Come foglie La mia fine - Associazione Succede solo a Bologna

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Come foglie La mia fine - Associazione Succede solo a Bologna
Bologna più che una città … è una famiglia!
Come foglie
Di Giuseppe Zanzarelli
Vado via da te che conosci queste mani
e che mi lasci andare,
osservo silente l’orizzonte fosco
e il sole è solo un’idea, un ricordo tenue.
La città si allontana all’improvviso
e la mia anima trema in silenzio,
piove a poche miglia, i tuoni si fanno sentire,
i fili d’erba si dondolano al vento
e la terra s’inumidisce delle mie parole.
Parlo con il salice che mi ascolta,
mi confesso con il cedro secco
e le foglie lentamente si adagiano al suolo.
E’ il tempo che scorre e denuda il giardino
e mi lascia in silenzio,
con le mani disegnate dalla fatica,
e gli occhi soffocati dalle lacrime
e il viso senza più giovinezza.
La mia fine
Di Giuseppe Zanzarelli
Ed ero immobile, con i boccioli aperti
e non comprendevo ancora, ma ascoltavo le vostre parole
ed era un rumore assordante, mi sottraeva anima e anni.
Un colpo di vento ed eludevo la mia fine,
mi nascondevo oscillando tra i riflessi del sole.
Volevo affrontarvi, allontanarmi ma le mie radici
si arrendevano alla furia della terra.
Qualcuno strillava mentre mi torturavano
ma io non sentivo più nulla, se non quella lama,
e lentamente mi arrendevo, reso impotente
divenivo polvere e cenere, un cumulo da ardere.
Non ricordo le sfumature del cielo,
il sole non bruciava più attorno al ventre,
Bologna più che una città … è una famiglia!
morivo nel pieno della mia rinascita.
E il terreno si bagnava di ipocrisie e pianti,
di solitarie disperazioni, delle mie lacrime,
si ricopriva dei miei resti, di ricordi,
e il cielo osservava, ah se osservava.
Portami con te
Di Giuseppe Zanzarelli
Ricordami quando non ci saranno le stelle
e le nuvole giungeranno silenziose
e il cielo diventerà un campo di solitudine,
ricordami quando il mare rifletterà i nostri giorni
e il cane sarà silenzioso in giardino,
quando la sabbia arderà sotto i tuoi piedi
e il vento di scirocco ti metterà paura.
Ricordami a sera quando la penna non scriverà più
e ti sentirai stanco e non avrai sonno,
quando il treno sarà passato e io non sarò sceso,
quando il paese sarà in festa come allora
e i fuochi d’artificio non allieteranno più i tuoi occhi,
quando i fiori oramai appassiti non germoglieranno più,
quando vedrai la salvia sollevare il cemento
e la malva farsi bella.
Ricorda la mia voce tremante orfana di sogni,
gelosa dell’autunno, pigra, senza desideri, vinta.
Ricorda le nostre ore e i nostri silenzi,
il ticchettio incessante dei nostri baci
che vincevano i pensieri stonati nell’inverno freddo.
Ricordami e portami con te,
quando tornerai a sognare, portami con te.