Un assaggio in PDF

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Un assaggio in PDF
Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo
Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Toscana
Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze
S op r i n ten d en za
Speciale per i l Pat r i m on i o
Stori co, A r ti stico
ed Etn oan t rop olog i co e
p er i l Polo Mus eale
d ella ci tt à d i Fi ren ze
S op ri nten d enza
Sp eciale p er i l Pat ri m on i o
Sto ri co, A r ti sti co
ed Etn oan t ropolog i co e
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Speciale per i l Pat r i m oni o
Storico, A r ti sti co
ed Etn oa ntrop olog i co e
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Galleria dell’Accademia
Firenze Musei
L’Arnina di Lorenzo Bartolini
Il marmo ritrovato per Giovanni degli Alessandri
Firenze, Galleria dell’Accademia
18 novembre 2014 - 8 febbraio 2015
Soprintendente per il Patrimonio Storico,
Artistico ed Etnoantropologico e per il
Polo Museale della città di Firenze
Cristina Acidini
Direzione amministrativa e del personale
per la Soprintendenza al Polo Museale
Fiorentino
Silvia Sicuranza
Direzione della Galleria dell’Accademia
Angelo Tartuferi
Vicedirezione della Galleria dell’Accademia
Lia Brunori
Direzione amministrativa per la Galleria
dell’Accademia
Marzia Marigo
Mostra a cura di
Lia Brunori
Comitato scientifico
Cristina Acidini
Silvestra Bietoletti
Lia Brunori
John Kenworthy-Browne
Silvia Melloni Franceschini
Angelo Tartuferi
Segreteria scientifica
Cristina Panconi
Segreteria generale
Giorgio Angioloni
Francesca Ciaravino
Simone Giordani
Cristina Panconi
Gestione e coordinamento del personale
di vigilanza
Flavia Cappelli, Maira Corsinovi, Antonella Motti,
Lorella Naldini
Uffici del Polo Museale Fiorentino
Biblioteca degli Uffizi
Gabinetto Fotografico
Ufficio Esportazione
Ufficio Mostre
Ufficio Protocollo
Produzione e gestione della mostra
Opera Laboratori Fiorentini – Civita Group
Coordinamento, comunicazione e relazioni esterne
Opera Laboratori Fiorentini – Civita Group
Mariella Becherini
Ufficio stampa
Opera Laboratori Fiorentini – Civita Group
Marco Ferri
Salvatore La Spina
Tra gli effetti positivi dell’acquisizione e degli studi dell’Archivio Bartolini, dovuti – come la
mostra e il convegno dedicati all’artista – a Franca Falletti, va certo ad inserirsi il ritrovamento
fisico dell’Arnina marmorea approdata in Inghilterra, che questa mostra-dossier presenta con
dovizia di documenti inediti, e con l’accostamento di tutte le testimonianze fisiche reperibili
dell’invenzione bartoliniana, presente anche nel gesso e nel calco, con opportuni riferimenti
a figure contemporanee di spicco. Di speciale generosità si è dimostrato in questo il Comune
di Prato, che particolarmente ringrazio, affidando gli ulteriori ringraziamenti, da me totalmente
condivisi, all’introduzione del direttore Angelo Tartuferi.
Il gradimento europeo dell’arte di Lorenzo Bartolini ne risulta confermato, e l’Arnina articola
e definisce l’influsso che l’attitudine squisitamente classica e neo rinascimentale dello scultore nel terzo decennio dell’Ottocento poté esercitare sugli sviluppi della critica d’arte, del
collezionismo e della creazione artistica Oltralpe ed Oltre Manica. E sono dunque convinta
della scelta della curatrice Lia Brunori, con gli esperti che hanno partecipato alla mostra e al
catalogo, di dare il dovuto spazio a contributi internazionali.
Qualche parola ancora a commento dell’immagine gentile della ninfa acquatica, il cui corpo
armonioso appena velato dal ricco panneggio sorge da tenui onde bordate di scheggioni
rocciosi, in una sottile suggestione paesaggistica. L’antichità prima, e il Rinascimento poi,
avevano messo a punto l’iconografia del dio fluviale quale vegliardo poderoso, apportatore di prosperità ai territori grazie all’acqua, elemento identitario dei luoghi, modellato
per rivelarsi all’occorrenza terribile, come lo Scamandro infuriato contro l’omicida Achille
nell’Iliade, che avrebbe trovato rispondenza nell’immagine del fiume rigonfio e combattente
con le onde, a fianco dei fanti italiani, ne La leggenda del Piave di Giovanni Gaeta detto
E.A. Mario, del 1918.
Ci volle l’immaginazione encomiastica del manierismo estremo perché a Firenze comparisse
sulla scena una personificazione del rude e vigoroso Arno femminile e ninfale: nel 1617, quando nel Teatro mediceo venne rappresentata la “veglia” La liberazione di Tirreno per le nozze
Medici-Gonzaga, dov’era protagonista Arnea, spirito fluviale, che sposando il dio marino di
ascendenza etrusca diveniva con lui progenitrice dei Toscani. Un fiume-madre, evoluzione di
precedenti letterari quali le tenere Mensola del Boccaccio e Ambra di Lorenzo il Magnifico.
Questo fiume-fanciulla bartoliniano reca dunque, sotto la pelle delicata, una sostanziosa
cultura umanistica, che dimostra una volta di più il profondo e proficuo intreccio dei saperi
che accompagnò la creazione artistica fino alle soglie della modernità contemporanea.
Cristina Acidini
Soprintendente per il Patrimonio Storico, Artistico
ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze
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La testimonianza e il ricordo di questa piccola mostra incentrata sulla ritrovata Arnina di
Lorenzo Bartolini – l’unica versione in marmo sin qui riemersa fra quelle eseguite dallo scultore –, ben curata da Lia Brunori con il supporto della segreteria scientifica appassionata
di Cristina Panconi, sono affidati al presente catalogo a cura della medesima Vicedirettrice,
che coincide con il numero inaugurale della nuova serie di Quaderni di studio della Galleria,
concepiti in accordo con l’Editore Sillabe per offrire un ulteriore strumento di approfondimento sui temi relativi alle diverse collezioni ospitate nel museo, a disposizione di studiosi
interni ed esterni alla nostra amministrazione. Si tratta di una collana che consentirà di
pubblicare interventi di carattere scientifico che andranno ben oltre il carattere meramente
informativo che caratterizza la serie dei Pieghevoli, dei quali è appena stato pubblicato il
secondo numero dedicato al restauro di due importanti pale quattrocentesche della Galleria: I santi Giacomo maggiore, Stefano e Pietro di Domenico Ghirlandaio e il Compianto
sul Cristo morto di Arcangelo di Jacopo del Sellaio.
Il rientro definitivo alla Galleria dell’Accademia dal Museo Civico di Prato del calco in gesso
per la scultura ritrovata dopo un lungo periodo di deposito, segna l’avvio di una nuova
fase di collaborazione reciproca, per cui esprimo un sentito ringraziamento all’Assessore
alla Cultura del Comune di Prato Simone Mangani e alla Conservatrice del Museo Maria
Pia Mannini, collaborazione che vincolerà questi due poli fondamentali per la conoscenza
e l’apprezzamento dell’opera di Lorenzo Bartolini: in concomitanza con la mostra saranno
depositati presso il museo pratese la Riconoscenza per il gruppo del monumento a Nikolaj
Demidov (inv. scult. n. 1221) e il busto con la Carità (inv. scult. n. 1296).
In questa occasione mi è gradito ringraziare, in aggiunta a Lia Brunori e Cristina Panconi,
l’architetto Maria Cristina Valenti Quintana per l’allestimento della mostra, particolarmente
efficace e snello, nonché l’Editore, nella persona di Maddalena Winspeare.
Angelo Tartuferi
Direttore della Galleria dell’Accademia
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Questa piccola esposizione si propone di offrire un’occasione di aggiornamento sull’opera di
Lorenzo Bartolini e sui più recenti studi a lui dedicati che la Galleria dell’Accademia promuove
da anni con il generoso concorso dei principali studiosi sull’argomento.
Nell’ambito di queste ricerche, ultima scoperta è stata l’identificazione in collezione privata
inglese di una scultura in marmo della bartoliniana Ninfa Arnina, nota solo per i suoi calchi
in gesso e della quale finora non era stata rintracciata alcuna opera marmorea fra le diverse
versioni documentate. Il fortunato ritrovamento si deve alle ricerche del celebre studioso
inglese John Kenworthy-Browne che presentò questa scoperta al convegno su Lorenzo
Bartolini promosso dalla Galleria dell’Accademia nel 2013 dopo il successo della fondamentale
mostra dedicata allo scultore nel 2011. È stato però solo grazie a rapporti personali sviluppati
da Franca Falletti che si è potuto precisare la localizzazione della scultura e concretizzarne
la sua presentazione in questa sede.
La scultura viene quindi presentata sulla sua base originale e affiancata al calco in gesso di
proprietà statale; insieme vengono esposti alcuni materiali documentari volti ad evocare la
complessa vicenda di questa e delle altre “Arnine” bartoliniane, nonché altre testimonianze
legate a personaggi di spicco dell’epoca implicati in questa vicenda.
Come testimonia la lettera esposta in mostra, il marmo ritrovato e il gesso portano la dedica
di Lorenzo Bartolini a Giovanni degli Alessandri, presidente dell’Accademia di Belle Arti, cui
lo scultore si rivolse nel 1825 nella speranza di ottenere la cattedra di Scultura allora vacante.
Bartolini, però, era in profondo conflitto con il mondo accademico fiorentino mal tollerandone
la rigida impostazione dell’insegnamento stretto nei formalismi consumati nella copia dell’antico mentre egli tendeva a infondere nelle sue figure quella raffinata naturalezza espressiva
che, scaturendo dalla ricerca del bello naturale, tanto affascinava i suoi sempre più numerosi
committenti internazionali. Così, nonostante egli fosse ormai considerato come uno dei più
importanti scultori del tempo, non ottenne l’incarico che fu dato invece a Stefano Ricci,
scultore neoclassico di ben minore fama ma integrato nell’ambito accademico.
Finalmente nel 1839 ebbe la desiderata nomina accademica a professore di Scultura e
l’amico Vittorio Fossombroni, illustre scienziato e ministro del Granducato di Toscana, gli
dedicò un sonetto nel quale si prefigurava l’azione rivoluzionaria che Bartolini portò nella
didattica dell’Accademia, capovolgendone gli obiettivi ed aprendola alla nuova strada dello
studio del “vero e del bello”. Bartolini rispose all’amico sia in rima che con un ritratto, le cui
fattezze sono tramandate nel busto commissionato dal Principe Demidov nel 1843 e ora ad
Arezzo, in un secondo al Victoria and Albert Museum e, infine, nel busto per il monumento
funebre nella basilica di Santa Croce, di cui si espone il modello in gesso conservato nella
Galleria dell’Accademia. Non sembra, invece, riferibile al Fossombroni l’altro gesso della
Galleria (inv. scul. 1439), riconducibile ad un militare dal volto più giovanile e dalle diverse
caratteristiche somatiche.
Lia Brunori
Vicedirettrice della Galleria dell’Accademia
Direttrice della Gipsoteca Bartolini e Pampaloni
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Fig. 1 - Lorenzo Bartolini, Ninfa
dell’Arno (Arnina), 1825, marmo.
Gran Bretagna, collezione privata
Un’Arnina per l’Inghilterra
Silvestra Bietoletti
Seduta su uno sperone di roccia, una donna dalla grazia adolescenziale volge il capo verso destra,
lo sguardo sereno posato lontano di chi è immerso nei propri pensieri. Sul volto le aleggia un
sorriso. L’acconciatura, con i capelli spartiti sulla fronte e raccolti in un nodo sulla nuca, è desunta
da modelli della tradizione classica, e crea un toccante contrappunto con la naturalezza del corpo,
con la semplicità della posa.
Nel 1825 la scultura fu dedicata a Giovanni degli Alessandri, all’epoca presidente dell’Accademia
di Belle Arti ed estimatore di Lorenzo Bartolini con il quale condivideva l’interesse per la scultura
del Quattrocento toscano.
La redazione marmorea dell’Arnina deriva da un modello formato in gesso intorno al 1817, quando
lo scultore, tornato a vivere a Firenze da due anni, godeva ormai di una discreta fama soprattutto
nell’ambito di un’illustre clientela internazionale, in particolare anglosassone. Si deve, infatti, proprio
a un’amabile e brillante gentildonna inglese, miss Mary Berry, la prima notizia riguardante il gesso
della statua, ammirato dalla donna in visita allo studio dell’artista nell’ottobre del 1817. Tre anni
più tardi, miss Berry poté nuovamente apprezzare la scultura, questa volta, però, durante la sua
esecuzione in marmo ordinata a Bartolini da John Sawrey Merritt di Rokeby Hall. Nel novembre
del 1823, la statua ancora in lavorazione, fu vista da Charles March Phillips, il quale, attratto dalla
raffinatezza degli oggetti ornamentali realizzati nell’atelier dello scultore, acquistò un vaso di marmo,
e ordinò alcune suppellettili in alabastro, che gli sarebbero stati spediti in Inghilterra il 12 dicembre di quell’anno. In seguito, non sappiamo per quali vicende, Phillips subentrò all’amico Merritt
nell’acquisto dell’Arnina, che, inviata a Londra e accolta con soddisfazione dal nuovo proprietario1,
venne collocata nella residenza di questi a Garendon Hall, nel Leicestershire2.
Sul finire degli anni Cinquanta del Novecento la scultura, ancora corredata del suo plinto, anch’esso opera di Bartolini, fu immessa sul mercato dell’arte inglese quale ornamento da giardino, e
acquistata dal padre dell’attuale proprietario3.
La tenerezza del modellato e il tono di squisita semplicità che intesse l’immagine dell’Arnina, una
delle prime statue d’invenzione a figura intera realizzate da Bartolini dopo il suo rientro a Firenze,
sono indicativi di come, almeno dal 1817, l’artista guardasse alla scultura del Quattrocento
toscano per trarne sostegno alla propria ricerca fondata sull’imitazione artistica della natura
scelta nelle sue forme più belle. A esortare Bartolini ad assumere la natura come sola maestra,
e soltanto gli oggetti reali e gli uomini come modelli, per ottenere giustezza compositiva e probità d’esecuzione, aveva contribuito fin dagli anni parigini, e in maniera decisiva, l’influenza del
pensiero di Jean-Jacques Rousseau4; e se già da allora l’amore per l’opera di Fidia, condiviso
con l’amico Ingres nell’atelier di David, poté rappresentare un meditato riferimento stilistico per
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Fig. 1 - Lorenzo Bartolini, Ninfa dell’Arno (Arnina), 1825, calco in gesso. Firenze, Galleria dell’Accademia
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Giovanni degli Alessandri (1765-1828)
Lia Brunori
“Mio buon protettore, mi sono preso la libertà di dedicarvi una mia Ninfa chiamata Arnina. Il
vostro nome impresso in questo marmo lo renderà sicuro alla posterità…”1. Con queste parole
Lorenzo Bartolini il 18 febbraio 1825 (cat. n. 5) dedicò la sua “Arnina” al barone Giovanni degli
Alessandri, personaggio di spicco nella vita culturale fiorentina dell’epoca (fig. 1, cat. n. 4).
Negli anni turbinosi a cavallo fra Sette e Ottocento, nel mutare delle dinastie, dai Lorena ai
francesi e ancora alla restaurazione lorenese, il barone mantenne invariato il suo autorevole
ruolo presso la corte. Grazie al suo indiscusso prestigio, alle sue famose conoscenze e soprattutto alla sua avanguardistica sensibilità per il tema della tutela del patrimonio artistico in
quegli anni sopposto a gravissimo rischio, la sua figura merita quell’attenta considerazione
che solo recentemente nuovi studi stanno mettendo in risalto2.
Dal 1799 fu eletto presidente dell’Accademia di Belle Arti e senatore del governo provvisorio di Toscana, nel 1807 conseguì la carica di maggiordomo maggiore di Elisa Baciocchi, regina reggente,
nonché quella di consigliere intimo attuale di
stato. In questa veste ci appare a fianco di
Elisa nel programmatico dipinto di Benvenuti
raffigurante Elisa fra gli artisti conservato a
Versailles (1813) di cui si espone in mostra
un disegno preparatorio (fig. 2, cat. n. 3). Il
degli Alessandri appare il regista di tutta la
composizione che costituisce una sorta di
presentazione della cultura neoclassica del
tempo nella quale risulta significativa l’assenza di Bartolini. Il barone, infatti, fu il paladino
dell’arte neoclassica a Firenze e la sua intima
amicizia con Canova servì a far realizzare dal
celebre scultore la copia della Venere Medici,
trasferita a Parigi dai francesi.
Nel 1811 il degli Alessandri ricevette l’incarico
di direttore della Galleria degli Uffizi che svolse
attraverso un’importante politica di acquisizioni (dalla Venere di Botticelli al Tondo Pitti
di Michelangelo), particolarmente attenta al
settore della scultura. Accorta fu la sua politica
di salvaguardia del patrimonio artistico locale Fig. 1. Raffaello Morghen, Ritratto di Giovanni Degli
che si espresse particolarmente nella ferma Alessandri in Elogio funebre, 1830, acquaforte. Firenze,
opposizione alla distruzione del convento di Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, inv. 7412 st. sc.
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cat. n. 1
Indice
Cristina Acidini
Angelo Tartuferi
Lia Brunori 7
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L’Arnina ritrovata
John Kenworthy-Browne
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Un’Arnina per l’Inghilterra
Silvestra Bietoletti
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Giovanni degli Alessandri (1765-1828) Lia Brunori
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Documenti inediti dall’Archivio Lorenzo Bartolini
Silvia Melloni Franceschini
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Catalogo 22
Bibliografia
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