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Gennaio 2011 L’intervista a Nikki. Continua a pag. 6 Tra cinema e realtà Continua a pag. 7 Carissimi di DON PAOLO CICALA Da qualche settimana abbiamo vissuto la bella esperienza dell’Assemblea di Istituto! Mi congratulo, innanzitutto, con gli organizzatori per la scelta della tematica quanto mai opportuna e rispondente al momento che il nostro Paese sta vivendo – e per il modo in cui è stata condotta! L’informazione, e il potere ad essa connesso, è un argomento molto importante nella formazione di un giovane. Grazie a tutti di vero cuore! E adesso ci troviamo alla vigilia di un grande giorno: la festa di D.Bosco Padre, Maestro ed Amico dei giovani! E’ nel nome di Don Bosco che vi esorto ad essere sempre allegri, perché chi ha la gioia nel cuore ha con sé Dio. Domenico Savio diceva che questo era il segreto della santità all’Oratorio! Il messaggio di D.Bosco è attuale anche oggi. Egli esorta i giovani ad essere protagonisti della loro formazione, tenendo presente tutto ciò che concorre ad una crescita robusta e sul piano squisitamente naturale e sul piano strettamente spirituale. Mi sembra molto significativo al riguardo quello che la Liturgia sot- tolinea nella festa del nostro Santo. Accogliamo quanto S. Paolo dice ai Filippesi, come se ci venisse detto dallo stesso D.Bosco: “Tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri. Ciò che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, è quello che dovete fare. E il Dio della pace sarà con voi” (Fil.4,4-9). Carissimi ragazzi e ragazze. Don Bosco ci invita a non farci suggestionare dalle false luci, a non guardare per terra, ma a puntare in alto, a volare molto in alto! Le cose più belle della vita devono costituire l’oggetto del nostro desiderio, devono costituire i valori della nostra esistenza. Non diamo retta ai falsi maestri che non vogliono il nostro bene, ma ascoltiamo il nostro Padre, che è anche Maestro ed Amico. La celebrazione del 31 gennaio sia per tutti noi l’incontro con questo Amico che vuole guidarci al raggiungimento della felicità ora e domani. Con affetto I si vincono, ma i lavoratori di Mirafiori sono divisi internamente. Tensioni tra sindacati e FIAT Fiom-Cgil votano no Una «svolta storica» definisce Sergio Marchionne la giornata del 14 gennaio. Un «atto anti-democratico e autoritario senza precedenti» replica il segretario generale Fiom, Maurizio Landini. Queste le reazioni dei protagonisti della “soap opera Mirafiori” che ha interessato buona parte degli italiani fino al fatidico giorno del referendum. O sì o no, dentro o fuori! L’aut aut imposto da Sergio Marchionne non smette di suscitare critiche e consensi: i lavoratori si sono trovati a decidere del proprio futuro con una semplice crocetta, scegliendo se accettare l’accordo proposto dall’azienda o, di fatto, perdere il lavoro. di VITA SAITTA Salesiani Night! CONTINUA A PAGINA 3 La storia Asia e la sua vita in quel “l’attimo eterno” A PAGINA 8 di GAIA COMITINI L’anniversario delle foibe L’istituzione della giornata della memoria del 10 Febbraio segna un passo avanti, ma ancora c’è molto da fare! di FRANCESCO DI BELLA A PAG. 5 La rubrica di Gianluca Il mio intento è quello di dare la mia opinione, che vi interessi o meno, sul fatto più chiacchierato del momento, sul fatto di cronaca più o meno cruenta che stà sulla bocca di tutti, dall’ignorante e fastidioso barista dove prendo il caffè quando ho lezione la mattina, al più rispettoso e stimato intellettuale. Su questo numero non si poteva non parlare della riforma Gelmini! CONTINUA A PAGINA 4 di GIANLUCA LA ROSA L’unico modo per fare giustizia per degli innocenti è ricordare. Dimenticare delle vittime che non hanno avuto giustizia corrisponde ad ucciderle nuovamente e a rigettarle nelle aspre voragini del Carso CONTINUA A PAGINA 2 Attua 2 Il mercato è in grave difficoltà economica ma lo Stato va in vacanza. Il signoraggio bancario non fa notizia! E’ lecito chiedersi perché nel nostro Paese nessuno si occupi di diffondere notizie riguardanti tematiche economiche. O meglio, lo spazio in cui vengono trattate le varie azioni a livello mondiale è occupato da grafici e nomi incomprensibili che appaiono noiosi e poco “cool”. Di fronte a tutto ciò, viene facile non prestare attenzione o addirittura cambiare canale. Sembra quasi voluta questa situazione di apatia nei confronti dell’economia italiana. Oggi il più grande problema economico mondiale è il signoraggio bancario. La maggioranza della popolazione non conosce il significato del termine che potrebbe sembrare innocuo ma che in realtà nasconde un’amara realtà. Le banche prestano moneta ai governi e dal 1600 Stato e banche si uniscono nella Banca Centrale, la quale, dovendo poter restituire il denaro ai cittadini in ogni momento, conserva l’equivalente di un decimo della moneta nominale battuta in riserve d’oro. La Banca Centrale è autorizzata ad emettere crediti dal nulla che è equivalente ad ipotecare due volte la stessa casa! Questo denaro impoverisce il mercato che siamo noi! Noi paghiamo le tasse e lo Stato paga gli interessi alle banche per denaro avuto in prestito che è stato creato dal nulla. La soluzione sarebbe consentire a chiunque di emettere titoli di debito, la natura del nostro sistema monetario e creditizio, ci sarebbe una rivoluzione domani mattina presto”. Questa è l’attuale situazione che si protrae da secoli ormai. L’uomo al potere non riesce, per lo più, ad essere onesto e questo ha portato all’idea secondo cui solo “il furbo” riesce a farsi strada. Finché il disinteresse regnerà, l’uomo comune vivrà nell’ignoranza e sarà “fregato” da chi è più disonesto o come si dice “furbo”. La conoscenza rende liberi e questo è un dato di fatto. L’Italia è un paese da salvare, non da abbandonare e oggi è in mano a pescecani e dinosauri il cui unico interesse è arricchire sé stessi. di LARA GULLO ma ognuno di essi dovrebbe essere coperto da ricchezza reale. I banchieri sanno che il sistema prima o poi scoppierà infatti accumulano quantità di oro comprato con moneta stampata da loro che non vale nulla! L’imprenditore statunitense Henry Ford, in un’intervista, disse: “Se la gente scoprisse I numeri parlano chiaro: almeno 300000 gli esuli, più di 12000 gli infoibati. Non sotterrate la verità Tra pochi giorni sarà celebrata la giornata della memoria delle vittime delle foibe. Rimane tuttavia ancora troppo alta l’ignoranza su questi eventi. Ricordare è sopravvivere. Non conoscere la storia della propria nazione è lasciar morire una parte di sé. Quante sono le persone che oggi, nel 2011, conoscono la parola “FOIBA”? Se si facesse un’indagine risulterebbe che neanche il 20 % degli italiani conosce il significato di questo termine. Per anni la storia italiana ha dimenticato le migliaia di connazionali sotterrati nelle profondità del Carso. Pochi sanno infatti che a partire dal 1943 l’esercito jugoslavo di Tito cominciò a compiere scorrerie nel territorio italiano perpetrando massacri e distruggendo interi paesi. Ma l’apice delle violenze si ebbe nel 1945 quando, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, fu stabilito che la Dalmazia, l’Istria e la città di Fiume (territori con cultura e popolazione prevalentemente italiane) venissero cedute al nascente Stato jugoslavo. Le cifre sono fondamentali per comprendere l’entità di questa di- sgrazia: furono circa 12000 le persone torturate, uccise e gettate nelle foibe, le caratteristiche voragini della zona calcarea del Carso; ma deve essere ricordato che molti furono “infoibati” mentre erano ancora in vita… Per decenni una determinata parte politica ha cercato di nascondere questi fatti e, se interrogata, rispondeva che in queste fosse comuni erano gettati solo i fascisti militanti dell’RSI. La storia, quella non basata sui pregiudizi o su posizioni di partito, insegna che nelle foibe non finirono solo fascisti, ma anche carabinieri, finanzieri, gente del popolo e (un elemento che forse farebbe indignare alcuni) anche membri dell’antifascismo della Venezia - Giulia. La motivazione? Erano italiani! L’occupazione dell’esercito jugoslavo causò un numero incredibile di esuli (si parla di circa 300000 persone) i quali, spiantati dalla loro terra natale, si sono trovati in condizioni di disagio, ma portando sempre nel cuore le verdi pianure della Dalmazia, le coste dell’Istria e la città di Fiume. Con l’istituzione della giornata della memoria delle vittime delle foibe il 10 febbraio 2004 si è finalmente riconosciuto a livello istituzionale il massacro di tanti connazionali, ma ancora gli infoibati non hanno avuto giustizia nel senso pieno del termine. Per anni infatti coloro che si sono macchiati di questi crimini hanno occupato ruoli di rilievo nella loro nazione e forse ancora ora vivono in Slovenia come se nulla fosse, come se non avessero fatto niente. Facciamo che le vittime non vengano di nuovo sotterrate dal silenzio e dall’ignoranza. di FRANCESCO DI BELLA ualità 3 Accordo Mirafiori: tra critiche e consensi. L’Italia disinibita, disonorata e disprezzata Se i marziani ci guardassero adesso? Per parlare della situazione italiana non si può fare a meno di cadere nei soliti discorsi. Vari giornalisti si sono lanciati nell’impresa di spiegare questa situazione in un modo diverso dal comune, ma chi, secondo noi, è realmente riuscito nell’intento è Beppe Severgnini. Di seguito il suo articolo. “Siamo nelle mani di una diciottenne marocchina e di un'igienista dentale. Noi, i fondatori dell'Ue e la settima economia del pianeta. Pensate alla faccia di un marziano che sbarcasse oggi in Italia; o di uno sceneggiatore che sei mesi fa avesse proposto una trama del genere. Sconvolto, il primo. Sospettato di ubriachezza, il secondo. Inutile raccontare ancora uno stile di vita che la signora Veronica sempre loro, le mogli - ci aveva sinteticamente anticipato. Non ce n'è bisogno. Lo stanno facendo i giornali e i telegiornali, con la gloriosa eccezione del Tg1 che nel giorno della tempesta ha aperto con «La Tunisia volta pagina» («Almeno loro...» ha commentato un lettore affranto e spiritoso). Smettiamola di paragonare cose imparagonabili, e facciamoci invece la domanda del marziano: cosa sta succedendo all'Italia e ai connazionali tentati dall'ennesima rimozione? A furia di minimizzare, ridurremo il futuro a un'ipotesi. Invece arriva, tranquilli. A meno che abbiano ragione i Kaiser Chiefs quando cantano «due to lack of interest, tomorrow is cancelled»: per mancanza di interesse, il domani è annullato. La canzone si chiama Ruby. Speriamo sia solo una coincidenza.” Da “Il Corriere Della Sera” BEPPE SEVERGNINI L'accordo per lo stabilimento di Mirafiori firmato tra Fiat e i sindacati metalmeccanici, esclusa la Fiom-Cgil, riguarda solo i circa 5.400 dipendenti dello stabilimento Mirafiori Carrozzeria: i lavoratori passeranno alla joint venture Fiat-Chrysler, una “newco” per realizzare investimenti per un miliardo, evitando il dislocamento all’estero prospettato dall’amministratore delegato Fiat. Il responso è sorprendente: i sì vincono, ma si fermano al 54%. È evidente che i lavoratori sono divisi internamente, e allo stesso modo i sindacati. L’accordo è visto come un ricatto, una limitazione di diritti, come un atto antidemocratico. Dall’altro lato troviamo le valide ragioni dell’industria, che mira ad un miglioramento dell’utile, colpendo l’assenteismo e imponendo una condotta di lavoro più rigida e produttiva. In particolare chiede una revisione di turni e pause, in modo da ottenere 3.500 euro lordi annui in busta paga in più. Ma il punto più controverso è quello in merito alla rappresentanza sindacale: il nuovo contratto non riconosce l'accordo interconfederale del 1993 sulla rappresentanza sindacale, ma si rifà allo Statuto dei lavoratori che prevede la rappresentanza solo per i firmatari del contratto. Chi non firma l'accordo, come la Fiom, non avrà delegati in fabbrica, né potrà indire assemblee. Inoltre i sindacati non potranno scioperare contro l’accordo stesso durante lo straordinario concordato e retribuito: il rischio sarebbe l’annullamento dei permessi sindacali, e la perdita del lavoro per gli operai. Quella di Mirafiori pare una situazioni senza sbocco. Ognuno protegge i propri interessi: se non ci si trova dentro è difficile giudicare. Quello che appare evidente è il grande clima di tensione tra lavoratori, azienda e sindacati. Sono questi i reali interessi dell’azienda? I lavoratori sono divisi a metà, la Cgil è buttata in ombra, come influirà questo sui rapporti sociali? Evidentemente si è studiato molto per raggiungere un piano di lavoro che possa “salvare” l’azienda dal fallimento, ma quanto a lungo si potrà tirare la corda prima che si spezzi, prima che “la rivoluzione divori i suoi stessi figli”? di VITA SAITTA 4 Idee a confronto La medicina per la scuola? L’Entero…Gelmini Il ministro non cede di un passo. I ragazzi: « Vogliamo un futuro migliore » Da sempre le riforme sono state prodotte dagli uomini per cambiare qualcosa, per rendere questo qualcosa migliore. Da Goldoni a Giolitti, moltissimi uomini illustri hanno tentato di cambiare qualcosa, di migliorare il mondo a loro contemporaneo, per agevolare la vita di tutti. Ma è sempre così? A volte, no. A volte vengono emanate riforme difficili da mandare giù, ed è proprio ciò che è accaduto nella nostra nazione di questi tempi, con quella che da molti è considerata un anatema: la riforma Gelmini. Ma perché questa riforma ha suscitato così tanto scalpore? Perché in realtà, molte delle migliaia degli studenti dei licei che scioperano non hanno idea del motivo per quale scendono nelle piazze a manifestare. Basta guardare i telegiornali: più della metà dei ragazzi che vengono intervistati non sa rispondere quando gli si chiede quali i sono i cambiamenti che la carta della Gelmini porterà, perché a loro basta saltare un giorno di scuola. Ma il problema non finisce qui: anzi, i veri problemi iniziano dopo il liceo, negli atenei di tutta Italia. Il 2010 viene ricordato sicuramente da noi studenti come un anno di scioperi e di occupazioni. E come darci torto? Niente più finanziamenti, e tagli un po’ dappertutto, dai settori scientifico-disciplinari, all’accorpamento di atenei, giusto per creare un po’ di caos. Qual è il futuro a cui andiamo incontro, è ancora tutto da vedere. Ma gli studenti non si stancano di dare battaglia infiammando l’Italia intera, levando una protesta che rimbomba dal Piemonte fino in Sicilia, scuotendo la nazione dalle fondamenta. “Continueremo la nostra mobilitazione – afferma Giorgio Paterna, coordinatore nazionale dell’Unione degli universitari – per raccogliere, come abbiamo fatto in questi mesi, lo sdegno verso un governo autoreferenziale e autoritario. Continueremo a mobilitarci nelle prossime settimane perché il futuro siamo noi, non loro, e questo Paese vogliamo riprendercelo e ridargli dignità e prospettive.” Parole toccanti e profonde, ma non tutti sono sicuri che giungeranno alle orecchie del Ministro dell’istruzione, e che tantomeno le faranno cambiare idea riguardo al nostro futuro. Ma allora ci si chiede, vale davvero la pena studiare in Italia? Molti propendono verso un ni, ma la gran parte afferma di no. Basta guardare nel “piccolo” ai nostri atenei qui a Catania: organizzati male, e gestiti ancora peggio. È questo il futuro a cui andiamo incontro? A questa domanda, non si sa rispondere. Basta che poi ci si lamenta della “Fuga dei cervelli”. E come se non bastasse, in tutto questo bisogna anche perpetuare una lotta alla parentopoli che infesta le università, come una malattia che colpisce dall’interno, e che corrode tutto portando inevitabilmente ad un decadimento generale delle cose. Eppure, si continua a lottare, si perpetuano le proteste e gli scioperi, e i giovani hanno la caparbietà di portare avanti ciò in cui credono, e sono pronti a difenderlo fino alla fine. Si occupano stazioni, piazze, provveditorati, persino monumenti, come l’anfiteatro Flavio più comunemente conosciuto come Colosseo, pur di farsi sentire. E mentre negli atenei circolano goliardici cartelli che recitano “Entero…Gelmini, da usare sotto stretto controllo di Tremonti”, la situazione non cambia. Quale futuro rimarrà, adesso? di ANTONIO BOTTINI La Rubrica di Gianluca Ore 07:30, Un Giorno (non ricordo quale) di Dicembre Mi sveglio a stento, come sempre non ho chiuso occhio prima delle quattro. Mi preparo il caffè, mi vesto in fretta e furia ed esco di casa. Ho un importante lavoro da svolgere, entro le otto e trenta devo essere a Cinecittà per caricare i materiali fotografici, ed entro le nove essere a San Lorenzo, scaricare il materiale e fare l’aiuto regia per un collega. Sono perfettamente in orario, mi concedo di passare dall’edicola per comprarmi il Dylan Dog, poi vado in piazzetta per prendere la macchina, ed è li che mi accorgo che probabilmente da li non potrò muovermi: il lungotevere è pieno di manifestanti, tutto è bloccato. In fretta e furia chiamo Giuseppe, il mio collega, gli spiego tutto e gli dico di mandare qualcun’altro a prendere il materiale, io correndo mi reco alla metro, e non alla stazione vicino casa mia, anche quella è chiusa a causa delle manifestazioni. Ore 13:00, Un altro giorno (non ricordo quale) di Dicembre Sono appena arrivato a Roma, in perfetto orario, e scendo dal treno proveniente da Napoli. Alle tre inizia un’importantissima lezione con un pezzo grosso della casa di produzione 20 century FOX, non posso perdermela. Un simpatico signore di fronte all’ingresso della metro mi avverte che la stazione di Spagna è chiusa, c’è il corteo che va verso il parlamento. Prendo l’autobus, ma rimango imbottigliato nel traffico per una buona mezzora, poi giungiamo nei pressi del lungotevere, li scendiamo tutti, la polizia sbarra la strada. A piedi attraverso un corteo chilometrico, in mezzo a migliaia di persone di tutte le età, che avanzano a tempo di musica techno, tra una boccia di vino e uno spinello. Mi faccio strada a stento fino a casa, ma oramai è troppo tardi per la mia lezione, chiamo la scuola e dico che sarò assente. In queste due occasioni, non ho potuto fare il mio dovere, ho dovuto rinunciare a causa di persone che lottano per i miei diritti. Come me, molti altri non hanno potuto fare il loro dovere, di lavoratori o di studenti. Giuliano, uno dei miei migliori amici, avendo dopo breve tempo una materia, era costretto ad entrare all’interno della classe salendo dalle scale anti-incendio. Alessandra, la mia amorevole vicina di casa, non ha potuto accompagnare i figli a scuola in più occasioni, e ha perso tre giorni di lavoro, che le sono stati sottratti dal mensile. Come questi esistono mille storie, storie di persone che hanno subito un disagio. E’ questo lo scopo delle manifestazioni, creare disagio in modo da essere ascoltati, ma in un momento di disagio generale della nazione, non è inopportuno crearne dell’altro? di GIANLUCA LA ROSA Attività Scolastiche Salesiani Night, solo per numeri uno 5 Foto di CAROLA VASQUEZ Finalmente ritorna la tradizione del ballo scolastico 3 Dicembre! Il liceo Don Bosco imbocca una strada alternativa rispetto al consueto, e dopo anni si organizza un ballo scolastico! Stile americano - direbbe qualcuno il risultato è un serata con musica, cibo e tanto altro. La partecipazione è stata totale da parte degli studenti ma non solo! Infatti sorprende il grande interessamento dei docenti, che hanno dato il loro contributo alla riuscita della serata ballando in pista con i loro alunni. Un ballo all'insegna del sano divertimento, secondo lo stile salesiano: non serve alcool o chissà cosa per divertirsi! E' bastata la nostra vitalità ed il nostro spirito per trasformare la palestra in una vera e propria discoteca, che, addobbata con festoni e palloncini colorati, non aveva nulla da invidiare alle grandi palestre dei popolari film americani. Durante la serata, tra cibo e bevande, si sono alternati i nostri Djs Alberto Torrisi, Carlo Aranzulla e Mirko Felicioli che hanno professionalmente “passato” musica fino alla fine della serata, facendoci ballare per più di due ore. E la ciliegina sulla torta? L'elezione di Mister e Miss Salesiani! Infatti nel corso della serata , tutti i partecipanti hanno potuto votare tramite un sms i loro preferiti e dopo una serie di eliminatorie svoltesi tramite delle sfilate in pista , abbiamo potuto eleggere finalmente il nostro primo re (Roberto Musumeci) e la nostra prima reginetta del ballo (Emilia Florio)! Soddisfatti ed entusiasti per l'esito del ballo, aspettiamo con ansia l'evento già preannunciatoci dai rappresentanti, la “Sales Carnival Night!“.Una serata a tema, appunto carnevalesco, nella quale il divertimento sarà assicurato dall'obbligo per tutti i partecipanti di venire vestiti in maschera! Questo affinché venga votato alla fine della serata il travestimento più simpatico! Allora vi invitiamo tutti, soprattutto quelli che si sono persi la prima serata , a non perdersi quest'evento! di CARLA CAUCHI, LUISA DI BELLA, FEDERICA MUZZETTA Programmi di approfondimento, niente di approfondito Gli insulti nella tv sono un mercato in continua crescita I talk di approfondimento sono una chiara dimostrazione di come una bella idea possa presto declinare in una tremenda agonia. La bella idea era appunto quella di approfondire argomenti nel milieu politico o sociale in genere, in modo da lasciare nello spettatore uno spunto su cui riflettere . Peccato che il nobile intento sia stato poco a poco sovvertito dall'introduzione nei programmi del dibattito dello “scontro di voci”. E in effetti non esiste parola che lo descriva meglio, un dibattito che vede cavalieri dell'informazione scontrarsi con grande combattività sfoderando i propri cavalli di battaglia, cioè accuse o difese che riguardano loro stessi o i propri stallieri. Peccato che i cavalieri siano sempre gli stessi e i cavalli pure. Il gioco infatti è semplice, si trova un argomento da approfondire, magari su Berlusconi perché conviene e fa audience, dei cavalieri agguerriti con a capo il solito Travaglio pungente da un lato e lo Sgarbi infuriato dall'altro e un presentatore-mediatore di questa contesa. La storia si ripete, uno scontro di voci che ha la sua apoteosi in una rissa da stadio o nella fuga dallo studio, quest'ultima divenuta ormai la più praticata. Risultato: lo spettatore appagato per aver assistito al solito format? Purtroppo no, perché a conclusione di queste epopee televisive che tengono incollati davanti la tv fino a seconda serata, lo spettatore non riesce realmente a convincersi del punto di approdo dei discorsi a cui ha assistito e, per alcuni programmi come Kalispera di Signorini, non ne riesce a capire proprio il senso. L'idea del talk di approfondimento è quella di un dibattito che, per essere costruttivo, dovrebbe essere principalmente uno scambio di idee e non uno scambio di insulti. Ma per chi pensa che questo non sia il modo di fare televisione, si rassegni, perché gli insulti, i battibecchi nei programmi sono un mercato in continua crescita. di GIULIANO LA ROSA 6 Costume e Cultura Nikki si racconta Quando una donna diventa un oggetto Entrare dentro l’anima di una prostituta. Entrare dentro le loro anime, capire cosa pensano queste donne così promiscue, volgari, disinibite. Se soffrono dietro quel trucco pesante, quei tacchi troppo alti e quelle gonne troppo corte. Ho messo da parte ogni pregiudizio e un sabato sera sono andata a parlare con una di loro. Al contrario di come immaginavo, non ci sono stati inconvenienti, e molte erano aperte al dialogo. Ma una mi ha colpito in modo particolare: mi sorrideva, ma i suoi occhi erano altrove. “C'é malura”, mi ha detto. Si chiama Nikki, viene dal Senegal e ha 30 anni, da 7 si prostituisce. «Nikki perché sei qui?» e lei «prima facevo la badante,ma era uguale,capiscimi» «E pensi di farlo ancora per molto?» «Ma scherzi? Io me ne torno in Senegal, spero l'anno prossimo. Non dipende da me». Mi ha spiegato che hanno una sorta di "contratto": ai protettori bisogna dare 80€ al giorno, e per un anno sono obbligate a stare lì. «Che rapporto hai con i tuoi clienti?» «Mi fanno schifo, soprattutto quelli che parlano: mi raccontano della moglie, del lavoro, dello stress... a me non interessa. Fanno finta di corteggiarmi, di mettermi a mio agio. Lo so a cosa vogliono arrivare». «E come ti senti quando torni a casa?» «Stanca. Non mi sento in colpa, loro dovrebbero... Io non posso smettere. Io non faccio niente di male. Io non ho una vita, loro invece dopo di me, tornano a casa dalle famiglie». Guarda nel vuoto, come se stesse raccontando una storia drammatica che non le riguarda. «La cosa che ti dà più fastidio?». «Quando mi chiedono se ho malattie. Non venire da me se hai paura! E comunque faccio i vaccini per l'epatite e se pagano bene uso il preservativo». «L'episodio più brutto?» «Mai avuti, per fortuna. Anzi, una volta é passata una famiglia da qui, e la madre ha coperto gli occhi a suo figlio, e mi ha dato della schifosa. Che sei bella, trovati un ragazzo che ti vuole bene!» «Grazie Nikki... ma ti chiami davvero così?» «No, ma che importa.» L'opinione che la maggior parte di noi ha nei confronti di queste donne non fa che aggiungere un mattone al muro delle loro disgrazie. Più che con loro, dovremmo avercela con i clienti, che lasciano mogli e figli a guardare la Tv. E non le considerano esseri umani che pensano, che hanno la loro stessa dignità, i loro stessi sogni e i loro stessi diritti. di MATILDE D’URSO Dopo la conferenza sull’infinito tenutasi nell’Auditorium dei “Benedettini” Alcuni paradossi della fisica Auditorium dell’Università di Lettere e Filosofia di Catania - Il professore americano John D. Barrow, fisico ma anche scrittore di commedie teatrali, ha coinvolto l’intera platea, composta da circa 300 studenti di quinto anno dei licei catanesi, presentando le sue tesi ed i suoi studi riguardo l’infinito ed i suoi paradossi. Tramite delle slides ha mostrato le articolatissime tesi “based on the Infinite”, oltre al valore meramente scientifico della conferenza bisogna sottolineare il valore didattico nel seguire una spiegazione di alcune ore totalmente in inglese (dato il nostro rifiuto di ascoltare la traduttrice offerta dall’università n.d.r). Molto d’effetto la frase con cui è stata aperta la conferenza «What would happen if we keep adding stones on stones? What would happen is we keep cutting a piece of paper in infinitesimally smaller pieces?». L’infinito è un tema affascinante, che da sempre è stato oggetto di ricerche e studi da parte dei più grandi filosofi e scienziati. Tra i vari esempi citati dall’elegantissimo prof americano, quello che ha maggiormente destato l’attenzione e lo stupore di noi studenti è di certo “The Thompson’s Lamp” «Suppose that there’s a lamp that could be switched on or off, it's allowed to switch it on for half a min and to switch it off for a quarter of min, and going over with always smaller fractions of time. After one minute, would it be switched on or off? I tested it mathematically, giving number 1 to the lamp turned on and -1 to the turned off one. So at the end of this infinite serie of numbers , if the result of the expression is 1 the lamp is turned on, if we got 0 it's switchedoff». I pochi di noi, adepti (n.d.r), che erano presenti, conoscono già la risposta al suddetto paradosso, per tutti gli altri potrebbe essere divertente sperimentarlo e cercare di dargli una risposta plausibile. Essendo rimasti molto stupidi ed interessati da questa conferenza, ci siamo improvvisati “fisici” ed abbiamo approfondito le ricerche riguardanti i paradossi che i vari scienziati hanno tentato di risolvere. In alto troverete il paradosso matematico del “5 = 4“. di P.D.F. Cinema 7 Tra cinema e realtà. «In onda. Senza Saperlo» Lui è sposato/fidanzato con lei e tradisce lei con quell’altra, e così via per quasi due orette. Uscendo dalla sala del cinema la prima tentazione è quella di andare a protestare per ricevere indietro i soldi del biglietto, ma poi ci si accorge che, prima di indire una causa legale, bisognerebbe ricordare il perché si sono spesi ben 6 euro per un film del genere. Sì, infatti, PERCHÈ?!? In fondo la sorpresa non è totale, ormai non ci si aspetta molto di più dai nuovi film italiani, i famosi cinepanettone. Infatti non è molta la differenza tra La donna della mia vita e Natale in Sudafrica; no, forse era Natale a Beverly Hills, o quello dell’anno prima, ormai il titolo è un dettaglio. Ma a quanto pare, questo genere dà ogni anno una boccata d’ossigeno alle industrie cinematografiche italiane... e noi non possiamo far altro che inchinarci e sperare in un futuro diverso. I dubbi, però, permangono. E se il 2010 cinematografico ci ha deluso spesso e volentieri, non resta che guardarci indietro ad un passato che tanto passato non è: sono molti i film che non muoiono mai, e che dipingono una realtà sempre presente. Guardandoci intorno, sembra quasi che il cinema di mero intrattenimento, le soap, i reality, Barbara d’Urso - perché, ormai, il suo è un genere a parte - stiano indirizzando la nostra attenzione verso un unico punto di fuga, che sicuramente non è la realtà a noi circo- stante che cambia, e che ci cambia, senza neanche lasciarci il tempo di svegliarci. Questa società, dominata dai mezzi mediatici, non pare tanto distante da quella messa in scena da Andrew Niccol (che ricordiamo per Gattaca) nel film del 1998 diretto da Peter Weir (indimenticabile per L’attimo fuggente): The Truman Show. Truman è un trentaduenne qualun- que, che crede di vivere una vita felice in una gioiosa cittadina. Ben presto si comincia a rendere conto che tutto ciò che fino a quel momento aveva chiamato “vita” non era altro che una sceneggiatura di un “demiurgo”, Christof, che aveva creato uno show televisivo di cui Truman era il protagonista inconsapevole, dal momento in cui fu abbandonato appena nato. Ogni amico, familiare, passante è un attore; ogni edificio, ogni passo da lui compiuto ha un suo perché - tutte le inquadrature riprendono un diverso prodotto pubblicitario. E il pubblico è ipnotizzato. Per più di trent’anni assiste a ciò che viene fatto subire a Truman senza mai indignarsi. Truman, però, una volta consapevole, fa di tutto per scappare, e la scelta non gli viene imposta: il “demiurgo” lo pone di fronte al bivio che lo condurrà dentro o fuori per sempre. Il libero arbitrio - direbbe qualcuno- concesso da un dio che ha manipolato la sua esistenza ma non il suo essere. In quella che sembra una vivace commedia si nascondo invece temi su cui riflettere: dalla metafora della vita da condurre alla ricerca della verità, o di una vita nelle mani di qualcun altro, il cui procedere non dipende da noi; alla fredda analisi di una società in cui a fare spettacolo è la vita di uno di noi, in cui ogni limite è superato rendendo i mass media «il mezzo con cui la passività dello spettatore non impegnato presenta all'uomo d'arte e di scienza il volto pallido dell'inumanità». Robert Oppenheimer. Quanto la vita di Truman, ora che è uscito dal mondo ipocrita per lui creato, cambierà? di VITA SAITTA Un attimo eterno Della storia che sto per narrarvi, non tutto mi è ancora ben chiaro.Il mio nome è Asia, solo pochi giorni fa sono riuscita a prendere il patentino. Ho 16 anni e tutti mi chiedono il perché io abbia aspettato tanto per poter guidare, io rispondo sempre: «perché ora so dove andare». Infatti lo sapevo, più che io: il mio cuore, e corsi subito da lui. Posizione insicura, equilibrio zero, il motorino non era fatto per me! Tra di noi non c’era mai stato un forte legame, forse dovuto anche alla sua gelosia verso me e la mia voglia di comprare una macchina. Eccomi! Arrivata al portone, uno squillo, il rumore della chiave che apre la serratura e “casa dolce casa”. La meraviglia; dopo mesi di assenza stare seduta su di lui, sul nostro letto giallo, sembrava tanto nuovo quanto familiare. Quasi rabbrividivo al solo pensare di poter intrecciare le mie mani con le sue in modo così perfetto che sembrava fossero fatte entrambe per fondersi insieme. In un istante, un solo istante, giusto il tempo in cui le mie labbra si sfiorarono con le sue, e ricordai tutto, tutto di noi. In quel momento i suoi occhi mi rammentavano del primo giorno che ci incontrammo e tutti, tranne io e lui, comprendemmo che prima o poi le nostre strade si sarebbero ritrovate. La sua felpa mi portava alla mente l’odore della terra bagnata di quella campagna nella quale le nostre anime ballavano libere sotto la pioggia con il mio corpo co- La Redazione: Direttori: Pierangelo Di Fede, Giuliano La Rosa, Giovanni Magni. Direttore Grafico: Giovanni Reina. Giornalisti: Antonio Bottini, Caccamese Dario, Cauchi Carla,Comitini Gaia, Di Bella Francesco, Di Bella Luisa, D'Urso Matilde, Muzzetta Federica, Gullo Lara, La Rosa Gianluca, Walter Langer, Chiara Russo, Saitta Vita. Collaboratori: Licandro Giovanni, Miceli Salvo, Puglisi Ludovica. Docenti: Don Paolo Fichera, Donatella Cantone, Coordinatori : Don Pippo Ruta, Giovanni Finocchiaro. perto solo dalla tua giacca verde. Le sue gambe, le sue inconfondibili gambe, sempre stanche dal portarmi per tutta la casa sulle spalle chiamandomi “regina” e dicendo che saresti stato per sempre “lo schiavo amante della figlia del sultano”. È ora di tornare a casa, alla vita normale senza di te. Presi il motorino! Un giorno la mia professoressa chiese alla classe quale fosse l’attimo più bello che avrebbero vo- luto vivere in eterno. Beh io vorrei vivere quell’attimo in eterno, quel solo mio ultimo momento ora che a causa di quello stupido motorino non ci sono più. Mi chiamo Asia, ho preso il patentino da poco e, dopo essere stata a casa della persona più importante della mia ormai fredda vita, sono stata investita da un 18enne ubriaco che guidava senza controllo. di GAIA COMITINI