Carlo_V_-_Prima_e_Seconda_parte

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Carlo_V_-_Prima_e_Seconda_parte
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AGLI ALBORI DELLA BUROCRAZIA FISCALE
IL CENSIMENTO DI CARLO V
NELLA PROVINCIA DI NOVARA
Prima parte
Antefatto: la problematica del domicilio fiscale
L’8 giugno 1345 l’arcivescovo Giovanni Visconti e il fratello
Luchino, con decreto ducale esteso a tutto il Dominio di Milano,
stabiliscono che gli introiti fiscali spettino alla località d’origine e
d’abitazione del cittadino contribuente, non alla località ove i beni
stabili siano situati. Esemplificando:
I. a) se il “cittadino” possiede i propri beni nella stessa città
(e distretto) in cui abita e di cui è originario,
a b) se il “cittadino” possiede i propri beni in una città (e
distretto) diversa da quella in cui abita originariamente o in cui
risiede di continuo nell’inverno o in cui conta per il futuro di abitarvi
con continuità, in questi due casi deve sottostare ai carichi fiscali
imposti ed imponibili nel luogo di residenza originaria o continua.
II. iSe il “cittadino” non ha possedimenti nel luogo di cittadinanza
originaria, bensì nella città (e territorio) ove abita di continuo: in tal caso
paga nel luogo ove risiede per tutto l’inverno.
III.aaSe il “cittadino” abita fuori dalla città (e territorio) d’origine, ove
possiede beni propri, ed altri ancora ne possiede nel luogo di attuale
continua residenza: è tenuto a contribuire ai carichi fiscali di entrambe
le località.
IV.a Se il “cittadino” abita fuori dalla città (e territorio) d’origine, e
possiede beni stabili esclusivamente in suddetto luogo d’origine: lì
dovrà pagare i propri contributi.
Siffatto decreto intende tutelare quei cittadini milanesi, possessori di
a
beni stabili situati fuori del Ducato, e censiti con la città di Milano, e che
per ciò rifiutano – per le loro possessioni – aggiunte di carico fiscale
da parte di altre Città. Parimenti ci si premunisce contro eventuali
simili recriminazioni da parte di “foresi” che posseggono beni stabili
entro il Ducato.
È di opposto indirizzo uno Statuto di Cremona del 1380 alla rubrica
Quod omnia bona immobilia sint obligata pro oneribus, taleis […]
impositis et de caetero imponendis per Commune Cremonae
(imposte presenti e future del Comune di Cremona sui beni immobili)
con le precisazioni del cap. 457: De bonis quae habent forenses in
districtu Cremonae aestimandis: item statutum est, quod forenses non
subditis iurisdictioni Communis Cremonae possint aestimari pro bonis
quae habent in Civitate, vel districtu Cremonae, et solvere teneantur hoc
modo, videlicet…
(Estimo dei beni foresi per il distretto di Cremona: si è stabilito che si possa procedere
all’estimo dei beni stabili nella città e distretto di Cremona posseduti da foresi non
sottoposti alla giurisdizione di detto Comune con conseguente obbligo fiscale)
pagando al rurale per i beni acquistati ed estimati in una comunità rurale,
versando “al civile” per beni comunque pervenuti da nobili.
Il duca di Milano Conte di Virtù, vicario generale imperiale, il 9
luglio 1387, ordina al podestà di Milano che suddetto decreto venga
inserito negli statuti di Lodi, e più ancora istud decretum locum habere
volumus quando fiet novum aestimum, et quando factum fuerit in
iurisdictione tua.
(disponiamo che tale decreto entri in vigore all’effezione dell’estimo e dal giorno in
cui sarà operante nella tua giurisdizione)
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Però con lettera del 31 marzo 1389 inviata al tribunale di provvisione
compilata circa refectionem aestimi nostrae civitatis Mediolani ordina:
[…] quod omnes et singuli cives Mediolani habentes possessiones vel
bona immobilia in Civitatibus et districtibus Cumarum et Laudae seu in
aliquo vel aliqua ex eis, extimentur etiam pro ipsis eorum bonis in dicto
extimo, sicut et quemadmodum observatum est a quadraginta annis citra,
vel pro majori parte dictorum annorum.
(che ogni singolo cittadino di Milano possessore di beni immobili nelle città e distretti di
Como e Lodi sia inserito nell’estimo della città di Milano secondo la prassi invalsa da
circa 40 anni)
Ma il 10 d’agosto 1389, con rapida inversione di rotta, lo stesso Conte di
Virtù ripristina l’editto del 1345 per i possessori fondiari di Milano, Lodi e
Como. Per Novara una chiara ordinanza del duca Filippo Maria Visconti il
17 ottobre 1433 stabilisce che tutti i possessori di beni immobili situati nella
Città, distretto (o vescovato) – eccettuati gli ecclesiastici – siano tenuti a
sostenerne le gravezze imposte; qualora essi non rientrino sotto la
giurisdizione di Novara, si operi nei confronti dei loro massari e lavoranti;
mancando i quali, si proceda al sequestro dei beni.
Nella stessa lettera, il duca dispone la riforma dell’estimo, quale
misura unica ed insostituibile per ovviare alla disparità di trattamento
fiscale, pregiudizievole nell’eventualità di ulteriori richieste di sussidi da
parte dello Stato: per inventarium faciendum, cum vera, recta, et legali
descriptione et extimatione bonorum mobilium et immobilium, iurium et
facultatum cuiuslibet.
(secondo una inventariazione operata con fedele e legale descrizione e stima dei beni
mobili ed immobili, dei diritti acquisiti da ciascuno)
Si otterrà: quod homines merito se liberalissime exhibeant ad
supportationem cuiuscumque sumptus et oneris pro deffensione nostri
status et ipsorum quiete
(Si otterrà che ognuno acconsentirà ragionevolmente alle esazioni fiscali perché
ordinate alla difesa dello stato e del cittadino)
se saranno garantiti che: de coetero, propter iustitiam et aequalitatem
servandam, onera sortiantur imponantur et solvantur per solidum et
libram, ut qui plus habet, plus solvat; et quod cuilibet, imminente
necessitate, onus indicetur secundum potentiam et conditionem
facultatum suarum.
(per altro, gli oneri fiscali, con criterio di giustizia distributiva, saranno indicizzati sulle
disponibilità e sull’avere di ciascun cittadino; di modo che in situazione di emergenza il
carico fiscale risulti rapportato alla effettiva capacità contributiva del singolo)
Ne conseguirebbero due apprezzabili vantaggi: quod obviabitur
ineptis indistinctis et insuportabilibus extorsionibus exactorum […] et
cessabunt etiam imprestita, quae propter inaequalitatem et retardatus
solutiones opportebat nos non sine maxima animi displicentia, a subditis
nostris requirere.
(saranno evitate le procedute vessatorie degli esattori… cesseranno anche i prestiti dello
stato che, nonostante l’esorbitanza per morosità, con vivo rincrescimento eravamo
costretti ad esigere dai nostri sudditi)
Le disposizioni, alle quali ottemperare, sono minuziose ed affidate a
uomini di provata capacità: super quibus ordinibus et statutorum capitulis
elegimus, constituimus et deputamus Commissarios et provisores Nobiles
et sapientes viros Gabrielem de Capodeferro et Ludovicum de Sabinis
Magistros Intratarum nostrarum nec non D.num Pacinum de Perusio
legum Doctorem et Vicarium nostrum Generalem […] Item statutum est
quod omnes et singulae terrae, possessiones, sedimina, et omnia alia
singula bona immobilia existentia in Civitate Novariae et eius districtus,
vel episcopatu, quae tempore huius inventarij non sint vel reperiantur
esse ecclesiastica, vel ad cultum ecclesiasticum, aut hospitalium deputata
et appropriata, sint et esse intellegantur obligata et obnoxia perpetuo ad
sustinendum onera communis et factionis communitatis Novar. [etc.].
(per l’esecuzione di queste ordinanze abbiamo nominato quali commissari e provvisori i
nobili e saggi Gabriele Capodiferro e Ludovico de Sabinis ministri delle finanze, e il sig.
avvocato e nostro vicario generale Pacino de Perussio, così pure si è stabilito terra,
podere, sedime ed ogni altro bene immobile esistente nella città e nel distretto o episcopato
di Novara, ad eccezione dei beni ecclesiastici o destinati al culto o alla carità ospedaliera,
siano in perpetuo contribuenti agli oneri della città e dei governanti di Novara)
È evidentemente prevalsa una linea di condotta instaurata da Galeazzo
Maria Visconti, che il 7 aprile 1421, nell’approvare un capitolo degli statuti
di Lodi in base al quale i possessori di beni stabili soggetti alla giurisdizione
della Città devono farne notificazione scritta, appone la riserva che detto
dispositivo non sia applicato ai cittadini milanesi possidenti, tranne de
praesenti siano estimati con Lodi perché ivi residenti o esercitanti mestiere;
in tal caso siano tassati alla pari degli altri cittadini.
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Interrompe ogni perplessità giuridico-amministrativa la Reformatio facta
in anno 1524 (14 maggio), il nuovo libro del catasto della città di Milano.
Raccolti per “porta” e per “parrocchia”, vi sono registrati tutti i possessori
di beni stabili, situati sia nel Ducato che altrove nello Stato (Lodi, Pavia,
Cremona, Como, Vigevano, Novara). Ne chiarisce la portata una
dichiarazione dei sindaci preposti a detta “refezione d’estimo” dell’8 aprile
1525, in cui si afferma che ogni nominativo censito e tassato con la città di
Milano, per beni compresi nel Ducato o nel Dominio, è esente – e deve
esserlo – da qualsivoglia contribuzione imposta da altre Città.
Con pari perentorietà si esprime il senato milanese, ribadendo il 4
maggio 1527 che tutti gli estimati iscritti nel catasto del 1524 devono
concorrere alle contribuzioni ordinarie e straordinarie con Milano, ivi
comprese anche le attuali spese d’alloggiamento in città dell’esercito
cesareo, cum quicumque in loco originis maxime quando in eo census est
onera subire teneatur nec ea declinare possint eo quod habitationem
transtulerint, praecipue cum onus impositum patrimonio sit.
(ogni cittadino censito nella località d’origine ne è contribuente né lo esime il fatto
d’essersi trasferito altrove, segnatamente se la quota fiscale è riferita al suo patrimonio)
L’imperatore, con sue lettere del 9 maggio 1527, comprova la
decisione del senato e la trasmette al vicario di provvisione perché la
renda esecutiva.
Dal 19 giugno 1526 l’esercito è acquartierato in città, con crescente
spesa e disagio per i residenti; s’aggiunge il malumore dei cittadini
dimoranti in Villa, che, col favore delle leggi municipali e di un
precedente decreto emanato dai prefetti dell’estimo, ricusano di
contribuire con Milano, avendo già sopportato tali spese d’alloggiamento
con le Terre e Ville; chi risiede in città replica che unica per tutti deve
essere e la fortuna e la patria: la Città ha già subito, nell’immediato
passato, la iattura di saccheggi e di distruzioni di terre e case possedute
all’esterno.
Ma gli amministratori delle Ville non demordono, pur di coprire le
spese militari di loro competenza: subastano beni e mettono all’asta i frutti
di quanti rifiutano di contribuire alle imposte locali; fintanto che il senato,
nel 1527, si sente forzato ed interviene sia contro cittadini contumaci ed
inosservanti, refrattari a pagare con Milano, sia contro i soprusi delle
autorità delle Ville che vorrebbero costringere a immotivate
contribuzioni chi è già “catastato” con Milano.
Il libro d’estimo della città di Milano del 1524 è la base
discriminante, nella lunga serie di interventi magistrali, per la tutela
dei propri cittadini importunati dalle altre Città a causa di beni stabili
situati sui loro territori. Le generali continue e crescenti esazioni,
intimate dall’esausto erario dello Stato, costringono alla ricerca accanita
di beni tassabili; le giurisdizioni territoriali si trasformano – per così
dire – in riserve di caccia ove i salvacondotti fiscali sono sempre
meno accetti. Inevitabile quindi per la “primazialità” milanese
impostare una sistematica tutela dei propri averi “esterni”...
Francesco II Sforza con decreto del 18 maggio 1530 ordina che non
vengano molestati alcuni cittadini milanesi, né i loro massari, poiché
ogni loro bene stabile posseduto fuori del Ducato sta descritto nel libro
d’estimo del 1524 della città di Milano.
Dal 1530 al 1535 sono frequenti gli interventi autorevoli, causati dal
ripetersi di sequestri di beni ai danni di cittadini milanesi giudicati
morosi da altre Città: si va così ufficializzando il criterio che sono
tassabili altrove soltanto le proprietà acquistate fuori dal Ducato dopo la
data del 1524.
Esazioni forzose e carenza di strumenti fiscali
In occasione del donativo di 100 000 scudi d’oro “del sole” imposto
nel 1534 sui “focolari” dello Stato da Francesco II, viene comunicato a
tutti i referendari delle varie Città di non conteggiare i cittadini
milanesi che possiedano beni situati nelle loro rispettive giurisdizioni
attenta habitatione eorum cum familia [per un anno effettivo] in
Civitate Mediolani, et quod eorum bona erant aestimata anno 1524 in
Civitate Mediolani, et ibi etiam onera persolverant.
(considerato l’aver abitato con la famiglia [per un anno effettivo] nella Città di
Milano, con beni descritti nell’estimo cittadino del 1524, e relativi versamenti fiscali
effettuati in Milano)
Sulla base di tali requisiti, il referendario di Novara deve esentare i
milanesi Civate da ogni addebito fiscale con la Città.
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La ripartizione del donativo viene fissata “grosso modo” assegnando i
2/5 alla provincia di Milano, 1/5 a Cremona, 1/5 a Pavia e Lodi, il restante
alle altre province; non appare chiaro in base a quali criteri estimativi.
Rimane così fissato uno schema sul quale vengono operate le successive
assegnazioni, nel 1535, di una quota annua di 53 mila scudi dovuti dal
duca a S. Maestà, e, nel 1538, i 20 mila scudi mensili proposti dal
luogotenente generale Don Antonio de Leyva «per lo intertenimento
dell’esercito di Cesarea Maestà unito a conservatione della quiete di esso
stato». Ad ogni Città vien lasciato di escogitare i metodi più efficaci e
meno dispendiosi per la sollecita raccolta delle somme dovute: è un
comodo ricorso alle autonomie locali, sufficiente per innescare un lungo
processo degenerativo nel tessuto sociale d’ogni provincia.
I procuratori della città di Cremona concordano col duca Francesco II di
versare la propria quota di donativo separatamente ed indipendentemente
dal proprio Contado. In base a tale precedente viene autorizzato il
presidente del senato Giacomo Filippo Sacco, quale procuratore del duca, a
pattuire identica procedura con tutte le altre Città dello Stato. Milano e
Cremona convenzionano con lui anche una serie di ritocchi all’esazione dei
dazi, una tantum, per agevolare la riscossione della quota assegnata, col
patto – a versamenti conclusi – di riportare tutto l’apparato delle imposte
indirette in pristinum, come all’anno 1521. Milano ottiene anche la clausola
additiva: et quod in futurum nullo unquam tempore [il Duca] imponet nec
permittet imponi praefatae Communitati Mediolani et Ducatui, vel alicui
eorum et hominibus, vel bonis ipsorum locorum aliqua onera personalia
mixta nec realia [...] tam generaliter quam particulariter [...] salvo tamen,
quod ad praedicta non teneatur in casu necessitatis procedentis ex bello
aperto, quod directe et immediate moveretur contra Statum Excellentiae
Suae, cui provideri aliter non posset per Excellentiam Suam.
(sarà tassativamente evitato, per il futuro, di imporre al Comune e Ducato di Milano,
o a qualsivoglia cittadino, oneri personali misti e reali, con procedura sia generale
che particolare ... tranne in caso di necessità per guerra dichiaratamente mossa allo
stato di S. E., nell’impossibilità di provvedere altrimenti)
Il 22 marzo 1535, dunque, il Magistrato ordinario stabilisce le quote
per la riscossione dei 53 000 scudi che annualmente il duca Francesco
Sforza deve a Sua Maestà Cesarea; la ripartizione è condotta sul modello
della precedente assegnazione dei 100 000 scudi di donativo:
alla Comunità di Milano
a Vigevano
a Tortona
ad Alessandria
a Como
a Novara
a Lodi
a Cremona
a Pavia
109 555.16
lire imp.
2 889.14
»
6 524. 6. 6
»
14 691. 2
»
17 655. –
»
17 655. –
»
18 725. –
»
62 381. –
»
32 902.10
»
Un primo segnale d’inquietudine è dato dal Contado di Lodi, il quale
muove causa ai cittadini milanesi che vi possiedono beni stabili, perché essi
pure concorrano al pagamento della quota dei 53 000 scudi. Il Magistrato
ordinario dirime la vertenza chiedendo che «provisionalmente» detti
cittadini paghino in proporzione dei beni da loro acquistati dall’anno 1524
in poi entro il Contado di Lodi.
A creare ulteriore tensione nei bilanci delle Città giunge una nuova
richiesta di sovvenzione per 20 000 scudi, destinati al sostentamento
dell’esercito, avanzata dal governatore Don Antonio de Leyva. Con sue
lettere del 26 marzo 1536 viene comunicato al Consiglio della Città che la
quota spettante a Novara, calcolata come sempre sulla base della
ripartizione dei 100 000 scudi da versare con rate mensili, è di scudi 1360
½, pari a lire imp. 7 499.5.
Nel peggiorato clima di guerra, i rapporti tra il Magistrato delle entrate
dello Stato e gli organi amministrativi delle province si infittiscono, sempre
più pressanti; vengono forzate le scadenze fiscali, ne risulta sovvertita la
contabilità, si disciplinano duramente i contribuenti, si mobilitano astuzie
ed ambascerie, tra nervosismo sgomento e disfattismo.
Ai primi del gennaio 1537 viene letta in Consiglio decurionale una
lettera inviata al podestà firmata da Presidente e Maestri delle entrate
ordinarie: Egregie tamquam frater, queste servano per dirve che
pagandone quella mag.ca Coità de le libre 2750 in quale è stata tassata per
la suvvenzione generale ha da fare mensualmente in questo anno libre duo
millia cinque cento trenta alli 15 del mese, che per il sopra più non li
debiate dare molestia alchuna ne avante al detto termine, non ostante
lordene data de pagare tal dinarij sia alli X de ogne mese.
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Vi si discute sopra, satis atque satis: chi propone di “gridare” una
taglia di 5 lire per staio di sale in modo tale che si giunga a riscuotere
longe facilius d’un colpo solo la somma occorrente per il versamento
richiesto; chi teme le murmurationes, tollendas mediante il ricorso ad
una prima pesante riscossione per i mesi trascorsi di dicembre e gennaio,
da temperarsi subito con una successiva taglia di sole 3 lire per staio...
Ci si risolve per un accurato conteggio in libro salis tam levis quam
mensualis, affidato ai magnifici Gio Battista Tornielli e Gio Battista
Avogadro, qui insimul habeant componere omnes et quascumque
personas quae fuerunt descriptae in libro a certo tempore citra, ad
solvendum thesaurario illarum pecuniarum quantitatem pro oneribus
occursis in Communitate Novariae [dal 1° gennaio c. m.]
quemadmodum et prout eisdem dominis ellectis videbitur et placuerit et
similiter taxare omnes et singulas dictas personas ut supra descriptas in
eo extimo salis tam leve quam mensuale prout eisdem condignum
videbitur a dictis chalendis Januarij in antea, dantesque etiam predictis
ellectis auctoritatem taxandi omnes et quascumque alias personas quae
non reperiantur descriptae in dicto libro salis civitatis predictae e ciò in
base alle facultates et possibilitates, confisi de eorum integritate et
prudentia.
(congiuntamente formino le liste di tutti i contribuenti, descritti nel libro d’estimo da una
certa data in poi, tenuti a versare al tesoriere una quota da stabilirsi come contributo
agli oneri aggiunti per la comunità di Novara; gli stessi saranno tassati sulla base
dell’estimo del sale sia leggero che mensuale dal 1° gennaio in poi; con facoltà ai
commissari eletti di tassare quante persone non risultino elencate nel libro del sale della
Città ... in rapporto alle capacità contributive dei singoli, con saggezza ed equità)
Senonché una grave falla è segnalata – per il Contado – dal
magnifico Cristoforo Cassano commissario cesareo taxarum equorum
in Novariensi ac Commissarius mensualis, che la città è fortemente
indebitata a causa di arretrati non versati et licet sint debitores pro dicto
mensuali, quod nihilhominus sunt penitus inhabiles et inexigibiles, in
modum quod non datur locus exigi nec pecuniae nec pignore [...]
(quantunque debitori del mensuale, si constata la loro insolvenza assoluta, non
rimediabile né con le multe né con pignoramenti)
Viene creata anche per questo oggetto una nuova commissione
nelle persone di Francesco Caccia d.ni Bernardini e Ambrogio Brusati,
qui insimul habeant videre omnes et singulos debitores dicti mensualis
qui sint habiles et inhabiles et pro quanta summa sunt dicti habiles et
deinde refferre a chalendis martij prox. pres. retro.
(i quali concordemente esaminino ogni debitore di mensuale se solvibile o meno, e poi
riferire da oggi al 1° marzo)
Il 23 luglio una nuova lettera da Milano del card. Caracciolo, cesareo
luogotenente generale, convoca due delegati cittadini per un’udienza che
non promette nulla di buono: si rivolge direttamente agli Egregijs et
Nobilibus dd. Presidentibus negotijs Novariae dilectissimis:
Dilectissimi nobis, Havendo da farvi intender alchune cosse de
molta importantia quella Città, vi dicemo et commettemo debbiate fare
ellectione de duij Cittadini qualificati et che siano bene informati delle
cosse dessa Città et mandarli qua da Noij, ordinandoli che siano qua
per tutto giobia proxima che serà alli 26 del presente. Perché li faremo
intendere quello serà il bisogno et non mancharete. Di Milano al XXI
de luglio. Vidit Taberna. Sigillo in cera rossa.
Il disorientamento in Consiglio dev’essere grande; ci si sente
inadeguati di fronte a codesta nuova emergenza. Ne scaturiscono
significative, sintomatiche istruzioni omnibus consideratis et mature
discussis affidate all’unanimità ai due delegati cittadini: ad acceptandam
illam contingentem portionem illius subventionis quae taxari et dari
contingerit et hoc ea meliori forma via et modis quibus predictis dominis
ellectis expediens et conveniens videbitur, partecipato tamen semper
negotio ipso cum alijs agentibus pro alijs civitatibus et iuxta aparere
ipsorum agentium pro civitatibus ipsis.
(di acconsentire alla congrua quota di sovvenzione nei modi e con gli espedienti più
opportuni, sempre tenendo contatto in questo con gli agenti delle altre città).
Sequenze di guerra: taglie, alloggiamenti, “magazzeni” ed
“egualanze”
Ad aumentare il senso di frustrazione, vengono segnalate prossime alla
Città bande di soldati ammutinati: occorrono altri due incaricati che
facciano sorvegliare notte e giorno le porte della muraglia cittadina.
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Imperterriti, da Milano gli ellecti ad exactionem scuti unius pro
quolibet foculari in toto Cesareo Dominio Mediolanensi fanno
pervenire il 19 agosto la richiesta di tale forzosa contribuzione.
Il giorno successivo sopraggiunge il magnifico signor Gerolamo de
Pagnano commissario eletto e deputato super focolaribus, latore di
lettere che sollecitano un versamento forfettario di 500 scudi:
Spectabilis tamquam frater,
perché già fu previsto che la tassa del scuto per focholare de tutto il stato
non haria suplito al bisogno del denaro richiesto per provedere che
l’exercito ces. non venesse ad allogiare nel stato fu stabilito de augmentare
qualche cossa de più secundo le qualitate de le persone, poi che fussero
perfecte tutte le discretione per potere più maturamente fare tale augmento,
ma non è possibile secondo lordene già preso differire tal augmento,
essendo necessario haver imprompto de presente grossa suma de denarij
per provedere allo detto exercito et fugir li iminenti pericoli che si vedeno;
perhò si è concluso far de presente tal augmento in tutte le cittade e distretti
di questo stato, unde vi commetemo che voij insieme cum lo magn.co
potestate de quella Città et il Commiss.rio Creato et doij, da essere eletti
per quella Comunità, faran subito tal augmento et repartimento in quella
Città, suo Contado et terre separate, quale se habia ad fare sopra li cappi
de li focholari habili, a chi più a chi mancho; havrà consideratione alle
facultate merchantie et trafigho de ciaschuno, de modo perhò che non se
possa tassare al magior li sia, più de scuti deci; et tra li subditi se facia
quella debita egualanza si può, exequendo cum tal celerità che al termine
de tre giorni proximi, se possiamo valere de la mittà de li denarij de tal
augmento, ultra il mezo scudo già tassato de presente, non manchando de
ogni sorte de essequtione subito fatto la tassa et dato aviso, de manera che
lo effetto segua; et volendo il comissario deputato da lo Ill.mo S.r Marchexe
intendere et vedere le predette cosse et quello che si fa, lo admetterete ad
suo piacere; et si li Agenti de quella Coità non vorrano o serano negligenti
in fare la ellectione subito de le dette già due persone, in sua contumatia [le
nominerete] voij, insieme col potestate et Creato predetto a tal
departimento, perché non si può differir questo negotio anzi ha bisogno
dogni celerità. In mlo alli 19 di Agosto 1537.
F.to Marco Antonio Balduino.
Il Consiglio si cautela di fronte a tante pressioni chiedendo copia delle
lettere, dato che in esse non sono precisati né la somma da versare, né i
motivi dell’esazione; al diniego del Pagnano, i presidenti reagiscono
rifiutando di eleggere i due deputati, come vorrebbero le istruzioni, se non
dopo aver interpellato il cardinale governatore o chi di merito. Allo scopo
designano quale inviato Gio Matteo Cattaneo; nihilominus ne aliquomodo
Communitas pati posset aliquod onus incaricano Francesco Scrivanti e
Gio Battista Avogadro tesoriere qui insimul habeant accipere librum salis
et de ipso libro excipere omnes et quoscumque taxatos in dicto libro salis,
a mina una taxe inclusive supra, qui sint habiles ad solvendum taxam
ipsam, iuxta et secundum compartum fiendum,
(pur tuttavia perché il Comune non debba sopportare alcun carico
.....
che concordemente estraggano dal libro del sale un elenco dei tassabili da una mina in
su, sui quali operare la ripartizione fiscale)
onde ovviare alle proteste del Pagnano che, anche a nome del collega,
si dice pronto a denunciare per inadempienza il Consiglio, se non
addiverrà ad aliquam electionem iuxta formam dictarum litterarum.
(ad una qualche elezione secondo il tenore di dette lettere)
Tempestivamente il 22 agosto 1537, una seconda lettera da Milano,
indirizzata al Pagnano, viene girata ai presidenti del Consiglio dei 15: essa
ragguaglia sull’avvenuta missione dei delegati novaresi, e sulla loro
dichiarata incapacità di pagare se non la metà della tassa, erroneamente
creduta di mille scudi. È stato loro chiarito – dice la lettera – che lo detto
augmento, sì de quella città quanto de tutti li altri et resto del stato, è
senza summa alchuna determinata, et se de’ fare secondo lordene datone
[...] taxando da li deci scuti inzoso secondo la habilità; e viene ribadito
che si faccia con la massima celerità esso repartimento indeterminato,
provedendo che detto augmento se scoda de presente solo per la mittà,
per modo che nel termine scrittone se possiamo valere desso augmento et
de li altri denarij de quella impresia; che cossì ogni hora siamo instati da
lo ill.mo S.r Marchese. In Milano alli XXI agosto.
Ci si risolve ad ottemperare alle disposizioni del 19 agosto, eleggendo
Gregorio Tornielli e Gio Battista Avogadro, i quali seduta stante rifiutano
la designazione, nonostante i membri del Consiglio facciano presente
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nuper ellectos esse pratichos omnium et singularum personarum
presentis Civitatis et seu saltem pro majori parte, ex eo quia fuerunt et
sunt respective thesaurarius presentis comunitatis;
(i designati conoscono tutti i cittadini, o comunque la maggior parte d’essi, dato il
loro incarico di tesorieri del Comune)
ci si rivolge all’autorità del podestà e del commissario perché sub pena
ipsis arbitraria costringano gli eletti ad assumere l’incarico; si minaccia
una sanzione di 200 scudi da destinarsi alla Camera: irremovibili i due si
appellano contro tale precetto podestarile. Sta per chiudersi l’anno
quando, al 10 novembre, il commissario per il Novarese super taxas
equorum GioCristoforo Creato è latore di altre lettere del cardinale
Caracciolo. Il loro contenuto, inequivocabile, risale in tutto a noi stessi se
pure vi parlassemo: su richiesta tassativa, la Città deve provvedere
all’immediato inoltro di 2500 moggia di frumento ad Abbiate ed a Pavia;
la precettazione va eseguita a carico di cittadini e di rurali ita et taliter
quod presens communitas non teneatur pro comitatu et ipsius terris
diversis, nec et contra dictae terrae diversae et comitatus teneantur pro
ipsa civitate.
(in modo tale che né il Comune debba subentrare negli obblighi spettanti al
Contado ed alle sue Terre, né viceversa)
A questo pericoloso espediente – comprensibile sotto l’angolazione
dell’urgenza – seguono le intollerabili clausole con le quali la Camera
impone tale ammasso a norma di “magazeno” (a prezzo politico),
impegnandosi alla restituzione (quando?) o a concedere future riduzioni
dei debiti contratti con lo Stato. Unica agevolazione: nell’impossibilità di
trasporto a carico della Città, le granaglie possono essere consegnate in
fortijs al Commissario quod ipse assumet onus frumentum ipsum conduci
faciendi ad loca.
(poiché lui si sobbarcherà alla consegna del frumento ai destinatari)
Al Consiglio non rimane che adottare il procedimento della
requisizione con impegno di restituzione, o di defalco di tasse in ragione
di un sacco di frumento per ogni staio di tassa di sale et sic ad ratam pro
rata, iuxta librum super quo exigit Benedictus de Piscatoribus his annis.
(secondo le rate del libro d’esattoria utilizzato in questi anni da B. P.)
Il tutto andrà eseguito entro pochi giorni, scaduti i quali si passerà
all’ammenda di un soldo per ogni lira di debito.
La tregua di Nizza del ’36 ha fermato i Francesi al limitare del
Novarese; guarnigioni di imperiali sono dislocate in più parti del
territorio, urge alimentarle... e più impellente, già al 15 di novembre,
giunge un secondo sollecito, a firma dello stesso cardinale: voij
sappete l’ordine fu dato circa lo magazeno, et perché il conducere de le
biade ad Abbiate e Pavia sij fatto subito et senza dillatione!
I Decurioni, considerantes et diversimode scrutinantes, si risolvono a
far accelerare la consegna delle granaglie, indennizzando prontamente
ogni contribuente con uno scudo per sacco, onde evitare il danno
peggiore di vedersi grana ipsa deperdita et Camerae Cesareae
confiscata iuxta formam ipsarum cridarum.
(la perdita dei grani confiscati dalla Camera giusta il dispositivo delle gride)
Il 16 marzo 1538 il presidente Nicola Oldano e i Maestri delle entrate
ordinarie dello Stato comunicano la quota di riscossione assegnata a Città
e Contado per i mesi di marzo, aprile e maggio: 4000 lire “alla rata”.
Il ricorso alle ripartizioni fissate nel libro del sale mensuale è divenuto
un rito abituale; su quest’ultima frontiera si accende la grossa operazione
di contenimento contro l’imperversante fisco: in poche settimane vengono
“montate” centinaia di richieste motivate di riduzione di quota di sale,
esaminate “per direttissima” in sede consiliare, e con relativa registrazione
di sgravio nel libro del sale mensuale.
Senonché la taglia di marzo viene “gridata” a lire 4½ per staio e il 24
giugno è già salita a lire 5.12 per staio, mentre s’aggiunge un’altra imposta
straordinaria per provvedere di alimenti i soldati della guarnigione tedesca
presente in Città per difenderla dai 6000 e più soldati spagnoli sbandati
che, nel basso Novarese, s’aggirano razziando e saccheggiando. Chi non
verserà entro la settimana la sua contribuzione si vedrà costretto ad
ospitare i soldati di presidio, a sue spese, sino a che non abbia regolato le
proprie pendenze fiscali. I militari già da due mesi soggiornano in Città
senza ricevere paga; il comandante chiede che le spese pro intertenimento
persolvantur [dalla Città] saltem pro una bona parte... Si decide che ogni
ospitante dia a ciascun soldato ac regacijs et feminae si habeat una libra
di carne, tre boccali di vino et tantam quantitatem panis quantum sufficiat
ad usum; con l’“egualanza” gli verrà poi rifusa la spesa.
7
E cosi si continua ad avvertire il peso della pace, anche se “fonti
attendibili” pronosticano prossimo il sereno... Infatti il 13 luglio 1538
Presidente e Maestri delle entrate ordinarie dello Stato, puntuali,
sollecitano la riscossione del mensuale:
essendo necessario per stabilimento de la quiete et tranquilità de questo
stato de milano intertener quelli soldati che Sua Maestà ha ordinato...
Etiam de ordene del Ill.mo S.r marchese del Vasto essere parimente
necessario perseverar nella essatione mensuale secondo il solito, sin a
chalende Gienaro prossimo, nel qual termine in ogni modo Sua Maestà
ha ordinato la sublevatione de detta gravezza in tutto o per la magior
parte... Nell’attesa perhò voi non mancarete de attender cum ogni
diligentia a l’essatione desso mensuale et far de sorte che ogni mese, alli
termini soliti, la Camera se possi valer delli denari per intertener
l’esercito come ditto...
Per gli inadempienti sono riservate le opportune esecuzioni in “forma
di Camera”.
1538. Il marchesato di Novara e le sue regalie
Il 26 luglio la Provincia novarese è invitata a rallegrarsi per il
munifico baratto con cui vengono da Carlo V infeudati Novara città
con castello e Contado a Pier Luigi Farnese duca di Castro, elevando
«per degnità» la sede novarese a marchesato.
Con eloquenza di cerimoniale, ne dà notizia al corpo decurionale il
«magnifico e generoso vir e cavalier» Gio Pietro Cicogna, latore di
lettere alla Città da parte del Marchese Aymone del Vasto cesareo
capitano e generale luogotenente; viene presentato quale procuratore del
Farnese il signor Pietro Antonio Taurello, sostituito per questa
occasione dall’honorabilis vir et miles Sancti Petri de Urbe nonché
chierico novarese Enrico Turco.
La promozione a marchesato, tradotta nel realismo della contabilità,
significa che la città di Novara porge al Farnese un appannaggio annuo di
15 000 scudi, pari al 6% del valore patrimoniale della Provincia novarese
(all’incirca 250 000 scudi). Costituiscono tale somma le principali voci
(vedi §) del reddito annuale di Città e Contado, così ripartito:
dazio della mercanzia
lire imp.
ferma del sale
»
tassa dei cavalli (ordin.)
»
tassa dei cavalli (dupl.)
»
censo del sale (ordin.)
»
censo del sale (dupl.)
»
mensuale ord. della Città
»
mensuale ord. del Contado
»
tasso della cavalleria
»
dazio dei prestini
»
dazio dei 5 mesi
»
dazio dei 7 mesi
»
dazio della macina
»
dazio della scanatura
»
40 000
85 000
22 216.14
6 900
12 275.17. 3
1 000
61 360.17. 1
61 360.17. 1
30 000
4 198. 4. 4
1 099. 8. 2
2 858.17. 3
1 993. 2.10
6 600
337 863.18
§
§
§
14 592. 1
20 547. 3
22 216.14
§
12 275.17. 3
§
§
§
§
§
2 106.17.
836.10.
2 451 . 3
745 . 1.
6 600
82 371 . a 7.
6
2
4
3
Dai libri dell’estimo si deduce che la Città contiene dai 1600 ai
1700 fuochi; il Contado è costituito da 134 Terre: et sono tutte
infeudate, eccetto Cameri et Vespolate, quali non hanno giudice salvo
il podestà di Novara, et le altre hanno il Podestà che deputa li feudatari;
però tutte soggette al magnifico Magistrato di Novara. Et de 4 Terre in
poi, quali fanno de fochi 351, tutte le altre sono a basso de fochi 200 et
150 et molte de cento.
Altre Terre sono soggette a Vigevano per 1500 fuochi complessivi:
Gambolò (f. 300), Cassolnuovo (f. 44), Cassolvecchio (f. 7), Cilavegna
(f. 160), Nicorvo (f. 40), Vinzaglio e Torrione (f. 100), Robbio (f. 350),
Gravellona (f. 125), Palestro (f. 424), Confienza (f. 302).
La Vallesesia comprende, tra piccole e grandi, più di 150 Terre. Non
paga alcuna gravezza allo Stato, eccettuato il versamento di scudi 7300
annui alla Camera; non è infeudata ad alcuno, ne è stata misurata mai.
Il primo contatto diplomatico tra Marchese e Nobiltà cittadina avviene,
tramite ambasceria del giureconsulto Zanardo Tornielli e Paolo della Porta, il
7 gennaio 1539 a Roma. Le istruzioni loro fornite dal Consiglio ci danno la
dimensione della capacità amministrativa della Città all’interno dello Stato.
8
– Prima, de far intendere ad Sua Ex.tia quanto se sia congratulata
questa mag.ca Città d’esser venuta sotto il dominio de quella, de la
quale se spera bona justitia pace et optimo regimine, al che ha dato
bon principio havendoli deputato il molto mag.co signor Pietro
Antonio Taurello, del qual se contentiam et comendiam.
– Dappoj, recerchare che Sua Ex.tia se degni confirmar li nostri
statuti, le dignità, et auctorità consulari, et auctorità del conseglio, li
capitoli quali sono sta concessi de la fel. mem. del primo duca
Francesco Sfortia, de li quali se ne porta copia;
– et parimenti li capituli del sale, per staria 1200, et che non siano
astretti ad più altra come li sono dati nel suo privilegio, in chaduno
anno, per pretio de libre 4.16 per staro; et che la Camera sia intenuta
darne sale rosso, condotto in la Città de Novara alle spese di essa
Camera; et farlo distribuire per uno distributor a sue spese di essa
Camera, come se contiene nelli capituli.
– Anchora, che voglia confirmar tutte le vendite et assignatione quali
hanno particolari gentilhomini, artexani, contadini, ville et comune
sopra li datij de la intrata de le porte della Città, de cinqui mesi,
prestini, pane, vino, carne et transverso per la Città et terre del
Novarese; et non posseno esser turbati, anci siano li possessori
mantenuti in la sua pacifica possessione.
– Appresso, sia contento confirmar che le 600 libre quale paghe la Camera
per li sallariati et ufficiali de la Comunità se paghino more solito.
– Item, che le aque de la Sicida, Acconia, Strona, Rugia vecchia et
Rugia Nova, Terdubio, Cerpoglio et altre aque de la magnifica
Comunità et particolari, secondo le sue razone, quale hanno per
sententie, et siano mantenuti in soij possessi et non sieno intenuti ad
alcuna annata per essi, atteso che tutte sono procedute da la
Comunità et come se conviene ne li capituli fatti con lo ex.mo Duca
Ludovico Sfortia et sententia delli signori deputati per la Regia
Maestà sopra ciò.
È scontato che il rituale d’infeudazione riconosca alla Città codesta serie
di garanzie; preoccupante, invece, permane l’operazione di drenaggio
fiscale con la quale, inesorabilmente, occorre misurarsi. È necessitata, per
altro, dalle circostanze, ed è regola di buon governo l’imporla.
Aggiornamento amministrativo: estimo generale per notifica o
accertamento?
Infatti il 9 dicembre 1538, in Consiglio maggiore, il neo governatore
Taurello richiama che alias, de anno 1535 fuit facta ordinatio per
consilium generale quo deberet fieri extimum generale super bonis per
situm quantitatem et coherentiam.
(altra volta nell’anno 1535 il Consiglio generale deliberò un estimo generale sulla
base del sito della consistenza e delle coerenze)
Il Consiglio stesso ha progettato nell’agosto di riprendere in
considerazione tale progetto di estimo, da realizzare però iuxta stillum
aliorum extimorum compilando 5 libri d’estimo ad opera di 10 estimatori.
Siffatta iniziativa ha sollevato, oggi come allora, parecchie rimostranze e
perplessità: che fare dunque? un estimo per situm quantitatem coherentiam
et pretium?
(per sito, consistenza coerenza e valore)
Si riaccendono le discussioni: Gio Andrea Tornielli fa presente l’enorme
spesa a cui si andrebbe incontro con una misurazione per perticham situm
et coherentiam (per misura, sito e coerenze), mentre la cosa non sgomenta
Gio Bernardino de Vellate che non ritiene possa esserci veridica lista
d’estimo nisi unusquisque consignet eius bona modis predictis.
(se i singoli non denunceranno i propri beni nei modi predetti)
Taurello ad tollendas altercationes et differentias et pro modo
provisionis stabilisce che si passi alla progettata redazione dei cinque libri
ove vengano trascritti da un’apposita commissione i valori d’estimo,
fissati con l’operazione comune per i privilegiati, per i non privilegiati, e
per coloro che abbiano qualche privilegio, siano essi ecclesiastici o
secolari; assegnando ad ogni singolo contribuente una quota d’estimo
rapportata (servando paritatem et ad ratam) a quella dei 12 più grossi
contribuenti, come appunto voleva l’ordinanza del 28 agosto 1535.
Gli incaricati (dieci) per siffatto estimo librarum saranno a loro
volta – come è stato stabilito nel 1535 – estimati dal Consiglio dei 15,
in ragione del 5%, vel circa absque fraude dolo nec malitia, omittendo
benevolentiam timorem preces [...] et quod minor vel major summa
quae reperiri contingerit ex taxatione eiciatur et deperdatur;
9
reliquae vero summae restantes quae erunt inter dictas minorem et
maiorem summam (quae veniunt esse tres) insimul summantur et deinde
ex dicta tota summa extrahatur unum tercium.
(senza errori e cedimenti di nessun genere ... depennando i dati numerici più alti e
più bassi e fare la media dei t re dati residui)
L’11 agosto del 1539 è pronto il libro d’estimo, nel quale sono stati
«interziati» i cinque libri compilati da Battista Tornielli d.ni Hieronimi
(a cui il Consiglio dei 15 ha assegnato la quota d’estimo di lire 33), Gio
Maria e fratello Brusati (est. lib. 28), Gio Bartolomeo Balliotti (lib: 11),
Tommaso Tettoni (lib. 12), Simone Avogadro (lib. 20), Francesco
Caccia d.ni Bernardini (lib. 26), Battista Cattaneo Giroldi (lib. 6), Gio
Matteo Cattaneo (lib. 11), Gio Tommaso della Porta (lib. 5), Gio Battista
Leonardi d.ni Petri (lib. 7).
Anche da parte dello Stato c’è ripresa di ostilità fiscale; al 9 di
settembre 1539 nuova lettera del Marchese del Vasto:
Dilectissimi nobis, alli mesi passati sperando che per qualche via
dovesse cessare la necessità di mantenere l’esercito quale mantenemo
in piemonte, o de havere da qualche canto subsidio a questo bisogno,
interprendemo de levare la mittà del mensuale;
et così lo levassemo, significando però che non sapevamo di poter
perseverare oltra 6 mesi;
et così non havemo mancato de procurare tutti li remedij per poter
perseverare più oltra, totalmente che non solo l’havemo intertenuto per
deti sei mesi, ma havemo passato anchora tutto il mese de julio et
agosto, cum anticipare li mensuali delli mesi futuri et allienare delli
crediti et intrate de Sua Maestà et impegnare dell’anno presente.
La situazione attuale comporta di dover ancora tenere in forza
l’esercito: o lasciandolo acquartierato fuori dello Stato o ricoverandolo
entro lo Stato;
Et sendo molto minor male et danno intertenerlo fora, massimamente in
questo tempo de penuria, quale sola cum dicti allogiamenti potria
causare extrema ruijna et confusione, se siamo resoluti che se metta il
mensuale nella forma che era nel anno 1537 videlicet libre 2750, et
così a mese per mese, che vene ad esse circa la duplicatione del
mensuale che è corso per il presente anno.
A nuij sumamente dispiace tale graveza, ma certo molto più et a noi
dispiacerebbe, et a voi sarebe dannoso, se per non farlo seguessero
magiori inconvenienti et desordini. Però sareti contenti can bono animo
comportarlo poi che è fato con minor vostro danno et incomodità, perché
altramente non se potria fare, et già sè incomenzato il medemo ordine in
questa Città et Ducato. De Milano 6 ottobre 1539.
D’un tratto viene così vanificato, con la ripresa di mensuale raddoppiato,
quanto si è potuto accantonare risparmiando durante il breve periodo di
tregua militare: anzi, il nuovo aggravio supera del doppio il precedente;
infatti la quota prescritta del mensuale era stata dimezzata sulle 1705 lire.
A Battista Tornielli Bramante viene subito assegnata l’ambasceria a
Milano per esternare le più vive lagnanze...
La missione è infruttuosa: con lettere d’accompagnamento del
Magistrato delle entrate ordinarie il nob. Gio Battista Tornielli
Gibellinus viene prontamente inviato da Milano quale commissario per
la esattione del mensuate subsidio che per il mese di gennaio prox.
inclusive [è fissato sulla] quota di libre 2750 al mese sia per la città
che per il contado. Al Tornielli sia dato ogni brazzo et adiutto a fine
che la possa exeguir, non manchando sotto la pena de scuti 500, et
ultra della desgratia de Sua M.tà. Subsign. Oldanus, 21 dicembre.
Nel frattempo si è provveduto a nominare quale missum nuntium
sindicum et procuratorem ad omnes causas questiones et differentias tra
la Città ed il Contado e qualunque altro Interessato il Signor Benedetto
de Piscatoribus f. d.ni Francisci.
L’atmosfera nei consigli cittadini è notevolmente turbata da attriti e
controversie: si critica l’operato dei dieci estimatori, si giunge ad
affermare che non sese taxarunt ad rationem librarum 5 pro singulo
centonario... Nei loro confronti si procede ad una revisione, operata da
commissione apposita formata da Gio Battista Tornielli da Vignarello,
Gio Alessandro Tornielli, Ludovico da Nibbia, Giuseppe Zaffira, Gio
Battista Brusati, Gio Francesco de Scarlis, Gio Filippo Cattaneo,
Andrea Cattaneo, Gio Bernardo de Vellate, Ambrogio Bruxatis: con
procedura eccezionale, ognuno dei commissari, separatamente dagli
altri, dovrà stabilire la consistenza dell’imponibile, in ragione del 5%
del reddito presunto o accertato per ogni delegato.
10
Secreto, in consilio privato (dei 15), di tali dati verranno scartati i tre
più alti e i due più bassi; dei cinque valori restanti se ne farà la media
(sommati in corpus unum pro quolibet eorum [...] et de dicto corpore ut
supra summato ellidatur et extrahatur unum quintum): tale cifra sarà
l’indice d’estimo. Uguale revisione sarà operata per tutti gli iscritti
nell’estimo della Città... In tal modo verrà applicato con vigore quanto
già, dopo molto tergiversare (post multa et multa adducta et proposita
circa novam reformationem), era stato deciso mesi innanzi: cioè che i
commissari Melchion Tornielli, Gio Agostino Caccia da Proh, Paolo della
Porta e Francesco Cattaneo da Cavaglio, quali presidenti di una
commissione di dieci, avessero facoltà addendi et diminuendi omnibus et
singulis capitulis in ipso libro descriptis... ad rationem librarum 5 extimi
pro singulo centonario redditus, ita et taliter quod quilibet taxatus vel
taxandus in ipso libro habeat et habere debeat libras quinque extimi pro
singulis libris centum imper. redditus singulis annis [...] e con facoltà ed
autorità taxandi et allibrandi omnes et quoscumque merchatores et
artifices, cuiusvis generis sint, et laboratores et quoscumque alios qui ad
aliqua exercitia mechanica sese exercent, ad eandem taxam extimi prout
eisdem melius et dignius videbitur; ordinantes etiam quod huiusmodi liber
sic reformandus duret et durare habeat per annum unum e die exactionis
super eo fiendae in antea (dopo di che sia dichiarato irreformabile tranne
risultino evidenti gravamina enormia).
(di accrescere o ribassare del 5% ogni partita di reddito, in modo che ciascun
contribuente sia tassabile annualmente di 5 lire per ogni 100 di reddito.
.....
di registrare e tassare ogni mercante e qualsiasi operatore economico usando quei
criteri d’estimo ritenuti più equi, ordinando nel contempo che siffatto registro
riformato abbia vigore per un anno a partire dal giorno della riscossione)
E spostando l’attenzione sul Contado: a Pietro M. Barciocchi e Carlo
Baliotti viene dato l’incarico di interpellare il magnifico cavalier Gio
Pietro Cicogna ut fieret generale extimum per totum agrum novariense
et propterea petere a predicto equite modum et formam datam aliis
civitatibus quae similiter fecerunt extimum generale.
(in relazione all’effezione di un estimo generale per tutto l’agro novarese
informandosi presso il medesimo cavaliere quali siano state le modalità seguite a tal
riguardo dalle altre città)
Radicalismi e discrezionalità si affrontano ed esasperano gli animi:
disorientamento e lacerazione si fanno strada in seno ad un Consiglio che
avverte quanto la situazione sia insostenibile ed incontrollabile.
All’arbitrarietà ed all’improvvisazione (forzatamente) utilizzate dallo
Stato, le amministrazioni delle province dovrebbero sollecitamente
adeguarsi, utilizzando ogni possibile risorsa di equilibrio e di saggezza: un
difficile contrappunto che ben presto cede il passo ad impuntature
autoritarie e radicalismi privi di forza negoziante. D’altro canto la
costernazione ed il senso di insufficienza cercano compensazioni nel
mitizzare il progetto di un grande rimedio curativo per il dissesto
finanziario generale. Perciò si fa sempre più pronunciata la convinzione
che operazioni vaste, quali la misurazione e l’estimo generale, riescano a
ricondurre il sovvertimento d’ogni cosa su ricomposti equilibrii. È
sorprendente per noi constatare come, per mezzo secolo, l’auspicio di tutti
sia rimasto orientato su tale progetto; come una sequela enorme di atti di
governo, di provvidenze amministrative, di operazioni politiche abbia
potuto costituirsi all’insegna della provvisorietà, in funzione ed in
subordine all’auspicato completamento dell’estimo dello Stato, nel
miraggio, cioè, di una ottimale perequazione fiscale. E questo, in presenza
di un coinvolgimento totale di istituti e di corpi sociali, in un profondo
rimescolamento di fortune, di categorie, di consuetudini...
Se vi è fermento e tensione per far assumere nuovi assetti al tessuto
sociale, l’intento è però di assicurarsi più ampie garanzie di incolumità: in
ogni caso questo atteggiamento sembra che prevalga su momentanee – o
incipienti – consapevolezze di politica d’insieme. Larghe acquiescenze
connotano le particolaristiche vedute politiche, raggelate dall’incalzante
azione fiscale dello Stato.
1542. Francia e Turchia nemiche dell’Impero
Si sono riaccesi i fuochi di guerra, ed il 23 maggio 1542 giunge
in Consiglio il sollecito della Camera per la riscossione della
seconda rata di tassazione sui focolari, a cui andranno aggiunti altri
650 scudi d’oro...
11
A Gio Matteo Cattaneo viene affidato il delicato compito di chiedere
una dilazione sia al marchese Del Vasto, commissario generale dello
Stato, sia al Maestro e Deputati alla riscossione sui focolari. Una prima
risposta, pervenuta il 3 giugno, informa che è stata concessa la
riduzione dai 1300 ai 1000 scudi, da ripartire tra Città e Contado,
escludendo i “gentiluomini foresi” che abbiano beni estimati con
Novara (non esentati invece i loro eventuali beni iscritti al rurale). Si
insiste mediante delegazione composta dai magnifici Melchion Tornielli,
Gio Agostino Caccia, Francesco Langhi e Paolo della Porta, con
incarico di far presente a Bernardino Tabbia commissario pro
repartitione illius adjunctae 500 scutorum (sulla tassa dei focolari): gli
inhabili quali sono assai nella città, e che non saria conveniente che
avessero da pagare la tassa de li suoi focolari, non havendo a malla
pena tanto pane da mangiare che si possino disfamare!
In considerazione di ciò, viene concesso a Bernardino Nibbia esattore
sui focolari del “novarese e biandrina” una remissione di 200 quote.
Mentre si procede alla nuova ripartizione del contributo sui focolari
tra le persone abili, giunge un sollecito dal marchese Del Vasto in
data 7 luglio perché l’operazione sia condotta con celerità uditi gli
agenti per li nobili di quella Città et li agenti per la plebe, crescendo
ogni di più il bisogno del denaro per le occorrentie de le guerre.
Già un mese innanzi Bernardino Tabbia, scrivendo a Gio Matteo
Cattaneo, aveva chiaramente significato che – data l’urgenza dell’affare
– occorreva eliminare ogni frenante mediazione della Città e
immediatamente coinvolgere il Contado: gli Agenti della Comunità
sono stati qui da noi dolendosi che havendovi recordato che la detta
Comunità possa far intervenire doi gentilhomini al repartimento haveti
da fare della tassa dell’augmento alli homini del contado per beneficio
d’esso, che voi havete recusato admeterli; et perciò vi dicemo [...] che
li debiate admetere come vi avemo ordinato.
A tutto ciò s’aggiunge, noviter requisita, la tassa delle “annate” pretese
dalla Camera per la fruizione di acque di Strona, Agogna e Terdoppio.
Viene nominata una commissione apposita dall’uditore Gerolamo da
Verona a nome del vicemarchese Camillo Sessatello: Gio Bernardo de
Vellate, Francesco Caccia d.ni Bernardini, Gio Tommaso della Porta (che
si è da poco dimesso dalla commissione per l’estimo) e Gio Bartolomeo
Tornielli dovranno approntare la descrizione di tutti i prati irrigati con
dette acque, da girarsi al commissario “sulle annate” Francesco Avogadro,
perché possa riscuotere le lire 2000 di tassa richieste. Si ritiene comunque
necessario ritoccare la quota di 2 soldi per pertica gravante sui prati
irrigui, non bastando più tale versamento a coprire la somma richiesta.
All’inizio del 1543 (26 gennaio) Gio Matteo Cattaneo riferisce in
Consiglio a nome del Presidente delle entrate ordinarie che le Città dello
Stato intendono far pressione su Sua Maestà perché venga eseguito
l’estimo generale; alla richiesta di istruzioni, si replica che occorre prima
sondare in Milano l’ambiente degli Agenti delle altre Città. Scontrosità o
cautela? Comunque, a smuovere ogni perplessità interviene l’ordine
formale di Sua Maestà Cesarea, che al 13 marzo comunica al governatore
Don Ferrante Gonzaga l’urgenza di un estimo que seria muy necessario
en este Estado por lo que toca a nuestro servicio como por desgravio de
los subditos... quanta mas presto se pudiere.
Un formale invito è inoltrato il 13 agosto dal sen. Francesco
Taverna al vicemarchese Camillo Sessatello, perché la domenica
successiva siano inviati a Milano uno o due de li più instrutti de simile
negotio, avendo il marchese del Vasto determinato di intraprendere le
operazioni per l ’estimo generale, su ordine di Sua Maestà.
L’uomo di fiducia è il magnifico Gio Battista Torniello, che, di
ritorno da Milano, il giorno 15 riferisce in Consiglio privato: quod
negotium, de quo in ipsis litteris, est magni ponderis et necesse est
super hoc mature deliberare et habere votum consilii generalis.
(l’affare, di cui nelle lettere, è di tale portata da esigere matura riflessione e
votazione in Consiglio generale)
Perciò, in seduta congiunta dei due Consigli, “dei 60” e “dei 15”,
vengono designati due delegati permanenti: il J. U. D. Silvestro Brusati
e il magnifico Melchion Tornielli, confisi de sapientia intellegentia
experientia integritate eorum.
Il 18 settembre perviene, quanto mai infausta, un’altra lettera con la
quale il Grancancelliere Taverna, per ordine del marchese governatore,
comunica a tutte le Città dello Stato che l’imperatore il 26 agosto ha deciso
di chiedere un contributo di 300 000 scudi, nonostante i cattivi raccolti
12
(nel Novarese danneggiati addirittura da una infestazione di locuste) e
nonostante le replicate gravezze già imposte: la guerra contro Francesi e
Turchi sta provocando un fabbisogno mensile di almeno 50 o 60 000
scudi, sino al gennaio del nuovo anno.
Il Consiglio è allarmato; seduta stante viene approvata una serie di
misure: la taglia, a cui si dovrà ricorrere per la percezione della quota
assegnata alla Città, dovrà colpire chiunque, annullando ogni privilegio
di qualsiasi natura, sia laico che ecclesiastico – compresi anche i
monasteri –, in proporzione dei beni posseduti, siano essi temporali
secolari o patrimoniali, i deputati per l’estimo iuxta iudicium et
conscientiam stabiliscano quote di tassazione anche per i non tassati e
gli esenti et ubi huiusmodi taxatio sit facta per maiorem partem ex eis,
quod valeat et teneatur perinde ac si per ipsos omnes facta fuerit,
(nel caso la tassazione sia voluta dalla maggior parte di loro, sia considerata
decretata all’unanimità)
e con effetto a partire da “calende di gennaio” prossimo.
In previsione di scontata impopolarità e di ostili risentimenti ci si
garantisce contro ogni defezione, esigendo perfino che il marchese duca
di Castro provveda a richiamare i propri rappresentanti vicemarchesi alla
vincolante osservanza dei “sindicati”, proibendo loro nel contempo di
emettere istruzioni verbali o “in pectore” che non siano comprovate
anche in scritto presso gli avvocati della Città.
Il 30 settembre è la volta del Presidente delle entrate: egli comunica
che la somma, o compartito, mensuale è fissata in 3200 scudi (3520 al
lordo): se verrà pagata all’esattore Bernardino Tabbia entro l’otto di
ottobre, frutterà un vantaggio di 2 soldi per lira al riscotitore. La cosa non
affascina affatto: Gio Matteo Cattaneo inviato ad Alessandria dovrà
significare al marchese del Vasto che scarsità di raccolti, passaggi di
eserciti e di bande armate (et jactae societates militum in agro novarien.)
rendono impossibile la corresponsione della somma richiesta.
E subito dopo occorre far fronte alla contribuzione straordinaria di
altri 100 000 scudi imposta allo Stato, per la quota assegnata a Novara di
7400 scudi: ancora con maggior rigore ci si ributta a precettare ogni
persona esente o non, tassabile o suspensa ob aliquam infirmitatem;
modo autem non sint ea infirmitate et miseria quod solutionem aliquam
ab eis haberi non possit...
(esente per infermità purché non sia di tale gravità da impedire qualunque capacità
contributiva)
Da Vigevano, il marchese del Vasto, il 23 di dicembre, torna su
quest’ultima imposizione con lettera inviata al «magnifico Domino
Gubernatori Novariae nobis dillectissimo (per cavalcatam)»:
havevamo, mediante l’aumento de le soventione passate, disponuto le
cose del exercito che sta nel Piemonte in modo tale, che soccedendo altra
novità sin al bon tempo, eravamo quasi securi di non haver bisogno di
altro aiuto de denari più di quello che si saria possuto fare per via di
Camera; ma non pensando li inimici in altro che la perturbatione de
nostri disegni et damnificare più che possono, secundo siamo avisati de
bon certi, hanno messo ad ingrossare le genti sue cum animo – come
siamo certificati – non solo de invadere le cosse che si tengono per Sua
Maestà nel Piemonte, ma di penetrare più oltra, alli danni di questo stato,
se gli verrà fatta. Per il che, essendo necessario pensare alli rimedij [...]
principalmente ne havemo avisato Sua Maestà per il c.te Francesco
Landriano [...] et da poi havemo per via della Camera fatto cercare de
recattare tutta quella magior summa de dinari sia stata possibile; [ma
non bastando] siamo astretti de la necessità immensa, et cum quel nostro
dispiacere che non potria esser maggiore, di novo ordinar che da tutto il
stato si scodino 100 000 scuti, quali che anchora sian cosa grave et a Voi
molestissima [... ]; [in compenso] li subditi posson a star quietamente alle
case loro et tenere li inimici lontani da esso stato.
I 7400 scudi richiesti a Novara dovranno essere versati per metà al
15 del gennaio prossimo, il restante alla fine del mese.
Inevitabile altra ambasceria a Vigevano per raccontare ancora una
volta de miseria maxima ac impossibilitate exactionis predictae...
Nel frattempo, per quanto defatigante, è giocoforza incaricare
Giuseppe Baliotti e Andrea Caccia qui insimul habeant facere scrutinium
de tota importantia dicte taxe et seu impositionis scutorum 3200 auri et
ipsos scutos redigere in libras et similiter videre librum extimi librarum,
super quo exigitur mensuale, quantam summam exigibilis extimi importat,
et deinde refferre ad quantam summam peccuniarum persolvi debeat pro
singula libra extimi et sic ad rattam pro ratta...
13
(collegialmente calcolino l’incidenza di tale imposta di 3200 scudi trasferita in lire,
riscontrando sul libro mensuale quanto sia il valore d’estimo ad essa equivalente, e a
quanto ammontino le quote indicizzate su ogni lira d’estimo)
Non sono ammesse che rare eccezioni di esenzioni: i due artium et
medicinae doctores Bartolomeo Caccia e Gerolamo Tornielli quia ipsi
sese prestant meritos et assiduos ad commodum totius communitatis; i
due avvocati Gio Battista Piotti e J. U. D. Tommaso Avogadro si
riservano di esaminare la posizione dei fisici della Città per una
eventuale loro esenzione...
A metà dicembre si decide il pubblico incanto della riscossione del
mensuale per il 1544: duobus vicibus singulo die sono campanae
premisso singula vice, ac etiam sono tubae premittendo singula vice,
in pubblico palacio [dando la preferenza in base a capitoli prefissati]
cuicumque personae facienti meliorem conditionem [...] salva semper
conditione capituli facti in favorem incolarum presentis civitatis et in
odium advenarum.
(dopo aver ogni volta, per tutti i giorni, premesso un doppio suono di campana, e
uno squillo di tromba nel palazzo pubblico... per chiunque proponga le migliori
condizioni, però privilegiando secondo le norme i residenti a scapito dei forestieri)
L’incarico viene affidato a Lorenzo Tornielli e a Vincenzo Reveslate,
ai quali è tassativamente vietata antea accipere abochationem aliquam
alicuius incantationis ut vulgo dicitur “fuora de Camera”.
L’anno 1544 si inizia con infausti auspici: il conte Filippo Tornielli,
governatore militare della Città, rende partecipe il Consiglio
dell’informazione passatagli dal marchese del Vasto, che in partibus
pedemontanis si vanno registrando concentramenti di truppe nemiche. Il
timore è ne fingentes ire aliunde, agrederentur civitatem Novarie.
Occorrono cento lance a difesa degli spalti, con vigilanza continua e
tenendosi in contatto con gli avamposti di Trino e di Vercelli, alla cui
piazza sta il capitano Florio Tornielli. Si provvede a censire ogni
specie di granaglia presente in Città presso laici ed ecclesiastici.
Si respira aria di guerra: si apprestano le difese con ordini de
fassinis fiendis, de feno, stramine et lignis viridibus longis, pro
reparatione et seu munimine ad muros civitatis; con misure più
drastiche, il cavalier Cicogna fa demolire per un terzo la cinta muraria,
inadeguata strategicamente: la spesa va accollata alla città!
Ma prima che si avveri il guasto dei nemici, giungono le richieste di
altre sovvenzioni pecuniarie. Una intimazione, a febbraio, a firma di
Nicola Oldano, impone la riscossione anticipata delle mesate del
mensuale, pena 500 scudi, “da applicarsi alla Camera”. Vi si provvede
con una taglia elevata a 6 soldi per lira d’estimo.
Nel contempo ci si premura di far ascoltare le buone ragioni della Città
che non vuole sobbarcarsi alle spese di riattazione delle mura: ne sono
incaricati il magnifico Gio Andrea Tornielli e il J. U. D. Bernardino
Langhi, che dovranno sostenere i diritti novaresi in Consiglio segreto.
Mancano denari (eppure occorre di necessità contribuire) al conte
Filippo che preannuncia il proprio rammarico qualora si vedesse
costretto a far vivere i suoi 300 uomini ut vulgo dicitur a discretione...
Si rimedia, anche grazie allo storno di 50 scudi d’oro stampe Italie
girati ai presidenti da Francesco Canobio: scudi già depositati presso di
lui da tesorieri antecessori, perché destinati alla fabbrica di S. Nicola...
Dal canto suo la Regia e Ducale Camera ha fatto sapere che, per
sovvenzionare il conte Filippo, è disposta a stornare gli eventuali denari
residui accantonati per i versamenti fiscali.
Fabrizio de Leonardis e Gio Matteo Cattaneo propongono di forzare i
debitori per il mensuale ad alloggiare un fante ogni 20 lire di loro debito:
stanno infatti per giungere in Città (metà aprile) altri 300 militari spagnoli.
Perciò occorrono scorte di fieno (se ne incarica Jane de Abondio a spese del
Contado), 1000 sacchi di biade e strumenti per macinare in situazione
d’emergenza, nell’eventualità di un assedio; vi provvede il conte Filippo con
ordine de fieri faciendis molandinis quattuor a brachiis. Quest’impresa viene
ridimensionata da Francesco Scrivanti e Jane de Abondio, che ottengono di
ridurre la requisizione a 600 sacchi di biade, da ridurre in farina...
Si è prossimi ormai al limite di rottura; eppure tra maggio e luglio
vanno fronteggiate altre due richieste di stanziamenti: una taglia di
100 000 scudi da ripartire in base alla quota del mensuale (vi provvedono
Ludovico Tornielli e Gaudenzio Avogadro, dopo che il Tornielli associato
con Gio Maria Brusati ha riordinato la lista dei debitori insolvibili), e un
sussidio, chiesto dal conte Filippo per i suoi fanti, ammontante a 2500
scudi (pari a lire 12 375) onde evitare che i soldati vivano sumptibus et
expensis degli alloggianti.
14
Su altro fronte (ed è settembre) il marchese del Vasto spicca ordine
di esborso per altri 2500 scudi (tale è la quota spettante a Novara)
quale «ritaglio» di 40 000 scudi per spese d’alloggiamento che alcune
province non sono in grado di sopportare. È consolatoria la lettera del
marchese inviata al conte Filippo, nella quale si scusa
de l’ultima impositione de li scuti 150 000 de li mesi passati;
prometessemo che per il presente et futuro anno non si daria altra
molestia alli subditi di gravezza extraordinaria
et come più amplamente dovete essere informato per l e patente che per
noij furono espedite, et perché detta summa non si è potuta essigere per
causa de alogiamenti et danni grandi hanno havuto alcune terre del
stato, dove etiamdio stanno de presente li soldati alogiati et è
impossibile paghino la parte loro di tale impositione,
desiderando noij in tutto liberare al stato de alogiamento, et non
potendosi far questo senza trovare li scuti 40 000 – che è quella parte
saria toccata a dette terre al presente gravate – [si è dovuto far ricorso
alla ripartizione tra le città in grado di sopperire]
et potranno poij respirare per qualche tempo, senza haver timore
d’altra gravezza nova.
Posto ciò, il pagamento sia fatto entro due mesi né permetterete che
da noij si venga senza resolutione et effetto predetto!
È la volta di Fabrizio Leonardi che, inoltratosi a Milano per sondare le
intenzioni di Presidente e Magistrati delle entrate cesaree dello Stato,
riesce con la mediazione dell’ill.mo cav. Cicogna ad ottenere un
«restauro» di 1000 scudi d’oro sulla somma dei 2500 scudi, purché si
paghi la metà di detta somma entro congruo tempo. Gerolamo Caccia
Galletti, qualche giorno dopo, sollecita tale pagamento: si è costretti ad un
incanto di taglia a lire 5.10 per scudo stampe Italie, garantendosi contro
l’inflazione monetaria galoppante, con la clausola iuxta cursum dicti scuti
et prout expenduntur in civitate Mediolani... “Abbocca” all’incanto Gio
Battista Avogadro, in ragione di 9 soldi e 9 denari per lira d’estimo.
In qualche modo si è dunque rimediato... tanto più che la tensione
cresce in Città per le allarmanti notizie di bande di soldati ammutinati,
accusati di scorrerie nella regione tra Novara e Vercelli, col rischio che si
dirigano sulla Città. Si è all’ottobre, ed insistentemente il conte Filippo
sollecita vigilanza di guardie: un posto avanzato di avvistamento è
tenuto a Palestro, dal residente Benedetto Caccia. E d’improvviso,
l’incredibile cambiamento di scena apportato dalla pace fatta a Crespy.
La pace di Crespy riporta al progetto d’estimo generale;
conseguenti divaricazioni politiche
È quasi esagerata, pretenziosa la voglia di agire, di riscattarsi da ogni
impasse. Con rianimata grandeur il Consiglio decide una prima
gratificazione per meriti personali: attentis benemerentijs per eum
prestitis erga communitatem Novariae et alijs quae pred. Comes prestare
possit ad comodum pred. Civitatis, annulla tutte le pendenze di debito per
mensuali ed altre gravezze ed aumenti camerali gravanti sul conte Filippo
Tornielli Defensor civitatis.
Altri 50 scudi d’oro vengono stanziati, perché si possano omaggiare al
cav. Cicogna duos tacionos argenti con le insegne della Città.
Una svelta fiducia si avviva nella gente e nei governanti di casa nostra;
lo si coglie da parecchi sintomi: si restaura il pinnacolo della basilica di
S. Gaudenzio in suburbijs, vien rifinito l’appartamento del vice-marchese
in palazzo, si sancisce l’esenzione dalle rate del mensuale per gli stranieri
con residenza in città inferiore ai due anni... È significativa la motivazione
con la quale si accetta di esentare da ogni tributo il “maestro lignamaro”
Gerolamo da Barengo, su interposta raccomandazione del conte Filippo
Tornielli: ut civitas longe uberior fiat habitantibus in ea et praesertim
proficientibus in huiusmodi arte.
(affinché in città si abbia un incremento di popolazione, particolarmente di esperti
falegnami)
Indizio di vivace ripresa è anche la querimonia dei beccai cittadini che,
in prossimità delle feste pasquali, ritengono troppo calmierato il prezzo di
tre soldi alla libra grossa per le carni di vitello: vitula abducuntur ab agro
novarien., in exteras nationes [dove vengono pagati meglio]; pro majore
parte personarum tenent bestiamina et, ob tumultos bellicos cessatos,
intendunt illa conservare ad foetus procurandos et ad alia; [si rifiutano
quindi di vendere a prezzo così ribassato] quia nihil pro eorum laboribus
superlucrarent, immo et ultra dictos eorum labores, deperdunt de capitali.
15
(si esportano i vitelli dall’agro novarese all’estero; si sono ridotte le vendite di capi di
bestiame, preferendo molti rinforzare gli allevamenti; non si ottengono sufficienti
margini di guadagno, con perdita anzi di capitale)
La vita in città si è rifatta esigente: i beccai vengono costretti con
pattuizione notarile e con leggero innalzamento di prezzo di vendita (s. 3
d. 3) alla libbra grossa de manutenendo carnes vitulinas bonas et
laudabiles hinc ad festum carnis et ad sufficientiam pro usu et commodo
totius comunitatis novarie et suburbiorum, eas vendendo cum adiunctis
solitis dari iuxta solitum ad rationem soldorum 3 et denar. 6 imp.
(di garantire un approvvigionamento sufficiente di carni di vitello di buona qualità, da
vendersi al dettaglio in ragione di lire 0.3.6 alla libbra)
Nelle campagne però si è acceso qualche focolaio di peste...
Il diffuso clima di smobilitazione subentrato agli stressanti ultimi mesi
del ’44 ha fatto sbiadire i toni accesi, da avvenirismo militaresco e fiscale,
dell’ordinanza con la quale il marchese del Vasto aveva, il 7 settembre
1543, insediato i primi Commissari per l’estimo generale: Scipione
Capece (Capetto), Ippolito Quintio (Quinto), il marchese Giustino
Viustino (Vistarino), Francesco Bibiena Maestro delle entrate ordinarie.
L’incarico loro affidato era motivato:
a multis observatum fuisse intelleximus, exactiones non pro modo
facultatum, sed prout commoditas exactionis sese offerebat et necessitas
praesens patiebatur, factas fuisse, eaque de causa quamplurimos,
quorum res domesticae satis honestae et amplae fuerunt, gravioribus
quam par erat oneribus gravatos, ad maximam inopiam redactos fuisse
[...] huic malo nullo pacto melius occurrere posse compertum fuit quam
per confectionem Aestimi Generalis in toto Mediolani Dominio, cuius
medio, si quae in futurum extraordinaria subsidia erigi rerum occasio
ferret, quantum quaeque Civitas et quaecumque persona in quocumque
onere pendere habeat, facillime sciri poterit, onera quae occurrent inter
subditos aequa lance partientur, nullique iniuria fiet, sicque gravissimis
extorsionibus executorum remedium conveniens adhiberetur.
(abbiamo raccolto constatazioni più volte fatte, relative a riscossioni fiscali condotte
non in base alle capacità contributive, ma secondo il comodo e la necessità del
momento, con conseguente esagerato impoverimento arrecato in parecchi casi a
patrimoni famigliari, anche discreti. È assodato che nulla meglio di un estimo generale
da operarsi in tutto il dominio milanese può ovviare a tali disfunzioni: si potrà così per
il futuro, anche in caso di urgenze fiscali, conoscere rapidamente la disponibilità
finanziaria di ogni Città o persona, suddividere equamente tra i sudditi i carichi
erariali, senza arrecare offesa e ponendo rimedio alle gravi estorsioni operate dagli
esecutori camerali)
L’affare dell’estimo viene ripreso nel novembre del 1546 da Don
Ferrante Gonzaga, a seguito di lettere sollecitatorie di Sua Maestà, dopo
che essendosi tre anni già scorsi cominciato a procedere, era però stato
intermesso per diversi impedimenti occorsi et per la morte o absenza
d’alcuni d’essi Deputati; ad essi surroga i senatori Vincenzo Falcuccio,
Giovanni Varahona, il fiscale di Sicilia Ferdinando Bongiorno e il
riconfermato questore Francesco Bibiena.
E perché i Paesani in materia che sì al vivo li toccava, erano sospetti
di passione, anche gli attuali neo-eletti sono tutti forestieri.
La defezione del fiscale Bongiorno, impegnato altrove su incarico di
Sua Maestà, per precisa disposizione di Don Ferrante non interrompe il
lavoro degli altri tre Commissari, che al febbraio del 1547 affrontano i
primi dissapori tra le Città dello Stato: Milano si oppone all’estimo
generale perché (28 febbraio) non si sente tenuta a convenire con le
altre Città [favorevoli a detto estimo], non essendosi questo mai fatto et
havendo dalla parte sua la consuetudine et uso longhissimo. Perciò i
Sindaci di Milano si appellano a Sua Maestà; inutilmente, perché il loro
ricorso viene immediatamente respinto.
Anzi, il 1° marzo, vengono perentoriamente richiesti di chiarire alla
Commissione se la Città intende inserire nell’estimo anche «mercantie
arti traffichi et altre cose simili».
A tale riguardo anche le altre Città hanno pareri discordi; ma i
Commissari seguono disposizioni ben precise, chiaramente esposte,
pochi giorni dopo, con apposita grida e con riferimento agli ordini di
Don Ferrante del novembre ed alle lettere reali.
La grida, relativamente al settore mercimoniale, recita: [si
notificheranno] similmente tutti gli traffichi, mercantie, banchi et cambij,
distinguendo le sorte delle mercantie et quantità de danari hanno in tali
traffichi, overo il prezzo et valore di essi separatamente et distintamente,
sotto pena a chi non notificherà, overo chi non notificherà il giusto, di
perdere tutti li beni [...] oltre le pene all’arbitrio di S. E.
16
Con tempestività, l’8 marzo, gli Avvocati della Città di Milano fanno
pressione sui Commissari non doversi particolarmente notificare beni e
redditi, ma per via di universo; et quanto al mercimonio, in caso che se
avesse da estimare, doversi fare separatamente dalli stabili, et in ogni
caso potersi venire in cognizione di esso altrimente che per le
notificazioni de particolari [...] né doversi mettere in estimo li redditi di
case et botteghe che s’affitano.
Ed il sindaco generale di Milano, di rincalzo, sostiene che l’estimo è la
rovina della Città e dei Cittadini prout notum est et veteri consuetudine
approbatum in Civitate Mediolani utilius esse sufferre onera sine estimo,
quam cum estimo.
(è risaputo per consuetudine vigente nella Città di Milano che riesce più proficua una
tassazione senza estimo, che non con l’estimo)
Siffatte dichiarazioni stanno a dimostrare la portata e la dinamica della
vita economica a Milano; nulla di simile nel restante dello Stato, come si
può agevolmente desumere dagli esposti delle altre Città. Queste
affacciano misure cautelative particolaristiche, disunite da inconcludenti
acredini da “parente povero”, anacronisticamente gelose delle proprie
prerogative e invidiose delle altrui nella misura della loro incapacità a
rivaleggiare con Milano; soltanto se pressate da rapporti burrascosi con i
propri Contadi, raggiungono tra loro concordanza d’azione “anti-Milano”,
senza per altro cessare di considerarsi e rimanere parti dislocate – e
staccate – all’interno dello Stato.
Una prima dimostrazione tangibile è data dall’incontro tra i Commissari
e le Città, convocate per il 9 marzo ad esporre le proprie osservazioni in
merito alle proposte avanzate dagli Avvocati di Milano. Dalla relazione
commissariale risulta che le Città concordemente preferiscono un
provvedimento generale anziché la notificazione di beni da parte dei
particolari; non c’è invece accordo se sottoporre ad estimo i beni stabili ed
anche le merci; si esige però che case e botteghe d’affitto vengano estimate;
in attesa che si assumano chiare posizioni relativamente al mercimonio, si
proceda pure alla nomina dei misuratori per i beni stabili.
Le controsservazioni di Milano tardano a venire; a maggio, un sollecito
ultimativo avverte i Sindaci di Milano che i Commissari si riservano di
procedere oltre. Anche gli Oratori di Cremona, Lodi, Como e Novara
fanno premura perché si eseguano gli ordini di S. M., significati in data 10
aprile: chiedono una grida che costringa tutti, sotto pena, a notificare
mercanzie, traffici, case e botteghe d’affitto, beni stabili ed ogni altra
fonte di reddito.
Il fisco si associa al coro delle Città «per essere cosa giusta e santa fare
l’estimo generale», onde evitare enorme danno alla Camera. A lui si
oppone il sindaco di Milano: il fiscale Spina non ha ben ponderato quanto
gravosa sia finanziariamente l’impresa dell’estimo al fisco stesso, non
meno che ai cittadini; oltre all’essere operazione contraria ad ogni antica
consuetudine.
La diatriba è intessuta di ambiguità: se Milano chiede la misurazione
generale dei beni stabili – pur di evitare le “notificazioni dei particolari” –
raccoglie strumentale consenso presso le altre Città, le quali, pur sapendosi
politicamente perplesse di fronte ad una ispezione fiscale centralizzata, si
risolvono a richiederla, purché venga chiarito l’ammontare patrimoniale di
Milano – innanzitutto – e d’ogni altra Provincia. L’intervento governativo
comunque rimane odioso, perché in effetti viene a sostituirsi alle
tradizionali prerogative di decentrata amministrazione cittadina nobiliare (e
mercantesca) fondata per lo più su arrangiamenti tra spontanee denunce di
beni e “casalinghe” ripartizioni di aggravii fiscali.
Il Governo progetta di far coesistere le due forme di “notificazione” e
di “misurazione”, nell’ipotesi – dalla sua angolazione – che l’una serva di
verifica all’altra, nell’intento – sia pure – di meglio distribuire i carichi
fiscali su ben decifrati patrimoni, sicuramente per meglio rastrellare tutto
l’imponibile dello Stato. Tutto ciò teoricamente regge; alla prova dei fatti
appariranno disfunzioni sia prevedibili che inaspettate, tali da far dubitare
dell’esito stesso dell’operazione “estimo”.
Tanto più che, volendosi quantificare fiscalmente tutto l’apparato delle
mercature e dei beni mobili in genere, viene ad essere introdotto un più
marcato elemento di divergenza tra province morfologicamente già assai
differenziate: al difficile compito di accertare redditi da lavoro con annesso
“clima” di interminabili sospetti, è scontato che s’accompagnino le
recriminazioni di quanti – a reddito costante o quasi (proprietari terrieri) –
si scopriranno più poveri ancora, e quasi defraudati dalle categorie
imprenditoriali.
17
Da qui si origina quel quasi-parentado di Città avverse a Milano, che
da parte sua insiste nel rifiuto d’ogni estimo mercimoniale, dagli Agenti
milanesi considerato una iattura commerciale; e si comprendono le
significative congreghe tra Como, Cremona e Novara tergiversanti se
accoppiare, nell’esecuzione, i due estimi dei beni stabili e delle merci, o
se dilazionare quest’ultimo estimo pur dando libero corso al primo; il
tutto, commentato dalle fiere proteste delle province essenzialmente
agricole di Vigevano e di Tortona.
Al Governo, comunque, fanno comodo i due estimi, sia per l’invocato
formale criterio di giustizia distributiva, sia per concretare misure di
accomodamento perequativo mediante il quale sollecitare ulteriormente il
gettito fiscale.
Le propaggini fondiarie degli Interessati milanesi
Uno dei grossi nodi da tempo insoluti tra Milano e le città di Como,
Cremona, Lodi, Pavia e Novara è costituito dai beni stabili posseduti da
cittadini milanesi nei Contadi di dette Città, le quali da svariati anni
reclamano quei contributi fiscali dovuti alla loro tesoreria, invece dirottati
su Milano. Tale problema degli “interessati milanesi” viene descritto
come grave punto d’attrito, a scapito delle trattative per l’estimo, in una
relazione a Sua Maestà, redatta dal tesoriere Tommaso de Fornari.
Con lettere imperiali, Don Ferrante Gonzaga viene invitato
esplicitamente a prendere provvedimenti; ed il 13 maggio 1548 una sua
grida sentenzia che:
per discarico di coscienza, bon governo dello Stato, amministrazione
della giustizia e bene universale d’esso, ognuno paghi e concorra a
pagare per li beni che ha ed haverà con le Città, nelli territorij delle
quali li haverà secondo l’estimo che si farà e non con l e altre Città,
nonostante che fossero naturali d’esse Città, o habitassero in Milano o
altre Città nelli territorij delle quali non havessero detti beni.
Questa disposizione riesce particolarmente grave per la città di
Milano, anche perché fa seguito immediato all’altra pesante sentenza,
emanata nel settembre 1547, con la quale viene ristabilita nello Stato
l’esazione del mensuale di 300 000 scudi annui.
L’inopportunità ed odiosità dell’imposta traspare anche dalle forme
accomodanti usate da S. M. nel darne comunicazione a Don Ferrante:
potrette parlargli a quelli delle Città con le miglior parole che vi parrà
convenire per persuaderli a questo, di modo che il tutto si effettui et con
miglior volontà et manco mal contentezza che sia possibile.
Il che non trattiene il Vicario e i “XII di Provisione” di far presente
al governatore che l’esborso dei 25 000 scudi assegnati a Milano,
associato al defalco dal catasto cittadino dei beni degli interessati, può
comportare catastrofiche inversioni nella dinamica economica della
Città, le cui risorse tributarie sono per la maggior parte indirette.
Al momento, la mercatura è particolarmente vulnerabile: si stanno
riannodando legami commerciali a base di crediti di firma, con prestiti
obbligazionari a livello di usura, in presenza di disordinati corsi
monetari corrosi da adulterazioni e da processi inflattivi, difficilmente
controllabili nonostante le ripetute gride e le comminatorie contro gli
“sfrosatori”...
Don Ferrante, vincolato da ordini superiori, ritiene di corrispondere,
in certo modo, alle richieste di Milano, coinvolgendo tutti gli operatori
economici dello Stato in una austera mobilitazione per una miglior
giustizia distributiva, da concretarsi a tutti i livelli sociali. Ed il l°
ottobre 1548 emana la grida per la notificazione generale:
[...] remota ogni dilatione cavillatione e fraude... si fa commandamento
a qualunque Persona di qual Stato, Grado, Dignità, conditione o
preminenza voglia si sia, etiam privilleggiata et esente per qualunque
modo causa e titolo, etiam oneroso e scritto in corpore juris o
maggiore,
e così forestiere come dello Stato e così abitante in qualsivoglia Città
come in altro luogo, Terra Villa Castello e Borgo di esso Stato,
che posseda di qualsivoglia modo Beni immobili livelli affitti censi datij
ed entrata di qualunque sorte si siano nel presente Dominio
fra il termine di 40 giorni quanto alli presenti, e quanto alli absenti di
50 giorni prossimi avvenire
habbiano notificato e dato in scritto sopra una cedola e sottoscritta di
mano del notificante se saprà scrivere e non sapendo scrivere d’altra
Persona in nome suo senza fraude e col giuramento [...]
18
in Milano nelle mani di M.r Ludovico Bergamino, M.r Gio Antonio
Crespo, M.r Gio Pietro Viglietio, M.r Gio Batta Corneno; e le altre Città
con le Terre, Ville, Luoghi, Castelli e Borghi separati posti nelli loro
Territorij, per minor dispendio nelle mani di quelli che saranno deputati
in ciascuna di esse Città [...]
a Novara in mano di M.r Francesco da Canobbio et M.r Francesco
Avogadro [notificando] tutti li suoi Beni immobili, specificando e
distinguendo li Beni e li Luoghi dove sono posti, con le qualità, quantità e
vero numero delle Pertiche, siti e confini, distinguendo se fossero Terre
lavorate, alborate, et vidate, prati, terre coltivate con acqua o
senz’acqua, vigne, selve, boschi, o pascoli, zerbi, alvioni de fiummi, così
piantate come nasciute,
hosterie, molini, datij; pedaggi, porti, saline, laghi, giurisditioni d’acque,
et pescarie, et ancora tutti li livelli, censi et affitti, redditi, torchij, folle,
redditi di case, botteghe o parte d’esse che si affittano, esprimendo il
nome della Parrochia et habitazione loro
et ogn’altra sorte de beni immobili, redditi, entrate et emolumenti di
qualunque sorte, che habbia et posseda nel Stato di Milano tanto proprij,
quanto livellarij, censuali ed emphiteotici, con li suoi miglioramenti,
esprimendo ogni qualità e quantità di carico o affitto, a quali sia
obbligato ogni sorte de detti beni, e se sono livelli ecclesiastici o secolari,
sotto la pena a chi non notificarà, o vero che non notificarà il giusto, di
perdere tutto quello o parte che non sarà notificato, all’arbitrio di S. E.,
facendo intendere ad ognuno, il quale denontiarà quello che non haverà
notificato it giusto, ne conseguirà quella parte che a S. E. parerà conveniente
Dichiarando che tutti quelli che haveranno et hanno Beni immobili e
redditi come di sopra nelli territorij delle altre Città dove non habitano,
debbano dare in nota li detti beni loro nel modo soprascritto, in mano di
quelli che sono deputati e nominati come sopra, in quella Città, nel
territorio della quale sono situati li Beni,
poiché è d’ordine di S. M. che ogn’uno sia estimato in quel luogo dove si
trova havere li detti Beni immobili e redditi come di sopra.
E per provedere all’indennità de pupilli, minori, furiosi, et mente capti et
altre Persone che si regano per Tuttori ò Curatori, per la presente grida
si ordina e comanda che detti Tuttori ò Curatori, e non vi essendo loro, il
più prossimo Parente di ciascuno d’essi, così nelle Città come in altro
luogo, Terra, Villa, Castello, Borgo del Stato predetto, siano tenuti a dare
in nota tutti li loro beni immobili, redditi e livelli e come di sopra, nel
modo e forma antedetti, sotto la pena come di sopra, d’esser pagata del
suo proprio, senza danno delli pupilli, minori, furiosi e come di sopra.
Avertendo ogn’uno, che dopo che saranno fatte le notificazioni, si
saranno misurati li beni di ciascun diligentemente per trovare meglio la
verità; et quelli che si trovaranno in fraude e non haver dato il vero
numero delle pertiche de suoi Beni nel modo come di sopra, cascarà nella
medema pena come di sopra;
e perché è onesto che così come si estimano li beni immobili, siano anco
stimati li Trafici e le mercantie, acciò ancora li mercanti e Trafficanti
paghino la loro contingente portione delli carichi, delle quali mercantie e
Traffici s’intende fare un estimo separato da quello delli stabili, si fà
intendere ad ogn’uno che à questo ancora S. E. darà ordine acciò si
venghi in cognizione della verità d’essi Traffici e mercantie, con quel
modo et via che giudicarà essere più facile e più opportuna.
Certificando ogn’uno che passando detto termine si procederà
all’esecuzione irremissibilmente senza admettere escusazione di Persona
alcuna.
Le nuove ripartizioni del mensuale sulle province dello Stato sono state
uniformate alle disposizioni di Don Ferrante quod bona solvant in loco
scitus, risultando ritoccate le quote di tutte le città. Per Novara e Contado
vanno ripartite a metà 22 500.36 scudi, con un aumento rispetto alla quota
precedente di scudi 1446.36.8 ogni 100 000 scudi.
1548. II primo libro del catasto civile di Novara
Allo scopo esattoriale si è approntato il primo catasto per il “civile”
(v. Appendice, I) con i nomi dei contribuenti divisi per parrocchie,
l’ammontare dei beni stabili fondiari descritti per qualità e misurati in
moggia, la loro ubicazione ed eventuale trapasso – se di recente acquisto o
eredità o dote –, torchi, mulini, cascine, case e botteghe affittate,
mercatura, artigianato o prestazione d’opera in genere, livelli…;
19
in ogni partita fiscale sta indicata la quota d’estimo comprensiva della
tassa immobiliare e mercimoniale (o d’esercizio).
Non è però sufficiente al momento un’oculata amministrazione, se
non intervengono anche provvidenze fiscali d’emergenza: il
governatore si vede costretto a concedere addizionali sui dazi camerali,
così come va infittendosi il ricorso ad esosi finanziatori ebrei.
A Milano il Tribunale di Provvisione si affida al solido capitale
dell’incantatore-capo Baldassarre Castiglioni che anticipa alla tesoreria
generale, intestandola alla Città, una cospicua somma a copertura delle
quote di mensuale.
Frattanto numerose istanze e memoriali di segno contrario vengono
inoltrate dalle Città al governatore, per opporsi o per sollecitare i
dispositivi della grida del 1° ottobre 1548; finché, con temperamento
salomonico, Don Ferrante allenta la rigida norma del bona solvant in
loco scitus, stabilendo che essa venga applicata integralmente solo nel
caso di imposte fiscali del Principe; trattandosi invece di gravezze
dipendenti dalle amministrazioni provinciali, l’applicazione sia
subordinata alle ragioni delle parti.
Senonché tale accomodamento è bifronte: potrebbe giovare alla Città
di Milano, ma se ne avvalgono Cremona e Lodi... Con memoriale del
24 dicembre 1549 a Don Ferrante, le due Città sostengono che l’appello
interposto da Milano presso Sua Maestà, affinché i beni esterni al
Ducato posseduti da cittadini milanesi non siano conteggiati nella
quota di mensuale delle province, è pura tattica dilatoria; “causa
pendente” infatti, non è permesso di includere tali beni nell’ormai
prossima ripartizione di quota mensuale per il 1550, con grave danno
per il bilancio delle Città interessate.
Viene quindi proposta una misura “provvisionale”: i cittadini
milanesi “interessati” siano tassati dalle province, con patto di
rimborsare alla Città di Milano, ad estimo compiuto, quanto risultasse
da loro pagato più del dovuto. La proposta è resa operativa da Don
Ferrante: ea tamen lege quod Civitas Mediolani exoneretur illa portione
pro qua onerata reperietur ob illa bona quae cives mediolanenses
possident, et illa adijciatur illis Civitatibus in quibus bona ipsa sita
sunt, salvo tamen iure adequationis faciendae inter ipsas omnes
Civitates in fine dicti aestimi generalis ubi comperietur unam seu
aliam solvisse ultra quod esset sua contingens portio.
(con la clausola che alla Città di Milano siano tolti i tributi fiscali derivanti dai beni
posseduti da cittadini milanesi in altre province, alle quali saranno d’ora in poi
assegnati, salvando il diritto d’ogni Città ad un adeguamento compensativo nel caso
che – ad estimo generale concluso – risultasse aver versato al fisco in misura
eccedente la propria quota)
L’istituto del “provvisionale”: criteri ed ambiguità
Viene così instaurata la funesta serie degli addebiti creditizi tra le
Città, sulla quale, per tutto il secolo ed oltre, va a piazzarsi la
pressione fiscale dello Stato.
La “centralità” camerale in tal modo riesce ad installarsi entro
l’involuto sistema di corpi sociali “assemblati” nell’istituto
dell’“egualanza”, congegno fiscale al quale si accredita l’enfatica
funzione di realizzare, alla fine, l’auspicata ripartizione fiscale per aes et
libram: il Principe ne è garante! Nella dinamica dei fatti, tali
“impegnative di compensazione” si alimentano di riottosità vendicative da
parte di gruppi sociali “scollati”, ognuno dei quali, pur di attutire i propri
inevitabili carichi fiscali, si affida a strategie di carattere ipotecario,
mediante le quali scaricare le proprie passività su presunto più vasto
benessere altrui... S’innesca così un contagio inflattivo, che aggiunto
all’imprevidenza di politiche statali corrosive di erari, fa ulteriormente
degenerare i tessuti amministrativi locali, ricchi... di inesigibili crediti. Per
cent’anni è tutto un coro di vicendevoli recriminazioni tra i corpi
contribuenti dello Stato, e si concluderà con un gran pianto collettivo...
Per tutto gennaio e febbraio, mentre urge il versamento del
mensuale, gli Oratori di Cremona, Lodi, Pavia e Novara, forti della
sentenza emessa dal governatore, ne sollecitano l’esecuzione
nonostante contenga clausole restrittive, fanno pressioni anche presso
Sua Maestà mediante l’ambasceria del tesoriere Anselmo Tinto;
altrimenti vengano riportate in vigore le ripartizioni del mensuale così
come furono calcolate sul perticato civile del 1531, allora
comprendente anche i beni dei forestieri.
20
La città di Milano obietta che non bastano le ragioni esposte da un
ristretto gruppo di Città notoriamente a lei ostili. Occorrono più
esplicite garanzie: non è ancora stata definita l’entità delle quote che
le Province intendono assegnare ai “Cittadini Interessati”, operazione
necessaria dovendo la Città di Milano essere scaricata di altrettanta
quota fiscale; oltre a ciò, si devono fornire garanzie che a detti
Cittadini milanesi non saranno addossati – strumentalmente – aggravi
superiori alla norma; occorre pure verificare che i beni degli Interessati
siano estimati in base alla misura della pertica in vigore nelle diverse
località, non in base alla milanese, più corta d’ogni altra nello Stato.
Risponde seccamente ed immediatamente (10 marzo 1550) la città di
Cremona: tramite l’Oratore consegna ai Censitori l’estimo generale di
tutti i beni del Cremonese, ivi comprese le possessioni dei Milanesi,
compiuto con criterio paritario di trattamento fiscale; premesse tali
garanzie, insiste perché venga dato ordine al Referendario di Cremona
di vincolare alla Città tutti i contributi dei forestieri possidenti
nell’ambito provinciale.
Nel frattempo con lettera del 13 gennaio, Sua Maestà comunica a
Don Ferrante di aver sottoposto all’analisi dei giureconsulti la
legittimità del quod bona solvant in loco situs. Una ragione “interna”
alle Province spinge i Consigli delle Città, tra le quali Novara, ad
ottenere che in tempi brevi divenga operativa la sentenza di Don
Ferrante Gonzaga: urge infatti un pronto coinvolgimento degli
Interessati nella ripartizione e nel pagamento delle quote di mensuale,
ormai fissate definitivamente per le Città, perché il comportamento dei
Contadi, pesantemente danneggiati dal transito di truppe ospitate nelle
Terre e Ville e dalle sovvenzioni straordinarie loro assegnate, si fa
sempre più insofferente ed esigente: Novara, nel 1517, ha dovuto
piegarsi alla sentenza senatoriale che stabiliva, sia pure in forma
«provisionale», la ripartizione dei carichi straordinari in ugual misura
col suo Contado; ne deriva che anche la quota del mensuale, fissata per
il Novarese in 22 500.36 scudi, grava per metà sulla Città, anziché per
un solo terzo, come avviene nelle altre Province dello Stato. Occorre
saper giocare d’anticipo, sottraendo per tempo i beni degli Interessati
al conteggio “rurale”, ed aggiudicarli ai libri d’estimo civili.
È riscontrabile tale manovra nel catasto dell’estimo civile di Novara,
ove il cancelliere di detto ufficio, nel 1548, si è premurato di inserire
con assegnata quota d’estimo i proprietari milanesi, come più
estesamente si dirà altrove.
Sulle stesse posizioni stanno Cremona, Lodi e Pavia, i cui Oratori,
nel 1550, unitamente a quello di Novara, insistono perché i Censitori
diano ordine ai Referendari di dette Città di costringere i forestieri a
pagare le «gravezze in situ bonorum». Si danno garanzie che non sarà
loro applicata quota superiore a quella di ogni altro cittadino; «non può
intervenir inganno alchuno – dice Cremona – havendo già dato in
scritto tutti li Milanesi, che pretende dover sostenere li carichi con lei,
con la qualità de beni di ciaschuno»...
Sia detto per anticipazione: l’operazione rimane comunque
sommamente odiosa per Milano; si alternano tergiversazioni e pressioni
per quasi un decennio; a più riprese interviene «YO EL REY», ed il Duca
di Sessa, finché nel 1558, a seguito di una “conferenza” di tutti gli
Avvocati di Cremona, Pavia, Lodi, Como, Novara e Milano, i Prefetti
dell’estimo, «data la sigurtà secondo le lettere Reali di rilevare la Città di
Milano indenne per quello avesse pagato al di più della sua rata,
riservando a ciascuna delle Parti la sua ragione, ordinarono che i Milanesi
[gli Interessati] per modo di provvisione, e finattanto che l’estimo fosse
compiuto, pagassero per ogni m/300 scudi, che venissero tassati allo
Stato, a sgravio delle Città per i beni situati ne territorj d’esse»: nel Pavese
scudi 1040, nel Cremonese scudi 413, nel Lodigiano scudi 1012, nel
Novarese scudi 538 «quali in m/300scudi annui del mensuale costituivano
l’annua somma di scudi 9009 pagati dagli Interessati Milanesi in soglievo
delle suddette Città». Ogni Città ha però dovuto premettere una formale
garanzia a favore di Milano. Valga l’esempio offerto da Novara: il 22
dicembre 1558 Alberto Tornielli, Sindaco e procuratore della Città
promisit [...] sub obligatione bonorum dictae Communitatis, de relevando
et conservando illaesam et indemnem Mag. Communitatem Mediolani ab
omni eo, quod plus solvisse reperietur pro praefata Communitate
Novariae pro portione et rata sua in contributione aestimi, et solutione
collectarum imponendarum in Dominio Mediolani, et solvendarum pro
sua portione in dicta civitate [...] perfecto aestimo generali.
21
(s’impegna, sotto vincolo dei propri beni, ad indennizzare la città di Milano per
quell’ammontare di contributi d’estimo e d’imposte che, in vece sua, questa
risultasse aver eventualmente sborsato in misura eccedente la propria quota, quale
risulterà dalla revisione generale degli indici d’estimo)
Il “particulare” delle Città
Su un altro fronte ancora, apertosi con la grida di notifica del 1°
ottobre 1548, si stanno scontrando interessi divergenti e reciproche
sospettosità. L’ordinanza “gridata” perché si passi alla notificazione dei
beni stabili in tutto lo Stato, ha incontrato la pronta opposizione della
Città di Milano, i cui Avvocati, con l’appoggio degli Agenti e Sindaci
delle Città di Alessandria e di Cremona, propongono, quale misura più
efficace e meno dispendiosa, che si pervenga all’estimo mediante
misurazione generale, anziché per notificazione. Di parere opposto sono
Lodi, Novara e Como. Il Fisco, per parte sua, esige che, qualunque sia
il metodo adottato, si cerchi di ottenere la massima perequazione tra i
contribuenti.
Si fa nuovamente ricorso all’Imperatore, che il 27 maggio 1549
torna a sollecitare una rapida risoluzione dell’affare.
Perdurando le divergenze di vedute tra le città, Don Ferrante avoca
a sé la causa ma, pressato da incombenze ben più gravi, demanda ogni
cosa ai Prefetti. Costoro, a seguito di consultazioni con i rappresentanti
delle Città, consigliano a Don Ferrante di ordinare che «si cammini
avanti alla conclusione dell’estimo, estimando primieramente i beni
stabili d’ogni Città e Territorio ed havuta considerazione alla qualità,
al sito ed alla rendita o cavata d’essi beni», invitando inoltre le Città a
proporre i modi ritenuti più idonei per la misurazione.
Cremona propone che la misurazione inizi dal Ducato, con operazione
simultanea di sei squadre, ognuna delle quali composta da sei misuratori
eletti dalle Città e da sei cittadini milanesi: vi concorda Milano.
Pavia, per risparmio di spesa, propone che solo tre siano i misuratori
e tre i cittadini assistenti, ripartiti in tre squadre; con la presenza di un
rappresentante del Fisco, essi ricerchino minuziosamente il valore ed il
reddito dei terreni misurati, mettendo ogni cosa per iscritto: anche
questa proposta è accettata da Milano.
Cremona aggiunge che la classificazione dei terreni misurati venga
redatta con dizioni, concordate tra tutte le squadre, atte a descrivere le
varietà di terreno; e che sia impiegata l’unità di misura propria ad ogni
città.
Milano e Pavia si oppongono: meglio adottare la misura di Milano
sulla quale più agevolmente si potrà rapportare ogni altra misura locale.
(Si noti che la pertica milanese è la più corta tra le misure dello
Stato). Viene anche proposta una grida apposita, che obblighi i
proprietari a notificare i beni ecclesiastici e dei luoghi pii (unitamente a
strumenti e pagamenti d’affitto), in modo da facilitare lo stralcio di detti
beni da quelli secolari: Milano acconsente e propone che altrettanto si
faccia per i beni degli ospedali.
Novara, Como e Alessandria, fin’ora estraniatesi, ratificano quanto è
stato suggerito da Cremona.
Pavia, più tardi, precisa che non vuole essere misurata né con
Milano né con alcuna altra Città «come quella che da tutto in tutto è
separata».
Milano a sua volta propone, quale misura assai meno dispendiosa,
che si giunga all’estimo mediante gli indici del sale e dei fuochi,
calcolati sul perticato del 1531, potendosi in tal modo, senza altre
misurazioni né notifiche, ottenere chiari suggerimenti per l’estimo
particolare d’ogni Città.
Oltre a ciò, Milano ribadisce quanto proposto da Cremona e Pavia,
sia relativamente al numero delle squadre (tre), sia all’uniformità di
nomenclatura, insistendo sulla necessità di precisazioni scritte sia per la
qualità che per il reddito d’ogni terreno; la misurazione venga fatta per
successive Città, impiegando ogni volta tutte le squadre, utilizzando una
misura unitaria e tralasciando di misurare i beni montuosi, sassosi,
inutili, le valli infruttuose, e simili.
Cremona replica: la misurazione deve essere simultanea per tutto lo
Stato; i deputati delle Città ed il rappresentante del Fisco abbiano facoltà
di descrivere qualità, quantità, valore, prezzi e reddito dei beni misurati,
prendendo ogni necessaria informazione da agricoltori, massari, fittabili...
con giuramento e comminazioni di pene e multe in caso di frodi.
22
Vagliate le tante interpellanze, Don Ferrante dichiara di accettare le
proposte di Cremona, proponendo che il collaudo della misurazione si
faccia iniziando contemporaneamente in due o tre luoghi, onde evitare
le lagnanze dei Milanesi «d’esser stati primi o ultimi»; che si usino le
misure particolari ad ogni zona, annotando in un medesimo libretto le
superfici con qualità e «circostanze» loro. Si riserva – quanto ai beni
ecclesiastici – di udire il parere dei Prefetti, dopo un loro ulteriore
incontro con gli Agenti di tutte le Città.
Cremona si fa interprete delle altre Città nell’obiettare che,
trattandosi di un estimo generale inteso a rapportare con esattezza la
distribuzione dei carichi fiscali, la misurazione deve essere per tutti e
generale e particolare.
Don Ferrante replica: il Ducato non ha “tasso dei cavalli” (applicato
ai beni rurali), ma solo censo del sale (riservato ai beni civili), per ciò
non necessita di misurazione dettagliata, come le altre Terre; le quali,
per l’intersecarsi dei due sistemi fiscali, abbisognano di riordino e di
misurazione che accerti e distingua le terre “rurali” dalle “civili”.
Dunque il Ducato può essere misurato in generale e «in confuso».
speditezza nell’esecuzione (vedi Appendice, II).
Don Ferrante scrive al Papa per ottenere che gli ecclesiastici
notifichino i loro possedimenti in mano ad un economo designato dal
Pontefice. Non essendosi avuto alcun riscontro da parte di Roma, con
una grida si fa obbligo ai possessori dei beni immobili di monasteri,
ospedali, chiese e luoghi pii (ed ai loro fittabili e lavoratori d’ogni
sorta) di notificare entro 40 giorni, con nota sottoscritta in forma
autografa e rispondente a tutte le chiarificazioni richieste, in mano al
Bergamino; sono previste per i trasgressori pene pecuniarie: un terzo
d’esse andrà a beneficio del denunziante.
Pari ordinanza viene estesa ai Deputati, Sindaci, Procuratori,
Consoli, Anziani e Uomini delle Terre ove stanno beni di chiesa e di
enti pii; precisando che in pene ancor maggiori incorreranno coloro
che notificheranno come ecclesiastici beni in realtà laici.
Il piano di misurazione generale venne così ripartito: Milano col suo
Ducato fu divisa in otto squadre, ognuna con propri misuratori,
commissari e assistenti scelti dalla Città; le squadre vennero
ulteriormente suddivise in quartieri. Da parte sua il Fisco assunse cento
misuratori, assistiti da altrettanti cancellieri.
1549. Viene varata l’operazione d’estimo mediante misura generale
I quinternetti ed i libri delle misurazioni completi di dati contrassegnati
– ad ogni partita – dal nome del misuratore, venivano consegnati dal
cancelliere al commissario di squadra. E di ogni squadra,
preliminarmente, fu segnata la demarcazione (fiumi o strade) con appositi
segnali, per non incorrere in errori di sconfinamento.
Si lavorò per tutto l’anno 1549 e 1550, con la compilazione di 607
quinternetti, avendo misurate complessive 5 952 433 pertiche (con
revisione di calcolo: pt. 6 083 801 t. 16). Rimasero per il momento fuori
misurazione pt. 350 000 relative a zone innevate o a territori in
contestazione con altri stati confinanti; né entrarono in conteggio quei
territori dichiaratisi «neutrali tra lo Stato di Milano e quello de Venetiani»
o che proibirono la misura (tra questi: «Domo, Vald’ossola, Valvedra,
Valle d’antigolo [...] Trontano, Masera, Beurna e Cardezza [...] i luoghi
della Vanegiezza [...] oltre la Valenzasca, che doppo essere stata
misurata et stimata, è stata detratta dal Ducato») per un totale di altre
pt. 366 471 t. 6.
A seguito di ciò, i Prefetti ordinano che si proceda alla simultanea
misurazione del Ducato e dei territori di Cremona e di Pavia, eleggendo
i misuratori ed altrettanti cittadini assistenti da ripartire in sei squadre,
lasciando facoltà a tutte le altre città di inviare un loro assistente
misuratore ed un cittadino.
Nel giugno del 1549, premessa una nuova ordinanza di Don Ferrante
Gonzaga perché le Città eleggano misuratori ed assistenti, pena 4
denari per pertica alle inadempienti – denari, in tal caso, da destinare
agli stipendi di misuratori ed assistenti nominati d’ufficio – la
Commissione presieduta da Ludovico Bergamino, può dare il via alle
operazioni preliminari per «la misurazione generale dello Stato e
particolare per tutte le Città».
Una lunga serie di dettagliate norme è approntata dal Commissario
Generale, tale da assicurare la miglior uniformità di rilevamenti e
23
Il tutto fu poi suddiviso nelle 59 partite di corpi santi e pievi: Vero è
che parte d’esso perticato così misurato – ma non tutto – si è chiarito
per l e notificazioni, ancorché dette notificazioni in alcuna parte fanno
più somma di perticato, che non è della misura fatta alla distesa et in
alcuna parte meno. Onde di qui si conosce che giusto era et honesto
quanto l’altre Città contra Milano allegavano, dicendo non doversi il
suo Ducato misurare alla distesa et in confuso.
Il Cremonese – Città Contado e Terre separate – diviso pur esso in otto
squadre, fu misurato durante l’anno 1551, redigendo 190 quinternetti di
dati – esclusi i territori in contestazione – per un totale di pt. 1 601 098 t. 3.
Lodi ed il suo Contado, divisi in otto squadre, furono anch’essi
misurati nel 1551, per complessive pertiche 970 166 tavole 19 piedi 6
(escluse alcune porzioni controverse), con 106 tra quinternetti e libri.
Pavia ed il suo Principato vennero misurati tra il 1550 ed il 1551,
con ripartizione in otto squadre, con 194 libri di misurazione, per un
totale (escluse le differenze con terzi) di pt. 3 267 384 t. 8.
Novara e suo Contado: il territorio fu diviso in otto squadre, quattro
«di sopra» e quattro «di sotto», misurate nell’anno 1551 con 106 libri
di dati. Per la Riviera d’Orta necessitarono 114 libri (benché misurata
ed estimata, non sarà conteggiata nel perticato dello Stato e non
figurerà tra i valori ufficiali d’estimo, perché principato vescovile).
Il territorio novarese risultò essere pt. 1 546 056 t. 1. Restò da
misurare «per l’inobedientia di quelli huomini» tutta la Valsesia,
valutata «alla distesa» a pertiche 100 000 (vedi Appendice, III).
Como e Comasco: furono divisi in quattro squadre, misurate l’anno
1551, con 50 libri, per una superficie di pt. 796 813 t. 12 (detratte le zone
contestate o occupate da genti svizzere che si dichiararono esenti);
Alessandria, il suo Contado e le Terre diverse furono divisi in quattro
squadre e misurati nel 1551, con 35 libri, (con le debite detrazioni) per
una superficie di pt. 880 062 t. 3.
Tortona e Contado, divisi in 8 squadre (4 «nei monti» e 4 «nella
pianura») furono misurati nel 1551, con 31 libri, per pt. 602 892 t. 18.
In un elenco apposito furono suddivisi, per provincia, i dati relativi ai
territori dichiaratisi in vario modo esenti da misure fiscali «poiché
veramente erano nel Dominio, sì che per l’avvenire fossero dichiarati dover
concorrere si potessero essi ancora mettere in estimo»: nel Ducato i beni
svizzeri della pieve di Arcisate e la Vallanzasca (questa per pt. 90 471 t. 9 con
un valore estimativo di L. 312 573.13.8), nel Cremonese Calcio e Calciana,
nel Pavese i beni dei marchesati «dei Malaspini, Verminaschi, Godiasco,
Horamala, et del conte S. Fiore», nel Novarese la Riviera d’Orta (valutata
L. 3 372 122.0.1), nel Comasco altri beni svizzeri, nell’Alessandrino Cassine
e Refrancore, nel Tortonese Rivalta, nel Bobbiese la città di Bobbio e suo
territorio. Vi furono aggiunte – pur esse dettagliatamente descritte per città e
province, quantità e qualità dei terreni – le porzioni d’incerta attribuzione per
imprecisione di confini con gli stati circostanti (con pt. 37 115 t. 14):
risultarono così accantonate sub iudice complessive pt. 972 212 t. 1.
Con i dati contenuti nei libri dei misuratori, gli addetti dell’ufficio di
Ludovico Bergamino redassero altri due libri: il primo intitolato Della
redutione del perticato per la Città di Milano e suo Ducato, contenente il
perticato dei Corpi Santi e di ciascuna Pieve con qualità e quantità (con
indicata la sola quantità per i singoli comuni delle Pievi); nell’altro libro,
intitolato La redutione del perticato delle Provincie e Città furono
descritti i Corpi Santi d’ogni Città, le Terre diverse o separate, con le
porzioni controverse. Le notificazioni fatte per ordine di Don Ferrante sia
dai possessori dei beni ecclesiastici e luoghi pii, sia dai consoli dei
comuni, convogliate all’ufficio del Bergamino, furono anch’esse raccolte
in fascicoli, distintamente per Provincia e per Comune, per quantità e
qualità, e poi, ulteriormente, per sola quantità e per Comuni (vedi
Appendice, IV). I beni ecclesiastici delle singole province risultarono
essere (pertiche, tavole, piedi):
Cremona
pt.
264 483.1
Pavia
pt.
642 473.14
Lodi
pt.
217 132.11. 8
Novara (esclusa la Riviera d’Orta pt.
205 630.15
Como
pt.
119 522.10
Milano e ducato
pt.
1 188 782. 4
Alessandria
pt.
84 813
Vigevano
pt.
66 630.15
Tortona
pt.
41 370. 5
per un totale di pt. 2 830 840 t. 4 p. 8.
24
E qui volentieri sconfiniamo nella microstoria, attratti dall’aroma del
tempo che emana da un manipolo di missive: ci riportano all’atmosfera
di quei giorni non così pacata quanto potrebbe apparire ricomposta
nella sua ufficialità. Ci offrono la testimonianza diretta dei tanti modi –
i più impensati – nei quali il grosso congegno statale poteva incepparsi
ad onta delle accurate elaborazioni burocratiche.
1551 marzo 17
Al mag.co quanto fratello M.r Benedetto Piscator comm.rio di Novara
et Contado sopra l e mesure etc., li Deputati de la m.ca comunità di
Novara sopra le mesure del Novarese.
Mag.co quanto fratello,
hoggi havemo havuto una v.ra, ala qual rispondendo dicemo esser
fatto de la terza squadra per noi assignata al mag. co m.s Ambroso
Brusato dui, de le quale dui una è assignata per il signor Bergamino
al m.co m.s Ludovico Ferraro, e l’altra è assignata al m.co Canobio
ambi com.rij cess.
Però la prima parte della squadra a la qual si è deputato e deputamo
per commiss.o di la nostra Città il p.to m.co Brusato e a laltra parte
assignata al mag. co Canobio, havemo deputato e per la pnte
deputavamo voi, insieme con li assistenti e contramesuratori già datevi
in lista, e acciò che sappiatti in qual loco cioè dove comenza e dove
finischa la v.ra squadra e anche quella del p.o mag.co Brusato, se vi
manda la copia qua sotto annotata dela divisa fatta de detta terza
squadra per il p. to sr. Bergamino, né altro mi occorre.
La terza squadra si è divisa in doi comenzando a Orfengo dreto a detta
roggia Crotta, seguitando al insù sino ala strada biandrena, seguitando
detta strada sino a Biandrà, revoltando a la strada, et da Biandrà a
Casalbeltramo, et da Casalbeltramo a Casalvolon, et da Casalvolon a
Borgo, seguitando detta strada sino ala Crotta [al m.co Ferraro];
l’altra parte comenza a detta strada, va da Biandrà a Casalbeltramo, et
da Casalbeltramo a Casalvolon et da Casalvolon a Borgo, rivoltando
dreto ale confine vercellese sino ala strada, et da Orcetto a Biandrà
seguitando detta strada sino a Biandrà [al m.co Canobio].
Alli piaceri vostri.
1551 adì 7 jullio
molto mag.co s.r comis. [?],
Jo Alex.ro di Stanga trabucatore de mr. Gio Pavolo Mocio, agremensor
asig.to in la sq.dra vostra, querello a V. S. denotandollj qualmente herij,
dopo el disnare, circha orre vintiuna esendo nel oficio mio del trabucare
et esendo a firmatto tanto che si pianteseno le bachette, levando lo p°
trabucho proferendo el n° vintiotto, mr. Jo. Battista dil Carmeno da
Chanobio mi disse non esser tanti ma esser senon 27 et per questo se
recorse la linea et se trovò el vero numero lo detto per lui, et da poi mr.
Bernardino di Lomacin anchora da Canobio, quali tutti doj sempre sono
statti asistenti per Canobio, mi disse «trabucatore fa la justizia, che mi è
stato detto da doj putti che ogi trabucando hai fatto soravanzare lj
trabuchi, che al dispetto de la nostra sel faraij ti darò di una stanga
traverso al chollo», al che jo respose non haverlo fatto et che non lo faria
perché son homo da bene et ho lo juramento dal s.r. comis.o generale da
fare la justizia pe tanto ricercho da V. S. qual ha la autorità da
provedere, volia provedere a questi inconvenienti aciò dretto le parole
non venesemo allj fattj.
et al tutto furno presente mr Hier.o Cremascho asistente et mr
Baldesar Gazola contra mesurator, tutti doij elletti per la ma.ca città
de Milano, mr Mercurio Manara asistente per la mag.ca città di
Cremona et mr Jo. Pavolo dal Mocio ss.to agrimensor per la Ces.a
Camera et il detto mr Gio Battista dil Carmen da Canobio.
1551 adì 19 luglio in Canobio
Mr. Alessandro Bergonzio assistente per la città di Vigevano, incaricato dal
commissario Francesco Canobio ad accomodare certe qualità de terre
misurate per m.ro Rofino Pastor ces. misurator a nome de Pavia ne la
iurisd. de canobio, ha detto et confessato haver ordinato in detto acordio et
fra le altre cose haver fatto descriver al detto m.ro Rofino una quantità de
brughera in monte, quale he parte agenestrata et parte afelexata con
qualchi pascolo per sterile, et richesto per li asistenti perché ha fatto [ha
dichiarato] eser così fatto et servato a Vigevano, che simile brughera non
sono poste in misura ma lasate per sterile et questa esso mr Alexandro lo sa
per vero ateso che lui era per la detta città elletto a visitar tutte le squadre
assignate ali comiss.ri l’anno passato quando se misurava Vigevano [.. .]
25
Tutto ciò è stato dichiarato alla presenza del Sr. Canobio Benedetto
Piscator asistente per la mag.ca città di Novara, mr Gioanni Gotto
asistente per la mag.ca città de Cremona, mr Zanino e JoPaulo
fratelli del Mozio repartitor et mesurator per Cremona, mro Philippo
di Chiari misurator per Cremona, mro Basano Zaijno misurator per
Lodi e mro Angelo Bonade misurator cremasco.
Fratanto si è ordinato al Canobbio che faccia che il Cazola sia dacordio
con il nostro contramisuratore in levar fora dil quadro distintamente la
quantità de le brughere che loro hanno intitulato “prative”. Io non sarò più
longo per hora hor introvar la Regina, cossì li baso le mane.
da Milano alli di novembre 1551 de vre sigrie come fratello.
Zinardo Torniello
die jovis 8 octobris 1551 in Fara
Al Sr. Franc.o Canobio comissario cess. sopra ciò deleghato alle misure.
Se vi denuncia la infrascritta querella della qual la S.ria V.a como
ministro di la squadra, quella si dignerà amandarla in exechucione et
in forma di Camerra, como quella chredo non farà altramente.
Prima ritrovandomi sule misure ale confine di Fara et Briona in
compagnia con m.r Jo Ant.o mariano misurator Cess. et insieme con
mr. Jo Ant.o Imperial asistente ut supra, et insieme con altri infras.ti,
dil che el s.to Imperial prexentuoxamente meter mane al pugnalle senza
dire altro et me seguitò per uno spacio in scorsa per amazarmi, senza
cauxa alchuna como ampliamente quello si poterà informar per li
testimoni infrascritti:
il s.r Paullo Capra asistente per la mag.ca Cità di Novarra,
et più Bernardino Porcha da fara,
Petro de Tognion qualli erano presenti per piantar bachette.
Quella si degnierà con il suo giuramento di far lexamino et far quello
che vol justicia
il minimo servitor de vostra S.ria
Alesandro Lochadello contra-misurator ut supra
Mag.co da fratello honor.do,
Sapete che alli giorni passati quando venestene a pigliar la paga vi
ordinaij a bocha che occorrendo venesse il commiss° Legnano a
ricercar parte di quello restate de la vsr. squadra li dovestoni assignar
tanta parte che tutti doij venestovi a finir a uno tempo così di novo vi
replico per la presente debiati eseguir acciò quella provincia novarese
non restasse imperfetta sopragiungendo qualche neve o mal tempo...
JoFrancesco Canobio Cess. Comiss° alle misure, da Milano il 4 nov.
1551
[Ludovico Bergamino]
Alli molto m.ci s.ri come fratelli sig. deputati de misure del novarese
Molto m.ci s.ri, in questa hora ho recevuto le di V. S.ri con la copia delli
coman.ti et app.ne incluse, e subito andai da li s.ri prefetti dolendomi in
nome della mag.ca comunità nostra di Novara della rigorosità et
arrogantia del Canobbio. E dopo molte parole, essi s.ri son venuti in questa
determinatione... quali toccano al particolar dello assistente et homini de
Boca et Mazora. E vi trovaretti anchora la provisione che fanno sopra la
differentia delle brughere et Strona et Sizono. Et se non fosse che il S.r
Bergamino è agravato di febre, venessi a visitar il loco.
Mag.co da fratello honor.do [Gio Francesco Canobio],
Il sr Zanardo Torniello uno delli eletti per la città de Novara al
negocio delle mesure si è dolluto non servarsi lo horde fatto circa le
baraze asolcate, dicendo si dischriveno per terre al presente inculte. Et
ricercata provisione per li ill.mi s.ri Prefetti si è detto debiate advertire
a detti baraze et far si servi il detto ordine et dove habiate dubio che
siano vere baraze, se pur vi parerà di dischriverle per terre al presente
inculte, gli potretti agionger “qual novaresi dicano apellarsi Baraze”
né altro, da Milano il 30 settembre del 51
[Ludovico Bergamino]
Al 7 di aprile del 1552 i prefetti dell’estimo generale dello Stato di
Milano scrivono ai Deputati novaresi «pro interesse camere»:
avvisano che il primo giorno dopo le feste di Pasqua si manderà a
misurare la Riviera d’Orta e Vogogna e sua giurisdizione, a
completamento delle misure dello stato di Milano. Nel dubbio che tale
terra sia novarese o milanese, non saranno imposte tasse per i misuratori
(a nessuna delle due parti).
26
Occorre inviare a Milano persona pratica con libri liste di misure o
riduzioni dei comuni uniti, all’ufficio per un confronto con le misure
dei libri camerali, non dopo passata l’ottava di Pasqua.
Occorre anche provvedere, con rilievi sul posto, di ridurre le tante
diversità de qualità descritte per li misuratori, quale si vogliano redur
in menor numero per non far tante scritture impertinente come già è
stato significato per iscritto, giorni innanzi, all’oratore novarese.
1554 maggio 21
Jo Bernardin Mezin agrimensor de Novara per il Sr. Henrico Turcho
ecc.mo refferendario di Novara,
de volontà de tuti doij le parti, cioè il comun de Cavaij et il comun de
Fontané ad andare a menzurar il teratorio de Cavaij io sono andato
ali 16 dil presente et ho comenzato a menzurar particularmente, et
vedendo luomini da Fontanei, che menzurando particularmente seria
andato tropo in longo, et anno pigliato un altro spidiente: amesurar a
quadri grandi per spidir più presto la misura, e così ò mesurato giorni
tre il primo particularmente et doij giorni a quadri;
da poi queli de Cavaij meanno portato una litra che io non debia
mesurar nisuni de li beni civili e così meso partito dala detta impresa.
Il “per aes et libram” tradotto in sistemi di calcolo
La misurazione generale dello Stato si conclude nel 1551.
Nell’ufficio del Cesareo Commissario Generale per l’Estimo Ludovico
Bergamino l’ingente apparato di dati viene elaborato con processi
aritmetici atti a fornire accorti indici d’estimo: è necessario che questo
risulti fondato sulla qualità e sulla – vera o presunta – resa dei beni
fondiari, in ottemperanza almeno virtuale con la programmata
ripartizione fiscale per aes et libram (vedi Appendice, V). A tale
scopo, tra il ’52 ed il ’54, una reiterata pubblicazione di grida da parte
di don Ferrante Gonzaga fa obbligo a tutti i sudditi dello Stato di
esibire all’Ufficio dell’estimo notificazione di vendite e locazioni di
beni stabili effettuate tra gli anni 1545-1552, specificando nome e
cognome di contraenti, sito quantità e prezzo del fondo locato o
venduto, il tutto sottoscritto e garantito con giuramento.
Analoga richiesta viene rivolta dai Prefetti dell’estimo al Vicario e
ai “XII di Provisione”, perché ottengano che i notai di Milano
segnalino all’ufficio del Bergamino gli estremi di ogni atto di vendita o
di locazione da essi rogato durante lo stesso periodo di anni.
Forti obiezioni – le più gravi – vengono mosse dalla città di Milano
che ritiene assai pi ù significative ed omogenee le quotazioni contenute
negli atti di vendita degli anni 1535-1539 (quando – annotiamo –
estinto il casato degli Sforza, Carlo V ha inglobato Milano nei domini
asburgici, Francesco I ha invaso Savoia e Piemonte: anni di tensione,
con dissesti patrimoniali e svalutazione di beni fondiari). Gli Agenti di
Milano giungono a sostenere che i notai delle altre Città redigono atti
talmente difformi dallo stile praticato dall’Ordine milanese da risultare
invalidabili e spesso viziati da gravi omissioni di dati contrattuali quali:
se il contratto è “di grazia”, se vi siano clausole concernenti le scorte
massarezze, sovvenzioni o simili con relative transazioni pecuniarie...
L’anno 1555 il duca d’Alba, assunto il governatorato di Milano,
emana ulteriori gride di sollecito, perché si proceda speditamente nel
dirimere difficoltà e concretare procedure; ma, per la guerra «che
ancora bolliva», non si giunge ad altro che alla rubricazione di prezzi
di vendite e di locazioni. Finalmente nel 1559, sotto le insistenti
pressioni del duca di Sessa governatore di Milano, le Città e la Camera
sembrano accordarsi su tre sistemi preferenziali di conteggio, costruiti
su dati desunti dagli atti notarili rogati nel quinquennio 1545-1549 (un
periodo cioè di relativa stasi politica e di rilancio mercantile con
conseguente aumento di liquidità). L’assunto di fondo è che si
raggiunga un riordino fiscale ufficialmente immune da sperequazioni e
meglio rapportato alle constatate capacità patrimoniali di ciascun
contribuente.
Il primo sistema di contabilità viene proposto dagli Agenti della
città di Pavia, esemplificando per la sola coltura dell’“aratorio”:
– dai dati di vendita (perticato e prezzo) si possono ottenere tanti
valori medi alla pertica quanti sono gli atti notarili disponibili per un
dato anno e in rapporto ad un certo territorio;
27
– derivandolo dall’insieme di tali dati particolari si ottiene il valore
medio annuale della pertica, per quello stesso territorio;
– operando sull’insieme dei cinque dati annuali (entro l’arco 1545-49)
si ottiene il valore medio desiderato alla pertica, riferito a quel territorio;
– non rimane che raccogliere tale valore dai singoli territori
componenti una data squadra (o provincia), onde calcolare il valore
medio alla pertica di quella squadra (e similmente d’ogni squadra e per
ogni singola coltura) in base al quale verrà determinato l’ammontare
d’ogni altro valore fondiario.
Tale procedere per media aritmetica comprime i valori medi alla
pertica entro una fascia di indici d’estimo assai meno differenziati al
loro interno, di quanto non sia la dissimiglianza tra i prezzi di
partenza. Ne conseguono tre eventualità:
– è prevalente il numero degli strumenti di vendita di buon terreno su
quello di vendita di terreni scadenti. In tal caso si ottiene – per media
aritmetica, come detto – un valore alla pertica inferiore, ma prossimo, al
più alto prezzo di vendita, con evidente aggravio d’estimo per i
proprietari di terre povere e con discreto vantaggio per il fisco (e per il
bilancio nei pingui poderi);
– nel caso opposto di prevalente vendita di terreni scadenti a basso
prezzo: il valore medio alla pertica ottenuto non raggiunge, comunque,
un appiattimento pari ai prezzi di vendite più bassi. Il contribuente
povero rimarrà ugualmente tassato più della propria capacità
patrimoniale, il fisco non realizzerebbe un gettito rispondente alla
portata di ricchezza globale, con corrispondente sensibile sgravio per la
categoria dei terreni più produttivi;
– terza ed ultima eventualità: a parità di vendite tra terreni buoni e
terreni scadenti, si otterrebbe pur sempre un valore medio tecnicamente
inefficace di fronte allo schiacciamento fiscale per le classi di
proprietari meno abbienti.
Per attutire l’eccessivo bonifico o l’accentuata pressione, disfunzioni
insite in codesto primo metodo, viene prospettato il correttivo di
escludere dalla media i prezzi di vendita troppo bassi o troppo alti.
Da qui la dizione (che riporteremo in successive tavole) “prezzo...
senza eccessivo” “... con l’eccessivo”, con due contabilità parallele.
Per ovviare all’eventuale mancanza di strumenti di vendita
(locazione) in un Comune o per un dato anno, si ricorre ad un valore
medio desunto dai valori degli anni antecedente e susseguente.
Senonché le lacune di dati per annate (per colture) o per Comuni
– terminata la raccolta degli strumenti notarili – risulta così ampia da
suggerire un sistema alternativo di computo, promotrice la città di
Milano. È assai sbrigativo e sembra rispondente ad una esigenza di
giustizia distributiva comprensoriale: propone che si sommino al gran
completo «fatta confusione» tutte le pertiche più o meno rispondenti ad
un fondamentale tipo di coltura vendute nel quinquennio 1545-49;
altrettanto si faccia dei relativi prezzi di vendita; dalle due grandezze
rapportate deriverà il prezzo medio alla pertica, per quel tipo di
terreno, per quella determinata zona.
La proposta milanese non trova consensi presso gli Agenti delle
altre Città dello Stato: viene subito scartata come non rispondente
all’equità di una tassazione. È possibile ipotizzare sulle ragioni di parte,
con relativa approssimazione al vero, tenendo presente in qual misura
le vendite dei terreni, produttivi o meno fertili, rispondano a fasi
economiche di “crescenza” o di regressione agricola con ingredienti
più o meno catalizzanti di speculazione.
All’incetta di terreni scadenti, a basso prezzo, non risponde così
prontamente la curva del rialzo; così come “il miglior offerente” non
sempre è contrassegno di sanità di mercato per le terre buone. È difficile
comunque supporre simultaneità di vendite di appezzamenti redditizi e
di improduttivi, specialmente se si è – come nel periodo 1545-49 – in
una situazione relativamente tranquilla nelle nostre regioni. La stasi
bellica lascia spazio a riprese di forza mercantile; ma, più che altrove,
a Milano i cittadini si ritrovano potere d’acquisto e capacità
d’investimento competitiva specie in aree depresse, ove è loro possibile
incettare – a latifondo – vaste terre scadenti o scadute di rendimento.
La sfasatura tra la ripresa economica milanese e quella delle Province
dello Stato genera la ramificazione al di fuori del Ducato degli
«Interessati Milanesi», per di più agevolati da rispondenti misure fiscali
– in un certo senso – “protezionistiche” che li esimono da ogni
contribuzione fiscale che non sia con la città di Milano.
28
Non è dunque azzardato ipotizzare che la proposta milanese derivi da
lungimiranza economica legata a siffatta migrazione di interessi che – ove
si insedia – con massicce disponibilità scombina i parametri estimativi
locali, provoca abbattimento di valori d’estimo e di conseguenza un
indiretto contenimento dei valori d’acquisto delle terre migliori della zona.
«Perciò fu proposto che meglio era pigliare una sola pertica di
ciascuna vendita»: la spiegazione ufficiale con cui si declina dal modo
proposto da Milano sembra collimare con i fatti.
Si prospetta un terzo modo che, rifacendosi al primo, lo perfezioni
costruendo un valore alla pertica non soltanto legittimato dalla media
dei prezzi di mercato, ma pure – quale base per una indicizzazione di
imponibile – rapportato alla consistenza fondiaria di ogni comprensorio
(o squadra):
– vengono escluse le vendite minime; le piccole frazioni di terreno
raramente sfuggono a valutazioni affettive di prezzo, a differenza delle
quotazioni per appezzamenti più vasti comunemente costruite sulla
effettiva resa media del terreno;
– quindi, utilizzando i criteri adottati nel primo metodo di computo
(di cui sopra), viene fissato il valore medio “locale” della pertica per
un determinato tipo di coltura per tutti i Comuni di una data squadra.
A questo punto – facendo intervenire la consistenza fondiaria d’ogni
comunità – si procede a calcolare la “media ponderata” dei valori medi
locali già ottenuti. L’operazione è eseguita «pigliando tante pertiche, o
vero il prezzo d’esse a ragione di uno per cento» del perticato totale di
quel certo tipo di coltura preso in considerazione e presente entro i
confini di ciascun Comune; la somma così ottenuta vien divisa per il
numero di pertiche entrate in conteggio; il quoziente costituisce il nuovo
valore medio ufficialmente frutto di una più persuasiva fiscalità se
osservato dal contribuente, (che – su opposto versante – garantisce il
ricupero “equo”, ma pienamente fruttuoso per la Camera); non solo,
esso può essere assunto quale valore sostitutivo di dati mancanti, data
la sufficiente omogeneità geografica o quanto meno economica di
Comuni contigui compresi nella stessa squadra.
L’8 marzo 1560 viene emanata dal Duca di Sessa un’ordinanza le
cui disposizioni sono al tempo stesso riflesso delle molteplici difficoltà
occorse per avvicinarsi ad una norma comune, e prova tangibile di
avanzamenti concordati tra le Città ed i Prefetti dell’estimo.
Alla prova dei fatti la raccolta di strumenti notarili di vendite e locazioni
è risultata monca e dispersiva, per le rimarchevoli oscillazioni di quote
lungo il quinquennio 1545-49; si riduce il periodo al biennio 1548-49, come
dall’inizio avevano proposto i Prefetti. Si dispone di escludere dai conteggi
gli strumenti notarili contenenti vendite plurime, o gravate da pattuizioni di
grazia o di tipo livellatico e simili, allo scopo di evitare “inquinamento” ai
valori medi calcolati. Per ciò stesso si dispone che si faccia un estimo
particolare per i terreni compresi nei Corpi Santi delle Città, essendo
generalmente maggiorato il loro prezzo in rapporto ai terreni dei Contadi.
E omnibus perpensis ci si atterrà al terzo metodo di calcolo,
raggruppando però i valori medi delle singole voci di squadra in
altrettanti valori medi provinciali.
Notiamo che il conteggio operato a squadre rende meno avvertite le
discrepanze di quotazione tra Comuni viciniori, con conseguente
operazione d’estimo più indolore per i fiscalizzati; ancor meglio, se i
confini fiscali vengono spostati al di là delle demarcazioni di squadra... Il
che non equivale però a sopire gli attriti: diciamo che essi vengono
ricollocati nella loro sede politica più naturale. Ed infatti, non appena si
conclude il lavoro redazionale dei Libri dei prezzi à luogo per luogo e poi
dei Libri delle reduttioni d’essi à Città per Città, et à Provintia per
Provintia... «nacque differentia tra l’una Città e l’altra, essendo che da
alchune si voleva che una qualità di terreno fosse estimata ad un modo et
alchune ad un altro, sì come sempre in questo erano state discordi».
Dalla “politique d’abord” alla burocrazia
Ci si muove in un contesto tutt’altro che riducibile a tradizionali
semplificazioni di scontate diatribe tra fisco e contribuente.
Già la misurazione “a tappeto” di Ducato e Province è stata una
dimostrazione tangibile che viene innanzi uno Stato onnicomprensivo
di ogni altro status, fornito di inequivocabili determinazione e capacità
sia nell’individuazione tecnica dei beni quanto nella decifrazione dei
patrimoni dei singoli.
29
Si stanno travalicando le generali notificazioni di proprietà, a più
riprese celebrate nei secoli XIII e XIV, imposte dai governanti con
solenne corredo deterrente di «esecuzione personale o di beni», e tradotte
in opera utilizzando consoli notai ed agrimensori casalinghi. Ciò è del
tutto rispondente all’immagine di uno Stato patrimoniale economicamente
gestito dai propri Corpi, che, col loro pretestuoso e reiterato ricorso
all’apparato amministrativo nell’alternanza tra pretese comunitarie e
divaricanti particolarismi, bon gré mal gré propongono all’apparato stesso
una ineliminabile collocazione politica di sovranità.
E le sovrane determinazioni politiche, remote ed incomprensibili, e
non di meno inappellabili, veleggiano al di sopra di codesta politique
d’abord delle Città. Ed i conflitti tra i Grandi inesorabilmente si
traducono in ripetute sollecitazioni sulle antiquate intelaiature fiscali:
con interminabili istanze “erariali” la Camera richiama il suddito al
ruolo di fidato e fiducioso contribuente dell’Eccellentissimo Magistrato
delle Entrate e, come tale, inserito nella grande realtà dello Stato...
Così come – sul versante religioso – il fedele viene violentemente
estraniato dal proprio circoscritto e ben finalizzato mondo devozionale,
fatto di Madonne del latte, o di Santi curatori dei “fuochi” cutanei, e
trascinato dalle angosciate richieste della Gerarchia ad offrire preci per la
dilaniata Fiandra, per l’insubordinata Inghilterra: orizzonti religiosi che
oltrepassano la stessa capacità professionale dei cartografi locali...
È indubitato che, a loro volta, i transiti militari spagnoli e francesi, di
“alleati e di nemici”, il trascorrere stesso di pestilenze “venute
d’Allemagna”, “dal paese degli Svizzeri”... dilatano inesorabilmente
l’ambito esistenziale di ognuno.
Permangono gli organismi comunitari, nelle Ville Terre e Città;
resistono le comunanze tradizionali e culturali. Ma si affianca una formula
universalizzante ed ideologizzata che “individua” la consistenza economica
di ciascuno e lo fa “singolo”, tende a circoscrivere entro una definita
contribuzione la funzione economica di ciascuno per orientarla verso un
nuovo centro comune e gratificante: lo Stato che, da un lato – giocando sui
particolarismi – prospetta come più indiscussa garanzia per il suddito la
propria equilibratrice giustizia distributiva in cambio della corresponsabilità
di tutti nel sostenerne l’incolumità ed il patrocinio, d’altro canto – quasi ne
riconfermasse l’autonomia amministrativa – chiede alle Città e Distretti
che si facciano carico in solidum d’ogni obbligazione fiscale del
cittadino. La conseguenza inevitabile per le magistrature locali, esasperate
dalle pressanti esigenze del fisco, sarà di abbandonare progressivamente i
tradizionali meccanismi “casalinghi” di ripartizione e riscossione fiscale
tra “civili” e “rurali”, con connotazione sostanzialmente fiduciaria, per
assumere, con sempre minor riluttanza, sistemi di fredda esecutorietà:
s’innescano anche così lunghi processi involutivi economici e sociali.
Siffatte considerazioni emergono spontanee leggendo l’imponente
apparato di inchieste formulari progetti repliche e titubanze da cui era
giocoforza per l’Amministrazione Cesarea ricavare un orientamento
fiscale che fosse plausibile economicamente e politicamente. Lo dice lo
stesso florilegio di vocaboli utilizzati dai geometri di squadra per
specificare le tante qualità dei terreni misurati: un’estesa nomenclatura
che ci consente un insperato profilo agricolo per le nostre terre nel ’500.
Ma i tanti dettagli dovettero costituire una giungla di significazioni per
l’ufficio del Bergamino, all’atto di tradurle nelle assai meno descrittive
quote d’estimo; il ricorso all’ermeneutica delle autorità locali fu ritenuto
indispensabile, anche se denso d’incognite, tenuto conto dell’ambigua
semantica del contribuente quando fornisce delucidazioni.
E fu così che alla nomenclatura differenziata s’aggiunsero, per
ulteriore complicazione, i complessi parametri di valutazione sulla
rendita dei terreni invalsi in ogni Provincia sulla base di inveterate
esperienze di produttività stagionali e di interazioni di baratto.
Criteri d’estimo nell’ottica novarese
Un preziosismo storico ci è offerto dallo scambio di quesiti e
chiarimenti avvenuto fra i Magnifici Signori Censitori milanesi e la
Magnifica Città di Novara (1563): [...] et a ciò che non possi dire
alcuno – si cautelano i Censitori – che non si sia datto notizia anche
delle difficoltà particulari né che le raggioni sopra dette difficoltà non
siano state udite, si dà agli Agenti delle Città l’infra notta de difficoltà
particulare quali essi habino de considerare et dire il modo et forma
che voriano che si tenessi nel concludere l’estimo.
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1) Una prima difficoltà concerne gli orti ed i giardini: esistono pochi
strumenti di vendita e di locazione a tal proposito. Occorre dare loro
un valore equivalente all’aratorio, o al vigneto, o come?
Novara propone che orti giardini et sciti quali sono asciuti vengano
valutati 1/3 di più del prato irriguo: per ciò che simili beni per il più
sono vicini a le città et terre et così si possino facilmente cultivar et loro
frutti sono più vendibili et di magior prezzo et di manca condotta, che
non sono prati etiamdio adaquati, che sono per il più lontan de le città
et luochi et li frutti loro non sono vendibili et di più spesa a condurli
che li de li orti; li quali se serano adaquati, si dici che devono esser
estimati al doppio di più de li prati adaquatori attese le ragioni sudette
et l’aqua che vi si agiongi.
2) La seconda difficoltà scaturisce dall’imprecisione della
denominazione «adaquatorio», con la quale la Camera stessa connota
gli aratori o gli aratori vignati: quale valutazione farne, ove si riscontri
negli strumenti notarili di vendita l’assenza di tale connotazione?
La risposta novarese è che si potrebbe arbitrare che i terreni arabili
adaquatorij, atteso la qualità de l’aqua davantagio quale se può dire
l’anima de la terra, si estimassero doi terzi di più che i terreni
solamente arabili;
et le terre arabile adaquatorie et avidate un terzo di più de li terreni
solamente arabili et adaquatorij;
per ciò che la qualità de la vite et li frutti che da lor provengono non
posson portar manco di prezzo et di redito d’un terzo di più del prezzo
et redito dei terreni arabili adaquatorij;
oltra che nel perticato generale imposto gli anni passati, si è pagato
un terzo di più de i terreni arabili adaquatorij et avidati che de i
terreni solamente arabili adaquatorij.
3) Una terza perplessità concerne i risati ed i «prati scarpati»
(sovesciati), dei quali negli strumenti notarili non si fa specifica
menzione.
Vien suggerito un valore superiore di 1/4 al valore attribuito ai prati
irrigui per ciò che chi può negare che da una pertica di riso non se ne
cavi al meno un quarto di più che da una di prato adaquatorio;
et che da un prato scarpato non se ne cavi ditto quarto di più [...]
chi dubita se no, non scarperebbe.
Vedemo pur che i prati si scarpano per seminarvi i lini et adaquarli
et dopo il miglio et dopo il formento, tutto adaquando con i salmartini
[Hidrometra stagnorum] per li solchi como si vede in Lodegina o
altrimente.
4) E che dire dei «prati avidati»?
[...] a la quarta difficoltà se dici che ’l prato avidato si debbe
estimar un terzo di più de i prati solamente adaquatorij et senza vite,
atteso che le vite rendeno un terzo di più utile che l’erba sola,
quantoche le vite fussero a filagni rari ne li prati.
5) Notevole perplessità si incontra nel dover concordare le
dettagliate nomenclature impiegate dai misuratori con le generiche
indicazioni di coltura usata negli strumenti notarili; ciò riguarda in
particolar modo i modi di allevamento delle viti, i prati irrigui o meno,
la dizione «incolto» aggiunta a diversi tipi di terreno al piano o al
monte, i tanti tipi di terreno boschivo:
come se debbeno estimar le viti spesse, avidati semplicemente,
ronchi, ronchi in cortello et altre simili qualità, si dici che non
potendosi così sminuzare le cose, basterebbe f ar tre pezzi solamente:
cioè di ronchi et ronchi in cortello et di ogni sorte, che si
estimano quattro;
le vigne spesse, filagni che si abrazano duplicatamente o
triplicatamente o contratriplicatamente, che si estimano tre;
ma i filagni soli discosti et molto larghi l’uno da l’altro si estimano
due.
L’imprecisa descrizione di terreni e colture fornita dagli strumenti
notarili di vendita va affrontata avendo riguardo alla maggior o minor
presenza d’un certo tipo di terra in una squadra o plebe: nel caso si
abbia maggior quantità di aratori «adaquatori» che non di semplici
arabili, occorrerà collazionare dagli atti notarili preferibilmente i valori
attribuiti ai terreni arabili irrigui; et il medesimo si dici ne li ronchi in
cortello et ne i prati adaquatorij et ne prati asciutti, dove i stromenti di
vendita non fanno mentione se non simplicemente di ronchi o vero di
prati; per che si debeno intendere secondo la qualità che più abonda
in quella plebe o vero squadra.
31
Volendosi dare un prezzo apposito ad ognuna di codeste qualità,
separatamente misurate e descritte, basterà assegnare agli aratori irrigui
il prezzo degli aratori semplici maggiorato di 2/3, o – con
procedimento inverso – dimezzare, per lo meno, il valore degli aratori
irrigui con ciò sia che la terra sola senza acqua è come un corpo
senza anima et così con l’aqua è corpo;
[...] risati incolti, aratorij incolti, ronchi incolti et avidati incolti si
deveno estimar in la ottava parte solamente di quello che si estimano
dette qualità quando sono colti;
risati incolti presupongono che si habbino altre volte potuto
adaquar et che il medesimo si possi fare al presente et al avenire, onde
quella parola “incolti” presupone che non habiano d’aqua
ordinariamente ma che la possino havere per concessione d’altri et che
li si pò arbitrar secondo la comodità de l’aqua sudetta et la difficoltà
di ridurli a coltura a la ottava parte del prezzo de i risati colti.
Lo stesso vale per gli arativi incolti, tali cioè che difficilmente si
riducono a coltura essendo zerbidi et aboscati et con altre male
qualità, o per i ronchi e vigne incolti che presupone che li siano
piantati le viti quantonque siano incolti.
Per determinare il valore di selve e boschi in genere, ci si deve
fondare, oltre che sul tipo di piante, sulla loro ubicazione, se vicini a
navilij et comertio de persone; eccettuate però le selve di castagni quali
se debbono estimare havuta la debita consideratione al redito.
Ciò valga anche per le «regone», zone depresse lungo i fiumi: salvo
sempre l’arbitrio degli illustrissimi signori Prefetti perché a dette
qualità così generalmente proposte non si può dar certo prezzo.
6) Raccolte in un’unica grossa categoria, difficile da valutare, le terre
meno produttive: zerbi, brughere, paduli, arzeni, sabie, gierre, frachie,
boschi precipitosi, pascoli precipitosi, mareschi, isole (senz’altra
qualità), monti sterili, cavi, guasti, strade, accessij, libie, piazze, siti de
chiese, cimiterij... poco o affatto riscontrabili negli strumenti notarili.
A tal riguardo si fa notare che per brughiere gerbidi e simili già il
Commissario generale Alessandro Grasso preposto alla riforma
dell’estimo rurale nel Novarese, data la riscontrata improduttività di
tali terreni, aveva omesso ogni valutazione; altrettanto la città di
Novara aveva fatto per il suo estimo particolare; identico
comportamento avevano adottato le altre Città dello Stato:
[…] il medesimo si è fatto nel nuovo perticato, che nulla s’è pagato per
simili beni, che in effetto nulla vagliano, come si vede apertamente che
d’essi non vi si trovano né locationi particolare né vendite; tanto più che
le terre arabili et avidate nelle Provincie o squadre dove sono dette
brughere et altro hano havuto maggior stima per la comodità de dette
brughere, per il stramare in esse che si suol fare per far rudi [letami] per
ingrassar dette terre arabili et avidate; la qual stima sarebbe stata minore
senza esse brughere, onde volerle estimar appartamente non sarebbe
altro che estimarle due volte, il che non si deve fare.
«Paduli e arzeni» potrebbero essere invece valutati 1/6 dell’aratorio
massime che dreto ai fiumi ci sono molti arzeni lavorati et ne i paduli
ci sono gabbe [piantine di salice] pobie [pioppi] et altre sorte de alberi
da quali se ne cava ogn’anno. Sabie giare frachie isole senza altra
qualità monti sterili strate acessij libij piazze sciti de chiese et li cimiteri
si potrebbe dire che non andassero stimati, sendo che da parte de loro
puoco o nulla se ne cava, o non ricercano estimatione de jure, come
chiese et cimiteri per essere cose sacre et religiose.
Boschi, pascoli precipitosi, «mareschi», cavi e «guasti»: i boschi
potrebbero essere stimati 1/12 del valore dell’aratorio atteso che ben
talvolta se ne cava delle legne che si conducano per i navilij et se ne
fanno carboni et assi refessi et a!tri simili;
il medesimo se dice de i pascoli pure che non possano essere tanto
precipitosi che almeno le capre non v’ascendano.
7) In numerosi strumenti di vendita sono state omesse le quantità di
terreno venduto (specialmente in Val Porlezza e nella zona del lago
Maggiore); si è constatata la frequente totale assenza di informazioni
relative ai beni di Chiesa...
Si suggerisce in tali casi di simulare acquisto di terreno sia al basso
sia nelle parti più alte della regione, misurando alcune pertiche ed
informandosi sul luogo dell’eventuale resa agricola annua; oppure,
avvalendosi delle coerenze con le quali un certo appezzamento venga
descritto dallo strumento notarile, stabilirne l’ammontare in pertiche ed in
resa, da cui ottenere una indicizzazione base per ogni altra valutazione.
32
Relativamente a beni di Chiesa non notificati, si suggerisce che nel
caso di tali chiese si governano et sostengono con elemosine,né altro
di certo né di fermo hanno salvo che le primizie et decime, quale in
questo estimo non sono in considerazione [...] non se n’ha d’aver alcun
risguardo né torsene altra fatica.
Nel caso si abbiano soltanto strumenti di locazione con indicazione
di fitto «a grano o a 1/2 brocca», si può risalire con approssimazione al
valore di resa calcolando il «grano» equivalente ai 2/3 del rendimento
(se il terreno è al piano, ove è maggiore il ricavo a grano che non a
brocca) e la «brocca» equivalente ad 1/3;
ma quando detti fitti di brocca fussero di possessione a monti, dove
si suol cavare maggior quantità de vini castagne et noce, et manco
grano che al piano, si puotrebbe estimar che la brocca del vino
importasse le due parte de tutto il reddito,
et che noce et castagne importassero un altro mezzo terzo,
et il grano un altro mezzo terzo alla stimazione sudetta;
et le noce si potrebbero estimare soldi 5 il raso sottosopra, avendo
però rispetto se tali frutti sono vicini alle Città duove habiano subita et
preciosa vendita ordinariamente, et se sono presso a laghi navilij et
fiumi per i quali si conducano a Milano o altra Città; perché in questi
casi si devvano estimar a maggior prezzo [...] o come meglio parirà ai
SS:ri Censitori per non potervisi dare certa forma;
il vino si potrebbe stimare alla brenta di Milano soldi 40.
8) Esiste una grossa difficoltà di ordine politico-amministrativo: non
sempre è risolvibile l’attribuzione di una proprietà in contestazione tra
Stati finitimi o tra le Città; altre terre poi pretendono di avere titoli per
esenzione dall’estimo (come Orta e la sua Riviera, o la Valsesia), né
esistono talvolta strumenti che possano chiarire tali vertenze...
Una soluzione, nel caso di contestazione tra Città dello Stato – e
non sapendosi dove una terra abbia per il passato pagato le tasse –
potrebbe essere rappresentata dall’appartenenza di tale terra ad una
data diocesi perché la diocesi presuppone superiorità almeno
spirituale;
se la contestazione viene mossa da altri Stati, converrebbe in tal
caso operare misurazioni globali accurate e mantenere l’area contestata
come un corpo separato, di modo che non si creino carichi fiscali
indebiti alle Città alle quali venissero successivamente aggregate.
9) Nascono ancora molte difficoltà sopra livelli ecclesiastici, come
saria sopra l’appretiare diverse qualità de frutti, animali et altri,
quali si pagano in virtù de detti livelli… Sono ancora nottificate molte
decime qual si pagano a chiese et luochi pij, parte convenzionate et
parte simplici, legati in vita et livelli con patto di gratia... E
s’aggiungono i livelli non costituiti su fondi, oppure convenuti su case e
terre unite in un solo insieme fiscale; altri livelli sono attestati da
semplici “polizze” di ecclesiastici...
Viene stabilito che per il Novarese i livelli ecclesiastici in natura o
in prestazioni abbiano la seguente equivalenza in lire:
Formento
segale
formentata
avezza
mistura
meglio
avena
farro fatto
riso fatto
riso da fare
legummi
spelta
melica
castagne verdi
castagne bianchi
noce
zuccheri di Madera
zucchero raffinato
incenso
capretto
specie
cera
al moggio
» »
» »
» »
» »
» »
» »
» »
» »
al moggio
» »
» »
» »
» »
» »
» »
a libbra (= 12 once)
» »
»
» »
»
» »
»
» »
»
» »
libre
»
»
»
»
»
»
»
»
»
»
»
soldi
»
»
»
soldi
»
»
»
»
»
8
6
7
6
5
4
3
8
8
3
6
3
50
20
25
42
12
20
10
20
24
10
33
sale
cepolle
cervellato
butiro
lardo
formaggio in genere
formaggio mazencho
uva
olio combustibile
legna
opere umane
vetture di cavalli
solo cavallo
vitelli
manzo
porci
paglia
feno
fassine
uova
capponi
galline
pollastri
colombi
oche
vernaza
vino
offitij da morti
anedre
gambare
pevero
olio d’oliva
mezze giornate
vitture da carro
vitture da carro
» »
a libbra (= 28 once)
» »
» »
» »
» »
» »
» »
a libbra grossa
a carro
» »
» »
all’anno
al centenaro
» »
» »
» »
» »
» »
a donzena
al paio
» »
» »
» »
cadauna
a brenta milanese
» »
cad.
al paio
lib. = 28 on.
a libbra
lib. = 28 on.
cad.
con 4 bua al giorno
» doi » » »
»
soldi
»
»
»
»
»
denari
soldi
libre
soldi
»
libre
libre
»
»
soldi
»
»
»
»
»
»
»
»
libre
soldi
ss.
»
»
»
»
»
soldi
»
a
3
16
10
5
7
6
8
6
4
3
10
10
50
15
15
15
10
25
20
2
15
8
5
4
12
3
40
40
10
2
18
5
3
40
20
et tutte le sudette cose, havuta la debita consideratione al prezzo
comune che verosimilmente si possono appreciare in generale;
le difficoltà delle decime si potrebero omettere per che non se li può
dar certa regula, poi che in una provincia o vero diocesi si pagano
ampiori modo et in un’altra strictiori.
Vanno equiparati nell’estimo i livelli su osterie, acque, dazi, imbottati,
case in città e fuori, giardini ed altri appezzamenti interni ai refossi e non
misurati: sono tutti redditi stabili, sicuri, facilmente valutabili;
ma quanto à livelli fondati sopra molini à cendone et sopra fiumi
grandi, per esser pericolosi che li fiumi non li conducano in precipitio per
qualche inundatione andrebbero valutati la metà dei mulini situati sopra
fosse terranee; né dovrebbero essere estimati i livelli relativi alle torchiere
per esser i torchij di gran spesa et sogietti al fuoco et altri pericoli.
Le aree dei refossi devono essere misurate e stimate massime sendosi
misurati quelli sono ne i refossi di Novara, a ciò si servi equalità.
Per i livelli su case con annesse terre (cascine) facciano i Censitori
come loro meglio parrà; evidentemente occorrerà tener calcolo se la
“tenuta” è più o meno vasta,
Cerca i livelli giustificati per police de ecclesiastici […] se avertischa
deligentemente alle fraude che sotto men vera fede passi per ecclesiastico
ciò che non lo è, e per perpetuo ciò che è solo temporaneo.
Non si badi alla forma dei “legati in vita” o “con patto di grazia”; bensì
al reddito annuo di fitto o di censo, se ricavabile dal relativo atto notarile.
Dal momento che molini e prati ecc. vincolati al pagamento di
annate sono stati sottoposti ad estimo, ne consegue che anche i beni
feudali devono sottostare a valutazione.
È compito spettante ai Censitori sciogliere il dubbio se sottoporre ad
estimo i livelli ed i censi sub lite o vincolanti enti e persone
ecclesiastiche; dato che non sempre il tenore degli strumenti riesce a
dare bastanti chiarimenti.
10) Prendendo come base l’andamento dei prezzi dei beni stabili per
gli anni 1548-49, occorrerà tener presente la caduta di valore
inevitabilmente occorsa nei territori di frontiera o confinanti con i
nemici: di quanto andrebbe abbassata la quota d’estimo per equipararla
al restante dello Stato, ed a quali regioni estendere tale provvidenza?
34
La Città di Novara è consenziente che ci si basi sul biennio 15481549 come ha proposto 1’8 marzo 1560 il Duca di Sessa: ricercare i
prezzi dei beni stabili attraverso documenti notarili d’un periodo più
esteso creerebbe confusione e lungaggini; in detto biennio non ci fu
movimento di profughi né di militari, con conseguente relativa stabilità
di valori; non va però minimizzato il caso particolare di Novara e del
suo Contado che, dopo anni di vessazione
essendo detta Città verso le porte di Franza, dalla quale vengono per
il più le guerre contro il Stato, se bene di presente non vi sono, [può
sempre temere] non è dificil cosa – che Dio per sua bontà et
misericordia non voglia – che si rinovano; et rinovandosi, detta povera
Città restarebbe con i beni appreciati al tempo di questa poca pace,
nell’aspre guerre sempre più opressa de gl’altre et della quale in
anticha canzone si diceva “ Novara fa la danza”...
Dopo tali anni, verso la fine del 1551 quando fu cominciata a fortificar;
essa Città ha patito solo per le ruine de case et chiese più de scuti 500 mila
per detta spensierata fortificazione, o vero piuttosto destructione,
oltra la innumerosità de guastatori dil sventurato Novarese postoli
sotto figmento di fortificarla et si ruinava;
oltra anchora infinità de dinari che si pagavano per detta horenda
fortificatione o pur destructione, che invece di fortificar ha ruinato tutti i
muri di detta Città; oltra altri infinitissimi danni patiti da detta povera
Città di quali non se ne hanno sentito gl’altre Città oltra Ticino;
sebene è cessata la guerra, non sono cessati né resarciti i danni
grandissimi, massimamente che si sono patiti molti per le ruine sudette.
11) Considerando i prezzi dei beni stabili contenuti negli strumenti
di vendita o di locazione, si nota un andamento oscillante tra il 5% ed il
3% ed anche meno como de i luochi montuosi e molto habitati che si
vendono a gran prezzo e fruttano poco, et quelli di pianura e puoco
habitati che si vendono puoco e fruttano assai...
Come comportarsi a tal riguardo nell’applicare le quote d’estimo?
La Città di Novara espone così la ragione del fatto:
sebene i montuosi non rendano tanto a pertica per pertica como le
pianure, nondimeno non restano mai vode per la copia delle persone
che vi lavorano;
et quelle del piano restano per il più vode uno anno sì e l’altro no per
la copia delle terre et puoca copia de chi lavora.
Oltra che gli luochi montuosi se ne cava sempre et i vini sono assai
megliori di queli del piano
et dalle pianure di raro si cava più d’un grano l’anno di maniera che
computando l’uno con l’altro, se bene una pertica di terra al piano,
quando si seminerà, produce più d’una de monti, non di manco quella
de monti, per non restare mai voda, tanto produce in universale
quanto quella del piano...
12) Il congedo è di squisita fattura:
tutte le sudette risposte si sono fatte per ubidir a detti Ill.mi S.ri
Censitori, che ben si suplicano haver la dovuta considerazione a gli
infortunij de detta Città, a la sterilità del suo paese, et a quello che
sempre ha pagato per adietro oltra la sua debita quota; [e per la
fiducia che la Città ripone] in questa benedetta e santa speditione di
questo general compartito, si offre tutta la Città tanto in universale
quanto in particulare pregar il S.r Idio per il felice stato di Sua
Catolica Maestà, di S. Ecc. e di detti Censitori.
Omologazione governativa
I quali Censitori – dis faventibus – possono concludere le tornate di
dubbi e risoluzioni con una serie di precisazioni ufficiali, emanate dal
Duca di Sessa il 6 agosto 1563:
orti e giardini: il valore estimativo sia desunto dagli strumenti di
vendita; mancando, lo si supplisca col dato della squadra viciniore;
mancando pure questo, si assuma come valore ufficiale il prezzo più
elevato disponibile;
aratorio avidato e adaquatorio, ar. semplice adaquatorio: in difetto
di dati sia notarili sia di squadre viciniori, si assuma il valore
dell’aratorio semplice, maggiorato di 1/4; venga equiparata all’aratorio
non irriguo la metà della superficie che nella misura generale è stata
classificata «ar. adaquatorio» oppure «ar. avidato adaquatorio»;
risato: mancando i dati di strumento e di squadra, si utilizzi il
prezzo dell’aratorio, maggiorato di 1/4;
35
prato avidato adaquatorio: venga equiparato all’aratorio semplice;
prato asciutto avidato: sia valutato alla pari con le vigne;
ronco e vigna spessa: in difetto di altri dati, si ricorra al valore del
vigneto, aumentato di 1/4;
ronco in cortello: sia valutato alla stregua della vigna o
dell’aratorio, maggiorato di 1/4, qualora difettino altri indici;
prato adaquatorio o asciutto - al piano: ci si attenga agli indici
calcolati in base agli strumenti di vendita; altrimenti si valuti il prato
irriguo quanto la vigna, maggiorando di 1/4; il valore del prato
semplice e quello dell’irriguo sia ribassato di 1/4;
prato adaquatorio o asciutto - in monte: si utilizzino i valori fissati
per i prati al piano, ribassati però di 1/4;
prato semplice in monte: abbia gli stessi valori del prato semplice;
boschi e boschine - al piano: in assenza dei dati ricavabili da
strumenti o desumibili dalle squadre più vicine, si calcoli 1/3 del valore
dell’aratorio, senza distinzione tra bosco dolce o da cima;
boschi e boschine - non al piano: si assuma 1/6 del valore del
bosco più vicino al piano;
selve semplici pascoline o boscate - al piano: si impieghino gli stessi
valori dei boschi non situati al piano; selve semplici pascoline o
boscate - in monte: abbiano doppio valore dei boschi in monte;
selve aratorie e prative in genere: si applichi il valore delle altre
selve, aumentato di 1/2;
ogni tipo di incolto: 1/6 del valore dei terreni di pari caratteristiche
e che siano coltivati;
terre dietro ai fiumi: metà del val ore delle terre “in regona”;
brughere pascoli zerbi - in monte: si calcoli il 1/4 del valore
assegnato ai terreni della stessa qualità situati al piano;
brughere, pascoli incolti, zerbi in piano - non boscati: sia valutato
soldi 20 per pertica milanese;
dette qualità - in piano, ma boscate: soldi 30 alla pert. milanese;
paduli sabbie ed argini: siano considerati quali cose inutili, tranne
siano boscate (= al bosco) o messe a pascolo (= al pascolo), purché
non siano “precipitose” (= nessun estimo).
Tale prontuario schematico, all’apparenza di una manualità addirittura
banale, in realtà complesso esito di equilibrature politiche, permette alla
ragioneria milanese di passare alla compilazione dei cosiddetti «libri del
valore».
Si è in dirittura finale; si è lavorato ormai da anni:
– dapprima si sono raccolti dai quinternetti, riordinandoli, i dati dei
misuratori;
– il tutto è stato riportato entro libri in folio, legati in cartone pesante,
con chiara grafia, in quattro diverse fasi di ritrascrizione:
• elencando i perticati globali delle singole località misurate entro la
squadra (o pieve);
• ordinando per A e B la nomenclatura utilizzata per definire i vari
tipi di terreno (a coltura o incolti) costituenti la superficie della
squadra, con annesse le rispettive grandezze in pertiche (secondo la
misura delle singole Province);
• gli stessi dati sono stati poi riordinati in elenchi categorici riassumendo
le colture similari e sommandone le rispettive grandezze, in modo da
ottenere i “sommari” dei comprensori formati da squadre omogenee;
• con ulteriore riduzione di voci e sommatoria di grandezze, sono
stati redatti i “ sommariissimi” di colture e perticato d’ogni singola
Provincia (vedi Appendice, VI).
Si è avuta l’avvertenza di compilare separatamente i dati di terre
misurate, ma dichiaratesi esenti da ogni carico fiscale con lo Stato (quali
le terre ad occidente del lago Maggiore, la Riviera d’Orta ecc.).
Così pure sono state annotate a parte superficie e qualità di terreni
contestati «in differenza» tra Comuni, tra Città, o in discussione con
Stati finitimi. Anche i terreni dei Corpi Santi delle varie Città, in
previsione di un diverso trattamento fiscale, sono stati conteggiati
separatamente dai territori di squadra.
Con operazione estremamente difficoltosa, in presenza della
constatata inadeguatezza dei dati raccolti nel 1558 mediante le
notificazioni dei possessori, sulla base delle denunce fatte dai Consoli
e con l’assistenza di Delegati delle Province – dati fortemente
discrepanti da quelli forniti dai misuratori – sono stati anche preparati i
prospetti dei possedimenti ecclesiastici, ripartiti essi pure per colture e
per squadra, con relativi sommari e sommariissimi.
36
L’operazione successiva è stata la raccolta dei prezzi ricavabili dagli
strumenti notarili di vendita o di locazione, ordinando detti valori per
colture, per Comuni, squadre, Province, accanto alle rispettive superfici
vendute, in modo da ricavare – caso per caso – i valori medi alla
pertica.
Rimane l’operazione conclusiva del tradurre in cifre il patrimonio
fondiario, sulla griglia dei parametri concordati, per redigere il “gran
libro del valore” dello Stato.
Quale norma generale si stabilisce che:
– vengano omessi i dati di locazione, riuscendo troppo complesso
risalire dal valore delle contribuzioni in natura alla resa agricola
effettiva di un terreno;
– ci si atterrà al terzo metodo di calcolo, escludendo i prezzi fuori
norma, con fissazione di valori medi a pertica “provinciali” (non per
squadra);
– dovendosi ricorrere a prezzi arbitrati, in assenza di dati precisi
degli strumenti (e sarà per pascoli, pascoli boscati, pascoli lungo fiumi,
terre gerbide o incolte, brughiere e simili), tali valori arbitrati saranno
riferiti alla pertica milanese, ricorrendo poi a maggiorazioni di quota
per le altre Città che usano pertiche di misura più grande della
milanese;
– le terre misurate “in differenza” tra le Città dello Stato verranno
iscritte tra le quote della Città a cui sono state assegnate al momento
della misura generale, in attesa di risoluzione di lite;
– simile misura per le terre contestate con altri Stati: se consta che
esse hanno per il passato contribuito al fisco dello Stato milanese,
vengano iscritte a ruolo con la Città con cui confinano; altrimenti se
ne faccia un registro a parte;
– un libro a parte sarà compilato anche per quelle terre che si
dichiarano esenti da fiscalità.
Si è pronti, a questo livello, per affrontare l’apparato contabile.
37
Appendici
I.
A. Sul verso della copertina un’annotazione con grafia secentesca
avverte: «Prima descrittione de beni civili in Novarese per quello che
hora si trova et questo corrisponde al primo libro maestro o sia cattastro
dell’estimo civile che comincia dall 1550. Et in fine del presente la
tassa» (Tav. A).
Il primo foglio interno reca all’inizio, con la stessa grafia del
compilatore, la data «1548».
I nomi dei contribuenti (1888), proprietari e/o esercenti –
contraddistinti dall’“havere o dall’“exercitio” – vi si ritrovano elencati
secondo una (assai probabile) successione di recapito (o residenza)
all’interno delle singole circoscrizioni parrocchiali, allora esistenti in
città, prima dei successivi riordini ecclesiastici e delle ripartizioni
amministrative in quartieri adottate nel ’600.
Ogni partita contiene: natura dei beni tassabili (fondiari) e loro
caratteristiche, quantità, ubicazione; reddito da lavoro e tipo di attività;
quote d’imponibile distinte per “havere” e per “exercitio”, poi riassunte
con aggiustamento in un solo dato numerico.
Ad ogni nominativo di contribuente sta affiancata una numerazione
con sequenza tale, da suggerirci un’indubbia precedente (anno?)
compilazione su fogli comprendenti, ognuno, più intestatari per i quali
è stato poi mantenuto il numero di pagina dalla quale sono stati
trascritti.
Quale sia stata, all’epoca di detta anteriore compilazione, la supposta
“crescita” d’ogni sezione parrocchiale, è ravvisabile dai fogli lasciati in
bianco per eventuali aggiunte, significati negli stacchi di numerazione
di pagina messi in evidenza dall’elenco dei “titoli” qui sotto riportato
(con annotato per ciascuna parrocchia il numero dei residenti
contribuenti):
S. Gaudenzio intus
S. Clemente
S. Silvestro
S. Vincenzo
S. Vittore
S. Giorgio
S. Nicolao
S. Marco
S. Maria Maggiore
S. Maria in Galardo
S. Stefano intus
S. Dionisio
S. Jacobo
S. Julio
S. Mafeo
S. Agabio intus
S. Paulo
Tutti Santi
S. Pietro
S.Eufemia
S. Maiolo
Borgo S. Gaudenzio
Borgo S. Agabio
Borgo Porta Nova
Borgo S. Andrea
Borgo S. Stefano
foglio
»
»
»
»
»
»
»
»
»
»
»
»
»
»
»
»
»
»
»
»
»
»
»
»
»
2- 11
22- 30
37- 46
46- 49
55- 63
70- 84
97-114
139-155
155-188
231-237
257-262
275-280
284-295
310-319
338-342
346-347
352-362
374-376
383-394
413-430
464-475
507-529
571-572
590-600
620-639
670-679
n. contrib.
»
»
»
»
»
»
»
»
»
»
»
»
»
»
»
»
»
»
»
»
»
»
»
»
»
46
45
24
28
52
77
79
20
178
68
31
24
66
42
29
10
66
26
74
95
385
147
38
57
140
51
1 888
B. La ripartizione – come si è detto – è fatta per parrocchie: 20
“urbane”, ivi inclusa quella di “S. Maiolo” sotto la cui dizione –
curiosamente – sono stati registrati i possessori non residenti in città
(ed a rigore, non “cittadini”) ai quali in vario modo, per successione
ereditaria, per donazione, acquisto in toto o con frazionamento, sono
pervenuti “beni civili” situati in Contado o in Corte. Alle parrocchie
sono aggiunti i 5 borghi suburbani.
38
La superficie dei fondi è espressa con misurazione novarese di
moggia e staia. Alle classificazioni di coltura usate nel prospetto più sotto
fornito (Tav. B) vanno aggiunte le dizioni con le quali i censitori hanno
distinto le vigne “a forzoni” da quelle “a sarro”; come pure hanno distinto
i boschi dalle selve, i prati “grassi” dai “magri”; a sé stante la baraggia.
Tali colture sono state raccolte nel prospetto sotto le voci “vigna”,
“bosco”, “prato”, “incolto”; con apposita colonna è stato evidenziato
l’ammontare degli stabili posseduti dai “civili” e d’ogni altro loro cespite
di reddito (totale o parziale) fiscalmente perseguibile.
Avendo raccolto i dati particellari per colture e per località (per ognuna
delle quali viene dato l’ammontare delle presenze di proprietari civili) si è
ottenuto nel prospetto la mappa delle possessioni “civili” disseminate in
Corte e nel Contado; per agevolare uno tra i vari sensi di lettura, vengono
fornite le percentuali di coltura in rapporto all’area totale civile, così da
ottenere indicazioni sulla scelta preferenziale di coltivazione, come più
rispondente alla resa agricola o alla disponibilità di capitale.
Cassolo e Nicorvo sono state poste fuori elenco, perché tali territori
vennero aggiunti al Contado di Vigevano.
Va precisato che i dati numerici non vanno assunti con valore
assoluto, perché, oltre alla inesistente segnalazione di perticato o di altri
beni stabili posseduti dagli “insigni” – per legge esentati da contribuzioni
fiscali, per meriti acquisiti – nel libro catastale altre omissioni qua e là
compaiono, sia pure percentualmente di scarso peso ai fini di un quadro
generale di assetto fondiario civile.
C. I dati civili sono stati assemblati per località (Tav. C) e tradotti in
pertiche novaresi per comodità di riscontro con la superficie “comunale”
risultante dalla misurazione del 1551. È stata messa in evidenza –
estrapolata – quella loro porzione (di “S. Maiolo”) posseduta da “non
residenti”, per permettere una rapida valutazione sulla maggiore o minore
incidenza di elementi esterni alla “cittadinanza” nella gestione della politica
agricola, in presenza – come si dirà più diffusamente – delle impuntature
“rurali”: emblematico il consistente “defalco” di beni civili acquisiti a
Sozzago dai Cicogna, o in altra misura a Carpignano per cessione di
possedimenti dei Pescatore e dei Patrone a gruppi di contadini consorziati.
Affiancati nella tavola i beni posseduti da enti religiosi, essi pure
raccolti per località in base ai dati emersi dalle notificazioni effettuate
nel 1558 su ordine di Ferrante Gonzaga per verifica di precedente
denuncia del 1544: emergono le esorbitanze dei possessi ecclesiastici
(in alcuni casi anche “civili”), debordanti al di là dello stesso
perimetro ufficiale, in alcune cascine ricche di buona terra e di
consistente fornitura di acque.
D. La superficie dei beni civili (quale risulta dai dati contenuti nel
libro catastale civile del 1548), rapportata sul perticato totale dei Corpi
Santi misurato nel 1553 in pertiche 59 378.1.6, ne rappresenta poco
più dell’ottava parte; tutto il restante è proprietà ecclesiastica (Tav. D).
Dai dati relativi alle varie colture appare la notevole presenza
percentuale della vite, coltivata particolarmente nella zona digradante a
mezzogiorno della Città nella regione Cittadella e nei refossi attorno al
castello ed all’oratorio di S. Luca.
Questi ultimi terreni vignati vennero ricoperti a più riprese dai
riempimenti per il sopralzo dei bastioni, con conseguente lunghissima
vicenda processuale con la Camera di Milano per indennizzo, non del
tutto conclusa ancora nel 1618.
Così pure appare nitido il dato relativo agli orti, circoscritti alla
fascia di terra a ponente della Città, ancor oggi denominata “marzaglia”,
e tutt’ora destinata a colture orticole, primaticce (con semine a marzo).
Dai dati forniti sotto ‘parrocchia di S. Maiolo’ – ove sono stati
raccolti dai censitori nel 1548 i terreni in fresca data passati di
proprietà – si può notare lo scarso movimento di compravendita in
codesto “polmone” agricolo cittadino. L’assetto delle proprietà –
sebbene su scala ridotta considerando l’area non vastissima dei Corpi
Santi – fa registrare però le estensioni più massicce possedute dai
notabili delle parrocchie aristocratiche del centro: S. Maffeo, S. Marco,
S. Clemente...; al contrario, nel borgo di S. Gaudenzio, all’epoca il più
popoloso, la minuteria degli ortolani ha possessioni polverizzate; per
codesta categoria di commercianti “alla giornata” si aprirà la grossa
polemica sul finire del secolo se siano o meno sottoponibili alla quota
mercimoniale.
39
ndr:
moggio = 8 staia;
staio = 2 pertiche
pertica = 24 tavole;
tavola = 12 piedi;
piede = 12 once,
oncia = 12 punti
(naturalmente variavano di città in città)
TAV. A
Tassa fatta per l’anno 1541 per ciascun moggio di terra dil Novarese cioè l’Arabile
Ghemme, Grignasco, Marano, Pombia, Romagnano, Varalpombia
Orfengo
Borgomanero, Castellazzo, Casaleggio, Cureggio, Cavaglio, Cavaglietto, Casalino, Cameriano, Casalgià, Cavali, Caltignaga,
Fara, Fisirengo, Lumelogno, Mandello, Monticello, Nibbia, Nibiola, Nicorvo, Olengo, Proh, Prato, Ponzana, Pisnengo,
Sizzano, Suno, Sozzago, Vispolà, Vignarello
Bogogno, Belinzago, Carpignano, Cavagliano, Gargarengo, Gionzana, Landiona, Mommo, Mosezzo, Morghengo, S. Pietro di
Mosezzo, Pernà, Revislà, Sillavengo; Vavre, Veruno
Agrà, Zottigo
Alsà, La Boglia, Cameri, Castelletto di Mommo, Cerrano, Comignago, Granozzo, Obià, Romentino, Savonera
Margattino
Le vigne dil Novarese
Le vigne della corte
Li prati grassi
li prati magri
soldi
»
2. 6
1.10
»
1. 9
»
»
»
»
1.
1.
1.
1.
a
2
--
-------------------
------
8
4
3
0
---------
---------------------
-----
-----
-----
al moggio
soldi
8
al moggio
»
12
al moggio
»
5. 6
al moggio da soldi 2. 6 a 3
-----
--
li prati sopra la corte a soldi 8, 9, e 10 e li magri per la mittà
Terre non tassate:
Briga, Bolgari, Borgolavezaro, Borgo di Ticino, Biandrà, Barengo, Bocha, Briona, Casalvolone, Cressa, Fontané, Garbagna,
Isarno, Mazora, Marzalesco, Montersello, Oleggio, Paliate, Sologno, Terdobià, Vicolungo, Vignale, Vergano
S. Bernardino, Camiano, La Chà nova, Cassine di Rinaldo, Conturbia, Mazate sotto e sopra, Mezzomerico, Paltrengo, Trechà
Agnilengo, Cassine d’Enea
Cassolo, Camerona, Dulzago, Dormeletto, Galiate
1. 9
1. 8
1. 3
–
--
--
--
–––
40
TAV. B
1548 - Proprietà fondiarie “civili” in Città, Corpi Santi e Contado, misurate in mg. (staia)
Dal primo libro dell’estimo catastale di Novara
n°
proprietari
aratorio
vigna
prato
prato
asciutto
prato
adacquat.
18
Agnellengo
Agognate
Agrate
Alzate
Ara
(9)
(10)
(10)
(20)
86
191.4
139
418
-
7
3
21.4
7
-
54.4
63
52
108.4
-
5
11
-
Barengo
Bellinzago
Biandrate
Boca
Bogogno + Arbora
Bolgaro
Borgolavezzaro
Borgomanero
Borgoticino
Briga
Briona
Buzzoleto
(24)
(37)
(1)
196.6
499.5
57.6
2 577.3
108
30
12
348.5
300
27
23.7
7.2
194.7
10
1
5
66.6
10
98.4
34.1
2
219.4
106.4
3
23
66.3
100
24
13
4
50
171
189.4
437
1 311.7
1 352.3
172
504.5
681.5
4
338
2 200
65.4
65
.
1 139.4
457.4
265
237
324.4
777.1
49
38
10
57.4
11
15
14
47.6
18.4
24.3
69.3
12.4
121
3
2
88.4
22.4
19
24.6
56
63
-
53
54
120
38
275
45.5
76.2
218
43
204.6
8.4
52
402
86.3
46
104.4
116.1
28
12.4
-
7
36 .5
24
12 .4
23
23
4
-
Caltignaga
Calzavacca
Camarona
Cameri
Cameriano
Camiliano
Carpignano
Casaleggio
Casalbeltrame
Casalgiate
Casalino
Casalvolone
Cascine Bollini
Cascine d’Enea
Cascine Rinaldi
Castellazzo
Castelletto di Momo
Cavagliano
Cavaglietto
Cavaglio
Cavallirio
Cerano
Cesto
Cilavegna
Codemonte
Comignago
Contorbia
(7)
(63)
(10)
(3)
(1)
(24)
(1)
(15)
(3)
(8)
(28)
(41)
(15)
(49)
(28)
(1)
(4)
(40)
(5)
(39
(18)
(15)
(5)
(10)
(23)
(23)
(1)
(2)
(1)
bosco
pascolo
ronco
zerbido
risaia (r)
-
14
19
20
2
-
-
-
-
-
8.4
1.1
3.3
-
14
1.5
12
-
(c) 0.6
14.2
-
12
24
22
50
34
9
26.4
57
12.4
53
85
7
48
16.4
-
45
25
60
1
3.4
16
30
15
8
7
69
196
823
15
-
60
80
-
3.6
-
20
40
30
-
(c) 1
(c) 0.2
(c) 2
-
3
10
-
casa ca. – torchio to. – cascina cs.
torchio-olio tol. – colombaia cl.
mulino mu. – sedime sd. – forno fo.
canepale (c)
giardino (g)
orto (o)
-
-
1614
299
232.4
546.4
-
1 ca. – 1 sd.
1 sd.
1 ca.
2 ca. – 1 cl.
384.4
597.3
81
3 013.6
250.6
34
40
485.1
510
1 ca. – 1 cs. – 2 to.
7 ca. – 1 cl. – 2 to.
288.4
299.4
617
1 463.7
1 710.1
249.5
668.5
1 066
4
508.4
2 016.6
77
127
1 747
639.3
636
377
552.5
907.5
49
75.4
10
2 ca.
1 mu.
1 to.
3 ca. – 1 cs. – 1/4 mu.
7 ca. – 1 cs. – 1 mu. – 1/2 mu. – 3 to.
2 ca. – 1 sd. – 1 cl. – 1 to.
6 ca. – 1 to.
6 ca. – 3 cs. – 1/5 mu.
cs. Borromea – 1 mu.
7 ca. – 2 to.
4 ca. – 1 cs. – 1 to.
1 cs. – 1 mu.
1 ca.
12 ca. -3 sd. – 2 cl. – 1 to.
1 ca.
1 cs.
2 ca. – 2 sd. – 1 cs.
1 ca.
2 ca.
1 ca. – 1 sd. – 1/2 mu.
4 ca. – 1 cs. – 2 mu. – 1 to.
1 ca.
41
n°
proprietari
Commenda. di S. Giovanni
Cressa
Cureggio + Marzalesco
(6)
(13)
Divignano
Dolzago
aratorio
82
355
-
prato
adacquat.
bosco
8
-
4
11
168
168
12
-
-
-
-
vigna
prato
4.6
112.2
8
148.4
-
prato
asciutto
pascolo
-
106.6
808.2
-
-
-
-
-
1
-
-
42.6
-
-
.
-
673.6
784
-
2
2
3
22
8
5
19
-
83.7
28
-
-
-
-
-
34.6
42
13
52
5
9
15
-
-
40
5
19
-
(c) 4.4
-
1 595.2
791.4
67
56.4
1 034.3
680
1 604.3
475.4
523.4
382.4
-
(r) 6
-
(g) 0.7
-
1 533.3
1 017
5 ca. – 4 cs. – 1 cl. – 2 to.
4 ca. – 2 to.
3.6
-
40
-
(c) 0.2
136
1 055.1
58.2
678.2
1 cs.
5 ca. – 1 cs. – 2/3 mu.
2 ca.
1 ca. – 1 mu.
-
10
12
241.4
40
1 317.2
1 sd. – 2 cs.
356
642
-
180.1
30
-
58.5
108
-
27 .4
-
7 .6
4
-
Galliate
Gagnago
Garbagna
Gargarengo
Gattico
Ghemme
Gionzana
Granozzo
Gravarona
Grignasco
(1)
(17)
(13)
(2)
(54)
(21)
(26)
(11)
(12)
14
642.4
315
267
656.4
785
1 488.1
1 080.4
48.2
38
21.7
4
119.4
7
55.3
69.7
2696
80
167
8
145.4
96
142
57
34
5
29 .4
20
32
-
18
7 .5
19
50
-
L’Inglesa e Marangana
Isarno
Landiona
Lumellogno
(2)
(15)
(5)
94
531.2
60
4
12.2
-
42
91.4
-
6
-
Maggiate sup.
Maggiate inf.
Maggiora
Mandello
Marano
Mezzomerico
Mirasole
Momo
Montarsello
Monticello
Moncucco
Morghengo
Mosezzo
(1)
(26)
(24)
(4)
(2)
(35)
(3)
(25)
(3)
(14)
(7)
1 096.4
537.4
25
31
758.7
475
1 470.4
378
348
316
60.4
30.4
5
13.4
33.4
9
21.2
21.4
37.4
18.4
153
107.4
4
12
111.4
144
108
76
138
43
84 .4
10
16 .4
4 .5
-
Nibbia
Nibbiola
(29)
(23)
1 025.4
861.2
49
52.2
217
88.4
55
-
62
--
68
15
50
-
Obià
Olengo
Oleggio
Orfengo
(4)
(38)
(5)
(18)
62
754.7
37.6
529
2
102.4
10.4
29
7
-
36
58
10
4
-
Pagliate
Peltrengo
Pernate
(6)
(2)
(28)
145
40
1 234.6
3.4
9
6
2
6
19
25
32
141
10
58
77
9.4
casa ca. – torchio to. – cascina cs.
torchio-olio tol. – colombaia cl.
mulino mu. – sedime sd. – forno fo.
canepale (c)
giardino (g)
orto (o)
-
(43)
(12)
(1)
152 .4
24
95
-
zerbido
risaia (r)
1.4
Fara
Fisrengo
Fontaneto
106
-
ronco
(g) 5
(o) 0.5
-
-
14
762.4
531.7
279
1 064.1
1 sd.
1 ca. – 1 sd. – 1 cs. - 1 mu. – 1/2 mu.
4 ca. – 1 cs. – 1 to. – 1 mu. – 1/2 mu.
2 ca. – 1 cs. – 1 to.
2 ca. – 1 sd.
3 ca. – 1 sd. – 1 to.
7 ca. – 1 sd. – 1 mu. – 4 to.
9 ca. – 1 sd. – 3 to.
1 sd. – 1 cs. – 1 to.
1 ca. – 1 to.
140
747
60
1 ca.
1 ca. – 1/2 mu. – 1fo.
1 ca.
3 ca. – 1 mu. – 4/5 mu. – 1 to.
1 ca.
9 ca.
1 ca. – 2 cs. – 1 mu. – 1 fo.
2 ca. – 2 to.
42
n°
proprietari
aratorio
vigna
prato
prato
asciutto
prato
adacquat.
bosco
pascolo
ronco
zerbido
risaia (r)
casa ca. – torchio to. – cascina cs.
torchio-olio tol. – colombaia cl.
mulino mu. – sedime sd. – forno fo.
canepale (c)
giardino (g)
orto (o)
Pisnarolo
Pisnengo
Pombia
Ponzana
Prato
Proh
(19)
(11)
(17)
(3)
(16)
489.4
267.5
767
66
481.4
33.2
21.4
36.4
3
31
67
38.4
129
65.4
36
4
-
57
-2
72
5
70
2
2
-
0.4
8
2
8
-
-
656.2
413.5
936.4
134.4
624.4
Reveslate
Romagnano
Romentino
(8)
(40)
(22)
252.4
165.6
1 280.4
39
72.5
45
92
63
30
10
-
17
-
142
6
-
32.1
-
20
45
-
572.4
333.4
1 406.4
Savonera
Sillavengo
Sizzano
Solarolo
Sologno
Sozzago
Suno
S. Bernardino
S. Pietro
(5)
(23)
(57)
(5)
(24)
(20)
(7)
(21)
214
451.1
565.1
139.4
2 733
578
121
660
6
25.6
77.6
2.4
64.4
30.4
13
14.4
21
82.4
124.2
34
314.4
187
135
152
6
1 .6
10
27
37
9
7
126
6
72
60
157
27
82
38
97.3
-
55
7
41
Terdobbiate
Tornaco
Trecate
(19)
(20)
(2)
769
1 346
40
48
27
5
227.4
200
3
11
12
-
6
-
78
130
4
-
-
8
-
-
1 139.4
1 723
52
390
123
184
149
379
572.6
467
48.4
11
5
4
16.4
58
13
37.6
10
4.4
2
99
117
100
2 .2
42
7
-
-
-
2.5
-
30
-
-
5
-
7
6
39.4
84
-
-
518.1
186
193.4
161
534
843.6
580
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Vaprio
Varalpombia
Vergano
Veruno
Vespolate
Veveri
Vicolungo
Vignale
Vignarello
Villata
(25)
(4)
(14)
(8)
(20)
(8)
(7)
Zottico
CORTE di Novara
Cassolo
Nicorvo
4 722.7
(7)
(4)
814.1
51 673.2
(73,5%)
3 814
(5,4%)
1 458 *
331
23
7
53 462.2
3 844
34
116
336
15
8 593.5
(12,8%)
950.7
752 .6
(1,2%)
1545.5
(2,2%)
2 461.6
(3,4%)
323
(0,4%)
127
100
-
100
-
375
35
9 180.5
752.6
1 645.5
2 811.6
(c) 1.4
-
310
574
866.2
176
3 460
862.4
269
1 096.4
0.6
58.4
(o) 11.5
7 059.6
320
(0,4%)
526.1
(0,7%)
(r) 6
(c) 10.2
(o) 12.2
(g) 5.7
70 344.4
(100%)
-
-
323
320
31
557.1
(r) 6
(c) 10.2
(o) 12.2
(g) 5.7
2 114
473
3 ca. – 1 sd. – 1 fo. – 1/2 mu.
2 ca. – 1 to.
2 ca. – 1 sd. – 2 cs.
1 ca.
1 ca.
2 to.
8 ca. – 1 cs. – 2 mu. – 2 to.
1 ca. – 1 cs.
2 sd. – 1 mu.
16 ca. – 5 sd. – 1 mu. – 5 to. – 1 fo.
3 ca. – 1 cs. – 1 fo.
2 ca. – 1 sd. – 2 cs. – 1 cl.
1 ca. – 1 cl.
2 ca. – 1 sd. – 3 cs. – 1 mu. – 1 font.
3 ca. – 1 to.
1 ca. – 1 sd. – 1 cs.
1 ca. – 1 to.
1 ca. – 4 to. – 1 tol.
2 ca.
6 ca. – 1 cl.
2 ca.
24 cs. – 9 (10) mu. – 7 tp.
* delle quali mg 500 non specificate
72 931.4
Xxx
43
TAV. C
(in corsivo le situazioni abnormi)
Presenza (percentuale) dei beni fondiari civili (a. 1548) ed ecclesiastici (a. 1558) nelle località del Contado e in Corte
superf. totale misurata
in pert. (tav.) novaresi
perticato
civile
646
1 198
930
2 186
-
S. Maiolo
Abbazia Casalvolone
Abbazia S. Nazzaro
Agnellengo
Agognate
Agrate
Aldovesa
Alzate
Ara
1 540.16
9 178. 9
5 666.21
4 188. 6
6 012. 7
1 142.15
6 660. 7
1 756.23
Barengo
Bellinzago
Biandrate
Boca
Bogogno (con Arbora)
Bolgaro
Borgoagnello
Borgolavezzaro
Borgomanero
Borgoticino
Bornago
Briga
Briona
Buzzoleto
16 285.14
20 125.10
10 388. 8
12 147. 9
9 702.18
24 144.10
2 960.11
25 620. 5
33 614.16
15 707.19
3 345. 4
5 871. 9
15 538.11
2 291. 5
1 538
2 389.12
324
12 055
1 033
136
160
1 940.12
2 040
9,4 %
11,9 %
Caltignaga
Calzavacca
Camarona
Cameri
Cameriano
Camiano
Carpignano
Casalbeltrame
Casaleggio
Casalgiate
Casalino
12 855. 6
1 979. 3
2 221. 6
40 379.22
16 392. 3
2 106. 4
16 801. 7
9 842.18
13 873.10
5 086. 4
16 400 .21
1 154
1 198
2 468
5 855.12
6 840.12
998.12
2 674.12
16
4 264
2 034
10 467
11,4 %
28,6 %
15,5 %
-
perticato
ecclesiastico
1 026
830
691. 2
1 420.10
284
18,1 %
19,8 %
11,5 %
283
1 933.10
2 904
211.18
1 594.16
4 124. 1
2 186
1 311.18
2 675.12
1,7
9,6
28
1,7
16,4
17,1
2,7 %
12,5 %
89 %
101
466.12
77
2 1012
8
52
10
-
276
1 756.17
360.12
4,7 %
11,3 %
15,7 %
9 %
69,5 %
111,1 %
14,5 %
41,7 %
47,4 %
15,9 %
0,2 %
30,7 %
40 %
63,8 %
200
190.12
114
262
1 090
148
310
1 454. 1
180
44
639.14
4 233.12
480
7 254
1 638.12
1 411.12
528
2 308
11,3
9,1
2
1,6
25,8
22,8
43,2
16,6
10,2
10,4
14,1
32
-
32,8 %
83.12
-
3,3 %
47 %
3 %
0,9 %
21,3 %
16,2 %
%
%
%
%
%
%
8,5 %
3,9 %
17 %
%
%
%
%
%
%
%
%
%
%
%
44
superf. totale misurata
in pert. (tav.) novaresi
Casalvolone
Cass. Bollini
Cass. Borromea
Cass. Enea
Cass. Florio
Cass. Porci
Cass. Rinaldi
Castellazzo
Castelletto di Momo
Cavagliano
Cavaglietto
Cavaglio
Cavallirio
Cerano
Cesto
Codemonte
Comignago
Commenda di S. Giovanni
Contorbia
Cressa
Cureggio con Marzalesco
14 719 .11
375
2 007.21
129.20
152. 2
769.10
9 986.20
5 4851. 7
19 986.20
5 240.19
29 006.17
33 762. 2
3 654.15
3 511.23
5 531. 9
676.17
13 830.20
7 642.14
9 285. 9
Divignano
Dulzago
6 939. 8
12 078.16
Fara
Fisrengo
Fontaneto
12 681.17
1 444.18
23 519.22
Gagnago
Galliate
Garbagna
Gargarengo
Gattico
Ghemme
Gionzana
Granozzo
Gravarona
Grignasco
971.15
31 684.10
7 546.11
2 315.14
14 045. 5
27 420. 9
7 788.23
13 574. 8
10 360.14
perticato
civile
308
508
6 988
2 557.12
2 544
1 508
2 210.12
3 630.12
196
302
40
427
3 233
S. Maiolo
2,1 %
70 %
46,6 %
12,7 %
28,8 %
7,6 %
10,7 %
5,6 %
5,5
0,3 %
5,6
34,8 %
2 695
3 136
-
10
28
3
895
100
60
367
-
21,2 %
217 %
56
3 050
2 127.12
1 116
4 256.12
3 640
6 910
5 189.12
565
28
0,2 %
40,4 %
91,9 %
7,9 %
15,5 %
62,9 %
50,2 %
5,4
146
76
380
87
100
115
256
97
perticato
ecclesiastico
2 238
63
575.12
980.14
337
788. 6
552.10
204.16
6 275.14
3 344
16.12
4 928. 5
606. 2
1 621
147
786. 5
15,2 %
0,1
5,8
17,9
1,7
15
1,9
%
%
%
%
%
%
18,6
91,5
0,4
8,9
89,6
11,7
1,9
8,5
%
%
%
%
%
%
%
347.11
12 047.15
5 %
99,7 %
769
480
-
6,1 %
33 %
43.12
3 197.12
2 400
229
2 416.23
2 812.12
180
1 807.12
358. 3
4,4
10,1
31,8
9,9
17,2
10,2
3,1
13,1
%
%
%
%
%
%
%
%
3,4 %
45
superf. totale misurata
in pert. (tav.) novaresi
perticato
civile
Inglesa
Isarno
1 617.15
560
La Bolia
La Colma
La Grangia
La Motta
Landiona
Lumellogno
625.19
2 133.12
1 723.19
787.16
7 755.19
9 902. 6
2 988
240
Maggiate sup.
Maggiate inf.
Maggiora
Mandello
Marangana
Marano
Mezzomerico
Mirasole
Momo
Moncucco
Montarsello
Monticello
Morghengo
Mosezzo
Nibbia
Nibbiola
Obià
Oleggio
Olengo
Orfengo
Pagliate
Peltrengo
Pernate
Pisnengo
Pombia
Ponzana
Prato
Proh
2 516.18
2 454. 7
13 303. 2
11 388.14
397.21
11 102.15
8 304. 4
10 315. 7
2 000.23
6 332.18
12 769. 6
6 357. 6
8 708. 3
9 231.11
8 731. 4
47 593.12
12 268.15
4 914.20
6 478. 3
2 768. 3
21 377. 2
4 937. 4
17 497.10
5 589.20
12 145.18
9 555.19
6 381
3 166
3 166
268
226
4 137.12
1 902
2 720
6 417.12
2 094
1 530
6 133.12
4 068
544
233
4 220.12
2 713
966
160
5 269
2 625
1 654.12
3 746
538
2 498
S. Maiolo
perticato
ecclesiastico
34,6 %
-
1 442.20
301.12
18,6 %
38,5 %
2,4 %
126
12
826
5 703
10,6 %
57,6 %
478
154
100
44
126
96
25
385
246
215
47
8
260
307
253. 6
188.12
716. 5
2 214.12
516. 4
374
2 272.12
134
3 282.12
662.19
4 661.10
468
1 341.12
152.22
2 237
651.12
3 881.12
3 937. 5
232
1 692. 2
1 104.12
734.22
3 008
56 %
28,5 %
3,2 %
, %
40,1 %
95,1 %
43 %
50,2 %
32,9 %
17,6 %
66,4 %
46,6 %
0,5 %
34,4 %
55,2 %
14,9 %
5,8 %
24,6 %
53,2 %
9,5 %
67 %
4,4 %
26,1 %
12,2
10,3
1,4
6,3
%
%
%
%
4,6 %
4,5 %
22 %
6,7 %
25,7
10,4
53,5
5,1
15,4
%
%
%
%
%
0,3 %
18,2
13,2 %
59,9 %
18,4
4,7
9,7
19,8
6,
31,5
%
%
%
%
%
%
46
superf. totale misurata
in pert. (tav.) novaresi
Recetto S. Martino
Restolfa
Revislate
Romagnano
Romentino
San Bernardino
San Martino (Gattico)
San Pietro
Savonera
Sillavengo
Sizzano
Solarolo
Sologno
Sozzago
Suno
Terdobbiate
Tornaco
Torrione Balducco
Trecate
Vallazza
Vaprio
Varal Pombia
Vergano
Veruno
Vespolate
Veveri
Vicolungo
Vignale
Vignarello
Villata
Visconta
Zottico
Corte
(Cassolo)
(Nicorvo)
706.16
1 962. 7
5 881.21
21 629.19
25 636. 6
6 031. 1
73.14
13 306.10
489. 5
11 915.12
12 088. 4
4 312.13
8 122.22
16 252.20
27 481. 1
8 168
13 963.12
1 032.23
40 459
2471.10
11 397.17
14 477.10
7 780.19
6 033
19 660.16
13 414.21
1 668. 5
4 189. 6
13 887. 2
1 150. 2
2 728.15
59 378. 1
?
?
1 369 969. 1
perticato
civile
2 290
1 344
5 626
1 076
4 386
1 240
2 296
3 465
704
13 840
3 450
4 558
6 892
208
2 072.12
744
774
644
2 136
3 375
2 320
28 239
(8 456)
(1 892)
281 460
S. Maiolo
38,9 %
6,2 %
21,9 %
17,8 %
33
%
19,3 %
28,7 %
%
8,7 %
85,1 %
12,5 %
55,8 %
49,4 %
0,5 %
14,3 %
12,3 %
3,9 %
80,6 %
85 %
47,6 %
20,5 %
275.18
26
40
276
240.12
37
30
4 028
342
260
536
119.12
72
128
125
1 101
60
8
perticato
ecclesiastico
362.19
982
4 189.12
727
2 807. 2
2 120. 4
1 264.19
1 822.19
421
3 631. 7
2 618
768
492.12
510.12
316.13
221.12
6 487.20
2 310.12
157
2 150. 5
624
27 948. 2
200 823.12
31,5
4,6
16,3
12
%
%
%
%
21,1 %
17,8 %
10,5 %
22,4
2,6
13,2
32
5,5
%
%
%
%
%
4,3
3,5
4,1
3,7
33
%
%
%
%
%
17,2 %
3,7 %
15,5 %
22,9 %
47,1 %
14,7 %
47
del 1558 – Sommario dei beni ecclesiastici à Terra per Terra (esempio pgg. 254 e 255) (à te
TAV. D
1548 - Ripartizione della proprietà fondiaria nell’area dei Corpi Santi
(dal primo libro di catastazione «civile» di Novara, in moggia (staia)
A. Proprietari resid. in parrocchia di:
27.4
45
17
22
109.6
141.4
5
36.4
45
39.5
15
38
92
26
58
72
36.4
prato
asciutto
10
5
2
5
4
-
prato
adacquat.
2
24
5
28
12
43
11
36.4
1
-
3
44
-
3 632
832.5
157.2
598.1
206.1
3
826.3
48.4
44
4 621.7
(66,9%)
807.2
(11,7%)
918.7
(13,3%)
aratorio
vigna
prato
n° 13
7
1
9
5
33
20
1
82
25
11
3
9
11
3
2
14
12
24
22
176.5
113.6
81.2
94
242
617.4
24
523.1
242.2
163.5
17.2
101.5
52
195
9
165.7
221.3
327.6
264
36
15.7
1.4
156
6
66.7
58
5
164.1
52
19
1.4
21.6
19
15.4
3.4
17.1
17.4
29.6
32.7
B. Proprietari resid. in borgo:
S. Gaudenzio
S. Agabio
Porta Nova
S. Andrea
S. Stefano
n° 53
22
19
73
18
245
90.6
55.4
361.7.4
79
75.6
9
18
76.6
26.5
C. Propriet. Reg. in parr. S Maiolo
n°
5
157.2
307
185
5
497
S. Gaudenzio intus
S. Clemente
S. Silvestro
S. Vincenzo
S. Vittore
S. Giorgio
S. Nicolao
S. Marco
S. Maria Maggiore
S. Maria in Galardo
S. Stefano intus
S. Dionisio
S. Giacomo
S. Giulio
S. Maffeo
S. Agabio intus
S. Paolo
Tuttisanti
S. Pietro
S. Eufemia
Totale A
Totale B
Totale C
26
-
26
(0,4%)
bosco
pascolo
40
12
16
15
71
10
16
1
7
38
4
10
23
15
-
ronco (r)
orto (o)
(r) 0.6
-
2
-
-
-
-
71
114
2
-
116
(1,7%)
zerbido
Totale
0.6
0.6
20
35
2
240.1
124.5
1.4
113.2
146
435.3
861
34
797.6
360
258.2
18.6
139.3
116
340.4
12.4
260
341.7
441.4
401.3
(o) 10
(o) 1
(o) 0.4
-
-
341.7
99.6
74.4
479.5
107.1
-
-
-
275.2
262
2
71
15
-
0.6
11.5
-
58.4
-
5 532.6
1 102.7
275.2
335
(4,8%)
15
(0,2%)
58.4
(0,8%)
6 910.7
(100%)
2
11.5 + 0.6
(0,2%)
aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
48
II.
aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
Ordini stabiliti dal Commissario Generale Lodovico Bergamino per
la misura generale dello Stato di Milano fatta negli anni 1549, 1550
et 1551
Ne riportiamo il tenore, nella loro redazione in 67 capitoli:
(1) Ciascuna delle nove Città dello Stato elegga, per disposizione
della Camera, sei misuratori, di modo che ne siano disponibili
ordinariamente 48, “estranei” alla Città il cui distretto viene misurato.
A fianco d’ogni misuratore, un cittadino quale “assistente” e confidente.
È concesso che ciascuna Città possa affiancare ad ogni misuratore un
proprio contromisuratore con relativo assistente, per tutta la durata delle
misurazioni del proprio o dell’altrui territorio.
A nessun altro, per nessun titolo, è concesso di “comparire sopra
misure”, pena cento scudi o tre “tratti” di corda nel caso portasse arma
d’asta o archibugio.
(2) La Camera nomina otto Commissari, alle dipendenze di un
Commissario generale; numero sufficiente perché le squadre degli
operatori abbiano un proprio sovrintendente, che con la collaborazione
di un “ripartitore” suddivida il territorio assegnato (o “squadra”) in
quartieri, piccoli quanto sia possibile, ben determinati e coerenziati, non
permutabili; il tutto va annotato per iscritto.
(3) Per ogni quartiere ci sia un solo misuratore camerale, onde
evitare interferenze; egli «starà in opera dal levare del sole fino al
tramontare senza aspettare alcuno» annotando tutto ciò che
quotidianamente avrà misurato «sopra quinterni cuciti, overo
squarzafoglij» con pagine numerate a catena e vistate dal Commissario
di squadra, in modo che si possa poi agevolmente confrontare quanto si
sarà ritrascritto sul libro-sommario.
Le annotazioni non devono essere glossate; siano chiaramente
indicati i nomi della località misurata e della zona a cui appartiene; la
“messa a coltura” d’ogni terreno non abbia aggiunte estimative quali
«affilisate o agenestrate», né sia indicato per le terre vicino ai fiumi
«che esse s’inondano», precisando invece se sono basse o «con testa de
trabucchi tanti» lungo il fiume; venga segnalato il monte, la valle, la
costiera...
Il misuratore proceda con la regola che preferisce «servando però
nelli monti et costiere con la misura del piombare con quella più facilità
sij possibile con li medemi trabucchi o bacchette»; se misura per quadri
grandi, li consideri o li suddivida come meglio gli pare, ricavandone in
ordine successivo le singole qualità di terreno, separate dalle parti sterili,
che saranno – anche senza una misurazione diretta – valutate ed
estimate rapportando la superficie misurata sul totale del quadro.
In caso di contestazione, sia il misuratore che l’obiettante depositino
una somma pari alla spesa di revisione delle misure; l’addebito sarà a
carico di chi risulterà in errore.
Terminata la misurazione di un quartiere, gli addetti non si
trasferiscano sul successivo senza licenza del Commissario.
(4) I dati raccolti all’interno di un quartiere vanno conservati
separatamente per Comuni o Territori; anche nel caso sia dubbia
l’assegnazione di una porzione, questa la si misuri separatamente,
ricordando che va considerato appartenere allo stesso Comune tutto ciò che
rientra in una certa giurisdizione ed è soggetto alla stessa tassazione.
(5) Con la misurazione non s’intende recar pregiudizio ad alcun
presunto diritto di possesso da parte di città o di paese: perciò i dati
vengano tenuti separati ogni volta necessiti; nel caso di lite, potranno
assentarsi i contromisuratori della parte che si ritiene lesa, ma non
potranno essere allontanati gli assistenti richiesti dalla Camera.
(6) Le porzioni di Comuni situate fuori dalla propria squadra vanno
misurate separatamente.
(7) Onde evitare che un Comune attribuisca ad altri porzioni
territoriali proprie, si fa obbligo ad ogni Comune che fornisca
descrizione scritta dei propri confini e metta a disposizione informatori
impegnati con giuramento, abili anche «a tagliar ghiffe e piantarle» per
tutto il tempo della misurazione.
(8) In caso di renitenze, si procederà al sequestro di beni.
49
(9) La connotazione dei confini comunali si farà usando il nome del
Comune, con riferimenti stabili, non dunque utilizzando i nomi di
particolari possessori; i limiti tra province o il confine di Stato saranno
annotati con termini fissi di strade, fiumi, oppure – in mancanza di questi
– con la descrizione del terreno di confine, indicandone i proprietari, il
Comune d’appartenenza e le coerenze al di là della linea di confine.
(10) Nel caso insorgessero divergenze di confine tra Comuni
adiacenti, varrà quanto prescritto sopra, al capitolo 5°; si usi equanimità,
(11) si rifiuti qualsivoglia regalia, sotto pena all’arbitrio di Sua
Eccellenza...
(12) Ogni disponibilità di tempo e le feste «che non si misura»
siano utilizzate dai misuratori per riportare in sommario – per Comune e
per qualità di terre – distintamente, le misure effettuate, indicando donde
provengano le varie partite, agli effetti di una rapida revisione.
(13) Nel caso di forzata o voluta assenza dei Contromisuratori
delegati dalle Città, previo avviso dell’accaduto, si continueranno
ugualmente i lavori.
(14) Con procedimento penale dei tre termini perentori, il
Commissario di Squadra farà obbligo ai notai delle località interessate di
consegnare una nota sommaria di ogni vendita o locazione “a tempo” di
terreni rogata per gli anni 1548-49, con i nomi dei contraenti, quantità e
qualità del terreno, prezzo.
(15) Il Commissario di Squadra, possibilmente ogni giorno, con
sopralluoghi, osservi che tutto proceda secondo gli ordini dati,
incaricando un misuratore soprannumerario che verifichi la perizia di
misuratori e trabuccatori, revisioni i libri delle misure prima del loro
inoltro al Commissario Generale, e rimpiazzi i misuratori ordinari nel
caso di loro infermità.
(16) “Detti soprannumerari uniscano le qualità distinte della sua
squadra, cioè tanti prati, tante vigne, ecc.; acciò si sappia quanto
numero di pertiche et qualità distinte sarà detta sua squadra, et faccia il
dissegno delle terre et ville della sua squadra con li fiumi, torrenti,
strada maestra et altre cose notabili, et il tutto consegni al generale”.
(La consulta della Real Giunta del nuovo Censimento, in Milano, inoltrata al
Governo nell’agosto 1733, lamenta: “Il primo errore commesso nell’antico censimento
di Carlo V fu quello della misura, mentre trascurato l’uso tant’utile, anzi necessario delle
mappe, tanto i misuratori della Camera, quanta quelli de’ Pubblici descrissero le sole
qualità, e quantità dei pezzi misurati; onde non potendosi riconoscere la figura ed estensione
de’ Terreni per tutto lo Stato, non si potè nettampoco dimostrare la verità delle misure...”)
(17) I libri sommari, con indici per qualità e per Comune, debitamente
vistati e sottoscritti dal misuratore camerale e dal contromisuratore (o dal
soprannumerario) vengano consegnati al Commissario.
Nel sottoscrivere si faccia menzione dei termini di tempo impiegato per
la misurazione, della somma di pertiche misurate (18) delle eventuali
controversie insorte nel definire la qualità delle terre in modo che
tempestivamente il Commissario provveda a dirimere la questione, o,
nell’incapacità di farlo, ricorra ad una seconda misurazione (a spese del
soccombente). Purché (19) dette annotazioni di divergenze vengano
apposte prima che sia terminata la misurazione del quartiere e vengano
inoltrate con distinta relazione scritta al Commissario di Squadra: in caso
contrario i Commissari si dichiareranno incompetenti, ed un sopralluogo
del Commissario Generale potrebbe comportare le dimissioni forzate del
misuratore obiettante, che, comunque, sarà tenuto a sopportare ogni spesa.
(20) Qualora i contromisuratori o i loro sostituti ricusassero di
sottoscrivere i libri sommari, questi verranno egualmente inoltrati al
Commissario Generale, con acclusa la richiesta formale a sottoscrivere,
rivolta dal Commissario di Squadra, rogata dal proprio cancelliere.
(21) L’inoltro sollecito di detti libri sarà fatto in plico sigillato,
mediante persona fidata, a cui verrà rilasciato attestato di ricevuta;
compiegata, la distinta, compilata dal Commissario di Squadra, del
totale delle pertiche misurate e descritte nei libri consegnati, del numero
dei libri, dei tempi di esecuzione.
(22) Gli assistenti alla misurazione designati dalle Città, dovranno
attenersi alla squadra ed ai misuratori camerali loro assegnati dal
Commissario Generale;
(23) prestando attenzione che il trabuccatore «gridi giusto li trabucchi»
e che il misuratore «annoti tutti li numeri», e non è loro consentito che si
accompagnino, cavalcando, al Commissario di Squadra, tranne (24) che si
deleghino dalle Città altri assistenti e ripartitori di quartiere appositamente
destinati a cavalcare con il Commissario e ripartitore camerali, fermo
restando quanto stabilito nel capitolo primo suesposto.
50
Non è comunque vincolante per detti agenti camerali la presenza o
meno degli agenti delle Città.
(25) Le difficoltà di esecuzione, che possano insorgere tra i
Commissari di Squadra, vanno trattate alla presenza delle Parti coinvolte;
le determinazioni prese liberamente vanno comunicate agli agenti di
Squadra delle Città.
(26) Sono esclusi dalla misurazione chiese, cimiteri «ancorché
fossero d’Ebrei», monasteri e loro «corti», piazze o aree sgombre anche
se erbose, luoghi di raccolta di scoli; purché le parti siano in accordo.
(27) Parimenti non vanno misurati i fiumi, torrenti, navigli, ai quali
vien dato un “margine esente” di un trabucco misurato dall’acqua alla
riva stabile – escluso il pendio ripido – tranne le rive siano piane,
godibili, alberate, ed i corsi d’acqua non siano navigabili,
(28) “Torrente” s’intende che ruina o inonda, fatta l’unione delle
acque, ancorché fossero ricettacoli d’aque pluviali della campagna et
per dentro vi fossero strade pubbliche, né s’intenda quelli rij a modo
de’ fossatelli che vengono da monti et valli, quali non fanno ruina, né
inondano, poi si uniscono et fanno torrente.
(29) Al Ticino, alla pari con il Tanaro e l’Adda, (30-31) vanno
lasciati due trabucchi di riva esenti dalla misurazione; ed in genere per
fiumi e laghi (32-33-34) non si conteggi quanto intorno evidentemente
non appare godibile, (35) limitando però tali eccezioni al ramo più
grande nel caso di un corso d’acqua ripartito in più alvei.
(36) Gli isolotti che si formano nel letto di un fiume, se erbosi o
boscati, siano misurati dal Commissario che troverà più agevole guadare
sino ad essi, dandone informazione ai Commissari della riva opposta.
(37) Non vanno misurate «mortizie, fontanili e roggie maestre quanto
dura l’asta». Per asta s’intende il corso d’acqua (anche se formato da un
partitore di roggia) dalla sua origine sino all’altezza del primo utilizzo
per irrigazione; la parte rimanente sino al termine non è sottoposta a
misurazione, bensì i bocchelli o rogge con cui si derivano acque
dall’asta principale, compresi, in ogni caso, gli argini o le rive. Al
contrario, non va misurato il fontanile temporaneamente disseccato.
(38) Non è da ritenersi roggia maestra, quella che risulti formata da
scoli raccolti da campi irrigati.
(39) Non si misurano le strade pubbliche per una larghezza calcolata
da una metà all’altra dei fossi laterali, mancando i quali si calcolerà dalla
metà delle due scarpate.
Non ha importanza se più strade colleghino due terre, a loro volta
collegate da trasversali: purché siano di transito pubblico, non sono
sottoposte a misurazione. Là ove la sede stradale si fosse allargata con
smottamenti erbosi o forse anche messi a coltura arborea, sia misurata in
tali sue eccedenze.
(40) Esclusi dalla misurazione sono i “siti” dei castelli, anche se sforniti
di fossato e di ponte levatoio data la loro posizione emergente sui monti;
altrettanto valga per le Terre murate (od anche semplicemente cinte da
fossato, con torre per il ponte levatoio), con i loro borghi;
(41-42) sono escluse anche le Terre o Ville “unite”, vale a dire i
raggruppamenti di più di 4 case (computando anche i “casoni” di
paglia), benché costituiscano Comune a sé stante (ed è conteggiata per
“una” la casa in cui abitano più famiglie; tranne si presenti grandissima,
a modo di castello o «terra murata», senza fossato, ma con abitazioni
distinte e più famiglie ivi abitanti).
Vanno misurati orti, giardini, siti di case con le loro corti e siti di
ruderi di casa, esterni alle “Ville unite” ed alle “Terre murate” (che siano
però incluse nello stesso Comune o territorio), anche se le case siano più
di quattro, e lontane dall’insediamento principale, solo perché poste al di
là di strada o di interposti orti o giardini.
(43) Le strade particolari vanno inglobate nella misura del terreno a
cui stanno di fronte, tranne non siano pertinenti ai campi, vigne ecc.
(44) Gli argini vanno misurati e catalogati in base alla coltura con cui
vengono utilizzati; se usati per transitarvi, sia detratta la superficie
pedonabile.
(45) Non si misurano i monti sterili, le costiere nude o ripide, che non
danno resa alcuna né in legna né in pascolo; si tenga nota della loro
posizione nel quartiere, del loro appellativo, dandone una valutazione in
pertiche, al fine di potersi eventualmente riprendere in esame.
(46) I legnami da taglio o da opera costituiscono un rendimento “in
legna”, non gli «spini, rovede, cespuglij, o virgulte inutili»; tranne che lì
vi sia «dell’erboso accuticato che si pascolasse».
51
In tal caso la descrizione sia espressa con pascolo in monte o in
costiera accespugliata. E l’erba da pascolo va intesa per accuticata, et
non che abbi un poco d’erbetta che viene per le pioggie et in subito che si
fa arrida et secca…
(47) Sarà dichiarato «sterile al piano» il terreno che si presenti «pura
sabbia o giarra nuda o fracchie nude», profondamente (per 4 braccia)
crepacciato o corroso da solcature «ruinose»; se invece ci fossero degli
intervalli erbosi o alberati, ma non tali da poter essere lavorati, con
presenza di fenditure meno larghe e profonde, si dirà «terra affracchiata,
nuda, erbosa, arborata».
(48) L’adiacenza di terre coltivate, per confronto, permetterà di
stabilire quali siano incolte, «ancorché non avessero apparenza de
solchi».
(49) Le ripe comprese tra fossi, rogge o strade, siano misurate e
dichiarate – a seconda dell’uso che se ne fa – per alberate, boscose ecc.,
dandone il numero delle piante, se queste sono rare.
(50) Le vigne che si presentano più folte del normale, siano descritte
in base alla loro qualità.
(51) I boschi, occorre precisare se sono in monte in valle o in piano,
se sono «da taglio, scalfo, o cima, et opera», se sono di legno dolce o
forte, se irrigui o aridi.
(52) «Terre al presente incolte» si diranno quelle «che hanno evidenza
di solchi et al presente sono azerbate» annotandone le caratteristiche di
«affilisate, o genestrate o altro»; escludendo le “tornature” che
fiancheggiano i terreni, benché «azerbate o boscate di spine o rovedi»
per incuria di chi più non vi transita per lavorare i campi. Possono dirsi
«ripe aboscate da taglio» le fasce larghe più di un trabucco,
eventualmente occupate da piante di alto fusto.
(53) Pascoli s’intendono luoghi zerbidi e che non hanno rogia o
rogiette per adacquarsi, né mai si segano.
(54) La presenza di fossi e canaletti e di chiuse è motivo perché un
campo venga detto irriguo; non basta che vi scorra una roggia.
(55) Mentre per i prati, si dovrà, nonostante la presenza di fossi e
canaletti, omettere l’indicazione di «adaquatorio», poiché si chiariranno
diligentemente i diritti d’acqua al momento di fissarne gli estimi.
(56) I prati «scarpati» dovranno manifestamente presentare gli argini
perimetrali per gli invasi d’acqua [per messa a coltura di lino, riso o altro].
(57) Prati asciutti si diranno tutti gli altri che non presentano argini,
fossi ecc. pur fornendo regolari tagli d’erba.
(58) Et ove occorre trovarsi che scaturiscono aque nel passegiarli,
però sono coticati et si segano et pascolano come si vuole, si
descrivano per prati sorzidizi.
(59) Se falciabili, rna con erba a «lisca», si diranno «prati liscosi»; se
acquitrinosi, «sortumosi».
(60) Padulo s’intende ove non si può entrare né con bestie, né con
persone a pascolare, né segare e che si profonda.
(61) «Terre amoronate», oppure a frutteto, si diranno soltanto gli
appezzamenti piantati, con sufficiente densità, con gelsi o con alberi
fruttiferi; non così, se detti alberi siano posti lungo le ripe dei campi:
in tal caso non se ne tiene conto, tranne siano discosti da tali ripe per
tre o quattro braccia. Comunque non vanno considerate “ripe” le liste di
terreno che intervallano due appezzamenti contigui, anche se vi fosse
presente un rivolo o fossatello.
(62) La caratteristica predominante di un terreno serva per stabilire la
dizione da utilizzare: quindi si dirà «brughera pascoliva, o pascolo
brugorato» se i tre quarti del terreno sono erbosi oppure cespugliosi.
(63) Si manterrà il termine di “brughiera”, anche se apparissero tracce
di vecchi solchi di precedente impianto a bosco.
(64) È incombenza del Commissario Camerale provvedere che
misuratori ed assistenti deputati dalle Città siano alloggiati e vivano a
«prezzi convenienti»; nel caso di renitenze, faccia «le opportune
esecuzioni»,
(65) Saranno da osservarsi altri particolari capitoli stabiliti per i
Commissari.
(66) È fissata l’ammenda di 25 scudi da applicarsi alla Camera, ovvero
due tratti di corda, per l’assistente o il contromisuratore che attenti
d’impedire misure o registrazioni da parte dei misuratori camerali.
(67) Misuratori e trabuccatori camerali useranno esclusivamente
strumenti bollati e loro consegnati dai Commissari Cesarei, sotto pena
ad arbitrio di Sua Eccellenza.
52
III.
aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
Nella cartella n° 16 (ASM Censo P. A. cart. 14 e 16), in grossi
Olegio, Pernate, Pombia, Romentino, Roversella, S.to Martino, Sologno,
fascicoli in 8° legati sul dorso, con copertina in cartoncino, assai
Suno, Vignale, Vavero, Varal Pombia, Veruno.
deteriorati, sono raccolti ritrascritti dai quinternetti dei misuratori i dati
Alla terza squadra “de sopra”: Agnalengo, Arra, Barengo, Briona,
relativi alle Terre delle province dello Stato di Milano. Anche per il
Borgomainero, Bocca, Caltignaca, Cesto, Camiano, Cassine di Porci,
Novarese le misurazioni fatte nell’anno 1551 vennero condotte sul
Cressa, Cassina di Rinaldi, Cassina Visconta seu Boromea, Cavajeto,
territorio diviso in squadre: 4 superiori, 4 inferiori e i Corpi Santi. Alle
Cavaglio, Cassina del cap. Florio, Curegio, Cassina de Mr. Enea, Colma,
équipes di tecnici delegati commissari agrimensori contromisuratori
Farra, Fontanedo, Gagnago, Ghemo, Grignasco, Isarno, Morghengo,
trabuccatori cancelliere ecc. il lavoro fu delimitato mediante perimetri
Mommo, Magiora, Nibia, Pro, Prato, Roceto seu S.to Martino, Romagnano,
facilmente individuabili, perché costituiti dalle strade radiali alla Città,
Solarolo, Sologno, S.to Bernardino, Suno, Savonera, S.to Gioanne, Siciano,
dirette a Biandrate Romagnano Borgomanero Oleggio Boffalora Mortara
Vallaza, Vavri, Vergano.
Confienza Borgovercelli (cfr. cartina geografica); dovendo dirottare dagli
Alla quarta squadra “de sopra”: Abbatia de S.to Nazaro, Abbatia del
assi stradali, si prese come riferimento certo il corso di grandi rogge, quali
Casal Volone, Biandrate, Briona, Borgo de Vercelli, Balduco, Camiano,
la Bolgara e la Crotta. I paesi del Novarese rimasero così raggruppati:
Castellatio, Carpignano, Casalbeltramo, Caselgiate, Casalegio, Casalvolono,
alla prima squadra inferiore “de sotto” sono inscritti i territori di:
Cassina de Aldoveso, Camariano, Farra, Fisirengo, Gognago, Ghemo,
Borgo de Vercelli, Casalino, Camariano, Granozo, Lomenogno, Orfengo,
Gargarengo, Gionzana, Grancia, Landiona, Mandello, Mosezzo co’ la
Pajate, Peltrengo.
Vesconta, Marengana, Motta, Nibia, Orfengo, Pro, Ponzana, Peltrengo,
Alla seconda squadra “de sotto”: Borgolavizaro, Granozo,
Pisnengo, Romagnano, Restolfo, S.to Pedro, Silavengo, Sizano, Sesto, S.to
Montesello, Pajate, Vespolate (terre contestate con Montesello).
Bernardino, Vigolongo, Villata, Vesconta, Zotego.
Alla terza squadra “de sotto”: Bucella, Borgolavizaro, Calzavaca,
Quindi le squadre non hanno in questo caso quella funzione
Garbagna, Granozo, Lomenogno, Montecuco, Montesello, Montearsello,
“comprensoriale” agricola, quale – con diverso raggruppamento di terre e
Nibiola, Olengo, Pajate, Terdobiate, Tornego, Vespolate (terre contestate
di località – ritroviamo nelle “squadre” fissate nel 1556 dal Commissario
con Caselgiate).
Alessandro Grasso nel riordinare l’estimo rurale per il Contado; con
Alla quarta squadra “de sotto”: Borgolavizaro, Bucella, Cerano,
analogo criterio di fertilità, giacitura ecc. verranno costruite le squadre per
Camerona, Calzavaca, Olengo, Pernate, Sozago, Trecate, Terdobiate,
il censimento del 1721 (o “di Maria Teresa”). Non è nuova comunque
Tornego, Vignarello.
siffatta ripartizione per il territorio novarese, a prescindere dai motivi
Alla prima squadra “de sopra” appartengono le terre di: Bornago,
ispiratori: già nel Chronicon dell’Azario (ried. 1771) per il secolo XIII
Bellinzago, Borgo de Tesino, Camerona, Cavajano, Galliate, Marano,
sono indicate quattro squadre: del Ticino superiore (comprendente le
Olegio, Pombia, Romentino, Trecate, Varal Pombia.
località di Oleggio Galnagum Cavallianum Pombia Mediummiricum
Alla seconda squadra “de sopra”: Alexà, Belinzago, Bugogno, Borgo
Burgoticinum Conturbia), del Ticino inferiare (B° Lavezarium Gravalona
de Tesino, Borgomainero, Briga, Camare, Cademonti, Cavajano,
Tornegum
Ferdobiatum
Guilengum
Ceredanum
Monticellum
Caltignaca, Castelletto, Cassina della Bolia, Contorbia, Cressa, Cavaglio,
Casalegiallum Sanctus Petrus Garbanea Nibiola Villa Vespolati),
Cumignago, Dolzago, Divignano, Gajate, Greffo, Gra, Gagnago, Gatico,
dell’Agogna (B° Mainerium Calsinaga Solonium Morghengum Alexatum
Isarno, Marano, Maggiomerigio, Mommo, Maxà de sotto, Maxà de sopra,
Agnellengum Bugonium Verunum Agrate Carissia Cavallinum Quiregium
53
Fontanetum Cavallietum), della Sesia (Calpignanum, Castrum Cavaliani
Marani Gattici Vergani Barenghi Silavenghi Galgarenghi Fissarenghi
Ponzanae Mezoriae, Grignascum Romagnanum Cavallirium Agamium
Siccianum Briona Mandellum Comenonicum Paliatum Granotium
Casolinum Arcamarianum Ponzana Monzitium Casalegium Aconiate
Nibia Cistum Landiona).
Negli atti del Contado per il secolo XVII troviamo suddiviso il
territorio nelle squadre della Sesia superiore/inferiore; del Ticino
superiore/inferiore, dell’Agogna superiore/inferiore
comprendenti
località assai più omogenee tra loro di quanto non appaia dalla
informazione dataci dall’Azario...
Ritornando alla misura generale dello Stato voluta da Carlo V: il
lavoro redazionale con cui vennero compilati i sommari sui quali sono
state elaborate le tavole che seguono, si presenta così ordinato:
– elenco delle Terre misurate nella squadra, con il numero di pertiche
prese in considerazione (parecchi territori infatti compaiono suddivisi in
due/tre squadre dall’attraversamento delle strade perimetrali alla squadra);
– elenco minuzioso (alfabetico per grandi categorie) delle varie qualità
di colture presenti nella squadra, con la corrispondente superficie
impiegata;
– sommario delle qualità di coltura (e relativo perticato) per le quattro
squadre superiori/inferiori;
– elenco e misura delle qualità presenti nelle porzioni – appendici alle
squadre – costituenti i Corpi Santi;
– sommario di qualità e di corrispondente perticato per l’insieme dei
Corpi Santi;
– sommarissimo dell’insieme di squadre e Corpi Santi, suddiviso per
qualità e relative superfici;
– prospetto del quantitativo di perticato misurato nelle singole
squadre, e gran totale compreso/escluso il perticato della Riviera d’Orta.
Dinnanzi ad una così attenta e particolareggiata dipintura del
territorio del Contado, davvero rincresce che non si sia potuto trasferire
il tutto graficamente su mappe particellari, come era stato inizialmente
progettato; la sola canna del trabucco non poteva evidentemente dare le
prestazioni della tavoletta pretoriana...
Una certa discrepanza – minima – nei totali si riscontra confrontando i
dati forniti dalla documentazione contenuta nella cartella 14:
cart. 16
cart.14
(pertiche – tavole – piedi –
braccia – punti – atomi)
1ª sq. inf.
2ª sq. inf.
3ª sq. inf.
4ª sq. inf.
1ª sq. sup.
2ª sq. sup.
3ª sq. sup.
4ª sq. sup.
pt.
pt.
pt.
pt.
pt.
pt.
pt.
pt.
61 092. 2.10
40 423.16. 2
70 110. 8. 6
135 702. 8. 7
152 295.16. 6
311 634.10.11
70 110. 8. 6
135 702. 8. 7
(+ i corpi santi)
61 611.20. 0.2.6.
40 636.15. 3.1.6
92 290.18.11.0.9
139 409. 2. 6.2.0.
152 239. 7. 4.1.0.
326 241.16. 9.8.6.
283 753.17. 4.7.6.
273 924. 3. 7.4.4.3
(compresi i corpi santi)
1 371 579.21. ––
1 371 107. 5.10.4.5.3
Segue l’annotazione:
«Nel novarese sono restate da misurare tutta la Val di Sesia, qual non
ha voluto obedire, et puol esser circa pertiche M/100; gli è restato Orta con
tutte le sue riviere del lacco, et sua jurisdictione; qual similmente non
hanno voluto obedire eccetto Gozano et Sorisio, che si sono misurate come
apare qua seguente, et pol essere detta Riviera circa pertiche M/60, contra
de quali se proceduto per pene et mulcte. Nella jurisdictione d’Orta se sono
misurate nel comune de Gozano et Sorisio pt. 30 998.7.4.0.0.0».
Ciò non toglie che lo stampatore Regio Camerale Tullio Malatesta,
a sua volta pubblichi (anno?) le cifre ufficiali per Novara:
«Novara et Orta pertiche 1 804 695 (Orta = pt. 171 205.12.6) et
essendo il suo trabucco più longo del Milanese onze 5 ponti 9 di Milano
che danno t. 3.11.11 di più per pertica et così pertiche 100 novarese danno
pertiche 116. t. 18.8.6.8 milanese, [risultano essere] pt. 1 140 800».
Dopo di che in un sommariissimo per qualità, alle quali per
“arbitramento del Signor Ludovico Bergamino Commissario Generale
dell’Estimo” sono stati assegnati i corrispettivi valori d’estimo, per Novara
con la Riviera d’Orta si assegna un totale di Pertiche 1 545 545.20.8.10.7
per un ammontare d’estimo pari a scudi 3 085 655.
aaaaaaaa aaaaaa aaaaaa aaaaaa aaaaaa aaaaaa aaaaaa aaaaaa aaaaaa aaaaaa
54
1551 - Misure del territorio novarese, in occasione dell’estimo generale dei “beni stabili” per lo Stato milanese
Il Contado è ripartito in 8 squadre (4 sup. -4 inf.) più i Corpi Santi; è impiegata la pertica (tavola piede) novarese.
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
32
33
34
35
36
37
38
39
40
41
42
43
squadra:
1ª inf.
aratorio
adacquatorio
inculto p.te felesato et genestrato
inc. feles. p.te genes. p.te boscato
al basso dreto alla Gogna
avidato
novello
doppio
spesso
basso spesso
inculto
bosco in isola
in val de Tecino
al basso dreto alla Gogna
forte
f. da taglio
f. da taglio et cima
dolce da taglio
d. da taglio dreto al Tecino
d. da taglio in val
diverso da taglio
canevale
cavi
et scoladori
brughera
pascolina
boscata
careggio et padullo che si sega
gabedo
orti et siti
prato
in val
dreto alla Gogna
scarpato
con brugo
liscoso et sortumoso
sutto
s. brugherato
s. p.te liscoso et sortumoso
s. sort. et lisc. al basso della Gogna
s. in val
pascolo
adacquatorio
45 390. 0. 6
125. 0. 1
-343
1 423. 6. 4
1 032.10. 7
2 575. 0. 6
731. 0. 4
45. 5. 6
115. 6. 4
68. 6. 7
4. 9
45.12.10
48.20. 6
303.23.11
3 406. 0. 1
17. 8. 5
2 121. 0. 1
1 436. 2.11
-
2ª inf.
3ª inf.
25 249.11.
34. 6.
343. 9.
495.21.
1 829.12.
2.20.
6
5 541. 3.
2
3
3
155.12.
626. 1.
13.15.
148.17.
137.12.
2 053. 8.
128. 3
680. 8.
499. 8.
-
1
5
4
9
4
8
2
4
9
9
4
9
48 004.11.
4 906. 6.
230. 8.
1 264. 3.
6.23.
4 inf.
4
9
6
4
6
2 021.17.10
830.23. 2
1 587.20. 9
360.19. 1
70.21
4
59. 2
346. 3. 1
2 507. 1. 1
160.20. 9
52. 7. 4
1 764.22.10
1 370.11. 1
175. 2. 1
581. 9. 9
106.22. 5
64 840. 9. 6
42. 9. 4
4 369. 9. 4
6 464.18. 4
1 34.12. 4
2 794.10
5.14. 1
2 302. 5. 1
8 572.16. 8
3 865.18.10
650.20. 9
940. 8. 7
2 845.12. 8
10 896. 9. 3
288.12
579.21. 7
15 237.21.11
595.16. 1
199.14. 9
3 890. 1
88.22. 3
13912. 1
1 196. 5. 4
55
squadra:
44
45
46
47
48
49
50
51
52
53
54
55
56
57
58
59
60
61
62
63
64
65
66
67
boscato
p.te boscato
boscato et cespugliato
brugherato
dreto al Tecino
boscato dreto alla Gogna al basso
in val
padullo
boscato
gabato
ronco
risato
inculto
strada particulare
terra inculta
inc. fragiata
inc. felesata p.te genestrata
inc. p.te boscata felesata genestrata
sabia quasi sterile dreto alla Gogna
zerbo
boscato
pascolino
pasc. p.te boscato
pasc. p.te bosc. dreto alla Gogna
squadra:
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
aratorio
al basso dreto alla Gogna
in val
in col
in costa
in costa et monte
adacquatorio
inculto
inc. al basso
inc. con roncoli
inc. brugherato
inc. brugh. in costa
inc. brug. pascolino che si sega
inc. genestrato et felesato
inc. genes. feles. et in p.te boscato
inc. in costa
inc. boscato
1ª inf.
213 .13. 3
11
53.18. 6
993. 1. 9
149. 1. 9
105. 9.11
639.10.11
45. 0. 3
-
2ª inf.
3ª inf.
66. 5.
392. 2
209.21.
67. 5.
4.13.
24.22.
110.22.
1 395.19.
138.11.
68. 7.
-
104 .10
283. 6.
670.12.
381
492.11.
167.23.
161. 3.
119.22.
12
25.15.
11.15.
942. 9.
225. 2.
3
4
8
8
9
7
6
9
4
4 inf.
7
4
6
6
8
9
9
3
5
1
769. 6. 7
87914. 9
113. 4
226.16
117. 3. 7
208. 8. 5
22.19. 6
143. 7. 1
742. 0. 4
364.10.10
-
61 099. 2.10
40 423.16. 2
70 110. 8. 6
1ª sup.
2ª sup.
3ª sup.
4 sup.
62 229 .13. 6
4. 2
176 . 8. 3
198 . 9. 8
-
145 110 . 1.11
132 .14. 9
2 418 .18.11
80 . 2.10
3 156 .23. 6
-
44 512 .22.
3 398 . 2.
185 . 3.
5 329 .17.
-
5
3
6
8
117 370 . 9.11
1 . 8. 3
145 .19. 1
14 857 .14. 4
-
376 .16.11
350 .22.10
453 . 2. 3
44 .15. 4
196 . 3. 7
26 . 1. 6
135 702. 8. 7
56
squadra:
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
32
33
34
35
36
37
38
39
40
41
42
43
44
45
46
47
48
49
50
51
52
53
54
55
56
57
58
59
60
61
62
inc. bosc. forte da taglio
inc. bosc. diverso da taglio
inc. bosc. dolce da taglio
inc. bosc. dolce da t. pascolino
inc. pascolino
inc. moronato
inc. genes. feles. et in p.te brugh.
arzeno pascolino
avidato
al basso
in costa
in costa et colina
in colina
basso
doppio
spesso
s. basso
s. novello
s. basso in colina
s. in colina et costa
s. in costa et monte
che si abracia
che si abr. in costa
che si abr. in costa et colina
inculto
inc. che si abracia
inc. che si abr. in costa
inc. in costa
inc. felesato et genestrato
novello
adacquatorio
a modo di ronco
baragia solcata pascolina
boscata forte da taglio pascolina
bosco forte al basso
f. da taglio
f. da t. et cima
f. da t. in colina
f. da t. in costa
f. da t. in costa et colina
f. da t. in costa et monte
f. da t. in val dreto al Tecino
bosco dolce
d. da taglio
d. da t. et cima
1ª sup.
2ª sup.
4 268 . 0. 3
9 .13. 9
126 .18. 7
246 .17.10
923 . 7. 2
134 . 7. 8
27 .21. 6
5 742 .18
5 415 . 4. 5
4 128 .17
1 490 .18. 2
238 . 0.10
-
16 .14. 6
4 995 .22. 7
76 .13. 8
100
5 336 .17
19 .21
932 .11. 2
1 456 . 9.11
164 .18. 5
7 .12
36 163 .15. 3
5 950 .16. 4
5 196 . 1. 7
-
3ª sup.
39 . 4
10 .13
507 . 3.
7 .12
5 668 .21.
1 .12
5 670 . 7.
1 143 .13.
80 .12.
3 . 9.
372 .23.
828 .22
510 .21
1 316 . 1.
6 471 .21.
2 347 . 2
31 . 5.
4ª sup.
6
3
7
8
1
3
7
4
5
6
71 .13. 3
760 .16
20 755 .19
769 .12
31 377 .15.10
5243 . 6
-
337 .13. 4
212 .13. 9
10 185 .20. 7
146 .10.11
1 680 .10
675 .10
1 014 .17.10
63 .20. 1
298 .11. 4
1 436 .19. 4
6 604 . 5. 9
2 173 .17. 3
3 528 .11.10
57
squadra:
63
64
65
66
67
68
69
70
71
72
73
74
75
76
77
78
79
80
81
82
83
84
85
86
87
88
89
90
91
92
93
94
95
96
97
98
99
100
101
102
103
104
105
106
107
d. da t. dreto alla Gogna et Terdobio
d. da t. in costa
d. da t. al basso
d. da t. in isola
d. da t. in val dreto al Tecino
diverso da taglio
div. da t. et cima
div. da t. et cima in isola
div. da t. dreto alla Gogna
div. da t. in colina et costa
div. da t. in col. et costa et monte
div. da t. al basso
dreto alla Gogna
de spini
diverso brugherato
brughera
al basso
in costa
in costa et colina
in costa et monte
che si sega
che si sega in costa
che si sega in costa et colina
solcata
sol. in costa
sol. boscata
sol. pascolina
sol. felesata genestrata pascol.
genestrata felesata
gen. fel. pascolina
gen. parte fel. pascolina
pascolina
pas. in val
pas. in colina
pas. in costa
pas. boscata diversa
pas. bo. da taglio in colina
pas. bo. da t. dolce
pas. bo. da t. forte
p.te pas. bosc. f. da t. in costa et monte
prativa
pr. in costa
pr. suta
pr. suta in costa
pr. suta che si sega
1ª sup.
2ª sup.
148 .11.16
3 171 . 9. 3
2 176 .12. 5
374 .14. 3
138 . 0. 6
12 045 .18. 9
4 173 . 6. 4
11 .21
108 .10. 8
20 208 . 3. 6
4 899 .10. 2
-
87 .14.10
23 805 . 7. 2
158 .13. 9
2 598 .12. 4
134 . 9. 2
2 081 . 6. 5
14 475 .11. 2
83 .14. 3
5 702 . 3.11
45
218 . 9.11
3ª sup.
47
.23. 5
345 .21
2 864 .11. 8
351 .14. 6
1 986 .14.10
285 .19. 6
3. 3
12
1 468 . 0. 6
3 869 .20. 9
2 228 .19. 7
55 . 2. 6
720 .21
557 . 4.11
1 288 . 4
412 .10. 6
3 191 . 3. 4
435 . 3
12
2 172 . 2. 2
3 975 .15.10
559 .20. 3
1.695 .15.10
2 902 .16.10
7 338 . 3. 1
52 . 2
435 .14. 7
210
552 . 2. 3
520 . 7. 1
-
4ª sup.
1 342 . 2
10 544 . 7. 5
53 .23. 6
-
58
squadra:
108
109
110
111
112
113
114
115
116
117
118
119
120
121
122
123
124
125
126
127
128
129
130
131
132
133
134
135
136
137
138
139
140
141
142
143
144
145
146
147
148
149
150
151
152
pr. boscata forte da taglio
pr. boscata forte da t. in costa
boscata al basso
bo. in costa
bo. in costa et colina
bo. forte da taglio
bo. forte da t. che si sega
bo. forte da t. in costa et monte p.te pas.
bo. diversa in costa et monte
bo. div. da taglio
bo. div. pascolina
bo. div. pasc. da taglio
bo. dolce da t. pascolina
bo. rara da t. in colina
p.te boscata dreto al Tecino
bosc. diversa da t. pascolina
bosc. diversa da t. in colina
cavi
de rogie
de rogie sute
caregio p.te boscato da taglio
congierie de sassi
gera boscata diversa da taglio
bo. diversa da t. dreto alla Gogna
gabedo
dreto al Terdobio
pascolino
orti et siti
inculti
prato
al basso
in val
in val dreto al Tecino
in costa et monte
avidato
moronato
padullato
sortumoso al basso
liscoso et sortumoso
p.te lisc. et sortum. al basso
suto
s. con alcuni moroni
s. dreto al Terdobio
s.dreto alla Gogna
s. al basso
1ª sup.
2ª sup.
506 .16
615 . 7
6 821 .21. 1
1 365 .13. 8
26 .16. 8
461 .17.
678 . 2.
159 . 9
3 350 . 1.
341 . 1.
389 . 1.
1 298 . 6
2 832 . 0.
8
2
3
6
6
2
1 618 .19.
16 329 .18.
19
54 .10.
258 .23
5 . 0.
1 260 . 7.
28 . 9.
16 339 .23.
109 .15
1 397 .17.
13 557 . 2.
187 .12.
8 .23.
4
7
5
6
2
1
2
3
1
9
6
3ª sup.
4ª sup.
1 424 .16.10
167 .16.10
3 147 . 1. 5
29 .19. 4
4 161 .17.10
603 .23.11
2 294 . 5. 3
2
145 .12
393 .12. 8
105 .21
10
31 .10. 2
18 .18. 8
3
1 276 . 0.11
28 091 .13. 6
15 .17. 3
18 .20. 4
6 720 .15. 3
8 795 . 2. 8
3 .11. 3
-
29 .15. 7
52 .13. 6
1 771 .14. 6
30 897 .22.10
25 .19. 6
172 .16. 4
84 .11. 6
5 .11. 3
356 .19. 3
5 503 .18. 2
17 .12
-
59
squadra:
153
154
155
156
157
158
159
160
161
162
163
164
165
166
167
168
169
170
171
172
173
174
175
176
177
178
179
180
181
182
183
184
185
186
187
188
189
190
191
192
193
194
195
196
197
s. in val
s. in collina
s. in costa et monte
s. avidato
s. con spazi bo. pasc. dreto a Gogna
brugherato
suto brugherato
s. brugh. al basso
s. brugh. in costa
s. avidato a modo di ronco in costa
pascolo
al basso
in val
in isola
in costa et monte
dreto alla Gogna
in val dreto alla Gogna co’ arbori
co’ gabe
con roncoli
con moroni
adacquatorio
genestrato
gen. et felesato
brugherato
br. felesato
br. p.te felesato
br. in costa p.te boscato
br. in val
br. in costa et monte
boscato
bo. diverso
bo. div. in costa
bo. div. dreto al Terdobio
bo. div. felesato
bo. in val
bo.forte co’ filesi et genestre
padulloso et sortumoso
padullo
liscoso
et mortira
ripa boscata de spini
risati
inculti
ronco
in costa
1ª sup.
148 . 2
73 .11. 6
159 . 3. 5
851 .20. 9
2 935 .21. 4
305 .22
48 .9. 9
2ª sup.
23 .15. 6
310 .12. 5
2 417 .21. 5
1 248 . 0. 1
140 .22. 7
1 246 .18.10
790 . 9. 2
117 .13. 3
10
263 .15
153 . 0. 6
55 14. 8
67 . 4. 4
3ª sup.
4ª sup.
9 .21
1 102 .10. 6
52 .14. 9
232 . 2. 5
1 027 . 4. 6
2 958 .11. 9
20 . 9. 6
18 . 6. 9
2 365 . 2.10
27 . 1. 4
376 . 6. 10
40 . 9. 6
11 . 6
4
514 .10. 9
1 569 .17
3 407 . 2
802 . 9. 1
407 .10. 3
1 110 .21. 7
57 .23
43 .21. 3
1 382 .15.10
3 533 . 0. 6
7 025 .20. 1
513 .13. 9
31 . 8
146 . 0. 2
600 .12.10
6 445 . 9
5 981 .12. 4
148 .12. 8
41 .23. 2
149 .20. 2
652 .14
28
80 .22. 2
2 201 .10. 3
290 .11. 5
-
60
squadra:
198
199
200
201
202
203
204
205
206
207
208
209
210
211
212
213
214
215
216
217
218
219
220
221
222
223
224
225
226
227
228
229
230
231
232
233
234
235
236
237
238
239
240
241
242
in colina
in monte
selva
in costa
in costa et colina
in costa et monte
in colina
aratoria
pascolina
pas. in costa
prativa suta
sortumo co’ liscia et onizi da taglio
strata particulare
terra moronata
fragiata nuda
liscosa et sortumosa
lisc. et sort. co’ gabe
inculta
inc. al basso
inc. detta baragia
inc. pascolina
inc. brugherata
inc. brugh. che si sega
inc. brugh. pascolina in costa
inc. genestrata
inc. genes. co’ fruti
inc. felesata
inc. fel. pascolina
inc. fel. p.te genes. pascolina
inc. fel genes. p.te boscata
inc. boscata genestrata
inc. bo. diversa da taglio
inc. bo. dolce da taglio pascol.
inc. bo. dolce p.te co’ spini
zerbo
al basso
in costa
dreto al Terdobio
fragiato
padullato
pascolino
pas. p.te felesato genestrato
pas. dreto alla Gogna
p.te felesato genestrato
boscato dolce
1ª sup.
2ª sup.
3ª sup.
3ª sup.
890 . 6. 2
126 . 1.10
170 .10
198
320 .17. 5
177 .16
1 842 . 8. 7
14 . 1
84 .19. 3
40 .14
996 . 0. 2
286 .18
-
2 799 .18
739 . 9. 8
57 . 5
303 .20. 8
198 .23
10
718 .13. 6
13 . 9. 6
3 350 .17.16
24 .22
234 . 7
5 .15. 3
1 424 . 6. 5
101 . 6. 11
-
20 .21. 3
73 .18. 6
173 . 5. 8
2 608 .17. 3
215 .17
1.14. 2
407 .17. 9
1 276 .10.11
157 .20. 2
391 .16. 2
1 .11
37 .19. 5
186 .21
25 .21
58 . 2
32
25 .11. 3
339 .18.11
945 .14. 2
10 .12.12
76 . 4. 5
178 .20. 2
96 . 5. 3
-
37 .13. 9
8 . 6. 9
566 . 9.11
2 .12. 4
29 .12
4
714 . 9
440 .20. 7
40 . 7. 6
3
39 .23. 3
746 . 4. 5
460 .11.11
21 .11. 7
346 .23. 8
128 .21. 8
61
squadra:
243
244
245
246
1ª sup.
bo. de’ spini
bo. p.te felesato genestrato
bo. forte et dolce da taglio
a castani e p.te boscato
2ª sup.
74 .20. 4
4ª sup.
. 2. 4
-
140 . 8. 3
-
304 . 7
-
311 634 .10.11
270 467 .14. 2
264 372 .13
1 452
152 295 .16. 6
3ª sup.
aaaaaaaa aaaaaa a
Corpi Santi seu Corte di Novara misurati dalla squadra:
squadra
3ª inf.
4ª inf.
2ª sup.
3ª sup.
4ª sup.
computata la cassina
del Torriono
C 1
C 2
C 3
C 4
C 5
C 6
C 7
C 8
C 9
C 10
C 11
C 12
C 13
C 14
C 15
C 16
C 17
C 18
C 19
C 20
C 21
C 22
C 23
C 24
C 25
C 26
C 27
C 28
C 29
C 30
C 31
C 32
C 33
C 34
aratorio
adacquatorio
inculto
inc. genestrato
inc. p.te feles. et genes.
inc. co’ felesi et spini
inc. bo, div. da t. pasc.
avidato
in costa
che si abraza
con distanza de trabucchi 2
doppio
spesso
basso spesso
filagnato spesso
fil. spesso de trab. 2
spesso dist. de trab. 2
inculto
bosco forte da taglio
f. da t, et cima
f. da opera
f. da levo
dolce da levo
d. da taglio
d. da t. et cima
d. da t. dreto alla Gogna
d. da opera dreto alla Gogna
diverso da taglio
div. da t. et cima
boschina dolce
d. alla bassa
costa boscata
zerbata
zerb. co’ felesi et genestre
10 655 .13. 8
2 257 . 7. 7
125 . 0. 7
1 095 . 4. 6
19 .19
1 276 .11.11
1 883 .16.11
162 . 2.11
399 .18. 1
35 . 7
31 . 6
23 .21. 3
807 . 9.11
484 . 0. 6
72 .16
72 .16
21 . 3. 6
20 . 2
-
9 708 .14.
15 . 9
67 .18.
8 .10.
223 .10.
565 . 7.
24 .12
23 . 9
62 .16
-
6
6
6
8
1
5 067 .17
24 .13
167 . 3.11
20 . 2. 2
1 054 . 8. 5
377 .18. 7
792 . 0. 3
456 .19
581 . 5
67 . 1. 3
14 . 6. 2
-
3 325 .14.
76 .20.
65 .12.
120 . 8.
703 .19.
93 . 0.
12 . 9.
1 223 .12.
1 381 . 3.
203 .16.
-
01
6
3
5
3
1
8
9
3
1
62
squadra:
C 35
C 36
C 37
C 38
C 39
C 40
C 41
C 42
C 43
C 44
C 45
C 46
C 47
C 48
C 49
C 50
C 51
C 52
C 53
C 54
C 55
C 56
C 57
C 58
C 59
C 60
C 61
C 62
C 63
C 64
C 65
C 66
C 67
C 68
C 69
C 70
C 71
C 72
C 73
C 74
C 75
orti et siti
prato
sortumoso
co’ lisca
liscoso et sortumoso
lisc. et sortum. in val
sutto
s. avidato
s. in val
s. co’ gabe lisc. dr. al Terdobio
moronato
in val
pascolo
boscato
co’ alevi dolci
co’ salegio
co’ salegio dr- al Terdobio
spimoso dr- al Terdobio
sp. co’ gabe dr. al Terdobio
dreto alla Gogna
in costa
sortumoso in val
padullo co’ lisca
rippa pascolina
boscata de spini
bo. forte da taglio
ronco
strada particulare
terra inculta
inc. pasculina
inc. genestrata
inc. pas. sp. gen. dr. al Terd.
salegio dreto al Terdobio
sabia quasi sterile dr. a. Gogna
zerbo
spinoso
moronato
pascolino
pas. dreto alla Gogna
pas. co’ spini
pas. co’ felesi
3ª inf.
4ª inf.
2ª sup.
3ª sup.
4ª sup.
computata la cassina del
Torriono
160 .10. 6
108 .13
76 .12. 1
46 .21.10
192 . 7. 8
309 .13. 4
178 .21. 9
176 .13
157 .16. 1
152 .18. 9
7 .23. 7
85 .19
9. 9
30
134 .18. 7
108 .18. 3
-
100 . 4. 3
1 901 . 9. 5
70 . 6
35 . 6. 2
9 .21. 6
63
. 0. 7
4 . 8. 4
0 .15
10
. 5. 6
19 . 1. 6
14 .21.10
-
196 .13.10
1 158 .18. 4
16 .21
24 . 3. 9
4 .10.10
7 .18
19 . 4. 3
34 .20. 6
299 .11. 7
2 . 4. 6
8 . 4. 3
51 .11. 2
15 .16
7 .19
8 .12. 9
26 .19
68 .21. 6
-
273 . 2.11
3 845 . 8. 1
16 .15
55 .11. 5
0 .22. 3
32 .16. 8
4. 9
3 .13. 4
84 .13. 1
16 . 8. 7
17 .10. 5
17 .10. 6
2 .22. 2
32 .19. 7
1 285 . 5.10
223 .21. 3
4 .19. 5
620 .18. 2
361 .19. 2
7 .13. 1
62 . 7. 9
9 .17. 3
-
20 030 . 5. 2
3 707 . 3. 4
12 651 . 1. 6
12 993 .19
9 814 .18. 1
63
IV.
Terminata la misurazione generale dello Stato, all’Ufficio del
Bergamino dal 1552 si dà inizio all’elaborazione dei dati raccolti. Una
fase di tali operazioni fu di selezionare – per il Novarese, con
l’assistenza di delegati scelti dal Consiglio decurionale – i dati relativi
alle proprietà con vario titolo considerate ecclesiastiche.
Del risultato contabile relativo al Contado ed alla Corte di Novara
vengono qui fornite le due redazioni: i sommari (e sommariissimo) derivati
dai “quaderni” dei misuratori camerali, ed i totali ricavati dai “quinternetti”
delle notificazioni fatte dai Consoli “à Terra per Terra” nel 1558.
a) Volutamente tralasciando le fasi preliminari dell’assemblaggio dei
dati particellari per colture omogenee, in una prima tavola sono stati
evidenziati i “sommari” di squadra: le quattro superiori, singolarmente
considerate dai “ragionatti” milanesi a motivo della differenziata
morfologia tra Sesia e Ticino dell’Alto Novarese; conglobate invece per
similarità le quattro squadre inferiori del Basso Novarese; a sé stante il
territorio periferico alla Città, commercialmente di più elevato valore. Pur
senza addentrarci in dettagliate analisi, è possibile già in prima lettura
notare: quale fosse il rapporto intercorrente tra le colture preferenziali
adottate nei vari comprensori agricoli in quanto ritenute più redditizie
(aratorio, prato, vigna) e più consone all’“impasto” del terreno; il rapporto
tra queste e boschi pascoli e/o aree (assai marcate per “l’ecclesiastico”)
scarsamente utilizzabili; la presenza percentuale valutata sul totale perticato
di ciascuna squadra, utile per eventuali (deducibili) significazioni di
“radicazione” economico-politica entro la tessitura di “civile” e “rurale”;
percentuali di presenza queste, che, rapportate all’analoga percentuale della
gestione “civile” di beni fondiari, permettono di stabilire il trend tra
conduzione patrimoniale padronale ed amministrazione beneficiale
fiduciaria, ecc.
b) Con criterio non più amministrativo, bensì con ripartizione per
località disposte per A e B, seguono le tavole del “summario dei beni
ecclesiastici à Terra per Terra” con elenchi di tenutari e rispettive somme
di perticati in proprietà, ricavati, come s’è detto, dalle notificazioni
rilasciate dai Consoli delle località del Contado ai “Commissari eletti
per la notifica” in ottemperanza alla grida di Don Ferrante.
Incolonnati con carattere corsivo sono stati evidenziati i totali (qui
detti “ufficiali”) contenuti in un documento, con tutta evidenza (anche
grafica), redatto per la Giunta del censimento “del 1721”, recante in
calce l’annotazione: «Il presente sommario de Beni Ecclesiastici delle
sodette res[petti]ve Terre del Novarese resta cavato da Quinternetti
delle nottifficazioni fatte da Consoli delle med.e resp.ve Terre sino
dal tempo dell’ultima reffezione del Estimo Gen.le dello Stato di
Milano, che restano nell’ Archivio di questa Città di Novara».
In detti quinternetti si trova specificato il numero degli appezzamenti,
la messa a coltura, coerenze e toponimi, estensione in pertiche (o
moggia), l’indicazione del tenutario e del titolo beneficiale, sovente i
nomi ed il numero di braccianti famigli o massari impegnati sulle terre,
livelli o clausole particolari d’affittanza, altri immobili (mulini case
torchi “banca” o bottega), i nomi dei notificanti o – se analfabeti – del
garante notaio o credenziere…
Nelle tavole, per necessità grafica, sono state riassunte sotto unica
voce, le varie qualità di colture similari: ciò valga per “vignato” e
“ronco”, “brughiera” e “gerbido” ed “incolto”, “bosco” e “selva”; sono
state tenute distinte le due qualità di “prato (irriguo)” e “prato secco (non
irriguo)”, per la valenza fiscale allora attribuita alla “praderia”.
In mancanza di quinternetti (per alcune località) e/o in difetto di
informazioni riscontrate nell’elenco “del 1721”, sono stati – per tali casi
– riportati, ad integrazione, i dati numerici della precedente denuncia di
beni fatta nel 1544 direttamente dai tenutari: per loro stessa natura, tali
informazioni si presentano con svariate discrepanze numeriche (e con
sfoltimento di denunzianti), o per estensioni “in difetto”, o per
declassamento di terreni produttivi, o per imprecisa definizione di resa
agricola. La loro attendibilità, quantomeno indiziaria, ha però suggerito
nel nostro caso il loro utilizzo, di volta in volta precisato in opportuna
annotazione. Leggere discrepanze possono essere notate – volendo – tra
i totali cosiddetti “ufficiali” (posti in corsivo) ed i totali conteggiati
direttamente dai quinternetti dei Consoli.
64
1551 - Misure dei beni ecclesiastici ripartiti per colture, squadre e corpi santi
(pertiche, tavole novaresi)
aratorio
»
adacquatorio
»
inculto
avidato
»
adacquatorio
»
spesso
»
che si abraza
bosco
»
in costa
brughera
»
aboscata
giera nuda
»
orti et siti
»
adacquatori
»
inculti
padullo
prato
»
suto
pascolo
»
boscato
ripa
risato
»
inculto
selva
strata particulare
terra inculta
»
brugherata
zerbo
baragia
ronco
selva in costa
accessi
Corpi Santi
1ª sq. sup.
2ª sq. sup.
3ª sq. sup.
4ª sq. sup.
le 4 sq. inf.
sommariissimo
14 731.17
303. 5
819. 3
1 252. 8
5. 9
4 110. 2
*1.18
294. 1
55 132.11
161.19
138.17
207.14
138.14
646.10
(4)
8 056.10
721.23
1.14
2 797. 7
139. 2
1 034. 2
141
112. 8
*4
992. 8
905.14
311. 7
395. 1
*18. 6
259.18
399. 2
-
18 107. 8
22 .20
1 299
1 062.23
22. 9
3 680.17
20.18
11 963.15
17. 1
3. 7
1 988. 6
8. 9
3 279. 5
75.11
*3. 6
3 199.20
3 232. 1
362. 3
114.19
451. 9
476.21
588. 6
-
*13.11
148.20
*8
4 291.17
1 515.16
349.11
582. 4
228.16
230800
235. 3
1 484
-
34 067.22
104
1 399.15
2 909. 4
180. 6
5 806.18
2 372.13
2 545
*5.12
1 101. 1
*36. 3
166.23
80.20
1 107.12
-
36 671.15
2 489.13
1 703.23
26. 7
*436
122.14
2 816.16
2 108. 7
1 016.23
80
80
264. 9
497
-
123 877.11
167.21
2 121.10
8 937. 1
8. 9
6.23
18 480.10
232. 1
3 061
79. 2
141
941.21
22 239.18
10 295.21
4 723.13
207.14
1 295.13
218.14
1 428.14
582.12
1 396.15
3 468. 9
(800)
235. 3
-
27 948. 2
16 289.20
33 702 .14
27 494. 1
51 883. 5
48 312.21
47,21%
10, 69%
10, 81%
10,16%
19,62%
15,71%
*56
72. 5
-
1
74.15. 7
3.19. 4
-
205 630.15
A
*(206 430.15)
(note)
prezzo d. arat.
pr. d. avidato
pr. d. bosco
pr. d. prato
pr. d. gerbido
pr. d. gerbido
+ 1 484 in costa
(*et altri inutili)
(14,99%)
*computata la baraggia
65
1558 - Summario dei beni ecclesiastici à Terra per Terra
notificati dai Consoli delle Comunità
Principali abbreviazioni
Ab.
abbazia
Arc.
arcipretato - arciprete
Can.
canonicato - canonico
Cft.
confraternita
Ch.
chiericato
Comm.
commenda - commendatario
Comp.
compagnia
Cp.
cappella - cappellania
Cp°
cappellano
Cpl.
Elm.
Mgf.
Mr.
MM.
Mn.
PP.
Ppt.
Ppto
capitolo
elemosina
magnifico
messere
monache
monastero
padri
prepositura
preposito
Pr.
Presb.
Prt.
Osp.
aff.
poss.
lv.
ma.
fm.
prete
presbiterato
priorato
ospedale
affittato da - affitta
possiede - posseduto
lavorante - bracciante
massaro
famiglio
CHIESE PARROCCHIALI – CHIESE CURATE
Tra ( ): i tenutari o dati desunti dalla denuncia dei beni fatta nel 1544, ad integrazione di elementi mancanti nella notifica dei Consoli del 1558.
Le misure di superficie nei quinternetti sono state qui uniformate sulla pertica (tav.) novarese.
aratorio
AGNELLENGO
Totali
Ch. di S. Martino
S. NAZZARO
S. Maria di Momo
MM. della Maddalena di Novara
MM. di S. Bartolomeo di Momo
453
30
134
124
165
prato
non irr.
-
brugh.
selva /
bosco
prato
vigna
orto
359
12
119
16
8
204
112
52
60
-
-
20
2
18
2
2
-
16
-
172
16
48
16
64
28
-
55 .18
2
-
2.15
2.15
-
incolto
80
24
44
12
totale
dati
ufficiali
1 026
42
331
186
68
399
1 044
42
307
228
68
399
Pr. Giuseppe Cattaneo di Momo - 1 lv.
Pr. Antonio Guidetto curato - 1 lv.
Pr. Gio Pietro Cattaneo di Momo - 1 lv.
– – – - 1 lv.
Cavalier Bernardino del Vesco
Martino de Briona, Gio Giacomo Cavagna consoli; per loro Gio Francesco Tettoni.
AGOGNATE
Totali
S. GAUDENZIO
MM. di S. Cristoforo
Ch. di S. Tommaso
MM. di S. Agata
MM. di S. Antonio di Novara
Canonicato di S. Gaudenzio
Canonicato di S. Gaudenzio
(Canonicato di S. Gaudenzio)
Osp. S. Anton. in b° S. Agabio d. Carità
(Monastero del Carmine)
492
48
12
24
192
86
62
68
-
-
127
40
23
64
-
AGRATE
372. 8
62.18
10
208.11
24
16
8
-
36
8
24
S. VITTORE
Cp. di S. Caterina d’Agrate
Ch. di S. Quirico
Ch. di S. Quirico
Totali
16
85.20
12. 7
-
6. 5
6. 5
73.13
-
23
-
830
64
12
24
296
16
86
46
62
196
28
108. 8
20.16
29.15
-
691. 2
124. 8
24. 5
29.15
306
23
760
84
Pr. Batt. Luzzotti - 2 lv.
12
poss. eredi Milano Forné
24
Frate Lorenzo di S. Simone - 1 lv.
296
– – – - 1 lv.
16
– – – - 1 lv.
Rv. Lorenzo d. Porta can. S. Gaud. ¹
86
46
Can. Franc. Alb. can. S. Gaud.² - 1 fm. + 1 lv.
Can. Batt. Folietta can. S. Gaud. ² - 1 fm. + 1 lv.
196
poss. Bartol. Zavatino - 1 lv.
– – – - 1 lv.
¹ affitta Pietro Paolo Valente – ² affitta M.na Isabella Crivelli.
690. 6
123.11
24. 5
29.15
306
Pr. Francesco Bezino d’Ameno - 1 lv.
Manfré Gattico
Ms. Gio Batta Casella ab. Bogogno - 1 lv.
Ms. Gio Batta Casella ab. Bogogno - 1 lv.
66
aaaaaaaa aaaaaa aaaaaa a
aratorio
prato
non irr.
S. Giorgio di Contorbia
Cft. di Contorbia
6
SS. Graziano e Felino d’Arona
Cav. Gio Filipp. Nibbia (Comm. S. Giov.)¹
22.12
Ch. di S. Stefano di Revislate
13. 3
SS. Cosma e Damiano di Gattico
40
Elm. del Comune d’Agrate
9.12
Galeazzo de Arbeta, Francesco de Gualana, consoli; Antonino della Zoia.
prato
vigna
brugh.
-
-
-
4
-
selva /
bosco
47 .18
6
-
orto
incolto
-
5.13
32.12
20
-
totale
47.18
11.13
32.12
22.12
43. 3
40
9.12
dati
ufficiali
47.18
11.13
32.12
22.12
43. 3
40
9.12
Pr. Antonio di Contorbia ab. Milano
– – – - 1 lv.
C.te Carlo Borromeo
Cav. Nibbia ¹
Ppto Carlo della Porta ²
Pr. Gio Batta de Gattico
–––
¹ membro della Commendaria di S. Guglielmo di Novara, dell’ordine dei SS. Giovanni e Gerolamo – ² tenuti da Pr. Julio Novirina.
ALZATE
Totali
S. LORENZO
MM. della Maddalena di Momo
S. Maria di Momo
Ch. di S. Agabio di Novara
Ch. di S. Gaudenzio di Novara
Ch. di S. Gaudenzio di Novara
Ppt. di S.Giulio di Dolzago
(Cft. di S. Spirito
1 218.15
157.17
57.12
13
50.10
104
176.12
609.12
32
183.10
45. 7
29.12
109
-
-
-
18
18
-
-
-
-
1 420.10
221
57.12
13
50.10
104
206
736.12
32
1 384.10
221
57.12
13
50.10
104
206
736.12
(*) Ppto di S. Maria d’Acorso e Vic. Gen.
Comolo della Piana, Pietro de Gino, consoli.
ARA
Totali
S. Agata
Elm. di S. Spirito
Pr. Milano de Milazio di Caltignaga - 1 lv.
– – – - 1 lv.
Pr. Gio Pietro Cattaneo di Momo - 1 lv.
Nob. Mr. Antonio Brusato - 1 lv.
Pr. Antonio di Scopello can. S. Gaud. - 1 lv.
Pr. Gio Agostino Caccia can. S. Gaud. - 1 lv.
Mons. Gerolamo Gallarato (*) - 3 fm. + 3 lv.
–––
61.12
4.12
57
-
6
207.12
151
56.12
-
6
14.12
4.12
10
158
27
131
-
42
6
36
2
2
-
284
42
242
284
42
242
-
-
-
-
283
221
5.12
56.12
283
221
Pr. Paolo Bolino - 1 lv.
5.12 Pr. Pietro curato - (liv. )1 fm.
56.12 – – – - 1 lv.
Pr. Lor. Viganallo (aff. Pr. Giac.) - 1 fm. + 1 lv.
– – – - vari fm.
Jacopo Toxal, console.
BARENGO
Totali
S. MARIA
S. Giacomo di Novara
Cft. di S. Spirito
50
50
-
25.12
20
5.12
-
Antonio Zeruto, console.
BELLINZAGO
Totali
S. CLEMENTE e S. MARIA
S. CLEMENTE e S. MARIA
S. CLEMENTE e S. MARIA
Cft. di S. Spirito
Cp. d. Comp. di S. Gius. di Novara
S. Bernardo di Castellazzo
S. Donato dell’Osp. Grande di Milano
S. Quirico di Cavagliano
S. Biagio
S. Rocco
Cp. (in S. Maria Magg.) di S. Ausenzio
S. Materno di Dolzago
Ch. di S. Giorgio
S. Vittore di Cavagliano
S. Giulio di Cavagliano
S. Giacomo di Novara
981. 8
157. 9
100.23
26. 8
317.10
35.15
17.17
8.16
4.21
52. 9
63
53
9.21
2. 2
6
…
108. 5
60. 7
11.11
…
36. 2
33. 2
…
54. 4
3.21
3.16
23.14
1. 3
21.22
…
110.23
90.14
20. 9
…
439 . 8
9 .12
33 . 1
127 .12
33 . 7
…
0. 8
…
203
4. 9
28.19
78.15
8. 5
83
…
1 933.10
198.17
142.22
59. 9
698
76.19
17.17
33. 7
8.16
4.21
52. 9
63
74.22
92.21
2. 2
6
…
1 938. 2
208.13
142.23
56. 9
607.12
76.19
17.17
33. 7
8.16
4.21
52. 9
63. 1
74.22
92.21
2. 2
6
5.20
Pr. Giovanni Vandone (1/3) - 1 lv.
Pr. Franc de Sandrino (1/3)
Rv. Ms. Giorgio Merate (1/3)
–––
affitta Francesco de Fratino - 1 fm.
Pr. Ant. Emiglino
affit. Franc. e Pietro Barbero - 2 fm.
tiene Bern° Brusato
–––
aff. dal curato, Gaudenzio Barbero - 1 fm
Mr. Bened. Patrone can. S. M. M. - 1 lv.
Mons. Gerolamo Gallarato - 1 fm.
Ppto Ant. Carlo d. Porta - aff. Ger. Brus. - 1 fm.
Pr. Quirico de Bono cappellano
Mr. Gio Batta Caccia
–––
aaaaaaaa aaaaaa aaaaaa a
67
aaaaaaaa aaaaaa aaaaaa a
aratorio
S. Grato
Ppt. di S. Maria di Nov.
prato
non irr.
11.11
106.14
36.11
prato
vigna
brugh.
selva /
bosco
-
-
-
236
0. 8
-
150 .12
20 .12
-
.-
3
orto
incolto
-
totale
11.11
382. 9
dati
ufficiali
11.11 aff. Gaudenzio Barbero - 1 fm.
382.12 Ppto Carlo d. Porta in S. M. M. - 1 lv.
Francesco Vandone, Antonio Vandone, consoli.
BIANDRATE
Totali
Priorato di S. Lorenzo
Ch. di S. Bartolomeo
S. maria della Plebe
Canonicato del Passardi
Canonicato di S. Colombano
Canonicato di S. Colombano
Cp. S. Luca
Ch. S. Leonardo min. (S. Piet. d. Bozzola)
Ch. S. Leonardo magg.
Prt. di S. Giacomo
Ospedale di S. Sereno
Cpl. di S. Gaudenzio di Novara
Ch. di S. Michele in S. Maria
S. Giovanni in Biscaretto
Cp. S. Pietro della Bozzola
Canon. di S. Colombano
Abbazia di S. Nazzaro
Ch. di S. Michele de Pullis
Canon. di S. Colombano
S. MARIA di BISCARETTO cura
Ch. di S. Antonio
Cpl. di S. Colombano
Cp. di S. Francesco
Ch. di S. Giovanni in S. Colombano
Ppt. di S. Colombano
Cft. di S. Spirito (elemos.)
S. Domenico d’Orzetto
S. Caterina vetus di Biandrate
S. Benedetto di Novara
2 265.12
115.12
40
152
161.12
70.12
112
10
20.12
88
111
31.12
19.12
26
61
114
10.12
100
83
28
20
23
26.12
663
92
6.12
8
72
-
395
32
52
31
4
16
20
8
32
200
19.12
3
12
4.12
-
96
6
28
73.12
70
3.12
-
2 904
118.12
72
204
161.12
70.12
182
10
20.12
31
88
118.12
31.12
19.12
26
77
114
10.12
100
83
48.12
20
43
8
26.12
803
102.12
6.12
8
300
2 904
118.12
72
204
161.12
70.12
182
10
20.12
31
88
118.12
31.12
19.12
26
77
114
10.12
100
83
48.12
20
43
8
26.12
803
102.12
6.12
8
300
¹ affitta G. Giacomo Caccia.
Francesco Zacheo, Zanmaria Grasoto, consoli; Domenico Peterdinus not. blandratensis.
BOCA
Totali
Chiesa parr. di Boca
S. Spirito di Boca (elemosina)
Cp. S. Maria di Boca
(S. Maria Sopramonte Prato elem.)
106. 4
19.14
43. 2
5.12
38
3.12
3.12
69. 9
45. 8
14.13
5
4.12
19.20
4.12
-
304.17
37. 3
45. 4
42
63. 4
-
Sig. Alberto Torniello da Vergano - 1 lv.
Can. Amico Gritti - 1 lv.
Mr. Gerolamo Gotofredo da Buronzo - 1 fm.
Rv. Matteo Passardo ab. a Milano - 1 lv.
Mr. Filippo da Robbio can. - 2 fm.
Mr. Francesco Rocca can. - 1 fm.
Mr. Antonio Loffia - 1 lv.
figlio di Bart. Cazza fisico - vari fm.
Camillo f. di Gio M. Brusato - 1 lv.
Pr. Sr. Amico Gritti - 1 fm.
– – – - 1 fm.
il Capitolo - 1 lv.
Eusebio Bozzo - 1 lv.
Rv. Gabr. Ferraretto ab. Ivrea - 1 lv.
Rv. Galeazzo can. in Pavia - 1 fm.
Mr. Antonio Niccolo ab. Roma - 1 lv.
Rv. Card. Cesis ¹ - 1 fm.
Camillo f. di Gio M. Brusato
Rv. Gio Antonio Spaldo - 1 lv.
Rv. Jacobino Quaresa ab. ivi - 1 lv.
Rv. Battista Barzetto - 1 fm.
Canonici ivi residenti - vari lv.
Can. Franc. Niccolo ab. Novara - 1 lv.
Can. Sr. Dom. de Alesia ab. Vercelli - 1 lv.
Sr. Gio Batta Torniello ab. Roma - 1 ma.
– – – - 2 fm.
Rv. Giovanni Vedano - 1 ma.
Mr. Giuseppe Scarsetto - 1 lv.
Rv. Gerolamo Manna - 1 fm.+ vari lv.
1.17
-
-
31
8.10
22.14
1
-
-
211.18
73. 8
80.22
10.12
47
274.18
83. 8
80.22
10.12
_
139.17
-
-
18
-
5.12
-
511.21
256
117.13
20. 6
3
1 594.16
256
499. 7
127. 3
21
64
80. 4
1 594. 6
256
499.21
127. 3
21
64
80. 4
0.17
-
Pr. Domenico Gallarato - vari lv.
– – – - vari lv.
Gio M. Marmon (?) alla Fabbrica
usurpati dagli uomini di Boca
Tognino del Botta, Battista d’Arbetta, su ordine podestarile.
BOGOGNO con ARBORA Totali
MM. di S. Clara di Legnano
Ab. di S. Graziano d’Arona
S. AGNESE
Ch. di S. Maurizio d’Arbora
Ch. di S. Maurizio d’Arbora
S. Giovanni
595. 1
241.10
39. 5
21
22
14
– – – - 1 lv.
Mons. Borromeo - 1 lv.
Pr. Franc. Bezino d’Ameno - 1 lv.
Ppto Cicogna di S. Simone No. - 1 lv.
Rv. Giorgio Lancis sacr. S. Maria - 1 lv.
– – – - 1 lv.
68
aaaaaaaa aaaaaa aaaaaa a
aratorio
S. Quirico
Ch. di S. Quirico
Leg. int. a S. Rocco di Bogogno
Leg. int. a S.M. d. Grazie di Bogogno
73.16
161.18
22
-
prato
non irr.
prato
15. 8
-
72. 6
26
19
5
254. 1
12
26
12. 1
50
24
16
48
25
41
-
selva /
bosco
vigna
brugh.
-
-
18
-
-
-
-
8
1
2
4
1
-
122
8
1
40
4
5
64
-
24
orto
incolto
29. 2
86
totale
118. 2
320
48
61
dati
ufficiali
118.2
320
48
61
Pr. Antonio Bersano can. S. Giulio - 1 lv.
Nob. Sr. Gio Batta Casella - 1 lv.
–––
–––
Antonino Corto, Michele de Sacchi, consoli.
BOLGARO (Borgo Vercelli) Totali
Canonicato Vercellese
Cp. S.M. Madd. e Agata (S. Eus. di Vc.)
S. Anna di Vercelli
S. Giacomo di Vercelli
Canonicato Vercellese
S. Eusebio di Vercelli
Cpl. di S. Eusebio di Vercelli
Ospedale di Fasano Vercellese
Ppr. di S. Bartolomeo di Vercelli
Carità di S. Lorenzo di Vercelli
Cp. Trin. e SS. Cosma-Dam. (S. Lor. Vc.)
S. Maria di Vercelli
Poveri Casa-Osp. S. Antonio di Bolgaro
Ospedale di S. Lorenzo di Vercelli
Cp. di S. Pietro in castello
Ch. di S. Maria di Bolgaro
S. MARIA pieve di Bolgaro
Ospedale di S. Andrea di Vercelli
Arcipr. di S. Eusebio di Vercelli
Priorato di S. Giovanni di Bolgaro
Cp. (?) in S. Eusebio di Vercelli
MM. di S. Spirito di Vercelli
Pr. Gio Gerolamo Fassina di Casalvolone
Canonicato (?) di Novara
(S. Bernardino di Bolgaro)
(S. Eusebio)
(Canon. ? di S. Gaudenzio di Novara
3 642
219
85
16.12
12
102
8
240
187
230
51.12
96
102
134
125
600
83
253
250
16
764
9
3.12
7
20
4
4.12
20
5
-
93
8
74
4
7
-
4 124. 1
239
113
16.12
12
102
48
240
199. 1
284
51.12
128
114
150
129
739
131
282
298
16
764
9
3.12
7
20
4
4.12
20
4 127.13
239
113
16.12
12
102
48
240
199. 1
284
51.12
128
114.12
150
129
739
131
282
277
16
764
9
3.12
7
72.12
-
Gio Pietro Ant. di Crema, “ex Nobilibus Castri Bulgari”.
BORGOLAVEZZARO
Totali
S. Rocco
S. Giorgio
Comm. di S. Giovanni dei Cavv. di Rodi
S. Maria - PP. di S. Pietro M.
S. GAUDENZIO (+ Cp. S. Anna ivi)
Ch. di S. Bartolomeo
Cp. Cft. Corpus Dom. in S. Gaud.
S. Pietro di Novara
Ospedale di S. Bernardo
Vescovo di Novara
S. Giovanni di Vespolate
S. Liberata di Novara
1 880. 8
52.14
188. 4
54
115.13
11
384
37. 9
64.16
52
12.12
237.20
Rv. Mr. Nicolao de Strata Vercelli - 1 ma.
Rv. Mr. Franc. can. S. Germano Vercelli
Antonio de Rebusto
–––
Ugo de Advocatis can. verc. ¹
–––
Gio Giacomo da Robbio
Nicolao de Corradis ministro dell’Osp.
–––
–––
–––
Rv. Mazzaro
–––
Mr. Bernardo amministratore
Gio Batta di Bolgaro cappellano
Pr. Franc. di Viotto dei Nobili di Bolgaro
Francesco Troiano
–––
Arcipr. Luigi de Auxino
Rv. Mr. Bern° f. Mgf. Gasp. dei Nobili di Cast. di B.
–––
–––
Pr. G. G. Fassina
Canonico (?) di Novara
–––
–––
–––
¹ già Dn. Ceridoni Arcid. de Tomea can.
-
48. 1
4
9
8.12
181.15
16. 4
5
57
8
15
-
73
40
3
2
1
-
2 186
52.14
192. 4
54
140.17
16
443
37. 9
64.16
8
52
12.12
302. 8
2 314. 4
52.14
192. 4
54
140.17
16
443
37. 9
64.16
8
52
12.12
285. 8
godono i Disciplini
Arcidiacono di Novara
possiede Gerolamo Casato
PP. di S. Pietro M.
Pr. Zanin de Vegio
Pr. Simone di Lamo
–––
Pr. Battista Marijno
poss. Gerol. de Amelio di Vespolate
–––
Fra’ Francesco Giarda
Can. Francesco Orta
aaaaaaaa aaaaaa aaaaaa a
69
aratorio
Cp. di S. Paolo in Novara
S. Ambrogio di Novara
S. Agostino di Novara
Comm. di S. Giov. dei Cavv. di Rodi
Cpl. di S. Lorenzo
S. Lorenzo
S. Michele
Cp. SS. Maria e Tomm. in S. Paolo di No.
Cp. S. M. d. Grazie in S. Bartolomeo
S. Maria in S. Giacomo di Novara
prato
non irr.
selva /
bosco
prato
vigna
brugh.
orto
incolto
-
-
33
-
-
-
-
-
-
261
6.12
86.12
81.13
18.12
62
80.22
87.10
111.12
44. 6
70. 7
66. 6
48
-
-
S. Bernardo (cura)
Cp. S. Maria delle Grazie
Osp. di S. Maria Maddalena
812
67
11.12
111.12
-
220.18
34
57.18
Ch. di S. Leonardo e S. Zeno
102.12
-
17
-
-
-
-
-
Confraternita di S. Spirito
Cp. di S. Stefano in S. Bartolomeo
Ch. di S. Maria di Cureggio
Disciplini di S. Marta
Cp. d. Concezione di B.V. in S. Bart.
PP. di S. Pietro M. di Novara
S. Cristoforo
100
54
20.12
30
23.12
-
-
-
-
-
-
-
S. BARTOLOMEO (cura)
229.12
-
102
-
-
Elm. di S. Martino (priorato)
S. Nazzaro di Maggiate (cura)
Cp. di S. Marco in S. Bartol.
PP. Francescani di Novara
PP. Zoccolanti di Borgomanero
Ch. di S. Francesco di Cureggio
Ch. di S. Leonardo
Ch. di S. M. d. Carmine in S. Maria d. Carretto
S. Maria di Cureggio (cura)
S. Rocco
Cp./Ch. di S. Giacomo di Maggiate
Cp. di S. Sebastiano in S. Bartol.
S. Alessandro
S. Tommaso (cura)
-
-
-
¹ 189.12
² 11
³ 3.12
-
-
-
-
1 618.18
24.12
155
153.12
71.12
29.12
38
4
543.18
132
88
83.12
83.12
-
230 .12
20
87 .12
25
6
6
-
9.13
11
6
-
18
10.17
22. 2
11
18.16
-
totale
81.13
18.12
62
98.22
107.16
144.14
55. 6
70. 7
123.22
48
dati
ufficiali
81.13
18.12
52
98.22
107.16
144.14
55. 6
70. 7
123.22
203
Giovanni Vicomercato
Canonici del Duomo di Novara
–––
gode Francesco oste d. Croce Bianca
Pr. Gaspare Calcaterra di Trecate
Mr. Andoardo di S. Nazario can. pavese
Mr. Gaudenzio Zanardo (?)
Pr. Bernardino Cavagliano can.
Pr. Vespasiano de Ferrariis ab. Gravellona
gode Pr. Gaspare Marchese prev. di Pombia
Francesco de Vercelli, console analfabeta.
BORGOMANERO
Totali
contribuzioni volontarie di privati
in base ai propri beni fondiari
BORGOTICINO
Ch. di S. Michele
S. Maria delle Umiliate
Ch. di S. Maria di Barro
Totali
1
8
5.12
7
3
6
-
13.12
1.12
8
4
2
2
-
24
24
-
4 .12
4 .12
119.12
49.12
64
-
-
14.12
18.12
17.12
4
-
² 31
97.12
29
48
-
1 311.18
109
11.12
263.18
100
49.12
64
54
20.12
30
23.12
350.12
37.12
18.12
17.12
6
1
4
8
5.12
7
7
2
2
2 675.12
103
574
270.12
1 616
108.12 Curati
11.12 Pr. Gio Pietro
¹ 382.12 – – –
Mr. Gio Gasp. Tornielli ab. a Padova
115.12
Mr. Gio Angelo Ottolino ab. a Milano
² 289.12 – – –
49.12 Pr. Franc. da Palazzo + Pr. Gius. de Bugate
56
Ch. Gius. Ceruto ab. a Borgomanero
54
–––
³ 23.12 – – –
30
–––
23.12 – – –
Pr. Guglielmo de Zerbia
351
Pr. Florio de Orlezi ab. a Vergano
37.12 Ch. m° Matteo de Cantonis
18.12 Pr. Francesco Pallatio
17.12 Pr. Gio Pietro de Vegio
–––
1
–––
4
Rv. Sr. Antonio Viarana di Maggiate sup.
3
Rv. Sr. Antonio Viarana di Maggiate sup.
8
Can. Francesco Bosio di Cavagliano
8
Can. Francesco Bosio di Cavagliano
5.12 – – –
7
Pr. Gerolamo Viarana vicecur. - 1 lv.
7
Pr. Giuseppe de Bugate
2
–––
2
Pr. Francesco Francescono can. S. Giuliano
2 675.12
103
Gio Battista d’Orta - 1 lv.
574
Rv. Fr. Francesco Birago - 1 lv.
270.12 Mr. Leone Cremona - 1 lv.
70
aaa
aratorio
Ch. di S. Maria di Lupiate
Ch. di S. Martino
Ppt. di S. Spirito di Comignago
MM. di S. Agata di Novara
S. MARIA (parr.)
Ch. di S. Zeno
S. Maria di Morghengo
Ch. di S. Genesio
S. Maria di Lupiate
Ospedale di Milano
Ch. di S. Angelo
Ch. di S. Anna
Ch. di S. Anna
Elm./Cft. di Borgoticino
16.18
36
81.12
52.12
182
67.12
99
10.12
35
4
59
11
631
prato
non irr.
-
prato
16.18
69.12
5
57.12
61
13
101
vigna
brugh.
-
-
selva /
bosco
orto
incolto
25
23
50
-
-
-
13
13
-
-
-
10
10
-
-
1
1
-
165.14
10.10
84. 4
3
46.12
21.12
-
13
7.12
totale
dati
ufficiali
33.12
36
176
57.12
262.12
67.12
160
10.12
35
17
59
11
13
789.12
33.12
36
176
57.12
262.12
67.12
160
10.12
35
17
59
11
13
789.12
Pr. Franc. di Gaudiano d’Oleggio - 1 lv.
C.te Carlo Borromeo - 1 lv.
Sr. Cesare Simonetta di Milano - 1 lv.
–––
Pr. Antonio Ceruto arcipr. Duomo - 1 lv.
Pr. Antonio Ceruto arcipr. Duomo - 1 lv.
Francesco Cattaneo - 1 lv.
Pr. Antonio Ceruto arcipr. Duomo - 1 lv.
Pr. Franc. Gambaro di Galliate
–––
Sr. Bern. Soldano di Arona - 1 lv.
Pr. Gio Giac. Repossi di Castelletto - 1 lv.
Sr. Alberto Visconte - 1 lv.
–––
276
82
26
100
45
23
276
82
26
100
45
23
Pr. Franc. Francescono can. S. Giuliano - 1 lv.
Pr. Franc. Francescono can. S. Giuliano - 1 lv.
Pr. Franc. Galardo can. Giuliano - 1 lv.
Pr. Ant. Bersano d’Orta
–––
1 756.17
92.10
99
93.10
105.12
15.12
186. 9
27.12
131.22
83
285. 6
140.12
67
152
97.10
7.12
3
46.12
8
21.12
18.12
35. 8
4.12
36
1 747.19
92.10
99
93.10
105.12
15.12
186. 9
27.12
120.19
83
285. 6
140.12
67.12
152.19
97.10
7.12
3
46.12
8
21.12
18.12
35. 8
4.12
36
Gio Stefano del Ciergo, Matteo de Briachino, consoli.
BRIGA
Totali
S. GIOVANNI
Cp. di S. Tomà di Gozzano
Cp. di SS. Giac. e Cristof. di Gozz.
Cp. di SS. GioBatt. e Stef. di Gozz.
Elm./Cft. di S. Spirito
105
82
23
145
100
45
-
1 343.22
92.10
99
93.10
105.12
15.12
110.14
17
93.12
71
172 . 2
134
46
113
73.10
5.12
8
18.12
35. 8
4.12
36
-
-
13
13
-
Antonio de Mileto, console.
BRIONA
Canon. di S. Gaudenzio
S. Giovanni
S. Maria Maddalena
Ch. di S. Alessandro
S. Antonio
S. Caterina
S. Lorenzo
S. Maria
Canon. di S. Gaudenzio
S. ALESSANDRO (cura)
S. Zeno
Canon. di S. Gaudenzio
Canon. di S. Gaudenzio
S. Maria
SS. Maria e Giovanni di Sillavengo
S. Rocco
S. Maria
S. Bernardo di Castellazzo
bene di Chiesa (?)
Cft./Carità di Sillavengo
Cft./Carità di Briona
Frati di S. Maria del Carmine
Ch. di S. Martino
Totali
Domenico de Borgino, Antonio de Agamio, consoli
179. 6
71. 6
8
12
15.12
6.12
18
24
24
-
57
4.13
2.12
18
12.12
3
15
2
-
Mr. Gerolamo della Porta
poss. Mr. Gio Franc. Torniello
Pr. Bartolomeo Cattaneo
poss. Sr. Nicola Caccia
poss. Sr. Nicola Caccia
poss. Sr. Nicola Caccia
poss. Sr. Nicola Caccia
poss. Sr. Nicola Caccia
Franc. Orta can. Duomo e di S. Gaud. ¹
Pr. Matteo di Briona curato
Gio Batta Caxella
Antonio Caccia can. S. Gaud.
Pr. Giorgio di Merate can. S. Gaud.
Mr. Gerol. Cattaneo di Landiona
Mr. Giovanni de Regis
–––
Mr. Opezino de Manzino
–––
eredi di Pr. Gaudenzio d. Merate
–––
–––
–––
eredi di Mr. Gio Maria Faletto
¹ possiede Nicola Caccia.
aaaa
aaaaaaaa aaaaaa aaaaa
71
aratorio
BUZZOLETO
vigna
brugh.
-
-
-
16
16
-
-
-
135 . 6
18 . 2
48
16.12
4
4.12
-
-
-
80.12
80.12
-
-
Totali
523.16
4.10
69.14
26
-
276
12
106
10
96
S. MARIA
Ch. di S. Lupo
Presb. di S. LUPO
Capitolo di S. Gaudenzio
Ch. di S. Abramo
58
Presbit. S. Salvat. (tit° S. Salvatore)
Ch. S. Salvatore (tit° S. Pietro)
Ch. S. Salvatore (tit° S. Andrea)
Cp. di S. Caterina in Novara
CALZAVACCA
prato
Totali
S. Maria Maggiore di Novara
Ab. di S. Nazzaro di Biandrate
S. Martino di Trecate
CALTIGNAGA
prato
non irr.
Totali
Ch. di S. Pietro di Cerano
S. Martino del Basto di Trecate
CAMERONA
Totali
S. Maria Maddalena in Novara
Ch. di S. Martino del Basto di Trecate
CAMERI
Totali
S. MICHELE (cura)
Commenda di S. Giovanni
S. Biagio
S. Cassano
Ppt. di Comignago
S. Pietro
S. Maria Magg. di Novara
Mn. S. Maria della Scaglia
S. Maria
Cura di Cureggio
Carità di Milano
Parr. di Turbigo
MM. di S. Caterina di Lonate
Misericordia di Milano
PP. delle Grazie di Novara-Argine
PP. delle Grazie di Novara-Scogliano
PP. delle Grazie di Novara-Bornago
265. 4
59
42
-
4 186.11
10.14
32.21
46
-
orto
incolto
totale
dati
ufficiali
264
30
184
50
360 .12
126.12
184
50
360 .12
126.12 Canonici - 1 ma.
184
Rev. Card. Cesis
50
Preposito Cicogna
51
3
39
-
1 454. 1
34
324.13
128.12
144
-
-
106
26
11 . 4
32
-
5.12
2.12
-
168.22
122. 1
299.23
126
poss. Pr. Antonio de Vegio - 1 lv.
Rv. Cesare Simonetta - 1 lv.
Rv. Pr. Gio Giac. Falcetino ab. No. - 1 lv.
Pr. Giorgio sacrista in S. Gaud. - 1 lv.
M° Damiano Malizia ab. Novara - 1 lv.
106
Mr. Ant. Lombardo servit. di Morone
168.22 M° Batt. Caccia fisico ab. Novara - 1 lv.
122. 1 M° Gio Bat. Caccia fr. d. Manfrino - 1 lv.
299.23 Gio Giac. f. di m° Bat. Caccia fis. - 1 lv.
126
Rv. Battista Foietta cappellano
1454. 1
34
324.13
128.12
144
-
48
28.17
77. 4
154. 5
105.12
34
18
22
31. 4
63
-
-
-
40
40
-
40
40
-
-
-
100
100
-
-
-
180
80
100
180
80
100
44
4
40
-
-
-
-
-
-
-
44
4
40
44
4
40
283
36.17
11. 5
118. 6
16.18
169. 1
48
16.18
77. 8
26.23
566. 7
460
12
94. 7
-
3 937.13
7. 7
37.10
45
122.21
87.12
8.20
1 327.16
782.18
1 518. 5
11 639.13
960
438. 2
858
25
22
80
45
28
30
27
584.21
87.12
137.21
1 326. 6
2 942.23
665.15
3 345. 3
11 639 .13
960
438. 2
858
25
22
80
45
28
30
27
584.21
87.12
137.21
1 326. 6
2 942.23
665.15
3 345. 3
108
-
4 233 .12
240
72
66.12
3 939. 2
452
352.16
654. 5
25
10
80
28
30
27
34.14
1 249.15
571. 8
424.16
193.11
38.18
4
150.17
-
-
selva /
bosco
58. 5
2.13
36. 6
2540 .11
38 .18
8
462
129 . 1
548 . 9
1 354 .15
10.17
2. 1
3.22
4.18
9
poss. Dn. Gerolamo Gera - 1 fm.
Preposito Gio Maria Cicogna
– – – - 1 ma.
Prep. Gio Maria Cicogna (S. Simone) - 1 lv.
Rv. Pietro Testa ab. Novara
Cav. Fr. Giov. Fil. Nibbia ab. Novara
Gerolamo Testa ab. Novara
Gerolamo Testa ab. Novara
Damiano Testa ab. Novara
Sr. Ludov. Torniello ab. Novara
Dn. Bernardino de Bono can. Duomo
–––
Giuseppe Gera ab. Cerano
Rv. Melchion Lango ab. Novara
–––
–––
–––
–––
–––
–––
–––
Antonino Marchetto, Bernardino Bertozzo, consoli analfabeti, sostituiti da Gio Bernardo Mantiga.
CAMERIANO
S. STEFANO (pieve)
Ch. di S. Stefano
Cp. di S. Michele (giuspatr.)
Totali
3 511.12
94
20
58.12
-
474
48
40
-
137
98
12
8
-
-
3
-
3 789.12
240
Pievano Gio Francesco Cattaneo - 1 lv.
72
Ch. Gio Marco Cattaneo - 1 lv.
66.12 Pr. Battista Scarla - 1 lv.
aaa
aaaa aaa
72
aratorio
Ch. della Pieve
Canon. del Duomo di Novara
Cpl. di S. Maria Magg. di Novara
MM. di S. Barbara di Novara
Cpl. di S. Gaudenzio di Novara
PP. di S. Nicola di Novara
PP. di S. Maria d. Carm. di Novara
Canon. di Mr. Innocenzo della Porta
Canon. di S. Maria Magg. di Novara
Can. di S. Maria Magg. di Novara
Canon. di S. Gaudenzio di Novara
Canon. di S. Gaudenzio di Novara
Ch. di S. Silvestro di Novara
S. Matteo di Novara
MM. di S. Cristoforo di Novara
MM. di S. Chiara di Novara
Mn. di S. Francesco di Novara
Cpl. di S. Gaudenzio di Novara
Canon. in S. Maria Magg. di Novara
(Canonici di Vigevano)
(Carità di Novara)
prato
non irr.
prato
243
22
416
52
16
41
36.12
11
114.12
135.12
81
114
333
589.12
670
400
64
-
40
22
88
12
24
76
68
56
-
158
150
8
-
24
24
-
vigna
9
10
-
brugh.
selva /
bosco
orto
-
-
3
-
-
230
160
70
-
-
-
16
-
-
incolto
108
-
totale
dati
ufficiali
292
44
504
64
16
65
36.12
184
68
56
11
?
114.12
135.12
81
114
333
602.12
670
400
64
292
44
504
64
16
65
36.12
184
68
56
11
20
114.12
135.12
81
114
333
602.12
670
-
Pr. Bernardino Cattaneo ch° della Pieve - 1 lv.
Mr. Rv. Pietro Testa can. Duomo - 1 fm.
aff. Mr. Paolo Lango - 1 fm.
aff. Mr. Paolo Lango - 1 fm. + 1 lv.
–––
– – – - 1 lv.
aff. Lanfr° Borlengo - 1 fm.
Mr. Inn. d. Porta can. S. Gaud. e Duomo
Mr. Stefano Lango can. Duomo - 1 fm.
M. Rev. Gio Batta d. Porta can. Duomo
Antonio Catia can. S. Gaud.
(Franc. da Orta?)
Figlio di Franc. Nicco - 1 fm.
Pr. Matteo Torniello parroco - 1 lv.
affittate? - 1 fm.
affittate a parte dominicale - 1 fm.
– – – - 1 lv.
Rv. Dn. Antonio Masserano can. - vari lv.
Mr. Bened. Patrone can. Duomo - 1 lv.
– – – - 1 lv.
aff. Mr. Paolo Lango citt. nov. - 1 fm. + 1 ma.
8
8*
* risato
-
480
378
70
32
480
378
70
32
Gio Ant.Ginexino ab. Novara
–––
–––
-
7 254
418
48.12
19
370
248
231.12
327
301.12
256.12
475
295
269.12
243.12
138.12
13.12
7
100
80
16
6
7 955.12
418.12
48.12
19
370
248
231.12
327
301.12
256.12
475
295
270.12
243.12
138.12
13.12
7
100
80
16
6
Gio Antonio Cattaneo, console.
CAMIANO
Totali
S. PIETRO
MM. di S. Agata di Novara
Frati di Cameri
60
36
24
Francesco de Rovaglioto, Gio Maria mediolanense “agentes dicti loci”
CARPIGNANO
Totali
S. Maria in S.Giulio d’Orta
Ch. di S. Giovanni di Sillavengo
Ppt. del Duomo di Novara
Canon. di S. Gaudenzio di Novara
Canon. di S. Gaudenzio di Novara
Canon. di S. Gaudenzio di Novara
Canon. di S. Gaudenzio di Novara
S. MARIA MAGGIORE (cura) ½
S. MARIA MAGGIORE (cura) ½
Elm./cft. Carità di S. Spirito
Canon. di S. Colombano di Biandrate
Canon. di S. Colombano di Biandrate
Canon. di S. Colombano di Biandrate
Ch. di S. Maria Magg. di Carpign.
Ch. di S. Vittore o S. Genesio di Sizzano
Cp. di S. Vittore di Sizzano
S. Ambrogio
S. Maria delle Grazie
Mn. di S. Andrea di Gattinara
S. Pietro di Fara
5 641
161
40.12
19
298.12
238.12
220
234
259.12
193.12
350
262.12
197.12
243.12
116.12
13.12
7
100
80
6
109
74.12
-
1 292.12
174.12
71.12
9.12
11.12
93
28
43
98
26.12
72
22
-
195.12
8
8
14
20
27
6
-
-
-
16
-
Prev. Guglielmo dell’Isola - 2 fm.
Rv. Mr. Gerolamo Lazzaro di Novara
Prep. Carlo d. Porta - vari lv.
Rv. Sr. Amico Canobio ¹ - 1 fm.
Prev. Rv. Franc. de Albertis. can. - 1 fm.
Rv. Sr. Bern° Cirexia can. - 1 fm.
Rv. Sr. Lorenzo d. Porta - (affit.) 1fm.
Curato Ant. Mazzone - 1 lv.
Curato Giacomino Ratto - vari lv.
– – – - vari lv.
del fu Aless. Taegio
Rv. Luca de Grassotti - 1 fm.
(Batt. Torniello di Romagnano)
figlio di m° Bernard° Sartor ab. Sologno
Rv. Giuseppe Abondio
Arcivesc. di Milano
i 2 curati di Carpignano - 1 lv.
Rv. Pietro Bertolazio di Carpignano
–––
i Curati di Fara
a
73
aaaa aaa
aratorio
S. Maria d. Grazie di Fara
Confr. di S. Spirito di Fara
Cpl. di S. Gaudenzio di Novara
Ch. di S. Maria di Lebià
Ch. di S. Eusebio
Priorato di S. Pietro
Ab. di S. Silano di Romagnano
Mn. di S. Agata di Novara
Ch. di S. Maria di Garbagna
Ch. di S. Spirito di Garbagna
Mn. di S. Pietro M. di Novara
Ch. di S. Spirito
Ch. di S. Spirito
prato
non irr.
4.12
4
18
23
30
1 924.12
50
50.12
81
106.12
156.12
127
24.12
9
8
17.12
prato
26
267.12
14.12
82.12
130
79
43.12
vigna
104
5.12
3
-
brugh.
selva /
bosco
orto
incolto
-
-
-
-
Totali
S. MARTINO (cura)
Ch. di S. Martino
Ch. di S. Martino
Ch. di S. Martino
Ch. di S. Leone in S. Pietro a. Bozzola
Cp. di S. Leonardo in S. Pietro
Cp. di S. Giovanni in S. Pietro
Cp. di S. Giovanni in S. Pietro
Cp. di S. Giulio
S. Michele dell’Osp. di Novara
Canonici del Duomo di Novara
Canonici del Duomo di Novara
Fabbrica di S. M. Annunziata
Can. dell’Abbazia di S. Nazzaro
Prepos. di S. Colombano di Biandrate
Ch. di S. Antonio in S. M. d. Biscaretto
Ch. di S. Antonio in S. M. d. Biscaretto
Ch. di S. Michele
Cfr. di S. Spirito
Cp. in S. Maria Maggiore
Cp. di S. Giovanni in S. Martino
S. Rocco al Croso
S. Giuseppe
Canonicato Novarese
Cappellano del Duomo di Novara
1 368.12
150
97.12
7
98
28
120
52
48
59
96
127
121
66
37.12
30
15
12
80.12
24.12
4
8
8
8
4.12
4
18
23
65
2 296
50
50.12
95.12
189
292
217
85.12
6
-
116
14
38
24
16
24
-
-
-
89
42
19
12
8
8
-
-
6
59
-
1638.12
215
97.12
7
98
28
139
90
72
59
124
127
121
74
45.12
60
15
8
12
80.12
24.12
51
4
8
8
8
8
51
Cp. di S. Ippolito
26
-
-
-
-
-
-
-
26
Canonici di S. Gaudenzio
36.12
-
-
-
-
-
-
-
36.12
S. AMBROGIO (cura)
Cp. di S. Ambrogio (ivi)
Totali
802.12
106
4
4.12
4
18
23
65
2 996
50
50.12
95.12
189
292
217
85.12
–––
– – – - vari lv.
aff. Pr. Francesco di Carpignano - 1 fm.
Rv. Lorenzo Pixano di Orta - 1 lv.
Rv. Franc. del Domo ab. Novara - vari lv.
Rv. Mgr. Pietro Begiamo ab. Greggio ² - vari fm.
Card. de Medici - 1 fm.
– – – - 1 fm.
Rv. Sr. Giorgio de Carcano - 1 fm.
Rv. Sr. Giorgio de Carcano
–––
Rv. Sr. Gio Franc. Pinto can. Duomo - 1 lv.
Rv. Sr. Gio Franc. (già Sr. Fil. Visc. di Fontaneto)
104
34
-
163
7
4
1 653
215
97.12
7
98
28
139
90
72
59
124
127
121
74
45.12
72
15
8
12
80.12
24.12
53.12
4
8
8
8
P. Riotto da Buronzo ¹ - 1 fm.
Pr. Damiano da Buronzo (affittati)
Pr. Damiano da Buronzo (affittati)
Ch. Mr. Gio Amadeo da Buronzo (affittati)
Mr. Gio Maria Brusato (affittati)
Gio Batta Torniello e Gio Ant. Fisrengo (aff.)
Mr. Galeazzo Pontremulo cp° in Pavia
figlio di Bart. Caccia
figlio di Mr. Nicola Cozio - 1 lv.
poss. Gerolamo Cattaneo - 1 lv.
– – – - 1 lv.
poss. Agostino Buzio
–––
poss. Gervasio da Vercelli
– – – - 1 lv.
Rv. Battista Barzetto - 1 lv.
Rv. Battista Barzetto - 1 lv.
Pr. Stefanino da Biella
–––
Pr. Nicolino cp° di S. Nicolò di Vercelli
Pr. Bernardino Marazio
Francesco Borgino
–––
Pr. Novarina can.
Pr. Guglielmo cappellano
Pr. Franc. de Allia
26
lite
Capit. Gio Andrea Caselli ab. Novara
36.12 – – –
{
¹ affitta pr. Giovanni Testa vicecurato.
Delfino Gozzo Marolino, Bertolino Nicco, Comino Aresto, mr. Battista Bertoloto, consoli.
CASALEGGIO
dati
ufficiali
¹ già can. Francesco Orta - ² abate P. Begiamo dei Signori di Santalbano, ab. Vercelli.
Ambrogio de Pedro, console; Nob. Francesco Solio, sindaco.
CASALBELTRAME
totale
74
22
4
47
30
-
40
-
-
181
3
-
1 411.12
202
12
1 408.12
199
Rv. Dn. Franc. del Prior. - 1 lv.
12
Rv. Dn. Franc. del Prior. - 1 lv.
aaaa aaa
74
aratorio
Cp. di S. Maria in S. Ambrogio
S. Antonio
Cp. di S. Bartol. in S. Ambrogio
Canonicato di S. Gaudenzio
Cp. di S. Bernardino in S. Ambrogio
Comm. di S. Giovanni (Gerosolimitani)
6.12
28
20
40
598
prato
non irr.
70
prato
10
142
vigna
48
brugh.
17
selva /
bosco
8
32
orto
incolto
-
26
152
-
totale
6.12
62
20
50
152
907
dati
ufficiali
6.12
62
20
50
152
907
Rv. Dn. F. d. P. (lav. frat° Gerolamo) - 1 lv.
Rv. Dn. F. d. P. (lav. frat° Gerolamo) - 1 lv.
Rv. G. G. di Bart° spadaro di Vercelli - 1 fm.
Rv. Dn. Agostino Tiragna can. - 1 fm. + 1 ma.
(vacante)
Mgf. Sr. Comm. G. G. Rascher de Cherj ¹ - 1 ma.
¹ affitta Dn. P. Francesco Reveslato.
Domenico del Prior., Battista Pelizarius, consoli.
CASALGIATE
Totali
S. Maria di Pisnarolo
S. Maria del Carmine
S. GAUDENZIO (cura)
CASALINO ¹
Totali
S. Gaudenzio di Novara
Carità di Novara
Duomo di Novara
S. Francesco di Novara
S. Lorenzo di Novara
Episcopato di Novara
Cft. di Casalino
Compagnia della Madonna
S. Andrea
S. Andrea
Chiericato ? in Casalino
S. Maria di Vercelli
S. Marco di Vercelli
S. Eusebio di Vercelli
S. Orso di Vinzaglio
208
208
2 181
545
331
91
8
50
270
88
46
102
224
44
286
64
32
48
48
-
-
35
32
3
-
76
14
22
40
-
-
248
160
24
64
-
-
-
-
24
24
16
10
6
-
528
160
48
320
2 308 ¹
559
373
91
8
50
270
88
46
105
22
270
44
286
64
32
528
160
48
320
–––
–––
–––
55 ²
55
-
¹ I dati sono ricavati dalla denuncia dell’a. 1544 - ² “ne spetta la quarta parte a caduno dei 4 Canonici Prebendati del Duomo”, è l’unico dato contenuto nella notificazione dell’a. 1588.
CASALVOLONE
Totali
Cp. di S. Lucia in S. Eusebio di Vercelli
Cp. di S. Biagio di Casaleggio
S: MARIA
S: MARIA
Cp. di S. Angelo di Vercelli
Cp. di S. Caterina
S. Maria di Casaleggio
S. Maria di Casaleggio
Cp. di S. Eusebio di Vercello
Cp. di S. Clemente di S. Giacomo
S: PIETRO (pievania)
Ch. di S. Caterina
Cp. di S. Ippolito
MM. di S. Spirito di Vercelli
S. Spirito
S. Spirito
S. Spirito di Fisrengo
S. Barnaba di Villata
1 829
127
96
273
138
24
166
95
24
134
46
222
16
12
34
4
86
12
7
137
36
11
8
32
8
24
18
-
134
23
20
34
4
-
8
-
-
-
11
11
-
119
12
5
48
8
4
-
2 238
186
124
352
138
24
166
137
24
170
62
250
16
12
34
4
104
12
7
2 236
186
122
352
138
24
166
137
24
170
62
250
16
12
34
4
104
12
7
– – – - 1 lv.
PP. Francescani di Novara - 1 lv.
Sr. Orazio Gritta can. Duomo ¹ - 1 lv.
Rv. Nob. Gregorio Calvari can. Duomo ² - 1 lv.
– – – - 1 lv.
affitta Nob. Tomm. d. Porta di No. - 1 fm. + 1 lv.
Rv. Nob. Franc. Sormano di Milano - 1 lv.
S. Spirito di Casaleggio - 1 lv.
cp° Sparafumo - gode Mr. Bart. Spadaro - 1 lv.
Rv. Giacomo Fassina - vari lv.
Rv. Nob. Gio Ang. de Robano - 1 lv.
Ch. Giulio Ces d. Porta - 1 lv.
Ch. Giulio Ces d. Porta - 1 lv.
– – – - 1 lv.
Pr. Francesco?
– – – - 3 lv.
– – – - 1 lv.
– – – - 1 lv.
75
aaa aaa
aratorio
prato
non irr.
prato
vigna
brugh.
selva /
bosco
orto
-
-
-
-
12
30
-
-
Cp. di S. Maria di Palestro
Cp. di S. Maria
Cp. di S. Caterina di Vercelli
Cp. di S. Agostino di Vercelli
20
225
12
60
-
53
-
CASCINE RINALDI
40
40
-
14
14
(liv. mine 12 di
frumento)
Totali
S. Maria di Momo
S. Maria di Vaprio
Cp. S. Caterina in S. Franc. di Novara
8
-
-
9
9
-
-
-
20
20
-
5.12
5.12
-
incolto
totale
dati
ufficiali
20
20
Rv. Bernard° de Gois di Casalbeltrame - 1 lv.
298
298
Ppto carlo d. Porta can. Duomo - 1 lv.
12
12
– – – - 1 lv.
90
90
–––
¹ già Rv. Nob. Alessandro Taegio - ² già Rv. Gio Donato di Vicomercato.
63
9
14
40
63.12
9
Rv. Gio Pietro Cattaneo di Momo
14.12 Pr. Gerol. d. Nibbia (Pr. Franc. d. Porta)
40
dal fu Agostino Torniello di Barengo
Gio Batta Torniello fq. Agostino, console.
CASTELLAZZO
Totali
S. Martino di Briona
S. Maria Camodea
Ch. S. Maria Camodea
S. BERNARDO
S. Lorenzo di Mandello
Can. di S. Michele d. Carità di Novara
Ch. di S. Silvestro di Novara
Commenda di S. Giov. di Casaleggio
S. Dionisio di Novara
S. Maria Vetere di Sillavengo
Confraternita di Sillavengo
S. Michele di Sizzano
Abbazia di S. Silano di Romagnano
400.12
1.12
190.12
23.12
32
42.12
36
40
5.12
7
10
3.12
5
3.12
118.12
43
12
35
20.12
8
-
22
22
-
9
9
-
575.12
1.12
281
23.12
53
42.12
71
60.12
5.12
15
10
3.12
5
3.12
575.12
1.12
281
23.12
53
42.12
71
60.12
5.12
15
10
3.12
5
3.12
Gio Franc. Faleto f. di Mr. Ottavio ¹
PP. di S. Nicola di Nov. - 1 fm.
Rv. Gasp. Marchese ab. Pombia - 1 fm.
Pr. Ant. Emilijno cap° eletto - 1 fm.
Rv. Jacobino ab. a Sillavengo ² - 1 fm.
Rv. Bart. Cortella ab. a Sizzano ³ - 1 fm.
Rv. Mario ab. a Novara ³ - 1 fm.
Mgf. Sr. Comm. G. G. Rascher de Cherj
Rv. Gaudenzio ab. a Novara 4 - 1 fm.
Pr. Gio M. de Lanciis ab. Sillav. - 1 fm.
– – – - 1 lv.
Rv. Bartol. Cortella ab. Sizzano
Card. Borromeo - 1 lv.
Ottolino de Paolo, Giulio de Tavarino, consoli analfabeti; Battista da Ghemi curato.
¹ già can. G. Giacomo Capra - ² affitta ch. Gio d. Forcola di Mandello - ³ affitta Gio Ago. Caccia di Castellazzo - 4 affitta Gio Ant. d. Albino di Romagnano.
CASTELLETTO di Momo Totali
S. MARIA
Monast. di S. M. Maddal. di Momo
S. Giulio di Gozzano
S. Michele di Oleggio
S. Gaudenzio di Novara
Abbazia di S. Giulio di Dolzago
CAVAGLIANO ¹
S. QUIRICO
S. Giulio
livello
Totali
412.12
66
46
300.12
133. 6
79. 6
8
46
127. 7
28
12. 3
2. 4
85
-
-
(= libre 16 + 2 capponi)
8
8
20. 6
8. 6
12
-
125
-
-
-
156
36
120
-
-
-
41 . 3
18 .20
22 . 7
-
14. 8
3. 2
11. 6
-
2.12
2.12
307.19
67.19
240
980.14
66
82
67.19
12. 3
2. 4
750.12
25
9
16
337
135
156
46
32.15
788. 6
192. 3
396.21
187. 6
12
-
979.20
66
82
67. 1
12. 3
2. 4
750.12
Pr. Battista da Ghemio
–––
Canonici
Pr. Bern° de Bono can. Duomo
Pr. Battista de Goij can S. Gaudenzio - 1 lv.
poss. Rv. Sr. Ger. Gallarato Vic. Gen.
-
¹ dati della denuncia dei beni eccl. dell’a. 1544
CAVAGLIETTO
Totali
515.17
19. 6
S. VITTORE
122.19
8.22
Commenda di S. Giov. d. Baraggia
293.21
10. 8
Monast. MM. di S. Domenico di No.
99. 1
MM. di S. Bartol. di Momo
Andrea de Severico, sindaco; Gio Stefano de Captaneis, console.
128.12
30
18.12
80
-
36.17
8.12
8
8. 5
12
32.15
-
788. 6
192. 3
396.21
187. 6
12
Pr. Pietro Beldia di Oleggio - 1 lv.
– – – - 1 lv.
– – – - 1 lv.
– – – - 1 lv.
aaa aaa
76
aratorio
CAVAGLIO
Totali
S. MARIA
Ch. di S. Maria Maddalena
Elemosina /confrat. di S. Spirito
Congregazione dei Preti di No.
Monastero S. Maria d. Carm. di No.
Monastero S. Pietro M. di No.
Monastero di S. Giovanni di No.
prato
non irr.
428.17
94. 2
114.11
204.23
9. 9
5.20
-
-
4. 8
131.14
36.23
31.13
6.16
2
52.10
2
prato
vigna
selva /
bosco
orto
incolto
-
53 .23
45 .22
8 .11
-
-
-
-
-
-
-
-
883. 4
50.10
21
21
54
119
4
142. 6
38
93
53.12
5.12
6
10.12
10
11
2
72.12
50
-
595 .12
78
34
20
144
18
4
7
14
41
14
203 .12
1
0.12
0.12
-
4. 8
37
15. 3
21.21
-
22.15
18. 6
4. 9
-
19. 7
13.19
5.12
-
22.22
20.13
2. 9
-
9
9
brugh.
5.19
5.19
totale
dati
ufficiali
552.10
179. 4
144. 9
204.23
9. 9
4. 9
5.20
4. 8
552.5
179.20
143. 9
204.23
9. 9
4. 9
5.20
4. 8
-
204.16
84.15
35.16
6.16
2
68. 5
5.12
2
204.16
84.15
35.16
6.16
2
68. 5
5.12
2
Pr. Gio Giac. Sesallo - vari lavoranti
aff. Gio Ant. e Ant. Dessilano - 1 fm. + lavor.
poss. Silano Ziola - vari lavoranti
poss. Gio Batta del Perlo
Er. Gaud. Marazza e Nicol° Susanna - 1 lv.
poss. Franch° Binello
poss. Marco di Marco
-
6 275 .14
303. 9
264
170
263
319
5.12
4.12
110
25.12
66.12
23
1 202. 5
6.12
304
236
193.12
96
45.12
5.12
68.12
45.12
48.12
63
38
167.12
83
268
861
6.323. 5
303. 9
264
170
263
319
5.12
110
25.12
66.12
23
1 212.18
6.12
304
236
193.12
96
45.12
5.12
68 .12
45.12
53
63
38
167.12
83
268.12
860.12
–––
Ppto Sr. Clemente Lango
Ppto Fr. Lorenzo Biancardo
Ch. Gerolamo Gera
Ch. Gio Franc. Saraco da Vespol.
Rv. Pietro
–––
–––
Rv. Gerolamo Marino
–––
Rv. Battista Marijno curato
–––
–––
Ppto Gio M. Cicogna
Rv. Gasparo Marchese
Rv. Defendente Marchese
–––
Ppto Cicogna quale patrono
–––
Rv. Franc. de Domo rettore
Rvv. Giorgio da Biella e Giorgio Cattaneo
Pr. Antonio Pixano
–––
Can. Sebastiano Avogadro (Duomo)
Card. Farnese
Rv. Bern. Negro da Oleggio
–––
–––
Rv. Antonio M. Bolino curato - 1 lv.
Rv. Gio Franc. Bossio can. Duomo - 2 lv.
– – – - 3 lv.
– – – - 1 lv.
– – – - 1 lv.
– – – - 1 lv.
– – – - 1 lv.
Francesco de Taelo, Gerolamo de Bosio, consoli.
CAVALLIRIO
Totali
S. Gaudenzio
Elm./Cft. di S. Spirito
S. Maria
S. Maria di Romagnano
S. Maria di Sopram. di Prato
S. Bernardo
S. Antonio
21.21
18. 3
1.18
2
M° Antonino de Silano, Pedro de Milanino, consoli; Sr. Gio Batta Avogadro, caneparo.
CERANO
MM. di S. Agata di Novara
Prepos. di S. Croce di Novara
Prepos. di S. Tommaso di Novara
Ch. di S. Pietro ½
Ch. di S. Pietro ½
S. Giacomo di Novara
Capitolo di S. Gaudenzio
Carità di Novara
Curati del Duomo di Novara
Cura di S. Agabio di Novara
S. Pietro di Novara
MM. di S. Barbara di Novara
Congregazione dei Preti di No.
Ppto di SS. Simone e Giuda di No.
S. MARIA ½ cura
S. MARIA ½ cura
PP. di S. Nicola di Novara
Ch. di S. Martino d. Basto di Trec.
Disciplinati della Concezione
S. Nicola di Novara (cura)
Can. di S. Gaudenzio in Novara
S. Bartolomeo da Cassolo
Monast. della Maddalena di Novara
Cp. di S. Giulio in Novara
Ab. di S. Lorenzo in Novara
Cp. della Concez. in Chiesa Magg.
MM. di S. Bartolomeo di Cerano
Ospedale di S. Dionisio
Totali
4 365
242. 2
161
143
166.12
195.12
81
48.12
23
983.22
6.12
122
121.12
130
85
45.12
54
45.12
48.12
24
28
142.12
26
181.12
475.12
-
430.22
10.21
4
6
8.12
4
5.12
4.12
29
25.12
14
56. 1
3
6
4
8 .12
28.12
14
132
aaa aaa
77
aratorio
SS. GERVASIO e PROTASIO (cura)
Cp. di S. Stefano
Cp. di S. Giov. Batt. in Chiesa Magg.
S. Giov. Evangelista di Trecate
MM. di S. Gerol. e S. Maria di Busto
599.12
48.12
58.12
30
48
prato
non irr.
prato
vigna
-
4
26
37
-
58
45.12
16
-
80
80
-
648
56
38
40
168
178
120
48
52
10
-
brugh.
selva /
bosco
orto
incolto
-
12
6
-
-
-
-
412
12
200
200
-
352
12
80
200
36
24
-
48
10
8
4
12
14
-
254
208
46
-
-
-
-
-
-
-
261
10
251
-
346
13
333
-
-
150
150
-
-
154
154
-
148. 6
-
totale
673.12
120
117.12
30
48
dati
ufficiali
630.12
120
117.12
30
48
Rv. Francesco Gabbo
Rv. Gio Antonio Rozzo
–––
Ppto Cicogna
–––
Stefano Barino, console; Giuseppe de Laria, console.
CESTO
Totali
Can. del Duomo
Can. di S. Gaudenzio in Novara
Can. di S. Gaudenzio in Novara
Can. di S. Gaudenzio in Novara
Can. di S. Gaudenzio in Novara
Can. di S. Gaudenzio in Novara
S. Quirico di Novara
1 498
390
112
440
260
280
16
4
16
22
3 344
766
58
240
836
688
692
64
3 344
766
58
240
836
688
692
64
Mgf. Ardicino della Porta can.
Ppto Rv. Mr. Franc. d. Albertis
Rv. Sr. Mich. Pallavicino Can. - 2 lv.
Mgf. Sr. Ludov. Torniello - 2 lv.
Sr. Giorgio Merate - 1 lv.
Mgf. Sr. Antonio Cazza - 1 lv.
Pr. Battista capp. in S. Gaud. - 3 lv.
Petro Antonio de Comero, Paolino de Guidonio, consoli.
CODEMONTE
S. Quirico di Cavagliano
COMIGNAGO
16.12
Totali
S. GIOVANNI
S. Spirito
Ch. di S. Giulio di Borgomanero
471
26
437
8
3 546 . 5
16
3 527 . 5
3
16.12
4 928 . 5
65
4 852. 5
11
16.12 Pr. Quirico de Bono
4 928. 5
65
Pr. Giacomo di Conturbia - 1 lv.
4 852. 5 Rv. Cesare Simonetta di Milano - 1 lv.
11
Rv. Gio Batta da Gattico - 1 lv.
Antonio di Gnemo, console.
COMM. S. GIOVANNI
di BARAGGIA
Totali
CONTURBIA
Totali
S. GIORGIO
Ch. di S. Pietro
Ch. di S. Caterina
Ch. di S. Maria
Ch. di S. Gaudenzio
Elm./Cft. di Conturbia
56.20
452
219
6
13
50
58
106
6.15
510
96
25
181
146
62
3
3
-
12
12
-
-
-
237. 2
39. 2
16
74
41
12
21
-
88. 9
183 . 7
4. 6
118.11
225
37
6
80
102
-
243
7
7
145
84
-
-
114
57
20
24
13
-
-
-
-
4. 5
-
-
606. 2
711
Cavalier Nibbia
1 621
460
19
50
476
435
181
1 619
460
17
50
476
435
181
147
130
12
5
148
131
12
5
786. 5
123
184
919.21
123.22 Rv. Pietro d’Abate d’Oleggio
184
(monast. S. Nicola di Novara) - 1 lv.
Pr. Francesco Buzolono (da Valpiana) - 1 lv.
Rv. Gio Ant. Boniperto can. Duomo Mi. - 1 lv.
Rv. Bernardo Boniperto - 2 lv.
Rv. Gio Giac. Ruscono d’Arona - 1 lv.
Rev. Bernardo Boniperto - 1 lv.
–––
6
Bernardo Bellino, console.
CRESSA
Totali
S. GIULIO
S. Antonio
S. Bernardo
133.12
116.12
12
5
1.12
1.12
-
Rv. mr. Gerol. Francescono can. di Gozzano
“deputati per l’elemosina” - 1 lv.
“deputati per l’elemosina” - 1 lv.
Bernardo de Portioto, Battista Callegaro, consoli.
CUREGGIO
con MARZALESCO
S. MARIA
PP. d. S. M. d. Rama in Monteregio
Totali
432.22
65.22
90
34
10
8
-
8
8
-
70
70
78
aratorio
aaaaa
Elm./Cft. di S. Spirito
Ch. di S. Francesco
Ch. di S. Pietro a Marzalesco
PP. di S. Francesco di Milano
S. Azario
48
34
17
178
-
prato
non irr.
prato
brugh.
selva /
bosco
-
-
4. 5
-
-
18. 4
15. 7
2.21
-
116 . 6
25 .15
16 . 8
51
23 . 7
-
2.23
2.23
-
vigna
-
orto
incolto
-
19
17
146
-
110.17
73.10
7.10
16. 9
6. 8
7. 4
50.17
9.20
1.12
22. 6
17. 3
-
-
2 126. 5
292.10
1 282.10
137.16
-
6 626
86.12
24.12
9
21
28
4
-
25
7
6
12
-
131.12
25
29
6
7
9
23
5.12
27
-
-
-
1.12
1.12
-
456
-
-
-
-
-
-
10.12
8.12
2
-
18
18
-
-
-
15
15
-
-
-
-
10
-
-
-
738 .12
-
53.18
-
247.12
-
16
-
-
totale
dati
ufficiali
48
53
34
344. 5
-
48
53
34
344. 5
132.18
347.11
152.20
28. 3
109.15
49.17
7. 4
340.11
152.19
28. 7
109.15
49.17
-
12 047.15
12 052.19
769
162.12
66
29
13
15
18
51
28
133.12
10
136
10
5
4
5
13
20
50
769
162.12
66
29
13
15
18
51
28
133.12
10
136
10
5
4
5
13
20
50
480
480
i deputati - 1 lv.
Rv. Sr. Ant. Viarana di Maggiate sup. - 1 lv.
Gio Franc. Visconte di Fontan° - 1 lv.
Sr Gio Ambr. Clivato di Milano
Bartolomeo Cornetto, Francesco Bellono, consoli.
DIVIGNANO
Totali
S. STEFANO
Congr. di S. Vinc. di Varal Pombia
San ? di Contorbia
Ch. di S. Graziano d’Ar. (S. Mart. - Pomb.)
(Ch. di S. Michele)
12
12
36.16
16.16
20
.
.
Pr. Gio Giac. di Vallano d. Varallo P. - 1 lv.
– – – - 1 lav.
Rv. Gio Ant. Bonip. can. Duomo Milano - 1 lv.
Rv. C.te Carlo Borromeo - 1 lv.
–––
DOLZAGO
Comm. di S. Giulio
-
1 582.22
Gio Andrea Caponago, affittuario di Mr. Giulio Gallarate
FARA
Totali
Ch. in S. Giov. nel castello inf.
Ch. di S. Pietro
PP. di S. Maria d. Grazie di Novara
Ch. di S. Maria in castello sup.
S. Matteo di Novara
MM. di S. M. Maddalena di Novara
PP. di S. Pietro M. di Novara
Canonicato del Duomo
Canonicato del Duomo
S. Vittore di Sizzano
S. PIETRO
Ch. (?) novarese
Cft. di S. Spirito di Carpignano
S. Maria di Carpignano
Abbazia di Carpignano
SS. Fabiano e Sebastiano
S. Maria delle Grazie
Confraternita di S. Spirito
509.12
11.12
57
9
30
5
94
10
97
10
5
5
6
20
50
15
8
7
-
Rv. Ch. Gio Franc. Torniello ab. Novara
Rv. Rocco da Sizzano (can. Dn. G.A. Torniello?)
–––
Ch. figlio Mr. Franc. Bertoglio
Pr. Pietro Torniello rettore
–––
–––
Rv. Sr. Gio Angelo Torniello can.
Mr. Gio Paolo Capra can.
Rv. Bartol. Cattaneo da Sizzano
Rv. Gio Batta Tettono curato
figlio di Mr. Bernar° sartor. da Sologno
–––
–––
–––
gode Rv. Ant. Verolungo ab. a Fara
–––
–––
Giuliano Terino, Antonio de Mandolino, credenzieri
FISRENGO
S. Apollinare
24
Gio Batta Caccia fq. Gio Angelo Caneparo
GAGNAGO
Totali
S. GAUDENZIO
Ch. di S. Maria
MM. di S. Agata di Novara
GALLIATE
Cp. di S. Dionigi
Totali
2 081.18
64.18
66
43.12
8.12
17
18
3 197.13
64.18
43.12
8.12 Pr. Ant. Ceruto arcipr. Duomo - 1 lv.
17
Pr. Ant. Ceruto arcipr. Duomo - 1 lv.
18
– – – - 1 lv.
3 161.12
64.18 Pr. Mr. Bernardo Gambaro
79
aratorio
Can. di S. Gaudenzio di Novara
Cft. del Corpus Domini
SS. PIETRO e PAOLO ½ cura
SS. PIETRO e PAOLO ½ cura
Ch. di S. Pietro
Cp. d. Concez. d. Mad. d. Ferrata
S. Stefano di Novara
Ch. ? di Romentino
S. Andrea di Pernate
MM. di S. Agata di Novara
MM. di S. Barbara di Novara
S. Ambrogio di Novara
Disciplini /scuola di S. Antonio
Chiesa di Paragnano milanese
S Marco di Novara
Ch. di S. Martino di Galliate
Monast. di S. Girolamo da Novara
Monast. di S. Maria della Scaglia
(Cp. di S. Agabio di Novara)
livello
Fabbrica della Ch. magg. di Galliate unita
con l’Osp. dei SS. Giac. Cater. Rocco e
Pietro da Lupiate
prato
non irr.
selva /
bosco
prato
vigna
brugh.
-
-
26
38 .12
29
42 .12
50
500
6
29
-
46
0.12
3
-
-
4. 6
195.12
18.12
206.12
223.12
170.12
38
20.12
35
124
66
136
133
26
196
51
185
30
48
-
(= libre 24)
-
-
-
114
-
-
-
-
17 .12
-
22
4
18
2
8
40
5
14
7
orto
incolto
totale
dati
ufficiali
-
221.12
18.12
321.12
306.12
274.12
38
20.12
35
124
95
183.12
147
38
50
500
273.12
51
221
30
48
221.12
18.12
321.12
346.12
274.12
38
20.12
35
124
95
192
147
38
50
500
227
51
221
40
-
135.18
135.18 -– – –
69
42
53
12
71.12
(già di Mr. Pr. Giorgio Cattaneo ) - 1 fm.)
–––
Pr. Mr. Alessandro Merlo
Mr. Pr. Francesco Gambaro
Mr. Pr. Francesco Gambaro
gode Mr. Pr. Alvisio Ferraro
Mr. Pr. Gerol. Boniperto can. Duomo
Can- Testa ab. a Novara
Mr. Gio Giacomo Porca can. Duomo
–––
–––
Luca da Seregno ½ + Rodolfo de Alexandra ½
–––
– – – (frati di Bernate)
Pr. Giov. da Oleggio
Mr. Pr. Antonio Ceruto arcipr. Duomo
–––
ordine dei Serviti
Pr. Giorgio capp°
–––
Mr.Battista Zucharo, m° Melchion di Poli, m° Joseph Ferrario, Francesco Chiocca, consoli.
GARBAGNA
Totali
S. MICHELE
Ch. di S. Maria
S. Giulio di Novara
S. Maria Magg. di Novara
S. Vittore di Nibiola
Ognissanti di Novara ½ cura
Ognissanti di Novara ½ cura
Ospedale di S. Michele di Novara
1 681.12
179.12
49
155
92
6
18
8
1 174
96.12
61.12
21
14
428
4
160
264
82
22
12
48
GARGARENGO
Cura: ar. 65 + Canonic. di Mr. Melchion Lango: ar. 164 (aff. perp. al Nob. Paolo Gallarato) = 229.
GATTICO
Totali
SS. COSMA e DAMIANO
S. Martino
Ch. di S. Andrea
S. Maria Magg. di Novara
Cp. di S. Ambrogio
S. Giulio
S. Spirito da Comignago
(S. Giovanni)
(Cp. di S. Ingino)
336.11
61
117. 3
4
71. 1
42.22
40.10
31. 7
31. 7
-
530. 1
46. 1
8. 2
48
90. 2
209.17
75
53. 3
122. 9
69. 6
16. 3
15
22
-
-
1 219 .21
251 . 2
70 . 4
252 . 3
111 . 2
19
24 . 5
415 .17
14 .12
62
35
2
3
30
-
55
7. 3
7. 3
-
169.17
60. 5
75
34.12
55
2 400
273
49
191
252
6
18
8
1 603
2 400
273
49
191
252
6
18
8
1 603
Rv. Bernardino di Fara - 1 ma.
Ch. Dn. P. Paolo Seregno - 1 ma.
Rv. Gio Ant. Brusato curato - 1 ma.
D. Antonio Ceruto arcipr. - 1 ma.
D. Antonio Ceruto arcipr. (curato) - 1 lv.
Rv. D. Pietro Pogliano curato - 2 lv.
Rv. Ludovico Zaffiro 2° curato - 1 lv.
poss. rettori e ministri - 1 lv.
2 416.23
526
70. 4
385. 9
138. 4
190
157 . 5
700.10
89.12
190. 1
2 413.10
506
70. 4
581.10
138. 4
240. 1
157. 5
700.10
-
Rv. Gio Battista da Agrate
Rv. Can. Carlo d. Porta Ppto Duomo
Rv. Ascanio de Predis
aff. a Sr. Melchion di Gattico - 1 fm.
Rv. Can. Carlo d. Porta
Rv. Gio Battista da Agrate
Rv. Cesare Simonetta di Milano - 1 lv.
Rv. Gio Bern. Visconte di Invorio sup.
Rv. Gio Battista da Agrate
Andrea de Vergino, Antonio de Castigliono, consoli.
80
aratorio
GHEMME
Totali
S. MARIA ASSUNTA
PP. di Gattinara alla Ferrera
S. Pietro di Carpign. - priorato
MM. di S. Clara di Novara
Ab. di Silano di Romagnano
S. Panacea
S. Genesio
S. Biagio
PP. di S. Francesco di Novara
MM. di S. Antonio di Novara
Chiericati di S. Maria di Turino (?)
Ospedale della Carità di Novara
S. Maria di Caltignaga
S. Bernardo di Castellazzo
MM. di S. Barbara di Novara
Ch. di S. Maria
S. Gaudenzio di Novara
PP. di S. Nicola di Novara
Congreg. dei Preti di Novara
1 066. 4
143. 6
268
139. 5
131.13
65.10
175. 6
4
47
78.12
3.12
10.12
-
prato
non irr.
8.12
prato
-
773. 8
41.12
437
125.14
7
52
58
28
1.18
15. 6
-
-
-
2
6.12
9
vigna
270. 9
15.18
82
51.12
25. 1
7
5
brugh.
selva /
bosco
orto
incolto
50.20
50.20
-
520
519
1
-
-
123. 7
7.12
103.19
12
-
-
-
-
-
totale
dati
ufficiali
2 812.12
208
1 460.15
5112
291.22
166.13
129.10
245.14
6.12
14
88
89. 6
8
3.12
15. 6
10.12
12
2790.16
208
1 438.15
51.22
291.20
136.13
129.10
245.14
29.12
6.12
14. 6
88
89. 6
8
3.12
15. 6
10.12
12
7
5
7
5
Gio Angelo de Nasis, notaio
GIONZANA
poss. Pr. Franc. di Serafino ¹
– – – - 1 lv.
Rv. Mgr. P. Begiamo ab. a greggio - 1 lv.
– – – - 1 ma.
poss. Fabiano Leonardo (liv) - 1 lv.
poss. Sr. Gerol. de Caxali - 1 ma.
Cav. geros. G. G. Rascher de Cherj - 1 ma.
(Pr. Franc. Barbavara)
– – – - 1 lv.
– – – - 1 lv.
Mr. Gio M. Caccia Galetto di Novara - 1 lv.
– – – - 1 fm.
Pr. Battista di Caltignaga
Pr. Battista di Castellazzo
poss. Franc. Baliotto cittad. nov.
Mr. Alberto Zaffira - 1 lv.
Rv. Mr. Giorgio de Carcano can. (liv.)
poss. pr. Batt. + Ottino di Zenaro - 2 f.
poss. Serafino […]
liv. a Gerolamo Tettono - 1 fm.
¹ (can. Francesco de Pintiis).
(Cp. di S. Michele: ar. 10 + Rv. Bernardo Bono can. d. Duomo: zerb. 170) = 180.
Batta Binotto, console; a suo nome Guglielmo Saracho
GRANOZZO
Totali
S. MARIA ASSUNTA
Cp. in S. Maria
Ch. della Concezione in S. Maria
PP. di S. Pietro M. in Novara
Cpl. di S. Gaudenzio di Novara
Ospedale Maggiore di Novara
S. Marco di Novara
MM. di S. Cristoforo di Novara
S. Cosma
Ch. di S. Vittore
Ch. di S. Damiano in Castello
(Elemosina/Confraternita)
(S. Gervasio di Monticello)
(S. Pietro di Confienza)
(Canonici del Duomo)
(S. Martino)
1 515
148
213 .12
40
300
131
168
180
70
68
92
32
16
9
3
44
73
28
14.12
4
7.12
19
-
8
65.12
20
8
-
4
28
5.12
8
-
-
111
13
32
24
10
32
-
30
13
32
23
-
-
21
21
-
0.12
0.12
-
5
5
-
1 807.12
171
267.11
40
332
135
196
180
28
100.12
127
107.12
32
16
9
22
44
1 930
171
267.12
40
332
135.12
196
425
28
100.12
127
107.12
-
Rv. Nicolao Tettono ab. ivi
Rv. prev. di Casale
Rv. Nicolao Tettono
–––
– – – - 1 lv.
–––
Pr. Giovanni da Oleggio
–––
Rv. Simone Tettono cur° di S. Agabio - 1 fm.
Rv. Bern° de Cardino cur° di Ponzana
Rv. Giac. de Fidellinis (?) ab. Novara
–––
Rv. Battista cur°
Gio Franc° d. Bianca ab. a Confienza
Canonici
Rv. G. G. Jozetino ab. a Novara
Cristoforo de Rosalco, console analfabeta; per lui Michele Merlino.
GRIGNASCO
Totali
S. MARIA DI BUGAGLIANO (Bovasiano)
Ch. S. Maria di Bugagliano
Abbazia di S. Silano di Romagnano
184.13
66. 1
17
31.12
49.12
15.12
7
10.12
-
73. 2
26. 1
3. 1
-
29.12
7
4.12
358. 3
136. 2
27. 1
46.12
358. 3
136. 2 Rv. Ant. de Apostolo de Valduggia - vari fm.
27. 1 Pr. Defendente Marchesio - vari fm.
46.12 aff. Franc. Gualino - 1 fm. + 2 lv.
81
prato
vigna
brugh.
selva /
bosco
orto
-
-
1
69
16.12
-
-
-
-
90 .20
33.12
-
1 442.20
12
4
8
-
-
-
-
301.12
75.12
137
89
301.12
75.12 Rv. Franc. de Nicolis can. d. Duomo - 1 lv.
137
– – – - 1 l.
89
Pr. Millano Faustino di Calt. - 2 lv.
11
8
-
28
28
-
-
826
120
3
105
161
73
160
46
20
7
122
9
826
120
3
105
161
73
160
46
20
7
122
9
160
150
10
-
150
150
-
11
6
-
5 703
481
456
341
395
366
553
433
210
48
168
470
487
42
32
80
180
160
210
372
83
5 953
481
456
341
395
366
553
433
210
48
168
470
487
42
32
80
180
160
210
622
83
aratorio
(Chiericato) (?)
(Ch. di S. Graziano di Arona)
S. Giuliano di Gozzano
Cp. S. Maria delle Grazie
Elm./cft. di S. Spirito
-
prato
non irr.
3
2
26
13
incolto
10
4
4
totale
10
3
7
26
102.12
dati
ufficiali
-
Scipione Gallarato - 1 lv.
– – – - 1 fm. + 1 lv.
10
–––
26
Pr. Pietro Durio
102. 2 – – – - vari fm.
INGLESA
Osp. di S. Antonino, Novara
Totali
998.11
-
312.10
ISARNO
Totali
250
62
104
84
39.12
9.12
25
5
-
SS. COSMA e DAMIANO
MM. di S. Agata di Novara
Ch. di S. Lupo di Caltignaga
7.15
-
1 464.12
Cesare Crivelli, Francesco de Camero, consoli.
LANDIONA
Totali
456
92
57.12
59
48
62
44
20
7
62
4.12
S: PIETRO
Altare di S. Giulio in S. Pietro
Can. di S: Maria Magg.
Can. di S. Michele di Novara
Cp. di S. Maddalena
Preb. Can. di S. Michele (osp.)
S. Maria vetere di Sillavengo
S. Maria dei Campi
S. Giorgio di Vicolungo
Cp./Ch. di S. Giulio d’Isola
Confraternita di S. Spirito
190.12
20
3
29.12
16
25
37
60
-
86
58
28
-
3
-
54.12
18
30
2
-
Pr. Franc. de Jorio curato
Pr. Franc. de Jorio curato
Rv. Gio Franc. Nicolò can. d. Duomo
(Gio Ant. de Regibus di Sillav.)
Gio Ant. de Regibus di Sillav.
Gio Ant. de Regibus di Sillav.
Pr. Paolo Bollino
(Pr. Franc. curato)
Rv. Giac. de Flammis di Sandigliano - 1 lv.
poss. fr. d. Mr. Baldo di Varallo
–––
Gio Batta Palandrino, Battista Scarella, consoli
LUMELLOGNO
Prebende Can. del Duomo
Prebende Can. del Duomo
Prebende Can. del Duomo
Prebende Can. del Duomo
Prebende Can. del Duomo
Prebende Can. di S. Gaudenzio
Prebende Can. di S. Gaudenzio
Prebende Can. di S. Gaudenzio
Fabbrica del Duomo
Ch. di S. Bartolomeo
Capitolo del Duomo
Massarezzo d. Cpl. del Duomo
Custodi del Duomo
Cp. S. Innocenzo in Duomo
Canonici di Vigevano
PP. di S. Nicola
Ch. della Chiesa di Pisnarolo
Chiesa di Casalgiate
PP. di S. Maria delle Grazie
MM. della Maddalena di Novara
Totali
4 366
385
389
306
303
302
492
358
60
48
160
390
362
42
32
160
105
272
83
54
8
12
34
-
355
88
32
27
68
51
80
9
-
63
10
17
8
14
-
544
8
25
24
64
32
24
80
125
20
105
37
-
Mr. Stefano Lango can.
Mr. Mario da Roma can.
Mr. Alessandro Taegio can.
Mr. Rv. Pietro Testa can.
M° Rv. Gio Batta d. Porta can.
Mr. Innocenzo d. Porta can. Duomo e S. Gaud.
Rv. Mr. Nicolao Caccia can.
Canonici (?)
–––
Mr. Michele Capra
–––
–––
Liv. a Franc. Nicolino - 1 fm.
Ben. Patrone - liv. Dorotea Battaglia
–––
–––
Ch. Aless. Taegio can. d. Duomo
–––
–––
–––
82
aratorio
S. Lorenzo
S. Silvestro di Novara
Duomo di Novara
Livello ¹
Livello ²
53
32
32
prato
non irr.
prato
-
-
vigna
10
4
-
brugh.
selva /
bosco
orto
incolto
-
-
5
-
-
53
32
10
9
32
dati
ufficiali
53
32
10
9
32
Franc. Panicono (liv.) - 1 fm.
Ger. di Franc. Nicco
livello - 1 fm.
poss. Dorotea battaglia
poss. Angelina Rosina
¹ liv. di soldi 40 a Rv. Mario da Roma. – ² liv. di lire 6 alla Ch. di S. Nazzaro.
Francesco Pagnino, console.
MAGGIATE sup.
totale
Totali
S. GIACOMO
Ch. di S. Quirico
S. Maria di Borgomanero
S. Maria di Borgomanero
S. Antonio di Vacciago
PP. di S. Pietro M. di Novara
S. Spirito di Borgomanero
S. Giovanni
122
68
20
14
16
4
-
30
10
16
4
-
64
34
12
18
-
113. 2
54
32. 2
25
2
-
67.18
31. 6
36.12
-
125.17
65.11
49. 6
5
6
10.19
10. 9
-
28.17
5. 1
7
16.16
-
37
16
8
13
-
44
32
12
-
-
10
10
307
160
62
16
14
18
8
13
313
166
62
16
14
16
18
8
13
12
6
6
253. 6
129
Pr. Franc. Pallatio di Borgom° - 1 lv.
85. 6 Rv. Francesco Gallarato - 1 lv.
37
–––
2
Rv. Guglielmo Zerbià
-
Pr. Gerol. Viarana vicecur° - 1 fm.
Sr. Nicola Cazza ab. a Novara
Pr. Gio Pietro
liv. a Mr. Carlo Viarana - 1 fm. + 1 lv.
liv. Eredi Franc. Viarana - 1 fm.
liv. Eredi Franc. Viarana - 1 fm.
liv. Eredi Franc. Viarana - 1 fm.
liv. Eredi Franc. Viarana - 1 fm.
Gio Antonio Viarana, Carlo Viarana, consoli.
MAGGIATE inf.
Totali
SS. NAZZARO e CELSO
Ch. di S. Nazzaro
Osp. di S. M. Maddalena di Borgomanero
S. Bartolomeo di Borgomanero
51.22
29. 6
10.16
12
-
22.15
22.15
15
12
-
8 .12
8 .12
-
-
-
253. 6
129
85. 6
37
2
-
-
0.16
0.16
-
-
188.12
104.14
56. 6
21.16
6
182.12
104.12
56. 6
21.16
-
Pr. Antonio da Luchina - 8 lv.
– – – - 16 lv.
– – – - 4 lv.
Antonio di Fasola
-
96
12
34
42
8
-
-
716. 5
261
50
39
129
6
5
44
80.12
18.17
21
38.12
19.12
4
725. 5
261
50
38
129
6
5
44
80.12
18.17
21
38.12
29.12
4
Pr. Battista Cazza - 1 lv.
poss. Eredi Mr. Toma Cazza - 1 lv.
Pr. Gio Antonio piemontese curato - 1 lv.
– – – - 1 llv.
Mr. Gio de Reggio - 1 lv.
Pr. Gaudenzio Baratto - 1 lv.
Pr.Ant. da Sandiano curato - vari fm. lv.
PP. di S. Nicola - 2 lv.
Sr. Amico Gritti - 1 lv.
Pr. Francesco di Gozzano - 1 fm.
Pr. Gaudenzio Baratto - 1 fm.
Rv. Card. Cesis - vati famigli
Pr. Franc. de Domo cutato - 1 lv.
Francesco de Violo, […] de Martinolo, consoli
MAGGIORA
Totali
S. MARIA DA MOZA’
Elm./cft. di S. Spirito
Disciplinati di S. Maria
(Cp. di S. Bernardo)
-
Prin de Ardicin, Battista de Goio, Johanne de Pagano, Giorgino de Alegrina, consoli.
MANDELLO
Totali
S. Lorenzo
Osp. S. Michele d. Carità di Novara
S. Maria delle Grazie
Elm./cft. di S. Spirito
S. Maria di Sillavengo
S. Biagio di Novara
Compagnia di S. Giuseppe di Novara
S. Maria della Camolezza
Prt. di S. Giacomo di Biandrate
S. Maria di Novara
Ch. di S. Dionigi di Novara
Abbazia di S. Nazzaro
S. Nicolao di Novara
394. 5
169
41.12
22
79.12
6
5
2.12
18.17
10
22.12
13.12
4
-
180
42
8.12
12
12.12
44
36
11
8
6
-
3
-
31
26
5
-
Francesco de Casate, Gio Battista de Pasamidello, consoli.
83
prato
non irr.
aratorio
prato
vigna
brugh.
selva /
bosco
orto
incolto
totale
dati
ufficiali
MARANGANA
Carità di Novara
Totali
1 860.12
-
115
53.12
175.12
121
14
38
36
(4)
(2)
(27)
-
41
3
-
2 204.12
aff. Andriolo Brugnolo - 1 fm.
2 546
Gaspare Nibbia, tesoriere della Carità di Novara.
MARANO ¹
Totali
S. GIOVANNI BATTISTA
S. Vincenzo di Pombia (ppt.)
S. Martino di Pombia
Congreg./Chiesa di Varalpombia
Elemosina di S. Spirito
(S. PIETRO)
(S. Maria)
(S. Vitale di Oleggio)
(Corpus Domini di Novara)
(Carità di Milano/Ca’ Granda)
288. 4
94.12
10
8
(45)
(100)
(25)
(3.16)
(2)
Pr. Tomaso Baldono, parroco.
MEZZOMERICO ¹
6
6
-
Totali
SS: GIACOMO e FILIPPO
Mn. di S. Gerolamo di Novara
Mn. di S. Maria Madd. di Novara
S. Giovanni delle quattro fave
Carità di Novara
559
410
12
30
32
75
(6)
(16)
(4)
(12)
56
36
(20 )
-
-
4
(4)
-
516. 4
147.12
48
36
8
(55)
(142)
(35)
(3.16 )
(27)
(14)
263.12
147.12
48
36
8
24
-
¹ Per la dichiarata mancanza di parecchi fogli nel quinternetto delle notificazioni del 1558, sono stati qui inseriti tra ( ) – ad integrazione –i dati della denuncia dei beni del 1544.
-
102
36
26
16
12
12
-
6
6
-
216
32
84
100
-
-
-
883
478
44
130
144
87
374
-
¹ Dati ricavati dalla denuncia dei beni dell’a. 1544.
Bartolomeo Tonono, console.
MOMO
Totali
S. MARIA
S. Pietro e S. Martino
S. Pietro e S. Martino
Cp. di S. Gaudenzio di Novara
Can. S. Gaudenzio di Novara
Can. S. Gaudenzio di Novara
Can. Duomo di Novara
Can. Duomo di Novara
Can. Duomo di Novara
MM. di S. Bartolomeo
MM. di S. Bartolomeo
Trinità
S. Maria di Castelletto
MM. della Maddalena di Momo
MONCUCCO
Pr. Tommaso Baldono
Rv. Mr. Gio Ant. Boniperto ab. Milano
(Borromeo)
–––
–––
(Pr. Antonio Zanachino)
(Sr. Gio Andrea Barbavara)
(Pr. Franzino Bellino
–––
–––
Totali
S. Maria Magg. di Novara
Ognissanti di Novara ½ cura
Ognissanti di Novara ½ cura
Frati di S. Girolamo in b° S. Andrea
S. Nazzaro in Olengo
1 719.20
167
195.13
181. 1
100.21
159.13
148
99.11
4. 4
130.15
148.19
152.17
54.10.
13.17
164. 3
106
48
12
10
36
122. 4
11. 8
18. 6
51.12
41. 2
-
316. 8
11.23
1
4.15
45.22
17.23
77
47
57. 6
51.23
1.16
-
44.17
24.17
4. 4
4.18
6.23
4. 3
28
12
16
-
5. 5
-
27 . 4
7. 5
5 .16
4
4
6. 7
0.14
0.14
-
-
-
-
5. 5
36.17
-
2 272.12
215
200. 3
205. 1
221.17
234. 1
229
146.11
8. 8
193. 6
214.17
159.16
54.10
13.17
176. 5
2 269.12
215.18
196. 3
205. 1
221. 6
233. 5
229. 5
146.11
8. 8
193. 6
214.17
159.16
54.10
14.17
176. 3
-
134
48
24
10
16
36
134
48
24
10
16
36
2
1. 3
16. 9
9.20
7. 9
Rv. Gio Pietro Cattaneo di Momo
Pr. Giuseppe Cattaneo di Momo - 1 fm.
Pr. Giuseppe Cattaneo
Pr. Battista de Goij sacr. S. Gaud.
Rv. Antonio Scupello can.
Sr. Gio Ago. Caccia can. - 2 ma.
Rv. Gius. de Ferrariis di Romagnano can. - 1 fm.
Rv. Bernardo de Bono can. - fm.
Ill. Sr. Ottaviano Arcimboldo - 1 ma. + 1 fm.
– – – - 1 ma.
– – – - vari massari
Rv. Franc. Varone cur° di Castelletto - 1 fm.
Rv. Franc. Varone cur° di Castelletto
–––
aff. Cristina Camodea citt. di Nov. - 1 fm.
Rv: Dn. Pietro Pogliano - 2 lv.
Ludovico Zaffira - 1 lv.
– – – - 1 ma.
Rv. Gasparo Caijmo - 1 fm.
Giovanni del Consulo, Cristoforo de Suno
84
aratorio
MONTICELLO
Totali
SS. GERVASIO e PROTASIO
Can. S. Gaudenzio di Novara
S. Maria Magg. di Novara
Ch. (?) (di S. Gervasio)
Ch. (?) (di S. Gervasio)
Ch. (?)
S. Martino di Pagliate
Abbazia di S. Lorenzo di Novara
S. Bernardino di Confienza
S. Agabio in Novara / Sr. Bart° Caccia
Cp. S. Agost./Altare d. Popolo in Duomo
Carità di Novara
Comp. di S. Giuseppe di Novara
Comp. del Corpus Domini di Novara
Congreg. dei Preti di Novara
PP. di S. Maria del Carmine di Novara
PP. di S. Pietro M. di Novara
S. Gervasio
S. Gervasio
Ch. di S. Gervasio
Ch. di S. Gervasio
S. Gaudenzio di Novara
S. Maria Magg. di Novara
3 078
289.12
181
72.12
88
46
61
28
2 000
40
125
73
42
32
-
prato
non irr.
prato
vigna
brugh.
32
24
8
-
50
24
14
12
-
22
12
4
10
10
-
-
85
25.23
22.12
13.17
8
2
12.20
-
6
-
selva /
bosco
12
12
-
orto
incolto
78.12
4.12
(casc. «Mondurla»
*gere 24
*8
*12
*14
*8
*8
totale
dati
ufficiali
3 282.12
325.12
185
87
88
46
61
28
2 000
24
40
125
73
62
32
12
12
8
24
8
12
14
8
8
3 287.12
325.12
185
87
88
46
61
28
2 000
24
40
125
76
62
32
14
12
8
24
8
12
14
8
8
662.19
140. 2
94. 3
77. 2
133.18
8
98. 1
29
12.20
10
49.21
10
663. 6
140. 2
94. 3
77. 2
134. 4
8
98. 1
29
12.20
10
49.21
10
Pr. Battista curato - 1 lv.
canonici
cp° cur° Gerolamo M. Boniperto - 1 fm.
Sr. Gio Stefano Lango - 1 lv.
Sr. Gio Donato Vicomercato - 1 lv.
figlio di Filippo Giarda di Vespolate
Pr. Fortino - 1 lv.
Card Farnese - 3 lv.
– – – - 1 lv.
livello al Curato di S. Agabio
Pr. Baldis. Brusato cappellano ¹
– – – - 1 lv.
invest. di liv. Gerolamo Capra - 1 fm. + 1 lv.
invest. di liv. Gerolamo Capra - 1 fm.
invest. di liv. Gerolamo Capra - 1 fm. + 1 lv.
– – – - 1 lv.
– – – - 1 lv.
Pr. Battista
Pr. Battista
Sr. Carlo Lango
Sr. Gio Donato Vicomercato
–––
Gerolamo Boniperto cp° cur° d. Duomo
¹ affitta Francesco di Gaglià.
MORGHENGO
Totali
S. MARTINO
Ch. di S. Martino
Ch. di S. Martino
Ch. di S. Giacomo
S. Giulio di Novara
Ch. di S. Giulio di Novara
Ch. di S. Giulio di Novara
Can. S. Gaudenzio di Novara
S. Maria della Neve
Ch. di S. Martino
S. Bernardo
546.15
98.20
69. 3
77. 2
109.10
93. 7
29
10
49.21
10
-
6
6
-
-
7.21
2
2.12
0.15
2.18
-
17. 7
7. 7
10
-
¹ affitta Antonio Brusato - ² affitta Dn. G. Agostino Barba.
Giovanni de Castello, console
MOSEZZO
Can. del Duomo di Novara
Can. del Duomo di Novara
Can. del Duomo di Novara
Can. del Duomo di Novara
Can. del Duomo di Novara
Can. del Duomo di Novara
Can. del Duomo di Novara
Pr. Francesco Brusato
Stefano d. Conte can. d. Duomo ¹
Ch. Antonino Brusato - 1 lv.
Ch. Antonino Brusato - 1 fm. + 1 lv.
G. Ant. Brusato ² - 1 fm.
poss. Dn. Camillo Brusato stud. in Legge - 1 lv.
poss. Dn. Camillo Brusato stud. in Legge
Sr. Gio Agostino Caccia - 1 lv.
Dn. Nicola Brusato - 1 lv.
Dn. Francesco Orta - 2 lv.
– – – - 1 lv.
Totali
3 482
270
421
171
237
211
260
109
86.10
8
6
7
20
2
13
421
38
48
28
51
22
46
12
22
-
*124
16
28
8
-
507
41
31
34
42
41
31
31
15
3
-
4
4
-
4 661.10
365
536
244
337
302
343
165
4 579.10
365
536
244
337
302
343
165
Rv. Dn. G. G. Porca can. Duomo ¹ - 1 lv.
Rv. Dn. Francesco Bosio can. Duomo - lv.
D. Bernardino de Bono can Duomo ² - 1 fm.
D. Gior. d. Carcano can. Duomo ² - 1 fm.
Sr. Ludov. Torniello ³ - 1 fm.
Ab. Dn. Amico Canobio ab. in Novara 4 - 1 fm.
Gio Paolo Capra can. Duomo - 1 lv.
85
aratorio
Can. del Duomo di Novara
Can. di S. Gaudenzio di Novara
Can. di S. Gaudenzio di Novara
Can. di S. Gaudenzio di Novara
Cpl. di S. Gaudenzio di Novara
Ch. di S. Giulio di Novara
S. Nicola di Novara
Ch. di S. Vito
MM. di S. Antonio di Novara
S. VITO
Ch. di S. Maria
Can. del Duomo di Novara
(Can. del Duomo di Novara)
(Cp. di S. Anna in S. Gaudenzio)
(Carità di Novara)
(MM. di S. Cristoforo di Novara)
165
229
364
232
38
20
18
51
182
136
50
179
66
53
20
prato
non irr.
prato
6
6.10
18
-
Affittuari: ¹ Ch. Angelo de Borgaro; -
14
64
10
56
10
10
12
-
vigna
brugh.
-
24
24
16
8
*(risati)
-
22
-
selva /
bosco
36
31
44
36
36
26
31
16
-
orto
incolto
2
2
4
2
-
-
totale
dati
ufficiali
215
348
442
332
38
20
18
61
246
180.10
76
236
66
69
2
20
² Battista Leonardo; - ³ Dn. Gio Maria Brusato; - 4 Dn. Antonio da Messerano; -
5
P. Paolo Valente; -
215
348
442
332
127
22
18
61
230
180.10
76
236
6
Rv. Dn. Francesco Nicolò ² - 1 fm.
Batt. Foglietta can. S. Gaudenzio - 1 lv.
Rv. Lorenzo d. Porta can. S. Gaud. 5 - 1 fm.+1 lv.
Ppto Franc. de Albertis - 1 lv.
Rv. Dn. Antonio Masserano 6 - vari fm + lv.
Gio Antonio Brusato curato - 1 lv.
Rv. Francesco de Domo rettore - 1 lv.
Ch. rev. Dn. Cesare Cattaneo - 1 lv.
aff. m° Batta Leonardo - 1 fm.
Rv. Dn. Seb. Avogadro can. Duomo 7
Rv. Ch. Dn. Ant. Zaruto can. Duomo - 1 lv.
Dn. Ant. Ceruto arcipr. ab. B° Ticino - 1 lv.
(Rv. Gerolamo Manna can. Duomo)
Mr. Pr. Ludovico Zaffira - 1 lv.
– – – - 1 fm.
– – – - 1 lv.
Fratelli de Vigna; -
7
Stefano de Sandigliano vice-curato.
Tonino Vigna, Pedrino Vinzaglio, consoli.
NIBBIA
Totali
S. LORENZO
Cp. della B. V. (Nostra Donna)
Cpl. del Duomo di Novara
Ch. di S. Martino di Obià
Ch. di S. Giacomo
Nicola Feraro, Jacobo Franzot, consoli.
NIBBIOLA
Totali
S. MARIA e S. VITTORE
Ch. di S. Vittore
Ch. di S. Maria
Abbazia di S. Bartolomeo
Abbazia di S. Lorenzo
S. Maria Magg. di Novara
Can. di S. Gaudenzio di Novara
S. Pietro di Novara
S. Giulio di Novara
S. Matteo di Novara
S. Tommaso di Montarsello
S. Giorgio di Novara
S. Michele / Carità di Novara
Seppellitori di Nibiola
(S. Croce di Mortara)
(S. Paolo di Novara)
182
114
24
16
20
8
6
6
-
220
18
56
26
120
-
1 148.12
342
270
134
22
76.12
76
40
26
66
28
32
24
12
-
115
42
73
-
16
16
62
6
16
40
-
-
40
40
-
4
4
-
-
-
-
16
16
-
468
154
80
86
140
8
458
144
80
1 341.12
406
270
134
22
76.12
73
76
16
40
26
66
28
32
24
40
12
1 292
406.12
270
134
22
76.12
73
76
16
40
26
66
28
32
24
-
S. Spirito
Trinità di Novara
Totali
Dn. Ant. Ceruto Arciprete Duomo ¹ - 1 fm. + 2 ma.
Dn. G. Ant. Giarda da Vespol. ab. Rho - 1 fm.
Ch. Dn. Gio Franc. Torniello - 1 lv.
Abate Amico Canobio - 1 lv.
Card. Farnese - 2 lv.
Dn. Carlo d. Porta can. Duomo - 1 lv.
canonici
Cur° Batta de Comite (aff. Melch- Torn°) - 1 fm.
Cur° Gio Antonio Brusato - 1 lv.
Rv. Mr. Pr. Matteo Torniello rettore - 1 lv.
Dn. Ch. Gio Franc. de Pintijo - 1fm.
Mr. Ch. Michele Palavicino - 1 lv.
– – – - 2 lv.
–––
canonici regolari - 2 lv.
(d. fu Francesco Orta)
¹ affitta Melchion Torniello; già Rv. Giacomo Fredelizio.
Antonio Balzano, Francesco Uzala, consoli.
OLEGGIO ¹
140
8
Pr. Gerolamo Nibbia - 2 fm.
Pr. Gerolamo Nibbia - 2 fm.
aff. Gerolamo Nibbia - 1 fm.
Sr. Can. Amico Gritti - 1 fm.
Gio Angelo Taparono
1 163.22
103
24. 6
223. 5
6. 6
49.12
-
182. 4
7. 6
5.12
188. 7
16
-
333
17
6
-
12.20
-
2 152.22
143. 9
42
Aloisio Palanza
Bernard° de Bono ab. a Novara
86
aaaa
aratorio
S. Ambrogio di Novara
Ch. di S. Michele
S. Petronilla
S. Fabiano
S. Vitale
Ch. di S. Michele
Ch. di S. Michele
ARCIVESCOVATO di S. MICHELE
S. Biagio di Cameri
Ch. di S. Maria di Galnago
S. Eusebio
S. Giorgio di Bellinzago
S. Maria di Castelletto di Momo
Abbazia di Dolzago
Canonici del Duomo di Novara
S. Martino di Arona
Congreg. dei Preti di Novara
S. Eufemia di Novara
S. Tommaso di Novara
PP. di S. Pietro M.
PP. di S. Francesco di Novara
MM. delle Caselle di Novara
S. Lupo
S. Giacomo di Novara
S. Donato di Sesto / Ca’ Granda di Milano
OLENGO
Totali
S. MARIA della NEVE
Ognissanti di Novara ½ cura
Ognissanti di Novara ½ cura
Carità di Novara
S. Ambrogio di Novara
Ab. di S. Lorenzo di Novara
S. Maria Maggiore di Novara
S. Maria Maggiore di Novara
S. Maria Maggiore di Novara
Cpl. del Duomo di Novara
S. Ambrogio/poss. dal Cpl. d. Duomo
Carità di Novara
S. Salvatore
S Pietro di Novara
S. Paolo di Novara
Cp. di S. Caterina di Novara
S. Anselmo
Abbazia di S. Nazzaro di Novara
MM. di S. Domenico di Novara
PP. di S. Girolamo
(Comp. di S. Giuseppe di Novara)
5.19
73.10
38
4
59
98.22
48
154
55
34
14
3.18
38.15
2
17 . 4
104
12
27
10
236 .12
1 689
55
110
105
20
68
68
264
64
270
12
12
116
16
486
7
16
prato
non irr.
prato
vigna
brugh.
-
39
2
15
15.17
18.12
4
84.12
23
0 .12
14.18
27
1.12
4
12
5
-
-
-
253
12
8
100
16
20
11
16
62
8
-
206
24
150
12
12
8
-
7
4
5
14. 6
17.12
21. 6
2
8
8
8
13
20 .12
9
31 .12
selva /
bosco
orto
incolto
2
24
22. 7
103
18
13
-
12
44
4
207
12
31
-
-
-
89
12
61
16
-
-
-
12.20
-
totale
dati
ufficiali
5.19
119.10
42
6
66
164. 4
81. 5
287.11
3.12
71
34
14
4
398. 6
52.11
18
8
2
61. 4
24
117.12
12
52.12
19
313.18
2 237
67
142
105
20
68
68
100
16
296
64
492
16
24
12
116
16
12
564
8
15
16
Pr. Gaudenzio de Marte
Ch. Giuseppe de Maijo ab. Varallo S.
Pr. Gasparo Marchese di Pombia
Pr. Francesco Giesino di Oleggio
Pr. Francesco Giesino di Oleggio
Pr. Francesco Gozzano ab. Milano
Dn. Bernard° de Bono ab. Novara
Pr. Antonio Belmo di Oleggio
Dn. Damiano Testa di Novara
Pr. Giovanni Gambino ab. Cavaglio
Pr. Giovanni
Dn Cristoforo Brusato di Bellinzago
Pr. Battista di Ghemme
Gerolamo Gallarato Vicario Gen.
–––
–––
(parroco)
(parroco)
Dn. Giorgio Vicomercato di Novara
–––
–––
–––
Sr. Cesare Simonetta
(parroco)
–––
¹ dati relativi alla notifica dell’anno 1544.
2 221
67
142
105
20
68
68
100
16
296
64
492
16
24
12
116
16
12
564
8
15
-
Pr. Battista da Santino rettore
Rv. Dn. Pietro Pogliano cur° - 1 lv.
Pr. Tommaso Piotto - 1 lv.
–––
Rv. Francesco de Domo - 1 lv.
Card. Farnese - 2 ma.
aff. Mr. Domenico Torniello - 1 fm.
poss. il sacrista del Duomo - 1 fm.
Mr. Pietro M. Cattaneo - vari lv.
– – – - 1 lv.
aff. Gerolamo Casato - 1 fm. + 3 lv.
–––
Mr. Nicolò Leonardi - 1 fm.
Pr. della Marijna - 1 lv.
Francesco Orta - 1 lv.
–––
–––
Mr. Paolo Canobio e nipote - vari lv.
– – – - 1 lv.
–––
–––
Gio Antonio Alzalendra, caneparo.
87
aratorio
ORFENGO
Totali
S. DONATO
Ch. di S. Giacomo
Ch. di S. Stefano da Cameriano
Cp. di S. Giuseppe in Duomo
(Chiesa (?) di Borgovercelli)
578
78
290
150
52
8
prato
non irr.
-
prato
58.12
24
32
2.12
-
brugh.
selva /
bosco
orto
incolto
-
-
3
3
-
-
-
-
-
144
4
2
4
4
12
12
-
-
224
132
4
12
12
36
12
16
-
22
4
6
5
4
3
-
vigna
12
8
4
-
totale
dati
ufficiali
651.12
110
325
156.12
52
8
633.12
100
325
156.12
52
-
64
64
-
3 881.12
64
508.12
805
50
214
12
400
4
277
1 547
3 923.12
64
508.12
847
50
214
12
400
4
277
1 547
*120
*120
risato
-
3 937. 5
586
279
622
25
120
205
48
162
30
64
7
52
332
50
16
16
28
8
579
48
16
141
42
401
19
6
35. 5
3 932. 5
586
– – – - 1 lv.
279
Abate Amico Canobio - 1 lv.
617
– – – - 2 lv.
25
Rv. Mr. Nicola Cazza can. Duomo - 1 lav.
120
– – – - 2 lv.
205
Rv. Mr. Gio Giac° Sesallo can. - 1 lv.
48
Rv. Mr. Gio Pietro Bellino - 1 lv.
162
Ludovico Zaffera 2° curato - 1 lav.
30
– – – - 1 lv.
64
Ppto. Cicogna - 1 lv.
7
– – – - 1 lv.
52
Pr. Simone Tettone - 1 lv.
332
Rv. Sr. Comm. Pervana - 1 lv.
50
– – – - 1 lv.
16
– – – - 1 lv.
16
Pr. Franc. Gambaro + Pr. Aless. Merlo - 1 lv.
28
– – – - 1 lv.
8
Ordine dei Serviti
579
Rv. Gio. Giac. Porca can.
48
Rv. Mr. Franc. Bacioco can. Duomo - 1 lv.
16
Rv. Sr. Carlo d. Porta Ppto - 1 lv.
141
Pr. Gerolamo Boniperto - 1 lv.
42
– – – - 1 lv.
401
– – – - 1 lv.
19
– – – - 1 lv.
635. 5 Pr. Gerolamo Bartone - 1 lv.
Pr. Gerolamo Bartone - 1 lv.
Pr. Leonardo da Casalino prep. in Omegna - 1 lv.
Rv. Pr. Fioramonte di Giglio da Gattinara - 1 lv.
Ch.Dn. Gerol° Cattaneo Fratino di Cameriano - 1 lv.
Fabbrica e ministri di detta Capp. - 1 lv.
– – – - 1 lv.
Eusebio di Contorbia, console; Dn. Gio Battista de Scarlis, caneparo
PAGLIATE
Totali
S. PIETRO
Preb. Can. di Gozzano
S. Marco di Novara
Cp. di S. Innocenzo di Novara
S. Martino
Cpl. del Duomo di Novara
Can. del Duomo di Novara
Can. del Duomo di Novara
Preb. dell’Arcid. di Novara
Canonici di Vigevano
PERNATE
Totali
Mn. di S. Gerolamo di Novara
Ab. di S. Bartolomeo di Novara
MM. di S. Chiara di Novara
Ch. della SS. Trinità
Carità di Novara
Can. di S. Gaudenzio di Novara
Ch. di S. Stefano d’Oleggio
Ognissanti di Novara
Ch. di S. Maria di Malpignano
Ppt. di S. Simone di Novara
Elm./Cp. di S. Giuseppe di Novara
S. Agabio di Novara
Carità di S. Giov. dei Pellegrini in S.Agabio
Capitolo di S. Gaudenzio di Novara
Mn. di S. Domenico di Novara
S. Pietro di Novara
Mn. di S. Agata di Novara
Mn. di S. Maria della Scaglia
S. ANDREA
Can. del Cap. del Duomo di Novara
Cpl. del Duomo di Novara
S. Stefano di Novara
PP. di S. Nicola di Novara
MM. di S. Maria Maddalena di Novara
Congreg. dei Preti di Novara
S. Maria Maggiore di Novara
Cp. di S. Pietro in Duomo di Novara
2 785
480.12
704
50
210
12
398
235
695 .12
106
12
56
38
-
3 077. 5
548
245
485
14
173
48
98
30
64
7
40
332
50
16
16
28
8
351
24
42
98
19
6
33. 5
15
3
12
-
904.12
4
45
4
851 .12
467
34
28
20
64
180
141
-
8
8
–––
Mr. Gerol. Francescono can. di Gozzano
–––
Pr. Fortina
Pr. Fortina
–––
Can. Gio Stefano del Canta
Mr. Franc. Berciocco can. Duomo
Rev. Arcid. Lango
* pagano ai canonici del Duomo
aaa
88
aratorio
prato
non irr.
prato
vigna
brugh.
selva /
bosco
orto
incolto
-
-
-
-
-
203. 2
56
24
4
70.12
36
10
3
17
9
8
-
244
5
244
4
97
114
-
30
11
6
9
4
-
-
-
-
-
totale
dati
ufficiali
PISNENGO
S. Maria
Totali
180
-
52
950. 2
452
217
28.12
23
22
207.14
-
16
16
-
145
101.12
6
3
8
26.12
-
950.12
150
166
85
98.12
62
99
94
49
45
22
40
24
16
-
122
28
24
70
-
232
320
-
1 692. 2
647.12
290
62.12
36
45
448. 2
36
124
3
1 692. 2
647.12
290
62.12
36
45
448. 2
36
124
3
–––
i Borromei
Pr. Gasparo Marchese
Economo di Novara
–––
Rv. Mr. Gio Antonio Boniperto ab. Milano
tiene Sig. Bonif. Visconte di Castelletto
C.te G. B. Borromeo, Ger° Cazza, Ppto Boniperto
Pr. Tommaso Baldono
-
-
1 104.12
184
190
85
98.12
62
99
94
49
55
22
40
94
32
1 104.12
184
190
85
98.12
62
99
94
49
55
22
40
94
32
Bernardino de Cardinis
Mr. Gio Giacomo Porzio
fgl. di mr. Gregorio della Porta
canonici del Duomo
–––
Mgf. Sig. Antonio Caccia can.
(già di Francesco Orta can.)
Mr. Giuseppe Gera
Rv. Francesco de Domo
Pr. Battista Odino da Cameriano
–––
–––
–––
3
2
1
-
-
734.22
132. 7
76.18
17
38.18
29. 3
36.18
13.22
116. 8
121.11
149. 7
3. 6
735.22
132. 7
76.18
17
38.18
30. 3
36.18
13.22
116. 8
121.11
149. 7
3. 6
Gio Batta Avogadro
POMBIA
Totali
Mensa Episcopale
Ab. di S. Martino di Arona
S. MARIA
Ch. di S. Vincenzo
S. Caterina/MM.delle Caxelle di Novara
PREVOSTURA di S. VINCENZO
Osp. di Milano / Carità
Vescovato di Novara / livelli
(S. Giovanni di Marano)
86.12
24
5
1
14
42.12
Battista Bertanno, Antonio Curliciotto, consoli.
PONZANA
Totali
S. MARIA
Ch. di S. Silvestro
Ch. di S. Giovanni Battista
S. Maria Maggiore di Novara
MM. delle Caxelle di Novara
S. Gaudenzio di Novara
S. Gaudenzio di Novara
Ch. di S. Maria
S. Ambrogio di Novara
Ch. di S. Michele
MM. di S. Clara
PP. del Carmine di Novara
PP. di S. Pietro Martire di Novara
32
6
10
16
Gerolamo de Trecate, credenziere.
PRATO
Totali
S. BERNARDO (prevostura)
Ch. di S. Bernardo
S. Nazzaro
Elm. di S. Sebastiano
Elm. di S. Maria di Sopramonte
Cp. di S. Maria di Grignasco
S. Maria di Romagnano
Abbazia di Romagnano
Cft. di S. Spirito
Cft. di S. Spirito di Romagnano
S. Giulio d’Orta
381.20
58. 7
33.18
2
18.18
27.21
36.18
13.22
32. 2
93.21
61. 7
3. 6
2
2
-
332.18
66.12
43
15
20
1. 6
84. 6
16
88
-
15. 8
5.12
8.14
-
¹ giuspatronato Alberto Pietro Bersano.
Guidetto Furgotto,Andrea Ginesio, consoli; Comino Ginesio, caneparo analfabeta; Bartolomeo Pinotto, not. di Romagnano
PROH
S. SILVESTRO
Ab. di S. Silano di Romagnano
Totali
2 430
40
1 940
216
8
160
-
57
5
32
-
216
200
Prev. G. Batt. Torniello ¹
Sr. Rinaldo Torniello - 1 lv.
Pr. Franc. Carlo di Romagnano - 2 lv.
– – – - 3 fm. + 2 lv.
gode mr. Bern° Tettono - vari lv.
Rv. Pr. Pietro Durio - 1 lv.
Pr. Giorgio Massotto - 2 lv.
aff. Sr. Romagn° Torniello ed altri - vari f/l
– – – - vari fm.
– – – - 2 fm.
canonici - 1 lv.
-
89
69
3 008
53
2 401
2 888
33
2 301
Mr. Pr. Ant. de Langosco - 1 lv.
Comm. Card. De Medici ab. Milano ¹
89
aaaa
aratorio
S. Zanone
S. Martino di Morghengo
S. Gaudenzio di Novara
S. Alessandro (sacrestia d. Cura Briona)
230
110
100
10
prato
non irr.
48
-
prato
vigna
-
-
20
brugh.
-
selva /
bosco
16
-
orto
incolto
-
-
20
totale
270
174
100
10
dati
ufficiali
270
174
100
16
¹ subaffitta Romagnolo Torniello.
Domenico de Borgino, Antonio de Agamio, consoli.
REVISLATE
Totali
214. 5
169
37. 8
8
-
49
35
14
-
-
Ab. di S. Silano
484
313
-
104
-
Canonici di S. Giulio d’Orta
S. Martino
Com. di S. Giovanni di Baraggia
Ppt. di S. Colombano di Biandrate
Ospedale di S. Spirito
Ospe. di S. Maria
Ch. di S. Pietro
Disciplini
S. Genesio / Comm. di S. Giovanni
(Compagnia del Corpus Domini)
(Osp. di S. Michele in b° S. Agabio)
(Can. di S. Gaudenzio di Novara)
(Can. di S. Gaudenzio di Novara)
(Can. di S. Gaudenzio di Novara)
(Can. di S. Gaudenzio di Novara)
16
2
59
42
30
22
-
-
92
12
-
S. STEFANO (cura)
Ch. di S. Giulio
Ab. di S. Graziano d’Arona
Ppt. di S. Giovanni di Comignago
patrono Gian Tomà d. Porta - 4 fm + lv.
patrono Franc. Brussio - 1 fm. + 1 lv.
canonici/aff. Sr. Dom. Cazza - 1 fm. + 3 lv.
Pr. Matteo cur° di Briona
16
16
-
-
75
51
24
-
390.12
278.18
-
-
-
-
8.14
8.14
-
362.19
228.14
37. 5
73
24
362.19
228.14
37. 5
73
24
3.12
-
-
982
591.12
2
1 .12
-
-
108
16
4
7 .12
94
58
34
3 .12
34
1
6
5
6 .12
5
8
951
591.12 aff. Sr. R° Torn° + Sr. Stef. oste
del Falcone di Milano
108 .12 canonici
16
Sr. Batt. de Beato Guazono di Novara
4
Pr. Gregorio Rabatino
7 .12 Sr. G. Batt. Torniello ab. Roma
94
–––
58
Pr. Silano Viano curato
34
Pr. Ant. Torniello Curato
3 .12 – – –
34
Franc. de Rascher de Cherj
–––
Gio Pietro Cattaneo da Landiona
Antonio Cazza can.
Rv. Pr. Franc. de Albertis can.
Pr. Giorgio de Merate can. ¹
Pr. Batt. Porca can. ²
Rv. Sr. Carlo d. Porta Ppto Duomo - 1 lv.
Ch. Gerol° Cattanio ab. Novara - 1 fm.
–––
Damiano Testa ab. Novara
Donato Boschino, Francesco Sartor, consoli.
ROMAGNANO
Totali
16
2
7 .12
33
14 .12
4
3.12
1
6
5
6.12
5
8
¹ già Arcidiacono Lango ² già Bernardo Ciresa.
Battista Ferrero, Silano de Valle, consoli.
ROMENTINO
Totali
S. GAUDENZIO
Mensa Episcopale
Cpl. di S. Gaudenzio di Novara
Ch. di S. Gaudenzio di Romentino
PP. delle Grazie di Novara
Carità di Novara
Mn. d. Certosa di Garegnano
890
193
500
94
76
27
-
200.18
200.18
-
68
47
12
9
-
365
15
350
2 654
18
6
2 000
630
5.18
3
2.18
6
-
4 189.12
261
515
112
82
2 000
36
1 183.12
4 194.12
261
515
112
82
2 000
36
1 188.12
-
727
64
14
10
727
64
14
10
6
Rv. Pr. Serafino Carotta - 1 lv.
– – – - 1 lv.
– – – - 1 lv.
Rv. Mr. Gerol. Testa can. Duomo
poss. Sr. Danese Mazente
– – – - 1 lv.
poss. Batta de Franchino
Pietro de Porchii, console.
S. BERNARDINO
Ch. di S. Giacomo
Ch. di S. Martino
Ch. di S. Martino
Totali
529
64
14
10
90
-
96
-
12
-
-
-
-
Rv. Antolino Brusato - 1 lv.
Rv. Antolino Brusato
Mr. Alberto de Bono can. Duomo - 1 lv.
90
aratorio
Ch. di S. Martino di Morghengo
S. Martino di Morghengo
PP. di S. Pietro M. di Novara
Cp. di S. Bernardino
S. Giulio di Novara
Ch. di S. Giulio di Novara
Comp. di S. Giuseppe di Novara
PP. di S. Gerolamo di Novara
10
95
38
33
30
52
121
62
prato
non irr.
8
82
-
prato
60
36
-
vigna
brugh.
selva /
bosco
orto
incolto
-
-
-
-
-
10
95
102
46
30
52
242
62
134
96
38
-
404
76
168
12
20
100
8
20
6.14
1 .12
1 . 2
4
-
-
2 807. 2
412
60
187
1 024
116
100
195 . 2
227
308
16
8
154
4
5
3
-
totale
dati
ufficiali
10
95
102
46
30
52
242
62
figl. di Mr. Batt. da Orta - 1 lv.
Mr. Pr. Franc. Brusato curato - 1 lv.
– – – - 1 lv.
Mr. Matteo di Manfré - 1 lv.
Mr. Gio Antonio Brusato curato - 1 lv.
Rv. Camillo Brusato - 1 lv.
– – – - 1 lv.
– – – - 1 lv.
Bartolomeo de Jacometo, console; Battista de Borella, Manfredo di Stefano, agenti.
S. PIETRO
Totali
Ch. di S. Martino di Obià
Ch. di S. Michele in S. Michele
Cp. di S. Michele93
Can. di S. Gaudenzio di Novara
Cp. di S. Anna in S. Gaudenzio di Novara
Cp. di S. Biagio in S. Gaudenzio di Novara
Ppt. di S. Gaudenzio di Novara
Ppt. di S. Gaudenzio di Novara
Comp. di S. Giuseppe in Duomo di Novara
S. Agabio di Novara
Comp. dei Disciplini di S. Dionigi Novara
(S. PIETRO)
1 662.12
252
44
93 .12
630
86
100
72
187
100
98
374
40
16
218
52
20
28
174
24
16
8
20
90
16
-
52
30
14
8
Totali
S. GIOV. EVANGELISTA in Castello
Ch. di S. Maria Vetere
Cp. di S. Maria Maddalena
S. GIOV. EVANG. in Castello
S. MARIA VETERE
Ch. di S. Maria Vetere
Cp. di S: Maria Nova
Mn. di S. Francesco di Nov.
Elm./Ch. di S. Dionigi
MM. di S. Barbara di Novara
S. Maria Maggiore
S. Giorgio di Sillavengo
Can./Ch. di S. Maria Vetere
S. Lazzaro
Ab. di S: Silano di Romagnano
Comp. della Madonna in S. M. Nova
(S. Francesco di Novara)
1 630.10
322
123.12
48
325
242.12
205.12
72
2
153
5
64
6
30
31.18
0. 4
178
56
17.12
32
42
6
1.12
12
8
3
-
164.18
12
24
20
6
74
28
0.18
-
71
26
22
20
2
1
-
-
10
8
2
-
-
66
32
28
6
-
2 120. 4
404
123.12
48
376.12
358.12
269.12
84
2
154.12
86
28
5
92
6
47.18
34.18
0. 4
2 118
404
123.12
48
376.12
356.12
269.12
84
2
154.12
86
28
5
92
6
47.18
34.18
-
S. VITTORE
Comm. di S. Genesio
Totali
pr. Batta Scalzino curato - 1 ma.
Ch. Mr. Alfonso Gallarato - 1 ma.
Mr. Gio Veggio cap° - 1 ma.
Pr. Bartolomeo Cattaneo - 1 ma.
Pr. Gio M. Lancia -vari lv.
Ppto Carlo d. Porta - 1fm + 1 lv.
Mr. Gio Cattaneo capp° - 1 ma.
– – – - 1fm. + 1 lv.
aff. Mr. Gio Veggio - 1 fm + 3 lv.
– – – - 2 fm.
Sr. Amico Gritti di Vicolungo ¹
(per riparazioni e migliorie)
Mr. Pr. Gaudenzio di Novara can. /Ch. -2 ma.
figl. di Mr. Gerolamo Capra di Novara - 1 ma.
Card. de Medici - 4 fm. + lv.
Mr. Giovanni de Regio - 1 lv.
– – – - 1 fm. + 1 lv.
¹ già Alessandro Taegio
Tommaso Lobia, console; Gio Bartolomeo Cattaneo «cancell. et notarius loci»
SIZZANO
Rv. Dn. Amico Gritti can. Duomo - 1 fm. + 1 lv.
Rv. Ch. Dn. C. Ant. Brusato
Dn. Gio M. Brusato
Rv. Dn. Melchion d. Mara can. ¹
Pr. Lud. Zaffira ² - 1 fm. + 1 lv.
Pr. Gius. d. Abondio ² - 1 fm.
aff. Dn. Gio M. Brusato - 1 fm.
aff. Dn. Batt. Brusato - 1 fm.
fabbricieri e ministri - 1 lv.
Pr. Simone Tetono - 1 lv.
i ministri
Dn. Bern° de Bono can. Duomo - 1 lv.
¹ affitta Leone Cattaneo. - ² affitta Gio Battista Brusato.
Gio Maria Manuello, Domenico Basetta, consoli
SILLAVENGO
2 577
412
60
187
948
116
100
195
227
308
16
8
-
(mancano le notificazioni delle colture)
1 264.19
145.13
194. 7
91
aratorio
prato
non irr.
prato
vigna
brugh.
selva /
bosco
orto
incolto
totale
S. Giuseppe
S. Nicola
S. Grato
MM. di S. Agata
Canonici di S. Giulio
MM. di S. Antonio / S. Agostino
S. Maria
Ch. di S. Vittore
Cappellani del Duomo di Novara
S. Croce
S. Maria Maggiore
S. Rocco
S. Maria
S. Maria
S. Maria (poss. dai Capp. del Duomo)
S. Maria di Sillavengo
Carità di Novara
S. Matteo
S. Vincenzo
Confrat. di S. Spirito
S. Nazzaro
SOLOGNO
Totali
S. Martino di Morghengo
Ch. di S. Martino
Ch. di S. Martino
S. Vittore di Novara
Ch. di S. Lupo di Caltignaga
Ch. di S. Lupo di Caltignaga
S. Nazzaro
MM. di S. Domenico
S. Giulio di Dolzago
9. 1
4.23
29. 5
103. 6
157.10
105. 5
8.11
72. 2
6.22
4.12
28.16
6. 6
8.21
83. 5
49.18
19. 2
39.19
25. 5
59.13
6515
37.12
1 394. 7
41.19
46 .12
44 .12
53 .12
62 .12
87 .12
157 .12
169 .12
731
81. 9
72
9. 9
277.18
12
6
5 .12
4
250 . 6
37. 9
14
23 . 9
-
24
24
-
-
8
8
-
1 822.19
41.19
46 .12
56 .12
53 .12
68 .12
93
199.12
249.12
1 014
Totali
S. SILVANO
Cp. di S. Gius. in S. Silvano
S. Maria del Campo
Ch. di S. Lorenzo di Novara
S. Maria Maggiore di Novara
MM. di S. Barbara di Novara
MM. di S. Bartolomeo di Cerano
Ch. di S. Martino del Basto
380
32
48
4
28
128
12
48
80
1 690.13
45.12
46 .12
56 .12
53 .12
68 .12
69
189.12
249.12
902. 1
Pr. Franc. Brusato - lv.
Batt. da Orta - lv.
Alberto de Bono can. Duomo - lv.
Rv. Pr. Bart. da Cavaglio ab. Novara - lv.
Sr. Scipione Simonetta ab. Milano - lv.
Mr. Pr. G. G. Falcetino ab. Novara - lv.
Pr. Antonio de Vegio - lv.
– – – - 1 lv.
Rv. Gerol. Gallarato Ppto ¹
¹ affittano Gio Antonio Cazza e Pietro M. Morbio per lire 94.
Bartolomeo de Mella,Giacomo de Pessioto, consoli.
SOZZAGO
dati
ufficiali
-
36
20
16
-
-
-
5
3
2
-
-
65. 6
60. 6
-
371 .11
12
257 .11
4
17. 7
4
10. 7
3
346. 8
77
111. 1
-
421
35
48
6
28
128
32
48
96
421
35
48
6
28
128
32
48
96
Dn. Pr. Franc. Cavalazio curato -1 ma.
Dn. Pr. Franc. Cavalazio curato -1 ma.
Dn. Pr. Franc. Cavalazio curato -1 lv.
Dn. Carlo M. della Porta can Duomo
Dn. Gio M. Cicogna Ppto S. Simone - 1 lv.
– – – - 1 lv.
– – – - 1 ma.
Ppto Cicogna - 1 lv.
Bernardo Uccellino, Gasparo Caza, consoli.
SUNO
Totali
S. MARIA
Osp. di S. Michele d. Carità di Novara
Ch. di S. Michele
1 796.21
94
594. 8
136
759. 7
30
534.19
62
215.16
93.16
-
59. 3
19. 9
-
3 631. 7
217
1 681.15
205
3 870.15
217
Rv. Giorgio de Lanciis sacr. Duomo - 1 lv.
1 692. 3 – – –
205
Rv. Franc. della Porta - 1 lv.
92
aratorio
prato
non irr.
prato
vigna
brugh.
selva /
bosco
orto
Ch. di S. Quirico di Bogogno
54
Cpl. di S. Giulio d’Orta
62. 5
S. Martino/Ab. di S. Lorenzo di Novara
147
68
96
Ch. di S. Gervasio
46
7
Comm. di S. Giovanni
301.12
64.12
22
5
2
S. GENESIO
325.20
46
2. 8
Carità di Novara
36
68
8
(= liv. scudi 40 pagato da)
Congreg. dei Preti di Novara
8
(= liv. di scudi 4.10 pagati da)
Genesio de Claro, Bartolomeo Oleario analfabeta, consoli; Gio Battista Avogadro, caneparo.
TERDOBBIATE
Totali
S. GIORGIO e S. MAURIZIO
Ppt. di S. Simone di Novara
Ch. di S. Maurizio
Ch. di S. Maurizio
PP. di S. Giovanni di Novara
Congreg. dei Preti di Novara
Cp. d. Concez. in S. Francesco. di Novara
Ab. di S. Lorenzo di Novara
1 518
184
972
66
56
14
15
211
369
53
288
28
112
12
100
-
46
10
18
8
10
-
474
84
300
6
6
78
13
10
3
incolto
16
12
12. 7
118
86
28
58
totale
54
62. 5
327
53
407
386.11
230
8
2 618
359
1 600
72
70
100
14
15
388
dati
ufficiali
54.10
62. 5
568
53
396.12
384. 9
320
8
2 618
359
1 600
72
70
100
14
15
388
Totali
S. MARIA MADDALENA
MM. di S. Barbara di Novara
MM. di S. Agostino di Novara
PP. di S. Pietro M. di Novara
S. Giovanni Lontano di Novara
Ab. di S. Lorenzo di Novara
S. Maurizio di Terdobbiate
Cp. di S. Biagio in S. Gaud. ex. Moen.
672
360
140
56
20
28
30
26
12
4
4
-
48
16
32
-
241
45.12
94.12
12
86
3
58
3
55
60
24
36
-
-
17
11
6
-
28
28
-
-
16
16
-
-
-
56
56
-
-
38 . 4
2. 4
19
5
4
8
-
-
-
768
396
177
56
20
56
30
26
12
768
396
177
56
20
56
30
26
12
Pr.Matteo Buzio - 1 ma.
– – – - 1 ma.
– – – - 1 ma.
– – – - 1 fm.+ 1 lv.
– – – - 2 ma.
Card. Farnese - 1 lv.
Ppto Cicogna ¹ - 1 fm.
Pr. Gius. de Abondio ² -
1 fm.
¹ affitta Dn. Gio Andrea Leonardo. - ² affitta Leone Buzio speziale.
Francesco de Mellono, console.
VAPRIO
Ppto Cicogna ¹ - 1 fm. + 1 lv.
Ppto Sr. Cav. Cicogna - 1 fm. + 1 lv.
Sr. Ludovico Zaffera - 1 lv.
Sr. Marco Torniello
–––
–––
aff. Antonio de Palladino - 1 fm. + 1 lv.
Card. Farnese - 1 lv.
¹ affitta Dn. Gio Andrea Leonardo.
Martino de Nibia, Galvaneus de Galvaneis, consoli.
TORNACO
Rv. Sr. Batt. Casella - 1 lv.
– – – - 1 lv.
Card. Aless. Farnese - 1 lv.
Rv. Sr. G. Batt. d. Porta ab. No. can. -2 lv.
– – – - 2 lv.
Rv. Gio Batta della Porta can. - 1 lv.
Rv. Gio Batta della Porta can.
Gregorio della Porta
Totali
S. MARIA ANN. ½ cura
S. MARIA ANN. ½ cura
Cft. di S. Giovanni
MM. di S. Bartolomeo di Momo
S. Maria di Castelletto di Momo
13.12
6
5.12
2
-
64
52.12
6.12
5
-
492.12
128
142.12
12
96
114
492.12
128
142.12
12
96
114
Pr. Gerol. da Nibbia - 1 lv.
Pr. Franc. d. Porta vicecur°
– – – - 1 lv.
–––
Pr. Battista da Ghemio
510.12
193
22.12
4
132
38
66
33
22
510.12
193
22.12
4
132
38
66
33
22
Rv. G. P. Pozzo (Mi) Rv. Pr. P. Bolognino
Rv. Giacomo da Castelletto - 1 lv.
Sr. Gio Bern° Caccia
–––
Rv. Gio Giac. del Vallana
Mgr. Borromeo
–––
Rv. G. A. Boniperto (poss. Dn. Fr. Bonip° di Var.)
Lanfranco di Garbagna, Bartolomeo de Oberto, sindaci.
VARALLO POMBIA
S. VINCENZO (cura)
Congreg. di S. Vincenzo
Ch. di S. Vincenzo
Elm./Confraternita
Cp. di S. Rocco
Ab. di S. Graziano di Arona
Vescovato di Novara (mensa)
Ppt. di S. Vincenzo
Badono de Inzignollo, console.
Totali
405. 8
149.20
22.12
4
109
25
62
19
14
14
4
2
8
36
26
4
6
-
93
aratorio
VERGANO
prato
non irr.
prato
Totali
68.13
27
15.13
23
-
Totali
87
-
119
S. PIETRO
84
-
Ch. di S. Maurizio
Cp. di S. Giovanni / Ospedale
3
-
-
S. MARIA
Disciplini / Cp. di S. Maria
Ch. di S. Grato
VERUNO
vigna
99.12
32.12
20
43
64
23
14
27
brugh.
selva /
bosco
orto
incolto
-
-
-
87 .12
37 .12
24
26
-
-
-
3.12
94
-
-
-
3.12
25
-
-
-
-
-
totale
dati
ufficiali
316.13
120
73.13
123
316.13
120
–––
73.13 – – –
123
Sr. Gio Fr. Torniello
12
221.12
221.12
3
184.12
184.12
7
2
35
2
35
2
6 361. 8
677.18
4 773. 2
513
182.12
133.12
54
5
11.12
11
6 523.16
677.18
4 773. 2
498
344.20
133.12
54
20
11.12
11
cur° A. Visconti (Paruzzaro)
vicecur° Pr. Andrea de Badis
Rv. Ppto Cicogna (S. Simone) - 1 lv.
–––
Marco de Marcheto, Gio Giacomo Testa, Domenico Jorio Gazino, consoli analfabeti; per loro Giovanni Scarla not. novar.
VESPOLATE
Totali
S. GIOV. BATTISTA e S. ANTONIO
Mensa Episcopale
Ab. di S. Lorenzo di Novara
S. Maria Maggiore
Mn. di S. Giov. fuori Novara
Ppt. di S. Simone di Novara
S. Maurizio di Terdobbiate
Disciplinati dell’Annunziata
S. Damiano
5 249.11
618.21
3 801.14
489
161
97.12
54
5
11.12
11
-
541.21
47. 9
470.12
24
-
539
11.12
476.12
15
36
-
-
-
31
24.12
6.12
-
-
¹ affitta Dn. Gio Andrea Leonardo da Terdobbiate.
Cristoforo Merlo, Marchino Gazoto, consoli; Alfonso Ravizzone, caneparo.
VICOLUNGO
Totali
S. GIORGIO
1 525.12
98.12
168.16
13
Rv. G. Antonio Giarda - 1 ma.
– – – - 7 ma.
Card. Farnese - 2 ma.
canonici - 2 fm. + 2 lv.
– – – - 1 fm. + 1lv.
Ppto Cicogna - 2 ma.
Ppto Cicogna ¹ - 1 fm.
–––
Mr. Gio Franc. Millio - 1 lv.
239
11
-
166
74
98 .12
34 .12
36
-
76.20
12
Can. di S. Gaudenzio di Novara
-
-
100
-
-
-
-
-
Can. di S. Gaudenzio di Novara
Can. di S. Colombano di Biandrate
Can. di S. Colombano di Biandrate
Can. di S. Colombano di Biandrate
Can. di S. Colombano di Biandrate
Can. di S. Colombano di Biandrate
Ch. di S. Paolo in S. Giorgio
Ch. di S. Giov. in S. M. della Plebe
Ppt. di S. Colombano in Biandrate
Prt. di S. Giacomo
Ch. di S. Bartolomeo in S. M. della Plebe
Fabbrica di S. Antonio di Casaleggio
S. Pietro di Landiona
S. MARTINO (cura minore)
S. Maria in S. Martino
Carità /Ospedale di Biandrate
Carità /S. Michele di Novara
Cft. di S. Spirito
S. Francesco
Ch. di S. Biagio in S. Giorgio
20
63.12
73.12
26
88
21.12
78.12
189.12
235.12
115.12
52
32
12
72
66
8
87
52.12
86
24. 4
9
3
37.12
13
11.12
4.12
12
15
3
32
5.12
36
2
6
20
1.12
2
-
25.12
2
12
4.12
2
22
-
-
36
(risato)
-
-
3
4
8
8 .12
14 .12
6
23
100
5
3.20
36
20
-
2 310.12
243
52
130
79
26
116
57.12
95.12
198.12
313
173
52
32
12
102.12
80
8
12
146
52.12
115
2 466.12
243
Pr. Giacomino de Flammis da Sandigliano - 1 lv.
½ Giorgio Cattaneo +
172
½ Stef. da Biella can. di S. Gaud. - 2 fm + 2 lv.
52
Batt. Foglietta can. S. Gaudenzio - 1 lv.
130
Rv. Sr. Franc. Rocca can. - 2 lv.
78.12 Gio Ant. Cattaneo can. - 1 lv.
26
Rv. Dn. Matteo Passardo di Pv. can. - 1 fm.
116
Rv. Giuseppe da Nibbia can. - 1 fm. + 1 lv.
57.12 Rv. Ant. Ricoto can. di Vicolungo - 1 lv.
95.12 Rv. Gerol. Gattopido da Buronzo
198.12 Rv. Ch. Damiano da Buronzo - 1 fm. + 1 lv.
313
Rv. Dn. G. B. Torniello Ppto - vari fm. + lv.
173
Rv. Dn. Amico Gritti Priore - 1 ma.
52
Rv. Dn. Ch. Amico Gritti can. - 1 ma.
32
Rv. Franc. d. Prior. (ministro) - 1 lv.
12
Rv. Franc. Favorito - 1 fm. + 1 lv.
97.12 Rv. G. Paolo Spaldo - 1 lv.
80
Rv. G. Maria Bazzetto da Buronzo ¹ - 1 fm.
8
Rv. Gio. Cattaneo amministratore - 1 lv.
12
Dn. Gasp. Nibbia amministratore ² - 1 fm.
173
governano i consoli - 1 fm. + 1 lv.
52.12 Pr. Antonino - 1 fm. + 1 lv.
115
Rv. Rob. Claro Vic. vesc. di Vc. - 2 fm. + 2 lv.
94
aratorio
S. Sebastiano
Fabbrica di S. M. Nova d. Grazie
(Cp. di S. Giulio di Varallo)
(S. Germano di Sillavengo)
...
8
40
-
prato
non irr.
...
11
12
prato
vigna
brugh.
selva /
bosco
orto
incolto
totale
...
20
-
...
-
...
24
-
...
-
...
-
...
-
...
43
60
12
Totali
Cp. di S. Maria in S. Silvestro
S. SILVESTRO
122
110
12
-
109.12
66
-
Rv. Gio Ant. Spaldo - 1 fm. + 1 lv.
– – – - 1 fm.
Rv. Annibale de Baldo - 1 lv.
– – – - 1 fm.
¹ affitta Dn. Gio Angelo de Pellizzari. - ² affitta Giacomo Favorito.
Gio Maria Belera,D. Enrico Gritti, Lanfranco Facino, Battista Avancino, consoli.
VIGNARELLO
dati
ufficiali
-
35
35
-
-
-
-
26
100
100
-
100
58
42
-
-
129
10
8
9
40
4
48
10
157
145
12
157
145
12
2 150. 5
300
90
94
142.12
20
16
35
240
50
455.12
169. 5
152
3
20
28
93
80
74
16
72
2 226. 5
376
90
94
142.12
20
16
35
240
50
455.12
169. 5
152
3
20
28
93
80
74
16
72
Rv. Dn. Ludovico Torniello - 3 lv.
Rv. Teseo Torniello - 1 lv.
Gio Antonio del Conte, console.
VILLATA
Totali
Cp. di S. Bart° in S. Eusebio di Vercelli
Congreg./S. Maria di Vercelli
S. Eusebio di Vercelli beni patronali
Cp. in S. Barbara
S. Maria di Vercelli
Cp. in S. Maria
Cp. in S. Maria di Casalvolone
PP. delle Grazie di Vercelli
Ppt. di S. Martino di Vercelli
S. Eusebio di Vercelli beni patronali
Cpl. di S. Eusebio di Verc elli
Cp. di S. Ippolito in Casalbeltrame
Cp. di S. Agnese di Vercelli
Cp. di S. Maria de Bellis in Palestro
Cp. di S. Giacomo di Casalvolone
Ch. di S. Caterina di Casalvolone
Frati di Lenta
Pievania di Casalvolone (S. Pietro)
Cp. di S. Maria in Casalvolone
Cp. di S. Maria in Casalvolone
1 123
82
64
60
81.12
20
16
17
60
352.12
106
96
20
16
45
50
16
48
519. 5
140
26
52
18
50
44
63. 5
8
80
24
14
153
10
80
46
14
3
-
26
-
Sr. Giorgio Gianter. can. di Vercelli - 1 lv.
Sr. Giorgio Gianter. (aff. dal Capitolo) - 1 lv.
Sr. Giorgio Gianter. - 1 lv.
Rv. Gio M. da Buronzo - 1 lv.
Sr. Damiano da Buronzo - 1 lv.
Sr. Damiano da Buronzo - 1 lv.
Sr. Franc. Sormano milanese - 1 lv.
–––
–––
Sr. Batta de Lignana can. Vercelli - 3 lv.
Gio Giacomo da Robbio - 1 fm.
in lite
Rv. Bernardino di Vercelli curato - 1 lv.
Rv. Bernard° de Goijs di Casalbeltrame - 1 lv.
Gio Donato da Vimerc° Vic. Gen ¹ - 1 fm.
Ch. G. Cesare della Porta - 2 lv.
–––
Rv. Nob. Gio Angelo de Robano ²
Prep. Carlo d. Porta can. Duomo - 1 lv.
Aless. Taegio can. Duomo - 1 lv.
¹ affitta Gio M. de Faschino, che subaffitta. - ² gode Sr. Fabio della Motta.
Barnaba Zanada, credenziere analfabeta; per lui Stefano Fassina ab. Novara
ZOTTICO
Carità di Novara
Totali
492
-
132
-
-
-
-
-
624
(notificazione dell’a. 1544)
95
V.
Un orientamento di valutazione riconducibile allo stesso Bergamino
sembra a grandi linee rispondere allo scopo, come desumiano da una nota
marginale con cui da altra mano è glossato il Summario de quanto s’è
esseguito per l’impresa dell’estimo generale circa le misure dil stato de
Milano [...] fatto per me Ludovico Bergamino Ces. Comm. Deputato [...]
de commissione delli ill.mi e molto mag.ci ssri Vincenzio Falcuccio e
Johanne Varahona Ces. segretari e prefetti al detto estimo.
Dice la nota: «osservazioni molto importanti per conoscere la differenza
che corre tra la qualità de fondi da Contado a Contado delle Città dello Stato
per poter con equalità farne la stima per l’imposizione del carico».
Presso il Cesareo Commissario Generale il giro d’orizzonte e la
programmazione d’estimo si combinano cosi:
«Il Milanese ha le parte di sotto de li naviglij che sono bone et se adaquano, pur gli sono
beni eccl.ci assaj, così di sopra di essi navilij parte ancora che si può dir buona, ma non di
tanta cavata et la maggior parte tristi.
Però che in assai loci, et la più parte s’affittano a grano.
Et si dano a massaro con grand.ma scorta.
Et si fano gran spese circa lo ingrassare de terreni et vite;
et per non raccogliersi feno, non se gli puono tenir bestiami da late et così cessa la grassa,
et li soi affitti mai crescono come si fa nelli altri loci, et chel sia il vero si vede che in
questi tempi de guerre, de tanti anni,
le altre provincie, come il Lodesano Cremonese, et parte dil Pavese, maxime quello de le
campagne, sono tutti augmentati li loro affitti,
et quelli del Ducato de s.a non sono augmentati niente,
anzi è cresciuta la spesa et la bontà de terreni in esse parti de sopra, si conosse dalli
massari et fittabili che si vedeno tutti poveri né mai sono senza debito con il padrone o
per bestiami che gli moreno, o altre cause che procedano dal puoco reddito et gran spesa
de terreni.
Et ancor che si dica che hanno delli ronchi che sono di grandissima cavata, bisogna anche
intendere la spesa, però che si deve ordinare detti ronchi, costino ogni anno sotto sopra
fra legnami et grassa più de uno scuto la pertica,
et sel vino incontra, è vero ne faranno 4 . 5 . 6 brente la pertica più et meno,
secondo che sono boni, et alora il vino vale sopr’il loco quaranta o cinquanta soldi la
brenta,
et dovendolo condur a Milano, costa oltra li datij, vinti soldi et più la brenta,
et se incontrano uno anno, ne fallano tre, o per nebia, o brina, o tempesta.
Li lor boschi, de qual ne hanno gran quantità, quali sono nel piano per la più parte, et si
ne cava assai bene,
ma quelli sono alli monti, quali non hanno propinqui fiumi o laghi, non se ne cava quasi
niente, però che quasi mai se taliano solo propinquo alle terre per uso de habitanti.
Le brughere, de quali esso milanese ne ha grande quantità, è vero che in molti loci al
piano se godeno da far letami et pascolar il primo anno, dopo che è zapato via il brugo
vechio da marzire.
Però le danno sopra le possessioni alli massari per niente,
et ancora che si trovino qualche vendite d’essa brughera, o locatione, saranno di qualche
parte che comoda a qualchuno, che se altro la tolesse lo discomodaria,
o che li serà nel megio de terreni lavorati et pensarà ridurli al medemo delli altri,
però questo non può far pretio al resto,
et come si accosta alle coline et monti, essa brughera è de niuno reddito né cavata,
né si dà a massari sopra, né altro.
La Gerraddada per la maggior parte è trista.
Le vallate hanno puoche terre lavorate, et circa il lor reddito bisogna proceda da grande
industria spesa et faticha
et se ben si trova pretio eccessivo, procede da la puoca quantità, né bisogna attenderli;
li suoi boschi sono de puoca utilità, dove non è laghi o fiumi.
Il lagho maggior ha la fazada dreto detto lagho che si gode; il resto è di puoco reddito.
Il Pavese ha le campagne tra Po et Ticino et le confine milanese, che sono assai
bone, salvo una parte verso il Po, che sono molto legieri et sabieti li terreni.
La Lumellina di qua da Gogna similmente è trista:
legieri terreni et sabionizi et zerbi assai, de quali ancor si trovasse vendite de simil
qualità, seranno per le cause dette nel Ducato.
De le brughere non bisogna farli fondamento.
Ultra detta Ogogna sono assai boni terreni et hanno delle aque vengono deverso il
Novarese, dove molto si prevaleno circa terreni,
et ultra li prati che sono boni,
gli sono terre da grano bonissimi.
Però gli sono ancora qualche parte ultra detta Ogogna che non sono ancora loro di
molta cavata, sì perché non hanno aque, sì perché sono legieri.
96
L’ultra Po ha una parte che si dimanda la Rivera, qual è la strata romera,
et sono terre in alcuni loci bone,
ma per la più parte subiette alle inondationi si causano per il fiume Po, qual come
cresse et in essa parte sono molti torrenti che vengono da monti et traversano detta
parte, et il Po che li regorga a questo modo se inondano et se questo non fusse, seriano
assai bone terre da grano;
così una gran parte sono pascoli o prati suti et le possessioni non molto se affittano al
parangone delle altre.
Poi seguita la colina et monti, qual per la più parte sono monti de terra che abrusia como
sente il caldo, et sono assai di peggior conditione che quelli che hanno il sasso, però che il
sasso rende humidità a quella puoca terra si ritrova sopra, et così produce o herba o legnami,
cosa che non fanno questi. Et certo si puono dir di pocha cavata sì de legnami como altro.
Il Tortonese a la parte che lè in pianura di qua da Scrivia, è assai bona parte da grano,
et como, oltra Scrivia, quella che si ciama “frascheda” e assai trista parte: puoche aque che
si possono valer ordinariamente d’adaquar, perché sono aque de torrenti como è della
Scrivia Stafora Gruo et simili, quali non la conducano continua che se ne possa valer.
La parte montuosa è ancora lei assai trista et si vede manifestamente per li soi terreni
avidati che non sono molto in ordine le vite de legnami;
et dove sono pascoli o prati sutti in essi monti, presto per il caldo abrusano;
et così li boschi non sono molto boni, né si ne valiono solo a uso de habitanti;
et detti monti sono ancora loro di terra mista o ver sasso legiero sabionile che non
prende humor, che perciò non produce et presto abrusia.
Lo Alessandrino ancora lui ha la “frascheda” che non è molto bona,
pur è meglior parte che la Tortonesa, et li soi terreni sono boni da grano;
così le colline sono avidate assai bene;
è vero glie nè ancora loro una parte de trista.
Il Novarese ancora che sia la più parte piano,
però ha de le parte che non producano niente, solo brugo e boschoni, delle qual parti essi
non se ne valiono quasi niente, et ancora che de dette qualità se ne ritrovasse qualche
vendita o locatione, serà per le raggione dette nel Ducato circa le brughere,
alle qual cose non bisogna attender che saria troppo aggravio a quella città;
ha bene in molte parti delli terreni avidati quali se ne cava assai bene et fano boniss.mo vino,
et così ha boni terreni de grano.
Et circa alli prati non è molto copioso de boni, anzi in molti loci sono fredi.
Quella parte che è montuosa è di puoco reddito et ancor che siano aboscate non se ne
cava niente solo per uso de habitationi.
Il Viglevenascho è assai tristo territorio sì da grano como altro et puochi feni.
Il Comascho ha una puoca parte de piano da la banda verso il Ducato, ma è puoca cosa,
tutto il resto si può dir male perché sono monti destesi dreto al lago qual tira molto in
longo,et le parti che sono dalla banda dritta dove batte il sole sono assai godibili de
vide grani prati boschi et pascoli tanto quanto dura il reverso dil sole,
et oltra detti monti et sopra essi sono delle terre habitate et sono honestamente
fruttifere.
Il Cremonese già s’è detto esser una parte di sopra che non è di tanto reddito come le altre
parti et che da basso non si adaqua et che gli sono le parte che se inundano et se non
fossero li arzini che si mantengono dreto al Po et Olio si inondaria la mitta de quelle parti,
et di sotto però le terre sono bone da grano feno (dove si adaqua vino assiss.o).
Et hanno altre diverse bone conditioni contrarie a quelle del Ducato, como è che non solo
non danno scorta, ma il loro massaro in molti loci mette tutta la semenza et parte a mittà;
vero è che il patrone gli fa batter lui, ma questo è niente alla importanza della semenza, et
li conducano tutti li frutti alla Città sino alle legne.
Il Lodesano simi1.te s’è detto che dreto Adda et Po ha alcune basse quale sono chiamate
regone da paesani, però quelle si lavorino, sono assai bone terre da grano, temeno le
pioggie et nebie et alle volte inondano, se adaqua la maggior parte et de l’aqua de la muza;
et se non fosse la graveza de detta aqua et le tasse de cavalli, saria maggior cavata assai,
però che si paga gran pretio all’aqua,
et tutte le possessioni pagano tasse de cavalli ancora siano civili, et benché la paghi il
massaro o ver fittabile non resta però che vuol tante meglior conditione da li patroni
quanto importa la tassa,
et questo si vede che nelli anni prossimi passati sonosi affittate de le possessioni con
patto de pagar il patrone le graveze de la tassa de cavalli et sale quasi un terzo de più;
et così la parte ultra Adda è detto esser molto differente, et si può dir la mittà, et così si
serva nelle lor estimatione particulare.
Per l’impresa dell’estimo generale sonosi proposti alcuni discorsi et regule con tre modi
circa lo apretiar de terreni, quali seguono la forma de tutti gl’istromenti tolti de vendite et
locationi, le quali vendite et locationi portariano grandi confusioni...
Et però, a troncar tante difficoltà et confusione che può fare la diversità de pigliar tutti gli
anni li istrumenti [...] si puote venire a detto estimo, senza tante particolarità de istromenti
[...] in questo modo:
considerato li paesi di ciascuna Città et divisi secondo le parti che meritano di esser
divise per farle più uniforme che sia possibile,
et discorso le locationi et vendite solo delli anni 48 et 49 per non confonder tanto l’impresa
apretiar dette parti di cadauna provincia in quello pretio che parerà più comune,
arbitrando ancora in alcune parti o loci dove sarà necessario più et meno, sì come si
vedarà, manifestamente rendendo le ragioni et cause perché
et così non importarà il far pretio a una sol pertica di cadun comune, che è cosa longa,
né che si apretiano tutti li comuni da per sé, che è il medesimo;
97
un sol pretio per cadauna qualità bastarà, et anche sarebbe forsi meglio a tutte le qualità
insieme a tutta la detta parte che si presuponerà uniforme, atteso che detto pretio si farà
de tutti li pretij o redditi di detti doj anni [...]
Et così con questo modo si venerà presto alla espeditione di detto estimo, et per venir a
detta espeditione se diranno particolarmente a cadauna Città le qualità delli loro siti et
territorij, et così se dirà anche le qualità buone et le triste de suoi terreni, avanti se gli
mettino li soi pretij (omesso “et poi se dirà la differentia de una Città a l’altra”).
P° diremo del territorio milanese che merita esser diviso in molte parti per le sue qualità
de siti; qual se deviderà in questi modi:
una parte serà li corpi santi,
l’altra da li doij navilij in giù sequendo le confine d’Ada, lodegiano et pavese, et si
pigliarano le plebe sono in detta parte, ancor che pigliasse qualche comune de sopra a
detti navilij.
Presuponendo che questa parte possi passar quasi come uniforme, ancor che gli sia
qualche differenza da comune a comune, però per le ragioni dette, nel far il pretio, non
molto importa che gli saranno de tutti li pretij.
Qual Plebe sono le infr.e: Rosate Binasco, Locate, S.to Giuliano, S.to [...], Mezate,
Segrate, Deffara, Gorgonzola, Cornaliano
Gerradada da per sé.
Il Seprio, Martesana et monte de Brianza: cadauna da per sé, et forsi serà bene metter le
plebe da per sé, che questo non molto importa.
La Lumelina in due; cioè di qua d’agogna et di là
l’ultra Po in due; cioè la rivera, qual’è piana con parte del principio de la colina, et
un’altra parte ne li monti.
Il Vigevanasco si farà in due parti, cioè: una la città, l’altra al contado.
Il Novarese, ultra che partecipa ancora lui de monti verso il Ducato et Rivera d’Orta et
Valsesia, non è uniforme;
però se deviderà a strate o squadre:
da la de Milano a quella de Romagnano a quella de Vercelli,
da quella de Vercelli a quella de Milano, et li corpi santi con pretio per sé.
Il Tortonese è ancor lui parte piano et parte montuoso.
Però se dividerà in piano in una, et monti un’altra
eccetto li corpi santi da per sé.
Et essendo separato quello de la Città dal contado, se metterà il lor pretio da per sé.
L’Alessandrino se puotrà ancor lui divider in due parti, cioè:
la Città con li corpi santi
et il contado con le terre diverse.
Il Comasco in quattro parti:
una, li corpi santi et vicinanze
l’altra, le plebe,
l’altra, li lacuali
l’altra, le due plebe».
Le vallate et lago maggior et rivera de Lecco: cadauna da per sé.
Il Lodesano è uniforme da qua d’ada, ancor che gli siano qualche basse dreto adda et Po.
Però si potrà far solo in due parte, ultra li corpi santi:
una de qua, l’altra ultra adda, per esser molto differente de valor et pretio.
Il Cremonese simil.te si può dir uniforme ancor che habbi una puocca parte de sopra che
non è di tanta cavata come le altre, et che le parte da sotto non si adaquano.
Però ha bonissime terre da grano et avidate assai;
et così ha le terre fora de arzini subiete alla inondatione di Po et Olio.
Però queste qualità si puotranno haver in consideratione et farne un sol corpo,
ecceto li corpi santi, che le vendite de tal parti et qualità de li arzini inflaranno al pretio.
Il Pavese è molto differente tra sé; si puotrà fare
una parte le campagne verso Milano tra Po et Ticino, eccetto li corpi santi, ancor che gli
ne sia una parte verso il Po qual non ha paragone de le altre.
98
VI.
Nella tavola seguente sta evidenziato con quale procedimento negli
uffici dell’estimo vennero assemblate le tante dizioni adottate dai
misuratori camerali del 1551 impegnati a somministrare al Fisco chiare
indicazioni di resa agricola. Fu questo l’inevitabile presupposto per una
politica orientata a perequare fiscalmente le Province dello Stato; ma
altrettanto inevitabile si rivelò un graduale sfoltimento di “voci”, onde
omogeneizzare ed unificare, data la necessità di raggiungere codici per
l’indicizzazione fiscale.
Senonché il tecnicismo ragionieristico di siffatta omologazione venne
ad accrescere, ad ogni passaggio, l’arbitrarietà delle valutazioni, con
segno opposto a quel per aes et libram già affermato nelle premesse.
Nella tavola l’accorpamento delle colture, ritenute similari in
funzione del loro valore fiscale, può essere seguito attraverso le
indicazioni numeriche esponenziali apposte, che richiamano – col
corsivo, col corpo tondo e con il simbolo C1, C2, ecc. – rispettivamente
le analoghe numerazioni (progressive) inserite da p. 55 a p. 63 per le
colture elencate nei tre raggruppamenti: le 4 squadre inferiori, le 4
superiori, i Corpi Santi.
99
aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
Sumario delli antedetti quatro squadre novarese de sopra senza li Corpi Santi e le loro qualità [1ª colonna]
Sumario delle antedette quatro sq.re novarese de sotto senza li Corpi Santi e le loro qualità [2ª colonna]
Corpi Santi di Novara de tutte le squadre computato la cittadella e le loro qualità [3ª colonna]
4 squadre di sopra
aratorio
adaquatore
al basso
dreto alla Gogna
in colina
in costa et monte
inculto
inc. al basso
inc. boscato
inc. bo. forte da taglio
inc. bo. dolce da taglio pascolino
inc. bo. diverso da taglio
inc. bo. brugherato pascolo che si sega
inc. brugherato
inc. co’ felesi et genestri
inc. co’ fel. et gen. boscato
inc. co’ fel. et gel. brugherato
inc. parte felesato e genestrato
inc. genestrato
inc. co’ felesi et spini
inc. co’ roncoli
inc. in costa
moronato
inculto pascolino che si sega
avidato
basso
basso spesso
che si abraza
che si abr. in colina et costa
distante trabuchi due
duplicato
a modo di ronco
filagnato spesso
fil. spesso dist. trabuchi due
novello
spesso
sp. novello
sp. in colina costa et monte
in colina et costa
in costa
al basso
adaquatorio
369 222.23. 9
655. 1.11
3 578.12. 6
198. 9. 8
1 786.12. 3
2 418.18.11
185. 3. 6
337.13. 4
223. 2. 9
66. 5. 6
44.15. 4
804. 1. 1
16 085. 2. 2
10 093.16
2 834.10. 7
80. 2.10
196. 3. 7
10. 0. 4
507. 3. 6
25 172.17. 9
3. 9. 3
1 504. 8
8 943. 0. 2
2 481. 9. 8
619.10. 6
760.16
6.17
7 263.20.10
19.21
3 682.16. 8
1 442.19. 9
9.13. 9
79. 1. 3
1
7
2+3
4
5+6
8
9
18
20 + 21
17 + 19
13
11 + 12
14 + ½15 + ½24
½15
½24
10
16
23
22
26
31
34
39
29 + 41
32
49
47
33
35
36 + 37 + 38
28 + 30 + 40
27
48
4 squadre di sotto
183 484. 8.
208. 3.
230. 8.
711.15.
10 330.16.
9 257. 5.
2 575. 0.
1 034.12.
6.23.
6 645.16.
-
6
4
1
2
6
5
2
6
3 + ½4
3 + ½4
8
6
6
10
4
6
2
8
7
9
Corpi Santi
29 564.21. 3
24.13. 6
2 334. 4
15. 9
36. 5. 1
125
2 602.17.10
19.19
20. 2. 2
1 054. 8. 4
377.18. 7
1 721.23. 6
637.23. 2
8.10. 6
-
C1
C2
C3
C5
C4
C8
C14
C10
C11
C12
C13 + C15
C16 + C17
C9
100
4 squadre di sopra
inculto
inc. che si abraza
inc. che si abraza in costa
inc. felesato genestrato
inc. in costa
arzeno pascolino
boschina dolce al basso da taglio
bosco in isola
in val de Tecino
dreto la Gogna
diverso
div. da taglio
div. da t. al basso
div. da t. dreto la Gogna
div. da t. in isola
div. da t. in costa
div. da t. et cima
dolce
d. in val
d. dreto al Tecino
d. da taglio in isola
d. da taglio in costa
d. da t. dreto la Gogna
d. da t. in val dreto al Tecino
d. da t. et cia dreto Gogna e Tredobio
d. da t. et cima
forte al basso
f. da taglio et cima
f. da t. et c. in colina costa et monte
f. da t. in val dreto al Tecino
baragia solcata pascolina
boscata forte da t. pascolina
brughera
boscata
bo. al basso
bo. dreto al Tecino
bo. in costa et colina
bo. diversa da taglio
bo. div. in costa et monte
bo. forte da taglio in costa et monte
pascolina boscata dolce da taglio
pascolina
pa. in val
pa. in colina et costa
pa. genestrata et felesata
prativa
pr. in costa
286.17. 6
4.23
29.22. 6
17. 9. 3
39.14. 3
18. 2. 6
3 309. 9. 9
351.14. 6
53.23. 6
2 148. 7. 7
37 600.16. 6
1 687.23
196.10.11
87.14.10
2 462. 7.11
16 379.13. 6
5 742.18
68 938.20. 5
42 226.13. 2
1 490.18. 2
1 376.13. 5
18 795.22.11
16 112. 7. 7
506.16
682.18.10
5 242.16. 2
24 535.15. 9
60323.11
4 161.17.10
403.12. 8
38 659. 6. 6
4 889.10. 2
2 339. 2. 4
2 174. 1. 2
435.14. 7
210
4 squadre di sotto
42
43
44
46
45
25
65 + 74
71
70
72 + 73 + 76
68 + 69
66
64
63
67 + 75
60 + 61 + 62
52
53 + 54
55 + 56 + 57 + 58
59
50 + 86 + 90
51 + 101 + 102 + 113
78
110
½122
99 + 111 + 112 + 121
99 + 100 + 117 + 119 + 124
116
115
120 + 123
94
95
96 + 97
92 + 93
107
104
8.10.10
11
6
2 302. 5.
830.23.
741. 8
4 427. 7.
940. 8.
650.20.
16 432.17.
2 849.12.
288.12
11 001. 0.
-
12
1
2
6
7
9
1
8
13
14
21
18
20
19
15 + 16 + 17
25
27
1
26
Corpi Santi
12 . 9. 8
14. 6. 2
647.23
461.20. 1
2 012. 4
4 063.16. 5
-
C18
C30 + C31
C28 + C29
C26 + C27 + C67
C24 + C25
19 + C20 + C21
101
4 squadre di sopra
pr. boscata forte da taglio in costa
pr. suta in costa
pr. boscata forte da taglio
pr. sutta che si sega
solcata boscata
sol. genestrata felesata pascolina
sol. in costa
al basso
in costa et monte
in costa et colina
dreto al Tecino
che si sega
che si sega in colina et costa
che si sega boscata forte da taglio
genestrata felesata
canevale
caregio et padulo che si sega
cavi de rogie inusitati
et scoladori
caregio
boscato
congierie de sassi
gabedo
gerra boscata diversa da taglio
boscata forte da taglio
costa boscata
zerbata
zerbata co’ felesi et genestre
orti et siti
inculti
prato
avidato
brugherato
liscoso sortumoso
lisc. sortum. al basso
lisc. sortum. in val
lisc. sortum dreto la Gogna
moronato
scarpato
suto
s. avidato
s. brugherato
s. co’ gabe dreto al Tredobio liscoso
s. con brugo in costa
s. moronato
s. al basso
s.dreto al Tredobio e Gogna
167.16.10
520.20. 1
1 424.16.10
770.12. 2
2 081. 6. 5
3 191. 3. 4
1 288. 4
4 173. 6. 4
3 869.20. 9
146. 6. 6
682.18.10
2 228.19. 7
775.23. 6
29.19. 4
435. 3
112.13. 3
129.11. 6
117.18. 3
80.18
60.14
48. 8. 3
4 769.16. 3
28. 9. 1
76 007.13. 8
100. 4. 9
1 337.17
8 835. 1. 7
389. 1. 6
5.11. 3
29 386. 7. 4
5 524.11. 2
20. 9. 6
3.11. 3
2 924. 8. 2
205. 0. 9
109
106
108
105 + 107
88
90
87
79
82
80 + 81
½122
83
84 + 85
114
91
125 + 126 + 127
½128
½128
129
132 + 133 + 134
130 + 131
135
136
137
142
158
144 + 146
147
143
148 + 157
159
161
149
152 + 153 + 160
150 + 151
4 squadre di sotto
68. 6. 7
148.17. 4
88.21. 2
48.20. 6
1 367.13. 4
23 204. 7.10
128. 3
199.14. 9
1 370.11. 4
17. 8. 5
8 456. 8. 3
141. 5. 7
-
22
28
23 + 24
29
30
31
33
36
40
34
37 + 39
38
Corpi Santi
167. 2.10
20. 2
31. 6
2321. 3
769.14
8 351. 4
288.19.10
46.21.10
4.19. 5
531. 2. 3
0.22. 3
4.10.10
-
C32
C33
C34
C35
C36
C37 + C38 + C39
C40
C45
C41
C42
C44
102
4 squadre di sopra
s. in val
s. in costa et monte
dreto alla Gogna
dreto al Tecino
in val
al basso
in costa et monte
pascolo
adaquatorio
boscato
bo. de spini
bo. dreto alla Gogna et Tecino
bo. dreto al Tredobio e Agogna
bo. in costa
bo. forte da taglio genestrato felesato
brugherato
brugh. et felesato
brugh. in val
brugh. in costa et monte
co’ gabe
genestrato et felesato
co’ salegio et alevi dolci
co’ salegio dreto al Tredobio
moronato
pascolo sortumoso in val
spinoso co’ gabe
al basso
dreto alla Gogna
in isola
in val
in costa
in costa et monte
dreto la Gogna
padullo
garbato
et mortire
ronco
in costa
in costa et monte
ripa boscata
risati
inculti
selva
aratoria
pascolina
pascolina in costa
prativa suta
23.15. 6
1 102.10. 6
159. 9
3 485.11. 9
172.16. 4
11 093.22. 9
140.22. 7
8 031. 7.11
138.19. 3
459. 3. 6
41.23. 2
15 604.20. 2
305.22
808.14. 9
31. 8
1 114.23. 7
4
878.22. 1
513.10. 9
376. 6.10
40. 9. 6
944. 5
1 438. 6. 6
20.21
3 722. 9. 1
2 354.10. 9
334. 9. 8
3 900. 9. 7
229. 5. 2
909.14. 5
198.23
167.20. 2
154
155
4 squadre di sotto
314.14.
160.20.
140
141
163 + 171 + 189
171
169 + 185 + 187
½179 + 184
188
176 + 177 + 178
180
½179 + 181
170
174 + 175
172
164 + 165
166
167
168
190 + 191 + 192
196
198
197 + 199
194
195
200
205
206
207
208
41
9
33
1
32
-
595.16.
139 + 138 + 145
2
-
-
4 097.18
106.22. 5
768.19.10
783.16. 4
1 554.23. 4
226.16
719. 0.11
121. 0. 2
4.13. 8
1 718.20. 5
339.20. 9
-
42
43 + ½45
44 + ½45 + 46
48 + 49
47
50
51
52 + 53
55
56
Corpi Santi
309.13. 4
178.21. 9
739. 2. 6
238.11. 4
10.19.10
166.12. 8
299.11. 6
152.18. 9
10. 8. 9
176.13
157.16. 1
3.13. 4
4. 9
-
C43
C46
C47 + 1/3C48
1/3C48
1/3C48
C51
C56
C52 + C53
C54
C55
C61
C59
103
4 squadre di sopra
in colina costa et monte
strata particulare
sabia dreto alla Gogna
quasi sterile dregto la Gogna
terra inculta
inc. detta baraggia
inc. boscata felesata genestrata
inc. boscata diversa da taglio
inc. brugherata pascolina in costa
inc. con frutti genestrata
inc. felesata genestrata
inc. fel genestrata boscata
fragiata
fragiata nuda
liscosa sortumosa
liscosa con gabe
inc. boscata dolce da taglio
al presente inculta pascolina
al pres. inc. co’ genestre
al pres. inc. pascol. boscata div. da t.
inculta pascolina
inc. pasc. bosc. di spini genes. dreto al Tredobio
inc. pasc. che si sega
zerbo
boscato
bo. diverso da taglio
bo.dreto alla Gogna
felesato genestrato
moronato
pascolino
pasc. dreto alla Gogna
pasc. co’ felesi
al basso
in costa
dreto al Tredobio
3 668.21. 9
1 997. 9
929.20. 5
244.23
14. 1
31.11
40. 7. 6
4 325.18.
2 636.12.
1.11
42.21
4
756.17.
25.21.
32
8
4
201 + 202 + 203 + 204
210
215 + 216
217 + 219
229
221
223
222 + 224 + 25 + 226 +
½227 + 228
½ 227
212
213
214
3
1
1 177. 4 7
800.21. 6
269. 5.11
1 466.17. 2
2 448. 2. 4
96. 5. 3
40.14
24.22
234. 7
998 770. 6. 7
230 + 231
218
220
77 + 156 + 162 + 232 + 236
+ 237 + 241 + 243
½244 + 246
242 + 245
½239 + ½241 + ½244
238 + ½239
240
233
234
235
4 squadre di sotto
520.21. 3
25.15. 9
439.16. 3
371. 0. 2
2 086.13. 1
12
659.13.10
202. 1. 5
112.13. 1
1 076. 3. 5
112.13
307 335.12. 1
57
62
½60
½61
58 + ½60 + ½61
591
63
64 + ½66
½67
65 + ½66
½67
Corpi Santi
233. 1. 3
9. 9
32. 2. 6
15. 8.
52.20.
29. 7.
120. 8.
8.12.
107. 5.
9.17.
203.16.
108.18.
2.22
-
1
C62
C68
C65
6
2
5
9
5
3
2
3
C66
C69 + C70
C71
C72 + C74
C73
C73
59 378. 1. 6
104
Summarijssimo de Novara
pert. tav. nov.
589 313.17
443.22
443.22
59 471.19
42 303. 5
39.12
39.12
35 642.12
399. 9
176 161.22
44 571. 7
88 067. 9
46 712.21
10 008.11
8 419. 9
68. 7
6 935.12
113 120. 9
17. 8
62 410.15
2 173. 3
23.16
37 077.13
407.10
10 473.16
1 236.15
4 584.18
334. 9
5 228. 8
5 319. 1
5 165.18
157.20
277.16
134.10
7 362.22
1 981.21
38.13
5 037.21
Aratorio
Aratorio adaquatorio
Aratorio tolto dall’adaquatore
Aratorio inculto
Avidato
Avidato adaquatorio
Avidato tolto dall’adaquatore
Avidato spesso
Avidatoinculto
Bosco
Bosco in costa
Brughera
Brughera boscata
Brughera boscata in costa
Brughera in costa et colina
Canepale
Orti et siti
Prato
Prato scarpato
Prato sutto
Prato sutto in costa
Prato sutto in colina
Pascolo e aratorio pascolino
Pascolo in monte
Pascolo boscato
Pascolo boscato in monte
Risati
Risati incolti
Ronco
Selva
Selva in costa
Selva prativa suta
Terra inculta
Terra inculta aboscata
Zerbo
Zerbo boscato
Zerbo in costa
Sabia cavi paduli et strata
pt.
%
43,00
0,30
0,30
4,35
3,10
0,004
0,004
2,60
0,03
12,85
3,25
6,43
3,40
0,75
0,60
0,005
0,50
8,25
0,001
4,55
0,15
0,002
2,70
0,005
0,75
0,10
0,35
0,02
0,40
0,40
0,40
0,01
0,02
0,01
0,55
0,15
0,003
0,40
1 371 597.21
105
Redatto il gran riassunto di dizioni e di cifre, quale appare nel
“summarijssimo”, si poteva dire raggiunta una prima tappa dell’irto
iter burocratico; tappa, alla quale farà seguito la ancor più complessa
operazione del “valimento”.
Prodotto di raffinata meticolosità ragionieristica è ancor più la summa
summarum della tavola successiva, corredata da pertiche - tavole - piedi once - punti - atomi.
Mal s’accorda però – ripercorrendo a ritroso la serie dei calcoli – con le
discordanze tra i vari totali, con le poco convincenti aggregazioni dei
terreni scarsamente produttivi (ingerenze e pressioni da parte di proprietari
civili ed ecclesiastici?) e tout-court declassati alla categoria fiscalmente
esente dell’“incolto”, e – fiore all’occhiello – con l’omissione (per
inavvertenza?) di ben pt. 1276 di selva, regolarmente misurata a suo
tempo, in 3a squadra superiore.
Novara co’ la Riviera d’Orta
Aratorio
Avidate
Avidate spesse
Ronchi
Aratorie adaquatorie et Risati
Al presente inculte
Boschi
Brughiera
Congierie de sassi, gierre et sabia
Inculte
Orti et siti
Prato
Prato suto
Pascoli et zerbi
Padulli
Selve
Scolatori
Strate particular
pert. nov.
603 278.
88 529.
8 873.
6 148.
4 701.
55 509.
253 423.
191 838.
310.
4 343.
7 392.
152 971.
43 988.
80 191.
848.
40 906.
66.
3 124.
tavole
8.
1.
11.
14.
23.
4.
7.
10.
20.
12.
16.
2.
17.
2.
8.
19.
5.
pt. 1 545 545.
20.
braccia
10.
10.
3.
7.
4.
4.
4.
10.
6.
11.
9.
10.
5.
1.
4.
11.
8.
piedi
4.
1.
5.
1.
4.
4.
5.
7.
4.
3.
3.
7.
11.
2.
1.
11.
6.
10.
punti
2.
10.
2.
1.
5.
3.
4.
9.
5.
6.
4.
6.
6.
atomi
5.
9.
7.
10.
5.
8.
9.
10.
7.
5.
aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
a
106
107
AGLI ALBORI DELLA BUROCRAZIA FISCALE
IL CENSIMENTO DI CARLO V
NELLA PROVINCIA DI NOVARA
Seconda parte
“Ciò fatto fu fabbricato il libro del valore”
ad ogni Città, e Provintia i loro perticati, e prezzi à qualità per qualità
distintamente con le differenze; che tra le Città, e loro Pievi, o Contado
erano per detti Terreni o tra l’una Città e l’altra e l’un Comune et l’altro, et
tra le Città del Stato con le Città forastiere, e loro qualità, et valore.
Furono parimenti descritti nel detto Libro tutti li luoghi, Terre, e
Marchesati del Dominio pretendenti di non dover contribuire con esso
con la somma del loro perticato, et valore à qualità per qualità.
Furono ancora descritti tutti i Beni ecclesiastici d’ogni Città e
Provintia non à comune per comune, mà à Corpi Santi delle Città, et à
Pievi, e Contadi con le qualità, e quantità, e prezzo di ciascuna qualità e
valore del Secolare perticato...».
Una disinvolta esposizione conclusiva di operazioni burocratiche alle
quali appare affatto estraneo il greve intreccio di preconcetti remore e
cautele da cui era giocoforza cavare infine il secco linguaggio delle
“libbre d’estimo” .
A tal riguardo, le fonti letterarie – a conti fatti – non sono ciarliere:
«... altre diverse proposte [di calcolo] etiandio fatte sopra di ciò le quali
per non essere di riglievo si tacciono...».
Perciò in Tav. I – ripresi qui per brevità in una loro fase già avanzata
– a titolo esemplificativo sono stati raccolti i conteggi relativi all’assetto
agrario del territorio novarese. Se ne avrà piena ed agevole
comprensione se la loro lettura verrà fatta tenendo presente quanto già
esposto alle pp. 27-29 della Prima parte: “Il per aes et libram”tradotto
in sistemi di calcolo.
Assistita – o meglio – guardata a vista dai particolarismi inveterati e
diffidenti delle Città, l’operazione di riordino entro la congerie di dati
convogliati all’ufficio milanese dei censitori si è conclusa.
È stato raggiunto un traguardo di indubbia importanza politica, a
compimento – sia pure – di una tappa di avvicinamento alla fase
esecutiva più defatigante del progetto “estimo generale dello Stato”.
L’apparato contabile si predispone infatti all’avventuroso
attraversamento di prolisse formulazioni di calcolo sino alla definizione
di quote fiscali che, attagliate sull’entità patrimoniale dei Corpi dello
Stato, per ciò stesso ne paleseranno cespiti e coefficienze, instaurando
un’ufficialità fastidiosa ed irritante. L’inusitato congegno di contabilità
si va strutturando gradatamente su stilemi ragionieristici ed apprezzabili
artifici matematici, pregevoli anche in sede storica, e su strumentali
suggerimenti di parte non altrettanto trasparenti per lo storico.
Le interminabili tabelle numeriche raccolte nel Libro del valore,
lumeggiate da rapide didascalie, scoraggianti nella loro apparente
aridità, ma, per natura loro, ingualcibili e dunque testimoni di prima
mano, ci introducono alla complessità dell’operazione d’estimo, assai
meglio che non i resoconti ufficiali. Leggiamo infatti:
«Ciò fatto fu fabricato il libro del valore, et in quello furono descritte
tutte le Città e Provintie à squadra per squadra, et à Pieve per Pieve,
dividendo le Città o Corpi Santi dai Contadi, e dalle Pievi, e furono ascritti
aaaaaaaaaaaaaaaa
108
aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
La loro stesura si presenta ripartita in base ai tre procedimenti di
calcolo, dei quali uno proposto da Pavia (I modo), uno poi adottato dalla
Camera (III modo), l’ultimo (II modo) «accettato per Milano benché
avesse prima accettato il terzo».
Nelle tavole le colonne di numeri sono state qui riprodotte secondo il
loro allineamento originale e ad intelligenza di quanti volessero indugiare
sulle tabelle numeriche può servire il seguente schema:
I modo
1a colonna: elenco delle “squadre” (= settori) del territorio novarese
assegnate ai misuratori cesarei nell’anno 1551; nell’ordine: le 4 squadre
inferiori (la “bassa”) raccolte per omogeneità morfologica in unico
agglomerato comprensoriale, la 1a squadra superiore (lungo il Ticino), la
2a squadra superiore (percorsa dall’Agogna), la 3a squadra superiore
(interessata dalla dorsale morenica), la 4a squadra superiore (lungo il
fiume Sesia), Corpi Santi (= periferia della Città).
2a colonna: «poste d’una pertica per istrumento», ossia numero di
strumenti di vendite agricole reperiti per gli anni 1548-49, relativi al
settore a cui in tabella stanno affiancati escludendo però gli strumenti nei
quali i prezzi di vendita risultano troppo alti o troppo bassi rispetto ad una
valutazione ritenuta corrente per il terreno in oggetto (l’eccessivo).
3a colonna: «prezzo delle poste senza l’eccessivo», ossia il valor
medio alla pertica (o per più atti la somma di detti valori) risultante dagli
strumenti considerati, come detto sopra.
4a colonna: «poste d’una pertica per istrumento con l’eccessivo», ossia
numero degli strumenti reperiti, nessuno escluso.
5a colonna: «prezzo delle poste con l’eccessivo», ossia secondo valor
medio risultante – come s’è detto – da tutti gli strumenti.
III modo
6a colonna: «poste dei Comuni», ossia numero (anziché degli
strumenti) dei Comuni ai quali gli strumenti si riferiscono, scartati però
quelli con l’eccessivo.
7a colonna: «prezzo d’una pertica del Comune senza l’eccessivo»,
ossia valor medio ponderato di una pertica (o, per più Comuni, la somma
di detti valori) – ripetiamo – ottenuto moltiplicando il valor medio locale
di una pertica per 1’1% della superficie che in quel dato Comune è
occupata dalla coltura presa in considerazione.
8a colonna: «poste dei Comuni con l’eccessivo».
9a colonna: «prezzo d’una pertica del Comune con l’eccessivo».
II modo
10a colonna: «poste dei Comuni» senza l’eccessivo (come nella 6a
colonna).
11a colonna: «prezzo di una pertica de tutto il perticato senza
l’eccessivo», ossia il valore ottenuto rapportando il valore totale delle
vendite alla globalità delle pertiche vendute, esclusi i valori massimi e
minimi.
12a colonna: «poste dei Comuni con l’eccessivo» (come nell’8a
colonna).
13a colonna: «prezzo di una pertica de tutto il perticato con
l’eccessivo». Poiché per ogni caso si tratta del «modo di far un solo
pretio a cadauna qualità di ciascuna Città, senza dividere a squadra»,
vengono forniti i sei valori medi ponderati – diciamo – provinciali,
ottenuti rapportando per ognuno dei tre modi (e nelle loro due versioni:
senza/con l’eccessivo) i totali delle «poste» sia degli strumenti sia dei
Comuni con le «poste» dei valori medi alla pertica.
Una panoramica fatta di numeri
Anche ammesso che non sia stato possibile agli agenti camerali reperire
tutti gli strumenti di vendite occorse nel biennio 1548-49, le «poste»
riportate nel Libro del valore – ripartite per coltura e per squadra –
forniscono un sufficiente “spaccato” del Novarese: dai terreni collinari
morenici, sciolti o argillosi, alle terre nere grevi e piatte della “bassa”, dal
fragile confine del Sesia, delimitante verso la Savoia, alla linea di
demarcazione col ducato milanese lungo il Ticino navigabile e
traghettabile; un’area geografica dunque, che, in tempi calamitosi, ad
occidente fa da avamposto nello scacchiere militaresco contro i transiti
francesi, in periodo di stasi ad oriente è fatalmente aggredibile da forze
mercantesche metropolitane.
109
Scorrendo i dati numerici di vendita segnalati nella tavola, si può
notare quanto lungo il Sesia (4a squadra superiore) siano state frequenti
le vendite di terreni coltivi di insicura proprietà e di compromessa resa
agricola a causa di incombenti ostilità e di passaggi militari.
Analogamente appaiono frequenti gli scambi di proprietà lungo il Ticino
(1a squadra superiore): si fa incetta di terreni boschivi e di baragge
scarsamente redditizie, capitalizzando a buon mercato.
All’interno del Novarese c’è ristagno, specie per le terre incolte, per
lo più comunali e gravate da pattuizioni centenarie di jus buscandi,
stramandi... a favore delle comunità contadine.
Ed ancora i dati numerici ci avvertono che l’impoverimento
economico e l’indebitamento delle collettività rurali, provocato da
dissesti politici e da stretta fiscale, non sono ancora così graffianti da
costringerle alla svendita di tale loro patrimonio comune, come avverrà
invece tra qualche decennio quando si prospetterà l’incetta di terre
povere e restie alle colture tradizionali, per trasformarle in risaie.
Selezionando i dati relativi alla coltura del riso, si nota la sua poca
consistenza e non pronunciata quotazione: la resa agricola non è
pienamente collaudata, né risulta per ora competitiva a fronte dei
proventi “classici” dei grani, dei foraggi e del vino; il povero cibo delle
classi meno abbienti rimane ancorato allo standard delle misture di
miglio e segale, finché non saranno oscurate dalle candide farine di riso
tanto simili al macinato di frumento.
Perché il riso divenga piatto sovrano e la risaia “prevarichi”,
apportando quella radicale trasformazione del panorama agricolo che
tutt’ora ci caratterizza, occorre attendere che si propaghino con più
evidenza quegli iniziali e contrastati sommovimenti contrattuali, già
documentabili a metà secolo specie in ambito enfiteutico per lo più
chiesastico, ove terricciole parafernali pro remedio animae sono
devotamente approdate, a magro incremento di frammentate proprietà
gestite dalla passiva quiete padronale del mondo ecclesiastico,
improduttivamente dislocate – eccezion fatta per macroscopiche isolate
possessioni religiose – con rese agricole condizionate sull’affidabilità
del tenutario.
Al riguardo, qualora ci si volesse soffermare sulla raccolta di dati
numerici della Tav. II che descrive l’assetto agrario dei possedimenti
religiosi, (estrapolati dai possedimenti ecclesiastici già descritti alle pp.
65-95 della Prima parte : 1551 - Misure dei beni ecclesiastici ripartiti per
colture, squadre e corpi santi, rapportando, per singole colture tali dati a
quelli relativi ai possedimenti “civili” (anch’essi pubblicati alle pp. 41-47
della Prima parte : Tav. B e Tav. C), è possibile evidenziarne le
discrepanze: maggiore presenza negli “ecclesiastici” e minore nei “civili”
di terreni genericamente improduttivi per natura loro o per incuria; alta
percentuale di terreni coltivi (aratori, vigne, prati irrigui) e relativamente
bassa percentuale di terreni a resa spontanea per i “civili”, inversamente
per gli “ecclesiastici”; l’ancor più significativa compresenza di terre
arabili e di aree prative, costantemente e saldamente attestate – queste
ultime – nei possedimenti civili, quale contrassegno inconfondibile di sana
economia aziendale sostenuta da animali da traino e da letamazioni
periodiche; le stesse, irregolarmente presenti e scarsamente significative
invece nei possedimenti ecclesiastici.
Quindi – riprendendo il concetto sopra esposto, relativo al tenutario di
beni ecclesiastici – l’affidabilità dell’enfiteuta non necessariamente
realizza quella meliorandi causa delle investiture notarili, anche –
semplicemente – a causa di uno scambio insufficiente tra sistema di
lavoro e produttività tra contadino e terra.
Tranne che – omnibus perpensis et rebus sic stantibus, soprattutto sotto
il profilo contrattuale – il titolare tenti una cavata più sostanziosa di
quanto non sia la “broppa” ed il “brugo”, la fascina e gli strami vegetali,
da quel suo terreno “sortumoso e liscoso”, “baraggivo o gerbido”, magro e
freddo, sorprendentemente capace di far germinare riso purché vi sia un
bocchello con diritto di derivare le acque, appannaggio sacrosanto di una
prebenda canonicale o prepositurale. È quanto s’intravede – e siamo
appena al di là di metà secolo – a Cesto, dove subitamente i canonici del
Duomo si scuotono al miraggio d’una prebenda resa più pingue e
contestano i vincoli enfiteutici; a Casalino dove, con levatacce, cavalcate a
briglia sciolta e piattonate, di buon mattino irrompono dalla vicina città
contro i frodatori d’acqua i nobili compadroni delle rogge Crotta e Biraga.
110
In progressione è anche la permuta di terre: poderi civili che si
adeguano a novità di rendimento accorpando contigue terre di chiesa, e –
sull’altro versante – testimoniali di curati suffragate dall’onesto parere di
prudenti uomini del luogo che, sì, nella permuta con l’altrui terreno
(ubicato chissà dove) nulla s’è perso, che anzi...
Ma presto si insedieranno nella Chiesa Gaudenziana i grossi nomi del
Gotha milanese, giureconsulti-vescovi d’afflato tridentino, autorevoli
normatori ed accorti amministratori nello spirituale e nel temporale;
raggiunto anche il clero di più basso profilo, sapranno istillare i concetti di
cura pastorale e di oculata tutela del patrimonio ecclesiastico.
Nel loro insieme i dati dei Censitori per ora ci descrivono un paesaggio
agrario novarese di “vecchia maniera”: una originale “sinopia” sul cui
tracciato numerico lo scarto tra le quotazioni d’una stessa coltura,
osservato scalarmente lungo le squadre, ci permette sia di ravvisare le
variazioni di resa agricola connessa alla morfologia del terreno, sia di
motivarci all’evidenza il variato coagulo di proprietari nobili ed
ecclesiastici di maggior spicco suntuario e politico, detentori di buone terre
e di prodotti ben quotati. È inevitabile che codeste Congreghe,
araldicamente colorite, influenzino l’assetto amministrativo ed il ritmo
economico delle comunità contadine...
Contabilità enigmatica?
Passando ad un commento diretto sui tre “modi” di calcolo (per altro
già accennato alle già citate pp. 27-29 della Prima parte), proponiamo
alcune considerazioni.
Nelle tavole la contabilità d’ogni singola colonna si conclude su un
valore medio ponderato dalla pertica “provinciale” in quanto desunto
dall’insieme dei valori medi delle singole squadre. È stata così ottenuta per
ogni coltura inclusa nel regime fiscale una serie di sei valori medi della
pertica: valori non omogenei, con variazioni che – sia pure limitate a pochi
denari – bastano per motivare possibili querimonie sul maggiore o minore
aggravio contributivo imposto alla capacità produttiva di questa o di quella
provincia dello Stato.
È facile supporre che i Corpi dello Stato, forzatamente distolti da quella
specie di privatizzazione fiscale vigente innanzi che si operasse il riordino
generale dell’estimo – fatta di notificazioni, ratei mensuali ed “egualanze”
compensative – smuovendosi dalla consueta cautela di mimetizzare il
proprio avere di contro al disavanzo altrui, si stiano arrendendo al
centralismo fiscale con politiche ancor più circospette: già chiara
dimostrazione, gli “equipaggi” di delegati delle varie Città aggregatisi alle
tante squadre di agrimensori onde avere una visione diretta ed un controllo
reciproco sulle operazioni di misurazione di “pievi” e “squadre” negli anni
1549-51.
Lo stanno a dimostrare anche codesti tre modi di contabilità, proposti ed
accettati – ovviamente – a ragion veduta: ufficialmente a titolo di generale
composizione tra esigenze fiscali e disponibilità contributiva; ma fino a che
punto siffatti congegni di calcolo sono davvero asettiche architetture
numeriche o non anche travestimenti geniali di “domestiche rivalità”?
Basti osservare (Tav. I) in quali oscillazioni di valore d’estimo incorrano
le colture novaresi a seconda del procedimento di calcolo applicato:
mediamente più favorevole al fisco il primo conteggio proposto da Pavia,
assai meno il secondo proposto da Milano, che – si noti – aveva già aderito
al terzo modo proposto dalle Comunità e poi adottato dalla Camera (come
si dirà) nel suo insieme più equilibrante.
Né fa meraviglia che, a contabilità ultimata e redatto il Libro del valore,
ancora non siano sopite le vertenze: le differenze di valore patrimoniale
emerse al capitolo “prati” a giudizio delle Città, sono ingiustificate
disparità, ed esorbitanze – afferma Como –; si impone dunque il riesame
del sistema contabile applicato ai prati.
Le polemiche sono fondate sul fatto che tale tipo di coltura oltre ad
avere inequivocabile incidenza sul circuito produttivo a livello di foraggi e
di letamazione, presenta un rendimento difficilmente classificabile perché
condizionato da fattori variabili, quali la permeabilità del terreno, la
presenza di acque freatiche o ristagnanti, i diritti d’acque vincolati a
precise norme di erogazione (i prati “del lunedì” ... “della domenica”, con
termini temporali dall’Avemaria serale al successivo sorgere del sole).
111
La tanta considerazione riservata ai prati è provata da clausole
d’affittanza e da originali prescrizioni: falciature dal maggengo al
“terzuolo”, sovesci (lo “scarpare” la cotica erbosa), letamazione
(l’obbligo ai “bergamini”, se immessi nell’area prativa, di trattenervisi
per tre giorni consecutivi, di modo che l’unghia fessa dei bovini ed il loro
ciclo di defecazione apportino al terreno l’equivalenza fisico-chimica del
foraggio fresco lì assimilato)...
Quanto sia stato arduo fissare entro precisi parametri estimativi le
colture prative è testimoniato direttamente dall’allestimento contabile:
particolarmente i prati «sutti» creano difficoltà perché di tali terre è
sfuggente la resa, spesso in tanti modi peggiorata dalla loro stessa
ubicazione.
È giocoforza perciò ricorrere a valori arbitrali, dal chiaro significato di
raggiunta mediazione tra erario di Stato e patrimonio provinciale, prima
ancora che tra fisco e proprietà privata.
Mediante la serie di tavole qui proposte è possibile – volendo –
verificare l’iter contabile, impostato (Tav. III) iniziando dai proventi
sicuramente quantificabili perché derivati da prati irrigui («con aqua») e
da prati normali. Col procedimento dei tre modi, già utilizzato per le altre
colture, si ottengono su scala provinciale tante serie di valori medi
ponderati della pertica quante sono le qualità di prato, sia singolarmente
prese, sia “confuse” in due diverse combinazioni: “prato + prato con
aqua”, questi due + “prati avidati”.
Evidente la finalità di cautelarsi con ogni eventuale impostazione
d’estimo a fronte di una vexata quaestio.
Equivalente a detto sistema sta una seconda impostazione di dati
(Tav. IV), che più esplicitamente presenta le serie dei valori medi della
pertica non solo riferite ad un ambito provinciale, ma rese
dettagliatamente per squadre e Corpi santi. Una breve annotazione
ragionieristica apposta (nel documento originale) alla sola prima
colonna del I modo chiarisce su quali riferimenti numerici (della Tav.
III) sia stato condotto il calcolo: raggruppando per squadra le “poste”
d’una stessa qualità, e moltiplicandole per il valore medio della pertica
relativo a ciascuna “posta”.
Con apposito conteggio vengono valutati i prati di qualità inferiore
(Tav. V), classificati in base alla dettagliata terminologia mutuata dai
misuratori cesarei: per ovviare alla discutibile resa – come già s’è detto –
vengono assegnati valori arbitrati, frazioni del valore base dei “prati”.
Con operazione conclusiva: si assegna a ciascun perticato delle varietà
di prato esistenti in squadra la quantità d’estimo che è stata conteggiata in
base al rispettivo valor medio di pertica, sia esso ricavato dagli strumenti
di vendita, sia fissato per via arbitrale. La Tav. VI esemplifica per la 3a
squadra superiore.
Ma il risultato di codesta prima valutazione, o «primo pretio», non
persuade sebbene ingegnosamente confezionato dai “ragionatti” di Stato.
«Per rispetto del prezzo stabilito ai prati diversamente secondo la
qualità a cui fu dato il prezzo arbitrato e non per virtù degli instrumenti di
vendite, nacquero differenze fra l’una Città e l’altra...».
E se ne comprendono i motivi: basti considerare che a causa
dell’estimo arbitrale eccessivamente ribassato (1/4 o 1/16 del valore
base) verrebbe a crearsi esagerato divario tra l’imponibile assegnato ad
una provincia favorita da praterie di buona qualità e quello spettante alla
provincia funestata da sovrabbondanza di prati scadenti.
Perciò «L’anno 1564 fu troncato e stabilito che dal Libro de prezzi si
cavassero tutti li prati d’ogni sorte confusamente con le loro poste e
prezzi che dall’istromenti delle vendite risultavano et sopra essi si facesse
un novo prezzo e novo calcolo à tutte le Città Pievi e squadre [...]. Il che
tutto fu eseguito et di ciò fu fatto un libro intitolato Libro de prezzi e de
prati in diversi modi; et questo fu fatto per rispetto de beni secolari come
degli ecclesiastici».
Dalla legenda che introduce il nuovo procedimento di calcolo
(riportato in Tav. VII), adottato «per poter far augmento se parirà alli
prati sutti, over far nuovo calcolo sopra tutta la somma del perticato
d’essi prati», ricaviamo che per ogni squadra si fece “confusione” tra i
valori di prato e prato con aqua; tale somma o “pretio confuso”
impiegata come valore base della pertica, poiché risultante dall’insieme
delle due più pregiate qualità, comporta una rivalutazione totale
fortemente accentuata.
112
Se ne può percepire il pesante impatto sulla realtà patrimoniale d’ogni
Provincia, pur limitandoci al Novarese, raffrontando (Tavv. VII-VIII)
l’andamento settoriale di squadre dei due livelli di quotazione d’estimo
derivanti dal “primo pretio” e dal “pretio confuso”, e l’enorme
discrepanza tra i due rispettivi totali provinciali.
Ma in tal modo «le qualità dei Prati fuori che delli scarpati tutte
rimasero uniformemente estimate et apprezzate»; uniformità che non
appaga, considerando che «per virtù adonque del prezzo confuso dato a
detti Prati s’aumentò il valore a ciascuna Città come siegue:
Ducato di Milano cresce
Cremona, suo Contado e Terre separate
Pavia e suo Principato
Lodi e suo Contado
Novara e suo Contado
Como e suo Contado con la Valinteuli
Alessandria suo Contado e uniti
Tortona e suo Contado
Vigevano e il suo Contado
libb.
»
»
»
»
»
»
»
»
2 806 561. 2. 9
1 553 723. 1. 1
1 059 411. 8. 5
206 594.18. 9
721 939.15.10
2 669 519. 6. 7
1 153 274.15. 1
350 950.17.10
146 261. 2. 2»
Con salomonica misura si tenta allora una via mediana: «si come li [prati]
sutti dove non è pretio se sono posti un quarto de l’adaquatorio, hora se gli
agionge un altro quarto che viene essere la mittà dell’adaquatorio» di modo
che il valore di tutti i tipi di prato arido raddoppi e l’augmento così ottenuto
vada ad aggiungersi al “primo pretio”. Si ridurrebbe così il divario (come
appare nella Tav. IX) e soprattutto potrebbe rientrare la recriminazione della
Città di Como «per l’agravio che pretendeva havere ricevuto nell’apprezare
à prezzo confuso tutte le qualità de prati». Detto per anticipazione: la
fondatezza di tale querela verrà verificata personalmente dal senatore
Filiodoni e dal commissario Bergamino, i quali faranno personalmente
pressione sul duca di Sessa e sul Grancancelliere Varahona per un
temperamento in favore di Como «quod ex dicta confusione resultabat non
mediocre inconveniens respectu Civitatis Comi, cui propterea quod minima
pars pratorum in planitie illius territorij reperiebantur, et longe major in
montibus et quae non erant irrigua maximum erat dicta confusio allatura
damnum et gravamen». Dopo anni di tergiversazioni «licet ill.mus Dux et
Supremus Cancellarius Varahona cognoverint rem sic se habere, illis
tamen visum fuit» riterranno – nonostante le ragioni addotte dalla parte lesa
– di non dover deflettere dalle disposizioni nel frattempo emanate con
l’ordinanza del 4 febbraio 1564, di indicizzare l’estimo dei prati sul valore
del “prezzo confuso”.
La Città di Como sarà autorevolmente garantita che si userà un
opportuno criterio compensativo quando si tratterà di attribuirle la quota
d’estimo mercimoniale: le verranno comunque detratti «scuti cinquecento
di quota per ogni cento milla scudi di gravezza che s’imponesse sopra
detto estimo, quali si dovessero adossare all’infrascritte Città e Provintie
per la somma à caduna notata:
a Milano e suo Ducato
a Cremona Contado e Terre separate
a Pavia e Principato
a Lodi e Contado
a Vigevano e Contado
scudi
»
»
»
»
227.75
96.51
81.65
83.19
11.10»
Gli uffici dei Censitori si stanno trasformando in un trafficato crocevia
affollato da querelanti Agenti delle Città, tra relazioni peritali e
controproposte, solleciti governativi e – non ultime – le sovrane istanze
“perché sia fatta giustizia”.
Protagonismo mercantesco
Adoprandosi sui dati emersi dalla misura generale, si stanno
progettando sistemi contabili plausibili onde raggiungere equilibrate
valutazioni, come s’è detto, seguendo uno stressante scadenziario di
“conferenze” tra delegazioni e Commissari, con fissazioni di termini utili
sistematicamente prorogati o vanificati da ricorsi al Re.
Ma il giro d’orizzonte va ampliato: si procede nel contempo su altre
direttrici ancora, verso altri settori controversi, ad iniziare dal più spinoso
e parallelo affare dell’estimo mercimoniale.
113
Momentaneamente messo in disparte dopo le prime gride del 1546 e
’47, onde procedere speditamente all’accertamento dei beni fondiari,
ben presto, terminato lo spoglio dei dati di misurazione, si ripresenta al
contenzioso tributario. In apparenza lo scontro sembra attenersi ai
livelli di dissertazioni teoriche: i Magnifici Domini Mediolanenses
sostengono che non esistono prescrizioni giuridiche per l’estimo
mercimoniale
(quod jus non dictet ut mercimonia aestimentur)
e gli avvocati delle Città si interrogano se i beni mercimoniali
debbano di diritto, alla pari dei beni immobili, incorrere in accertamenti
fiscali.
(an mercimonia de jure, quemadmodum bona immobilia, aestimari debeant)
Eppure il gioco è pesante... perché entro gli usuali schematismi
giuridici si agita una consapevolezza diversa, rivolta a formulazioni
irrinunciabili di etica nuova mercantesca. C’è infatti un netto stacco tra i
“fundamenta” con i quali le Città oppugnano le tergiversazioni di Milano
di fronte all’estimo mercimoniale e le puntualizzanti repliche della classe
mercantile. Lo si rileva dall’andamento delle conferenze tenute presso i
Commissari dell’estimo nell’aprile 1553, con ripetuti incontri tra le parti.
Gli agenti delle Province si rifanno agli stringati sillogismi della
giurisprudenza corrente: tutto ciò che è mobile, di virtù propria o meno,
deve sottostare ad estimo; siccome i beni commerciali possono
considerarsi tali, dunque non si può presumere nessuna irnmunità fiscale
per la mercatura.
(quod mobilia ac se moventia in aestimum reduci debeant, atqui mercimonia inter
mobilia numerari possunt; ergo...)
Gli stessi prestatori di denaro, i foeneratores – il cui patrimonio è
moneta trafficata, pecunia exercita – sono tenuti alle normative
patrimoniali, agnoscere onera quae patrimonii sunt, ivi compreso
l’aggravio della “collettazione”: ciò valga, a maggior ragione, per
l’investimento capitalizzante del mercante.
Anzi, proprio alla figura tipica del foenerator va collegato un altro
riflesso giuridico relativo al patrimonio: i carichi fiscali infatti devono
commisurarsi sull’entità del patrimonio sia esso accertato oppure passibile
di accertamento fiscale – con riferimento a quelli che dando denaro a
prestito dispongono di una finanza non valutata; ma se costoro esercitano
in più province, vengono tassati alla pari di chi commercia.
(Sive aestimatum, sive aestimabile, cum sint aliqui qui habent aes et non aestimum,
ut illi qui foenus exercent; qui si tenent tapetum in diversis provinciis, collectantur,
prout in loco negotiantur, et sic pro modo negotiationis)
Analoga è la posizione del mercante...
E per smorzare qualsivoglia velleità ribalda di irreperibilità, sta la
sentenza magistrale: che anche il denaro liquido dev’essere sottoposto ad
estimo e tassazione, rapportata all’entità del prestito, con le procedure
ufficialmente riservate ai beni privati patrimoniali.
È provato dalle leggi e dalla giurisprudenza che ogni tenutario di beni
mobili e di denaro liquido deve sottostare a fiscalità, nella misura in cui
tali beni, per qualsivoglia iniziativa, abbiano fruttificato e non solo per
l’ordinario sostentamento.
(quod onus collectae supportari debet secundum quantitatem aestimi, et quod ad
hunc effectum facultates cuiuslibet per publicos officiales circumspici debent [...] etiam
pecunia numerata, quam quis non habet sed foeneravit...
Legibus et auctoritatibus probatur quod feudatarius tenetur contribuere in
subventionibus pro mobilibus et pecunia numerata, quando haec fructificant ex
industria vel artificio, vel alia quaestu, cum huiusmodi deducantur in appretium et non
solum pro ipsorum vitae substentatione)
Il grandioso apparato delle decime personali – paragonabili alle
tassazioni, e dunque probanti “nel temporale” – si sostiene sul
commercio, sulla contrattazione e quindi sul guadagno.
(ex mercimonio, ex negotiatione et sic ex lucro...)
L’estimo risponde ad una funzione propria, equilibratrice, sia esso
generale o particolare: funzione univoca, ordinata ad ottenere che
l’imposta personale attinga con procedimento facile e perequativo alla
capacità contributiva sia del reddito esiguo sia del più consistente; e
reddito si ottiene anche dal denaro.
(cum militet sive in aestimo generali quam particulari eadem et par ratio, cum finis
aestimi ad hoc tendat ut onus collectarum, quod personis pro rebus imponitur facilius et
aequalius pro modo facultatum uniuscuiusque; tam dives quam pauper iuxta vires
patrimonii sui onus ferat [...] et onus collectarum respicit fructus [...] et lucrus quod fit
ex pecunia habetur loco fructuum)
114
Le repliche di Milano, a nome dei mercanti, sono un vero prontuario
calibrato, pragmatico, corporativo e “stramilanese”: non pare davvero
che esistano provvidenze di legge che assegnino al censo le mercanzie e
le mercature, tantomeno se lo scopo fosse all’insegna del favoritismo;
questo solo elemento dovrebbe bastare a zittire le Città che contestano
l’operato di Milano.
Le motivazioni giuridiche addotte al riguardo non sono pertinenti.
(Non videtur aliqua lege caveri quod merces caeteraeque negociationes in censum
redigi debeant, maxime unius civitatis ad exonerationem alterius; hoc solo fundamento
dici forte posset quod omnes Civitates huius dominij, quae contra Mediolanum
exclamant, silere deberent [...] nec obstare videntur textus, qui in materia solent
allegari...)
Le cose mobiles et se moventes dei giureconsulti stanno ad indicare
animali, servi e tutto ciò che s’aggiunge all’immobile quale parte
accessoria, che ne amplia il valore, salva et remanente substantia
dell’immobile stesso. Includere in unica categoria qualsivoglia specie di
beni mobili equivarrebbe ad affermare che ogni oggetto mobile, perfino
le suppellettili di casa, e le somme di denaro riposte dovrebbero subire un
accertamento fiscale.
(utique, omnia mobilia, et suppellectilia domus, ac pecuniae in archis existentes
aestimari deberent)
Ma ben al di là della dialettica del lucro, va la posta in gioco... Nelle
seguenti confutazioni di parte milanese s’avverte una metanoia che
investe strutture e cultura: concettualmente ben diverso, il sistema delle
decime non ha la portanza imperativa dell’imposta, perché commisurato
su tutto ciò che la provvidenza del buon Dio fa crescere; ed è un dovere
consuetudinario, che risulterebbe inaudito – oltreché inesistente –
trattandosi di tassazioni mercimoniali.
(nec videtur obstare argumentum quod sit de decimis personalibus... cum diversa sit
ratio. Nam decimae favorabiles sunt et debentur de omnibus rebus quae Dei providentia
augentur; collectae vero sunt odiosae, et personas diversimode onerantes [...] decima
de negotiatione, non jure scripto, sed de consuetudine debetur; quae consuetudo
respectu mercimoniorum in collectis contraria videtur)
Equiparare la mercatura ai moduli feudali... è parlare in terminis longe
diversis; che il feudatario sia tenuto al contributo verso il padrone per i
beni mobili che abbiano fruttificato ex industria, è pacifico perché ogni
cosa – beni mobili e denaro – gli sono pervenuti per concessione, fatto
giuridico questo inapplicabile a ciò che viene invece mercanteggiato.
(et ratio est quia pecunia ipsa mobilia fuerunt in feudum data [...] at merces non
presupponuntur feudales)
È consuetudine inveterata, più estesa del canonico trentennio, notoria
e non necessitante di prove, che i Milanesi non si sottopongano ad estimi
mercimoniali; è loro diritto particolare emergente, ed è illusorio obiettare
che finora non s’era dato il caso di estimo generale: perché, in tale caso,
deve ancora più prevalere il criterio applicato dai Milanesi nel proprio
estimo particolare.
(nec obstat si dicatur non evenisse casum aestimi generalis, quia si id actum est in
aestimo particulari Civitatis Mediolani inter ipsosmet Mediolanenses [...] tanto magis
fieri debet in aestimo universali)
Lucidissime le ragioni che tutelano il “particulare” mercantesco: in
primo luogo mercanzie e mercatura per essenza si differenziano da ogni
altra specie di beni mobili, perché condizionate da fluttuazioni di
mercato, da esposizioni debitorie, forzatamente basate su industriosità ed
affidabilità che per altro sono le inevitabili premesse per un profitto, sia
pure costantemente oscillante tra rialzi e recessioni; ben dissimile è la
resa di un armento o di un prestito in denaro.
(primo, quia merces et mercaturae sunt naturae et rationis valde diversae et
separatae ab aliis bonis mobilibus: nam merces nihil habent certi, ab aliena fide seu
credito dependent, fortunae periculis naturaliter subiacent, per se et ex se non
fructificant ut animalia et pecunia foeneris, sed alienantur et commutantur et in
continuo motu sunt, et hominibus industria et fides tantum facit, et quotidie
incrementum et decrementum recipiunt)
E quale secunda urgens ratio: per sua peculiare “movenza”, la
mercatura inevitabilmente si evidenzia di fronte al fisco riscotitore di
pedaggi ad ogni attraversamento di ponti, fiumi, strade, porte: si può ben
dire che le merci siano – sotto questo solo aspetto – più che
sufficientemente tassate.
(constat mercatores pro suis mercimoniis solvere Principi vectigalia pontium,
fluminum, viarum, et portarum tam apportando quam exportando, ita ut dictae merces
suis oneribus satis superque oneratae dicantur)
Sottoporre le merci alla regola generale dell’estimo equivale dunque
al contraddire la norma che in materia fiscale va evitata con cura
qualsiasi duplicazione di imponibile.
115
(quod in materia onerum et collectarum diligenter animadvertendum est, ne quis pro
eadem re duplici onere solutionum pergravetur)
La categoria dei mercanti è considerata utile, anzi necessaria nelle
Città che si rispettano.
(Mercatores utiles sunt et necessarij in bonis Civitatibus)
È istanza diffusa, recepita nelle glosse giuridiche che lo Stato esenti
dagli obblighi patrimoniali coloro che si dedicano alla mercatura, perché
in certo modo ne riceve incremento e perché la loro è una professione
rischiosa.
(dantes operam mercaturae, quia Reipublicae quodammodo inservire videntur et
Civitatis utilitatem augere, et propter frequentia pericula, a muneribus etiam
patrimonialibus excusantur...)
Con marcata consapevolezza s’aggiunge: è sommamente ingiusto,
assurdo che i frutti derivati da intraprendenza e da assiduità si traducano
in vantaggio di sfaccendati, che si debba subire una tassazione a pro di
quanti campano oziosi e pigri, privi d’ogni attitudine ed estranei ad ogni
attività.
(quarto: absurdum et periniquum videretur id, quod quis sua industria et diligenti
labore comparavit in sui ipsius damnum et aliorum negligentium utilitatem ac
commodum [debba essere tassato a favore di quanti] desides et ignavi, ocio torpentes,
nullam artem exercent, nullaque industria vivunt)
A questi accenti di pariniana impostazione, altri seguono, di realismo
stramilanese: in quinto luogo, va preso in considerazione il fatto palese che
la Città di Milano, capitale e metropoli del Ducato, attinge dalla categoria
imprenditoriale e mercantesca prestigio ed opulenza che poi – lo si
constata – rifluiscono su tutte le altre Città che non sono alla pari con
Milano.
(quinto: considerandum est quod Civitas Mediolani, quae est caput et Metropolis
totius Ducatus, per tales artifices et mercatores conservatur augetur et bonificatur – ut
est notorium – et eius utilitas ac opulentia velut a capite influit etiam in omnes alias
Civitates inferiores – ut docet experientia)
Un’inversione di tendenza, prevedibile a causa di aggravii fiscali, non
potrebbe dunque non provocare un dissesto ben più ampio e deprecabile!
Il mercante si presenta come fattore economico, connotato di una sua
dinamicità: è l’uomo del “risico”; in lui si realizza – per così dire – un
caratterizzante umanesimo imprenditoriale così descritto: i mercanti non
detengono nulla di veramente proprio, perché si reggono – nelle loro
iniziative – sulle pattuizioni, su operazioni creditizie, su denaro più altrui
che proprio; in ciò ben dissimili dai possessori di beni mobili a pieno
titolo, i quali senza pericolo alcuno né di vita né di credibilità possono
esporre in piena luce il proprio avere; come potrebbe il mercante osare
altrettanto, sia in pubblico sia in privato, senza incorrere nel pericolo che si
attenti quanto meno al suo buon nome?
(mercatores nihil habent quod vere suum dici possit, cum vivant ex industria, et ex
fide, et ex credito, et frequentius plus sit in aere alieno quam in proprio... non ut caeteri
possessores rerum mobilium vel etiam semoventium, qui certum et stabile dominium
habent super eis, et eorum facultates facile omnibus sine periculo vitae et famae patere
possunt... [Ed è qui introdotta una considerazione non peregrina – atteso l’aforisma del
“nihil sub sole novi”–] Neque publice neque privatim expedit tales mercatorum rationes
in publicum defferri et propalari, praesertim ob manifesto periculo vel nominis, vel
insidiarum...)
Un’ultima considerazione chiude le argomentazioni: come è possibile
stabilire con equanimità un estimo delle merci unico e generale, data la
loro eccessiva difformità di qualità, di quotazione, di scambio?
Si è comunque alle battute iniziali tra contrapposti e concorrenti
interessi economici e ceti sociali; si faranno in seguito ben più accese e
marcate...
Le difficili rilevazioni: beni ecclesiastici e beni rurali.
Nel frattempo l’individuazione di beni patrimoniali viene perseguita, a
base di gride (1552 dicembre 12, 1553 febbraio 1° – aprile 20 – maggio 8)
in direzione dei beni ecclesiastici, stentatamente notificati...
E ci si muove in un’altra direzione ancora: essa pure disseminata di
ibridismi e di latitanze riottose. Ce ne viene offerta una “summa” da:
«Instrucione et ordini quali debbe servare il Mag.co Signor Alessandro
Grasso Commissario elletto per lo Illustrissimo et Eccellentissimo Signor
Don Ferrando Gonzaga Capitano Generale et Luogotenente di Sua Maestà
nello stato di Milano, alla reforma dell’estimo o Compartito Rurale del
Novarese, con interventi delli Nobili deputati per la Mag.ca Città di Novara
et suo Contado et del eggregio Commissario delle tasse di detta Città (27
marzo 1553)».
116
Detto Commissario Grasso deve:
– Recarsi a risiedere a Novara; con i delegati Cittadini (sollecitandone
eventualmente la designazione) attendere “con ogni studio et diligenza” sino
alla fine, all’operazione.
– Mediante grida precisare che “qualonche consule, Comune et homini
nobili, separati, conventionati, Terre diverse et separate, etiam che
pretendessero essentione e privilegio, et de non esser tenute entrare nel presente
compartito, comprendendo ancora le terre novarese assignate a Vigevano et
ogn’altra sorte di persone obbligate al pagamento delle tasse de cavalli debbano:
– aver produtto et notificato tutte le terre, Teste, et ogni altra cosa obligata al
carico delle tasse de cavalli che si trovano haver et posseder in novarese et nel
suo comune
– col nome et cognome di esse teste, a pezza per pezza, per giusta misura,
col sito et coherentie, et nomi de possessori:
– a) iniziando da quelle terre che pagano tasse che sono nel suo territorio et
giurisdizione et che pagano nel proprio comune,
– b) a seguire quelle che sono fuori del suo territorio ma che pagano tasse col
suo comune,
– c) quelle che pagano tasse, possedute hora da Cittadini,
– d) le terre civili comperate et possedute da contadini,
– e) tutte le terre livellarie de qualonche sorta, possedute da persone rurali,
– f) tutti li beni posseduti da ecclesiastici, rurali, a nome proprio et non della
chiesa,
– g) ogni sorte de beni obbligati a tasse etiam conventionati, posseduti tanto
da Cittadini quanto da rurali et forastieri – salvo però che qualcune di esse terre
le quali pretendessero per qualche degne ragioni di non dover intrare nel
presente compartito o almanco sotto la forma del resto del Contado (per le quali
si vedrà);
– il tutto distintamente e con giuramento sotto pena di ammisione di detti
beni,
– da consegnare ai consoli e deputati delle Terre ove abitano o hanno beni
obbligati, i quali gireranno al Grasso, perché spedisca a Milano entro 8 giorni;
– con i nomi ed età di ogni familiare.
L’operazione intende «levare l’inegualità et prevedere a molti disordini
nati nella impresa delle tasse nel Novarese per le antiquità dell’estimo di
quella», non esclusa «la indemnità della Cesarea Camera et de sudditi»,
a
a
a
a
a
a
a
a
come anche per compiacere alla Città di Novara e ad alcune Terre del
Contado che ne hanno fatto apposita richiesta. Ci si potrebbe chiedere
quale, tra i tanti interessi convergenti, finirà per prevalere...
Un allegato alle Istruzioni contiene alcuni chiarimenti in risposta agli
Oratori ed Agenti novaresi:
– il Contado, se lo richiede, può essere presente a tutta l’operazione con due
suoi delegati;
– per salari e spese, si potranno riscuotere “a modo di provvigione” 20 soldi
(e non i 30 soldi richiesti dalla Città) per ogni cavallo di tassa; si potrà erogare
l’1% sul valore dei trapassi d’estimo dal rurale al civile e viceversa; come pure
si potranno far pagare 2 soldi alla pertica alle terre lavorative, ai prati ed ai
ronchi, 6 denari per tutte le altre terre di qualsivoglia qualità, limitatamente ai
trasporti dal rurale al civile;
– i lavori di riforma saranno contenuti entro 6 mesi, decorsi i quali, al
Commissario sarà devoluto il nudo salario pattuito;
– la Città ha fatto richiesta che detto salario sia «honesto, avuto riguardo alla
povertà d’essa Città et Contado et alli carichi excessivi qual si paga più d’ogni
altra parte del Stato»; vi si risponde che sarà conforme a quanto s’è fatto per
Pavia e Cremona, ricavandolo dalle imposte sulle pertiche e versandolo in due
rate: 1/3 subito ed il rimanente al termine dell’impresa.
Ciò che si vuole ottenere è il riordino dei ruoli d’imposta, mediante
notificazione di ogni trapasso di proprietà di beni civili comprati da
contadini o viceversa, dal tempo dell’ultimo estimo provinciale (del 1535);
come pure mediante la notificazione «di tutte quelle Ville luoghi o cascine o
possessioni fatte ex novo» o che si siano finora dichiarate esenti dal fisco.
Onde evitare frodi, tra cui “contratti simulati di vendita a persona
privilegiata”, si procede per sopralluoghi «e quivi mediante i giuramenti,
visite, scontro de quinternetti et altre pubbliche et secrete indagazioni» si
appurano i fatti; la pena comminata per le frodi di vendite fasulle è la
confisca dei beni.
Il quadro della contribuenza dovrebbe emergere chiaramente grazie alla
norma che ognuno sia tassato nel luogo ove abita con la famiglia, sulla
base degli averi posseduti nel luogo di residenza o altrove; tranne si tratti
di braccianti, per i quali il recapito fiscale è il luogo di lavoro, con
tassazione «per quelle teste che sono necessarie a lavorare quel terreno».
117
Ed ancora per maggior chiarezza di “compartito”, viene stabilito che i
beni civili venduti a rurali “con patto di redenzione” debbano
considerarsi “rurali”, anche se già riscattati ed ancora in possesso del
contadino, e viceversa.
Si terrà nota di quelle persone che, avendo la tassa del sale con le
comunità, non potranno per ora trasferire le loro terre alla Città; dopo la
nuova ripartizione si vedrà il da farsi, in considerazione della loro
persona e della quantità di possedimenti.
Chiariti o acquisiti tutti i casi, al Commissario Grasso è richiesto che
si trasferisca
«qui a Milano da noi con li libri, produtti, notificazioni et sumario del tutto
[...] con li eletti ut supra vi restringerete insieme e farete il calculo et summa
de tutte le teste, terre et altro che averete trovato; qual tutta summa, computate
le terre assignate à Vigevano, parterete sopra cavalli 900 1/4, qual sono la
tassa solita del Novarese, dando le due parti allo havere, et l’altra alle teste,
secondo il solito.
Poi assignerete à ciascuna terra et luogo del Novarese la sua rata parte de detti
cavalli 900 1/4, computate le terre de Vigevano predette, con tutta quella più
equalità et giustificazione che sarà possibile, havuto consideratione alla qualità,
valuta, et intrata delle cose et non alla quantità, refferendo singula singulis et
advertendo à tassar le teste de quatordeci anni in sù et de settanta in giù».
Senonché la difficoltà maggiore sta altrove, come fanno intendere i
due responsi rilasciati dal Magistrato Ordinario delle Entrate: richiesto
dagli Agenti di Novara se il Contado possa ottenere compenso dalla
Camera (con eventuale riduzione dei cavalli di tasso) per il trasferimento
di terre rurali ad altra proprietà (per qualsivoglia titolo di vendita),
risponde categoricamente:
«a questo non si concede niente, perché sarebbe un costituire la Camera in
peggiori condizioni dei Cittadini»;
alla proposta «che le terre allibrate con li Cittadini» non siano in modo
alcuno gravate fiscalmente dai rurali, dichiara che ciò va concesso, per
ordine, decreti e giustizia...
È quindi implicito: vendite (ed acquisti) vanno in direzione opposta
all’appesantimento fiscale sul mondo economico rurale e civile, a seguito
dell’ineguale coagulo di sinistri occorsi alle collettività urbana e
contadina.
E questa migrazione di terre s’avvera, sino a costituire un fenomeno
abnorme, con conseguenti profonde dissociazioni economiche e
scadimento di rapporti sociali, a tutti i livelli.
Il Senato interviene dapprima con clausole limitanti la facoltà
concessa «à cittadini così originarij, come ex privilegio et nobili, ancora
che abitino fora della città, che puossino portare le sue terre rurali
all’estimo della Città non obstante che li fusse alcuna consuetudine ò
altra cosa in contrario [purché costoro] non siano in tassa di sale per la
sua persona con alcun Commune».
Successivamente con clausola più restrittiva, viene concesso il
trasporto d’estimo al civile solo nel caso che non si sia abitato in
campagna con la famiglia per la maggior parte dell’anno per un decennio
intero, né che vi si sia esercitata professione alcuna dal tempo
dell’ordinanza senatoriale.
Città e contado nella necessità di sobbarcarsi alla men peggio al
climaterico regime fiscale loro addossato, sono forzatamente costretti ad
affrontarsi con protratte disordinate querele, conteggiandosi reciprocamente
tutto ciò che abbia attinenza al reddito: appartenenze e spartizioni di beni
stabili, incrementi colturali a deprezzamenti di valore capitale, assegnazioni
o detrazioni fiscali... Il tutto – ripetiamo – nel contesto peggiorativo del
particolarismo amministrativo e della provvisorietà.
Una spinosa spartizione: i beni degli Interessati milanesi
In tale vicenda di spartizioni, un capitolo è costituito dai beni
posseduti nel Novarese dai forestieri milanesi, “interessati” – dunque –
con la Città di Novara.
Già con un primo atto ufficiale di distinta amministrazione tra Città e
Contado i loro nomi sono stati registrati tra i contribuenti del libro
catastale “civile” compilato nel 1548, nella sezione apposita, detta
“parrocchia di S. Maiolo”.
118
Ne evidenzierà i nominativi il notaio Gio Pietro Tarabia, estraendoli
dal suddetto libro catastale, su richiesta degli Agenti della Città, nel 1622:
a
a
a
eredi di Achille Visconti
con estimo di lire
Gerolamo Fagnano
»
c.te Gio Pietro Cicogna
»
mag.co Camillo Lampugnano
»
mag.co Ottavio e fr. Arcimboldo
»
Mgr. Filippo Maria Visconte
»
mag.co Alvisio Castiglione
»
ill. Gio Maria Visconte
»
eredi Gio Battista Visconte
»
c.te Vitaliano Visconte
»
ill. Gio Francesco Visconte
»
Gaspare Visconte
»
Gio Maria Castiglione
»
eredi Gio Francesco Visconte
»
Gio Battista e Paolo fr. Crivelli
»
Cesare Carcano
»
Gio Ferraro da Milano
»
Lancellotto Vistarino
»
Barbavara e consorti
»
eredi del cav. Schiner
»
7.18
14.10
230.19
4.10
35
5
11.13. 3
0.10
29
9.16
5.10
5. 5
1. 5
1.16
6
5.10
6
7
54.10
519.15
I possedimenti dei signori Visconti (da Fontaneto) sono inseriti nel
comprensorio di Suno Cressa Cavaglio Cavaglietto Bellinzago
Agnellengo; prevalentemente costituiti da terreni arabili, con bassa
percentuale di prato, scarsa presenza di vigna, acquistati nel loro insieme
dai nobili feudatari Della Porta, De Berta, e dai nobili Cittadini Avogadro
Piotti e Patrone; in affitto i due mulini di Cavaglio e Cavaglietto.
I Lampugnani hanno i loro beni in Corte, a loro ceduti dai Caccia e dai
Della Porta; il Fagnano si è insediato a Borgolavezzaro sugli ex
possedimenti arabili dei Porzio, ed a Nicorvo; per gli Schiner non abbiamo
indicazioni sulla quantità di terre possedute a Villanova e Cassolnovo,
certo assai significative, considerato l’estimo a loro attribuito; il cavaliere
Gio Pietro Cicogna ha la tenuta di Peltrengo che dà in affitto per lire 1237,
a Sozzago possiede quattro grandi cascine per un totale di ben 488 moggia
di campi, 99 mg. di prati, 17 mg. di vigna, più altre 160 moggia di terra
alla cascina Miglietta, a Camerona, con aggiunte 70 moggia acquistate dai
Nibbia e 57 moggia (di cui 45 a prato irriguo) dai Caccia; oltre a ciò, a
Terdobbiate sono sue altre 61 moggia di terra coltivabile a vigna e campo;
chiudono la serie 165 moggia a Borgolavezzaro prevalentemente ad
aratorio ed alcune case, più le 134 moggia di terre di Tornaco.
Comunque l’inserimento degli Interessati milanesi tra i possessori
civili della Città è rivendicazione puramente simbolica, perché tra
Milano e le Città di Novara Pavia Lodi e Como s’è accesa gran lite per
l’appropriazione dei contributi fiscali di costoro.
La loro posizione fiscale è ambigua: da un lato essi sono Cittadini
originari di Milano e perciò, in base al decreto di Francesco Sforza del
1524, «furono levati dalle Città in gratia di Milano et torto alle Città» e
registrati al libro catastale di Milano allora compilato; nel contempo
essendo possessori di terre nel Novarese – fiscalizzate con la provincia
novarese – dovrebbero essere soggetti a tributo fiscale con Novara.
S’aggiunga che nel 1517 il Senato ha ripartito sussidi e spese
straordinarie tra la Città ed il Contado novaresi, portando la quota mensuale
della Città da 1/3 a 1/2 dell’esborso totale spettante alla Provincia.
La città di Novara è stata pronta a riaggregare a sé tali beni
considerandoli “civili”, a sgravio delle proprie contribuzioni, e ritenendo
tale operazione di suo legittimo diritto si è ostinata a mantenere una
propria registrazione catastale dei beni degli Interessati.
Ora i cinque sindaci ed agenti del Contado Gio Bartolomeo
Calcaterra, Gio Pietro Cavanea, Giacomo Rollino, Gio Battista
Colombo, Pietro Scacioso ricorrono al Consiglio Segreto e, mediante
quello, al Magistrato Straordinario milanese: essi contestano la
decisione unilaterale della Città, non essendo dimostrabile – se non
per presunzione – che gli Interessati abbiano contribuito con la Città
nel pagamento delle imposte straordinarie dal 1517 al 1524; né si
può documentare che il Senato nel 1517 all’atto di ripartire le imposte
straordinarie tra Città e Contado, abbia inteso includere anche le
possessioni dei Milanesi; come anche non è accertato che i beni di detti
Interessati non siano anche rurali.
119
Dovremmo arguire che esista intelligenza tra le autorità locali del
Vicemarchese e gli uffici competenti milanesi, dato che il Contado
chiede al Governatore «che commetta questo negotio in la Città di
Milano al suo Uditore o a chi gli piacerà, e non in Novara, stando, com’è
notorio, chel Contado non ha né può havere advocati né procuratorij
confidenti in quella Città et maxime contra cittadini».
Le richieste avanzate contro la Città sono esplicite: o essa cede
all’amministrazione del Contado la metà delle riscossioni già effettuate e da
effettuarsi sui beni degli Interessati (in linea con le gravezze straordinarie
che vanno ripartite a metà tra Città e suo Contado), o si accolla un’aggiunta
di tassazione pari all’imponibile su detti beni, come fossero di nuovo
acquisto, non potendosi provare che siano stati necessariamente “civili” e
legati alla contribuzione fiscale della Città. Vale comunque la espressa
mente di Sua Maestà, che ci si debba fondare sull’ubicazione delle
possessioni: così rimane stabilita la naturale loro dipendenza dalla
giurisdizione del Contado; ovvero – altro criterio determinante – se la Città
vuole “catastrare” i beni stabili degli Interessati... ad accresciuto reddito
consegue accrescimento di carico fiscale.
Senonché l’Uditore Pomponio Cusano, perché richiesto dal Contado –
logicamente – riesce “sospetto” alla Città, gelosa delle entrature milanesi
fruite dagli agenti del Contado, forse anche messa in allarme dai sintomi di
arrendevolezza con i quali il Magistrato Straordinario ha intimato la
comparizione dei sindaci, i magnifici Gio Battista Caccia Piatti e Carlo
Boniperti. Essa presenta ricorso al Governatore con toni enfatici e parole
ficcanti:
«la Città di Novara bersaglio di tutte le infelicità da ogni canto
stimulata, hora si vedrà esser venuta al colmo delle sciagure, poyché
anchora li suoi membri non manchano assiduamente et ingiustamente
travagliarla! [...] lì sono il signor Vicemarchese, il signor Bernardo
Melendes, il signor Podestà et altri officiali, quali sono fuori d’ogni
sospitione et como appare per isperientia più abondano essi del contado
de procuratori et advocati, che la città perché meglio li pagano...».
Alle tesi del Contado la Città contrappone una recisa negativa: i beni
degli Interessati sono “civili” e vanno estimati come tali; l’asserzione è
suffragata dal comportamento del Commissario Alessandro Grasso, il
rifacitore dell’estimo rurale, che ha trasportato al civile non pochi beni di
Milanesi; oppure dal fatto che nel 1524 (a seguito dell’ordinanza di
Morone con la quale i possidenti milanesi, senza eccezioni, hanno dovuto
contribuire fiscalmente con Milano) non è stato ridotto il numero di cavalli
di tasso assegnati al Contado. Già altra volta il senatore Falcuccio “ha
imposto il silenzio” su analoga pretesa di codesto Contado novarese, che
però ha sempre evitato di essere coinvolto nella lunga lite con cui la Città
va patrocinando l’assegnazione alla Provincia delle terre dei Milanesi; è
pure esclusivo merito della Città aver caldeggiato la sentenza di Don
Ferrante del 1549 e la sua applicazione nel 1558, oltre alla messa in opera
dell’estimo generale. Se la Città non può esibire documentazioni
perentorie che comprovino l’appartenenza al civile dei beni stabili degli
Interessati, «sa il contado che [i documenti] non si trovano per le guerre et
sachegiamenti datti alla detta città dopo il detto 1517, per i quali non solo li
detti cattastri ma anchora infinite altre scritture di molta importanza al
universale et al particulare furno abbrugiate et disperse […] ma essa Città
si contenta che summariamente senza lite le terre dil contado essibiscano li
suoi cathastri antiqui, quali hanno anchor essibito avante il signor
Alessandro Grasso e dimostrino se mai terre rurali furono acquistate dai
milanesi o se mai gli interessati abbiano contribuito ai cavalli di tasso».
Alle ragioni s’aggiungeranno i fatti: la Città riesce ad ottenere due
sentenze favorevoli (16 dic. 1555 e 14 ott. 1563) per “collettare” i beni
che gli Interessati possiedono nelle “5 Ville” di Nicorvo, Cassolnovo,
Cassolvecchio, Gravellona e Villanova, nonostante esse siano state
aggregate “per parte di Contado” a Vigevano, elevata a Città nel 1534 (e
staccate dalla provincia di Novara l’anno precedente).
Inutilmente il Contado replicherà che tali terre, per complessive
59 000 pertiche furono sempre esenti da imposte fiscali perché all’origine
erano beni camerali, ex-patrimonio dei duchi – il che è provato dal fatto
che nel 1513 il duca Massimiliano regalò Villanova e Cassolnovo al
cardinale Schiner, ed i Tornielli comprarono essi pure dalla Camera tali
beni – come anche furono esenti per privilegio i Barbavara, originari
novaresi, successivamente divenuti padroni di Gravellona e cittadini
milanesi; così pure gli Arconati padroni di Cassolo, semmai tenuti a pagare
con Milano.
120
Come dunque può sostenere la Città che tali terre vadano acquisite
direttamente al catasto cittadino? Una terra è civile o rurale a seconda della
sua catastazione, e questa è riconoscibile dall’aver pagato col Contado o
con la Città. E non può la Città far risultare che le 5 terre abbiano
contribuito alla quota mensuale di Novara...
Ha riacutizzato il problema “Interessati” l’insistente richiesta di Lodi
– inoltrata nel 1556 a Filippo II – perché i Milanesi contribuiscano là
dove hanno i loro beni fondiari in loco situs; per meglio smuovere le
acque Lodi si dichiara disposta a dare le più ampie garanzie di rimborso
alla tesoreria milanese, nell’eventualità che – ad estimo ultimato – la
quota d’estimo assegnata a Milano, a causa dello scorporo di detti beni,
risultasse eccessiva. Identica disponibilità dichiarano Cremona Pavia e
Novara, il cui sindaco e procuratore si impegna, sui beni della Comunità,
con atto notarile (1558) controfirmato dai Decurioni della Città in qualità
di testimoni.
Per ordine sovrano, il duca di Sessa, l’8 agosto 1558 renderà
definitivamente vincolanti le disposizioni emanate già da Don Ferrante
Gonzaga nel 1545, in base alle quali limitatamente ai carichi camerali,
tutti i sudditi siano “catastati” nel luogo ove tengono i propri beni.
Dalla pertica dell’agrimensore alla notifica del console: gli antidoti
contro il “particulare”
Ancora una volta tutto si è svolto secondo copione: per inappellabili e
pressanti ragioni lo Stato ha accollato alle Province un totale di
imprescindibile spesa. È giocoforza attivare il macchinoso procedimento
di spartizione che commisuri le quote d’imposta alla capacità
contributiva delle Province.
Ma è anche il momento della rivalsa, quando cioè ogni ambiguità può
figurare quale intenzionale negoziato. La perentorietà fiscale dello Stato
viene infatti a trovarsi impegolata entro una corale ostruzione di
eccezioni e dilazioni.
Senonché motivazioni e dinieghi fatalmente vengono attinti da
inveterate rivalità tra amministrazioni provinciali “dirimpettaie” (Novara,
Alessandria, Vigevano, Tortona con patrimoni eminentemente fondiari) o
da insorgenti acrimonie concorrenziali (le mercantilistiche Milano, Pavia,
Como, Cremona e Lodi).
L’assetto politico ne rimane fortemente disarticolato e, con inevitabile
risonanza, provoca ulteriore più profonda esagitazione là dove è radicata
quell’effettiva forza patrimoniale alla quale si richiamano le casse delle
Province e a cui – mediatamente – s’abbevera l’erario.
Come s’è fatto notare, anche la vertenza sui beni degli Interessati
milanesi ci dice con quanta insofferenza nell’unico involucro
amministrativo provinciale coesistano le due anime: di Contado e di
Città, di classe cittadina “notabile” e di categoria “villana” contadina,
querule entrambe contro lo Stato, fieramente avverse tra loro.
A fronte di siffatta sequenza di reazioni, lo Stato sperimenta le
procedure più accorte per scomporre e disattivare: premuto per anni alle
frontiere da eserciti ostili, contestato sul fronte interno dai Corpi
rivoltosi, è giunto a colorire di legittimità le incette di denaro
promettendo giustizia fiscale: non mediante la proposta propalazione di
beni “notificati”, bensì accordando e limitandosi alla richiesta “misura
generale”. Operazione complessa che, preannunciata come “riforma
d’estimo” nel 1543, si protrae per oltre un decennio «fino a quando per la
guerra che allora [1555] bolliva, rimasero sospese tutte le cose agitate,
eccetto le rubriche de prezzi, alle quali solamente si diede opera fino
all’anno 1558», cioè fino all’estinguersi delle ostilità, preludente alla
pace di Cateau-Cambrésis.
Una prima grandezza, comunque, è stata definita: il resoconto
generale del cespite patrimoniale rappresentato dai beni stabili può ormai
far da argine alle diatribe tra Governo e Province.
Con energica ripresa di negoziato, il duca di Sessa ne concentra la
direzione nelle mani del senatore Vincenzo Falcucci, chiamato a sostituire
il sen. Filiodoni deceduto il 20 agosto 1560, risolvendo in tal modo anche
l’assenza del sen. Baldassarre Molina, a sua volta sostituto di Giovanni
Varahona nominato gran cancelliere il 20 luglio dello stesso anno.
Le disposizioni relative all’estimo, emanate dal nuovo governatore l’8
marzo 1560, determinano quale sistema di contabilità debba essere
adottato e su quali ripartizioni si debba procedere.
121
Al fine di definire rapidamente l’operazione “estimo”, i Prefetti,
omettendo l’accertamento sull’avere delle singole comunità, stabiliscano
l’imponibile provinciale con le ripartizioni che riterranno opportune.
Vengano estrapolate le misure dei beni ecclesiastici notificate dai
consoli delle varie comunità all’“ufficio del perticato” in base
all’ordinanza dell’anno 1558, trascurando le precedenti propalazioni
inoltrate all’“ufficio dell’estimo”, essendosi constatata la loro
imperfezione.
(propterea quod ut celerius expediatur extimum praedictum ijdem Prefecti
ommittant aestimare Bona cuiuslibet comunis de per se, sed extiment
quaslibet Provintias eas etiam dividendo pro ut mererentur. Quodque Bona
ecclesiastica dettrahantur iuxta notificationes factas per Consules Terrarum
huius Dominij ad offitium Perticatus impositi de anno 1558, ommittendo alias
notificationes factas in negotio dicti extimi, attento quod ex dictis prioribus
proclamationibus compertum est innumerabiles oriri dupplicationes, et alios
errores)
Evidentemente rubricazioni e dati contabili, prodotti della ragioneria
del Bergamino, cominciano ad assumere la portata di concrete dizioni, ad
onta dei cavilli subito insorti ma ormai raggiungibili alla loro stessa
origine, entro quel folto di proprietà “battenti bandiera ombra” perché
favorite da inadeguata agrimensura, da imperfetti strumenti, potendosi
altresì giovare di prestanomi, di volture truccate...
Come prima misura viene sgombrato il campo da tutto ciò che non è
perseguibile fiscalmente e quindi accantonando le proprietà lato sensu
ecclesiastiche, delle quali è pervenuta notizia nell’unico modo ritenuto
attendibile, come lascia intendere a chiare lettere la grida.
Dopo di che, tenendo ben distinti i beni civili dai rurali, si dà mano
all’accertamento di tutte le proprietà di beni stabiliti mediante dettagliate
loro notificazioni.
La ripetuta emanazione di gride, il 18 novembre e il 23 dicembre
1559, il 12 marzo e il 20 aprile 1560 ed ancora l’8 aprile 1561 sta a
significare «tutte le vie et modi possibili per far che ognuno notificasse li
loro terreni et pagasse l’importanza secundo la tassa...».
Uguale necessità è avvertita dai Prefetti dell’estimo, a verifica dei dati
raccolti dalla misurazione generale dello Stato, prima di dare avvio
definitivo alla complessa opera di valutazione per le Province.
L’espediente di notificazioni, suppletive alle carenze ed imperfezioni
riscontrate nella misurazione dello Stato, è per altro insostituibile,
considerando quale spesa comporterebbe un ricorso generalizzato alle
tante équipes di agrimensori; per ammortizzare, sono già state imposte
alle Province due tasse sul perticato, di 2 soldi alla pertica, e di 2 soldi
per lira; ci si è però scontrati con l’inerzia e «l’ostinazione de molti», e
nonostante le gravi sanzioni pecuniarie si continua a constatare che
«molto sono differenti le notificazioni fatte dalle dette misure generali, sì
per la somma come per la qualità, qual erano state permutate de buone in
men buone per sutterfuger il pagamento».
Il 18 novembre viene fissata con grida una ulteriore e definitiva
proroga di 8 giorni perché vengano rese note le vere qualità e quantità di
terre non ancora denunciate o permutate: si tenta di troncare le
inadempienze minacciando di addossare ai renitenti le spese di verifica
d’ufficio, oltre all’ammenda di 1/2 scudo per ogni pertica non
denunciata. Ma una clausola aggiuntiva, che prevede la sospensione del
provvedimento nel caso che i Comuni sopperiscano mediante uomini
esperti, in grado di fornire ai misuratori le delucidazioni necessarie, basta
per causare l’inconveniente di una generale dilazione di denuncia, in
attesa che nelle varie località giungano le squadre dei tecnici...
L’inverno nevoso e le feste natalizie possono però ben motivare una
sospensione momentanea delle operazioni in corso; essa viene
concordata con le ufficialità dello Stato, pur ribadendo con la grida del 23
dicembre che non saranno comunque giustificati coloro che «con malitia
et ostinatione si ritroveranno non haver nottificato»: a loro l’ammenda di
cui sopra.
Chi invece risulterà possedere un 6% in più di quanto ha denunciato,
sarà multato con 1/4 di scudo alla pertica (per la porzione non notificata);
se questa è inferiore al 6%, la pena sarà ridotta a 6 soldi per pertica.
Se poi risultasse che fraudolentemente si è deprezzato il terreno
notificato, la pena sarà di sborsare il doppio perticato, i 2 soldi per lira,
più altri 5 soldi, senza concedere dilazione alcuna.
122
Tutta l’operazione viene definitivamente chiusa, concedendo altri 20
giorni di proroga, con la grida del 12 marzo 1561: i Prefetti
«sull’imposizione del perticato imposto sullo stato il 1558» hanno
comunicato al duca di Sessa «la spesa intollerabile et travaglio grande
quali portano seco le nuove misure». All’intento ostinato di ottenere
giustezza di misure, sta subentrando il timore di un rischio imprecisabile
per l’erario; vale la pena di limitare il danno chiudendo i giochi tra
l’indagine fiscale ed i debitori irraggiungibili.
Viene dunque ordinato che tutti «terre lochi et ville dil presente stato»,
dei quali non ci siano né misurazioni né notificazioni, entro 20 giorni,
dichiarino ad appositi commissari la loro piena accettazione dei dati della
misura generale; impegnandosi inoltre nei confronti della Camera a
sottostare alle quote che verranno fissate per perticato e qualità d’esso,
sotto pena – in caso di trasgressione – di confisca in solidum.
Saranno concesse caso per caso rettifiche per evidenti sproporzioni od
errori di assegnazione tra privati o tra Comuni confinanti.
Ed i Comuni, nei quali le operazioni di misura o di notificazione non
sono state condotte a termine, dovranno ripartire sugli inadempienti le
spese occorse per le porzioni di terreno misurate.
Con tale grida si ottiene di estinguere una fase estremamente
dispersiva; il che permette ai Prefetti dell’estimo di concentrarsi su
alcune macroscopiche irregolarità. Lo si rileva dalla grida dell’8 aprile
1561: entro 10 giorni va chiarito il vero tenutario di terre descritte
erroneamente o fraudolentemente «sotto nome di chiesa, luoghi pij, o
d’altri essenti», siano esse tenute a livello o a fitto perpetuo.
La dichiarazione data per iscritto agli appositi commissari farà
decadere le sanzioni comminate al riguardo dalle gride fin qui emanate.
Come anche è fatto obbligo ai laici che abbiano venduto beni stabili a
chiese luoghi pii e simili «et così alli notari che hanno rogato tali
istromenti da dieci anni in qua» perché in iscritto, nello stesso limite di
tempo, notifichino – specificando – qualità e quantità dei beni, il
nominativo del compratore, la località ove i beni sono ubicati; il tutto
sotto pena di 1/2 scudo alla pertica.
Risultando che non sia stato ottenuto il dato complessivo del perticato
di qualche Comune «o per difetto delli homini che hanno fraudolentemente
monstrato le confine false, o ver per poca advertenza delli commissari et
misuratori», è fatto obbligo di fornire o rettificare tale dato di superficie,
indicando a danno od a vantaggio di quali Comuni confinanti.
Per inciso, riportiamo qui i dati finali emersi dall’operazione di
notificazione, ricavati dalla relazione di Ludovico Bergamino del 25
febbraio 1565:
il perticato novarese (ivi inclusa la riviera d’Orta) è di pert. 1 545 545 (nella
misurazione generale: pert. 1 546 056.1)
detraendo la Riviera d’Orta, cioè pt. 174 277 (mis. gen.: 174 457 .20)
rimangono
pt. 1 371 668 (mis. gen.: 1 371 598 . 5)
detratti i beni stabili ecclesiastici
rimangono
pt. 203 845 (mis. gen.: 205 630 .15)
pt. 882 786 (mis. gen.: 1 165 967 .14)
detratte le baragge
pt. 186 654
restano sottoposte all’estimo
pt. 696 132
Come dipanare l’esteso “garbuglio” degli Interessati?
E si pone mano anche alla vertenza ancora in atto relativa ai
possedimenti degli Interessati milanesi.
Con ordinanza dell’8 marzo 1558 i senatori-prefetti Falcucci e Molina
assegnano alla Provincia novarese i 7500 scudi dell’imposta mensuale da
ripartire in parti uguali sul perticato rurale e, per la Città, su mercimonio e
perticato civile, ivi compresa anche la misura dei possedimenti di detti
Interessati. Per opportuno accertamento si è dato incarico all’oratore
Alberto Tornielli, coadiuvato da Carlo Boniperti e da Biagio Berciocchi, di
far ricorso alle registrazioni esistenti presso l’ufficio milanese dell’estimo
generale, come pure alle notificazioni rilasciate dai particolari e dai consoli
delle località ove tali beni sono ubicati.
123
Si sono ottenute soltanto indicazioni approssimative, d’arbitrio
arrotondate a 100 000 pertiche, cioè all’incirca 1/7 del perticato novarese
tassabile. Di conseguenza viene accollato agli Interessati 1/7 della quota
spettante alla Città, pari a scudi 538 e 3/4, “facendo loro buona” la frazione
mercimoniale loro spettante; e ciò con provvedimento provvisorio... (che
durerà sino al 1593).
Si procede ad una verifica più accurata nel 1565 presso il Commissario
Enrico Turco, delegato dal Magistrato Ordinario: sono convenuti gli agenti
degli Interessati, Filippo Lampugnani e Bonifacio “Bregigia” ed i delegati
della Città, Alberto Tornielli, Gregorio Caccia, Biagio Berciocchi e
Antonio Maria Brusati.
Questi ultimi producono il quinternetto, in cui la Città tiene registrati i
beni dei Milanesi: si constata concordemente che tali beni assommano a
pertiche 116 309.12, alle quali sono da aggiungere altre 18 236.5 pertiche
degli “Interessati” eredi di Gio Alimento de Negri, situate alla Camerona
ed alla cascina Mirabella, come comprova un attestato del cancelliere
dell’ufficio dell’estimo. Si ha così un primo totale “civile” di pt. 134
545.17. Ma altri possedimenti (per circa 7000 pertiche) notificati a Milano,
sono ubicati a Cassolnovo e Cassolvecchio...
Ed ancora: sono state notificate pert. 76.12 possedute da Luigi
Visconti di Gagnago, per errore passate nel catasto rurale di Borgo
Ticino; il che è attestato dal cancelliere Cesare Besozzi.
Ed infine una divergenza tra le parti concerne 2200 pertiche di bosco
segnate al capitolo di Alberto Visconti nel quinternetto civile,
stranamente modificate in 1200 pertiche, con danno alla Città.
Gli accertamenti sul totale delle 134 545.17 pertiche vengono condotti
con escussione di proprietari e testimoni; dopo di che si concorda di
detrarre pt. 11 502.12, erroneamente poste al civile al tempo della riforma
sui “cavalli di tasso” eseguita da Alessandro Grasso.
Si procede ad una seconda detrazione di altre 11 936.22 pertiche, a
causa di constatata doppia registrazione; la quantità dei beni degli
Interessati risulta così ridimensionata in pertiche 116 309.12.
Alcune difficoltà rimangono insolute: se o come conteggiare gli
esenti da carichi fiscali (si adotteranno le decisioni già prese dalle altre
Città), quali i criteri per stabilire quando un terreno è “brughiera” e se
farne detrazione per scarso valore di rendimento.
La Città, rifacendosi al proprio quinternetto, sostiene che le 8758 pertiche
dichiarate “brughiera” possono essere ridotte a sole pt. 5942.18 passibili di
valore d’estimo – sia pur minimo – contrariamente a quanto sostengono gli
Interessati. Evidentemente la Città tenta di aumentare l’incidenza che i
possedimenti “milanesi” (al netto delle baragge: pertiche 110 367) hanno sul
perticato fruttifero civile, che s’aggira sulle pertiche 348 060: è un rapporto
da 1 a 3, mentre la quota fiscale degli Interessati, di 438 scudi, è appena 1/7
del mensuale cittadino... “E perché non addossare a loro anche una congrua
porzione di spesa per l’alloggiamento militare?” verrà formalmente chiesto
al Magistrato il 13 aprile 1565.
D’altronde, i beni stabili degli Interessati si evidenziano anche perché
assai raccolti ed omogenei, quindi assai redditizi... Valga l’esempio di un
possedimento a Fontaneto d’Agogna:
– al capitolo dell’ill.mo signor Gio Batta Visconte risultano descritte
4549.17 pertiche dalle quali vanno detratte pt. 380 alla Cazana ed a S.
Ambrogio, perché catastate al rurale;
– al capitolo dell’ill.mo signor Gio Francesco Visconte sono descritte
4560.14 pertiche alle quali s’aggiungono, per sua porzione ancora indivisa
con gli eredi del signor Gio Batta, altre 503.14 pt., più altre pt. 2000 (al
rurale) presso il mulino di Marco per un totale quindi di pt. 5169.14;
– al capitolo dell’ill.mo signor Gio Maria Visconte stanno descritte
6283.2 pertiche; l’erede dell’ill.mo signor c.te Annibale Visconte possiede
4084.15 pertiche a cui si aggiungono per i beni alla Cazana 270.6 pertiche
e per i beni di S. Antonio 127.19 pertiche. Si viene così a costituire un
patrimonio fondiario famigliare di 19 782.14 pertiche...
Un commento può ben glossare questo primo episodio della lunga
vertenza che proseguirà tra Città ed Interessati sino alla metà del secolo
successivo:
«detti Interessati del Novarese non sono soliti a sopportare per detti beni
alcun carico, et per ciò parendoli molto strano, non hanno mai cessato di
buttare garbuglio per non pagare la sua debita porzione...».
124
Quando il fisco esplora il groviglio di “civile” e “rurale”...
I “garbugli” davvero inestricabili (non limitati al problema
“Interessati”) nei quali incappano tutti i Corpi sociali dello Stato sono
diretta conseguenza di omesse operazioni di censimento, di trascurati
principî informatori. Dovendo prescindere dalle programmate descrizioni
mappali, i misuratori camerali e gli agrimensori provinciali hanno
descritto le terre per estensione, qualità e numero di appezzamenti:
accertamento insufficiente per poi risalire ad eventuale errore occorso per
inesattezza o per frode.
La discrepanza tra i dati dei quinternetti dei tecnici camerali e quelli
dei contromisuratori locali viene risolta – come relaziona a Sua Maestà il
commissario Ludovico Bergamino – mediando tra le due serie di dati.
Allo scopo di ottenere, in ogni caso, una ripartizione fiscale ben
“egualata”, ben rapportata – innanzitutto – all’estimo patrimoniale delle
province, le difficoltà (per prossimità ai confini nemici, per riottosità
delle popolazioni – è il caso della Valsesia – che accampano esenzioni ed
immunità fiscali, o per difficoltà orografiche o stagionali) sono state
risolte facendo ricorso alla misurazione “alla distesa”, certamente
impropria ai fini di una successiva accurata operazione d’estimo e di
ripartizione fiscale, ma altrettanto “d’effetto”, dovendo smuovere un
fronte di contribuenza sordo ed ostile.
Da qui, il ricorso alla notificazione, imposta d’autorità nel 1558... e
più tardi ancora nel 1614-15, pur di dimostrare una certa quadratura di
cifre ed una opinabile perequazione fiscale.
Alla latitanza – già di per sé implicita nel procedimento di notifica –
è stato offerto ancor più spazio dalla presenza delle due categorie del
rurale e del civile; come, per altro verso, la reperibilità di una
registrazione catastale è fortemente compromessa se alle due categorie
fiscalmente distinte corrispondono in effetti due separate
amministrazioni di Contado e di Città, che, con reciproco escamotage,
si osteggiano, con proprie registrazioni catastali tutelate da segretezza o
reticenze, sino a fronteggiarsi poi con dichiarata scissione nel 1560 tra
Contado novarese e Città...
Parecchie cause vi hanno contribuito: l’iniziale disparità di trattamento
fiscale, che sulla base delle tavole del censo del sale grava, nel Contado,
per 2/3 sul personale e per 1/3 sul reale; la proporzione è inversa con il
“cavallo di tasso”, l’altro sistema di ripartizione che caratterizza il rurale;
entro siffatta generale impostazione, ogni comunità è lasciata libera di
scegliersi i modi più confacenti con cui ripartire equamente al suo interno
le “gravezze mere rurali”.
Ispirate a tutt’altro criterio, le ripartizioni civili sono indicizzate sui
proventi di lavoro o da capitale: per aes et libram.
Sebbene i due sistemi si escludano l’un l’altro per la diversa struttura, nel
“quotidiano” coesistono a motivo della stessa compenetrazione con cui in
ogni località del Contado si interseca il possedimento civile con il podere
rurale, con la terra ecclesiastica esente, con la tenuta dell’Interessato...
Ogni qual volta il peso di contribuzioni straordinarie motivate da alloggi
militari e simili viene dirottato sul Contado, con strumentale arbitrio o per
inderogabile necessità, la contiguità di rurale e civile provoca incontrollabili
migrazioni di terre verso l’area dell’estimo cittadino, assai più riparata dalle
vessazioni di temperie fiscali. Il fenomeno è concisamente riassunto così: i
cittadini già al tempo della misurazione generale, quasi con segreta intesa,
diedero inizio a trasporti d’estimo dal rurale al civile, nonostante
l’opposizione e le proteste del Contado.
(cives qui ad nutum omnia gerunt, coeperunt [al tempo della misura
generale] reportare bona sua sita in territoriis ruralibus et ruri cattastrata ad
extimum civitatis, ex industria renuentibus semper et reclamantibus
comitatibus...)
Con regia sanzione nel 1566 si giunge a proibire ulteriori trasporti
d’estimo: non è lecito che i cittadini trasferiscano i propri beni all’estimo
civile, sottraendosi con tale sotterfugio alle imposte rurali; è contro ogni
buona logica e rientra nella categoria del furto anziché di un’operazione
amministrativa.
(non licere cives exportare bona et relinquere onus apud villam, hoc certe
non potest cadere in sanum sensum; hoc etenim non esset simpliciter reportare,
sed esset proprie dicere “tu pauper salvas pro divite” et sapit magis furtum
quam reportationem)
125
È necessario qui introdurci nel capitolo “apparato fiscale”, funesto
contrappunto a vessatissimi decenni, soprattutto per la categoria dei rurali.
Dalla netta affermazione (sapit magis furtum, quam reportationem)
emerge quale orientamento vada assumendo il potere centrale a fronte dei
due corpi belligeranti. Lo Stato, pur dovendosi affidare all’apparato
amministrativo di parte civile, politicamente non può né vuole esimersi
da una – per lui – promettente funzione equilibratrice, temperando
prerogative e soprusi cittadini e, sia pure in modo indiretto, concedendo
respiro e spazio giuridico al mondo rurale.
All’insegna della ragione di stato e sotto la spinta stessa degli eventi si
vanno imprimendo nelle coscienze e nelle istituzioni i contrassegni di un
multiforme rivolgimento: interazione di eventi e di istituzioni, sulla quale
vale la pena di soffermarsi, iniziando appunto dalla più appariscente
funzione dello Stato e dalla situazione socialmente più stressante.
La ripartizione di imposte o di “gravezze” è normata su “quote” e
criteri distributivi ogni volta contestati e nel tempo stesso ribaditi.
“Quota” per eccellenza è l’esborso “mensuale” assegnato ad ogni Città
e Contado (e Terre separate) dello Stato di Milano, voluto da Carlo V (con
lettera del 10 settembre 1547) onde raggiungere una sovvenzione totale di
300 000 scudi annui occorrenti per il sostentamento dell’esercito che le 9
Province hanno rifiutato di ospitare.
Sulla base di ripartizioni provinciali escogitate in precedenti occasioni,
– donativo di 100 000 scudi (1534), sussidio di 53 000 scudi (1535),
mensile esborso di 20 000 scudi per l’esercito (1538) – i ratei mensili dei
300 000 scudi divengono effettivi per ordine di Don Ferrante Gonzaga al
principio del 1548, così fissati per la provincia di Novara:
Città sc. 7206.9.9, Interessati sc. 1202.88.9, Contado sc. 9256.11.10,
per totali 17 719.0.4 scudi.
Tali quote di mensuale verranno utilizzate d’ora in poi dai ragionieri
camerali e dai tesorieri delle Province quali indici fissi sui quali
rapportare ogni ulteriore distribuzione di carichi fiscali. A loro volta se
ne servono i sindaci del Contado per determinare i debiti e crediti dei
conguagli o “egualanze” provinciali.
È una specie di “codice fiscale” con cui vengono individuate le
capacità contributive d’ogni singolo Corpo dello Stato, uno schematismo
di ruoli che di per sé potrebbe facilitare la tempestiva riscossione delle
collette straordinarie nell’emergenza di esausta finanza statale.
Come anche, essendo le quote del mensuale mediate attraverso
transazioni ed accordi tra l’autorità magistrale e le rappresentanze locali
(sindaci, consoli o consigli cittadini), si ha trasparenza fiscale bastante
per un diretto confronto tra contribuenti o per mantenere sotto il controllo
dei contribuenti stessi l’operato contabile di tesorieri o di agenti
appaltatori, ai quali lo Stato deve forzatamente ricorrere per l’urgenza di
pronta liquidità.
Sotto altra angolazione però non si può escludere che intervenga un
processo degenerativo e quel gerarchico, piramidale frazionamento di
Ville e Terre, Contado, Città, Provincia (perticati rurali e civili, peculio
mercimoniale e possessioni fondiarie, con distinzioni di parte dominicale,
colonica, ottava civile) si traduca in demarcazioni corporativistiche, sia
per riluttanza alla vincolante obbligazione del contribuire fiscalmente in
solidum – extrema ratio con cui la Camera difende i diritti erariali –, sia
perché gli arrangiamenti a base di accrediti e conguagli tra i contribuenti,
che lo Stato va autorizzando pur di rastrellare il denaro occorrente,
rendono più aspro il contesto fiscale.
Duplice è il sistema di riscossione: perché fondato sulle “librette
d’estimo” per i beni civili fondiari e mercimoniali, sul “cavallo di tasso”
per i beni rurali fondiari, mercimoniali e ottava civile.
Per ogni singolo Cittadino censito nei quinternetti d’estimo o nel libro
catastale della Città viene supposta una capacità contributiva rapportata
al reddito patrimoniale o al provento di mestiere, elementi questi accertati
per propalazione o accertabili per indagine autorevole.
Vi corrisponde una aliquota ufficiale, di norma percentualmente
modesta, che indicizza la ripartizione d’ogni spesa pubblica.
Per il rurale, l’individuazione fiscale si arresta alla collettività di cui
il soggetto è membro; a quella compete di raggiungere ciascuno dei
propri componenti. Il rendimento delle singole comunità viene
“estimato” – in un certo senso “in forma forfettaria” – sulla base di
unità di rendimento, concordate sulla forza lavorativa (33 teste) e sulla
resa dei terreni (con numero di pertiche maggiore o minore a seconda
delle località o aree agricole).
126
Ne risulta una grandezza espressa appunto in “cavalli di tasso”
(insieme di personale e reale rurale) su cui viene commisurata la quota di
mensuale per il Contado, suddivisa poi ad opera dei sindaci per le singole
Terre, e mediante i consoli locali per i singoli fuochi o gruppi famigliari.
Si potrebbe affermare, a tutta prima, che siffatta disparità di trattamento
favorisca il settore contadino, non raggiunto in profondità dal fisco; al
confronto il reddito fondiario cittadino appare evidenziato dalla sua stessa
consistenza: in genere terre buone, con colture ad alta resa, per lo più
irrigue, ben ubicate, accessibili e sufficientemente omogenee, riconoscibili
per la conduzione massarezza, o a fittavolo, integrata stagionalmente dai
giornalieri forestieri o residenti.
Anche i proventi sono facilmente individuabili, perché costituiti dai
raccolti di parte dominicale pattuiti ed ottenuti con spartizione sul campo
verificata da garanti, o perché facilmente ipotizzabili, conosciuta la
superficie e la feracità della possessione.
Facile riscontro alla consistenza patrimoniale sono gli stessi clan
nobiliari, allacciati in una gran rete di parentadi congegnati su ben
graduato prestigio, esclusivi gestori dell’amministrazione civica, pressoché
impenetrabili ad inserimenti mercanteschi, dediti ad accurato conteggio di
beni: per loro è altrettanto doveroso, quanto le spese di rappresentanza,
l’esatto contenimento degli oneri fiscali, onde evitare intollerabile spreco
di denaro e menomazione patrimoniale.
L’attenzione è perciò rivolta a parare improvvisi e reiterati attacchi alla
propria struttura nobiliare: possono provenire sia dalla deficitaria finanza
dello Stato come da eventuale jacquerie di quel mondo rurale che deve
restare – come è stato concepito – il naturale ambiente del “civile”; esso è
l’inscindibile e subordinata propaggine della Città, il circondario
“fisiologico” affidato alle Comunità contadine laboriose – e perché tali –
con riconosciuta individualità economica contrassegnata da (subordinata)
personalità fiscale.
Ne consegue, per naturale deduzione, che il mondo rurale – e non la
Città – debba sopperire all’acquartieramento dei militari in transito...
Alle replicate richieste da parte della Camera di sovvenzioni
straordinarie a modo di donativi, di anticipate riscossioni, di versamenti
provvisionali, di duplicate quote fiscali, Novara e le altre Città
oppongono tattiche dilatorie, sospensive lagnanze, rivendicazioni di
diritti acquisiti; con un complesso armamentario giuridico vengono
attivate le presenze di Oratori e di ambascerie a tutti i livelli, dalla
Magistratura ordinaria al Consiglio segreto del Sovrano.
Ogni provvidenza governativa o responso giuridico o sentenza arbitrale,
nella misura in cui possa costituire un precedente a favore del Contado,
viene prontamente denunciato, con alternanza di fiera solidale opposizione
e di strumentali alleanze pur di scongiurare un proprio danno.
Il ricorso costante a lunghe fasi processuali si conclude inevitabilmente
con composizioni di dirottamento di truppe e versamenti “provisionali”
allo Stato, dietro garanzia di future “egualanze” tra debitori e creditori...
Ma la frequenza dei transiti militari fa infittire i debiti a fronte di crediti
inesigibili, in una caotica finzione amministrativa.
Nelle campagne s’infittisce il gergo militare, e tutto è messo a
soqquadro
Transiti ed alloggiamenti militari sembrano essere divenuti elementi
funestamente inscindibili dal “quotidiano” nello Stato di Milano e per le
terre del Novarese in special modo.
Le memorie della nostra gente chiuse nei fasci d’archivio ridisegnano
quei sofferti frequenti alloggiamenti di soldati «che qui s’ammassano et
fanno venire da altre parti, per mandare in Fiandra, all’armate di mari et
altrove; perché insomma non si fa guerra che, per lo sito et il passo, non
si senta molestia et danni gravissimi».
È presto descritta la pesante connotazione di siffatti eventi: la
disadorna ed amara ricognizione fatta in loco dall’incaricato del conte
Filippo Tornielli ex condominis Terrae Barenghi, ci elenca i guasti
arrecati (recessus et delicta perpetrata per milites comitivae... nuper
hospitatorum) dai soldati della compagnia agli ordini dei Magnifici
comandanti Gabriele de Mantegatiis e di Francesco de Celano, poco
tempo prima ospitati in paese (16 febbraio 1530):
127
«p° pro dinarij dati o rescatati, logiamenti et taglie a diverse persone in una
matina per la magior parte et li altri dì subseguenti, da soldi 14 per caduno, n°
1500; item tra morti et menati for de dicta terra et territorio n° 125, videlicet
bove vache asine et cavalli;
item dato tormento ad uno Romerio de Agabio per farli far talie metendogli
la corda et tirandoli le testiculi;
item sferzata una mulier d’uno Bernardino Tusco et un’altra;
item brusato per despecto la barozza et altro finimento et brusato due case;
item tutto quello formento et grano l’hanno possuto l’anno conducto fora de
essa terra ad Olegio et l’ano venduto;
item lassato for il vino per despecto;
item per despecto hano bastonato uno Dominico del Cura et altra persona;
item dubitandosi che il signor Colonello per sue lettere non li facesse
restituir le bestie, ne l’hano amazzato alquante tra le quali li erano due asini;
item tutti li panni et robe de lino lana et canapa et vestimenti quali hanno
possuto aver de qualche valore, tutti li hano portati via...»
A siffatto disordine d’indisciplina militare, s’aggiungono non meno
dannosi gli «ordini fatti, qual si devono osservare» per gli alloggiamenti
straordinari «che si hanno da riputare – commenta il sindaco del Contado
– come tempesta, la quale porta danno solamente a quei luoghi ove
cade»:
«... in tempo di paga regolare: i Capitani abbiano solamente la stanza con gli
utensiglij cioè: letti, mattarazzi con gli suoi lenzuoli, coperte; il fornimento della
tavola cioè: tre tovaglie con uno paro di serviette, otto tovaglioli et che ogni
settimana si mutti due volte la tavola et li letti di quindeci in quindeci giorni per
otto persone, inclusa la sua».
La stessa quota è assegnata agli alfieri, per cinque persone; ai sergenti,
per tre persone; ai caporali, per due, sempre computata la loro persona.
«[Ogni due soldati] si dia un letto o sia mattarazzo, con suoi lenzuoli et
coperta, una tovaglia et due tovaglioli, quali se habbiano a mutar come sopra. Et
per cucinare: una pignatta con suoi piatti di stagno, o di terra, come li potrà dare
esso padrone [ospitante] et le tazze necessarie, una sechia, un candegliero, o una
lucerna. Che sia obbligato il padrone permettere et consentire che gli soldati
possino cucinare et scaldarsi al fuoco suo, o provedergli all’inverno per detto
effetto a ogni due soldati di una tesa di legna al mese.
Occorrendo che manchi la paga, li deputati propri delle terre siano quelli
che, posto una taglia ne propri luoghi, riscuotano il modo di soccorrere gli
Soldati...: all’Infanteria soldi 8 di soccorso al giorno per ciascun soldato; et che
diano, per detti 8 soldi: 30 once di pane, 18 di carne et doi boccali di vino per
bocca, facendo magazzeno [colletta]».
Sfogliamo a caso, tra le tante annotazioni di doléances originate da
siffatte «gravezze sordide spettanti ai rurali», comprese negli anni 1566-98:
«[...] È purtroppo a tutti notorio che la regia Camera non provede delle
paghe, né de soccorsi a Soldati, di maniera che sono forzate le povere Ville
impegnarsi a mille usure per trovar denari [e posto che] in tutto un anno paga in
Camera per le sue gravezze trecento o quattrocento scudi, sarà forzata
provvedere in un mese di mille e doimille scudi, et prima che ne sia rimborsata
per via di compensa, si consuma negli interessi.
[...] Se V. E. [il Commissario generale degli eserciti, Sforza Brivio]
disegnasse di alloggiare nelle Ville le infanterie Italiane e Spagnole che
s’aspettano, questo non faria che finir di rovinarle, massime in questa stagione
da raccolti, nella quale i rurali alloggiando sono forzati lasciar le case loro in
mano de i Soldati per attendere alle campagne, overo lasciar le facende de
campagna per attendere a i Soldati».
Ciò che segue è fermento, livore montante:
«ordini così giusti e santi [ripartire i soldati su alloggi e rurali e civili] sono
malamente osservati; il peso è caricato a i rurali soli, non ostante che siano i più
poveri et infelici sudditi di questo Stato, et sono preservati i Cittadini ricchi, non
solo per essere padroni delle tre parti di tutti i terreni dello Stato, ma per le tante
altre ricchezze et mercantie che possiedono».
La replica cittadina è sferzante:.
«Tutti dovrebbero sapere che in Città si fanno molte elemosine, et spese
ogn’anno tanto circa le fabbriche delle chiese, quanto in altre opere pie, et
queste dal publico erario. Non v’ha dubbio che le Città sono costituite non dalle
mura ma sì dai suoi Cittadini, quali quanto più sono frequenti, di tanto maggior
decoro rendono le Città ornate, et via più quanto più n’abbundano de nobili et
qualificati; [ma tutto ciò com’è possibile] se non con il principal agiutto delle
loro entrate?»
128
Ma il Contado non disarma:
«[...] Se pur stando anco nella disposizione degli Ordini, s’hanno da
preservare [dal carico degli alloggiamenti militari] le case delitiose de i
gentilhuomini habitanti alle Città, [non ne consegue l’esenzione] per tutti i
cittadini mercanti artistici et mecanici [...] né per la portione delle case rustiche
da fittabili e massari dei gentilhuomini [...] La preservazione delle loro case non
procede da alcuna essenzione, ma è fondata nel favore, et nel non abitare essi in
Villa. Si dice che le loro case in Villa stanno chiuse et non essere giusto darle,
con ciò che v’è dentro a discrettione dei soldati.
Quando i nemici sono padroni della campagna, le povere Ville et gli
abitatori, con la vita, l’honore delle Donne, et le facoltà, sono preda d’essi
nemici et etiamdio mal trattati da soldati amici. All’hora i Cittadini se ne stanno
nelle città ben difese, nelle quali i Contadini in tal tempo non sono ricevuti, per
non assediarle maggiormente».
Sfiducia, disistima, amarezza, avversione. È una incrinatura profonda
tra categorie di uomini, caratterizzati fino ad ora da funzioni sociali
complementari.
Con enfasi di casta, l’Oratore di Novara:
«Se occorresse che il governo dei contadini, naturalmente contrari ai nobili, et
la loro amministrazione s’estendesse ancora sopra gli Cittadini et i beni loro [posti
alla pari con le tasse rurali] l’esperienza ha mostrato quanto iniquamente si
diportino essi contadini con i Civili nelle distribuzioni d’alloggiamenti et spese;
hanno commesso mille ingiustizie in pregiudizio dei Civili».
E con riflessione improntata di spirito da Controriforma:
«... se accadesse tra noi un giorno che i beni posseduti dai Nobili e dai
Cittadini fossero amministrati dai rustici e dai comitatensi, se la “summa” del
pubblico erario fosse affidata alla Congregazione dei Sindaci dei contadi – che
corrisponde alla Congregazione inferiore del Regno Anglo, vulgo detta
“Camera Bassa” – saremmo costretti a ricordare [che in ritardo i governanti
inglesi dovettero ricredersi, a duro prezzo, sui poteri istituzionali di codesta
Camera] quanto sero poenituit reges anglicos, proprio sanguine, erectionis et
potestatis illius Congregationis; [così come ancor oggi piangono per la stessa
ragione nei paesi svizzeri e belgi] ossa Nobilium helvetiorum ac Provinciarum
Belgii rebellantium nunc, Dei judicio, populariter gementium!»
A lui irridente l’avvocato del contado:
«Perderesti il tuo tempo se tu domandassi al Cittadino “è possibile
immaginare situazione più assurda di quella che vede due case contigue, la
civile e la rurale, e questa rumoreggiante di soldatesche, e quella invece
indenne, quasi a significare: non mi toccate perché io sono civile?»
(Tempus teritum, si civem interrogares: Quid absurdius dici posset quam quod in
eadem Villa extent contiguae domus Civilis et Ruralis, et quod Ruralis sit milite plena et
ardens, alia vero omni molestia vacua, quasi dicat: nolli me tangere quia civis sum!)
Città e Contado, un “urrà” per l’esercito di Sua Maestà!
Un primo scontro processuale tra Città e Contado dinnanzi al
Vicemarchese Bernardo Bergonzi è causato dalla “tassa d’huomini d’arme”
che fissa il contributo di 5 scudi mensili per ogni soldato d’armatura pesante.
Nonostante l’attestato rilasciato dal Commissario generale degli
eserciti Broccardo Dortico il 10 gennaio 1561, comprovante che tale
imposta è pro utensilibus minutis et pro lignis et aliis (non dunque pro
foeno et palea, cose a carico del Contado) e che per norma vanno divisi a
metà fra Città e suo Contado tutti i sussidi straordinari richiesti dal
Principe, Novara si rifiuta energicamente.
Essa sostiene che la “tassa dei cavalli ac palee et foeni” è stata
dall’origine stabilita per i contadi, con un suo tipico modo di riscossione,
non partecipabile alla Città, che fonda le proprie esazioni fiscali sugli
indici d’estimo; detta tassa in tempi posteriori, fu surrogata con
contribuzioni fisse in denaro, sempre addossate al Contado, come risulta
dai libri esattoriali; ed è logico, dato che paglia e fieno si trovano nel
Contado, per l’appunto soggetto al “tasso dei cavalli”; né si devono
dimenticare le tante distruzioni di chiese, sobborghi, mulini, vigne...
inferte alla Città a motivo delle nuove fortificazioni.
(patet ad sensum naturalem, cum foenum et palea nascantur in comitatu et sit de
dependentibus a taxis equorum; ulterius habet civitas Novariae ruinas templorum,
suburbiorum, molandinorum, vinearum et alias ruinas ob fortificationes novarum
moenium...)
129
È già un fatto indebito che Novara contribuisca per metà alla
provinciale quota del mensuale, anziché per un terzo com’è l’uso comune
a tutte le Città dello Stato.
Il Consiglio Cittadino fa emanare dal Vicemarchese una sentenza
favorevole, che poi pretende sia inappellabile per il fatto che i marchesi
di Novara sono subentrati all’imperatore e al Duca di Milano: ad essi
vanno attribuiti i poteri ed i privilegi già del senato; il cambio di persona
non influisce affatto; anche il senato permane immutato, quantunque si
avvicendino i senatori.
(omnia jura et preheminentias habentes quas prius erant senatus; nec refert quod
illustrissimus Vicemarchio mutetur, quia etiam senatores moriuntur, et tamen semper
idem est senatus)
Come il Principe giudica solus, et tamen ob excellentiam personae
non datur appellatio... così è nel caso presente per il Vicemarchese!
Ma più acrimoniosa ancora è la sfida gettata al Contado di anticipare un
deposito di 100 “aurei” da devolvere alla cassa marchionale quod cedat
lucro fisci marchionalis, nel caso voglia procedere giudizialmente...
Al sindaco del Contado Gio Francesco Tettoni l’amarezza di
rinfacciare l’illegale procedere dalla Città: senza citazione della parte
avversa, senza espressa motivazione, senza osservanza delle regole
processuali – pur non essendo la questione di scarsa entità –, sulla base di
testimonianze puramente orali, senza specificare l’oggetto della contesa,
né l’identità dei testimoni...
(parte non citata, sine causae cognitione, non servatis servandis, in causa tanti
momenti processit, sumendo informationes oretenus, nullis datis capitulis, non expressis
nominibus testium...)
Egli deve difendere il Contado, già costretto ad un esborso di 50 soldi
mensili per cavallo, dall’ulteriore aggravio del nuovo contributo di un
reale per ogni “uomo d’arme” e di 5 “coronati” mensili per ogni soldato:
si tratta non di alloggiamenti ma di paghe, ossia di denari che il governo
deve ai soldati, e la Città al governo...
(de quo onere aliquid non sentit civitas [sebbene] non est proprie onus alogiamenti –
cuius causae subrogatae fuerunt taxae equorum – sed est proprie merces millitis ad quam
tenetur princeps cui datur subsidium, ad quod tenetur Civitas)
A tale controversia, portata necessariamente dinnanzi al senato
milanese, altra più vasta s’aggiunge, nel 1566, a seguito dell’ordinanza del
duca d’Albuquerque con cui si chiede una contribuzione di 3 parpagliole al
giorno per ogni fante, in occasione di concentramenti e transiti di militari
destinati alle Fiandre.
La Città di Milano – in modo particolare – pretende di essere esentata
dall’alloggiamento “attuale”, effettivo, dichiarandosi disposta, al più, ad
una contribuzione di 3-4 soldi per fante, l’equivalente cioè della quota
assegnata ai soldati di presidio ad Alessandria Valenza e Mortara. La
risposta concreta fornita dal duca su parere del Consiglio Segreto è di
suddividere i 7000 fanti presenti nello Stato (dal dicembre 1566 al giugno
1567), alla rata del mensuale, tra Città e Contadi.
La stessa procedura viene usata successivamente per 460 soldati
spagnoli alloggiati nello Stato nel 1568. In entrambi i casi Milano, le
Città e le Terre di presidio vengono esentate dall’alloggiamento attuale,
sottoponendole però alla contribuzione di soldi 7 den. 6 per soldato
(eccettuati i luoghi di presidio). Contro Milano che si rifiuta a tale
ripartizione di spesa, le altre Città fanno causa ottenendone la
condanna da parte del Magistrato il 26 maggio 1569, condanna
confermata dal senatore Filiodoni il 18 novembre successivo.
Frattanto dal 1568 al 1573, si effettuano altri sei “riparti” di militari
(compreso uno di cavalleria nel Novarese, nel 1572, a 5 parpagliole al
giorno) con forzata sovvenzione in ragione di ss. 6 d. 6 per la fanteria e di ss.
12 d. 6 per celata da assegnarsi come di regola sulle quote mensuali.
Ed ancora nel 1572 Milano si dissocia dalle altre Città, quando esse
chiedono a Sua Maestà che venga ripartito su tutto lo Stato anche il carico
d’alloggiamento “di ambe le cavallerie”; così pure non aderisce ad una
seconda petizione a Sua Maestà, con cui le Città chiedono di poter
“egualare” anche i danni e le spese d’alloggiamento, mettendo in conto
anche le spese di mantenimento del soldato, dato che risultano insufficienti
gli 8 soldi che esse ricevono quale indennizzo.
Con una relazione al Magistrato, nel 1573 Città e Contadi chiedono che
gli alloggiamenti siano ripartiti mediante egualanza generale su tutte le
Province dello Stato.
130
Nel 1574, con sua relazione riassuntiva il Magistrato propone al
marchese d’Ayamonte che gli stanziamenti per la cavalleria vengano
sussidiati da contribuzione estesa a tutto lo Stato, ivi comprese anche le terre
ospitanti, a conto di 14 reali al mese per celata (secondo la richiesta fatta
dalle Città), con aumento di 5 soldi sulla paga di ss. 3 d. 6 data ai presidî,
aumentando pure a 5 soldi la contribuzione per i soldati in alloggio
straordinario (eccettuati i “transiti di tre giorni”, per i quali viene suggerita
una quota di 6 soldi per i fanti e di 3 parpagliole per celata (= ss.7 d.6).
Il marchese approva la sola proposta di aumentare il soldo dei soldati
sia di cavalleria che di fanteria “ordinari” concentrati nei presidî; per i
soldati straordinari (e sono tutte le altre truppe comunque presenti nello
Stato), interrompendo la consuetudine introdotta dal duca
d’Albuquerque, stabilisce «che il danno lo patisse solamente quella parte
per dove occorreva passare, et alloggiare i soldati, et l’altra aspettasse
altra occasione d’alloggiare».
E fino al 1579, quando cesserà di governare lo Stato, ad ogni ammasso o
transito di soldati (e se ne verificheranno parecchi) persevera nel suo parere
«che fusse meglio ripartire l’alloggiamento attuale straordinario per vices,
se bene era impratticabile»; e nonostante gli agenti delle Province insistano a
chiedere almeno la contribuzione più bassa (5 soldi), facendo figurare che
gli alloggi straordinari siano equiparabili ai presidî, il governo oppone il suo
costante rifiuto. L’anno 1580, nell’attesa che giungano nello Stato, dalla
Fiandra, soldati di cavalleria e di fanteria, i Contadi tornano sulle loro
richieste presso il Consiglio Segreto: occorre assolutamente normare
mediante la contabilità compensativa dell’egualanza generale gli
alloggiamenti e pure i danni e le spese connesse, con indennizzi non inferiori
a 10 soldi per fante (o almeno tre parpagliole) e a 28 reali per celata.
II duca di Terranova, con parere del Consiglio Segreto, nell’agosto
1583 finalmente decide che si esegua la richiesta ripartizione su tutto lo
Stato, comprese le spese per gli alloggiamenti militari, eccettuati però
quelli di transito con soggiorno inferiore a 12 (!) giorni; così pure ordina
che vengano rimborsate le spese a tutte quelle località che nel passato
abbiano prestato alloggiamento, evitando però in tale caso di ricorrere a
ripartizioni perché, dato l’enorme ammontare delle cifre, ne
deriverebbero «liti immortali tra i vassalli».
a
a
a
E l’11 gennaio 1585 vengono fissate dal Magistrato le quote di
contribuzione per i Contadi:
per il soldato a piedi che alloggia senza vivere a spese
del padrone di casa
soldi 7 den. 6 al giorno
per una donna, come sopra
soldi 5 – al giorno
per un ragazzo, come sopra
soldi 2 den. 6 al giorno
per un soldato a piedi quando vive a spese del
padrone di casa (indennizzo camerale di soldi 8)
soldi 20 – al giorno
per una donna, come sopra (nessun indennizzo)
soldi 15 – al giorno
per un ragazzo
(nessun indennizzo)
soldi 10 – al giorno
per un cavallo
(nessun indennizzo)
soldi 10 – al giorno
per un soldato a cavallo
soldi 27 den. 6 al giorno
(indennizzo di soldi 12 den. 6)
per un carro con tre paia di buoi per condurre salmerie lire 6
al giorno
Lo stesso Magistrato con approvazione di Sua Maestà e sentenza
ducale, il 4 settembre 1590, ordina che suddette tariffe siano da applicarsi
con ripartizione generale anche sulle Città dello Stato.
Prontamente le Città impugnano il tariffario come eccessivo,
esattamente all’opposto di quanto sostengono i Contadi: la lite esasperata
che s’accende testimonia appieno la violenza subita dall’economia dei due
Corpi sociali, incapaci d’altro che di reciproco cannibalismo.
La Città di Novara geme:
«[...] Quanti sono stati li danni, interessi, scapitamenti et usure, le somme di
denari in contanti necessitati a viva forza sborsare [...] diconlo i mercanti, per anco
creditori delle ben grosse dupplicate et redupplicate prestanze fatte da loro sotto
dubia speranza di futuro rimborso [...] diconlo molti Cittadini de i meno
consumati, con li censi contratti, li depositi confessati, li crediti della Città con suoi
debitori da grosse somme, sotto pretesto d’essere non ben liquidi, ridotti a basse
composte per prevalersi di quel poco contante; diconlo le entrate pubbliche a molto
minor prezzo in quei procinti affittate, per conseguirne anticipati fitti [...] et
finalmente diconlo li cambij che a grossi interessi si pagano.
[...] La Città è ridotta a tal miseria che non solo il pane, benché anco crudo,
non è sicuro il portarlo alli forni et da quelli riportarlo, non l’esporlo, non il
guardarlo ne i pristini».
131
Ma la descrizione che il Contado da di sé è altrettanto efficace:
«Le longhe ressidenze delli officiali maggiori, minori, gentil’huomini,
maestranze [...] centenara di cavalli limoneri et de carrettoni, loro impresario,
tenenti, officiali minori e servitù et ogni altra sorte di soldatesca et a piedi et a
cavallo spagnola italiana vallona svizzera alemanna polacca croata albanese,
che hora in grosse troppe, hora in squadroni volanti, hora in terzi interi, hora in
reggimenti uniti, hora in grossi convogli et a piè et a cavallo così nelle
marchiate come nelle spesse retirate delli eserciti, da sé medemi si scaricano a
dosso a miseri sudditi... che anco a quei medemi che ne hanno portato pondus
diei et aestus è possibile il pienamente raccontarlo».
Per le campagne valga anche questa descrizione di un trasferimento
militare:
«para ducentotredici de bovi per levare dalla Città di Pavia a Villa Nova del
Monferrato dieci cannoni d’artiglieria con suoi carri matti, casse et altri adrezzi;
et carra sessantasette, con para tre de bovi per carro, per levare dalla Città di
Novara et condurre come sopra quantità di palle di artiglieria et altre municioni
di guerra [1614]».
Rancio (per modo di dire) e case erme
Per il sostentamento delle truppe e dei convogli militari stanno precise
modalità di alloggiamento, stabilite dai Governatori:
«che li sudditi diano all’infanteria soldi 8 di soccorso al giorno per ciascun
soldato, et che diano per detti otto soldi 30 onze di pane, 18 di carne, et doj
boccali di vino per bocca. Et alla cavalleria si dia un quarto di scudo al giorno per
celata, et le vettovaglie, cioè pane vino carne fieno biade et paglia, a prezzo tale
che i soldati possano comprare quanto gli ne fa bisogno per meno del quarto di
scudo, et questo oltra gli utensilij legna et altre commodità che si sogliono dare
nelle Ville in simili alloggiamenti, cioè olio sale candele aceto et simili».
Le Città non vorrebbero che si oltrepassasse la quota dei 5 soldi per
fante e dei 14 reali al mese per celata, fissati per i presidî... e i Contadi
commentano con dispetto:
«non doversi pigliar norma dalla tassa delle hospitationi ordinarie nelle Città
e presidij, alla tassa delle straordinarie [accollate al rurale], perché à soldati
presidiarij si danno solamente le case hereme con utensilij et legna, et le
vittovaglie le comprano i soldati alla piazza al prezzo corrente; et nelle [nostre]
hospitationi straordinarie si danno le case con utensilij, et legna candele olio et
aceto senza pagamento, et di più le vittovaglie à bassissimo prezzo, cioè onze
30 di pane, 56 onze di vino, et 18 di carne per otto soldi che vagliono vinti; et
mancando la paga (il che accade quasi sempre) si dà da vivere à i soldati à tutte
spese delli hospitanti, per il quale vivere, con longhezza di tempo et con grande
spesa, si ricuperano dalla regia camera solamente otto soldi al giorno per fante
et soldi 23 per celata».
Ed inoltre si deve constatare che ben diversa è la disciplina del soldato
acquartierato nelle “case erme” di Città e il comportamento del soldato in
transito presso le comunità di campagna.
Da un verbale consiliare del 5 gennaio 1583 apprendiamo le misure
deliberate per ovviare in Città agli inconvenienti derivanti
dall’alloggiamento militare: mediante taglie mensili: per un ricavo di 600
lire, Giacomo Brusati, il J. U. D. Antonio Langhi, Marco Antonio Brusati
e Cesare della Porta devono – a loro arbitrio – provvedere all’acquisto ed
al restauro di case vuote e pericolanti a spese del Comune, de guastis et
domibus deruptis pro eis instaurandis pro hospitatione militum, et quae
domus acquirantur nomine comunitatis.
E questo va ad aggiungersi a quanto, nella topografia cittadina, già
viene utilizzato per la dislocazione di graduati e di soldati generici: vi si
accomodano, per diverso modulo di fabbricazione, le case nobili e quelle
“popolari”. Tra le 77 case affittate ai militari nel 1597 – per le quali la
Città ha “caricato” l’egualanza con pesantissimi indennizzi, superiori di
gran lunga all’andamento medio dei fitti, per l’ammontare di 12 741.14.8
lire – troviamo infatti in parrocchia di S. Eufemia, nella contrada
dell’Arbogna:
«la casa della Città hab.ta da soldati spagnoli, con lochi d’abasso n° 9 et di
sopra n° 20, con uno pozzo et corte;
apresso un altra casa della detta Città hab.ta parimente da soldati spagnoli, con
doi lochi d’abasso, con due camere di sopra, con pozzo et canepa sotto terra;
un altra casa della medema Città hab.ta da soldati spagnoli con lochi d’abasso
n° 15 et sopra n° 32, con corte et pozzo».
132
In parrocchia di S. Giacomo, nella contrada omonima:
«La casa della Città alias delle Horsoline, habitata da soldati spagnoli; lochi
d’abasso n° 5, con camere sette di sopra, con corte e pozzo;
un altra casa ivi appresso della Città habitata da soldati spagnoli, con tre lochi
d’abasso, computata la canepa; di s.a camere cinque, con una corte porticho et
pozzo».
Contigua è la casa posseduta dalla signora Aurelia Caccia ed in parte
dai preti della Congregazione, detta “il palazzo vecchio”, abitata da
spagnole «con lochi d’abasso n° 12 et camere di sopra n° 13»: sono le
donne cosiddette “impudiche”, paramilitari e regolarmente stipendiate
dall’esercito.
Vi si aggiunge il “palazzo novo della Città detto il Montriolo” abitato
da soldati spagnoli con 16 locali a pian terreno e 32 camere superiori con
corte e pozzo.
Queste le case erme, assai simili alle abitazioni degli “occasionali”,
sul tipo della casa del signor Pietro Maria Morbio in parrocchia di S.
Giacomo, in Montriolo:
«con lochi 16 d’abasso, con camere sette con li celi, et nove sotto li coppi;
corte et pozzo, habitata da diversi brazanti et tesitori et parte dal Sr.
Alessandro Cazza»,
Diversa, di tipo condominiale la casa
«dil signor Gio Maria Dusnotto sopra la piazza del Castello, con lochi
abitabili n° 3 et tre lochi per stalla, camere tra grande et piccole n° 8, con corte e
pozzo, dove vi habitano Gaspar Viola frutarolo, Gaspar Merlino sarto, Genesio
Verdina frutarolo, Ioseffo de Gaja cusante da sarto, et Giovanni milanese
brazante, et Ludovico Rota cusante da sarto, et Ventura vedua, Gio Antonio da
Fontané serviente per li soldati».
Di categoria immediatamente superiore, ubicate al centro e già di
rango; con diversa disposizione di interni, sono le case affidate ai
graduati; in parrocchia di S. Nicolao:
«la casa delli heredi dil Sr. Conte Gio Francesco Torniello, con diversi
alloggiamenti, canepa sotto terra, stalle, giardino, due corte, tenuta ad affitto dal
sig. Carlo Perone per la monitione de soldati»;
in parrocchia di S. Gaudenzio-intus, nella contrada omonima:
«la casa della S.ra Laura Nazara, dove vi abita un Alfier spagnolo, con lochi 5
d’abasso et camere 5, et uno solarone sotto li coppi, con corte et pozzo»:
in parrocchia di S. Pietro sopra il corso:
«la casa dil Sr. Fabricio Avogadro altre volte hab.ta da un Cap.no spagnolo
con sala cucina saletta dispensa canepa sotto terra botegha et stalla con camere
cinque et uno solaro et una logia con un portico d’abasso pozzo et corte»;
per concludere con la più insigne casa da Nobile, situata sulla contrada
di S. Pietro, appartenente agli eredi del sig. Camillo Caccia,
«abitata dal Sr. Capitano Pietro Frasneda spagnolo, con due cortili, giardino,
sala, cucina, camere a pianoterra, dispensa, stalla, cantina sotto terra, con suoi
superiori».
Anche ammesso che si tenti di sopperire mediante raccolta o
“magazzeno” di derrate in modo da dare al soldato viveri in misura
sufficiente, senza per altro superare il suo “soldo”, ciò non toglie che il
tutto si risolva in immancabili passività.
Nel passato, quando si usava ripartire le spese tra le Ville di uno stesso
Contado, si giungeva a compensazioni bastanti,
«ma hora si tratta fra città, che non alloggiano soldati straordinari, o almeno
non alloggiano la loro porzione, et Ville che sempre alloggiano, di modo che la
conditione non è uguale, ma si deve pagare la contributione di tal perdita et non
lasciare in danno quel luogo che alloggia».
È consuetudine, o meglio necessità, che ogni Terra, il primo giorno
dell’alloggiamento, dia da mangiare al soldato a proprie spese; perciò il
Magistrato ha provveduto che l’acconto da dare alla Villa per tal primo
giorno sia di soldi 12 per fante, come anche per tutti quei giorni in cui,
mancando la paga, il soldato vive a spese dell’alloggiante.
Tale disposizione viene contestata perché eccessiva e pregiudizievole,
là ove dice che «per le spesse mutazioni delle compagnie che vanno in
diverse terre», con conseguente moltiplicarsi fuori misura di tali “primi
giorni”, occorre limitarsi a conteggiare quella prima giornata, in quella
prima Terra, ove un contingente militare va ad alloggiare, escludendo i
passaggi successivi in altre località di quella Terra; le quali località,
eventualmente avvisate in anticipo, troverebbero certamente modo di
procurarsi tempestivamente il loro “magazzeno”, con conseguente minor
spesa. In teoria tale proposta ha una sua validità, ma urta, nella pratica, con
una serie di inconvenienti (che ci delineano al vivo come sia fastidioso alle
comunità l’impatto con i soldati in transito); dice il Contado:
133
«le terre non si avisano et molto meno si possono a tempo avisare ne i
transiti, et quando bene s’avisassero un giorno inanti, questo no bastaria perché
non potriano a tempo preparare i magazeni, et se pur anco si preparassero, non
giovariano per due cause, l’una perché i soldati arrivano al luogo
dell’alloggiamento à la mattina à desinare, à la sera à cena, et subito gionti
vogliono mangiare; nel qual caso, non essendo concertati i prezzi delle
vettovaglie fra il capitano et deputati della terra col mezzo del commissario,
conforme agli ordini, non possono né vogliono i soldati vivere al magazeno.
Et quando non vi fosse mai altro, i capitani non s’accordano così presto nei
prezzi dei magazeni, et il più delle volte passano doi tre giorni prima che si
possi far il concerto; l’altra è perché anco quando cessasse tutto il suddetto, non
havendo i soldati denari da comprare le robbe al magazeno, non possono le
Ville preparargli così presto il soccorso; et se tutte le suddette cose occorrono
anco nelle Città istesse, ove, senza far magazeno, vi è piazza di vettovaglie,
molto più occorre nelle Ville...».
II provvedimento dei 12 soldi per il primo giorno va ponderato «a
favore di quei che alloggiano, i quali non patiscono solamente i dodeci
soldi, ma quaranta et più in di pasti...».
In media la passività per i “magazeni” grava annualmente sui Contadi
in ragione di 200 000 lire; e non torna gradito che il conte di Fuentes nel
1600 abbia esteso l’obbligo dei “magazeni” anche ai luoghi di presidio
«ove [invece] il soldato viveva consumando tutta la paga!»
La “gravezza dell’huomo d’arme” è una provocazione per l’onore
della Città
È inevitabile che con ostinata avversione il Contado si appigli ad ogni
cavillo pur di attenuare questo stato di cose. Altrettanto reagisce la Città,
da quando, per sentenza senatoriale nel 1574, si trova direttamente
coinvolta nella forzosa prestazione di “debito” d’alloggiamento a causa
dei beni stabili civili, chiamati ad intervenire nella ripartizione a fianco
dei terreni rurali in ragione di 37 e 1/2 pertiche ogni cento.
Non essendoci per i beni civili un’assegnazione specifica di quota
all’interno del “mensuale” rurale, a giudizio della Città siffatta sentenza
potrebbe provocare un’insopportabile ingerenza dei sindaci del Contado,
perché dichiarati competenti nella ripartizione del “debito d’egualanza”
anche per le suddette 37e 1/2 pertiche civili... Agli stessi competerebbe di
segnalare le inadempienze e perseguire i renitenti, riscuotere la porzione
di “credito d’egualanza”, in base ai conteggi compensativi tra le Province
fatti dalla ragioneria dello Stato:
«[Non è tollerabile] ch’ogni Villa habbi facoltà di collettare i terreni civili; il
che è presupporre autorità, superiorità , e giurisditione di esse Ville et de suoi
Anziani et Consoli, Contadini rozi di sangue et de costumi, sopra li Cittadini
nobili di animo; cosa troppo monstruosa et scandalosa et impossibile ad esser
sopportata, senza pericolo di perpetue risse et discordie sapendosi la natura de
Contadini quanto solia esser rigida et indiscreta se gli occorre ad havere alcuna
preheminenza et superiorità sopra il Cittadino nobile».
Il motivo per cui la Città contesta, lo si desume dal fatto che le egualanze
generali sono operate dallo Stato, che stabilisce debiti e crediti, appunto
rilevandoli dall’insieme dei dati provinciali forniti dai sindaci e raffrontati
tra loro: con una procedura, quindi, al di sopra e al di fuori del “maneggio”
dei singoli sindaci. Di conseguenza, una volta fissato il credito rurale, al
lordo , vanno detratti i 3/8 netti spettanti alle 37 e 1/2 pertiche civili per il
contributo da esse sostenuto nell’alloggiare, riscotibili direttamente dalla
Città presso la Tesoreria Generale; il restante – e solo questo – potrà essere
riscosso dai sindaci.
Se si ammettesse il contrario (la riscossione integrale del credito rurale da
parte dei sindaci) ciò equivarrebbe ad ammettere che le suddette pertiche
civili rientrano nella sfera di competenza rurale quasi fossero sottoposte agli
obblighi rurali (anziché puramente partecipanti): quasi un effettivo scorporo
dalla Città, tale per cui i sindaci potrebbero permettersi impunemente di
passare sotto silenzio il contributo delle pertiche civili alla spesa
d’alloggiamento; ciò sarebbe ancor più evidenziato se gli stessi potessero
riscuotere al lordo il credito spettante al rurale dall’egualanza generale. Si
avrebbe così per le 37 e 1/2 pertiche civili l’assurdo di un doppio loro
“debito” (con il civile, perché con esso sono “cottizzate” per via di estimo;
con il “rurale”, perché in esso amministrativamente incorporate) senza il
corrispettivo riconoscimento di un distinta capacità di credito.
Non si può ovviamente transigere al riguardo – esclama la Città –,
perché ciò sarebbe sommamente pregiudizievole, dal momento che si è
ottenuto di eseguire solo provvisionalmente l’obbligo gravante sulla metà
delle pertiche civili (ivi compresa l’ottava civile).
134
Con tale forma condizionata si è inteso arginare – in qualche modo –
il danno arrecato dagli alloggiamenti militari alle proprietà civili; danno
assai più intollerabile – dice la Città – di quanto non lo sia per i rurali,
Né le finanze rurali permettono che si perseguano penalmente i nobili
insolventi, nelle lunghe tortuosità processuali, delle quali essi sanno
avvalersi anche ad opera di magistrati ambigui.
«poiché detti rurali sostengono gli alloggiamenti de soldati et le spese di essi
in sol luogo, dove sono posti li loro beni et la loro habitatione. Hora li Civili et la
Nobiltà stessa, non più da Prencipi accarezzata, non più decoro delle Città
ammirata, non più base et sostegno delle Repubbliche riputata, hora (miseria
deploranda à nostri tempi et caso degno de essere commiserato da più barbari e
ferigni cuori) resta sottoposta ad essere maneggiata governata et comandata fino
dalli stessi rozzi più vili indisciplinati et indiscreti Vilani delli più infimi Villaggi
di questo Stato, essendo essi [Cittadini e Nobili] forzati per detta sentenza
sostenere gli attuali alloggiamenti et spese di essi in uno stesso tempo et nella
Città, per tutti li loro beni civili per essere con quella descritti, et nelle Ville dove
sono situati sotto la distribuzione et governo – cosa mostruosa – de Contadini) per
la metà delli stessi beni, già non più da Massari (come è notorio tutti destrutti) ma
si bene dalli stessi Padroni pagata...
Si aggionge à poveri Civili et alla miseranda Nobiltà l’essere essi necessitati
mantenere in uno stesso tempo in più luoghi più case aperte et fornite, là dove
occorre possedere benché picciola quantità di beni civili [...] altrimenti non lo
facendo [lo affermerà l’ordine del Conte de Fuentes, del 5 luglio 1605] sia in
facoltà delle Communità et Agenti loro di mandare quella portione de soldati,
che li tocca, all’hosteria, et non essendovi hosteria, s’alloggino in altre case a
tutte spese loro, della quantità delli quali danni et disturbo s’haverà da stare
senza altra replica alla fede dell’hoste o della persona che haverà cura di
alloggiarli».
Non limitandosi a confronti verbali, a più riprese i sindaci
riscuoteranno integralmente il credito dell’egualanza generale,
minacciando di convenire processualmente molti Cittadini renitenti ad
ospitare le truppe nelle loro case in Villa... sino a che il tribunale dei 5
delegati nel 1629 con ordine perentorio disporrà il sequestro presso la
Tesoreria Generale, delle somme dovute al Novarese in base
all’egualanza, ordinando che ogni documentazione relativa ad
alloggiamenti militari venga depositata dai sindaci presso il cancelliere
dell’egualanza, concedendo nello stesso tempo che la Città soprassieda al
proprio debito contributo di spesa militare sino a che non verrà chiarita la
vertenza col proprio Contado.
Alle tesi della Città, il Contado contrappone una serie di contestazioni
di fatto: l’eccessiva presenza di perticato civile, per lo più costituito dalle
terre migliori, finisce per convogliare le spese militari sul contribuente
più debole e meno fortunato.
Le inadempienze dei proprietari civili sono testimoniate dalle
“contente “ dei Commissari che disciplinano la distribuzione e la levata
degli alloggiamenti militari: tali dichiarazioni di effettivo stanziamento
di soldati sono tutte intestate alle comunità rurali, vengono consegnate
ai consoli ed inoltrate ai sindaci; e mai vi figurano prestazioni di
pertiche civili!...
135
Tav. I
A.S.M. Censo P.A. cart. 15 fase 6° - ff. 4-7 - Modo di far un sol prezzo a cadauna qualità di ciascuna città senza dividere a plebe et a squadre.
I modo accettato da Pavia
III modo della comunità
II modo accettato per Milano benché avesse prima accettato il terzo.
1.
2.
3a.
4.
5b.
6.
7a.
8.
9b.
10.
11a.
12.
13b.
Squadre e Corpi santi
Poste d'una pertica per instrumento
Prezzo delle poste senza l'eccessivo
Poste con le poste eccessive
Prezzo di dette poste
Poste dei comuni
Prezzo della pertica senza l'eccessivo
Poste dei comuni
Prezzo de una pertica del comune con l'eccessivo
Poste dei comuni
Prezzo della pertica de tutto il perticato et pretio con l'eccessivo
Poste dei comuni
Prezzo della pertica de tutto il perticato et pretio con l'eccessivo
ARATORIO
1
4 inf.
1ª sup.
2ª »
3ª »
4ª »
C. S.
I modo
III modo
2
3a
4
5b
6
222
269
147
115
191
29
973
2 762.10.–
5 050. 6. 1
1 829. 3. 8
2 000. 9.–
3 025.10. 8
630. 4. 7
15 298. 4.–
15.14. 6
227
281
158
117
194
29
1006
2 863. 3. 6
5 351.17. 1
1 918. 2. 6
2 008.10. 6
3 036. 9. 8
630. 4. 7
15 808. 7.10
15.14. 3
15
9
18
18
17
1
78
37.10.–
67. 4.–
31. – .–
147. 3.–
240.15. 6
1
2
2
6
12
37.10.–
67. 4.–
31. – .–
444.11.–
240.15. 6
523.12. 6
24.18. 8
23
821. 0. 6
35.13.11
CANEVALE
4 inf.
1
1ª sup.
2
2ª »
2
3ª »
4
4ª »
12
21
7a
II modo
8
9b
10
11a
12
13b
178. 6. 9
131. –.–
216. 4. 9
255.17.11
242. 2. 5
21.14. 8
1 045. –.–
13. 8.–
15
9
18
18
17
1
78
181.16. 3
130.17. 3
209. 7. 7
254. 5. 6
239.17. 7
21.14. 8
1 037.18.10
13. 6. 2
15
9
18
18
17
1
78
164. 1. 6
124. 0. 5
207.15. 4
247. 5. 6
217.17. 8
17. 0.11
978. 1. 4
12.10.10
15
9
18
18
17
1
78
164.13. 8
122. 7. 9
202. 8. 4
246.15. 3
216.15. 5
17. 0.11
970. 1. 4
12. 8. 9
1
1
2
4
7
37.10.–
33.12.–
31. – .–
147. 3.–
158.18.–
1
1
2
5
7
37.10.–
33.12
31. – .–
295.17.–
158.10.–
1
1
2
4
7
37.10.–
33.12.–
31. – .–
147. 3.–
158.10.–
1
1
2
5
7
37.10.–
33.12.–
31. – .–
297.19. 8
158.11.–
15
407.15.–
27. 3. 8
16
556. 9.–
34.15. 7
15
407.16.–
27. 3. 9
16
558.12. 8
34.18. 4
xxxxxxxx xxxxxx xxxxxx xxxxxx xxxxxx xxxxxx xxxxxx xxxxxx xxxxxx xxxxxx xxxxxx x
136
aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
I modo
III modo
II modo
CANEVALE INCULTO
1
2
3a
4
5b
6
7a
8
9b
10
11a
12
13b
2ª sup.
22.–
1
22.–
1
22.–
1
22.–
1
22.–
1
22.–
1. 4.–
8. –.–
1
2
1. 4.–
47. 5.–
1
1
1. 4.–
8. –.–
1
2
1. 4.–
47. 5.–
1
1
1. 4.–
8. –.–
1
2
1. 4.–
47. 5.–
2
9. 4.–
4.12.–
3
48. 9.–
16. 3.–
2
9. 4.–
4.12.–
3
48. 9.–
16. 3.–
2
9. 4.–
4.12.–
3
48. 9.–
16. 3.–
1
4. 2. 6
1
4. 2. 6
1
4. 2. 6
1
4. 2. 6
1
4. 2. 6
1
4. 2. 6
79
42
30
43
43
16
1 161.11. 7
802. 5. 2
433.12. 9
1 289. 9.–
885. 0. 9
445.13.–
82
44
31
45
45
16
1 251. 9. 7
811.17. 2
436. 2. 9
1 307.19.–
893.16. 9
445.13.–
11
5
5
12
11
1
179. 3.
83. 8.
64. 0.
325. 9.
180.15.
28. 9.
6
6
1
6
6
7
11
5
6
12
12
1
191. 8. 7
81. 1. 1
67.10. 1
320.19.–
179.19. 5
28. 9. 7
11
5
5
12
11
1
189. 7. 1
79.18. 3
61.13.–
335.10. 8
178.10. 3
23. 7. 2
11
5
6
12
12
1
185. 4. 5
77. 6. 2
64. 3.–
328. 8. 1
179.16. 1
23. 7. 2
5 027.12. 3
19.17. 5
263
5 156.18. 3
19.12. 2
45
861. 6. 8
19. 2.10
47
869. 7. 9
18. 9.11
45
868. 6. 5
19. 5.11
47
858. 4.11
18. 5. 3
4. –.–
30. 4.–
19.19. 8
54.10. 8
6. 1. 2
1
4
4
9
4. –.–
30. 4.–
19.19. 8
54.10. 8
6. 1. 2
1
2
1
4
4. –.–
16. 1.–
4.19.11
25. 0.11
6. 5. 1
1
2
1
4
4. –.–
16. 1.–
4.19.11
25. 0.11
6. 5. 1
1
2
1
4
4. –.–
10.12. 8
4.10. 5
19. 3. 1
4.15. 9
1
2
1
4
4. –.–
10.12. 8
4.10. 5
19. 3. 1
4.15. 9
47.18.–
10.18.–
42. 8. 8
35. 2.–
136. 6. 8
5.13. 7
10
2
7
5
24
47.18.–
10.18.–
42. 8. 8
35. 2.–
136. 6. 8
5.13. 7
6
1
4
3
14
32. 3. 6
5. 9.–
20.13. 4
22. 1.–
80. 6.10
5.14. 9
6
1
4
3
14
32. 3. 6
5. 9.–
20.13. 4
22. 1.–
80. 6.10
5.14. 9
6
1
4
3
14
32. 3. 9
5.10.–
20.13. 4
21.15.–
80. 2. 1
5.14. 5
6
1
4
3
14
32. 3. 9
5.10.–
20.13. 4
21.15.–
80. 2. 1
5.14. 5
1
ARATORII INCULTI
1ª sup.
1
4ª »
1
RISATI
4ª sup.
AVIDATI
4ª inf.
1ª sup.
2ª »
3ª »
4ª »
C. S.
263
253
AVIDATI INCULTI
4ª inf.
1
1ª sup.
4
2ª »
4
9
BOSCHI
4ª inf.
1ª sup.
2ª »
4ª »
10
2
7
5
24
137
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
I modo
III modo
ORTI over GUASTI
1
2
3a
3ª sup.
1
20.–
ORTI
4ª inf.
1ª sup.
2ª »
3ª »
4ª »
11
4
2
–
–
425. 5.–
290. 4. 6
75. –.–
–
–
14
10
2
2
1
712. 5.–
1205. 4. 6
75. –.–
147.15.–
100. –.–
17
807. 9. 6
47.10.–
29
BRUGHIERA e BARAGGIA
1ª sup.
8
27. 9.–
4ª »
1
3.12.–
9
31. 1.–
3. 9.–
GIERBI
4ª inf.
1ª sup.
2ª »
3ª »
4ª »
SELVA
1ª inf.
8
9b
10
11a
12
13b
20.–
1
20.–
1
20.–
1
20.–
3
1
2
–
–
83. 9.–
72.11. 1
75. –.–
–
–
4
2
2
1
1
172.11. 4
189.13. 1
75. –.–
73.17. 6
100. –.–
3
1
2
–
–
79. 8. 1
72. –.–
75. –.–
–
–
4
2
2
1
1
2240. 4. 6
77. 5.–
6
231. 0. 1
38.10.–
10
611. 1.11
61. 2. 2
6
226. 8. 1
37.14. 8
10
590. 2. 9
59.16. 3
8
1
9
27. 9.–
3.12.–
31. 1.–
3. 9.–
5
1
6
10.14. 6
3.12.–
22. 6. 6
3.14.–
5
1
6
18.14. 6
3.12.–
22. 6. 6
3.14. 5
5
1
6
18.13. 4
3.12.–
22. 5. 4
3.14. 3
5
1
6
18.13. 4
3.12.–
22. 5. 4
3.14. 3
20.–
6
II modo
7a
1
5b
1
166.
147.
75.
109.
100.
4.–
–.–
–.–
–.–
–.–
1
3
1
5
1
11
5.19.–
14. 3.–
5.17. 6
34. 4.–
1. 8.–
62. 1. 6
5.12.10
1
3
1
5
1
11
5.19.–
14. 3.–
5.17. 6
34. 4.–
1. 8.–
62. 1. 6
5.12.10
1
3
1
3
1
9
5.19.–
14. 3.–
5.17. 6
18. 9.–
1. 8.–
46. 6. 6
5.12.11
1
3
1
3
1
9
5.19.–
14. 3.–
5.17. 6
18. 9.–
1. 8.–
46. 6. 6
5.12.11
1
3
1
3
1
9
5.19.–
14. 3.–
5.17. 6
17.19. 4
1. 8.–
45.16.10
5. 1.10
1
3
1
3
1
9
5.19.–
14. 3.–
5.17. 6
17.19. 4
1. 8.–
45.16.10
5. 1.10
4
15.17. 4
3.19. 4
4
15.17. 4
3.19. 4
3
10.10. 4
3.10. 1
3
10.10. 4
3.10. 1
3
10.11. 7
3.10. 6
3
10.11. 7
3.10. 6
4. 7.–
1
4. 7.–
1
4. 7.–
1
4. 7.–
1
4. 7.–
1
4. 7.–
33. 7.–
1
33. 7.–
1
33. 7.–
1
33. 7.–
1
33. 7.–
1
33. 7.–
TERRA INCULTA
1ª sup.
1
PIAGGIA
1ª sup.
4
1
AAAAAAAAAA
138
PIAGGIA co’ aradoro in fondo
1
2
3a
I modo
III modo
4
5b
6
7a
8
II modo
9b
10
11a
12
13b
1ª sup.
2
50.15.–
25. 7. 6
2
50.15.–
25. 7. 6
1
25. 7. 6
1
25. 7. 6
1
25.16. 8
1
25.16. 8
RONCO
3ª sup.
6
396. 9.–
66. 1. 6
7
523. 9.–
74.15. 7
2
144. 3.–
72. 1. 2
2
156. 8.11
78. 4. 6
2
146. 6. 6
73. 3. 3
2
159. 9.–
79.14. 6
1
100.–
–
1
100.–
–
–
1
100.–
AVIDATO ET RONCO
3ª sup.
–
–
–
XXXXXXXXXXXXXXXX
XXXXXXXX
139
Tav. II
1558 - Possedimenti di ordini Religiosi e Caritativi nel Contado Novarese
aratorio
prato non irriguo
prato
vigna
brughiera
bosco
orto
incolto
–
14
104. 7
118. 7
–
–
106. 7
106. 7
–
–
1 903
1 903
50.20
519
–
103.19
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
Frati di S. M. delle Grazie (Novara)
Fara
Lumellogno
Cameri
–
34
150.17
184.17
–
9
135
144
–
437
82
–
6 (canep)
8.16
14.16
pt.
7 343.14 =
20
272
2 245.15
2 537.14
pt.
1 192.15 =
268
1 013.13 =
5.20
156.12
30
–
38
115.13
20
16
30
300
711.21
–
–
21
8
–
–
–
–
–
–
29
–
130
–
–
60
9
–
–
–
8
207
–
5.12
–
–
4
16. 4
–
16
–
–
41.16
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
24
24
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
935.12 =
2.12
90
85
42
–
41
160
190.12
611
–
–
–
–
–
–
–
43
43
36
16
4
–
–
24
–
22
102
–
8
–
–
7
–
–
–
15
–
–
–
–
–
–
–
–
–
42
–
7
–
–
–
–
20
69
–
–
–
–
–
–
–
5.12
5.12
–
37
2 298
2 335
Frati (?) di Gattinara
Ghemme (alla Ferrera)
Frati di S. Pietro Martire (Novara)
Cavaglio
Carpignano
Fara
Monticello
S. Bernardino
Borgolavezzaro
Tornaco
Ponzana
Borgomanero
Granozzo
pt.
Frati di S. Nicola (Novara)
Mandello (S. M. d. Camolezza)
Cureggio (S. M. di Rama-Monteregio)
Cerano
Pernate
Ghemme
Cameriano
Lumellogno
Castellazzo (S. M. di Camodea)
pt.
–
70
–
–
–
–
20
–
90
aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
140
Frati di S. Gerolamo (Novara)
Ghemme
Pernate
Ponzana
Cameriano
Arbora
Umiliati di S. Maria (Borgoticino)
Borgoticino
aratorio
prato non irriguo
prato
vigna
brughiera
bosco
orto
–
–
–
–
–
–
34
–
–
–
8
42
–
–
16
–
–
16
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
4
–
–
–
–
4
–
–
–
–
–
–
38
132
24
6
48
pt.
730. – =
548
51
–
62
7
668
pt.
574. – =
155
Frati Francescani (Novara)
Casc. Rinalda
Ghemme
Sillavengo
Borgomanero
Lumellogno
Sillavengo
Terdobbiate
Cameriano
Casalvolone (Cp. di S. Biagio di Casaleggio)
pt. 555.16 =
40
–
2
–
32
2. 4
15
333
96
520. 4
(livellati x 12 mine di fr.)
6.12
–
–
–
–
6
(liv. x lib. 6)
–
–
–
–
–
–
–
–
23
6.12
29
83.12
87.12
incolto
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
Frati Francescani di Milano
Cureggio
178
–
146
16
–
–
4. 5
–
Monaci di S. Giovanni extra muros (Novara)
Cavaglio
Terdobbiate
Tornaco
Vespolate
pt.
293.20 =
–
–
28
97.12
125.12
4. 8
–
–
–
4. 8
–
100
–
–
100
–
–
28
36
64
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
Frati di S. M. d. Scaglia (ord. d. serviti) (Galliate)
Cameri
Galliate
Pernate
pt.
257. – =
28
185
8
221
–
–
–
–
–
–
–
–
–
7
–
7
–
–
29
–
29
–
–
–
–
–
–
pt.
344. 5 =
–
–
141
aratorio
Frati di S. M. d. Grazie (Vercelli)
Villata
prato non irriguo
prato
vigna
brughiera
bosco
orto
incolto
100
–
–
–
240. – =
60
–
80
–
pt.
227. 9 =
–
4.12
–
–
–
24
36.12
65
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
70
–
70
–
–
4. 9
–
–
–
–
4. 9
–
–
–
–
–
–
–
–
24
–
–
28
12
–
–
64
–
–
–
–
–
–
–
–
24
–
–
–
–
–
–
24
Frati (?) di Lenta
Villata
pt.
80. – =
–
80
–
–
–
–
–
–
Frati (?) di Cameri
Camiano
pt.
32. – =
8
–
–
24
–
–
–
–
Zoccolanti (Borgomanero)
Borgomanero
pt.
1. – =
1
–
–
–
–
–
–
–
983.22
136
–
12
140
52
1 323.22
–
–
12
–
–
–
12
56. 1
–
74
20
32
12
194. 1
142. 6
5
–
–
–
–
147. 6
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
139. 5
485
40
114
–
2
–
–
–
–
125.14
–
–
–
–
25. 1
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
132
–
–
–
–
5
–
–
–
–
–
–
–
256
778. 5
2
125.14
25. 1
–
132
5
256
pt.
Frati di S. M. d. Carmine (Novara)
Gionzana
Briona
Cavaglio
Agognate
Monticello
Ponzana
Cameriano
Monache di S. Barbara (Novara)
Cerano
Galliate
Sillavengo
Sozzago
Tornaco
Cameriano
pt. 1 739.17 =
Monache di S. Chiara (Novara) (Legnano)
Ghemme
Pernate
Ponzana
Cameriano
Arbora
pt. 1 323.20 =
20
42.12
–
–
–
–
62.12
142
aratorio
prato non irriguo
prato
vigna
brughiera
bosco
orto
incolto
Monache di S. Agata (Novara)
–
52.12
242. 2
50.12
–
66
192
104
28
–
–
–
–
18
–
–
25
–
–
5
10.21
–
–
–
40
–
–
–
–
50.10
–
–
–
16
8
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
70
–
–
–
–
29
48
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
pt. 1 055. 9 =
735. 2
43
55.21
74.10
–
147
–
–
pt.
165
–
86
148.19
152.17
552.12
–
–
3
–
–
3
204
–
–
51.23
–
255.23
–
12
2
4.18
6.23
25.17
–
–
–
5. 5
–
5. 5
18
–
–
4
–
22
–
–
–
–
–
–
12
–
5
–
–
17
635. – =
9
–
4
24
398
83
518
–
–
–
–
–
–
–
–
8
–
28.12
–
–
36.12
9
60
–
10.12
–
–
79.12
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
460.18 =
99. 1
16
169.12
–
284.13
80
–
–
–
80
8. 5
–
–
8
16. 5
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
8
–
8
–
–
–
–
–
Camiano
Borgoticino
Cerano
Carpignano
Gagnago
Galliate
Agognate
Isarno
Pernate
Monache di S. Bartolomeo (Momo)
Agnellengo
Cavaglietto
Vaprio
Momo
Momo
881. 9 =
Monache di S. M. Maddalena (Novara - b° S. Gaud.)
Fara
Agnellengo
Camerona
Cerano
Pernate
Lumellogno
pt.
Monache di S. Domenico (Novara)
Cavaglietto
Pernate
Sologno
Olengo
pt.
–
–
72
–
72
143
aratorio
prato non irriguo
prato
vigna
brughiera
bosco
orto
incolto
4
–
182
56
62
–
–
–
–
–
–
–
10
–
–
10
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
16
36
–
–
–
–
2
–
–
–
–
16 (risato)
–
–
394. – =
304
–
10
10
–
52
2
16
315.17 =
57.12
46
164. 3
267.15
–
28
–
28
–
–
1.16
1.16
–
8
4. 3
12. 3
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
72.12
–
72.12
–
–
–
14
–
14
–
–
–
–
316. – =
181.12
48
229.12
12
20
–
81
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
28
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
Monache di S. Antonio (o di S. Agostino Novara)
Ghemme
Agognate
Mosezzo
Tornaco
Borgolavezzaro
pt.
a
Monache di S. M. Maddalena (Momo)
Alzate
Castelletto (Momo)
Momo
pt.
–
–
6. 7
6. 7
Monache di S. Bartolomeo (Cerano)
Cerano
Sozzago
pt.
–
Monache di S. Cristoforo
Agognate
Mosezzo
Granozzo
Cameriano
pt.
141 .– =
113
–
–
28
–
–
–
–
pt.
137.21 =
–
–
–
–
–
129. 1
–
8.20
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
9
14
107. – =
22
62
84
9
14
Monache di S. Caterina (Lonate)
Cameri
Monache delle Caselle (Novara)
Pombia
Ponzana
pt.
144
aratorio
prato non irriguo
prato
vigna
brughiera
bosco
orto
incolto
48
–
–
–
–
–
–
–
34
3.12
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
37.12
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
16
–
–
–
–
–
–
3
–
–
–
–
–
–
–
16
58
–
–
–
–
Monache di S. Gerol. e S. Maria (Busto)
Cerano
pt.
48. – =
Monache di S. Spirito (Vercelli)
Casalvolone
Bolgaro
pt.
37.12 =
pt.
16. – =
Monache di S. Andrea (Gattinara)
Carpignano
–
Abbazia di S. Lorenzo extra muros (card. Farnese alias Rev. Giac. Fredelicio)
Cerano
Monticello (Mondurla)
Nibiola
Suno
Terdobbiate
Tornaco
Lumellogno
Vespolate
Olengo
pt.
3 623.– =
142.12
2 000
76.12
147
211
30
53
489
68
–
–
–
68
28
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
24
–
11
–
–
–
10
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
14
–
–
96
78
–
–
–
–
3 217
96
24
21
–
188
3
74
Abbazia di S. Silano di Romagnano (card. Medici)
Carpignano
Proh
Prato
Grignasco
Ghemme
Sillavengo
Romagnano
pt. 3 419.15 =
50
1 940
32. 2
31.12
131.13
30
313
–
160
–
10.12
–
8
–
–
–
84. 6
–
7
0.18
–
–
32
–
–
28
1
278.12
–
–
–
–
–
–
–
–
200
–
–
–
2
–
–
–
–
–
–
–
–
–
69
–
4.12
–
6
–
2 528. 3
178.12
92
339.12
–
202
–
79.12
145
aratorio
Commenda di S. Giov. d. Baraggia (cav. Gio Filippo Nibbia)
Agrate
22.14
Bogogno
14
Cavaglietto
293.21
Cameri
352.16
S. Giovanni
56.20
Romagnano
2
pt. 1 547. 2 =
741.21
prato non irriguo
prato
–
–
10. 8
38.18
148. 6
–
197. 8
–
63. 4
18.12
36.17
–
–
118. 9
–
–
8
–
6.15
2
16.15
–
–
–
–
88. 9
–
88. 9
–
142
58
12
–
212
–
48
12. 8
–
18
78. 8
–
17
–
–
–
17
–
32
–
–
–
32
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
16
24
–
–
–
–
–
184
–
–
–
184
Commenda di S. Giov. di Rodi (Comm. Gio Giac. Raschier de Cheri cav. Jerosolim.)
Castellazzo
5.12
–
Casaleggio
598
70
Ghemme (S. Genesio)
175. 6
–
Romagnano (S. Genesio)
22
–
Borgolavezzaro
134.22
–
pt. 1 345. – =
935.16
70
Abbazia di S. Nazzaro Sesia (card. Cesis)
Buzzoleto
Biandrate
Mandello
Olengo
pt.
823.12 =
–
10.12
13.12
486
547.12
pt. 4 286.21 =
1 174
36
59
62
41.12
32
–
–
27
630. 8
–
96
2 157.20
Carità S. Michele di Novara
Garbagna
Castellazzo (can.)
Landiona (can.)
Landiona (can.)
Mandello
Nibbiola
Pernate
Romagnano
Romentino (chier.)
Suno
Vicolungo
Casalbeltrame
–
–
–
–
–
14
35
16
37
–
–
–
–
–
534.19
12
–
648.19
–
–
6
62
68
264
–
58
28
8.12
–
–
–
–
161.16
–
16
536. 4
vigna
–
–
–
–
–
48
–
–
3
–
–
–
6
9
27.19
–
–
93.19
brughiera
–
–
–
–
–
–
–
–
–
60. 6
–
–
60. 6
bosco
orto
–
–
22. 7
–
183. 7
–
205.14
–
–
11. 6
2. 1
4. 6
–
17.13
18
–
28
–
–
–
–
–
–
257.11
–
12
315.11
30
–
–
–
–
–
120 (risato)
–
–
10. 7
–
–
160. 7
incolto
–
3
32.15
7. 7
118.11
–
161. 9
55
–
–
30
–
–
–
–
229. 7
–
–
314. 7
146
aratorio
prato non irriguo
prato
vigna
brughiera
bosco
orto
incolto
Ospedale d. Carità (Novara)
78.12
–
73
1 870.12
998.11
178
20
64
81
–
–
–
–
–
28
–
–
–
9
–
–
115
312.10
–
16
–
29
1.18
–
–
53.12
7.15
–
–
–
–
–
–
–
175.12
–
–
–
–
–
–
–
–
–
90.20
–
–
–
–
–
2
–
–
33.12
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
pt. 4 227.14 =
3 353.11
28
481.10
62.21
175.12
90.20
35.12
–
pt. 1 362. 3 =
34.14
–
–
–
–
–
–
1 327.13
861. – =
475.12
–
132
50
–
203.12
–
–
671. 4 =
4
–
–
–
4
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
36
–
–
36
–
–
–
–
–
–
–
33. 7
462
495. 7
–
–
–
–
–
13
–
–
122.21
135.21
342.18 =
122.12
25
147.12
–
–
70
8
12
20
–
–
17
–
–
32
–
–
–
117.12
–
117.12
Ghemme
Mosezzo
Monticello
Marangana
Inglesa
Granozzo
Olengo
Cameriano
Cerano
Misericordia di Milano
(?)
a
Osp. S. Dionigi di Cerano
Cerano
pt.
Ospedale di Milano
Borgoticino
Pombia
Bellinzago
Cameri
pt.
Ospedale S. Maddalena di Borgomanero
Borgomanero
Maggiate Inf.
pt.
57.18
–
57.18
Carità di S. Giov. Pellegrino (b° S. Agabio Novara)
Pernate
pt.
332. – =
332
–
–
–
–
–
–
–
pt.
298. – =
250
–
41
7
–
–
–
–
Osp. S. Andrea di Vercelli
Bolgaro
147
aratorio
prato non irriguo
prato
vigna
brughiera
bosco
orto
incolto
Osp. S. Lorenzo di Vercelli
pt.
201.12 =
185.12
–
16
–
–
–
–
–
pt.
Osp. S. Antonino (b° S. Agabio Novara)
199. 1 =
187
–
12. 1
–
–
–
–
–
196. – =
68
–
64
–
–
64
–
–
pt.
135.18 =
114
–
–
–
–
17.12
4. 6
–
pt.
129. – =
125
–
–
–
–
–
4
–
pt.
118.12 =
111
–
4
–
–
–
–
3.12
pt.
58. – =
42
–
–
14.12
–
–
1.12
–
pt.
94. – =
61
–
–
33
–
–
–
–
pt.
8. – =
8
–
–
–
–
–
–
–
pt.
8. – =
–
–
–
8
–
–
–
–
pt.
2. – =
–
–
–
–
–
–
–
2
Bolgaro
Osp. di Fasano di Vercelli
Bolgaro
Agognate
pt.
aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
aaaaaaaaa
Ospedale S. Giacomo e uniti di Galliate
Galliate
Ospedale S. Antonio di Bolgaro
Bolgaro
Ospedale S. Sereno di Biandrate
Biandrate
Ospedale S. Maria di Romagnano
Romagnano
Ospedale S. Spirito di Romagnano
Romagnano
Ospedale Carità di Biandrate
Vicolungo
Ospedale S. Bernardo di Borgolavezzaro
Borgolavezzaro
Ospedale S. Giovanni di Veruno
Veruno
aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
148
Tav. III
A.S.M. Censo P.A. cart. 15 fasc. 6° - ff. 4-7 - Modo di far un sol prezzo a cadauna qualità di ciascuna città senza dividere a plebe et a squadre.
PRATI CO’ ACQUA
1
2
4 inf.
in val
2ª sup.
3ª »
4ª »
PRATI
4 inf.
1ª sup.
2ª »
3ª »
4ª »
C. S.
I modo
3a
III modo
4
5b
6
7a
8
II modo
9b
10
11a
12
13b
20
1
5
1
17
44
401.14.10
3.15.–
73. 9.–
20. –.–
247. –.–
745.18.10
16.19. 1
20
1
5
1
18
45
401.14.10
3.15.–
73. 9.–
20. –.–
253. –.–
751.18.10
16.14. 2
4
1
4
1
6
16
80. 0. 3
3.15.–
56.16.–
20. –.–
91. 9. 8
252. 0.11
15.15. 1
4
9
4
1
6
16
80. 0. 3
3.15.–
56.16.–
20. –.–
89. 2.11
249.14. 2
15.12. 2
4
9
4
1
6
16
81. 0. 6
3.15.–
61. 5. 9
20. –.–
85. 7. 4
251. 8. 7
15.14. 3
4
9
4
1
6
16
81. 0. 6
3.15.–
61. 5. 9
20. –.–
84. 9. 8
250.10.11
15.13. 2
22
39
31
35
43
7
408.16. 2
672.13. 6
353.17. 5
444. 7. 2
540. 8. 3
110.16.–
22
44
32
38
46
7
408.16. 2
1 059.18.–
355. 8. 5
478. 7. 2
608.17. 3
110.16.–
7
6
9
12
11
1
104.15. 6
88.10.10
95. 5. 3
173.13.11
124. 8.10
15.16. 7
7
6
9
12
12
1
104.15. 6
96.15. 4
92.19.11
172. 4. 4
179. 4.10
15.16. 7
7
6
9
12
11
1
110. 8.10
83. 0. 7
94.14.10
168. 3. 7
123.16. 5
12.19. 7
7
6
9
12
12
1
110. 8.10
83.16. 9
89.16.11
167.10. 3
180.11.–
12.19. 7
177
2 530.18. 6
14. 6.–
189
3 022. 3.–
15.19.10
46
602.10.11
13. 2.–
47
661.16. 6
14. 1. 8
46
593. 3.16
12.17.10
47
648. 6. 2
13.15.10
45
189
234
751.18.10
3 022. 3.–
3 774. 1.10
16. 2. 7
16
46
62
252. 0.11
602.10.11
845.11.10
13.15. 8
16
47
63
249.14.12
661.16. 6
911.10. 8
14. 9. 5
16
46
62
251. 8. 7
593. 3.10
844.12. 5
13.12. 6
16
47
63
250.10.11
648. 6. 2
898.17. 1
14. 5. 4
PRATI ANTESCRITTI CONFUSI
44
745.18.10
177
2 530.18. 6
221
3 276.17. 4
14.16. 7
PRATI AVIDATI
4 inf.
2
31.14.–
1ª sup.
1
11. 2.–
3
42.16.–
14. 5. 4
2
1
31.14.–
11. 2.–
1
1
15.17.–
11. 2.–
1
1
15.17.–
11. 2.–
1
1
15. 6. 4
11. 2.–
1
1
15. 6. 4
11. 2.–
3
42.16.–
14. 5. 4
2
26.19.–
13. 9. 6
2
26.19.–
13. 9. 6
2
26. 8. 4
13. 4. 2
2
26. 8. 4
13. 4. 2
42.16.–
3 774. 1.10
3 816.17.10
16. 2. 1
2
62
64
26.19.–
854.11.10
881.10.10
13.15. 6
2
63
65
26.19.–
911.10. 8
938. 9. 8
14. 8. 9
2
62
64
UNIONE de li soprascritti prati con li prati avidati
3
42.16.–
3
221
3 276.17. 4
224
224
3 319.13. 4
237
14.16. 5
26. 8.
844.12.
871. 0.
27. 3.
4
5
9
9
2
63
65
26. 8.
898.17.
925. 5.
14. 4.
4
1
5
8
2
149
Tav. IV
A.S.M. Censo P.A. cart. 15 - 1° fasc.: Sistemazione - Valutazione dei fondi (1560-1564).
Pretio de li prati de tutte le sorte anche che se dicono con aqua, prati avidati et altre qualità
I modo
4 squadre de sotto
prati
prati avidati
prati co’ aqua
prati in val
III modo
22x18.11. 8
2x15.17.–
20x20. 1. 9
1x 3.15.–
45
846. – .–
18.16.–
45
846. – .–
18.16.–
13
204. 7. 9
15.14. 5
39x17. 5.–
1x11. 2.–
40
683.15. 6
17. 1. 11
45
1071. – .–
23.16.–
7
31x11. 8. 4
5x14.13. 9
36
427 6. 5
11.17. 5
37
428.17. 5
11.11.10
35x12.13.11
1x20. – .–
36
464. 7. 2
12.18.–
39
43x12.11. 4
17x14.15. 7
60
787. 8. 3
13. 2. 6
7x15.14. 7
7
224
II modo
13
204. 7. 9
15.14. 5
99.12.10
14. 4. 8
7
107.17. 4
15. 8. 2
13
152. 1. 3
11.13.11
13
498. 7. 2
12.15. 9
13
193.13.11
14.18.–
64
861.17. 3
13. 9. 4
17
110.16.–
15.16. 7
7
110.16.–
15.16. 7
3 319.13. 4
14.16. 3
237
3 816.17.10
16. 2. 1
13
219.10. 8
16. 3.11
13
210.10. 8
16. 3.11
7
94. 2. 7
13. 8.11
7
98. 1. 7
14. 0. 3
149.15.11
11.10. 6
13
156. 0. 7
12. – .–
13
151. 2. 8
11.12. 6
13
192. 4. 4
14.15. 9
13
188. 3. 7
14. 9. 6
13
187.10. 3
14. 8. 6
215.18. 6
12.14.–
18
268. 7. 9
14.18. 3
17
209. 3. 9
12. 6. 1
18
265. 0. 8
14.14. 6
1
15.16. 7
1
15.16. 7
1
12.19. 7
1
12.19. 7
64
881.10.10
13.15. 6
65
938. 9. 8
14. 8. 9
871. 0. 9
13.12. 2
65
923. 3. 3
14. 4. 8
1ª sq. de sopra
prati
prati avidati
2ª sq. de sopra
prati
prati co’ aqua
3ª sq. de sopra
prati
prati co’ aqua
4ª sq. de sopra
prati
prati co’ aqua
CORPI SANTI
prati
a
64
aaaaaaaa
150
Tav. V
A.S.M. Censo P.A. cart. 15 - 8° fasc.: Summario del valor de tutti li prati secondo la estimazione prima fatta, cioè gli adaquatori per sé, et li sutti da per sé
et arbitrati dove non hanno pretio. (ff. 160-161)
4 squadre de sotto
pra suti sortumosi
et liscosi (1/4 del pra)
pra suti liscosi et sortumosi
dreto la gogna (id)
pra suto in val
(id)
pt.
8 797. 5
I modo
III modo
II modo
40 870. 7. 3
4.12.11
6 367. 2. 3
id.
40 870. 7. 3
4.12.11
6 367. 2. 3
id.
32 916. 4. 4
3.14.10
5 127.19. 1
id.
32 916. 4. 4
3.14.10
5 127.19. 1
id.
34 712. 6. 4
3.18.11
5 407.15. 3
id.
34 712. 6. 4
3.18.11
5 407.15. 3
id.
1 461.10.–
id.
1 461.10.–
id.
1 177. 1. 4
id.
1 177. 1. 4
id.
1 241. 5.11
id.
1 241. 5.11
id.
5 081.23
2 915.18. 9
4. 6. 3
30 597.12. 4
6. – .–
18 739.14. 9
3.13. 9
20 416. 1.–
4. 0. 7
17 575. 2. 1
3. 9. 2
18 400.18. 6
3.12. 5
187.13
535. 5. 5
2.17. 1
520. 8. 6
2.15. 6
496. 4.–
2.12.11
484. 9. 8
2.11. 8
493. 1. 6
2.12. 7
468. 1. 5
2. 9. 8
2
3
3
1
16.17. 4
0.13.10
48 867.19. 7
2.15. 6
15.13. 6
0.13. 2
46 593. 6.11
2.12.11
15. 5. 8
0.12.11
45 492.14. 3
2.11. 8
15.11. 7
0.13. 1
46 299.16.10
2.12. 7
14.15.10
0.12. 5
43 951.10. 8
2. 9. 8
33 014.14. 2
3. 3. 6
1 009. 9. 6
0.15.10
32 745.15.–
3. 3.–
1 004. 3. 3
0.15. 9
37 607. 6.
3.12.
1 152.18.
0.18.
1
4
6
1
37 304. 0. 7
3.11. 9
1 147.12. 3
0.17.11
36 437. 9.10
3.10. 1
1 115.14. 8
0.17. 6
36 264. 3.10
3. 9. 9
1 110. 8. 5
0.17. 5
30.19. 6
3. 3. 6
737. – .–
31.12.–
3. 3.–
731. 3.11
35.14. 3
3.12. 4
839.10. 4
35. 8. 6
3.11. 9
832.15.–
34.12.–
3.10. 1
813. 8. 1
34. 8. 9
3. 9. 9
809.10. 9
55.11. 3
id.
52. 2. 6
id.
63. 5.10
id.
62.15. 8
id.
61. 6. 5
id.
61. 0. 7
id.
1 370.12
314.14
1ª squadra superiore
pra suto liscoso
et sortumoso (id)
2ª squadra superiore
pra suti
dreto al terdobio (id)
pra suto in colina
(1/4 del pra suto)
pra suto liscoso et sortumoso
(1/4 del pra)
23.16
17 610. 2
16.17.
0.14.
50 262. 2.
2.17.
3ª squadra superiore
pra suto
(id)
pra suti in costa et monte
(1/4 del pra suto)
pra suto in val
(1/4 del pra)
pra suto aboscato
dreto la gogna (id)
pra suto
(id) dreto la gogna
10 398. 8
1 275. 3
9.21
232. 3
17.12
151
aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
pt.
4ª squadra superiore
pra suto
(id)
I modo
III modo
II modo
15 538. 1
48 815. 7.–
3. 2.10
53 347. 5. 9
3. 8. 8
43 329.19. 4
2.16. 6
58 008.13. 9
3.14. 8
43 700.14.10
2.16. 4
50 461.17. 7
3.15. 3
1 180.19
4 673.19. 3
3.19. 2
4 673.19. 3
3.19. 2
4 673.19. 3
3.19. 2
.19. 3
3.19. 2
38 23.13.–
3. 4.11
3 823.13.–
3. 4.11
32. 7. 3
32. 7. 3
3 101. 4. 7
3.12. 5
Corpi Santi
pra suto
(id)
Differenza tra li Corpi Santi e Lomenogno
pra suti al basso (id)
9.–
Differenza tra la 1ª sq. sup. e Milano
pra suto et sortumoso
(1/4 del pra di 1ª sup.)
38.14.–
38.14.–
34.13.–
34.13.–
515. 2
2 221. 5.11
4. 6. 3
3 101. 4. 7
6. –.–
1 899. 7. 4
3.13. 9
2 075. 7. 1
4. 0, 7
2 221. 5.11
3. 9. 2
62 561.10
212 026. 3. 8
224 439. 7. 6
194 702.17.10
209 805. 0. 5
193 994.11. 6
207 904. 9.–
aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
Tav. VI
A.S.M. Censo P.A. cart. 15 - 8° fasc.: Pretij de li prati in diversi modi: summario del valor de tutti li prati secondo la estimazione prima fatta, cioè gli
adaquatori per sé, et li sutti da per sé et arbitrati dove non hanno pretio.
I modo
III modo
II modo
3ª squadra superiore
pra suto (1/4 del prato)
pt. 10 398. 8
prato
pt. 30 987.22
pra suto in costa et monte
(1/4 del p. suto)
pra suto in val
(1/4 del prato)
prato in val
prato suto aboscato
dreto la gogna (1/4 del prato)
pt. 1 275 . 3
x 3. 3. 6
33 014.14. 2
x 3. 3.–
32 754.15.–
x 3.12. 4
37 607. 6. 1
x 3.11. 9
37 304. 0. 7
x 3.10. 1
36 437. 9.10
x 3. 9. 9
36 364. 3.10
x 12.13.11
393 417. 8. 6
x 0.15.10
1 009. 9. 6
x 12.11. 9
390 060. 8.–
x 0.15. 9
1 004. 3. 3
x 14. 9. 6
448 550. 1.11
x 0.18. 1
1 152.18. 6
x 14. 7.–
444 676.12. 1
x 0.18.–
1 147.12. 3
x 14. 0. 4
434 347. 5.11
x 0.17. 6
1 115.14. 8
x 13.14.
432 539.13.
x 0.17.
1 110. 8.
2
9
5
5
x 3. 3.–
31.12.–
x 12.11. 9
324.13. 1
x 3.12.
35.14.
x 14. 9.
373. 6.
4
3
6
8
x 3.11. 9
35. 8. 6
x 14. 7.–
370. 2. 2
x 3.10. 1
34.12.–
x 14. 0. 4
361.10. 3
x 3. 9.
34. 8.
x 13.19.
360. 0.
9
9
2
1
pt.
9.21
pt.
25.19
x 3. 3. 6
30.19. 6
x 12.13.11
327. 8.11
pt.
232
x 3. 3. 6
737. –.–
x 3 . 3.–
731. 3.11
x 3.12. 1
839.10. 4
x 3.11. 9
832.15.–
x 3.10. 1
813. 8. 1
x 3. 9. 9
809.10. 9
17 .12
x 3. 3. 6
55.11. 3
x 3. 3.–
55. 2. 6
x 3.12. 1
63. 5.10
x 3.11. 9
62.15. 8
x 3.10. 1
61. 6. 2
x 3. 9. 9
61. 0. 7
pt. 42 946.16
428 592.11.10
424 961.17. 5
488 622. 3. 7
484 429. 6. 3
473 171. 7. 2
471 179. 6. 2
x 12.18.–
544 012. – .–
x 12.15. 9
549 180.10.–
x 14.18.–
629 905. 6. 8
x 14.15. 9
635 073.16. 8
x 14. 9. 6
621 653. – .–
x 14. 8. 6
619 505.13. 4
prato suto dreto la gogna (c.s.)
pt.
152
Tav. VII
A.S.M. Censo P.A. cart. 15 - 8° fasc.: Pretij de li prati in diversi modi. Novara, pretio de li prati de tutte le squadre con il perticato (pp. 55v.-56r.).
Estratto de tutti li prati di qualunque sorti come sono nel libro del valor, con il suo numero di pertiche et pretio del tutto, per poter far augmento se parirà
alli prati sutti, over far nuovo calcolo sopra tutta la somma del perticato d’essi prati secondo il pretio che s’è fatto, confusi tutti li pretij insieme.
I modo
Pert.
III modo
II modo
4 squadre de sotto
34 678. 5
498 319.18. 6
498 319.18. 6
401 353. 9. 2
401 353. 9. 2
423 152.15. 4
423 152.15. 4
9 269.11
94 150. 6. 4
131 464. 0. 6
80 540. 5. 2
87 939. 9.10
75 479.12. 2
79 067. 6. 6
34 722. 8
243 767.16. 1
237 147. 3. 7
225 974.11. 7
220 636.11. 7
224 691.19. 2
213 163.11.–
42 946.16
428 592.11.10
424 961.17. 9
488 622. 3. 7
484 429. 6. 3
473 171. 7. 2
471 179. 6. 2
43 645.11
402 031.17. 8
439 472.18. 6
361 293.18.10
477 863. 4. 6
360 143. 8. 1
481 361. 7. 8
9 715.16
139 873.18. 6
139 873.18. 6
139 873.18. 6
139 873.18. 6
114 725. 0. 6
114 725. 0. 6
188.22
3 134. 0. 3
3 134. 0. 3
2 805. 7. 4
2 805. 7. 4
2 619. 8. 1
2 619. 8. 1
515. 2
2 221. 5.11
3 104. 4. 7
1 899. 7. 4
2 075. 7. 1
2 221. 5. 1
3 101. 4. 7
175 681.19
1 812 091.15.11
1 877 475. 2. 9
1 702 363. 1. 6
1 816 976.14. 3
1 676 204.16.10
1 788369.19.10
1ª sq. de sopra
2ª sq. de sopra
3ª sq. de sopra
4ª sq. de sopra
corpi santi
differenze col contado
differenze con Milano
AAAAAAAAAAAAAAAAAAA
153
Tav. VIII
A.S.M. Censo P.A. cart. 15 - 8° fasc.: Pretij de li prati in diversi modi: summario del valor de li prati confusi insieme tutti li pretij squadra per squadra de
tutte le Città. Novara. (pp. 80v.-81r.)
I modo
Pert.
4 squadre de sotto
III modo
II modo
34 678. 5
x 18.16
651 950. 6. 4
x 18.16
651 950. 6. 4
x 18.14. 5
545 170. 6. 8
x 18.14. 5
545 170. 6. 8
x 16. 3.11
561 642. 9. 8
x 16. 3.11
561 642. 9. 8
9 269.11
x 17. 1.11
158. 2. 4
x 23.16.–
220 613. 2. 2
x 14. 4. 8
131 935. 5.10
x 15. 8. 2
142 826.18. 1
x 13. 8. 1
124 635.11.11
x 14. 0. 3
129 888. 5. 8
34 722. 8
x 11.17. 5
412 183. 0. 8
x 11.11.10
402 489.14. 4
x 11.13.11
406 106.12. 6
x 11.10. 6
400 174.17.10
x 12. – .–
416 668. – .–
x 11.12. 6
403 647. 2. 6
42 946.16
x 12.18.–
544012. – .–
x 12.15. 9
549 180.10.–
x 14.18.–
629905. 6. 8
x 14.15. 9
635 073.16. 8
x 14. 9. 6
621 653. – .–
x 14. 8. 6
619 505.13. 4
43 645.11
x 13. 2. 6
572 846.12.10
x 13. 9. 4
587 758.16. 9
x 12.14.–
554 297. 6. 5
x 14.18. 3
650 862.18.–
x 12. 6. 1
537 020.19.11
x 14.14. 6
642 679. 7. 6
9 715.16
x 15.16. 7
153 790.18. 2
x 15.16. 7
153 790.18. 2
x 15.16. 7
153 790.18. 2
x 15.16. 7
153 790.18. 2
x 12.19. 7
126 101. 5. 2
x 12.19. 7
126 101. 5. 2
188.22
x 17. 6. 3
3 270.12. 5
x 17. 6. 3
3 270.12. 5
x 15.15. 6
3 080. 3. 2
x 15.15. 6
3 080. 3. 2
x 14.11. 9
2 755.16. 5
x 14.11. 9
2 755.16. 5
515. 2
x 17. 1.11
8 805.15. 7
x 23.16.–
12 258.19. 8
x 14. 4. 8
7 331. 7. 1
x 15. 8. 2
7 936.11. 6
x 13. 8.11
6 925.14. 6
x 14. – .–
7 217.12. 1
175 681.19
2 505 328. 8. 4
2 581 312.19.10
431 617. 6. 6
2 538 916.10. 1
2 397 402.17. 7
2 493 437.12. 4
1ª sq. de sopra
2ª sq. de sopra
3ª sq. de sopra
4ª sq. de sopra
corpi santi
differenze col contado
differenze con Milano
aaaaaaaaa
154
Tav. IX
ASM. Censo P. A. cart. 15 – 8° fasc. Summario de quello importa tutte le sorti de prati secondo li pretij et arbitramenti prima fatti, fatto a squadra per
squadra e poi unito a città per città. Novara (pp. l38v.-l39r.; 170v.-171r.).
Summario de li pretij di tutti li prati del stado de Milano, a questo modo, cioè: la prima parte, s’è tutto el perticato di quella città di ogni sorte de
prati; et la seconda, s’è il pretio fatto sopra le poste da instrom/ al modo proposto per Pavia, lasciato li pretij excessivi, separato però le qualità
secondo la regula, et apretiato li ad.qri da per sé et li altri da per sé, et arbitrato dove non è pretio, secondo l’ordine di sua ecc.za, intitulato primo
modo. La terza parte, s’è il pretio medemo d’essi prati come di sopra, però incluso li pretij excessivi omissi nella seconda parte. La quarta parte, s’è
il pretio al modo de la Camera, del pretio de una pertica, per comune, senza excessivo. La quinta parte, il medemo pretio con lo excessivo. La sesta,
s’è il pretio al modo di Milano, cioè calculato insieme a comune per comune tutto il pretio de le vendite et repartito sopra il perticato venduto, et
tolto il pretio de una pertica per comune similmente senza excessivo. La settima, il medemo pretio con l’excessivo.
Abasso sotto a ciascuna d’esse parte se glie posto uno augmento per fare alli prati arbitrati, cioè si come li sutti dove non è pretio se sono posti un
quarto de l’adaquatorio, hora se gli agionge un altro quarto che viene essere la mittà dell’adaquatorio, et al monte si come li adaquatori non
essendogli instrom/ se arbitravano un quarto del adaquatorio al piano, et li sutti un quarto del suto al piano, hora se gli agionge un altro quarto a l’una
et l’altra qualità in monte, che fa la mittà del pretio del piano.
L’altra parte che siegue separata sotto a li detti prativi, s’è il pretio de detti prati uniti insieme, et similmente unito et confuso insieme tutti li pretii
anchora che dicessero con ragione d’acqua, liscosi, padulosi et di qualunque sorte, pretio, a squadra per squadra, secondo la prima divisione di pretio,
et redutti qua uniti a città per città.
In tutte le sudette parti non è compreso le terre in differenza con altri stadi, né quelle che non sono solite a contribuire.
I modo
Primo pretio
(pt. 175.681.19)
aumento
pretio confuso
(pt. 175.681.19)
III modo
II modo
1 812 091.15.11
212 026. 3. 8
1 877 475. 2. 9
224 439. 7. 6
1 702 363. 1. 6
194 702.17.10
1 816 976.14. 3
209 865. 0. 5
1 676 204.16.10
193 994.11. 6
1 788 369.19.10
207 904. 9.–
2 024 117.19. 7
2 101 914.10. 3
1 897 065.19. 4
2 020 781.14. 8
1 870 199. 8. 4
1 996274. 8.10
2 505 328. 8.–
2 581 312.19.10
2 431 617. 6. 6
2 538 916.10. 1
2 397 402.17. 7
2 493 43712. 4
155