suoi
film degli anni Settanta hanno segnato la storia del cinema, imprimendo
un cambiamento che è diventato un
modello. Ora resta solo il fantasma di
quella radicalità di visione che scosse
l’industria e l’immaginario hollywoodiano.
The Bourne Legacy
HH
Regia di Tony Gilroy. Con Jeremy Renner, Rachel Weisz, Edward Norton, Oscar
Isaac. Usa 2012
Cambia volto, ma non temperamento,
il nuovo agente Bourne: portata a termine da Matt Damon, la trilogia si riapre verso una nuova serie con il trucido Jeremy Renner come protagonista.
Se il primo Bourne aveva scordato la
sua identità, il
nuovo fa di tutto
per cancellarla,
visto che è sfuggito all’annientamento – da
parte del governo – degli agenti
segreti. Attorno
all’ossessione
contemporanea
della dipendenza
da farmaci, che
si trasformano in droghe, ruota questo capitolo dell’avventura che nella
struttura ben poco si discosta dagli
altri. Insieme all’agente faremo il giro
del mondo a velocità supersonica, costantemente sorpresi da rocamboleschi colpi di scena. Forse Renner non
è all’altezza del predecessore, ma nelle parti secondarie emergono l’incantevole dottoressa Rachel Weisz e il
professionista Edward Norton.
H
HH
HHH
HHHH
HHHHH
Ribelle – The Brave
HHH
Regia di Mark Andrews. Usa 2012
La Pixar intraprende la strada canonica della fiaba di formazione: la sua
prima eroina al femminile, la principessa Merida, è colta nell’attimo in
cui sta abbandonando l’adolescenza
per entrare nell’età adulta. Se la narrazione molto tradizionale della sto-
è meglio lasciar perdere
si può vedere
ci siamo
da non perdere
capolavoro
Altre vicende
dell’agente
Bourne in “The
Bourne Legacy”.
Cambia volto
lui, l’agente, ed
entra nel cast il
professionista
Edward Norton,
uno dei più
bravi attori
hollywoodiani
contemporanei.
ria ha scontentato chi dalla mirabolante casa d’animazione si aspetta l’originalità, bisogna anche notare che
“The Brave” è un film compiuto, divertente e profondo. Forse manca
della stratificazione a cui ci ha abituato il sorprendente team Pixar, ma recupera nella qualità dell’animazione,
per la prima volta in grado di restituire sentimenti attraverso le algide faccette in grafica 3d. Anche solo grazie
alla sua folta chioma (imprigionata
quando deve presentarsi in pubblico),
Merida mostra subito il suo temperamento, ma altrettanto importanti sono le mille sfumature che assumono i
lineamenti del volto paffuto. Inoltre
la “morale” della fiaba è tutt’altro che
scontata: il coraggio nel saper accettare e rinnovare una tradizione, rimanda direttamente all’avventura del
pesciolino Nemo e del suo spaventato
genitore. Gli orsi faranno un po’ di
paura al pubblico dei più piccini.