PwC Global Economic Crime Survey 2014

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PwC Global Economic Crime Survey 2014
PwC’s 2014 Global Economic
Crime Survey
Le frodi economico-finanziarie
in Italia: una minaccia
per il business
Settima edizione
23%
In Italia, un’organizzazione
su quattro è stata vittima di
frodi economico finanziarie
65%
L’appropriazione indebita si
conferma la tipologia di frode più
diffusa tra le aziende italiane
61%
In Italia, l’autore delle frodi è
prevalentemente un soggetto
interno all’azienda
www.pwc.com/crimesurvey
Indice
Introduzione
04
Executive Summary – The highlights
05
1 Le frodi economico-finanziarie nell’edizione 2014
09
2 Il fraudster
21
3 Corruzione
25
4 Cybercrime: i rischi di un mondo in rete
32
Data Appendix - Italia 2014
36
Note metodologiche 2014
37
Terminologia
39
Contatti | Forensic Services
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Le frodi economico-finanziarie
costituiscono un vero e proprio attacco
al business delle aziende, non solo in
termini finanziari ma anche a livello
di reputazione.
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Un’organizzazione su tre (37%)
a livello globale e circa
un’azienda su quattro (23%)
in Italia hanno dichiarato
di essere state vittime di frodi
economico-finanziarie
Introduzione
Siamo lieti di presentare la settima edizione della PwC Global Economic Crime Survey 2014, la più
ampia indagine condotta nel mondo del business sul fenomeno delle frodi economico-finanziarie.
Anche quest’anno l’obiettivo è di fornire alle aziende e alle funzioni chiamate ad affrontare il rischio di
frode un quadro conoscitivo del problema, indagando l’esperienza e la percezione delle aziende, sia nel
settore privato sia in quello pubblico, al fine di sviluppare efficaci strategie di prevenzione dei rischi.
La Global Economic Crime Survey 2014 ha raggiunto il traguardo di oltre 5000 interviste, per un totale
di 95 paesi coinvolti; per quanto riguarda l’Italia, hanno aderito alla ricerca 101 aziende.
Da questa settima edizione emerge che i crimini economici non solo continuano a persistere rispetto
alle edizioni precedenti ma costituiscono un vero e proprio attacco al business delle aziende, con
conseguenti impatti non solo in termini finanziari ma anche sulla motivazione del personale e sulla
reputazione. Per tali ragioni quest’anno la Survey approfondisce in particolare le modalità con cui i
crimini economici colpiscono le aziende, le aree di business più a rischio e le strategie da porre in essere
per la prevenzione dei rischi e la gestione delle conseguenze.
Un’organizzazione su tre (37%) a livello globale e circa un’azienda su quattro (23%) in Italia hanno
dichiarato di essere state vittime di frodi economico-finanziarie.
Proprio come un virus, la minaccia dei crimini economici è in fase di continua mutazione,
opportunisticamente nascosta tra le nuove tendenze che caratterizzano le varie organizzazioni (tra cui
il movimento dei capitali e della ricchezza verso i mercati emergenti e la diffusione trasversale delle
nuove tecnologie su ogni aspetto del business).
Nella settima edizione della Global Crime Survey, le frodi finanziarie sono un fenomeno in crescita sia a
livello globale (+3%) sia in Italia (+6%). Un quarto circa (23%) delle aziende interessate ha comunicato
di essere stata vittima di una frode. Tra gli aspetti positivi emersi dai risultati della Survey, si evince
una crescente sensibilità e un maggior impegno nella fase di prevenzione da parte delle aziende.
In particolare, con l’aumento della dipendenza delle aziende dalle tecnologie e dai sistemi IT, non
sorprende come il cybercrime continui a crescere in termini di numero di casi, frequenza e grado di
sofisticazione, sia a livello globale quanto a livello locale. Inoltre, contemporaneamente all’ aumento di
crimini economici perennemente esistenti, come l’appropriazione indebita, la corruzione e le frodi
contabili, si stanno diffondendo anche nuove tipologie di eventi fraudolenti come le frodi nell’area degli
acquisti.
Il documento è suddiviso in quattro sezioni:
•
La prima sezione è dedicata all’indagine sul fenomeno delle frodi economico-finanziarie: dimensione, tipologie di frodi, settori, strumenti di prevenzione e indagine, reazioni delle aziende,
danni e impatti.
•
La seconda sezione è dedicata all’identikit del “fraudster”: livello di esperienza, età, anzianità di servizio, titolo di studio.
•
La terza e la quarta sezione sono dedicate invece a due tra i fenomeni di frode più diffusi:
la corruzione e il cybercrime.
Il documento è focalizzato sulle risposte fornite dalle aziende italiane confrontate, ove possibile, con i
dati delle edizioni precedenti della Survey e con quelli riscontrati a livello mondiale.
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Executive Summary – The highlights
La diffusione del fenomeno delle frodi
economico-finanziarie in Italia
Dall’edizione 2014 della Economic Crime Survey emerge come il fenomeno delle frodi economico –
finanziarie sia in crescita rispetto a quanto evidenziato nella precedente Survey del 2011.
In particolare:
• in Italia si registra un aumento del 6%: un’azienda su quattro (23%) ha dichiarato di essere stata
vittima di frodi, contro il 17% del 2011;
• in Europa Occidentale l’aumento è del 5% (35% nel 2014, contro il 30% del 2011), mentre a livello
mondiale il fenomeno frodi è in crescita del 3%: il 37% delle aziende intervistate ha dichiarato di aver
subito almeno una frode, contro il 34% del 2011;
• rispetto allo scenario globale, quindi, l’Italia si posiziona sotto la media globale del 37% e vicina a
paesi quali Turchia, Perù, Hong Kong/Macao, Giappone, Portogallo, Danimarca, Arabia Saudita.
In Italia, la categoria di frode più diffusa è l’appropriazione indebita, che rappresenta il 65% circa delle
frodi dichiarate. Seguono le frodi informatiche (“cybercrime”) (segnalate nel 22% dei casi)1 e le frodi
contabili (segnalate nel 22% dei casi)1. Con il 13% si attestano: la corruzione, le violazioni della proprietà
intellettuale, le frodi nell’area degli acquisti e le frodi fiscali (queste ultime nella Survey 2011 non erano
state segnalate dagli intervistati).
Rispetto alla Survey del 2011, nella presente edizione l’appropriazione indebita si conferma come prima
tipologia di frode, mentre si registra un’”esplosione” del fenomeno delle frodi contabili (non segnalate nella
Survey del 2011). I crimini dichiarati relativi al riciclaggio, lo spionaggio industriale e l’insider trading
risultano in netta diminuzione rispetto alla precedente edizione.
A livello mondiale, le tipologie di frodi maggiormente riportate sono: al primo posto, come in Italia,
l’appropriazione indebita (69%); al secondo posto, le frodi nell’area degli acquisti (29%) – trattasi di nuova
categoria introdotta nel 2014 -; al terzo posto la corruzione (27%).
In Italia le aziende più colpite dalle frodi appartengono al settore manifatturiero (67%), energia e
utilities (43%), trasporti e logistica (40%), servizi finanziari (28%).
Un’azienda italiana su due, vittima di frodi economico-finanziarie, ha dichiarato che la frode è
stata intercettata grazie al sistema di controllo interno e, in particolare, attraverso i sistemi di
individuazione di operazioni sospette (20% dei casi) ed attività di fraud risk management (15% dei casi) quest’ultima metodologia di rilevazione delle frodi non era emersa nell’edizione 2011. Il 15% delle frodi è
stato individuato grazie a segnalazioni che provengono dall’esterno dell’azienda (cosiddette “soffiate
esterne”).
1
5
Si segnala che ogni intervistato può aver indicato più di un fenomeno di frode.
In Italia, parallelamente ad un aumento di frodi dichiarate rispetto al 2011 (dal 17% al 23%), si riduce il
numero di aziende che ha dichiarato di non aver mai svolto attività di fraud risk assessment (il 25%
del 2014, contro il 37% del 2011) a dimostrazione di un aumento generalizzato della sensibilità sui rischi di
frode. Nell’ambito del 23% di aziende che hanno dichiarato di aver subito frodi, il 70% ha condotto
attività di fraud risk assessment nel periodo di osservazione della Survey. Tali dati indicano una sempre
crescente sensibilità delle aziende sui rischi di frode e sulla necessità di effettuare un monitoraggio
sistematico, potenziando l’efficacia dei controlli e le probabilità di intercettare i casi di frode.
In Italia, un’azienda su quattro (26%) che ha dichiarato di essere stata vittima di frodi ha indicato di
aver subìto danni quantificati tra 0,8 e 75 milioni di euro. In particolare, i fenomeni fraudolenti con
impatto finanziario più elevato sono quelli realizzati da autori interni all’azienda (le frodi con gli impatti
finanziari tra i 3,7 milioni e i 75 milioni di dollari (9%) sono state commesse esclusivamente da autori interni).
In Italia, l’autore delle frodi è prevalentemente un soggetto interno all’azienda (secondo il 61% degli
intervistati), mentre a livello globale l’autore delle frodi è interno per il 56% ed esterno per il 40%.
Nelle attività di lotta contro le frodi, le aziende non sono preoccupate solo dei potenziali danni economici,
ma anche dei cosiddetti “danni collaterali”, difficilmente quantificabili in termini finanziari, che
riguardano in particolare: la motivazione dei dipendenti (22% dei casi), la reputazione dell’azienda (17%
dei casi) e le sanzioni delle autorità di vigilanza (13% dei casi).
Dalla Survey italiana del 2014 risulta cambiato, rispetto al 2011, il profilo del “fraudster” interno
all’azienda: appartiene al senior management, è in servizio nell’azienda da più di 10 anni, è uomo, età tra i
41 e i 50 anni, ha un titolo di studio tra la scuola secondaria e la laurea. Nel 2011, invece, apparteneva al
middle management, in servizio da 3 a 5 anni, uomo, età tra i 31 e i 40 anni, diploma di scuola secondaria.
Diversamente da quanto registrato in Italia, a livello globale nel 2014 l’autore interno è: appartenente al
middle management, in servizio da 3 a 5 anni, uomo, età tra i 31 e i 40 anni, con titolo di studio tra la
scuola secondaria e la laurea.
In Italia, l’autore di una frode, che appartiene alle funzioni apicali di un’azienda, possiede un elevato grado
di esperienza e può avere maggiori opportunità e conoscenze per poter perpetrare l’evento fraudolento.
Infatti, gli intervistati in Italia hanno dichiarato (nel 72% dei casi) che l’elemento principale che spinge a
perpetrare i crimini economici è riconducibile alle opportunità di portare avanti l’evento fraudolento senza
essere scoperti grazie all’abilità e alle competenze tecniche necessarie alla realizzazione dell’atto,
bypassando le barriere del sistema di controllo interno.
In questa edizione della Survey si nota una correlazione tra la modifica del profilo dell’autore interno
che emerge dalle risposte fornite e l’aumento delle frodi contabili e fiscali. È possibile che
l’incremento di tali tipologie di frodi sia principalmente attribuibile a soggetti che occupano posizioni
apicali perché la messa in atto di tali frodi è caratterizzata dalla necessità di elevate competenze tecniche e
dal fatto che solo determinati soggetti nell’azienda possono perpetrarle grazie alla loro posizione e alla
conoscenza dei punti deboli del sistema di controllo interno all’azienda.
In Italia, le frodi che provengono dall’esterno dell’azienda sono commesse per la maggior parte da clienti
(67%). Dall’edizione 2011 emergeva invece che le frodi provenienti dall’esterno erano perpetrate per il 60%
dei casi da soggetti che non avevano nessuna relazione professionale con l’azienda (ex dipendenti,
concorrenti, organizzazioni criminali come hackers).
Corruzione
In Italia il 13% delle aziende rispondenti alla Survey, che hanno subito frodi negli
ultimi 24 mesi, ha riportato almeno un caso di corruzione2. Si registra pertanto un
aumento della diffusione del fenomeno rispetto alla passata edizione della nostra Survey
2011, nella quale veniva evidenziato il 10% dei casi di corruzione. A livello globale tuttavia
2
Si precisa che il nostro questionario è stato sottoposto prevalentemente ad aziende del settore privato.
6
la diffusione di tale reato, negli ultimi 24 mesi, si attesta ad un livello pari a più del doppio
rispetto al dato italiano (27%). Risulta quindi di tutta evidenza come in Italia il fenomeno
della corruzione sia notevolmente “sottostimato” rispetto al resto del mondo. In Italia i casi
di corruzione riportati dal nostro campione risultano “in linea” con il resto delle regioni
dell’Europa Occidentale (12%), ma non con i paesi dell’Europa Orientale, dove il dato risulta
addirittura tra i peggiori (39%), insieme all’Africa.
Le aziende rispondenti alla Survey italiana 2014 ritengono che, il reato di corruzione
possa determinare il rischio di un’interruzione di attività aziendale nel 39% dei casi,
di danni reputazionali all’immagine aziendale associati al reato nel 34% dei casi e,
perdite finanziarie nel 18% dei casi.
Nel campione di aziende che operano in mercati ad alto rischio di corruzione, il 27%
delle aziende italiane intervistate ha dichiarato di aver perso un’opportunità
commerciale a favore di un concorrente che avrebbe pagato una tangente. Mentre,
nell’ambito dello stesso campione, un ulteriore 40% ritiene invece di aver probabilmente
perso un’opportunità commerciale a causa di una tangente versata da un competitor.
Quasi un terzo delle aziende italiane che ha risposto alla nostra Survey ritiene di
poter essere “vittima” di episodi di corruzione in futuro. Tale dato risulta essere più del
doppio rispetto ai casi riportati nella precedente Survey. Inoltre, solo per l’Italia si registra
una significativa discrepanza tra i casi dichiarati (13%) e i casi percepiti (27%), mentre a
livello globale, il risultato sui dati “percepiti” (29%) è in sostanza allineato ai dati registrati
(27%).
Cybercrime
Con il 22% sul totale delle frodi subite dalle aziende italiane, le frodi informatiche (o
cybercrime) rappresentano la seconda categoria di frode più frequentemente dichiarata, in
aumento rispetto al 2011 (19%) e seconda solo all’appropriazione indebita. Tuttavia è possibile
che il fenomeno sia sottostimato in quanto meno facilmente individuabile da parte delle
aziende o talvolta non volutamente condiviso (ad esempio in caso di violazioni nell’accesso a
dati riservati).
In Italia, un’azienda su tre percepisce il rischio di cybercrime in aumento rispetto al 2011,
mentre quasi la metà ritiene che il rischio sia rimasto invariato. A livello globale invece la metà
delle aziende che hanno risposto percepisce il rischio cybercrime in aumento.
Il fenomeno del cybercrime non è solo un problema tecnologico, ma è un problema di
tipo strategico, che permea i processi aziendali delle società, sempre più orientati
all’utilizzo delle tecnologie e di Internet. Questo dato è confermato anche dal fatto che il
cybercrime colpisce trasversalmente più tipologie di settori: servizi finanziari, assicurativo,
energia, comunicazioni, intrattenimento e media. Nell’edizione 2011, invece, il settore più
colpito era quello dei servizi finanziari, con frodi collegate all’ e-banking, alla clonazione di
carte di credito/debito, o al cosiddetto cyber-laundering.
Gli impatti del cybercrime che preoccupano maggiormente le aziende italiane sono: danni
reputazionali (per il 65% delle aziende intervistate), rischi connessi alla violazione di normative
(64%), perdite finanziarie dirette conseguenti alla frode informatica (60%), interruzione dei
servizi (59%) a causa di attacchi a sistemi informativi centralizzati (hacking), ma anche furto o
perdita di dati personali sugli utenti (58%), furto di informazioni e dati riservati (55%).
Più della metà delle aziende del campione italiano pensa che il cybercrime sia una minaccia
proveniente dall’esterno e non dall’interno dell’azienda stessa; il 23% pensa che si tratti di un
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rischio tanto esterno quanto interno e solo il 7% ritiene che sia una minaccia interna.
Il 3% delle aziende italiane ha riportato di aver vissuto episodi di Cybercrime tramite i social
network come Facebook e Twitter, mentre il 12% non sa rispondere se sia stata vittima di questa
tipologia di frode. Per la cyber criminalità i profili presi di mira sono quelli che hanno un
maggior numero di follower.
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1Le frodi economico finanziarie
nell’edizione 2014
La dimensione del fenomeno
All’edizione della Global Crime Survey 2014 hanno risposto 5.128 organizzazioni di oltre 95 paesi a livello
globale, di cui il 54% ha più di 1000 dipendenti. Più di un terzo (35%) della popolazione della Survey è
composto da società quotate. In Italia hanno aderito 101 organizzazioni, di cui il 50% ha a livello di gruppo
più di 1000 dipendenti in tutto il mondo e il 34% è quotato in borsa.
Nell’edizione 2014 della PwC Economic Crime Survey, il fenomeno delle frodi economico – finanziarie
risulta in crescita rispetto a quanto emerso dalla precedente Survey del 2011, in particolare:
• in Italia si registra un aumento del 6%: un’azienda su quattro (23%) ha dichiarato di essere stata vittima
di frodi, contro il 17% del 2011;
• in Europa Occidentale l’aumento è del 5% (35% nel 2014, contro il 30% del 2011), mentre a livello
mondiale il fenomeno frodi è in crescita del 3%: il 37% delle aziende intervistate ha dichiarato di aver
subito almeno una frode, contro il 34% del 2011. I Paesi le cui aziende dichiarano il maggior numero di
frodi sono il Sudafrica, l’Ucraina, la Russia.
Rispetto allo scenario globale, quindi, l’Italia si posiziona sotto la media globale del 37%, vicina a paesi
quali Turchia, Perù, Hong Kong/Macao, Giappone, Portogallo, Danimarca, Arabia Saudita.
In base ai risultati sopra riportati sembrerebbe pertanto che il dato italiano sulla diffusione del fenomeno
rappresenti una situazione maggiormente “positiva” dell’Italia rispetto a quella globale. Considerando
comunque che in Italia si è registrato un incremento del 6% del numero di frodi dichiarate dalle aziende
rispetto al 2011, si potrebbe anche pensare che la percentuale di frodi dichiarate in questa edizione possa
essere sottostimata, a causa della combinazione di più fattori come la predisposizione delle aziende a non
divulgare il fenomeno oppure a causa della difficoltà per le aziende stesse ad individuare alcune sofisticate
e sempre più diffuse tipologie di frodi (come ad esempio le frodi legate al “cybercrime”).
Grafico 1. Evoluzione delle frodi
dichiarate nelle diverse edizioni della
PwC Economic Crime Survey dal 2003
al 2014 (confronto Italia - Europa
Occidentale - Globale)
50
40
30
20
10
9
Quali sono le aree geografiche più colpite nel mondo?
L’Africa continua a riportare la più alta percentuale di frodi economico-finanziarie (50%).
Il Nord America si posiziona al secondo posto (41%), riflettendo anche l’elevato numero di risposte alla
Survey e l’utilizzo di sofisticati processi di “fraud detection”.
A seguire l’area dell’Europa dell’Est riporta un numero di aziende vittime di frodi pari al 39%, superiore
alla media globale.
In Europa Occidentale i risultati si attestano sul 35% dei casi in media (contro il 30% del 2011). Tale
risultato potrebbe essere influenzato dall’attuale focus dei legislatori, inclusa l’Unione Europea, in
particolare sulle frodi del settore bancario e dei servizi finanziari.
Il Medio Oriente (21%) presenta una situazione singolare: nonostante il livello di frodi economicofinanziarie sia il più basso di tutte le aree geografiche, le aziende che hanno risposto di aver subito una
frode hanno indicato un elevato numero di tipologie e casi di frode.
Grafico 2. Frodi economico-finanziarie divise per aree geografiche (2014)
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I settori più colpiti in Italia
In Italia, le aziende che hanno dichiarato di aver subìto un maggior numero di frodi appartengono al
settore manifatturiero (67%), energia e utilities (43%), trasporti e logistica (40%), servizi finanziari (28%).
A livello globale i settori più colpiti risultano essere: servizi finanziari (49%), retail (49%),
telecomunicazioni (48%), turismo (41%), settore pubblico (41%).
Grafico 3. Le frodi economico – finanziarie riportate per settore in Italia (2014)
Tipologie di frodi
In Italia, le categorie di frodi più diffuse denunciate dalle aziende nel periodo della Survey sono le seguenti:
• al primo posto si attesta l’appropriazione indebita, che rappresenta il 65% circa delle frodi dichiarate;
• al secondo posto si classificano il “cybercrime” (dichiarato nel 22% dei casi) e le frodi contabili (anch’esse
riportate nel 22% dei casi). Se da un lato il cybercrime riporta un incremento del 3% rispetto al 2011, le frodi contabili registrano in questa edizione una vera e propria ”esplosione” rispetto al 2011, in cui non erano state dichiarate dalle aziende;
• al terzo posto si collocano le frodi fiscali, le contraffazioni e le violazioni delle proprietà intellettuali, le frodi nell’area degli acquisti, ciascuna al 13%. Si noti in particolare che, nell’ambito di tale raggruppamento, il fenomeno della corruzione evidenzia un trend crescente con un aumento del 3% (13% del 2014, contro il 10% del 2011) e le frodi fiscali risultano in netto aumento (13% nel 2014, mentre nel 2011 non erano state segnalate dalle aziende);
• al quarto posto, i comportamenti anticoncorrenziali (9%), che presentano un aumento del 5% rispetto al 2011, e le frodi commesse nell’ambito della selezione e gestione delle risorse umane (9%).
A seguire troviamo le frodi aventi ad oggetto mutui e finanziamenti (4%) e i crimini relativi al riciclaggio,
lo spionaggio industriale e l’insider trading che risultano in netta diminuzione rispetto alla precedente
edizione.
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Come nell’edizione del 2011, in Italia l’appropriazione indebita
si conferma la tipologia di frode più diffusa (65%),
in linea con il livello globale (69%).
A livello mondiale le tipologie di frode maggiormente dichiarate dalle aziende sono: l’appropriazione
indebita (69%); le frodi nell’area degli acquisti (29%); la corruzione e concussione (27%). A livello
europeo si attestano l’appropriazione indebita (61%); il cybercrime (26%); le frodi nell’area degli
acquisti (18%).
Grafico 4. Tipologia di frodi dichiarate dalle aziende italiane a confronto con i dati globali e dell’Europa Occidentale (2014)
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
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Focus: aumento delle frodi contabili (+22%) e delle frodi
fiscali (+13%) in Italia
L’edizione italiana della PwC Crime Survey 2014 riporta una vera e propria “esplosione”
delle frodi contabili e di bilancio (in aumento del 22%) e delle frodi fiscali (in crescita del
13%), rispetto all’edizione del 2011, in cui tali fenomeni non erano stati praticamente
segnalati. Tali risultati possono condurre alle seguenti considerazioni:
•Le frodi contabili sono commesse principalmente con l’obiettivo di fornire ai destinatari del
bilancio e della reportistica aziendale (tra cui investitori, creditori, finanziatori) informazioni
non veritiere e corrette in merito al patrimonio dell’impresa e alla sua redditività, allo scopo
di condizionare i giudizi e le decisioni dei destinatari stessi. Le frodi fiscali sono perpetrate
con l’intenzione di omettere il pagamento dei reali debiti d’imposta verso lo stato.
In un periodo di crisi economica come quello attuale, le difficoltà finanziarie possono
spingere le aziende ad alterare i bilanci e la reportistica aziendale, presentando risultati
migliori rispetto a quelli reali, al fine di ottenere benefici altrimenti non raggiungibili. Si
pensi ad esempio all’accesso alle fonti di finanziamento per assicurarsi la continuità
aziendale, al rating da parte di agenzie internazionali che possono condizionare
l’andamento del titolo azionario, al raggiungimento di obiettivi da parte del management
per l’ottenimento di bonus, al minor pagamento di imposte.
• La maggior rilevazione delle frodi contabili e fiscali può essere collegata ad una crescente
attenzione da parte delle aziende al monitoraggio e alla prevenzione del fenomeno.
Infatti in tale edizione emergono due aspetti principali:
-
l’aumento delle aziende che hanno effettuato attività di fraud risk assessment (+16% rispetto al 2011);
-
l’aumento del numero di eventi fraudolenti individuati tramite attività di fraud risk management/monitoraggio (+15% rispetto al 2011).
Procurement fraud (13%): una nuova categoria introdotta
nel 2014, in un contesto internazionale di crescente adozione
di sistemi di outsourcing
Tale categoria si classifica a livello globale al secondo posto (29%), mentre in Italia al terzo
posto, dichiarata dal 13% delle aziende. Nell’ambito del processo degli acquisti le fasi in cui
si sono manifestate più frodi sono: la selezione dei fornitori (67%), il processo di
assegnazione delle gare d’appalto (33%), la gestione dei contratti con i fornitori (33%), i
pagamenti (33%).
Spesso tali frodi sono difficili da individuare per la complicità tra dipendenti interni e
soggetti esterni.
I sistemi per mitigare i rischi di tali frodi possono essere:
•introdurre sistemi di due diligence per la selezione e il monitoraggio dei rischi connessi
ai fornitori;
• potenziare il sistema di controllo interno, con particolare attenzione alla definizione dei
poteri autorizzativi e separazione dei ruoli e delle responsabilità nei processi di gestione
delle anagrafiche e inserimento a sistema di nuovi fornitori, gestione degli ordini,
fatturazione e pagamenti;
• introduzione di sistemi di analisi informatiche dei dati (es. rilevazione del numero di
pagamenti appena sotto il limite autorizzativo e di pagamenti inusuali e ripetuti ad uno
specifico fornitore, match tra dati anagrafici e bancari dei fornitori e dati dei dipendenti,
ecc);
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• introduzione di procedure formalizzate sul monitoraggio di agenti e intermediari che
operano in particolare nei paesi emergenti ad alto rischio di corruzione.
Due tipologie di minacce per i processi aziendali
Da un punto di vista analitico, le frodi economico-finanziarie possono essere classificate in due tipologie di
minacce:
• Minacce specifiche: sono le frodi che si manifestano attraverso un episodio “specifico”, circoscritto a
“specifiche” azioni di un dipendente “disonesto”, come ad esempio le violazioni commesse in caso di
asset misappropriation di beni e/o denaro.
• Minacce al sistema aziendale: sono le frodi che costituiscono un attacco multilaterale al “sistema
aziendale” e possono avere degli impatti maggiori rispetto agli episodi specifici, determinare sanzioni
onerose e deteriorare la reputazione. Tali crimini infatti permeano attraverso i punti di debolezza
potenzialmente esistenti nel sistema aziendale. Si fa riferimento ad esempio agli episodi di corruzione
(in violazione di norme legislative, come ad esempio l’US Foreign Corrupt Practices Act - FCPA - o l’UK
Bribery Act), al coinvolgimento dell’organizzazione in attività di riciclaggio o alle pratiche
anticoncorrenziali.
I crimini economici rappresentano una minaccia pervasiva nell’ambito del business e possono colpire un
elevato numero di processi aziendali.
Grafico 5. I processi aziendali a rischio
di frode
Correlazione tra frodi dichiarate e fraud risk assessment
Nell’edizione della Global Economic Crime Survey 2014, è stato comparato il livello di frodi dichiarate in
Italia con il dato relativo alla percentuale di aziende che hanno svolto procedure di valutazione e
monitoraggio dei rischi di frode (“Fraud Risk Assessment”) nello stesso periodo. Dall’analisi è emerso che:
• nell’ambito del 23% di aziende che hanno dichiarato frodi, il 70% ha condotto attività di fraud risk
assessment nel periodo di osservazione della Survey (contro il 54% del 2011);
• si è ridotto il numero di aziende che ha dichiarato di non aver mai svolto attività di fraud risk assessment
(il 25% del 2014, contro il 37% del 2011).
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Dai risultati sopra riportati, emerge pertanto che le organizzazioni sono sempre più consapevoli del fatto
che un monitoraggio sistematico dei rischi di frode ed una maggiore attenzione all’efficacia dei controlli
interni aumentano le probabilità di intercettare i casi di frode e di mitigare i rischi.
La frequenza con cui il 70% delle aziende italiane ha svolto attività di fraud risk assessment è la seguente:
annuale (37%), semestrale (7%), trimestrale (10%), con una maggior frequenza rispetto a quella
trimestrale (3%). Il 13% ha svolto tali attività una sola volta nel periodo della Survey.
Grafico 6. Frequenza del Fraud Risk assessment (2014)
Un solido sistema di Fraud Risk Assessment prevede:
• la mappatura dei rischi di frode dei processi aziendali;
• la valutazione dei rischi di frode più rilevanti, in base alla significatività e alla probabilità di
accadimento;
• l’identificazione e valutazione dei controlli interni implementati per mitigare i rischi;
• il monitoraggio e l’aggiornamento periodico dei programmi anti-frode presenti
nell’organizzazione, al fine di colmare le carenze di controllo.
15
Metodi di intercettazione delle frodi
In Italia, un’azienda su due (50%) ha dichiarato che la frode è stata intercettata grazie ad attività di
monitoraggio che possono rientrare nel più ampio “sistema di controllo interno aziendale”: tale sistema
include in particolare attività e processi di monitoraggio delle transazioni sospette e l’analisi informatica
dei dati (20%), attività di fraud risk management (15%), attività di routine della funzione Internal Audit
(10%), e, in minor misura, tramite la funzione sicurezza aziendale (IT e fisica) (5%). Da questi dati
emergono due considerazioni principali:
•nell’area dell’Europa Occidentale (31%) e in generale a livello globale (25%), i sistemi di monitoraggio
delle transazioni sospette, potenziati in particolare attraverso l’implementazione di metodologie di
analisi informatiche dei dati, risultano strumenti più avanzati nell’intercettazione delle frodi rispetto al
contesto italiano (20%).
•rispetto all’edizione del 2011, le attività di fraud risk management in Italia risultano significativamente
aumentate (15% nel 2014, mentre nel 2011 non erano state dichiarate dai rispondenti), attestandosi
sopra la media globale e dell’Europa Occidentale (entrambe all’11%). Tale fenomeno indica che le
organizzazioni considerano gli strumenti studiati “su misura” per la prevenzione e il monitoraggio delle
frodi come validi alleati al fine della mitigazione dei danni.
É interessante notare come il 15% delle frodi sia stato intercettato grazie a “soffiate esterne”, dimostrando
che lo sviluppo di una cultura aziendale improntata sui principi del codice etico e il rispetto della
compliance aziendale rappresentano un efficace strumento di individuazione e prevenzione di eventi
fraudolenti. Sempre nell’ambito della cultura aziendale, il “whistleblowing system” e le soffiate interne
hanno contribuito ad individuare le frodi nel 20% dei casi. Si noti che il sistema di whistleblowing, pur
essendo stato implementato in Italia da un numero inferiore di aziende rispondenti alla Survey rispetto alla
media globale (Italia 56% contro il 62% globale), è ritenuto più efficace dalle aziende italiane (nel 60% dei
casi) che a livello mondiale (nel 50% dei casi).
Parallelamente allo sviluppo di un sistema di controllo interno e di una cultura aziendale fondata sul
codice etico, le frodi talvolta possono essere individuate anche accidentalmente: infatti il 5% delle aziende
italiane ha intercettato il problema per caso.
Grafico 7. Metodi di intercettazione
delle frodi (2014)
Metodi fuori
0%
5%
10%
15%
20%
25%
30%
35%
16
Le aziende rispondono sempre più severamente contro
i fraudster. Azioni legali, denuncia alle autorità e licenziamento
sono le principali reazioni delle aziende italiane nei confronti
delle frodi commesse da insider.
Come reagiscono le aziende?
Nel periodo della Survey 2014 è emerso che le aziende italiane hanno reagito più severamente rispetto al
2011 contro gli autori interni ed esterni delle frodi, in particolare:
•
le aziende italiane che hanno intercettato frodi commesse internamente (da dipendenti o da manager a vario livello) hanno avviato azioni legali e richieste di risarcimento dei danni nell’86% dei casi, un dato in fortissima crescita (+56%) rispetto al 2011 in cui tali misure erano state attuate solo nel 30% dei casi e nettamente sopra la media globale (44%). Tali provvedimenti sono tipicamente correlati a frodi consistenti nell’appropriazione indebita di asset aziendali, come ad esempio la cassa e i beni di magazzino. Contro i fraudster interni, inoltre, il 79% delle aziende ha risposto con il licenziamento, la denuncia alle forze dell’ordine (79%) e la notifica della frode alle autorità di vigilanza, come la CONSOB (64%).
• Per quanto riguarda le frodi esterne, nel 78% dei casi le aziende vittime hanno interrotto le relazioni d’affari in corso con l’autore della frode ed avviato cause legali per i risarcimenti dei danni (67%), denunciando il fatto alle forze dell’ordine (56%).
Grafico 8. Reazioni alle frodi (Italia
2014 -2011)
Danni economici
In Italia, un’azienda vittima di frodi su quattro (26%) ha indicato di aver subìto nel periodo della Survey
danni quantificati tra circa 0,8 e 75 milioni di euro, contro stime più basse della media globale (18%) e
dell’Europa Occidentale (15%).
17
In Italia, circa un’azienda su cinque (22%) non è in grado
di stimare quanto sono “costate” le frodi nel periodo della Survey.
É significativo notare inoltre che circa un’azienda italiana su cinque (22%) non è in grado di stimare i
danni economici derivanti dai crimini finanziari (rispetto all’8% della media globale e dell’Europa
Occidentale).
É allarmante il fatto che, a livello mondiale, il 2% delle organizzazioni intervistate ha riportato danni per
un importo superiore ai 75 milioni di Euro.
Grafico 9. Impatto finanziario
complessivo dei danni provocati dalle
frodi (2014)*
Grafico 10. Relazione tra impatto finanziario
della frode e profilo dell’autore (2014)*
In particolare, gli eventi fraudolenti con impatto finanziario più
elevato sono quelli realizzati da autori interni all’azienda. In Italia,
le frodi con gli impatti finanziari tra i 3,7 milioni e i 75 milioni di
Euro (9%) sono state commesse esclusivamente da autori interni.
18
Le frodi non causano solo danni economici, ma si ripercuotono
sulla motivazione e il morale dei dipendenti e indeboliscono
la reputazione aziendale.
Danni collaterali
Nelle attività di lotta contro le frodi, le aziende non sono preoccupate solo dei potenziali danni economici,
ma anche dei cosiddetti “danni collaterali”, difficilmente stimabili in termini finanziari. Le aziende italiane
hanno dichiarato che gli impatti più significativi delle frodi si manifestano sulla motivazione e il morale dei
dipendenti (22% nel 2014, dato fortemente in crescita rispetto al 5% del 2011) e sulla reputazione e brand
(17% nel 2014, in lieve diminuzione rispetto al 19% del 2011). Si evidenziano inoltre significativi danni che
possono derivare dalle sanzioni delle autorità di vigilanza (13% contro il 14% del 2011) e influenzare il
prezzo delle azioni (9% nel 2014, in aumento rispetto al 5% del 2011).
Grafico 11. Impatti significativi
delle frodi sul business (2014 )
Le organizzazioni sono consapevoli che la realizzazione di un buon clima aziendale, il consolidamento
dell’immagine di un brand affidabile e la costruzione di rapporti di fiducia con i partner commerciali e le
autorità di vigilanza contribuiscono a migliorare la reddittività aziendale.
Tali fattori sono fondamentali in un mondo interconnesso dove le eventuali notizie “negative” che derivano
dal verificarsi di eventi fraudolenti si diffondono rapidamente tramite Internet, i social media e la
trasmissione delle news 24 ore al giorno, 7 giorni su 7.
19
La percezione del futuro
In quest’edizione della Crime Survey italiana è stato chiesto alle aziende di indicare gli eventi fraudolenti
che rappresentano i maggiori rischi per le organizzazioni nel futuro. Dal grafico 12, che riassume le
risposte per l’Italia e il confronto con i dati globali, si può evincere che le situazioni maggiormente temute
sono:
•l’appropriazione indebita (30%) e le frodi perpetrate nell’ambito del processo degli acquisti (30%);
•gli episodi di corruzione e concussione (27%);
•il cybercrime (18%), le violazioni delle proprietà intellettuali (17%), il riciclaggio di denaro (13%) e le
frodi contabili (13%).
Grafico 12. La percezione delle aziende
per i prossimi due anni
0%
5%
10%
15%
20%
25%
30%
35%
40%
Grafico 13. Confronto frodi dichiarate
e percezione del futuro (Italia – 2014)
Sulla base dei dati riportati nel Grafico 13, emerge che per alcune
tipologie di frodi, ed in particolare in relazione ai fenomeni
“corruzione” e “frodi nell’area acquisti”, il numero di frodi (in %)
che le aziende prevedono di dover “fronteggiare” nei prossimi due
anni è sensibilmente maggiore rispetto a quanto dichiarato dalle
stesse nel periodo della Survey. Per tale motivo le aziende sono
seriamente “preoccupate” per il futuro visto che si aspettano uno
scenario senz’altro peggiore rispetto al presente.
20
2 Il fraudster
Profilo del fraudster:
senior manager,
uomo tra i 41 e 50
anni, in azienda da
più di 10 anni.
Nella Crime Survey 2014 abbiamo chiesto ai partecipanti che hanno
avuto esperienze di frodi di profilare il fraduster.
A livello globale, l’esecutore delle frodi è interno all’azienda per il 56% di
rispondenti ed esterno all’azienda per il 40% dei rispondenti. Il 4% delle
aziende non ha questa informazione.
Grafico 14. Il fraudster è interno o esterno all’azienda?
In Italia, il 61% dei rispondenti ha affermato che l’esecutore delle frodi è
interno all’azienda e il 39% che è esterno.
A livello di settore è interessante notare come quello finanziario sia
l’unico a riportare l’andamento contrario: il 60% delle frodi sono
commesse da autori esterni, mentre il 40% da autori interni.
21
Identikit del fraudster interno all’azienda
Dalla Survey italiana del 2014 risulta cambiato, rispetto al 2011, il profilo del
“fraudster” interno all’azienda: appartiene al senior management, è in
servizio nell’azienda da più di 10 anni, è uomo, età tra i 41 e i 50 anni, ha un
titolo di studio tra la scuola secondaria e la laurea.
Nel 2011, invece, apparteneva al middle management, in servizio da 3 a 5
anni, uomo, età tra i 31 e i 40 anni, diploma di scuola secondaria.
Diversamente da quanto registrato in Italia, a livello globale nel 2014 l’autore
interno è: appartenente al middle management, in servizio da 3 a 5 anni,
uomo, età tra i 31 e i 40 anni, con titolo di studio tra la scuola secondaria e la
laurea.
Grafico 15. Profilo del fraudster interno
In Italia, l’autore delle frodi compiute nel periodo della Survey appartiene
nel 36% dei casi al senior management, pertanto possiede un elevato
grado di esperienza e può avere maggiori opportunità e conoscenze per
poter perpetrare l’evento fraudolento.
Nel grafico 16 si riportano i livelli del fraudster emersi dal confronto con i
dati delle principali aree geografiche e con la media a livello mondiale e nel
grafico 17 il confronto tra le caratteristiche del fraudster tra 2014 e 2011:
Grafico 16. Il livello del fraudster
nell’ambito dell’organizzazione
22
Grafico 17. Caratteristiche del fraudster
- Italia confronto 2014 -2011
23
Grafico 18. Il triangolo delle frodi
(Italia - 2014)
Elementi che spingono a perpetrare le frodi interne
I tre principali elementi che spingono a perpetrare i crimini economici
sono le opportunità e abilità, la razionalizzazione, gli incentivi e le
pressioni.
In Italia, tre quarti dei rispondenti (72%) hanno indicato che le
opportunità e le abilità sono il fattore che ha contribuito maggiormente
alla commissione delle frodi interne. L’opportunità di perpetrare l’evento
fraudolento senza essere scoperti può essere favorita in situazioni di
assenza di controllo o di controlli insufficienti. L’abilità del management
è caratterizzata dalle competenze tecniche necessarie alla realizzazione
dell’atto e dalla capacità del management di ovviare eventuali controlli
interni. Seguono la razionalizzazione (21%), che rappresenta il
comportamento mediante il quale l’autore della frode minimizza o
giustifica a livello soggettivo l’atto illecito. Infine si collocano gli incentivi
e le pressioni (7%), legati alla volontà di conseguire obiettivi di
redditività o di risultato il cui mancato conseguimento avrebbe impatti
per la direzione o per i suoi singoli elementi (es. bonus legati a risultati,
conseguimento di obiettivi di business plan comunicati al mercato).
Dei tre fattori le opportunità sono l’elemento che l’organizzazione può
tenere più sotto controllo per prevenire i rischi di frode, al contrario delle
abilità del management e dei dipendenti.
Frodi esterne
Grafico 19. Profilo del frodatore esterno
• Per quanto riguarda le
frodi esterne, è
significativo notare come
in questa edizione ben il
67% dei casi risulti
realizzato da clienti,
mentre nel 2011 la
maggioranza delle frodi
era perpetrata da soggetti
che non avevano alcuna
relazione professionale
con l’azienda (in
particolare ex dipendenti,
concorrenti, ma anche
organizzazioni criminali e,
nel caso delle frodi
informatiche, da hackers).
• Le frodi realizzate da
fornitori e quelle realizzate
da agenti o intermediari
rappresentano il restante
33% delle frodi esterne.
24
3Corruzione
“Corruptio omni
pessima” (Ciò
che era ottimo,
una volta
corrotto, è
pessimo)3
Il contesto normativo
Nell’ordinamento giuridico italiano il reato di “Corruzione” è descritto agli
articoli 318-322 del Codice Penale4. Il reato di corruzione (art. 318) è indicato
come un reato “a carico” del pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni
a seguito della modifica introdotta dalla legge 190 del 2012 “Il pubblico
ufficiale che, per l’esercizio delle sue funzioni o dei suoi poteri, indebitamente
riceve, per sé o per un terzo, denaro o altra utilità o ne accetta la promessa è
punito con la reclusione da uno a cinque anni”; tuttavia tale definizione va letta
insieme con il dettato dell’art. 321 (pene per il corruttore) secondo cui,5 le
pene stabilite per il pubblico ufficiale in sostanza si applicano anche a chi dà o
promette (al pubblico ufficiale o all’incaricato di un pubblico servizio) il
denaro od altra utilità.
La normativa italiana in materia di corruzione ha subito un notevole
cambiamento nell’ultimo decennio con l’introduzione del (noto) Decreto
Legislativo 231 del 2001 che disciplina la “Responsabilità Amministrativa delle
Società e degli Enti” 6 e, più recentemente, della citata legge 6 novembre 2012,
n. 190 recante le “Disposizioni per la prevenzione e la repressione della
corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione” 7.
In particolare con la prima, che impone la responsabilità amministrativa e
patrimoniale agli Enti soggetti alla normativa in caso di commissione, da
parte di soggetti apicali di Società o Enti, dei reati previsti dal codice penale
tra cui il reato di concussione e corruzione (art.258 del D. Lgs.), si è voluto
introdurre un forte strumento di “prevenzione” e “controllo” del rischio (per
l’azienda e/o l’ente) derivante da atti corruttivi.
Papa Gregorio I Magno (da “Moralia in Iob” )
3
4
Art. 318, Corruzione per l’esercizio della funzione; Art. 319, Corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio; Art. 319 ter, Corruzione in atti giudiziari;
Art. 320, Corruzione di persona incaricata di pubblico servizio; Art. 321, Pene per il corruttore; Art. 322, Istigazione alla corruzione.
5
Art. 321, “Pene per il corruttore”: “Le pene stabilite nel primo comma dell’articolo 318, nell’articolo 319, nell’articolo 319-bis, nell’art. 319-ter, e
nell’articolo 320 in relazione alle suddette ipotesi degli articoli 318 e 319, si applicano anche a chi dà o promette al pubblico ufficiale o all’incaricato di
un pubblico servizio il denaro od altra utilità”.
6
“Disciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica, a norma
dell’articolo 11 della legge 29 settembre 2000, n. 300”.
7
Pubblicata in Gazzetta Ufficiale 13 novembre 2012, n. 265.
8
25
Art. 25 - Concussione, induzione indebita a dare o promettere utilità e corruzione: 1. In relazione alla commissione dei delitti di cui agli articoli 318, 321
e 322, commi 1 e 3, del codice penale, si applica la sanzione pecuniaria fino a duecento quote. 2. In relazione alla commissione dei delitti di cui agli
articoli 319, 319-ter, comma 1, 321, 322, commi 2 e 4, del codice penale, si applica all’ente la sanzione pecuniaria da duecento a seicento quote. 3. In
relazione alla commissione dei delitti di cui agli articoli 317, 319, aggravato ai sensi dell’articolo 319-bis quando dal fatto l’ente ha conseguito un
profitto di rilevante entità, 319-ter, comma 2, 319-quater e 321 del codice penale, si applica all’ente la sanzione pecuniaria da trecento a ottocento
quote. 4. Le sanzioni pecuniarie previste per i delitti di cui ai commi da 1 a 3, si applicano all’ente anche quando tali delitti sono stati commessi dalle
persone indicate negli articoli 320 e 322-bis. 5. Nei casi di condanna per uno dei delitti indicati nei commi 2 e 3, si applicano le sanzioni interdittive
previste dall’articolo 9, comma 2, per una durata non inferiore ad un anno.
In base alle disposizioni di tale normativa infatti risultano puniti, in caso di conseguimento di “un’utilità”
da parte della Società o Ente, o meglio quando vengono commessi, reati nel suo interesse o a suo vantaggio
da: i) persone che rivestono funzioni di rappresentanza, di amministrazione o di direzione dell’ente o di
una sua unità organizzativa dotata di autonomia finanziaria e funzionale nonché da persone che
esercitano, anche di fatto, la gestione e il controllo dello stesso; ii) da persone sottoposte alla direzione o
alla vigilanza di uno dei soggetti di cui al precedente punto. Se le persone sopra indicate hanno agito
nell’interesse esclusivo proprio o di terzi, l’ente non è responsabile (art.5).
La normativa 190 del 2012 ha introdotto gli aspetti della prevenzione e della repressione del fenomeno
corruttivo nell’ambito della Pubblica Amministrazione.
In particolare tale norma presenta un carattere “multi-discliplinare”, in cui strumenti “sanzionatori” si
configurano solamente come alcuni dei fattori per la lotta alla corruzione e all’illegalità nell’azione
amministrativa; sono infatti evidenziati tanto i fattori di prevenzione quanto quelli di repressione,
attraverso nuovi obblighi ed adempimenti a carico di diversi soggetti della Pubblica Amministrazione.
L’aspetto più interessante resta tuttavia l’introduzione di strumenti di prevenzione, come la figura del
“Responsabile della prevenzione e della corruzione” (art.1 commi 7, 8, 10, 12, 14) il quale tra i principali
compiti dovrà predisporre il “piano triennale di prevenzione della corruzione”, che include i seguenti
principali punti9: i) individuare le attività, tra le quali quelle di cui al comma 16, nell’ambito delle quali è
più elevato il rischio di corruzione, anche raccogliendo le proposte dei dirigenti; ii) prevedere, per le
attività individuate ai sensi della lettera i), meccanismi di formazione, attuazione e controllo delle decisioni
idonei a prevenire il rischio di corruzione; iii) prevedere, con particolare riguardo alle attività individuate
ai sensi della lettera i), obblighi di informazione nei confronti del responsabile chiamato a vigilare sul
funzionamento e sull’osservanza del piano; iv) monitorare i rapporti tra l’amministrazione e i soggetti che
con la stessa stipulano contratti o che sono interessati a procedimenti di autorizzazione, concessione o
erogazione di vantaggi economici di qualunque genere, anche verificando eventuali relazioni di parentela o
affinità sussistenti tra i titolari, gli amministratori, i soci e i dipendenti degli stessi soggetti e i dirigenti e i
dipendenti dell’amministrazione;
É importante inoltre sottolineare che la legge 190 del 2012 introduce per la prima volta il nuovo reato di
corruzione tra privati, riferito a tutte quelle ipotesi in cui il “corrotto” non sia un pubblico ufficiale. Infatti
l’articolo 1 (comma 76) della legge 190, che sostituisce l’art. 2635 del Codice Civile, prevede che: “Salvo che
il fatto costituisca più grave reato, gli amministratori, i direttori generali, i dirigenti preposti alla redazione dei
documenti contabili societari, i sindaci e i liquidatori, che, a seguito della dazione o della promessa di denaro o
altra utilità, per sé o per altri, compiono od omettono atti, in violazione degli obblighi inerenti al loro ufficio o
degli obblighi di fedeltà, cagionando nocumento alla società, sono puniti con la reclusione da uno a tre anni.
(…) Le pene stabilite nei commi precedenti sono raddoppiate se si tratta di società con titoli quotati in mercati
regolamentati italiani o di altri Stati dell’Unione europea o diffusi tra il pubblico in misura rilevante (…)”.
É opinione comune tuttavia che probabilmente gli effetti della suddetta normativa 190/2012 potranno
manifestarsi soltanto nei prossimi anni, considerato che uno dei principali strumenti di prevenzione (il
“piano di prevenzione” appunto), ha carattere prospettico e le attività in esso indicate si riferiscono al
successivo triennio a partire dal 31 gennaio 2014 (data ultima per la predisposizione dei piani di
prevenzione da parte delle Amministrazioni).
9
Gli altri aspetti sono: v) monitorare il rispetto dei termini, previsti dalla legge o dai regolamenti, per la conclusione dei procedimenti; vi) individuare
specifici obblighi di trasparenza ulteriori rispetto a quelli previsti da disposizioni di legge.
26
Nonostante l’impulso normativo sopra descritto, il reato di
corruzione in Italia risulta ancora diffuso se consideriamo le
numerose indagini operate dalla Magistratura sul territorio italiano
che hanno coinvolto e coinvolgono aziende italiane e straniere.
Tuttavia, come meglio descritto nelle pagine successive, in base ai
dati del nostro sondaggio, i casi di corruzione riportati risultano
invece abbastanza “contenuti” (13%), dopo i casi di appropriazione
indebita di asset aziendali (65% dei casi), frodi contabili e
informatiche (entrambe con il 22% dei casi).
Le risposte alla Survey sul fenomeno della corruzione
In Italia il 13% delle aziende rispondenti alla Survey, che hanno subito frodi negli ultimi 24 mesi, ha
riportato almeno un caso di corruzione10. Si registra pertanto un aumento della diffusione del fenomeno
rispetto alla passata edizione della nostra Survey 2011, nella quale veniva evidenziato il 10% dei casi di
corruzione. A livello globale tuttavia la diffusione di tale reato, negli ultimi 24 mesi, si attesta ad un livello
pari a più del doppio rispetto al dato italiano (27%). Risulta quindi di tutta evidenza come in Italia il
fenomeno della corruzione sia notevolmente “sottostimato” rispetto al resto del mondo. Una spiegazione di
tale risultato potrebbe essere ricercata nella scarsa disponibilità delle aziende rispondenti a “denunciare”
tale fenomeno oppure per la difficoltà di individuare tale tipologia di frode, tenuto conto che in diversi casi
essa può manifestarsi dietro “normali” transazioni commerciali come l’erogazione di donazioni, omaggi,
ecc. oppure a seguito di una precedente frode (es. fatturazioni fittizie finalizzate alla creazione di fondi neri
destinati alla corruzione).
10
27
Si precisa che il nostro questionario è stato sottoposto prevalentemente ad aziende del settore privato.
In Italia il fenomeno della corruzione risulta notevolmente
“sottostimato” rispetto al resto del mondo.
Una spiegazione di tale risultato potrebbe essere ricercata nella scarsa disponibilità delle aziende
rispondenti a “denunciare” tale fenomeno oppure per la difficoltà di individuare tale tipologia di frode,
tenuto conto che in diversi casi essa può manifestarsi dietro “normali” transazioni commerciali come
l’erogazione di donazioni, omaggi, ecc. oppure a seguito di una precedente frode (es. fatturazioni fittizie
finalizzate alla creazione di fondi neri destinati alla corruzione).
Grafico 19: Il fenomeno della
corruzione nelle diverse aree
geografiche del mondo e in Italia 2014
Inoltre, in Italia i casi di corruzione riportati dal nostro campione risultano “in linea” con il resto delle
regioni dell’Europa occidentale (12%), ma non con il resto dei Paesi europei (Europa Orientale), dove il
dato riportato risulta addirittura tra i peggiori insieme all’Africa (39%).
Si evidenzia tuttavia che tali risultati non sembrano coerenti con l’indicatore della corruzione percepita
2012 (“CPI 2012”)11 pubblicato da Transparency International12 e che colloca l’Italia solo al 72° posto su 176
Paesi esaminati, con un punteggio di 42 su 100, subito dopo Brasile, Sud Africa, Repubblica di Macedonia.
11
Il CPI (Corruption Perception Index) è un indice che determina la percezione della corruzione nel settore pubblico e nella politica in numerosi Paesi nel
mondo, attribuendo a ciascuna Nazione un voto che varia da 0 (massima corruzione) a 100 (assenza di corruzione).
12
Transparency International è un’organizzazione non governativa, no profit, leader nel mondo per le sue azioni di contrasto alla corruzione e di
promozione dell’etica.
28
Come si può notare dal grafico che segue, nell’ambito delle tipologie di frodi dichiarate dalle aziende nel
periodo della Survey, la corruzione, con il 13%, risulta tra i reati meno “dichiarati”, soltanto prima dei casi
di frode dovuti a comportamenti anti-concorrenziali, frodi nell’ambito del personale (entrambi con il 9%) e
frodi sui mutui e finanziamenti (4%).
Grafico 20: Il fenomeno della corruzione a confronto con le altre tipologie di frodi
0%
29
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
Le minacce al sistema aziendale: corruzione, riciclaggio e comportamenti
anticoncorrenziali.
La “corruzione”, insieme al “riciclaggio” e ai “comportamenti anticoncorrenziali” costituiscono una
minaccia al sistema aziendale. I principali impatti percepiti dalle aziende che derivano da tali tipologie di
frodi, declinati nelle tre dimensioni “perdite finanziarie”, “interruzione dell’attività produttiva” e “danni
reputazionali”, evidenziano che la corruzione rappresenta per le aziende la principale causa di tali
problematiche.
Grafico 21: Corruzione, riciclaggio
e comportamenti anticoncorrenziali
– impatti (Italia – 2014)
Rischi associati all’espansione in mercati ad alto rischio di corruzione
Come suggerisce il grafico sotto riportato, quasi un terzo (27%) delle organizzazioni rispondenti al
sondaggio e che investono (o che hanno investito nel periodo della Survey) in Paesi ad alto rischio di
corruzione ha confermato di aver perso un’opportunità perché vittima di un atto corruttivo perpetrato da
un concorrente. Mentre, il 39% dei rispondenti, tra coloro che investono in mercati ad “alto rischio
corruzione”, ha probabilmente perso un’opportunità commerciale a causa del versamento di una tangente
pagata da parte di un concorrente.
Grafico 22: Perdita di opportunità
commerciali a favore di concorrenti
che potrebbero aver pagato una
tangente operando in Mercati ad Alto
Rischio di corruzione (Italia – 2014)
0%
10%
20%
30%
40%
50%
30
Percezione del futuro
A livello italiano, quasi un terzo delle aziende che hanno risposto alla nostra Survey, ritiene di poter essere
“vittima” di episodi di corruzione in futuro.
Tale dato risulta essere più del doppio (27%) rispetto alla percentuale di casi riportati nel periodo della
Survey 2014 (13%).
Si nota inoltre che solo in relazione all’Italia, si registra una discrepanza tra i casi registrati (13%) e i casi
percepiti (27%), mentre a livello globale, il dato relativo ai casi “percepiti” (29%) in sostanza conferma il
dato degli eventi dichiarati (27%).
Tale risultato, potrebbe essere spiegato con il fatto che probabilmente il dato relativo ai casi di corruzione
riportati in Italia (13%) risulterebbe significativamente sottostimato.
Grafico 23: Corruzione: confronto tra casi dichiarati e percezione del futuro
0%
31
10%
20%
30%
40%
50%
60%
4 Cybercrime: i rischi
di un mondo in rete
Nell’edizione della Crime Survey del 2014 l’evoluzione delle tecnologie
insieme ad una crescita esponenziale dei social media e di Internet hanno
cambiato in modo permanente gli scenari del business e dei consumatori.
Sfortunatamente, la connettività e l’accesso a Internet presentano delle “zone
d’ombra” nelle quali sofisticati e motivati criminali possono operare di
nascosto. Per tale ragione le organizzazioni non sanno di essere o essere state
vittime di cyber attacchi, fino a quando questi eventi non si verificano e
proprio per tale motivo le varie tipologie di frodi informatiche rappresentano
le più pericolose casistiche di frodi economico-finanziarie.
L’esperienza delle aziende
In Italia, con il 22% sul totale delle frodi subite dalle aziende italiane, le frodi
informatiche (o cybercrime) rappresentano la seconda categoria di frode più
frequentemente dichiarata, in aumento rispetto al 2011 (19%) e seconda solo
all’appropriazione indebita. Tuttavia è possibile che il fenomeno sia
sottostimato in quanto meno facilmente individuabile da parte delle aziende o
talvolta non volutamente condiviso (ad esempio in caso di violazioni
nell’accesso a dati riservati).
In Italia, un’azienda su tre (33%) percepisce il rischio di cybercrime in
aumento rispetto al 2011, mentre quasi la metà ritiene che il rischio sia
rimasto invariato. A livello globale invece la metà delle organizzazioni che
hanno risposto percepisce il rischio cybercrime in aumento.
Grafico 24: Cybercrime - Percezione
del rischio nel periodo della Survey
32
Cybercrime: un fenomeno sommerso
Sulla base dei dati raccolti in Italia, se da un lato il 22% delle aziende
vittime di frodi ha subìto degli episodi di cybercrime, una percentuale
significativa di coloro che hanno risposto di non essere stati colpiti da
eventi fraudolenti potrebbe aver subito un attacco e non saperlo. Tale
situazione si traduce nell’allarmante risposta che il 25% degli intervistati
ha dichiarato di non sapere a quanto ammontano le perdite finanziarie a
seguito di una frode informatica ed esprime pertanto la pericolosità del
fenomeno.
Grafico 25 – Impatti finanziari del Cybercrime
Un altro aspetto collegato alla mancata trasparenza del fenomeno del
cybercrime è il seguente: anche quando una frode informatica è
individuata, spesso non viene comunicata. Oltre alla violazione della
privacy, ci sono altre informazioni che a livello strategico non devono
essere divulgate, quindi per ragioni competitive tali “perdite di dati”
rimangono confidenziali. Ad esempio, in caso di violazione da parte di
cyber criminali di informazioni sull’offerta di acquisto di società target o su
offerte formulate nella partecipazione a gare d’appalto, probabilmente le
società ritengono più opportuno non divulgare l’incidente.
Quindi la maggior parte dei danni che derivano dal cybercrime non sono
resi pubblici o divulgati, da un lato perché non si sa di essere stati vittima
di attacchi e quindi i danni sono difficili da quantificare, dall’altro lato
perché non c’è la volontà da parte delle aziende di rendere pubbliche tali
informazioni.
Tale situazione crea dei rischi nell’ecosistema del business a livello globale
che dipende dalle tecnologie e dalle proprietà intellettuali.
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Crimini informatici: minaccia esterna o interna?
Più della metà delle aziende del campione italiano pensa che il cybercrime sia una minaccia proveniente
dall’esterno e non dall’interno dell’azienda stessa; il 23% pensa che si tratti di un rischio tanto esterno
quanto interno e solo il 7% ritiene che sia una minaccia interna.
Il cybercrime è un problema strategico
Il fenomeno del cybercrime non è solo un problema tecnologico, ma è un problema di tipo
strategico, che permea i processi aziendali delle società, sempre più orientati all’utilizzo delle
tecnologie e di Internet. Questo dato è supportato anche dal fatto che il cybercrime colpisce
trasversalmente più tipologie di settori: servizi finanziari, assicurativo, energia, comunicazioni,
intrattenimento e media. Nell’edizione 2011, invece, il settore più colpito era quello dei servizi finanziari,
con frodi collegate all’ e-banking, alla clonazione di carte di credito/debito, o al cosiddetto cyberlaundering.
I processi aziendali più a rischio cybercrime sono:
POS (“Point of sale purchases”): servizi di pagamento o incasso con carte di credito, di debito e
prepagate negli esercizi commerciali.
Transazioni ATM (“Automated teller machine”): i prelievi effettuati con il bancomat.
Tutela della privacy dei dati dei clienti archiviati a sistema: spesso i clienti forniscono dati sensibili
sulle informazioni personali, finanziarie, piani di assicurazione e condizioni mediche, soprattutto nel
settore sanitario.
E-commerce: le transazioni effettuate su Internet sono il bersaglio dei cyber criminali con l’obiettivo di
rubare dati identificativi personali e coordinate bancarie.
Posta elettronica: i criminali informatici possono penetrare i sistemi di posta elettronica aziendali ed
accedere alle email per rubare informazioni commerciali, proprietà intellettuale o comunicazioni
strategiche.
Infrastrutture IT: le fattispecie di frode riportate sopra possono essere commesse in caso di punti di
debolezza delle infrastrutture IT, ad esempio le reti WIFI e i sistemi Cloud.
Programmi fedeltà: i dati forniti alle aziende (es. supermercati, negozi di abbigliamento, ecc.) nell’ambito
di iniziative promozionali possono essere utilizzati da parte di hackers per il furto di identità o per la
profilazione delle vittime di potenziali attacchi informatici.
Fusioni e acquisizioni: al completamento di un’operazione di fusione o acquisizione, le società spesso
ritardano la completa integrazione dei sistemi informativi e lo sviluppo di nuove policy sulla sicurezza. In
tal modo l’ambiente IT diventa più vulnerabile da parte di hackers che possono rubare proprietà
intellettuali o altri dati sensibili.
Supply chain: fornitori, appaltatori e distributori appartengono ad un ecosistema. Una violazione nella
supply chain può avere un effetto a cascata sulla sicurezza della rete mettendo a rischio l’accesso a dati
sensibili.
Ricerca e Sviluppo: le tecnologie, i segreti commerciali e le proprietà intellettuali sono un “target” molto
ambìto da Stati, società partecipate dai governi, associazioni criminali e possono essere rubate per favorire
organizzazioni concorrenti.
Espansione del business in nuovi mercati: quando una società entra in un nuovo mercato può essere
vittima del governo locale o dei concorrenti locali che possono avere l’obiettivo di rubare le sue tecnologie,
la lista dei clienti o i piani di marketing.
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Il ruolo dei social network
In particolare nell’edizione 2014 emerge che il 3% delle aziende italiane
ha riportato di aver vissuto episodi di Cybercrime tramite i social
network come Facebook e Twitter, mentre il 12% non sa se è stata
vittima di questa tipologia di frodi. Per la cyber criminalità i profili
presi di mira sono quelli che hanno un maggior numero di follower.
Cyberattack al profilo di un’azienda in Facebook
Lo schema di frode consiste nell’attacco informatico al profilo di
un’azienda. Il cyber criminale ruba le credenziali degli amministratori dei
profili sul social network dell’azienda per attivare su vasta scala attacchi
“phishing”, attraverso il post di annunci di vendita di prodotti inesistenti.
Cliccando su questi annunci, che appaiono come link apparentemente
innocui, l’utente del social network viene indirizzato su pagine web che
contengono programmi definiti ”malware” progettati per impadronirsi
delle coordinate bancarie di chi fa acquisti online.
Danni collaterali
Gli impatti del cybercrime che preoccupano maggiormente le aziende italiane sono: danni reputazionali
(per il 65% delle aziende intervistate), rischi connessi alla violazione di normative (64%), perdite
finanziarie dirette conseguenti alla frode informatica (60%), interruzione dei servizi (59%) a causa di
attacchi a sistemi informativi centralizzati (hacking), ma anche furto o perdita di dati personali sugli utenti
(58%), furto di informazioni e dati riservati (55%).
Grafico 26: Impatti del Cybercrime che preoccupano le aziende (2014)
Danni reputazionali
65%
Rischi normativi/legali
64%
Perdite finanziarie derivanti da atti di criminalità informatica
60%
Interruzione dei servizi
59%
Furto/perdita di dati personali identificabili
58%
Violazioni della Proprietà intellettuale, furto di informazioni riservate
55%
Costo delle indagini e delle verifiche sui danni subiti
53%
Altro
35
1%
Data Appendix - Italia 2014
Grafico 27: Paesi con la più alta percentuale di organizzazioni che hanno dichiarato di aver subito frodi
Grafico 28: Paesi con la più bassa percentuale di organizzazioni che hanno dichiarato di aver subito frodi
36
Note metodologiche 2014
La Global Economic Crime Survey è stata realizzata tra Agosto 2013 e Maggio 2014. I dati sono stati
raccolti mediante la distribuzione di un questionario compilabile on-line. Alla Survey hanno aderito
complessivamente 5.128 aziende (3.877 del 2011) appartenenti a 95 Paesi (78 nel 2011). A livello italiano,
l’invito alla compilazione del questionario è stato distribuito a circa 3.000 aziende e hanno aderito 101
aziende. I grafici che seguono mostrano la composizione del campione italiano.
Tabella 1: Qualifica dei partecipanti
Qualifica professionale
% partecipanti
Chief Financial Officer/Direttore finanziario/Controller
31%
Manager
15%
Direttore/Responsabile di Funzione
14%
Altra qualifica dirigenziale/C-level executives
10%
Amministratore Delegato/Presidente/Chief Executive Officer/Managing
Director
10%
Membro del Consiglio di Amministrazione
8%
Senior Vice President/Vice Presidente/Direttore
5%
Direttore/Responsabile di Business Unit
2%
Altro
2%
Chief Operating Officer/Direttore generale
1%
Chief Information Officer/Technology Director
1%
Responsabile dei Sistemi Informativi o Reponsabile della Security
1%
Tabella 2: Industry di appartenenza dei partecipanti
% partecipanti
37
Assicurativo
22%
Servizi Finanziari
Farmaceutico
Servizi Professionali
Energy, utilities e industria mineraria
Retail & Consumer
Intrattenimento & Media
Trasporti e logistica
Settore Pubblico e P.A.
Altri settori
Manifatturiero
Tecnologico
Ingegneria e costruzioni
Automobilistico
Chimico
Comunicazioni
Turismo
18%
8%
8%
7%
7%
6%
5%
4%
4%
3%
3%
2%
1%
1%
1%
1%
Tabella 3: Funzioni di appartenenza dei partecipanti
Funzioni di appartenenza
% partecipanti
Contabilità e Finanza
27%
Executive management
22%
Internal Audit
16%
Altro
10%
Compliance
9%
Advisory/Consulenza
4%
Legale
4%
Risk management
2%
Security
2%
Fiscale
2%
Information Technology
1%
Produzione
1%
Acquisti
1%
Tabella 4: Dimensione delle
aziende
Tabella 5: Tipologia di aziende
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Terminologia
Per ovviare alle differenze terminologiche presenti nelle legislazioni dei diversi Paesi per descrivere le
fattispecie di frodi economico-finanziarie, ai fini di questa Survey abbiamo individuato le categorie
riportate qui di seguito.
Appropriazione indebita
Furto di beni (inclusi denaro/liquidità, forniture e attrezzature) da parte di dirigenti, dipendenti o persone
che godono di una posizione fiduciaria all’interno dell’azienda, per il proprio beneficio personale.
Comportamenti anti-concorrenziali
Pratiche / comportamenti che ostacolano o indeboliscono la concorrenza sul mercato, quali i cartelli e gli
accordi collusivi con i concorrenti (ad esempio finalizzati a fissare i prezzi, ad alterare il corretto
svolgimento delle gare d’appalto, a spartirsi il mercato), nonché le forme di abuso di posizione dominante.
Corruzione e concussione
La corruzione consiste nell’illecito utilizzo di una posizione/carica ufficiale per ottenere un vantaggio
contravvenendo ai propri doveri. Tale risultato può essere raggiunto attraverso la promessa di un beneficio
economico o di altro genere di favore, o mediante intimidazioni o minacce. L’espressione include
l’accettazione di tali incentivi/benefici. La concussione è il reato perpetrato dal pubblico ufficiale o
l’incaricato di un pubblico servizio, che, abusando della sua qualità o dei suoi poteri, costringe taluno a
dare o a promettere indebitamente, a lui o ad un terzo, denaro od altra utilità.
Frodi contabili / falsificazioni di bilancio
Bilanci e/o altri documenti vengono modificati o compilati in modo tale che il loro contenuto non rifletta il
valore reale o le attività finanziarie dell’azienda. Tale risultato può essere raggiunto attraverso
manipolazioni contabili, indebitamenti o finanziamenti fittizi (fraudolenti), emissione di crediti fittizi
(fraudolenti) e transazioni non autorizzate/ “rogue trading”.
Frodi finanziarie e reati economico-finanziari
Uso intenzionale di comportamenti ingannevoli al fine di sottrarre ad altri denaro, assets o diritti.
Frode fiscale
Pratica illegale con cui un’organizzazione omette intenzionalmente di pagare i reali debiti d’imposta allo
Stato.
Frodi informatiche o cybercrime
Anche definita “cybercrime”, la criminalità informatica include gli illeciti economici realizzati utilizzando
strumenti informatici (computer) e internet.
Tipici esempi di cybercrime sono la diffusione di virus, l’appropriazione illecita di dati tramite download
illegali, l’accesso a informazioni personali finalizzate al furto d’identità mediante l’utilizzo di
comunicazioni elettroniche (phishing) o mediante violazione di sistemi informativi (pharming), nonchè il
furto di altre informazioni personali come i dati bancari. Da questa definizione sono esclusi i casi in cui il
computer è usato come prodotto oggetto della frode, mentre include tutti i casi di frode economica nei
quali il computer, internet o altri strumenti elettronici sono l’elemento principale della frode.
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Fraud Risk Assessment
La procedura di “Fraud Risk Assessment” prevede le seguenti attività:
(i) verifica dei rischi di frode a cui le attività sono esposte;
(ii) valutazione dei rischi più rilevanti (in base all’impatto e alla probabilità che si realizzino);
(iii) identificazione e valutazione dei controlli posti in essere (se presenti) per mitigare i rischi chiave;
(iv) valutazione dei programmi anti-frode presenti;
(v) identificazione delle azioni per colmare eventuali gap nel sistema dei controlli interni.
Frodi collegate ai mutui
Le frodi relative ai mutui ipotecari consistono in false e/o errate dichiarazioni e/o omissioni relative a
operazioni real estate compiute da una o più parti coinvolte nell’operazione.
Frodi nell’area acquisti
Condotta illecita in cui colui che la commette trae vantaggio evitando obblighi o causando danno alla sua
organizzazione. Colui che perpetra la frode può essere un impiegato, il proprietario, un membro del
consiglio di amministrazione, un ufficiale pubblico o un fornitore coinvolto nell’acquisto di servizi, merci o
beni dell’organizzazione coinvolta.
Frodi nell’area delle risorse umane (selezione del personale e
payroll)
Frodi commesse dai membri della funzione Risorse Umane che includono: le frodi nella gestione delle
retribuzioni del personale, la creazione di dipendenti fittizi e di falsi stipendi, le frodi nel processo di
selezione (es. assunzione di amici e/o parenti, personale non qualificato, falsificazione di documenti, ecc.).
Incentivi/Pressioni
Il soggetto ha problemi finanziari che non è in grado di risolvere attraverso mezzi leciti e quindi inizia a
considerare la commissione di azioni illegali come soluzione. Il problema finanziario può essere di natura
professionale (es. il lavoro è a rischio) oppure personale (es. debiti personali).
Insider Trading
Per Insider Trading illegale si intende generalmente l’acquisto o la vendita di un titolo, violando obblighi
fiduciari o altre relazioni di riservatezza, qualora si sia in possesso di informazioni privilegiate e non
pubbliche, inerenti il titolo. L’insider trading include anche il rivelare informazioni privilegiate, il trading
del titolo da parte della persona a cui l’informazione privilegiata è rivelata e il trading da parte di soggetti
che si appropriano indebitamente dell’informazione privilegiata.
Mercati ad alto rischio di corruzione
Considerando che i livelli di rischio di corruzione possono prestarsi ad interpretazioni soggettive, ai fini di
questa indagine i Paesi con un Indice di Percezione della Corruzione (“CPI”) 2012 secondo Transparency
International pari o inferiore a 50 sono considerati mercati con un alto livello di rischio di corruzione.
Perdita finanziaria
Nel valutare le perdite finanziarie conseguenti ad un caso di frode, dovrebbero essere considerate tanto le
perdite dirette quanto quelle indirette. Per perdite dirette si intende l’importo effettivo della frode, mentre
le perdite indirette includono generalmente i costi di indagine e quelli sostenuti per risolvere il problema, le
sanzioni eventualmente applicate dalle Autorità di Controllo, le spese processuali ed eventuali danni
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d’immagine. Questa definizione dovrebbe escludere eventuali importi stimati in relazione a “mancate
opportunità di business”.
Opportunità o abilità
Il soggetto sfrutta la propria posizione, esperienza e conoscenza nel perpetrare la frode con una bassa
percezione del rischio di essere scoperto.
Razionalizzazione
Il comportamento mediante il quale l’autore della frode minimizza o giustifica a livello soggettivo l’atto
illecito
Riciclaggio di denaro
Azioni volte a “ripulire” i proventi di un reato occultando la loro reale provenienza.
Senior executive
Il senior executive (ad esempio l’Amministratore Delegato, il CEO, il Managing Director) è il dirigente
aziendale con i maggiori poteri decisionali all’interno dell’azienda.
Spionaggio industriale
Atto o realizzazione di attività di spionaggio volte ad ottenere informazioni segrete anche attraverso
l’utilizzo di delatori.
Violazioni della Proprietà Intellettuale
Include la realizzazione e /o distribuzione di prodotti falsi, tutelati da brevetto/registrazione o diritto
d’autore, nonché la produzione diffusione di banconote o monete false.
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Contatti | Forensic Services
Franco Lagro
Alberto Beretta
+39 02 7785593
[email protected]
+39 02 7785335
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Partner | Forensic
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L’Addendum italiano alla settima edizione è stato curato da:
Achille Fiore
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Manager | Forensic
+39 06 570256235
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Informazioni sul gruppo Forensic Services di PwC
Il gruppo Forensic Services del network globale di PwC è leader nella fornitura di servizi di
prevenzione, e investigazione delle frodi finanziarie e di altre criticità, nonché nella predisposizione
di soluzioni e strumenti di compliance per i propri clienti, tanto nel settore privato quanto in quello
pubblico.
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www.pwc.com/crimesurvey
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