AREA 121 - Architetti nell`Altotevere Libera Associazione

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AREA 121 - Architetti nell`Altotevere Libera Associazione
design
focus
surface
essay
II Alfonso Morone
VI Paolo Giardiello
VIII
X
XI
XII
XIII
XIV
XV
XVI
XVII
object
Modultech, design r&s Listotech®/Listotech®
Atelier Natural Genius Slide, design Daniele Lago/Listone Giordano
Cromie, design r&s Ceramiche Refin/Ceramiche Refin
Cartapietra, design r&s Stone Italiana/Stone Italiana
Augmented Texture Led, design Elia Nedkov – Ethos™/Neutra
Liberty, design r&s Trend/Trend
Microtopping, design r&s Ideal Work/Ideal Work
Watersuede, design Nadia Dalle Mese/Studioart
Crono, design Giugiaro Design/Mosaico+
project
XVIII Cottobloc – Faccia Vista Gaiole/Solava
XIX Rovere Colli Trevigiani/Itlas
XX review
factory
XXVII Fratelli Mariani
II
design focus essay
ordine e caso: testurizzazione e pavimentazioni
order and chaos: texturizing and flooring
La natura,
ripresa come
costante riferimento
di segni, diventa
fondamento di un nuovo
decoro tattile.
Nature is thus used
as a constant reference
of signs that may serve
as basis for a new tactile
decoration..
text by Alfonso Morone
La pavimentazione, assieme alla tessitura muraria rappresenta
la prima forma di testurizzazione architettonica operata dall’uomo.
Sin dalla antichità si ritrova in tutte le civiltà del Mediterraneo,
la pratica di isolare dal fondo e rendere calpestabile il suolo
attraverso rivestimenti modulari sotto forma di lastricati e mosaici
nelle abitazioni e spessi basolati sulle strade carrabili. Certo
si tratta di una texture i cui caratteri di ripetitività, modularità,
giustapposizione sono fissati da esigenze strettamente funzionali.
La dimensione delle mattonelle, la quantità di giunto che le separa,
la geometria del contorno legata ad esigenze di allineamento
e complanarità, la modularità e dimensione dei singoli pezzi funzione
dei processi produttivi e di posa. Ma proprio questi aspetti fanno
sì che la pavimentazione resti un capitolo fondamentale, appunto
il primo, per comprendere come logiche, grafiche, geometriche,
materiche e costruttive confluiscano in un progetto complesso,
come quello della texture, che solo una interpretazione recente e
superficiale ha sbrigativamente relegato in una sorta di automatismo,
generativo di immagini autoreferenziali e immotivate. Al contrario già
le evidenze più antiche, egiziane, persiane, etrusche e poi romane,
testimoniano di una funzione narrativa e simbolica, assieme a quella
d’uso, attribuita alle varie forme di tessitura pavimentale. Si pensi
alla capacità dei romani di realizzare straordinari tessuti marmorei
con tozzetti policromi a mosaico, mediante la composizione di rare
pietre colorate importate dall’Oriente. Si tratta di una espressione
importante della sensibilità decorativa dell’antichità che si esprime
attraverso la ricerca di forme di convivenza, certo non semplici, tra
ordine e caso, simbologia e funzione, con straordinari risultati illustrati
da studi come il fondamentale Marmora Romana di Raniero Gnoli.
La medesima aspirazione all’integrazione della funzione
celebrativa con quella d’uso, si ritrova, successivamente all’epoca
classica, nell’architettura religiosa medievale ed in quella civile
rinascimentale. L’impatto scenico della pavimentazione, quella che
noi oggi definiremmo come la sua forza comunicativa, coinvolge
progressivamente anche gli spazi privati. In questa espansione di
varietà cromatiche e materiche possiamo leggere l’affermazione della
stessa civiltà industriale. Dal XIX secolo sarà proprio l’industria, infatti,
ad adottare quei processi di modularità, serialità e componibilità
in una unica tessitura, che le pavimentazioni artigianali avevano
già sperimentato da secoli. Con l’inizio della produzione industriale
dei materiali da rivestimento si ottiene, al contempo, un sensibile
miglioramento nelle condizioni d’uso delle abitazioni e impianti
ornamentali che permettono a chiunque di andare oltre lo “stretto
necessario”, generando una forma di decorativismo economicamente
accessibile e per questo democratico. Con queste necessarie
premesse, proviamo ad affacciarci sulla attuale condizione della
ricerca progettuale, provando ad estrarre alcuni casi esemplari.
La prima reazione che ci assale, nel momento in cui proviamo
ad orientarci nella produzione contemporanea, è quella di una
incapacità di sintesi dovuta all’eccesso di offerta.
Solo un dato, la attuale produzione annua mondiale di piastrelle
ceramiche, ruota intorno ai 10 miliardi di mq.
Flooring, together with the texture of walls, represent the first form
of architectural texturizing created by Man. Ever since antiquity we
find, in all civilizations of the Mediterranean, the practice of laying
a paving that insulates from the ground below by means of modular
flooring elements in the form of paving and mosaics dwellings,
and often of flagstones on roads. It is definitely a matter of texture
whose characteristics of repetitiveness, modularity and juxtaposition
are determined by strictly functional requirements. The dimension
of the tiles and of the spacing between them, the geometry of the
contours based on the requirements of alignment and coplanarity,
the modularity and size of the single pieces are all a function of
the processes of production and installation. But it is precisely these
aspects that make the flooring so essential, indeed
of primary importance, for purposes of understanding how the logical,
graphic, geometric, material and constructive aspects converge in an
overall design, as that of textures, that only a recent and superficial
interpretation has hastily relegated to a kind of automatism that has
resulted in self-referential and unmotivated images. On the contrary,
testimonials from the remote past - Egyptian, Persian, Etruscan and
then Roman, bear witness to a narrative and symbolic function, along
with the utilitarian one, attributed to the different forms of texturing
of the floor. One may consider the ability of the Romans to realize
extraordinary marble texture with polychrome blocks arranged to form
mosaics, with rare coloured stones imported from the East.
It is a matter of an important expression of the decorative sensibility
of antiquity, expressed through the research of anything but simple
forms of coexistence between order and chaos, symbology and
function, with extraordinary results illustrated by studies as Raniero
Gnoli’s fundamental Marmora Romana.
The same desire to unite the celebratory function and the utilitarian
one can be found, after the classical epoch, in the religious
architecture of the Middle Ages and the civil one of Renaissance.
The scenic impact of the flooring, what we would today define its
communicative force, has gradually also come to involve private
spaces. In this widening range of chromatic and material varieties we
may read the assertion of an advanced industrial civilization. In fact,
as of the 19th century it has been precisely industry that has exploited
the possibilities associated with modularity, mass production and the
composition of elements in a single texture that craftsmen specialized
in flooring have fine-tuned for centuries. The beginning of the industrial
production of facing materials has taken place simultaneously witha
perceptible improvement of the standard of dwellings and ornamental
arrangement that make it possible for anyone to go beyond the “mere
necessities”, with the availability of economically accessible, and thus
democratic, forms of decoration.
With these indispensable premises we will try to take a look at the
current state of design research in order to identify some exemplary
cases. The first reaction that assails us, in the moment in which we
try to get our bearings in the contemporary production, is that it is
impossible to summarize due to the enormous amount of available
products.
Una quantità enorme, cui corrispondono infinite tendenze, offerte,
cromatismi. Ma già questa dimensione impone una riflessione
generale che è poi, a ben vedere, uno degli obiettivi principali
dell’innovazione in questo campo, quella sulla sostenibilità.
Il concetto di sostenibilità, non è limitabile al solo ciclo produttivo,
ma esso si estende sino a coinvolgere, la complessiva espressione
produttiva, generando una nuova sensibilità relativa agli aspetti
visibili di finitura, cioè, ancora una volta di texture. Per riportare
questo piano generale ad un esempio concreto e attuale, si possono
analizzare alcune recenti collezioni. È il caso di Phenomenon
di Mutina, in cui il designer giapponese Tokujin Yoshioka, ha lavorato
sull’interazione della texture con fenomeni legati all’esperienza
della natura, attraverso un sofisticato processo di emulazione
e decontestualizzazione dei riferimenti. La collezione integra
nel trattamento superficiale situazioni ricorrenti nell’esperienza
individuale della natura come il favo delle api, i cristalli di neve,
i candelotti di ghiaccio, le cellule delle piante. In questo modo la
natura viene ripresa come costante riferimento di segni, che nella loro
elaborazione rimandano ad un mondo di memorie, capaci di porsi
a fondamento di un nuovo decoro tattile.
Tokujin Yoshioka, Collezione
Phenomenon by Mutina.
Tokujin Yoshioka, Phenomenon
collection by Mutina.
It suffices to consider one datum: the current annual worldwide
production of ceramic tiles amounts to approximately 10 billion
square metres. An enormous quantity which corresponds to an infinity
of trends, offers and chromatic variants. But this dimension, as such,
calls for a general reflection which is, if we consider carefully, one
of the main goals of innovation in this field, namely sustainability.
The concept of sustainability cannot be limited only to the production
process as such; it must be amplified to involve the whole cycle of
production and give rise to a new appreciation for the visible aspects
of finishing or in other words textures. To return from this general
discussion to a concrete and up-to-date example, we may analyse
a number of recent collections, as Phenomenon by Mutina, in which
the Japanese designer Tokujin Yoshioka has worked on the interaction
of the textures with phenomena linked to the experience of nature,
through a sophisticated process of emulation and decontextualization
of the references. The collection features surface treatments that
remind us of our experiences with nature, as for instance honeycombs,
snow crystals, icicles or plant cells. Nature is thus used as a constant
reference of signs that, in their elaboration, remind of a world
of memories that may serve as basis for a new tactile decoration.
VI
design focus essay
trappole sensoriali
margini da toccare, spazi da ascoltare
sensorial traps
touching edges, listening to spaces
text by Paolo Giardiello
photo by Andrea Andreuccetti
La decorazione
interagisce con
l’uomo, stimola
i suoi sensi e lo rende
attivo nella decodificazione
dell’architettura.
Decoration interacts
with user, stimulating
his senses and and makes
it active in decoding
architecture.
Carlo Scarpa, restauro del Museo
di Castelvecchio.
Carlo Scarpa, restauration of
Museo di Castelvecchio.
La decorazione in architettura è in grado di modificare, o di specificare,
la percezione che l’uomo ha dello spazio. In particolare la decorazione
degli interni determina il carattere stesso dell’architettura, descrivendo
minuziosamente i contenuti che essa intende comunicare al fruitore.
Questo a partire dal trattamento delle superfici che delimitano l’invaso
spaziale, dalla loro consistenza materica, cromatica, grafica, pittorica
e quindi dal loro disegno. La decorazione, infatti, interagisce con
l’uomo, stimolando i suoi sensi, a partire dalla vista che risulta essere
quello maggiormente coinvolto. È la visione che mette in discussione
i valori fisici dello spazio, suggerendo nuovi significati che influenzano
i comportamenti dell’uomo e la comprensione stessa dei luoghi.
La decorazione, inoltre, talvolta emerge dal piano, impone la sua
tridimensionalità, interagendo direttamente con lo spazio fisico,
rendendo più complessa la visione che viene modificata dai giochi
della luce e della prospettiva. In tal modo il “tempo” e il “movimento”
intervengono nella comprensione della trama decorativa, rendono
attivo il fruitore il quale, operando autonome scelte, supera la
fase di contemplazione dei margini e partecipa fisicamente alla
decodificazione dei sensi espressi dall’architettura.
Oltre la vista, tuttavia, la decorazione è in grado di stimolare anche
altri sensi dell’uomo, attraverso i quali capire e usare l’architettura.
Il tatto, ad esempio, il rapporto diretto con i margini attraverso l’atto
del toccare e dello sfiorare, diventa un ulteriore modo per interagire con
il manufatto e ricevere da questi precise indicazioni di comportamento.
L’intero corpo infatti riceve informazioni da ciò che lo circonda,
inconsapevolmente e a volte senza neanche entrare in relazione
diretta con esso in quanto, alcune forme, alcuni trattamenti materici,
evocano comunque comportamenti già noti. Inoltre colui che “entra”
nell’architettura, non sempre può scegliere cosa toccare e cosa evitare.
La trama dei pavimenti ad esempio, la grana e il trattamento delle
superfici su cui camminare entrano necessariamente in contatto con
il fruitore che, da queste, riceve precisi stimoli. Il passo ora è agevolato
ora è impedito, il tragitto viene velocizzato o rallentato, insomma
l’architettura non è mai “innocente”, essa suggerisce e impone, invita
ed ordina, è partecipe alla costruzione di emozioni e di sensazioni
che si accavallano e che, a loro volta, evocano ulteriori memorie
ad esse collegate.
Non solo il tatto e la vista però intervengono in questo rapporto
sensoriale. Anche l’udito può essere stimolato dalle modalità
realizzative degli apparati decorativi, grazie ai materiali di
rivestimento, i loro spessori, trattamenti e finiture. A partire dal rumore
dei passi sulle superfici orizzontali, dall’eco di tale movimento che
rimbalza sulle pareti e sui soffitti, fino a diventare un’armonia precisa
capace di interagire strettamente con ciò che si vede e si tocca.
Il rumore del ghiaietto calpestato, del legno che scricchiola, della
pietra o del metallo che tintinna, disposti in sequenze ragionate,
rappresentano la colonna sonora di chi si addentra in uno spazio.
Tutto questo è stato sapientemente usato dagli architetti nel tempo.
Una casa pompeiana come la chiesa di Rochamp, il Partenone come
la sistemazione dei percorsi attorno all’acropoli di Pikionis,
la piazza del Campidoglio come il cimitero di Stoccolma di Lewerentz
costruiscono intorno all’uomo un insieme di sensazioni e di tracce
da decodificare, capaci di innalzare il soddisfacimento di una semplice
funzione ad un momento di piena partecipazione fisica ed emotiva
dell’uomo con l’ambiente intorno a lui, e da lui, costruito.
Opera esemplare in tal senso resta quella di Carlo Scarpa, vero regista
capace di costruire “trappole sensoriali” in cui il fruitore può ritrovare
la ragione più profonda per vivere lo spazio architettonico. Artigiano
capace di incidere la materia in modo che essa possa essere letta sia
con lo sguardo che con il corpo, compositore in grado di mescolare
linguaggi e strumenti, esaltare passaggi insignificanti e rendere chiari
concetti complessi. Una passeggiata nei giardini di Castelvecchio
a Verona ancora oggi può spiegare, meglio di ogni descrizione, cosa
significhi parlare di decorazione tattile, di sistemi decorativi capaci,
come auspicava Valéry, di far davvero “cantare” l’architettura.
In architecture the decoration can change, or orient, the way we
perceive a space. In particular, interior decoration determines the very
character of the architecture, meticulously describing the contents it is
meant to convey to the user. It does so by means of the crafting of the
surfaces that define the space enclosed by the building, through their
textural, chromatic, graphic and pictorial consistency and thus their
design. In fact, decoration interacts with the user, stimulating his senses,
first and foremost sight, which is the one that is most closely involved.
It is sight that questions the physical values of the space, suggesting
new meanings that influence human behaviour and our very way
to understand places.
Moreover, decoration sometimes emerges from the flat surface,
imposing itself as a three-dimensional element, directly interacting
with the physical space and making the visual impact more complex,
modifying it by means of plays with light and perspective.
“Time” and “movement” thus come to influence our understanding
of the decorative arrangement, making the observer play an active role;
taking autonomous decisions, he no longer merely contemplates the
borders but participates physically in the deciphering of the meanings
expressed by the architecture.
But beyond sight, decoration is also able to stimulate other human
senses, through which we may understand and use architecture.
Touch, for instance, a direct relationship with the edges through the
acts of touching and grazing, becomes another way to interact with the
building and receive precise indications as to our conduct. In fact, the
whole body receives information from its surroundings, unconsciously
and sometimes without even entering into direct contact with it, since
some forms and surface treatments in any case evoke familiar conducts.
Moreover, those who “enter” a building cannot always choose what
to touch and what to avoid. For instance, we cannot avoid coming
into contact with the pattern of the floor, the grain and treatment of
the surfaces on which we walk, and from which we receive certain
stimuli. In some points we walk smoothly, in others we are hindered;
we are made to walk faster or to slow down as we proceed. In short,
architecture is never “innocent”, it suggests and demands, invites and
orders, it partakes in the creation of emotions and sensations that build
up and that, in their turn, evoke further memories associated with them.
But not only touch and sight are involved in this sensory relationship.
Also hearing may be stimulated by the way the decoration is realized,
thanks to the facing materials, their thicknesses, treatments and
crafting. First and foremost, the noise made by our feet as we walk on
the horizontal surfaces, the echo produced by these movements that
rebound from the walls and ceilings, to the point of becoming a precise
harmony capable of interacting closely with what we see and touch.
The noise of steps on gravel, the creaking of wood, the clinking of stone
or metal, arranged in planned sequences, form the soundtrack of those
who explore a space.
All this has been skilfully used by architects in the course of time.
The houses of Pompeii as well as the Church of Ronchamp, the
Parthenon and Pikionis’ plan of the paths around the acropolis,
the Campidoglio square as well as Lewerentz’ cemetery in Stockholm,
all form a whole set of feelings and traces to decipher, that surround
Man, and that are capable of elevating a satisfaction with a simple
function to a moment of complete physical and emotional participation
with the environment surrounding him, and built by him.
The work of Carla Scarpa is exemplary in this sense; he is a true
director, capable of building “sensory traps” where we may rediscover
the profoundest motive for experiencing an architectural space.
A master builder able to cut the material so that it may be read both
by the eye and by the body, a composer capable of mixing languages
and instruments, to exalt insignificant passages and make complex
concepts appear clear. A stroll in the gardens of Castelvecchio
in Verona may even today explain, better than any description, what
it means to speak about tactile decoration, of decorative systems
capable, as Valéry wished, of truly making architecture “sing”.
VIII
design focus object
modultech r&s listotech®
azienda Listotech®
anno realizzazione prodotto 2011
materiale nucleo in acciaio, rivestimento in Adaxite
dimensioni 2000x500x50mm, 1000x1000x50mm
firm Listotech®
year of realization 2011
material steel core, Adaxite coating
dimensions 2000x500x50mm, 1000x1000x50mm
Idrorepellente e dotato di finitura tecnica antiscivolo in Classe R12,
caratterizzato da elevate prestazioni di sicurezza, resilienza e durata
illimitata nel tempo anche in assenza di manutenzione: Listotech®
è lo stone-decking di nuova generazione nato per soddisfare le più
severe esigenze estetiche e progettuali dell’architettura outdoor.
Ideale a pavimento o a parete, Listotech® è da oggi disponibile anche
nella versione Modultech, un macro elemento pre-assemblato formato
da una struttura metallica autoportante con i listoni già installati, che
si caratterizza per la semplicità e rapidità di montaggio. Accostando
gli elementi prefiniti, assemblabili come tessere di un puzzle,
è possibile infatti realizzare superfici con un notevole risparmio
di tempo e fatica. L’Adaxite in ARS che compone matericamente
i listoni e la tripla zincatura a caldo della struttura portante in acciaio
conferiscono a Modultech la resistenza necessaria a sopportare
l’aggressione climatica anche delle zone costiere. Una soluzione
dalla connotazione spiccatamente funzionale, in cui la piacevolezza
estetica viene sottolineata dalla contemporaneità della palette colori.
Water resistant, with a Class R12 non-slip technical finish, offering
a high degree of safety, resilience and unlimited durability even
without maintenance: Listotech® is a new generation of stone-decking
created to meet the strictest aesthetic and design requirements for
outdoor architecture. Ideal on the floor or on the wall, even under
critical environmental conditions, Listotech® is now also available
in a Modultech version consisting of a pre-assembled macro element
made up of a freestanding metal structure with strips already installed
on it which stands out for its quick, easy assembly. Prefinished
elements are simply put together like puzzle pieces, saving time
and energy. The ARS Adaxite materially making up the strips and
the triple hot galvanisation of the weight-bearing steel structure give
Modultech the strength required to bear aggressive climatic factors,
even near the sea. A highly practical solution in which aesthetic
pleasure is underlined by a contemporary colour palette.
Tra
passato,
presente e futuro:
l’essenza della pietra
incontra la tecnologia più
evoluta in Listotech®
Between past,
present and future:
the essence of the stone
meets the most advanced
techonology
in Listotech®
X
design focus object
atelier natural genius slide daniele lago
azienda Listone Giordano – Gruppo Margaritelli
anno realizzazione prodotto 2011
materiale rovere
dimensioni modulo 1: 56,5mm (base max ) x 33,9mm (base min.)
x H56,5mm; modulo 2: 41,3mm (base max) x 21,8mm (base min.) x
H60,6mm; modulo 3: 57,1mm (base max) x 6mm (base min.) x H37,1mm
firm Listone Giordano – Gruppo Margaritelli
year of realization 2011
material oak
dimensions module 1: 56,5mm (base max ) x 33,9mm (base min.)
x H56,5mm; module 2: 41,3mm (base max) x 21,8mm (base min.) x
H60,6mm; module 3: 57,1mm (base max) x 6mm (base min.) x H37,1mm
Dall’estro di Daniele Lago e dalla capacità di lavorare il legno
di Listone Giordano nasce l’esclusivo parquet Slide. L’idea che sta
alla base del concept è il modulo rettangolare tagliato in due da
una diagonale che genera due trapezi rettangoli; combinati fra loro
in modalità diverse permettono moltissime configurazioni differenti,
eleganti e originali.
Slide complessivamente si compone di tre elementi trapezoidali,
realizzati in frassino termotrattato della collezione Natural Genius
firmata Atelier Listone Giordano, definiti semplicemente modulo
1, modulo 2 e modulo 3. Le forme dei tre trapezi, assieme al loro
colore e alle venature lignee molto evidenti, sono state progettate
con l’intento di generare un insieme equilibrato, ma sempre diverso.
L‘associazione dei soli moduli 2 e 3 genera un pavimento aperiodico,
percepibile come composto da elementi diversi. Tradizione, ricerca
e innovazione si traducono in una collezione dalle geometrie inedite,
audace e gioiosa, in grado di conferire identità e movimento alle
superfici orizzontali di qualsiasi ambiente, classico o contemporaneo.
Daniele Lago’s creativity and Listone Giordano’s experience working
with wood have created exclusive Slide wood flooring. The basic
idea underlying the concept is a rectangular module cut in two by
a diagonal line to generate two trapezoids with right angles, which
may then be combined in different ways to generate a large number
of different configurations, all elegant and original.
Slide includes three trapezoidal elements made of heat-treated beech
wood from the Natural Genius collection by Atelier Listone Giordano,
simply called module 1, module 2 and module 3. The shapes
of the three trapezoids, along with their colour and the prominent
veins of the wood, were designed with the intention of generating
a balanced but ever-different whole. Simply combining modules 2
and 3 generates an irregular pattern which is perceived as made
up of different elements. Tradition, research and innovation take
form in a collection featuring bold, playful new geometries that give
horizontal surfaces in any room, either classic or contemporary,
an identity of their own and create motion.
cromie r&s ceramiche refin
azienda Ceramiche Refin
anno realizzazione prodotto 2011
materiale grès porcellanato
dimensioni 600x600mm, 300x600mm
firm Ceramiche Refin
year of realization 2011
material grès porcelain stoneware
dimensions 600x600mm, 300x600mm
Il colore è da sempre una componente fondamentale di ogni progetto.
La collezione Cromie nasce dall’esigenza di utenti e progettisti
di codificare, organizzare e gestire le differenze cromatiche e le
possibilità compositive che offrono le loro molteplici combinazioni.
La collezione si articola in tre famiglie (Polvere, Terra e Fango), più
una dedicata alle Tendenze, ciascuna con una sua identità cromatica.
Ogni famiglia presenta nove colori organizzati in una struttura che
ne consente di comprendere le qualità cromatiche. Proprio la lettura
delle caratteristiche di ogni tonalità avviene in modo preciso
e consapevole grazie alle informazioni contenute nella notazione
NCS® © che viene fornita per ciascun colore. Il sistema cromatico
NCS® © è un sistema logico di ordinamento e descrizione del colore
basato sulla nostra percezione. I parametri presi in considerazione
dal sistema per descrivere il colore sono la tinta, la componente
di cromaticità e quella di nerezza (che esprimono percentualmente
la presenza di queste componenti in rapporto all’impressione
complessiva del colore).
Colour has always been an important component of any design.
The Cromie collection is inspired by users’ and designers’ need
to codify, organise and manage differences in colour and the
compositional possibilities offered by different colour combinations.
The collection is divided into three families: Polvere, Terra and Fango
(corresponding to the hues of powder, earth and mud), plus Tendenze
a line dedicated to trends, each with its own chromatic identity.
Each family includes nine colours organised in a structure clearly
revealing their chromatic qualities. The characteristics of each hue
are precisely and consciously recognised thanks to the information
contained in the NCS® © notation provided for each colour.
The NCS® © chromatic system logically orders and describes colour
on the basis of our perceptions. The parameters the system takes
into consideration in describing colour are hue, chromatic component
and blackness, expressing the percentage of these components
in relation to the overall impression created by the colour.
XII
design focus object
cartapietra r&s stone italiana
azienda Stone Italiana
anno realizzazione prodotto 2012
materiale quarzo ricomposto
dimensioni 300x1200x10mm, 600x600x10mm,
600x1200x10mm, 1200x1200x10mm, 3050x1400x20/30mm
firm Stone Italiana
year of realization 2012
material recomposed quartz
dimensions 300x1200x10mm, 600x600x10mm,
600x1200x10mm, 1200x1200x10mm, 3050x1400x20/30mm
Una collezione di non-colore, di materia grezza sulla quale progettisti
e architetti possono lavorare tornando alle origini, quando l’uomo
si esprimeva segnando e disegnando la pietra della sua casa
e lasciava segni, per sé e per il futuro. Grazie a una continua e attenta
ricerca, Stone Italiana riesce oggi a soddisfare le esigenze estetiche del
“modern design“, che conferisce alla pietra nuovi significati emozionali
e concettuali. La collezione Cartapietra, più resistente ed esteticamente
contemporanea, diventa mezzo per comunicare l’architettura attraverso
finiture di superficie diverse, emozionali e vibranti. Cartapietra annulla
il colore e si arricchisce di contenuto materico, altamente “accessibile
ai sensi”: sfumature di bianco e di grigio che vengono declinate in tante
differenti finiture, pesi e lucentezze diversi, da guardare, da toccare
e con le quali esprimere la creatività progettuale. Il bianco è coniugato
in sette varianti (gloss, matt, grain, rock face, Jaipur, lunare, oro),
mentre il grigio ha una palette di cinque diverse tonalità, ciascuna
declinata in tre differenti finiture (matt, grain, rock face), mantenendo
però il sapore delle superfici materiche.
A non-colour collection, of unfinished material on which designers
and architects can work, going back to their roots, to a time when
human beings expressed themselves by marking and drawing on
the stone of their homes, leaving signs for themselves and for the future.
Stone Italiana’s ongoing in-depth research allows the company to meet
the aesthetic demands of “modern design“, giving stone new emotional
and conceptual significance. The Cartapietra collection, stronger
and aesthetically contemporary, becomes a way of communicating
architecture through different, emotional and vibrant surfaces.
Cartapietra does away with colour, but enriches material content which
is highly “accessible to the senses”: different hues of white and grey
are expressed in different finishes, weights and glosses, to look at,
touch and use to express one’s creativity. White comes in seven
varieties (gloss, matt, grain, rock face, Jaipur, lunare, oro), while grey
comes in a palette of five different hues, each available with three
different finishes (matt, grain, rock face), thus maintaining the flavour
of material surfaces.
augmented texture led elia nedkov/ethos™
azienda Neutra
anno realizzazione prodotto 2011
tipologia 8 pietre naturali
dimensioni 500x500mm, 250x1000mm, 250x500mm
firm Neutra
year of realization 2011
types 8 natural stones
dimensions 500x500mm, 250x1000mm, 250x500mm
La purezza dell’acqua, l’energia della pietra, il calore del legno: sono
gli elementi attraverso i quali Neutra mette in relazione natura e design,
adottando un linguaggio innovativo in grado di esprimere raffinatezza
ed eleganza in un settore molto articolato come quello dei componenti
e superfici per il bagno. Il progetto Augmented Texture supera i confini
tra design e architettura attraverso una serie di rivestimenti per pareti
che esprime un approccio progettuale originale, non solo per i formati
innovativi, ma anche per l’abbinamento tra le superfici in otto varietà
di pietra liscia o lavorata con texture particolari e differenti spessori,
che consentono di creare effetti 3D. L’aggiunta di inserti in materiali
altamente tecnologici accresce la funzionalità e la forza comunicativa
della collezione. Nella serie LED, dalla parete in pietra scaturiscono
suggestivi fasci di luce che generano morbide luminescenze che
sfiorano la texture e la materia. La parete è strutturata da rivestimenti
in pietra con spessori variabili che creano giochi di luce e ombre
personalizzabili. Augmented Texture LED può essere utilizzata in interni
e in esterni con finitura liscia o con la nuova texture Striped.
The purity of water, the energy of stone, the warmth of wood: these
are the elements through which Neutra brings together nature and
design, in an innovative idiom expressing refinement and elegance
for the complex market of bathroom components and surfaces.
The Augmented Texture project straddles the boundaries between
design and architecture with a series of wall coverings expressing
an original approach to design, not only in its innovative sizes,
but also because of the combination of surfaces in eight different
varieties of smooth or worked stone with unusual textures and different
thicknesses permitting creation of 3D effects. The addition of inserts
made of high-tech materials adds to the collection’s practicality
and communicative power. In the LED series, the stone wall gives off
evocative beams of light generating a soft luminescence that caresses
the texture and material. The wall is structured by stone coverings
of variable thicknesses which create effects of light and shadow that
may be customised. Augmented Texture LED may be used indoors
or outdoors, with a smooth finish or the new Striped texture.
un
leggero
contrasto di luci
e ombre, una superficie
che si muove, si anima
grazie ai riflessi generati
dalle sorgenti LED
a gentle contrast of light
and shadow, a surface which
moves and comes alive
thanks to the luminescence
generated by the
LED beams
XIV
design focus object
liberty r&s trend
azienda Trend
anno realizzazione prodotto 2009 (restyling 2011)
materiale mosaico vetroso
dimensioni 262x310,3mm; spessore 4mm
firm Trend
year of realization 2009 (restyling 2011)
material glassy mosaic
dimensions 262 x 310.3mm; thickness 4mm
Un pattern esclusivo e inedito, un alternanza di tasselli lisci e ondulati
per comporre texture cromate e cangianti dal sapore post-moderno:
Liberty, la nuova collezione di Trend Group, reinterpreta il vetro in una
selezione di colori e formati in cui la profondità del materiale diviene
l’elemento decorativo più coinvolgente. Il motivo ottenuto componendo
tasselli di dimensione diversa celebra con modernità l’omonima corrente
artistica, secondo uno stile all’insegna del senso di libertà ed eleganza.
Le tessere di vetro Karma tagliato a mano prendono vita grazie ai
riflessi di colore decisi e sfumati, esaltati dalla luce e dalla trasparenza
del materiale, che genera una vivace luminosità che impreziosisce
gli ambienti interni ed esterni. Liberty è disponibile in una gamma
di 16 colori a catalogo, a cui si aggiungono possibili composizioni
personalizzate. Ogni singolo modulo si caratterizza contenendo tessere
di formato diverso dello stesso colore o in toni a contrasto.
La collezione, come tutti i materiali Trend, ha inoltre una profonda anima
Green: è infatti realizzato utilizzando fino al 75% di vetro riciclato
postconsumo e contribuisce al raggiungimento dei crediti LEED.
An exclusive new pattern, an alternation of smooth and undulating
tiles forming chrome-plated and iridescent textures with a post-modern
flavour: Liberty is Trend Group’s new collection reinterpreting glass
in a selection of different colours and sizes, in which the depth of the
material becomes the principal decorative element. The motif created
by putting together tiles of different sizes celebrates the Liberty or Art
Nouveau style in the arts in a modern way, on the basis of a style
inspired by a sense of freedom and elegance.
Karma hand-cut glass tiles come to life with bold and subtle colours
underlined by the light and transparency of the material, which
generates a bright luminosity to embellish and enhance both interiors
and exteriors. Liberty comes in a range of 16 colours in the catalogue
and can also be produced in customised combinations. Each individual
module may contain tiles of different sizes in the same colour, in different
colours or in contrasting hues. The collection, like all Trend materials,
has a profound Green identity: it is made using up to 75% postconsumer recycled glass, helping qualify buildings for LEED certification.
microtopping r&s ideal work
azienda Ideal Work
anno realizzazione prodotto 2011
materiale bi-componente cementizio-polimerico
dimensioni spessore 3mm
firm Ideal Work
year of realization 2011
material bi-component polymeric cementitious coating
dimensions thickness 3mm
Eccellente adesione a vecchie superfici, elevata resistenza al traffico
anche intenso, buona protezione dalla penetrazione dell’acqua
e dei sali disgelanti, ottima resistenza ai raggi UV e alle sollecitazioni
climatiche, basso impatto ambientale: Microtopping è la soluzione
ideale per chi desidera una superficie continua (priva di giunzioni),
innovativa, materica e sempre raffinata. Dal grande appeal estetico,
ma dall’alto contenuto tecnologico, personalizzabile negli effetti e
nei colori e facilmente realizzabile: in soli 3mm di spessore consente
di rinnovare vecchie pavimentazioni senza necessità di rimuoverle,
realizzando superfici continue su supporti già esistenti. Dal punto
di vista tecnico, Microtopping è un rivestimento bi-componente
cementizio-polimerico, destinato alla rasatura decorativa (spessore
2-4mm) di superfici interne ed esterne. Microtopping è costituito da
uno speciale polimero liquido e da una miscela cementizia che viene
fornita in due versioni: Base Coat (a granulometria più elevata, per
la realizzazione della prima mano di fondo e per fungere da primer)
e Finish Coat (a minore granulometria, per la fase di finitura).
Excellent adhesion to old surfaces, high resistance to even the most
intense traffic, good protection against penetration of water and
antifreeze salts, excellent resistance to UV rays and climatic stress,
low environmental impact: Microtopping is the perfect solution for
anyone wanting an innovative, material, refined joint-free surface
adding a unique touch to modern, classic and rustic spaces.
Easy to install, with great aesthetic appeal and advanced technology,
customisable effects and colours, at only 3mm thick it can be used
to renew old flooring without removing it, creating continuous surfaces
over an existing substrate. In technical terms, Microtopping is a
bi-component polymeric cementitious coating intended for indoor
and outdoor decorative finishes (2-4mm thick). Microtopping consists
of a special liquid polymer and a cementitious mix supplied in two
versions: Base Coat (with a larger granulometry, for use as a base
coat and primer) and Finish Coat (with a smaller granulometry,
for the finishing stage).
XVI
design focus object
watersuede nadia dalle mese
azienda Studioart
anno realizzazione prodotto 2012
materiale pelle
dimensioni da 25x25mm a 600x600mm,
150x150x150mm, 150x400x75mm
firm Studioart
year of realization 2012
material leather
dimensions from 25x25mm to 600x600mm,
150x150x150mm, 150x400x75mm
Rivestimenti per pareti, pensati come piastrelle e minuziosamente
lavorati con una cura e sapienza artigianale, accostabili in infinite
soluzioni, per un risultato decorativo originale e personalizzato: con
il progetto Leatherwall, la pelle diventa protagonista delle superfici
dell’architettura contemporanea. Pelli con caratteristiche diverse,
lavorate per l’intero ciclo produttivo dalla Conceria Montebello che
da oltre 40 anni è punto di riferimento per le aziende che utilizzano
pelli pregiate e di cui Studioart è derivazione. L’effetto velour
e le sfumature ombreggiate, caratteristiche della pelle scamosciata,
identificano la collezione Watersuede, un rivestimento morbido
al tatto e alla vista, dal gusto ricercato e di ispirazione classica,
ma reinterpretato in chiave contemporanea attraverso forme inedite:
triangoli e trapezi sono proposti sia nella finitura piana, sia in quella
bombata e vanno ad ampliare le soluzioni quadrate e rettangolari
già presenti nella collezione. La posa in versi contrapposti delle varie
forme accentua l’effetto vellutato creando un piacevole gioco ottico.
Watersuede è disponibile in 42 colori, per un’ampia scala cromatica.
Wall coverings designed as tiles, minutely worked with great care
and craftsmanship, which may be put together in an infinite range
of solutions to produce an original, customised decorative solution:
the Leatherwall project covers the surfaces of contemporary
architecture with leather. Hides with different features are produced
entirely in the Conceria Montebello, a supplier of quality leather for
more than 40 years, which established Studioart. The velour effect
and shady hues characteristic of suede identify the Watersuede
collection of wall coverings, soft to the touch and to the eyes,
reinterpreting elegant taste and classical inspiration in a contemporary
style featuring unusual shapes: triangles and trapezoids, either flat
or padded, have now been added to the squares and rectangles
already available in the collection.
Laying different shapes in opposite directions accentuates the velvety
look to create pleasing optical effects. Watersuede is available in
a vast range of colours, 42 different shades, in four shapes.
crono giugiaro design
azienda Mosaico+
anno realizzazione prodotto 2011
materiale vetro sinterizzato
dimensioni modulo Pulsar: 21,5x10,5mm, spessore 6mm;
modulo Nova: 38x38mm, spessore 3,5/7mm
firm Mosaico+
year of realization 2011
material leather
dimensions Pulsar module: 21.5x10.5mm, thickness 6mm;
Nova module: 38x38mm, thickness 3.5/7mm
Colore, tridimensionalità, alta tecnologia, disegno industriale: l’inedito
incontro tra Giugiaro Design e Mosaico+ si concretizza nell’esclusiva
e sorprendente collezione Crono. Tutta la bellezza, l’innovazione
e l’originalità di un progetto made in Italy che introduce la terza
dimensione nel mondo del rivestimento e in particolare del mosaico.
Ideale per spazi pubblici e residenziali, Crono è composto da tessere
tridimensionali che danno origine a texture sofisticate, generate dalla
rifrazione della luce sulle superfici variamente inclinate del mosaico.
Le tessere sono realizzate in vetro sinterizzato, un materiale ad
altissima resistenza, ottenuto con la macinazione e la compressione
di vetro riciclato. Densità di colore, geometria, tridimensionalità e
movimento: un design filante e arrotondato caratterizza la forma del
modulo base Pulsar con il quale creare traiettorie e morbidi intrecci,
mentre le geometrie sfaccettate del modulo Nova suggeriscono piani
prospettici differenti.
Crono è disponibile in 10 colori a tinta unita e in pattern e geometrie
totalmente personalizzabili.
Colour, three-dimensionality, advanced technology, industrial design:
the encounter of Giugiaro Design and Mosaico+ takes concrete form
in the exclusive, surprising Crono collection: all the beauty, innovation
and originality of Italian design, introducing the third dimension into
the world of cladding and specifically mosaics.
Ideal for public and residential spaces alike, Crono is made up
of three-dimensional tiles which create sophisticated textures
generated by the refraction of light on mosaic surfaces at different
angles. The tiles are made of sintered glass, a very strong material
created by grinding and compressing recycled glass. Dense colour,
geometry, three-dimensionality and motion: a flowing, rounded design
characterises the shape of the basic Pulsar module used to create
trajectories and soft weaves, while the multi-faceted geometries
of the Nova module suggest different planes of perspective.
Crono is available in 10 solid colours and in fully customisable
patterns and geometries.
XVIII design focus project
cottobloc / faccia vista gaiole solava
progetto Biblioteca San Giorgio
luogo Pistoia
progetto architettonico Pica Ciamarra Associati
anno di realizzazione 2007
project Biblioteca San Giorgio
location Pistoia
architectural design Pica Ciamarra Associati
year of realization 2007
Innovazione, passato e natura per un nuovo modo di intendere
la cultura: la biblioteca San Giorgio di Pistoia, progettata dallo
Studio Pica Ciamarra Associati, è la più grande della Toscana e
tra le maggiori d’Italia. I progettisti hanno scelto il laterizio, un
materiale legato alla terra e alla tradizione, ma riproposto in chiave
contemporanea sia per l’involucro esterno che per i rivestimenti interni
(pavimentazione e superfici verticali).
Per il rivestimento dell’involucro è stato scelto il mattone facciavista
Gaiole di Solava, mattone forato (dimensioni 25x12x5,5cm),
liscio rosato e certificato con marchio CE secondo i criteri stabiliti
dalla norma UNI EN 771-1 relativa ai “materiale in laterizio da
costruzione”. Per la pavimentazione interna ed esterna è stato scelto
il mattone in cotto, CottoBloc Rosato, nel formato 28x7x5,5cm.
Nato per l’utilizzo all’esterno, proprio per le sue elevate caratteristiche
di resistenza al gelo, resistenza meccanica e a compressione,
grazie alla sua versatilità trova ideale collocazione anche all’interno
di ambienti pubblici o privati.
Innovation, history and nature offer a new interpretation of culture.
San Giorgio Library in Pistoia, designed by Studio Pica Ciamarra
Associati, is the biggest library in Tuscany and one of the biggest
in Italy. The architects chose brick, a material tied to the earth and
to local tradition, but interpreted it in a new way, both in the
building’s outer cladding and in the wall and floor coverings inside.
The building is covered with exposed Gaiole di Solava brick,
a hollow brick (measuring 25x12x5.5cm) with a smooth pink
finish EC certified on the basis of the criteria set forth in standard
UNI EN 771-1 concerning “brick building materials”. The flooring
both indoors and outdoors is made of CottoBloc Rosato terra cotta
bricks measuring 28x7x5.5cm. Intended for outdoor use thanks to
its qualities of frostproofness, mechanical strength and compression
strength, the material is versatile enough for use indoors in public
and private spaces as well.
rovere colli trevigiani itlas
progetto abitazione privata e studio
luogo Corvara
progetto architettonico Emanuel Kostner
anno di realizzazione 2011
project private home and studio
location Corvara
architectural design Emanuel Kostner
year of realization 2011
Natura e luce, legno e design: sono gli elementi attorno al quale
si sviluppa il progetto di un’abitazione e di uno studio privato
a Corvara, nel cuore della Val Badia. Il legno, scelto dall’architetto
Emanuel Kostner è quello di Itlas, adottato in due diverse soluzioni,
ma nella stessa finitura: il Rovere Colli Trevigiani che regala
all’ambiente raffinatezza, calore ed esclusività.
Per l’abitazione privata è stata scelta la collezione Tavole del Piave,
mentre per lo studio si è preferito alternare le ampie prospettive
dell’assito di grandi dimensioni all’esigenza di una pavimentazione
bella, ma anche altamente calpestabile.
Ottenuta lavorando la superficie del legno con una spazzolatura
morbida e una palmatura di patine antichizzanti, Rovere Colli
Trevigiani è una finitura priva di alcun intervento di carattere
strutturale, resa davvero particolare dalle sue sfumature, che tendono
al violaceo. La stessa finitura è stata scelta per arredare una parte
della pavimentazione e della boiserie dello studio del professionista,
utilizzando in questo caso la linea Legni del Doge Online.
Nature and light, wood and design: these are the key elements in the
design for a home and private studio in Corvara, in the heart of the
Val Badia. Architect Emanuel Kostner has chosen Colli Trevigiani Oak
wood from Itlas for the home and studio, using two different solutions
with the same finish to infuse the home with an elegant, warm,
exclusive atmosphere.
The private home features the Tavole del Piave collection, while
the studio alternates the vast perspective of large wooden floorboards
in response to the need for beautiful but practical flooring.
Obtained by working the surfaces of the wood with soft brushing and
an antique-effect coating, Rovere Colli Trevigiani is a finish without
any structural intervention made truly unusual by its purplish hues.
The same finish was chosen for part of the flooring and woodwork
in the professional’s studio, using woods from Doge Online’s Legni
collection.
XX
design focus review
Rockway 01 ABK
design Massimo Bellunato
Ispirata alle pietre più conosciute
e apprezzate da architetti e designer
per la loro omogeneità e la leggera
variabilità cromatica, Rockway 01
è la collezione in grès porcellanato
proposta in cinque varianti di colore
e due superfici, Stone (strutturata)
e Satin (liscia) che propongono
lo stesso prodotto con il medesimo
aspetto, ma con differenti effetti
di tridimensionalità e matericità.
Inspired by the stones best known
and appreciated by architects and
designers for their homogeneity and
slight chromatic variability, Rockway
01 is a porcelain stoneware collection
including five colour variants and two
surfaces, Stone (structured) and Satin
(smooth) offering the same product
with the same look, but different threedimensional and material qualities.
ABK Group Industrie Ceramiche spa
via San Lorenzo, 24/A – 41034 Finale Emilia (MO)
tel 0535 761311 – fax 0535 761320
www.abk.it
Arido e Deserto 3D Surface
design Romano Zenoni / Jacopo Cecchi
Tredici texture formate da elementi
che dialogano l’uno con l’altro
riproducendo effetti unici, esaltati dalla
luce, senza soluzione di continuità.
Grazie al design ricercato e all’utilizzo
di materiali appositamente sviluppati,
come malta ceramizzata fibrorinforzata
per interni ed esterni (TRG, TRB),
le soluzioni 3D Surface danno vita a
superfici che possono essere impiegate
in ogni ambiente, indoor o outdoor.
Thirteen textures made up of elements
which dialogue with one another
to create unique uninterrupted looks
enhanced by light. Elegant design
and use of specially developed
materials such as fibre-reinforced
ceramic mortar for indoor and outdoor
use (TRG, TRB) allow 3D Surface
solutions to create surfaces for use
in any indoor or outdoor setting.
3D Surface srl
via dei Confini, 228 – 50013 Capalle, Campi Bisenzio (FI)
tel 055 0123384
www.3dsurface.it – [email protected]
Ecoben Wave Bencore
Un pannello che integra contenuti
di alta tecnologia e funzionalità con
caratteristiche estetiche uniche: Ecoben
Wave è il nuovo pannello composito
con anima in cartone riciclato, rivestito
con resina co-poliestere o resina
acrilica. Un prodotto green, dall’estetica
minimale ma d’impatto e che garantisce
ottime performance di impiego,
in linea con le tendenze contemporanee
dell’interior design e dell’architettura.
A panel combining advanced
technology and practicality with unique
aesthetic properties: Ecoben Wave
is a new composite panel with
a recycled cardboard core covered
with a co-polyester or acrylic resin.
A green product with a minimal but
high impact look, offering outstanding
practical performance, in line with
contemporary interior design and
architecture trends.
Bencore srl
via S. Colombano, 9 – 54100 Massa (MS)
tel 0585 830129 – fax 0585 835167
www.bencore.it – [email protected]
Archimede Bolle Caimi Brevetti
Un’avanzata sperimentazione
per plasmare il PETG, coniugando
la tipicità della stampa tipografica,
litografica e serigrafica, per dare vita
a un divisorio flessibile, trasparente
e dalla texture materica, fortemente
ispirata al mondo del tessile: il separé
Archimede Bolle ha una sagoma
ondulata tridimensionale e una finitura
simile all’effetto garza che consente
il passaggio della luce.
Advanced experimentation in moulding
PETG, combining the typical features
of typographic, lithographic and screen
printing to create a flexible clear divider
with a material texture inspired by
the world of fabrics. The Archimede
Bolle divider has a three-dimensional
undulating shape and a gauzy finish
which lets light.
Caimi Brevetti spa
via Brodolini, 25/27 – 20054 Nova Milanese (MI)
tel 0362 49101 – fax 0362 491060
www.caimi.com
Quarzite Alaska Artesia
Luminosa e brillante, dalle performance
tecniche ottimali, ideale per la posa
in interno, ma performante anche
all’esterno, dove l’ardesia a spacco
naturale esprime al massimo le sue
qualità: Quarzite Alaska è disponibile
sia nella versione 30x60 da posare
a pavimento che nella versione
Murales per il rivestimento di facciata.
È resistente agli agenti chimici e
atmosferici, rimane inalterata nel tempo.
Bright and luminous, offering
outstanding technical performance
ideal for laying indoors or offering
high performance outdoors, where the
qualities of naturally hewn slate are best
appreciated: Quarzite Alaska
is available in a 30x60 version for
laying on the floor and a Murales
version for covering walls. It is resistant
to chemical and atmospheric agents,
and is not altered by time.
Artesia International Slate Company srl
via Pezzonasca, 27 – 16047 Moconesi (GE)
tel 0185 935000 – fax 0185 935001
www.slate.it – [email protected]
Natura Collection Antolini Design
design Domenico De Palo / Alessandro La Spada
Un progetto creato per valorizzare la
pietra naturale proponendola in modo
originale come se fosse un tessuto:
con i decori di Natura Collection
si danno vita a texture che si
sovrappongono a quelle della natura.
La superficie si presenta piacevole al
tatto, con un’alternanza delle parti
lisce e lucide a quelle ruvide e opache.
Trame impreziosite da ricami scintillanti,
morbidi arabeschi e rilievi floreali.
A project created to enhance natural
stone by using it in an original way,
as if it were a fabric. The ornaments
in the Natura Collection create textures
which are superimposed over those
of nature. Their surface has a pleasant
feel, alternating smooth, glossy parts
with rough, opaque. The texture is
embellished with sparkling embroidery,
soft arabesques and floral relief.
Antolini Luigi & C
via Marconi, 101 – 37010 Sega di Cavaion (VR)
tel 045 6836611 – fax 045 6836666
www.antolini.it – [email protected]
Art & Work Eiffelgres
I nuovi rivestimenti creati da Eiffelgres
per l’interior design sono caratterizzati
da un’accurata ricerca stilistica
in chiave optical: la nuova collezione
Art & Work, ottenuta interamente con
lavorazioni di taglio a laser o di taglio
a idrogetto, propone decori e disegni
diversi che impreziosiscono le superfici.
La compattezza del grès porcellanato
rende possibile un’elevata definizione
del segno, senza sbavature o scalfiture.
Eiffelgres’s new surfaces for interior
design are characterised by in-depth
stylistic research into optical effects.
The new Art & Work collection, made
entirely by the laser cutting and water
jet cutting techniques, offers a range of
ornaments and designs to enhance the
beauty of surfaces. The compactness
of porcelain stoneware permits high
definition signs without any burr or
scratches.
Eiffelgres - Graniti Fiandre spa
via Ghiarola Nuova, 119 – 41042 Fiorano Modenese (MO)
tel 0536 996811 – fax 0536 996825
www.eiffelgres.it
Bath Collection by Silestone® Cosentino
Con la nuova linea bagno realizzata in
Silestone®, materiale dalle straordinarie
proprietà batteriostatiche, Cosentino
sviluppa il concetto di “grande
formato” su misura. Il materiale viene
fornito in moduli, creando soluzioni con
soli pochi pezzi dello stesso materiale.
I pezzi sono di grandi dimensioni
e necessitano di un numero ridotto
di giunzioni, conferendo all’ambiente
maggiore armonia e continuità estetica.
With its new bathroom line in
Silestone®, a material with outstanding
bacteriostatic properties, Cosentino
develops the concept of customised
“large size” materials. The material
is supplied in modules creating solutions
with only a few pieces of the same
material. The pieces are large and
require only a few joints, for a more
harmonious, aesthetically continuous.
Cosentino Italia srl
via Trentino Alto Adige, 69 – 30030 Pianiga (VE)
tel 041 5103096 – fax 041 413925
www.silestone.com – [email protected]
XXII
design focus review
Serie 100 GranitiFiandre
Utilizzando le più alte percentuali
di prodotti di recupero del settore
ceramico, Fiandre crea una nuova
materia che coniuga pregevolezza
estetica e rispetto per l’ambiente:
Serie 100 nasce grazie alla nuova
linea Extreme. Attraverso una speciale
tecnologia, il ciclo produttivo riutilizza
materie prime, scarti e residui di
lavorazione, garantendo le migliori
caratteristiche tecniche.
Fiandre has created a new material
using the highest percentage of
recycled products from the ceramics
industry, combining aesthetic value with
ecological sustainability: Series 100,
created thanks to the new Extreme line.
A special technology permits re-use
of raw materials, rejects and residues
from production processes, offering the
best technical properties.
GranitiFiandre spa
via Radici Nord, 112 – 42014 Castellarano (RE)
tel 0536 819611 – fax 0536 858082
www.granitifiandre.com – [email protected]
Pedina Kreoo by Decormarmi
design Enzo Berti
Immagine e nome rimandano
immediatamente al gioco degli scacchi:
Pedina è un progetto polifunzionale
che nasce come sgabello in marmo
(Pedina) ma si evolve in un sistema di
tavolini d’appoggio (Pedina tavolino e
Torre) di diverse misure. Oggetti sinuosi
e scultorei, che esaltano la capacità
espressiva del marmo creando volumi
equilibrati e raffinati giochi di linee
dolci, minimal e senza spigoli.
The product’s image and name
immediately bring to mind associations
with the game of chess: Pedina is a
multi-purpose project originating with a
marble stool (Pedina) which has evolved
into a set of coffee tables of different
sizes (Pedina and Torre). These sinuous,
sculptural objects underline marble’s
expressive capacity to create balanced
volumes and refined effects of gentle,
minimal lines without sharp corners.
Kreoo by Decormarmi srl
via Duca D’Aosta, 17E – 36072 Chiampo (VI)
tel 0444 688311 – fax 0444 688380
www.kreoo.com – [email protected]
Wudawood Comfort Liuni
Un pavimento in legno protetto da uno
strato di PVC trasparente e da una
vernice a nanosfere, un rivestimento
per pavimentazione che abbina
l’elevata resistenza all’eleganza del
legno naturale: Wudawood Comfort
è espressamente concepito per l’utilizzo
alberghiero, per la sua resistenza
al traffico elevato e al fuoco, per la sua
fonoassorbenza e per il suo aspetto
di parquet di legno di alto livello.
A wooden floor protected by a layer
of clear PVC and a coat of nanosphere
varnish: a floor coating combining high
resistance with the elegance
of natural wood. Wudawood Comfort
is expressly designed for use in hotels,
because of its resistance to intense
traffic and to fire, its ability to absorb
sound and its appearance.
Liuni spa
via G. Stephenson, 43 – 20157 Milano
tel 02 30731 – fax 02 3073221
www.liuni.com – [email protected]
Perla Beige Margraf
All’interno della “Casa degli Sguardi”,
l’installazione progettata da Luca
Scacchetti allo scorso Made Expo,
Margraf ha realizzato le superfici
verticali dell’abitazione modello
utilizzando il marmo Perla Beige.
Proposto nell’esclusiva finitura Velvet,
dal caratteristico effetto lievemente
rigato, il rivestimento ruvido e molto
materico dialoga con le superfici lucide
degli altri materiali e degli arredi.
In “Casa degli Sguardi”, an installation
designed by Luca Scacchetti at last
year’s Made Expo, Margraf produced
the vertical surfaces of the model home
using Perla Beige marble. Available
in an exclusive Velvet finish with
a characteristic slightly striped effect,
this rough, highly material floor
dialogues with the glossy surfaces
of other materials and furnishings.
Margraf spa – Industria Marmi Vicentini
via Marmi, 3 – 36072 Chiampo (VI)
tel 0444 475900 – fax 0444 475 947
www.margraf.it
Tulle Lithos Design
design Raffaello Galiotto
Tulle è lo stupefacente rivestimento
lapideo modulare che fa parte della
collezione Drappi di Pietra, un progetto
che esalta la capacità dell’azienda
nella lavorazione del materiale
lapideo. Un percorso di pura matericità
che consente di ottenere rivestimenti
che assumono la leggerezza e la
tridimensionalità tipiche dei drappi
di tessuto grazie a un gioco di luce
riflessa, chiaro-scuri e ombre.
Tulle is an amazing modular stone
façade, part of the Drappi di Pietra
collection, a project underlining
the company’s talent for working
with stone. Pure material for creating
wall coverings with all the lightness
and three-dimensionality typical
of fabric drapery thanks to the effects
of reflected light, chiaroscuro and
shadows.
Lithos Design srl
via del Motto, 25 – 36070 San Pietro Mussolino (VI)
tel 0444 687301 – fax 0444 687398
www.lithosdesign.com – [email protected]
Matrici Pieri® Liner Levocell
Una soluzione pratica, ideale per
le facciate degli edifici o dei muri
interni e per ogni altro faccia a vista
in calcestruzzo: le matrici elastomeriche
Pieri® Liner sono realizzate in
poliuretano e forniscono ai progettisti la
possibilità di creare motivi specifici per
elementi in calcestruzzo prefabbricato
o gettato in opera. Le differenti texture
previste consentono di animare e dare
nuovo aspetto alle superfici.
A practical solution perfect for the
façades of buildings, for inside walls
and for all other exposed concrete
surface: Pieri® Liner elastomer matrixes
are made of polyurethane and offer
architects the freedom to create special
motifs for prefabricated or site-cast
concrete elements. The different textures
offered can be used to animate, add
motion and change the appearance
of surfaces.
Levocell spa
via Cinque Prati, 12 – 25014 Castenedolo (BS)
tel 030 2130539 – fax 030 2130097
[email protected] – www.levocell.it
Robin Table Cemento MDF
norament® 926 crossline nora®
design Bruno Fattorini & Partners
design Lars Conzen
Robin Table è l’archetipo del tavolo.
La struttura del top sfrutta le proprietà
di materiali, assemblati secondo un
brevetto di Bruno Fattorini & Partners.
Oggi è disponibile nell’inedita finitura
in cemento, nella quale il materiale
viene applicato manualmente sulla
superficie del tavolo e sulle gambe
con lo stesso procedimento con cui
verrebbero trattate le superfici in
architettura.
MDF italia spa
via Morimondo, 7 – 20143 Milano
tel 02 81804100 – fax 02 81804108
www.mdfitalia.it
Robin Table is the archetypal table.
The structure of the top exploits the
properties of materials, assembled
according to a system patented by
Bruno Fattorini & Partners. It is now
also available with a new cement
finish in which the material is manually
applied to the table surface and legs
by the same procedure as is used
to treat architectural surfaces.
Un’inedita struttura tridimensionale
“carving” monocromatica, in grado
di creare effetti differenti di luci
e ombre. Alla componente estetica,
enfatizzata dall’unione di 8 colori scelti
tra l’esclusiva gamma colourcourage®,
norament® 926 crossline associa
eccellenti caratteristiche antincendio,
ecocompatibilità Blaue Engel, estrema
resistenza all’usura e grande comfort
al camminamento e all’appoggio.
nora pavimenti srl
via Domodossola, 17 – 20147 Milano
tel 02 34534138 – fax 02 33104851
www.nora.eu/it/
An unusual monochromatic threedimensional “carving” which creates
a variety of different light and shadow
effects. In addition to the aesthetic
component, emphasised by the union
of 8 colours selected from the exclusive
colourcourage® range, norament® 926
crossline offers excellent fire resistance,
Blaue Engel eco-sustainability, extreme
resistance to wear, great comfort of
walking and leaning.
XXIV design focus review
PL01 Invisible Planium
Sottile, leggera, economica,
tecnologicamente avanzata:
PL01 Invisible è la pavimentazione
autoposante, un nuovo sistema
composto da due sole parti: Piastrella
Modulare e Supporti di Aggancio.
La sua posa a secco è immediata
e successivamente removibile
e riassemblabile. Offre un’ampia
possibilità di scelta per formati e finiture
in spessori minimi a partire da 5mm.
Thin, light, economical, technologically
advanced: PL01 Invisible is Planium’s
self-laying flooring solution a new
system made up of only two parts:
the Modular Tile and the Hook Support.
It can be laid dry immediately and
quickly removed and reassembled later
on, and offers a great choice of formats
and finishes with a minimum thickness
of 5 mm.
Planium srl
via Leone Tolstoj, 27/A – 20098 San Giuliano Milanese (MI)
tel 02 9831902 – fax 02 9837570
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OKITE®Scultura Okite® by Seyeffe
Okite®, il piano composito in lastre di
agglomerato di quarzo-resina, poliestere
e pigmenti inorganici, presenta la
finitura Scultura caratterizzata da una
superficie irregolare e disomogenea
in grado di ricreare ambienti naturali
ed eleganti: Effetto Legno ed Effetto
Roccia sono le due texture che rendono
ogni lastra un pezzo irripetibile e ogni
volta originale. Okite® Scultura ha una
garanzia che vale 10 anni.
Okite®, a composite surface made
of slabs of quartz-resin agglomerate,
polyester and inorganic pigments,
presents the Scultura finish, with its
irregular, uneven surface recreating
elegant natural environments:
Effetto Legno or wood effect and Effetto
Roccia or stone effect are the two
textures that make each slab a unique,
one-of-a-kind piece. Okite® Scultura
is guaranteed for 10 years.
Okite® Seieffe Industrie
via Appia km 240, 300 – 82013 Bonea (BN)
tel 0824 847911 – fax 0824 847999
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Onsen Salvatori
design Rodolfo Dordoni
Un progetto chiavi in mano per
l’ambiente bagno realizzato
interamente in Lithoverde, l’innovativo
materiale lapideo composto per il 99%
di scarti del marmo e dall’1% di una
resina naturale, che ha ottenuto la
prestigiosa certificazione SCS: Onsen
è il progetto di un ambiente, è una
serie di elementi per la zona bagno
che contribuiscono a creare ambienti
legati al mondo dell’acqua.
A turnkey project for the bathroom
made entirely of Lithoverde, an
innovative stone material made
of 99% marble waste and 1%
natural resin which has been granted
prestigious SCS certification: Onsen
is a room design, a series of elements
for the bathroom that help to create
associations with water and wellness.
Alfredo Salvatori srl
via Aurelia, 395/E – 55046 Querceta (LU)
tel 0584 769200
www.salvatori.it – [email protected]
Compact 20mm Tagina
“Compact 20mm” è la piastrella
monolitica dallo spessore di 2cm,
un formato presente nelle collezioni
per interni ed esterni Wire e Woodays.
Un materiale ad alto spessore
e dall’eccezionale densità materica.
Grazie alla tecnologia Compact 20,
le nuove collezioni sono adatte a essere
posate in modo tradizionale, flottante,
su sabbia, ghiaia e direttamente
su prato.
“Compact 20mm” is a monolithic tile
2 centimetres thick, a size included
in the Wire and Woodays indoor and
outdoor tile collections. A thick material
with exceptional material density.
Thanks to Compact 20 technology,
the new collections are suitable
for traditional or floating installation,
for laying on sand, gravel or directly
on the lawn.
Tagina Ceramiche d’Arte spa
via Flaminia, z.i. Nord – 06023 Gualdo Tadino (PG)
tel 075 91471 – fax 075 9141375
www.tagina.it – [email protected]
fratelli
mariani
Un tessuto resistente, una trama preziosa, una superficie continua
da incidere, tagliare, stirare, una gamma di materiali nobili per soluzioni
architettoniche e industriali di alto livello. Nasce sulle sponde del lago
di Como la storia di Fratelli Mariani spa. A Veleso i fondatori trovano
radicati nel territorio il know how della tessitura e la capacità di lavorazione
del filo metallico e ne intuiscono le potenzialità: dal 1929 l’azienda
è protagonista della realizzazione di reti metalliche e lamiere stirate.
Una storia che continua alle porte di Milano e che vede oggi una realtà
dinamica, che guarda al futuro, alle nuove tendenze in edilizia e, attraverso
il brand MARIANItech Architectural Solutions, ai nuovi involucri. Nascono
superfici esclusive, diaframmi che si animano con la luce, che generano giochi
di ombre e riflessi cangianti… prende forma la “nuova pelle” per l’architettura.
A strong fabric, a precious weave, a continuous surface to be engraved,
cut and expanded, a range of noble materials for top level architectural and
industrial solutions. Fratelli Mariani spa’s history begins on the shores of Lake
Como. In Veleso the company’s founders imagined the potential of drawing
on local know-how in weaving and in working with metal wire: the company
began producing wire mesh and expanded metal in 1929. The company’s
story continues just outside Milan, in what is now a dynamic forward-looking
enterprise mindful of the latest new trends in construction and new wrappers,
through the MARIANItech Architectural Solutions trademark. Exclusive new
surfaces are created, diaphragms that come to life with light, generating
shadows and iridescent reflections… forming a “new skin” for architecture.
XXVIII design focus factory
marianitech
preziosi diaframmi per l’architettura
precious diaphragms for architecture
text by Davide Cattaneo
photo by Ferdinando Sacco
“Fino a sette o otto anni fa il 90% della nostra produzione era
dedicata al settore industriaIe. Tele metalliche e reti stirate erano
impiegate sotto forma diversa come semilavorati dell’industria, grazie
alle loro prestazioni tecniche e meccaniche. Venivano principalmente
utilizzati come supporto di elementi filtranti e come veri e propri
media filtranti per aria, acqua, gas, olio ecc. Da qualche anno
qualcosa è cambiato. Architetti e progettisti hanno individuato
in questi sistemi la soluzione ideale per il rivestimento e la definizione
di nuovi involucri architettonici di edifici nuovi o esistenti, per svolgere
funzioni di ombreggiamento e protezione, ma anche per dare
un’identità nuova agli edifici”. Così Luca Zanetti, direttore generale
di F.lli Mariani spa, ci descrive l’evoluzione dell’attività della sua
azienda, focalizzando l’attenzione sull’importanza che ha assunto
la progettazione architettonica nell’ultimo periodo. Come abbiamo
potuto riscontrare frequentando altre realtà, si tratta di un percorso
comune a molti produttori di lamiera stirata e tela metallica, un trend
abbastanza consolidato, ma che trova nell’azienda di Cormano
una valorizzazione ulteriore anche attraverso la creazione di un
marchio ad hoc, MARIANItech, proprio dedicato alle superfici per
l’architettura.
Un passaggio naturale, che si è tradotto in una trasformazione
graduale del processo produttivo, nell’aggiornamento della dotazione
tecnologica delle macchine e nella parallela formazione degli
operatori. Fratelli Mariani, da sempre attenta a cogliere gli input
del mercato nelle sue diverse linee di tendenza, ha deciso di puntare
decisamente su questo nuovo obiettivo, senza dimenticare la propria
identità, le proprie caratteristiche specifiche, la forte componente
industriale della sua produzione. Proprio per questo ha messo a punto
un processo industriale che fa della qualità il filo conduttore di tutte
le fasi operative e progettuali, un ciclo virtuoso completamente interno
all’azienda sin dallo sviluppo e dalla realizzazione degli utensili in
acciaio, gli strumenti operativi che serviranno per lavorare la lamiera.
Alluminio, acciaio inox, acciaio zincato, ferro, rame, ottone:
le lamiere stirate trovano oggi ampio spazio in architettura sotto
varie forme grazie alla loro versatilità, alle qualità estetiche, alle
performance tecniche e al costo ancora contenuto. Sono sempre
più numerose le realizzazioni di pregio a livello internazionale
che impiegano la lamiera stirata per definire diaframmi verticali
o orizzontali, che svolgono il ruolo funzionale di protezione e
ombreggiamento delle superfici esterne, ma finiscono poi per definire
la forma e l’immagine stessa dell’involucro.
La capacità di Fratelli Mariani di dialogare con progettisti e architetti
per venir incontro a esigenze specifiche di ciascun progetto consente
di soddisfare parametri e condizioni anche tra loro molto diverse,
in ogni singolo campo di applicazione, per qualsiasi tipologia di
edificio. Il grado di personalizzazione che l’azienda è in grado di
proporre è massimo e coinvolge le dimensioni, il disegno, il colore
e la finitura superficiale della lamiera.
Proprio per le sempre diverse condizioni d’impiego, grande
attenzione deve essere rivolta in fase progettuale alla verifica
continua delle soluzioni adottate.
Fratelli Mariani dispone di un sistema di simulazione in laboratorio
che consente di ricreare, attraverso l’illuminazione artificiale, la luce
del sole e la sua variazione nell’arco della giornata con l’obiettivo
di monitorare il mutare delle condizioni di irraggiamento e il
conseguente ombreggiamento garantito dalla superficie forata.
La lamiera stirata è una superficie leggera, versatile e facilmente
lavorabile e offre l’indubbio vantaggio di trasformare una lastra
bidimensionali in un diaframma tridimensionale dalla texture
ricercata, più o meno pronunciata ed evidente. L’alluminio, per
le sue caratteristiche estetiche e di leggerezza, risulta perfetto per
questo tipo di applicazioni. Anche l’acciaio trova ampio impiego,
così come l’ottone e il rame, per i quali risulta decisiva la capacità
di modificare il proprio aspetto nel corso del tempo sotto l’azione
degli agenti atmosferici.
Nel nuovo stabilimento, nel quale è da poco confluita tutta l’attività
produttiva dell’azienda, arrivano coils e fogli di lamiera di spessore,
dimensione e materiale differente che andranno lavorati secondo
le specifiche progettuali per ottenere il disegno della superficie
prestabilito.
I coils vengono caricati automaticamente sugli svolgitori e immessi
nella macchina che incide la lamiera e la stira avvalendosi di un
piano obliquo la cui inclinazione viene opportunamente calibrata
per ottenere il risultato richiesto. La lamiera viene poi tagliata nelle
dimensioni corrette e preparata per le successive lavorazioni.
Il dimensionamento corretto dei fogli può avvenire alternativamente
tramite taglio laser, all’acqua o a pantografo.
Tutte le lastre possono essere sottoposte a trattamenti superficiali
propri dei metalli: dalla verniciatura (tutti i colori RAL
all’anodizzazione naturale e colorata, dalla satinatura alla zincatura,
solo per citarne alcune.
Parallelamente all’impianto per la produzione della lamiera,
all’interno dello stabilimento si inserisce la catena produttiva delle reti
metalliche, anch’esse realizzate in materiali selezionati di altissima
qualità: acciaio inox AISI 316/304, rame, ottone, bronzo, alluminio
fibre sintetiche ad alta resistenza. I telai per la lavorazione delle reti
metalliche hanno caratteristiche proprie dei telai per tessuti
e riproducono lo stesso principio di funzionamento.
La materia prima arriva sotto forma di rocchetti di fili di diverso
diametro e materiale. Dopo una fase preliminare di controllo
e verifica delle caratteristiche richieste, i rocchetti di filo preparano
l’ordito del tessuto, attraverso una lavorazione tipica delle aziende
tessili ma appositamente calibrata e modificata per la lavorazione
dei metalli; successivamente all’infilatura, si procede alla vera
e propria fase di tessitura ricreando le specifiche tecniche ed estetiche
richieste dal cliente.
La tipologia di telaio da utilizzare e la velocità della lavorazione
vengono determinati in base alle esigenze progettuali, alla quantità
di prodotto da realizzare, alle dimensioni e caratteristiche della rete.
Dai telai escono reti preziose, soluzioni leggere e delicate quanto
resistenti e performanti, trame avvolgenti che permetteranno di
“disegnare” e dare forma a volumi suggestivi e inediti.
®
Fratelli Mariani spa viene
fondata nel 1929 a Erno
di Veleso. Nel corso degli
anni vengono poi avviati gli
stabilimenti di Lezzeno per
le tele metalliche e di Bresso
per le lamiere stirate, mentre
la sede amministrativa viene
trasferita a Milano. Nel 2003
nasce la nuova sede centrale
a Cormano, che si estende su
17.000m2 e che comprende
l’area commerciale, logistica
e amministrativa, impiegando
120 persone. Fratelli Mariani
spa coglie l’esigenza del
mercato di colmare non solo gli
aspetti funzionali del prodotto,
ma anche quelli decorativi
creando così il brand registrato
MARIANItech® Architectural
Solutions attraverso il quale
diventa l’unica azienda nel
panorama europea che può
vantare la produzione di lamiere
stirate e tessuti metallici.
Fratelli Mariani spa was founded
in 1929 in Erno di Veleso. Over
the years plants were opened in
Lezzeno for working with wire
mesh and in Bresso for producing
expanded metals, while the
company’s administrative
headquarters were moved to
Milan. In 2003 it opened a new
plant in Cormano, extending
over 17,000 square metres and
including marketing, logistics
and administrative offices with
120 employees. Fratelli Mariani
spa has always been aware
of the importance of keeping
up with socio-economic change
all over the world, responding
to demand on the market not
only to adapt the product’s
functional qualities, but also its
decorative properties, creating
the registered MARIANItech®
Architectural Solutions brand as
the only European company to
make expanded metal and wire
mesh fabrics.
Fratelli Mariani spa
via Cadorna, 34
20032 Cormano (MI)
tel 02 6103441
fax 02 61034499
www.marianitech.com – [email protected]
XXX
design focus factory
Come per la lamiera stirata anche nel caso delle reti metalliche
la capacità di lavorazione dell’azienda associata a un processo
versatile consente di produrre tessuti metallici su qualsiasi disegno,
anche in quantità ridotte.
L’attività di Fratelli Mariani e in particolare di MARIANItech non
si limita alla lavorazione e alla fornitura del materiale. Grande
attenzione viene dedicata all’intero progetto, al rapporto approfondito
con la sottostruttura della facciata e con i sistemi di ancoraggio, alla
definizione di un pacchetto facciata “chiavi in mano” compreso di
posa e servizi aggiuntivi. Una capacità progettuale molto apprezzata
anche all’estero (dove le soluzioni in lamiera stirata e reti metalliche
stanno avendo grande riscontro), come testimoniano le prestigiose
realizzazioni internazionali e le commesse ottenute dall’azienda.
Particolare attenzione merita la fornitura per l’ampliamento del
Carnegie Pavillon, lo stadio del Cricket realizzato su progetto dello
Alsop Sparch a Leeds. In particolare, Fratelli Mariani ha progettato
il rivestimento in lamiera stirata della tribuna principale.
Una soluzione che permette di schermare e proteggere le sedute,
lasciando comunque filtrare aria e luce. Un guscio leggero formato
da una serie di triangoli in lamiera o in vetro, assemblati attraverso
una sottostruttura in acciaio anch’esse triangolare. La tonalità verde
della lamiera, verniciata con polvere di alluminio, contribuisce
a mitigare l’impatto visivo con il paesaggio circostante e gli alberi
presenti nelle strade limitrofe. La leggera differenza cromatica delle
campiture contribuisce a generare una sensazione di movimento
all’involucro, determinando, anche grazie alla diversa inclinazione
dei triangoli, riflessi cangianti al variare della luce lungo l’arco
della giornata. L’inedita geometria del guscio metallico conferma
la capacità dell’azienda di soddisfare esigenze progettuali
specifiche grazie alla collaborazione continua con i progettisti della
sottostruttura.
“Until 7 or 8 years ago, 90% of our production was for industry.
Wire mesh and expanded metals were semi-products used in industry
in a variety of ways thanks to their high technical and mechanical
performance. They were primarily used as a support of filtering
elements and as real filtering media for air, water, gas, oil and so
on. But something has changed in the past few years. Architects and
designers now consider these systems the ideal solution for covering
buildings and creating new architectural wrappers on new and old
buildings, providing shade and protection and creating a new identity
for the buildings”. This is how F.lli Mariani spa general manager
Luca Zanetti describes the evolution of his company’s work, focusing
attention on the importance of architectural design in recent years.
The Cormano-based company has added to the value of this
established trend shared by many makers of expanded metals and
wire mesh, by creating its own trademark for architectural surfaces,
MARIANItech.
This natural transition has required gradual transformation of
the productive process, updating of the technologies used in the
machinery and operator training. Fratelli Mariani, which has always
been responsive to input from the market in its many trendsetting
product lines, has decided to place its bets on this new goal without
forgetting its own identity and specific features or the strong industrial
component of its production. In order to do this it has fine-tuned an
industrial process which makes quality the common thread running
through all stages in planning and operations, a virtuous cycle
conducted entirely in-house, starting with development and production
of steel tools, the operative implements used to work with metal.
Aluminium, stainless steel, galvanised steel, iron, copper, brass:
expanded metals are now used in various ways in architecture thanks
to their versatility, aesthetic quality, technical performance and low
cost. More and more prestigious projects all over the world are using
expanded metals to define vertical or horizontal diaphragms, playing
a key role providing protection and shade for outdoor surfaces while
defining the shape and image of a building’s wrapper.
Fratelli Mariani’s ability to dialogue with designers and architects
in response to the specific requirements of each project allows the
company to satisfy very different requirements and conditions in all
fields of application, for all kinds of buildings. The company offers
maximum customisation in terms of dimensions, design, colour and
surface finish of the metal.
Because these products are used in so many different ways, it is
important to continue verifying the solutions adopted during the
planning stage. Fratelli Mariani has a laboratory simulation system
permitting recreation of sunlight and the way it varies over the
course of the day using artificial light, in order to monitor changing
irradiation and therefore the amount of shade offered by the
perforated surface.
Expanded metal is a light, versatile surface which is easy to work
with and offers the undoubted benefit of transforming two-dimensional
sheet metal into a three-dimensional diaphragm with an elegant
texture, which may be more or less pronounced and evident.
Aluminium’s aesthetic properties and light weight make it perfect
for this type of application. Steel is also commonly used, as are
I prodotti della linea MARIANItech®
forniscono soluzioni architettoniche
nell’intervento di recupero di fabbricati
attraverso innovative coperture di
facciate o nella realizzazione di nuovi
edifici, modificando l’aspetto delle
costruzioni con progetti che regalano
nuova “luce” agli edifici civili e
industriali.
The products in the MARIANItech®
line offer architectural solutions for
renovating buildings with innovative
façades and constructing new buildings,
changing the look of constructions with
designs that shed new “light” on civil
and industrial buildings.
Una nuova “pelle” per il Carnegie
Pavilion, Headingley Cricket Ground
a Leeds. Un guscio metallico dalla
geometria complessa realizzato in
lamiera stirata, che avvolge e protegge
la tribuna principale dello stadio,
conferendo al complesso architettonico
nuova identità formale.
A new “skin” for the Carnegie Pavilion,
Headingley Cricket Ground, Leeds.
A metal shell with complex geometry,
made of expanded metal, wraps
around and protects the stadium’s
main stands, giving the architectural
complex a new formal identity.
brass and copper, metals with the important quality of changing their
appearance over time due to the effect of atmospheric agents.
Coils and sheets of metal come to the new plant where the company
has concentrated all its production in different thicknesses, dimensions
and materials, which are processed according to the project
specifications to create the desired surface design.
Coils are automatically loaded onto the streamers and enter the
machine, which engraves the sheet metal and expands it on an
oblique surface at an inclination calibrated to obtain the desired
result. The sheet is then cut to the right size and prepared for further
processing. The sheets may be cut to the right size by laser, water jet
or pantograph cutting.
All sheets may then be subjected to surface treatments specifically
for metals: from painting (in all RAL colours) to natural and coloured
anodisation, satin finishes or galvanisation, to mention only a few.
Parallel to the sheet metal production line in the plant is a wire mesh
production line, which also works with selected top quality materials:
AISI 316/304 stainless steel, copper, brass, bronze, aluminium and
strong synthetic fibres. The looms used for working with metal wire are
just like looms for fabrics and work in the same way.
Raw materials arrive in the form of spools of wire of different
diameters and materials. After a preliminary check to ensure that
they have all the required properties, the wire coils prepare the fabric
warp, through the typical manufacturing of textile companies, but
specially calibrated and modified for the metal working; after the
threading, there is the weaving stage, recreating the technical and
aesthetic features requested by the customer.
The type of loom used and the speed of weaving depend on the
requirements of the project, the amount of product to be produced
and the mesh dimensions and features. The mesh coming off the
looms is a precious material which is lightweight, delicate yet strong
and high performance, an enclosing weave that makes it possible
to “draw” and give form to evocative new kinds of volumes. Just like
expanded metals, the company's wire mesh working capacity and
versatile production process make it possible to produce metal mesh
fabrics to any design, even in small quantities.
Fratelli Mariani and MARIANItech do not just produce and supply
materials. The company dedicates great attention to the entire
project, to the details of how the material interacts with the façade
and anchorage systems, creating a “turnkey” façade package that
includes installation and additional services. The company’s talent
for design is much appreciated in Italy and abroad (where expanded
metals and wire mesh are becoming very popular), as revealed by the
company’s prestigious international projects.
One particularly interesting project is the expansion of Carnegie
Pavillon, a cricket stadium designed by Alsop Sparch in Leeds. Fratelli
Mariani designed the expanded metal cladding for the main stands,
a solution which provides screening and shelter for the seats while
letting air and light through. A light shell made up of a series of sheet
metal or glass triangles is held together by a steel sub-structure which
is also triangular. The green hues of the metal painted with aluminium
powder help mitigate visual impact on the surrounding landscape
and the trees along the streets near the stadium. The slight differences
in the background colours help create a sensation of motion in the
cladding, which, reinforced by the different angles of the triangles,
creates iridescent reflections as the light changes during the day.
The unusual geometry of the metal shell confirms the company’s ability
to meet specific design requirements thanks to ongoing collaboration
with the designers of the sub-structure.
rivista di architettura e arti del progetto
in collaborazione con
dal 17 al 22 aprile 2012
Spazio Emporio – via Tortona 31, Milano
ore 10.00 – 21.00
Ouverture 2012 - design on/off
La mostra è il risultato di una ricerca condotta nell’ambito
dell’industrial design su una selezione di oggetti
- casi studio - che esplicitano il loro valore e significato
nell’apertura, nel disvelamento, nella metamorfosi.
Con il contributo scientifico di Vittorio Marchis e
l’indagine cinematografica di Dimitris Kozaris, l’evento
esplora in termini culturali, progettuali e tecnologici
il tema del movimento, dell’aprire e del chiudere.
a cura di
Marco Casamonti
ufficio stampa
Gruppo 24 ORE
[email protected]
Rodex – Otto
[email protected]
sponsor tecnici
direttore responsabile
editor
Marco Casamonti
vicedirettore
deputy editor
Laura Andreini
Philipp Meuser
comitato di direzione
editorial commitee
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Augusto Romano Burelli
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Claudio D’Amato
Giangiacomo D’Ardia
Nicola Pagliara
Franz Prati
Franco Stella
comitato di redazione
editorial committee
Maria Argenti
Laura P. Bertolaccini
Davide Cattaneo
Isotta Cortesi
Nicola Flora
Paolo Giardiello
Maura Manzelle
Alessandro Massarente
Efisio Pitzalis
Giovanni Polazzi
Gennaro Postiglione
121
area n°121 anno XXIII
2012 marzo/aprile
rivista bimestrale
bimonthly magazine
registrazione
Tribunale di Milano
n. 306 del 1981 08 08
R.O.C. n° 6553
del 10 dicembre 2001
spedizione
in abbonamento postale
D.L. 353/2003
(conv. 27/02/2004 n°46)
art.1 comma 1, DCB Bologna
abbonamenti Italia:
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Annegret Burg, Berlino
Jorge Carvalho, Porto
Galina Kim, Taschkent
Cristiana Mazzoni, Parigi
Thomas Mc Kay, New York
Philippe Meier, Ginevra
Antonio Pizza, Barcellona
Yoshio Sakurai, Tokio
Jamal Shafiq A. Ilayan,
Amman Zhi Wenjun, Shanghai
Marco Zuttioni, Pechino
hanno collaborato
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Federica Arman
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Alessandro Massera
Andrea Nicolosi
Silvia Ombellini
Carmine Piscopo
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Jorunn Monrad
Selig
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photolito
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Faenza
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42
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Nestlé factory’s visiting areas
50
modostudio
G&J office building and logistic center
60
[SIC] arquitectura + urbanismo
GH genhelix biopharmaceutical facilities
66
Lorenzo Alonso arquitetos
Concrete factory
74
Ricardo Bak Gordon
Oliveira da Serra Olive oil mill
82
Battle i Roig arquitectes
Waste treatment facility
88
Coll-Barreu arquitectos
Software and biotechnology plants
96
Vaíllo & Irigaray + Galar
Cuswc - central urban solid waste collection
Donatella Treu
sede operativa: Via C. Pisacane, 1
20016 Pero (MI)
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Epopee of the industrial building:
from spinning mill to museum
testo Laura Andreini
scenari di architettura/architectural scenario
Il Sole 24 ORE spa
sede legale: Via Monte Rosa, 91
20149 Milano
presidente:
Architecture for industry
testo Marco Casamonti
104
Bebin & Saxton Architects
Aonni mineral water plant
110
el dorado
Hodgdon Powder Company
116
MGP Arquitectura y Urbanismo
Argos
126
Brückner & Brückner architekten
Power and heat supply plant
letture critiche/critical lectures
134
The interior, the exterior, the vague
Leonardo Chiesi, Fabio Ciaravella
fotografia/photography
142
Albano Guatti
Industrial still and motion blur
152
industrial buildings bibliographical journey
itinerario contemporaneo/contemporary itinerary
154
Valencia itinerary
164
esiti concorsi/competitions
170
recensioni mostre e libri/
exhibition and book reviews
176
new media
Epopee of the industrial building:
from spinning mill to museum
4
Laura Andreini
Epopea dell’edificio industriale:
dalla filanda al museo.
Secondo il Dizionario enciclopedico di architettura
e urbanistica diretto da Paolo Portoghesi per
architettura industriale “si intende (…) la tipologia
architettonica riguardante quegli edifici destinati
a “contenere” un impianto di produzione (...).”
Si tratta di manufatti edilizi realizzati per
racchiudere aree di lavoro, pertanto pensati in
funzione della logistica e delle esigenze produttive,
dove il tema dell’abitare e dell’abitabilità dello
spazio e della fruibilità delle condizioni ambientali
dei lavoratori non è, purtroppo, sempre centrale
rispetto al progetto più spesso condizionato
dalle esigenze delle macchine cui l’edificio deve
consentire il funzionamento. Analogamente,
salvo rari casi degni nota, la fabbrica, forte della
sua necessità, si mostra, indifferente rispetto al
paesaggio e, nonostante le dimensioni sovente
gigantesche della propria struttura volumetrica,
incapace di costruirne di nuovi; complessi che nella
maggior parte dei casi palesano l’anonimato più
deludente e squalificante per l’ambiente circostante,
se non addirittura una minaccia per effetto delle
emissioni e l’utilizzo delle risorse naturali. Viceversa
proprio per l’impatto territoriale e geografico che
l’architettura industriale mette in scena, questi edifici,
scrigno di cultura tecnologica e costruttiva, esempi
del grado di sviluppo di un paese quanto dell’intera
società di cui sono parte integrante nel ciclo dei
consumi e quindi dei costumi, dovrebbero essere
progettati con una cura e un’attenzione superiore
a qualsiasi altro manufatto consci del proprio ruolo
e della potenza di condizionamento che esercitano
sul contesto.
Tuttavia va sottolineato come, rispetto ad altre
tipologie edilizie, l’edificio industriale possa contare
su una storia e una tradizione relativamente recente;
si tratta di “costruzioni” che si sviluppano con la
rivoluzione industriale e che contano poco più di tre
secoli nei paesi più avanzati, recentissime, l’inizio
del secolo scorso, nei paesi con una più longeva
struttura economica incentrata sull’agricoltura
e il lavoro nei campi. Conseguentemente un’attenta
riflessione ed evoluzione sull’idea di fabbrica
deve essere portata ancora a compimento
e, probabilmente, se compresa nella sua dimensione
d’interazione con il paesaggio, produrre effetti
di estremo interesse in relazione al territorio
che la accoglie.
According to the
Encyclopaedic Dictionary of
architecture and town planning
edited by Paolo Portoghesi,
the term industrial architecture
“is used to indicate (…) the
architectural typology of
buildings intended to “contain”
a production plant (…).”
It is a matter of structures built
to contain work spaces, and
whose design is therefore
determined by the logistics and
the production requirements,
while the theme of the living
conditions and inhabitability of
the space and the enjoyability
of the environmental conditions
of the workers is unfortunately
seldom a central priority in
the architectural design, which
is usually conditioned by the
requirements of the machines.
It is to allow the latter to
function that the building
has been erected in the
first place. Analogously, the
factory – with few exceptions
worthy of notice – appears
impervious to the landscape
around it and proves, despite
the often gigantic dimensions
of its own volumetric structure,
incapable of building new
ones. These complexes usually
distinguish themselves by their
absolute anonymity, which is a
source of disillusionment and
humiliation to the surroundings
in the best cases, while they
also represent a threat due to
the emissions and waste of
natural resources in the worst.
Vice versa, precisely due to
the territorial and geographic
impact wielded by industrial
architecture these buildings,
caskets of technology and
construction culture, examples
of the level of development of
a country on the same level as
the society in which they play
an essential role in the cycle
of consumption and thus of
costumes, should be designed
more carefully and attentively
than any other building, due
to their role and potential
influence on the context.
6
Non si tratta di affidare a questi manufatti la visione
ingenua e totalizzante offerta, particolarmente in
Italia all’inizio del secolo scorso, con l’esperienza
del futurismo. Anche se, giova ricordarlo,
alcune sperimentazioni costruttive e formali nella
realizzazione di queste “speciali opere”, sognate
da Chiattone e Sant’Elia e portate a compimento
dall’Ingegnere Mattè Trucco nel 1922 con l’esempio
della Fabbrica Fiat al Lingotto di Torino, costituiscono
esempi fondamentali che vanno a condizionare
l’intera produzione architettonica del tempo.
L’edificio industriale d’altronde, come dimostra il caso
della fabbrica dell’AEG progettata da Peter Behrens
tra il 1909 e il 1911 a Berlino o dell’Opificio Fagus
ad Alfeld an der Leine, in Germania, progettato da
Walter Gropius e Hannes Meyer in quegli stessi anni,
aveva già rappresentato compiutamente il proprio
potere demiurgico e mediatico divenendo icona del
moderno e di quell’estetica/etica del funzionamento
che guida e conquista completamente le ipotesi
teoriche e pratiche delle avanguardie storiche.
Purtroppo quell’eroica e perduta visione del lavoro
e del capitalismo, cui fanno seguito pochissimi
esempi d’eccezione, come la sede della Johnson
Wax a Racine di Frank Lloyd Wright del 1936 (si
tratta però del corpo uffici e non della fabbrica vera
e propria), o più compiutamente la straordinaria
esperienza di Adriano Olivetti e del suo omonimo
e articolato complesso industriale di Ivrea, in cui
operarono, attraverso progetti-manifesto, le menti
più lucide e fervide del periodo che va dagli anni
’20 al dopoguerra, non realizza quegli auspicati
effetti generali sulla costruzione dell’edificio per il
lavoro che nella maggioranza dei casi subisce le
logiche economiche e pauperistiche di “strumento”
per il lavoro, producendo, e siamo all’attualità,
una moltitudine di anonimi contenitori, definiti
appunto “capannoni”; volumi dispersi sul territorio in
modo utilitaristico e privo di qualsiasi riferimento o
considerazione architettonica. In effetti -ed è questo
l’aspetto più preoccupante- l’edificio per il lavoro
subisce in ogni luogo lo stesso destino che subisce
l’idea stessa di lavoro e di lavoratore poiché quando
a questi ultimi viene negato lo status di persona, e
quindi l’idea di abitare e di un’esistenza incentrata
sulla necessità e dignità del lavoro uniformando
ogni attività umana alla logica utilitaristica del puro
strumento per la produzione dei beni, analogamente
l’edificio che li accoglie cessa di essere un luogo
abitabile, un’architettura, per diventare un semplice
carter di protezione dagli agenti atmosferici delle
macchine e dei processi produttivi in esso contenuti.
It must however be stressed
that, as compared to other
types of edifices, industrial
buildings can count on a
relatively recent history and
tradition; it is a matter of
“constructions” that have been
developed with the industrial
revolution and that vaunt little
more than three centuries in
the most advanced countries,
and a very recent past as
of last century in countries
where an economy based on
agriculture and fieldwork has
survived longer. An attentive
reflection and evolution on
the idea of the factory has
therefore yet to be brought
to accomplishment, and
this would probably – if
the extent of its interaction
with the landscape were to
be appreciated – produce
extremely interesting effects
in relation to the territory
surrounding it.
It is not a matter of attributing,
to these buildings, the
ingenuous and totalizing
vision associated with the
experience of Futurism,
especially in Italy in the early
years of last century. Even
if it would be worthwhile to
remember some constructive
and formal experiments
with the realization of these
“special works” envisioned
by Chiattone and Sant’Elia
and realized by the engineer
Mattè Trucco in 1922 with the
example of Fiat’s factory at the
Lingotto in Turin; it is a matter
of fundamental examples that
have influenced the entire
architectural production of the
period. On the other hand, the
industrial building, as the case
of Peter Behrens’ AEG factory
designed between 1909 and
1911 or the Fagus factory
at Alfeld an der Leine in
Germany designed by Walter
Gropius and Hannes Meyer in
the same years, had already
demonstrated its demiurgic
and mediatic power, becoming
icons of Modernism and of
that functionalistic aesthetics/
ethics that has oriented
and completely conquered
the theoretic and practical
hypotheses of the historical
avant-gardes.
In the previous, in this and
in the following pages:
AEG’s Turbine factory,
Alfeld on the Leine,
by Peter Behrens,
1908-1909.
Photo by Roland Halbe.
I muri “smettono” di essere muri sostituiti da pannelli
in calcestruzzo, le finestre scompaiono e con esse
il rapporto con l’esterno, i tetti divengono semplici
coperture di un involucro di cui è percepibile solo il
volume e non la forma, la struttura un componente
standardizzato che si acquista in “scatola di
montaggio”. Conseguentemente la fabbrica perde
lo status di “opificio” e con esso quella iniziale ma
ammirata ingenuità che oggi riconosciamo alle
studiate e protette “archeologie industriali”. Edifici
che mantenevano la loro dicotomia tra l’immagine
esterna del “palazzo”, caratterizzato spesso da un
povero ma dignitoso paramento ammattonato, e lo
spazio interno attraversato da strutture tipicamente
“nuove”, con grandi luci ottenute mediante l’uso
di materiali leggeri come la ghisa per le colonne
o l’acciaio per le travature composte giuntate
tramite chiodatura; profili che altro non sono se non
la trasposizione di ciò che Gustav Eiffel mostrò,
come possibile, con la sua costruzione simbolo per
l’Esposizione Universale del 1889.
Lo spazio interno nella “fabbrica moderna” assume,
grazie all’impiego di queste nuove tecnologie
costruttive, dimensioni inusuali e dilatate rispetto
ad altre tipologie edilizie realizzando spazi che
consentivano una massima libertà di gestione,
organizzazione e distribuzione delle macchine
permettendo quindi una più ampia ottimizzazione
del ciclo produttivo e della logistica di produzione.
Si tratta di una fase pionieristica che assume una
propria espressione formale, una propria identità
e un proprio potenziale comunicativo segnato dalla
macchina a vapore e con esso dalla presenza delle
ciminiere. Attualmente quelle fabbriche costruite nella
prima fase dello sviluppo industriale nelle immediate
vicinanze della città, non lontane dalle zone più
tipicamente residenziali, a seguito dell’impetuosa
crescita urbana del secondo dopoguerra, a
partire dagli anni settanta/ottanta del XX secolo,
realizzano un fenomeno significativo e ineluttabile
nella storia dei manufatti produttivi, cui è imposta,
funzionalmente, la riconversione e la rigenerazione
architettonica.
8
9 editoriale editorial
La quasi totalità dei complessi industriali insediati
ai margini urbani nella prima metà del novecento
sono sopraffatti dallo sviluppo delle città che
inglobandoli ne trasformano immediatamente le
condizioni d’uso rendendo, le originali, incongrue
e incompatibili rispetto al tessuto circostante.
Conseguentemente il fabbricato industriale diviene
edificio storico di seconda generazione e si
trasforma in luoghi e complessi destinati a funzioni
diversificate compatibili con le grandi dimensioni;
centri espositivi, musei, scuole, palestre, spazi
commerciali e altre attività quando l’immagine
architettonica mantiene la memoria del lavoro e
della società di un tempo, destinati alla demolizione
quando il manufatto, concepito nella seconda fase
del suo sviluppo storico-tipologico, non presenta
nessuna delle caratteristiche edilizie sopraricordate
per aderire all’idea indifferente e anonima della
scatola, del semplice contenitore. Purtroppo in
questa seconda fase che potremmo definire postindustriale, l’edificio per la produzione, espulso dalla
città, si disperde nel territorio o viene “recluso” in
confinate aree industriali dove è possibile perpetrare
ipotesi costruttive a basso costo ma, con la povertà
dell’investimento architettonico in termini non solo
economici ma soprattutto culturali, ad altissimo
impatto ambientale. Tale condizione, nella fase
attuale, modifica ulteriormente l’edificio industriale
dal punto di vista tipologico e morfologico portando
alla realizzazione di complessi industriali di terza
e quarta generazione che, coerentemente con le
necessità imposte da una condizione sociale e di
mercato dominata dal potere dell’informazione,
ricercano nell’immagine architettonica l’opportunità
per comunicare all’esterno un’auspicata qualità che
si estende dal prodotto ai luoghi di produzione.
Ovviamente tale fenomeno, fortunatamente per il
paesaggio e per l’ambiente, si mostra in rapidissima
espansione coinvolgendo da prima quei settori
a più alto valore aggiunto come la moda, il
settore dell’industrial design, o della produzione
agroalimentare -sono famose e celebrate le nuove
cantine progettate dalle archistars internazionalifino a raggiungere adesso anche l’industria
metalmeccanica, in primis le case automobilistiche
impegnate in una colossale opera di persuasione
della clientela rispetto ai temi della tutela
dell’ambiente e della sostenibilità.
Unfortunately, that heroic
and lost vision of work and
capitalism, followed by very
few exceptional examples as
the head office of Johnson
Wax in Racine by Frank Lloyd
Wright from 1936 (even if
this is a case of an office
building and not a factory in
the strict sense of the term)
or, in a more accomplished
manner, the extraordinary
experience of Adriano Olivetti
and his homonymous and
articulated industrial complex
in Ivrea, where the brightest
and most acute minds of the
period operated through
design-manifestos in the period
between the Twenties and the
postwar years, failed to realize
the hoped-for general effects
on the building of work spaces
which, in most cases, became
victims to the economic and
pauperistic logics of work
“instruments”, producing,
and we have reached the
present time, a multitude of
anonymous containers, defined
precisely “sheds”: volumes
scattered across the territory
according to necessity and
without any architectural
reference or consideration.
In actual fact – and this is
the most alarming aspect –
buildings for work suffer the
same fate, everywhere, as the
very idea of work and worker
does, because when the latter
is denied the status of person,
and thus the idea of inhabiting
and an existence centred on
the necessity and dignity of
work, and all human activity
is subjected to the utilitarian
logic of pure instrument for
the production of goods, then
it follows by analogy that the
building housing him ceases to
be a place for living, instead
becoming a mere means of
protecting the machines and
the relative manufacturing
processes from adverse
climatic conditions. The walls
“cease” to be walls, to be
replaced by concrete panels,
the windows disappear and
with them the relationship with
the outdoor environment, the
roofs become mere covers
of a shell of which we only
perceive the volume and
not the form, the structure
a standardized component
bought in an “assembly kit”.
The factory consequently
loses its status as “mill”
and thereby the initial
but admirable ingenuity
which we today recognize
the studied and protected
“industrial archaeologies”.
These buildings retained the
dichotomy between their
outward appearance of large
“mansion”, often characterized
by a poor but dignified
brick façade, and the space
within that is often structured
according to typically “new”
systems, with large spans
made possible by light
materials as cast iron columns
and steel beams that are
riveted together; these profiles
are nothing but a transposition
of what Gustav Eiffel had
proved to be possible with the
construction that became the
symbol of Universal Exposition
of 1889.
The use of these new
construction techniques has
made it possible to give
the interior of the “modern
factory” unusual dimensions,
much larger than other
building types, and to create
spaces that allow great
freedom of management,
organization and distribution
of the machines and thus
improved production cycles
and logistics. It is a matter
of a pioneering phase, that
has assumed an own formal
expression, identity and
communicative potential,
characterized by the steam
engine and with it, the
presence of smokestacks.
Today these factories, that
were built just outside cities,
not far from more typically
residential areas, during the
first phase of the industrial
development, are – as a result
of the rapid urban growth
registered in the years after
World War II, as of the
Seventies and Eighties of the
20th century – undergoing
a significant and inevitable
phenomenon in the history
of factories; they are being
renovated and turned to new
uses. Almost all industrial
complexes built on the edges
of cities in the first half of the
Twentieth century have been
surrounded by the developing
cities.
In these and in the
previous page: Lingotto
FIAT factory, Turin, by
Giacomo Mattè-Trucco,
1915.
Photo by Gabriele
Basilico.
The latter, incorporating them,
have immediately transformed
their operational conditions,
making the original structures
incongruous and incompatible
with respect to the surrounding
tissue. The industrial building
consequently becomes a
second-generation historical
edifice, and is transformed
into places and aggregates
used for a variety of purposes
that are compatible with its
large dimensions - exhibition
centres, museums, schools,
gyms, shopping centres and
other facilities - when the
architectural image remains
a testimonial of the work
and society of the past,
and demolished when the
building, conceived during the
second phase of its historicaltypological development,
fails to feature any of the
aforementioned constructive
characteristics, and instead
belongs to the indistinct and
anonymous category of the
box, the simple container.
Unfortunately, in this
second phase that we may
define post-industrial, the
manufacturing building, having
been expelled from the city,
is dispersed in the territory
or “confined” to dedicated
industrial areas where it is
possible to perpetrate building
hypotheses at a low cost
but, due to the negligible
architectural investment
in not only economic but
above all cultural terms, a
very high environmental
impact. This condition has
in the current phase led to
further changes in typology
and morphology which have
in their turn resulted in the
realization of third- and
fourth-generation industrial
complexes that, coherently
with the necessities imposed
by a social and commercial
situation dominated by the
power of information, see
architecture as an opportunity
to communicate a desired
quality, that is extended from
the product to the places of
production and to the world.
Obviously, this phenomenon,
fortunately for the landscape
and the environment, is
registering a very rapid
expansion, first involving
sectors with high added value
as fashion, industrial design
or the agrifood production –
the new wineries designed
by international starchitects
are famous and celebrated
examples – and now also
the metal-mechanic industry,
above all car manufacturers
attempting the gargantuan task
of persuading their clientele
on issues of environmental
protection and sustainability.
11 editoriale editorial
Questa forma di pubblicità e comunicazione indiretta
è finalizzata a persuadere il cliente della raggiunta
qualità totale perseguita dall’azienda, non solo
in termini di prodotto, ma anche e soprattutto di
ciclo produttivo e condizioni di lavoro; condizioni
che sempre più spesso sono mostrate con orgoglio
attraverso il progressivo fenomeno delle visite e
quindi, implicitamente, dei controlli della clientela
anche delle aree produttive. Con tali finalità e
obiettivi, sempre più spesso, grandi aziende
realizzano nelle immediate vicinanze delle aree di
produzione strutture museali per celebrare la storia
e il Know-how tecnologico e costruttivo ritenuto
elemento indispensabile di ogni “brand” di successo
“obbligato” a dichiarare pubblicamente: chi siamo,
da dove veniamo, come produciamo. Se con la fine
del secolo scorso e l’inizio del nuovo (pensiamo al
caso Vitra, Benetton, Ferrari, ecc.) una committenza
vigile e attenta decide di assegnare all’edificio
di produzione una nuova connotazione di luogo
d’invenzione e rappresentazione semantica della
propria casa madre, oggi, a pochi anni di distanza
dalle prime riuscitissime e fortunate esemplificazioni,
si è passati a una vera e propria tendenza che
ricerca anche attraverso l’architettura l’affermazione
di un modus operandi che vuole segnare un
differenziale tangibile tra i prodotti provenienti da un
comparto industriale maturo ed efficiente e prodotti
provenienti da aree e zone del pianeta ancora in via
di sviluppo.
12
14
La fabbrica contemporanea si caratterizza pertanto
quale strumento funzionale all’affermazione del
marchio attraverso un’orgogliosa “esibizione”
dell’eccezionalità raggiunta nella costruzione del
proprio luogo di produzione e delle condizioni di
lavoro in cui si realizza un determinato prodotto; è
il risultato coerente dell’applicazione di una teoria
attraverso la quale l’edificio industriale si manifesta
come parte integrante di una più generale strategia
di marketing.
Sempre più spesso figure metonimiche e allegoriche
disegnano e caratterizzano l’impianto, e in
particolare, l’impatto architettonico generatore di
nuove fabbriche che fanno della ricerca formale,
dell’impiego di materiali naturali ed ecocompatibili,
della sperimentazione di tecnologie costruttive in
grado di generare e manifestare una produzione
architettonica stimolante e creativa, l’espressione
più convinta e politically correct del proprio modus
operandi.
Molti esempi tratti delle nuove configurazioni dei
luoghi di produzione si mostrano come vere e
propri spazi della rappresentazione; soffermandosi
sulla lettura delle piante e delle sezioni di molte
delle più “aggiornate” fabbriche contemporanee
gli spazi interni a servizio del ciclo produttivo
acquistano sempre più la connotazione di teatri
della produzione. Passerelle e balconi panoramici
– dove con il panorama ci si riferisce e si celebrano
le linee di montaggio e produzione- atri scenografici
e sale per i visitatori che spesso sorvolano ampi
spazi destinati alle zone di lavoro dove la ricerca
incessante per la creazione di un ambiente che offra
condizioni ottimali per il benessere dell’uomo si
sovrappone alla contemporanea e attuale richiesta
di rispondenza alle norme sull’efficienza energetica
degli edifici e la loro certificata sostenibilità.
Il lungo nastro rosso costruito all’interno del
precedente edificio destinato alla produzione
della Nestlè a San Paolo accompagna i visitatori
attraverso un articolato percorso sospeso studiato
per conoscere e ammirare l’intero ciclo produttivo
secondo una rappresentazione scenografica
disneyana; sempre rosso il chilometro di rivestimento
che la Brembo, attraverso la mano di Jean
Nouvel, mostra all’esterno del proprio complesso
industriale segnando la propria presenza territoriale
sull’autostrada A4 presso Bergamo; gelatinose e
vitree le facciate che avvolgono l’antico stabilimento
Perfetti Van Melle di Lainate ristrutturato da Archea
con l’intento di stabilire una rinnovata armonia
tra fabbrica e contesto urbano circostante, solo
per citare alcuni casi-studio a conferma di una più
generale e convinta evoluzione tipo-morfologica che
caratterizza l’edificio industriale contemporaneo.
This form of indirect
advertising and
communication is aimed at
convincing the client that
the company has attained
its goal of total quality,
not only with regard to the
product, but also and above
all to the production cycle
and work conditions; these
achievements are increasingly
frequently demonstrated with
pride through the growing
phenomenon of visits at – and
thus implicitly inspections of
– the production areas on the
part of the customers.
With these aims and
objectives, large corporations
are more and more often
creating museums nearby their
production areas in order
to celebrate its history the
technological and constructive
know-how, aspects considered
an indispensable element of
every successful “brand” which
is “forced” to tell the public
who it is, where it comes from
and how it produces. If, with
the end of last century and
the beginning of the new one
(we are thinking of the case
of Vitra, Benetton, Ferrari etc.)
an observant and attentive
clientele has decided to
associate the factory with a
new role as place of invention
and semantic representation
of its own parent company,
today, a few years after
the first, highly successful
and fortunate examples, we
witness a true fashion, where
architecture is considered as
one of the means of asserting
a modus operandi aimed at
marking a tangible difference
between the products of a
mature and efficient industrial
section, and products coming
from areas and zones of the
planet that are still developing.
The contemporary factory
thus becomes a means of
asserting the brand through
a proud “exhibition” of the
exceptionality achieved
in the building of the
company’s own plant and
the working conditions with
which a certain product is
realized; it is the coherent
result of the application of a
theory according to which
the industrial building is
manifested as an integral part
of a more general marketing
strategy.
Metonymic and allegorical
figures more and more often
design and characterize
production sites, and in
particular the architectural
impact generating new
factories, that make formal
research, the use of natural
and environmentally friendly
materials, the experimentation
with building technologies
capable of generating and
manifesting a stimulating
and creative architectural
production become the most
convinced and politically
correct expression of a
company’s specific modus
operandi.
Many examples taken from
the new configurations of
production sites appear as
true representative spaces;
if we reflect on the reading
of the plans and sections of
many of the most “up-to-date”
contemporary factories, the
internal spaces at the service
of the production cycle are to
an increasing extent taking
on the connotation of theatres
of production. Catwalks
and panoramic galleries –
where the word panorama
refers to and celebrates the
assembly and production
lines – scenic halls and rooms
for visitors that often overlook
large spaces dedicated to
work activities, where an
ongoing research aimed
at creating an environment
capable of offering ideal
conditions for human wellbeing is superimposed on the
contemporary and topical
demand for compliance
with regulations on energy
efficiency and certified
sustainability of buildings.
The long red band built
inside the old Nestlé plant in
San Paolo accompanies the
visitors through an articulated
suspended path, designed
to allow them to familiarize
with and admire the whole
production cycle according
to a Disney-style scenic
representation. Red is also the
colour chosen for the kilometrelong façade designed by
Jean Nouvel for Brembo, used
by the latter to accentuate
the exterior of its industrial
complex and mark its presence
in the territory by the A4
motorway near Bergamo.
The fronts surrounding the
old Perfetti Van Melle plant
in Lainate, redesigned by
Archea in order to create
more harmonious relations
between the factory and the
surrounding urban tissue, is on
the contrary gelatinous and
vitreous.
Olivetti factory, Ivrea,
by Luigi Figini and Gino
Pollini, 1935.
Ovviamente le facciate, le fronti verso l’esterno e il
rapporto tra l’interno e il contesto urbano risultano
gli elementi più sollecitati in questa vorticosa e
repentina opera di “ripensamento”, viceversa,
almeno per le zone strettamente produttive, l’assetto
planimetrico costruisce un’invariante che difficilmente
prescinde dal rettangolo e dall’estrema razionalità
dell’involucro che appare costante anche nella
sezione che quasi mai, come facilmente intuibile,
prescinde dal mono piano anche se di differente
altezza. La copertura è nella generalità delle
applicazioni sempre più uno strumento di diffusione
della luce mentre dal punto di vista costruttivo la
ricerca spinge costantemente verso l’allargamento
delle campate strutturale e della limitazioni dei
sostegni verticali.
These are only a few
examples that confirm a
more general and convinced
typology and morphologic
evolution that characterizes
the contemporary industrial
building.
The facades, the fronts to
the world outside and the
relationship between the
interior and the urban context
are obviously the elements
that are most critical in
this dizzying and sudden
“rethinking”.
Vice versa, at least for
areas strictly dedicated to
production, the planimetric
arrangement forms an
invariant that is unlikely to
depart from a rectangular
plan and an extremely rational
shell. Also the section appears
to be a constant; as one may
easily guess, it never has more
than one floor, even if the
ceiling height may differ.
16
Tuttavia gli esempi più interessanti ed efficaci
prescindono da una marcata distinzione tra zona
uffici e zona produttiva tentando una necessaria
quanto ricercata integrazione tra pensiero e
azione, tra forma e funzione, tra tute blu e colletti
bianchi; una divisione ancien regime, classista che
male si coniuga con l’espressione di un pervicace
raggiungimento della qualità assoluta in tutte le fasi,
in tutte le parti, senza distinzioni di sorta.
The roof is generally
considered first and foremost
a means of diffusing light,
while research in the field
of construction is oriented
towards widening the structural
spans and limiting the number
of vertical supports. However,
the most interesting and
efficient examples feature no
clear distinction between office
area and production area,
pursuing an equally necessary
and desired integration
between thought and action,
between form and function
and between blue-collar and
white-colour workers, as this
ancien regime and classoriented division clashes with
an expression of a determined
attainment of total quality in
every phase, every section,
without any kind of distinction.
Johnson Wax Racine,
USA, by Frank Lloyd
Wright, 1947.
Photo by Johnson Wax
Racine.
17 editoriale editorial
Perfetti Van Melle Factory
Archea Associati
Lainate, Italy
location: Lainate, Milan
client: Perfetti Van Melle – Italia s.r.l.
architect: Archea Associati
Laura Andreini, Marco Casamonti,
Silvia Fabi, Giovanni Polazzi
project manager:
Massimiliano Giberti,
Mattia Mugnaini
collaborators: Niccolò Balestri,
Alessia Bergamini, Domenico
Cacciapaglia, Domenico Dimichino,
Federica Doglio, Alessio Forlano,
Federica Poggio, Camilla Rossi,
Davide Servente
cost: 15.000.000,00 euro
built area: 12.985 sqm
total volume: 94.571 mc
design: 2005
completion: 2011
text by Massimiliano Giberti
photo by Pietro Savorelli
18
www.archea.it
Nel 2004 la Perfetti Van Melle, un’importante
azienda italiana tra i primi produttori al mondo di
chewing gum e caramelle, decide di ampliare il
primo storico stabilimento di Lainate, pochi chilometri
a nord di Milano. L’evoluzione delle tecnologie
e il grande incremento produttivo impongono
il ripensamento di tutto il complesso industriale
cresciuto negli anni per giustapposizione di parti,
senza tuttavia una vera e propria regia complessiva.
L’idea è quella di realizzare un nuovo magazzino
centrale per lo stoccaggio di tutti i prodotti realizzati
in questo comparto, riorganizzando anche i reparti
direzionali che sarebbero stati concentrati in un
nuovo edificio per uffici. L’area a disposizione per
questa espansione è quella a nord dello stabilimento
esistente, tradizionalmente considerata il retro di
tutto il complesso. Il progetto di ampliamento e
riassetto generale prevede di ruotare di 180 gradi
tutto il complesso industriale, spostando il baricentro
dell’insieme modificando gli ingressi del personale e
dei mezzi di trasporto e ripensando integralmente le
modalità di gestione e stoccaggio dei prodotti finiti.
Il risultato è molto più della semplice risoluzione di
un problema tecnico e funzionale: i nuovi volumi
realizzati diventano il simbolo dell’azienda,
identificando il brand non più solo con i suoi
prodotti, ma anche con la propria sede storica che
finalmente si affaccia verso quella città che l’ha da
sempre ospitata. Il tema cardine è stato quello della
traduzione dei valori aziendali come la qualità, il
rispetto per l’ambiente e per il lavoro e l’innovazione
tecnologica, in un complesso architettonico che
rispondesse alle esigenze tecniche e produttive, ma
che allo stesso tempo rappresentasse appieno questi
valori.
In 2004 Perfetti van Melle,
an important Italian private
capital corporation and
one of the world’s leading
chewing gum and candy
manufacturers, decided to
expand its first historical
plant in Lainate, a few
kilometres north of Milan. The
technological evolution and
the substantial increase of the
production made it necessary
to redesign the whole
industrial compound, which
had grown over the years
by juxtaposition of parts, but
without a true overall plan.
The idea has been to build a
new central warehouse for the
stocking of all products made
in this section, as well as to
organize the management
offices by concentrating them
in a new office building.
The area available for this
expansion has been the one
north of the existing plant,
traditionally considered to
represent the rear side of
the compound. The plan for
the expansion and general
reorganization therefore
entailed a 180-degree rotation
of the whole manufacturing
system and a relocation of the
barycentre of the industrial
complex and the consequent
move of the entrance for
personnel and vehicles and a
complete redesign of the way
in which the finished products
are managed and stored.
The result is much more than
a mere solution to a technical
and functional problem: the
new buildings have become
the symbol of the company,
identifying the brand not only
with its products but also with
its historical headquarters,
which finally face the city
they have always belonged
to. The significance of the
project therefore goes beyond
the borders of the plant,
both in terms of the size of
the project and of the social
and economic values that
tie Perfetti van Melle to the
town of Lainate. The central
issue tackled by Archea
has consisted of translating
certain corporate values
as quality, respect for the
environment and for work and
technological innovation into
an architectural aggregate
that satisfy the technical and
productive requirements to the
greatest possible degree, but
that at the same time reflected
these values.
22
23 scenari di architettura architectural scenario
contemporary itinerary: Valencia
01.
02.
03.
04.
Palacio de Congresos, Foster & Partners
Centro de educacion infantil Nuno Nono, Jorge Girod/José Luis Anton
Guarderia Pio Baroja, Rstudio
Parque de Cabecera, Arancha Muñoz, Eduardo de Miguel,
Vicente Corell y Joaquín Monfort
05. Museo de Historia de Valencia, Juan José Garrido Ibañez
06. Ciudad Ros Casares, Vara de Quart
07. Parque de la Rambleta, Carmel Gradalì i Martinez, Arturo Sanz
Martinez. Taller de Jardineria Babilonia SL
08. Nuevo Hospital Universitario La Fe, Ramon Esteve Estudio
de Arquitectura
09. Conjunto residencial de 68 viviendas “Quatre Carreres”, AICequip
10. Centro de Investigacion Principe Felipe, Ramon Esteve Estudio
de Arquitectura
11. Oceanografico, Félix Candela
12. Agora, Santiago Calatrava
13. Puente l’Assut de l’Or, Santiago Calatrava
14. Umbracle, Santiago Calatrava
15. Museo de las Ciencias Principe Felipe, Santiago Calatrava
16. Hemisfèric, Santiago Calatrava
17. Palau de les Arts, Santiago Calatrava
18. Palacio de la Musica, Eduardo de Miguel
19. Alameda bridge, Santiago Calatrava
20. Metro Alameda, Santiago Calatrava
21. Edificio de 28 viviendas y oficinas “Porta de la Mar”, AICequip
22. Oficinas Paseo Ruzafa, Ramon Esteve Estudio de Arquitectura
23. Colegio de Abogados, Ignacio Bosch Reig, Carlos Campos,
Vicente Corell, Vicente Mas Llorens
24. Museo de Bellas Artes San Pio V, Manuel Portaceli Roig,
Salvador Vila Ferer
25. Restaurante Arrop, Francesc Rifé studio
26. Plaça Almoina, José Maria Herrera Garcia
27. Fundación Chirivella-Soriano, Carles Dolç Soriano
28. Edificio de Viviendas para Realojo II, Alfredo Paya Benedito
29. MuVim, Guillermo Vàzquez Consuegra
30. Nuova Sede Camara de Commercio de Valencia, Mdm arquitectos
31. IVAM, Emilio Giménez, Carlos Salvadores, Julián Esteban
edited by Katia Carlucci
32. Jardines de las Hespérides, Antonio Gallud, Carlos Campos,
Miguel Rey
33. Complejo la Petxina, Carlos Campos, Carlos Payá Tenorio
34. Estacion del metro Alboraya-Palmaret, Rstudio
35. Escuela de telecomunicaciones UPV, Corell, Monfort, Palacio arquitectos
36. Escuela universitaria de magisterio “Ausias March”, AICequip
37. Biblioteca universitaria, Giorgio Grassi
38. Ciudad Politecnica de la Innovacion, Luís Manuel Ferrer Obanos
39. Templo religioso, Mas Millet arquitectos
40. Teatro “El Musical”, Eduardo de Miguel
41. Edificio para Oficinas, Ruíz-Larrea & Associates
42. Base Equipo Luna Rossa, Renzo Piano
43. Veles e Vents, David Chipperfield Architects
44. Casa PML, MCP arquitectura
45. Casa AAG, MCP arquitectura
46. Casa LGS, MCP arquitectura
47. Centro de convenciones Myrtus, Ramon Esteve Estudio de Arquitectura
48. Casa Esculpida, Silvestre Navarro Arquitecto
49. Casa Para un Carpintero, Silvestre Navarro Arquitecto
50. Geber 88 viviendas protegidas, AICequip
51. Ciutat de la Pilota, Santatecla Arquitecto
52. Escuela infantil “La Rambleta”, Antonio Altarriba Comes
53. Ampliación colegio en Moncada, Virai Arquitectos
54. J House, BBLab architecture
55. Casa del Atrio, Fran Silvestre Arquitectos
56. Residencia tercera edad y capilla San José, Peñin arquitectos
57. Residencia de Ancianos, Peñin arquitectos
58. Nueva sede del Colegio Oficial de Farmacéuticos de Valencia,
mdm arquitectos
59. Feria de Valencia, Tomas Llavador arquitectos + ingenieros
60. Casa JLI, MCP arquitectura
61. Aeropuerto de Valencia, Francisco Benitez (efebearquitectura)
62. Metro de Torrent, Vicente Gonzales Mostolez
63. Edificio de vivienda social Nova Porta, OAB + Peñin arquitectos
64. Colegio educacion infantil y comedor, Pablo Ribera Pons,
Joséan Vilar Pons
47
PUÇOL
48 49
de
ad
em
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50
60
MASSALFASSAR
53
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46
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54
45
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MAR MEDITERRÁNEO
61
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62
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paseo maritimo
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29
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42
43
01
02
A
project
tipology
architect
realization
address
A
Palacio de Congresos
congress centre
Foster & Partners
1998
Avda. Cortes
Valencianas, 60
05
A
project
Museo de Historia de
Valencia
tipology museum
architect Juan José Garrido
Ibañez
realization 2000-2003
address
Camino de Valencia, 42
A
A
project
Centro de educación
infantil Nuno Nono
tipology primary school
architect Jorge Girod/ José Luis
Anton
realization 2010
address
Calle Alzines, 4
project
tipology
architect
realization
address
06
07
Guarderia Pio Baroja
primary school
Rstudio
2010
Avenida Pio Baroja, s/n
B
A
project
tipology
architect
realization
address
04
03
Ciudad Ros Casares
office
Reid & Fenwick
2005
Vara de Quart
project
tipology
architect
Parque de la Rambleta
park
Carmel Gradalì i
Martinez, Arturo Sanz
Martinez. Taller de
Jardineria Babilonia SL
realization 1999-2002
address
C/Pio IX, Bulevar Sur
project
tipology
architect
Parque de Cabecera
park
Arancha Muñoz,
Eduardo de Miguel,
Vicente Corell y Joaquín
Monfort
realization 2002-2004
address
Antiguo Cauce del Rio
Turia
08
B
project
Nuevo Hospital
Universitario La Fe
tipology hospital
architect Ramon Esteve Estudio
de Arquitectura
realization 2003-2010
address
Avenida del Pianista
Martinez Carrasco,
Bulevar Sur
09
10
B
B
Conjunto residencial
de 68 viviendas
“Quatre Carreres”
tipology housing
architect AICequip
realization 2009
address
Calle General Urrutia,
Bulevar Sur
project
Centro de Investigación
Principe Felipe
tipology clinic, laboratorium
architect Ramon Esteve Estudio
de Arquitectura
realization 2004
address
Avda. Autopista del
Saler, 16
project
tipology
architect
realization
address
13
14
15
B
project
tipology
architect
realization
address
Oceanografico
museum, aquarium
Félix Candela
2002
Camino de las Moreras
B
B
Puente l’Assut de l’Or
bridge
Santiago Calatrava
2010
Camino de las Moreras
B
B
project
project
tipology
architect
realization
address
12
11
Umbracle
garden, promenade
Santiago Calatrava
2002
Avda. Autopista del
Saler, 5
project
Museo de las Ciencias
Principe Felipe
tipology museum
architect Santiago Calatrava
realization 2000
address
Avda. Autopista del
Saler, 7
project
tipology
architect
realization
address
Agora
sport
Santiago Calatrava
2010
Camino de las Moreras
16
B
project
tipology
architect
realization
address
Hemisfèric
auditorium, planetarium
Santiago Calatrava
1998
Avda. Autopista del
Saler, 3
17
18
C
B
B
project
tipology
architect
realization
address
Palau de les Arts
music theatre, opera
Santiago Calatrava
2004
Pont de Monteolivet, 1
21
C
project
19
Edificio de 28 viviendas
y oficinas
“Porta de la Mar”
tipology housing, office
architect AICequip
realization 2011
address
Calle de la Justicia, s/n
project
tipology
architect
realization
address
C
Palacio de la Msica
music theatre, opera
Eduardo de Miguel
2001-2003
Paseo de la Alameda,
30
22
realization
address
project
tipology
architect
realization
address
C
Alameda bridge
bridge
Santiago Calatrava
1995
Paseo de la Alameda
23
C
project
tipology
architect
20
C
Oficinas Paseo Ruzafa
commercial, office
Ramon Esteve Estudio
de Arquitectura
2005-2009
Paseo Ruzafa, s/n
project
tipology
architect
Colegio de Abogados
office
Ignacio Bosch Reig,
Carlos Campos,
Vicente Corell,
Vicente Mas Llorens
realization 1997-2002
address
Plaza Tetuan, 16
project
tipology
architect
realization
address
Metro Alameda
subway station
Santiago Calatrava
1995
Paseo de la Alameda
24
C
project
tipology
architect
realization
address
Museo de Bellas Artes
San Pio V
museum
Manuel Portaceli Roig,
Salvador Vila Ferer
2006-2007
C/San Pio V, 9
26
C
project
tipology
architect
realization
address
C
Restaurante Arrop
restaurant
Francesc Rifé studio
2010
Calle Almirante, 14
29
C
project
tipology
architect
realization
address
C
C
project
tipology
architect
Plaça Almoina
museum, public
José Maria Herrera
Garcia
realization 2005
address
C/Almudin, C/Harina
project
Fundacion ChirivellaSoriano
tipology museum
architect Carles Dolç Soriano
realization 2002-2005
address
C/Valeriola, 13
project
30
31
32
C
MuVim
museum
Guillermo Vàzquez
Consuegra
2001
C/Quevedo, 10
28
27
project
Nuova Sede Camara de
Comercio de Valencia
tipology
office
architect Mdm arquitectos
realization 2008
address
Calle de Jesús, 19
C
project
tipology
architect
realization
address
Edificio de Viviendas
para Realojo II
tipology
housing
architect
Alfredo Paya Benedito
realization 1999-2002
address
C/Guillem Sorolla, 3
C
IVAM
museum
Emilio Giménez,
Carlos Salvadores,
Julián Esteban
1998-2000
Calle Guillem de
Castro, 118
project
Jardines de las
Hespérides
tipology garden
architect Antonio Gallud,
Carlos Campos,
Miguel Rey
realization 2000
address
Calle del Beato Gaspar
Bono, s/n
159 itinerario contemporaneo: valencia contemporary itinerary: valencia
25
33
34
C
D
36
35
D
D
Complejo la Petxina
sport
Carlos Campos,
Carlos Payá Tenorio
realization 2004
address
Paseo de la Petxina, 42
project
Estacion del metro
Alboraya-Palmaret
tipology subway station
architect Rstudio
realization 2010
address
Avenida de l'Orxata,
s/n
project
Escuela de
telecomunicaciones
UPV
tipology university
architect Corell, Monfort, Palacio
arquitectos
realization 2006
address
Camino de Vera, s/n
project
37
38
39
40
project
tipology
architect
D
project
tipology
architect
realization
address
D
Biblioteca universitaria
library
Giorgio Grassi
1998
Av. Tarongers s/n
project
Ciudad Politecnica de la
Innovación
tipology education, laboratorium
architect Luís Manuel Ferrer
Obanos
realization 2007
address
Camino de Vera S/N,
Edificio 8G
D
project
tipology
architect
realization
address
tipology
architect
realization
address
Escuela universitaria
de magisterio
“Ausias March”
university
AICequip
2010
Av. Tarongers, s/n
D
Templo religioso
church
Mas Millet arquitectos
2001-2002
Plaza del Mestre Ripoll
project
tipology
architect
realization
address
Teatro “El Musical”
theatre
Eduardo de Miguel
2005
Plaza del Rosario, 3.
El Cabanyal
41
42
D
C
D
project
tipology
architect
Edificio para oficinas
office
Ruíz-Larrea &
Associates
realization 2008
address
C/Mariano Cuber, 1
project
tipology
architect
realization
address
45
46
E
project
tipology
architect
realization
address
43
D
Base Equipo Luna Rossa
boat house, workshop
Renzo Piano
2006
C/del Doctor Juan José
Dòmine, s/n
E
Casa AAG
single family house
MCP arquitectura
2003-2007
Calle Jesús, 13.
Albuixech
project
tipology
architect
realization
address
E
project
tipology
architect
Veles e Vents
exposition space
David Chipperfield
Architects
realization 2006
address
Port America’s Cup, 1
project
tipology
architect
realization
address
47
48
E
Casa LGS
single family house
MCP arquitectura
2003-2007
c/Forn, Massalfassar
44
project
Centro de convenciones
Myrtus
tipology
convention centre
architect Ramon Esteve Estudio
de Arquitectura
realization 2006
address
Puçol
Casa PML
single family house
MCP arquitectura
2000-2003
Camì Valencia,
Albuixech
F
project
tipology
architect
Casa Esculpida
single family house
Silvestre Navarro
arquitecto
realization 2010
address
La Eliana
49
50
F
51
C
F
F
project
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