Riflessioni sull`incontro

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Riflessioni sull`incontro
Riflessioni sull’incontro “modelli di salute neonatale”
Nell’incontro del 19/4 (presenti pediatri ospedalieri, PdF, Consultoriali, infermiere pediatriche,
ostetriche, responsabile di consultorio), si è partiti dalla inapplicabilità al neonato ( = 0-30 giorni di
vita) dei modelli di salute proposti dall’OMS, o meglio dalla necessità di declinare sul neonato
alcune delle caratteristiche che tali modelli indicano come fattori determinanti della salute. Sono
stati quindi proposti alcuni spunti su quelli che sembravano essere i modelli di salute neonatale più
diffusi con l’obiettivo di suscitare una riflessione corale ed un confronto tra gli attori
dell’accoglienza al neonato.
I modelli proposti sono stati: (es. accoglienza al neonato che nasce bene, a termine di una
gravidanza fisiologica, la mamma ha avuto un unico valore di glicemia di 94) (es primo BdS dal
pediatra: neonato che si alimenta al seno, richiede 10 pasti al giorno, in 7 giornata non ha ancora
recuperato il peso della nascita)
- modello 1: “neonato e mamma ci dicono se stanno bene” (in riferimento ai casi degli esempi
il neonato viene lasciato in braccio alla mamma fino a quando la mamma lo desidera)
(verificato che il neonato si attacca bene, la mamma viene rassicurata sul percorso fisiologico
dell’allattamento…….
- modello 2: “difensivo: il neonato è considerato malato fino a dimostrazione del contrario”
(in riferimento al caso dell’esempio: come tutti gli altri neonati viene tenuto in osservazione al
Nido perlomeno fino ad una visita completa del pediatra e torna tra le braccia della mamma solo
dopo) (viene prescritta l’aggiunta e un controllo clinico ravvicinato……..)
- modello 3 “statistico: il neonato è considerato sufficientemente sano se sta entro
determinati parametri” (in riferimento al caso dell’esempio: questo neonato viene tenuto in
osservazione fino alla verifica di 2 glicemie normali, se la sua mamma non avesse avuto 94 di
glicemia una volta lui avrebbe potuto stare con lei fin da subito) (si richiede alla mamma un
attento controllo di quante volte il bambino fa pipì, doppia pesata, e controllo del peso dopo due
giorni)
- modello 4 “ecologico” (parto a domicilio) (alimentazione a richiesta senza nessun limite né
controllo)
In realtà si è riusciti a dibattere un minimo i modelli degli ospedalieri, pochissimo quello dei
territoriali, nulla per gli altri ( = operatori non medici e genitori).
Quali i motivi? Inadeguata l’introduzione? Tema distante dalla pratica quotidiana? troppo
teorico? Necessità di più tempo per rifletterci?
Sono emersi alcuni spunti interessanti:
1. dobbiamo come ACPO scegliere un modello?
2. i modelli proposti possono o debbono coesistere?
3. il modello è qualcosa che dobbiamo costruirci o ce lo abbiamo già ed il confronto serve ad
apportarvi eventuali modifiche o semplicemente a dare una chiave di lettura in più per quello
che normalmente facciamo?
4. se il modello cui siamo idealmente più vicini è il primo, che introduce la relazione mammaneonato come fondamentale elemento di salute per il neonato, come “dosare” la nostra
attenzione, la nostra “cura” tra mamma e neonato? Quali i rischi se ci schieriamo troppo da una
parte o dall’altra?
5. cosa vuole dire veramente accogliere la diade? E il padre?
6. come conciliare il primo modello con una assistenza che introduce criteri di allarme sempre
più numerosi e ne fa scendere i cut off ( es. diabete in gravidanza)?
7. è necessario conoscere il modello dei genitori? se sì in che modo è possibile farlo? È stata
sottolineata l’importanza di contatti precedenti il parto sia per il Punto Nascita che per il PdF
8. ma una volta conosciuto il modello dei genitori, come ci si pone se questo è molto distante dal
nostro? ( es. rooming in, allattamento al seno, ecc)
9. importanza di comprendere e sostenere le idee, le aspettative (=modello) della mamma (=
empowerment)
10. importanza del vissuto di gravidanza, e anche prima, per la creazione del modello dei genitori
e di conseguenza importanza degli interventi della medicina in genere e della società tutta nella
costruzione dei modelli individuali
11. importanza del modello della società in cui viviamo ( es. donna che lavora viene sostenuta
nell’allattamento o le si dice che è meglio se non inizia neppure ad allattare tanto dovrà tornare
presto al lavoro, ecc)
12. la sensazione dei presenti è che il modello dei genitori tenda a richiedere la garanzia della
salute del bambino (forse si tratta di una richiesta non di salute ma di sanità) con la soluzione
“magica” e “istantanea” dei problemi individuali ( es. dolore in travaglio, tosse del bambino,
ecc).
Se veramente la domanda è quella ( cioè richiesta di non malattia), potrebbe anche essere lecito
domandarsi se i genitori vogliano o meno una intromissione degli operatori nelle altre
componenti che determinano la salute, e quindi per quanto a noi possa apparire più appetibile il
modello 1, in realtà la richiesta è del 2 e il nostro modello rappresenta un modello ideale. E’
veramente così? Quanto è lecito comunque proporre altri modelli?
In realtà il modello 1 è il frutto dello studio della fisiologia della nascita e quindi è
scientificamente più fondato degli altri e dunque in scienza e coscienza dovrebbe essere quello
che ispira la prassi = modello assistenziale
13. rispetto alla continuità e coerenza tra modello ospedaliero e territoriale Antonietta sottolinea
come a livello di conoscenza il PdF conosce bene i modelli dei diversi Punti Nascita da cui
provengono i propri assistiti;
14. ne consegue che il PdF può trovarsi in difficoltà nel dare o non dare continuità ad un modello
con il quale non è d’accordo (es più classico il sostegno all’allattamento al seno). Dalla
combinazione dei modelli di neonatologo, pediatra di territorio e genitori si aprono diversi
scenari. ( es omogeneità di pediatri e genitori, omogeneità tra pediatra ospedaliero e territoriale
e disomogeneità con i genitori, disomogeneità tra ospedaliero e territoriale con i genitori alleati
dell’uno o dell’altro, ecc)
15. secondo altri interventi il modello dei Punti Nascita può trasparire dall’Agenda di salute, per
altri comunque la capacità informativa dell’Agenda è molto legata al medico che la compila
che si trova a dover affrontare da solo alcune scelte relative alle notizie da riportarcisi su ( più
facile essere esaustivi rispetto al neonato, più imbarazzante rispetto alle notizie sulla mamma)
16. Michela Castagneri sottolinea come a fronte della conoscenza ormai diffusa del modello
“fisiologico” nella pratica la realizzazione assistenziale fatica a concretizzarsi vuoi per carenze
oggettive ( personale, spazi, ecc) vuoi per la difficoltà a superare certe abitudini e certi rapporti
gerarchici; in certi ambienti sono stati fatti alcuni cambiamenti “di facciata” ma la sostanza è
che la mamma è lasciata abbastanza sola e non ascoltata