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Gennaio 2011
L’intervista a Nikki.
Continua a pag. 6
Tra cinema e realtà
Continua a pag. 7
Carissimi
di DON PAOLO CICALA
Da qualche settimana
abbiamo vissuto la bella
esperienza dell’Assemblea di Istituto! Mi congratulo, innanzitutto, con
gli organizzatori per la
scelta della tematica quanto mai opportuna e
rispondente al momento
che il nostro Paese sta
vivendo – e per il modo
in cui è stata condotta!
L’informazione, e il potere ad essa connesso,
è un argomento molto
importante nella formazione di un giovane. Grazie a tutti di vero cuore!
E adesso ci troviamo alla
vigilia di un grande
giorno: la festa di
D.Bosco Padre, Maestro
ed Amico dei giovani! E’
nel nome di Don Bosco
che vi esorto ad essere
sempre allegri, perché
chi ha la gioia nel cuore
ha con sé Dio. Domenico Savio diceva che
questo era il segreto
della santità all’Oratorio!
Il messaggio di D.Bosco
è attuale anche oggi. Egli
esorta i giovani ad essere protagonisti della
loro formazione, tenendo
presente tutto ciò che
concorre ad una crescita
robusta e sul piano squisitamente naturale e sul
piano strettamente spirituale. Mi sembra molto
significativo al riguardo
quello che la Liturgia sot-
tolinea nella festa del nostro Santo. Accogliamo
quanto S. Paolo dice ai
Filippesi, come se ci venisse detto dallo stesso
D.Bosco: “Tutto quello
che è vero, nobile, giusto,
puro, amabile, onorato,
quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia
oggetto dei vostri pensieri. Ciò che avete imparato,
ricevuto,
ascoltato e veduto in me,
è quello che dovete fare.
E il Dio della pace sarà
con voi” (Fil.4,4-9).
Carissimi ragazzi e ragazze. Don Bosco ci invita a non farci
suggestionare dalle false
luci, a non guardare per
terra, ma a puntare in
alto, a volare molto in
alto! Le cose più belle
della vita devono costituire l’oggetto del nostro
desiderio, devono costituire i valori della nostra
esistenza. Non diamo
retta ai falsi maestri che
non vogliono il nostro
bene, ma ascoltiamo il
nostro Padre, che è
anche Maestro ed
Amico. La celebrazione
del 31 gennaio sia per
tutti noi l’incontro con
questo Amico che vuole
guidarci al raggiungimento della felicità ora e
domani.
Con affetto
I si vincono, ma i lavoratori di Mirafiori sono divisi internamente.
Tensioni tra sindacati e FIAT
Fiom-Cgil votano no
Una «svolta storica» definisce Sergio Marchionne la giornata del 14 gennaio. Un «atto
anti-democratico e autoritario senza precedenti» replica il segretario generale Fiom,
Maurizio Landini. Queste le reazioni dei protagonisti della “soap opera Mirafiori” che ha
interessato buona parte degli italiani fino al
fatidico giorno del referendum. O sì o no,
dentro o fuori! L’aut aut imposto da Sergio
Marchionne non smette di suscitare critiche
e consensi: i lavoratori si sono trovati
a decidere del proprio futuro con una
semplice crocetta, scegliendo se accettare l’accordo proposto dall’azienda
o, di fatto, perdere il lavoro.
di VITA SAITTA
Salesiani Night!
CONTINUA A PAGINA 3
La storia
Asia e la sua vita in quel
“l’attimo eterno”
A PAGINA 8
di GAIA COMITINI
L’anniversario delle foibe
L’istituzione della giornata
della memoria del 10 Febbraio segna un passo avanti,
ma ancora c’è molto da fare!
di FRANCESCO DI BELLA
A PAG. 5
La rubrica di Gianluca
Il mio intento è quello di dare la mia opinione, che vi interessi o meno, sul fatto più
chiacchierato del momento, sul fatto di cronaca più o meno cruenta che stà sulla bocca
di tutti, dall’ignorante e fastidioso barista
dove prendo il caffè quando ho lezione la
mattina, al più rispettoso e stimato intellettuale. Su questo numero non si poteva non
parlare della riforma Gelmini!
CONTINUA A PAGINA 4
di GIANLUCA LA ROSA
L’unico modo per fare giustizia per
degli innocenti è ricordare. Dimenticare delle vittime che non hanno
avuto giustizia corrisponde ad ucciderle nuovamente e a rigettarle nelle
aspre voragini del Carso
CONTINUA A PAGINA 2
Attua
2
Il mercato è in grave difficoltà economica ma lo Stato va in vacanza.
Il signoraggio bancario non fa notizia!
E’ lecito chiedersi perché nel nostro
Paese nessuno si occupi di diffondere
notizie riguardanti tematiche economiche. O meglio, lo spazio in cui vengono trattate le varie azioni a livello
mondiale è occupato da grafici e nomi
incomprensibili che appaiono noiosi e
poco “cool”. Di fronte a tutto ciò, viene
facile non prestare attenzione o addirittura cambiare canale. Sembra
quasi voluta questa situazione di
apatia nei confronti dell’economia
italiana. Oggi il più grande problema
economico mondiale è il signoraggio
bancario. La maggioranza della popolazione non conosce il significato
del termine che potrebbe sembrare
innocuo ma che in realtà nasconde
un’amara realtà. Le banche prestano
moneta ai governi e dal 1600 Stato e
banche si uniscono nella Banca Centrale, la quale, dovendo poter restituire
il denaro ai cittadini in ogni momento,
conserva l’equivalente di un decimo
della moneta nominale battuta in riserve d’oro. La Banca Centrale è autorizzata ad emettere crediti dal nulla
che è equivalente ad ipotecare due
volte la stessa casa! Questo denaro
impoverisce il mercato che siamo noi!
Noi paghiamo le tasse e lo Stato paga
gli interessi alle banche per denaro
avuto in prestito che è stato creato dal
nulla. La soluzione sarebbe consentire
a chiunque di emettere titoli di debito,
la natura del nostro sistema monetario
e creditizio, ci sarebbe una rivoluzione
domani mattina presto”. Questa è l’attuale situazione che si protrae da secoli ormai. L’uomo al potere non
riesce, per lo più, ad essere onesto e
questo ha portato all’idea secondo cui
solo “il furbo” riesce a farsi strada. Finché il disinteresse regnerà, l’uomo
comune vivrà nell’ignoranza e sarà
“fregato” da chi è più disonesto o
come si dice “furbo”. La conoscenza
rende liberi e questo è un dato di
fatto. L’Italia è un paese da salvare,
non da abbandonare e oggi è in
mano a pescecani e dinosauri il cui
unico interesse è arricchire sé stessi.
di LARA GULLO
ma ognuno di essi dovrebbe essere
coperto da ricchezza reale. I banchieri
sanno che il sistema prima o poi scoppierà infatti accumulano quantità di
oro comprato con moneta stampata
da loro che non vale nulla! L’imprenditore statunitense Henry Ford, in un’intervista, disse: “Se la gente scoprisse
I numeri parlano chiaro: almeno 300000 gli esuli, più di 12000 gli infoibati.
Non sotterrate la verità
Tra pochi giorni sarà celebrata la giornata della memoria delle vittime delle foibe. Rimane tuttavia ancora troppo
alta l’ignoranza su questi eventi.
Ricordare è sopravvivere. Non conoscere la storia della propria nazione è
lasciar morire una parte di sé. Quante
sono le persone che oggi, nel 2011,
conoscono la parola “FOIBA”? Se si
facesse un’indagine risulterebbe che
neanche il 20 % degli italiani conosce
il significato di questo termine. Per
anni la storia italiana ha dimenticato le
migliaia di connazionali sotterrati nelle
profondità del Carso. Pochi sanno infatti che a partire dal 1943 l’esercito jugoslavo di Tito cominciò a compiere
scorrerie nel territorio italiano perpetrando massacri e distruggendo interi
paesi. Ma l’apice delle violenze si ebbe
nel 1945 quando, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, fu stabilito
che la Dalmazia, l’Istria e la città di
Fiume (territori con cultura e popolazione prevalentemente italiane) venissero cedute al nascente Stato
jugoslavo. Le cifre sono fondamentali
per comprendere l’entità di questa di-
sgrazia: furono circa 12000 le persone
torturate, uccise e gettate nelle foibe,
le caratteristiche voragini della zona
calcarea del Carso; ma deve essere ricordato che molti furono “infoibati”
mentre erano ancora in vita… Per decenni una determinata parte politica ha
cercato di nascondere questi fatti e, se
interrogata, rispondeva che in queste
fosse comuni erano gettati solo i fascisti militanti dell’RSI. La storia, quella
non basata sui pregiudizi o su posizioni di partito, insegna che nelle foibe
non finirono solo fascisti, ma anche carabinieri, finanzieri, gente del popolo e
(un elemento che forse farebbe indignare alcuni) anche membri dell’antifascismo della Venezia - Giulia. La
motivazione? Erano italiani! L’occupazione dell’esercito jugoslavo causò un
numero incredibile di esuli (si parla di
circa 300000 persone) i quali, spiantati
dalla loro terra natale, si sono trovati in
condizioni di disagio, ma portando
sempre nel cuore le verdi pianure della
Dalmazia, le coste dell’Istria e la città
di Fiume. Con l’istituzione della giornata della memoria delle vittime delle
foibe il 10 febbraio 2004 si è finalmente riconosciuto a livello istituzionale il massacro di tanti connazionali,
ma ancora gli infoibati non hanno
avuto giustizia nel senso pieno del termine. Per anni infatti coloro che si sono
macchiati di questi crimini hanno occupato
ruoli di rilievo nella loro
nazione e forse ancora
ora vivono in Slovenia
come se nulla fosse,
come se non avessero
fatto niente. Facciamo
che le vittime non vengano di nuovo sotterrate
dal silenzio e dall’ignoranza.
di FRANCESCO DI BELLA
ualità
3
Accordo Mirafiori:
tra critiche e
consensi.
L’Italia disinibita, disonorata e disprezzata
Se i marziani ci guardassero adesso?
Per parlare della situazione italiana non
si può fare a meno di cadere nei soliti
discorsi. Vari giornalisti si sono lanciati
nell’impresa di spiegare questa situazione in un modo diverso dal comune,
ma chi, secondo noi, è realmente riuscito nell’intento è Beppe Severgnini. Di
seguito il suo articolo. “Siamo nelle mani
di una diciottenne marocchina e di
un'igienista dentale. Noi, i fondatori dell'Ue e la settima economia del pianeta.
Pensate alla faccia di un marziano che
sbarcasse oggi in Italia; o di uno sceneggiatore che sei mesi fa avesse proposto una trama del genere. Sconvolto,
il primo. Sospettato di ubriachezza, il secondo. Inutile raccontare ancora uno
stile di vita che la signora Veronica sempre loro, le mogli - ci aveva sinteticamente anticipato. Non ce n'è bisogno.
Lo stanno facendo i giornali e i telegiornali, con la gloriosa eccezione del Tg1
che nel giorno della tempesta ha aperto
con «La Tunisia volta pagina» («Almeno loro...» ha commentato un lettore
affranto e spiritoso). Smettiamola di paragonare cose imparagonabili, e facciamoci invece la domanda del marziano:
cosa sta succedendo all'Italia e ai connazionali tentati dall'ennesima rimozione? A furia di minimizzare, ridurremo
il futuro a un'ipotesi. Invece arriva, tranquilli. A meno che abbiano ragione i Kaiser Chiefs quando cantano «due to lack
of interest, tomorrow is cancelled»: per
mancanza di interesse, il domani è annullato. La canzone si chiama Ruby.
Speriamo sia solo una coincidenza.”
Da “Il Corriere Della Sera”
BEPPE SEVERGNINI
L'accordo per lo stabilimento di Mirafiori firmato
tra Fiat e i sindacati metalmeccanici, esclusa la
Fiom-Cgil, riguarda solo i circa 5.400 dipendenti
dello stabilimento Mirafiori Carrozzeria: i lavoratori passeranno alla joint venture Fiat-Chrysler,
una “newco” per realizzare investimenti per un
miliardo, evitando il dislocamento all’estero prospettato dall’amministratore delegato Fiat. Il responso è sorprendente: i sì vincono, ma si
fermano al 54%. È evidente che i lavoratori sono
divisi internamente, e allo stesso modo i sindacati. L’accordo è visto come un ricatto, una limitazione di diritti, come un atto antidemocratico.
Dall’altro lato troviamo le valide ragioni dell’industria, che mira ad un miglioramento dell’utile, colpendo l’assenteismo e imponendo una condotta
di lavoro più rigida e produttiva. In particolare
chiede una revisione di turni e pause, in modo da
ottenere 3.500 euro lordi annui in busta paga in
più. Ma il punto più controverso è quello in merito
alla rappresentanza sindacale: il nuovo contratto
non riconosce l'accordo interconfederale del
1993 sulla rappresentanza sindacale, ma si rifà
allo Statuto dei lavoratori che prevede la rappresentanza solo per i firmatari del contratto. Chi non
firma l'accordo, come la Fiom, non avrà delegati
in fabbrica, né potrà indire assemblee. Inoltre i
sindacati non potranno scioperare contro l’accordo stesso durante lo straordinario concordato
e retribuito: il rischio sarebbe l’annullamento dei
permessi sindacali, e la perdita del lavoro per gli
operai. Quella di Mirafiori pare una situazioni
senza sbocco. Ognuno protegge i propri interessi: se non ci si trova dentro è difficile giudicare.
Quello che appare evidente è il grande clima di
tensione tra lavoratori, azienda e sindacati. Sono
questi i reali interessi dell’azienda? I lavoratori
sono divisi a metà, la Cgil è buttata in ombra,
come influirà questo sui rapporti sociali? Evidentemente si è studiato molto per raggiungere un
piano di lavoro che possa “salvare” l’azienda dal
fallimento, ma quanto a lungo si
potrà tirare la corda prima che si
spezzi, prima che “la rivoluzione divori i suoi stessi figli”?
di VITA SAITTA
4
Idee a confronto
La medicina per la scuola?
L’Entero…Gelmini
Il ministro non cede di un passo. I ragazzi: « Vogliamo un futuro migliore »
Da sempre le riforme sono state prodotte dagli uomini per cambiare qualcosa, per rendere questo qualcosa
migliore. Da Goldoni a Giolitti, moltissimi uomini illustri hanno tentato di
cambiare qualcosa, di migliorare il
mondo a loro contemporaneo, per
agevolare la vita di tutti. Ma è sempre
così? A volte, no. A volte vengono
emanate riforme difficili da mandare
giù, ed è proprio ciò che è accaduto
nella nostra nazione di questi tempi,
con quella che da molti è considerata
un anatema: la riforma Gelmini. Ma
perché questa riforma ha suscitato
così tanto scalpore? Perché in realtà,
molte delle migliaia degli studenti dei
licei che scioperano non hanno idea
del motivo per quale scendono nelle
piazze a manifestare. Basta guardare
i telegiornali: più della metà dei ragazzi
che vengono intervistati non sa rispondere quando gli si chiede quali i
sono i cambiamenti che la carta della
Gelmini porterà, perché a loro basta
saltare un giorno di scuola. Ma il problema non finisce qui: anzi, i veri problemi iniziano dopo il liceo, negli
atenei di tutta Italia. Il 2010 viene ricordato sicuramente da noi studenti
come un anno di scioperi e di occupazioni. E come darci torto? Niente
più finanziamenti, e tagli un po’ dappertutto, dai settori scientifico-disciplinari, all’accorpamento di atenei,
giusto per creare un po’ di caos. Qual
è il futuro a cui andiamo incontro, è
ancora tutto da vedere. Ma gli studenti non si stancano di dare battaglia
infiammando l’Italia intera, levando
una protesta che rimbomba dal Piemonte fino in Sicilia, scuotendo la nazione
dalle
fondamenta.
“Continueremo la nostra mobilitazione – afferma Giorgio Paterna, coordinatore nazionale dell’Unione degli
universitari – per raccogliere, come
abbiamo fatto in questi mesi, lo sdegno verso un governo autoreferenziale e autoritario. Continueremo a
mobilitarci nelle prossime settimane
perché il futuro siamo noi, non loro, e
questo Paese vogliamo riprendercelo
e ridargli dignità e prospettive.” Parole
toccanti e profonde, ma non tutti sono
sicuri che giungeranno alle orecchie
del Ministro dell’istruzione, e che tantomeno le faranno cambiare idea riguardo al nostro futuro. Ma allora ci si
chiede, vale davvero la pena studiare
in Italia? Molti propendono verso un
ni, ma la gran parte afferma di no.
Basta guardare nel “piccolo” ai nostri
atenei qui a Catania: organizzati
male, e gestiti ancora peggio. È questo il futuro a cui andiamo incontro? A
questa domanda, non si sa rispondere. Basta che poi ci si lamenta della
“Fuga dei cervelli”. E come se non
bastasse, in tutto questo bisogna
anche perpetuare una lotta alla parentopoli che infesta le università,
come una malattia che colpisce dall’interno, e che corrode tutto portando
inevitabilmente ad un decadimento
generale delle cose. Eppure, si continua a lottare, si perpetuano le proteste e gli scioperi, e i giovani hanno la
caparbietà di portare avanti ciò in cui
credono, e sono pronti a difenderlo
fino alla fine. Si occupano stazioni,
piazze, provveditorati, persino monumenti, come l’anfiteatro Flavio più comunemente conosciuto come
Colosseo, pur di farsi sentire. E mentre negli atenei circolano goliardici cartelli che recitano “Entero…Gelmini, da
usare sotto stretto controllo di Tremonti”, la situazione non cambia.
Quale futuro rimarrà, adesso?
di ANTONIO BOTTINI
La Rubrica di Gianluca
Ore 07:30, Un Giorno (non ricordo quale) di Dicembre Mi sveglio a stento, come sempre non ho chiuso occhio prima
delle quattro. Mi preparo il caffè, mi vesto in fretta e furia ed
esco di casa. Ho un importante lavoro da svolgere, entro le
otto e trenta devo essere a Cinecittà per caricare i materiali
fotografici, ed entro le nove essere a San Lorenzo, scaricare
il materiale e fare l’aiuto regia per un collega. Sono perfettamente in orario, mi concedo di passare dall’edicola per comprarmi il Dylan Dog, poi vado in piazzetta per prendere la
macchina, ed è li che mi accorgo che probabilmente da li non
potrò muovermi: il lungotevere è pieno di manifestanti, tutto è
bloccato. In fretta e furia chiamo Giuseppe, il mio collega, gli
spiego tutto e gli dico di mandare qualcun’altro a prendere il
materiale, io correndo mi reco alla metro, e non alla stazione
vicino casa mia, anche quella è chiusa a causa delle manifestazioni. Ore 13:00, Un altro giorno (non ricordo quale) di Dicembre Sono appena arrivato a Roma, in perfetto orario, e
scendo dal treno proveniente da Napoli. Alle tre inizia un’importantissima lezione con un pezzo grosso della casa di produzione 20 century FOX, non posso perdermela. Un
simpatico signore di fronte all’ingresso della metro mi avverte
che la stazione di Spagna è chiusa, c’è il corteo che va verso
il parlamento. Prendo l’autobus, ma rimango imbottigliato nel
traffico per una buona mezzora, poi giungiamo nei pressi del
lungotevere, li scendiamo tutti, la polizia sbarra la strada. A
piedi attraverso un corteo chilometrico, in mezzo a migliaia
di persone di tutte le età, che avanzano a tempo di musica
techno, tra una boccia di vino e uno spinello. Mi faccio
strada a stento fino a casa, ma oramai è troppo tardi per
la mia lezione, chiamo la scuola e dico che sarò assente.
In queste due occasioni, non ho potuto fare il mio dovere,
ho dovuto rinunciare a causa di persone che lottano per i
miei diritti. Come me, molti altri non hanno potuto fare il
loro dovere, di lavoratori o di studenti. Giuliano, uno dei
miei migliori amici, avendo dopo breve tempo una materia, era costretto ad entrare all’interno della classe salendo
dalle scale anti-incendio. Alessandra, la mia amorevole
vicina di casa, non ha potuto accompagnare i figli a scuola
in più occasioni, e ha perso tre giorni di lavoro, che le sono
stati sottratti dal mensile.
Come questi esistono mille storie, storie di persone che
hanno subito un disagio. E’ questo lo scopo delle manifestazioni, creare disagio in modo da essere ascoltati, ma
in un momento di disagio generale della nazione, non è
inopportuno crearne dell’altro?
di GIANLUCA LA ROSA
Attività Scolastiche
Salesiani Night, solo
per numeri uno
5
Foto di CAROLA VASQUEZ
Finalmente ritorna la tradizione del ballo scolastico
3 Dicembre! Il liceo Don Bosco imbocca una strada alternativa rispetto al consueto, e dopo anni si organizza
un ballo scolastico! Stile americano - direbbe qualcuno il risultato è un serata con musica, cibo e tanto altro. La
partecipazione è stata totale da parte degli studenti ma
non solo! Infatti sorprende il grande interessamento dei
docenti, che hanno dato il loro contributo alla riuscita della
serata ballando in pista con i loro alunni. Un ballo all'insegna del sano divertimento, secondo lo stile salesiano: non
serve alcool o chissà cosa per divertirsi! E' bastata la nostra vitalità ed il nostro spirito per trasformare la palestra
in una vera e propria discoteca, che, addobbata con festoni e palloncini colorati, non aveva nulla da invidiare alle
grandi palestre dei popolari film americani. Durante la serata, tra cibo e bevande, si sono alternati i nostri Djs Alberto Torrisi, Carlo Aranzulla e Mirko Felicioli che hanno
professionalmente “passato” musica fino alla fine della
serata, facendoci ballare per più di due ore. E la ciliegina
sulla torta? L'elezione di Mister e Miss Salesiani! Infatti nel
corso della serata , tutti i partecipanti hanno potuto votare
tramite un sms i loro preferiti e dopo una serie di eliminatorie svoltesi tramite delle sfilate in pista , abbiamo potuto
eleggere finalmente il nostro primo re (Roberto Musumeci) e la nostra prima reginetta del ballo (Emilia Florio)!
Soddisfatti ed entusiasti per l'esito del ballo, aspettiamo
con ansia l'evento già preannunciatoci dai rappresentanti,
la “Sales Carnival Night!“.Una serata a tema, appunto
carnevalesco, nella quale il divertimento sarà assicurato
dall'obbligo per tutti i partecipanti di venire vestiti in maschera! Questo affinché venga votato alla fine della serata
il travestimento più simpatico! Allora vi invitiamo tutti, soprattutto quelli che si sono persi la prima serata , a non
perdersi quest'evento!
di CARLA CAUCHI,
LUISA DI BELLA,
FEDERICA MUZZETTA
Programmi di approfondimento,
niente di approfondito
Gli insulti nella tv sono un mercato in continua crescita
I talk di approfondimento sono una
chiara dimostrazione di come una bella
idea possa presto declinare in una tremenda agonia. La bella idea era appunto quella di approfondire argomenti
nel milieu politico o sociale in genere, in
modo da lasciare nello spettatore uno
spunto su cui riflettere . Peccato che il
nobile intento sia stato poco a poco sovvertito dall'introduzione nei programmi
del dibattito dello “scontro di voci”. E in
effetti non esiste parola che lo descriva
meglio, un dibattito che vede cavalieri
dell'informazione scontrarsi con grande
combattività sfoderando i propri cavalli
di battaglia, cioè accuse o difese che riguardano loro stessi o i propri stallieri.
Peccato che i cavalieri siano sempre gli
stessi e i cavalli pure. Il gioco infatti è
semplice, si trova un argomento da approfondire, magari su Berlusconi perché
conviene e fa audience, dei cavalieri agguerriti con a capo il solito Travaglio
pungente da un lato e lo Sgarbi infuriato
dall'altro e un presentatore-mediatore di
questa contesa. La storia si ripete, uno
scontro di voci che ha la sua apoteosi in
una rissa da stadio o nella fuga dallo
studio, quest'ultima divenuta ormai la più
praticata. Risultato: lo spettatore appagato per aver assistito al solito format?
Purtroppo no, perché a conclusione di
queste epopee televisive che tengono
incollati davanti la tv fino a seconda serata, lo spettatore non riesce realmente
a convincersi del punto di approdo dei
discorsi a cui ha assistito e, per alcuni
programmi come Kalispera di Signorini,
non ne riesce a capire proprio il senso.
L'idea del talk di approfondimento è
quella di un dibattito che, per essere costruttivo, dovrebbe essere principalmente uno scambio di idee e non uno
scambio di insulti. Ma per chi pensa che
questo non sia il modo di fare televisione, si rassegni, perché gli insulti, i battibecchi nei programmi sono un
mercato in continua crescita.
di GIULIANO LA ROSA
6
Costume e Cultura
Nikki si racconta
Quando una donna
diventa un oggetto
Entrare dentro l’anima di una prostituta. Entrare dentro le loro
anime, capire cosa pensano queste donne così promiscue, volgari,
disinibite. Se soffrono dietro quel
trucco pesante, quei tacchi troppo
alti e quelle gonne troppo corte. Ho
messo da parte ogni pregiudizio e
un sabato sera sono andata a parlare con una di loro. Al contrario di
come immaginavo, non ci sono
stati inconvenienti, e molte erano
aperte al dialogo. Ma una mi ha
colpito in modo particolare: mi sorrideva, ma i suoi occhi erano altrove. “C'é malura”, mi ha detto. Si
chiama Nikki, viene dal Senegal e
ha 30 anni, da 7 si prostituisce.
«Nikki perché sei qui?» e lei
«prima facevo la badante,ma era
uguale,capiscimi»
«E pensi di farlo ancora per
molto?»
«Ma scherzi? Io me ne torno in
Senegal, spero l'anno prossimo.
Non dipende da me». Mi ha spiegato che hanno una sorta di "contratto": ai protettori bisogna dare
80€ al giorno, e per un anno sono
obbligate a stare lì. «Che rapporto
hai con i tuoi clienti?»
«Mi fanno schifo, soprattutto quelli
che parlano: mi raccontano della
moglie, del lavoro, dello stress... a
me non interessa. Fanno finta di
corteggiarmi, di mettermi a mio
agio. Lo so a cosa vogliono arrivare».
«E come ti senti quando
torni a casa?»
«Stanca. Non mi sento in
colpa, loro dovrebbero... Io
non posso smettere. Io non
faccio niente di male. Io non
ho una vita, loro invece dopo
di me, tornano a casa dalle famiglie». Guarda nel vuoto,
come se stesse raccontando
una storia drammatica che
non le riguarda. «La cosa che
ti dà più fastidio?».
«Quando mi chiedono se ho
malattie. Non venire da me se hai
paura! E comunque faccio i vaccini
per l'epatite e se pagano bene uso
il preservativo».
«L'episodio più brutto?»
«Mai avuti, per fortuna. Anzi, una
volta é passata una famiglia da qui,
e la madre ha coperto gli occhi a
suo figlio, e mi ha dato della schifosa.
Che sei bella, trovati un ragazzo
che ti vuole bene!»
«Grazie Nikki... ma ti chiami
davvero così?»
«No, ma che importa.»
L'opinione che la maggior parte di
noi ha nei confronti di queste
donne non fa che aggiungere un
mattone al muro delle loro disgrazie. Più che con loro, dovremmo
avercela con i clienti, che lasciano
mogli e figli a guardare la Tv. E non
le considerano esseri umani che
pensano, che hanno la loro stessa
dignità, i loro stessi sogni e i loro
stessi diritti.
di MATILDE D’URSO
Dopo la conferenza sull’infinito tenutasi nell’Auditorium dei “Benedettini”
Alcuni paradossi
della fisica
Auditorium dell’Università di
Lettere e Filosofia di Catania - Il professore americano John D. Barrow, fisico
ma anche scrittore di commedie teatrali, ha coinvolto
l’intera platea, composta da
circa 300 studenti di quinto
anno dei licei catanesi, presentando le sue tesi ed i
suoi studi riguardo l’infinito
ed i suoi paradossi. Tramite
delle slides ha mostrato le
articolatissime tesi “based
on the Infinite”, oltre al valore meramente scientifico
della conferenza bisogna
sottolineare il valore didattico nel seguire una spiegazione
di
alcune
ore
totalmente in inglese (dato il
nostro rifiuto di ascoltare la
traduttrice offerta dall’università n.d.r). Molto d’effetto
la frase con cui è stata
aperta la conferenza «What
would happen if we keep
adding stones on stones?
What would happen is we
keep cutting a piece of
paper in infinitesimally smaller pieces?». L’infinito è un
tema affascinante, che da
sempre è stato oggetto di ricerche e studi da parte dei
più grandi filosofi e scienziati. Tra i vari esempi citati
dall’elegantissimo prof americano, quello che ha maggiormente
destato
l’attenzione e lo stupore di
noi studenti è di certo “The
Thompson’s Lamp” «Suppose that there’s a lamp that
could be switched on or off,
it's allowed to switch it on for
half a min and to switch it off
for a quarter of min, and
going over with always
smaller fractions of time.
After one minute, would it
be switched on or off? I tested it mathematically, giving number 1 to the lamp
turned on and -1 to the turned off one. So at the end of
this infinite serie of numbers
, if the result of the expression is 1 the lamp is turned
on, if we got 0 it's switchedoff». I pochi di noi, adepti
(n.d.r), che erano presenti,
conoscono già la risposta al
suddetto paradosso, per
tutti gli altri potrebbe essere
divertente sperimentarlo e
cercare di dargli una risposta plausibile. Essendo rimasti molto stupidi ed
interessati da questa conferenza, ci siamo improvvisati
“fisici” ed abbiamo approfondito le ricerche riguardanti i paradossi che i vari
scienziati hanno tentato di
risolvere. In alto troverete il
paradosso matematico del
“5 = 4“.
di P.D.F.
Cinema
7
Tra cinema e realtà.
«In onda. Senza Saperlo»
Lui è sposato/fidanzato con lei e tradisce lei con quell’altra, e così via per
quasi due orette. Uscendo dalla sala
del cinema la prima tentazione è
quella di andare a protestare per ricevere indietro i soldi del biglietto, ma
poi ci si accorge che, prima di indire
una causa legale, bisognerebbe ricordare il perché si sono spesi ben 6
euro per un film del genere. Sì, infatti,
PERCHÈ?!? In fondo la sorpresa
non è totale, ormai non ci si
aspetta molto di più dai nuovi film
italiani, i famosi cinepanettone.
Infatti non è molta la differenza
tra La donna della mia vita e Natale in Sudafrica; no, forse era
Natale a Beverly Hills, o quello
dell’anno prima, ormai il titolo è
un dettaglio. Ma a quanto pare,
questo genere dà ogni anno una
boccata d’ossigeno alle industrie
cinematografiche italiane... e noi
non possiamo far altro che inchinarci e sperare in un futuro diverso.
I
dubbi,
però,
permangono. E se il 2010 cinematografico ci ha deluso spesso
e volentieri, non resta che guardarci
indietro ad un passato che tanto passato non è: sono molti i film che non
muoiono mai, e che dipingono una realtà sempre presente. Guardandoci
intorno, sembra quasi che il cinema
di mero intrattenimento, le soap, i reality, Barbara d’Urso - perché, ormai, il
suo è un genere a parte - stiano indirizzando la nostra attenzione verso
un unico punto di fuga, che sicuramente non è la realtà a noi circo-
stante che cambia, e che ci cambia,
senza neanche lasciarci il tempo di
svegliarci. Questa società, dominata
dai mezzi mediatici, non pare tanto
distante da quella messa in scena da
Andrew Niccol (che ricordiamo per
Gattaca) nel film del 1998 diretto da
Peter Weir (indimenticabile per L’attimo fuggente): The Truman Show.
Truman è un trentaduenne qualun-
que, che crede di vivere una vita felice in una gioiosa cittadina. Ben
presto si comincia a rendere conto
che tutto ciò che fino a quel momento
aveva chiamato “vita” non era altro
che una sceneggiatura di un “demiurgo”, Christof, che aveva creato
uno show televisivo di cui Truman era
il protagonista inconsapevole, dal
momento in cui fu abbandonato appena nato. Ogni amico, familiare,
passante è un attore; ogni edificio,
ogni passo da lui compiuto ha un suo
perché - tutte le inquadrature riprendono un diverso prodotto pubblicitario. E il pubblico è ipnotizzato. Per più
di trent’anni assiste a ciò che viene
fatto subire a Truman senza mai indignarsi. Truman, però, una volta consapevole, fa di tutto per scappare, e
la scelta non gli viene imposta: il “demiurgo” lo pone di fronte al bivio che
lo condurrà dentro o fuori per
sempre. Il libero arbitrio - direbbe
qualcuno- concesso da un dio
che ha manipolato la sua esistenza ma non il suo essere. In
quella che sembra una vivace
commedia si nascondo invece
temi su cui riflettere: dalla metafora della vita da condurre alla ricerca della verità, o di una vita
nelle mani di qualcun altro, il cui
procedere non dipende da noi;
alla fredda analisi di una società
in cui a fare spettacolo è la vita di
uno di noi, in cui ogni limite è superato rendendo i mass media «il
mezzo con cui la passività dello
spettatore non impegnato presenta all'uomo d'arte e di scienza il
volto pallido dell'inumanità». Robert
Oppenheimer. Quanto la vita di Truman, ora che è uscito dal mondo ipocrita per lui creato, cambierà?
di VITA SAITTA
Un attimo eterno
Della storia che sto per narrarvi, non
tutto mi è ancora ben chiaro.Il mio
nome è Asia, solo pochi giorni fa sono
riuscita a prendere il patentino. Ho 16
anni e tutti mi chiedono il perché io
abbia aspettato tanto per poter guidare, io rispondo sempre: «perché ora
so dove andare». Infatti lo sapevo, più
che io: il mio cuore, e corsi subito da
lui. Posizione insicura, equilibrio zero,
il motorino non era fatto per me! Tra di
noi non c’era mai stato un forte legame, forse dovuto anche alla sua gelosia verso me e la mia voglia di
comprare una macchina.
Eccomi! Arrivata al portone, uno
squillo, il rumore della chiave che apre
la serratura e “casa dolce casa”. La
meraviglia; dopo mesi di assenza
stare seduta su di lui, sul nostro letto
giallo, sembrava tanto nuovo quanto
familiare. Quasi rabbrividivo al solo
pensare di poter intrecciare le mie
mani con le sue in modo così perfetto
che sembrava fossero fatte entrambe
per fondersi insieme. In un istante, un
solo istante, giusto il tempo in cui le mie
labbra si sfiorarono con le sue, e ricordai tutto, tutto di noi. In quel momento
i suoi occhi mi rammentavano del
primo giorno che ci incontrammo e
tutti, tranne io e lui, comprendemmo
che prima o poi le nostre strade si sarebbero ritrovate. La sua felpa mi portava alla mente l’odore della terra
bagnata di quella campagna nella
quale le nostre anime ballavano libere
sotto la pioggia con il mio corpo co-
La Redazione:
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Finocchiaro.
perto solo dalla tua giacca verde. Le
sue gambe, le sue inconfondibili
gambe, sempre stanche dal portarmi per tutta la casa sulle spalle
chiamandomi “regina” e dicendo
che saresti stato per sempre “lo
schiavo amante della figlia del sultano”. È ora di tornare a casa, alla
vita normale senza di te. Presi il motorino! Un giorno la mia professoressa chiese alla classe quale fosse
l’attimo più bello che avrebbero vo-
luto vivere in eterno. Beh io vorrei vivere quell’attimo in eterno, quel solo
mio ultimo momento ora che a
causa di quello stupido motorino
non ci sono più. Mi chiamo Asia, ho
preso il patentino da poco e, dopo
essere stata a casa della persona
più importante della mia ormai
fredda vita, sono stata investita da
un 18enne ubriaco che guidava
senza controllo.
di GAIA COMITINI