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05/12/13
Il cappello, arte e stravaganza - L'Indro
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<Cristina Acidini, soprintendente al Polo Museale di Firenze presentando la bella Mostra sui Cappelli, inaugurata ieri
alla Galleria Palatina di Palazzo Pitti – ben altra cosa è il cappello". Infatti, il cappello, soprattutto quello femminile,
oltre a corrispondere ad antiche funzioni di riparo dalla pioggia o dal sole o a contenere le chiome, segue la moda del
momento e spesso si adegua ad uno stile individuale. Il contrario quindi di un copricapo generico, valido per tutti. No,
anzi la moda dell’ultimo mezzo Millennio, subentrata alle cuffie ed ai veli, ha teso ad assecondare il gusto personale
delle Principesse d’Europa. Dunque, cappelli con forme, fogge,colori, modelli differenziati, vengono da lontano (come
del resto, documentano libri e dipinti delle varie epoche).
Qui, però, alla Palatina di Palazzo Pitti, fanno bella mostra di sé esemplari delle note firme delle case di moda del
Novecento: Chistian Dior, Givenchy, Chanel, Yves Saint Laurent, John Rocha, Prada,Gianfranco Ferrè, celebri modisti del
presente e del passato come Philip Treacy, Stephen Jones,Caroline Reboux, Claude Saint-Cyr, Paulette e manufatti di
modisterie italiane e fiorentine, di alcune delle quali si conosceva appena l’esistenza. Centoquarantadue i pezzi esposti, selezionati
attraverso gli oltre mille in dotazione e donati alla Galleria del Costume, che danno vita alla prima mostra monografica dedicata al
cappello. Afferma la Direttrice della stessa Galleria Caterina Chiarelli: "un cappello può essere studiato dal punto di vista
storico – artistico, ma può essere interpretato sotto un profilo puramente estetico, prendendosi così la libertà di formulare
giudizi o esprimersi mediante aggettivi onnicomprensivi: bello, fantasioso, fantastico, divertente".
E guardando davvero questi piccoli capolavori, anche da profani, appare evidente - come sottolinea Katia Sanchioni – il fatto che
sulla finalità didattica prevalga quella ludica. In questa Mostra la fantasia si sbizzarrisce e davanti a noi fanno bella mostra di sé
cappelli di tutti i tipi e fogge,disposti non in ordine cronologico, bensì per colore: rosso, arancio, giallo,verde, blu, violetto oltre
naturalmente al bianco e nero e alla paglia: baschi, toque,copri-chignon, a cloche, a fascia, a turbante, berretto da bambina,
cuffia,coloniale, snood, safari, caschetto, a pagoda, a clessidra, da automobile, turbante, bob e via di seguito. Nel ricco catalogo che
illustra la Mostra, ogni pezzo è ampiamente e minuziosamente descritto. La mostra annovera importanti prestiti di Cecilia Matteucci
Lavarini, collezionista privata di haute couture nonché donatrice della Galleria del Costume. E presenta anche straordinari bozzetti
realizzati appositamente dal Maestro Alberto Lattuada, insieme agli esemplari creati da Clemente Cartoni, celebre modista
romano degli anni Cinquanta-Sessanta.
Si tratta di pezzi rari che contribuiscono a definire il cappello, questo genere di cappelli, come tanti prodotti artistici, con
una loro armonia estetica , la conformazione scultorea, la componente cromatica e la raffinatezza ornamentale. O come
oggetti di design , che vanno ben oltre il semplice accessorio, contribuendo a connotare la personalità di chi lo indossa. Notava
< giustamente Cristina Acidini, come il cappello femminile intorno al quale non si ironizza più, non evoca bon ton ma tutt’altra
gamma di significati simbolici: condizione alternativa, contestataria,ecologica e quant’altro, pur continuando ad esaltare
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Il cappello, arte e stravaganza - L'Indro
quale icona non solo di Hollywood ma dell’eleganza planteria Audrey Hepburn, celebrata per i suoi cappelli nel recente
Audrey Hepburn in Hats (2013). Insomma, un qualcosa, per dirla con Simona Fulgeri, che va oltre la moda. Nella Mostra
fiorentina trova spazio anche il cappello di paglia di Firenze che, ben lo sappiamo, ha una storia antica e da oltre un secolo vanta
riconoscimenti ( e imitazioni) in tutto il mondo: un brand internazionale, si direbbe oggi. Dai campi di grano del contado fiorentino,
nell’area compresa fra Brozzi, Campi, Signa e Poggio a Caiano…. i prodotti usciti dalle pazienti mani delle trecciaiole hanno
raggiunto tutti i continenti. Curiosa la citazione di una lapide, fatta dal Presidente del Consorzio Giuseppe Grevi, che in una chiesa di
San Miniato a Signa ricorda un bolognese trapiantato nel Settecento a Signa, il quale vendette cappelli agli inglesi e arricchì se
stesso….
E come non ricordare i lavoranti della paglia raffigurati nei dipinti dei Macchiaioli, o celebrati nel cinema, nel teatro, nella musica?
Già nell’Ottocento un divertente lavoro teatrale, Un chapeau de paille d’Italie diEugene Labiche inaugurava il Vaudeville, ai
primi del Novecento il grande chansonnier fiorentino Odoardo Spadaro, dedicava proprio al cappello di paglia di Firenze una sua
ironica, allegra e dissacrante canzonetta che tirava in ballo anche Dante e Beatrice. E nel cinema quante dive hanno sono state
immortalate in grandi e leggeri cappelli di paglia? Una Mostra a Los Angeles ci ricordava quello di Olivia De Havilland in Via col
vento, di MarilynMonroe in A qualcuno piace caldo, della Hepburn, di Julia Roberts in Pretty womandiCher in Un thè con
Mussolini, il film di Zeffirelli ambientato proprio a Firenze e altri ancora…E non è un caso che questa Mostra coincida con il
ritorno dopo due anni al Teatro del Maggio Musicale de Il cappello di paglia di Testo
Firenze
una farsa musicale, composta a quattro
originale
mani dal maestro Nino Rota e da sua madre Ernesta Rinaldi. Il debutto di questo lavoro dal gusto francese, allegro ma con un
Dunque,
la Mostra
getta uno
anche
tocco di malinconia tipico del maestro famoso per le colonne sonore dei film di Fellini,
avvenne
nel 1955.
Ora sguardo
è riproposto
persula questa tradizionale
attività artigianale che è riuscita a sopravvivere agli sconvolgimenti del
bacchetta del giovane direttore Andrea Battistoni e la regia di Andrea Cigni. Repliche
fino
al
10
dicembre.
mercato, agli effetti della globalizzazione, attraverso l’impegno, la
creatività, la capacità di adattamento alle nuove esigenze. Come?
Dunque, la Mostra getta uno sguardo anche su questa tradizionale attività artigianale
che è riuscita a sopravvivere agli sconvolgimenti
Diversificando la produzione e uniformandosi alle nuove dinamiche
del mercato, agli effetti della globalizzazione, attraverso l’impegno, la creatività, ladell’economia
capacità di adattamento
alle nuove esigenze.
internazionale,
collegando
tradizione
e
Come? Diversificando la produzione e uniformandosi alle nuove dinamiche dell’economia
contemporaneità.
internazionale,
Sedicicollegando
sono le aziende,
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quasi
e tutte centenarie, che
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Cappello:
materie prime, alle
contemporaneità. Sedici sono le aziende, quasi tutte centenarie, che rappresentano
tutta la filieratutta
del Cappello:
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prime,
piume, alla fabbricazione dei macchinari, alla produzione di trecce
alle piume, alla fabbricazione dei macchinari, alla produzione di trecce meccanichemeccaniche
e di cappelli.
"Ognuno
di
noi
–
sostengono
e di cappelli. "Ognuno di noi – sostengono Giuseppe
Giuseppe Grevi e Sarah Meucci, del Consorzio il Cappello di paglia di Firenze
obiettivi
diversi: chi
si rivolge
al di Firenze –
Grevi–epersegue
Sarah Meucci,
del Consorzio
il Cappello
di paglia
mercato del lusso, chi alla grande distribuzione, chi lavora per le grandi firme,
persegue
ma tutti
obiettivi
con l’unico
diversi: obbiettivo
chi si rivolge
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mercato ildel lusso, chi alla
distribuzione,
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le grandi
firme, ma tutti con l’unico
Cappello di Firenze ad essere sinonimo di classe e distinzione e di eccellentegrande
qualità".
La giovanechiSarah
parlato
della
obbiettivo di riportare il Cappello di Firenze ad essere sinonimo di
propria azienda familiare, dei valori trasmessi da suo padre, con un entusiasmo che suscita ammirazione. Lanciando anche un
classe e distinzione e di eccellente qualità". La giovaneSarah ha
messaggio di speranza per il futuro di questo comparto.La Mostra resterà apertaparlato
fino al 18
maggio
della
propria2014.
azienda familiare, dei valori trasmessi da suo
padre, con un entusiasmo che suscita ammirazione. Lanciando
anche un messaggio di speranza per il futuro di questo comparto.La
Mostra resterà aperta fino al 18 maggio 2014.
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