Carlo_V_-_Prima_e_Seconda_parte
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Carlo_V_-_Prima_e_Seconda_parte
0 AGLI ALBORI DELLA BUROCRAZIA FISCALE IL CENSIMENTO DI CARLO V NELLA PROVINCIA DI NOVARA Prima parte Antefatto: la problematica del domicilio fiscale L’8 giugno 1345 l’arcivescovo Giovanni Visconti e il fratello Luchino, con decreto ducale esteso a tutto il Dominio di Milano, stabiliscono che gli introiti fiscali spettino alla località d’origine e d’abitazione del cittadino contribuente, non alla località ove i beni stabili siano situati. Esemplificando: I. a) se il “cittadino” possiede i propri beni nella stessa città (e distretto) in cui abita e di cui è originario, a b) se il “cittadino” possiede i propri beni in una città (e distretto) diversa da quella in cui abita originariamente o in cui risiede di continuo nell’inverno o in cui conta per il futuro di abitarvi con continuità, in questi due casi deve sottostare ai carichi fiscali imposti ed imponibili nel luogo di residenza originaria o continua. II. iSe il “cittadino” non ha possedimenti nel luogo di cittadinanza originaria, bensì nella città (e territorio) ove abita di continuo: in tal caso paga nel luogo ove risiede per tutto l’inverno. III.aaSe il “cittadino” abita fuori dalla città (e territorio) d’origine, ove possiede beni propri, ed altri ancora ne possiede nel luogo di attuale continua residenza: è tenuto a contribuire ai carichi fiscali di entrambe le località. IV.a Se il “cittadino” abita fuori dalla città (e territorio) d’origine, e possiede beni stabili esclusivamente in suddetto luogo d’origine: lì dovrà pagare i propri contributi. Siffatto decreto intende tutelare quei cittadini milanesi, possessori di a beni stabili situati fuori del Ducato, e censiti con la città di Milano, e che per ciò rifiutano – per le loro possessioni – aggiunte di carico fiscale da parte di altre Città. Parimenti ci si premunisce contro eventuali simili recriminazioni da parte di “foresi” che posseggono beni stabili entro il Ducato. È di opposto indirizzo uno Statuto di Cremona del 1380 alla rubrica Quod omnia bona immobilia sint obligata pro oneribus, taleis […] impositis et de caetero imponendis per Commune Cremonae (imposte presenti e future del Comune di Cremona sui beni immobili) con le precisazioni del cap. 457: De bonis quae habent forenses in districtu Cremonae aestimandis: item statutum est, quod forenses non subditis iurisdictioni Communis Cremonae possint aestimari pro bonis quae habent in Civitate, vel districtu Cremonae, et solvere teneantur hoc modo, videlicet… (Estimo dei beni foresi per il distretto di Cremona: si è stabilito che si possa procedere all’estimo dei beni stabili nella città e distretto di Cremona posseduti da foresi non sottoposti alla giurisdizione di detto Comune con conseguente obbligo fiscale) pagando al rurale per i beni acquistati ed estimati in una comunità rurale, versando “al civile” per beni comunque pervenuti da nobili. Il duca di Milano Conte di Virtù, vicario generale imperiale, il 9 luglio 1387, ordina al podestà di Milano che suddetto decreto venga inserito negli statuti di Lodi, e più ancora istud decretum locum habere volumus quando fiet novum aestimum, et quando factum fuerit in iurisdictione tua. (disponiamo che tale decreto entri in vigore all’effezione dell’estimo e dal giorno in cui sarà operante nella tua giurisdizione) 1 Però con lettera del 31 marzo 1389 inviata al tribunale di provvisione compilata circa refectionem aestimi nostrae civitatis Mediolani ordina: […] quod omnes et singuli cives Mediolani habentes possessiones vel bona immobilia in Civitatibus et districtibus Cumarum et Laudae seu in aliquo vel aliqua ex eis, extimentur etiam pro ipsis eorum bonis in dicto extimo, sicut et quemadmodum observatum est a quadraginta annis citra, vel pro majori parte dictorum annorum. (che ogni singolo cittadino di Milano possessore di beni immobili nelle città e distretti di Como e Lodi sia inserito nell’estimo della città di Milano secondo la prassi invalsa da circa 40 anni) Ma il 10 d’agosto 1389, con rapida inversione di rotta, lo stesso Conte di Virtù ripristina l’editto del 1345 per i possessori fondiari di Milano, Lodi e Como. Per Novara una chiara ordinanza del duca Filippo Maria Visconti il 17 ottobre 1433 stabilisce che tutti i possessori di beni immobili situati nella Città, distretto (o vescovato) – eccettuati gli ecclesiastici – siano tenuti a sostenerne le gravezze imposte; qualora essi non rientrino sotto la giurisdizione di Novara, si operi nei confronti dei loro massari e lavoranti; mancando i quali, si proceda al sequestro dei beni. Nella stessa lettera, il duca dispone la riforma dell’estimo, quale misura unica ed insostituibile per ovviare alla disparità di trattamento fiscale, pregiudizievole nell’eventualità di ulteriori richieste di sussidi da parte dello Stato: per inventarium faciendum, cum vera, recta, et legali descriptione et extimatione bonorum mobilium et immobilium, iurium et facultatum cuiuslibet. (secondo una inventariazione operata con fedele e legale descrizione e stima dei beni mobili ed immobili, dei diritti acquisiti da ciascuno) Si otterrà: quod homines merito se liberalissime exhibeant ad supportationem cuiuscumque sumptus et oneris pro deffensione nostri status et ipsorum quiete (Si otterrà che ognuno acconsentirà ragionevolmente alle esazioni fiscali perché ordinate alla difesa dello stato e del cittadino) se saranno garantiti che: de coetero, propter iustitiam et aequalitatem servandam, onera sortiantur imponantur et solvantur per solidum et libram, ut qui plus habet, plus solvat; et quod cuilibet, imminente necessitate, onus indicetur secundum potentiam et conditionem facultatum suarum. (per altro, gli oneri fiscali, con criterio di giustizia distributiva, saranno indicizzati sulle disponibilità e sull’avere di ciascun cittadino; di modo che in situazione di emergenza il carico fiscale risulti rapportato alla effettiva capacità contributiva del singolo) Ne conseguirebbero due apprezzabili vantaggi: quod obviabitur ineptis indistinctis et insuportabilibus extorsionibus exactorum […] et cessabunt etiam imprestita, quae propter inaequalitatem et retardatus solutiones opportebat nos non sine maxima animi displicentia, a subditis nostris requirere. (saranno evitate le procedute vessatorie degli esattori… cesseranno anche i prestiti dello stato che, nonostante l’esorbitanza per morosità, con vivo rincrescimento eravamo costretti ad esigere dai nostri sudditi) Le disposizioni, alle quali ottemperare, sono minuziose ed affidate a uomini di provata capacità: super quibus ordinibus et statutorum capitulis elegimus, constituimus et deputamus Commissarios et provisores Nobiles et sapientes viros Gabrielem de Capodeferro et Ludovicum de Sabinis Magistros Intratarum nostrarum nec non D.num Pacinum de Perusio legum Doctorem et Vicarium nostrum Generalem […] Item statutum est quod omnes et singulae terrae, possessiones, sedimina, et omnia alia singula bona immobilia existentia in Civitate Novariae et eius districtus, vel episcopatu, quae tempore huius inventarij non sint vel reperiantur esse ecclesiastica, vel ad cultum ecclesiasticum, aut hospitalium deputata et appropriata, sint et esse intellegantur obligata et obnoxia perpetuo ad sustinendum onera communis et factionis communitatis Novar. [etc.]. (per l’esecuzione di queste ordinanze abbiamo nominato quali commissari e provvisori i nobili e saggi Gabriele Capodiferro e Ludovico de Sabinis ministri delle finanze, e il sig. avvocato e nostro vicario generale Pacino de Perussio, così pure si è stabilito terra, podere, sedime ed ogni altro bene immobile esistente nella città e nel distretto o episcopato di Novara, ad eccezione dei beni ecclesiastici o destinati al culto o alla carità ospedaliera, siano in perpetuo contribuenti agli oneri della città e dei governanti di Novara) È evidentemente prevalsa una linea di condotta instaurata da Galeazzo Maria Visconti, che il 7 aprile 1421, nell’approvare un capitolo degli statuti di Lodi in base al quale i possessori di beni stabili soggetti alla giurisdizione della Città devono farne notificazione scritta, appone la riserva che detto dispositivo non sia applicato ai cittadini milanesi possidenti, tranne de praesenti siano estimati con Lodi perché ivi residenti o esercitanti mestiere; in tal caso siano tassati alla pari degli altri cittadini. 2 Interrompe ogni perplessità giuridico-amministrativa la Reformatio facta in anno 1524 (14 maggio), il nuovo libro del catasto della città di Milano. Raccolti per “porta” e per “parrocchia”, vi sono registrati tutti i possessori di beni stabili, situati sia nel Ducato che altrove nello Stato (Lodi, Pavia, Cremona, Como, Vigevano, Novara). Ne chiarisce la portata una dichiarazione dei sindaci preposti a detta “refezione d’estimo” dell’8 aprile 1525, in cui si afferma che ogni nominativo censito e tassato con la città di Milano, per beni compresi nel Ducato o nel Dominio, è esente – e deve esserlo – da qualsivoglia contribuzione imposta da altre Città. Con pari perentorietà si esprime il senato milanese, ribadendo il 4 maggio 1527 che tutti gli estimati iscritti nel catasto del 1524 devono concorrere alle contribuzioni ordinarie e straordinarie con Milano, ivi comprese anche le attuali spese d’alloggiamento in città dell’esercito cesareo, cum quicumque in loco originis maxime quando in eo census est onera subire teneatur nec ea declinare possint eo quod habitationem transtulerint, praecipue cum onus impositum patrimonio sit. (ogni cittadino censito nella località d’origine ne è contribuente né lo esime il fatto d’essersi trasferito altrove, segnatamente se la quota fiscale è riferita al suo patrimonio) L’imperatore, con sue lettere del 9 maggio 1527, comprova la decisione del senato e la trasmette al vicario di provvisione perché la renda esecutiva. Dal 19 giugno 1526 l’esercito è acquartierato in città, con crescente spesa e disagio per i residenti; s’aggiunge il malumore dei cittadini dimoranti in Villa, che, col favore delle leggi municipali e di un precedente decreto emanato dai prefetti dell’estimo, ricusano di contribuire con Milano, avendo già sopportato tali spese d’alloggiamento con le Terre e Ville; chi risiede in città replica che unica per tutti deve essere e la fortuna e la patria: la Città ha già subito, nell’immediato passato, la iattura di saccheggi e di distruzioni di terre e case possedute all’esterno. Ma gli amministratori delle Ville non demordono, pur di coprire le spese militari di loro competenza: subastano beni e mettono all’asta i frutti di quanti rifiutano di contribuire alle imposte locali; fintanto che il senato, nel 1527, si sente forzato ed interviene sia contro cittadini contumaci ed inosservanti, refrattari a pagare con Milano, sia contro i soprusi delle autorità delle Ville che vorrebbero costringere a immotivate contribuzioni chi è già “catastato” con Milano. Il libro d’estimo della città di Milano del 1524 è la base discriminante, nella lunga serie di interventi magistrali, per la tutela dei propri cittadini importunati dalle altre Città a causa di beni stabili situati sui loro territori. Le generali continue e crescenti esazioni, intimate dall’esausto erario dello Stato, costringono alla ricerca accanita di beni tassabili; le giurisdizioni territoriali si trasformano – per così dire – in riserve di caccia ove i salvacondotti fiscali sono sempre meno accetti. Inevitabile quindi per la “primazialità” milanese impostare una sistematica tutela dei propri averi “esterni”... Francesco II Sforza con decreto del 18 maggio 1530 ordina che non vengano molestati alcuni cittadini milanesi, né i loro massari, poiché ogni loro bene stabile posseduto fuori del Ducato sta descritto nel libro d’estimo del 1524 della città di Milano. Dal 1530 al 1535 sono frequenti gli interventi autorevoli, causati dal ripetersi di sequestri di beni ai danni di cittadini milanesi giudicati morosi da altre Città: si va così ufficializzando il criterio che sono tassabili altrove soltanto le proprietà acquistate fuori dal Ducato dopo la data del 1524. Esazioni forzose e carenza di strumenti fiscali In occasione del donativo di 100 000 scudi d’oro “del sole” imposto nel 1534 sui “focolari” dello Stato da Francesco II, viene comunicato a tutti i referendari delle varie Città di non conteggiare i cittadini milanesi che possiedano beni situati nelle loro rispettive giurisdizioni attenta habitatione eorum cum familia [per un anno effettivo] in Civitate Mediolani, et quod eorum bona erant aestimata anno 1524 in Civitate Mediolani, et ibi etiam onera persolverant. (considerato l’aver abitato con la famiglia [per un anno effettivo] nella Città di Milano, con beni descritti nell’estimo cittadino del 1524, e relativi versamenti fiscali effettuati in Milano) Sulla base di tali requisiti, il referendario di Novara deve esentare i milanesi Civate da ogni addebito fiscale con la Città. 3 La ripartizione del donativo viene fissata “grosso modo” assegnando i 2/5 alla provincia di Milano, 1/5 a Cremona, 1/5 a Pavia e Lodi, il restante alle altre province; non appare chiaro in base a quali criteri estimativi. Rimane così fissato uno schema sul quale vengono operate le successive assegnazioni, nel 1535, di una quota annua di 53 mila scudi dovuti dal duca a S. Maestà, e, nel 1538, i 20 mila scudi mensili proposti dal luogotenente generale Don Antonio de Leyva «per lo intertenimento dell’esercito di Cesarea Maestà unito a conservatione della quiete di esso stato». Ad ogni Città vien lasciato di escogitare i metodi più efficaci e meno dispendiosi per la sollecita raccolta delle somme dovute: è un comodo ricorso alle autonomie locali, sufficiente per innescare un lungo processo degenerativo nel tessuto sociale d’ogni provincia. I procuratori della città di Cremona concordano col duca Francesco II di versare la propria quota di donativo separatamente ed indipendentemente dal proprio Contado. In base a tale precedente viene autorizzato il presidente del senato Giacomo Filippo Sacco, quale procuratore del duca, a pattuire identica procedura con tutte le altre Città dello Stato. Milano e Cremona convenzionano con lui anche una serie di ritocchi all’esazione dei dazi, una tantum, per agevolare la riscossione della quota assegnata, col patto – a versamenti conclusi – di riportare tutto l’apparato delle imposte indirette in pristinum, come all’anno 1521. Milano ottiene anche la clausola additiva: et quod in futurum nullo unquam tempore [il Duca] imponet nec permittet imponi praefatae Communitati Mediolani et Ducatui, vel alicui eorum et hominibus, vel bonis ipsorum locorum aliqua onera personalia mixta nec realia [...] tam generaliter quam particulariter [...] salvo tamen, quod ad praedicta non teneatur in casu necessitatis procedentis ex bello aperto, quod directe et immediate moveretur contra Statum Excellentiae Suae, cui provideri aliter non posset per Excellentiam Suam. (sarà tassativamente evitato, per il futuro, di imporre al Comune e Ducato di Milano, o a qualsivoglia cittadino, oneri personali misti e reali, con procedura sia generale che particolare ... tranne in caso di necessità per guerra dichiaratamente mossa allo stato di S. E., nell’impossibilità di provvedere altrimenti) Il 22 marzo 1535, dunque, il Magistrato ordinario stabilisce le quote per la riscossione dei 53 000 scudi che annualmente il duca Francesco Sforza deve a Sua Maestà Cesarea; la ripartizione è condotta sul modello della precedente assegnazione dei 100 000 scudi di donativo: alla Comunità di Milano a Vigevano a Tortona ad Alessandria a Como a Novara a Lodi a Cremona a Pavia 109 555.16 lire imp. 2 889.14 » 6 524. 6. 6 » 14 691. 2 » 17 655. – » 17 655. – » 18 725. – » 62 381. – » 32 902.10 » Un primo segnale d’inquietudine è dato dal Contado di Lodi, il quale muove causa ai cittadini milanesi che vi possiedono beni stabili, perché essi pure concorrano al pagamento della quota dei 53 000 scudi. Il Magistrato ordinario dirime la vertenza chiedendo che «provisionalmente» detti cittadini paghino in proporzione dei beni da loro acquistati dall’anno 1524 in poi entro il Contado di Lodi. A creare ulteriore tensione nei bilanci delle Città giunge una nuova richiesta di sovvenzione per 20 000 scudi, destinati al sostentamento dell’esercito, avanzata dal governatore Don Antonio de Leyva. Con sue lettere del 26 marzo 1536 viene comunicato al Consiglio della Città che la quota spettante a Novara, calcolata come sempre sulla base della ripartizione dei 100 000 scudi da versare con rate mensili, è di scudi 1360 ½, pari a lire imp. 7 499.5. Nel peggiorato clima di guerra, i rapporti tra il Magistrato delle entrate dello Stato e gli organi amministrativi delle province si infittiscono, sempre più pressanti; vengono forzate le scadenze fiscali, ne risulta sovvertita la contabilità, si disciplinano duramente i contribuenti, si mobilitano astuzie ed ambascerie, tra nervosismo sgomento e disfattismo. Ai primi del gennaio 1537 viene letta in Consiglio decurionale una lettera inviata al podestà firmata da Presidente e Maestri delle entrate ordinarie: Egregie tamquam frater, queste servano per dirve che pagandone quella mag.ca Coità de le libre 2750 in quale è stata tassata per la suvvenzione generale ha da fare mensualmente in questo anno libre duo millia cinque cento trenta alli 15 del mese, che per il sopra più non li debiate dare molestia alchuna ne avante al detto termine, non ostante lordene data de pagare tal dinarij sia alli X de ogne mese. 4 Vi si discute sopra, satis atque satis: chi propone di “gridare” una taglia di 5 lire per staio di sale in modo tale che si giunga a riscuotere longe facilius d’un colpo solo la somma occorrente per il versamento richiesto; chi teme le murmurationes, tollendas mediante il ricorso ad una prima pesante riscossione per i mesi trascorsi di dicembre e gennaio, da temperarsi subito con una successiva taglia di sole 3 lire per staio... Ci si risolve per un accurato conteggio in libro salis tam levis quam mensualis, affidato ai magnifici Gio Battista Tornielli e Gio Battista Avogadro, qui insimul habeant componere omnes et quascumque personas quae fuerunt descriptae in libro a certo tempore citra, ad solvendum thesaurario illarum pecuniarum quantitatem pro oneribus occursis in Communitate Novariae [dal 1° gennaio c. m.] quemadmodum et prout eisdem dominis ellectis videbitur et placuerit et similiter taxare omnes et singulas dictas personas ut supra descriptas in eo extimo salis tam leve quam mensuale prout eisdem condignum videbitur a dictis chalendis Januarij in antea, dantesque etiam predictis ellectis auctoritatem taxandi omnes et quascumque alias personas quae non reperiantur descriptae in dicto libro salis civitatis predictae e ciò in base alle facultates et possibilitates, confisi de eorum integritate et prudentia. (congiuntamente formino le liste di tutti i contribuenti, descritti nel libro d’estimo da una certa data in poi, tenuti a versare al tesoriere una quota da stabilirsi come contributo agli oneri aggiunti per la comunità di Novara; gli stessi saranno tassati sulla base dell’estimo del sale sia leggero che mensuale dal 1° gennaio in poi; con facoltà ai commissari eletti di tassare quante persone non risultino elencate nel libro del sale della Città ... in rapporto alle capacità contributive dei singoli, con saggezza ed equità) Senonché una grave falla è segnalata – per il Contado – dal magnifico Cristoforo Cassano commissario cesareo taxarum equorum in Novariensi ac Commissarius mensualis, che la città è fortemente indebitata a causa di arretrati non versati et licet sint debitores pro dicto mensuali, quod nihilhominus sunt penitus inhabiles et inexigibiles, in modum quod non datur locus exigi nec pecuniae nec pignore [...] (quantunque debitori del mensuale, si constata la loro insolvenza assoluta, non rimediabile né con le multe né con pignoramenti) Viene creata anche per questo oggetto una nuova commissione nelle persone di Francesco Caccia d.ni Bernardini e Ambrogio Brusati, qui insimul habeant videre omnes et singulos debitores dicti mensualis qui sint habiles et inhabiles et pro quanta summa sunt dicti habiles et deinde refferre a chalendis martij prox. pres. retro. (i quali concordemente esaminino ogni debitore di mensuale se solvibile o meno, e poi riferire da oggi al 1° marzo) Il 23 luglio una nuova lettera da Milano del card. Caracciolo, cesareo luogotenente generale, convoca due delegati cittadini per un’udienza che non promette nulla di buono: si rivolge direttamente agli Egregijs et Nobilibus dd. Presidentibus negotijs Novariae dilectissimis: Dilectissimi nobis, Havendo da farvi intender alchune cosse de molta importantia quella Città, vi dicemo et commettemo debbiate fare ellectione de duij Cittadini qualificati et che siano bene informati delle cosse dessa Città et mandarli qua da Noij, ordinandoli che siano qua per tutto giobia proxima che serà alli 26 del presente. Perché li faremo intendere quello serà il bisogno et non mancharete. Di Milano al XXI de luglio. Vidit Taberna. Sigillo in cera rossa. Il disorientamento in Consiglio dev’essere grande; ci si sente inadeguati di fronte a codesta nuova emergenza. Ne scaturiscono significative, sintomatiche istruzioni omnibus consideratis et mature discussis affidate all’unanimità ai due delegati cittadini: ad acceptandam illam contingentem portionem illius subventionis quae taxari et dari contingerit et hoc ea meliori forma via et modis quibus predictis dominis ellectis expediens et conveniens videbitur, partecipato tamen semper negotio ipso cum alijs agentibus pro alijs civitatibus et iuxta aparere ipsorum agentium pro civitatibus ipsis. (di acconsentire alla congrua quota di sovvenzione nei modi e con gli espedienti più opportuni, sempre tenendo contatto in questo con gli agenti delle altre città). Sequenze di guerra: taglie, alloggiamenti, “magazzeni” ed “egualanze” Ad aumentare il senso di frustrazione, vengono segnalate prossime alla Città bande di soldati ammutinati: occorrono altri due incaricati che facciano sorvegliare notte e giorno le porte della muraglia cittadina. 5 Imperterriti, da Milano gli ellecti ad exactionem scuti unius pro quolibet foculari in toto Cesareo Dominio Mediolanensi fanno pervenire il 19 agosto la richiesta di tale forzosa contribuzione. Il giorno successivo sopraggiunge il magnifico signor Gerolamo de Pagnano commissario eletto e deputato super focolaribus, latore di lettere che sollecitano un versamento forfettario di 500 scudi: Spectabilis tamquam frater, perché già fu previsto che la tassa del scuto per focholare de tutto il stato non haria suplito al bisogno del denaro richiesto per provedere che l’exercito ces. non venesse ad allogiare nel stato fu stabilito de augmentare qualche cossa de più secundo le qualitate de le persone, poi che fussero perfecte tutte le discretione per potere più maturamente fare tale augmento, ma non è possibile secondo lordene già preso differire tal augmento, essendo necessario haver imprompto de presente grossa suma de denarij per provedere allo detto exercito et fugir li iminenti pericoli che si vedeno; perhò si è concluso far de presente tal augmento in tutte le cittade e distretti di questo stato, unde vi commetemo che voij insieme cum lo magn.co potestate de quella Città et il Commiss.rio Creato et doij, da essere eletti per quella Comunità, faran subito tal augmento et repartimento in quella Città, suo Contado et terre separate, quale se habia ad fare sopra li cappi de li focholari habili, a chi più a chi mancho; havrà consideratione alle facultate merchantie et trafigho de ciaschuno, de modo perhò che non se possa tassare al magior li sia, più de scuti deci; et tra li subditi se facia quella debita egualanza si può, exequendo cum tal celerità che al termine de tre giorni proximi, se possiamo valere de la mittà de li denarij de tal augmento, ultra il mezo scudo già tassato de presente, non manchando de ogni sorte de essequtione subito fatto la tassa et dato aviso, de manera che lo effetto segua; et volendo il comissario deputato da lo Ill.mo S.r Marchexe intendere et vedere le predette cosse et quello che si fa, lo admetterete ad suo piacere; et si li Agenti de quella Coità non vorrano o serano negligenti in fare la ellectione subito de le dette già due persone, in sua contumatia [le nominerete] voij, insieme col potestate et Creato predetto a tal departimento, perché non si può differir questo negotio anzi ha bisogno dogni celerità. In mlo alli 19 di Agosto 1537. F.to Marco Antonio Balduino. Il Consiglio si cautela di fronte a tante pressioni chiedendo copia delle lettere, dato che in esse non sono precisati né la somma da versare, né i motivi dell’esazione; al diniego del Pagnano, i presidenti reagiscono rifiutando di eleggere i due deputati, come vorrebbero le istruzioni, se non dopo aver interpellato il cardinale governatore o chi di merito. Allo scopo designano quale inviato Gio Matteo Cattaneo; nihilominus ne aliquomodo Communitas pati posset aliquod onus incaricano Francesco Scrivanti e Gio Battista Avogadro tesoriere qui insimul habeant accipere librum salis et de ipso libro excipere omnes et quoscumque taxatos in dicto libro salis, a mina una taxe inclusive supra, qui sint habiles ad solvendum taxam ipsam, iuxta et secundum compartum fiendum, (pur tuttavia perché il Comune non debba sopportare alcun carico ..... che concordemente estraggano dal libro del sale un elenco dei tassabili da una mina in su, sui quali operare la ripartizione fiscale) onde ovviare alle proteste del Pagnano che, anche a nome del collega, si dice pronto a denunciare per inadempienza il Consiglio, se non addiverrà ad aliquam electionem iuxta formam dictarum litterarum. (ad una qualche elezione secondo il tenore di dette lettere) Tempestivamente il 22 agosto 1537, una seconda lettera da Milano, indirizzata al Pagnano, viene girata ai presidenti del Consiglio dei 15: essa ragguaglia sull’avvenuta missione dei delegati novaresi, e sulla loro dichiarata incapacità di pagare se non la metà della tassa, erroneamente creduta di mille scudi. È stato loro chiarito – dice la lettera – che lo detto augmento, sì de quella città quanto de tutti li altri et resto del stato, è senza summa alchuna determinata, et se de’ fare secondo lordene datone [...] taxando da li deci scuti inzoso secondo la habilità; e viene ribadito che si faccia con la massima celerità esso repartimento indeterminato, provedendo che detto augmento se scoda de presente solo per la mittà, per modo che nel termine scrittone se possiamo valere desso augmento et de li altri denarij de quella impresia; che cossì ogni hora siamo instati da lo ill.mo S.r Marchese. In Milano alli XXI agosto. Ci si risolve ad ottemperare alle disposizioni del 19 agosto, eleggendo Gregorio Tornielli e Gio Battista Avogadro, i quali seduta stante rifiutano la designazione, nonostante i membri del Consiglio facciano presente 6 nuper ellectos esse pratichos omnium et singularum personarum presentis Civitatis et seu saltem pro majori parte, ex eo quia fuerunt et sunt respective thesaurarius presentis comunitatis; (i designati conoscono tutti i cittadini, o comunque la maggior parte d’essi, dato il loro incarico di tesorieri del Comune) ci si rivolge all’autorità del podestà e del commissario perché sub pena ipsis arbitraria costringano gli eletti ad assumere l’incarico; si minaccia una sanzione di 200 scudi da destinarsi alla Camera: irremovibili i due si appellano contro tale precetto podestarile. Sta per chiudersi l’anno quando, al 10 novembre, il commissario per il Novarese super taxas equorum GioCristoforo Creato è latore di altre lettere del cardinale Caracciolo. Il loro contenuto, inequivocabile, risale in tutto a noi stessi se pure vi parlassemo: su richiesta tassativa, la Città deve provvedere all’immediato inoltro di 2500 moggia di frumento ad Abbiate ed a Pavia; la precettazione va eseguita a carico di cittadini e di rurali ita et taliter quod presens communitas non teneatur pro comitatu et ipsius terris diversis, nec et contra dictae terrae diversae et comitatus teneantur pro ipsa civitate. (in modo tale che né il Comune debba subentrare negli obblighi spettanti al Contado ed alle sue Terre, né viceversa) A questo pericoloso espediente – comprensibile sotto l’angolazione dell’urgenza – seguono le intollerabili clausole con le quali la Camera impone tale ammasso a norma di “magazeno” (a prezzo politico), impegnandosi alla restituzione (quando?) o a concedere future riduzioni dei debiti contratti con lo Stato. Unica agevolazione: nell’impossibilità di trasporto a carico della Città, le granaglie possono essere consegnate in fortijs al Commissario quod ipse assumet onus frumentum ipsum conduci faciendi ad loca. (poiché lui si sobbarcherà alla consegna del frumento ai destinatari) Al Consiglio non rimane che adottare il procedimento della requisizione con impegno di restituzione, o di defalco di tasse in ragione di un sacco di frumento per ogni staio di tassa di sale et sic ad ratam pro rata, iuxta librum super quo exigit Benedictus de Piscatoribus his annis. (secondo le rate del libro d’esattoria utilizzato in questi anni da B. P.) Il tutto andrà eseguito entro pochi giorni, scaduti i quali si passerà all’ammenda di un soldo per ogni lira di debito. La tregua di Nizza del ’36 ha fermato i Francesi al limitare del Novarese; guarnigioni di imperiali sono dislocate in più parti del territorio, urge alimentarle... e più impellente, già al 15 di novembre, giunge un secondo sollecito, a firma dello stesso cardinale: voij sappete l’ordine fu dato circa lo magazeno, et perché il conducere de le biade ad Abbiate e Pavia sij fatto subito et senza dillatione! I Decurioni, considerantes et diversimode scrutinantes, si risolvono a far accelerare la consegna delle granaglie, indennizzando prontamente ogni contribuente con uno scudo per sacco, onde evitare il danno peggiore di vedersi grana ipsa deperdita et Camerae Cesareae confiscata iuxta formam ipsarum cridarum. (la perdita dei grani confiscati dalla Camera giusta il dispositivo delle gride) Il 16 marzo 1538 il presidente Nicola Oldano e i Maestri delle entrate ordinarie dello Stato comunicano la quota di riscossione assegnata a Città e Contado per i mesi di marzo, aprile e maggio: 4000 lire “alla rata”. Il ricorso alle ripartizioni fissate nel libro del sale mensuale è divenuto un rito abituale; su quest’ultima frontiera si accende la grossa operazione di contenimento contro l’imperversante fisco: in poche settimane vengono “montate” centinaia di richieste motivate di riduzione di quota di sale, esaminate “per direttissima” in sede consiliare, e con relativa registrazione di sgravio nel libro del sale mensuale. Senonché la taglia di marzo viene “gridata” a lire 4½ per staio e il 24 giugno è già salita a lire 5.12 per staio, mentre s’aggiunge un’altra imposta straordinaria per provvedere di alimenti i soldati della guarnigione tedesca presente in Città per difenderla dai 6000 e più soldati spagnoli sbandati che, nel basso Novarese, s’aggirano razziando e saccheggiando. Chi non verserà entro la settimana la sua contribuzione si vedrà costretto ad ospitare i soldati di presidio, a sue spese, sino a che non abbia regolato le proprie pendenze fiscali. I militari già da due mesi soggiornano in Città senza ricevere paga; il comandante chiede che le spese pro intertenimento persolvantur [dalla Città] saltem pro una bona parte... Si decide che ogni ospitante dia a ciascun soldato ac regacijs et feminae si habeat una libra di carne, tre boccali di vino et tantam quantitatem panis quantum sufficiat ad usum; con l’“egualanza” gli verrà poi rifusa la spesa. 7 E cosi si continua ad avvertire il peso della pace, anche se “fonti attendibili” pronosticano prossimo il sereno... Infatti il 13 luglio 1538 Presidente e Maestri delle entrate ordinarie dello Stato, puntuali, sollecitano la riscossione del mensuale: essendo necessario per stabilimento de la quiete et tranquilità de questo stato de milano intertener quelli soldati che Sua Maestà ha ordinato... Etiam de ordene del Ill.mo S.r marchese del Vasto essere parimente necessario perseverar nella essatione mensuale secondo il solito, sin a chalende Gienaro prossimo, nel qual termine in ogni modo Sua Maestà ha ordinato la sublevatione de detta gravezza in tutto o per la magior parte... Nell’attesa perhò voi non mancarete de attender cum ogni diligentia a l’essatione desso mensuale et far de sorte che ogni mese, alli termini soliti, la Camera se possi valer delli denari per intertener l’esercito come ditto... Per gli inadempienti sono riservate le opportune esecuzioni in “forma di Camera”. 1538. Il marchesato di Novara e le sue regalie Il 26 luglio la Provincia novarese è invitata a rallegrarsi per il munifico baratto con cui vengono da Carlo V infeudati Novara città con castello e Contado a Pier Luigi Farnese duca di Castro, elevando «per degnità» la sede novarese a marchesato. Con eloquenza di cerimoniale, ne dà notizia al corpo decurionale il «magnifico e generoso vir e cavalier» Gio Pietro Cicogna, latore di lettere alla Città da parte del Marchese Aymone del Vasto cesareo capitano e generale luogotenente; viene presentato quale procuratore del Farnese il signor Pietro Antonio Taurello, sostituito per questa occasione dall’honorabilis vir et miles Sancti Petri de Urbe nonché chierico novarese Enrico Turco. La promozione a marchesato, tradotta nel realismo della contabilità, significa che la città di Novara porge al Farnese un appannaggio annuo di 15 000 scudi, pari al 6% del valore patrimoniale della Provincia novarese (all’incirca 250 000 scudi). Costituiscono tale somma le principali voci (vedi §) del reddito annuale di Città e Contado, così ripartito: dazio della mercanzia lire imp. ferma del sale » tassa dei cavalli (ordin.) » tassa dei cavalli (dupl.) » censo del sale (ordin.) » censo del sale (dupl.) » mensuale ord. della Città » mensuale ord. del Contado » tasso della cavalleria » dazio dei prestini » dazio dei 5 mesi » dazio dei 7 mesi » dazio della macina » dazio della scanatura » 40 000 85 000 22 216.14 6 900 12 275.17. 3 1 000 61 360.17. 1 61 360.17. 1 30 000 4 198. 4. 4 1 099. 8. 2 2 858.17. 3 1 993. 2.10 6 600 337 863.18 § § § 14 592. 1 20 547. 3 22 216.14 § 12 275.17. 3 § § § § § 2 106.17. 836.10. 2 451 . 3 745 . 1. 6 600 82 371 . a 7. 6 2 4 3 Dai libri dell’estimo si deduce che la Città contiene dai 1600 ai 1700 fuochi; il Contado è costituito da 134 Terre: et sono tutte infeudate, eccetto Cameri et Vespolate, quali non hanno giudice salvo il podestà di Novara, et le altre hanno il Podestà che deputa li feudatari; però tutte soggette al magnifico Magistrato di Novara. Et de 4 Terre in poi, quali fanno de fochi 351, tutte le altre sono a basso de fochi 200 et 150 et molte de cento. Altre Terre sono soggette a Vigevano per 1500 fuochi complessivi: Gambolò (f. 300), Cassolnuovo (f. 44), Cassolvecchio (f. 7), Cilavegna (f. 160), Nicorvo (f. 40), Vinzaglio e Torrione (f. 100), Robbio (f. 350), Gravellona (f. 125), Palestro (f. 424), Confienza (f. 302). La Vallesesia comprende, tra piccole e grandi, più di 150 Terre. Non paga alcuna gravezza allo Stato, eccettuato il versamento di scudi 7300 annui alla Camera; non è infeudata ad alcuno, ne è stata misurata mai. Il primo contatto diplomatico tra Marchese e Nobiltà cittadina avviene, tramite ambasceria del giureconsulto Zanardo Tornielli e Paolo della Porta, il 7 gennaio 1539 a Roma. Le istruzioni loro fornite dal Consiglio ci danno la dimensione della capacità amministrativa della Città all’interno dello Stato. 8 – Prima, de far intendere ad Sua Ex.tia quanto se sia congratulata questa mag.ca Città d’esser venuta sotto il dominio de quella, de la quale se spera bona justitia pace et optimo regimine, al che ha dato bon principio havendoli deputato il molto mag.co signor Pietro Antonio Taurello, del qual se contentiam et comendiam. – Dappoj, recerchare che Sua Ex.tia se degni confirmar li nostri statuti, le dignità, et auctorità consulari, et auctorità del conseglio, li capitoli quali sono sta concessi de la fel. mem. del primo duca Francesco Sfortia, de li quali se ne porta copia; – et parimenti li capituli del sale, per staria 1200, et che non siano astretti ad più altra come li sono dati nel suo privilegio, in chaduno anno, per pretio de libre 4.16 per staro; et che la Camera sia intenuta darne sale rosso, condotto in la Città de Novara alle spese di essa Camera; et farlo distribuire per uno distributor a sue spese di essa Camera, come se contiene nelli capituli. – Anchora, che voglia confirmar tutte le vendite et assignatione quali hanno particolari gentilhomini, artexani, contadini, ville et comune sopra li datij de la intrata de le porte della Città, de cinqui mesi, prestini, pane, vino, carne et transverso per la Città et terre del Novarese; et non posseno esser turbati, anci siano li possessori mantenuti in la sua pacifica possessione. – Appresso, sia contento confirmar che le 600 libre quale paghe la Camera per li sallariati et ufficiali de la Comunità se paghino more solito. – Item, che le aque de la Sicida, Acconia, Strona, Rugia vecchia et Rugia Nova, Terdubio, Cerpoglio et altre aque de la magnifica Comunità et particolari, secondo le sue razone, quale hanno per sententie, et siano mantenuti in soij possessi et non sieno intenuti ad alcuna annata per essi, atteso che tutte sono procedute da la Comunità et come se conviene ne li capituli fatti con lo ex.mo Duca Ludovico Sfortia et sententia delli signori deputati per la Regia Maestà sopra ciò. È scontato che il rituale d’infeudazione riconosca alla Città codesta serie di garanzie; preoccupante, invece, permane l’operazione di drenaggio fiscale con la quale, inesorabilmente, occorre misurarsi. È necessitata, per altro, dalle circostanze, ed è regola di buon governo l’imporla. Aggiornamento amministrativo: estimo generale per notifica o accertamento? Infatti il 9 dicembre 1538, in Consiglio maggiore, il neo governatore Taurello richiama che alias, de anno 1535 fuit facta ordinatio per consilium generale quo deberet fieri extimum generale super bonis per situm quantitatem et coherentiam. (altra volta nell’anno 1535 il Consiglio generale deliberò un estimo generale sulla base del sito della consistenza e delle coerenze) Il Consiglio stesso ha progettato nell’agosto di riprendere in considerazione tale progetto di estimo, da realizzare però iuxta stillum aliorum extimorum compilando 5 libri d’estimo ad opera di 10 estimatori. Siffatta iniziativa ha sollevato, oggi come allora, parecchie rimostranze e perplessità: che fare dunque? un estimo per situm quantitatem coherentiam et pretium? (per sito, consistenza coerenza e valore) Si riaccendono le discussioni: Gio Andrea Tornielli fa presente l’enorme spesa a cui si andrebbe incontro con una misurazione per perticham situm et coherentiam (per misura, sito e coerenze), mentre la cosa non sgomenta Gio Bernardino de Vellate che non ritiene possa esserci veridica lista d’estimo nisi unusquisque consignet eius bona modis predictis. (se i singoli non denunceranno i propri beni nei modi predetti) Taurello ad tollendas altercationes et differentias et pro modo provisionis stabilisce che si passi alla progettata redazione dei cinque libri ove vengano trascritti da un’apposita commissione i valori d’estimo, fissati con l’operazione comune per i privilegiati, per i non privilegiati, e per coloro che abbiano qualche privilegio, siano essi ecclesiastici o secolari; assegnando ad ogni singolo contribuente una quota d’estimo rapportata (servando paritatem et ad ratam) a quella dei 12 più grossi contribuenti, come appunto voleva l’ordinanza del 28 agosto 1535. Gli incaricati (dieci) per siffatto estimo librarum saranno a loro volta – come è stato stabilito nel 1535 – estimati dal Consiglio dei 15, in ragione del 5%, vel circa absque fraude dolo nec malitia, omittendo benevolentiam timorem preces [...] et quod minor vel major summa quae reperiri contingerit ex taxatione eiciatur et deperdatur; 9 reliquae vero summae restantes quae erunt inter dictas minorem et maiorem summam (quae veniunt esse tres) insimul summantur et deinde ex dicta tota summa extrahatur unum tercium. (senza errori e cedimenti di nessun genere ... depennando i dati numerici più alti e più bassi e fare la media dei t re dati residui) L’11 agosto del 1539 è pronto il libro d’estimo, nel quale sono stati «interziati» i cinque libri compilati da Battista Tornielli d.ni Hieronimi (a cui il Consiglio dei 15 ha assegnato la quota d’estimo di lire 33), Gio Maria e fratello Brusati (est. lib. 28), Gio Bartolomeo Balliotti (lib: 11), Tommaso Tettoni (lib. 12), Simone Avogadro (lib. 20), Francesco Caccia d.ni Bernardini (lib. 26), Battista Cattaneo Giroldi (lib. 6), Gio Matteo Cattaneo (lib. 11), Gio Tommaso della Porta (lib. 5), Gio Battista Leonardi d.ni Petri (lib. 7). Anche da parte dello Stato c’è ripresa di ostilità fiscale; al 9 di settembre 1539 nuova lettera del Marchese del Vasto: Dilectissimi nobis, alli mesi passati sperando che per qualche via dovesse cessare la necessità di mantenere l’esercito quale mantenemo in piemonte, o de havere da qualche canto subsidio a questo bisogno, interprendemo de levare la mittà del mensuale; et così lo levassemo, significando però che non sapevamo di poter perseverare oltra 6 mesi; et così non havemo mancato de procurare tutti li remedij per poter perseverare più oltra, totalmente che non solo l’havemo intertenuto per deti sei mesi, ma havemo passato anchora tutto il mese de julio et agosto, cum anticipare li mensuali delli mesi futuri et allienare delli crediti et intrate de Sua Maestà et impegnare dell’anno presente. La situazione attuale comporta di dover ancora tenere in forza l’esercito: o lasciandolo acquartierato fuori dello Stato o ricoverandolo entro lo Stato; Et sendo molto minor male et danno intertenerlo fora, massimamente in questo tempo de penuria, quale sola cum dicti allogiamenti potria causare extrema ruijna et confusione, se siamo resoluti che se metta il mensuale nella forma che era nel anno 1537 videlicet libre 2750, et così a mese per mese, che vene ad esse circa la duplicatione del mensuale che è corso per il presente anno. A nuij sumamente dispiace tale graveza, ma certo molto più et a noi dispiacerebbe, et a voi sarebe dannoso, se per non farlo seguessero magiori inconvenienti et desordini. Però sareti contenti can bono animo comportarlo poi che è fato con minor vostro danno et incomodità, perché altramente non se potria fare, et già sè incomenzato il medemo ordine in questa Città et Ducato. De Milano 6 ottobre 1539. D’un tratto viene così vanificato, con la ripresa di mensuale raddoppiato, quanto si è potuto accantonare risparmiando durante il breve periodo di tregua militare: anzi, il nuovo aggravio supera del doppio il precedente; infatti la quota prescritta del mensuale era stata dimezzata sulle 1705 lire. A Battista Tornielli Bramante viene subito assegnata l’ambasceria a Milano per esternare le più vive lagnanze... La missione è infruttuosa: con lettere d’accompagnamento del Magistrato delle entrate ordinarie il nob. Gio Battista Tornielli Gibellinus viene prontamente inviato da Milano quale commissario per la esattione del mensuate subsidio che per il mese di gennaio prox. inclusive [è fissato sulla] quota di libre 2750 al mese sia per la città che per il contado. Al Tornielli sia dato ogni brazzo et adiutto a fine che la possa exeguir, non manchando sotto la pena de scuti 500, et ultra della desgratia de Sua M.tà. Subsign. Oldanus, 21 dicembre. Nel frattempo si è provveduto a nominare quale missum nuntium sindicum et procuratorem ad omnes causas questiones et differentias tra la Città ed il Contado e qualunque altro Interessato il Signor Benedetto de Piscatoribus f. d.ni Francisci. L’atmosfera nei consigli cittadini è notevolmente turbata da attriti e controversie: si critica l’operato dei dieci estimatori, si giunge ad affermare che non sese taxarunt ad rationem librarum 5 pro singulo centonario... Nei loro confronti si procede ad una revisione, operata da commissione apposita formata da Gio Battista Tornielli da Vignarello, Gio Alessandro Tornielli, Ludovico da Nibbia, Giuseppe Zaffira, Gio Battista Brusati, Gio Francesco de Scarlis, Gio Filippo Cattaneo, Andrea Cattaneo, Gio Bernardo de Vellate, Ambrogio Bruxatis: con procedura eccezionale, ognuno dei commissari, separatamente dagli altri, dovrà stabilire la consistenza dell’imponibile, in ragione del 5% del reddito presunto o accertato per ogni delegato. 10 Secreto, in consilio privato (dei 15), di tali dati verranno scartati i tre più alti e i due più bassi; dei cinque valori restanti se ne farà la media (sommati in corpus unum pro quolibet eorum [...] et de dicto corpore ut supra summato ellidatur et extrahatur unum quintum): tale cifra sarà l’indice d’estimo. Uguale revisione sarà operata per tutti gli iscritti nell’estimo della Città... In tal modo verrà applicato con vigore quanto già, dopo molto tergiversare (post multa et multa adducta et proposita circa novam reformationem), era stato deciso mesi innanzi: cioè che i commissari Melchion Tornielli, Gio Agostino Caccia da Proh, Paolo della Porta e Francesco Cattaneo da Cavaglio, quali presidenti di una commissione di dieci, avessero facoltà addendi et diminuendi omnibus et singulis capitulis in ipso libro descriptis... ad rationem librarum 5 extimi pro singulo centonario redditus, ita et taliter quod quilibet taxatus vel taxandus in ipso libro habeat et habere debeat libras quinque extimi pro singulis libris centum imper. redditus singulis annis [...] e con facoltà ed autorità taxandi et allibrandi omnes et quoscumque merchatores et artifices, cuiusvis generis sint, et laboratores et quoscumque alios qui ad aliqua exercitia mechanica sese exercent, ad eandem taxam extimi prout eisdem melius et dignius videbitur; ordinantes etiam quod huiusmodi liber sic reformandus duret et durare habeat per annum unum e die exactionis super eo fiendae in antea (dopo di che sia dichiarato irreformabile tranne risultino evidenti gravamina enormia). (di accrescere o ribassare del 5% ogni partita di reddito, in modo che ciascun contribuente sia tassabile annualmente di 5 lire per ogni 100 di reddito. ..... di registrare e tassare ogni mercante e qualsiasi operatore economico usando quei criteri d’estimo ritenuti più equi, ordinando nel contempo che siffatto registro riformato abbia vigore per un anno a partire dal giorno della riscossione) E spostando l’attenzione sul Contado: a Pietro M. Barciocchi e Carlo Baliotti viene dato l’incarico di interpellare il magnifico cavalier Gio Pietro Cicogna ut fieret generale extimum per totum agrum novariense et propterea petere a predicto equite modum et formam datam aliis civitatibus quae similiter fecerunt extimum generale. (in relazione all’effezione di un estimo generale per tutto l’agro novarese informandosi presso il medesimo cavaliere quali siano state le modalità seguite a tal riguardo dalle altre città) Radicalismi e discrezionalità si affrontano ed esasperano gli animi: disorientamento e lacerazione si fanno strada in seno ad un Consiglio che avverte quanto la situazione sia insostenibile ed incontrollabile. All’arbitrarietà ed all’improvvisazione (forzatamente) utilizzate dallo Stato, le amministrazioni delle province dovrebbero sollecitamente adeguarsi, utilizzando ogni possibile risorsa di equilibrio e di saggezza: un difficile contrappunto che ben presto cede il passo ad impuntature autoritarie e radicalismi privi di forza negoziante. D’altro canto la costernazione ed il senso di insufficienza cercano compensazioni nel mitizzare il progetto di un grande rimedio curativo per il dissesto finanziario generale. Perciò si fa sempre più pronunciata la convinzione che operazioni vaste, quali la misurazione e l’estimo generale, riescano a ricondurre il sovvertimento d’ogni cosa su ricomposti equilibrii. È sorprendente per noi constatare come, per mezzo secolo, l’auspicio di tutti sia rimasto orientato su tale progetto; come una sequela enorme di atti di governo, di provvidenze amministrative, di operazioni politiche abbia potuto costituirsi all’insegna della provvisorietà, in funzione ed in subordine all’auspicato completamento dell’estimo dello Stato, nel miraggio, cioè, di una ottimale perequazione fiscale. E questo, in presenza di un coinvolgimento totale di istituti e di corpi sociali, in un profondo rimescolamento di fortune, di categorie, di consuetudini... Se vi è fermento e tensione per far assumere nuovi assetti al tessuto sociale, l’intento è però di assicurarsi più ampie garanzie di incolumità: in ogni caso questo atteggiamento sembra che prevalga su momentanee – o incipienti – consapevolezze di politica d’insieme. Larghe acquiescenze connotano le particolaristiche vedute politiche, raggelate dall’incalzante azione fiscale dello Stato. 1542. Francia e Turchia nemiche dell’Impero Si sono riaccesi i fuochi di guerra, ed il 23 maggio 1542 giunge in Consiglio il sollecito della Camera per la riscossione della seconda rata di tassazione sui focolari, a cui andranno aggiunti altri 650 scudi d’oro... 11 A Gio Matteo Cattaneo viene affidato il delicato compito di chiedere una dilazione sia al marchese Del Vasto, commissario generale dello Stato, sia al Maestro e Deputati alla riscossione sui focolari. Una prima risposta, pervenuta il 3 giugno, informa che è stata concessa la riduzione dai 1300 ai 1000 scudi, da ripartire tra Città e Contado, escludendo i “gentiluomini foresi” che abbiano beni estimati con Novara (non esentati invece i loro eventuali beni iscritti al rurale). Si insiste mediante delegazione composta dai magnifici Melchion Tornielli, Gio Agostino Caccia, Francesco Langhi e Paolo della Porta, con incarico di far presente a Bernardino Tabbia commissario pro repartitione illius adjunctae 500 scutorum (sulla tassa dei focolari): gli inhabili quali sono assai nella città, e che non saria conveniente che avessero da pagare la tassa de li suoi focolari, non havendo a malla pena tanto pane da mangiare che si possino disfamare! In considerazione di ciò, viene concesso a Bernardino Nibbia esattore sui focolari del “novarese e biandrina” una remissione di 200 quote. Mentre si procede alla nuova ripartizione del contributo sui focolari tra le persone abili, giunge un sollecito dal marchese Del Vasto in data 7 luglio perché l’operazione sia condotta con celerità uditi gli agenti per li nobili di quella Città et li agenti per la plebe, crescendo ogni di più il bisogno del denaro per le occorrentie de le guerre. Già un mese innanzi Bernardino Tabbia, scrivendo a Gio Matteo Cattaneo, aveva chiaramente significato che – data l’urgenza dell’affare – occorreva eliminare ogni frenante mediazione della Città e immediatamente coinvolgere il Contado: gli Agenti della Comunità sono stati qui da noi dolendosi che havendovi recordato che la detta Comunità possa far intervenire doi gentilhomini al repartimento haveti da fare della tassa dell’augmento alli homini del contado per beneficio d’esso, che voi havete recusato admeterli; et perciò vi dicemo [...] che li debiate admetere come vi avemo ordinato. A tutto ciò s’aggiunge, noviter requisita, la tassa delle “annate” pretese dalla Camera per la fruizione di acque di Strona, Agogna e Terdoppio. Viene nominata una commissione apposita dall’uditore Gerolamo da Verona a nome del vicemarchese Camillo Sessatello: Gio Bernardo de Vellate, Francesco Caccia d.ni Bernardini, Gio Tommaso della Porta (che si è da poco dimesso dalla commissione per l’estimo) e Gio Bartolomeo Tornielli dovranno approntare la descrizione di tutti i prati irrigati con dette acque, da girarsi al commissario “sulle annate” Francesco Avogadro, perché possa riscuotere le lire 2000 di tassa richieste. Si ritiene comunque necessario ritoccare la quota di 2 soldi per pertica gravante sui prati irrigui, non bastando più tale versamento a coprire la somma richiesta. All’inizio del 1543 (26 gennaio) Gio Matteo Cattaneo riferisce in Consiglio a nome del Presidente delle entrate ordinarie che le Città dello Stato intendono far pressione su Sua Maestà perché venga eseguito l’estimo generale; alla richiesta di istruzioni, si replica che occorre prima sondare in Milano l’ambiente degli Agenti delle altre Città. Scontrosità o cautela? Comunque, a smuovere ogni perplessità interviene l’ordine formale di Sua Maestà Cesarea, che al 13 marzo comunica al governatore Don Ferrante Gonzaga l’urgenza di un estimo que seria muy necessario en este Estado por lo que toca a nuestro servicio como por desgravio de los subditos... quanta mas presto se pudiere. Un formale invito è inoltrato il 13 agosto dal sen. Francesco Taverna al vicemarchese Camillo Sessatello, perché la domenica successiva siano inviati a Milano uno o due de li più instrutti de simile negotio, avendo il marchese del Vasto determinato di intraprendere le operazioni per l ’estimo generale, su ordine di Sua Maestà. L’uomo di fiducia è il magnifico Gio Battista Torniello, che, di ritorno da Milano, il giorno 15 riferisce in Consiglio privato: quod negotium, de quo in ipsis litteris, est magni ponderis et necesse est super hoc mature deliberare et habere votum consilii generalis. (l’affare, di cui nelle lettere, è di tale portata da esigere matura riflessione e votazione in Consiglio generale) Perciò, in seduta congiunta dei due Consigli, “dei 60” e “dei 15”, vengono designati due delegati permanenti: il J. U. D. Silvestro Brusati e il magnifico Melchion Tornielli, confisi de sapientia intellegentia experientia integritate eorum. Il 18 settembre perviene, quanto mai infausta, un’altra lettera con la quale il Grancancelliere Taverna, per ordine del marchese governatore, comunica a tutte le Città dello Stato che l’imperatore il 26 agosto ha deciso di chiedere un contributo di 300 000 scudi, nonostante i cattivi raccolti 12 (nel Novarese danneggiati addirittura da una infestazione di locuste) e nonostante le replicate gravezze già imposte: la guerra contro Francesi e Turchi sta provocando un fabbisogno mensile di almeno 50 o 60 000 scudi, sino al gennaio del nuovo anno. Il Consiglio è allarmato; seduta stante viene approvata una serie di misure: la taglia, a cui si dovrà ricorrere per la percezione della quota assegnata alla Città, dovrà colpire chiunque, annullando ogni privilegio di qualsiasi natura, sia laico che ecclesiastico – compresi anche i monasteri –, in proporzione dei beni posseduti, siano essi temporali secolari o patrimoniali, i deputati per l’estimo iuxta iudicium et conscientiam stabiliscano quote di tassazione anche per i non tassati e gli esenti et ubi huiusmodi taxatio sit facta per maiorem partem ex eis, quod valeat et teneatur perinde ac si per ipsos omnes facta fuerit, (nel caso la tassazione sia voluta dalla maggior parte di loro, sia considerata decretata all’unanimità) e con effetto a partire da “calende di gennaio” prossimo. In previsione di scontata impopolarità e di ostili risentimenti ci si garantisce contro ogni defezione, esigendo perfino che il marchese duca di Castro provveda a richiamare i propri rappresentanti vicemarchesi alla vincolante osservanza dei “sindicati”, proibendo loro nel contempo di emettere istruzioni verbali o “in pectore” che non siano comprovate anche in scritto presso gli avvocati della Città. Il 30 settembre è la volta del Presidente delle entrate: egli comunica che la somma, o compartito, mensuale è fissata in 3200 scudi (3520 al lordo): se verrà pagata all’esattore Bernardino Tabbia entro l’otto di ottobre, frutterà un vantaggio di 2 soldi per lira al riscotitore. La cosa non affascina affatto: Gio Matteo Cattaneo inviato ad Alessandria dovrà significare al marchese del Vasto che scarsità di raccolti, passaggi di eserciti e di bande armate (et jactae societates militum in agro novarien.) rendono impossibile la corresponsione della somma richiesta. E subito dopo occorre far fronte alla contribuzione straordinaria di altri 100 000 scudi imposta allo Stato, per la quota assegnata a Novara di 7400 scudi: ancora con maggior rigore ci si ributta a precettare ogni persona esente o non, tassabile o suspensa ob aliquam infirmitatem; modo autem non sint ea infirmitate et miseria quod solutionem aliquam ab eis haberi non possit... (esente per infermità purché non sia di tale gravità da impedire qualunque capacità contributiva) Da Vigevano, il marchese del Vasto, il 23 di dicembre, torna su quest’ultima imposizione con lettera inviata al «magnifico Domino Gubernatori Novariae nobis dillectissimo (per cavalcatam)»: havevamo, mediante l’aumento de le soventione passate, disponuto le cose del exercito che sta nel Piemonte in modo tale, che soccedendo altra novità sin al bon tempo, eravamo quasi securi di non haver bisogno di altro aiuto de denari più di quello che si saria possuto fare per via di Camera; ma non pensando li inimici in altro che la perturbatione de nostri disegni et damnificare più che possono, secundo siamo avisati de bon certi, hanno messo ad ingrossare le genti sue cum animo – come siamo certificati – non solo de invadere le cosse che si tengono per Sua Maestà nel Piemonte, ma di penetrare più oltra, alli danni di questo stato, se gli verrà fatta. Per il che, essendo necessario pensare alli rimedij [...] principalmente ne havemo avisato Sua Maestà per il c.te Francesco Landriano [...] et da poi havemo per via della Camera fatto cercare de recattare tutta quella magior summa de dinari sia stata possibile; [ma non bastando] siamo astretti de la necessità immensa, et cum quel nostro dispiacere che non potria esser maggiore, di novo ordinar che da tutto il stato si scodino 100 000 scuti, quali che anchora sian cosa grave et a Voi molestissima [... ]; [in compenso] li subditi posson a star quietamente alle case loro et tenere li inimici lontani da esso stato. I 7400 scudi richiesti a Novara dovranno essere versati per metà al 15 del gennaio prossimo, il restante alla fine del mese. Inevitabile altra ambasceria a Vigevano per raccontare ancora una volta de miseria maxima ac impossibilitate exactionis predictae... Nel frattempo, per quanto defatigante, è giocoforza incaricare Giuseppe Baliotti e Andrea Caccia qui insimul habeant facere scrutinium de tota importantia dicte taxe et seu impositionis scutorum 3200 auri et ipsos scutos redigere in libras et similiter videre librum extimi librarum, super quo exigitur mensuale, quantam summam exigibilis extimi importat, et deinde refferre ad quantam summam peccuniarum persolvi debeat pro singula libra extimi et sic ad rattam pro ratta... 13 (collegialmente calcolino l’incidenza di tale imposta di 3200 scudi trasferita in lire, riscontrando sul libro mensuale quanto sia il valore d’estimo ad essa equivalente, e a quanto ammontino le quote indicizzate su ogni lira d’estimo) Non sono ammesse che rare eccezioni di esenzioni: i due artium et medicinae doctores Bartolomeo Caccia e Gerolamo Tornielli quia ipsi sese prestant meritos et assiduos ad commodum totius communitatis; i due avvocati Gio Battista Piotti e J. U. D. Tommaso Avogadro si riservano di esaminare la posizione dei fisici della Città per una eventuale loro esenzione... A metà dicembre si decide il pubblico incanto della riscossione del mensuale per il 1544: duobus vicibus singulo die sono campanae premisso singula vice, ac etiam sono tubae premittendo singula vice, in pubblico palacio [dando la preferenza in base a capitoli prefissati] cuicumque personae facienti meliorem conditionem [...] salva semper conditione capituli facti in favorem incolarum presentis civitatis et in odium advenarum. (dopo aver ogni volta, per tutti i giorni, premesso un doppio suono di campana, e uno squillo di tromba nel palazzo pubblico... per chiunque proponga le migliori condizioni, però privilegiando secondo le norme i residenti a scapito dei forestieri) L’incarico viene affidato a Lorenzo Tornielli e a Vincenzo Reveslate, ai quali è tassativamente vietata antea accipere abochationem aliquam alicuius incantationis ut vulgo dicitur “fuora de Camera”. L’anno 1544 si inizia con infausti auspici: il conte Filippo Tornielli, governatore militare della Città, rende partecipe il Consiglio dell’informazione passatagli dal marchese del Vasto, che in partibus pedemontanis si vanno registrando concentramenti di truppe nemiche. Il timore è ne fingentes ire aliunde, agrederentur civitatem Novarie. Occorrono cento lance a difesa degli spalti, con vigilanza continua e tenendosi in contatto con gli avamposti di Trino e di Vercelli, alla cui piazza sta il capitano Florio Tornielli. Si provvede a censire ogni specie di granaglia presente in Città presso laici ed ecclesiastici. Si respira aria di guerra: si apprestano le difese con ordini de fassinis fiendis, de feno, stramine et lignis viridibus longis, pro reparatione et seu munimine ad muros civitatis; con misure più drastiche, il cavalier Cicogna fa demolire per un terzo la cinta muraria, inadeguata strategicamente: la spesa va accollata alla città! Ma prima che si avveri il guasto dei nemici, giungono le richieste di altre sovvenzioni pecuniarie. Una intimazione, a febbraio, a firma di Nicola Oldano, impone la riscossione anticipata delle mesate del mensuale, pena 500 scudi, “da applicarsi alla Camera”. Vi si provvede con una taglia elevata a 6 soldi per lira d’estimo. Nel contempo ci si premura di far ascoltare le buone ragioni della Città che non vuole sobbarcarsi alle spese di riattazione delle mura: ne sono incaricati il magnifico Gio Andrea Tornielli e il J. U. D. Bernardino Langhi, che dovranno sostenere i diritti novaresi in Consiglio segreto. Mancano denari (eppure occorre di necessità contribuire) al conte Filippo che preannuncia il proprio rammarico qualora si vedesse costretto a far vivere i suoi 300 uomini ut vulgo dicitur a discretione... Si rimedia, anche grazie allo storno di 50 scudi d’oro stampe Italie girati ai presidenti da Francesco Canobio: scudi già depositati presso di lui da tesorieri antecessori, perché destinati alla fabbrica di S. Nicola... Dal canto suo la Regia e Ducale Camera ha fatto sapere che, per sovvenzionare il conte Filippo, è disposta a stornare gli eventuali denari residui accantonati per i versamenti fiscali. Fabrizio de Leonardis e Gio Matteo Cattaneo propongono di forzare i debitori per il mensuale ad alloggiare un fante ogni 20 lire di loro debito: stanno infatti per giungere in Città (metà aprile) altri 300 militari spagnoli. Perciò occorrono scorte di fieno (se ne incarica Jane de Abondio a spese del Contado), 1000 sacchi di biade e strumenti per macinare in situazione d’emergenza, nell’eventualità di un assedio; vi provvede il conte Filippo con ordine de fieri faciendis molandinis quattuor a brachiis. Quest’impresa viene ridimensionata da Francesco Scrivanti e Jane de Abondio, che ottengono di ridurre la requisizione a 600 sacchi di biade, da ridurre in farina... Si è prossimi ormai al limite di rottura; eppure tra maggio e luglio vanno fronteggiate altre due richieste di stanziamenti: una taglia di 100 000 scudi da ripartire in base alla quota del mensuale (vi provvedono Ludovico Tornielli e Gaudenzio Avogadro, dopo che il Tornielli associato con Gio Maria Brusati ha riordinato la lista dei debitori insolvibili), e un sussidio, chiesto dal conte Filippo per i suoi fanti, ammontante a 2500 scudi (pari a lire 12 375) onde evitare che i soldati vivano sumptibus et expensis degli alloggianti. 14 Su altro fronte (ed è settembre) il marchese del Vasto spicca ordine di esborso per altri 2500 scudi (tale è la quota spettante a Novara) quale «ritaglio» di 40 000 scudi per spese d’alloggiamento che alcune province non sono in grado di sopportare. È consolatoria la lettera del marchese inviata al conte Filippo, nella quale si scusa de l’ultima impositione de li scuti 150 000 de li mesi passati; prometessemo che per il presente et futuro anno non si daria altra molestia alli subditi di gravezza extraordinaria et come più amplamente dovete essere informato per l e patente che per noij furono espedite, et perché detta summa non si è potuta essigere per causa de alogiamenti et danni grandi hanno havuto alcune terre del stato, dove etiamdio stanno de presente li soldati alogiati et è impossibile paghino la parte loro di tale impositione, desiderando noij in tutto liberare al stato de alogiamento, et non potendosi far questo senza trovare li scuti 40 000 – che è quella parte saria toccata a dette terre al presente gravate – [si è dovuto far ricorso alla ripartizione tra le città in grado di sopperire] et potranno poij respirare per qualche tempo, senza haver timore d’altra gravezza nova. Posto ciò, il pagamento sia fatto entro due mesi né permetterete che da noij si venga senza resolutione et effetto predetto! È la volta di Fabrizio Leonardi che, inoltratosi a Milano per sondare le intenzioni di Presidente e Magistrati delle entrate cesaree dello Stato, riesce con la mediazione dell’ill.mo cav. Cicogna ad ottenere un «restauro» di 1000 scudi d’oro sulla somma dei 2500 scudi, purché si paghi la metà di detta somma entro congruo tempo. Gerolamo Caccia Galletti, qualche giorno dopo, sollecita tale pagamento: si è costretti ad un incanto di taglia a lire 5.10 per scudo stampe Italie, garantendosi contro l’inflazione monetaria galoppante, con la clausola iuxta cursum dicti scuti et prout expenduntur in civitate Mediolani... “Abbocca” all’incanto Gio Battista Avogadro, in ragione di 9 soldi e 9 denari per lira d’estimo. In qualche modo si è dunque rimediato... tanto più che la tensione cresce in Città per le allarmanti notizie di bande di soldati ammutinati, accusati di scorrerie nella regione tra Novara e Vercelli, col rischio che si dirigano sulla Città. Si è all’ottobre, ed insistentemente il conte Filippo sollecita vigilanza di guardie: un posto avanzato di avvistamento è tenuto a Palestro, dal residente Benedetto Caccia. E d’improvviso, l’incredibile cambiamento di scena apportato dalla pace fatta a Crespy. La pace di Crespy riporta al progetto d’estimo generale; conseguenti divaricazioni politiche È quasi esagerata, pretenziosa la voglia di agire, di riscattarsi da ogni impasse. Con rianimata grandeur il Consiglio decide una prima gratificazione per meriti personali: attentis benemerentijs per eum prestitis erga communitatem Novariae et alijs quae pred. Comes prestare possit ad comodum pred. Civitatis, annulla tutte le pendenze di debito per mensuali ed altre gravezze ed aumenti camerali gravanti sul conte Filippo Tornielli Defensor civitatis. Altri 50 scudi d’oro vengono stanziati, perché si possano omaggiare al cav. Cicogna duos tacionos argenti con le insegne della Città. Una svelta fiducia si avviva nella gente e nei governanti di casa nostra; lo si coglie da parecchi sintomi: si restaura il pinnacolo della basilica di S. Gaudenzio in suburbijs, vien rifinito l’appartamento del vice-marchese in palazzo, si sancisce l’esenzione dalle rate del mensuale per gli stranieri con residenza in città inferiore ai due anni... È significativa la motivazione con la quale si accetta di esentare da ogni tributo il “maestro lignamaro” Gerolamo da Barengo, su interposta raccomandazione del conte Filippo Tornielli: ut civitas longe uberior fiat habitantibus in ea et praesertim proficientibus in huiusmodi arte. (affinché in città si abbia un incremento di popolazione, particolarmente di esperti falegnami) Indizio di vivace ripresa è anche la querimonia dei beccai cittadini che, in prossimità delle feste pasquali, ritengono troppo calmierato il prezzo di tre soldi alla libra grossa per le carni di vitello: vitula abducuntur ab agro novarien., in exteras nationes [dove vengono pagati meglio]; pro majore parte personarum tenent bestiamina et, ob tumultos bellicos cessatos, intendunt illa conservare ad foetus procurandos et ad alia; [si rifiutano quindi di vendere a prezzo così ribassato] quia nihil pro eorum laboribus superlucrarent, immo et ultra dictos eorum labores, deperdunt de capitali. 15 (si esportano i vitelli dall’agro novarese all’estero; si sono ridotte le vendite di capi di bestiame, preferendo molti rinforzare gli allevamenti; non si ottengono sufficienti margini di guadagno, con perdita anzi di capitale) La vita in città si è rifatta esigente: i beccai vengono costretti con pattuizione notarile e con leggero innalzamento di prezzo di vendita (s. 3 d. 3) alla libbra grossa de manutenendo carnes vitulinas bonas et laudabiles hinc ad festum carnis et ad sufficientiam pro usu et commodo totius comunitatis novarie et suburbiorum, eas vendendo cum adiunctis solitis dari iuxta solitum ad rationem soldorum 3 et denar. 6 imp. (di garantire un approvvigionamento sufficiente di carni di vitello di buona qualità, da vendersi al dettaglio in ragione di lire 0.3.6 alla libbra) Nelle campagne però si è acceso qualche focolaio di peste... Il diffuso clima di smobilitazione subentrato agli stressanti ultimi mesi del ’44 ha fatto sbiadire i toni accesi, da avvenirismo militaresco e fiscale, dell’ordinanza con la quale il marchese del Vasto aveva, il 7 settembre 1543, insediato i primi Commissari per l’estimo generale: Scipione Capece (Capetto), Ippolito Quintio (Quinto), il marchese Giustino Viustino (Vistarino), Francesco Bibiena Maestro delle entrate ordinarie. L’incarico loro affidato era motivato: a multis observatum fuisse intelleximus, exactiones non pro modo facultatum, sed prout commoditas exactionis sese offerebat et necessitas praesens patiebatur, factas fuisse, eaque de causa quamplurimos, quorum res domesticae satis honestae et amplae fuerunt, gravioribus quam par erat oneribus gravatos, ad maximam inopiam redactos fuisse [...] huic malo nullo pacto melius occurrere posse compertum fuit quam per confectionem Aestimi Generalis in toto Mediolani Dominio, cuius medio, si quae in futurum extraordinaria subsidia erigi rerum occasio ferret, quantum quaeque Civitas et quaecumque persona in quocumque onere pendere habeat, facillime sciri poterit, onera quae occurrent inter subditos aequa lance partientur, nullique iniuria fiet, sicque gravissimis extorsionibus executorum remedium conveniens adhiberetur. (abbiamo raccolto constatazioni più volte fatte, relative a riscossioni fiscali condotte non in base alle capacità contributive, ma secondo il comodo e la necessità del momento, con conseguente esagerato impoverimento arrecato in parecchi casi a patrimoni famigliari, anche discreti. È assodato che nulla meglio di un estimo generale da operarsi in tutto il dominio milanese può ovviare a tali disfunzioni: si potrà così per il futuro, anche in caso di urgenze fiscali, conoscere rapidamente la disponibilità finanziaria di ogni Città o persona, suddividere equamente tra i sudditi i carichi erariali, senza arrecare offesa e ponendo rimedio alle gravi estorsioni operate dagli esecutori camerali) L’affare dell’estimo viene ripreso nel novembre del 1546 da Don Ferrante Gonzaga, a seguito di lettere sollecitatorie di Sua Maestà, dopo che essendosi tre anni già scorsi cominciato a procedere, era però stato intermesso per diversi impedimenti occorsi et per la morte o absenza d’alcuni d’essi Deputati; ad essi surroga i senatori Vincenzo Falcuccio, Giovanni Varahona, il fiscale di Sicilia Ferdinando Bongiorno e il riconfermato questore Francesco Bibiena. E perché i Paesani in materia che sì al vivo li toccava, erano sospetti di passione, anche gli attuali neo-eletti sono tutti forestieri. La defezione del fiscale Bongiorno, impegnato altrove su incarico di Sua Maestà, per precisa disposizione di Don Ferrante non interrompe il lavoro degli altri tre Commissari, che al febbraio del 1547 affrontano i primi dissapori tra le Città dello Stato: Milano si oppone all’estimo generale perché (28 febbraio) non si sente tenuta a convenire con le altre Città [favorevoli a detto estimo], non essendosi questo mai fatto et havendo dalla parte sua la consuetudine et uso longhissimo. Perciò i Sindaci di Milano si appellano a Sua Maestà; inutilmente, perché il loro ricorso viene immediatamente respinto. Anzi, il 1° marzo, vengono perentoriamente richiesti di chiarire alla Commissione se la Città intende inserire nell’estimo anche «mercantie arti traffichi et altre cose simili». A tale riguardo anche le altre Città hanno pareri discordi; ma i Commissari seguono disposizioni ben precise, chiaramente esposte, pochi giorni dopo, con apposita grida e con riferimento agli ordini di Don Ferrante del novembre ed alle lettere reali. La grida, relativamente al settore mercimoniale, recita: [si notificheranno] similmente tutti gli traffichi, mercantie, banchi et cambij, distinguendo le sorte delle mercantie et quantità de danari hanno in tali traffichi, overo il prezzo et valore di essi separatamente et distintamente, sotto pena a chi non notificherà, overo chi non notificherà il giusto, di perdere tutti li beni [...] oltre le pene all’arbitrio di S. E. 16 Con tempestività, l’8 marzo, gli Avvocati della Città di Milano fanno pressione sui Commissari non doversi particolarmente notificare beni e redditi, ma per via di universo; et quanto al mercimonio, in caso che se avesse da estimare, doversi fare separatamente dalli stabili, et in ogni caso potersi venire in cognizione di esso altrimente che per le notificazioni de particolari [...] né doversi mettere in estimo li redditi di case et botteghe che s’affitano. Ed il sindaco generale di Milano, di rincalzo, sostiene che l’estimo è la rovina della Città e dei Cittadini prout notum est et veteri consuetudine approbatum in Civitate Mediolani utilius esse sufferre onera sine estimo, quam cum estimo. (è risaputo per consuetudine vigente nella Città di Milano che riesce più proficua una tassazione senza estimo, che non con l’estimo) Siffatte dichiarazioni stanno a dimostrare la portata e la dinamica della vita economica a Milano; nulla di simile nel restante dello Stato, come si può agevolmente desumere dagli esposti delle altre Città. Queste affacciano misure cautelative particolaristiche, disunite da inconcludenti acredini da “parente povero”, anacronisticamente gelose delle proprie prerogative e invidiose delle altrui nella misura della loro incapacità a rivaleggiare con Milano; soltanto se pressate da rapporti burrascosi con i propri Contadi, raggiungono tra loro concordanza d’azione “anti-Milano”, senza per altro cessare di considerarsi e rimanere parti dislocate – e staccate – all’interno dello Stato. Una prima dimostrazione tangibile è data dall’incontro tra i Commissari e le Città, convocate per il 9 marzo ad esporre le proprie osservazioni in merito alle proposte avanzate dagli Avvocati di Milano. Dalla relazione commissariale risulta che le Città concordemente preferiscono un provvedimento generale anziché la notificazione di beni da parte dei particolari; non c’è invece accordo se sottoporre ad estimo i beni stabili ed anche le merci; si esige però che case e botteghe d’affitto vengano estimate; in attesa che si assumano chiare posizioni relativamente al mercimonio, si proceda pure alla nomina dei misuratori per i beni stabili. Le controsservazioni di Milano tardano a venire; a maggio, un sollecito ultimativo avverte i Sindaci di Milano che i Commissari si riservano di procedere oltre. Anche gli Oratori di Cremona, Lodi, Como e Novara fanno premura perché si eseguano gli ordini di S. M., significati in data 10 aprile: chiedono una grida che costringa tutti, sotto pena, a notificare mercanzie, traffici, case e botteghe d’affitto, beni stabili ed ogni altra fonte di reddito. Il fisco si associa al coro delle Città «per essere cosa giusta e santa fare l’estimo generale», onde evitare enorme danno alla Camera. A lui si oppone il sindaco di Milano: il fiscale Spina non ha ben ponderato quanto gravosa sia finanziariamente l’impresa dell’estimo al fisco stesso, non meno che ai cittadini; oltre all’essere operazione contraria ad ogni antica consuetudine. La diatriba è intessuta di ambiguità: se Milano chiede la misurazione generale dei beni stabili – pur di evitare le “notificazioni dei particolari” – raccoglie strumentale consenso presso le altre Città, le quali, pur sapendosi politicamente perplesse di fronte ad una ispezione fiscale centralizzata, si risolvono a richiederla, purché venga chiarito l’ammontare patrimoniale di Milano – innanzitutto – e d’ogni altra Provincia. L’intervento governativo comunque rimane odioso, perché in effetti viene a sostituirsi alle tradizionali prerogative di decentrata amministrazione cittadina nobiliare (e mercantesca) fondata per lo più su arrangiamenti tra spontanee denunce di beni e “casalinghe” ripartizioni di aggravii fiscali. Il Governo progetta di far coesistere le due forme di “notificazione” e di “misurazione”, nell’ipotesi – dalla sua angolazione – che l’una serva di verifica all’altra, nell’intento – sia pure – di meglio distribuire i carichi fiscali su ben decifrati patrimoni, sicuramente per meglio rastrellare tutto l’imponibile dello Stato. Tutto ciò teoricamente regge; alla prova dei fatti appariranno disfunzioni sia prevedibili che inaspettate, tali da far dubitare dell’esito stesso dell’operazione “estimo”. Tanto più che, volendosi quantificare fiscalmente tutto l’apparato delle mercature e dei beni mobili in genere, viene ad essere introdotto un più marcato elemento di divergenza tra province morfologicamente già assai differenziate: al difficile compito di accertare redditi da lavoro con annesso “clima” di interminabili sospetti, è scontato che s’accompagnino le recriminazioni di quanti – a reddito costante o quasi (proprietari terrieri) – si scopriranno più poveri ancora, e quasi defraudati dalle categorie imprenditoriali. 17 Da qui si origina quel quasi-parentado di Città avverse a Milano, che da parte sua insiste nel rifiuto d’ogni estimo mercimoniale, dagli Agenti milanesi considerato una iattura commerciale; e si comprendono le significative congreghe tra Como, Cremona e Novara tergiversanti se accoppiare, nell’esecuzione, i due estimi dei beni stabili e delle merci, o se dilazionare quest’ultimo estimo pur dando libero corso al primo; il tutto, commentato dalle fiere proteste delle province essenzialmente agricole di Vigevano e di Tortona. Al Governo, comunque, fanno comodo i due estimi, sia per l’invocato formale criterio di giustizia distributiva, sia per concretare misure di accomodamento perequativo mediante il quale sollecitare ulteriormente il gettito fiscale. Le propaggini fondiarie degli Interessati milanesi Uno dei grossi nodi da tempo insoluti tra Milano e le città di Como, Cremona, Lodi, Pavia e Novara è costituito dai beni stabili posseduti da cittadini milanesi nei Contadi di dette Città, le quali da svariati anni reclamano quei contributi fiscali dovuti alla loro tesoreria, invece dirottati su Milano. Tale problema degli “interessati milanesi” viene descritto come grave punto d’attrito, a scapito delle trattative per l’estimo, in una relazione a Sua Maestà, redatta dal tesoriere Tommaso de Fornari. Con lettere imperiali, Don Ferrante Gonzaga viene invitato esplicitamente a prendere provvedimenti; ed il 13 maggio 1548 una sua grida sentenzia che: per discarico di coscienza, bon governo dello Stato, amministrazione della giustizia e bene universale d’esso, ognuno paghi e concorra a pagare per li beni che ha ed haverà con le Città, nelli territorij delle quali li haverà secondo l’estimo che si farà e non con l e altre Città, nonostante che fossero naturali d’esse Città, o habitassero in Milano o altre Città nelli territorij delle quali non havessero detti beni. Questa disposizione riesce particolarmente grave per la città di Milano, anche perché fa seguito immediato all’altra pesante sentenza, emanata nel settembre 1547, con la quale viene ristabilita nello Stato l’esazione del mensuale di 300 000 scudi annui. L’inopportunità ed odiosità dell’imposta traspare anche dalle forme accomodanti usate da S. M. nel darne comunicazione a Don Ferrante: potrette parlargli a quelli delle Città con le miglior parole che vi parrà convenire per persuaderli a questo, di modo che il tutto si effettui et con miglior volontà et manco mal contentezza che sia possibile. Il che non trattiene il Vicario e i “XII di Provisione” di far presente al governatore che l’esborso dei 25 000 scudi assegnati a Milano, associato al defalco dal catasto cittadino dei beni degli interessati, può comportare catastrofiche inversioni nella dinamica economica della Città, le cui risorse tributarie sono per la maggior parte indirette. Al momento, la mercatura è particolarmente vulnerabile: si stanno riannodando legami commerciali a base di crediti di firma, con prestiti obbligazionari a livello di usura, in presenza di disordinati corsi monetari corrosi da adulterazioni e da processi inflattivi, difficilmente controllabili nonostante le ripetute gride e le comminatorie contro gli “sfrosatori”... Don Ferrante, vincolato da ordini superiori, ritiene di corrispondere, in certo modo, alle richieste di Milano, coinvolgendo tutti gli operatori economici dello Stato in una austera mobilitazione per una miglior giustizia distributiva, da concretarsi a tutti i livelli sociali. Ed il l° ottobre 1548 emana la grida per la notificazione generale: [...] remota ogni dilatione cavillatione e fraude... si fa commandamento a qualunque Persona di qual Stato, Grado, Dignità, conditione o preminenza voglia si sia, etiam privilleggiata et esente per qualunque modo causa e titolo, etiam oneroso e scritto in corpore juris o maggiore, e così forestiere come dello Stato e così abitante in qualsivoglia Città come in altro luogo, Terra Villa Castello e Borgo di esso Stato, che posseda di qualsivoglia modo Beni immobili livelli affitti censi datij ed entrata di qualunque sorte si siano nel presente Dominio fra il termine di 40 giorni quanto alli presenti, e quanto alli absenti di 50 giorni prossimi avvenire habbiano notificato e dato in scritto sopra una cedola e sottoscritta di mano del notificante se saprà scrivere e non sapendo scrivere d’altra Persona in nome suo senza fraude e col giuramento [...] 18 in Milano nelle mani di M.r Ludovico Bergamino, M.r Gio Antonio Crespo, M.r Gio Pietro Viglietio, M.r Gio Batta Corneno; e le altre Città con le Terre, Ville, Luoghi, Castelli e Borghi separati posti nelli loro Territorij, per minor dispendio nelle mani di quelli che saranno deputati in ciascuna di esse Città [...] a Novara in mano di M.r Francesco da Canobbio et M.r Francesco Avogadro [notificando] tutti li suoi Beni immobili, specificando e distinguendo li Beni e li Luoghi dove sono posti, con le qualità, quantità e vero numero delle Pertiche, siti e confini, distinguendo se fossero Terre lavorate, alborate, et vidate, prati, terre coltivate con acqua o senz’acqua, vigne, selve, boschi, o pascoli, zerbi, alvioni de fiummi, così piantate come nasciute, hosterie, molini, datij; pedaggi, porti, saline, laghi, giurisditioni d’acque, et pescarie, et ancora tutti li livelli, censi et affitti, redditi, torchij, folle, redditi di case, botteghe o parte d’esse che si affittano, esprimendo il nome della Parrochia et habitazione loro et ogn’altra sorte de beni immobili, redditi, entrate et emolumenti di qualunque sorte, che habbia et posseda nel Stato di Milano tanto proprij, quanto livellarij, censuali ed emphiteotici, con li suoi miglioramenti, esprimendo ogni qualità e quantità di carico o affitto, a quali sia obbligato ogni sorte de detti beni, e se sono livelli ecclesiastici o secolari, sotto la pena a chi non notificarà, o vero che non notificarà il giusto, di perdere tutto quello o parte che non sarà notificato, all’arbitrio di S. E., facendo intendere ad ognuno, il quale denontiarà quello che non haverà notificato it giusto, ne conseguirà quella parte che a S. E. parerà conveniente Dichiarando che tutti quelli che haveranno et hanno Beni immobili e redditi come di sopra nelli territorij delle altre Città dove non habitano, debbano dare in nota li detti beni loro nel modo soprascritto, in mano di quelli che sono deputati e nominati come sopra, in quella Città, nel territorio della quale sono situati li Beni, poiché è d’ordine di S. M. che ogn’uno sia estimato in quel luogo dove si trova havere li detti Beni immobili e redditi come di sopra. E per provedere all’indennità de pupilli, minori, furiosi, et mente capti et altre Persone che si regano per Tuttori ò Curatori, per la presente grida si ordina e comanda che detti Tuttori ò Curatori, e non vi essendo loro, il più prossimo Parente di ciascuno d’essi, così nelle Città come in altro luogo, Terra, Villa, Castello, Borgo del Stato predetto, siano tenuti a dare in nota tutti li loro beni immobili, redditi e livelli e come di sopra, nel modo e forma antedetti, sotto la pena come di sopra, d’esser pagata del suo proprio, senza danno delli pupilli, minori, furiosi e come di sopra. Avertendo ogn’uno, che dopo che saranno fatte le notificazioni, si saranno misurati li beni di ciascun diligentemente per trovare meglio la verità; et quelli che si trovaranno in fraude e non haver dato il vero numero delle pertiche de suoi Beni nel modo come di sopra, cascarà nella medema pena come di sopra; e perché è onesto che così come si estimano li beni immobili, siano anco stimati li Trafici e le mercantie, acciò ancora li mercanti e Trafficanti paghino la loro contingente portione delli carichi, delle quali mercantie e Traffici s’intende fare un estimo separato da quello delli stabili, si fà intendere ad ogn’uno che à questo ancora S. E. darà ordine acciò si venghi in cognizione della verità d’essi Traffici e mercantie, con quel modo et via che giudicarà essere più facile e più opportuna. Certificando ogn’uno che passando detto termine si procederà all’esecuzione irremissibilmente senza admettere escusazione di Persona alcuna. Le nuove ripartizioni del mensuale sulle province dello Stato sono state uniformate alle disposizioni di Don Ferrante quod bona solvant in loco scitus, risultando ritoccate le quote di tutte le città. Per Novara e Contado vanno ripartite a metà 22 500.36 scudi, con un aumento rispetto alla quota precedente di scudi 1446.36.8 ogni 100 000 scudi. 1548. II primo libro del catasto civile di Novara Allo scopo esattoriale si è approntato il primo catasto per il “civile” (v. Appendice, I) con i nomi dei contribuenti divisi per parrocchie, l’ammontare dei beni stabili fondiari descritti per qualità e misurati in moggia, la loro ubicazione ed eventuale trapasso – se di recente acquisto o eredità o dote –, torchi, mulini, cascine, case e botteghe affittate, mercatura, artigianato o prestazione d’opera in genere, livelli…; 19 in ogni partita fiscale sta indicata la quota d’estimo comprensiva della tassa immobiliare e mercimoniale (o d’esercizio). Non è però sufficiente al momento un’oculata amministrazione, se non intervengono anche provvidenze fiscali d’emergenza: il governatore si vede costretto a concedere addizionali sui dazi camerali, così come va infittendosi il ricorso ad esosi finanziatori ebrei. A Milano il Tribunale di Provvisione si affida al solido capitale dell’incantatore-capo Baldassarre Castiglioni che anticipa alla tesoreria generale, intestandola alla Città, una cospicua somma a copertura delle quote di mensuale. Frattanto numerose istanze e memoriali di segno contrario vengono inoltrate dalle Città al governatore, per opporsi o per sollecitare i dispositivi della grida del 1° ottobre 1548; finché, con temperamento salomonico, Don Ferrante allenta la rigida norma del bona solvant in loco scitus, stabilendo che essa venga applicata integralmente solo nel caso di imposte fiscali del Principe; trattandosi invece di gravezze dipendenti dalle amministrazioni provinciali, l’applicazione sia subordinata alle ragioni delle parti. Senonché tale accomodamento è bifronte: potrebbe giovare alla Città di Milano, ma se ne avvalgono Cremona e Lodi... Con memoriale del 24 dicembre 1549 a Don Ferrante, le due Città sostengono che l’appello interposto da Milano presso Sua Maestà, affinché i beni esterni al Ducato posseduti da cittadini milanesi non siano conteggiati nella quota di mensuale delle province, è pura tattica dilatoria; “causa pendente” infatti, non è permesso di includere tali beni nell’ormai prossima ripartizione di quota mensuale per il 1550, con grave danno per il bilancio delle Città interessate. Viene quindi proposta una misura “provvisionale”: i cittadini milanesi “interessati” siano tassati dalle province, con patto di rimborsare alla Città di Milano, ad estimo compiuto, quanto risultasse da loro pagato più del dovuto. La proposta è resa operativa da Don Ferrante: ea tamen lege quod Civitas Mediolani exoneretur illa portione pro qua onerata reperietur ob illa bona quae cives mediolanenses possident, et illa adijciatur illis Civitatibus in quibus bona ipsa sita sunt, salvo tamen iure adequationis faciendae inter ipsas omnes Civitates in fine dicti aestimi generalis ubi comperietur unam seu aliam solvisse ultra quod esset sua contingens portio. (con la clausola che alla Città di Milano siano tolti i tributi fiscali derivanti dai beni posseduti da cittadini milanesi in altre province, alle quali saranno d’ora in poi assegnati, salvando il diritto d’ogni Città ad un adeguamento compensativo nel caso che – ad estimo generale concluso – risultasse aver versato al fisco in misura eccedente la propria quota) L’istituto del “provvisionale”: criteri ed ambiguità Viene così instaurata la funesta serie degli addebiti creditizi tra le Città, sulla quale, per tutto il secolo ed oltre, va a piazzarsi la pressione fiscale dello Stato. La “centralità” camerale in tal modo riesce ad installarsi entro l’involuto sistema di corpi sociali “assemblati” nell’istituto dell’“egualanza”, congegno fiscale al quale si accredita l’enfatica funzione di realizzare, alla fine, l’auspicata ripartizione fiscale per aes et libram: il Principe ne è garante! Nella dinamica dei fatti, tali “impegnative di compensazione” si alimentano di riottosità vendicative da parte di gruppi sociali “scollati”, ognuno dei quali, pur di attutire i propri inevitabili carichi fiscali, si affida a strategie di carattere ipotecario, mediante le quali scaricare le proprie passività su presunto più vasto benessere altrui... S’innesca così un contagio inflattivo, che aggiunto all’imprevidenza di politiche statali corrosive di erari, fa ulteriormente degenerare i tessuti amministrativi locali, ricchi... di inesigibili crediti. Per cent’anni è tutto un coro di vicendevoli recriminazioni tra i corpi contribuenti dello Stato, e si concluderà con un gran pianto collettivo... Per tutto gennaio e febbraio, mentre urge il versamento del mensuale, gli Oratori di Cremona, Lodi, Pavia e Novara, forti della sentenza emessa dal governatore, ne sollecitano l’esecuzione nonostante contenga clausole restrittive, fanno pressioni anche presso Sua Maestà mediante l’ambasceria del tesoriere Anselmo Tinto; altrimenti vengano riportate in vigore le ripartizioni del mensuale così come furono calcolate sul perticato civile del 1531, allora comprendente anche i beni dei forestieri. 20 La città di Milano obietta che non bastano le ragioni esposte da un ristretto gruppo di Città notoriamente a lei ostili. Occorrono più esplicite garanzie: non è ancora stata definita l’entità delle quote che le Province intendono assegnare ai “Cittadini Interessati”, operazione necessaria dovendo la Città di Milano essere scaricata di altrettanta quota fiscale; oltre a ciò, si devono fornire garanzie che a detti Cittadini milanesi non saranno addossati – strumentalmente – aggravi superiori alla norma; occorre pure verificare che i beni degli Interessati siano estimati in base alla misura della pertica in vigore nelle diverse località, non in base alla milanese, più corta d’ogni altra nello Stato. Risponde seccamente ed immediatamente (10 marzo 1550) la città di Cremona: tramite l’Oratore consegna ai Censitori l’estimo generale di tutti i beni del Cremonese, ivi comprese le possessioni dei Milanesi, compiuto con criterio paritario di trattamento fiscale; premesse tali garanzie, insiste perché venga dato ordine al Referendario di Cremona di vincolare alla Città tutti i contributi dei forestieri possidenti nell’ambito provinciale. Nel frattempo con lettera del 13 gennaio, Sua Maestà comunica a Don Ferrante di aver sottoposto all’analisi dei giureconsulti la legittimità del quod bona solvant in loco situs. Una ragione “interna” alle Province spinge i Consigli delle Città, tra le quali Novara, ad ottenere che in tempi brevi divenga operativa la sentenza di Don Ferrante Gonzaga: urge infatti un pronto coinvolgimento degli Interessati nella ripartizione e nel pagamento delle quote di mensuale, ormai fissate definitivamente per le Città, perché il comportamento dei Contadi, pesantemente danneggiati dal transito di truppe ospitate nelle Terre e Ville e dalle sovvenzioni straordinarie loro assegnate, si fa sempre più insofferente ed esigente: Novara, nel 1517, ha dovuto piegarsi alla sentenza senatoriale che stabiliva, sia pure in forma «provisionale», la ripartizione dei carichi straordinari in ugual misura col suo Contado; ne deriva che anche la quota del mensuale, fissata per il Novarese in 22 500.36 scudi, grava per metà sulla Città, anziché per un solo terzo, come avviene nelle altre Province dello Stato. Occorre saper giocare d’anticipo, sottraendo per tempo i beni degli Interessati al conteggio “rurale”, ed aggiudicarli ai libri d’estimo civili. È riscontrabile tale manovra nel catasto dell’estimo civile di Novara, ove il cancelliere di detto ufficio, nel 1548, si è premurato di inserire con assegnata quota d’estimo i proprietari milanesi, come più estesamente si dirà altrove. Sulle stesse posizioni stanno Cremona, Lodi e Pavia, i cui Oratori, nel 1550, unitamente a quello di Novara, insistono perché i Censitori diano ordine ai Referendari di dette Città di costringere i forestieri a pagare le «gravezze in situ bonorum». Si danno garanzie che non sarà loro applicata quota superiore a quella di ogni altro cittadino; «non può intervenir inganno alchuno – dice Cremona – havendo già dato in scritto tutti li Milanesi, che pretende dover sostenere li carichi con lei, con la qualità de beni di ciaschuno»... Sia detto per anticipazione: l’operazione rimane comunque sommamente odiosa per Milano; si alternano tergiversazioni e pressioni per quasi un decennio; a più riprese interviene «YO EL REY», ed il Duca di Sessa, finché nel 1558, a seguito di una “conferenza” di tutti gli Avvocati di Cremona, Pavia, Lodi, Como, Novara e Milano, i Prefetti dell’estimo, «data la sigurtà secondo le lettere Reali di rilevare la Città di Milano indenne per quello avesse pagato al di più della sua rata, riservando a ciascuna delle Parti la sua ragione, ordinarono che i Milanesi [gli Interessati] per modo di provvisione, e finattanto che l’estimo fosse compiuto, pagassero per ogni m/300 scudi, che venissero tassati allo Stato, a sgravio delle Città per i beni situati ne territorj d’esse»: nel Pavese scudi 1040, nel Cremonese scudi 413, nel Lodigiano scudi 1012, nel Novarese scudi 538 «quali in m/300scudi annui del mensuale costituivano l’annua somma di scudi 9009 pagati dagli Interessati Milanesi in soglievo delle suddette Città». Ogni Città ha però dovuto premettere una formale garanzia a favore di Milano. Valga l’esempio offerto da Novara: il 22 dicembre 1558 Alberto Tornielli, Sindaco e procuratore della Città promisit [...] sub obligatione bonorum dictae Communitatis, de relevando et conservando illaesam et indemnem Mag. Communitatem Mediolani ab omni eo, quod plus solvisse reperietur pro praefata Communitate Novariae pro portione et rata sua in contributione aestimi, et solutione collectarum imponendarum in Dominio Mediolani, et solvendarum pro sua portione in dicta civitate [...] perfecto aestimo generali. 21 (s’impegna, sotto vincolo dei propri beni, ad indennizzare la città di Milano per quell’ammontare di contributi d’estimo e d’imposte che, in vece sua, questa risultasse aver eventualmente sborsato in misura eccedente la propria quota, quale risulterà dalla revisione generale degli indici d’estimo) Il “particulare” delle Città Su un altro fronte ancora, apertosi con la grida di notifica del 1° ottobre 1548, si stanno scontrando interessi divergenti e reciproche sospettosità. L’ordinanza “gridata” perché si passi alla notificazione dei beni stabili in tutto lo Stato, ha incontrato la pronta opposizione della Città di Milano, i cui Avvocati, con l’appoggio degli Agenti e Sindaci delle Città di Alessandria e di Cremona, propongono, quale misura più efficace e meno dispendiosa, che si pervenga all’estimo mediante misurazione generale, anziché per notificazione. Di parere opposto sono Lodi, Novara e Como. Il Fisco, per parte sua, esige che, qualunque sia il metodo adottato, si cerchi di ottenere la massima perequazione tra i contribuenti. Si fa nuovamente ricorso all’Imperatore, che il 27 maggio 1549 torna a sollecitare una rapida risoluzione dell’affare. Perdurando le divergenze di vedute tra le città, Don Ferrante avoca a sé la causa ma, pressato da incombenze ben più gravi, demanda ogni cosa ai Prefetti. Costoro, a seguito di consultazioni con i rappresentanti delle Città, consigliano a Don Ferrante di ordinare che «si cammini avanti alla conclusione dell’estimo, estimando primieramente i beni stabili d’ogni Città e Territorio ed havuta considerazione alla qualità, al sito ed alla rendita o cavata d’essi beni», invitando inoltre le Città a proporre i modi ritenuti più idonei per la misurazione. Cremona propone che la misurazione inizi dal Ducato, con operazione simultanea di sei squadre, ognuna delle quali composta da sei misuratori eletti dalle Città e da sei cittadini milanesi: vi concorda Milano. Pavia, per risparmio di spesa, propone che solo tre siano i misuratori e tre i cittadini assistenti, ripartiti in tre squadre; con la presenza di un rappresentante del Fisco, essi ricerchino minuziosamente il valore ed il reddito dei terreni misurati, mettendo ogni cosa per iscritto: anche questa proposta è accettata da Milano. Cremona aggiunge che la classificazione dei terreni misurati venga redatta con dizioni, concordate tra tutte le squadre, atte a descrivere le varietà di terreno; e che sia impiegata l’unità di misura propria ad ogni città. Milano e Pavia si oppongono: meglio adottare la misura di Milano sulla quale più agevolmente si potrà rapportare ogni altra misura locale. (Si noti che la pertica milanese è la più corta tra le misure dello Stato). Viene anche proposta una grida apposita, che obblighi i proprietari a notificare i beni ecclesiastici e dei luoghi pii (unitamente a strumenti e pagamenti d’affitto), in modo da facilitare lo stralcio di detti beni da quelli secolari: Milano acconsente e propone che altrettanto si faccia per i beni degli ospedali. Novara, Como e Alessandria, fin’ora estraniatesi, ratificano quanto è stato suggerito da Cremona. Pavia, più tardi, precisa che non vuole essere misurata né con Milano né con alcuna altra Città «come quella che da tutto in tutto è separata». Milano a sua volta propone, quale misura assai meno dispendiosa, che si giunga all’estimo mediante gli indici del sale e dei fuochi, calcolati sul perticato del 1531, potendosi in tal modo, senza altre misurazioni né notifiche, ottenere chiari suggerimenti per l’estimo particolare d’ogni Città. Oltre a ciò, Milano ribadisce quanto proposto da Cremona e Pavia, sia relativamente al numero delle squadre (tre), sia all’uniformità di nomenclatura, insistendo sulla necessità di precisazioni scritte sia per la qualità che per il reddito d’ogni terreno; la misurazione venga fatta per successive Città, impiegando ogni volta tutte le squadre, utilizzando una misura unitaria e tralasciando di misurare i beni montuosi, sassosi, inutili, le valli infruttuose, e simili. Cremona replica: la misurazione deve essere simultanea per tutto lo Stato; i deputati delle Città ed il rappresentante del Fisco abbiano facoltà di descrivere qualità, quantità, valore, prezzi e reddito dei beni misurati, prendendo ogni necessaria informazione da agricoltori, massari, fittabili... con giuramento e comminazioni di pene e multe in caso di frodi. 22 Vagliate le tante interpellanze, Don Ferrante dichiara di accettare le proposte di Cremona, proponendo che il collaudo della misurazione si faccia iniziando contemporaneamente in due o tre luoghi, onde evitare le lagnanze dei Milanesi «d’esser stati primi o ultimi»; che si usino le misure particolari ad ogni zona, annotando in un medesimo libretto le superfici con qualità e «circostanze» loro. Si riserva – quanto ai beni ecclesiastici – di udire il parere dei Prefetti, dopo un loro ulteriore incontro con gli Agenti di tutte le Città. Cremona si fa interprete delle altre Città nell’obiettare che, trattandosi di un estimo generale inteso a rapportare con esattezza la distribuzione dei carichi fiscali, la misurazione deve essere per tutti e generale e particolare. Don Ferrante replica: il Ducato non ha “tasso dei cavalli” (applicato ai beni rurali), ma solo censo del sale (riservato ai beni civili), per ciò non necessita di misurazione dettagliata, come le altre Terre; le quali, per l’intersecarsi dei due sistemi fiscali, abbisognano di riordino e di misurazione che accerti e distingua le terre “rurali” dalle “civili”. Dunque il Ducato può essere misurato in generale e «in confuso». speditezza nell’esecuzione (vedi Appendice, II). Don Ferrante scrive al Papa per ottenere che gli ecclesiastici notifichino i loro possedimenti in mano ad un economo designato dal Pontefice. Non essendosi avuto alcun riscontro da parte di Roma, con una grida si fa obbligo ai possessori dei beni immobili di monasteri, ospedali, chiese e luoghi pii (ed ai loro fittabili e lavoratori d’ogni sorta) di notificare entro 40 giorni, con nota sottoscritta in forma autografa e rispondente a tutte le chiarificazioni richieste, in mano al Bergamino; sono previste per i trasgressori pene pecuniarie: un terzo d’esse andrà a beneficio del denunziante. Pari ordinanza viene estesa ai Deputati, Sindaci, Procuratori, Consoli, Anziani e Uomini delle Terre ove stanno beni di chiesa e di enti pii; precisando che in pene ancor maggiori incorreranno coloro che notificheranno come ecclesiastici beni in realtà laici. Il piano di misurazione generale venne così ripartito: Milano col suo Ducato fu divisa in otto squadre, ognuna con propri misuratori, commissari e assistenti scelti dalla Città; le squadre vennero ulteriormente suddivise in quartieri. Da parte sua il Fisco assunse cento misuratori, assistiti da altrettanti cancellieri. 1549. Viene varata l’operazione d’estimo mediante misura generale I quinternetti ed i libri delle misurazioni completi di dati contrassegnati – ad ogni partita – dal nome del misuratore, venivano consegnati dal cancelliere al commissario di squadra. E di ogni squadra, preliminarmente, fu segnata la demarcazione (fiumi o strade) con appositi segnali, per non incorrere in errori di sconfinamento. Si lavorò per tutto l’anno 1549 e 1550, con la compilazione di 607 quinternetti, avendo misurate complessive 5 952 433 pertiche (con revisione di calcolo: pt. 6 083 801 t. 16). Rimasero per il momento fuori misurazione pt. 350 000 relative a zone innevate o a territori in contestazione con altri stati confinanti; né entrarono in conteggio quei territori dichiaratisi «neutrali tra lo Stato di Milano e quello de Venetiani» o che proibirono la misura (tra questi: «Domo, Vald’ossola, Valvedra, Valle d’antigolo [...] Trontano, Masera, Beurna e Cardezza [...] i luoghi della Vanegiezza [...] oltre la Valenzasca, che doppo essere stata misurata et stimata, è stata detratta dal Ducato») per un totale di altre pt. 366 471 t. 6. A seguito di ciò, i Prefetti ordinano che si proceda alla simultanea misurazione del Ducato e dei territori di Cremona e di Pavia, eleggendo i misuratori ed altrettanti cittadini assistenti da ripartire in sei squadre, lasciando facoltà a tutte le altre città di inviare un loro assistente misuratore ed un cittadino. Nel giugno del 1549, premessa una nuova ordinanza di Don Ferrante Gonzaga perché le Città eleggano misuratori ed assistenti, pena 4 denari per pertica alle inadempienti – denari, in tal caso, da destinare agli stipendi di misuratori ed assistenti nominati d’ufficio – la Commissione presieduta da Ludovico Bergamino, può dare il via alle operazioni preliminari per «la misurazione generale dello Stato e particolare per tutte le Città». Una lunga serie di dettagliate norme è approntata dal Commissario Generale, tale da assicurare la miglior uniformità di rilevamenti e 23 Il tutto fu poi suddiviso nelle 59 partite di corpi santi e pievi: Vero è che parte d’esso perticato così misurato – ma non tutto – si è chiarito per l e notificazioni, ancorché dette notificazioni in alcuna parte fanno più somma di perticato, che non è della misura fatta alla distesa et in alcuna parte meno. Onde di qui si conosce che giusto era et honesto quanto l’altre Città contra Milano allegavano, dicendo non doversi il suo Ducato misurare alla distesa et in confuso. Il Cremonese – Città Contado e Terre separate – diviso pur esso in otto squadre, fu misurato durante l’anno 1551, redigendo 190 quinternetti di dati – esclusi i territori in contestazione – per un totale di pt. 1 601 098 t. 3. Lodi ed il suo Contado, divisi in otto squadre, furono anch’essi misurati nel 1551, per complessive pertiche 970 166 tavole 19 piedi 6 (escluse alcune porzioni controverse), con 106 tra quinternetti e libri. Pavia ed il suo Principato vennero misurati tra il 1550 ed il 1551, con ripartizione in otto squadre, con 194 libri di misurazione, per un totale (escluse le differenze con terzi) di pt. 3 267 384 t. 8. Novara e suo Contado: il territorio fu diviso in otto squadre, quattro «di sopra» e quattro «di sotto», misurate nell’anno 1551 con 106 libri di dati. Per la Riviera d’Orta necessitarono 114 libri (benché misurata ed estimata, non sarà conteggiata nel perticato dello Stato e non figurerà tra i valori ufficiali d’estimo, perché principato vescovile). Il territorio novarese risultò essere pt. 1 546 056 t. 1. Restò da misurare «per l’inobedientia di quelli huomini» tutta la Valsesia, valutata «alla distesa» a pertiche 100 000 (vedi Appendice, III). Como e Comasco: furono divisi in quattro squadre, misurate l’anno 1551, con 50 libri, per una superficie di pt. 796 813 t. 12 (detratte le zone contestate o occupate da genti svizzere che si dichiararono esenti); Alessandria, il suo Contado e le Terre diverse furono divisi in quattro squadre e misurati nel 1551, con 35 libri, (con le debite detrazioni) per una superficie di pt. 880 062 t. 3. Tortona e Contado, divisi in 8 squadre (4 «nei monti» e 4 «nella pianura») furono misurati nel 1551, con 31 libri, per pt. 602 892 t. 18. In un elenco apposito furono suddivisi, per provincia, i dati relativi ai territori dichiaratisi in vario modo esenti da misure fiscali «poiché veramente erano nel Dominio, sì che per l’avvenire fossero dichiarati dover concorrere si potessero essi ancora mettere in estimo»: nel Ducato i beni svizzeri della pieve di Arcisate e la Vallanzasca (questa per pt. 90 471 t. 9 con un valore estimativo di L. 312 573.13.8), nel Cremonese Calcio e Calciana, nel Pavese i beni dei marchesati «dei Malaspini, Verminaschi, Godiasco, Horamala, et del conte S. Fiore», nel Novarese la Riviera d’Orta (valutata L. 3 372 122.0.1), nel Comasco altri beni svizzeri, nell’Alessandrino Cassine e Refrancore, nel Tortonese Rivalta, nel Bobbiese la città di Bobbio e suo territorio. Vi furono aggiunte – pur esse dettagliatamente descritte per città e province, quantità e qualità dei terreni – le porzioni d’incerta attribuzione per imprecisione di confini con gli stati circostanti (con pt. 37 115 t. 14): risultarono così accantonate sub iudice complessive pt. 972 212 t. 1. Con i dati contenuti nei libri dei misuratori, gli addetti dell’ufficio di Ludovico Bergamino redassero altri due libri: il primo intitolato Della redutione del perticato per la Città di Milano e suo Ducato, contenente il perticato dei Corpi Santi e di ciascuna Pieve con qualità e quantità (con indicata la sola quantità per i singoli comuni delle Pievi); nell’altro libro, intitolato La redutione del perticato delle Provincie e Città furono descritti i Corpi Santi d’ogni Città, le Terre diverse o separate, con le porzioni controverse. Le notificazioni fatte per ordine di Don Ferrante sia dai possessori dei beni ecclesiastici e luoghi pii, sia dai consoli dei comuni, convogliate all’ufficio del Bergamino, furono anch’esse raccolte in fascicoli, distintamente per Provincia e per Comune, per quantità e qualità, e poi, ulteriormente, per sola quantità e per Comuni (vedi Appendice, IV). I beni ecclesiastici delle singole province risultarono essere (pertiche, tavole, piedi): Cremona pt. 264 483.1 Pavia pt. 642 473.14 Lodi pt. 217 132.11. 8 Novara (esclusa la Riviera d’Orta pt. 205 630.15 Como pt. 119 522.10 Milano e ducato pt. 1 188 782. 4 Alessandria pt. 84 813 Vigevano pt. 66 630.15 Tortona pt. 41 370. 5 per un totale di pt. 2 830 840 t. 4 p. 8. 24 E qui volentieri sconfiniamo nella microstoria, attratti dall’aroma del tempo che emana da un manipolo di missive: ci riportano all’atmosfera di quei giorni non così pacata quanto potrebbe apparire ricomposta nella sua ufficialità. Ci offrono la testimonianza diretta dei tanti modi – i più impensati – nei quali il grosso congegno statale poteva incepparsi ad onta delle accurate elaborazioni burocratiche. 1551 marzo 17 Al mag.co quanto fratello M.r Benedetto Piscator comm.rio di Novara et Contado sopra l e mesure etc., li Deputati de la m.ca comunità di Novara sopra le mesure del Novarese. Mag.co quanto fratello, hoggi havemo havuto una v.ra, ala qual rispondendo dicemo esser fatto de la terza squadra per noi assignata al mag. co m.s Ambroso Brusato dui, de le quale dui una è assignata per il signor Bergamino al m.co m.s Ludovico Ferraro, e l’altra è assignata al m.co Canobio ambi com.rij cess. Però la prima parte della squadra a la qual si è deputato e deputamo per commiss.o di la nostra Città il p.to m.co Brusato e a laltra parte assignata al mag. co Canobio, havemo deputato e per la pnte deputavamo voi, insieme con li assistenti e contramesuratori già datevi in lista, e acciò che sappiatti in qual loco cioè dove comenza e dove finischa la v.ra squadra e anche quella del p.o mag.co Brusato, se vi manda la copia qua sotto annotata dela divisa fatta de detta terza squadra per il p. to sr. Bergamino, né altro mi occorre. La terza squadra si è divisa in doi comenzando a Orfengo dreto a detta roggia Crotta, seguitando al insù sino ala strada biandrena, seguitando detta strada sino a Biandrà, revoltando a la strada, et da Biandrà a Casalbeltramo, et da Casalbeltramo a Casalvolon, et da Casalvolon a Borgo, seguitando detta strada sino ala Crotta [al m.co Ferraro]; l’altra parte comenza a detta strada, va da Biandrà a Casalbeltramo, et da Casalbeltramo a Casalvolon et da Casalvolon a Borgo, rivoltando dreto ale confine vercellese sino ala strada, et da Orcetto a Biandrà seguitando detta strada sino a Biandrà [al m.co Canobio]. Alli piaceri vostri. 1551 adì 7 jullio molto mag.co s.r comis. [?], Jo Alex.ro di Stanga trabucatore de mr. Gio Pavolo Mocio, agremensor asig.to in la sq.dra vostra, querello a V. S. denotandollj qualmente herij, dopo el disnare, circha orre vintiuna esendo nel oficio mio del trabucare et esendo a firmatto tanto che si pianteseno le bachette, levando lo p° trabucho proferendo el n° vintiotto, mr. Jo. Battista dil Carmeno da Chanobio mi disse non esser tanti ma esser senon 27 et per questo se recorse la linea et se trovò el vero numero lo detto per lui, et da poi mr. Bernardino di Lomacin anchora da Canobio, quali tutti doj sempre sono statti asistenti per Canobio, mi disse «trabucatore fa la justizia, che mi è stato detto da doj putti che ogi trabucando hai fatto soravanzare lj trabuchi, che al dispetto de la nostra sel faraij ti darò di una stanga traverso al chollo», al che jo respose non haverlo fatto et che non lo faria perché son homo da bene et ho lo juramento dal s.r. comis.o generale da fare la justizia pe tanto ricercho da V. S. qual ha la autorità da provedere, volia provedere a questi inconvenienti aciò dretto le parole non venesemo allj fattj. et al tutto furno presente mr Hier.o Cremascho asistente et mr Baldesar Gazola contra mesurator, tutti doij elletti per la ma.ca città de Milano, mr Mercurio Manara asistente per la mag.ca città di Cremona et mr Jo. Pavolo dal Mocio ss.to agrimensor per la Ces.a Camera et il detto mr Gio Battista dil Carmen da Canobio. 1551 adì 19 luglio in Canobio Mr. Alessandro Bergonzio assistente per la città di Vigevano, incaricato dal commissario Francesco Canobio ad accomodare certe qualità de terre misurate per m.ro Rofino Pastor ces. misurator a nome de Pavia ne la iurisd. de canobio, ha detto et confessato haver ordinato in detto acordio et fra le altre cose haver fatto descriver al detto m.ro Rofino una quantità de brughera in monte, quale he parte agenestrata et parte afelexata con qualchi pascolo per sterile, et richesto per li asistenti perché ha fatto [ha dichiarato] eser così fatto et servato a Vigevano, che simile brughera non sono poste in misura ma lasate per sterile et questa esso mr Alexandro lo sa per vero ateso che lui era per la detta città elletto a visitar tutte le squadre assignate ali comiss.ri l’anno passato quando se misurava Vigevano [.. .] 25 Tutto ciò è stato dichiarato alla presenza del Sr. Canobio Benedetto Piscator asistente per la mag.ca città di Novara, mr Gioanni Gotto asistente per la mag.ca città de Cremona, mr Zanino e JoPaulo fratelli del Mozio repartitor et mesurator per Cremona, mro Philippo di Chiari misurator per Cremona, mro Basano Zaijno misurator per Lodi e mro Angelo Bonade misurator cremasco. Fratanto si è ordinato al Canobbio che faccia che il Cazola sia dacordio con il nostro contramisuratore in levar fora dil quadro distintamente la quantità de le brughere che loro hanno intitulato “prative”. Io non sarò più longo per hora hor introvar la Regina, cossì li baso le mane. da Milano alli di novembre 1551 de vre sigrie come fratello. Zinardo Torniello die jovis 8 octobris 1551 in Fara Al Sr. Franc.o Canobio comissario cess. sopra ciò deleghato alle misure. Se vi denuncia la infrascritta querella della qual la S.ria V.a como ministro di la squadra, quella si dignerà amandarla in exechucione et in forma di Camerra, como quella chredo non farà altramente. Prima ritrovandomi sule misure ale confine di Fara et Briona in compagnia con m.r Jo Ant.o mariano misurator Cess. et insieme con mr. Jo Ant.o Imperial asistente ut supra, et insieme con altri infras.ti, dil che el s.to Imperial prexentuoxamente meter mane al pugnalle senza dire altro et me seguitò per uno spacio in scorsa per amazarmi, senza cauxa alchuna como ampliamente quello si poterà informar per li testimoni infrascritti: il s.r Paullo Capra asistente per la mag.ca Cità di Novarra, et più Bernardino Porcha da fara, Petro de Tognion qualli erano presenti per piantar bachette. Quella si degnierà con il suo giuramento di far lexamino et far quello che vol justicia il minimo servitor de vostra S.ria Alesandro Lochadello contra-misurator ut supra Mag.co da fratello honor.do, Sapete che alli giorni passati quando venestene a pigliar la paga vi ordinaij a bocha che occorrendo venesse il commiss° Legnano a ricercar parte di quello restate de la vsr. squadra li dovestoni assignar tanta parte che tutti doij venestovi a finir a uno tempo così di novo vi replico per la presente debiati eseguir acciò quella provincia novarese non restasse imperfetta sopragiungendo qualche neve o mal tempo... JoFrancesco Canobio Cess. Comiss° alle misure, da Milano il 4 nov. 1551 [Ludovico Bergamino] Alli molto m.ci s.ri come fratelli sig. deputati de misure del novarese Molto m.ci s.ri, in questa hora ho recevuto le di V. S.ri con la copia delli coman.ti et app.ne incluse, e subito andai da li s.ri prefetti dolendomi in nome della mag.ca comunità nostra di Novara della rigorosità et arrogantia del Canobbio. E dopo molte parole, essi s.ri son venuti in questa determinatione... quali toccano al particolar dello assistente et homini de Boca et Mazora. E vi trovaretti anchora la provisione che fanno sopra la differentia delle brughere et Strona et Sizono. Et se non fosse che il S.r Bergamino è agravato di febre, venessi a visitar il loco. Mag.co da fratello honor.do [Gio Francesco Canobio], Il sr Zanardo Torniello uno delli eletti per la città de Novara al negocio delle mesure si è dolluto non servarsi lo horde fatto circa le baraze asolcate, dicendo si dischriveno per terre al presente inculte. Et ricercata provisione per li ill.mi s.ri Prefetti si è detto debiate advertire a detti baraze et far si servi il detto ordine et dove habiate dubio che siano vere baraze, se pur vi parerà di dischriverle per terre al presente inculte, gli potretti agionger “qual novaresi dicano apellarsi Baraze” né altro, da Milano il 30 settembre del 51 [Ludovico Bergamino] Al 7 di aprile del 1552 i prefetti dell’estimo generale dello Stato di Milano scrivono ai Deputati novaresi «pro interesse camere»: avvisano che il primo giorno dopo le feste di Pasqua si manderà a misurare la Riviera d’Orta e Vogogna e sua giurisdizione, a completamento delle misure dello stato di Milano. Nel dubbio che tale terra sia novarese o milanese, non saranno imposte tasse per i misuratori (a nessuna delle due parti). 26 Occorre inviare a Milano persona pratica con libri liste di misure o riduzioni dei comuni uniti, all’ufficio per un confronto con le misure dei libri camerali, non dopo passata l’ottava di Pasqua. Occorre anche provvedere, con rilievi sul posto, di ridurre le tante diversità de qualità descritte per li misuratori, quale si vogliano redur in menor numero per non far tante scritture impertinente come già è stato significato per iscritto, giorni innanzi, all’oratore novarese. 1554 maggio 21 Jo Bernardin Mezin agrimensor de Novara per il Sr. Henrico Turcho ecc.mo refferendario di Novara, de volontà de tuti doij le parti, cioè il comun de Cavaij et il comun de Fontané ad andare a menzurar il teratorio de Cavaij io sono andato ali 16 dil presente et ho comenzato a menzurar particularmente, et vedendo luomini da Fontanei, che menzurando particularmente seria andato tropo in longo, et anno pigliato un altro spidiente: amesurar a quadri grandi per spidir più presto la misura, e così ò mesurato giorni tre il primo particularmente et doij giorni a quadri; da poi queli de Cavaij meanno portato una litra che io non debia mesurar nisuni de li beni civili e così meso partito dala detta impresa. Il “per aes et libram” tradotto in sistemi di calcolo La misurazione generale dello Stato si conclude nel 1551. Nell’ufficio del Cesareo Commissario Generale per l’Estimo Ludovico Bergamino l’ingente apparato di dati viene elaborato con processi aritmetici atti a fornire accorti indici d’estimo: è necessario che questo risulti fondato sulla qualità e sulla – vera o presunta – resa dei beni fondiari, in ottemperanza almeno virtuale con la programmata ripartizione fiscale per aes et libram (vedi Appendice, V). A tale scopo, tra il ’52 ed il ’54, una reiterata pubblicazione di grida da parte di don Ferrante Gonzaga fa obbligo a tutti i sudditi dello Stato di esibire all’Ufficio dell’estimo notificazione di vendite e locazioni di beni stabili effettuate tra gli anni 1545-1552, specificando nome e cognome di contraenti, sito quantità e prezzo del fondo locato o venduto, il tutto sottoscritto e garantito con giuramento. Analoga richiesta viene rivolta dai Prefetti dell’estimo al Vicario e ai “XII di Provisione”, perché ottengano che i notai di Milano segnalino all’ufficio del Bergamino gli estremi di ogni atto di vendita o di locazione da essi rogato durante lo stesso periodo di anni. Forti obiezioni – le più gravi – vengono mosse dalla città di Milano che ritiene assai pi ù significative ed omogenee le quotazioni contenute negli atti di vendita degli anni 1535-1539 (quando – annotiamo – estinto il casato degli Sforza, Carlo V ha inglobato Milano nei domini asburgici, Francesco I ha invaso Savoia e Piemonte: anni di tensione, con dissesti patrimoniali e svalutazione di beni fondiari). Gli Agenti di Milano giungono a sostenere che i notai delle altre Città redigono atti talmente difformi dallo stile praticato dall’Ordine milanese da risultare invalidabili e spesso viziati da gravi omissioni di dati contrattuali quali: se il contratto è “di grazia”, se vi siano clausole concernenti le scorte massarezze, sovvenzioni o simili con relative transazioni pecuniarie... L’anno 1555 il duca d’Alba, assunto il governatorato di Milano, emana ulteriori gride di sollecito, perché si proceda speditamente nel dirimere difficoltà e concretare procedure; ma, per la guerra «che ancora bolliva», non si giunge ad altro che alla rubricazione di prezzi di vendite e di locazioni. Finalmente nel 1559, sotto le insistenti pressioni del duca di Sessa governatore di Milano, le Città e la Camera sembrano accordarsi su tre sistemi preferenziali di conteggio, costruiti su dati desunti dagli atti notarili rogati nel quinquennio 1545-1549 (un periodo cioè di relativa stasi politica e di rilancio mercantile con conseguente aumento di liquidità). L’assunto di fondo è che si raggiunga un riordino fiscale ufficialmente immune da sperequazioni e meglio rapportato alle constatate capacità patrimoniali di ciascun contribuente. Il primo sistema di contabilità viene proposto dagli Agenti della città di Pavia, esemplificando per la sola coltura dell’“aratorio”: – dai dati di vendita (perticato e prezzo) si possono ottenere tanti valori medi alla pertica quanti sono gli atti notarili disponibili per un dato anno e in rapporto ad un certo territorio; 27 – derivandolo dall’insieme di tali dati particolari si ottiene il valore medio annuale della pertica, per quello stesso territorio; – operando sull’insieme dei cinque dati annuali (entro l’arco 1545-49) si ottiene il valore medio desiderato alla pertica, riferito a quel territorio; – non rimane che raccogliere tale valore dai singoli territori componenti una data squadra (o provincia), onde calcolare il valore medio alla pertica di quella squadra (e similmente d’ogni squadra e per ogni singola coltura) in base al quale verrà determinato l’ammontare d’ogni altro valore fondiario. Tale procedere per media aritmetica comprime i valori medi alla pertica entro una fascia di indici d’estimo assai meno differenziati al loro interno, di quanto non sia la dissimiglianza tra i prezzi di partenza. Ne conseguono tre eventualità: – è prevalente il numero degli strumenti di vendita di buon terreno su quello di vendita di terreni scadenti. In tal caso si ottiene – per media aritmetica, come detto – un valore alla pertica inferiore, ma prossimo, al più alto prezzo di vendita, con evidente aggravio d’estimo per i proprietari di terre povere e con discreto vantaggio per il fisco (e per il bilancio nei pingui poderi); – nel caso opposto di prevalente vendita di terreni scadenti a basso prezzo: il valore medio alla pertica ottenuto non raggiunge, comunque, un appiattimento pari ai prezzi di vendite più bassi. Il contribuente povero rimarrà ugualmente tassato più della propria capacità patrimoniale, il fisco non realizzerebbe un gettito rispondente alla portata di ricchezza globale, con corrispondente sensibile sgravio per la categoria dei terreni più produttivi; – terza ed ultima eventualità: a parità di vendite tra terreni buoni e terreni scadenti, si otterrebbe pur sempre un valore medio tecnicamente inefficace di fronte allo schiacciamento fiscale per le classi di proprietari meno abbienti. Per attutire l’eccessivo bonifico o l’accentuata pressione, disfunzioni insite in codesto primo metodo, viene prospettato il correttivo di escludere dalla media i prezzi di vendita troppo bassi o troppo alti. Da qui la dizione (che riporteremo in successive tavole) “prezzo... senza eccessivo” “... con l’eccessivo”, con due contabilità parallele. Per ovviare all’eventuale mancanza di strumenti di vendita (locazione) in un Comune o per un dato anno, si ricorre ad un valore medio desunto dai valori degli anni antecedente e susseguente. Senonché le lacune di dati per annate (per colture) o per Comuni – terminata la raccolta degli strumenti notarili – risulta così ampia da suggerire un sistema alternativo di computo, promotrice la città di Milano. È assai sbrigativo e sembra rispondente ad una esigenza di giustizia distributiva comprensoriale: propone che si sommino al gran completo «fatta confusione» tutte le pertiche più o meno rispondenti ad un fondamentale tipo di coltura vendute nel quinquennio 1545-49; altrettanto si faccia dei relativi prezzi di vendita; dalle due grandezze rapportate deriverà il prezzo medio alla pertica, per quel tipo di terreno, per quella determinata zona. La proposta milanese non trova consensi presso gli Agenti delle altre Città dello Stato: viene subito scartata come non rispondente all’equità di una tassazione. È possibile ipotizzare sulle ragioni di parte, con relativa approssimazione al vero, tenendo presente in qual misura le vendite dei terreni, produttivi o meno fertili, rispondano a fasi economiche di “crescenza” o di regressione agricola con ingredienti più o meno catalizzanti di speculazione. All’incetta di terreni scadenti, a basso prezzo, non risponde così prontamente la curva del rialzo; così come “il miglior offerente” non sempre è contrassegno di sanità di mercato per le terre buone. È difficile comunque supporre simultaneità di vendite di appezzamenti redditizi e di improduttivi, specialmente se si è – come nel periodo 1545-49 – in una situazione relativamente tranquilla nelle nostre regioni. La stasi bellica lascia spazio a riprese di forza mercantile; ma, più che altrove, a Milano i cittadini si ritrovano potere d’acquisto e capacità d’investimento competitiva specie in aree depresse, ove è loro possibile incettare – a latifondo – vaste terre scadenti o scadute di rendimento. La sfasatura tra la ripresa economica milanese e quella delle Province dello Stato genera la ramificazione al di fuori del Ducato degli «Interessati Milanesi», per di più agevolati da rispondenti misure fiscali – in un certo senso – “protezionistiche” che li esimono da ogni contribuzione fiscale che non sia con la città di Milano. 28 Non è dunque azzardato ipotizzare che la proposta milanese derivi da lungimiranza economica legata a siffatta migrazione di interessi che – ove si insedia – con massicce disponibilità scombina i parametri estimativi locali, provoca abbattimento di valori d’estimo e di conseguenza un indiretto contenimento dei valori d’acquisto delle terre migliori della zona. «Perciò fu proposto che meglio era pigliare una sola pertica di ciascuna vendita»: la spiegazione ufficiale con cui si declina dal modo proposto da Milano sembra collimare con i fatti. Si prospetta un terzo modo che, rifacendosi al primo, lo perfezioni costruendo un valore alla pertica non soltanto legittimato dalla media dei prezzi di mercato, ma pure – quale base per una indicizzazione di imponibile – rapportato alla consistenza fondiaria di ogni comprensorio (o squadra): – vengono escluse le vendite minime; le piccole frazioni di terreno raramente sfuggono a valutazioni affettive di prezzo, a differenza delle quotazioni per appezzamenti più vasti comunemente costruite sulla effettiva resa media del terreno; – quindi, utilizzando i criteri adottati nel primo metodo di computo (di cui sopra), viene fissato il valore medio “locale” della pertica per un determinato tipo di coltura per tutti i Comuni di una data squadra. A questo punto – facendo intervenire la consistenza fondiaria d’ogni comunità – si procede a calcolare la “media ponderata” dei valori medi locali già ottenuti. L’operazione è eseguita «pigliando tante pertiche, o vero il prezzo d’esse a ragione di uno per cento» del perticato totale di quel certo tipo di coltura preso in considerazione e presente entro i confini di ciascun Comune; la somma così ottenuta vien divisa per il numero di pertiche entrate in conteggio; il quoziente costituisce il nuovo valore medio ufficialmente frutto di una più persuasiva fiscalità se osservato dal contribuente, (che – su opposto versante – garantisce il ricupero “equo”, ma pienamente fruttuoso per la Camera); non solo, esso può essere assunto quale valore sostitutivo di dati mancanti, data la sufficiente omogeneità geografica o quanto meno economica di Comuni contigui compresi nella stessa squadra. L’8 marzo 1560 viene emanata dal Duca di Sessa un’ordinanza le cui disposizioni sono al tempo stesso riflesso delle molteplici difficoltà occorse per avvicinarsi ad una norma comune, e prova tangibile di avanzamenti concordati tra le Città ed i Prefetti dell’estimo. Alla prova dei fatti la raccolta di strumenti notarili di vendite e locazioni è risultata monca e dispersiva, per le rimarchevoli oscillazioni di quote lungo il quinquennio 1545-49; si riduce il periodo al biennio 1548-49, come dall’inizio avevano proposto i Prefetti. Si dispone di escludere dai conteggi gli strumenti notarili contenenti vendite plurime, o gravate da pattuizioni di grazia o di tipo livellatico e simili, allo scopo di evitare “inquinamento” ai valori medi calcolati. Per ciò stesso si dispone che si faccia un estimo particolare per i terreni compresi nei Corpi Santi delle Città, essendo generalmente maggiorato il loro prezzo in rapporto ai terreni dei Contadi. E omnibus perpensis ci si atterrà al terzo metodo di calcolo, raggruppando però i valori medi delle singole voci di squadra in altrettanti valori medi provinciali. Notiamo che il conteggio operato a squadre rende meno avvertite le discrepanze di quotazione tra Comuni viciniori, con conseguente operazione d’estimo più indolore per i fiscalizzati; ancor meglio, se i confini fiscali vengono spostati al di là delle demarcazioni di squadra... Il che non equivale però a sopire gli attriti: diciamo che essi vengono ricollocati nella loro sede politica più naturale. Ed infatti, non appena si conclude il lavoro redazionale dei Libri dei prezzi à luogo per luogo e poi dei Libri delle reduttioni d’essi à Città per Città, et à Provintia per Provintia... «nacque differentia tra l’una Città e l’altra, essendo che da alchune si voleva che una qualità di terreno fosse estimata ad un modo et alchune ad un altro, sì come sempre in questo erano state discordi». Dalla “politique d’abord” alla burocrazia Ci si muove in un contesto tutt’altro che riducibile a tradizionali semplificazioni di scontate diatribe tra fisco e contribuente. Già la misurazione “a tappeto” di Ducato e Province è stata una dimostrazione tangibile che viene innanzi uno Stato onnicomprensivo di ogni altro status, fornito di inequivocabili determinazione e capacità sia nell’individuazione tecnica dei beni quanto nella decifrazione dei patrimoni dei singoli. 29 Si stanno travalicando le generali notificazioni di proprietà, a più riprese celebrate nei secoli XIII e XIV, imposte dai governanti con solenne corredo deterrente di «esecuzione personale o di beni», e tradotte in opera utilizzando consoli notai ed agrimensori casalinghi. Ciò è del tutto rispondente all’immagine di uno Stato patrimoniale economicamente gestito dai propri Corpi, che, col loro pretestuoso e reiterato ricorso all’apparato amministrativo nell’alternanza tra pretese comunitarie e divaricanti particolarismi, bon gré mal gré propongono all’apparato stesso una ineliminabile collocazione politica di sovranità. E le sovrane determinazioni politiche, remote ed incomprensibili, e non di meno inappellabili, veleggiano al di sopra di codesta politique d’abord delle Città. Ed i conflitti tra i Grandi inesorabilmente si traducono in ripetute sollecitazioni sulle antiquate intelaiature fiscali: con interminabili istanze “erariali” la Camera richiama il suddito al ruolo di fidato e fiducioso contribuente dell’Eccellentissimo Magistrato delle Entrate e, come tale, inserito nella grande realtà dello Stato... Così come – sul versante religioso – il fedele viene violentemente estraniato dal proprio circoscritto e ben finalizzato mondo devozionale, fatto di Madonne del latte, o di Santi curatori dei “fuochi” cutanei, e trascinato dalle angosciate richieste della Gerarchia ad offrire preci per la dilaniata Fiandra, per l’insubordinata Inghilterra: orizzonti religiosi che oltrepassano la stessa capacità professionale dei cartografi locali... È indubitato che, a loro volta, i transiti militari spagnoli e francesi, di “alleati e di nemici”, il trascorrere stesso di pestilenze “venute d’Allemagna”, “dal paese degli Svizzeri”... dilatano inesorabilmente l’ambito esistenziale di ognuno. Permangono gli organismi comunitari, nelle Ville Terre e Città; resistono le comunanze tradizionali e culturali. Ma si affianca una formula universalizzante ed ideologizzata che “individua” la consistenza economica di ciascuno e lo fa “singolo”, tende a circoscrivere entro una definita contribuzione la funzione economica di ciascuno per orientarla verso un nuovo centro comune e gratificante: lo Stato che, da un lato – giocando sui particolarismi – prospetta come più indiscussa garanzia per il suddito la propria equilibratrice giustizia distributiva in cambio della corresponsabilità di tutti nel sostenerne l’incolumità ed il patrocinio, d’altro canto – quasi ne riconfermasse l’autonomia amministrativa – chiede alle Città e Distretti che si facciano carico in solidum d’ogni obbligazione fiscale del cittadino. La conseguenza inevitabile per le magistrature locali, esasperate dalle pressanti esigenze del fisco, sarà di abbandonare progressivamente i tradizionali meccanismi “casalinghi” di ripartizione e riscossione fiscale tra “civili” e “rurali”, con connotazione sostanzialmente fiduciaria, per assumere, con sempre minor riluttanza, sistemi di fredda esecutorietà: s’innescano anche così lunghi processi involutivi economici e sociali. Siffatte considerazioni emergono spontanee leggendo l’imponente apparato di inchieste formulari progetti repliche e titubanze da cui era giocoforza per l’Amministrazione Cesarea ricavare un orientamento fiscale che fosse plausibile economicamente e politicamente. Lo dice lo stesso florilegio di vocaboli utilizzati dai geometri di squadra per specificare le tante qualità dei terreni misurati: un’estesa nomenclatura che ci consente un insperato profilo agricolo per le nostre terre nel ’500. Ma i tanti dettagli dovettero costituire una giungla di significazioni per l’ufficio del Bergamino, all’atto di tradurle nelle assai meno descrittive quote d’estimo; il ricorso all’ermeneutica delle autorità locali fu ritenuto indispensabile, anche se denso d’incognite, tenuto conto dell’ambigua semantica del contribuente quando fornisce delucidazioni. E fu così che alla nomenclatura differenziata s’aggiunsero, per ulteriore complicazione, i complessi parametri di valutazione sulla rendita dei terreni invalsi in ogni Provincia sulla base di inveterate esperienze di produttività stagionali e di interazioni di baratto. Criteri d’estimo nell’ottica novarese Un preziosismo storico ci è offerto dallo scambio di quesiti e chiarimenti avvenuto fra i Magnifici Signori Censitori milanesi e la Magnifica Città di Novara (1563): [...] et a ciò che non possi dire alcuno – si cautelano i Censitori – che non si sia datto notizia anche delle difficoltà particulari né che le raggioni sopra dette difficoltà non siano state udite, si dà agli Agenti delle Città l’infra notta de difficoltà particulare quali essi habino de considerare et dire il modo et forma che voriano che si tenessi nel concludere l’estimo. 30 1) Una prima difficoltà concerne gli orti ed i giardini: esistono pochi strumenti di vendita e di locazione a tal proposito. Occorre dare loro un valore equivalente all’aratorio, o al vigneto, o come? Novara propone che orti giardini et sciti quali sono asciuti vengano valutati 1/3 di più del prato irriguo: per ciò che simili beni per il più sono vicini a le città et terre et così si possino facilmente cultivar et loro frutti sono più vendibili et di magior prezzo et di manca condotta, che non sono prati etiamdio adaquati, che sono per il più lontan de le città et luochi et li frutti loro non sono vendibili et di più spesa a condurli che li de li orti; li quali se serano adaquati, si dici che devono esser estimati al doppio di più de li prati adaquatori attese le ragioni sudette et l’aqua che vi si agiongi. 2) La seconda difficoltà scaturisce dall’imprecisione della denominazione «adaquatorio», con la quale la Camera stessa connota gli aratori o gli aratori vignati: quale valutazione farne, ove si riscontri negli strumenti notarili di vendita l’assenza di tale connotazione? La risposta novarese è che si potrebbe arbitrare che i terreni arabili adaquatorij, atteso la qualità de l’aqua davantagio quale se può dire l’anima de la terra, si estimassero doi terzi di più che i terreni solamente arabili; et le terre arabile adaquatorie et avidate un terzo di più de li terreni solamente arabili et adaquatorij; per ciò che la qualità de la vite et li frutti che da lor provengono non posson portar manco di prezzo et di redito d’un terzo di più del prezzo et redito dei terreni arabili adaquatorij; oltra che nel perticato generale imposto gli anni passati, si è pagato un terzo di più de i terreni arabili adaquatorij et avidati che de i terreni solamente arabili adaquatorij. 3) Una terza perplessità concerne i risati ed i «prati scarpati» (sovesciati), dei quali negli strumenti notarili non si fa specifica menzione. Vien suggerito un valore superiore di 1/4 al valore attribuito ai prati irrigui per ciò che chi può negare che da una pertica di riso non se ne cavi al meno un quarto di più che da una di prato adaquatorio; et che da un prato scarpato non se ne cavi ditto quarto di più [...] chi dubita se no, non scarperebbe. Vedemo pur che i prati si scarpano per seminarvi i lini et adaquarli et dopo il miglio et dopo il formento, tutto adaquando con i salmartini [Hidrometra stagnorum] per li solchi como si vede in Lodegina o altrimente. 4) E che dire dei «prati avidati»? [...] a la quarta difficoltà se dici che ’l prato avidato si debbe estimar un terzo di più de i prati solamente adaquatorij et senza vite, atteso che le vite rendeno un terzo di più utile che l’erba sola, quantoche le vite fussero a filagni rari ne li prati. 5) Notevole perplessità si incontra nel dover concordare le dettagliate nomenclature impiegate dai misuratori con le generiche indicazioni di coltura usata negli strumenti notarili; ciò riguarda in particolar modo i modi di allevamento delle viti, i prati irrigui o meno, la dizione «incolto» aggiunta a diversi tipi di terreno al piano o al monte, i tanti tipi di terreno boschivo: come se debbeno estimar le viti spesse, avidati semplicemente, ronchi, ronchi in cortello et altre simili qualità, si dici che non potendosi così sminuzare le cose, basterebbe f ar tre pezzi solamente: cioè di ronchi et ronchi in cortello et di ogni sorte, che si estimano quattro; le vigne spesse, filagni che si abrazano duplicatamente o triplicatamente o contratriplicatamente, che si estimano tre; ma i filagni soli discosti et molto larghi l’uno da l’altro si estimano due. L’imprecisa descrizione di terreni e colture fornita dagli strumenti notarili di vendita va affrontata avendo riguardo alla maggior o minor presenza d’un certo tipo di terra in una squadra o plebe: nel caso si abbia maggior quantità di aratori «adaquatori» che non di semplici arabili, occorrerà collazionare dagli atti notarili preferibilmente i valori attribuiti ai terreni arabili irrigui; et il medesimo si dici ne li ronchi in cortello et ne i prati adaquatorij et ne prati asciutti, dove i stromenti di vendita non fanno mentione se non simplicemente di ronchi o vero di prati; per che si debeno intendere secondo la qualità che più abonda in quella plebe o vero squadra. 31 Volendosi dare un prezzo apposito ad ognuna di codeste qualità, separatamente misurate e descritte, basterà assegnare agli aratori irrigui il prezzo degli aratori semplici maggiorato di 2/3, o – con procedimento inverso – dimezzare, per lo meno, il valore degli aratori irrigui con ciò sia che la terra sola senza acqua è come un corpo senza anima et così con l’aqua è corpo; [...] risati incolti, aratorij incolti, ronchi incolti et avidati incolti si deveno estimar in la ottava parte solamente di quello che si estimano dette qualità quando sono colti; risati incolti presupongono che si habbino altre volte potuto adaquar et che il medesimo si possi fare al presente et al avenire, onde quella parola “incolti” presupone che non habiano d’aqua ordinariamente ma che la possino havere per concessione d’altri et che li si pò arbitrar secondo la comodità de l’aqua sudetta et la difficoltà di ridurli a coltura a la ottava parte del prezzo de i risati colti. Lo stesso vale per gli arativi incolti, tali cioè che difficilmente si riducono a coltura essendo zerbidi et aboscati et con altre male qualità, o per i ronchi e vigne incolti che presupone che li siano piantati le viti quantonque siano incolti. Per determinare il valore di selve e boschi in genere, ci si deve fondare, oltre che sul tipo di piante, sulla loro ubicazione, se vicini a navilij et comertio de persone; eccettuate però le selve di castagni quali se debbono estimare havuta la debita consideratione al redito. Ciò valga anche per le «regone», zone depresse lungo i fiumi: salvo sempre l’arbitrio degli illustrissimi signori Prefetti perché a dette qualità così generalmente proposte non si può dar certo prezzo. 6) Raccolte in un’unica grossa categoria, difficile da valutare, le terre meno produttive: zerbi, brughere, paduli, arzeni, sabie, gierre, frachie, boschi precipitosi, pascoli precipitosi, mareschi, isole (senz’altra qualità), monti sterili, cavi, guasti, strade, accessij, libie, piazze, siti de chiese, cimiterij... poco o affatto riscontrabili negli strumenti notarili. A tal riguardo si fa notare che per brughiere gerbidi e simili già il Commissario generale Alessandro Grasso preposto alla riforma dell’estimo rurale nel Novarese, data la riscontrata improduttività di tali terreni, aveva omesso ogni valutazione; altrettanto la città di Novara aveva fatto per il suo estimo particolare; identico comportamento avevano adottato le altre Città dello Stato: […] il medesimo si è fatto nel nuovo perticato, che nulla s’è pagato per simili beni, che in effetto nulla vagliano, come si vede apertamente che d’essi non vi si trovano né locationi particolare né vendite; tanto più che le terre arabili et avidate nelle Provincie o squadre dove sono dette brughere et altro hano havuto maggior stima per la comodità de dette brughere, per il stramare in esse che si suol fare per far rudi [letami] per ingrassar dette terre arabili et avidate; la qual stima sarebbe stata minore senza esse brughere, onde volerle estimar appartamente non sarebbe altro che estimarle due volte, il che non si deve fare. «Paduli e arzeni» potrebbero essere invece valutati 1/6 dell’aratorio massime che dreto ai fiumi ci sono molti arzeni lavorati et ne i paduli ci sono gabbe [piantine di salice] pobie [pioppi] et altre sorte de alberi da quali se ne cava ogn’anno. Sabie giare frachie isole senza altra qualità monti sterili strate acessij libij piazze sciti de chiese et li cimiteri si potrebbe dire che non andassero stimati, sendo che da parte de loro puoco o nulla se ne cava, o non ricercano estimatione de jure, come chiese et cimiteri per essere cose sacre et religiose. Boschi, pascoli precipitosi, «mareschi», cavi e «guasti»: i boschi potrebbero essere stimati 1/12 del valore dell’aratorio atteso che ben talvolta se ne cava delle legne che si conducano per i navilij et se ne fanno carboni et assi refessi et a!tri simili; il medesimo se dice de i pascoli pure che non possano essere tanto precipitosi che almeno le capre non v’ascendano. 7) In numerosi strumenti di vendita sono state omesse le quantità di terreno venduto (specialmente in Val Porlezza e nella zona del lago Maggiore); si è constatata la frequente totale assenza di informazioni relative ai beni di Chiesa... Si suggerisce in tali casi di simulare acquisto di terreno sia al basso sia nelle parti più alte della regione, misurando alcune pertiche ed informandosi sul luogo dell’eventuale resa agricola annua; oppure, avvalendosi delle coerenze con le quali un certo appezzamento venga descritto dallo strumento notarile, stabilirne l’ammontare in pertiche ed in resa, da cui ottenere una indicizzazione base per ogni altra valutazione. 32 Relativamente a beni di Chiesa non notificati, si suggerisce che nel caso di tali chiese si governano et sostengono con elemosine,né altro di certo né di fermo hanno salvo che le primizie et decime, quale in questo estimo non sono in considerazione [...] non se n’ha d’aver alcun risguardo né torsene altra fatica. Nel caso si abbiano soltanto strumenti di locazione con indicazione di fitto «a grano o a 1/2 brocca», si può risalire con approssimazione al valore di resa calcolando il «grano» equivalente ai 2/3 del rendimento (se il terreno è al piano, ove è maggiore il ricavo a grano che non a brocca) e la «brocca» equivalente ad 1/3; ma quando detti fitti di brocca fussero di possessione a monti, dove si suol cavare maggior quantità de vini castagne et noce, et manco grano che al piano, si puotrebbe estimar che la brocca del vino importasse le due parte de tutto il reddito, et che noce et castagne importassero un altro mezzo terzo, et il grano un altro mezzo terzo alla stimazione sudetta; et le noce si potrebbero estimare soldi 5 il raso sottosopra, avendo però rispetto se tali frutti sono vicini alle Città duove habiano subita et preciosa vendita ordinariamente, et se sono presso a laghi navilij et fiumi per i quali si conducano a Milano o altra Città; perché in questi casi si devvano estimar a maggior prezzo [...] o come meglio parirà ai SS:ri Censitori per non potervisi dare certa forma; il vino si potrebbe stimare alla brenta di Milano soldi 40. 8) Esiste una grossa difficoltà di ordine politico-amministrativo: non sempre è risolvibile l’attribuzione di una proprietà in contestazione tra Stati finitimi o tra le Città; altre terre poi pretendono di avere titoli per esenzione dall’estimo (come Orta e la sua Riviera, o la Valsesia), né esistono talvolta strumenti che possano chiarire tali vertenze... Una soluzione, nel caso di contestazione tra Città dello Stato – e non sapendosi dove una terra abbia per il passato pagato le tasse – potrebbe essere rappresentata dall’appartenenza di tale terra ad una data diocesi perché la diocesi presuppone superiorità almeno spirituale; se la contestazione viene mossa da altri Stati, converrebbe in tal caso operare misurazioni globali accurate e mantenere l’area contestata come un corpo separato, di modo che non si creino carichi fiscali indebiti alle Città alle quali venissero successivamente aggregate. 9) Nascono ancora molte difficoltà sopra livelli ecclesiastici, come saria sopra l’appretiare diverse qualità de frutti, animali et altri, quali si pagano in virtù de detti livelli… Sono ancora nottificate molte decime qual si pagano a chiese et luochi pij, parte convenzionate et parte simplici, legati in vita et livelli con patto di gratia... E s’aggiungono i livelli non costituiti su fondi, oppure convenuti su case e terre unite in un solo insieme fiscale; altri livelli sono attestati da semplici “polizze” di ecclesiastici... Viene stabilito che per il Novarese i livelli ecclesiastici in natura o in prestazioni abbiano la seguente equivalenza in lire: Formento segale formentata avezza mistura meglio avena farro fatto riso fatto riso da fare legummi spelta melica castagne verdi castagne bianchi noce zuccheri di Madera zucchero raffinato incenso capretto specie cera al moggio » » » » » » » » » » » » » » » » al moggio » » » » » » » » » » » » a libbra (= 12 once) » » » » » » » » » » » » » » libre » » » » » » » » » » » soldi » » » soldi » » » » » 8 6 7 6 5 4 3 8 8 3 6 3 50 20 25 42 12 20 10 20 24 10 33 sale cepolle cervellato butiro lardo formaggio in genere formaggio mazencho uva olio combustibile legna opere umane vetture di cavalli solo cavallo vitelli manzo porci paglia feno fassine uova capponi galline pollastri colombi oche vernaza vino offitij da morti anedre gambare pevero olio d’oliva mezze giornate vitture da carro vitture da carro » » a libbra (= 28 once) » » » » » » » » » » » » a libbra grossa a carro » » » » all’anno al centenaro » » » » » » » » » » a donzena al paio » » » » » » cadauna a brenta milanese » » cad. al paio lib. = 28 on. a libbra lib. = 28 on. cad. con 4 bua al giorno » doi » » » » soldi » » » » » denari soldi libre soldi » libre libre » » soldi » » » » » » » » libre soldi ss. » » » » » soldi » a 3 16 10 5 7 6 8 6 4 3 10 10 50 15 15 15 10 25 20 2 15 8 5 4 12 3 40 40 10 2 18 5 3 40 20 et tutte le sudette cose, havuta la debita consideratione al prezzo comune che verosimilmente si possono appreciare in generale; le difficoltà delle decime si potrebero omettere per che non se li può dar certa regula, poi che in una provincia o vero diocesi si pagano ampiori modo et in un’altra strictiori. Vanno equiparati nell’estimo i livelli su osterie, acque, dazi, imbottati, case in città e fuori, giardini ed altri appezzamenti interni ai refossi e non misurati: sono tutti redditi stabili, sicuri, facilmente valutabili; ma quanto à livelli fondati sopra molini à cendone et sopra fiumi grandi, per esser pericolosi che li fiumi non li conducano in precipitio per qualche inundatione andrebbero valutati la metà dei mulini situati sopra fosse terranee; né dovrebbero essere estimati i livelli relativi alle torchiere per esser i torchij di gran spesa et sogietti al fuoco et altri pericoli. Le aree dei refossi devono essere misurate e stimate massime sendosi misurati quelli sono ne i refossi di Novara, a ciò si servi equalità. Per i livelli su case con annesse terre (cascine) facciano i Censitori come loro meglio parrà; evidentemente occorrerà tener calcolo se la “tenuta” è più o meno vasta, Cerca i livelli giustificati per police de ecclesiastici […] se avertischa deligentemente alle fraude che sotto men vera fede passi per ecclesiastico ciò che non lo è, e per perpetuo ciò che è solo temporaneo. Non si badi alla forma dei “legati in vita” o “con patto di grazia”; bensì al reddito annuo di fitto o di censo, se ricavabile dal relativo atto notarile. Dal momento che molini e prati ecc. vincolati al pagamento di annate sono stati sottoposti ad estimo, ne consegue che anche i beni feudali devono sottostare a valutazione. È compito spettante ai Censitori sciogliere il dubbio se sottoporre ad estimo i livelli ed i censi sub lite o vincolanti enti e persone ecclesiastiche; dato che non sempre il tenore degli strumenti riesce a dare bastanti chiarimenti. 10) Prendendo come base l’andamento dei prezzi dei beni stabili per gli anni 1548-49, occorrerà tener presente la caduta di valore inevitabilmente occorsa nei territori di frontiera o confinanti con i nemici: di quanto andrebbe abbassata la quota d’estimo per equipararla al restante dello Stato, ed a quali regioni estendere tale provvidenza? 34 La Città di Novara è consenziente che ci si basi sul biennio 15481549 come ha proposto 1’8 marzo 1560 il Duca di Sessa: ricercare i prezzi dei beni stabili attraverso documenti notarili d’un periodo più esteso creerebbe confusione e lungaggini; in detto biennio non ci fu movimento di profughi né di militari, con conseguente relativa stabilità di valori; non va però minimizzato il caso particolare di Novara e del suo Contado che, dopo anni di vessazione essendo detta Città verso le porte di Franza, dalla quale vengono per il più le guerre contro il Stato, se bene di presente non vi sono, [può sempre temere] non è dificil cosa – che Dio per sua bontà et misericordia non voglia – che si rinovano; et rinovandosi, detta povera Città restarebbe con i beni appreciati al tempo di questa poca pace, nell’aspre guerre sempre più opressa de gl’altre et della quale in anticha canzone si diceva “ Novara fa la danza”... Dopo tali anni, verso la fine del 1551 quando fu cominciata a fortificar; essa Città ha patito solo per le ruine de case et chiese più de scuti 500 mila per detta spensierata fortificazione, o vero piuttosto destructione, oltra la innumerosità de guastatori dil sventurato Novarese postoli sotto figmento di fortificarla et si ruinava; oltra anchora infinità de dinari che si pagavano per detta horenda fortificatione o pur destructione, che invece di fortificar ha ruinato tutti i muri di detta Città; oltra altri infinitissimi danni patiti da detta povera Città di quali non se ne hanno sentito gl’altre Città oltra Ticino; sebene è cessata la guerra, non sono cessati né resarciti i danni grandissimi, massimamente che si sono patiti molti per le ruine sudette. 11) Considerando i prezzi dei beni stabili contenuti negli strumenti di vendita o di locazione, si nota un andamento oscillante tra il 5% ed il 3% ed anche meno como de i luochi montuosi e molto habitati che si vendono a gran prezzo e fruttano poco, et quelli di pianura e puoco habitati che si vendono puoco e fruttano assai... Come comportarsi a tal riguardo nell’applicare le quote d’estimo? La Città di Novara espone così la ragione del fatto: sebene i montuosi non rendano tanto a pertica per pertica como le pianure, nondimeno non restano mai vode per la copia delle persone che vi lavorano; et quelle del piano restano per il più vode uno anno sì e l’altro no per la copia delle terre et puoca copia de chi lavora. Oltra che gli luochi montuosi se ne cava sempre et i vini sono assai megliori di queli del piano et dalle pianure di raro si cava più d’un grano l’anno di maniera che computando l’uno con l’altro, se bene una pertica di terra al piano, quando si seminerà, produce più d’una de monti, non di manco quella de monti, per non restare mai voda, tanto produce in universale quanto quella del piano... 12) Il congedo è di squisita fattura: tutte le sudette risposte si sono fatte per ubidir a detti Ill.mi S.ri Censitori, che ben si suplicano haver la dovuta considerazione a gli infortunij de detta Città, a la sterilità del suo paese, et a quello che sempre ha pagato per adietro oltra la sua debita quota; [e per la fiducia che la Città ripone] in questa benedetta e santa speditione di questo general compartito, si offre tutta la Città tanto in universale quanto in particulare pregar il S.r Idio per il felice stato di Sua Catolica Maestà, di S. Ecc. e di detti Censitori. Omologazione governativa I quali Censitori – dis faventibus – possono concludere le tornate di dubbi e risoluzioni con una serie di precisazioni ufficiali, emanate dal Duca di Sessa il 6 agosto 1563: orti e giardini: il valore estimativo sia desunto dagli strumenti di vendita; mancando, lo si supplisca col dato della squadra viciniore; mancando pure questo, si assuma come valore ufficiale il prezzo più elevato disponibile; aratorio avidato e adaquatorio, ar. semplice adaquatorio: in difetto di dati sia notarili sia di squadre viciniori, si assuma il valore dell’aratorio semplice, maggiorato di 1/4; venga equiparata all’aratorio non irriguo la metà della superficie che nella misura generale è stata classificata «ar. adaquatorio» oppure «ar. avidato adaquatorio»; risato: mancando i dati di strumento e di squadra, si utilizzi il prezzo dell’aratorio, maggiorato di 1/4; 35 prato avidato adaquatorio: venga equiparato all’aratorio semplice; prato asciutto avidato: sia valutato alla pari con le vigne; ronco e vigna spessa: in difetto di altri dati, si ricorra al valore del vigneto, aumentato di 1/4; ronco in cortello: sia valutato alla stregua della vigna o dell’aratorio, maggiorato di 1/4, qualora difettino altri indici; prato adaquatorio o asciutto - al piano: ci si attenga agli indici calcolati in base agli strumenti di vendita; altrimenti si valuti il prato irriguo quanto la vigna, maggiorando di 1/4; il valore del prato semplice e quello dell’irriguo sia ribassato di 1/4; prato adaquatorio o asciutto - in monte: si utilizzino i valori fissati per i prati al piano, ribassati però di 1/4; prato semplice in monte: abbia gli stessi valori del prato semplice; boschi e boschine - al piano: in assenza dei dati ricavabili da strumenti o desumibili dalle squadre più vicine, si calcoli 1/3 del valore dell’aratorio, senza distinzione tra bosco dolce o da cima; boschi e boschine - non al piano: si assuma 1/6 del valore del bosco più vicino al piano; selve semplici pascoline o boscate - al piano: si impieghino gli stessi valori dei boschi non situati al piano; selve semplici pascoline o boscate - in monte: abbiano doppio valore dei boschi in monte; selve aratorie e prative in genere: si applichi il valore delle altre selve, aumentato di 1/2; ogni tipo di incolto: 1/6 del valore dei terreni di pari caratteristiche e che siano coltivati; terre dietro ai fiumi: metà del val ore delle terre “in regona”; brughere pascoli zerbi - in monte: si calcoli il 1/4 del valore assegnato ai terreni della stessa qualità situati al piano; brughere, pascoli incolti, zerbi in piano - non boscati: sia valutato soldi 20 per pertica milanese; dette qualità - in piano, ma boscate: soldi 30 alla pert. milanese; paduli sabbie ed argini: siano considerati quali cose inutili, tranne siano boscate (= al bosco) o messe a pascolo (= al pascolo), purché non siano “precipitose” (= nessun estimo). Tale prontuario schematico, all’apparenza di una manualità addirittura banale, in realtà complesso esito di equilibrature politiche, permette alla ragioneria milanese di passare alla compilazione dei cosiddetti «libri del valore». Si è in dirittura finale; si è lavorato ormai da anni: – dapprima si sono raccolti dai quinternetti, riordinandoli, i dati dei misuratori; – il tutto è stato riportato entro libri in folio, legati in cartone pesante, con chiara grafia, in quattro diverse fasi di ritrascrizione: • elencando i perticati globali delle singole località misurate entro la squadra (o pieve); • ordinando per A e B la nomenclatura utilizzata per definire i vari tipi di terreno (a coltura o incolti) costituenti la superficie della squadra, con annesse le rispettive grandezze in pertiche (secondo la misura delle singole Province); • gli stessi dati sono stati poi riordinati in elenchi categorici riassumendo le colture similari e sommandone le rispettive grandezze, in modo da ottenere i “sommari” dei comprensori formati da squadre omogenee; • con ulteriore riduzione di voci e sommatoria di grandezze, sono stati redatti i “ sommariissimi” di colture e perticato d’ogni singola Provincia (vedi Appendice, VI). Si è avuta l’avvertenza di compilare separatamente i dati di terre misurate, ma dichiaratesi esenti da ogni carico fiscale con lo Stato (quali le terre ad occidente del lago Maggiore, la Riviera d’Orta ecc.). Così pure sono state annotate a parte superficie e qualità di terreni contestati «in differenza» tra Comuni, tra Città, o in discussione con Stati finitimi. Anche i terreni dei Corpi Santi delle varie Città, in previsione di un diverso trattamento fiscale, sono stati conteggiati separatamente dai territori di squadra. Con operazione estremamente difficoltosa, in presenza della constatata inadeguatezza dei dati raccolti nel 1558 mediante le notificazioni dei possessori, sulla base delle denunce fatte dai Consoli e con l’assistenza di Delegati delle Province – dati fortemente discrepanti da quelli forniti dai misuratori – sono stati anche preparati i prospetti dei possedimenti ecclesiastici, ripartiti essi pure per colture e per squadra, con relativi sommari e sommariissimi. 36 L’operazione successiva è stata la raccolta dei prezzi ricavabili dagli strumenti notarili di vendita o di locazione, ordinando detti valori per colture, per Comuni, squadre, Province, accanto alle rispettive superfici vendute, in modo da ricavare – caso per caso – i valori medi alla pertica. Rimane l’operazione conclusiva del tradurre in cifre il patrimonio fondiario, sulla griglia dei parametri concordati, per redigere il “gran libro del valore” dello Stato. Quale norma generale si stabilisce che: – vengano omessi i dati di locazione, riuscendo troppo complesso risalire dal valore delle contribuzioni in natura alla resa agricola effettiva di un terreno; – ci si atterrà al terzo metodo di calcolo, escludendo i prezzi fuori norma, con fissazione di valori medi a pertica “provinciali” (non per squadra); – dovendosi ricorrere a prezzi arbitrati, in assenza di dati precisi degli strumenti (e sarà per pascoli, pascoli boscati, pascoli lungo fiumi, terre gerbide o incolte, brughiere e simili), tali valori arbitrati saranno riferiti alla pertica milanese, ricorrendo poi a maggiorazioni di quota per le altre Città che usano pertiche di misura più grande della milanese; – le terre misurate “in differenza” tra le Città dello Stato verranno iscritte tra le quote della Città a cui sono state assegnate al momento della misura generale, in attesa di risoluzione di lite; – simile misura per le terre contestate con altri Stati: se consta che esse hanno per il passato contribuito al fisco dello Stato milanese, vengano iscritte a ruolo con la Città con cui confinano; altrimenti se ne faccia un registro a parte; – un libro a parte sarà compilato anche per quelle terre che si dichiarano esenti da fiscalità. Si è pronti, a questo livello, per affrontare l’apparato contabile. 37 Appendici I. A. Sul verso della copertina un’annotazione con grafia secentesca avverte: «Prima descrittione de beni civili in Novarese per quello che hora si trova et questo corrisponde al primo libro maestro o sia cattastro dell’estimo civile che comincia dall 1550. Et in fine del presente la tassa» (Tav. A). Il primo foglio interno reca all’inizio, con la stessa grafia del compilatore, la data «1548». I nomi dei contribuenti (1888), proprietari e/o esercenti – contraddistinti dall’“havere o dall’“exercitio” – vi si ritrovano elencati secondo una (assai probabile) successione di recapito (o residenza) all’interno delle singole circoscrizioni parrocchiali, allora esistenti in città, prima dei successivi riordini ecclesiastici e delle ripartizioni amministrative in quartieri adottate nel ’600. Ogni partita contiene: natura dei beni tassabili (fondiari) e loro caratteristiche, quantità, ubicazione; reddito da lavoro e tipo di attività; quote d’imponibile distinte per “havere” e per “exercitio”, poi riassunte con aggiustamento in un solo dato numerico. Ad ogni nominativo di contribuente sta affiancata una numerazione con sequenza tale, da suggerirci un’indubbia precedente (anno?) compilazione su fogli comprendenti, ognuno, più intestatari per i quali è stato poi mantenuto il numero di pagina dalla quale sono stati trascritti. Quale sia stata, all’epoca di detta anteriore compilazione, la supposta “crescita” d’ogni sezione parrocchiale, è ravvisabile dai fogli lasciati in bianco per eventuali aggiunte, significati negli stacchi di numerazione di pagina messi in evidenza dall’elenco dei “titoli” qui sotto riportato (con annotato per ciascuna parrocchia il numero dei residenti contribuenti): S. Gaudenzio intus S. Clemente S. Silvestro S. Vincenzo S. Vittore S. Giorgio S. Nicolao S. Marco S. Maria Maggiore S. Maria in Galardo S. Stefano intus S. Dionisio S. Jacobo S. Julio S. Mafeo S. Agabio intus S. Paulo Tutti Santi S. Pietro S.Eufemia S. Maiolo Borgo S. Gaudenzio Borgo S. Agabio Borgo Porta Nova Borgo S. Andrea Borgo S. Stefano foglio » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » 2- 11 22- 30 37- 46 46- 49 55- 63 70- 84 97-114 139-155 155-188 231-237 257-262 275-280 284-295 310-319 338-342 346-347 352-362 374-376 383-394 413-430 464-475 507-529 571-572 590-600 620-639 670-679 n. contrib. » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » 46 45 24 28 52 77 79 20 178 68 31 24 66 42 29 10 66 26 74 95 385 147 38 57 140 51 1 888 B. La ripartizione – come si è detto – è fatta per parrocchie: 20 “urbane”, ivi inclusa quella di “S. Maiolo” sotto la cui dizione – curiosamente – sono stati registrati i possessori non residenti in città (ed a rigore, non “cittadini”) ai quali in vario modo, per successione ereditaria, per donazione, acquisto in toto o con frazionamento, sono pervenuti “beni civili” situati in Contado o in Corte. Alle parrocchie sono aggiunti i 5 borghi suburbani. 38 La superficie dei fondi è espressa con misurazione novarese di moggia e staia. Alle classificazioni di coltura usate nel prospetto più sotto fornito (Tav. B) vanno aggiunte le dizioni con le quali i censitori hanno distinto le vigne “a forzoni” da quelle “a sarro”; come pure hanno distinto i boschi dalle selve, i prati “grassi” dai “magri”; a sé stante la baraggia. Tali colture sono state raccolte nel prospetto sotto le voci “vigna”, “bosco”, “prato”, “incolto”; con apposita colonna è stato evidenziato l’ammontare degli stabili posseduti dai “civili” e d’ogni altro loro cespite di reddito (totale o parziale) fiscalmente perseguibile. Avendo raccolto i dati particellari per colture e per località (per ognuna delle quali viene dato l’ammontare delle presenze di proprietari civili) si è ottenuto nel prospetto la mappa delle possessioni “civili” disseminate in Corte e nel Contado; per agevolare uno tra i vari sensi di lettura, vengono fornite le percentuali di coltura in rapporto all’area totale civile, così da ottenere indicazioni sulla scelta preferenziale di coltivazione, come più rispondente alla resa agricola o alla disponibilità di capitale. Cassolo e Nicorvo sono state poste fuori elenco, perché tali territori vennero aggiunti al Contado di Vigevano. Va precisato che i dati numerici non vanno assunti con valore assoluto, perché, oltre alla inesistente segnalazione di perticato o di altri beni stabili posseduti dagli “insigni” – per legge esentati da contribuzioni fiscali, per meriti acquisiti – nel libro catastale altre omissioni qua e là compaiono, sia pure percentualmente di scarso peso ai fini di un quadro generale di assetto fondiario civile. C. I dati civili sono stati assemblati per località (Tav. C) e tradotti in pertiche novaresi per comodità di riscontro con la superficie “comunale” risultante dalla misurazione del 1551. È stata messa in evidenza – estrapolata – quella loro porzione (di “S. Maiolo”) posseduta da “non residenti”, per permettere una rapida valutazione sulla maggiore o minore incidenza di elementi esterni alla “cittadinanza” nella gestione della politica agricola, in presenza – come si dirà più diffusamente – delle impuntature “rurali”: emblematico il consistente “defalco” di beni civili acquisiti a Sozzago dai Cicogna, o in altra misura a Carpignano per cessione di possedimenti dei Pescatore e dei Patrone a gruppi di contadini consorziati. Affiancati nella tavola i beni posseduti da enti religiosi, essi pure raccolti per località in base ai dati emersi dalle notificazioni effettuate nel 1558 su ordine di Ferrante Gonzaga per verifica di precedente denuncia del 1544: emergono le esorbitanze dei possessi ecclesiastici (in alcuni casi anche “civili”), debordanti al di là dello stesso perimetro ufficiale, in alcune cascine ricche di buona terra e di consistente fornitura di acque. D. La superficie dei beni civili (quale risulta dai dati contenuti nel libro catastale civile del 1548), rapportata sul perticato totale dei Corpi Santi misurato nel 1553 in pertiche 59 378.1.6, ne rappresenta poco più dell’ottava parte; tutto il restante è proprietà ecclesiastica (Tav. D). Dai dati relativi alle varie colture appare la notevole presenza percentuale della vite, coltivata particolarmente nella zona digradante a mezzogiorno della Città nella regione Cittadella e nei refossi attorno al castello ed all’oratorio di S. Luca. Questi ultimi terreni vignati vennero ricoperti a più riprese dai riempimenti per il sopralzo dei bastioni, con conseguente lunghissima vicenda processuale con la Camera di Milano per indennizzo, non del tutto conclusa ancora nel 1618. Così pure appare nitido il dato relativo agli orti, circoscritti alla fascia di terra a ponente della Città, ancor oggi denominata “marzaglia”, e tutt’ora destinata a colture orticole, primaticce (con semine a marzo). Dai dati forniti sotto ‘parrocchia di S. Maiolo’ – ove sono stati raccolti dai censitori nel 1548 i terreni in fresca data passati di proprietà – si può notare lo scarso movimento di compravendita in codesto “polmone” agricolo cittadino. L’assetto delle proprietà – sebbene su scala ridotta considerando l’area non vastissima dei Corpi Santi – fa registrare però le estensioni più massicce possedute dai notabili delle parrocchie aristocratiche del centro: S. Maffeo, S. Marco, S. Clemente...; al contrario, nel borgo di S. Gaudenzio, all’epoca il più popoloso, la minuteria degli ortolani ha possessioni polverizzate; per codesta categoria di commercianti “alla giornata” si aprirà la grossa polemica sul finire del secolo se siano o meno sottoponibili alla quota mercimoniale. 39 ndr: moggio = 8 staia; staio = 2 pertiche pertica = 24 tavole; tavola = 12 piedi; piede = 12 once, oncia = 12 punti (naturalmente variavano di città in città) TAV. A Tassa fatta per l’anno 1541 per ciascun moggio di terra dil Novarese cioè l’Arabile Ghemme, Grignasco, Marano, Pombia, Romagnano, Varalpombia Orfengo Borgomanero, Castellazzo, Casaleggio, Cureggio, Cavaglio, Cavaglietto, Casalino, Cameriano, Casalgià, Cavali, Caltignaga, Fara, Fisirengo, Lumelogno, Mandello, Monticello, Nibbia, Nibiola, Nicorvo, Olengo, Proh, Prato, Ponzana, Pisnengo, Sizzano, Suno, Sozzago, Vispolà, Vignarello Bogogno, Belinzago, Carpignano, Cavagliano, Gargarengo, Gionzana, Landiona, Mommo, Mosezzo, Morghengo, S. Pietro di Mosezzo, Pernà, Revislà, Sillavengo; Vavre, Veruno Agrà, Zottigo Alsà, La Boglia, Cameri, Castelletto di Mommo, Cerrano, Comignago, Granozzo, Obià, Romentino, Savonera Margattino Le vigne dil Novarese Le vigne della corte Li prati grassi li prati magri soldi » 2. 6 1.10 » 1. 9 » » » » 1. 1. 1. 1. a 2 -- ------------------- ------ 8 4 3 0 --------- --------------------- ----- ----- ----- al moggio soldi 8 al moggio » 12 al moggio » 5. 6 al moggio da soldi 2. 6 a 3 ----- -- li prati sopra la corte a soldi 8, 9, e 10 e li magri per la mittà Terre non tassate: Briga, Bolgari, Borgolavezaro, Borgo di Ticino, Biandrà, Barengo, Bocha, Briona, Casalvolone, Cressa, Fontané, Garbagna, Isarno, Mazora, Marzalesco, Montersello, Oleggio, Paliate, Sologno, Terdobià, Vicolungo, Vignale, Vergano S. Bernardino, Camiano, La Chà nova, Cassine di Rinaldo, Conturbia, Mazate sotto e sopra, Mezzomerico, Paltrengo, Trechà Agnilengo, Cassine d’Enea Cassolo, Camerona, Dulzago, Dormeletto, Galiate 1. 9 1. 8 1. 3 – -- -- -- ––– 40 TAV. B 1548 - Proprietà fondiarie “civili” in Città, Corpi Santi e Contado, misurate in mg. (staia) Dal primo libro dell’estimo catastale di Novara n° proprietari aratorio vigna prato prato asciutto prato adacquat. 18 Agnellengo Agognate Agrate Alzate Ara (9) (10) (10) (20) 86 191.4 139 418 - 7 3 21.4 7 - 54.4 63 52 108.4 - 5 11 - Barengo Bellinzago Biandrate Boca Bogogno + Arbora Bolgaro Borgolavezzaro Borgomanero Borgoticino Briga Briona Buzzoleto (24) (37) (1) 196.6 499.5 57.6 2 577.3 108 30 12 348.5 300 27 23.7 7.2 194.7 10 1 5 66.6 10 98.4 34.1 2 219.4 106.4 3 23 66.3 100 24 13 4 50 171 189.4 437 1 311.7 1 352.3 172 504.5 681.5 4 338 2 200 65.4 65 . 1 139.4 457.4 265 237 324.4 777.1 49 38 10 57.4 11 15 14 47.6 18.4 24.3 69.3 12.4 121 3 2 88.4 22.4 19 24.6 56 63 - 53 54 120 38 275 45.5 76.2 218 43 204.6 8.4 52 402 86.3 46 104.4 116.1 28 12.4 - 7 36 .5 24 12 .4 23 23 4 - Caltignaga Calzavacca Camarona Cameri Cameriano Camiliano Carpignano Casaleggio Casalbeltrame Casalgiate Casalino Casalvolone Cascine Bollini Cascine d’Enea Cascine Rinaldi Castellazzo Castelletto di Momo Cavagliano Cavaglietto Cavaglio Cavallirio Cerano Cesto Cilavegna Codemonte Comignago Contorbia (7) (63) (10) (3) (1) (24) (1) (15) (3) (8) (28) (41) (15) (49) (28) (1) (4) (40) (5) (39 (18) (15) (5) (10) (23) (23) (1) (2) (1) bosco pascolo ronco zerbido risaia (r) - 14 19 20 2 - - - - - 8.4 1.1 3.3 - 14 1.5 12 - (c) 0.6 14.2 - 12 24 22 50 34 9 26.4 57 12.4 53 85 7 48 16.4 - 45 25 60 1 3.4 16 30 15 8 7 69 196 823 15 - 60 80 - 3.6 - 20 40 30 - (c) 1 (c) 0.2 (c) 2 - 3 10 - casa ca. – torchio to. – cascina cs. torchio-olio tol. – colombaia cl. mulino mu. – sedime sd. – forno fo. canepale (c) giardino (g) orto (o) - - 1614 299 232.4 546.4 - 1 ca. – 1 sd. 1 sd. 1 ca. 2 ca. – 1 cl. 384.4 597.3 81 3 013.6 250.6 34 40 485.1 510 1 ca. – 1 cs. – 2 to. 7 ca. – 1 cl. – 2 to. 288.4 299.4 617 1 463.7 1 710.1 249.5 668.5 1 066 4 508.4 2 016.6 77 127 1 747 639.3 636 377 552.5 907.5 49 75.4 10 2 ca. 1 mu. 1 to. 3 ca. – 1 cs. – 1/4 mu. 7 ca. – 1 cs. – 1 mu. – 1/2 mu. – 3 to. 2 ca. – 1 sd. – 1 cl. – 1 to. 6 ca. – 1 to. 6 ca. – 3 cs. – 1/5 mu. cs. Borromea – 1 mu. 7 ca. – 2 to. 4 ca. – 1 cs. – 1 to. 1 cs. – 1 mu. 1 ca. 12 ca. -3 sd. – 2 cl. – 1 to. 1 ca. 1 cs. 2 ca. – 2 sd. – 1 cs. 1 ca. 2 ca. 1 ca. – 1 sd. – 1/2 mu. 4 ca. – 1 cs. – 2 mu. – 1 to. 1 ca. 41 n° proprietari Commenda. di S. Giovanni Cressa Cureggio + Marzalesco (6) (13) Divignano Dolzago aratorio 82 355 - prato adacquat. bosco 8 - 4 11 168 168 12 - - - - vigna prato 4.6 112.2 8 148.4 - prato asciutto pascolo - 106.6 808.2 - - - - - 1 - - 42.6 - - . - 673.6 784 - 2 2 3 22 8 5 19 - 83.7 28 - - - - - 34.6 42 13 52 5 9 15 - - 40 5 19 - (c) 4.4 - 1 595.2 791.4 67 56.4 1 034.3 680 1 604.3 475.4 523.4 382.4 - (r) 6 - (g) 0.7 - 1 533.3 1 017 5 ca. – 4 cs. – 1 cl. – 2 to. 4 ca. – 2 to. 3.6 - 40 - (c) 0.2 136 1 055.1 58.2 678.2 1 cs. 5 ca. – 1 cs. – 2/3 mu. 2 ca. 1 ca. – 1 mu. - 10 12 241.4 40 1 317.2 1 sd. – 2 cs. 356 642 - 180.1 30 - 58.5 108 - 27 .4 - 7 .6 4 - Galliate Gagnago Garbagna Gargarengo Gattico Ghemme Gionzana Granozzo Gravarona Grignasco (1) (17) (13) (2) (54) (21) (26) (11) (12) 14 642.4 315 267 656.4 785 1 488.1 1 080.4 48.2 38 21.7 4 119.4 7 55.3 69.7 2696 80 167 8 145.4 96 142 57 34 5 29 .4 20 32 - 18 7 .5 19 50 - L’Inglesa e Marangana Isarno Landiona Lumellogno (2) (15) (5) 94 531.2 60 4 12.2 - 42 91.4 - 6 - Maggiate sup. Maggiate inf. Maggiora Mandello Marano Mezzomerico Mirasole Momo Montarsello Monticello Moncucco Morghengo Mosezzo (1) (26) (24) (4) (2) (35) (3) (25) (3) (14) (7) 1 096.4 537.4 25 31 758.7 475 1 470.4 378 348 316 60.4 30.4 5 13.4 33.4 9 21.2 21.4 37.4 18.4 153 107.4 4 12 111.4 144 108 76 138 43 84 .4 10 16 .4 4 .5 - Nibbia Nibbiola (29) (23) 1 025.4 861.2 49 52.2 217 88.4 55 - 62 -- 68 15 50 - Obià Olengo Oleggio Orfengo (4) (38) (5) (18) 62 754.7 37.6 529 2 102.4 10.4 29 7 - 36 58 10 4 - Pagliate Peltrengo Pernate (6) (2) (28) 145 40 1 234.6 3.4 9 6 2 6 19 25 32 141 10 58 77 9.4 casa ca. – torchio to. – cascina cs. torchio-olio tol. – colombaia cl. mulino mu. – sedime sd. – forno fo. canepale (c) giardino (g) orto (o) - (43) (12) (1) 152 .4 24 95 - zerbido risaia (r) 1.4 Fara Fisrengo Fontaneto 106 - ronco (g) 5 (o) 0.5 - - 14 762.4 531.7 279 1 064.1 1 sd. 1 ca. – 1 sd. – 1 cs. - 1 mu. – 1/2 mu. 4 ca. – 1 cs. – 1 to. – 1 mu. – 1/2 mu. 2 ca. – 1 cs. – 1 to. 2 ca. – 1 sd. 3 ca. – 1 sd. – 1 to. 7 ca. – 1 sd. – 1 mu. – 4 to. 9 ca. – 1 sd. – 3 to. 1 sd. – 1 cs. – 1 to. 1 ca. – 1 to. 140 747 60 1 ca. 1 ca. – 1/2 mu. – 1fo. 1 ca. 3 ca. – 1 mu. – 4/5 mu. – 1 to. 1 ca. 9 ca. 1 ca. – 2 cs. – 1 mu. – 1 fo. 2 ca. – 2 to. 42 n° proprietari aratorio vigna prato prato asciutto prato adacquat. bosco pascolo ronco zerbido risaia (r) casa ca. – torchio to. – cascina cs. torchio-olio tol. – colombaia cl. mulino mu. – sedime sd. – forno fo. canepale (c) giardino (g) orto (o) Pisnarolo Pisnengo Pombia Ponzana Prato Proh (19) (11) (17) (3) (16) 489.4 267.5 767 66 481.4 33.2 21.4 36.4 3 31 67 38.4 129 65.4 36 4 - 57 -2 72 5 70 2 2 - 0.4 8 2 8 - - 656.2 413.5 936.4 134.4 624.4 Reveslate Romagnano Romentino (8) (40) (22) 252.4 165.6 1 280.4 39 72.5 45 92 63 30 10 - 17 - 142 6 - 32.1 - 20 45 - 572.4 333.4 1 406.4 Savonera Sillavengo Sizzano Solarolo Sologno Sozzago Suno S. Bernardino S. Pietro (5) (23) (57) (5) (24) (20) (7) (21) 214 451.1 565.1 139.4 2 733 578 121 660 6 25.6 77.6 2.4 64.4 30.4 13 14.4 21 82.4 124.2 34 314.4 187 135 152 6 1 .6 10 27 37 9 7 126 6 72 60 157 27 82 38 97.3 - 55 7 41 Terdobbiate Tornaco Trecate (19) (20) (2) 769 1 346 40 48 27 5 227.4 200 3 11 12 - 6 - 78 130 4 - - 8 - - 1 139.4 1 723 52 390 123 184 149 379 572.6 467 48.4 11 5 4 16.4 58 13 37.6 10 4.4 2 99 117 100 2 .2 42 7 - - - 2.5 - 30 - - 5 - 7 6 39.4 84 - - 518.1 186 193.4 161 534 843.6 580 - - - - - - - - - - - Vaprio Varalpombia Vergano Veruno Vespolate Veveri Vicolungo Vignale Vignarello Villata (25) (4) (14) (8) (20) (8) (7) Zottico CORTE di Novara Cassolo Nicorvo 4 722.7 (7) (4) 814.1 51 673.2 (73,5%) 3 814 (5,4%) 1 458 * 331 23 7 53 462.2 3 844 34 116 336 15 8 593.5 (12,8%) 950.7 752 .6 (1,2%) 1545.5 (2,2%) 2 461.6 (3,4%) 323 (0,4%) 127 100 - 100 - 375 35 9 180.5 752.6 1 645.5 2 811.6 (c) 1.4 - 310 574 866.2 176 3 460 862.4 269 1 096.4 0.6 58.4 (o) 11.5 7 059.6 320 (0,4%) 526.1 (0,7%) (r) 6 (c) 10.2 (o) 12.2 (g) 5.7 70 344.4 (100%) - - 323 320 31 557.1 (r) 6 (c) 10.2 (o) 12.2 (g) 5.7 2 114 473 3 ca. – 1 sd. – 1 fo. – 1/2 mu. 2 ca. – 1 to. 2 ca. – 1 sd. – 2 cs. 1 ca. 1 ca. 2 to. 8 ca. – 1 cs. – 2 mu. – 2 to. 1 ca. – 1 cs. 2 sd. – 1 mu. 16 ca. – 5 sd. – 1 mu. – 5 to. – 1 fo. 3 ca. – 1 cs. – 1 fo. 2 ca. – 1 sd. – 2 cs. – 1 cl. 1 ca. – 1 cl. 2 ca. – 1 sd. – 3 cs. – 1 mu. – 1 font. 3 ca. – 1 to. 1 ca. – 1 sd. – 1 cs. 1 ca. – 1 to. 1 ca. – 4 to. – 1 tol. 2 ca. 6 ca. – 1 cl. 2 ca. 24 cs. – 9 (10) mu. – 7 tp. * delle quali mg 500 non specificate 72 931.4 Xxx 43 TAV. C (in corsivo le situazioni abnormi) Presenza (percentuale) dei beni fondiari civili (a. 1548) ed ecclesiastici (a. 1558) nelle località del Contado e in Corte superf. totale misurata in pert. (tav.) novaresi perticato civile 646 1 198 930 2 186 - S. Maiolo Abbazia Casalvolone Abbazia S. Nazzaro Agnellengo Agognate Agrate Aldovesa Alzate Ara 1 540.16 9 178. 9 5 666.21 4 188. 6 6 012. 7 1 142.15 6 660. 7 1 756.23 Barengo Bellinzago Biandrate Boca Bogogno (con Arbora) Bolgaro Borgoagnello Borgolavezzaro Borgomanero Borgoticino Bornago Briga Briona Buzzoleto 16 285.14 20 125.10 10 388. 8 12 147. 9 9 702.18 24 144.10 2 960.11 25 620. 5 33 614.16 15 707.19 3 345. 4 5 871. 9 15 538.11 2 291. 5 1 538 2 389.12 324 12 055 1 033 136 160 1 940.12 2 040 9,4 % 11,9 % Caltignaga Calzavacca Camarona Cameri Cameriano Camiano Carpignano Casalbeltrame Casaleggio Casalgiate Casalino 12 855. 6 1 979. 3 2 221. 6 40 379.22 16 392. 3 2 106. 4 16 801. 7 9 842.18 13 873.10 5 086. 4 16 400 .21 1 154 1 198 2 468 5 855.12 6 840.12 998.12 2 674.12 16 4 264 2 034 10 467 11,4 % 28,6 % 15,5 % - perticato ecclesiastico 1 026 830 691. 2 1 420.10 284 18,1 % 19,8 % 11,5 % 283 1 933.10 2 904 211.18 1 594.16 4 124. 1 2 186 1 311.18 2 675.12 1,7 9,6 28 1,7 16,4 17,1 2,7 % 12,5 % 89 % 101 466.12 77 2 1012 8 52 10 - 276 1 756.17 360.12 4,7 % 11,3 % 15,7 % 9 % 69,5 % 111,1 % 14,5 % 41,7 % 47,4 % 15,9 % 0,2 % 30,7 % 40 % 63,8 % 200 190.12 114 262 1 090 148 310 1 454. 1 180 44 639.14 4 233.12 480 7 254 1 638.12 1 411.12 528 2 308 11,3 9,1 2 1,6 25,8 22,8 43,2 16,6 10,2 10,4 14,1 32 - 32,8 % 83.12 - 3,3 % 47 % 3 % 0,9 % 21,3 % 16,2 % % % % % % % 8,5 % 3,9 % 17 % % % % % % % % % % % % 44 superf. totale misurata in pert. (tav.) novaresi Casalvolone Cass. Bollini Cass. Borromea Cass. Enea Cass. Florio Cass. Porci Cass. Rinaldi Castellazzo Castelletto di Momo Cavagliano Cavaglietto Cavaglio Cavallirio Cerano Cesto Codemonte Comignago Commenda di S. Giovanni Contorbia Cressa Cureggio con Marzalesco 14 719 .11 375 2 007.21 129.20 152. 2 769.10 9 986.20 5 4851. 7 19 986.20 5 240.19 29 006.17 33 762. 2 3 654.15 3 511.23 5 531. 9 676.17 13 830.20 7 642.14 9 285. 9 Divignano Dulzago 6 939. 8 12 078.16 Fara Fisrengo Fontaneto 12 681.17 1 444.18 23 519.22 Gagnago Galliate Garbagna Gargarengo Gattico Ghemme Gionzana Granozzo Gravarona Grignasco 971.15 31 684.10 7 546.11 2 315.14 14 045. 5 27 420. 9 7 788.23 13 574. 8 10 360.14 perticato civile 308 508 6 988 2 557.12 2 544 1 508 2 210.12 3 630.12 196 302 40 427 3 233 S. Maiolo 2,1 % 70 % 46,6 % 12,7 % 28,8 % 7,6 % 10,7 % 5,6 % 5,5 0,3 % 5,6 34,8 % 2 695 3 136 - 10 28 3 895 100 60 367 - 21,2 % 217 % 56 3 050 2 127.12 1 116 4 256.12 3 640 6 910 5 189.12 565 28 0,2 % 40,4 % 91,9 % 7,9 % 15,5 % 62,9 % 50,2 % 5,4 146 76 380 87 100 115 256 97 perticato ecclesiastico 2 238 63 575.12 980.14 337 788. 6 552.10 204.16 6 275.14 3 344 16.12 4 928. 5 606. 2 1 621 147 786. 5 15,2 % 0,1 5,8 17,9 1,7 15 1,9 % % % % % % 18,6 91,5 0,4 8,9 89,6 11,7 1,9 8,5 % % % % % % % 347.11 12 047.15 5 % 99,7 % 769 480 - 6,1 % 33 % 43.12 3 197.12 2 400 229 2 416.23 2 812.12 180 1 807.12 358. 3 4,4 10,1 31,8 9,9 17,2 10,2 3,1 13,1 % % % % % % % % 3,4 % 45 superf. totale misurata in pert. (tav.) novaresi perticato civile Inglesa Isarno 1 617.15 560 La Bolia La Colma La Grangia La Motta Landiona Lumellogno 625.19 2 133.12 1 723.19 787.16 7 755.19 9 902. 6 2 988 240 Maggiate sup. Maggiate inf. Maggiora Mandello Marangana Marano Mezzomerico Mirasole Momo Moncucco Montarsello Monticello Morghengo Mosezzo Nibbia Nibbiola Obià Oleggio Olengo Orfengo Pagliate Peltrengo Pernate Pisnengo Pombia Ponzana Prato Proh 2 516.18 2 454. 7 13 303. 2 11 388.14 397.21 11 102.15 8 304. 4 10 315. 7 2 000.23 6 332.18 12 769. 6 6 357. 6 8 708. 3 9 231.11 8 731. 4 47 593.12 12 268.15 4 914.20 6 478. 3 2 768. 3 21 377. 2 4 937. 4 17 497.10 5 589.20 12 145.18 9 555.19 6 381 3 166 3 166 268 226 4 137.12 1 902 2 720 6 417.12 2 094 1 530 6 133.12 4 068 544 233 4 220.12 2 713 966 160 5 269 2 625 1 654.12 3 746 538 2 498 S. Maiolo perticato ecclesiastico 34,6 % - 1 442.20 301.12 18,6 % 38,5 % 2,4 % 126 12 826 5 703 10,6 % 57,6 % 478 154 100 44 126 96 25 385 246 215 47 8 260 307 253. 6 188.12 716. 5 2 214.12 516. 4 374 2 272.12 134 3 282.12 662.19 4 661.10 468 1 341.12 152.22 2 237 651.12 3 881.12 3 937. 5 232 1 692. 2 1 104.12 734.22 3 008 56 % 28,5 % 3,2 % , % 40,1 % 95,1 % 43 % 50,2 % 32,9 % 17,6 % 66,4 % 46,6 % 0,5 % 34,4 % 55,2 % 14,9 % 5,8 % 24,6 % 53,2 % 9,5 % 67 % 4,4 % 26,1 % 12,2 10,3 1,4 6,3 % % % % 4,6 % 4,5 % 22 % 6,7 % 25,7 10,4 53,5 5,1 15,4 % % % % % 0,3 % 18,2 13,2 % 59,9 % 18,4 4,7 9,7 19,8 6, 31,5 % % % % % % 46 superf. totale misurata in pert. (tav.) novaresi Recetto S. Martino Restolfa Revislate Romagnano Romentino San Bernardino San Martino (Gattico) San Pietro Savonera Sillavengo Sizzano Solarolo Sologno Sozzago Suno Terdobbiate Tornaco Torrione Balducco Trecate Vallazza Vaprio Varal Pombia Vergano Veruno Vespolate Veveri Vicolungo Vignale Vignarello Villata Visconta Zottico Corte (Cassolo) (Nicorvo) 706.16 1 962. 7 5 881.21 21 629.19 25 636. 6 6 031. 1 73.14 13 306.10 489. 5 11 915.12 12 088. 4 4 312.13 8 122.22 16 252.20 27 481. 1 8 168 13 963.12 1 032.23 40 459 2471.10 11 397.17 14 477.10 7 780.19 6 033 19 660.16 13 414.21 1 668. 5 4 189. 6 13 887. 2 1 150. 2 2 728.15 59 378. 1 ? ? 1 369 969. 1 perticato civile 2 290 1 344 5 626 1 076 4 386 1 240 2 296 3 465 704 13 840 3 450 4 558 6 892 208 2 072.12 744 774 644 2 136 3 375 2 320 28 239 (8 456) (1 892) 281 460 S. Maiolo 38,9 % 6,2 % 21,9 % 17,8 % 33 % 19,3 % 28,7 % % 8,7 % 85,1 % 12,5 % 55,8 % 49,4 % 0,5 % 14,3 % 12,3 % 3,9 % 80,6 % 85 % 47,6 % 20,5 % 275.18 26 40 276 240.12 37 30 4 028 342 260 536 119.12 72 128 125 1 101 60 8 perticato ecclesiastico 362.19 982 4 189.12 727 2 807. 2 2 120. 4 1 264.19 1 822.19 421 3 631. 7 2 618 768 492.12 510.12 316.13 221.12 6 487.20 2 310.12 157 2 150. 5 624 27 948. 2 200 823.12 31,5 4,6 16,3 12 % % % % 21,1 % 17,8 % 10,5 % 22,4 2,6 13,2 32 5,5 % % % % % 4,3 3,5 4,1 3,7 33 % % % % % 17,2 % 3,7 % 15,5 % 22,9 % 47,1 % 14,7 % 47 del 1558 – Sommario dei beni ecclesiastici à Terra per Terra (esempio pgg. 254 e 255) (à te TAV. D 1548 - Ripartizione della proprietà fondiaria nell’area dei Corpi Santi (dal primo libro di catastazione «civile» di Novara, in moggia (staia) A. Proprietari resid. in parrocchia di: 27.4 45 17 22 109.6 141.4 5 36.4 45 39.5 15 38 92 26 58 72 36.4 prato asciutto 10 5 2 5 4 - prato adacquat. 2 24 5 28 12 43 11 36.4 1 - 3 44 - 3 632 832.5 157.2 598.1 206.1 3 826.3 48.4 44 4 621.7 (66,9%) 807.2 (11,7%) 918.7 (13,3%) aratorio vigna prato n° 13 7 1 9 5 33 20 1 82 25 11 3 9 11 3 2 14 12 24 22 176.5 113.6 81.2 94 242 617.4 24 523.1 242.2 163.5 17.2 101.5 52 195 9 165.7 221.3 327.6 264 36 15.7 1.4 156 6 66.7 58 5 164.1 52 19 1.4 21.6 19 15.4 3.4 17.1 17.4 29.6 32.7 B. Proprietari resid. in borgo: S. Gaudenzio S. Agabio Porta Nova S. Andrea S. Stefano n° 53 22 19 73 18 245 90.6 55.4 361.7.4 79 75.6 9 18 76.6 26.5 C. Propriet. Reg. in parr. S Maiolo n° 5 157.2 307 185 5 497 S. Gaudenzio intus S. Clemente S. Silvestro S. Vincenzo S. Vittore S. Giorgio S. Nicolao S. Marco S. Maria Maggiore S. Maria in Galardo S. Stefano intus S. Dionisio S. Giacomo S. Giulio S. Maffeo S. Agabio intus S. Paolo Tuttisanti S. Pietro S. Eufemia Totale A Totale B Totale C 26 - 26 (0,4%) bosco pascolo 40 12 16 15 71 10 16 1 7 38 4 10 23 15 - ronco (r) orto (o) (r) 0.6 - 2 - - - - 71 114 2 - 116 (1,7%) zerbido Totale 0.6 0.6 20 35 2 240.1 124.5 1.4 113.2 146 435.3 861 34 797.6 360 258.2 18.6 139.3 116 340.4 12.4 260 341.7 441.4 401.3 (o) 10 (o) 1 (o) 0.4 - - 341.7 99.6 74.4 479.5 107.1 - - - 275.2 262 2 71 15 - 0.6 11.5 - 58.4 - 5 532.6 1 102.7 275.2 335 (4,8%) 15 (0,2%) 58.4 (0,8%) 6 910.7 (100%) 2 11.5 + 0.6 (0,2%) aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa 48 II. aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa Ordini stabiliti dal Commissario Generale Lodovico Bergamino per la misura generale dello Stato di Milano fatta negli anni 1549, 1550 et 1551 Ne riportiamo il tenore, nella loro redazione in 67 capitoli: (1) Ciascuna delle nove Città dello Stato elegga, per disposizione della Camera, sei misuratori, di modo che ne siano disponibili ordinariamente 48, “estranei” alla Città il cui distretto viene misurato. A fianco d’ogni misuratore, un cittadino quale “assistente” e confidente. È concesso che ciascuna Città possa affiancare ad ogni misuratore un proprio contromisuratore con relativo assistente, per tutta la durata delle misurazioni del proprio o dell’altrui territorio. A nessun altro, per nessun titolo, è concesso di “comparire sopra misure”, pena cento scudi o tre “tratti” di corda nel caso portasse arma d’asta o archibugio. (2) La Camera nomina otto Commissari, alle dipendenze di un Commissario generale; numero sufficiente perché le squadre degli operatori abbiano un proprio sovrintendente, che con la collaborazione di un “ripartitore” suddivida il territorio assegnato (o “squadra”) in quartieri, piccoli quanto sia possibile, ben determinati e coerenziati, non permutabili; il tutto va annotato per iscritto. (3) Per ogni quartiere ci sia un solo misuratore camerale, onde evitare interferenze; egli «starà in opera dal levare del sole fino al tramontare senza aspettare alcuno» annotando tutto ciò che quotidianamente avrà misurato «sopra quinterni cuciti, overo squarzafoglij» con pagine numerate a catena e vistate dal Commissario di squadra, in modo che si possa poi agevolmente confrontare quanto si sarà ritrascritto sul libro-sommario. Le annotazioni non devono essere glossate; siano chiaramente indicati i nomi della località misurata e della zona a cui appartiene; la “messa a coltura” d’ogni terreno non abbia aggiunte estimative quali «affilisate o agenestrate», né sia indicato per le terre vicino ai fiumi «che esse s’inondano», precisando invece se sono basse o «con testa de trabucchi tanti» lungo il fiume; venga segnalato il monte, la valle, la costiera... Il misuratore proceda con la regola che preferisce «servando però nelli monti et costiere con la misura del piombare con quella più facilità sij possibile con li medemi trabucchi o bacchette»; se misura per quadri grandi, li consideri o li suddivida come meglio gli pare, ricavandone in ordine successivo le singole qualità di terreno, separate dalle parti sterili, che saranno – anche senza una misurazione diretta – valutate ed estimate rapportando la superficie misurata sul totale del quadro. In caso di contestazione, sia il misuratore che l’obiettante depositino una somma pari alla spesa di revisione delle misure; l’addebito sarà a carico di chi risulterà in errore. Terminata la misurazione di un quartiere, gli addetti non si trasferiscano sul successivo senza licenza del Commissario. (4) I dati raccolti all’interno di un quartiere vanno conservati separatamente per Comuni o Territori; anche nel caso sia dubbia l’assegnazione di una porzione, questa la si misuri separatamente, ricordando che va considerato appartenere allo stesso Comune tutto ciò che rientra in una certa giurisdizione ed è soggetto alla stessa tassazione. (5) Con la misurazione non s’intende recar pregiudizio ad alcun presunto diritto di possesso da parte di città o di paese: perciò i dati vengano tenuti separati ogni volta necessiti; nel caso di lite, potranno assentarsi i contromisuratori della parte che si ritiene lesa, ma non potranno essere allontanati gli assistenti richiesti dalla Camera. (6) Le porzioni di Comuni situate fuori dalla propria squadra vanno misurate separatamente. (7) Onde evitare che un Comune attribuisca ad altri porzioni territoriali proprie, si fa obbligo ad ogni Comune che fornisca descrizione scritta dei propri confini e metta a disposizione informatori impegnati con giuramento, abili anche «a tagliar ghiffe e piantarle» per tutto il tempo della misurazione. (8) In caso di renitenze, si procederà al sequestro di beni. 49 (9) La connotazione dei confini comunali si farà usando il nome del Comune, con riferimenti stabili, non dunque utilizzando i nomi di particolari possessori; i limiti tra province o il confine di Stato saranno annotati con termini fissi di strade, fiumi, oppure – in mancanza di questi – con la descrizione del terreno di confine, indicandone i proprietari, il Comune d’appartenenza e le coerenze al di là della linea di confine. (10) Nel caso insorgessero divergenze di confine tra Comuni adiacenti, varrà quanto prescritto sopra, al capitolo 5°; si usi equanimità, (11) si rifiuti qualsivoglia regalia, sotto pena all’arbitrio di Sua Eccellenza... (12) Ogni disponibilità di tempo e le feste «che non si misura» siano utilizzate dai misuratori per riportare in sommario – per Comune e per qualità di terre – distintamente, le misure effettuate, indicando donde provengano le varie partite, agli effetti di una rapida revisione. (13) Nel caso di forzata o voluta assenza dei Contromisuratori delegati dalle Città, previo avviso dell’accaduto, si continueranno ugualmente i lavori. (14) Con procedimento penale dei tre termini perentori, il Commissario di Squadra farà obbligo ai notai delle località interessate di consegnare una nota sommaria di ogni vendita o locazione “a tempo” di terreni rogata per gli anni 1548-49, con i nomi dei contraenti, quantità e qualità del terreno, prezzo. (15) Il Commissario di Squadra, possibilmente ogni giorno, con sopralluoghi, osservi che tutto proceda secondo gli ordini dati, incaricando un misuratore soprannumerario che verifichi la perizia di misuratori e trabuccatori, revisioni i libri delle misure prima del loro inoltro al Commissario Generale, e rimpiazzi i misuratori ordinari nel caso di loro infermità. (16) “Detti soprannumerari uniscano le qualità distinte della sua squadra, cioè tanti prati, tante vigne, ecc.; acciò si sappia quanto numero di pertiche et qualità distinte sarà detta sua squadra, et faccia il dissegno delle terre et ville della sua squadra con li fiumi, torrenti, strada maestra et altre cose notabili, et il tutto consegni al generale”. (La consulta della Real Giunta del nuovo Censimento, in Milano, inoltrata al Governo nell’agosto 1733, lamenta: “Il primo errore commesso nell’antico censimento di Carlo V fu quello della misura, mentre trascurato l’uso tant’utile, anzi necessario delle mappe, tanto i misuratori della Camera, quanta quelli de’ Pubblici descrissero le sole qualità, e quantità dei pezzi misurati; onde non potendosi riconoscere la figura ed estensione de’ Terreni per tutto lo Stato, non si potè nettampoco dimostrare la verità delle misure...”) (17) I libri sommari, con indici per qualità e per Comune, debitamente vistati e sottoscritti dal misuratore camerale e dal contromisuratore (o dal soprannumerario) vengano consegnati al Commissario. Nel sottoscrivere si faccia menzione dei termini di tempo impiegato per la misurazione, della somma di pertiche misurate (18) delle eventuali controversie insorte nel definire la qualità delle terre in modo che tempestivamente il Commissario provveda a dirimere la questione, o, nell’incapacità di farlo, ricorra ad una seconda misurazione (a spese del soccombente). Purché (19) dette annotazioni di divergenze vengano apposte prima che sia terminata la misurazione del quartiere e vengano inoltrate con distinta relazione scritta al Commissario di Squadra: in caso contrario i Commissari si dichiareranno incompetenti, ed un sopralluogo del Commissario Generale potrebbe comportare le dimissioni forzate del misuratore obiettante, che, comunque, sarà tenuto a sopportare ogni spesa. (20) Qualora i contromisuratori o i loro sostituti ricusassero di sottoscrivere i libri sommari, questi verranno egualmente inoltrati al Commissario Generale, con acclusa la richiesta formale a sottoscrivere, rivolta dal Commissario di Squadra, rogata dal proprio cancelliere. (21) L’inoltro sollecito di detti libri sarà fatto in plico sigillato, mediante persona fidata, a cui verrà rilasciato attestato di ricevuta; compiegata, la distinta, compilata dal Commissario di Squadra, del totale delle pertiche misurate e descritte nei libri consegnati, del numero dei libri, dei tempi di esecuzione. (22) Gli assistenti alla misurazione designati dalle Città, dovranno attenersi alla squadra ed ai misuratori camerali loro assegnati dal Commissario Generale; (23) prestando attenzione che il trabuccatore «gridi giusto li trabucchi» e che il misuratore «annoti tutti li numeri», e non è loro consentito che si accompagnino, cavalcando, al Commissario di Squadra, tranne (24) che si deleghino dalle Città altri assistenti e ripartitori di quartiere appositamente destinati a cavalcare con il Commissario e ripartitore camerali, fermo restando quanto stabilito nel capitolo primo suesposto. 50 Non è comunque vincolante per detti agenti camerali la presenza o meno degli agenti delle Città. (25) Le difficoltà di esecuzione, che possano insorgere tra i Commissari di Squadra, vanno trattate alla presenza delle Parti coinvolte; le determinazioni prese liberamente vanno comunicate agli agenti di Squadra delle Città. (26) Sono esclusi dalla misurazione chiese, cimiteri «ancorché fossero d’Ebrei», monasteri e loro «corti», piazze o aree sgombre anche se erbose, luoghi di raccolta di scoli; purché le parti siano in accordo. (27) Parimenti non vanno misurati i fiumi, torrenti, navigli, ai quali vien dato un “margine esente” di un trabucco misurato dall’acqua alla riva stabile – escluso il pendio ripido – tranne le rive siano piane, godibili, alberate, ed i corsi d’acqua non siano navigabili, (28) “Torrente” s’intende che ruina o inonda, fatta l’unione delle acque, ancorché fossero ricettacoli d’aque pluviali della campagna et per dentro vi fossero strade pubbliche, né s’intenda quelli rij a modo de’ fossatelli che vengono da monti et valli, quali non fanno ruina, né inondano, poi si uniscono et fanno torrente. (29) Al Ticino, alla pari con il Tanaro e l’Adda, (30-31) vanno lasciati due trabucchi di riva esenti dalla misurazione; ed in genere per fiumi e laghi (32-33-34) non si conteggi quanto intorno evidentemente non appare godibile, (35) limitando però tali eccezioni al ramo più grande nel caso di un corso d’acqua ripartito in più alvei. (36) Gli isolotti che si formano nel letto di un fiume, se erbosi o boscati, siano misurati dal Commissario che troverà più agevole guadare sino ad essi, dandone informazione ai Commissari della riva opposta. (37) Non vanno misurate «mortizie, fontanili e roggie maestre quanto dura l’asta». Per asta s’intende il corso d’acqua (anche se formato da un partitore di roggia) dalla sua origine sino all’altezza del primo utilizzo per irrigazione; la parte rimanente sino al termine non è sottoposta a misurazione, bensì i bocchelli o rogge con cui si derivano acque dall’asta principale, compresi, in ogni caso, gli argini o le rive. Al contrario, non va misurato il fontanile temporaneamente disseccato. (38) Non è da ritenersi roggia maestra, quella che risulti formata da scoli raccolti da campi irrigati. (39) Non si misurano le strade pubbliche per una larghezza calcolata da una metà all’altra dei fossi laterali, mancando i quali si calcolerà dalla metà delle due scarpate. Non ha importanza se più strade colleghino due terre, a loro volta collegate da trasversali: purché siano di transito pubblico, non sono sottoposte a misurazione. Là ove la sede stradale si fosse allargata con smottamenti erbosi o forse anche messi a coltura arborea, sia misurata in tali sue eccedenze. (40) Esclusi dalla misurazione sono i “siti” dei castelli, anche se sforniti di fossato e di ponte levatoio data la loro posizione emergente sui monti; altrettanto valga per le Terre murate (od anche semplicemente cinte da fossato, con torre per il ponte levatoio), con i loro borghi; (41-42) sono escluse anche le Terre o Ville “unite”, vale a dire i raggruppamenti di più di 4 case (computando anche i “casoni” di paglia), benché costituiscano Comune a sé stante (ed è conteggiata per “una” la casa in cui abitano più famiglie; tranne si presenti grandissima, a modo di castello o «terra murata», senza fossato, ma con abitazioni distinte e più famiglie ivi abitanti). Vanno misurati orti, giardini, siti di case con le loro corti e siti di ruderi di casa, esterni alle “Ville unite” ed alle “Terre murate” (che siano però incluse nello stesso Comune o territorio), anche se le case siano più di quattro, e lontane dall’insediamento principale, solo perché poste al di là di strada o di interposti orti o giardini. (43) Le strade particolari vanno inglobate nella misura del terreno a cui stanno di fronte, tranne non siano pertinenti ai campi, vigne ecc. (44) Gli argini vanno misurati e catalogati in base alla coltura con cui vengono utilizzati; se usati per transitarvi, sia detratta la superficie pedonabile. (45) Non si misurano i monti sterili, le costiere nude o ripide, che non danno resa alcuna né in legna né in pascolo; si tenga nota della loro posizione nel quartiere, del loro appellativo, dandone una valutazione in pertiche, al fine di potersi eventualmente riprendere in esame. (46) I legnami da taglio o da opera costituiscono un rendimento “in legna”, non gli «spini, rovede, cespuglij, o virgulte inutili»; tranne che lì vi sia «dell’erboso accuticato che si pascolasse». 51 In tal caso la descrizione sia espressa con pascolo in monte o in costiera accespugliata. E l’erba da pascolo va intesa per accuticata, et non che abbi un poco d’erbetta che viene per le pioggie et in subito che si fa arrida et secca… (47) Sarà dichiarato «sterile al piano» il terreno che si presenti «pura sabbia o giarra nuda o fracchie nude», profondamente (per 4 braccia) crepacciato o corroso da solcature «ruinose»; se invece ci fossero degli intervalli erbosi o alberati, ma non tali da poter essere lavorati, con presenza di fenditure meno larghe e profonde, si dirà «terra affracchiata, nuda, erbosa, arborata». (48) L’adiacenza di terre coltivate, per confronto, permetterà di stabilire quali siano incolte, «ancorché non avessero apparenza de solchi». (49) Le ripe comprese tra fossi, rogge o strade, siano misurate e dichiarate – a seconda dell’uso che se ne fa – per alberate, boscose ecc., dandone il numero delle piante, se queste sono rare. (50) Le vigne che si presentano più folte del normale, siano descritte in base alla loro qualità. (51) I boschi, occorre precisare se sono in monte in valle o in piano, se sono «da taglio, scalfo, o cima, et opera», se sono di legno dolce o forte, se irrigui o aridi. (52) «Terre al presente incolte» si diranno quelle «che hanno evidenza di solchi et al presente sono azerbate» annotandone le caratteristiche di «affilisate, o genestrate o altro»; escludendo le “tornature” che fiancheggiano i terreni, benché «azerbate o boscate di spine o rovedi» per incuria di chi più non vi transita per lavorare i campi. Possono dirsi «ripe aboscate da taglio» le fasce larghe più di un trabucco, eventualmente occupate da piante di alto fusto. (53) Pascoli s’intendono luoghi zerbidi e che non hanno rogia o rogiette per adacquarsi, né mai si segano. (54) La presenza di fossi e canaletti e di chiuse è motivo perché un campo venga detto irriguo; non basta che vi scorra una roggia. (55) Mentre per i prati, si dovrà, nonostante la presenza di fossi e canaletti, omettere l’indicazione di «adaquatorio», poiché si chiariranno diligentemente i diritti d’acqua al momento di fissarne gli estimi. (56) I prati «scarpati» dovranno manifestamente presentare gli argini perimetrali per gli invasi d’acqua [per messa a coltura di lino, riso o altro]. (57) Prati asciutti si diranno tutti gli altri che non presentano argini, fossi ecc. pur fornendo regolari tagli d’erba. (58) Et ove occorre trovarsi che scaturiscono aque nel passegiarli, però sono coticati et si segano et pascolano come si vuole, si descrivano per prati sorzidizi. (59) Se falciabili, rna con erba a «lisca», si diranno «prati liscosi»; se acquitrinosi, «sortumosi». (60) Padulo s’intende ove non si può entrare né con bestie, né con persone a pascolare, né segare e che si profonda. (61) «Terre amoronate», oppure a frutteto, si diranno soltanto gli appezzamenti piantati, con sufficiente densità, con gelsi o con alberi fruttiferi; non così, se detti alberi siano posti lungo le ripe dei campi: in tal caso non se ne tiene conto, tranne siano discosti da tali ripe per tre o quattro braccia. Comunque non vanno considerate “ripe” le liste di terreno che intervallano due appezzamenti contigui, anche se vi fosse presente un rivolo o fossatello. (62) La caratteristica predominante di un terreno serva per stabilire la dizione da utilizzare: quindi si dirà «brughera pascoliva, o pascolo brugorato» se i tre quarti del terreno sono erbosi oppure cespugliosi. (63) Si manterrà il termine di “brughiera”, anche se apparissero tracce di vecchi solchi di precedente impianto a bosco. (64) È incombenza del Commissario Camerale provvedere che misuratori ed assistenti deputati dalle Città siano alloggiati e vivano a «prezzi convenienti»; nel caso di renitenze, faccia «le opportune esecuzioni», (65) Saranno da osservarsi altri particolari capitoli stabiliti per i Commissari. (66) È fissata l’ammenda di 25 scudi da applicarsi alla Camera, ovvero due tratti di corda, per l’assistente o il contromisuratore che attenti d’impedire misure o registrazioni da parte dei misuratori camerali. (67) Misuratori e trabuccatori camerali useranno esclusivamente strumenti bollati e loro consegnati dai Commissari Cesarei, sotto pena ad arbitrio di Sua Eccellenza. 52 III. aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa Nella cartella n° 16 (ASM Censo P. A. cart. 14 e 16), in grossi Olegio, Pernate, Pombia, Romentino, Roversella, S.to Martino, Sologno, fascicoli in 8° legati sul dorso, con copertina in cartoncino, assai Suno, Vignale, Vavero, Varal Pombia, Veruno. deteriorati, sono raccolti ritrascritti dai quinternetti dei misuratori i dati Alla terza squadra “de sopra”: Agnalengo, Arra, Barengo, Briona, relativi alle Terre delle province dello Stato di Milano. Anche per il Borgomainero, Bocca, Caltignaca, Cesto, Camiano, Cassine di Porci, Novarese le misurazioni fatte nell’anno 1551 vennero condotte sul Cressa, Cassina di Rinaldi, Cassina Visconta seu Boromea, Cavajeto, territorio diviso in squadre: 4 superiori, 4 inferiori e i Corpi Santi. Alle Cavaglio, Cassina del cap. Florio, Curegio, Cassina de Mr. Enea, Colma, équipes di tecnici delegati commissari agrimensori contromisuratori Farra, Fontanedo, Gagnago, Ghemo, Grignasco, Isarno, Morghengo, trabuccatori cancelliere ecc. il lavoro fu delimitato mediante perimetri Mommo, Magiora, Nibia, Pro, Prato, Roceto seu S.to Martino, Romagnano, facilmente individuabili, perché costituiti dalle strade radiali alla Città, Solarolo, Sologno, S.to Bernardino, Suno, Savonera, S.to Gioanne, Siciano, dirette a Biandrate Romagnano Borgomanero Oleggio Boffalora Mortara Vallaza, Vavri, Vergano. Confienza Borgovercelli (cfr. cartina geografica); dovendo dirottare dagli Alla quarta squadra “de sopra”: Abbatia de S.to Nazaro, Abbatia del assi stradali, si prese come riferimento certo il corso di grandi rogge, quali Casal Volone, Biandrate, Briona, Borgo de Vercelli, Balduco, Camiano, la Bolgara e la Crotta. I paesi del Novarese rimasero così raggruppati: Castellatio, Carpignano, Casalbeltramo, Caselgiate, Casalegio, Casalvolono, alla prima squadra inferiore “de sotto” sono inscritti i territori di: Cassina de Aldoveso, Camariano, Farra, Fisirengo, Gognago, Ghemo, Borgo de Vercelli, Casalino, Camariano, Granozo, Lomenogno, Orfengo, Gargarengo, Gionzana, Grancia, Landiona, Mandello, Mosezzo co’ la Pajate, Peltrengo. Vesconta, Marengana, Motta, Nibia, Orfengo, Pro, Ponzana, Peltrengo, Alla seconda squadra “de sotto”: Borgolavizaro, Granozo, Pisnengo, Romagnano, Restolfo, S.to Pedro, Silavengo, Sizano, Sesto, S.to Montesello, Pajate, Vespolate (terre contestate con Montesello). Bernardino, Vigolongo, Villata, Vesconta, Zotego. Alla terza squadra “de sotto”: Bucella, Borgolavizaro, Calzavaca, Quindi le squadre non hanno in questo caso quella funzione Garbagna, Granozo, Lomenogno, Montecuco, Montesello, Montearsello, “comprensoriale” agricola, quale – con diverso raggruppamento di terre e Nibiola, Olengo, Pajate, Terdobiate, Tornego, Vespolate (terre contestate di località – ritroviamo nelle “squadre” fissate nel 1556 dal Commissario con Caselgiate). Alessandro Grasso nel riordinare l’estimo rurale per il Contado; con Alla quarta squadra “de sotto”: Borgolavizaro, Bucella, Cerano, analogo criterio di fertilità, giacitura ecc. verranno costruite le squadre per Camerona, Calzavaca, Olengo, Pernate, Sozago, Trecate, Terdobiate, il censimento del 1721 (o “di Maria Teresa”). Non è nuova comunque Tornego, Vignarello. siffatta ripartizione per il territorio novarese, a prescindere dai motivi Alla prima squadra “de sopra” appartengono le terre di: Bornago, ispiratori: già nel Chronicon dell’Azario (ried. 1771) per il secolo XIII Bellinzago, Borgo de Tesino, Camerona, Cavajano, Galliate, Marano, sono indicate quattro squadre: del Ticino superiore (comprendente le Olegio, Pombia, Romentino, Trecate, Varal Pombia. località di Oleggio Galnagum Cavallianum Pombia Mediummiricum Alla seconda squadra “de sopra”: Alexà, Belinzago, Bugogno, Borgo Burgoticinum Conturbia), del Ticino inferiare (B° Lavezarium Gravalona de Tesino, Borgomainero, Briga, Camare, Cademonti, Cavajano, Tornegum Ferdobiatum Guilengum Ceredanum Monticellum Caltignaca, Castelletto, Cassina della Bolia, Contorbia, Cressa, Cavaglio, Casalegiallum Sanctus Petrus Garbanea Nibiola Villa Vespolati), Cumignago, Dolzago, Divignano, Gajate, Greffo, Gra, Gagnago, Gatico, dell’Agogna (B° Mainerium Calsinaga Solonium Morghengum Alexatum Isarno, Marano, Maggiomerigio, Mommo, Maxà de sotto, Maxà de sopra, Agnellengum Bugonium Verunum Agrate Carissia Cavallinum Quiregium 53 Fontanetum Cavallietum), della Sesia (Calpignanum, Castrum Cavaliani Marani Gattici Vergani Barenghi Silavenghi Galgarenghi Fissarenghi Ponzanae Mezoriae, Grignascum Romagnanum Cavallirium Agamium Siccianum Briona Mandellum Comenonicum Paliatum Granotium Casolinum Arcamarianum Ponzana Monzitium Casalegium Aconiate Nibia Cistum Landiona). Negli atti del Contado per il secolo XVII troviamo suddiviso il territorio nelle squadre della Sesia superiore/inferiore; del Ticino superiore/inferiore, dell’Agogna superiore/inferiore comprendenti località assai più omogenee tra loro di quanto non appaia dalla informazione dataci dall’Azario... Ritornando alla misura generale dello Stato voluta da Carlo V: il lavoro redazionale con cui vennero compilati i sommari sui quali sono state elaborate le tavole che seguono, si presenta così ordinato: – elenco delle Terre misurate nella squadra, con il numero di pertiche prese in considerazione (parecchi territori infatti compaiono suddivisi in due/tre squadre dall’attraversamento delle strade perimetrali alla squadra); – elenco minuzioso (alfabetico per grandi categorie) delle varie qualità di colture presenti nella squadra, con la corrispondente superficie impiegata; – sommario delle qualità di coltura (e relativo perticato) per le quattro squadre superiori/inferiori; – elenco e misura delle qualità presenti nelle porzioni – appendici alle squadre – costituenti i Corpi Santi; – sommario di qualità e di corrispondente perticato per l’insieme dei Corpi Santi; – sommarissimo dell’insieme di squadre e Corpi Santi, suddiviso per qualità e relative superfici; – prospetto del quantitativo di perticato misurato nelle singole squadre, e gran totale compreso/escluso il perticato della Riviera d’Orta. Dinnanzi ad una così attenta e particolareggiata dipintura del territorio del Contado, davvero rincresce che non si sia potuto trasferire il tutto graficamente su mappe particellari, come era stato inizialmente progettato; la sola canna del trabucco non poteva evidentemente dare le prestazioni della tavoletta pretoriana... Una certa discrepanza – minima – nei totali si riscontra confrontando i dati forniti dalla documentazione contenuta nella cartella 14: cart. 16 cart.14 (pertiche – tavole – piedi – braccia – punti – atomi) 1ª sq. inf. 2ª sq. inf. 3ª sq. inf. 4ª sq. inf. 1ª sq. sup. 2ª sq. sup. 3ª sq. sup. 4ª sq. sup. pt. pt. pt. pt. pt. pt. pt. pt. 61 092. 2.10 40 423.16. 2 70 110. 8. 6 135 702. 8. 7 152 295.16. 6 311 634.10.11 70 110. 8. 6 135 702. 8. 7 (+ i corpi santi) 61 611.20. 0.2.6. 40 636.15. 3.1.6 92 290.18.11.0.9 139 409. 2. 6.2.0. 152 239. 7. 4.1.0. 326 241.16. 9.8.6. 283 753.17. 4.7.6. 273 924. 3. 7.4.4.3 (compresi i corpi santi) 1 371 579.21. –– 1 371 107. 5.10.4.5.3 Segue l’annotazione: «Nel novarese sono restate da misurare tutta la Val di Sesia, qual non ha voluto obedire, et puol esser circa pertiche M/100; gli è restato Orta con tutte le sue riviere del lacco, et sua jurisdictione; qual similmente non hanno voluto obedire eccetto Gozano et Sorisio, che si sono misurate come apare qua seguente, et pol essere detta Riviera circa pertiche M/60, contra de quali se proceduto per pene et mulcte. Nella jurisdictione d’Orta se sono misurate nel comune de Gozano et Sorisio pt. 30 998.7.4.0.0.0». Ciò non toglie che lo stampatore Regio Camerale Tullio Malatesta, a sua volta pubblichi (anno?) le cifre ufficiali per Novara: «Novara et Orta pertiche 1 804 695 (Orta = pt. 171 205.12.6) et essendo il suo trabucco più longo del Milanese onze 5 ponti 9 di Milano che danno t. 3.11.11 di più per pertica et così pertiche 100 novarese danno pertiche 116. t. 18.8.6.8 milanese, [risultano essere] pt. 1 140 800». Dopo di che in un sommariissimo per qualità, alle quali per “arbitramento del Signor Ludovico Bergamino Commissario Generale dell’Estimo” sono stati assegnati i corrispettivi valori d’estimo, per Novara con la Riviera d’Orta si assegna un totale di Pertiche 1 545 545.20.8.10.7 per un ammontare d’estimo pari a scudi 3 085 655. aaaaaaaa aaaaaa aaaaaa aaaaaa aaaaaa aaaaaa aaaaaa aaaaaa aaaaaa aaaaaa 54 1551 - Misure del territorio novarese, in occasione dell’estimo generale dei “beni stabili” per lo Stato milanese Il Contado è ripartito in 8 squadre (4 sup. -4 inf.) più i Corpi Santi; è impiegata la pertica (tavola piede) novarese. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 squadra: 1ª inf. aratorio adacquatorio inculto p.te felesato et genestrato inc. feles. p.te genes. p.te boscato al basso dreto alla Gogna avidato novello doppio spesso basso spesso inculto bosco in isola in val de Tecino al basso dreto alla Gogna forte f. da taglio f. da taglio et cima dolce da taglio d. da taglio dreto al Tecino d. da taglio in val diverso da taglio canevale cavi et scoladori brughera pascolina boscata careggio et padullo che si sega gabedo orti et siti prato in val dreto alla Gogna scarpato con brugo liscoso et sortumoso sutto s. brugherato s. p.te liscoso et sortumoso s. sort. et lisc. al basso della Gogna s. in val pascolo adacquatorio 45 390. 0. 6 125. 0. 1 -343 1 423. 6. 4 1 032.10. 7 2 575. 0. 6 731. 0. 4 45. 5. 6 115. 6. 4 68. 6. 7 4. 9 45.12.10 48.20. 6 303.23.11 3 406. 0. 1 17. 8. 5 2 121. 0. 1 1 436. 2.11 - 2ª inf. 3ª inf. 25 249.11. 34. 6. 343. 9. 495.21. 1 829.12. 2.20. 6 5 541. 3. 2 3 3 155.12. 626. 1. 13.15. 148.17. 137.12. 2 053. 8. 128. 3 680. 8. 499. 8. - 1 5 4 9 4 8 2 4 9 9 4 9 48 004.11. 4 906. 6. 230. 8. 1 264. 3. 6.23. 4 inf. 4 9 6 4 6 2 021.17.10 830.23. 2 1 587.20. 9 360.19. 1 70.21 4 59. 2 346. 3. 1 2 507. 1. 1 160.20. 9 52. 7. 4 1 764.22.10 1 370.11. 1 175. 2. 1 581. 9. 9 106.22. 5 64 840. 9. 6 42. 9. 4 4 369. 9. 4 6 464.18. 4 1 34.12. 4 2 794.10 5.14. 1 2 302. 5. 1 8 572.16. 8 3 865.18.10 650.20. 9 940. 8. 7 2 845.12. 8 10 896. 9. 3 288.12 579.21. 7 15 237.21.11 595.16. 1 199.14. 9 3 890. 1 88.22. 3 13912. 1 1 196. 5. 4 55 squadra: 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 boscato p.te boscato boscato et cespugliato brugherato dreto al Tecino boscato dreto alla Gogna al basso in val padullo boscato gabato ronco risato inculto strada particulare terra inculta inc. fragiata inc. felesata p.te genestrata inc. p.te boscata felesata genestrata sabia quasi sterile dreto alla Gogna zerbo boscato pascolino pasc. p.te boscato pasc. p.te bosc. dreto alla Gogna squadra: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 aratorio al basso dreto alla Gogna in val in col in costa in costa et monte adacquatorio inculto inc. al basso inc. con roncoli inc. brugherato inc. brugh. in costa inc. brug. pascolino che si sega inc. genestrato et felesato inc. genes. feles. et in p.te boscato inc. in costa inc. boscato 1ª inf. 213 .13. 3 11 53.18. 6 993. 1. 9 149. 1. 9 105. 9.11 639.10.11 45. 0. 3 - 2ª inf. 3ª inf. 66. 5. 392. 2 209.21. 67. 5. 4.13. 24.22. 110.22. 1 395.19. 138.11. 68. 7. - 104 .10 283. 6. 670.12. 381 492.11. 167.23. 161. 3. 119.22. 12 25.15. 11.15. 942. 9. 225. 2. 3 4 8 8 9 7 6 9 4 4 inf. 7 4 6 6 8 9 9 3 5 1 769. 6. 7 87914. 9 113. 4 226.16 117. 3. 7 208. 8. 5 22.19. 6 143. 7. 1 742. 0. 4 364.10.10 - 61 099. 2.10 40 423.16. 2 70 110. 8. 6 1ª sup. 2ª sup. 3ª sup. 4 sup. 62 229 .13. 6 4. 2 176 . 8. 3 198 . 9. 8 - 145 110 . 1.11 132 .14. 9 2 418 .18.11 80 . 2.10 3 156 .23. 6 - 44 512 .22. 3 398 . 2. 185 . 3. 5 329 .17. - 5 3 6 8 117 370 . 9.11 1 . 8. 3 145 .19. 1 14 857 .14. 4 - 376 .16.11 350 .22.10 453 . 2. 3 44 .15. 4 196 . 3. 7 26 . 1. 6 135 702. 8. 7 56 squadra: 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 inc. bosc. forte da taglio inc. bosc. diverso da taglio inc. bosc. dolce da taglio inc. bosc. dolce da t. pascolino inc. pascolino inc. moronato inc. genes. feles. et in p.te brugh. arzeno pascolino avidato al basso in costa in costa et colina in colina basso doppio spesso s. basso s. novello s. basso in colina s. in colina et costa s. in costa et monte che si abracia che si abr. in costa che si abr. in costa et colina inculto inc. che si abracia inc. che si abr. in costa inc. in costa inc. felesato et genestrato novello adacquatorio a modo di ronco baragia solcata pascolina boscata forte da taglio pascolina bosco forte al basso f. da taglio f. da t. et cima f. da t. in colina f. da t. in costa f. da t. in costa et colina f. da t. in costa et monte f. da t. in val dreto al Tecino bosco dolce d. da taglio d. da t. et cima 1ª sup. 2ª sup. 4 268 . 0. 3 9 .13. 9 126 .18. 7 246 .17.10 923 . 7. 2 134 . 7. 8 27 .21. 6 5 742 .18 5 415 . 4. 5 4 128 .17 1 490 .18. 2 238 . 0.10 - 16 .14. 6 4 995 .22. 7 76 .13. 8 100 5 336 .17 19 .21 932 .11. 2 1 456 . 9.11 164 .18. 5 7 .12 36 163 .15. 3 5 950 .16. 4 5 196 . 1. 7 - 3ª sup. 39 . 4 10 .13 507 . 3. 7 .12 5 668 .21. 1 .12 5 670 . 7. 1 143 .13. 80 .12. 3 . 9. 372 .23. 828 .22 510 .21 1 316 . 1. 6 471 .21. 2 347 . 2 31 . 5. 4ª sup. 6 3 7 8 1 3 7 4 5 6 71 .13. 3 760 .16 20 755 .19 769 .12 31 377 .15.10 5243 . 6 - 337 .13. 4 212 .13. 9 10 185 .20. 7 146 .10.11 1 680 .10 675 .10 1 014 .17.10 63 .20. 1 298 .11. 4 1 436 .19. 4 6 604 . 5. 9 2 173 .17. 3 3 528 .11.10 57 squadra: 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 d. da t. dreto alla Gogna et Terdobio d. da t. in costa d. da t. al basso d. da t. in isola d. da t. in val dreto al Tecino diverso da taglio div. da t. et cima div. da t. et cima in isola div. da t. dreto alla Gogna div. da t. in colina et costa div. da t. in col. et costa et monte div. da t. al basso dreto alla Gogna de spini diverso brugherato brughera al basso in costa in costa et colina in costa et monte che si sega che si sega in costa che si sega in costa et colina solcata sol. in costa sol. boscata sol. pascolina sol. felesata genestrata pascol. genestrata felesata gen. fel. pascolina gen. parte fel. pascolina pascolina pas. in val pas. in colina pas. in costa pas. boscata diversa pas. bo. da taglio in colina pas. bo. da t. dolce pas. bo. da t. forte p.te pas. bosc. f. da t. in costa et monte prativa pr. in costa pr. suta pr. suta in costa pr. suta che si sega 1ª sup. 2ª sup. 148 .11.16 3 171 . 9. 3 2 176 .12. 5 374 .14. 3 138 . 0. 6 12 045 .18. 9 4 173 . 6. 4 11 .21 108 .10. 8 20 208 . 3. 6 4 899 .10. 2 - 87 .14.10 23 805 . 7. 2 158 .13. 9 2 598 .12. 4 134 . 9. 2 2 081 . 6. 5 14 475 .11. 2 83 .14. 3 5 702 . 3.11 45 218 . 9.11 3ª sup. 47 .23. 5 345 .21 2 864 .11. 8 351 .14. 6 1 986 .14.10 285 .19. 6 3. 3 12 1 468 . 0. 6 3 869 .20. 9 2 228 .19. 7 55 . 2. 6 720 .21 557 . 4.11 1 288 . 4 412 .10. 6 3 191 . 3. 4 435 . 3 12 2 172 . 2. 2 3 975 .15.10 559 .20. 3 1.695 .15.10 2 902 .16.10 7 338 . 3. 1 52 . 2 435 .14. 7 210 552 . 2. 3 520 . 7. 1 - 4ª sup. 1 342 . 2 10 544 . 7. 5 53 .23. 6 - 58 squadra: 108 109 110 111 112 113 114 115 116 117 118 119 120 121 122 123 124 125 126 127 128 129 130 131 132 133 134 135 136 137 138 139 140 141 142 143 144 145 146 147 148 149 150 151 152 pr. boscata forte da taglio pr. boscata forte da t. in costa boscata al basso bo. in costa bo. in costa et colina bo. forte da taglio bo. forte da t. che si sega bo. forte da t. in costa et monte p.te pas. bo. diversa in costa et monte bo. div. da taglio bo. div. pascolina bo. div. pasc. da taglio bo. dolce da t. pascolina bo. rara da t. in colina p.te boscata dreto al Tecino bosc. diversa da t. pascolina bosc. diversa da t. in colina cavi de rogie de rogie sute caregio p.te boscato da taglio congierie de sassi gera boscata diversa da taglio bo. diversa da t. dreto alla Gogna gabedo dreto al Terdobio pascolino orti et siti inculti prato al basso in val in val dreto al Tecino in costa et monte avidato moronato padullato sortumoso al basso liscoso et sortumoso p.te lisc. et sortum. al basso suto s. con alcuni moroni s. dreto al Terdobio s.dreto alla Gogna s. al basso 1ª sup. 2ª sup. 506 .16 615 . 7 6 821 .21. 1 1 365 .13. 8 26 .16. 8 461 .17. 678 . 2. 159 . 9 3 350 . 1. 341 . 1. 389 . 1. 1 298 . 6 2 832 . 0. 8 2 3 6 6 2 1 618 .19. 16 329 .18. 19 54 .10. 258 .23 5 . 0. 1 260 . 7. 28 . 9. 16 339 .23. 109 .15 1 397 .17. 13 557 . 2. 187 .12. 8 .23. 4 7 5 6 2 1 2 3 1 9 6 3ª sup. 4ª sup. 1 424 .16.10 167 .16.10 3 147 . 1. 5 29 .19. 4 4 161 .17.10 603 .23.11 2 294 . 5. 3 2 145 .12 393 .12. 8 105 .21 10 31 .10. 2 18 .18. 8 3 1 276 . 0.11 28 091 .13. 6 15 .17. 3 18 .20. 4 6 720 .15. 3 8 795 . 2. 8 3 .11. 3 - 29 .15. 7 52 .13. 6 1 771 .14. 6 30 897 .22.10 25 .19. 6 172 .16. 4 84 .11. 6 5 .11. 3 356 .19. 3 5 503 .18. 2 17 .12 - 59 squadra: 153 154 155 156 157 158 159 160 161 162 163 164 165 166 167 168 169 170 171 172 173 174 175 176 177 178 179 180 181 182 183 184 185 186 187 188 189 190 191 192 193 194 195 196 197 s. in val s. in collina s. in costa et monte s. avidato s. con spazi bo. pasc. dreto a Gogna brugherato suto brugherato s. brugh. al basso s. brugh. in costa s. avidato a modo di ronco in costa pascolo al basso in val in isola in costa et monte dreto alla Gogna in val dreto alla Gogna co’ arbori co’ gabe con roncoli con moroni adacquatorio genestrato gen. et felesato brugherato br. felesato br. p.te felesato br. in costa p.te boscato br. in val br. in costa et monte boscato bo. diverso bo. div. in costa bo. div. dreto al Terdobio bo. div. felesato bo. in val bo.forte co’ filesi et genestre padulloso et sortumoso padullo liscoso et mortira ripa boscata de spini risati inculti ronco in costa 1ª sup. 148 . 2 73 .11. 6 159 . 3. 5 851 .20. 9 2 935 .21. 4 305 .22 48 .9. 9 2ª sup. 23 .15. 6 310 .12. 5 2 417 .21. 5 1 248 . 0. 1 140 .22. 7 1 246 .18.10 790 . 9. 2 117 .13. 3 10 263 .15 153 . 0. 6 55 14. 8 67 . 4. 4 3ª sup. 4ª sup. 9 .21 1 102 .10. 6 52 .14. 9 232 . 2. 5 1 027 . 4. 6 2 958 .11. 9 20 . 9. 6 18 . 6. 9 2 365 . 2.10 27 . 1. 4 376 . 6. 10 40 . 9. 6 11 . 6 4 514 .10. 9 1 569 .17 3 407 . 2 802 . 9. 1 407 .10. 3 1 110 .21. 7 57 .23 43 .21. 3 1 382 .15.10 3 533 . 0. 6 7 025 .20. 1 513 .13. 9 31 . 8 146 . 0. 2 600 .12.10 6 445 . 9 5 981 .12. 4 148 .12. 8 41 .23. 2 149 .20. 2 652 .14 28 80 .22. 2 2 201 .10. 3 290 .11. 5 - 60 squadra: 198 199 200 201 202 203 204 205 206 207 208 209 210 211 212 213 214 215 216 217 218 219 220 221 222 223 224 225 226 227 228 229 230 231 232 233 234 235 236 237 238 239 240 241 242 in colina in monte selva in costa in costa et colina in costa et monte in colina aratoria pascolina pas. in costa prativa suta sortumo co’ liscia et onizi da taglio strata particulare terra moronata fragiata nuda liscosa et sortumosa lisc. et sort. co’ gabe inculta inc. al basso inc. detta baragia inc. pascolina inc. brugherata inc. brugh. che si sega inc. brugh. pascolina in costa inc. genestrata inc. genes. co’ fruti inc. felesata inc. fel. pascolina inc. fel. p.te genes. pascolina inc. fel genes. p.te boscata inc. boscata genestrata inc. bo. diversa da taglio inc. bo. dolce da taglio pascol. inc. bo. dolce p.te co’ spini zerbo al basso in costa dreto al Terdobio fragiato padullato pascolino pas. p.te felesato genestrato pas. dreto alla Gogna p.te felesato genestrato boscato dolce 1ª sup. 2ª sup. 3ª sup. 3ª sup. 890 . 6. 2 126 . 1.10 170 .10 198 320 .17. 5 177 .16 1 842 . 8. 7 14 . 1 84 .19. 3 40 .14 996 . 0. 2 286 .18 - 2 799 .18 739 . 9. 8 57 . 5 303 .20. 8 198 .23 10 718 .13. 6 13 . 9. 6 3 350 .17.16 24 .22 234 . 7 5 .15. 3 1 424 . 6. 5 101 . 6. 11 - 20 .21. 3 73 .18. 6 173 . 5. 8 2 608 .17. 3 215 .17 1.14. 2 407 .17. 9 1 276 .10.11 157 .20. 2 391 .16. 2 1 .11 37 .19. 5 186 .21 25 .21 58 . 2 32 25 .11. 3 339 .18.11 945 .14. 2 10 .12.12 76 . 4. 5 178 .20. 2 96 . 5. 3 - 37 .13. 9 8 . 6. 9 566 . 9.11 2 .12. 4 29 .12 4 714 . 9 440 .20. 7 40 . 7. 6 3 39 .23. 3 746 . 4. 5 460 .11.11 21 .11. 7 346 .23. 8 128 .21. 8 61 squadra: 243 244 245 246 1ª sup. bo. de’ spini bo. p.te felesato genestrato bo. forte et dolce da taglio a castani e p.te boscato 2ª sup. 74 .20. 4 4ª sup. . 2. 4 - 140 . 8. 3 - 304 . 7 - 311 634 .10.11 270 467 .14. 2 264 372 .13 1 452 152 295 .16. 6 3ª sup. aaaaaaaa aaaaaa a Corpi Santi seu Corte di Novara misurati dalla squadra: squadra 3ª inf. 4ª inf. 2ª sup. 3ª sup. 4ª sup. computata la cassina del Torriono C 1 C 2 C 3 C 4 C 5 C 6 C 7 C 8 C 9 C 10 C 11 C 12 C 13 C 14 C 15 C 16 C 17 C 18 C 19 C 20 C 21 C 22 C 23 C 24 C 25 C 26 C 27 C 28 C 29 C 30 C 31 C 32 C 33 C 34 aratorio adacquatorio inculto inc. genestrato inc. p.te feles. et genes. inc. co’ felesi et spini inc. bo, div. da t. pasc. avidato in costa che si abraza con distanza de trabucchi 2 doppio spesso basso spesso filagnato spesso fil. spesso de trab. 2 spesso dist. de trab. 2 inculto bosco forte da taglio f. da t, et cima f. da opera f. da levo dolce da levo d. da taglio d. da t. et cima d. da t. dreto alla Gogna d. da opera dreto alla Gogna diverso da taglio div. da t. et cima boschina dolce d. alla bassa costa boscata zerbata zerb. co’ felesi et genestre 10 655 .13. 8 2 257 . 7. 7 125 . 0. 7 1 095 . 4. 6 19 .19 1 276 .11.11 1 883 .16.11 162 . 2.11 399 .18. 1 35 . 7 31 . 6 23 .21. 3 807 . 9.11 484 . 0. 6 72 .16 72 .16 21 . 3. 6 20 . 2 - 9 708 .14. 15 . 9 67 .18. 8 .10. 223 .10. 565 . 7. 24 .12 23 . 9 62 .16 - 6 6 6 8 1 5 067 .17 24 .13 167 . 3.11 20 . 2. 2 1 054 . 8. 5 377 .18. 7 792 . 0. 3 456 .19 581 . 5 67 . 1. 3 14 . 6. 2 - 3 325 .14. 76 .20. 65 .12. 120 . 8. 703 .19. 93 . 0. 12 . 9. 1 223 .12. 1 381 . 3. 203 .16. - 01 6 3 5 3 1 8 9 3 1 62 squadra: C 35 C 36 C 37 C 38 C 39 C 40 C 41 C 42 C 43 C 44 C 45 C 46 C 47 C 48 C 49 C 50 C 51 C 52 C 53 C 54 C 55 C 56 C 57 C 58 C 59 C 60 C 61 C 62 C 63 C 64 C 65 C 66 C 67 C 68 C 69 C 70 C 71 C 72 C 73 C 74 C 75 orti et siti prato sortumoso co’ lisca liscoso et sortumoso lisc. et sortum. in val sutto s. avidato s. in val s. co’ gabe lisc. dr. al Terdobio moronato in val pascolo boscato co’ alevi dolci co’ salegio co’ salegio dr- al Terdobio spimoso dr- al Terdobio sp. co’ gabe dr. al Terdobio dreto alla Gogna in costa sortumoso in val padullo co’ lisca rippa pascolina boscata de spini bo. forte da taglio ronco strada particulare terra inculta inc. pasculina inc. genestrata inc. pas. sp. gen. dr. al Terd. salegio dreto al Terdobio sabia quasi sterile dr. a. Gogna zerbo spinoso moronato pascolino pas. dreto alla Gogna pas. co’ spini pas. co’ felesi 3ª inf. 4ª inf. 2ª sup. 3ª sup. 4ª sup. computata la cassina del Torriono 160 .10. 6 108 .13 76 .12. 1 46 .21.10 192 . 7. 8 309 .13. 4 178 .21. 9 176 .13 157 .16. 1 152 .18. 9 7 .23. 7 85 .19 9. 9 30 134 .18. 7 108 .18. 3 - 100 . 4. 3 1 901 . 9. 5 70 . 6 35 . 6. 2 9 .21. 6 63 . 0. 7 4 . 8. 4 0 .15 10 . 5. 6 19 . 1. 6 14 .21.10 - 196 .13.10 1 158 .18. 4 16 .21 24 . 3. 9 4 .10.10 7 .18 19 . 4. 3 34 .20. 6 299 .11. 7 2 . 4. 6 8 . 4. 3 51 .11. 2 15 .16 7 .19 8 .12. 9 26 .19 68 .21. 6 - 273 . 2.11 3 845 . 8. 1 16 .15 55 .11. 5 0 .22. 3 32 .16. 8 4. 9 3 .13. 4 84 .13. 1 16 . 8. 7 17 .10. 5 17 .10. 6 2 .22. 2 32 .19. 7 1 285 . 5.10 223 .21. 3 4 .19. 5 620 .18. 2 361 .19. 2 7 .13. 1 62 . 7. 9 9 .17. 3 - 20 030 . 5. 2 3 707 . 3. 4 12 651 . 1. 6 12 993 .19 9 814 .18. 1 63 IV. Terminata la misurazione generale dello Stato, all’Ufficio del Bergamino dal 1552 si dà inizio all’elaborazione dei dati raccolti. Una fase di tali operazioni fu di selezionare – per il Novarese, con l’assistenza di delegati scelti dal Consiglio decurionale – i dati relativi alle proprietà con vario titolo considerate ecclesiastiche. Del risultato contabile relativo al Contado ed alla Corte di Novara vengono qui fornite le due redazioni: i sommari (e sommariissimo) derivati dai “quaderni” dei misuratori camerali, ed i totali ricavati dai “quinternetti” delle notificazioni fatte dai Consoli “à Terra per Terra” nel 1558. a) Volutamente tralasciando le fasi preliminari dell’assemblaggio dei dati particellari per colture omogenee, in una prima tavola sono stati evidenziati i “sommari” di squadra: le quattro superiori, singolarmente considerate dai “ragionatti” milanesi a motivo della differenziata morfologia tra Sesia e Ticino dell’Alto Novarese; conglobate invece per similarità le quattro squadre inferiori del Basso Novarese; a sé stante il territorio periferico alla Città, commercialmente di più elevato valore. Pur senza addentrarci in dettagliate analisi, è possibile già in prima lettura notare: quale fosse il rapporto intercorrente tra le colture preferenziali adottate nei vari comprensori agricoli in quanto ritenute più redditizie (aratorio, prato, vigna) e più consone all’“impasto” del terreno; il rapporto tra queste e boschi pascoli e/o aree (assai marcate per “l’ecclesiastico”) scarsamente utilizzabili; la presenza percentuale valutata sul totale perticato di ciascuna squadra, utile per eventuali (deducibili) significazioni di “radicazione” economico-politica entro la tessitura di “civile” e “rurale”; percentuali di presenza queste, che, rapportate all’analoga percentuale della gestione “civile” di beni fondiari, permettono di stabilire il trend tra conduzione patrimoniale padronale ed amministrazione beneficiale fiduciaria, ecc. b) Con criterio non più amministrativo, bensì con ripartizione per località disposte per A e B, seguono le tavole del “summario dei beni ecclesiastici à Terra per Terra” con elenchi di tenutari e rispettive somme di perticati in proprietà, ricavati, come s’è detto, dalle notificazioni rilasciate dai Consoli delle località del Contado ai “Commissari eletti per la notifica” in ottemperanza alla grida di Don Ferrante. Incolonnati con carattere corsivo sono stati evidenziati i totali (qui detti “ufficiali”) contenuti in un documento, con tutta evidenza (anche grafica), redatto per la Giunta del censimento “del 1721”, recante in calce l’annotazione: «Il presente sommario de Beni Ecclesiastici delle sodette res[petti]ve Terre del Novarese resta cavato da Quinternetti delle nottifficazioni fatte da Consoli delle med.e resp.ve Terre sino dal tempo dell’ultima reffezione del Estimo Gen.le dello Stato di Milano, che restano nell’ Archivio di questa Città di Novara». In detti quinternetti si trova specificato il numero degli appezzamenti, la messa a coltura, coerenze e toponimi, estensione in pertiche (o moggia), l’indicazione del tenutario e del titolo beneficiale, sovente i nomi ed il numero di braccianti famigli o massari impegnati sulle terre, livelli o clausole particolari d’affittanza, altri immobili (mulini case torchi “banca” o bottega), i nomi dei notificanti o – se analfabeti – del garante notaio o credenziere… Nelle tavole, per necessità grafica, sono state riassunte sotto unica voce, le varie qualità di colture similari: ciò valga per “vignato” e “ronco”, “brughiera” e “gerbido” ed “incolto”, “bosco” e “selva”; sono state tenute distinte le due qualità di “prato (irriguo)” e “prato secco (non irriguo)”, per la valenza fiscale allora attribuita alla “praderia”. In mancanza di quinternetti (per alcune località) e/o in difetto di informazioni riscontrate nell’elenco “del 1721”, sono stati – per tali casi – riportati, ad integrazione, i dati numerici della precedente denuncia di beni fatta nel 1544 direttamente dai tenutari: per loro stessa natura, tali informazioni si presentano con svariate discrepanze numeriche (e con sfoltimento di denunzianti), o per estensioni “in difetto”, o per declassamento di terreni produttivi, o per imprecisa definizione di resa agricola. La loro attendibilità, quantomeno indiziaria, ha però suggerito nel nostro caso il loro utilizzo, di volta in volta precisato in opportuna annotazione. Leggere discrepanze possono essere notate – volendo – tra i totali cosiddetti “ufficiali” (posti in corsivo) ed i totali conteggiati direttamente dai quinternetti dei Consoli. 64 1551 - Misure dei beni ecclesiastici ripartiti per colture, squadre e corpi santi (pertiche, tavole novaresi) aratorio » adacquatorio » inculto avidato » adacquatorio » spesso » che si abraza bosco » in costa brughera » aboscata giera nuda » orti et siti » adacquatori » inculti padullo prato » suto pascolo » boscato ripa risato » inculto selva strata particulare terra inculta » brugherata zerbo baragia ronco selva in costa accessi Corpi Santi 1ª sq. sup. 2ª sq. sup. 3ª sq. sup. 4ª sq. sup. le 4 sq. inf. sommariissimo 14 731.17 303. 5 819. 3 1 252. 8 5. 9 4 110. 2 *1.18 294. 1 55 132.11 161.19 138.17 207.14 138.14 646.10 (4) 8 056.10 721.23 1.14 2 797. 7 139. 2 1 034. 2 141 112. 8 *4 992. 8 905.14 311. 7 395. 1 *18. 6 259.18 399. 2 - 18 107. 8 22 .20 1 299 1 062.23 22. 9 3 680.17 20.18 11 963.15 17. 1 3. 7 1 988. 6 8. 9 3 279. 5 75.11 *3. 6 3 199.20 3 232. 1 362. 3 114.19 451. 9 476.21 588. 6 - *13.11 148.20 *8 4 291.17 1 515.16 349.11 582. 4 228.16 230800 235. 3 1 484 - 34 067.22 104 1 399.15 2 909. 4 180. 6 5 806.18 2 372.13 2 545 *5.12 1 101. 1 *36. 3 166.23 80.20 1 107.12 - 36 671.15 2 489.13 1 703.23 26. 7 *436 122.14 2 816.16 2 108. 7 1 016.23 80 80 264. 9 497 - 123 877.11 167.21 2 121.10 8 937. 1 8. 9 6.23 18 480.10 232. 1 3 061 79. 2 141 941.21 22 239.18 10 295.21 4 723.13 207.14 1 295.13 218.14 1 428.14 582.12 1 396.15 3 468. 9 (800) 235. 3 - 27 948. 2 16 289.20 33 702 .14 27 494. 1 51 883. 5 48 312.21 47,21% 10, 69% 10, 81% 10,16% 19,62% 15,71% *56 72. 5 - 1 74.15. 7 3.19. 4 - 205 630.15 A *(206 430.15) (note) prezzo d. arat. pr. d. avidato pr. d. bosco pr. d. prato pr. d. gerbido pr. d. gerbido + 1 484 in costa (*et altri inutili) (14,99%) *computata la baraggia 65 1558 - Summario dei beni ecclesiastici à Terra per Terra notificati dai Consoli delle Comunità Principali abbreviazioni Ab. abbazia Arc. arcipretato - arciprete Can. canonicato - canonico Cft. confraternita Ch. chiericato Comm. commenda - commendatario Comp. compagnia Cp. cappella - cappellania Cp° cappellano Cpl. Elm. Mgf. Mr. MM. Mn. PP. Ppt. Ppto capitolo elemosina magnifico messere monache monastero padri prepositura preposito Pr. Presb. Prt. Osp. aff. poss. lv. ma. fm. prete presbiterato priorato ospedale affittato da - affitta possiede - posseduto lavorante - bracciante massaro famiglio CHIESE PARROCCHIALI – CHIESE CURATE Tra ( ): i tenutari o dati desunti dalla denuncia dei beni fatta nel 1544, ad integrazione di elementi mancanti nella notifica dei Consoli del 1558. Le misure di superficie nei quinternetti sono state qui uniformate sulla pertica (tav.) novarese. aratorio AGNELLENGO Totali Ch. di S. Martino S. NAZZARO S. Maria di Momo MM. della Maddalena di Novara MM. di S. Bartolomeo di Momo 453 30 134 124 165 prato non irr. - brugh. selva / bosco prato vigna orto 359 12 119 16 8 204 112 52 60 - - 20 2 18 2 2 - 16 - 172 16 48 16 64 28 - 55 .18 2 - 2.15 2.15 - incolto 80 24 44 12 totale dati ufficiali 1 026 42 331 186 68 399 1 044 42 307 228 68 399 Pr. Giuseppe Cattaneo di Momo - 1 lv. Pr. Antonio Guidetto curato - 1 lv. Pr. Gio Pietro Cattaneo di Momo - 1 lv. – – – - 1 lv. Cavalier Bernardino del Vesco Martino de Briona, Gio Giacomo Cavagna consoli; per loro Gio Francesco Tettoni. AGOGNATE Totali S. GAUDENZIO MM. di S. Cristoforo Ch. di S. Tommaso MM. di S. Agata MM. di S. Antonio di Novara Canonicato di S. Gaudenzio Canonicato di S. Gaudenzio (Canonicato di S. Gaudenzio) Osp. S. Anton. in b° S. Agabio d. Carità (Monastero del Carmine) 492 48 12 24 192 86 62 68 - - 127 40 23 64 - AGRATE 372. 8 62.18 10 208.11 24 16 8 - 36 8 24 S. VITTORE Cp. di S. Caterina d’Agrate Ch. di S. Quirico Ch. di S. Quirico Totali 16 85.20 12. 7 - 6. 5 6. 5 73.13 - 23 - 830 64 12 24 296 16 86 46 62 196 28 108. 8 20.16 29.15 - 691. 2 124. 8 24. 5 29.15 306 23 760 84 Pr. Batt. Luzzotti - 2 lv. 12 poss. eredi Milano Forné 24 Frate Lorenzo di S. Simone - 1 lv. 296 – – – - 1 lv. 16 – – – - 1 lv. Rv. Lorenzo d. Porta can. S. Gaud. ¹ 86 46 Can. Franc. Alb. can. S. Gaud.² - 1 fm. + 1 lv. Can. Batt. Folietta can. S. Gaud. ² - 1 fm. + 1 lv. 196 poss. Bartol. Zavatino - 1 lv. – – – - 1 lv. ¹ affitta Pietro Paolo Valente – ² affitta M.na Isabella Crivelli. 690. 6 123.11 24. 5 29.15 306 Pr. Francesco Bezino d’Ameno - 1 lv. Manfré Gattico Ms. Gio Batta Casella ab. Bogogno - 1 lv. Ms. Gio Batta Casella ab. Bogogno - 1 lv. 66 aaaaaaaa aaaaaa aaaaaa a aratorio prato non irr. S. Giorgio di Contorbia Cft. di Contorbia 6 SS. Graziano e Felino d’Arona Cav. Gio Filipp. Nibbia (Comm. S. Giov.)¹ 22.12 Ch. di S. Stefano di Revislate 13. 3 SS. Cosma e Damiano di Gattico 40 Elm. del Comune d’Agrate 9.12 Galeazzo de Arbeta, Francesco de Gualana, consoli; Antonino della Zoia. prato vigna brugh. - - - 4 - selva / bosco 47 .18 6 - orto incolto - 5.13 32.12 20 - totale 47.18 11.13 32.12 22.12 43. 3 40 9.12 dati ufficiali 47.18 11.13 32.12 22.12 43. 3 40 9.12 Pr. Antonio di Contorbia ab. Milano – – – - 1 lv. C.te Carlo Borromeo Cav. Nibbia ¹ Ppto Carlo della Porta ² Pr. Gio Batta de Gattico ––– ¹ membro della Commendaria di S. Guglielmo di Novara, dell’ordine dei SS. Giovanni e Gerolamo – ² tenuti da Pr. Julio Novirina. ALZATE Totali S. LORENZO MM. della Maddalena di Momo S. Maria di Momo Ch. di S. Agabio di Novara Ch. di S. Gaudenzio di Novara Ch. di S. Gaudenzio di Novara Ppt. di S.Giulio di Dolzago (Cft. di S. Spirito 1 218.15 157.17 57.12 13 50.10 104 176.12 609.12 32 183.10 45. 7 29.12 109 - - - 18 18 - - - - 1 420.10 221 57.12 13 50.10 104 206 736.12 32 1 384.10 221 57.12 13 50.10 104 206 736.12 (*) Ppto di S. Maria d’Acorso e Vic. Gen. Comolo della Piana, Pietro de Gino, consoli. ARA Totali S. Agata Elm. di S. Spirito Pr. Milano de Milazio di Caltignaga - 1 lv. – – – - 1 lv. Pr. Gio Pietro Cattaneo di Momo - 1 lv. Nob. Mr. Antonio Brusato - 1 lv. Pr. Antonio di Scopello can. S. Gaud. - 1 lv. Pr. Gio Agostino Caccia can. S. Gaud. - 1 lv. Mons. Gerolamo Gallarato (*) - 3 fm. + 3 lv. ––– 61.12 4.12 57 - 6 207.12 151 56.12 - 6 14.12 4.12 10 158 27 131 - 42 6 36 2 2 - 284 42 242 284 42 242 - - - - 283 221 5.12 56.12 283 221 Pr. Paolo Bolino - 1 lv. 5.12 Pr. Pietro curato - (liv. )1 fm. 56.12 – – – - 1 lv. Pr. Lor. Viganallo (aff. Pr. Giac.) - 1 fm. + 1 lv. – – – - vari fm. Jacopo Toxal, console. BARENGO Totali S. MARIA S. Giacomo di Novara Cft. di S. Spirito 50 50 - 25.12 20 5.12 - Antonio Zeruto, console. BELLINZAGO Totali S. CLEMENTE e S. MARIA S. CLEMENTE e S. MARIA S. CLEMENTE e S. MARIA Cft. di S. Spirito Cp. d. Comp. di S. Gius. di Novara S. Bernardo di Castellazzo S. Donato dell’Osp. Grande di Milano S. Quirico di Cavagliano S. Biagio S. Rocco Cp. (in S. Maria Magg.) di S. Ausenzio S. Materno di Dolzago Ch. di S. Giorgio S. Vittore di Cavagliano S. Giulio di Cavagliano S. Giacomo di Novara 981. 8 157. 9 100.23 26. 8 317.10 35.15 17.17 8.16 4.21 52. 9 63 53 9.21 2. 2 6 … 108. 5 60. 7 11.11 … 36. 2 33. 2 … 54. 4 3.21 3.16 23.14 1. 3 21.22 … 110.23 90.14 20. 9 … 439 . 8 9 .12 33 . 1 127 .12 33 . 7 … 0. 8 … 203 4. 9 28.19 78.15 8. 5 83 … 1 933.10 198.17 142.22 59. 9 698 76.19 17.17 33. 7 8.16 4.21 52. 9 63 74.22 92.21 2. 2 6 … 1 938. 2 208.13 142.23 56. 9 607.12 76.19 17.17 33. 7 8.16 4.21 52. 9 63. 1 74.22 92.21 2. 2 6 5.20 Pr. Giovanni Vandone (1/3) - 1 lv. Pr. Franc de Sandrino (1/3) Rv. Ms. Giorgio Merate (1/3) ––– affitta Francesco de Fratino - 1 fm. Pr. Ant. Emiglino affit. Franc. e Pietro Barbero - 2 fm. tiene Bern° Brusato ––– aff. dal curato, Gaudenzio Barbero - 1 fm Mr. Bened. Patrone can. S. M. M. - 1 lv. Mons. Gerolamo Gallarato - 1 fm. Ppto Ant. Carlo d. Porta - aff. Ger. Brus. - 1 fm. Pr. Quirico de Bono cappellano Mr. Gio Batta Caccia ––– aaaaaaaa aaaaaa aaaaaa a 67 aaaaaaaa aaaaaa aaaaaa a aratorio S. Grato Ppt. di S. Maria di Nov. prato non irr. 11.11 106.14 36.11 prato vigna brugh. selva / bosco - - - 236 0. 8 - 150 .12 20 .12 - .- 3 orto incolto - totale 11.11 382. 9 dati ufficiali 11.11 aff. Gaudenzio Barbero - 1 fm. 382.12 Ppto Carlo d. Porta in S. M. M. - 1 lv. Francesco Vandone, Antonio Vandone, consoli. BIANDRATE Totali Priorato di S. Lorenzo Ch. di S. Bartolomeo S. maria della Plebe Canonicato del Passardi Canonicato di S. Colombano Canonicato di S. Colombano Cp. S. Luca Ch. S. Leonardo min. (S. Piet. d. Bozzola) Ch. S. Leonardo magg. Prt. di S. Giacomo Ospedale di S. Sereno Cpl. di S. Gaudenzio di Novara Ch. di S. Michele in S. Maria S. Giovanni in Biscaretto Cp. S. Pietro della Bozzola Canon. di S. Colombano Abbazia di S. Nazzaro Ch. di S. Michele de Pullis Canon. di S. Colombano S. MARIA di BISCARETTO cura Ch. di S. Antonio Cpl. di S. Colombano Cp. di S. Francesco Ch. di S. Giovanni in S. Colombano Ppt. di S. Colombano Cft. di S. Spirito (elemos.) S. Domenico d’Orzetto S. Caterina vetus di Biandrate S. Benedetto di Novara 2 265.12 115.12 40 152 161.12 70.12 112 10 20.12 88 111 31.12 19.12 26 61 114 10.12 100 83 28 20 23 26.12 663 92 6.12 8 72 - 395 32 52 31 4 16 20 8 32 200 19.12 3 12 4.12 - 96 6 28 73.12 70 3.12 - 2 904 118.12 72 204 161.12 70.12 182 10 20.12 31 88 118.12 31.12 19.12 26 77 114 10.12 100 83 48.12 20 43 8 26.12 803 102.12 6.12 8 300 2 904 118.12 72 204 161.12 70.12 182 10 20.12 31 88 118.12 31.12 19.12 26 77 114 10.12 100 83 48.12 20 43 8 26.12 803 102.12 6.12 8 300 ¹ affitta G. Giacomo Caccia. Francesco Zacheo, Zanmaria Grasoto, consoli; Domenico Peterdinus not. blandratensis. BOCA Totali Chiesa parr. di Boca S. Spirito di Boca (elemosina) Cp. S. Maria di Boca (S. Maria Sopramonte Prato elem.) 106. 4 19.14 43. 2 5.12 38 3.12 3.12 69. 9 45. 8 14.13 5 4.12 19.20 4.12 - 304.17 37. 3 45. 4 42 63. 4 - Sig. Alberto Torniello da Vergano - 1 lv. Can. Amico Gritti - 1 lv. Mr. Gerolamo Gotofredo da Buronzo - 1 fm. Rv. Matteo Passardo ab. a Milano - 1 lv. Mr. Filippo da Robbio can. - 2 fm. Mr. Francesco Rocca can. - 1 fm. Mr. Antonio Loffia - 1 lv. figlio di Bart. Cazza fisico - vari fm. Camillo f. di Gio M. Brusato - 1 lv. Pr. Sr. Amico Gritti - 1 fm. – – – - 1 fm. il Capitolo - 1 lv. Eusebio Bozzo - 1 lv. Rv. Gabr. Ferraretto ab. Ivrea - 1 lv. Rv. Galeazzo can. in Pavia - 1 fm. Mr. Antonio Niccolo ab. Roma - 1 lv. Rv. Card. Cesis ¹ - 1 fm. Camillo f. di Gio M. Brusato Rv. Gio Antonio Spaldo - 1 lv. Rv. Jacobino Quaresa ab. ivi - 1 lv. Rv. Battista Barzetto - 1 fm. Canonici ivi residenti - vari lv. Can. Franc. Niccolo ab. Novara - 1 lv. Can. Sr. Dom. de Alesia ab. Vercelli - 1 lv. Sr. Gio Batta Torniello ab. Roma - 1 ma. – – – - 2 fm. Rv. Giovanni Vedano - 1 ma. Mr. Giuseppe Scarsetto - 1 lv. Rv. Gerolamo Manna - 1 fm.+ vari lv. 1.17 - - 31 8.10 22.14 1 - - 211.18 73. 8 80.22 10.12 47 274.18 83. 8 80.22 10.12 _ 139.17 - - 18 - 5.12 - 511.21 256 117.13 20. 6 3 1 594.16 256 499. 7 127. 3 21 64 80. 4 1 594. 6 256 499.21 127. 3 21 64 80. 4 0.17 - Pr. Domenico Gallarato - vari lv. – – – - vari lv. Gio M. Marmon (?) alla Fabbrica usurpati dagli uomini di Boca Tognino del Botta, Battista d’Arbetta, su ordine podestarile. BOGOGNO con ARBORA Totali MM. di S. Clara di Legnano Ab. di S. Graziano d’Arona S. AGNESE Ch. di S. Maurizio d’Arbora Ch. di S. Maurizio d’Arbora S. Giovanni 595. 1 241.10 39. 5 21 22 14 – – – - 1 lv. Mons. Borromeo - 1 lv. Pr. Franc. Bezino d’Ameno - 1 lv. Ppto Cicogna di S. Simone No. - 1 lv. Rv. Giorgio Lancis sacr. S. Maria - 1 lv. – – – - 1 lv. 68 aaaaaaaa aaaaaa aaaaaa a aratorio S. Quirico Ch. di S. Quirico Leg. int. a S. Rocco di Bogogno Leg. int. a S.M. d. Grazie di Bogogno 73.16 161.18 22 - prato non irr. prato 15. 8 - 72. 6 26 19 5 254. 1 12 26 12. 1 50 24 16 48 25 41 - selva / bosco vigna brugh. - - 18 - - - - 8 1 2 4 1 - 122 8 1 40 4 5 64 - 24 orto incolto 29. 2 86 totale 118. 2 320 48 61 dati ufficiali 118.2 320 48 61 Pr. Antonio Bersano can. S. Giulio - 1 lv. Nob. Sr. Gio Batta Casella - 1 lv. ––– ––– Antonino Corto, Michele de Sacchi, consoli. BOLGARO (Borgo Vercelli) Totali Canonicato Vercellese Cp. S.M. Madd. e Agata (S. Eus. di Vc.) S. Anna di Vercelli S. Giacomo di Vercelli Canonicato Vercellese S. Eusebio di Vercelli Cpl. di S. Eusebio di Vercelli Ospedale di Fasano Vercellese Ppr. di S. Bartolomeo di Vercelli Carità di S. Lorenzo di Vercelli Cp. Trin. e SS. Cosma-Dam. (S. Lor. Vc.) S. Maria di Vercelli Poveri Casa-Osp. S. Antonio di Bolgaro Ospedale di S. Lorenzo di Vercelli Cp. di S. Pietro in castello Ch. di S. Maria di Bolgaro S. MARIA pieve di Bolgaro Ospedale di S. Andrea di Vercelli Arcipr. di S. Eusebio di Vercelli Priorato di S. Giovanni di Bolgaro Cp. (?) in S. Eusebio di Vercelli MM. di S. Spirito di Vercelli Pr. Gio Gerolamo Fassina di Casalvolone Canonicato (?) di Novara (S. Bernardino di Bolgaro) (S. Eusebio) (Canon. ? di S. Gaudenzio di Novara 3 642 219 85 16.12 12 102 8 240 187 230 51.12 96 102 134 125 600 83 253 250 16 764 9 3.12 7 20 4 4.12 20 5 - 93 8 74 4 7 - 4 124. 1 239 113 16.12 12 102 48 240 199. 1 284 51.12 128 114 150 129 739 131 282 298 16 764 9 3.12 7 20 4 4.12 20 4 127.13 239 113 16.12 12 102 48 240 199. 1 284 51.12 128 114.12 150 129 739 131 282 277 16 764 9 3.12 7 72.12 - Gio Pietro Ant. di Crema, “ex Nobilibus Castri Bulgari”. BORGOLAVEZZARO Totali S. Rocco S. Giorgio Comm. di S. Giovanni dei Cavv. di Rodi S. Maria - PP. di S. Pietro M. S. GAUDENZIO (+ Cp. S. Anna ivi) Ch. di S. Bartolomeo Cp. Cft. Corpus Dom. in S. Gaud. S. Pietro di Novara Ospedale di S. Bernardo Vescovo di Novara S. Giovanni di Vespolate S. Liberata di Novara 1 880. 8 52.14 188. 4 54 115.13 11 384 37. 9 64.16 52 12.12 237.20 Rv. Mr. Nicolao de Strata Vercelli - 1 ma. Rv. Mr. Franc. can. S. Germano Vercelli Antonio de Rebusto ––– Ugo de Advocatis can. verc. ¹ ––– Gio Giacomo da Robbio Nicolao de Corradis ministro dell’Osp. ––– ––– ––– Rv. Mazzaro ––– Mr. Bernardo amministratore Gio Batta di Bolgaro cappellano Pr. Franc. di Viotto dei Nobili di Bolgaro Francesco Troiano ––– Arcipr. Luigi de Auxino Rv. Mr. Bern° f. Mgf. Gasp. dei Nobili di Cast. di B. ––– ––– Pr. G. G. Fassina Canonico (?) di Novara ––– ––– ––– ¹ già Dn. Ceridoni Arcid. de Tomea can. - 48. 1 4 9 8.12 181.15 16. 4 5 57 8 15 - 73 40 3 2 1 - 2 186 52.14 192. 4 54 140.17 16 443 37. 9 64.16 8 52 12.12 302. 8 2 314. 4 52.14 192. 4 54 140.17 16 443 37. 9 64.16 8 52 12.12 285. 8 godono i Disciplini Arcidiacono di Novara possiede Gerolamo Casato PP. di S. Pietro M. Pr. Zanin de Vegio Pr. Simone di Lamo ––– Pr. Battista Marijno poss. Gerol. de Amelio di Vespolate ––– Fra’ Francesco Giarda Can. Francesco Orta aaaaaaaa aaaaaa aaaaaa a 69 aratorio Cp. di S. Paolo in Novara S. Ambrogio di Novara S. Agostino di Novara Comm. di S. Giov. dei Cavv. di Rodi Cpl. di S. Lorenzo S. Lorenzo S. Michele Cp. SS. Maria e Tomm. in S. Paolo di No. Cp. S. M. d. Grazie in S. Bartolomeo S. Maria in S. Giacomo di Novara prato non irr. selva / bosco prato vigna brugh. orto incolto - - 33 - - - - - - 261 6.12 86.12 81.13 18.12 62 80.22 87.10 111.12 44. 6 70. 7 66. 6 48 - - S. Bernardo (cura) Cp. S. Maria delle Grazie Osp. di S. Maria Maddalena 812 67 11.12 111.12 - 220.18 34 57.18 Ch. di S. Leonardo e S. Zeno 102.12 - 17 - - - - - Confraternita di S. Spirito Cp. di S. Stefano in S. Bartolomeo Ch. di S. Maria di Cureggio Disciplini di S. Marta Cp. d. Concezione di B.V. in S. Bart. PP. di S. Pietro M. di Novara S. Cristoforo 100 54 20.12 30 23.12 - - - - - - - S. BARTOLOMEO (cura) 229.12 - 102 - - Elm. di S. Martino (priorato) S. Nazzaro di Maggiate (cura) Cp. di S. Marco in S. Bartol. PP. Francescani di Novara PP. Zoccolanti di Borgomanero Ch. di S. Francesco di Cureggio Ch. di S. Leonardo Ch. di S. M. d. Carmine in S. Maria d. Carretto S. Maria di Cureggio (cura) S. Rocco Cp./Ch. di S. Giacomo di Maggiate Cp. di S. Sebastiano in S. Bartol. S. Alessandro S. Tommaso (cura) - - - ¹ 189.12 ² 11 ³ 3.12 - - - - 1 618.18 24.12 155 153.12 71.12 29.12 38 4 543.18 132 88 83.12 83.12 - 230 .12 20 87 .12 25 6 6 - 9.13 11 6 - 18 10.17 22. 2 11 18.16 - totale 81.13 18.12 62 98.22 107.16 144.14 55. 6 70. 7 123.22 48 dati ufficiali 81.13 18.12 52 98.22 107.16 144.14 55. 6 70. 7 123.22 203 Giovanni Vicomercato Canonici del Duomo di Novara ––– gode Francesco oste d. Croce Bianca Pr. Gaspare Calcaterra di Trecate Mr. Andoardo di S. Nazario can. pavese Mr. Gaudenzio Zanardo (?) Pr. Bernardino Cavagliano can. Pr. Vespasiano de Ferrariis ab. Gravellona gode Pr. Gaspare Marchese prev. di Pombia Francesco de Vercelli, console analfabeta. BORGOMANERO Totali contribuzioni volontarie di privati in base ai propri beni fondiari BORGOTICINO Ch. di S. Michele S. Maria delle Umiliate Ch. di S. Maria di Barro Totali 1 8 5.12 7 3 6 - 13.12 1.12 8 4 2 2 - 24 24 - 4 .12 4 .12 119.12 49.12 64 - - 14.12 18.12 17.12 4 - ² 31 97.12 29 48 - 1 311.18 109 11.12 263.18 100 49.12 64 54 20.12 30 23.12 350.12 37.12 18.12 17.12 6 1 4 8 5.12 7 7 2 2 2 675.12 103 574 270.12 1 616 108.12 Curati 11.12 Pr. Gio Pietro ¹ 382.12 – – – Mr. Gio Gasp. Tornielli ab. a Padova 115.12 Mr. Gio Angelo Ottolino ab. a Milano ² 289.12 – – – 49.12 Pr. Franc. da Palazzo + Pr. Gius. de Bugate 56 Ch. Gius. Ceruto ab. a Borgomanero 54 ––– ³ 23.12 – – – 30 ––– 23.12 – – – Pr. Guglielmo de Zerbia 351 Pr. Florio de Orlezi ab. a Vergano 37.12 Ch. m° Matteo de Cantonis 18.12 Pr. Francesco Pallatio 17.12 Pr. Gio Pietro de Vegio ––– 1 ––– 4 Rv. Sr. Antonio Viarana di Maggiate sup. 3 Rv. Sr. Antonio Viarana di Maggiate sup. 8 Can. Francesco Bosio di Cavagliano 8 Can. Francesco Bosio di Cavagliano 5.12 – – – 7 Pr. Gerolamo Viarana vicecur. - 1 lv. 7 Pr. Giuseppe de Bugate 2 ––– 2 Pr. Francesco Francescono can. S. Giuliano 2 675.12 103 Gio Battista d’Orta - 1 lv. 574 Rv. Fr. Francesco Birago - 1 lv. 270.12 Mr. Leone Cremona - 1 lv. 70 aaa aratorio Ch. di S. Maria di Lupiate Ch. di S. Martino Ppt. di S. Spirito di Comignago MM. di S. Agata di Novara S. MARIA (parr.) Ch. di S. Zeno S. Maria di Morghengo Ch. di S. Genesio S. Maria di Lupiate Ospedale di Milano Ch. di S. Angelo Ch. di S. Anna Ch. di S. Anna Elm./Cft. di Borgoticino 16.18 36 81.12 52.12 182 67.12 99 10.12 35 4 59 11 631 prato non irr. - prato 16.18 69.12 5 57.12 61 13 101 vigna brugh. - - selva / bosco orto incolto 25 23 50 - - - 13 13 - - - 10 10 - - 1 1 - 165.14 10.10 84. 4 3 46.12 21.12 - 13 7.12 totale dati ufficiali 33.12 36 176 57.12 262.12 67.12 160 10.12 35 17 59 11 13 789.12 33.12 36 176 57.12 262.12 67.12 160 10.12 35 17 59 11 13 789.12 Pr. Franc. di Gaudiano d’Oleggio - 1 lv. C.te Carlo Borromeo - 1 lv. Sr. Cesare Simonetta di Milano - 1 lv. ––– Pr. Antonio Ceruto arcipr. Duomo - 1 lv. Pr. Antonio Ceruto arcipr. Duomo - 1 lv. Francesco Cattaneo - 1 lv. Pr. Antonio Ceruto arcipr. Duomo - 1 lv. Pr. Franc. Gambaro di Galliate ––– Sr. Bern. Soldano di Arona - 1 lv. Pr. Gio Giac. Repossi di Castelletto - 1 lv. Sr. Alberto Visconte - 1 lv. ––– 276 82 26 100 45 23 276 82 26 100 45 23 Pr. Franc. Francescono can. S. Giuliano - 1 lv. Pr. Franc. Francescono can. S. Giuliano - 1 lv. Pr. Franc. Galardo can. Giuliano - 1 lv. Pr. Ant. Bersano d’Orta ––– 1 756.17 92.10 99 93.10 105.12 15.12 186. 9 27.12 131.22 83 285. 6 140.12 67 152 97.10 7.12 3 46.12 8 21.12 18.12 35. 8 4.12 36 1 747.19 92.10 99 93.10 105.12 15.12 186. 9 27.12 120.19 83 285. 6 140.12 67.12 152.19 97.10 7.12 3 46.12 8 21.12 18.12 35. 8 4.12 36 Gio Stefano del Ciergo, Matteo de Briachino, consoli. BRIGA Totali S. GIOVANNI Cp. di S. Tomà di Gozzano Cp. di SS. Giac. e Cristof. di Gozz. Cp. di SS. GioBatt. e Stef. di Gozz. Elm./Cft. di S. Spirito 105 82 23 145 100 45 - 1 343.22 92.10 99 93.10 105.12 15.12 110.14 17 93.12 71 172 . 2 134 46 113 73.10 5.12 8 18.12 35. 8 4.12 36 - - 13 13 - Antonio de Mileto, console. BRIONA Canon. di S. Gaudenzio S. Giovanni S. Maria Maddalena Ch. di S. Alessandro S. Antonio S. Caterina S. Lorenzo S. Maria Canon. di S. Gaudenzio S. ALESSANDRO (cura) S. Zeno Canon. di S. Gaudenzio Canon. di S. Gaudenzio S. Maria SS. Maria e Giovanni di Sillavengo S. Rocco S. Maria S. Bernardo di Castellazzo bene di Chiesa (?) Cft./Carità di Sillavengo Cft./Carità di Briona Frati di S. Maria del Carmine Ch. di S. Martino Totali Domenico de Borgino, Antonio de Agamio, consoli 179. 6 71. 6 8 12 15.12 6.12 18 24 24 - 57 4.13 2.12 18 12.12 3 15 2 - Mr. Gerolamo della Porta poss. Mr. Gio Franc. Torniello Pr. Bartolomeo Cattaneo poss. Sr. Nicola Caccia poss. Sr. Nicola Caccia poss. Sr. Nicola Caccia poss. Sr. Nicola Caccia poss. Sr. Nicola Caccia Franc. Orta can. Duomo e di S. Gaud. ¹ Pr. Matteo di Briona curato Gio Batta Caxella Antonio Caccia can. S. Gaud. Pr. Giorgio di Merate can. S. Gaud. Mr. Gerol. Cattaneo di Landiona Mr. Giovanni de Regis ––– Mr. Opezino de Manzino ––– eredi di Pr. Gaudenzio d. Merate ––– ––– ––– eredi di Mr. Gio Maria Faletto ¹ possiede Nicola Caccia. aaaa aaaaaaaa aaaaaa aaaaa 71 aratorio BUZZOLETO vigna brugh. - - - 16 16 - - - 135 . 6 18 . 2 48 16.12 4 4.12 - - - 80.12 80.12 - - Totali 523.16 4.10 69.14 26 - 276 12 106 10 96 S. MARIA Ch. di S. Lupo Presb. di S. LUPO Capitolo di S. Gaudenzio Ch. di S. Abramo 58 Presbit. S. Salvat. (tit° S. Salvatore) Ch. S. Salvatore (tit° S. Pietro) Ch. S. Salvatore (tit° S. Andrea) Cp. di S. Caterina in Novara CALZAVACCA prato Totali S. Maria Maggiore di Novara Ab. di S. Nazzaro di Biandrate S. Martino di Trecate CALTIGNAGA prato non irr. Totali Ch. di S. Pietro di Cerano S. Martino del Basto di Trecate CAMERONA Totali S. Maria Maddalena in Novara Ch. di S. Martino del Basto di Trecate CAMERI Totali S. MICHELE (cura) Commenda di S. Giovanni S. Biagio S. Cassano Ppt. di Comignago S. Pietro S. Maria Magg. di Novara Mn. S. Maria della Scaglia S. Maria Cura di Cureggio Carità di Milano Parr. di Turbigo MM. di S. Caterina di Lonate Misericordia di Milano PP. delle Grazie di Novara-Argine PP. delle Grazie di Novara-Scogliano PP. delle Grazie di Novara-Bornago 265. 4 59 42 - 4 186.11 10.14 32.21 46 - orto incolto totale dati ufficiali 264 30 184 50 360 .12 126.12 184 50 360 .12 126.12 Canonici - 1 ma. 184 Rev. Card. Cesis 50 Preposito Cicogna 51 3 39 - 1 454. 1 34 324.13 128.12 144 - - 106 26 11 . 4 32 - 5.12 2.12 - 168.22 122. 1 299.23 126 poss. Pr. Antonio de Vegio - 1 lv. Rv. Cesare Simonetta - 1 lv. Rv. Pr. Gio Giac. Falcetino ab. No. - 1 lv. Pr. Giorgio sacrista in S. Gaud. - 1 lv. M° Damiano Malizia ab. Novara - 1 lv. 106 Mr. Ant. Lombardo servit. di Morone 168.22 M° Batt. Caccia fisico ab. Novara - 1 lv. 122. 1 M° Gio Bat. Caccia fr. d. Manfrino - 1 lv. 299.23 Gio Giac. f. di m° Bat. Caccia fis. - 1 lv. 126 Rv. Battista Foietta cappellano 1454. 1 34 324.13 128.12 144 - 48 28.17 77. 4 154. 5 105.12 34 18 22 31. 4 63 - - - 40 40 - 40 40 - - - 100 100 - - - 180 80 100 180 80 100 44 4 40 - - - - - - - 44 4 40 44 4 40 283 36.17 11. 5 118. 6 16.18 169. 1 48 16.18 77. 8 26.23 566. 7 460 12 94. 7 - 3 937.13 7. 7 37.10 45 122.21 87.12 8.20 1 327.16 782.18 1 518. 5 11 639.13 960 438. 2 858 25 22 80 45 28 30 27 584.21 87.12 137.21 1 326. 6 2 942.23 665.15 3 345. 3 11 639 .13 960 438. 2 858 25 22 80 45 28 30 27 584.21 87.12 137.21 1 326. 6 2 942.23 665.15 3 345. 3 108 - 4 233 .12 240 72 66.12 3 939. 2 452 352.16 654. 5 25 10 80 28 30 27 34.14 1 249.15 571. 8 424.16 193.11 38.18 4 150.17 - - selva / bosco 58. 5 2.13 36. 6 2540 .11 38 .18 8 462 129 . 1 548 . 9 1 354 .15 10.17 2. 1 3.22 4.18 9 poss. Dn. Gerolamo Gera - 1 fm. Preposito Gio Maria Cicogna – – – - 1 ma. Prep. Gio Maria Cicogna (S. Simone) - 1 lv. Rv. Pietro Testa ab. Novara Cav. Fr. Giov. Fil. Nibbia ab. Novara Gerolamo Testa ab. Novara Gerolamo Testa ab. Novara Damiano Testa ab. Novara Sr. Ludov. Torniello ab. Novara Dn. Bernardino de Bono can. Duomo ––– Giuseppe Gera ab. Cerano Rv. Melchion Lango ab. Novara ––– ––– ––– ––– ––– ––– ––– Antonino Marchetto, Bernardino Bertozzo, consoli analfabeti, sostituiti da Gio Bernardo Mantiga. CAMERIANO S. STEFANO (pieve) Ch. di S. Stefano Cp. di S. Michele (giuspatr.) Totali 3 511.12 94 20 58.12 - 474 48 40 - 137 98 12 8 - - 3 - 3 789.12 240 Pievano Gio Francesco Cattaneo - 1 lv. 72 Ch. Gio Marco Cattaneo - 1 lv. 66.12 Pr. Battista Scarla - 1 lv. aaa aaaa aaa 72 aratorio Ch. della Pieve Canon. del Duomo di Novara Cpl. di S. Maria Magg. di Novara MM. di S. Barbara di Novara Cpl. di S. Gaudenzio di Novara PP. di S. Nicola di Novara PP. di S. Maria d. Carm. di Novara Canon. di Mr. Innocenzo della Porta Canon. di S. Maria Magg. di Novara Can. di S. Maria Magg. di Novara Canon. di S. Gaudenzio di Novara Canon. di S. Gaudenzio di Novara Ch. di S. Silvestro di Novara S. Matteo di Novara MM. di S. Cristoforo di Novara MM. di S. Chiara di Novara Mn. di S. Francesco di Novara Cpl. di S. Gaudenzio di Novara Canon. in S. Maria Magg. di Novara (Canonici di Vigevano) (Carità di Novara) prato non irr. prato 243 22 416 52 16 41 36.12 11 114.12 135.12 81 114 333 589.12 670 400 64 - 40 22 88 12 24 76 68 56 - 158 150 8 - 24 24 - vigna 9 10 - brugh. selva / bosco orto - - 3 - - 230 160 70 - - - 16 - - incolto 108 - totale dati ufficiali 292 44 504 64 16 65 36.12 184 68 56 11 ? 114.12 135.12 81 114 333 602.12 670 400 64 292 44 504 64 16 65 36.12 184 68 56 11 20 114.12 135.12 81 114 333 602.12 670 - Pr. Bernardino Cattaneo ch° della Pieve - 1 lv. Mr. Rv. Pietro Testa can. Duomo - 1 fm. aff. Mr. Paolo Lango - 1 fm. aff. Mr. Paolo Lango - 1 fm. + 1 lv. ––– – – – - 1 lv. aff. Lanfr° Borlengo - 1 fm. Mr. Inn. d. Porta can. S. Gaud. e Duomo Mr. Stefano Lango can. Duomo - 1 fm. M. Rev. Gio Batta d. Porta can. Duomo Antonio Catia can. S. Gaud. (Franc. da Orta?) Figlio di Franc. Nicco - 1 fm. Pr. Matteo Torniello parroco - 1 lv. affittate? - 1 fm. affittate a parte dominicale - 1 fm. – – – - 1 lv. Rv. Dn. Antonio Masserano can. - vari lv. Mr. Bened. Patrone can. Duomo - 1 lv. – – – - 1 lv. aff. Mr. Paolo Lango citt. nov. - 1 fm. + 1 ma. 8 8* * risato - 480 378 70 32 480 378 70 32 Gio Ant.Ginexino ab. Novara ––– ––– - 7 254 418 48.12 19 370 248 231.12 327 301.12 256.12 475 295 269.12 243.12 138.12 13.12 7 100 80 16 6 7 955.12 418.12 48.12 19 370 248 231.12 327 301.12 256.12 475 295 270.12 243.12 138.12 13.12 7 100 80 16 6 Gio Antonio Cattaneo, console. CAMIANO Totali S. PIETRO MM. di S. Agata di Novara Frati di Cameri 60 36 24 Francesco de Rovaglioto, Gio Maria mediolanense “agentes dicti loci” CARPIGNANO Totali S. Maria in S.Giulio d’Orta Ch. di S. Giovanni di Sillavengo Ppt. del Duomo di Novara Canon. di S. Gaudenzio di Novara Canon. di S. Gaudenzio di Novara Canon. di S. Gaudenzio di Novara Canon. di S. Gaudenzio di Novara S. MARIA MAGGIORE (cura) ½ S. MARIA MAGGIORE (cura) ½ Elm./cft. Carità di S. Spirito Canon. di S. Colombano di Biandrate Canon. di S. Colombano di Biandrate Canon. di S. Colombano di Biandrate Ch. di S. Maria Magg. di Carpign. Ch. di S. Vittore o S. Genesio di Sizzano Cp. di S. Vittore di Sizzano S. Ambrogio S. Maria delle Grazie Mn. di S. Andrea di Gattinara S. Pietro di Fara 5 641 161 40.12 19 298.12 238.12 220 234 259.12 193.12 350 262.12 197.12 243.12 116.12 13.12 7 100 80 6 109 74.12 - 1 292.12 174.12 71.12 9.12 11.12 93 28 43 98 26.12 72 22 - 195.12 8 8 14 20 27 6 - - - 16 - Prev. Guglielmo dell’Isola - 2 fm. Rv. Mr. Gerolamo Lazzaro di Novara Prep. Carlo d. Porta - vari lv. Rv. Sr. Amico Canobio ¹ - 1 fm. Prev. Rv. Franc. de Albertis. can. - 1 fm. Rv. Sr. Bern° Cirexia can. - 1 fm. Rv. Sr. Lorenzo d. Porta - (affit.) 1fm. Curato Ant. Mazzone - 1 lv. Curato Giacomino Ratto - vari lv. – – – - vari lv. del fu Aless. Taegio Rv. Luca de Grassotti - 1 fm. (Batt. Torniello di Romagnano) figlio di m° Bernard° Sartor ab. Sologno Rv. Giuseppe Abondio Arcivesc. di Milano i 2 curati di Carpignano - 1 lv. Rv. Pietro Bertolazio di Carpignano ––– i Curati di Fara a 73 aaaa aaa aratorio S. Maria d. Grazie di Fara Confr. di S. Spirito di Fara Cpl. di S. Gaudenzio di Novara Ch. di S. Maria di Lebià Ch. di S. Eusebio Priorato di S. Pietro Ab. di S. Silano di Romagnano Mn. di S. Agata di Novara Ch. di S. Maria di Garbagna Ch. di S. Spirito di Garbagna Mn. di S. Pietro M. di Novara Ch. di S. Spirito Ch. di S. Spirito prato non irr. 4.12 4 18 23 30 1 924.12 50 50.12 81 106.12 156.12 127 24.12 9 8 17.12 prato 26 267.12 14.12 82.12 130 79 43.12 vigna 104 5.12 3 - brugh. selva / bosco orto incolto - - - - Totali S. MARTINO (cura) Ch. di S. Martino Ch. di S. Martino Ch. di S. Martino Ch. di S. Leone in S. Pietro a. Bozzola Cp. di S. Leonardo in S. Pietro Cp. di S. Giovanni in S. Pietro Cp. di S. Giovanni in S. Pietro Cp. di S. Giulio S. Michele dell’Osp. di Novara Canonici del Duomo di Novara Canonici del Duomo di Novara Fabbrica di S. M. Annunziata Can. dell’Abbazia di S. Nazzaro Prepos. di S. Colombano di Biandrate Ch. di S. Antonio in S. M. d. Biscaretto Ch. di S. Antonio in S. M. d. Biscaretto Ch. di S. Michele Cfr. di S. Spirito Cp. in S. Maria Maggiore Cp. di S. Giovanni in S. Martino S. Rocco al Croso S. Giuseppe Canonicato Novarese Cappellano del Duomo di Novara 1 368.12 150 97.12 7 98 28 120 52 48 59 96 127 121 66 37.12 30 15 12 80.12 24.12 4 8 8 8 4.12 4 18 23 65 2 296 50 50.12 95.12 189 292 217 85.12 6 - 116 14 38 24 16 24 - - - 89 42 19 12 8 8 - - 6 59 - 1638.12 215 97.12 7 98 28 139 90 72 59 124 127 121 74 45.12 60 15 8 12 80.12 24.12 51 4 8 8 8 8 51 Cp. di S. Ippolito 26 - - - - - - - 26 Canonici di S. Gaudenzio 36.12 - - - - - - - 36.12 S. AMBROGIO (cura) Cp. di S. Ambrogio (ivi) Totali 802.12 106 4 4.12 4 18 23 65 2 996 50 50.12 95.12 189 292 217 85.12 ––– – – – - vari lv. aff. Pr. Francesco di Carpignano - 1 fm. Rv. Lorenzo Pixano di Orta - 1 lv. Rv. Franc. del Domo ab. Novara - vari lv. Rv. Mgr. Pietro Begiamo ab. Greggio ² - vari fm. Card. de Medici - 1 fm. – – – - 1 fm. Rv. Sr. Giorgio de Carcano - 1 fm. Rv. Sr. Giorgio de Carcano ––– Rv. Sr. Gio Franc. Pinto can. Duomo - 1 lv. Rv. Sr. Gio Franc. (già Sr. Fil. Visc. di Fontaneto) 104 34 - 163 7 4 1 653 215 97.12 7 98 28 139 90 72 59 124 127 121 74 45.12 72 15 8 12 80.12 24.12 53.12 4 8 8 8 P. Riotto da Buronzo ¹ - 1 fm. Pr. Damiano da Buronzo (affittati) Pr. Damiano da Buronzo (affittati) Ch. Mr. Gio Amadeo da Buronzo (affittati) Mr. Gio Maria Brusato (affittati) Gio Batta Torniello e Gio Ant. Fisrengo (aff.) Mr. Galeazzo Pontremulo cp° in Pavia figlio di Bart. Caccia figlio di Mr. Nicola Cozio - 1 lv. poss. Gerolamo Cattaneo - 1 lv. – – – - 1 lv. poss. Agostino Buzio ––– poss. Gervasio da Vercelli – – – - 1 lv. Rv. Battista Barzetto - 1 lv. Rv. Battista Barzetto - 1 lv. Pr. Stefanino da Biella ––– Pr. Nicolino cp° di S. Nicolò di Vercelli Pr. Bernardino Marazio Francesco Borgino ––– Pr. Novarina can. Pr. Guglielmo cappellano Pr. Franc. de Allia 26 lite Capit. Gio Andrea Caselli ab. Novara 36.12 – – – { ¹ affitta pr. Giovanni Testa vicecurato. Delfino Gozzo Marolino, Bertolino Nicco, Comino Aresto, mr. Battista Bertoloto, consoli. CASALEGGIO dati ufficiali ¹ già can. Francesco Orta - ² abate P. Begiamo dei Signori di Santalbano, ab. Vercelli. Ambrogio de Pedro, console; Nob. Francesco Solio, sindaco. CASALBELTRAME totale 74 22 4 47 30 - 40 - - 181 3 - 1 411.12 202 12 1 408.12 199 Rv. Dn. Franc. del Prior. - 1 lv. 12 Rv. Dn. Franc. del Prior. - 1 lv. aaaa aaa 74 aratorio Cp. di S. Maria in S. Ambrogio S. Antonio Cp. di S. Bartol. in S. Ambrogio Canonicato di S. Gaudenzio Cp. di S. Bernardino in S. Ambrogio Comm. di S. Giovanni (Gerosolimitani) 6.12 28 20 40 598 prato non irr. 70 prato 10 142 vigna 48 brugh. 17 selva / bosco 8 32 orto incolto - 26 152 - totale 6.12 62 20 50 152 907 dati ufficiali 6.12 62 20 50 152 907 Rv. Dn. F. d. P. (lav. frat° Gerolamo) - 1 lv. Rv. Dn. F. d. P. (lav. frat° Gerolamo) - 1 lv. Rv. G. G. di Bart° spadaro di Vercelli - 1 fm. Rv. Dn. Agostino Tiragna can. - 1 fm. + 1 ma. (vacante) Mgf. Sr. Comm. G. G. Rascher de Cherj ¹ - 1 ma. ¹ affitta Dn. P. Francesco Reveslato. Domenico del Prior., Battista Pelizarius, consoli. CASALGIATE Totali S. Maria di Pisnarolo S. Maria del Carmine S. GAUDENZIO (cura) CASALINO ¹ Totali S. Gaudenzio di Novara Carità di Novara Duomo di Novara S. Francesco di Novara S. Lorenzo di Novara Episcopato di Novara Cft. di Casalino Compagnia della Madonna S. Andrea S. Andrea Chiericato ? in Casalino S. Maria di Vercelli S. Marco di Vercelli S. Eusebio di Vercelli S. Orso di Vinzaglio 208 208 2 181 545 331 91 8 50 270 88 46 102 224 44 286 64 32 48 48 - - 35 32 3 - 76 14 22 40 - - 248 160 24 64 - - - - 24 24 16 10 6 - 528 160 48 320 2 308 ¹ 559 373 91 8 50 270 88 46 105 22 270 44 286 64 32 528 160 48 320 ––– ––– ––– 55 ² 55 - ¹ I dati sono ricavati dalla denuncia dell’a. 1544 - ² “ne spetta la quarta parte a caduno dei 4 Canonici Prebendati del Duomo”, è l’unico dato contenuto nella notificazione dell’a. 1588. CASALVOLONE Totali Cp. di S. Lucia in S. Eusebio di Vercelli Cp. di S. Biagio di Casaleggio S: MARIA S: MARIA Cp. di S. Angelo di Vercelli Cp. di S. Caterina S. Maria di Casaleggio S. Maria di Casaleggio Cp. di S. Eusebio di Vercello Cp. di S. Clemente di S. Giacomo S: PIETRO (pievania) Ch. di S. Caterina Cp. di S. Ippolito MM. di S. Spirito di Vercelli S. Spirito S. Spirito S. Spirito di Fisrengo S. Barnaba di Villata 1 829 127 96 273 138 24 166 95 24 134 46 222 16 12 34 4 86 12 7 137 36 11 8 32 8 24 18 - 134 23 20 34 4 - 8 - - - 11 11 - 119 12 5 48 8 4 - 2 238 186 124 352 138 24 166 137 24 170 62 250 16 12 34 4 104 12 7 2 236 186 122 352 138 24 166 137 24 170 62 250 16 12 34 4 104 12 7 – – – - 1 lv. PP. Francescani di Novara - 1 lv. Sr. Orazio Gritta can. Duomo ¹ - 1 lv. Rv. Nob. Gregorio Calvari can. Duomo ² - 1 lv. – – – - 1 lv. affitta Nob. Tomm. d. Porta di No. - 1 fm. + 1 lv. Rv. Nob. Franc. Sormano di Milano - 1 lv. S. Spirito di Casaleggio - 1 lv. cp° Sparafumo - gode Mr. Bart. Spadaro - 1 lv. Rv. Giacomo Fassina - vari lv. Rv. Nob. Gio Ang. de Robano - 1 lv. Ch. Giulio Ces d. Porta - 1 lv. Ch. Giulio Ces d. Porta - 1 lv. – – – - 1 lv. Pr. Francesco? – – – - 3 lv. – – – - 1 lv. – – – - 1 lv. 75 aaa aaa aratorio prato non irr. prato vigna brugh. selva / bosco orto - - - - 12 30 - - Cp. di S. Maria di Palestro Cp. di S. Maria Cp. di S. Caterina di Vercelli Cp. di S. Agostino di Vercelli 20 225 12 60 - 53 - CASCINE RINALDI 40 40 - 14 14 (liv. mine 12 di frumento) Totali S. Maria di Momo S. Maria di Vaprio Cp. S. Caterina in S. Franc. di Novara 8 - - 9 9 - - - 20 20 - 5.12 5.12 - incolto totale dati ufficiali 20 20 Rv. Bernard° de Gois di Casalbeltrame - 1 lv. 298 298 Ppto carlo d. Porta can. Duomo - 1 lv. 12 12 – – – - 1 lv. 90 90 ––– ¹ già Rv. Nob. Alessandro Taegio - ² già Rv. Gio Donato di Vicomercato. 63 9 14 40 63.12 9 Rv. Gio Pietro Cattaneo di Momo 14.12 Pr. Gerol. d. Nibbia (Pr. Franc. d. Porta) 40 dal fu Agostino Torniello di Barengo Gio Batta Torniello fq. Agostino, console. CASTELLAZZO Totali S. Martino di Briona S. Maria Camodea Ch. S. Maria Camodea S. BERNARDO S. Lorenzo di Mandello Can. di S. Michele d. Carità di Novara Ch. di S. Silvestro di Novara Commenda di S. Giov. di Casaleggio S. Dionisio di Novara S. Maria Vetere di Sillavengo Confraternita di Sillavengo S. Michele di Sizzano Abbazia di S. Silano di Romagnano 400.12 1.12 190.12 23.12 32 42.12 36 40 5.12 7 10 3.12 5 3.12 118.12 43 12 35 20.12 8 - 22 22 - 9 9 - 575.12 1.12 281 23.12 53 42.12 71 60.12 5.12 15 10 3.12 5 3.12 575.12 1.12 281 23.12 53 42.12 71 60.12 5.12 15 10 3.12 5 3.12 Gio Franc. Faleto f. di Mr. Ottavio ¹ PP. di S. Nicola di Nov. - 1 fm. Rv. Gasp. Marchese ab. Pombia - 1 fm. Pr. Ant. Emilijno cap° eletto - 1 fm. Rv. Jacobino ab. a Sillavengo ² - 1 fm. Rv. Bart. Cortella ab. a Sizzano ³ - 1 fm. Rv. Mario ab. a Novara ³ - 1 fm. Mgf. Sr. Comm. G. G. Rascher de Cherj Rv. Gaudenzio ab. a Novara 4 - 1 fm. Pr. Gio M. de Lanciis ab. Sillav. - 1 fm. – – – - 1 lv. Rv. Bartol. Cortella ab. Sizzano Card. Borromeo - 1 lv. Ottolino de Paolo, Giulio de Tavarino, consoli analfabeti; Battista da Ghemi curato. ¹ già can. G. Giacomo Capra - ² affitta ch. Gio d. Forcola di Mandello - ³ affitta Gio Ago. Caccia di Castellazzo - 4 affitta Gio Ant. d. Albino di Romagnano. CASTELLETTO di Momo Totali S. MARIA Monast. di S. M. Maddal. di Momo S. Giulio di Gozzano S. Michele di Oleggio S. Gaudenzio di Novara Abbazia di S. Giulio di Dolzago CAVAGLIANO ¹ S. QUIRICO S. Giulio livello Totali 412.12 66 46 300.12 133. 6 79. 6 8 46 127. 7 28 12. 3 2. 4 85 - - (= libre 16 + 2 capponi) 8 8 20. 6 8. 6 12 - 125 - - - 156 36 120 - - - 41 . 3 18 .20 22 . 7 - 14. 8 3. 2 11. 6 - 2.12 2.12 307.19 67.19 240 980.14 66 82 67.19 12. 3 2. 4 750.12 25 9 16 337 135 156 46 32.15 788. 6 192. 3 396.21 187. 6 12 - 979.20 66 82 67. 1 12. 3 2. 4 750.12 Pr. Battista da Ghemio ––– Canonici Pr. Bern° de Bono can. Duomo Pr. Battista de Goij can S. Gaudenzio - 1 lv. poss. Rv. Sr. Ger. Gallarato Vic. Gen. - ¹ dati della denuncia dei beni eccl. dell’a. 1544 CAVAGLIETTO Totali 515.17 19. 6 S. VITTORE 122.19 8.22 Commenda di S. Giov. d. Baraggia 293.21 10. 8 Monast. MM. di S. Domenico di No. 99. 1 MM. di S. Bartol. di Momo Andrea de Severico, sindaco; Gio Stefano de Captaneis, console. 128.12 30 18.12 80 - 36.17 8.12 8 8. 5 12 32.15 - 788. 6 192. 3 396.21 187. 6 12 Pr. Pietro Beldia di Oleggio - 1 lv. – – – - 1 lv. – – – - 1 lv. – – – - 1 lv. aaa aaa 76 aratorio CAVAGLIO Totali S. MARIA Ch. di S. Maria Maddalena Elemosina /confrat. di S. Spirito Congregazione dei Preti di No. Monastero S. Maria d. Carm. di No. Monastero S. Pietro M. di No. Monastero di S. Giovanni di No. prato non irr. 428.17 94. 2 114.11 204.23 9. 9 5.20 - - 4. 8 131.14 36.23 31.13 6.16 2 52.10 2 prato vigna selva / bosco orto incolto - 53 .23 45 .22 8 .11 - - - - - - - - 883. 4 50.10 21 21 54 119 4 142. 6 38 93 53.12 5.12 6 10.12 10 11 2 72.12 50 - 595 .12 78 34 20 144 18 4 7 14 41 14 203 .12 1 0.12 0.12 - 4. 8 37 15. 3 21.21 - 22.15 18. 6 4. 9 - 19. 7 13.19 5.12 - 22.22 20.13 2. 9 - 9 9 brugh. 5.19 5.19 totale dati ufficiali 552.10 179. 4 144. 9 204.23 9. 9 4. 9 5.20 4. 8 552.5 179.20 143. 9 204.23 9. 9 4. 9 5.20 4. 8 - 204.16 84.15 35.16 6.16 2 68. 5 5.12 2 204.16 84.15 35.16 6.16 2 68. 5 5.12 2 Pr. Gio Giac. Sesallo - vari lavoranti aff. Gio Ant. e Ant. Dessilano - 1 fm. + lavor. poss. Silano Ziola - vari lavoranti poss. Gio Batta del Perlo Er. Gaud. Marazza e Nicol° Susanna - 1 lv. poss. Franch° Binello poss. Marco di Marco - 6 275 .14 303. 9 264 170 263 319 5.12 4.12 110 25.12 66.12 23 1 202. 5 6.12 304 236 193.12 96 45.12 5.12 68.12 45.12 48.12 63 38 167.12 83 268 861 6.323. 5 303. 9 264 170 263 319 5.12 110 25.12 66.12 23 1 212.18 6.12 304 236 193.12 96 45.12 5.12 68 .12 45.12 53 63 38 167.12 83 268.12 860.12 ––– Ppto Sr. Clemente Lango Ppto Fr. Lorenzo Biancardo Ch. Gerolamo Gera Ch. Gio Franc. Saraco da Vespol. Rv. Pietro ––– ––– Rv. Gerolamo Marino ––– Rv. Battista Marijno curato ––– ––– Ppto Gio M. Cicogna Rv. Gasparo Marchese Rv. Defendente Marchese ––– Ppto Cicogna quale patrono ––– Rv. Franc. de Domo rettore Rvv. Giorgio da Biella e Giorgio Cattaneo Pr. Antonio Pixano ––– Can. Sebastiano Avogadro (Duomo) Card. Farnese Rv. Bern. Negro da Oleggio ––– ––– Rv. Antonio M. Bolino curato - 1 lv. Rv. Gio Franc. Bossio can. Duomo - 2 lv. – – – - 3 lv. – – – - 1 lv. – – – - 1 lv. – – – - 1 lv. – – – - 1 lv. Francesco de Taelo, Gerolamo de Bosio, consoli. CAVALLIRIO Totali S. Gaudenzio Elm./Cft. di S. Spirito S. Maria S. Maria di Romagnano S. Maria di Sopram. di Prato S. Bernardo S. Antonio 21.21 18. 3 1.18 2 M° Antonino de Silano, Pedro de Milanino, consoli; Sr. Gio Batta Avogadro, caneparo. CERANO MM. di S. Agata di Novara Prepos. di S. Croce di Novara Prepos. di S. Tommaso di Novara Ch. di S. Pietro ½ Ch. di S. Pietro ½ S. Giacomo di Novara Capitolo di S. Gaudenzio Carità di Novara Curati del Duomo di Novara Cura di S. Agabio di Novara S. Pietro di Novara MM. di S. Barbara di Novara Congregazione dei Preti di No. Ppto di SS. Simone e Giuda di No. S. MARIA ½ cura S. MARIA ½ cura PP. di S. Nicola di Novara Ch. di S. Martino d. Basto di Trec. Disciplinati della Concezione S. Nicola di Novara (cura) Can. di S. Gaudenzio in Novara S. Bartolomeo da Cassolo Monast. della Maddalena di Novara Cp. di S. Giulio in Novara Ab. di S. Lorenzo in Novara Cp. della Concez. in Chiesa Magg. MM. di S. Bartolomeo di Cerano Ospedale di S. Dionisio Totali 4 365 242. 2 161 143 166.12 195.12 81 48.12 23 983.22 6.12 122 121.12 130 85 45.12 54 45.12 48.12 24 28 142.12 26 181.12 475.12 - 430.22 10.21 4 6 8.12 4 5.12 4.12 29 25.12 14 56. 1 3 6 4 8 .12 28.12 14 132 aaa aaa 77 aratorio SS. GERVASIO e PROTASIO (cura) Cp. di S. Stefano Cp. di S. Giov. Batt. in Chiesa Magg. S. Giov. Evangelista di Trecate MM. di S. Gerol. e S. Maria di Busto 599.12 48.12 58.12 30 48 prato non irr. prato vigna - 4 26 37 - 58 45.12 16 - 80 80 - 648 56 38 40 168 178 120 48 52 10 - brugh. selva / bosco orto incolto - 12 6 - - - - 412 12 200 200 - 352 12 80 200 36 24 - 48 10 8 4 12 14 - 254 208 46 - - - - - - - 261 10 251 - 346 13 333 - - 150 150 - - 154 154 - 148. 6 - totale 673.12 120 117.12 30 48 dati ufficiali 630.12 120 117.12 30 48 Rv. Francesco Gabbo Rv. Gio Antonio Rozzo ––– Ppto Cicogna ––– Stefano Barino, console; Giuseppe de Laria, console. CESTO Totali Can. del Duomo Can. di S. Gaudenzio in Novara Can. di S. Gaudenzio in Novara Can. di S. Gaudenzio in Novara Can. di S. Gaudenzio in Novara Can. di S. Gaudenzio in Novara S. Quirico di Novara 1 498 390 112 440 260 280 16 4 16 22 3 344 766 58 240 836 688 692 64 3 344 766 58 240 836 688 692 64 Mgf. Ardicino della Porta can. Ppto Rv. Mr. Franc. d. Albertis Rv. Sr. Mich. Pallavicino Can. - 2 lv. Mgf. Sr. Ludov. Torniello - 2 lv. Sr. Giorgio Merate - 1 lv. Mgf. Sr. Antonio Cazza - 1 lv. Pr. Battista capp. in S. Gaud. - 3 lv. Petro Antonio de Comero, Paolino de Guidonio, consoli. CODEMONTE S. Quirico di Cavagliano COMIGNAGO 16.12 Totali S. GIOVANNI S. Spirito Ch. di S. Giulio di Borgomanero 471 26 437 8 3 546 . 5 16 3 527 . 5 3 16.12 4 928 . 5 65 4 852. 5 11 16.12 Pr. Quirico de Bono 4 928. 5 65 Pr. Giacomo di Conturbia - 1 lv. 4 852. 5 Rv. Cesare Simonetta di Milano - 1 lv. 11 Rv. Gio Batta da Gattico - 1 lv. Antonio di Gnemo, console. COMM. S. GIOVANNI di BARAGGIA Totali CONTURBIA Totali S. GIORGIO Ch. di S. Pietro Ch. di S. Caterina Ch. di S. Maria Ch. di S. Gaudenzio Elm./Cft. di Conturbia 56.20 452 219 6 13 50 58 106 6.15 510 96 25 181 146 62 3 3 - 12 12 - - - 237. 2 39. 2 16 74 41 12 21 - 88. 9 183 . 7 4. 6 118.11 225 37 6 80 102 - 243 7 7 145 84 - - 114 57 20 24 13 - - - - 4. 5 - - 606. 2 711 Cavalier Nibbia 1 621 460 19 50 476 435 181 1 619 460 17 50 476 435 181 147 130 12 5 148 131 12 5 786. 5 123 184 919.21 123.22 Rv. Pietro d’Abate d’Oleggio 184 (monast. S. Nicola di Novara) - 1 lv. Pr. Francesco Buzolono (da Valpiana) - 1 lv. Rv. Gio Ant. Boniperto can. Duomo Mi. - 1 lv. Rv. Bernardo Boniperto - 2 lv. Rv. Gio Giac. Ruscono d’Arona - 1 lv. Rev. Bernardo Boniperto - 1 lv. ––– 6 Bernardo Bellino, console. CRESSA Totali S. GIULIO S. Antonio S. Bernardo 133.12 116.12 12 5 1.12 1.12 - Rv. mr. Gerol. Francescono can. di Gozzano “deputati per l’elemosina” - 1 lv. “deputati per l’elemosina” - 1 lv. Bernardo de Portioto, Battista Callegaro, consoli. CUREGGIO con MARZALESCO S. MARIA PP. d. S. M. d. Rama in Monteregio Totali 432.22 65.22 90 34 10 8 - 8 8 - 70 70 78 aratorio aaaaa Elm./Cft. di S. Spirito Ch. di S. Francesco Ch. di S. Pietro a Marzalesco PP. di S. Francesco di Milano S. Azario 48 34 17 178 - prato non irr. prato brugh. selva / bosco - - 4. 5 - - 18. 4 15. 7 2.21 - 116 . 6 25 .15 16 . 8 51 23 . 7 - 2.23 2.23 - vigna - orto incolto - 19 17 146 - 110.17 73.10 7.10 16. 9 6. 8 7. 4 50.17 9.20 1.12 22. 6 17. 3 - - 2 126. 5 292.10 1 282.10 137.16 - 6 626 86.12 24.12 9 21 28 4 - 25 7 6 12 - 131.12 25 29 6 7 9 23 5.12 27 - - - 1.12 1.12 - 456 - - - - - - 10.12 8.12 2 - 18 18 - - - 15 15 - - - - 10 - - - 738 .12 - 53.18 - 247.12 - 16 - - totale dati ufficiali 48 53 34 344. 5 - 48 53 34 344. 5 132.18 347.11 152.20 28. 3 109.15 49.17 7. 4 340.11 152.19 28. 7 109.15 49.17 - 12 047.15 12 052.19 769 162.12 66 29 13 15 18 51 28 133.12 10 136 10 5 4 5 13 20 50 769 162.12 66 29 13 15 18 51 28 133.12 10 136 10 5 4 5 13 20 50 480 480 i deputati - 1 lv. Rv. Sr. Ant. Viarana di Maggiate sup. - 1 lv. Gio Franc. Visconte di Fontan° - 1 lv. Sr Gio Ambr. Clivato di Milano Bartolomeo Cornetto, Francesco Bellono, consoli. DIVIGNANO Totali S. STEFANO Congr. di S. Vinc. di Varal Pombia San ? di Contorbia Ch. di S. Graziano d’Ar. (S. Mart. - Pomb.) (Ch. di S. Michele) 12 12 36.16 16.16 20 . . Pr. Gio Giac. di Vallano d. Varallo P. - 1 lv. – – – - 1 lav. Rv. Gio Ant. Bonip. can. Duomo Milano - 1 lv. Rv. C.te Carlo Borromeo - 1 lv. ––– DOLZAGO Comm. di S. Giulio - 1 582.22 Gio Andrea Caponago, affittuario di Mr. Giulio Gallarate FARA Totali Ch. in S. Giov. nel castello inf. Ch. di S. Pietro PP. di S. Maria d. Grazie di Novara Ch. di S. Maria in castello sup. S. Matteo di Novara MM. di S. M. Maddalena di Novara PP. di S. Pietro M. di Novara Canonicato del Duomo Canonicato del Duomo S. Vittore di Sizzano S. PIETRO Ch. (?) novarese Cft. di S. Spirito di Carpignano S. Maria di Carpignano Abbazia di Carpignano SS. Fabiano e Sebastiano S. Maria delle Grazie Confraternita di S. Spirito 509.12 11.12 57 9 30 5 94 10 97 10 5 5 6 20 50 15 8 7 - Rv. Ch. Gio Franc. Torniello ab. Novara Rv. Rocco da Sizzano (can. Dn. G.A. Torniello?) ––– Ch. figlio Mr. Franc. Bertoglio Pr. Pietro Torniello rettore ––– ––– Rv. Sr. Gio Angelo Torniello can. Mr. Gio Paolo Capra can. Rv. Bartol. Cattaneo da Sizzano Rv. Gio Batta Tettono curato figlio di Mr. Bernar° sartor. da Sologno ––– ––– ––– gode Rv. Ant. Verolungo ab. a Fara ––– ––– Giuliano Terino, Antonio de Mandolino, credenzieri FISRENGO S. Apollinare 24 Gio Batta Caccia fq. Gio Angelo Caneparo GAGNAGO Totali S. GAUDENZIO Ch. di S. Maria MM. di S. Agata di Novara GALLIATE Cp. di S. Dionigi Totali 2 081.18 64.18 66 43.12 8.12 17 18 3 197.13 64.18 43.12 8.12 Pr. Ant. Ceruto arcipr. Duomo - 1 lv. 17 Pr. Ant. Ceruto arcipr. Duomo - 1 lv. 18 – – – - 1 lv. 3 161.12 64.18 Pr. Mr. Bernardo Gambaro 79 aratorio Can. di S. Gaudenzio di Novara Cft. del Corpus Domini SS. PIETRO e PAOLO ½ cura SS. PIETRO e PAOLO ½ cura Ch. di S. Pietro Cp. d. Concez. d. Mad. d. Ferrata S. Stefano di Novara Ch. ? di Romentino S. Andrea di Pernate MM. di S. Agata di Novara MM. di S. Barbara di Novara S. Ambrogio di Novara Disciplini /scuola di S. Antonio Chiesa di Paragnano milanese S Marco di Novara Ch. di S. Martino di Galliate Monast. di S. Girolamo da Novara Monast. di S. Maria della Scaglia (Cp. di S. Agabio di Novara) livello Fabbrica della Ch. magg. di Galliate unita con l’Osp. dei SS. Giac. Cater. Rocco e Pietro da Lupiate prato non irr. selva / bosco prato vigna brugh. - - 26 38 .12 29 42 .12 50 500 6 29 - 46 0.12 3 - - 4. 6 195.12 18.12 206.12 223.12 170.12 38 20.12 35 124 66 136 133 26 196 51 185 30 48 - (= libre 24) - - - 114 - - - - 17 .12 - 22 4 18 2 8 40 5 14 7 orto incolto totale dati ufficiali - 221.12 18.12 321.12 306.12 274.12 38 20.12 35 124 95 183.12 147 38 50 500 273.12 51 221 30 48 221.12 18.12 321.12 346.12 274.12 38 20.12 35 124 95 192 147 38 50 500 227 51 221 40 - 135.18 135.18 -– – – 69 42 53 12 71.12 (già di Mr. Pr. Giorgio Cattaneo ) - 1 fm.) ––– Pr. Mr. Alessandro Merlo Mr. Pr. Francesco Gambaro Mr. Pr. Francesco Gambaro gode Mr. Pr. Alvisio Ferraro Mr. Pr. Gerol. Boniperto can. Duomo Can- Testa ab. a Novara Mr. Gio Giacomo Porca can. Duomo ––– ––– Luca da Seregno ½ + Rodolfo de Alexandra ½ ––– – – – (frati di Bernate) Pr. Giov. da Oleggio Mr. Pr. Antonio Ceruto arcipr. Duomo ––– ordine dei Serviti Pr. Giorgio capp° ––– Mr.Battista Zucharo, m° Melchion di Poli, m° Joseph Ferrario, Francesco Chiocca, consoli. GARBAGNA Totali S. MICHELE Ch. di S. Maria S. Giulio di Novara S. Maria Magg. di Novara S. Vittore di Nibiola Ognissanti di Novara ½ cura Ognissanti di Novara ½ cura Ospedale di S. Michele di Novara 1 681.12 179.12 49 155 92 6 18 8 1 174 96.12 61.12 21 14 428 4 160 264 82 22 12 48 GARGARENGO Cura: ar. 65 + Canonic. di Mr. Melchion Lango: ar. 164 (aff. perp. al Nob. Paolo Gallarato) = 229. GATTICO Totali SS. COSMA e DAMIANO S. Martino Ch. di S. Andrea S. Maria Magg. di Novara Cp. di S. Ambrogio S. Giulio S. Spirito da Comignago (S. Giovanni) (Cp. di S. Ingino) 336.11 61 117. 3 4 71. 1 42.22 40.10 31. 7 31. 7 - 530. 1 46. 1 8. 2 48 90. 2 209.17 75 53. 3 122. 9 69. 6 16. 3 15 22 - - 1 219 .21 251 . 2 70 . 4 252 . 3 111 . 2 19 24 . 5 415 .17 14 .12 62 35 2 3 30 - 55 7. 3 7. 3 - 169.17 60. 5 75 34.12 55 2 400 273 49 191 252 6 18 8 1 603 2 400 273 49 191 252 6 18 8 1 603 Rv. Bernardino di Fara - 1 ma. Ch. Dn. P. Paolo Seregno - 1 ma. Rv. Gio Ant. Brusato curato - 1 ma. D. Antonio Ceruto arcipr. - 1 ma. D. Antonio Ceruto arcipr. (curato) - 1 lv. Rv. D. Pietro Pogliano curato - 2 lv. Rv. Ludovico Zaffiro 2° curato - 1 lv. poss. rettori e ministri - 1 lv. 2 416.23 526 70. 4 385. 9 138. 4 190 157 . 5 700.10 89.12 190. 1 2 413.10 506 70. 4 581.10 138. 4 240. 1 157. 5 700.10 - Rv. Gio Battista da Agrate Rv. Can. Carlo d. Porta Ppto Duomo Rv. Ascanio de Predis aff. a Sr. Melchion di Gattico - 1 fm. Rv. Can. Carlo d. Porta Rv. Gio Battista da Agrate Rv. Cesare Simonetta di Milano - 1 lv. Rv. Gio Bern. Visconte di Invorio sup. Rv. Gio Battista da Agrate Andrea de Vergino, Antonio de Castigliono, consoli. 80 aratorio GHEMME Totali S. MARIA ASSUNTA PP. di Gattinara alla Ferrera S. Pietro di Carpign. - priorato MM. di S. Clara di Novara Ab. di Silano di Romagnano S. Panacea S. Genesio S. Biagio PP. di S. Francesco di Novara MM. di S. Antonio di Novara Chiericati di S. Maria di Turino (?) Ospedale della Carità di Novara S. Maria di Caltignaga S. Bernardo di Castellazzo MM. di S. Barbara di Novara Ch. di S. Maria S. Gaudenzio di Novara PP. di S. Nicola di Novara Congreg. dei Preti di Novara 1 066. 4 143. 6 268 139. 5 131.13 65.10 175. 6 4 47 78.12 3.12 10.12 - prato non irr. 8.12 prato - 773. 8 41.12 437 125.14 7 52 58 28 1.18 15. 6 - - - 2 6.12 9 vigna 270. 9 15.18 82 51.12 25. 1 7 5 brugh. selva / bosco orto incolto 50.20 50.20 - 520 519 1 - - 123. 7 7.12 103.19 12 - - - - - totale dati ufficiali 2 812.12 208 1 460.15 5112 291.22 166.13 129.10 245.14 6.12 14 88 89. 6 8 3.12 15. 6 10.12 12 2790.16 208 1 438.15 51.22 291.20 136.13 129.10 245.14 29.12 6.12 14. 6 88 89. 6 8 3.12 15. 6 10.12 12 7 5 7 5 Gio Angelo de Nasis, notaio GIONZANA poss. Pr. Franc. di Serafino ¹ – – – - 1 lv. Rv. Mgr. P. Begiamo ab. a greggio - 1 lv. – – – - 1 ma. poss. Fabiano Leonardo (liv) - 1 lv. poss. Sr. Gerol. de Caxali - 1 ma. Cav. geros. G. G. Rascher de Cherj - 1 ma. (Pr. Franc. Barbavara) – – – - 1 lv. – – – - 1 lv. Mr. Gio M. Caccia Galetto di Novara - 1 lv. – – – - 1 fm. Pr. Battista di Caltignaga Pr. Battista di Castellazzo poss. Franc. Baliotto cittad. nov. Mr. Alberto Zaffira - 1 lv. Rv. Mr. Giorgio de Carcano can. (liv.) poss. pr. Batt. + Ottino di Zenaro - 2 f. poss. Serafino […] liv. a Gerolamo Tettono - 1 fm. ¹ (can. Francesco de Pintiis). (Cp. di S. Michele: ar. 10 + Rv. Bernardo Bono can. d. Duomo: zerb. 170) = 180. Batta Binotto, console; a suo nome Guglielmo Saracho GRANOZZO Totali S. MARIA ASSUNTA Cp. in S. Maria Ch. della Concezione in S. Maria PP. di S. Pietro M. in Novara Cpl. di S. Gaudenzio di Novara Ospedale Maggiore di Novara S. Marco di Novara MM. di S. Cristoforo di Novara S. Cosma Ch. di S. Vittore Ch. di S. Damiano in Castello (Elemosina/Confraternita) (S. Gervasio di Monticello) (S. Pietro di Confienza) (Canonici del Duomo) (S. Martino) 1 515 148 213 .12 40 300 131 168 180 70 68 92 32 16 9 3 44 73 28 14.12 4 7.12 19 - 8 65.12 20 8 - 4 28 5.12 8 - - 111 13 32 24 10 32 - 30 13 32 23 - - 21 21 - 0.12 0.12 - 5 5 - 1 807.12 171 267.11 40 332 135 196 180 28 100.12 127 107.12 32 16 9 22 44 1 930 171 267.12 40 332 135.12 196 425 28 100.12 127 107.12 - Rv. Nicolao Tettono ab. ivi Rv. prev. di Casale Rv. Nicolao Tettono ––– – – – - 1 lv. ––– Pr. Giovanni da Oleggio ––– Rv. Simone Tettono cur° di S. Agabio - 1 fm. Rv. Bern° de Cardino cur° di Ponzana Rv. Giac. de Fidellinis (?) ab. Novara ––– Rv. Battista cur° Gio Franc° d. Bianca ab. a Confienza Canonici Rv. G. G. Jozetino ab. a Novara Cristoforo de Rosalco, console analfabeta; per lui Michele Merlino. GRIGNASCO Totali S. MARIA DI BUGAGLIANO (Bovasiano) Ch. S. Maria di Bugagliano Abbazia di S. Silano di Romagnano 184.13 66. 1 17 31.12 49.12 15.12 7 10.12 - 73. 2 26. 1 3. 1 - 29.12 7 4.12 358. 3 136. 2 27. 1 46.12 358. 3 136. 2 Rv. Ant. de Apostolo de Valduggia - vari fm. 27. 1 Pr. Defendente Marchesio - vari fm. 46.12 aff. Franc. Gualino - 1 fm. + 2 lv. 81 prato vigna brugh. selva / bosco orto - - 1 69 16.12 - - - - 90 .20 33.12 - 1 442.20 12 4 8 - - - - 301.12 75.12 137 89 301.12 75.12 Rv. Franc. de Nicolis can. d. Duomo - 1 lv. 137 – – – - 1 l. 89 Pr. Millano Faustino di Calt. - 2 lv. 11 8 - 28 28 - - 826 120 3 105 161 73 160 46 20 7 122 9 826 120 3 105 161 73 160 46 20 7 122 9 160 150 10 - 150 150 - 11 6 - 5 703 481 456 341 395 366 553 433 210 48 168 470 487 42 32 80 180 160 210 372 83 5 953 481 456 341 395 366 553 433 210 48 168 470 487 42 32 80 180 160 210 622 83 aratorio (Chiericato) (?) (Ch. di S. Graziano di Arona) S. Giuliano di Gozzano Cp. S. Maria delle Grazie Elm./cft. di S. Spirito - prato non irr. 3 2 26 13 incolto 10 4 4 totale 10 3 7 26 102.12 dati ufficiali - Scipione Gallarato - 1 lv. – – – - 1 fm. + 1 lv. 10 ––– 26 Pr. Pietro Durio 102. 2 – – – - vari fm. INGLESA Osp. di S. Antonino, Novara Totali 998.11 - 312.10 ISARNO Totali 250 62 104 84 39.12 9.12 25 5 - SS. COSMA e DAMIANO MM. di S. Agata di Novara Ch. di S. Lupo di Caltignaga 7.15 - 1 464.12 Cesare Crivelli, Francesco de Camero, consoli. LANDIONA Totali 456 92 57.12 59 48 62 44 20 7 62 4.12 S: PIETRO Altare di S. Giulio in S. Pietro Can. di S: Maria Magg. Can. di S. Michele di Novara Cp. di S. Maddalena Preb. Can. di S. Michele (osp.) S. Maria vetere di Sillavengo S. Maria dei Campi S. Giorgio di Vicolungo Cp./Ch. di S. Giulio d’Isola Confraternita di S. Spirito 190.12 20 3 29.12 16 25 37 60 - 86 58 28 - 3 - 54.12 18 30 2 - Pr. Franc. de Jorio curato Pr. Franc. de Jorio curato Rv. Gio Franc. Nicolò can. d. Duomo (Gio Ant. de Regibus di Sillav.) Gio Ant. de Regibus di Sillav. Gio Ant. de Regibus di Sillav. Pr. Paolo Bollino (Pr. Franc. curato) Rv. Giac. de Flammis di Sandigliano - 1 lv. poss. fr. d. Mr. Baldo di Varallo ––– Gio Batta Palandrino, Battista Scarella, consoli LUMELLOGNO Prebende Can. del Duomo Prebende Can. del Duomo Prebende Can. del Duomo Prebende Can. del Duomo Prebende Can. del Duomo Prebende Can. di S. Gaudenzio Prebende Can. di S. Gaudenzio Prebende Can. di S. Gaudenzio Fabbrica del Duomo Ch. di S. Bartolomeo Capitolo del Duomo Massarezzo d. Cpl. del Duomo Custodi del Duomo Cp. S. Innocenzo in Duomo Canonici di Vigevano PP. di S. Nicola Ch. della Chiesa di Pisnarolo Chiesa di Casalgiate PP. di S. Maria delle Grazie MM. della Maddalena di Novara Totali 4 366 385 389 306 303 302 492 358 60 48 160 390 362 42 32 160 105 272 83 54 8 12 34 - 355 88 32 27 68 51 80 9 - 63 10 17 8 14 - 544 8 25 24 64 32 24 80 125 20 105 37 - Mr. Stefano Lango can. Mr. Mario da Roma can. Mr. Alessandro Taegio can. Mr. Rv. Pietro Testa can. M° Rv. Gio Batta d. Porta can. Mr. Innocenzo d. Porta can. Duomo e S. Gaud. Rv. Mr. Nicolao Caccia can. Canonici (?) ––– Mr. Michele Capra ––– ––– Liv. a Franc. Nicolino - 1 fm. Ben. Patrone - liv. Dorotea Battaglia ––– ––– Ch. Aless. Taegio can. d. Duomo ––– ––– ––– 82 aratorio S. Lorenzo S. Silvestro di Novara Duomo di Novara Livello ¹ Livello ² 53 32 32 prato non irr. prato - - vigna 10 4 - brugh. selva / bosco orto incolto - - 5 - - 53 32 10 9 32 dati ufficiali 53 32 10 9 32 Franc. Panicono (liv.) - 1 fm. Ger. di Franc. Nicco livello - 1 fm. poss. Dorotea battaglia poss. Angelina Rosina ¹ liv. di soldi 40 a Rv. Mario da Roma. – ² liv. di lire 6 alla Ch. di S. Nazzaro. Francesco Pagnino, console. MAGGIATE sup. totale Totali S. GIACOMO Ch. di S. Quirico S. Maria di Borgomanero S. Maria di Borgomanero S. Antonio di Vacciago PP. di S. Pietro M. di Novara S. Spirito di Borgomanero S. Giovanni 122 68 20 14 16 4 - 30 10 16 4 - 64 34 12 18 - 113. 2 54 32. 2 25 2 - 67.18 31. 6 36.12 - 125.17 65.11 49. 6 5 6 10.19 10. 9 - 28.17 5. 1 7 16.16 - 37 16 8 13 - 44 32 12 - - 10 10 307 160 62 16 14 18 8 13 313 166 62 16 14 16 18 8 13 12 6 6 253. 6 129 Pr. Franc. Pallatio di Borgom° - 1 lv. 85. 6 Rv. Francesco Gallarato - 1 lv. 37 ––– 2 Rv. Guglielmo Zerbià - Pr. Gerol. Viarana vicecur° - 1 fm. Sr. Nicola Cazza ab. a Novara Pr. Gio Pietro liv. a Mr. Carlo Viarana - 1 fm. + 1 lv. liv. Eredi Franc. Viarana - 1 fm. liv. Eredi Franc. Viarana - 1 fm. liv. Eredi Franc. Viarana - 1 fm. liv. Eredi Franc. Viarana - 1 fm. Gio Antonio Viarana, Carlo Viarana, consoli. MAGGIATE inf. Totali SS. NAZZARO e CELSO Ch. di S. Nazzaro Osp. di S. M. Maddalena di Borgomanero S. Bartolomeo di Borgomanero 51.22 29. 6 10.16 12 - 22.15 22.15 15 12 - 8 .12 8 .12 - - - 253. 6 129 85. 6 37 2 - - 0.16 0.16 - - 188.12 104.14 56. 6 21.16 6 182.12 104.12 56. 6 21.16 - Pr. Antonio da Luchina - 8 lv. – – – - 16 lv. – – – - 4 lv. Antonio di Fasola - 96 12 34 42 8 - - 716. 5 261 50 39 129 6 5 44 80.12 18.17 21 38.12 19.12 4 725. 5 261 50 38 129 6 5 44 80.12 18.17 21 38.12 29.12 4 Pr. Battista Cazza - 1 lv. poss. Eredi Mr. Toma Cazza - 1 lv. Pr. Gio Antonio piemontese curato - 1 lv. – – – - 1 llv. Mr. Gio de Reggio - 1 lv. Pr. Gaudenzio Baratto - 1 lv. Pr.Ant. da Sandiano curato - vari fm. lv. PP. di S. Nicola - 2 lv. Sr. Amico Gritti - 1 lv. Pr. Francesco di Gozzano - 1 fm. Pr. Gaudenzio Baratto - 1 fm. Rv. Card. Cesis - vati famigli Pr. Franc. de Domo cutato - 1 lv. Francesco de Violo, […] de Martinolo, consoli MAGGIORA Totali S. MARIA DA MOZA’ Elm./cft. di S. Spirito Disciplinati di S. Maria (Cp. di S. Bernardo) - Prin de Ardicin, Battista de Goio, Johanne de Pagano, Giorgino de Alegrina, consoli. MANDELLO Totali S. Lorenzo Osp. S. Michele d. Carità di Novara S. Maria delle Grazie Elm./cft. di S. Spirito S. Maria di Sillavengo S. Biagio di Novara Compagnia di S. Giuseppe di Novara S. Maria della Camolezza Prt. di S. Giacomo di Biandrate S. Maria di Novara Ch. di S. Dionigi di Novara Abbazia di S. Nazzaro S. Nicolao di Novara 394. 5 169 41.12 22 79.12 6 5 2.12 18.17 10 22.12 13.12 4 - 180 42 8.12 12 12.12 44 36 11 8 6 - 3 - 31 26 5 - Francesco de Casate, Gio Battista de Pasamidello, consoli. 83 prato non irr. aratorio prato vigna brugh. selva / bosco orto incolto totale dati ufficiali MARANGANA Carità di Novara Totali 1 860.12 - 115 53.12 175.12 121 14 38 36 (4) (2) (27) - 41 3 - 2 204.12 aff. Andriolo Brugnolo - 1 fm. 2 546 Gaspare Nibbia, tesoriere della Carità di Novara. MARANO ¹ Totali S. GIOVANNI BATTISTA S. Vincenzo di Pombia (ppt.) S. Martino di Pombia Congreg./Chiesa di Varalpombia Elemosina di S. Spirito (S. PIETRO) (S. Maria) (S. Vitale di Oleggio) (Corpus Domini di Novara) (Carità di Milano/Ca’ Granda) 288. 4 94.12 10 8 (45) (100) (25) (3.16) (2) Pr. Tomaso Baldono, parroco. MEZZOMERICO ¹ 6 6 - Totali SS: GIACOMO e FILIPPO Mn. di S. Gerolamo di Novara Mn. di S. Maria Madd. di Novara S. Giovanni delle quattro fave Carità di Novara 559 410 12 30 32 75 (6) (16) (4) (12) 56 36 (20 ) - - 4 (4) - 516. 4 147.12 48 36 8 (55) (142) (35) (3.16 ) (27) (14) 263.12 147.12 48 36 8 24 - ¹ Per la dichiarata mancanza di parecchi fogli nel quinternetto delle notificazioni del 1558, sono stati qui inseriti tra ( ) – ad integrazione –i dati della denuncia dei beni del 1544. - 102 36 26 16 12 12 - 6 6 - 216 32 84 100 - - - 883 478 44 130 144 87 374 - ¹ Dati ricavati dalla denuncia dei beni dell’a. 1544. Bartolomeo Tonono, console. MOMO Totali S. MARIA S. Pietro e S. Martino S. Pietro e S. Martino Cp. di S. Gaudenzio di Novara Can. S. Gaudenzio di Novara Can. S. Gaudenzio di Novara Can. Duomo di Novara Can. Duomo di Novara Can. Duomo di Novara MM. di S. Bartolomeo MM. di S. Bartolomeo Trinità S. Maria di Castelletto MM. della Maddalena di Momo MONCUCCO Pr. Tommaso Baldono Rv. Mr. Gio Ant. Boniperto ab. Milano (Borromeo) ––– ––– (Pr. Antonio Zanachino) (Sr. Gio Andrea Barbavara) (Pr. Franzino Bellino ––– ––– Totali S. Maria Magg. di Novara Ognissanti di Novara ½ cura Ognissanti di Novara ½ cura Frati di S. Girolamo in b° S. Andrea S. Nazzaro in Olengo 1 719.20 167 195.13 181. 1 100.21 159.13 148 99.11 4. 4 130.15 148.19 152.17 54.10. 13.17 164. 3 106 48 12 10 36 122. 4 11. 8 18. 6 51.12 41. 2 - 316. 8 11.23 1 4.15 45.22 17.23 77 47 57. 6 51.23 1.16 - 44.17 24.17 4. 4 4.18 6.23 4. 3 28 12 16 - 5. 5 - 27 . 4 7. 5 5 .16 4 4 6. 7 0.14 0.14 - - - - 5. 5 36.17 - 2 272.12 215 200. 3 205. 1 221.17 234. 1 229 146.11 8. 8 193. 6 214.17 159.16 54.10 13.17 176. 5 2 269.12 215.18 196. 3 205. 1 221. 6 233. 5 229. 5 146.11 8. 8 193. 6 214.17 159.16 54.10 14.17 176. 3 - 134 48 24 10 16 36 134 48 24 10 16 36 2 1. 3 16. 9 9.20 7. 9 Rv. Gio Pietro Cattaneo di Momo Pr. Giuseppe Cattaneo di Momo - 1 fm. Pr. Giuseppe Cattaneo Pr. Battista de Goij sacr. S. Gaud. Rv. Antonio Scupello can. Sr. Gio Ago. Caccia can. - 2 ma. Rv. Gius. de Ferrariis di Romagnano can. - 1 fm. Rv. Bernardo de Bono can. - fm. Ill. Sr. Ottaviano Arcimboldo - 1 ma. + 1 fm. – – – - 1 ma. – – – - vari massari Rv. Franc. Varone cur° di Castelletto - 1 fm. Rv. Franc. Varone cur° di Castelletto ––– aff. Cristina Camodea citt. di Nov. - 1 fm. Rv: Dn. Pietro Pogliano - 2 lv. Ludovico Zaffira - 1 lv. – – – - 1 ma. Rv. Gasparo Caijmo - 1 fm. Giovanni del Consulo, Cristoforo de Suno 84 aratorio MONTICELLO Totali SS. GERVASIO e PROTASIO Can. S. Gaudenzio di Novara S. Maria Magg. di Novara Ch. (?) (di S. Gervasio) Ch. (?) (di S. Gervasio) Ch. (?) S. Martino di Pagliate Abbazia di S. Lorenzo di Novara S. Bernardino di Confienza S. Agabio in Novara / Sr. Bart° Caccia Cp. S. Agost./Altare d. Popolo in Duomo Carità di Novara Comp. di S. Giuseppe di Novara Comp. del Corpus Domini di Novara Congreg. dei Preti di Novara PP. di S. Maria del Carmine di Novara PP. di S. Pietro M. di Novara S. Gervasio S. Gervasio Ch. di S. Gervasio Ch. di S. Gervasio S. Gaudenzio di Novara S. Maria Magg. di Novara 3 078 289.12 181 72.12 88 46 61 28 2 000 40 125 73 42 32 - prato non irr. prato vigna brugh. 32 24 8 - 50 24 14 12 - 22 12 4 10 10 - - 85 25.23 22.12 13.17 8 2 12.20 - 6 - selva / bosco 12 12 - orto incolto 78.12 4.12 (casc. «Mondurla» *gere 24 *8 *12 *14 *8 *8 totale dati ufficiali 3 282.12 325.12 185 87 88 46 61 28 2 000 24 40 125 73 62 32 12 12 8 24 8 12 14 8 8 3 287.12 325.12 185 87 88 46 61 28 2 000 24 40 125 76 62 32 14 12 8 24 8 12 14 8 8 662.19 140. 2 94. 3 77. 2 133.18 8 98. 1 29 12.20 10 49.21 10 663. 6 140. 2 94. 3 77. 2 134. 4 8 98. 1 29 12.20 10 49.21 10 Pr. Battista curato - 1 lv. canonici cp° cur° Gerolamo M. Boniperto - 1 fm. Sr. Gio Stefano Lango - 1 lv. Sr. Gio Donato Vicomercato - 1 lv. figlio di Filippo Giarda di Vespolate Pr. Fortino - 1 lv. Card Farnese - 3 lv. – – – - 1 lv. livello al Curato di S. Agabio Pr. Baldis. Brusato cappellano ¹ – – – - 1 lv. invest. di liv. Gerolamo Capra - 1 fm. + 1 lv. invest. di liv. Gerolamo Capra - 1 fm. invest. di liv. Gerolamo Capra - 1 fm. + 1 lv. – – – - 1 lv. – – – - 1 lv. Pr. Battista Pr. Battista Sr. Carlo Lango Sr. Gio Donato Vicomercato ––– Gerolamo Boniperto cp° cur° d. Duomo ¹ affitta Francesco di Gaglià. MORGHENGO Totali S. MARTINO Ch. di S. Martino Ch. di S. Martino Ch. di S. Giacomo S. Giulio di Novara Ch. di S. Giulio di Novara Ch. di S. Giulio di Novara Can. S. Gaudenzio di Novara S. Maria della Neve Ch. di S. Martino S. Bernardo 546.15 98.20 69. 3 77. 2 109.10 93. 7 29 10 49.21 10 - 6 6 - - 7.21 2 2.12 0.15 2.18 - 17. 7 7. 7 10 - ¹ affitta Antonio Brusato - ² affitta Dn. G. Agostino Barba. Giovanni de Castello, console MOSEZZO Can. del Duomo di Novara Can. del Duomo di Novara Can. del Duomo di Novara Can. del Duomo di Novara Can. del Duomo di Novara Can. del Duomo di Novara Can. del Duomo di Novara Pr. Francesco Brusato Stefano d. Conte can. d. Duomo ¹ Ch. Antonino Brusato - 1 lv. Ch. Antonino Brusato - 1 fm. + 1 lv. G. Ant. Brusato ² - 1 fm. poss. Dn. Camillo Brusato stud. in Legge - 1 lv. poss. Dn. Camillo Brusato stud. in Legge Sr. Gio Agostino Caccia - 1 lv. Dn. Nicola Brusato - 1 lv. Dn. Francesco Orta - 2 lv. – – – - 1 lv. Totali 3 482 270 421 171 237 211 260 109 86.10 8 6 7 20 2 13 421 38 48 28 51 22 46 12 22 - *124 16 28 8 - 507 41 31 34 42 41 31 31 15 3 - 4 4 - 4 661.10 365 536 244 337 302 343 165 4 579.10 365 536 244 337 302 343 165 Rv. Dn. G. G. Porca can. Duomo ¹ - 1 lv. Rv. Dn. Francesco Bosio can. Duomo - lv. D. Bernardino de Bono can Duomo ² - 1 fm. D. Gior. d. Carcano can. Duomo ² - 1 fm. Sr. Ludov. Torniello ³ - 1 fm. Ab. Dn. Amico Canobio ab. in Novara 4 - 1 fm. Gio Paolo Capra can. Duomo - 1 lv. 85 aratorio Can. del Duomo di Novara Can. di S. Gaudenzio di Novara Can. di S. Gaudenzio di Novara Can. di S. Gaudenzio di Novara Cpl. di S. Gaudenzio di Novara Ch. di S. Giulio di Novara S. Nicola di Novara Ch. di S. Vito MM. di S. Antonio di Novara S. VITO Ch. di S. Maria Can. del Duomo di Novara (Can. del Duomo di Novara) (Cp. di S. Anna in S. Gaudenzio) (Carità di Novara) (MM. di S. Cristoforo di Novara) 165 229 364 232 38 20 18 51 182 136 50 179 66 53 20 prato non irr. prato 6 6.10 18 - Affittuari: ¹ Ch. Angelo de Borgaro; - 14 64 10 56 10 10 12 - vigna brugh. - 24 24 16 8 *(risati) - 22 - selva / bosco 36 31 44 36 36 26 31 16 - orto incolto 2 2 4 2 - - totale dati ufficiali 215 348 442 332 38 20 18 61 246 180.10 76 236 66 69 2 20 ² Battista Leonardo; - ³ Dn. Gio Maria Brusato; - 4 Dn. Antonio da Messerano; - 5 P. Paolo Valente; - 215 348 442 332 127 22 18 61 230 180.10 76 236 6 Rv. Dn. Francesco Nicolò ² - 1 fm. Batt. Foglietta can. S. Gaudenzio - 1 lv. Rv. Lorenzo d. Porta can. S. Gaud. 5 - 1 fm.+1 lv. Ppto Franc. de Albertis - 1 lv. Rv. Dn. Antonio Masserano 6 - vari fm + lv. Gio Antonio Brusato curato - 1 lv. Rv. Francesco de Domo rettore - 1 lv. Ch. rev. Dn. Cesare Cattaneo - 1 lv. aff. m° Batta Leonardo - 1 fm. Rv. Dn. Seb. Avogadro can. Duomo 7 Rv. Ch. Dn. Ant. Zaruto can. Duomo - 1 lv. Dn. Ant. Ceruto arcipr. ab. B° Ticino - 1 lv. (Rv. Gerolamo Manna can. Duomo) Mr. Pr. Ludovico Zaffira - 1 lv. – – – - 1 fm. – – – - 1 lv. Fratelli de Vigna; - 7 Stefano de Sandigliano vice-curato. Tonino Vigna, Pedrino Vinzaglio, consoli. NIBBIA Totali S. LORENZO Cp. della B. V. (Nostra Donna) Cpl. del Duomo di Novara Ch. di S. Martino di Obià Ch. di S. Giacomo Nicola Feraro, Jacobo Franzot, consoli. NIBBIOLA Totali S. MARIA e S. VITTORE Ch. di S. Vittore Ch. di S. Maria Abbazia di S. Bartolomeo Abbazia di S. Lorenzo S. Maria Magg. di Novara Can. di S. Gaudenzio di Novara S. Pietro di Novara S. Giulio di Novara S. Matteo di Novara S. Tommaso di Montarsello S. Giorgio di Novara S. Michele / Carità di Novara Seppellitori di Nibiola (S. Croce di Mortara) (S. Paolo di Novara) 182 114 24 16 20 8 6 6 - 220 18 56 26 120 - 1 148.12 342 270 134 22 76.12 76 40 26 66 28 32 24 12 - 115 42 73 - 16 16 62 6 16 40 - - 40 40 - 4 4 - - - - 16 16 - 468 154 80 86 140 8 458 144 80 1 341.12 406 270 134 22 76.12 73 76 16 40 26 66 28 32 24 40 12 1 292 406.12 270 134 22 76.12 73 76 16 40 26 66 28 32 24 - S. Spirito Trinità di Novara Totali Dn. Ant. Ceruto Arciprete Duomo ¹ - 1 fm. + 2 ma. Dn. G. Ant. Giarda da Vespol. ab. Rho - 1 fm. Ch. Dn. Gio Franc. Torniello - 1 lv. Abate Amico Canobio - 1 lv. Card. Farnese - 2 lv. Dn. Carlo d. Porta can. Duomo - 1 lv. canonici Cur° Batta de Comite (aff. Melch- Torn°) - 1 fm. Cur° Gio Antonio Brusato - 1 lv. Rv. Mr. Pr. Matteo Torniello rettore - 1 lv. Dn. Ch. Gio Franc. de Pintijo - 1fm. Mr. Ch. Michele Palavicino - 1 lv. – – – - 2 lv. ––– canonici regolari - 2 lv. (d. fu Francesco Orta) ¹ affitta Melchion Torniello; già Rv. Giacomo Fredelizio. Antonio Balzano, Francesco Uzala, consoli. OLEGGIO ¹ 140 8 Pr. Gerolamo Nibbia - 2 fm. Pr. Gerolamo Nibbia - 2 fm. aff. Gerolamo Nibbia - 1 fm. Sr. Can. Amico Gritti - 1 fm. Gio Angelo Taparono 1 163.22 103 24. 6 223. 5 6. 6 49.12 - 182. 4 7. 6 5.12 188. 7 16 - 333 17 6 - 12.20 - 2 152.22 143. 9 42 Aloisio Palanza Bernard° de Bono ab. a Novara 86 aaaa aratorio S. Ambrogio di Novara Ch. di S. Michele S. Petronilla S. Fabiano S. Vitale Ch. di S. Michele Ch. di S. Michele ARCIVESCOVATO di S. MICHELE S. Biagio di Cameri Ch. di S. Maria di Galnago S. Eusebio S. Giorgio di Bellinzago S. Maria di Castelletto di Momo Abbazia di Dolzago Canonici del Duomo di Novara S. Martino di Arona Congreg. dei Preti di Novara S. Eufemia di Novara S. Tommaso di Novara PP. di S. Pietro M. PP. di S. Francesco di Novara MM. delle Caselle di Novara S. Lupo S. Giacomo di Novara S. Donato di Sesto / Ca’ Granda di Milano OLENGO Totali S. MARIA della NEVE Ognissanti di Novara ½ cura Ognissanti di Novara ½ cura Carità di Novara S. Ambrogio di Novara Ab. di S. Lorenzo di Novara S. Maria Maggiore di Novara S. Maria Maggiore di Novara S. Maria Maggiore di Novara Cpl. del Duomo di Novara S. Ambrogio/poss. dal Cpl. d. Duomo Carità di Novara S. Salvatore S Pietro di Novara S. Paolo di Novara Cp. di S. Caterina di Novara S. Anselmo Abbazia di S. Nazzaro di Novara MM. di S. Domenico di Novara PP. di S. Girolamo (Comp. di S. Giuseppe di Novara) 5.19 73.10 38 4 59 98.22 48 154 55 34 14 3.18 38.15 2 17 . 4 104 12 27 10 236 .12 1 689 55 110 105 20 68 68 264 64 270 12 12 116 16 486 7 16 prato non irr. prato vigna brugh. - 39 2 15 15.17 18.12 4 84.12 23 0 .12 14.18 27 1.12 4 12 5 - - - 253 12 8 100 16 20 11 16 62 8 - 206 24 150 12 12 8 - 7 4 5 14. 6 17.12 21. 6 2 8 8 8 13 20 .12 9 31 .12 selva / bosco orto incolto 2 24 22. 7 103 18 13 - 12 44 4 207 12 31 - - - 89 12 61 16 - - - 12.20 - totale dati ufficiali 5.19 119.10 42 6 66 164. 4 81. 5 287.11 3.12 71 34 14 4 398. 6 52.11 18 8 2 61. 4 24 117.12 12 52.12 19 313.18 2 237 67 142 105 20 68 68 100 16 296 64 492 16 24 12 116 16 12 564 8 15 16 Pr. Gaudenzio de Marte Ch. Giuseppe de Maijo ab. Varallo S. Pr. Gasparo Marchese di Pombia Pr. Francesco Giesino di Oleggio Pr. Francesco Giesino di Oleggio Pr. Francesco Gozzano ab. Milano Dn. Bernard° de Bono ab. Novara Pr. Antonio Belmo di Oleggio Dn. Damiano Testa di Novara Pr. Giovanni Gambino ab. Cavaglio Pr. Giovanni Dn Cristoforo Brusato di Bellinzago Pr. Battista di Ghemme Gerolamo Gallarato Vicario Gen. ––– ––– (parroco) (parroco) Dn. Giorgio Vicomercato di Novara ––– ––– ––– Sr. Cesare Simonetta (parroco) ––– ¹ dati relativi alla notifica dell’anno 1544. 2 221 67 142 105 20 68 68 100 16 296 64 492 16 24 12 116 16 12 564 8 15 - Pr. Battista da Santino rettore Rv. Dn. Pietro Pogliano cur° - 1 lv. Pr. Tommaso Piotto - 1 lv. ––– Rv. Francesco de Domo - 1 lv. Card. Farnese - 2 ma. aff. Mr. Domenico Torniello - 1 fm. poss. il sacrista del Duomo - 1 fm. Mr. Pietro M. Cattaneo - vari lv. – – – - 1 lv. aff. Gerolamo Casato - 1 fm. + 3 lv. ––– Mr. Nicolò Leonardi - 1 fm. Pr. della Marijna - 1 lv. Francesco Orta - 1 lv. ––– ––– Mr. Paolo Canobio e nipote - vari lv. – – – - 1 lv. ––– ––– Gio Antonio Alzalendra, caneparo. 87 aratorio ORFENGO Totali S. DONATO Ch. di S. Giacomo Ch. di S. Stefano da Cameriano Cp. di S. Giuseppe in Duomo (Chiesa (?) di Borgovercelli) 578 78 290 150 52 8 prato non irr. - prato 58.12 24 32 2.12 - brugh. selva / bosco orto incolto - - 3 3 - - - - - 144 4 2 4 4 12 12 - - 224 132 4 12 12 36 12 16 - 22 4 6 5 4 3 - vigna 12 8 4 - totale dati ufficiali 651.12 110 325 156.12 52 8 633.12 100 325 156.12 52 - 64 64 - 3 881.12 64 508.12 805 50 214 12 400 4 277 1 547 3 923.12 64 508.12 847 50 214 12 400 4 277 1 547 *120 *120 risato - 3 937. 5 586 279 622 25 120 205 48 162 30 64 7 52 332 50 16 16 28 8 579 48 16 141 42 401 19 6 35. 5 3 932. 5 586 – – – - 1 lv. 279 Abate Amico Canobio - 1 lv. 617 – – – - 2 lv. 25 Rv. Mr. Nicola Cazza can. Duomo - 1 lav. 120 – – – - 2 lv. 205 Rv. Mr. Gio Giac° Sesallo can. - 1 lv. 48 Rv. Mr. Gio Pietro Bellino - 1 lv. 162 Ludovico Zaffera 2° curato - 1 lav. 30 – – – - 1 lv. 64 Ppto. Cicogna - 1 lv. 7 – – – - 1 lv. 52 Pr. Simone Tettone - 1 lv. 332 Rv. Sr. Comm. Pervana - 1 lv. 50 – – – - 1 lv. 16 – – – - 1 lv. 16 Pr. Franc. Gambaro + Pr. Aless. Merlo - 1 lv. 28 – – – - 1 lv. 8 Ordine dei Serviti 579 Rv. Gio. Giac. Porca can. 48 Rv. Mr. Franc. Bacioco can. Duomo - 1 lv. 16 Rv. Sr. Carlo d. Porta Ppto - 1 lv. 141 Pr. Gerolamo Boniperto - 1 lv. 42 – – – - 1 lv. 401 – – – - 1 lv. 19 – – – - 1 lv. 635. 5 Pr. Gerolamo Bartone - 1 lv. Pr. Gerolamo Bartone - 1 lv. Pr. Leonardo da Casalino prep. in Omegna - 1 lv. Rv. Pr. Fioramonte di Giglio da Gattinara - 1 lv. Ch.Dn. Gerol° Cattaneo Fratino di Cameriano - 1 lv. Fabbrica e ministri di detta Capp. - 1 lv. – – – - 1 lv. Eusebio di Contorbia, console; Dn. Gio Battista de Scarlis, caneparo PAGLIATE Totali S. PIETRO Preb. Can. di Gozzano S. Marco di Novara Cp. di S. Innocenzo di Novara S. Martino Cpl. del Duomo di Novara Can. del Duomo di Novara Can. del Duomo di Novara Preb. dell’Arcid. di Novara Canonici di Vigevano PERNATE Totali Mn. di S. Gerolamo di Novara Ab. di S. Bartolomeo di Novara MM. di S. Chiara di Novara Ch. della SS. Trinità Carità di Novara Can. di S. Gaudenzio di Novara Ch. di S. Stefano d’Oleggio Ognissanti di Novara Ch. di S. Maria di Malpignano Ppt. di S. Simone di Novara Elm./Cp. di S. Giuseppe di Novara S. Agabio di Novara Carità di S. Giov. dei Pellegrini in S.Agabio Capitolo di S. Gaudenzio di Novara Mn. di S. Domenico di Novara S. Pietro di Novara Mn. di S. Agata di Novara Mn. di S. Maria della Scaglia S. ANDREA Can. del Cap. del Duomo di Novara Cpl. del Duomo di Novara S. Stefano di Novara PP. di S. Nicola di Novara MM. di S. Maria Maddalena di Novara Congreg. dei Preti di Novara S. Maria Maggiore di Novara Cp. di S. Pietro in Duomo di Novara 2 785 480.12 704 50 210 12 398 235 695 .12 106 12 56 38 - 3 077. 5 548 245 485 14 173 48 98 30 64 7 40 332 50 16 16 28 8 351 24 42 98 19 6 33. 5 15 3 12 - 904.12 4 45 4 851 .12 467 34 28 20 64 180 141 - 8 8 ––– Mr. Gerol. Francescono can. di Gozzano ––– Pr. Fortina Pr. Fortina ––– Can. Gio Stefano del Canta Mr. Franc. Berciocco can. Duomo Rev. Arcid. Lango * pagano ai canonici del Duomo aaa 88 aratorio prato non irr. prato vigna brugh. selva / bosco orto incolto - - - - - 203. 2 56 24 4 70.12 36 10 3 17 9 8 - 244 5 244 4 97 114 - 30 11 6 9 4 - - - - - totale dati ufficiali PISNENGO S. Maria Totali 180 - 52 950. 2 452 217 28.12 23 22 207.14 - 16 16 - 145 101.12 6 3 8 26.12 - 950.12 150 166 85 98.12 62 99 94 49 45 22 40 24 16 - 122 28 24 70 - 232 320 - 1 692. 2 647.12 290 62.12 36 45 448. 2 36 124 3 1 692. 2 647.12 290 62.12 36 45 448. 2 36 124 3 ––– i Borromei Pr. Gasparo Marchese Economo di Novara ––– Rv. Mr. Gio Antonio Boniperto ab. Milano tiene Sig. Bonif. Visconte di Castelletto C.te G. B. Borromeo, Ger° Cazza, Ppto Boniperto Pr. Tommaso Baldono - - 1 104.12 184 190 85 98.12 62 99 94 49 55 22 40 94 32 1 104.12 184 190 85 98.12 62 99 94 49 55 22 40 94 32 Bernardino de Cardinis Mr. Gio Giacomo Porzio fgl. di mr. Gregorio della Porta canonici del Duomo ––– Mgf. Sig. Antonio Caccia can. (già di Francesco Orta can.) Mr. Giuseppe Gera Rv. Francesco de Domo Pr. Battista Odino da Cameriano ––– ––– ––– 3 2 1 - - 734.22 132. 7 76.18 17 38.18 29. 3 36.18 13.22 116. 8 121.11 149. 7 3. 6 735.22 132. 7 76.18 17 38.18 30. 3 36.18 13.22 116. 8 121.11 149. 7 3. 6 Gio Batta Avogadro POMBIA Totali Mensa Episcopale Ab. di S. Martino di Arona S. MARIA Ch. di S. Vincenzo S. Caterina/MM.delle Caxelle di Novara PREVOSTURA di S. VINCENZO Osp. di Milano / Carità Vescovato di Novara / livelli (S. Giovanni di Marano) 86.12 24 5 1 14 42.12 Battista Bertanno, Antonio Curliciotto, consoli. PONZANA Totali S. MARIA Ch. di S. Silvestro Ch. di S. Giovanni Battista S. Maria Maggiore di Novara MM. delle Caxelle di Novara S. Gaudenzio di Novara S. Gaudenzio di Novara Ch. di S. Maria S. Ambrogio di Novara Ch. di S. Michele MM. di S. Clara PP. del Carmine di Novara PP. di S. Pietro Martire di Novara 32 6 10 16 Gerolamo de Trecate, credenziere. PRATO Totali S. BERNARDO (prevostura) Ch. di S. Bernardo S. Nazzaro Elm. di S. Sebastiano Elm. di S. Maria di Sopramonte Cp. di S. Maria di Grignasco S. Maria di Romagnano Abbazia di Romagnano Cft. di S. Spirito Cft. di S. Spirito di Romagnano S. Giulio d’Orta 381.20 58. 7 33.18 2 18.18 27.21 36.18 13.22 32. 2 93.21 61. 7 3. 6 2 2 - 332.18 66.12 43 15 20 1. 6 84. 6 16 88 - 15. 8 5.12 8.14 - ¹ giuspatronato Alberto Pietro Bersano. Guidetto Furgotto,Andrea Ginesio, consoli; Comino Ginesio, caneparo analfabeta; Bartolomeo Pinotto, not. di Romagnano PROH S. SILVESTRO Ab. di S. Silano di Romagnano Totali 2 430 40 1 940 216 8 160 - 57 5 32 - 216 200 Prev. G. Batt. Torniello ¹ Sr. Rinaldo Torniello - 1 lv. Pr. Franc. Carlo di Romagnano - 2 lv. – – – - 3 fm. + 2 lv. gode mr. Bern° Tettono - vari lv. Rv. Pr. Pietro Durio - 1 lv. Pr. Giorgio Massotto - 2 lv. aff. Sr. Romagn° Torniello ed altri - vari f/l – – – - vari fm. – – – - 2 fm. canonici - 1 lv. - 89 69 3 008 53 2 401 2 888 33 2 301 Mr. Pr. Ant. de Langosco - 1 lv. Comm. Card. De Medici ab. Milano ¹ 89 aaaa aratorio S. Zanone S. Martino di Morghengo S. Gaudenzio di Novara S. Alessandro (sacrestia d. Cura Briona) 230 110 100 10 prato non irr. 48 - prato vigna - - 20 brugh. - selva / bosco 16 - orto incolto - - 20 totale 270 174 100 10 dati ufficiali 270 174 100 16 ¹ subaffitta Romagnolo Torniello. Domenico de Borgino, Antonio de Agamio, consoli. REVISLATE Totali 214. 5 169 37. 8 8 - 49 35 14 - - Ab. di S. Silano 484 313 - 104 - Canonici di S. Giulio d’Orta S. Martino Com. di S. Giovanni di Baraggia Ppt. di S. Colombano di Biandrate Ospedale di S. Spirito Ospe. di S. Maria Ch. di S. Pietro Disciplini S. Genesio / Comm. di S. Giovanni (Compagnia del Corpus Domini) (Osp. di S. Michele in b° S. Agabio) (Can. di S. Gaudenzio di Novara) (Can. di S. Gaudenzio di Novara) (Can. di S. Gaudenzio di Novara) (Can. di S. Gaudenzio di Novara) 16 2 59 42 30 22 - - 92 12 - S. STEFANO (cura) Ch. di S. Giulio Ab. di S. Graziano d’Arona Ppt. di S. Giovanni di Comignago patrono Gian Tomà d. Porta - 4 fm + lv. patrono Franc. Brussio - 1 fm. + 1 lv. canonici/aff. Sr. Dom. Cazza - 1 fm. + 3 lv. Pr. Matteo cur° di Briona 16 16 - - 75 51 24 - 390.12 278.18 - - - - 8.14 8.14 - 362.19 228.14 37. 5 73 24 362.19 228.14 37. 5 73 24 3.12 - - 982 591.12 2 1 .12 - - 108 16 4 7 .12 94 58 34 3 .12 34 1 6 5 6 .12 5 8 951 591.12 aff. Sr. R° Torn° + Sr. Stef. oste del Falcone di Milano 108 .12 canonici 16 Sr. Batt. de Beato Guazono di Novara 4 Pr. Gregorio Rabatino 7 .12 Sr. G. Batt. Torniello ab. Roma 94 ––– 58 Pr. Silano Viano curato 34 Pr. Ant. Torniello Curato 3 .12 – – – 34 Franc. de Rascher de Cherj ––– Gio Pietro Cattaneo da Landiona Antonio Cazza can. Rv. Pr. Franc. de Albertis can. Pr. Giorgio de Merate can. ¹ Pr. Batt. Porca can. ² Rv. Sr. Carlo d. Porta Ppto Duomo - 1 lv. Ch. Gerol° Cattanio ab. Novara - 1 fm. ––– Damiano Testa ab. Novara Donato Boschino, Francesco Sartor, consoli. ROMAGNANO Totali 16 2 7 .12 33 14 .12 4 3.12 1 6 5 6.12 5 8 ¹ già Arcidiacono Lango ² già Bernardo Ciresa. Battista Ferrero, Silano de Valle, consoli. ROMENTINO Totali S. GAUDENZIO Mensa Episcopale Cpl. di S. Gaudenzio di Novara Ch. di S. Gaudenzio di Romentino PP. delle Grazie di Novara Carità di Novara Mn. d. Certosa di Garegnano 890 193 500 94 76 27 - 200.18 200.18 - 68 47 12 9 - 365 15 350 2 654 18 6 2 000 630 5.18 3 2.18 6 - 4 189.12 261 515 112 82 2 000 36 1 183.12 4 194.12 261 515 112 82 2 000 36 1 188.12 - 727 64 14 10 727 64 14 10 6 Rv. Pr. Serafino Carotta - 1 lv. – – – - 1 lv. – – – - 1 lv. Rv. Mr. Gerol. Testa can. Duomo poss. Sr. Danese Mazente – – – - 1 lv. poss. Batta de Franchino Pietro de Porchii, console. S. BERNARDINO Ch. di S. Giacomo Ch. di S. Martino Ch. di S. Martino Totali 529 64 14 10 90 - 96 - 12 - - - - Rv. Antolino Brusato - 1 lv. Rv. Antolino Brusato Mr. Alberto de Bono can. Duomo - 1 lv. 90 aratorio Ch. di S. Martino di Morghengo S. Martino di Morghengo PP. di S. Pietro M. di Novara Cp. di S. Bernardino S. Giulio di Novara Ch. di S. Giulio di Novara Comp. di S. Giuseppe di Novara PP. di S. Gerolamo di Novara 10 95 38 33 30 52 121 62 prato non irr. 8 82 - prato 60 36 - vigna brugh. selva / bosco orto incolto - - - - - 10 95 102 46 30 52 242 62 134 96 38 - 404 76 168 12 20 100 8 20 6.14 1 .12 1 . 2 4 - - 2 807. 2 412 60 187 1 024 116 100 195 . 2 227 308 16 8 154 4 5 3 - totale dati ufficiali 10 95 102 46 30 52 242 62 figl. di Mr. Batt. da Orta - 1 lv. Mr. Pr. Franc. Brusato curato - 1 lv. – – – - 1 lv. Mr. Matteo di Manfré - 1 lv. Mr. Gio Antonio Brusato curato - 1 lv. Rv. Camillo Brusato - 1 lv. – – – - 1 lv. – – – - 1 lv. Bartolomeo de Jacometo, console; Battista de Borella, Manfredo di Stefano, agenti. S. PIETRO Totali Ch. di S. Martino di Obià Ch. di S. Michele in S. Michele Cp. di S. Michele93 Can. di S. Gaudenzio di Novara Cp. di S. Anna in S. Gaudenzio di Novara Cp. di S. Biagio in S. Gaudenzio di Novara Ppt. di S. Gaudenzio di Novara Ppt. di S. Gaudenzio di Novara Comp. di S. Giuseppe in Duomo di Novara S. Agabio di Novara Comp. dei Disciplini di S. Dionigi Novara (S. PIETRO) 1 662.12 252 44 93 .12 630 86 100 72 187 100 98 374 40 16 218 52 20 28 174 24 16 8 20 90 16 - 52 30 14 8 Totali S. GIOV. EVANGELISTA in Castello Ch. di S. Maria Vetere Cp. di S. Maria Maddalena S. GIOV. EVANG. in Castello S. MARIA VETERE Ch. di S. Maria Vetere Cp. di S: Maria Nova Mn. di S. Francesco di Nov. Elm./Ch. di S. Dionigi MM. di S. Barbara di Novara S. Maria Maggiore S. Giorgio di Sillavengo Can./Ch. di S. Maria Vetere S. Lazzaro Ab. di S: Silano di Romagnano Comp. della Madonna in S. M. Nova (S. Francesco di Novara) 1 630.10 322 123.12 48 325 242.12 205.12 72 2 153 5 64 6 30 31.18 0. 4 178 56 17.12 32 42 6 1.12 12 8 3 - 164.18 12 24 20 6 74 28 0.18 - 71 26 22 20 2 1 - - 10 8 2 - - 66 32 28 6 - 2 120. 4 404 123.12 48 376.12 358.12 269.12 84 2 154.12 86 28 5 92 6 47.18 34.18 0. 4 2 118 404 123.12 48 376.12 356.12 269.12 84 2 154.12 86 28 5 92 6 47.18 34.18 - S. VITTORE Comm. di S. Genesio Totali pr. Batta Scalzino curato - 1 ma. Ch. Mr. Alfonso Gallarato - 1 ma. Mr. Gio Veggio cap° - 1 ma. Pr. Bartolomeo Cattaneo - 1 ma. Pr. Gio M. Lancia -vari lv. Ppto Carlo d. Porta - 1fm + 1 lv. Mr. Gio Cattaneo capp° - 1 ma. – – – - 1fm. + 1 lv. aff. Mr. Gio Veggio - 1 fm + 3 lv. – – – - 2 fm. Sr. Amico Gritti di Vicolungo ¹ (per riparazioni e migliorie) Mr. Pr. Gaudenzio di Novara can. /Ch. -2 ma. figl. di Mr. Gerolamo Capra di Novara - 1 ma. Card. de Medici - 4 fm. + lv. Mr. Giovanni de Regio - 1 lv. – – – - 1 fm. + 1 lv. ¹ già Alessandro Taegio Tommaso Lobia, console; Gio Bartolomeo Cattaneo «cancell. et notarius loci» SIZZANO Rv. Dn. Amico Gritti can. Duomo - 1 fm. + 1 lv. Rv. Ch. Dn. C. Ant. Brusato Dn. Gio M. Brusato Rv. Dn. Melchion d. Mara can. ¹ Pr. Lud. Zaffira ² - 1 fm. + 1 lv. Pr. Gius. d. Abondio ² - 1 fm. aff. Dn. Gio M. Brusato - 1 fm. aff. Dn. Batt. Brusato - 1 fm. fabbricieri e ministri - 1 lv. Pr. Simone Tetono - 1 lv. i ministri Dn. Bern° de Bono can. Duomo - 1 lv. ¹ affitta Leone Cattaneo. - ² affitta Gio Battista Brusato. Gio Maria Manuello, Domenico Basetta, consoli SILLAVENGO 2 577 412 60 187 948 116 100 195 227 308 16 8 - (mancano le notificazioni delle colture) 1 264.19 145.13 194. 7 91 aratorio prato non irr. prato vigna brugh. selva / bosco orto incolto totale S. Giuseppe S. Nicola S. Grato MM. di S. Agata Canonici di S. Giulio MM. di S. Antonio / S. Agostino S. Maria Ch. di S. Vittore Cappellani del Duomo di Novara S. Croce S. Maria Maggiore S. Rocco S. Maria S. Maria S. Maria (poss. dai Capp. del Duomo) S. Maria di Sillavengo Carità di Novara S. Matteo S. Vincenzo Confrat. di S. Spirito S. Nazzaro SOLOGNO Totali S. Martino di Morghengo Ch. di S. Martino Ch. di S. Martino S. Vittore di Novara Ch. di S. Lupo di Caltignaga Ch. di S. Lupo di Caltignaga S. Nazzaro MM. di S. Domenico S. Giulio di Dolzago 9. 1 4.23 29. 5 103. 6 157.10 105. 5 8.11 72. 2 6.22 4.12 28.16 6. 6 8.21 83. 5 49.18 19. 2 39.19 25. 5 59.13 6515 37.12 1 394. 7 41.19 46 .12 44 .12 53 .12 62 .12 87 .12 157 .12 169 .12 731 81. 9 72 9. 9 277.18 12 6 5 .12 4 250 . 6 37. 9 14 23 . 9 - 24 24 - - 8 8 - 1 822.19 41.19 46 .12 56 .12 53 .12 68 .12 93 199.12 249.12 1 014 Totali S. SILVANO Cp. di S. Gius. in S. Silvano S. Maria del Campo Ch. di S. Lorenzo di Novara S. Maria Maggiore di Novara MM. di S. Barbara di Novara MM. di S. Bartolomeo di Cerano Ch. di S. Martino del Basto 380 32 48 4 28 128 12 48 80 1 690.13 45.12 46 .12 56 .12 53 .12 68 .12 69 189.12 249.12 902. 1 Pr. Franc. Brusato - lv. Batt. da Orta - lv. Alberto de Bono can. Duomo - lv. Rv. Pr. Bart. da Cavaglio ab. Novara - lv. Sr. Scipione Simonetta ab. Milano - lv. Mr. Pr. G. G. Falcetino ab. Novara - lv. Pr. Antonio de Vegio - lv. – – – - 1 lv. Rv. Gerol. Gallarato Ppto ¹ ¹ affittano Gio Antonio Cazza e Pietro M. Morbio per lire 94. Bartolomeo de Mella,Giacomo de Pessioto, consoli. SOZZAGO dati ufficiali - 36 20 16 - - - 5 3 2 - - 65. 6 60. 6 - 371 .11 12 257 .11 4 17. 7 4 10. 7 3 346. 8 77 111. 1 - 421 35 48 6 28 128 32 48 96 421 35 48 6 28 128 32 48 96 Dn. Pr. Franc. Cavalazio curato -1 ma. Dn. Pr. Franc. Cavalazio curato -1 ma. Dn. Pr. Franc. Cavalazio curato -1 lv. Dn. Carlo M. della Porta can Duomo Dn. Gio M. Cicogna Ppto S. Simone - 1 lv. – – – - 1 lv. – – – - 1 ma. Ppto Cicogna - 1 lv. Bernardo Uccellino, Gasparo Caza, consoli. SUNO Totali S. MARIA Osp. di S. Michele d. Carità di Novara Ch. di S. Michele 1 796.21 94 594. 8 136 759. 7 30 534.19 62 215.16 93.16 - 59. 3 19. 9 - 3 631. 7 217 1 681.15 205 3 870.15 217 Rv. Giorgio de Lanciis sacr. Duomo - 1 lv. 1 692. 3 – – – 205 Rv. Franc. della Porta - 1 lv. 92 aratorio prato non irr. prato vigna brugh. selva / bosco orto Ch. di S. Quirico di Bogogno 54 Cpl. di S. Giulio d’Orta 62. 5 S. Martino/Ab. di S. Lorenzo di Novara 147 68 96 Ch. di S. Gervasio 46 7 Comm. di S. Giovanni 301.12 64.12 22 5 2 S. GENESIO 325.20 46 2. 8 Carità di Novara 36 68 8 (= liv. scudi 40 pagato da) Congreg. dei Preti di Novara 8 (= liv. di scudi 4.10 pagati da) Genesio de Claro, Bartolomeo Oleario analfabeta, consoli; Gio Battista Avogadro, caneparo. TERDOBBIATE Totali S. GIORGIO e S. MAURIZIO Ppt. di S. Simone di Novara Ch. di S. Maurizio Ch. di S. Maurizio PP. di S. Giovanni di Novara Congreg. dei Preti di Novara Cp. d. Concez. in S. Francesco. di Novara Ab. di S. Lorenzo di Novara 1 518 184 972 66 56 14 15 211 369 53 288 28 112 12 100 - 46 10 18 8 10 - 474 84 300 6 6 78 13 10 3 incolto 16 12 12. 7 118 86 28 58 totale 54 62. 5 327 53 407 386.11 230 8 2 618 359 1 600 72 70 100 14 15 388 dati ufficiali 54.10 62. 5 568 53 396.12 384. 9 320 8 2 618 359 1 600 72 70 100 14 15 388 Totali S. MARIA MADDALENA MM. di S. Barbara di Novara MM. di S. Agostino di Novara PP. di S. Pietro M. di Novara S. Giovanni Lontano di Novara Ab. di S. Lorenzo di Novara S. Maurizio di Terdobbiate Cp. di S. Biagio in S. Gaud. ex. Moen. 672 360 140 56 20 28 30 26 12 4 4 - 48 16 32 - 241 45.12 94.12 12 86 3 58 3 55 60 24 36 - - 17 11 6 - 28 28 - - 16 16 - - - 56 56 - - 38 . 4 2. 4 19 5 4 8 - - - 768 396 177 56 20 56 30 26 12 768 396 177 56 20 56 30 26 12 Pr.Matteo Buzio - 1 ma. – – – - 1 ma. – – – - 1 ma. – – – - 1 fm.+ 1 lv. – – – - 2 ma. Card. Farnese - 1 lv. Ppto Cicogna ¹ - 1 fm. Pr. Gius. de Abondio ² - 1 fm. ¹ affitta Dn. Gio Andrea Leonardo. - ² affitta Leone Buzio speziale. Francesco de Mellono, console. VAPRIO Ppto Cicogna ¹ - 1 fm. + 1 lv. Ppto Sr. Cav. Cicogna - 1 fm. + 1 lv. Sr. Ludovico Zaffera - 1 lv. Sr. Marco Torniello ––– ––– aff. Antonio de Palladino - 1 fm. + 1 lv. Card. Farnese - 1 lv. ¹ affitta Dn. Gio Andrea Leonardo. Martino de Nibia, Galvaneus de Galvaneis, consoli. TORNACO Rv. Sr. Batt. Casella - 1 lv. – – – - 1 lv. Card. Aless. Farnese - 1 lv. Rv. Sr. G. Batt. d. Porta ab. No. can. -2 lv. – – – - 2 lv. Rv. Gio Batta della Porta can. - 1 lv. Rv. Gio Batta della Porta can. Gregorio della Porta Totali S. MARIA ANN. ½ cura S. MARIA ANN. ½ cura Cft. di S. Giovanni MM. di S. Bartolomeo di Momo S. Maria di Castelletto di Momo 13.12 6 5.12 2 - 64 52.12 6.12 5 - 492.12 128 142.12 12 96 114 492.12 128 142.12 12 96 114 Pr. Gerol. da Nibbia - 1 lv. Pr. Franc. d. Porta vicecur° – – – - 1 lv. ––– Pr. Battista da Ghemio 510.12 193 22.12 4 132 38 66 33 22 510.12 193 22.12 4 132 38 66 33 22 Rv. G. P. Pozzo (Mi) Rv. Pr. P. Bolognino Rv. Giacomo da Castelletto - 1 lv. Sr. Gio Bern° Caccia ––– Rv. Gio Giac. del Vallana Mgr. Borromeo ––– Rv. G. A. Boniperto (poss. Dn. Fr. Bonip° di Var.) Lanfranco di Garbagna, Bartolomeo de Oberto, sindaci. VARALLO POMBIA S. VINCENZO (cura) Congreg. di S. Vincenzo Ch. di S. Vincenzo Elm./Confraternita Cp. di S. Rocco Ab. di S. Graziano di Arona Vescovato di Novara (mensa) Ppt. di S. Vincenzo Badono de Inzignollo, console. Totali 405. 8 149.20 22.12 4 109 25 62 19 14 14 4 2 8 36 26 4 6 - 93 aratorio VERGANO prato non irr. prato Totali 68.13 27 15.13 23 - Totali 87 - 119 S. PIETRO 84 - Ch. di S. Maurizio Cp. di S. Giovanni / Ospedale 3 - - S. MARIA Disciplini / Cp. di S. Maria Ch. di S. Grato VERUNO vigna 99.12 32.12 20 43 64 23 14 27 brugh. selva / bosco orto incolto - - - 87 .12 37 .12 24 26 - - - 3.12 94 - - - 3.12 25 - - - - - totale dati ufficiali 316.13 120 73.13 123 316.13 120 ––– 73.13 – – – 123 Sr. Gio Fr. Torniello 12 221.12 221.12 3 184.12 184.12 7 2 35 2 35 2 6 361. 8 677.18 4 773. 2 513 182.12 133.12 54 5 11.12 11 6 523.16 677.18 4 773. 2 498 344.20 133.12 54 20 11.12 11 cur° A. Visconti (Paruzzaro) vicecur° Pr. Andrea de Badis Rv. Ppto Cicogna (S. Simone) - 1 lv. ––– Marco de Marcheto, Gio Giacomo Testa, Domenico Jorio Gazino, consoli analfabeti; per loro Giovanni Scarla not. novar. VESPOLATE Totali S. GIOV. BATTISTA e S. ANTONIO Mensa Episcopale Ab. di S. Lorenzo di Novara S. Maria Maggiore Mn. di S. Giov. fuori Novara Ppt. di S. Simone di Novara S. Maurizio di Terdobbiate Disciplinati dell’Annunziata S. Damiano 5 249.11 618.21 3 801.14 489 161 97.12 54 5 11.12 11 - 541.21 47. 9 470.12 24 - 539 11.12 476.12 15 36 - - - 31 24.12 6.12 - - ¹ affitta Dn. Gio Andrea Leonardo da Terdobbiate. Cristoforo Merlo, Marchino Gazoto, consoli; Alfonso Ravizzone, caneparo. VICOLUNGO Totali S. GIORGIO 1 525.12 98.12 168.16 13 Rv. G. Antonio Giarda - 1 ma. – – – - 7 ma. Card. Farnese - 2 ma. canonici - 2 fm. + 2 lv. – – – - 1 fm. + 1lv. Ppto Cicogna - 2 ma. Ppto Cicogna ¹ - 1 fm. ––– Mr. Gio Franc. Millio - 1 lv. 239 11 - 166 74 98 .12 34 .12 36 - 76.20 12 Can. di S. Gaudenzio di Novara - - 100 - - - - - Can. di S. Gaudenzio di Novara Can. di S. Colombano di Biandrate Can. di S. Colombano di Biandrate Can. di S. Colombano di Biandrate Can. di S. Colombano di Biandrate Can. di S. Colombano di Biandrate Ch. di S. Paolo in S. Giorgio Ch. di S. Giov. in S. M. della Plebe Ppt. di S. Colombano in Biandrate Prt. di S. Giacomo Ch. di S. Bartolomeo in S. M. della Plebe Fabbrica di S. Antonio di Casaleggio S. Pietro di Landiona S. MARTINO (cura minore) S. Maria in S. Martino Carità /Ospedale di Biandrate Carità /S. Michele di Novara Cft. di S. Spirito S. Francesco Ch. di S. Biagio in S. Giorgio 20 63.12 73.12 26 88 21.12 78.12 189.12 235.12 115.12 52 32 12 72 66 8 87 52.12 86 24. 4 9 3 37.12 13 11.12 4.12 12 15 3 32 5.12 36 2 6 20 1.12 2 - 25.12 2 12 4.12 2 22 - - 36 (risato) - - 3 4 8 8 .12 14 .12 6 23 100 5 3.20 36 20 - 2 310.12 243 52 130 79 26 116 57.12 95.12 198.12 313 173 52 32 12 102.12 80 8 12 146 52.12 115 2 466.12 243 Pr. Giacomino de Flammis da Sandigliano - 1 lv. ½ Giorgio Cattaneo + 172 ½ Stef. da Biella can. di S. Gaud. - 2 fm + 2 lv. 52 Batt. Foglietta can. S. Gaudenzio - 1 lv. 130 Rv. Sr. Franc. Rocca can. - 2 lv. 78.12 Gio Ant. Cattaneo can. - 1 lv. 26 Rv. Dn. Matteo Passardo di Pv. can. - 1 fm. 116 Rv. Giuseppe da Nibbia can. - 1 fm. + 1 lv. 57.12 Rv. Ant. Ricoto can. di Vicolungo - 1 lv. 95.12 Rv. Gerol. Gattopido da Buronzo 198.12 Rv. Ch. Damiano da Buronzo - 1 fm. + 1 lv. 313 Rv. Dn. G. B. Torniello Ppto - vari fm. + lv. 173 Rv. Dn. Amico Gritti Priore - 1 ma. 52 Rv. Dn. Ch. Amico Gritti can. - 1 ma. 32 Rv. Franc. d. Prior. (ministro) - 1 lv. 12 Rv. Franc. Favorito - 1 fm. + 1 lv. 97.12 Rv. G. Paolo Spaldo - 1 lv. 80 Rv. G. Maria Bazzetto da Buronzo ¹ - 1 fm. 8 Rv. Gio. Cattaneo amministratore - 1 lv. 12 Dn. Gasp. Nibbia amministratore ² - 1 fm. 173 governano i consoli - 1 fm. + 1 lv. 52.12 Pr. Antonino - 1 fm. + 1 lv. 115 Rv. Rob. Claro Vic. vesc. di Vc. - 2 fm. + 2 lv. 94 aratorio S. Sebastiano Fabbrica di S. M. Nova d. Grazie (Cp. di S. Giulio di Varallo) (S. Germano di Sillavengo) ... 8 40 - prato non irr. ... 11 12 prato vigna brugh. selva / bosco orto incolto totale ... 20 - ... - ... 24 - ... - ... - ... - ... 43 60 12 Totali Cp. di S. Maria in S. Silvestro S. SILVESTRO 122 110 12 - 109.12 66 - Rv. Gio Ant. Spaldo - 1 fm. + 1 lv. – – – - 1 fm. Rv. Annibale de Baldo - 1 lv. – – – - 1 fm. ¹ affitta Dn. Gio Angelo de Pellizzari. - ² affitta Giacomo Favorito. Gio Maria Belera,D. Enrico Gritti, Lanfranco Facino, Battista Avancino, consoli. VIGNARELLO dati ufficiali - 35 35 - - - - 26 100 100 - 100 58 42 - - 129 10 8 9 40 4 48 10 157 145 12 157 145 12 2 150. 5 300 90 94 142.12 20 16 35 240 50 455.12 169. 5 152 3 20 28 93 80 74 16 72 2 226. 5 376 90 94 142.12 20 16 35 240 50 455.12 169. 5 152 3 20 28 93 80 74 16 72 Rv. Dn. Ludovico Torniello - 3 lv. Rv. Teseo Torniello - 1 lv. Gio Antonio del Conte, console. VILLATA Totali Cp. di S. Bart° in S. Eusebio di Vercelli Congreg./S. Maria di Vercelli S. Eusebio di Vercelli beni patronali Cp. in S. Barbara S. Maria di Vercelli Cp. in S. Maria Cp. in S. Maria di Casalvolone PP. delle Grazie di Vercelli Ppt. di S. Martino di Vercelli S. Eusebio di Vercelli beni patronali Cpl. di S. Eusebio di Verc elli Cp. di S. Ippolito in Casalbeltrame Cp. di S. Agnese di Vercelli Cp. di S. Maria de Bellis in Palestro Cp. di S. Giacomo di Casalvolone Ch. di S. Caterina di Casalvolone Frati di Lenta Pievania di Casalvolone (S. Pietro) Cp. di S. Maria in Casalvolone Cp. di S. Maria in Casalvolone 1 123 82 64 60 81.12 20 16 17 60 352.12 106 96 20 16 45 50 16 48 519. 5 140 26 52 18 50 44 63. 5 8 80 24 14 153 10 80 46 14 3 - 26 - Sr. Giorgio Gianter. can. di Vercelli - 1 lv. Sr. Giorgio Gianter. (aff. dal Capitolo) - 1 lv. Sr. Giorgio Gianter. - 1 lv. Rv. Gio M. da Buronzo - 1 lv. Sr. Damiano da Buronzo - 1 lv. Sr. Damiano da Buronzo - 1 lv. Sr. Franc. Sormano milanese - 1 lv. ––– ––– Sr. Batta de Lignana can. Vercelli - 3 lv. Gio Giacomo da Robbio - 1 fm. in lite Rv. Bernardino di Vercelli curato - 1 lv. Rv. Bernard° de Goijs di Casalbeltrame - 1 lv. Gio Donato da Vimerc° Vic. Gen ¹ - 1 fm. Ch. G. Cesare della Porta - 2 lv. ––– Rv. Nob. Gio Angelo de Robano ² Prep. Carlo d. Porta can. Duomo - 1 lv. Aless. Taegio can. Duomo - 1 lv. ¹ affitta Gio M. de Faschino, che subaffitta. - ² gode Sr. Fabio della Motta. Barnaba Zanada, credenziere analfabeta; per lui Stefano Fassina ab. Novara ZOTTICO Carità di Novara Totali 492 - 132 - - - - - 624 (notificazione dell’a. 1544) 95 V. Un orientamento di valutazione riconducibile allo stesso Bergamino sembra a grandi linee rispondere allo scopo, come desumiano da una nota marginale con cui da altra mano è glossato il Summario de quanto s’è esseguito per l’impresa dell’estimo generale circa le misure dil stato de Milano [...] fatto per me Ludovico Bergamino Ces. Comm. Deputato [...] de commissione delli ill.mi e molto mag.ci ssri Vincenzio Falcuccio e Johanne Varahona Ces. segretari e prefetti al detto estimo. Dice la nota: «osservazioni molto importanti per conoscere la differenza che corre tra la qualità de fondi da Contado a Contado delle Città dello Stato per poter con equalità farne la stima per l’imposizione del carico». Presso il Cesareo Commissario Generale il giro d’orizzonte e la programmazione d’estimo si combinano cosi: «Il Milanese ha le parte di sotto de li naviglij che sono bone et se adaquano, pur gli sono beni eccl.ci assaj, così di sopra di essi navilij parte ancora che si può dir buona, ma non di tanta cavata et la maggior parte tristi. Però che in assai loci, et la più parte s’affittano a grano. Et si dano a massaro con grand.ma scorta. Et si fano gran spese circa lo ingrassare de terreni et vite; et per non raccogliersi feno, non se gli puono tenir bestiami da late et così cessa la grassa, et li soi affitti mai crescono come si fa nelli altri loci, et chel sia il vero si vede che in questi tempi de guerre, de tanti anni, le altre provincie, come il Lodesano Cremonese, et parte dil Pavese, maxime quello de le campagne, sono tutti augmentati li loro affitti, et quelli del Ducato de s.a non sono augmentati niente, anzi è cresciuta la spesa et la bontà de terreni in esse parti de sopra, si conosse dalli massari et fittabili che si vedeno tutti poveri né mai sono senza debito con il padrone o per bestiami che gli moreno, o altre cause che procedano dal puoco reddito et gran spesa de terreni. Et ancor che si dica che hanno delli ronchi che sono di grandissima cavata, bisogna anche intendere la spesa, però che si deve ordinare detti ronchi, costino ogni anno sotto sopra fra legnami et grassa più de uno scuto la pertica, et sel vino incontra, è vero ne faranno 4 . 5 . 6 brente la pertica più et meno, secondo che sono boni, et alora il vino vale sopr’il loco quaranta o cinquanta soldi la brenta, et dovendolo condur a Milano, costa oltra li datij, vinti soldi et più la brenta, et se incontrano uno anno, ne fallano tre, o per nebia, o brina, o tempesta. Li lor boschi, de qual ne hanno gran quantità, quali sono nel piano per la più parte, et si ne cava assai bene, ma quelli sono alli monti, quali non hanno propinqui fiumi o laghi, non se ne cava quasi niente, però che quasi mai se taliano solo propinquo alle terre per uso de habitanti. Le brughere, de quali esso milanese ne ha grande quantità, è vero che in molti loci al piano se godeno da far letami et pascolar il primo anno, dopo che è zapato via il brugo vechio da marzire. Però le danno sopra le possessioni alli massari per niente, et ancora che si trovino qualche vendite d’essa brughera, o locatione, saranno di qualche parte che comoda a qualchuno, che se altro la tolesse lo discomodaria, o che li serà nel megio de terreni lavorati et pensarà ridurli al medemo delli altri, però questo non può far pretio al resto, et come si accosta alle coline et monti, essa brughera è de niuno reddito né cavata, né si dà a massari sopra, né altro. La Gerraddada per la maggior parte è trista. Le vallate hanno puoche terre lavorate, et circa il lor reddito bisogna proceda da grande industria spesa et faticha et se ben si trova pretio eccessivo, procede da la puoca quantità, né bisogna attenderli; li suoi boschi sono de puoca utilità, dove non è laghi o fiumi. Il lagho maggior ha la fazada dreto detto lagho che si gode; il resto è di puoco reddito. Il Pavese ha le campagne tra Po et Ticino et le confine milanese, che sono assai bone, salvo una parte verso il Po, che sono molto legieri et sabieti li terreni. La Lumellina di qua da Gogna similmente è trista: legieri terreni et sabionizi et zerbi assai, de quali ancor si trovasse vendite de simil qualità, seranno per le cause dette nel Ducato. De le brughere non bisogna farli fondamento. Ultra detta Ogogna sono assai boni terreni et hanno delle aque vengono deverso il Novarese, dove molto si prevaleno circa terreni, et ultra li prati che sono boni, gli sono terre da grano bonissimi. Però gli sono ancora qualche parte ultra detta Ogogna che non sono ancora loro di molta cavata, sì perché non hanno aque, sì perché sono legieri. 96 L’ultra Po ha una parte che si dimanda la Rivera, qual è la strata romera, et sono terre in alcuni loci bone, ma per la più parte subiette alle inondationi si causano per il fiume Po, qual come cresse et in essa parte sono molti torrenti che vengono da monti et traversano detta parte, et il Po che li regorga a questo modo se inondano et se questo non fusse, seriano assai bone terre da grano; così una gran parte sono pascoli o prati suti et le possessioni non molto se affittano al parangone delle altre. Poi seguita la colina et monti, qual per la più parte sono monti de terra che abrusia como sente il caldo, et sono assai di peggior conditione che quelli che hanno il sasso, però che il sasso rende humidità a quella puoca terra si ritrova sopra, et così produce o herba o legnami, cosa che non fanno questi. Et certo si puono dir di pocha cavata sì de legnami como altro. Il Tortonese a la parte che lè in pianura di qua da Scrivia, è assai bona parte da grano, et como, oltra Scrivia, quella che si ciama “frascheda” e assai trista parte: puoche aque che si possono valer ordinariamente d’adaquar, perché sono aque de torrenti como è della Scrivia Stafora Gruo et simili, quali non la conducano continua che se ne possa valer. La parte montuosa è ancora lei assai trista et si vede manifestamente per li soi terreni avidati che non sono molto in ordine le vite de legnami; et dove sono pascoli o prati sutti in essi monti, presto per il caldo abrusano; et così li boschi non sono molto boni, né si ne valiono solo a uso de habitanti; et detti monti sono ancora loro di terra mista o ver sasso legiero sabionile che non prende humor, che perciò non produce et presto abrusia. Lo Alessandrino ancora lui ha la “frascheda” che non è molto bona, pur è meglior parte che la Tortonesa, et li soi terreni sono boni da grano; così le colline sono avidate assai bene; è vero glie nè ancora loro una parte de trista. Il Novarese ancora che sia la più parte piano, però ha de le parte che non producano niente, solo brugo e boschoni, delle qual parti essi non se ne valiono quasi niente, et ancora che de dette qualità se ne ritrovasse qualche vendita o locatione, serà per le raggione dette nel Ducato circa le brughere, alle qual cose non bisogna attender che saria troppo aggravio a quella città; ha bene in molte parti delli terreni avidati quali se ne cava assai bene et fano boniss.mo vino, et così ha boni terreni de grano. Et circa alli prati non è molto copioso de boni, anzi in molti loci sono fredi. Quella parte che è montuosa è di puoco reddito et ancor che siano aboscate non se ne cava niente solo per uso de habitationi. Il Viglevenascho è assai tristo territorio sì da grano como altro et puochi feni. Il Comascho ha una puoca parte de piano da la banda verso il Ducato, ma è puoca cosa, tutto il resto si può dir male perché sono monti destesi dreto al lago qual tira molto in longo,et le parti che sono dalla banda dritta dove batte il sole sono assai godibili de vide grani prati boschi et pascoli tanto quanto dura il reverso dil sole, et oltra detti monti et sopra essi sono delle terre habitate et sono honestamente fruttifere. Il Cremonese già s’è detto esser una parte di sopra che non è di tanto reddito come le altre parti et che da basso non si adaqua et che gli sono le parte che se inundano et se non fossero li arzini che si mantengono dreto al Po et Olio si inondaria la mitta de quelle parti, et di sotto però le terre sono bone da grano feno (dove si adaqua vino assiss.o). Et hanno altre diverse bone conditioni contrarie a quelle del Ducato, como è che non solo non danno scorta, ma il loro massaro in molti loci mette tutta la semenza et parte a mittà; vero è che il patrone gli fa batter lui, ma questo è niente alla importanza della semenza, et li conducano tutti li frutti alla Città sino alle legne. Il Lodesano simi1.te s’è detto che dreto Adda et Po ha alcune basse quale sono chiamate regone da paesani, però quelle si lavorino, sono assai bone terre da grano, temeno le pioggie et nebie et alle volte inondano, se adaqua la maggior parte et de l’aqua de la muza; et se non fosse la graveza de detta aqua et le tasse de cavalli, saria maggior cavata assai, però che si paga gran pretio all’aqua, et tutte le possessioni pagano tasse de cavalli ancora siano civili, et benché la paghi il massaro o ver fittabile non resta però che vuol tante meglior conditione da li patroni quanto importa la tassa, et questo si vede che nelli anni prossimi passati sonosi affittate de le possessioni con patto de pagar il patrone le graveze de la tassa de cavalli et sale quasi un terzo de più; et così la parte ultra Adda è detto esser molto differente, et si può dir la mittà, et così si serva nelle lor estimatione particulare. Per l’impresa dell’estimo generale sonosi proposti alcuni discorsi et regule con tre modi circa lo apretiar de terreni, quali seguono la forma de tutti gl’istromenti tolti de vendite et locationi, le quali vendite et locationi portariano grandi confusioni... Et però, a troncar tante difficoltà et confusione che può fare la diversità de pigliar tutti gli anni li istrumenti [...] si puote venire a detto estimo, senza tante particolarità de istromenti [...] in questo modo: considerato li paesi di ciascuna Città et divisi secondo le parti che meritano di esser divise per farle più uniforme che sia possibile, et discorso le locationi et vendite solo delli anni 48 et 49 per non confonder tanto l’impresa apretiar dette parti di cadauna provincia in quello pretio che parerà più comune, arbitrando ancora in alcune parti o loci dove sarà necessario più et meno, sì come si vedarà, manifestamente rendendo le ragioni et cause perché et così non importarà il far pretio a una sol pertica di cadun comune, che è cosa longa, né che si apretiano tutti li comuni da per sé, che è il medesimo; 97 un sol pretio per cadauna qualità bastarà, et anche sarebbe forsi meglio a tutte le qualità insieme a tutta la detta parte che si presuponerà uniforme, atteso che detto pretio si farà de tutti li pretij o redditi di detti doj anni [...] Et così con questo modo si venerà presto alla espeditione di detto estimo, et per venir a detta espeditione se diranno particolarmente a cadauna Città le qualità delli loro siti et territorij, et così se dirà anche le qualità buone et le triste de suoi terreni, avanti se gli mettino li soi pretij (omesso “et poi se dirà la differentia de una Città a l’altra”). P° diremo del territorio milanese che merita esser diviso in molte parti per le sue qualità de siti; qual se deviderà in questi modi: una parte serà li corpi santi, l’altra da li doij navilij in giù sequendo le confine d’Ada, lodegiano et pavese, et si pigliarano le plebe sono in detta parte, ancor che pigliasse qualche comune de sopra a detti navilij. Presuponendo che questa parte possi passar quasi come uniforme, ancor che gli sia qualche differenza da comune a comune, però per le ragioni dette, nel far il pretio, non molto importa che gli saranno de tutti li pretij. Qual Plebe sono le infr.e: Rosate Binasco, Locate, S.to Giuliano, S.to [...], Mezate, Segrate, Deffara, Gorgonzola, Cornaliano Gerradada da per sé. Il Seprio, Martesana et monte de Brianza: cadauna da per sé, et forsi serà bene metter le plebe da per sé, che questo non molto importa. La Lumelina in due; cioè di qua d’agogna et di là l’ultra Po in due; cioè la rivera, qual’è piana con parte del principio de la colina, et un’altra parte ne li monti. Il Vigevanasco si farà in due parti, cioè: una la città, l’altra al contado. Il Novarese, ultra che partecipa ancora lui de monti verso il Ducato et Rivera d’Orta et Valsesia, non è uniforme; però se deviderà a strate o squadre: da la de Milano a quella de Romagnano a quella de Vercelli, da quella de Vercelli a quella de Milano, et li corpi santi con pretio per sé. Il Tortonese è ancor lui parte piano et parte montuoso. Però se dividerà in piano in una, et monti un’altra eccetto li corpi santi da per sé. Et essendo separato quello de la Città dal contado, se metterà il lor pretio da per sé. L’Alessandrino se puotrà ancor lui divider in due parti, cioè: la Città con li corpi santi et il contado con le terre diverse. Il Comasco in quattro parti: una, li corpi santi et vicinanze l’altra, le plebe, l’altra, li lacuali l’altra, le due plebe». Le vallate et lago maggior et rivera de Lecco: cadauna da per sé. Il Lodesano è uniforme da qua d’ada, ancor che gli siano qualche basse dreto adda et Po. Però si potrà far solo in due parte, ultra li corpi santi: una de qua, l’altra ultra adda, per esser molto differente de valor et pretio. Il Cremonese simil.te si può dir uniforme ancor che habbi una puocca parte de sopra che non è di tanta cavata come le altre, et che le parte da sotto non si adaquano. Però ha bonissime terre da grano et avidate assai; et così ha le terre fora de arzini subiete alla inondatione di Po et Olio. Però queste qualità si puotranno haver in consideratione et farne un sol corpo, ecceto li corpi santi, che le vendite de tal parti et qualità de li arzini inflaranno al pretio. Il Pavese è molto differente tra sé; si puotrà fare una parte le campagne verso Milano tra Po et Ticino, eccetto li corpi santi, ancor che gli ne sia una parte verso il Po qual non ha paragone de le altre. 98 VI. Nella tavola seguente sta evidenziato con quale procedimento negli uffici dell’estimo vennero assemblate le tante dizioni adottate dai misuratori camerali del 1551 impegnati a somministrare al Fisco chiare indicazioni di resa agricola. Fu questo l’inevitabile presupposto per una politica orientata a perequare fiscalmente le Province dello Stato; ma altrettanto inevitabile si rivelò un graduale sfoltimento di “voci”, onde omogeneizzare ed unificare, data la necessità di raggiungere codici per l’indicizzazione fiscale. Senonché il tecnicismo ragionieristico di siffatta omologazione venne ad accrescere, ad ogni passaggio, l’arbitrarietà delle valutazioni, con segno opposto a quel per aes et libram già affermato nelle premesse. Nella tavola l’accorpamento delle colture, ritenute similari in funzione del loro valore fiscale, può essere seguito attraverso le indicazioni numeriche esponenziali apposte, che richiamano – col corsivo, col corpo tondo e con il simbolo C1, C2, ecc. – rispettivamente le analoghe numerazioni (progressive) inserite da p. 55 a p. 63 per le colture elencate nei tre raggruppamenti: le 4 squadre inferiori, le 4 superiori, i Corpi Santi. 99 aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa Sumario delli antedetti quatro squadre novarese de sopra senza li Corpi Santi e le loro qualità [1ª colonna] Sumario delle antedette quatro sq.re novarese de sotto senza li Corpi Santi e le loro qualità [2ª colonna] Corpi Santi di Novara de tutte le squadre computato la cittadella e le loro qualità [3ª colonna] 4 squadre di sopra aratorio adaquatore al basso dreto alla Gogna in colina in costa et monte inculto inc. al basso inc. boscato inc. bo. forte da taglio inc. bo. dolce da taglio pascolino inc. bo. diverso da taglio inc. bo. brugherato pascolo che si sega inc. brugherato inc. co’ felesi et genestri inc. co’ fel. et gen. boscato inc. co’ fel. et gel. brugherato inc. parte felesato e genestrato inc. genestrato inc. co’ felesi et spini inc. co’ roncoli inc. in costa moronato inculto pascolino che si sega avidato basso basso spesso che si abraza che si abr. in colina et costa distante trabuchi due duplicato a modo di ronco filagnato spesso fil. spesso dist. trabuchi due novello spesso sp. novello sp. in colina costa et monte in colina et costa in costa al basso adaquatorio 369 222.23. 9 655. 1.11 3 578.12. 6 198. 9. 8 1 786.12. 3 2 418.18.11 185. 3. 6 337.13. 4 223. 2. 9 66. 5. 6 44.15. 4 804. 1. 1 16 085. 2. 2 10 093.16 2 834.10. 7 80. 2.10 196. 3. 7 10. 0. 4 507. 3. 6 25 172.17. 9 3. 9. 3 1 504. 8 8 943. 0. 2 2 481. 9. 8 619.10. 6 760.16 6.17 7 263.20.10 19.21 3 682.16. 8 1 442.19. 9 9.13. 9 79. 1. 3 1 7 2+3 4 5+6 8 9 18 20 + 21 17 + 19 13 11 + 12 14 + ½15 + ½24 ½15 ½24 10 16 23 22 26 31 34 39 29 + 41 32 49 47 33 35 36 + 37 + 38 28 + 30 + 40 27 48 4 squadre di sotto 183 484. 8. 208. 3. 230. 8. 711.15. 10 330.16. 9 257. 5. 2 575. 0. 1 034.12. 6.23. 6 645.16. - 6 4 1 2 6 5 2 6 3 + ½4 3 + ½4 8 6 6 10 4 6 2 8 7 9 Corpi Santi 29 564.21. 3 24.13. 6 2 334. 4 15. 9 36. 5. 1 125 2 602.17.10 19.19 20. 2. 2 1 054. 8. 4 377.18. 7 1 721.23. 6 637.23. 2 8.10. 6 - C1 C2 C3 C5 C4 C8 C14 C10 C11 C12 C13 + C15 C16 + C17 C9 100 4 squadre di sopra inculto inc. che si abraza inc. che si abraza in costa inc. felesato genestrato inc. in costa arzeno pascolino boschina dolce al basso da taglio bosco in isola in val de Tecino dreto la Gogna diverso div. da taglio div. da t. al basso div. da t. dreto la Gogna div. da t. in isola div. da t. in costa div. da t. et cima dolce d. in val d. dreto al Tecino d. da taglio in isola d. da taglio in costa d. da t. dreto la Gogna d. da t. in val dreto al Tecino d. da t. et cia dreto Gogna e Tredobio d. da t. et cima forte al basso f. da taglio et cima f. da t. et c. in colina costa et monte f. da t. in val dreto al Tecino baragia solcata pascolina boscata forte da t. pascolina brughera boscata bo. al basso bo. dreto al Tecino bo. in costa et colina bo. diversa da taglio bo. div. in costa et monte bo. forte da taglio in costa et monte pascolina boscata dolce da taglio pascolina pa. in val pa. in colina et costa pa. genestrata et felesata prativa pr. in costa 286.17. 6 4.23 29.22. 6 17. 9. 3 39.14. 3 18. 2. 6 3 309. 9. 9 351.14. 6 53.23. 6 2 148. 7. 7 37 600.16. 6 1 687.23 196.10.11 87.14.10 2 462. 7.11 16 379.13. 6 5 742.18 68 938.20. 5 42 226.13. 2 1 490.18. 2 1 376.13. 5 18 795.22.11 16 112. 7. 7 506.16 682.18.10 5 242.16. 2 24 535.15. 9 60323.11 4 161.17.10 403.12. 8 38 659. 6. 6 4 889.10. 2 2 339. 2. 4 2 174. 1. 2 435.14. 7 210 4 squadre di sotto 42 43 44 46 45 25 65 + 74 71 70 72 + 73 + 76 68 + 69 66 64 63 67 + 75 60 + 61 + 62 52 53 + 54 55 + 56 + 57 + 58 59 50 + 86 + 90 51 + 101 + 102 + 113 78 110 ½122 99 + 111 + 112 + 121 99 + 100 + 117 + 119 + 124 116 115 120 + 123 94 95 96 + 97 92 + 93 107 104 8.10.10 11 6 2 302. 5. 830.23. 741. 8 4 427. 7. 940. 8. 650.20. 16 432.17. 2 849.12. 288.12 11 001. 0. - 12 1 2 6 7 9 1 8 13 14 21 18 20 19 15 + 16 + 17 25 27 1 26 Corpi Santi 12 . 9. 8 14. 6. 2 647.23 461.20. 1 2 012. 4 4 063.16. 5 - C18 C30 + C31 C28 + C29 C26 + C27 + C67 C24 + C25 19 + C20 + C21 101 4 squadre di sopra pr. boscata forte da taglio in costa pr. suta in costa pr. boscata forte da taglio pr. sutta che si sega solcata boscata sol. genestrata felesata pascolina sol. in costa al basso in costa et monte in costa et colina dreto al Tecino che si sega che si sega in colina et costa che si sega boscata forte da taglio genestrata felesata canevale caregio et padulo che si sega cavi de rogie inusitati et scoladori caregio boscato congierie de sassi gabedo gerra boscata diversa da taglio boscata forte da taglio costa boscata zerbata zerbata co’ felesi et genestre orti et siti inculti prato avidato brugherato liscoso sortumoso lisc. sortum. al basso lisc. sortum. in val lisc. sortum dreto la Gogna moronato scarpato suto s. avidato s. brugherato s. co’ gabe dreto al Tredobio liscoso s. con brugo in costa s. moronato s. al basso s.dreto al Tredobio e Gogna 167.16.10 520.20. 1 1 424.16.10 770.12. 2 2 081. 6. 5 3 191. 3. 4 1 288. 4 4 173. 6. 4 3 869.20. 9 146. 6. 6 682.18.10 2 228.19. 7 775.23. 6 29.19. 4 435. 3 112.13. 3 129.11. 6 117.18. 3 80.18 60.14 48. 8. 3 4 769.16. 3 28. 9. 1 76 007.13. 8 100. 4. 9 1 337.17 8 835. 1. 7 389. 1. 6 5.11. 3 29 386. 7. 4 5 524.11. 2 20. 9. 6 3.11. 3 2 924. 8. 2 205. 0. 9 109 106 108 105 + 107 88 90 87 79 82 80 + 81 ½122 83 84 + 85 114 91 125 + 126 + 127 ½128 ½128 129 132 + 133 + 134 130 + 131 135 136 137 142 158 144 + 146 147 143 148 + 157 159 161 149 152 + 153 + 160 150 + 151 4 squadre di sotto 68. 6. 7 148.17. 4 88.21. 2 48.20. 6 1 367.13. 4 23 204. 7.10 128. 3 199.14. 9 1 370.11. 4 17. 8. 5 8 456. 8. 3 141. 5. 7 - 22 28 23 + 24 29 30 31 33 36 40 34 37 + 39 38 Corpi Santi 167. 2.10 20. 2 31. 6 2321. 3 769.14 8 351. 4 288.19.10 46.21.10 4.19. 5 531. 2. 3 0.22. 3 4.10.10 - C32 C33 C34 C35 C36 C37 + C38 + C39 C40 C45 C41 C42 C44 102 4 squadre di sopra s. in val s. in costa et monte dreto alla Gogna dreto al Tecino in val al basso in costa et monte pascolo adaquatorio boscato bo. de spini bo. dreto alla Gogna et Tecino bo. dreto al Tredobio e Agogna bo. in costa bo. forte da taglio genestrato felesato brugherato brugh. et felesato brugh. in val brugh. in costa et monte co’ gabe genestrato et felesato co’ salegio et alevi dolci co’ salegio dreto al Tredobio moronato pascolo sortumoso in val spinoso co’ gabe al basso dreto alla Gogna in isola in val in costa in costa et monte dreto la Gogna padullo garbato et mortire ronco in costa in costa et monte ripa boscata risati inculti selva aratoria pascolina pascolina in costa prativa suta 23.15. 6 1 102.10. 6 159. 9 3 485.11. 9 172.16. 4 11 093.22. 9 140.22. 7 8 031. 7.11 138.19. 3 459. 3. 6 41.23. 2 15 604.20. 2 305.22 808.14. 9 31. 8 1 114.23. 7 4 878.22. 1 513.10. 9 376. 6.10 40. 9. 6 944. 5 1 438. 6. 6 20.21 3 722. 9. 1 2 354.10. 9 334. 9. 8 3 900. 9. 7 229. 5. 2 909.14. 5 198.23 167.20. 2 154 155 4 squadre di sotto 314.14. 160.20. 140 141 163 + 171 + 189 171 169 + 185 + 187 ½179 + 184 188 176 + 177 + 178 180 ½179 + 181 170 174 + 175 172 164 + 165 166 167 168 190 + 191 + 192 196 198 197 + 199 194 195 200 205 206 207 208 41 9 33 1 32 - 595.16. 139 + 138 + 145 2 - - 4 097.18 106.22. 5 768.19.10 783.16. 4 1 554.23. 4 226.16 719. 0.11 121. 0. 2 4.13. 8 1 718.20. 5 339.20. 9 - 42 43 + ½45 44 + ½45 + 46 48 + 49 47 50 51 52 + 53 55 56 Corpi Santi 309.13. 4 178.21. 9 739. 2. 6 238.11. 4 10.19.10 166.12. 8 299.11. 6 152.18. 9 10. 8. 9 176.13 157.16. 1 3.13. 4 4. 9 - C43 C46 C47 + 1/3C48 1/3C48 1/3C48 C51 C56 C52 + C53 C54 C55 C61 C59 103 4 squadre di sopra in colina costa et monte strata particulare sabia dreto alla Gogna quasi sterile dregto la Gogna terra inculta inc. detta baraggia inc. boscata felesata genestrata inc. boscata diversa da taglio inc. brugherata pascolina in costa inc. con frutti genestrata inc. felesata genestrata inc. fel genestrata boscata fragiata fragiata nuda liscosa sortumosa liscosa con gabe inc. boscata dolce da taglio al presente inculta pascolina al pres. inc. co’ genestre al pres. inc. pascol. boscata div. da t. inculta pascolina inc. pasc. bosc. di spini genes. dreto al Tredobio inc. pasc. che si sega zerbo boscato bo. diverso da taglio bo.dreto alla Gogna felesato genestrato moronato pascolino pasc. dreto alla Gogna pasc. co’ felesi al basso in costa dreto al Tredobio 3 668.21. 9 1 997. 9 929.20. 5 244.23 14. 1 31.11 40. 7. 6 4 325.18. 2 636.12. 1.11 42.21 4 756.17. 25.21. 32 8 4 201 + 202 + 203 + 204 210 215 + 216 217 + 219 229 221 223 222 + 224 + 25 + 226 + ½227 + 228 ½ 227 212 213 214 3 1 1 177. 4 7 800.21. 6 269. 5.11 1 466.17. 2 2 448. 2. 4 96. 5. 3 40.14 24.22 234. 7 998 770. 6. 7 230 + 231 218 220 77 + 156 + 162 + 232 + 236 + 237 + 241 + 243 ½244 + 246 242 + 245 ½239 + ½241 + ½244 238 + ½239 240 233 234 235 4 squadre di sotto 520.21. 3 25.15. 9 439.16. 3 371. 0. 2 2 086.13. 1 12 659.13.10 202. 1. 5 112.13. 1 1 076. 3. 5 112.13 307 335.12. 1 57 62 ½60 ½61 58 + ½60 + ½61 591 63 64 + ½66 ½67 65 + ½66 ½67 Corpi Santi 233. 1. 3 9. 9 32. 2. 6 15. 8. 52.20. 29. 7. 120. 8. 8.12. 107. 5. 9.17. 203.16. 108.18. 2.22 - 1 C62 C68 C65 6 2 5 9 5 3 2 3 C66 C69 + C70 C71 C72 + C74 C73 C73 59 378. 1. 6 104 Summarijssimo de Novara pert. tav. nov. 589 313.17 443.22 443.22 59 471.19 42 303. 5 39.12 39.12 35 642.12 399. 9 176 161.22 44 571. 7 88 067. 9 46 712.21 10 008.11 8 419. 9 68. 7 6 935.12 113 120. 9 17. 8 62 410.15 2 173. 3 23.16 37 077.13 407.10 10 473.16 1 236.15 4 584.18 334. 9 5 228. 8 5 319. 1 5 165.18 157.20 277.16 134.10 7 362.22 1 981.21 38.13 5 037.21 Aratorio Aratorio adaquatorio Aratorio tolto dall’adaquatore Aratorio inculto Avidato Avidato adaquatorio Avidato tolto dall’adaquatore Avidato spesso Avidatoinculto Bosco Bosco in costa Brughera Brughera boscata Brughera boscata in costa Brughera in costa et colina Canepale Orti et siti Prato Prato scarpato Prato sutto Prato sutto in costa Prato sutto in colina Pascolo e aratorio pascolino Pascolo in monte Pascolo boscato Pascolo boscato in monte Risati Risati incolti Ronco Selva Selva in costa Selva prativa suta Terra inculta Terra inculta aboscata Zerbo Zerbo boscato Zerbo in costa Sabia cavi paduli et strata pt. % 43,00 0,30 0,30 4,35 3,10 0,004 0,004 2,60 0,03 12,85 3,25 6,43 3,40 0,75 0,60 0,005 0,50 8,25 0,001 4,55 0,15 0,002 2,70 0,005 0,75 0,10 0,35 0,02 0,40 0,40 0,40 0,01 0,02 0,01 0,55 0,15 0,003 0,40 1 371 597.21 105 Redatto il gran riassunto di dizioni e di cifre, quale appare nel “summarijssimo”, si poteva dire raggiunta una prima tappa dell’irto iter burocratico; tappa, alla quale farà seguito la ancor più complessa operazione del “valimento”. Prodotto di raffinata meticolosità ragionieristica è ancor più la summa summarum della tavola successiva, corredata da pertiche - tavole - piedi once - punti - atomi. Mal s’accorda però – ripercorrendo a ritroso la serie dei calcoli – con le discordanze tra i vari totali, con le poco convincenti aggregazioni dei terreni scarsamente produttivi (ingerenze e pressioni da parte di proprietari civili ed ecclesiastici?) e tout-court declassati alla categoria fiscalmente esente dell’“incolto”, e – fiore all’occhiello – con l’omissione (per inavvertenza?) di ben pt. 1276 di selva, regolarmente misurata a suo tempo, in 3a squadra superiore. Novara co’ la Riviera d’Orta Aratorio Avidate Avidate spesse Ronchi Aratorie adaquatorie et Risati Al presente inculte Boschi Brughiera Congierie de sassi, gierre et sabia Inculte Orti et siti Prato Prato suto Pascoli et zerbi Padulli Selve Scolatori Strate particular pert. nov. 603 278. 88 529. 8 873. 6 148. 4 701. 55 509. 253 423. 191 838. 310. 4 343. 7 392. 152 971. 43 988. 80 191. 848. 40 906. 66. 3 124. tavole 8. 1. 11. 14. 23. 4. 7. 10. 20. 12. 16. 2. 17. 2. 8. 19. 5. pt. 1 545 545. 20. braccia 10. 10. 3. 7. 4. 4. 4. 10. 6. 11. 9. 10. 5. 1. 4. 11. 8. piedi 4. 1. 5. 1. 4. 4. 5. 7. 4. 3. 3. 7. 11. 2. 1. 11. 6. 10. punti 2. 10. 2. 1. 5. 3. 4. 9. 5. 6. 4. 6. 6. atomi 5. 9. 7. 10. 5. 8. 9. 10. 7. 5. aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa a 106 107 AGLI ALBORI DELLA BUROCRAZIA FISCALE IL CENSIMENTO DI CARLO V NELLA PROVINCIA DI NOVARA Seconda parte “Ciò fatto fu fabbricato il libro del valore” ad ogni Città, e Provintia i loro perticati, e prezzi à qualità per qualità distintamente con le differenze; che tra le Città, e loro Pievi, o Contado erano per detti Terreni o tra l’una Città e l’altra e l’un Comune et l’altro, et tra le Città del Stato con le Città forastiere, e loro qualità, et valore. Furono parimenti descritti nel detto Libro tutti li luoghi, Terre, e Marchesati del Dominio pretendenti di non dover contribuire con esso con la somma del loro perticato, et valore à qualità per qualità. Furono ancora descritti tutti i Beni ecclesiastici d’ogni Città e Provintia non à comune per comune, mà à Corpi Santi delle Città, et à Pievi, e Contadi con le qualità, e quantità, e prezzo di ciascuna qualità e valore del Secolare perticato...». Una disinvolta esposizione conclusiva di operazioni burocratiche alle quali appare affatto estraneo il greve intreccio di preconcetti remore e cautele da cui era giocoforza cavare infine il secco linguaggio delle “libbre d’estimo” . A tal riguardo, le fonti letterarie – a conti fatti – non sono ciarliere: «... altre diverse proposte [di calcolo] etiandio fatte sopra di ciò le quali per non essere di riglievo si tacciono...». Perciò in Tav. I – ripresi qui per brevità in una loro fase già avanzata – a titolo esemplificativo sono stati raccolti i conteggi relativi all’assetto agrario del territorio novarese. Se ne avrà piena ed agevole comprensione se la loro lettura verrà fatta tenendo presente quanto già esposto alle pp. 27-29 della Prima parte: “Il per aes et libram”tradotto in sistemi di calcolo. Assistita – o meglio – guardata a vista dai particolarismi inveterati e diffidenti delle Città, l’operazione di riordino entro la congerie di dati convogliati all’ufficio milanese dei censitori si è conclusa. È stato raggiunto un traguardo di indubbia importanza politica, a compimento – sia pure – di una tappa di avvicinamento alla fase esecutiva più defatigante del progetto “estimo generale dello Stato”. L’apparato contabile si predispone infatti all’avventuroso attraversamento di prolisse formulazioni di calcolo sino alla definizione di quote fiscali che, attagliate sull’entità patrimoniale dei Corpi dello Stato, per ciò stesso ne paleseranno cespiti e coefficienze, instaurando un’ufficialità fastidiosa ed irritante. L’inusitato congegno di contabilità si va strutturando gradatamente su stilemi ragionieristici ed apprezzabili artifici matematici, pregevoli anche in sede storica, e su strumentali suggerimenti di parte non altrettanto trasparenti per lo storico. Le interminabili tabelle numeriche raccolte nel Libro del valore, lumeggiate da rapide didascalie, scoraggianti nella loro apparente aridità, ma, per natura loro, ingualcibili e dunque testimoni di prima mano, ci introducono alla complessità dell’operazione d’estimo, assai meglio che non i resoconti ufficiali. Leggiamo infatti: «Ciò fatto fu fabricato il libro del valore, et in quello furono descritte tutte le Città e Provintie à squadra per squadra, et à Pieve per Pieve, dividendo le Città o Corpi Santi dai Contadi, e dalle Pievi, e furono ascritti aaaaaaaaaaaaaaaa 108 aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa La loro stesura si presenta ripartita in base ai tre procedimenti di calcolo, dei quali uno proposto da Pavia (I modo), uno poi adottato dalla Camera (III modo), l’ultimo (II modo) «accettato per Milano benché avesse prima accettato il terzo». Nelle tavole le colonne di numeri sono state qui riprodotte secondo il loro allineamento originale e ad intelligenza di quanti volessero indugiare sulle tabelle numeriche può servire il seguente schema: I modo 1a colonna: elenco delle “squadre” (= settori) del territorio novarese assegnate ai misuratori cesarei nell’anno 1551; nell’ordine: le 4 squadre inferiori (la “bassa”) raccolte per omogeneità morfologica in unico agglomerato comprensoriale, la 1a squadra superiore (lungo il Ticino), la 2a squadra superiore (percorsa dall’Agogna), la 3a squadra superiore (interessata dalla dorsale morenica), la 4a squadra superiore (lungo il fiume Sesia), Corpi Santi (= periferia della Città). 2a colonna: «poste d’una pertica per istrumento», ossia numero di strumenti di vendite agricole reperiti per gli anni 1548-49, relativi al settore a cui in tabella stanno affiancati escludendo però gli strumenti nei quali i prezzi di vendita risultano troppo alti o troppo bassi rispetto ad una valutazione ritenuta corrente per il terreno in oggetto (l’eccessivo). 3a colonna: «prezzo delle poste senza l’eccessivo», ossia il valor medio alla pertica (o per più atti la somma di detti valori) risultante dagli strumenti considerati, come detto sopra. 4a colonna: «poste d’una pertica per istrumento con l’eccessivo», ossia numero degli strumenti reperiti, nessuno escluso. 5a colonna: «prezzo delle poste con l’eccessivo», ossia secondo valor medio risultante – come s’è detto – da tutti gli strumenti. III modo 6a colonna: «poste dei Comuni», ossia numero (anziché degli strumenti) dei Comuni ai quali gli strumenti si riferiscono, scartati però quelli con l’eccessivo. 7a colonna: «prezzo d’una pertica del Comune senza l’eccessivo», ossia valor medio ponderato di una pertica (o, per più Comuni, la somma di detti valori) – ripetiamo – ottenuto moltiplicando il valor medio locale di una pertica per 1’1% della superficie che in quel dato Comune è occupata dalla coltura presa in considerazione. 8a colonna: «poste dei Comuni con l’eccessivo». 9a colonna: «prezzo d’una pertica del Comune con l’eccessivo». II modo 10a colonna: «poste dei Comuni» senza l’eccessivo (come nella 6a colonna). 11a colonna: «prezzo di una pertica de tutto il perticato senza l’eccessivo», ossia il valore ottenuto rapportando il valore totale delle vendite alla globalità delle pertiche vendute, esclusi i valori massimi e minimi. 12a colonna: «poste dei Comuni con l’eccessivo» (come nell’8a colonna). 13a colonna: «prezzo di una pertica de tutto il perticato con l’eccessivo». Poiché per ogni caso si tratta del «modo di far un solo pretio a cadauna qualità di ciascuna Città, senza dividere a squadra», vengono forniti i sei valori medi ponderati – diciamo – provinciali, ottenuti rapportando per ognuno dei tre modi (e nelle loro due versioni: senza/con l’eccessivo) i totali delle «poste» sia degli strumenti sia dei Comuni con le «poste» dei valori medi alla pertica. Una panoramica fatta di numeri Anche ammesso che non sia stato possibile agli agenti camerali reperire tutti gli strumenti di vendite occorse nel biennio 1548-49, le «poste» riportate nel Libro del valore – ripartite per coltura e per squadra – forniscono un sufficiente “spaccato” del Novarese: dai terreni collinari morenici, sciolti o argillosi, alle terre nere grevi e piatte della “bassa”, dal fragile confine del Sesia, delimitante verso la Savoia, alla linea di demarcazione col ducato milanese lungo il Ticino navigabile e traghettabile; un’area geografica dunque, che, in tempi calamitosi, ad occidente fa da avamposto nello scacchiere militaresco contro i transiti francesi, in periodo di stasi ad oriente è fatalmente aggredibile da forze mercantesche metropolitane. 109 Scorrendo i dati numerici di vendita segnalati nella tavola, si può notare quanto lungo il Sesia (4a squadra superiore) siano state frequenti le vendite di terreni coltivi di insicura proprietà e di compromessa resa agricola a causa di incombenti ostilità e di passaggi militari. Analogamente appaiono frequenti gli scambi di proprietà lungo il Ticino (1a squadra superiore): si fa incetta di terreni boschivi e di baragge scarsamente redditizie, capitalizzando a buon mercato. All’interno del Novarese c’è ristagno, specie per le terre incolte, per lo più comunali e gravate da pattuizioni centenarie di jus buscandi, stramandi... a favore delle comunità contadine. Ed ancora i dati numerici ci avvertono che l’impoverimento economico e l’indebitamento delle collettività rurali, provocato da dissesti politici e da stretta fiscale, non sono ancora così graffianti da costringerle alla svendita di tale loro patrimonio comune, come avverrà invece tra qualche decennio quando si prospetterà l’incetta di terre povere e restie alle colture tradizionali, per trasformarle in risaie. Selezionando i dati relativi alla coltura del riso, si nota la sua poca consistenza e non pronunciata quotazione: la resa agricola non è pienamente collaudata, né risulta per ora competitiva a fronte dei proventi “classici” dei grani, dei foraggi e del vino; il povero cibo delle classi meno abbienti rimane ancorato allo standard delle misture di miglio e segale, finché non saranno oscurate dalle candide farine di riso tanto simili al macinato di frumento. Perché il riso divenga piatto sovrano e la risaia “prevarichi”, apportando quella radicale trasformazione del panorama agricolo che tutt’ora ci caratterizza, occorre attendere che si propaghino con più evidenza quegli iniziali e contrastati sommovimenti contrattuali, già documentabili a metà secolo specie in ambito enfiteutico per lo più chiesastico, ove terricciole parafernali pro remedio animae sono devotamente approdate, a magro incremento di frammentate proprietà gestite dalla passiva quiete padronale del mondo ecclesiastico, improduttivamente dislocate – eccezion fatta per macroscopiche isolate possessioni religiose – con rese agricole condizionate sull’affidabilità del tenutario. Al riguardo, qualora ci si volesse soffermare sulla raccolta di dati numerici della Tav. II che descrive l’assetto agrario dei possedimenti religiosi, (estrapolati dai possedimenti ecclesiastici già descritti alle pp. 65-95 della Prima parte : 1551 - Misure dei beni ecclesiastici ripartiti per colture, squadre e corpi santi, rapportando, per singole colture tali dati a quelli relativi ai possedimenti “civili” (anch’essi pubblicati alle pp. 41-47 della Prima parte : Tav. B e Tav. C), è possibile evidenziarne le discrepanze: maggiore presenza negli “ecclesiastici” e minore nei “civili” di terreni genericamente improduttivi per natura loro o per incuria; alta percentuale di terreni coltivi (aratori, vigne, prati irrigui) e relativamente bassa percentuale di terreni a resa spontanea per i “civili”, inversamente per gli “ecclesiastici”; l’ancor più significativa compresenza di terre arabili e di aree prative, costantemente e saldamente attestate – queste ultime – nei possedimenti civili, quale contrassegno inconfondibile di sana economia aziendale sostenuta da animali da traino e da letamazioni periodiche; le stesse, irregolarmente presenti e scarsamente significative invece nei possedimenti ecclesiastici. Quindi – riprendendo il concetto sopra esposto, relativo al tenutario di beni ecclesiastici – l’affidabilità dell’enfiteuta non necessariamente realizza quella meliorandi causa delle investiture notarili, anche – semplicemente – a causa di uno scambio insufficiente tra sistema di lavoro e produttività tra contadino e terra. Tranne che – omnibus perpensis et rebus sic stantibus, soprattutto sotto il profilo contrattuale – il titolare tenti una cavata più sostanziosa di quanto non sia la “broppa” ed il “brugo”, la fascina e gli strami vegetali, da quel suo terreno “sortumoso e liscoso”, “baraggivo o gerbido”, magro e freddo, sorprendentemente capace di far germinare riso purché vi sia un bocchello con diritto di derivare le acque, appannaggio sacrosanto di una prebenda canonicale o prepositurale. È quanto s’intravede – e siamo appena al di là di metà secolo – a Cesto, dove subitamente i canonici del Duomo si scuotono al miraggio d’una prebenda resa più pingue e contestano i vincoli enfiteutici; a Casalino dove, con levatacce, cavalcate a briglia sciolta e piattonate, di buon mattino irrompono dalla vicina città contro i frodatori d’acqua i nobili compadroni delle rogge Crotta e Biraga. 110 In progressione è anche la permuta di terre: poderi civili che si adeguano a novità di rendimento accorpando contigue terre di chiesa, e – sull’altro versante – testimoniali di curati suffragate dall’onesto parere di prudenti uomini del luogo che, sì, nella permuta con l’altrui terreno (ubicato chissà dove) nulla s’è perso, che anzi... Ma presto si insedieranno nella Chiesa Gaudenziana i grossi nomi del Gotha milanese, giureconsulti-vescovi d’afflato tridentino, autorevoli normatori ed accorti amministratori nello spirituale e nel temporale; raggiunto anche il clero di più basso profilo, sapranno istillare i concetti di cura pastorale e di oculata tutela del patrimonio ecclesiastico. Nel loro insieme i dati dei Censitori per ora ci descrivono un paesaggio agrario novarese di “vecchia maniera”: una originale “sinopia” sul cui tracciato numerico lo scarto tra le quotazioni d’una stessa coltura, osservato scalarmente lungo le squadre, ci permette sia di ravvisare le variazioni di resa agricola connessa alla morfologia del terreno, sia di motivarci all’evidenza il variato coagulo di proprietari nobili ed ecclesiastici di maggior spicco suntuario e politico, detentori di buone terre e di prodotti ben quotati. È inevitabile che codeste Congreghe, araldicamente colorite, influenzino l’assetto amministrativo ed il ritmo economico delle comunità contadine... Contabilità enigmatica? Passando ad un commento diretto sui tre “modi” di calcolo (per altro già accennato alle già citate pp. 27-29 della Prima parte), proponiamo alcune considerazioni. Nelle tavole la contabilità d’ogni singola colonna si conclude su un valore medio ponderato dalla pertica “provinciale” in quanto desunto dall’insieme dei valori medi delle singole squadre. È stata così ottenuta per ogni coltura inclusa nel regime fiscale una serie di sei valori medi della pertica: valori non omogenei, con variazioni che – sia pure limitate a pochi denari – bastano per motivare possibili querimonie sul maggiore o minore aggravio contributivo imposto alla capacità produttiva di questa o di quella provincia dello Stato. È facile supporre che i Corpi dello Stato, forzatamente distolti da quella specie di privatizzazione fiscale vigente innanzi che si operasse il riordino generale dell’estimo – fatta di notificazioni, ratei mensuali ed “egualanze” compensative – smuovendosi dalla consueta cautela di mimetizzare il proprio avere di contro al disavanzo altrui, si stiano arrendendo al centralismo fiscale con politiche ancor più circospette: già chiara dimostrazione, gli “equipaggi” di delegati delle varie Città aggregatisi alle tante squadre di agrimensori onde avere una visione diretta ed un controllo reciproco sulle operazioni di misurazione di “pievi” e “squadre” negli anni 1549-51. Lo stanno a dimostrare anche codesti tre modi di contabilità, proposti ed accettati – ovviamente – a ragion veduta: ufficialmente a titolo di generale composizione tra esigenze fiscali e disponibilità contributiva; ma fino a che punto siffatti congegni di calcolo sono davvero asettiche architetture numeriche o non anche travestimenti geniali di “domestiche rivalità”? Basti osservare (Tav. I) in quali oscillazioni di valore d’estimo incorrano le colture novaresi a seconda del procedimento di calcolo applicato: mediamente più favorevole al fisco il primo conteggio proposto da Pavia, assai meno il secondo proposto da Milano, che – si noti – aveva già aderito al terzo modo proposto dalle Comunità e poi adottato dalla Camera (come si dirà) nel suo insieme più equilibrante. Né fa meraviglia che, a contabilità ultimata e redatto il Libro del valore, ancora non siano sopite le vertenze: le differenze di valore patrimoniale emerse al capitolo “prati” a giudizio delle Città, sono ingiustificate disparità, ed esorbitanze – afferma Como –; si impone dunque il riesame del sistema contabile applicato ai prati. Le polemiche sono fondate sul fatto che tale tipo di coltura oltre ad avere inequivocabile incidenza sul circuito produttivo a livello di foraggi e di letamazione, presenta un rendimento difficilmente classificabile perché condizionato da fattori variabili, quali la permeabilità del terreno, la presenza di acque freatiche o ristagnanti, i diritti d’acque vincolati a precise norme di erogazione (i prati “del lunedì” ... “della domenica”, con termini temporali dall’Avemaria serale al successivo sorgere del sole). 111 La tanta considerazione riservata ai prati è provata da clausole d’affittanza e da originali prescrizioni: falciature dal maggengo al “terzuolo”, sovesci (lo “scarpare” la cotica erbosa), letamazione (l’obbligo ai “bergamini”, se immessi nell’area prativa, di trattenervisi per tre giorni consecutivi, di modo che l’unghia fessa dei bovini ed il loro ciclo di defecazione apportino al terreno l’equivalenza fisico-chimica del foraggio fresco lì assimilato)... Quanto sia stato arduo fissare entro precisi parametri estimativi le colture prative è testimoniato direttamente dall’allestimento contabile: particolarmente i prati «sutti» creano difficoltà perché di tali terre è sfuggente la resa, spesso in tanti modi peggiorata dalla loro stessa ubicazione. È giocoforza perciò ricorrere a valori arbitrali, dal chiaro significato di raggiunta mediazione tra erario di Stato e patrimonio provinciale, prima ancora che tra fisco e proprietà privata. Mediante la serie di tavole qui proposte è possibile – volendo – verificare l’iter contabile, impostato (Tav. III) iniziando dai proventi sicuramente quantificabili perché derivati da prati irrigui («con aqua») e da prati normali. Col procedimento dei tre modi, già utilizzato per le altre colture, si ottengono su scala provinciale tante serie di valori medi ponderati della pertica quante sono le qualità di prato, sia singolarmente prese, sia “confuse” in due diverse combinazioni: “prato + prato con aqua”, questi due + “prati avidati”. Evidente la finalità di cautelarsi con ogni eventuale impostazione d’estimo a fronte di una vexata quaestio. Equivalente a detto sistema sta una seconda impostazione di dati (Tav. IV), che più esplicitamente presenta le serie dei valori medi della pertica non solo riferite ad un ambito provinciale, ma rese dettagliatamente per squadre e Corpi santi. Una breve annotazione ragionieristica apposta (nel documento originale) alla sola prima colonna del I modo chiarisce su quali riferimenti numerici (della Tav. III) sia stato condotto il calcolo: raggruppando per squadra le “poste” d’una stessa qualità, e moltiplicandole per il valore medio della pertica relativo a ciascuna “posta”. Con apposito conteggio vengono valutati i prati di qualità inferiore (Tav. V), classificati in base alla dettagliata terminologia mutuata dai misuratori cesarei: per ovviare alla discutibile resa – come già s’è detto – vengono assegnati valori arbitrati, frazioni del valore base dei “prati”. Con operazione conclusiva: si assegna a ciascun perticato delle varietà di prato esistenti in squadra la quantità d’estimo che è stata conteggiata in base al rispettivo valor medio di pertica, sia esso ricavato dagli strumenti di vendita, sia fissato per via arbitrale. La Tav. VI esemplifica per la 3a squadra superiore. Ma il risultato di codesta prima valutazione, o «primo pretio», non persuade sebbene ingegnosamente confezionato dai “ragionatti” di Stato. «Per rispetto del prezzo stabilito ai prati diversamente secondo la qualità a cui fu dato il prezzo arbitrato e non per virtù degli instrumenti di vendite, nacquero differenze fra l’una Città e l’altra...». E se ne comprendono i motivi: basti considerare che a causa dell’estimo arbitrale eccessivamente ribassato (1/4 o 1/16 del valore base) verrebbe a crearsi esagerato divario tra l’imponibile assegnato ad una provincia favorita da praterie di buona qualità e quello spettante alla provincia funestata da sovrabbondanza di prati scadenti. Perciò «L’anno 1564 fu troncato e stabilito che dal Libro de prezzi si cavassero tutti li prati d’ogni sorte confusamente con le loro poste e prezzi che dall’istromenti delle vendite risultavano et sopra essi si facesse un novo prezzo e novo calcolo à tutte le Città Pievi e squadre [...]. Il che tutto fu eseguito et di ciò fu fatto un libro intitolato Libro de prezzi e de prati in diversi modi; et questo fu fatto per rispetto de beni secolari come degli ecclesiastici». Dalla legenda che introduce il nuovo procedimento di calcolo (riportato in Tav. VII), adottato «per poter far augmento se parirà alli prati sutti, over far nuovo calcolo sopra tutta la somma del perticato d’essi prati», ricaviamo che per ogni squadra si fece “confusione” tra i valori di prato e prato con aqua; tale somma o “pretio confuso” impiegata come valore base della pertica, poiché risultante dall’insieme delle due più pregiate qualità, comporta una rivalutazione totale fortemente accentuata. 112 Se ne può percepire il pesante impatto sulla realtà patrimoniale d’ogni Provincia, pur limitandoci al Novarese, raffrontando (Tavv. VII-VIII) l’andamento settoriale di squadre dei due livelli di quotazione d’estimo derivanti dal “primo pretio” e dal “pretio confuso”, e l’enorme discrepanza tra i due rispettivi totali provinciali. Ma in tal modo «le qualità dei Prati fuori che delli scarpati tutte rimasero uniformemente estimate et apprezzate»; uniformità che non appaga, considerando che «per virtù adonque del prezzo confuso dato a detti Prati s’aumentò il valore a ciascuna Città come siegue: Ducato di Milano cresce Cremona, suo Contado e Terre separate Pavia e suo Principato Lodi e suo Contado Novara e suo Contado Como e suo Contado con la Valinteuli Alessandria suo Contado e uniti Tortona e suo Contado Vigevano e il suo Contado libb. » » » » » » » » 2 806 561. 2. 9 1 553 723. 1. 1 1 059 411. 8. 5 206 594.18. 9 721 939.15.10 2 669 519. 6. 7 1 153 274.15. 1 350 950.17.10 146 261. 2. 2» Con salomonica misura si tenta allora una via mediana: «si come li [prati] sutti dove non è pretio se sono posti un quarto de l’adaquatorio, hora se gli agionge un altro quarto che viene essere la mittà dell’adaquatorio» di modo che il valore di tutti i tipi di prato arido raddoppi e l’augmento così ottenuto vada ad aggiungersi al “primo pretio”. Si ridurrebbe così il divario (come appare nella Tav. IX) e soprattutto potrebbe rientrare la recriminazione della Città di Como «per l’agravio che pretendeva havere ricevuto nell’apprezare à prezzo confuso tutte le qualità de prati». Detto per anticipazione: la fondatezza di tale querela verrà verificata personalmente dal senatore Filiodoni e dal commissario Bergamino, i quali faranno personalmente pressione sul duca di Sessa e sul Grancancelliere Varahona per un temperamento in favore di Como «quod ex dicta confusione resultabat non mediocre inconveniens respectu Civitatis Comi, cui propterea quod minima pars pratorum in planitie illius territorij reperiebantur, et longe major in montibus et quae non erant irrigua maximum erat dicta confusio allatura damnum et gravamen». Dopo anni di tergiversazioni «licet ill.mus Dux et Supremus Cancellarius Varahona cognoverint rem sic se habere, illis tamen visum fuit» riterranno – nonostante le ragioni addotte dalla parte lesa – di non dover deflettere dalle disposizioni nel frattempo emanate con l’ordinanza del 4 febbraio 1564, di indicizzare l’estimo dei prati sul valore del “prezzo confuso”. La Città di Como sarà autorevolmente garantita che si userà un opportuno criterio compensativo quando si tratterà di attribuirle la quota d’estimo mercimoniale: le verranno comunque detratti «scuti cinquecento di quota per ogni cento milla scudi di gravezza che s’imponesse sopra detto estimo, quali si dovessero adossare all’infrascritte Città e Provintie per la somma à caduna notata: a Milano e suo Ducato a Cremona Contado e Terre separate a Pavia e Principato a Lodi e Contado a Vigevano e Contado scudi » » » » 227.75 96.51 81.65 83.19 11.10» Gli uffici dei Censitori si stanno trasformando in un trafficato crocevia affollato da querelanti Agenti delle Città, tra relazioni peritali e controproposte, solleciti governativi e – non ultime – le sovrane istanze “perché sia fatta giustizia”. Protagonismo mercantesco Adoprandosi sui dati emersi dalla misura generale, si stanno progettando sistemi contabili plausibili onde raggiungere equilibrate valutazioni, come s’è detto, seguendo uno stressante scadenziario di “conferenze” tra delegazioni e Commissari, con fissazioni di termini utili sistematicamente prorogati o vanificati da ricorsi al Re. Ma il giro d’orizzonte va ampliato: si procede nel contempo su altre direttrici ancora, verso altri settori controversi, ad iniziare dal più spinoso e parallelo affare dell’estimo mercimoniale. 113 Momentaneamente messo in disparte dopo le prime gride del 1546 e ’47, onde procedere speditamente all’accertamento dei beni fondiari, ben presto, terminato lo spoglio dei dati di misurazione, si ripresenta al contenzioso tributario. In apparenza lo scontro sembra attenersi ai livelli di dissertazioni teoriche: i Magnifici Domini Mediolanenses sostengono che non esistono prescrizioni giuridiche per l’estimo mercimoniale (quod jus non dictet ut mercimonia aestimentur) e gli avvocati delle Città si interrogano se i beni mercimoniali debbano di diritto, alla pari dei beni immobili, incorrere in accertamenti fiscali. (an mercimonia de jure, quemadmodum bona immobilia, aestimari debeant) Eppure il gioco è pesante... perché entro gli usuali schematismi giuridici si agita una consapevolezza diversa, rivolta a formulazioni irrinunciabili di etica nuova mercantesca. C’è infatti un netto stacco tra i “fundamenta” con i quali le Città oppugnano le tergiversazioni di Milano di fronte all’estimo mercimoniale e le puntualizzanti repliche della classe mercantile. Lo si rileva dall’andamento delle conferenze tenute presso i Commissari dell’estimo nell’aprile 1553, con ripetuti incontri tra le parti. Gli agenti delle Province si rifanno agli stringati sillogismi della giurisprudenza corrente: tutto ciò che è mobile, di virtù propria o meno, deve sottostare ad estimo; siccome i beni commerciali possono considerarsi tali, dunque non si può presumere nessuna irnmunità fiscale per la mercatura. (quod mobilia ac se moventia in aestimum reduci debeant, atqui mercimonia inter mobilia numerari possunt; ergo...) Gli stessi prestatori di denaro, i foeneratores – il cui patrimonio è moneta trafficata, pecunia exercita – sono tenuti alle normative patrimoniali, agnoscere onera quae patrimonii sunt, ivi compreso l’aggravio della “collettazione”: ciò valga, a maggior ragione, per l’investimento capitalizzante del mercante. Anzi, proprio alla figura tipica del foenerator va collegato un altro riflesso giuridico relativo al patrimonio: i carichi fiscali infatti devono commisurarsi sull’entità del patrimonio sia esso accertato oppure passibile di accertamento fiscale – con riferimento a quelli che dando denaro a prestito dispongono di una finanza non valutata; ma se costoro esercitano in più province, vengono tassati alla pari di chi commercia. (Sive aestimatum, sive aestimabile, cum sint aliqui qui habent aes et non aestimum, ut illi qui foenus exercent; qui si tenent tapetum in diversis provinciis, collectantur, prout in loco negotiantur, et sic pro modo negotiationis) Analoga è la posizione del mercante... E per smorzare qualsivoglia velleità ribalda di irreperibilità, sta la sentenza magistrale: che anche il denaro liquido dev’essere sottoposto ad estimo e tassazione, rapportata all’entità del prestito, con le procedure ufficialmente riservate ai beni privati patrimoniali. È provato dalle leggi e dalla giurisprudenza che ogni tenutario di beni mobili e di denaro liquido deve sottostare a fiscalità, nella misura in cui tali beni, per qualsivoglia iniziativa, abbiano fruttificato e non solo per l’ordinario sostentamento. (quod onus collectae supportari debet secundum quantitatem aestimi, et quod ad hunc effectum facultates cuiuslibet per publicos officiales circumspici debent [...] etiam pecunia numerata, quam quis non habet sed foeneravit... Legibus et auctoritatibus probatur quod feudatarius tenetur contribuere in subventionibus pro mobilibus et pecunia numerata, quando haec fructificant ex industria vel artificio, vel alia quaestu, cum huiusmodi deducantur in appretium et non solum pro ipsorum vitae substentatione) Il grandioso apparato delle decime personali – paragonabili alle tassazioni, e dunque probanti “nel temporale” – si sostiene sul commercio, sulla contrattazione e quindi sul guadagno. (ex mercimonio, ex negotiatione et sic ex lucro...) L’estimo risponde ad una funzione propria, equilibratrice, sia esso generale o particolare: funzione univoca, ordinata ad ottenere che l’imposta personale attinga con procedimento facile e perequativo alla capacità contributiva sia del reddito esiguo sia del più consistente; e reddito si ottiene anche dal denaro. (cum militet sive in aestimo generali quam particulari eadem et par ratio, cum finis aestimi ad hoc tendat ut onus collectarum, quod personis pro rebus imponitur facilius et aequalius pro modo facultatum uniuscuiusque; tam dives quam pauper iuxta vires patrimonii sui onus ferat [...] et onus collectarum respicit fructus [...] et lucrus quod fit ex pecunia habetur loco fructuum) 114 Le repliche di Milano, a nome dei mercanti, sono un vero prontuario calibrato, pragmatico, corporativo e “stramilanese”: non pare davvero che esistano provvidenze di legge che assegnino al censo le mercanzie e le mercature, tantomeno se lo scopo fosse all’insegna del favoritismo; questo solo elemento dovrebbe bastare a zittire le Città che contestano l’operato di Milano. Le motivazioni giuridiche addotte al riguardo non sono pertinenti. (Non videtur aliqua lege caveri quod merces caeteraeque negociationes in censum redigi debeant, maxime unius civitatis ad exonerationem alterius; hoc solo fundamento dici forte posset quod omnes Civitates huius dominij, quae contra Mediolanum exclamant, silere deberent [...] nec obstare videntur textus, qui in materia solent allegari...) Le cose mobiles et se moventes dei giureconsulti stanno ad indicare animali, servi e tutto ciò che s’aggiunge all’immobile quale parte accessoria, che ne amplia il valore, salva et remanente substantia dell’immobile stesso. Includere in unica categoria qualsivoglia specie di beni mobili equivarrebbe ad affermare che ogni oggetto mobile, perfino le suppellettili di casa, e le somme di denaro riposte dovrebbero subire un accertamento fiscale. (utique, omnia mobilia, et suppellectilia domus, ac pecuniae in archis existentes aestimari deberent) Ma ben al di là della dialettica del lucro, va la posta in gioco... Nelle seguenti confutazioni di parte milanese s’avverte una metanoia che investe strutture e cultura: concettualmente ben diverso, il sistema delle decime non ha la portanza imperativa dell’imposta, perché commisurato su tutto ciò che la provvidenza del buon Dio fa crescere; ed è un dovere consuetudinario, che risulterebbe inaudito – oltreché inesistente – trattandosi di tassazioni mercimoniali. (nec videtur obstare argumentum quod sit de decimis personalibus... cum diversa sit ratio. Nam decimae favorabiles sunt et debentur de omnibus rebus quae Dei providentia augentur; collectae vero sunt odiosae, et personas diversimode onerantes [...] decima de negotiatione, non jure scripto, sed de consuetudine debetur; quae consuetudo respectu mercimoniorum in collectis contraria videtur) Equiparare la mercatura ai moduli feudali... è parlare in terminis longe diversis; che il feudatario sia tenuto al contributo verso il padrone per i beni mobili che abbiano fruttificato ex industria, è pacifico perché ogni cosa – beni mobili e denaro – gli sono pervenuti per concessione, fatto giuridico questo inapplicabile a ciò che viene invece mercanteggiato. (et ratio est quia pecunia ipsa mobilia fuerunt in feudum data [...] at merces non presupponuntur feudales) È consuetudine inveterata, più estesa del canonico trentennio, notoria e non necessitante di prove, che i Milanesi non si sottopongano ad estimi mercimoniali; è loro diritto particolare emergente, ed è illusorio obiettare che finora non s’era dato il caso di estimo generale: perché, in tale caso, deve ancora più prevalere il criterio applicato dai Milanesi nel proprio estimo particolare. (nec obstat si dicatur non evenisse casum aestimi generalis, quia si id actum est in aestimo particulari Civitatis Mediolani inter ipsosmet Mediolanenses [...] tanto magis fieri debet in aestimo universali) Lucidissime le ragioni che tutelano il “particulare” mercantesco: in primo luogo mercanzie e mercatura per essenza si differenziano da ogni altra specie di beni mobili, perché condizionate da fluttuazioni di mercato, da esposizioni debitorie, forzatamente basate su industriosità ed affidabilità che per altro sono le inevitabili premesse per un profitto, sia pure costantemente oscillante tra rialzi e recessioni; ben dissimile è la resa di un armento o di un prestito in denaro. (primo, quia merces et mercaturae sunt naturae et rationis valde diversae et separatae ab aliis bonis mobilibus: nam merces nihil habent certi, ab aliena fide seu credito dependent, fortunae periculis naturaliter subiacent, per se et ex se non fructificant ut animalia et pecunia foeneris, sed alienantur et commutantur et in continuo motu sunt, et hominibus industria et fides tantum facit, et quotidie incrementum et decrementum recipiunt) E quale secunda urgens ratio: per sua peculiare “movenza”, la mercatura inevitabilmente si evidenzia di fronte al fisco riscotitore di pedaggi ad ogni attraversamento di ponti, fiumi, strade, porte: si può ben dire che le merci siano – sotto questo solo aspetto – più che sufficientemente tassate. (constat mercatores pro suis mercimoniis solvere Principi vectigalia pontium, fluminum, viarum, et portarum tam apportando quam exportando, ita ut dictae merces suis oneribus satis superque oneratae dicantur) Sottoporre le merci alla regola generale dell’estimo equivale dunque al contraddire la norma che in materia fiscale va evitata con cura qualsiasi duplicazione di imponibile. 115 (quod in materia onerum et collectarum diligenter animadvertendum est, ne quis pro eadem re duplici onere solutionum pergravetur) La categoria dei mercanti è considerata utile, anzi necessaria nelle Città che si rispettano. (Mercatores utiles sunt et necessarij in bonis Civitatibus) È istanza diffusa, recepita nelle glosse giuridiche che lo Stato esenti dagli obblighi patrimoniali coloro che si dedicano alla mercatura, perché in certo modo ne riceve incremento e perché la loro è una professione rischiosa. (dantes operam mercaturae, quia Reipublicae quodammodo inservire videntur et Civitatis utilitatem augere, et propter frequentia pericula, a muneribus etiam patrimonialibus excusantur...) Con marcata consapevolezza s’aggiunge: è sommamente ingiusto, assurdo che i frutti derivati da intraprendenza e da assiduità si traducano in vantaggio di sfaccendati, che si debba subire una tassazione a pro di quanti campano oziosi e pigri, privi d’ogni attitudine ed estranei ad ogni attività. (quarto: absurdum et periniquum videretur id, quod quis sua industria et diligenti labore comparavit in sui ipsius damnum et aliorum negligentium utilitatem ac commodum [debba essere tassato a favore di quanti] desides et ignavi, ocio torpentes, nullam artem exercent, nullaque industria vivunt) A questi accenti di pariniana impostazione, altri seguono, di realismo stramilanese: in quinto luogo, va preso in considerazione il fatto palese che la Città di Milano, capitale e metropoli del Ducato, attinge dalla categoria imprenditoriale e mercantesca prestigio ed opulenza che poi – lo si constata – rifluiscono su tutte le altre Città che non sono alla pari con Milano. (quinto: considerandum est quod Civitas Mediolani, quae est caput et Metropolis totius Ducatus, per tales artifices et mercatores conservatur augetur et bonificatur – ut est notorium – et eius utilitas ac opulentia velut a capite influit etiam in omnes alias Civitates inferiores – ut docet experientia) Un’inversione di tendenza, prevedibile a causa di aggravii fiscali, non potrebbe dunque non provocare un dissesto ben più ampio e deprecabile! Il mercante si presenta come fattore economico, connotato di una sua dinamicità: è l’uomo del “risico”; in lui si realizza – per così dire – un caratterizzante umanesimo imprenditoriale così descritto: i mercanti non detengono nulla di veramente proprio, perché si reggono – nelle loro iniziative – sulle pattuizioni, su operazioni creditizie, su denaro più altrui che proprio; in ciò ben dissimili dai possessori di beni mobili a pieno titolo, i quali senza pericolo alcuno né di vita né di credibilità possono esporre in piena luce il proprio avere; come potrebbe il mercante osare altrettanto, sia in pubblico sia in privato, senza incorrere nel pericolo che si attenti quanto meno al suo buon nome? (mercatores nihil habent quod vere suum dici possit, cum vivant ex industria, et ex fide, et ex credito, et frequentius plus sit in aere alieno quam in proprio... non ut caeteri possessores rerum mobilium vel etiam semoventium, qui certum et stabile dominium habent super eis, et eorum facultates facile omnibus sine periculo vitae et famae patere possunt... [Ed è qui introdotta una considerazione non peregrina – atteso l’aforisma del “nihil sub sole novi”–] Neque publice neque privatim expedit tales mercatorum rationes in publicum defferri et propalari, praesertim ob manifesto periculo vel nominis, vel insidiarum...) Un’ultima considerazione chiude le argomentazioni: come è possibile stabilire con equanimità un estimo delle merci unico e generale, data la loro eccessiva difformità di qualità, di quotazione, di scambio? Si è comunque alle battute iniziali tra contrapposti e concorrenti interessi economici e ceti sociali; si faranno in seguito ben più accese e marcate... Le difficili rilevazioni: beni ecclesiastici e beni rurali. Nel frattempo l’individuazione di beni patrimoniali viene perseguita, a base di gride (1552 dicembre 12, 1553 febbraio 1° – aprile 20 – maggio 8) in direzione dei beni ecclesiastici, stentatamente notificati... E ci si muove in un’altra direzione ancora: essa pure disseminata di ibridismi e di latitanze riottose. Ce ne viene offerta una “summa” da: «Instrucione et ordini quali debbe servare il Mag.co Signor Alessandro Grasso Commissario elletto per lo Illustrissimo et Eccellentissimo Signor Don Ferrando Gonzaga Capitano Generale et Luogotenente di Sua Maestà nello stato di Milano, alla reforma dell’estimo o Compartito Rurale del Novarese, con interventi delli Nobili deputati per la Mag.ca Città di Novara et suo Contado et del eggregio Commissario delle tasse di detta Città (27 marzo 1553)». 116 Detto Commissario Grasso deve: – Recarsi a risiedere a Novara; con i delegati Cittadini (sollecitandone eventualmente la designazione) attendere “con ogni studio et diligenza” sino alla fine, all’operazione. – Mediante grida precisare che “qualonche consule, Comune et homini nobili, separati, conventionati, Terre diverse et separate, etiam che pretendessero essentione e privilegio, et de non esser tenute entrare nel presente compartito, comprendendo ancora le terre novarese assignate a Vigevano et ogn’altra sorte di persone obbligate al pagamento delle tasse de cavalli debbano: – aver produtto et notificato tutte le terre, Teste, et ogni altra cosa obligata al carico delle tasse de cavalli che si trovano haver et posseder in novarese et nel suo comune – col nome et cognome di esse teste, a pezza per pezza, per giusta misura, col sito et coherentie, et nomi de possessori: – a) iniziando da quelle terre che pagano tasse che sono nel suo territorio et giurisdizione et che pagano nel proprio comune, – b) a seguire quelle che sono fuori del suo territorio ma che pagano tasse col suo comune, – c) quelle che pagano tasse, possedute hora da Cittadini, – d) le terre civili comperate et possedute da contadini, – e) tutte le terre livellarie de qualonche sorta, possedute da persone rurali, – f) tutti li beni posseduti da ecclesiastici, rurali, a nome proprio et non della chiesa, – g) ogni sorte de beni obbligati a tasse etiam conventionati, posseduti tanto da Cittadini quanto da rurali et forastieri – salvo però che qualcune di esse terre le quali pretendessero per qualche degne ragioni di non dover intrare nel presente compartito o almanco sotto la forma del resto del Contado (per le quali si vedrà); – il tutto distintamente e con giuramento sotto pena di ammisione di detti beni, – da consegnare ai consoli e deputati delle Terre ove abitano o hanno beni obbligati, i quali gireranno al Grasso, perché spedisca a Milano entro 8 giorni; – con i nomi ed età di ogni familiare. L’operazione intende «levare l’inegualità et prevedere a molti disordini nati nella impresa delle tasse nel Novarese per le antiquità dell’estimo di quella», non esclusa «la indemnità della Cesarea Camera et de sudditi», a a a a a a a a come anche per compiacere alla Città di Novara e ad alcune Terre del Contado che ne hanno fatto apposita richiesta. Ci si potrebbe chiedere quale, tra i tanti interessi convergenti, finirà per prevalere... Un allegato alle Istruzioni contiene alcuni chiarimenti in risposta agli Oratori ed Agenti novaresi: – il Contado, se lo richiede, può essere presente a tutta l’operazione con due suoi delegati; – per salari e spese, si potranno riscuotere “a modo di provvigione” 20 soldi (e non i 30 soldi richiesti dalla Città) per ogni cavallo di tassa; si potrà erogare l’1% sul valore dei trapassi d’estimo dal rurale al civile e viceversa; come pure si potranno far pagare 2 soldi alla pertica alle terre lavorative, ai prati ed ai ronchi, 6 denari per tutte le altre terre di qualsivoglia qualità, limitatamente ai trasporti dal rurale al civile; – i lavori di riforma saranno contenuti entro 6 mesi, decorsi i quali, al Commissario sarà devoluto il nudo salario pattuito; – la Città ha fatto richiesta che detto salario sia «honesto, avuto riguardo alla povertà d’essa Città et Contado et alli carichi excessivi qual si paga più d’ogni altra parte del Stato»; vi si risponde che sarà conforme a quanto s’è fatto per Pavia e Cremona, ricavandolo dalle imposte sulle pertiche e versandolo in due rate: 1/3 subito ed il rimanente al termine dell’impresa. Ciò che si vuole ottenere è il riordino dei ruoli d’imposta, mediante notificazione di ogni trapasso di proprietà di beni civili comprati da contadini o viceversa, dal tempo dell’ultimo estimo provinciale (del 1535); come pure mediante la notificazione «di tutte quelle Ville luoghi o cascine o possessioni fatte ex novo» o che si siano finora dichiarate esenti dal fisco. Onde evitare frodi, tra cui “contratti simulati di vendita a persona privilegiata”, si procede per sopralluoghi «e quivi mediante i giuramenti, visite, scontro de quinternetti et altre pubbliche et secrete indagazioni» si appurano i fatti; la pena comminata per le frodi di vendite fasulle è la confisca dei beni. Il quadro della contribuenza dovrebbe emergere chiaramente grazie alla norma che ognuno sia tassato nel luogo ove abita con la famiglia, sulla base degli averi posseduti nel luogo di residenza o altrove; tranne si tratti di braccianti, per i quali il recapito fiscale è il luogo di lavoro, con tassazione «per quelle teste che sono necessarie a lavorare quel terreno». 117 Ed ancora per maggior chiarezza di “compartito”, viene stabilito che i beni civili venduti a rurali “con patto di redenzione” debbano considerarsi “rurali”, anche se già riscattati ed ancora in possesso del contadino, e viceversa. Si terrà nota di quelle persone che, avendo la tassa del sale con le comunità, non potranno per ora trasferire le loro terre alla Città; dopo la nuova ripartizione si vedrà il da farsi, in considerazione della loro persona e della quantità di possedimenti. Chiariti o acquisiti tutti i casi, al Commissario Grasso è richiesto che si trasferisca «qui a Milano da noi con li libri, produtti, notificazioni et sumario del tutto [...] con li eletti ut supra vi restringerete insieme e farete il calculo et summa de tutte le teste, terre et altro che averete trovato; qual tutta summa, computate le terre assignate à Vigevano, parterete sopra cavalli 900 1/4, qual sono la tassa solita del Novarese, dando le due parti allo havere, et l’altra alle teste, secondo il solito. Poi assignerete à ciascuna terra et luogo del Novarese la sua rata parte de detti cavalli 900 1/4, computate le terre de Vigevano predette, con tutta quella più equalità et giustificazione che sarà possibile, havuto consideratione alla qualità, valuta, et intrata delle cose et non alla quantità, refferendo singula singulis et advertendo à tassar le teste de quatordeci anni in sù et de settanta in giù». Senonché la difficoltà maggiore sta altrove, come fanno intendere i due responsi rilasciati dal Magistrato Ordinario delle Entrate: richiesto dagli Agenti di Novara se il Contado possa ottenere compenso dalla Camera (con eventuale riduzione dei cavalli di tasso) per il trasferimento di terre rurali ad altra proprietà (per qualsivoglia titolo di vendita), risponde categoricamente: «a questo non si concede niente, perché sarebbe un costituire la Camera in peggiori condizioni dei Cittadini»; alla proposta «che le terre allibrate con li Cittadini» non siano in modo alcuno gravate fiscalmente dai rurali, dichiara che ciò va concesso, per ordine, decreti e giustizia... È quindi implicito: vendite (ed acquisti) vanno in direzione opposta all’appesantimento fiscale sul mondo economico rurale e civile, a seguito dell’ineguale coagulo di sinistri occorsi alle collettività urbana e contadina. E questa migrazione di terre s’avvera, sino a costituire un fenomeno abnorme, con conseguenti profonde dissociazioni economiche e scadimento di rapporti sociali, a tutti i livelli. Il Senato interviene dapprima con clausole limitanti la facoltà concessa «à cittadini così originarij, come ex privilegio et nobili, ancora che abitino fora della città, che puossino portare le sue terre rurali all’estimo della Città non obstante che li fusse alcuna consuetudine ò altra cosa in contrario [purché costoro] non siano in tassa di sale per la sua persona con alcun Commune». Successivamente con clausola più restrittiva, viene concesso il trasporto d’estimo al civile solo nel caso che non si sia abitato in campagna con la famiglia per la maggior parte dell’anno per un decennio intero, né che vi si sia esercitata professione alcuna dal tempo dell’ordinanza senatoriale. Città e contado nella necessità di sobbarcarsi alla men peggio al climaterico regime fiscale loro addossato, sono forzatamente costretti ad affrontarsi con protratte disordinate querele, conteggiandosi reciprocamente tutto ciò che abbia attinenza al reddito: appartenenze e spartizioni di beni stabili, incrementi colturali a deprezzamenti di valore capitale, assegnazioni o detrazioni fiscali... Il tutto – ripetiamo – nel contesto peggiorativo del particolarismo amministrativo e della provvisorietà. Una spinosa spartizione: i beni degli Interessati milanesi In tale vicenda di spartizioni, un capitolo è costituito dai beni posseduti nel Novarese dai forestieri milanesi, “interessati” – dunque – con la Città di Novara. Già con un primo atto ufficiale di distinta amministrazione tra Città e Contado i loro nomi sono stati registrati tra i contribuenti del libro catastale “civile” compilato nel 1548, nella sezione apposita, detta “parrocchia di S. Maiolo”. 118 Ne evidenzierà i nominativi il notaio Gio Pietro Tarabia, estraendoli dal suddetto libro catastale, su richiesta degli Agenti della Città, nel 1622: a a a eredi di Achille Visconti con estimo di lire Gerolamo Fagnano » c.te Gio Pietro Cicogna » mag.co Camillo Lampugnano » mag.co Ottavio e fr. Arcimboldo » Mgr. Filippo Maria Visconte » mag.co Alvisio Castiglione » ill. Gio Maria Visconte » eredi Gio Battista Visconte » c.te Vitaliano Visconte » ill. Gio Francesco Visconte » Gaspare Visconte » Gio Maria Castiglione » eredi Gio Francesco Visconte » Gio Battista e Paolo fr. Crivelli » Cesare Carcano » Gio Ferraro da Milano » Lancellotto Vistarino » Barbavara e consorti » eredi del cav. Schiner » 7.18 14.10 230.19 4.10 35 5 11.13. 3 0.10 29 9.16 5.10 5. 5 1. 5 1.16 6 5.10 6 7 54.10 519.15 I possedimenti dei signori Visconti (da Fontaneto) sono inseriti nel comprensorio di Suno Cressa Cavaglio Cavaglietto Bellinzago Agnellengo; prevalentemente costituiti da terreni arabili, con bassa percentuale di prato, scarsa presenza di vigna, acquistati nel loro insieme dai nobili feudatari Della Porta, De Berta, e dai nobili Cittadini Avogadro Piotti e Patrone; in affitto i due mulini di Cavaglio e Cavaglietto. I Lampugnani hanno i loro beni in Corte, a loro ceduti dai Caccia e dai Della Porta; il Fagnano si è insediato a Borgolavezzaro sugli ex possedimenti arabili dei Porzio, ed a Nicorvo; per gli Schiner non abbiamo indicazioni sulla quantità di terre possedute a Villanova e Cassolnovo, certo assai significative, considerato l’estimo a loro attribuito; il cavaliere Gio Pietro Cicogna ha la tenuta di Peltrengo che dà in affitto per lire 1237, a Sozzago possiede quattro grandi cascine per un totale di ben 488 moggia di campi, 99 mg. di prati, 17 mg. di vigna, più altre 160 moggia di terra alla cascina Miglietta, a Camerona, con aggiunte 70 moggia acquistate dai Nibbia e 57 moggia (di cui 45 a prato irriguo) dai Caccia; oltre a ciò, a Terdobbiate sono sue altre 61 moggia di terra coltivabile a vigna e campo; chiudono la serie 165 moggia a Borgolavezzaro prevalentemente ad aratorio ed alcune case, più le 134 moggia di terre di Tornaco. Comunque l’inserimento degli Interessati milanesi tra i possessori civili della Città è rivendicazione puramente simbolica, perché tra Milano e le Città di Novara Pavia Lodi e Como s’è accesa gran lite per l’appropriazione dei contributi fiscali di costoro. La loro posizione fiscale è ambigua: da un lato essi sono Cittadini originari di Milano e perciò, in base al decreto di Francesco Sforza del 1524, «furono levati dalle Città in gratia di Milano et torto alle Città» e registrati al libro catastale di Milano allora compilato; nel contempo essendo possessori di terre nel Novarese – fiscalizzate con la provincia novarese – dovrebbero essere soggetti a tributo fiscale con Novara. S’aggiunga che nel 1517 il Senato ha ripartito sussidi e spese straordinarie tra la Città ed il Contado novaresi, portando la quota mensuale della Città da 1/3 a 1/2 dell’esborso totale spettante alla Provincia. La città di Novara è stata pronta a riaggregare a sé tali beni considerandoli “civili”, a sgravio delle proprie contribuzioni, e ritenendo tale operazione di suo legittimo diritto si è ostinata a mantenere una propria registrazione catastale dei beni degli Interessati. Ora i cinque sindaci ed agenti del Contado Gio Bartolomeo Calcaterra, Gio Pietro Cavanea, Giacomo Rollino, Gio Battista Colombo, Pietro Scacioso ricorrono al Consiglio Segreto e, mediante quello, al Magistrato Straordinario milanese: essi contestano la decisione unilaterale della Città, non essendo dimostrabile – se non per presunzione – che gli Interessati abbiano contribuito con la Città nel pagamento delle imposte straordinarie dal 1517 al 1524; né si può documentare che il Senato nel 1517 all’atto di ripartire le imposte straordinarie tra Città e Contado, abbia inteso includere anche le possessioni dei Milanesi; come anche non è accertato che i beni di detti Interessati non siano anche rurali. 119 Dovremmo arguire che esista intelligenza tra le autorità locali del Vicemarchese e gli uffici competenti milanesi, dato che il Contado chiede al Governatore «che commetta questo negotio in la Città di Milano al suo Uditore o a chi gli piacerà, e non in Novara, stando, com’è notorio, chel Contado non ha né può havere advocati né procuratorij confidenti in quella Città et maxime contra cittadini». Le richieste avanzate contro la Città sono esplicite: o essa cede all’amministrazione del Contado la metà delle riscossioni già effettuate e da effettuarsi sui beni degli Interessati (in linea con le gravezze straordinarie che vanno ripartite a metà tra Città e suo Contado), o si accolla un’aggiunta di tassazione pari all’imponibile su detti beni, come fossero di nuovo acquisto, non potendosi provare che siano stati necessariamente “civili” e legati alla contribuzione fiscale della Città. Vale comunque la espressa mente di Sua Maestà, che ci si debba fondare sull’ubicazione delle possessioni: così rimane stabilita la naturale loro dipendenza dalla giurisdizione del Contado; ovvero – altro criterio determinante – se la Città vuole “catastrare” i beni stabili degli Interessati... ad accresciuto reddito consegue accrescimento di carico fiscale. Senonché l’Uditore Pomponio Cusano, perché richiesto dal Contado – logicamente – riesce “sospetto” alla Città, gelosa delle entrature milanesi fruite dagli agenti del Contado, forse anche messa in allarme dai sintomi di arrendevolezza con i quali il Magistrato Straordinario ha intimato la comparizione dei sindaci, i magnifici Gio Battista Caccia Piatti e Carlo Boniperti. Essa presenta ricorso al Governatore con toni enfatici e parole ficcanti: «la Città di Novara bersaglio di tutte le infelicità da ogni canto stimulata, hora si vedrà esser venuta al colmo delle sciagure, poyché anchora li suoi membri non manchano assiduamente et ingiustamente travagliarla! [...] lì sono il signor Vicemarchese, il signor Bernardo Melendes, il signor Podestà et altri officiali, quali sono fuori d’ogni sospitione et como appare per isperientia più abondano essi del contado de procuratori et advocati, che la città perché meglio li pagano...». Alle tesi del Contado la Città contrappone una recisa negativa: i beni degli Interessati sono “civili” e vanno estimati come tali; l’asserzione è suffragata dal comportamento del Commissario Alessandro Grasso, il rifacitore dell’estimo rurale, che ha trasportato al civile non pochi beni di Milanesi; oppure dal fatto che nel 1524 (a seguito dell’ordinanza di Morone con la quale i possidenti milanesi, senza eccezioni, hanno dovuto contribuire fiscalmente con Milano) non è stato ridotto il numero di cavalli di tasso assegnati al Contado. Già altra volta il senatore Falcuccio “ha imposto il silenzio” su analoga pretesa di codesto Contado novarese, che però ha sempre evitato di essere coinvolto nella lunga lite con cui la Città va patrocinando l’assegnazione alla Provincia delle terre dei Milanesi; è pure esclusivo merito della Città aver caldeggiato la sentenza di Don Ferrante del 1549 e la sua applicazione nel 1558, oltre alla messa in opera dell’estimo generale. Se la Città non può esibire documentazioni perentorie che comprovino l’appartenenza al civile dei beni stabili degli Interessati, «sa il contado che [i documenti] non si trovano per le guerre et sachegiamenti datti alla detta città dopo il detto 1517, per i quali non solo li detti cattastri ma anchora infinite altre scritture di molta importanza al universale et al particulare furno abbrugiate et disperse […] ma essa Città si contenta che summariamente senza lite le terre dil contado essibiscano li suoi cathastri antiqui, quali hanno anchor essibito avante il signor Alessandro Grasso e dimostrino se mai terre rurali furono acquistate dai milanesi o se mai gli interessati abbiano contribuito ai cavalli di tasso». Alle ragioni s’aggiungeranno i fatti: la Città riesce ad ottenere due sentenze favorevoli (16 dic. 1555 e 14 ott. 1563) per “collettare” i beni che gli Interessati possiedono nelle “5 Ville” di Nicorvo, Cassolnovo, Cassolvecchio, Gravellona e Villanova, nonostante esse siano state aggregate “per parte di Contado” a Vigevano, elevata a Città nel 1534 (e staccate dalla provincia di Novara l’anno precedente). Inutilmente il Contado replicherà che tali terre, per complessive 59 000 pertiche furono sempre esenti da imposte fiscali perché all’origine erano beni camerali, ex-patrimonio dei duchi – il che è provato dal fatto che nel 1513 il duca Massimiliano regalò Villanova e Cassolnovo al cardinale Schiner, ed i Tornielli comprarono essi pure dalla Camera tali beni – come anche furono esenti per privilegio i Barbavara, originari novaresi, successivamente divenuti padroni di Gravellona e cittadini milanesi; così pure gli Arconati padroni di Cassolo, semmai tenuti a pagare con Milano. 120 Come dunque può sostenere la Città che tali terre vadano acquisite direttamente al catasto cittadino? Una terra è civile o rurale a seconda della sua catastazione, e questa è riconoscibile dall’aver pagato col Contado o con la Città. E non può la Città far risultare che le 5 terre abbiano contribuito alla quota mensuale di Novara... Ha riacutizzato il problema “Interessati” l’insistente richiesta di Lodi – inoltrata nel 1556 a Filippo II – perché i Milanesi contribuiscano là dove hanno i loro beni fondiari in loco situs; per meglio smuovere le acque Lodi si dichiara disposta a dare le più ampie garanzie di rimborso alla tesoreria milanese, nell’eventualità che – ad estimo ultimato – la quota d’estimo assegnata a Milano, a causa dello scorporo di detti beni, risultasse eccessiva. Identica disponibilità dichiarano Cremona Pavia e Novara, il cui sindaco e procuratore si impegna, sui beni della Comunità, con atto notarile (1558) controfirmato dai Decurioni della Città in qualità di testimoni. Per ordine sovrano, il duca di Sessa, l’8 agosto 1558 renderà definitivamente vincolanti le disposizioni emanate già da Don Ferrante Gonzaga nel 1545, in base alle quali limitatamente ai carichi camerali, tutti i sudditi siano “catastati” nel luogo ove tengono i propri beni. Dalla pertica dell’agrimensore alla notifica del console: gli antidoti contro il “particulare” Ancora una volta tutto si è svolto secondo copione: per inappellabili e pressanti ragioni lo Stato ha accollato alle Province un totale di imprescindibile spesa. È giocoforza attivare il macchinoso procedimento di spartizione che commisuri le quote d’imposta alla capacità contributiva delle Province. Ma è anche il momento della rivalsa, quando cioè ogni ambiguità può figurare quale intenzionale negoziato. La perentorietà fiscale dello Stato viene infatti a trovarsi impegolata entro una corale ostruzione di eccezioni e dilazioni. Senonché motivazioni e dinieghi fatalmente vengono attinti da inveterate rivalità tra amministrazioni provinciali “dirimpettaie” (Novara, Alessandria, Vigevano, Tortona con patrimoni eminentemente fondiari) o da insorgenti acrimonie concorrenziali (le mercantilistiche Milano, Pavia, Como, Cremona e Lodi). L’assetto politico ne rimane fortemente disarticolato e, con inevitabile risonanza, provoca ulteriore più profonda esagitazione là dove è radicata quell’effettiva forza patrimoniale alla quale si richiamano le casse delle Province e a cui – mediatamente – s’abbevera l’erario. Come s’è fatto notare, anche la vertenza sui beni degli Interessati milanesi ci dice con quanta insofferenza nell’unico involucro amministrativo provinciale coesistano le due anime: di Contado e di Città, di classe cittadina “notabile” e di categoria “villana” contadina, querule entrambe contro lo Stato, fieramente avverse tra loro. A fronte di siffatta sequenza di reazioni, lo Stato sperimenta le procedure più accorte per scomporre e disattivare: premuto per anni alle frontiere da eserciti ostili, contestato sul fronte interno dai Corpi rivoltosi, è giunto a colorire di legittimità le incette di denaro promettendo giustizia fiscale: non mediante la proposta propalazione di beni “notificati”, bensì accordando e limitandosi alla richiesta “misura generale”. Operazione complessa che, preannunciata come “riforma d’estimo” nel 1543, si protrae per oltre un decennio «fino a quando per la guerra che allora [1555] bolliva, rimasero sospese tutte le cose agitate, eccetto le rubriche de prezzi, alle quali solamente si diede opera fino all’anno 1558», cioè fino all’estinguersi delle ostilità, preludente alla pace di Cateau-Cambrésis. Una prima grandezza, comunque, è stata definita: il resoconto generale del cespite patrimoniale rappresentato dai beni stabili può ormai far da argine alle diatribe tra Governo e Province. Con energica ripresa di negoziato, il duca di Sessa ne concentra la direzione nelle mani del senatore Vincenzo Falcucci, chiamato a sostituire il sen. Filiodoni deceduto il 20 agosto 1560, risolvendo in tal modo anche l’assenza del sen. Baldassarre Molina, a sua volta sostituto di Giovanni Varahona nominato gran cancelliere il 20 luglio dello stesso anno. Le disposizioni relative all’estimo, emanate dal nuovo governatore l’8 marzo 1560, determinano quale sistema di contabilità debba essere adottato e su quali ripartizioni si debba procedere. 121 Al fine di definire rapidamente l’operazione “estimo”, i Prefetti, omettendo l’accertamento sull’avere delle singole comunità, stabiliscano l’imponibile provinciale con le ripartizioni che riterranno opportune. Vengano estrapolate le misure dei beni ecclesiastici notificate dai consoli delle varie comunità all’“ufficio del perticato” in base all’ordinanza dell’anno 1558, trascurando le precedenti propalazioni inoltrate all’“ufficio dell’estimo”, essendosi constatata la loro imperfezione. (propterea quod ut celerius expediatur extimum praedictum ijdem Prefecti ommittant aestimare Bona cuiuslibet comunis de per se, sed extiment quaslibet Provintias eas etiam dividendo pro ut mererentur. Quodque Bona ecclesiastica dettrahantur iuxta notificationes factas per Consules Terrarum huius Dominij ad offitium Perticatus impositi de anno 1558, ommittendo alias notificationes factas in negotio dicti extimi, attento quod ex dictis prioribus proclamationibus compertum est innumerabiles oriri dupplicationes, et alios errores) Evidentemente rubricazioni e dati contabili, prodotti della ragioneria del Bergamino, cominciano ad assumere la portata di concrete dizioni, ad onta dei cavilli subito insorti ma ormai raggiungibili alla loro stessa origine, entro quel folto di proprietà “battenti bandiera ombra” perché favorite da inadeguata agrimensura, da imperfetti strumenti, potendosi altresì giovare di prestanomi, di volture truccate... Come prima misura viene sgombrato il campo da tutto ciò che non è perseguibile fiscalmente e quindi accantonando le proprietà lato sensu ecclesiastiche, delle quali è pervenuta notizia nell’unico modo ritenuto attendibile, come lascia intendere a chiare lettere la grida. Dopo di che, tenendo ben distinti i beni civili dai rurali, si dà mano all’accertamento di tutte le proprietà di beni stabiliti mediante dettagliate loro notificazioni. La ripetuta emanazione di gride, il 18 novembre e il 23 dicembre 1559, il 12 marzo e il 20 aprile 1560 ed ancora l’8 aprile 1561 sta a significare «tutte le vie et modi possibili per far che ognuno notificasse li loro terreni et pagasse l’importanza secundo la tassa...». Uguale necessità è avvertita dai Prefetti dell’estimo, a verifica dei dati raccolti dalla misurazione generale dello Stato, prima di dare avvio definitivo alla complessa opera di valutazione per le Province. L’espediente di notificazioni, suppletive alle carenze ed imperfezioni riscontrate nella misurazione dello Stato, è per altro insostituibile, considerando quale spesa comporterebbe un ricorso generalizzato alle tante équipes di agrimensori; per ammortizzare, sono già state imposte alle Province due tasse sul perticato, di 2 soldi alla pertica, e di 2 soldi per lira; ci si è però scontrati con l’inerzia e «l’ostinazione de molti», e nonostante le gravi sanzioni pecuniarie si continua a constatare che «molto sono differenti le notificazioni fatte dalle dette misure generali, sì per la somma come per la qualità, qual erano state permutate de buone in men buone per sutterfuger il pagamento». Il 18 novembre viene fissata con grida una ulteriore e definitiva proroga di 8 giorni perché vengano rese note le vere qualità e quantità di terre non ancora denunciate o permutate: si tenta di troncare le inadempienze minacciando di addossare ai renitenti le spese di verifica d’ufficio, oltre all’ammenda di 1/2 scudo per ogni pertica non denunciata. Ma una clausola aggiuntiva, che prevede la sospensione del provvedimento nel caso che i Comuni sopperiscano mediante uomini esperti, in grado di fornire ai misuratori le delucidazioni necessarie, basta per causare l’inconveniente di una generale dilazione di denuncia, in attesa che nelle varie località giungano le squadre dei tecnici... L’inverno nevoso e le feste natalizie possono però ben motivare una sospensione momentanea delle operazioni in corso; essa viene concordata con le ufficialità dello Stato, pur ribadendo con la grida del 23 dicembre che non saranno comunque giustificati coloro che «con malitia et ostinatione si ritroveranno non haver nottificato»: a loro l’ammenda di cui sopra. Chi invece risulterà possedere un 6% in più di quanto ha denunciato, sarà multato con 1/4 di scudo alla pertica (per la porzione non notificata); se questa è inferiore al 6%, la pena sarà ridotta a 6 soldi per pertica. Se poi risultasse che fraudolentemente si è deprezzato il terreno notificato, la pena sarà di sborsare il doppio perticato, i 2 soldi per lira, più altri 5 soldi, senza concedere dilazione alcuna. 122 Tutta l’operazione viene definitivamente chiusa, concedendo altri 20 giorni di proroga, con la grida del 12 marzo 1561: i Prefetti «sull’imposizione del perticato imposto sullo stato il 1558» hanno comunicato al duca di Sessa «la spesa intollerabile et travaglio grande quali portano seco le nuove misure». All’intento ostinato di ottenere giustezza di misure, sta subentrando il timore di un rischio imprecisabile per l’erario; vale la pena di limitare il danno chiudendo i giochi tra l’indagine fiscale ed i debitori irraggiungibili. Viene dunque ordinato che tutti «terre lochi et ville dil presente stato», dei quali non ci siano né misurazioni né notificazioni, entro 20 giorni, dichiarino ad appositi commissari la loro piena accettazione dei dati della misura generale; impegnandosi inoltre nei confronti della Camera a sottostare alle quote che verranno fissate per perticato e qualità d’esso, sotto pena – in caso di trasgressione – di confisca in solidum. Saranno concesse caso per caso rettifiche per evidenti sproporzioni od errori di assegnazione tra privati o tra Comuni confinanti. Ed i Comuni, nei quali le operazioni di misura o di notificazione non sono state condotte a termine, dovranno ripartire sugli inadempienti le spese occorse per le porzioni di terreno misurate. Con tale grida si ottiene di estinguere una fase estremamente dispersiva; il che permette ai Prefetti dell’estimo di concentrarsi su alcune macroscopiche irregolarità. Lo si rileva dalla grida dell’8 aprile 1561: entro 10 giorni va chiarito il vero tenutario di terre descritte erroneamente o fraudolentemente «sotto nome di chiesa, luoghi pij, o d’altri essenti», siano esse tenute a livello o a fitto perpetuo. La dichiarazione data per iscritto agli appositi commissari farà decadere le sanzioni comminate al riguardo dalle gride fin qui emanate. Come anche è fatto obbligo ai laici che abbiano venduto beni stabili a chiese luoghi pii e simili «et così alli notari che hanno rogato tali istromenti da dieci anni in qua» perché in iscritto, nello stesso limite di tempo, notifichino – specificando – qualità e quantità dei beni, il nominativo del compratore, la località ove i beni sono ubicati; il tutto sotto pena di 1/2 scudo alla pertica. Risultando che non sia stato ottenuto il dato complessivo del perticato di qualche Comune «o per difetto delli homini che hanno fraudolentemente monstrato le confine false, o ver per poca advertenza delli commissari et misuratori», è fatto obbligo di fornire o rettificare tale dato di superficie, indicando a danno od a vantaggio di quali Comuni confinanti. Per inciso, riportiamo qui i dati finali emersi dall’operazione di notificazione, ricavati dalla relazione di Ludovico Bergamino del 25 febbraio 1565: il perticato novarese (ivi inclusa la riviera d’Orta) è di pert. 1 545 545 (nella misurazione generale: pert. 1 546 056.1) detraendo la Riviera d’Orta, cioè pt. 174 277 (mis. gen.: 174 457 .20) rimangono pt. 1 371 668 (mis. gen.: 1 371 598 . 5) detratti i beni stabili ecclesiastici rimangono pt. 203 845 (mis. gen.: 205 630 .15) pt. 882 786 (mis. gen.: 1 165 967 .14) detratte le baragge pt. 186 654 restano sottoposte all’estimo pt. 696 132 Come dipanare l’esteso “garbuglio” degli Interessati? E si pone mano anche alla vertenza ancora in atto relativa ai possedimenti degli Interessati milanesi. Con ordinanza dell’8 marzo 1558 i senatori-prefetti Falcucci e Molina assegnano alla Provincia novarese i 7500 scudi dell’imposta mensuale da ripartire in parti uguali sul perticato rurale e, per la Città, su mercimonio e perticato civile, ivi compresa anche la misura dei possedimenti di detti Interessati. Per opportuno accertamento si è dato incarico all’oratore Alberto Tornielli, coadiuvato da Carlo Boniperti e da Biagio Berciocchi, di far ricorso alle registrazioni esistenti presso l’ufficio milanese dell’estimo generale, come pure alle notificazioni rilasciate dai particolari e dai consoli delle località ove tali beni sono ubicati. 123 Si sono ottenute soltanto indicazioni approssimative, d’arbitrio arrotondate a 100 000 pertiche, cioè all’incirca 1/7 del perticato novarese tassabile. Di conseguenza viene accollato agli Interessati 1/7 della quota spettante alla Città, pari a scudi 538 e 3/4, “facendo loro buona” la frazione mercimoniale loro spettante; e ciò con provvedimento provvisorio... (che durerà sino al 1593). Si procede ad una verifica più accurata nel 1565 presso il Commissario Enrico Turco, delegato dal Magistrato Ordinario: sono convenuti gli agenti degli Interessati, Filippo Lampugnani e Bonifacio “Bregigia” ed i delegati della Città, Alberto Tornielli, Gregorio Caccia, Biagio Berciocchi e Antonio Maria Brusati. Questi ultimi producono il quinternetto, in cui la Città tiene registrati i beni dei Milanesi: si constata concordemente che tali beni assommano a pertiche 116 309.12, alle quali sono da aggiungere altre 18 236.5 pertiche degli “Interessati” eredi di Gio Alimento de Negri, situate alla Camerona ed alla cascina Mirabella, come comprova un attestato del cancelliere dell’ufficio dell’estimo. Si ha così un primo totale “civile” di pt. 134 545.17. Ma altri possedimenti (per circa 7000 pertiche) notificati a Milano, sono ubicati a Cassolnovo e Cassolvecchio... Ed ancora: sono state notificate pert. 76.12 possedute da Luigi Visconti di Gagnago, per errore passate nel catasto rurale di Borgo Ticino; il che è attestato dal cancelliere Cesare Besozzi. Ed infine una divergenza tra le parti concerne 2200 pertiche di bosco segnate al capitolo di Alberto Visconti nel quinternetto civile, stranamente modificate in 1200 pertiche, con danno alla Città. Gli accertamenti sul totale delle 134 545.17 pertiche vengono condotti con escussione di proprietari e testimoni; dopo di che si concorda di detrarre pt. 11 502.12, erroneamente poste al civile al tempo della riforma sui “cavalli di tasso” eseguita da Alessandro Grasso. Si procede ad una seconda detrazione di altre 11 936.22 pertiche, a causa di constatata doppia registrazione; la quantità dei beni degli Interessati risulta così ridimensionata in pertiche 116 309.12. Alcune difficoltà rimangono insolute: se o come conteggiare gli esenti da carichi fiscali (si adotteranno le decisioni già prese dalle altre Città), quali i criteri per stabilire quando un terreno è “brughiera” e se farne detrazione per scarso valore di rendimento. La Città, rifacendosi al proprio quinternetto, sostiene che le 8758 pertiche dichiarate “brughiera” possono essere ridotte a sole pt. 5942.18 passibili di valore d’estimo – sia pur minimo – contrariamente a quanto sostengono gli Interessati. Evidentemente la Città tenta di aumentare l’incidenza che i possedimenti “milanesi” (al netto delle baragge: pertiche 110 367) hanno sul perticato fruttifero civile, che s’aggira sulle pertiche 348 060: è un rapporto da 1 a 3, mentre la quota fiscale degli Interessati, di 438 scudi, è appena 1/7 del mensuale cittadino... “E perché non addossare a loro anche una congrua porzione di spesa per l’alloggiamento militare?” verrà formalmente chiesto al Magistrato il 13 aprile 1565. D’altronde, i beni stabili degli Interessati si evidenziano anche perché assai raccolti ed omogenei, quindi assai redditizi... Valga l’esempio di un possedimento a Fontaneto d’Agogna: – al capitolo dell’ill.mo signor Gio Batta Visconte risultano descritte 4549.17 pertiche dalle quali vanno detratte pt. 380 alla Cazana ed a S. Ambrogio, perché catastate al rurale; – al capitolo dell’ill.mo signor Gio Francesco Visconte sono descritte 4560.14 pertiche alle quali s’aggiungono, per sua porzione ancora indivisa con gli eredi del signor Gio Batta, altre 503.14 pt., più altre pt. 2000 (al rurale) presso il mulino di Marco per un totale quindi di pt. 5169.14; – al capitolo dell’ill.mo signor Gio Maria Visconte stanno descritte 6283.2 pertiche; l’erede dell’ill.mo signor c.te Annibale Visconte possiede 4084.15 pertiche a cui si aggiungono per i beni alla Cazana 270.6 pertiche e per i beni di S. Antonio 127.19 pertiche. Si viene così a costituire un patrimonio fondiario famigliare di 19 782.14 pertiche... Un commento può ben glossare questo primo episodio della lunga vertenza che proseguirà tra Città ed Interessati sino alla metà del secolo successivo: «detti Interessati del Novarese non sono soliti a sopportare per detti beni alcun carico, et per ciò parendoli molto strano, non hanno mai cessato di buttare garbuglio per non pagare la sua debita porzione...». 124 Quando il fisco esplora il groviglio di “civile” e “rurale”... I “garbugli” davvero inestricabili (non limitati al problema “Interessati”) nei quali incappano tutti i Corpi sociali dello Stato sono diretta conseguenza di omesse operazioni di censimento, di trascurati principî informatori. Dovendo prescindere dalle programmate descrizioni mappali, i misuratori camerali e gli agrimensori provinciali hanno descritto le terre per estensione, qualità e numero di appezzamenti: accertamento insufficiente per poi risalire ad eventuale errore occorso per inesattezza o per frode. La discrepanza tra i dati dei quinternetti dei tecnici camerali e quelli dei contromisuratori locali viene risolta – come relaziona a Sua Maestà il commissario Ludovico Bergamino – mediando tra le due serie di dati. Allo scopo di ottenere, in ogni caso, una ripartizione fiscale ben “egualata”, ben rapportata – innanzitutto – all’estimo patrimoniale delle province, le difficoltà (per prossimità ai confini nemici, per riottosità delle popolazioni – è il caso della Valsesia – che accampano esenzioni ed immunità fiscali, o per difficoltà orografiche o stagionali) sono state risolte facendo ricorso alla misurazione “alla distesa”, certamente impropria ai fini di una successiva accurata operazione d’estimo e di ripartizione fiscale, ma altrettanto “d’effetto”, dovendo smuovere un fronte di contribuenza sordo ed ostile. Da qui, il ricorso alla notificazione, imposta d’autorità nel 1558... e più tardi ancora nel 1614-15, pur di dimostrare una certa quadratura di cifre ed una opinabile perequazione fiscale. Alla latitanza – già di per sé implicita nel procedimento di notifica – è stato offerto ancor più spazio dalla presenza delle due categorie del rurale e del civile; come, per altro verso, la reperibilità di una registrazione catastale è fortemente compromessa se alle due categorie fiscalmente distinte corrispondono in effetti due separate amministrazioni di Contado e di Città, che, con reciproco escamotage, si osteggiano, con proprie registrazioni catastali tutelate da segretezza o reticenze, sino a fronteggiarsi poi con dichiarata scissione nel 1560 tra Contado novarese e Città... Parecchie cause vi hanno contribuito: l’iniziale disparità di trattamento fiscale, che sulla base delle tavole del censo del sale grava, nel Contado, per 2/3 sul personale e per 1/3 sul reale; la proporzione è inversa con il “cavallo di tasso”, l’altro sistema di ripartizione che caratterizza il rurale; entro siffatta generale impostazione, ogni comunità è lasciata libera di scegliersi i modi più confacenti con cui ripartire equamente al suo interno le “gravezze mere rurali”. Ispirate a tutt’altro criterio, le ripartizioni civili sono indicizzate sui proventi di lavoro o da capitale: per aes et libram. Sebbene i due sistemi si escludano l’un l’altro per la diversa struttura, nel “quotidiano” coesistono a motivo della stessa compenetrazione con cui in ogni località del Contado si interseca il possedimento civile con il podere rurale, con la terra ecclesiastica esente, con la tenuta dell’Interessato... Ogni qual volta il peso di contribuzioni straordinarie motivate da alloggi militari e simili viene dirottato sul Contado, con strumentale arbitrio o per inderogabile necessità, la contiguità di rurale e civile provoca incontrollabili migrazioni di terre verso l’area dell’estimo cittadino, assai più riparata dalle vessazioni di temperie fiscali. Il fenomeno è concisamente riassunto così: i cittadini già al tempo della misurazione generale, quasi con segreta intesa, diedero inizio a trasporti d’estimo dal rurale al civile, nonostante l’opposizione e le proteste del Contado. (cives qui ad nutum omnia gerunt, coeperunt [al tempo della misura generale] reportare bona sua sita in territoriis ruralibus et ruri cattastrata ad extimum civitatis, ex industria renuentibus semper et reclamantibus comitatibus...) Con regia sanzione nel 1566 si giunge a proibire ulteriori trasporti d’estimo: non è lecito che i cittadini trasferiscano i propri beni all’estimo civile, sottraendosi con tale sotterfugio alle imposte rurali; è contro ogni buona logica e rientra nella categoria del furto anziché di un’operazione amministrativa. (non licere cives exportare bona et relinquere onus apud villam, hoc certe non potest cadere in sanum sensum; hoc etenim non esset simpliciter reportare, sed esset proprie dicere “tu pauper salvas pro divite” et sapit magis furtum quam reportationem) 125 È necessario qui introdurci nel capitolo “apparato fiscale”, funesto contrappunto a vessatissimi decenni, soprattutto per la categoria dei rurali. Dalla netta affermazione (sapit magis furtum, quam reportationem) emerge quale orientamento vada assumendo il potere centrale a fronte dei due corpi belligeranti. Lo Stato, pur dovendosi affidare all’apparato amministrativo di parte civile, politicamente non può né vuole esimersi da una – per lui – promettente funzione equilibratrice, temperando prerogative e soprusi cittadini e, sia pure in modo indiretto, concedendo respiro e spazio giuridico al mondo rurale. All’insegna della ragione di stato e sotto la spinta stessa degli eventi si vanno imprimendo nelle coscienze e nelle istituzioni i contrassegni di un multiforme rivolgimento: interazione di eventi e di istituzioni, sulla quale vale la pena di soffermarsi, iniziando appunto dalla più appariscente funzione dello Stato e dalla situazione socialmente più stressante. La ripartizione di imposte o di “gravezze” è normata su “quote” e criteri distributivi ogni volta contestati e nel tempo stesso ribaditi. “Quota” per eccellenza è l’esborso “mensuale” assegnato ad ogni Città e Contado (e Terre separate) dello Stato di Milano, voluto da Carlo V (con lettera del 10 settembre 1547) onde raggiungere una sovvenzione totale di 300 000 scudi annui occorrenti per il sostentamento dell’esercito che le 9 Province hanno rifiutato di ospitare. Sulla base di ripartizioni provinciali escogitate in precedenti occasioni, – donativo di 100 000 scudi (1534), sussidio di 53 000 scudi (1535), mensile esborso di 20 000 scudi per l’esercito (1538) – i ratei mensili dei 300 000 scudi divengono effettivi per ordine di Don Ferrante Gonzaga al principio del 1548, così fissati per la provincia di Novara: Città sc. 7206.9.9, Interessati sc. 1202.88.9, Contado sc. 9256.11.10, per totali 17 719.0.4 scudi. Tali quote di mensuale verranno utilizzate d’ora in poi dai ragionieri camerali e dai tesorieri delle Province quali indici fissi sui quali rapportare ogni ulteriore distribuzione di carichi fiscali. A loro volta se ne servono i sindaci del Contado per determinare i debiti e crediti dei conguagli o “egualanze” provinciali. È una specie di “codice fiscale” con cui vengono individuate le capacità contributive d’ogni singolo Corpo dello Stato, uno schematismo di ruoli che di per sé potrebbe facilitare la tempestiva riscossione delle collette straordinarie nell’emergenza di esausta finanza statale. Come anche, essendo le quote del mensuale mediate attraverso transazioni ed accordi tra l’autorità magistrale e le rappresentanze locali (sindaci, consoli o consigli cittadini), si ha trasparenza fiscale bastante per un diretto confronto tra contribuenti o per mantenere sotto il controllo dei contribuenti stessi l’operato contabile di tesorieri o di agenti appaltatori, ai quali lo Stato deve forzatamente ricorrere per l’urgenza di pronta liquidità. Sotto altra angolazione però non si può escludere che intervenga un processo degenerativo e quel gerarchico, piramidale frazionamento di Ville e Terre, Contado, Città, Provincia (perticati rurali e civili, peculio mercimoniale e possessioni fondiarie, con distinzioni di parte dominicale, colonica, ottava civile) si traduca in demarcazioni corporativistiche, sia per riluttanza alla vincolante obbligazione del contribuire fiscalmente in solidum – extrema ratio con cui la Camera difende i diritti erariali –, sia perché gli arrangiamenti a base di accrediti e conguagli tra i contribuenti, che lo Stato va autorizzando pur di rastrellare il denaro occorrente, rendono più aspro il contesto fiscale. Duplice è il sistema di riscossione: perché fondato sulle “librette d’estimo” per i beni civili fondiari e mercimoniali, sul “cavallo di tasso” per i beni rurali fondiari, mercimoniali e ottava civile. Per ogni singolo Cittadino censito nei quinternetti d’estimo o nel libro catastale della Città viene supposta una capacità contributiva rapportata al reddito patrimoniale o al provento di mestiere, elementi questi accertati per propalazione o accertabili per indagine autorevole. Vi corrisponde una aliquota ufficiale, di norma percentualmente modesta, che indicizza la ripartizione d’ogni spesa pubblica. Per il rurale, l’individuazione fiscale si arresta alla collettività di cui il soggetto è membro; a quella compete di raggiungere ciascuno dei propri componenti. Il rendimento delle singole comunità viene “estimato” – in un certo senso “in forma forfettaria” – sulla base di unità di rendimento, concordate sulla forza lavorativa (33 teste) e sulla resa dei terreni (con numero di pertiche maggiore o minore a seconda delle località o aree agricole). 126 Ne risulta una grandezza espressa appunto in “cavalli di tasso” (insieme di personale e reale rurale) su cui viene commisurata la quota di mensuale per il Contado, suddivisa poi ad opera dei sindaci per le singole Terre, e mediante i consoli locali per i singoli fuochi o gruppi famigliari. Si potrebbe affermare, a tutta prima, che siffatta disparità di trattamento favorisca il settore contadino, non raggiunto in profondità dal fisco; al confronto il reddito fondiario cittadino appare evidenziato dalla sua stessa consistenza: in genere terre buone, con colture ad alta resa, per lo più irrigue, ben ubicate, accessibili e sufficientemente omogenee, riconoscibili per la conduzione massarezza, o a fittavolo, integrata stagionalmente dai giornalieri forestieri o residenti. Anche i proventi sono facilmente individuabili, perché costituiti dai raccolti di parte dominicale pattuiti ed ottenuti con spartizione sul campo verificata da garanti, o perché facilmente ipotizzabili, conosciuta la superficie e la feracità della possessione. Facile riscontro alla consistenza patrimoniale sono gli stessi clan nobiliari, allacciati in una gran rete di parentadi congegnati su ben graduato prestigio, esclusivi gestori dell’amministrazione civica, pressoché impenetrabili ad inserimenti mercanteschi, dediti ad accurato conteggio di beni: per loro è altrettanto doveroso, quanto le spese di rappresentanza, l’esatto contenimento degli oneri fiscali, onde evitare intollerabile spreco di denaro e menomazione patrimoniale. L’attenzione è perciò rivolta a parare improvvisi e reiterati attacchi alla propria struttura nobiliare: possono provenire sia dalla deficitaria finanza dello Stato come da eventuale jacquerie di quel mondo rurale che deve restare – come è stato concepito – il naturale ambiente del “civile”; esso è l’inscindibile e subordinata propaggine della Città, il circondario “fisiologico” affidato alle Comunità contadine laboriose – e perché tali – con riconosciuta individualità economica contrassegnata da (subordinata) personalità fiscale. Ne consegue, per naturale deduzione, che il mondo rurale – e non la Città – debba sopperire all’acquartieramento dei militari in transito... Alle replicate richieste da parte della Camera di sovvenzioni straordinarie a modo di donativi, di anticipate riscossioni, di versamenti provvisionali, di duplicate quote fiscali, Novara e le altre Città oppongono tattiche dilatorie, sospensive lagnanze, rivendicazioni di diritti acquisiti; con un complesso armamentario giuridico vengono attivate le presenze di Oratori e di ambascerie a tutti i livelli, dalla Magistratura ordinaria al Consiglio segreto del Sovrano. Ogni provvidenza governativa o responso giuridico o sentenza arbitrale, nella misura in cui possa costituire un precedente a favore del Contado, viene prontamente denunciato, con alternanza di fiera solidale opposizione e di strumentali alleanze pur di scongiurare un proprio danno. Il ricorso costante a lunghe fasi processuali si conclude inevitabilmente con composizioni di dirottamento di truppe e versamenti “provisionali” allo Stato, dietro garanzia di future “egualanze” tra debitori e creditori... Ma la frequenza dei transiti militari fa infittire i debiti a fronte di crediti inesigibili, in una caotica finzione amministrativa. Nelle campagne s’infittisce il gergo militare, e tutto è messo a soqquadro Transiti ed alloggiamenti militari sembrano essere divenuti elementi funestamente inscindibili dal “quotidiano” nello Stato di Milano e per le terre del Novarese in special modo. Le memorie della nostra gente chiuse nei fasci d’archivio ridisegnano quei sofferti frequenti alloggiamenti di soldati «che qui s’ammassano et fanno venire da altre parti, per mandare in Fiandra, all’armate di mari et altrove; perché insomma non si fa guerra che, per lo sito et il passo, non si senta molestia et danni gravissimi». È presto descritta la pesante connotazione di siffatti eventi: la disadorna ed amara ricognizione fatta in loco dall’incaricato del conte Filippo Tornielli ex condominis Terrae Barenghi, ci elenca i guasti arrecati (recessus et delicta perpetrata per milites comitivae... nuper hospitatorum) dai soldati della compagnia agli ordini dei Magnifici comandanti Gabriele de Mantegatiis e di Francesco de Celano, poco tempo prima ospitati in paese (16 febbraio 1530): 127 «p° pro dinarij dati o rescatati, logiamenti et taglie a diverse persone in una matina per la magior parte et li altri dì subseguenti, da soldi 14 per caduno, n° 1500; item tra morti et menati for de dicta terra et territorio n° 125, videlicet bove vache asine et cavalli; item dato tormento ad uno Romerio de Agabio per farli far talie metendogli la corda et tirandoli le testiculi; item sferzata una mulier d’uno Bernardino Tusco et un’altra; item brusato per despecto la barozza et altro finimento et brusato due case; item tutto quello formento et grano l’hanno possuto l’anno conducto fora de essa terra ad Olegio et l’ano venduto; item lassato for il vino per despecto; item per despecto hano bastonato uno Dominico del Cura et altra persona; item dubitandosi che il signor Colonello per sue lettere non li facesse restituir le bestie, ne l’hano amazzato alquante tra le quali li erano due asini; item tutti li panni et robe de lino lana et canapa et vestimenti quali hanno possuto aver de qualche valore, tutti li hano portati via...» A siffatto disordine d’indisciplina militare, s’aggiungono non meno dannosi gli «ordini fatti, qual si devono osservare» per gli alloggiamenti straordinari «che si hanno da riputare – commenta il sindaco del Contado – come tempesta, la quale porta danno solamente a quei luoghi ove cade»: «... in tempo di paga regolare: i Capitani abbiano solamente la stanza con gli utensiglij cioè: letti, mattarazzi con gli suoi lenzuoli, coperte; il fornimento della tavola cioè: tre tovaglie con uno paro di serviette, otto tovaglioli et che ogni settimana si mutti due volte la tavola et li letti di quindeci in quindeci giorni per otto persone, inclusa la sua». La stessa quota è assegnata agli alfieri, per cinque persone; ai sergenti, per tre persone; ai caporali, per due, sempre computata la loro persona. «[Ogni due soldati] si dia un letto o sia mattarazzo, con suoi lenzuoli et coperta, una tovaglia et due tovaglioli, quali se habbiano a mutar come sopra. Et per cucinare: una pignatta con suoi piatti di stagno, o di terra, come li potrà dare esso padrone [ospitante] et le tazze necessarie, una sechia, un candegliero, o una lucerna. Che sia obbligato il padrone permettere et consentire che gli soldati possino cucinare et scaldarsi al fuoco suo, o provedergli all’inverno per detto effetto a ogni due soldati di una tesa di legna al mese. Occorrendo che manchi la paga, li deputati propri delle terre siano quelli che, posto una taglia ne propri luoghi, riscuotano il modo di soccorrere gli Soldati...: all’Infanteria soldi 8 di soccorso al giorno per ciascun soldato; et che diano, per detti 8 soldi: 30 once di pane, 18 di carne et doi boccali di vino per bocca, facendo magazzeno [colletta]». Sfogliamo a caso, tra le tante annotazioni di doléances originate da siffatte «gravezze sordide spettanti ai rurali», comprese negli anni 1566-98: «[...] È purtroppo a tutti notorio che la regia Camera non provede delle paghe, né de soccorsi a Soldati, di maniera che sono forzate le povere Ville impegnarsi a mille usure per trovar denari [e posto che] in tutto un anno paga in Camera per le sue gravezze trecento o quattrocento scudi, sarà forzata provvedere in un mese di mille e doimille scudi, et prima che ne sia rimborsata per via di compensa, si consuma negli interessi. [...] Se V. E. [il Commissario generale degli eserciti, Sforza Brivio] disegnasse di alloggiare nelle Ville le infanterie Italiane e Spagnole che s’aspettano, questo non faria che finir di rovinarle, massime in questa stagione da raccolti, nella quale i rurali alloggiando sono forzati lasciar le case loro in mano de i Soldati per attendere alle campagne, overo lasciar le facende de campagna per attendere a i Soldati». Ciò che segue è fermento, livore montante: «ordini così giusti e santi [ripartire i soldati su alloggi e rurali e civili] sono malamente osservati; il peso è caricato a i rurali soli, non ostante che siano i più poveri et infelici sudditi di questo Stato, et sono preservati i Cittadini ricchi, non solo per essere padroni delle tre parti di tutti i terreni dello Stato, ma per le tante altre ricchezze et mercantie che possiedono». La replica cittadina è sferzante:. «Tutti dovrebbero sapere che in Città si fanno molte elemosine, et spese ogn’anno tanto circa le fabbriche delle chiese, quanto in altre opere pie, et queste dal publico erario. Non v’ha dubbio che le Città sono costituite non dalle mura ma sì dai suoi Cittadini, quali quanto più sono frequenti, di tanto maggior decoro rendono le Città ornate, et via più quanto più n’abbundano de nobili et qualificati; [ma tutto ciò com’è possibile] se non con il principal agiutto delle loro entrate?» 128 Ma il Contado non disarma: «[...] Se pur stando anco nella disposizione degli Ordini, s’hanno da preservare [dal carico degli alloggiamenti militari] le case delitiose de i gentilhuomini habitanti alle Città, [non ne consegue l’esenzione] per tutti i cittadini mercanti artistici et mecanici [...] né per la portione delle case rustiche da fittabili e massari dei gentilhuomini [...] La preservazione delle loro case non procede da alcuna essenzione, ma è fondata nel favore, et nel non abitare essi in Villa. Si dice che le loro case in Villa stanno chiuse et non essere giusto darle, con ciò che v’è dentro a discrettione dei soldati. Quando i nemici sono padroni della campagna, le povere Ville et gli abitatori, con la vita, l’honore delle Donne, et le facoltà, sono preda d’essi nemici et etiamdio mal trattati da soldati amici. All’hora i Cittadini se ne stanno nelle città ben difese, nelle quali i Contadini in tal tempo non sono ricevuti, per non assediarle maggiormente». Sfiducia, disistima, amarezza, avversione. È una incrinatura profonda tra categorie di uomini, caratterizzati fino ad ora da funzioni sociali complementari. Con enfasi di casta, l’Oratore di Novara: «Se occorresse che il governo dei contadini, naturalmente contrari ai nobili, et la loro amministrazione s’estendesse ancora sopra gli Cittadini et i beni loro [posti alla pari con le tasse rurali] l’esperienza ha mostrato quanto iniquamente si diportino essi contadini con i Civili nelle distribuzioni d’alloggiamenti et spese; hanno commesso mille ingiustizie in pregiudizio dei Civili». E con riflessione improntata di spirito da Controriforma: «... se accadesse tra noi un giorno che i beni posseduti dai Nobili e dai Cittadini fossero amministrati dai rustici e dai comitatensi, se la “summa” del pubblico erario fosse affidata alla Congregazione dei Sindaci dei contadi – che corrisponde alla Congregazione inferiore del Regno Anglo, vulgo detta “Camera Bassa” – saremmo costretti a ricordare [che in ritardo i governanti inglesi dovettero ricredersi, a duro prezzo, sui poteri istituzionali di codesta Camera] quanto sero poenituit reges anglicos, proprio sanguine, erectionis et potestatis illius Congregationis; [così come ancor oggi piangono per la stessa ragione nei paesi svizzeri e belgi] ossa Nobilium helvetiorum ac Provinciarum Belgii rebellantium nunc, Dei judicio, populariter gementium!» A lui irridente l’avvocato del contado: «Perderesti il tuo tempo se tu domandassi al Cittadino “è possibile immaginare situazione più assurda di quella che vede due case contigue, la civile e la rurale, e questa rumoreggiante di soldatesche, e quella invece indenne, quasi a significare: non mi toccate perché io sono civile?» (Tempus teritum, si civem interrogares: Quid absurdius dici posset quam quod in eadem Villa extent contiguae domus Civilis et Ruralis, et quod Ruralis sit milite plena et ardens, alia vero omni molestia vacua, quasi dicat: nolli me tangere quia civis sum!) Città e Contado, un “urrà” per l’esercito di Sua Maestà! Un primo scontro processuale tra Città e Contado dinnanzi al Vicemarchese Bernardo Bergonzi è causato dalla “tassa d’huomini d’arme” che fissa il contributo di 5 scudi mensili per ogni soldato d’armatura pesante. Nonostante l’attestato rilasciato dal Commissario generale degli eserciti Broccardo Dortico il 10 gennaio 1561, comprovante che tale imposta è pro utensilibus minutis et pro lignis et aliis (non dunque pro foeno et palea, cose a carico del Contado) e che per norma vanno divisi a metà fra Città e suo Contado tutti i sussidi straordinari richiesti dal Principe, Novara si rifiuta energicamente. Essa sostiene che la “tassa dei cavalli ac palee et foeni” è stata dall’origine stabilita per i contadi, con un suo tipico modo di riscossione, non partecipabile alla Città, che fonda le proprie esazioni fiscali sugli indici d’estimo; detta tassa in tempi posteriori, fu surrogata con contribuzioni fisse in denaro, sempre addossate al Contado, come risulta dai libri esattoriali; ed è logico, dato che paglia e fieno si trovano nel Contado, per l’appunto soggetto al “tasso dei cavalli”; né si devono dimenticare le tante distruzioni di chiese, sobborghi, mulini, vigne... inferte alla Città a motivo delle nuove fortificazioni. (patet ad sensum naturalem, cum foenum et palea nascantur in comitatu et sit de dependentibus a taxis equorum; ulterius habet civitas Novariae ruinas templorum, suburbiorum, molandinorum, vinearum et alias ruinas ob fortificationes novarum moenium...) 129 È già un fatto indebito che Novara contribuisca per metà alla provinciale quota del mensuale, anziché per un terzo com’è l’uso comune a tutte le Città dello Stato. Il Consiglio Cittadino fa emanare dal Vicemarchese una sentenza favorevole, che poi pretende sia inappellabile per il fatto che i marchesi di Novara sono subentrati all’imperatore e al Duca di Milano: ad essi vanno attribuiti i poteri ed i privilegi già del senato; il cambio di persona non influisce affatto; anche il senato permane immutato, quantunque si avvicendino i senatori. (omnia jura et preheminentias habentes quas prius erant senatus; nec refert quod illustrissimus Vicemarchio mutetur, quia etiam senatores moriuntur, et tamen semper idem est senatus) Come il Principe giudica solus, et tamen ob excellentiam personae non datur appellatio... così è nel caso presente per il Vicemarchese! Ma più acrimoniosa ancora è la sfida gettata al Contado di anticipare un deposito di 100 “aurei” da devolvere alla cassa marchionale quod cedat lucro fisci marchionalis, nel caso voglia procedere giudizialmente... Al sindaco del Contado Gio Francesco Tettoni l’amarezza di rinfacciare l’illegale procedere dalla Città: senza citazione della parte avversa, senza espressa motivazione, senza osservanza delle regole processuali – pur non essendo la questione di scarsa entità –, sulla base di testimonianze puramente orali, senza specificare l’oggetto della contesa, né l’identità dei testimoni... (parte non citata, sine causae cognitione, non servatis servandis, in causa tanti momenti processit, sumendo informationes oretenus, nullis datis capitulis, non expressis nominibus testium...) Egli deve difendere il Contado, già costretto ad un esborso di 50 soldi mensili per cavallo, dall’ulteriore aggravio del nuovo contributo di un reale per ogni “uomo d’arme” e di 5 “coronati” mensili per ogni soldato: si tratta non di alloggiamenti ma di paghe, ossia di denari che il governo deve ai soldati, e la Città al governo... (de quo onere aliquid non sentit civitas [sebbene] non est proprie onus alogiamenti – cuius causae subrogatae fuerunt taxae equorum – sed est proprie merces millitis ad quam tenetur princeps cui datur subsidium, ad quod tenetur Civitas) A tale controversia, portata necessariamente dinnanzi al senato milanese, altra più vasta s’aggiunge, nel 1566, a seguito dell’ordinanza del duca d’Albuquerque con cui si chiede una contribuzione di 3 parpagliole al giorno per ogni fante, in occasione di concentramenti e transiti di militari destinati alle Fiandre. La Città di Milano – in modo particolare – pretende di essere esentata dall’alloggiamento “attuale”, effettivo, dichiarandosi disposta, al più, ad una contribuzione di 3-4 soldi per fante, l’equivalente cioè della quota assegnata ai soldati di presidio ad Alessandria Valenza e Mortara. La risposta concreta fornita dal duca su parere del Consiglio Segreto è di suddividere i 7000 fanti presenti nello Stato (dal dicembre 1566 al giugno 1567), alla rata del mensuale, tra Città e Contadi. La stessa procedura viene usata successivamente per 460 soldati spagnoli alloggiati nello Stato nel 1568. In entrambi i casi Milano, le Città e le Terre di presidio vengono esentate dall’alloggiamento attuale, sottoponendole però alla contribuzione di soldi 7 den. 6 per soldato (eccettuati i luoghi di presidio). Contro Milano che si rifiuta a tale ripartizione di spesa, le altre Città fanno causa ottenendone la condanna da parte del Magistrato il 26 maggio 1569, condanna confermata dal senatore Filiodoni il 18 novembre successivo. Frattanto dal 1568 al 1573, si effettuano altri sei “riparti” di militari (compreso uno di cavalleria nel Novarese, nel 1572, a 5 parpagliole al giorno) con forzata sovvenzione in ragione di ss. 6 d. 6 per la fanteria e di ss. 12 d. 6 per celata da assegnarsi come di regola sulle quote mensuali. Ed ancora nel 1572 Milano si dissocia dalle altre Città, quando esse chiedono a Sua Maestà che venga ripartito su tutto lo Stato anche il carico d’alloggiamento “di ambe le cavallerie”; così pure non aderisce ad una seconda petizione a Sua Maestà, con cui le Città chiedono di poter “egualare” anche i danni e le spese d’alloggiamento, mettendo in conto anche le spese di mantenimento del soldato, dato che risultano insufficienti gli 8 soldi che esse ricevono quale indennizzo. Con una relazione al Magistrato, nel 1573 Città e Contadi chiedono che gli alloggiamenti siano ripartiti mediante egualanza generale su tutte le Province dello Stato. 130 Nel 1574, con sua relazione riassuntiva il Magistrato propone al marchese d’Ayamonte che gli stanziamenti per la cavalleria vengano sussidiati da contribuzione estesa a tutto lo Stato, ivi comprese anche le terre ospitanti, a conto di 14 reali al mese per celata (secondo la richiesta fatta dalle Città), con aumento di 5 soldi sulla paga di ss. 3 d. 6 data ai presidî, aumentando pure a 5 soldi la contribuzione per i soldati in alloggio straordinario (eccettuati i “transiti di tre giorni”, per i quali viene suggerita una quota di 6 soldi per i fanti e di 3 parpagliole per celata (= ss.7 d.6). Il marchese approva la sola proposta di aumentare il soldo dei soldati sia di cavalleria che di fanteria “ordinari” concentrati nei presidî; per i soldati straordinari (e sono tutte le altre truppe comunque presenti nello Stato), interrompendo la consuetudine introdotta dal duca d’Albuquerque, stabilisce «che il danno lo patisse solamente quella parte per dove occorreva passare, et alloggiare i soldati, et l’altra aspettasse altra occasione d’alloggiare». E fino al 1579, quando cesserà di governare lo Stato, ad ogni ammasso o transito di soldati (e se ne verificheranno parecchi) persevera nel suo parere «che fusse meglio ripartire l’alloggiamento attuale straordinario per vices, se bene era impratticabile»; e nonostante gli agenti delle Province insistano a chiedere almeno la contribuzione più bassa (5 soldi), facendo figurare che gli alloggi straordinari siano equiparabili ai presidî, il governo oppone il suo costante rifiuto. L’anno 1580, nell’attesa che giungano nello Stato, dalla Fiandra, soldati di cavalleria e di fanteria, i Contadi tornano sulle loro richieste presso il Consiglio Segreto: occorre assolutamente normare mediante la contabilità compensativa dell’egualanza generale gli alloggiamenti e pure i danni e le spese connesse, con indennizzi non inferiori a 10 soldi per fante (o almeno tre parpagliole) e a 28 reali per celata. II duca di Terranova, con parere del Consiglio Segreto, nell’agosto 1583 finalmente decide che si esegua la richiesta ripartizione su tutto lo Stato, comprese le spese per gli alloggiamenti militari, eccettuati però quelli di transito con soggiorno inferiore a 12 (!) giorni; così pure ordina che vengano rimborsate le spese a tutte quelle località che nel passato abbiano prestato alloggiamento, evitando però in tale caso di ricorrere a ripartizioni perché, dato l’enorme ammontare delle cifre, ne deriverebbero «liti immortali tra i vassalli». a a a E l’11 gennaio 1585 vengono fissate dal Magistrato le quote di contribuzione per i Contadi: per il soldato a piedi che alloggia senza vivere a spese del padrone di casa soldi 7 den. 6 al giorno per una donna, come sopra soldi 5 – al giorno per un ragazzo, come sopra soldi 2 den. 6 al giorno per un soldato a piedi quando vive a spese del padrone di casa (indennizzo camerale di soldi 8) soldi 20 – al giorno per una donna, come sopra (nessun indennizzo) soldi 15 – al giorno per un ragazzo (nessun indennizzo) soldi 10 – al giorno per un cavallo (nessun indennizzo) soldi 10 – al giorno per un soldato a cavallo soldi 27 den. 6 al giorno (indennizzo di soldi 12 den. 6) per un carro con tre paia di buoi per condurre salmerie lire 6 al giorno Lo stesso Magistrato con approvazione di Sua Maestà e sentenza ducale, il 4 settembre 1590, ordina che suddette tariffe siano da applicarsi con ripartizione generale anche sulle Città dello Stato. Prontamente le Città impugnano il tariffario come eccessivo, esattamente all’opposto di quanto sostengono i Contadi: la lite esasperata che s’accende testimonia appieno la violenza subita dall’economia dei due Corpi sociali, incapaci d’altro che di reciproco cannibalismo. La Città di Novara geme: «[...] Quanti sono stati li danni, interessi, scapitamenti et usure, le somme di denari in contanti necessitati a viva forza sborsare [...] diconlo i mercanti, per anco creditori delle ben grosse dupplicate et redupplicate prestanze fatte da loro sotto dubia speranza di futuro rimborso [...] diconlo molti Cittadini de i meno consumati, con li censi contratti, li depositi confessati, li crediti della Città con suoi debitori da grosse somme, sotto pretesto d’essere non ben liquidi, ridotti a basse composte per prevalersi di quel poco contante; diconlo le entrate pubbliche a molto minor prezzo in quei procinti affittate, per conseguirne anticipati fitti [...] et finalmente diconlo li cambij che a grossi interessi si pagano. [...] La Città è ridotta a tal miseria che non solo il pane, benché anco crudo, non è sicuro il portarlo alli forni et da quelli riportarlo, non l’esporlo, non il guardarlo ne i pristini». 131 Ma la descrizione che il Contado da di sé è altrettanto efficace: «Le longhe ressidenze delli officiali maggiori, minori, gentil’huomini, maestranze [...] centenara di cavalli limoneri et de carrettoni, loro impresario, tenenti, officiali minori e servitù et ogni altra sorte di soldatesca et a piedi et a cavallo spagnola italiana vallona svizzera alemanna polacca croata albanese, che hora in grosse troppe, hora in squadroni volanti, hora in terzi interi, hora in reggimenti uniti, hora in grossi convogli et a piè et a cavallo così nelle marchiate come nelle spesse retirate delli eserciti, da sé medemi si scaricano a dosso a miseri sudditi... che anco a quei medemi che ne hanno portato pondus diei et aestus è possibile il pienamente raccontarlo». Per le campagne valga anche questa descrizione di un trasferimento militare: «para ducentotredici de bovi per levare dalla Città di Pavia a Villa Nova del Monferrato dieci cannoni d’artiglieria con suoi carri matti, casse et altri adrezzi; et carra sessantasette, con para tre de bovi per carro, per levare dalla Città di Novara et condurre come sopra quantità di palle di artiglieria et altre municioni di guerra [1614]». Rancio (per modo di dire) e case erme Per il sostentamento delle truppe e dei convogli militari stanno precise modalità di alloggiamento, stabilite dai Governatori: «che li sudditi diano all’infanteria soldi 8 di soccorso al giorno per ciascun soldato, et che diano per detti otto soldi 30 onze di pane, 18 di carne, et doj boccali di vino per bocca. Et alla cavalleria si dia un quarto di scudo al giorno per celata, et le vettovaglie, cioè pane vino carne fieno biade et paglia, a prezzo tale che i soldati possano comprare quanto gli ne fa bisogno per meno del quarto di scudo, et questo oltra gli utensilij legna et altre commodità che si sogliono dare nelle Ville in simili alloggiamenti, cioè olio sale candele aceto et simili». Le Città non vorrebbero che si oltrepassasse la quota dei 5 soldi per fante e dei 14 reali al mese per celata, fissati per i presidî... e i Contadi commentano con dispetto: «non doversi pigliar norma dalla tassa delle hospitationi ordinarie nelle Città e presidij, alla tassa delle straordinarie [accollate al rurale], perché à soldati presidiarij si danno solamente le case hereme con utensilij et legna, et le vittovaglie le comprano i soldati alla piazza al prezzo corrente; et nelle [nostre] hospitationi straordinarie si danno le case con utensilij, et legna candele olio et aceto senza pagamento, et di più le vittovaglie à bassissimo prezzo, cioè onze 30 di pane, 56 onze di vino, et 18 di carne per otto soldi che vagliono vinti; et mancando la paga (il che accade quasi sempre) si dà da vivere à i soldati à tutte spese delli hospitanti, per il quale vivere, con longhezza di tempo et con grande spesa, si ricuperano dalla regia camera solamente otto soldi al giorno per fante et soldi 23 per celata». Ed inoltre si deve constatare che ben diversa è la disciplina del soldato acquartierato nelle “case erme” di Città e il comportamento del soldato in transito presso le comunità di campagna. Da un verbale consiliare del 5 gennaio 1583 apprendiamo le misure deliberate per ovviare in Città agli inconvenienti derivanti dall’alloggiamento militare: mediante taglie mensili: per un ricavo di 600 lire, Giacomo Brusati, il J. U. D. Antonio Langhi, Marco Antonio Brusati e Cesare della Porta devono – a loro arbitrio – provvedere all’acquisto ed al restauro di case vuote e pericolanti a spese del Comune, de guastis et domibus deruptis pro eis instaurandis pro hospitatione militum, et quae domus acquirantur nomine comunitatis. E questo va ad aggiungersi a quanto, nella topografia cittadina, già viene utilizzato per la dislocazione di graduati e di soldati generici: vi si accomodano, per diverso modulo di fabbricazione, le case nobili e quelle “popolari”. Tra le 77 case affittate ai militari nel 1597 – per le quali la Città ha “caricato” l’egualanza con pesantissimi indennizzi, superiori di gran lunga all’andamento medio dei fitti, per l’ammontare di 12 741.14.8 lire – troviamo infatti in parrocchia di S. Eufemia, nella contrada dell’Arbogna: «la casa della Città hab.ta da soldati spagnoli, con lochi d’abasso n° 9 et di sopra n° 20, con uno pozzo et corte; apresso un altra casa della detta Città hab.ta parimente da soldati spagnoli, con doi lochi d’abasso, con due camere di sopra, con pozzo et canepa sotto terra; un altra casa della medema Città hab.ta da soldati spagnoli con lochi d’abasso n° 15 et sopra n° 32, con corte et pozzo». 132 In parrocchia di S. Giacomo, nella contrada omonima: «La casa della Città alias delle Horsoline, habitata da soldati spagnoli; lochi d’abasso n° 5, con camere sette di sopra, con corte e pozzo; un altra casa ivi appresso della Città habitata da soldati spagnoli, con tre lochi d’abasso, computata la canepa; di s.a camere cinque, con una corte porticho et pozzo». Contigua è la casa posseduta dalla signora Aurelia Caccia ed in parte dai preti della Congregazione, detta “il palazzo vecchio”, abitata da spagnole «con lochi d’abasso n° 12 et camere di sopra n° 13»: sono le donne cosiddette “impudiche”, paramilitari e regolarmente stipendiate dall’esercito. Vi si aggiunge il “palazzo novo della Città detto il Montriolo” abitato da soldati spagnoli con 16 locali a pian terreno e 32 camere superiori con corte e pozzo. Queste le case erme, assai simili alle abitazioni degli “occasionali”, sul tipo della casa del signor Pietro Maria Morbio in parrocchia di S. Giacomo, in Montriolo: «con lochi 16 d’abasso, con camere sette con li celi, et nove sotto li coppi; corte et pozzo, habitata da diversi brazanti et tesitori et parte dal Sr. Alessandro Cazza», Diversa, di tipo condominiale la casa «dil signor Gio Maria Dusnotto sopra la piazza del Castello, con lochi abitabili n° 3 et tre lochi per stalla, camere tra grande et piccole n° 8, con corte e pozzo, dove vi habitano Gaspar Viola frutarolo, Gaspar Merlino sarto, Genesio Verdina frutarolo, Ioseffo de Gaja cusante da sarto, et Giovanni milanese brazante, et Ludovico Rota cusante da sarto, et Ventura vedua, Gio Antonio da Fontané serviente per li soldati». Di categoria immediatamente superiore, ubicate al centro e già di rango; con diversa disposizione di interni, sono le case affidate ai graduati; in parrocchia di S. Nicolao: «la casa delli heredi dil Sr. Conte Gio Francesco Torniello, con diversi alloggiamenti, canepa sotto terra, stalle, giardino, due corte, tenuta ad affitto dal sig. Carlo Perone per la monitione de soldati»; in parrocchia di S. Gaudenzio-intus, nella contrada omonima: «la casa della S.ra Laura Nazara, dove vi abita un Alfier spagnolo, con lochi 5 d’abasso et camere 5, et uno solarone sotto li coppi, con corte et pozzo»: in parrocchia di S. Pietro sopra il corso: «la casa dil Sr. Fabricio Avogadro altre volte hab.ta da un Cap.no spagnolo con sala cucina saletta dispensa canepa sotto terra botegha et stalla con camere cinque et uno solaro et una logia con un portico d’abasso pozzo et corte»; per concludere con la più insigne casa da Nobile, situata sulla contrada di S. Pietro, appartenente agli eredi del sig. Camillo Caccia, «abitata dal Sr. Capitano Pietro Frasneda spagnolo, con due cortili, giardino, sala, cucina, camere a pianoterra, dispensa, stalla, cantina sotto terra, con suoi superiori». Anche ammesso che si tenti di sopperire mediante raccolta o “magazzeno” di derrate in modo da dare al soldato viveri in misura sufficiente, senza per altro superare il suo “soldo”, ciò non toglie che il tutto si risolva in immancabili passività. Nel passato, quando si usava ripartire le spese tra le Ville di uno stesso Contado, si giungeva a compensazioni bastanti, «ma hora si tratta fra città, che non alloggiano soldati straordinari, o almeno non alloggiano la loro porzione, et Ville che sempre alloggiano, di modo che la conditione non è uguale, ma si deve pagare la contributione di tal perdita et non lasciare in danno quel luogo che alloggia». È consuetudine, o meglio necessità, che ogni Terra, il primo giorno dell’alloggiamento, dia da mangiare al soldato a proprie spese; perciò il Magistrato ha provveduto che l’acconto da dare alla Villa per tal primo giorno sia di soldi 12 per fante, come anche per tutti quei giorni in cui, mancando la paga, il soldato vive a spese dell’alloggiante. Tale disposizione viene contestata perché eccessiva e pregiudizievole, là ove dice che «per le spesse mutazioni delle compagnie che vanno in diverse terre», con conseguente moltiplicarsi fuori misura di tali “primi giorni”, occorre limitarsi a conteggiare quella prima giornata, in quella prima Terra, ove un contingente militare va ad alloggiare, escludendo i passaggi successivi in altre località di quella Terra; le quali località, eventualmente avvisate in anticipo, troverebbero certamente modo di procurarsi tempestivamente il loro “magazzeno”, con conseguente minor spesa. In teoria tale proposta ha una sua validità, ma urta, nella pratica, con una serie di inconvenienti (che ci delineano al vivo come sia fastidioso alle comunità l’impatto con i soldati in transito); dice il Contado: 133 «le terre non si avisano et molto meno si possono a tempo avisare ne i transiti, et quando bene s’avisassero un giorno inanti, questo no bastaria perché non potriano a tempo preparare i magazeni, et se pur anco si preparassero, non giovariano per due cause, l’una perché i soldati arrivano al luogo dell’alloggiamento à la mattina à desinare, à la sera à cena, et subito gionti vogliono mangiare; nel qual caso, non essendo concertati i prezzi delle vettovaglie fra il capitano et deputati della terra col mezzo del commissario, conforme agli ordini, non possono né vogliono i soldati vivere al magazeno. Et quando non vi fosse mai altro, i capitani non s’accordano così presto nei prezzi dei magazeni, et il più delle volte passano doi tre giorni prima che si possi far il concerto; l’altra è perché anco quando cessasse tutto il suddetto, non havendo i soldati denari da comprare le robbe al magazeno, non possono le Ville preparargli così presto il soccorso; et se tutte le suddette cose occorrono anco nelle Città istesse, ove, senza far magazeno, vi è piazza di vettovaglie, molto più occorre nelle Ville...». II provvedimento dei 12 soldi per il primo giorno va ponderato «a favore di quei che alloggiano, i quali non patiscono solamente i dodeci soldi, ma quaranta et più in di pasti...». In media la passività per i “magazeni” grava annualmente sui Contadi in ragione di 200 000 lire; e non torna gradito che il conte di Fuentes nel 1600 abbia esteso l’obbligo dei “magazeni” anche ai luoghi di presidio «ove [invece] il soldato viveva consumando tutta la paga!» La “gravezza dell’huomo d’arme” è una provocazione per l’onore della Città È inevitabile che con ostinata avversione il Contado si appigli ad ogni cavillo pur di attenuare questo stato di cose. Altrettanto reagisce la Città, da quando, per sentenza senatoriale nel 1574, si trova direttamente coinvolta nella forzosa prestazione di “debito” d’alloggiamento a causa dei beni stabili civili, chiamati ad intervenire nella ripartizione a fianco dei terreni rurali in ragione di 37 e 1/2 pertiche ogni cento. Non essendoci per i beni civili un’assegnazione specifica di quota all’interno del “mensuale” rurale, a giudizio della Città siffatta sentenza potrebbe provocare un’insopportabile ingerenza dei sindaci del Contado, perché dichiarati competenti nella ripartizione del “debito d’egualanza” anche per le suddette 37e 1/2 pertiche civili... Agli stessi competerebbe di segnalare le inadempienze e perseguire i renitenti, riscuotere la porzione di “credito d’egualanza”, in base ai conteggi compensativi tra le Province fatti dalla ragioneria dello Stato: «[Non è tollerabile] ch’ogni Villa habbi facoltà di collettare i terreni civili; il che è presupporre autorità, superiorità , e giurisditione di esse Ville et de suoi Anziani et Consoli, Contadini rozi di sangue et de costumi, sopra li Cittadini nobili di animo; cosa troppo monstruosa et scandalosa et impossibile ad esser sopportata, senza pericolo di perpetue risse et discordie sapendosi la natura de Contadini quanto solia esser rigida et indiscreta se gli occorre ad havere alcuna preheminenza et superiorità sopra il Cittadino nobile». Il motivo per cui la Città contesta, lo si desume dal fatto che le egualanze generali sono operate dallo Stato, che stabilisce debiti e crediti, appunto rilevandoli dall’insieme dei dati provinciali forniti dai sindaci e raffrontati tra loro: con una procedura, quindi, al di sopra e al di fuori del “maneggio” dei singoli sindaci. Di conseguenza, una volta fissato il credito rurale, al lordo , vanno detratti i 3/8 netti spettanti alle 37 e 1/2 pertiche civili per il contributo da esse sostenuto nell’alloggiare, riscotibili direttamente dalla Città presso la Tesoreria Generale; il restante – e solo questo – potrà essere riscosso dai sindaci. Se si ammettesse il contrario (la riscossione integrale del credito rurale da parte dei sindaci) ciò equivarrebbe ad ammettere che le suddette pertiche civili rientrano nella sfera di competenza rurale quasi fossero sottoposte agli obblighi rurali (anziché puramente partecipanti): quasi un effettivo scorporo dalla Città, tale per cui i sindaci potrebbero permettersi impunemente di passare sotto silenzio il contributo delle pertiche civili alla spesa d’alloggiamento; ciò sarebbe ancor più evidenziato se gli stessi potessero riscuotere al lordo il credito spettante al rurale dall’egualanza generale. Si avrebbe così per le 37 e 1/2 pertiche civili l’assurdo di un doppio loro “debito” (con il civile, perché con esso sono “cottizzate” per via di estimo; con il “rurale”, perché in esso amministrativamente incorporate) senza il corrispettivo riconoscimento di un distinta capacità di credito. Non si può ovviamente transigere al riguardo – esclama la Città –, perché ciò sarebbe sommamente pregiudizievole, dal momento che si è ottenuto di eseguire solo provvisionalmente l’obbligo gravante sulla metà delle pertiche civili (ivi compresa l’ottava civile). 134 Con tale forma condizionata si è inteso arginare – in qualche modo – il danno arrecato dagli alloggiamenti militari alle proprietà civili; danno assai più intollerabile – dice la Città – di quanto non lo sia per i rurali, Né le finanze rurali permettono che si perseguano penalmente i nobili insolventi, nelle lunghe tortuosità processuali, delle quali essi sanno avvalersi anche ad opera di magistrati ambigui. «poiché detti rurali sostengono gli alloggiamenti de soldati et le spese di essi in sol luogo, dove sono posti li loro beni et la loro habitatione. Hora li Civili et la Nobiltà stessa, non più da Prencipi accarezzata, non più decoro delle Città ammirata, non più base et sostegno delle Repubbliche riputata, hora (miseria deploranda à nostri tempi et caso degno de essere commiserato da più barbari e ferigni cuori) resta sottoposta ad essere maneggiata governata et comandata fino dalli stessi rozzi più vili indisciplinati et indiscreti Vilani delli più infimi Villaggi di questo Stato, essendo essi [Cittadini e Nobili] forzati per detta sentenza sostenere gli attuali alloggiamenti et spese di essi in uno stesso tempo et nella Città, per tutti li loro beni civili per essere con quella descritti, et nelle Ville dove sono situati sotto la distribuzione et governo – cosa mostruosa – de Contadini) per la metà delli stessi beni, già non più da Massari (come è notorio tutti destrutti) ma si bene dalli stessi Padroni pagata... Si aggionge à poveri Civili et alla miseranda Nobiltà l’essere essi necessitati mantenere in uno stesso tempo in più luoghi più case aperte et fornite, là dove occorre possedere benché picciola quantità di beni civili [...] altrimenti non lo facendo [lo affermerà l’ordine del Conte de Fuentes, del 5 luglio 1605] sia in facoltà delle Communità et Agenti loro di mandare quella portione de soldati, che li tocca, all’hosteria, et non essendovi hosteria, s’alloggino in altre case a tutte spese loro, della quantità delli quali danni et disturbo s’haverà da stare senza altra replica alla fede dell’hoste o della persona che haverà cura di alloggiarli». Non limitandosi a confronti verbali, a più riprese i sindaci riscuoteranno integralmente il credito dell’egualanza generale, minacciando di convenire processualmente molti Cittadini renitenti ad ospitare le truppe nelle loro case in Villa... sino a che il tribunale dei 5 delegati nel 1629 con ordine perentorio disporrà il sequestro presso la Tesoreria Generale, delle somme dovute al Novarese in base all’egualanza, ordinando che ogni documentazione relativa ad alloggiamenti militari venga depositata dai sindaci presso il cancelliere dell’egualanza, concedendo nello stesso tempo che la Città soprassieda al proprio debito contributo di spesa militare sino a che non verrà chiarita la vertenza col proprio Contado. Alle tesi della Città, il Contado contrappone una serie di contestazioni di fatto: l’eccessiva presenza di perticato civile, per lo più costituito dalle terre migliori, finisce per convogliare le spese militari sul contribuente più debole e meno fortunato. Le inadempienze dei proprietari civili sono testimoniate dalle “contente “ dei Commissari che disciplinano la distribuzione e la levata degli alloggiamenti militari: tali dichiarazioni di effettivo stanziamento di soldati sono tutte intestate alle comunità rurali, vengono consegnate ai consoli ed inoltrate ai sindaci; e mai vi figurano prestazioni di pertiche civili!... 135 Tav. I A.S.M. Censo P.A. cart. 15 fase 6° - ff. 4-7 - Modo di far un sol prezzo a cadauna qualità di ciascuna città senza dividere a plebe et a squadre. I modo accettato da Pavia III modo della comunità II modo accettato per Milano benché avesse prima accettato il terzo. 1. 2. 3a. 4. 5b. 6. 7a. 8. 9b. 10. 11a. 12. 13b. Squadre e Corpi santi Poste d'una pertica per instrumento Prezzo delle poste senza l'eccessivo Poste con le poste eccessive Prezzo di dette poste Poste dei comuni Prezzo della pertica senza l'eccessivo Poste dei comuni Prezzo de una pertica del comune con l'eccessivo Poste dei comuni Prezzo della pertica de tutto il perticato et pretio con l'eccessivo Poste dei comuni Prezzo della pertica de tutto il perticato et pretio con l'eccessivo ARATORIO 1 4 inf. 1ª sup. 2ª » 3ª » 4ª » C. S. I modo III modo 2 3a 4 5b 6 222 269 147 115 191 29 973 2 762.10.– 5 050. 6. 1 1 829. 3. 8 2 000. 9.– 3 025.10. 8 630. 4. 7 15 298. 4.– 15.14. 6 227 281 158 117 194 29 1006 2 863. 3. 6 5 351.17. 1 1 918. 2. 6 2 008.10. 6 3 036. 9. 8 630. 4. 7 15 808. 7.10 15.14. 3 15 9 18 18 17 1 78 37.10.– 67. 4.– 31. – .– 147. 3.– 240.15. 6 1 2 2 6 12 37.10.– 67. 4.– 31. – .– 444.11.– 240.15. 6 523.12. 6 24.18. 8 23 821. 0. 6 35.13.11 CANEVALE 4 inf. 1 1ª sup. 2 2ª » 2 3ª » 4 4ª » 12 21 7a II modo 8 9b 10 11a 12 13b 178. 6. 9 131. –.– 216. 4. 9 255.17.11 242. 2. 5 21.14. 8 1 045. –.– 13. 8.– 15 9 18 18 17 1 78 181.16. 3 130.17. 3 209. 7. 7 254. 5. 6 239.17. 7 21.14. 8 1 037.18.10 13. 6. 2 15 9 18 18 17 1 78 164. 1. 6 124. 0. 5 207.15. 4 247. 5. 6 217.17. 8 17. 0.11 978. 1. 4 12.10.10 15 9 18 18 17 1 78 164.13. 8 122. 7. 9 202. 8. 4 246.15. 3 216.15. 5 17. 0.11 970. 1. 4 12. 8. 9 1 1 2 4 7 37.10.– 33.12.– 31. – .– 147. 3.– 158.18.– 1 1 2 5 7 37.10.– 33.12 31. – .– 295.17.– 158.10.– 1 1 2 4 7 37.10.– 33.12.– 31. – .– 147. 3.– 158.10.– 1 1 2 5 7 37.10.– 33.12.– 31. – .– 297.19. 8 158.11.– 15 407.15.– 27. 3. 8 16 556. 9.– 34.15. 7 15 407.16.– 27. 3. 9 16 558.12. 8 34.18. 4 xxxxxxxx xxxxxx xxxxxx xxxxxx xxxxxx xxxxxx xxxxxx xxxxxx xxxxxx xxxxxx xxxxxx x 136 aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA I modo III modo II modo CANEVALE INCULTO 1 2 3a 4 5b 6 7a 8 9b 10 11a 12 13b 2ª sup. 22.– 1 22.– 1 22.– 1 22.– 1 22.– 1 22.– 1. 4.– 8. –.– 1 2 1. 4.– 47. 5.– 1 1 1. 4.– 8. –.– 1 2 1. 4.– 47. 5.– 1 1 1. 4.– 8. –.– 1 2 1. 4.– 47. 5.– 2 9. 4.– 4.12.– 3 48. 9.– 16. 3.– 2 9. 4.– 4.12.– 3 48. 9.– 16. 3.– 2 9. 4.– 4.12.– 3 48. 9.– 16. 3.– 1 4. 2. 6 1 4. 2. 6 1 4. 2. 6 1 4. 2. 6 1 4. 2. 6 1 4. 2. 6 79 42 30 43 43 16 1 161.11. 7 802. 5. 2 433.12. 9 1 289. 9.– 885. 0. 9 445.13.– 82 44 31 45 45 16 1 251. 9. 7 811.17. 2 436. 2. 9 1 307.19.– 893.16. 9 445.13.– 11 5 5 12 11 1 179. 3. 83. 8. 64. 0. 325. 9. 180.15. 28. 9. 6 6 1 6 6 7 11 5 6 12 12 1 191. 8. 7 81. 1. 1 67.10. 1 320.19.– 179.19. 5 28. 9. 7 11 5 5 12 11 1 189. 7. 1 79.18. 3 61.13.– 335.10. 8 178.10. 3 23. 7. 2 11 5 6 12 12 1 185. 4. 5 77. 6. 2 64. 3.– 328. 8. 1 179.16. 1 23. 7. 2 5 027.12. 3 19.17. 5 263 5 156.18. 3 19.12. 2 45 861. 6. 8 19. 2.10 47 869. 7. 9 18. 9.11 45 868. 6. 5 19. 5.11 47 858. 4.11 18. 5. 3 4. –.– 30. 4.– 19.19. 8 54.10. 8 6. 1. 2 1 4 4 9 4. –.– 30. 4.– 19.19. 8 54.10. 8 6. 1. 2 1 2 1 4 4. –.– 16. 1.– 4.19.11 25. 0.11 6. 5. 1 1 2 1 4 4. –.– 16. 1.– 4.19.11 25. 0.11 6. 5. 1 1 2 1 4 4. –.– 10.12. 8 4.10. 5 19. 3. 1 4.15. 9 1 2 1 4 4. –.– 10.12. 8 4.10. 5 19. 3. 1 4.15. 9 47.18.– 10.18.– 42. 8. 8 35. 2.– 136. 6. 8 5.13. 7 10 2 7 5 24 47.18.– 10.18.– 42. 8. 8 35. 2.– 136. 6. 8 5.13. 7 6 1 4 3 14 32. 3. 6 5. 9.– 20.13. 4 22. 1.– 80. 6.10 5.14. 9 6 1 4 3 14 32. 3. 6 5. 9.– 20.13. 4 22. 1.– 80. 6.10 5.14. 9 6 1 4 3 14 32. 3. 9 5.10.– 20.13. 4 21.15.– 80. 2. 1 5.14. 5 6 1 4 3 14 32. 3. 9 5.10.– 20.13. 4 21.15.– 80. 2. 1 5.14. 5 1 ARATORII INCULTI 1ª sup. 1 4ª » 1 RISATI 4ª sup. AVIDATI 4ª inf. 1ª sup. 2ª » 3ª » 4ª » C. S. 263 253 AVIDATI INCULTI 4ª inf. 1 1ª sup. 4 2ª » 4 9 BOSCHI 4ª inf. 1ª sup. 2ª » 4ª » 10 2 7 5 24 137 AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA I modo III modo ORTI over GUASTI 1 2 3a 3ª sup. 1 20.– ORTI 4ª inf. 1ª sup. 2ª » 3ª » 4ª » 11 4 2 – – 425. 5.– 290. 4. 6 75. –.– – – 14 10 2 2 1 712. 5.– 1205. 4. 6 75. –.– 147.15.– 100. –.– 17 807. 9. 6 47.10.– 29 BRUGHIERA e BARAGGIA 1ª sup. 8 27. 9.– 4ª » 1 3.12.– 9 31. 1.– 3. 9.– GIERBI 4ª inf. 1ª sup. 2ª » 3ª » 4ª » SELVA 1ª inf. 8 9b 10 11a 12 13b 20.– 1 20.– 1 20.– 1 20.– 3 1 2 – – 83. 9.– 72.11. 1 75. –.– – – 4 2 2 1 1 172.11. 4 189.13. 1 75. –.– 73.17. 6 100. –.– 3 1 2 – – 79. 8. 1 72. –.– 75. –.– – – 4 2 2 1 1 2240. 4. 6 77. 5.– 6 231. 0. 1 38.10.– 10 611. 1.11 61. 2. 2 6 226. 8. 1 37.14. 8 10 590. 2. 9 59.16. 3 8 1 9 27. 9.– 3.12.– 31. 1.– 3. 9.– 5 1 6 10.14. 6 3.12.– 22. 6. 6 3.14.– 5 1 6 18.14. 6 3.12.– 22. 6. 6 3.14. 5 5 1 6 18.13. 4 3.12.– 22. 5. 4 3.14. 3 5 1 6 18.13. 4 3.12.– 22. 5. 4 3.14. 3 20.– 6 II modo 7a 1 5b 1 166. 147. 75. 109. 100. 4.– –.– –.– –.– –.– 1 3 1 5 1 11 5.19.– 14. 3.– 5.17. 6 34. 4.– 1. 8.– 62. 1. 6 5.12.10 1 3 1 5 1 11 5.19.– 14. 3.– 5.17. 6 34. 4.– 1. 8.– 62. 1. 6 5.12.10 1 3 1 3 1 9 5.19.– 14. 3.– 5.17. 6 18. 9.– 1. 8.– 46. 6. 6 5.12.11 1 3 1 3 1 9 5.19.– 14. 3.– 5.17. 6 18. 9.– 1. 8.– 46. 6. 6 5.12.11 1 3 1 3 1 9 5.19.– 14. 3.– 5.17. 6 17.19. 4 1. 8.– 45.16.10 5. 1.10 1 3 1 3 1 9 5.19.– 14. 3.– 5.17. 6 17.19. 4 1. 8.– 45.16.10 5. 1.10 4 15.17. 4 3.19. 4 4 15.17. 4 3.19. 4 3 10.10. 4 3.10. 1 3 10.10. 4 3.10. 1 3 10.11. 7 3.10. 6 3 10.11. 7 3.10. 6 4. 7.– 1 4. 7.– 1 4. 7.– 1 4. 7.– 1 4. 7.– 1 4. 7.– 33. 7.– 1 33. 7.– 1 33. 7.– 1 33. 7.– 1 33. 7.– 1 33. 7.– TERRA INCULTA 1ª sup. 1 PIAGGIA 1ª sup. 4 1 AAAAAAAAAA 138 PIAGGIA co’ aradoro in fondo 1 2 3a I modo III modo 4 5b 6 7a 8 II modo 9b 10 11a 12 13b 1ª sup. 2 50.15.– 25. 7. 6 2 50.15.– 25. 7. 6 1 25. 7. 6 1 25. 7. 6 1 25.16. 8 1 25.16. 8 RONCO 3ª sup. 6 396. 9.– 66. 1. 6 7 523. 9.– 74.15. 7 2 144. 3.– 72. 1. 2 2 156. 8.11 78. 4. 6 2 146. 6. 6 73. 3. 3 2 159. 9.– 79.14. 6 1 100.– – 1 100.– – – 1 100.– AVIDATO ET RONCO 3ª sup. – – – XXXXXXXXXXXXXXXX XXXXXXXX 139 Tav. II 1558 - Possedimenti di ordini Religiosi e Caritativi nel Contado Novarese aratorio prato non irriguo prato vigna brughiera bosco orto incolto – 14 104. 7 118. 7 – – 106. 7 106. 7 – – 1 903 1 903 50.20 519 – 103.19 – – – – – – – – – – – Frati di S. M. delle Grazie (Novara) Fara Lumellogno Cameri – 34 150.17 184.17 – 9 135 144 – 437 82 – 6 (canep) 8.16 14.16 pt. 7 343.14 = 20 272 2 245.15 2 537.14 pt. 1 192.15 = 268 1 013.13 = 5.20 156.12 30 – 38 115.13 20 16 30 300 711.21 – – 21 8 – – – – – – 29 – 130 – – 60 9 – – – 8 207 – 5.12 – – 4 16. 4 – 16 – – 41.16 – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – 24 24 – – – – – – – – – – – 935.12 = 2.12 90 85 42 – 41 160 190.12 611 – – – – – – – 43 43 36 16 4 – – 24 – 22 102 – 8 – – 7 – – – 15 – – – – – – – – – 42 – 7 – – – – 20 69 – – – – – – – 5.12 5.12 – 37 2 298 2 335 Frati (?) di Gattinara Ghemme (alla Ferrera) Frati di S. Pietro Martire (Novara) Cavaglio Carpignano Fara Monticello S. Bernardino Borgolavezzaro Tornaco Ponzana Borgomanero Granozzo pt. Frati di S. Nicola (Novara) Mandello (S. M. d. Camolezza) Cureggio (S. M. di Rama-Monteregio) Cerano Pernate Ghemme Cameriano Lumellogno Castellazzo (S. M. di Camodea) pt. – 70 – – – – 20 – 90 aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa 140 Frati di S. Gerolamo (Novara) Ghemme Pernate Ponzana Cameriano Arbora Umiliati di S. Maria (Borgoticino) Borgoticino aratorio prato non irriguo prato vigna brughiera bosco orto – – – – – – 34 – – – 8 42 – – 16 – – 16 – – – – – – – – – – – – 4 – – – – 4 – – – – – – 38 132 24 6 48 pt. 730. – = 548 51 – 62 7 668 pt. 574. – = 155 Frati Francescani (Novara) Casc. Rinalda Ghemme Sillavengo Borgomanero Lumellogno Sillavengo Terdobbiate Cameriano Casalvolone (Cp. di S. Biagio di Casaleggio) pt. 555.16 = 40 – 2 – 32 2. 4 15 333 96 520. 4 (livellati x 12 mine di fr.) 6.12 – – – – 6 (liv. x lib. 6) – – – – – – – – 23 6.12 29 83.12 87.12 incolto – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – Frati Francescani di Milano Cureggio 178 – 146 16 – – 4. 5 – Monaci di S. Giovanni extra muros (Novara) Cavaglio Terdobbiate Tornaco Vespolate pt. 293.20 = – – 28 97.12 125.12 4. 8 – – – 4. 8 – 100 – – 100 – – 28 36 64 – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – Frati di S. M. d. Scaglia (ord. d. serviti) (Galliate) Cameri Galliate Pernate pt. 257. – = 28 185 8 221 – – – – – – – – – 7 – 7 – – 29 – 29 – – – – – – pt. 344. 5 = – – 141 aratorio Frati di S. M. d. Grazie (Vercelli) Villata prato non irriguo prato vigna brughiera bosco orto incolto 100 – – – 240. – = 60 – 80 – pt. 227. 9 = – 4.12 – – – 24 36.12 65 – – – – – – – – – – – – – 70 – 70 – – 4. 9 – – – – 4. 9 – – – – – – – – 24 – – 28 12 – – 64 – – – – – – – – 24 – – – – – – 24 Frati (?) di Lenta Villata pt. 80. – = – 80 – – – – – – Frati (?) di Cameri Camiano pt. 32. – = 8 – – 24 – – – – Zoccolanti (Borgomanero) Borgomanero pt. 1. – = 1 – – – – – – – 983.22 136 – 12 140 52 1 323.22 – – 12 – – – 12 56. 1 – 74 20 32 12 194. 1 142. 6 5 – – – – 147. 6 – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – 139. 5 485 40 114 – 2 – – – – 125.14 – – – – 25. 1 – – – – – – – – – – 132 – – – – 5 – – – – – – – 256 778. 5 2 125.14 25. 1 – 132 5 256 pt. Frati di S. M. d. Carmine (Novara) Gionzana Briona Cavaglio Agognate Monticello Ponzana Cameriano Monache di S. Barbara (Novara) Cerano Galliate Sillavengo Sozzago Tornaco Cameriano pt. 1 739.17 = Monache di S. Chiara (Novara) (Legnano) Ghemme Pernate Ponzana Cameriano Arbora pt. 1 323.20 = 20 42.12 – – – – 62.12 142 aratorio prato non irriguo prato vigna brughiera bosco orto incolto Monache di S. Agata (Novara) – 52.12 242. 2 50.12 – 66 192 104 28 – – – – 18 – – 25 – – 5 10.21 – – – 40 – – – – 50.10 – – – 16 8 – – – – – – – – – – 70 – – – – 29 48 – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – pt. 1 055. 9 = 735. 2 43 55.21 74.10 – 147 – – pt. 165 – 86 148.19 152.17 552.12 – – 3 – – 3 204 – – 51.23 – 255.23 – 12 2 4.18 6.23 25.17 – – – 5. 5 – 5. 5 18 – – 4 – 22 – – – – – – 12 – 5 – – 17 635. – = 9 – 4 24 398 83 518 – – – – – – – – 8 – 28.12 – – 36.12 9 60 – 10.12 – – 79.12 – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – 460.18 = 99. 1 16 169.12 – 284.13 80 – – – 80 8. 5 – – 8 16. 5 – – – – – – – – – – – – 8 – 8 – – – – – Camiano Borgoticino Cerano Carpignano Gagnago Galliate Agognate Isarno Pernate Monache di S. Bartolomeo (Momo) Agnellengo Cavaglietto Vaprio Momo Momo 881. 9 = Monache di S. M. Maddalena (Novara - b° S. Gaud.) Fara Agnellengo Camerona Cerano Pernate Lumellogno pt. Monache di S. Domenico (Novara) Cavaglietto Pernate Sologno Olengo pt. – – 72 – 72 143 aratorio prato non irriguo prato vigna brughiera bosco orto incolto 4 – 182 56 62 – – – – – – – 10 – – 10 – – – – – – – – – – 16 36 – – – – 2 – – – – 16 (risato) – – 394. – = 304 – 10 10 – 52 2 16 315.17 = 57.12 46 164. 3 267.15 – 28 – 28 – – 1.16 1.16 – 8 4. 3 12. 3 – – – – – – – – – – – – – – – – – – 72.12 – 72.12 – – – 14 – 14 – – – – 316. – = 181.12 48 229.12 12 20 – 81 – – – – – – – – – – 28 – – – – – – – – – – – – – – – – – Monache di S. Antonio (o di S. Agostino Novara) Ghemme Agognate Mosezzo Tornaco Borgolavezzaro pt. a Monache di S. M. Maddalena (Momo) Alzate Castelletto (Momo) Momo pt. – – 6. 7 6. 7 Monache di S. Bartolomeo (Cerano) Cerano Sozzago pt. – Monache di S. Cristoforo Agognate Mosezzo Granozzo Cameriano pt. 141 .– = 113 – – 28 – – – – pt. 137.21 = – – – – – 129. 1 – 8.20 – – – – – – – – – – – – – – – 9 14 107. – = 22 62 84 9 14 Monache di S. Caterina (Lonate) Cameri Monache delle Caselle (Novara) Pombia Ponzana pt. 144 aratorio prato non irriguo prato vigna brughiera bosco orto incolto 48 – – – – – – – 34 3.12 – – – – – – – – – – – – – – 37.12 – – – – – – – – – – – 16 – – – – – – 3 – – – – – – – 16 58 – – – – Monache di S. Gerol. e S. Maria (Busto) Cerano pt. 48. – = Monache di S. Spirito (Vercelli) Casalvolone Bolgaro pt. 37.12 = pt. 16. – = Monache di S. Andrea (Gattinara) Carpignano – Abbazia di S. Lorenzo extra muros (card. Farnese alias Rev. Giac. Fredelicio) Cerano Monticello (Mondurla) Nibiola Suno Terdobbiate Tornaco Lumellogno Vespolate Olengo pt. 3 623.– = 142.12 2 000 76.12 147 211 30 53 489 68 – – – 68 28 – – – – – – – – – – – 24 – 11 – – – 10 – – – – – – – – – – – – 14 – – 96 78 – – – – 3 217 96 24 21 – 188 3 74 Abbazia di S. Silano di Romagnano (card. Medici) Carpignano Proh Prato Grignasco Ghemme Sillavengo Romagnano pt. 3 419.15 = 50 1 940 32. 2 31.12 131.13 30 313 – 160 – 10.12 – 8 – – – 84. 6 – 7 0.18 – – 32 – – 28 1 278.12 – – – – – – – – 200 – – – 2 – – – – – – – – – 69 – 4.12 – 6 – 2 528. 3 178.12 92 339.12 – 202 – 79.12 145 aratorio Commenda di S. Giov. d. Baraggia (cav. Gio Filippo Nibbia) Agrate 22.14 Bogogno 14 Cavaglietto 293.21 Cameri 352.16 S. Giovanni 56.20 Romagnano 2 pt. 1 547. 2 = 741.21 prato non irriguo prato – – 10. 8 38.18 148. 6 – 197. 8 – 63. 4 18.12 36.17 – – 118. 9 – – 8 – 6.15 2 16.15 – – – – 88. 9 – 88. 9 – 142 58 12 – 212 – 48 12. 8 – 18 78. 8 – 17 – – – 17 – 32 – – – 32 – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – 16 24 – – – – – 184 – – – 184 Commenda di S. Giov. di Rodi (Comm. Gio Giac. Raschier de Cheri cav. Jerosolim.) Castellazzo 5.12 – Casaleggio 598 70 Ghemme (S. Genesio) 175. 6 – Romagnano (S. Genesio) 22 – Borgolavezzaro 134.22 – pt. 1 345. – = 935.16 70 Abbazia di S. Nazzaro Sesia (card. Cesis) Buzzoleto Biandrate Mandello Olengo pt. 823.12 = – 10.12 13.12 486 547.12 pt. 4 286.21 = 1 174 36 59 62 41.12 32 – – 27 630. 8 – 96 2 157.20 Carità S. Michele di Novara Garbagna Castellazzo (can.) Landiona (can.) Landiona (can.) Mandello Nibbiola Pernate Romagnano Romentino (chier.) Suno Vicolungo Casalbeltrame – – – – – 14 35 16 37 – – – – – 534.19 12 – 648.19 – – 6 62 68 264 – 58 28 8.12 – – – – 161.16 – 16 536. 4 vigna – – – – – 48 – – 3 – – – 6 9 27.19 – – 93.19 brughiera – – – – – – – – – 60. 6 – – 60. 6 bosco orto – – 22. 7 – 183. 7 – 205.14 – – 11. 6 2. 1 4. 6 – 17.13 18 – 28 – – – – – – 257.11 – 12 315.11 30 – – – – – 120 (risato) – – 10. 7 – – 160. 7 incolto – 3 32.15 7. 7 118.11 – 161. 9 55 – – 30 – – – – 229. 7 – – 314. 7 146 aratorio prato non irriguo prato vigna brughiera bosco orto incolto Ospedale d. Carità (Novara) 78.12 – 73 1 870.12 998.11 178 20 64 81 – – – – – 28 – – – 9 – – 115 312.10 – 16 – 29 1.18 – – 53.12 7.15 – – – – – – – 175.12 – – – – – – – – – 90.20 – – – – – 2 – – 33.12 – – – – – – – – – – – – – pt. 4 227.14 = 3 353.11 28 481.10 62.21 175.12 90.20 35.12 – pt. 1 362. 3 = 34.14 – – – – – – 1 327.13 861. – = 475.12 – 132 50 – 203.12 – – 671. 4 = 4 – – – 4 – – – – – – – – – – – 36 – – 36 – – – – – – – 33. 7 462 495. 7 – – – – – 13 – – 122.21 135.21 342.18 = 122.12 25 147.12 – – 70 8 12 20 – – 17 – – 32 – – – 117.12 – 117.12 Ghemme Mosezzo Monticello Marangana Inglesa Granozzo Olengo Cameriano Cerano Misericordia di Milano (?) a Osp. S. Dionigi di Cerano Cerano pt. Ospedale di Milano Borgoticino Pombia Bellinzago Cameri pt. Ospedale S. Maddalena di Borgomanero Borgomanero Maggiate Inf. pt. 57.18 – 57.18 Carità di S. Giov. Pellegrino (b° S. Agabio Novara) Pernate pt. 332. – = 332 – – – – – – – pt. 298. – = 250 – 41 7 – – – – Osp. S. Andrea di Vercelli Bolgaro 147 aratorio prato non irriguo prato vigna brughiera bosco orto incolto Osp. S. Lorenzo di Vercelli pt. 201.12 = 185.12 – 16 – – – – – pt. Osp. S. Antonino (b° S. Agabio Novara) 199. 1 = 187 – 12. 1 – – – – – 196. – = 68 – 64 – – 64 – – pt. 135.18 = 114 – – – – 17.12 4. 6 – pt. 129. – = 125 – – – – – 4 – pt. 118.12 = 111 – 4 – – – – 3.12 pt. 58. – = 42 – – 14.12 – – 1.12 – pt. 94. – = 61 – – 33 – – – – pt. 8. – = 8 – – – – – – – pt. 8. – = – – – 8 – – – – pt. 2. – = – – – – – – – 2 Bolgaro Osp. di Fasano di Vercelli Bolgaro Agognate pt. aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa aaaaaaaaa Ospedale S. Giacomo e uniti di Galliate Galliate Ospedale S. Antonio di Bolgaro Bolgaro Ospedale S. Sereno di Biandrate Biandrate Ospedale S. Maria di Romagnano Romagnano Ospedale S. Spirito di Romagnano Romagnano Ospedale Carità di Biandrate Vicolungo Ospedale S. Bernardo di Borgolavezzaro Borgolavezzaro Ospedale S. Giovanni di Veruno Veruno aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa 148 Tav. III A.S.M. Censo P.A. cart. 15 fasc. 6° - ff. 4-7 - Modo di far un sol prezzo a cadauna qualità di ciascuna città senza dividere a plebe et a squadre. PRATI CO’ ACQUA 1 2 4 inf. in val 2ª sup. 3ª » 4ª » PRATI 4 inf. 1ª sup. 2ª » 3ª » 4ª » C. S. I modo 3a III modo 4 5b 6 7a 8 II modo 9b 10 11a 12 13b 20 1 5 1 17 44 401.14.10 3.15.– 73. 9.– 20. –.– 247. –.– 745.18.10 16.19. 1 20 1 5 1 18 45 401.14.10 3.15.– 73. 9.– 20. –.– 253. –.– 751.18.10 16.14. 2 4 1 4 1 6 16 80. 0. 3 3.15.– 56.16.– 20. –.– 91. 9. 8 252. 0.11 15.15. 1 4 9 4 1 6 16 80. 0. 3 3.15.– 56.16.– 20. –.– 89. 2.11 249.14. 2 15.12. 2 4 9 4 1 6 16 81. 0. 6 3.15.– 61. 5. 9 20. –.– 85. 7. 4 251. 8. 7 15.14. 3 4 9 4 1 6 16 81. 0. 6 3.15.– 61. 5. 9 20. –.– 84. 9. 8 250.10.11 15.13. 2 22 39 31 35 43 7 408.16. 2 672.13. 6 353.17. 5 444. 7. 2 540. 8. 3 110.16.– 22 44 32 38 46 7 408.16. 2 1 059.18.– 355. 8. 5 478. 7. 2 608.17. 3 110.16.– 7 6 9 12 11 1 104.15. 6 88.10.10 95. 5. 3 173.13.11 124. 8.10 15.16. 7 7 6 9 12 12 1 104.15. 6 96.15. 4 92.19.11 172. 4. 4 179. 4.10 15.16. 7 7 6 9 12 11 1 110. 8.10 83. 0. 7 94.14.10 168. 3. 7 123.16. 5 12.19. 7 7 6 9 12 12 1 110. 8.10 83.16. 9 89.16.11 167.10. 3 180.11.– 12.19. 7 177 2 530.18. 6 14. 6.– 189 3 022. 3.– 15.19.10 46 602.10.11 13. 2.– 47 661.16. 6 14. 1. 8 46 593. 3.16 12.17.10 47 648. 6. 2 13.15.10 45 189 234 751.18.10 3 022. 3.– 3 774. 1.10 16. 2. 7 16 46 62 252. 0.11 602.10.11 845.11.10 13.15. 8 16 47 63 249.14.12 661.16. 6 911.10. 8 14. 9. 5 16 46 62 251. 8. 7 593. 3.10 844.12. 5 13.12. 6 16 47 63 250.10.11 648. 6. 2 898.17. 1 14. 5. 4 PRATI ANTESCRITTI CONFUSI 44 745.18.10 177 2 530.18. 6 221 3 276.17. 4 14.16. 7 PRATI AVIDATI 4 inf. 2 31.14.– 1ª sup. 1 11. 2.– 3 42.16.– 14. 5. 4 2 1 31.14.– 11. 2.– 1 1 15.17.– 11. 2.– 1 1 15.17.– 11. 2.– 1 1 15. 6. 4 11. 2.– 1 1 15. 6. 4 11. 2.– 3 42.16.– 14. 5. 4 2 26.19.– 13. 9. 6 2 26.19.– 13. 9. 6 2 26. 8. 4 13. 4. 2 2 26. 8. 4 13. 4. 2 42.16.– 3 774. 1.10 3 816.17.10 16. 2. 1 2 62 64 26.19.– 854.11.10 881.10.10 13.15. 6 2 63 65 26.19.– 911.10. 8 938. 9. 8 14. 8. 9 2 62 64 UNIONE de li soprascritti prati con li prati avidati 3 42.16.– 3 221 3 276.17. 4 224 224 3 319.13. 4 237 14.16. 5 26. 8. 844.12. 871. 0. 27. 3. 4 5 9 9 2 63 65 26. 8. 898.17. 925. 5. 14. 4. 4 1 5 8 2 149 Tav. IV A.S.M. Censo P.A. cart. 15 - 1° fasc.: Sistemazione - Valutazione dei fondi (1560-1564). Pretio de li prati de tutte le sorte anche che se dicono con aqua, prati avidati et altre qualità I modo 4 squadre de sotto prati prati avidati prati co’ aqua prati in val III modo 22x18.11. 8 2x15.17.– 20x20. 1. 9 1x 3.15.– 45 846. – .– 18.16.– 45 846. – .– 18.16.– 13 204. 7. 9 15.14. 5 39x17. 5.– 1x11. 2.– 40 683.15. 6 17. 1. 11 45 1071. – .– 23.16.– 7 31x11. 8. 4 5x14.13. 9 36 427 6. 5 11.17. 5 37 428.17. 5 11.11.10 35x12.13.11 1x20. – .– 36 464. 7. 2 12.18.– 39 43x12.11. 4 17x14.15. 7 60 787. 8. 3 13. 2. 6 7x15.14. 7 7 224 II modo 13 204. 7. 9 15.14. 5 99.12.10 14. 4. 8 7 107.17. 4 15. 8. 2 13 152. 1. 3 11.13.11 13 498. 7. 2 12.15. 9 13 193.13.11 14.18.– 64 861.17. 3 13. 9. 4 17 110.16.– 15.16. 7 7 110.16.– 15.16. 7 3 319.13. 4 14.16. 3 237 3 816.17.10 16. 2. 1 13 219.10. 8 16. 3.11 13 210.10. 8 16. 3.11 7 94. 2. 7 13. 8.11 7 98. 1. 7 14. 0. 3 149.15.11 11.10. 6 13 156. 0. 7 12. – .– 13 151. 2. 8 11.12. 6 13 192. 4. 4 14.15. 9 13 188. 3. 7 14. 9. 6 13 187.10. 3 14. 8. 6 215.18. 6 12.14.– 18 268. 7. 9 14.18. 3 17 209. 3. 9 12. 6. 1 18 265. 0. 8 14.14. 6 1 15.16. 7 1 15.16. 7 1 12.19. 7 1 12.19. 7 64 881.10.10 13.15. 6 65 938. 9. 8 14. 8. 9 871. 0. 9 13.12. 2 65 923. 3. 3 14. 4. 8 1ª sq. de sopra prati prati avidati 2ª sq. de sopra prati prati co’ aqua 3ª sq. de sopra prati prati co’ aqua 4ª sq. de sopra prati prati co’ aqua CORPI SANTI prati a 64 aaaaaaaa 150 Tav. V A.S.M. Censo P.A. cart. 15 - 8° fasc.: Summario del valor de tutti li prati secondo la estimazione prima fatta, cioè gli adaquatori per sé, et li sutti da per sé et arbitrati dove non hanno pretio. (ff. 160-161) 4 squadre de sotto pra suti sortumosi et liscosi (1/4 del pra) pra suti liscosi et sortumosi dreto la gogna (id) pra suto in val (id) pt. 8 797. 5 I modo III modo II modo 40 870. 7. 3 4.12.11 6 367. 2. 3 id. 40 870. 7. 3 4.12.11 6 367. 2. 3 id. 32 916. 4. 4 3.14.10 5 127.19. 1 id. 32 916. 4. 4 3.14.10 5 127.19. 1 id. 34 712. 6. 4 3.18.11 5 407.15. 3 id. 34 712. 6. 4 3.18.11 5 407.15. 3 id. 1 461.10.– id. 1 461.10.– id. 1 177. 1. 4 id. 1 177. 1. 4 id. 1 241. 5.11 id. 1 241. 5.11 id. 5 081.23 2 915.18. 9 4. 6. 3 30 597.12. 4 6. – .– 18 739.14. 9 3.13. 9 20 416. 1.– 4. 0. 7 17 575. 2. 1 3. 9. 2 18 400.18. 6 3.12. 5 187.13 535. 5. 5 2.17. 1 520. 8. 6 2.15. 6 496. 4.– 2.12.11 484. 9. 8 2.11. 8 493. 1. 6 2.12. 7 468. 1. 5 2. 9. 8 2 3 3 1 16.17. 4 0.13.10 48 867.19. 7 2.15. 6 15.13. 6 0.13. 2 46 593. 6.11 2.12.11 15. 5. 8 0.12.11 45 492.14. 3 2.11. 8 15.11. 7 0.13. 1 46 299.16.10 2.12. 7 14.15.10 0.12. 5 43 951.10. 8 2. 9. 8 33 014.14. 2 3. 3. 6 1 009. 9. 6 0.15.10 32 745.15.– 3. 3.– 1 004. 3. 3 0.15. 9 37 607. 6. 3.12. 1 152.18. 0.18. 1 4 6 1 37 304. 0. 7 3.11. 9 1 147.12. 3 0.17.11 36 437. 9.10 3.10. 1 1 115.14. 8 0.17. 6 36 264. 3.10 3. 9. 9 1 110. 8. 5 0.17. 5 30.19. 6 3. 3. 6 737. – .– 31.12.– 3. 3.– 731. 3.11 35.14. 3 3.12. 4 839.10. 4 35. 8. 6 3.11. 9 832.15.– 34.12.– 3.10. 1 813. 8. 1 34. 8. 9 3. 9. 9 809.10. 9 55.11. 3 id. 52. 2. 6 id. 63. 5.10 id. 62.15. 8 id. 61. 6. 5 id. 61. 0. 7 id. 1 370.12 314.14 1ª squadra superiore pra suto liscoso et sortumoso (id) 2ª squadra superiore pra suti dreto al terdobio (id) pra suto in colina (1/4 del pra suto) pra suto liscoso et sortumoso (1/4 del pra) 23.16 17 610. 2 16.17. 0.14. 50 262. 2. 2.17. 3ª squadra superiore pra suto (id) pra suti in costa et monte (1/4 del pra suto) pra suto in val (1/4 del pra) pra suto aboscato dreto la gogna (id) pra suto (id) dreto la gogna 10 398. 8 1 275. 3 9.21 232. 3 17.12 151 aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa pt. 4ª squadra superiore pra suto (id) I modo III modo II modo 15 538. 1 48 815. 7.– 3. 2.10 53 347. 5. 9 3. 8. 8 43 329.19. 4 2.16. 6 58 008.13. 9 3.14. 8 43 700.14.10 2.16. 4 50 461.17. 7 3.15. 3 1 180.19 4 673.19. 3 3.19. 2 4 673.19. 3 3.19. 2 4 673.19. 3 3.19. 2 .19. 3 3.19. 2 38 23.13.– 3. 4.11 3 823.13.– 3. 4.11 32. 7. 3 32. 7. 3 3 101. 4. 7 3.12. 5 Corpi Santi pra suto (id) Differenza tra li Corpi Santi e Lomenogno pra suti al basso (id) 9.– Differenza tra la 1ª sq. sup. e Milano pra suto et sortumoso (1/4 del pra di 1ª sup.) 38.14.– 38.14.– 34.13.– 34.13.– 515. 2 2 221. 5.11 4. 6. 3 3 101. 4. 7 6. –.– 1 899. 7. 4 3.13. 9 2 075. 7. 1 4. 0, 7 2 221. 5.11 3. 9. 2 62 561.10 212 026. 3. 8 224 439. 7. 6 194 702.17.10 209 805. 0. 5 193 994.11. 6 207 904. 9.– aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa Tav. VI A.S.M. Censo P.A. cart. 15 - 8° fasc.: Pretij de li prati in diversi modi: summario del valor de tutti li prati secondo la estimazione prima fatta, cioè gli adaquatori per sé, et li sutti da per sé et arbitrati dove non hanno pretio. I modo III modo II modo 3ª squadra superiore pra suto (1/4 del prato) pt. 10 398. 8 prato pt. 30 987.22 pra suto in costa et monte (1/4 del p. suto) pra suto in val (1/4 del prato) prato in val prato suto aboscato dreto la gogna (1/4 del prato) pt. 1 275 . 3 x 3. 3. 6 33 014.14. 2 x 3. 3.– 32 754.15.– x 3.12. 4 37 607. 6. 1 x 3.11. 9 37 304. 0. 7 x 3.10. 1 36 437. 9.10 x 3. 9. 9 36 364. 3.10 x 12.13.11 393 417. 8. 6 x 0.15.10 1 009. 9. 6 x 12.11. 9 390 060. 8.– x 0.15. 9 1 004. 3. 3 x 14. 9. 6 448 550. 1.11 x 0.18. 1 1 152.18. 6 x 14. 7.– 444 676.12. 1 x 0.18.– 1 147.12. 3 x 14. 0. 4 434 347. 5.11 x 0.17. 6 1 115.14. 8 x 13.14. 432 539.13. x 0.17. 1 110. 8. 2 9 5 5 x 3. 3.– 31.12.– x 12.11. 9 324.13. 1 x 3.12. 35.14. x 14. 9. 373. 6. 4 3 6 8 x 3.11. 9 35. 8. 6 x 14. 7.– 370. 2. 2 x 3.10. 1 34.12.– x 14. 0. 4 361.10. 3 x 3. 9. 34. 8. x 13.19. 360. 0. 9 9 2 1 pt. 9.21 pt. 25.19 x 3. 3. 6 30.19. 6 x 12.13.11 327. 8.11 pt. 232 x 3. 3. 6 737. –.– x 3 . 3.– 731. 3.11 x 3.12. 1 839.10. 4 x 3.11. 9 832.15.– x 3.10. 1 813. 8. 1 x 3. 9. 9 809.10. 9 17 .12 x 3. 3. 6 55.11. 3 x 3. 3.– 55. 2. 6 x 3.12. 1 63. 5.10 x 3.11. 9 62.15. 8 x 3.10. 1 61. 6. 2 x 3. 9. 9 61. 0. 7 pt. 42 946.16 428 592.11.10 424 961.17. 5 488 622. 3. 7 484 429. 6. 3 473 171. 7. 2 471 179. 6. 2 x 12.18.– 544 012. – .– x 12.15. 9 549 180.10.– x 14.18.– 629 905. 6. 8 x 14.15. 9 635 073.16. 8 x 14. 9. 6 621 653. – .– x 14. 8. 6 619 505.13. 4 prato suto dreto la gogna (c.s.) pt. 152 Tav. VII A.S.M. Censo P.A. cart. 15 - 8° fasc.: Pretij de li prati in diversi modi. Novara, pretio de li prati de tutte le squadre con il perticato (pp. 55v.-56r.). Estratto de tutti li prati di qualunque sorti come sono nel libro del valor, con il suo numero di pertiche et pretio del tutto, per poter far augmento se parirà alli prati sutti, over far nuovo calcolo sopra tutta la somma del perticato d’essi prati secondo il pretio che s’è fatto, confusi tutti li pretij insieme. I modo Pert. III modo II modo 4 squadre de sotto 34 678. 5 498 319.18. 6 498 319.18. 6 401 353. 9. 2 401 353. 9. 2 423 152.15. 4 423 152.15. 4 9 269.11 94 150. 6. 4 131 464. 0. 6 80 540. 5. 2 87 939. 9.10 75 479.12. 2 79 067. 6. 6 34 722. 8 243 767.16. 1 237 147. 3. 7 225 974.11. 7 220 636.11. 7 224 691.19. 2 213 163.11.– 42 946.16 428 592.11.10 424 961.17. 9 488 622. 3. 7 484 429. 6. 3 473 171. 7. 2 471 179. 6. 2 43 645.11 402 031.17. 8 439 472.18. 6 361 293.18.10 477 863. 4. 6 360 143. 8. 1 481 361. 7. 8 9 715.16 139 873.18. 6 139 873.18. 6 139 873.18. 6 139 873.18. 6 114 725. 0. 6 114 725. 0. 6 188.22 3 134. 0. 3 3 134. 0. 3 2 805. 7. 4 2 805. 7. 4 2 619. 8. 1 2 619. 8. 1 515. 2 2 221. 5.11 3 104. 4. 7 1 899. 7. 4 2 075. 7. 1 2 221. 5. 1 3 101. 4. 7 175 681.19 1 812 091.15.11 1 877 475. 2. 9 1 702 363. 1. 6 1 816 976.14. 3 1 676 204.16.10 1 788369.19.10 1ª sq. de sopra 2ª sq. de sopra 3ª sq. de sopra 4ª sq. de sopra corpi santi differenze col contado differenze con Milano AAAAAAAAAAAAAAAAAAA 153 Tav. VIII A.S.M. Censo P.A. cart. 15 - 8° fasc.: Pretij de li prati in diversi modi: summario del valor de li prati confusi insieme tutti li pretij squadra per squadra de tutte le Città. Novara. (pp. 80v.-81r.) I modo Pert. 4 squadre de sotto III modo II modo 34 678. 5 x 18.16 651 950. 6. 4 x 18.16 651 950. 6. 4 x 18.14. 5 545 170. 6. 8 x 18.14. 5 545 170. 6. 8 x 16. 3.11 561 642. 9. 8 x 16. 3.11 561 642. 9. 8 9 269.11 x 17. 1.11 158. 2. 4 x 23.16.– 220 613. 2. 2 x 14. 4. 8 131 935. 5.10 x 15. 8. 2 142 826.18. 1 x 13. 8. 1 124 635.11.11 x 14. 0. 3 129 888. 5. 8 34 722. 8 x 11.17. 5 412 183. 0. 8 x 11.11.10 402 489.14. 4 x 11.13.11 406 106.12. 6 x 11.10. 6 400 174.17.10 x 12. – .– 416 668. – .– x 11.12. 6 403 647. 2. 6 42 946.16 x 12.18.– 544012. – .– x 12.15. 9 549 180.10.– x 14.18.– 629905. 6. 8 x 14.15. 9 635 073.16. 8 x 14. 9. 6 621 653. – .– x 14. 8. 6 619 505.13. 4 43 645.11 x 13. 2. 6 572 846.12.10 x 13. 9. 4 587 758.16. 9 x 12.14.– 554 297. 6. 5 x 14.18. 3 650 862.18.– x 12. 6. 1 537 020.19.11 x 14.14. 6 642 679. 7. 6 9 715.16 x 15.16. 7 153 790.18. 2 x 15.16. 7 153 790.18. 2 x 15.16. 7 153 790.18. 2 x 15.16. 7 153 790.18. 2 x 12.19. 7 126 101. 5. 2 x 12.19. 7 126 101. 5. 2 188.22 x 17. 6. 3 3 270.12. 5 x 17. 6. 3 3 270.12. 5 x 15.15. 6 3 080. 3. 2 x 15.15. 6 3 080. 3. 2 x 14.11. 9 2 755.16. 5 x 14.11. 9 2 755.16. 5 515. 2 x 17. 1.11 8 805.15. 7 x 23.16.– 12 258.19. 8 x 14. 4. 8 7 331. 7. 1 x 15. 8. 2 7 936.11. 6 x 13. 8.11 6 925.14. 6 x 14. – .– 7 217.12. 1 175 681.19 2 505 328. 8. 4 2 581 312.19.10 431 617. 6. 6 2 538 916.10. 1 2 397 402.17. 7 2 493 437.12. 4 1ª sq. de sopra 2ª sq. de sopra 3ª sq. de sopra 4ª sq. de sopra corpi santi differenze col contado differenze con Milano aaaaaaaaa 154 Tav. IX ASM. Censo P. A. cart. 15 – 8° fasc. Summario de quello importa tutte le sorti de prati secondo li pretij et arbitramenti prima fatti, fatto a squadra per squadra e poi unito a città per città. Novara (pp. l38v.-l39r.; 170v.-171r.). Summario de li pretij di tutti li prati del stado de Milano, a questo modo, cioè: la prima parte, s’è tutto el perticato di quella città di ogni sorte de prati; et la seconda, s’è il pretio fatto sopra le poste da instrom/ al modo proposto per Pavia, lasciato li pretij excessivi, separato però le qualità secondo la regula, et apretiato li ad.qri da per sé et li altri da per sé, et arbitrato dove non è pretio, secondo l’ordine di sua ecc.za, intitulato primo modo. La terza parte, s’è il pretio medemo d’essi prati come di sopra, però incluso li pretij excessivi omissi nella seconda parte. La quarta parte, s’è il pretio al modo de la Camera, del pretio de una pertica, per comune, senza excessivo. La quinta parte, il medemo pretio con lo excessivo. La sesta, s’è il pretio al modo di Milano, cioè calculato insieme a comune per comune tutto il pretio de le vendite et repartito sopra il perticato venduto, et tolto il pretio de una pertica per comune similmente senza excessivo. La settima, il medemo pretio con l’excessivo. Abasso sotto a ciascuna d’esse parte se glie posto uno augmento per fare alli prati arbitrati, cioè si come li sutti dove non è pretio se sono posti un quarto de l’adaquatorio, hora se gli agionge un altro quarto che viene essere la mittà dell’adaquatorio, et al monte si come li adaquatori non essendogli instrom/ se arbitravano un quarto del adaquatorio al piano, et li sutti un quarto del suto al piano, hora se gli agionge un altro quarto a l’una et l’altra qualità in monte, che fa la mittà del pretio del piano. L’altra parte che siegue separata sotto a li detti prativi, s’è il pretio de detti prati uniti insieme, et similmente unito et confuso insieme tutti li pretii anchora che dicessero con ragione d’acqua, liscosi, padulosi et di qualunque sorte, pretio, a squadra per squadra, secondo la prima divisione di pretio, et redutti qua uniti a città per città. In tutte le sudette parti non è compreso le terre in differenza con altri stadi, né quelle che non sono solite a contribuire. I modo Primo pretio (pt. 175.681.19) aumento pretio confuso (pt. 175.681.19) III modo II modo 1 812 091.15.11 212 026. 3. 8 1 877 475. 2. 9 224 439. 7. 6 1 702 363. 1. 6 194 702.17.10 1 816 976.14. 3 209 865. 0. 5 1 676 204.16.10 193 994.11. 6 1 788 369.19.10 207 904. 9.– 2 024 117.19. 7 2 101 914.10. 3 1 897 065.19. 4 2 020 781.14. 8 1 870 199. 8. 4 1 996274. 8.10 2 505 328. 8.– 2 581 312.19.10 2 431 617. 6. 6 2 538 916.10. 1 2 397 402.17. 7 2 493 43712. 4 155