Diapositiva 1 - Liceo Artistico

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Diapositiva 1 - Liceo Artistico
Liceo Artistico Statale
“Mattia Preti”
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Esperienze svolte dagli allievi della Prima e Terza classe del Corso
Serale nel laboratorio di Incisione Calcografica alla guida della
prof.ssa Franca Vozza, docente di Discipline Pittoriche
-Fasi di realizzazione di due tecniche di incisione calcografica
“indiretta”:
Acquaforte e AcquatintaA.S.2009/2010
Premesse
Le tecniche di incisione calcografica (dal greco calcos-rame e grafo-scrivo, incido) sono tecniche
della stampa che si ottengono attraverso la realizzazione di una matrice di metallo
opportunamente lavorata. Si distinguono dalla stampa tipografica (stampa in piano), perché
la matrice restituirà in fase di stampa, mediante inchiostrazione, i segni che vi sono stati incisi
(stampa in cavo). Le tecniche di stampa calcografica si distinguono, inoltre, in “dirette” (
puntasecca, bulino, ecc.) se le incisioni sulla matrice sono prodotte dall’azione meccanica
della mano per mezzo di strumenti di metallo appuntiti , e “indirette”(acquaforte, acquatinta,
cera molle, ecc.) se l’incisione è prodotta invece dall’azione chimica di un acido.
Noi seguiremo le fasi di realizzazione di due tecniche di stampa calcografica indiretta:
l’acquaforte e l’acquatinta. Mentre la prima consente di ottenere la stampa mediante
un’insieme di segni incisi variamente incrociati, la seconda dà l’opportunità di ottenere aree
di diversa tonalità attraverso una particolare granitura (insieme di piccoli puntini) della
matrice.
Le due tecniche, inoltre, possono essere utilizzate in maniera autonoma, per stampe diverse, così
come possono essere integrate l’una all’altra nell’esecuzione della stessa stampa.
Inizieremo le nostre attività, con la realizzazione di un gruppo di acqueforti, sulle quali
valuteremo di volta in volta se intervenire o meno con la tecnica dell’acquatinta, useremo
cioè quest’ultima a integrazione della prima.
Preparazione della lastra
Indipendentemente dalla tecnica che si
dovrà realizzare, è necessario
effettuare delle operazioni preliminari
sulla lastra di metallo che ci servirà per
eseguire il nostro lavoro.
Useremo delle lastre di zinco di media
dimensione e dello spessore di 0,8 mm,
che dovranno essere preparate
mediante lucidatura, sgrassaggio e
verniciatura.
Lucidatura della lastra di zinco
Strumenti da utilizzare.
Nell’immagine, lastra di zinco, lima piatta,
raschietto e brunitoio.
Bisellatura della lastra di zinco
Prima di iniziare qualunque elaborazione della lastra, è necessario
eliminare con una lima gli angoli e smussare gli spigoli dei quattro lati con
un raschietto. Questa operazione eviterà di ferirsi durante le successive
fasi di lavorazione ed impedirà alla carta, durante la stampa, di lacerarsi
o di indebolirsi in corrispondenza dei lati della lastra.
Tenendo ferma la lastra su di un piano, si farà scorrere la lima su ogni suo lato per arrotondarne gli spigoli.
Successivi passaggi del raschietto elimineranno i graffi provocati dalla lima.
•
Successivamente, la lastra dovrà
essere lucidata con carta abrasiva
di numero progressivamente più
alto ( da 200 a 1200) per eliminare
ogni eventuale graffio che
potrebbe interferire con il lavoro
successivo.
La superficie della lastra sulla quale operare viene levigata con carta abrasiva.
Sempre con movimenti circolari, si
continuerà a lucidare la lastra con
lana d’acciaio molto fine e pasta
abrasiva, fino ad eliminare ogni
rigatura.
Sgrassatura della lastra
•
Infine, si sgrasserà la lastra,
strofinandola con una
pezzuola di cotone intrisa di
un impasto di acqua, alcool e
Bianco di Spagna, fino a
quando non si vedrà questo
impasto diventare di colore
grigio. A questo punto, la
lastra dovrà essere lavata
sotto un getto d’acqua
corrente e asciugata
immediatamente (per evitare
ossidazioni) con uno
straccetto di cotone pulito. Da
questo momento, fino alla fase
successiva della verniciatura, si
dovrà evitare di toccare con le
mani la superficie della lastra
lucidata a specchio, che dovrà
essere conservata in un foglio di
carta.
Elaborazione di un bozzetto per la
realizzazione di una stampa
calcografica.
Tenendo presenti le dimensioni della
lastra, a questo punto, è necessario
elaborare dei bozzetti che siano adatti alla
tecnica scelta per la realizzazione della
stampa. Di questi bozzetti dovranno
essere riportate sulla lastra verniciata,
solo le linee essenziali del nostro disegno.
E’ preferibile, cioè, per lavori non troppo
elaborati, “intagliare”(tracciare)
direttamente e liberamente il disegno
sulla vernice.
•
Elaborazione di un bozzetto per la realizzazione di una stampa ad acquaforte.
Quando si realizza un bozzetto , può tornare utile riportare il disegno su carta velina, in maniera tale che, per le
caratteristiche proprie di questa carta (leggerezza e trasparenza), risulti più semplice il trasferimento
dell’immagine sulla lastra.
•
Preparazione della lastra per la
realizzazione di una acquaforte:
verniciatura a pennello
Le tecniche dell’acquaforte e
dell’acquatinta, sono definite
“indirette”, perché per ottenere le
incisioni sulla lastra di zinco si utilizza
l’azione corrosiva di un acido (azione
chimica) a differenza di quelle
“dirette”, dove le incisioni si ottengono
dall’azione diretta della mano (azione
meccanica) per mezzo di strumenti
specifici di metallo (bulini,
puntesecche, rotelline, ecc.).
Pertanto, dovendo realizzare delle
acqueforti, sarà necessario proteggere
la lastra di zinco con materiali e
prodotti che la isolino dall’azione
dell’acido. A questo scopo, il retro
della lastra, potrà essere ricoperto con
del nastro da imballaggio …
… mentre la superficie opposta (quella da incidere) dovrà essere ricoperta da una vernice specifica (vernice satinata per
acquaforte) a base di cera. Anticamente, ogni artista, sperimentava personalmente delle vernici utilizzando ingredienti vari,
oggi è invece possibile trovare in commercio prodotti già pronti che semplificano il lavoro. Sulla lastra, perfettamente in
piano, pulita e sgrassata, si stenderà uno strato di vernice utilizzando un pennello piatto di almeno 4 cm di larghezza, a
setole morbide, muovendosi parallelamente al lato più lungo della lastra e facendo in modo che ogni passaggio del pennello
si sovrapponga al precedente. Se, a operazione ultimata, la quantità della vernice stesa dovesse risultare eccessiva, si potrà
ripassare il pennello, senza intingerlo nuovamente nella vernice, incrociando (a 90°) il verso delle pennellate precedenti. Per
lavori più impegnativi, si potranno utilizzare metodi diversi, quali l’inceratura della lastra a rullo o a tampone. La lastra, così
preparata, si asciugherà in circa 15’. La successiva operazione di “affumicatura” della lastra (che noi per il momento non
eseguiremo), avrebbe la funzione di annerire la vernice e di renderla più resistente all’azione corrosiva dell’acido (morsura).
Intaglio della lastra. Nell’immagine strumenti da utilizzare con punte di dimensione diversa, in acciaio.
Riportate sulla lastra (con della carta da ricalco nera o bianca) le linee essenziali del bozzetto, facendo attenzione a
non rovinare la copertura, si dovrà procedere all’intaglio della stessa. “Intagliare” la lastra, vuol dire eliminare la
vernice di protezione con una punta di metallo, in corrispondenza del disegno trasferito dal bozzetto. Ultimata
questa operazione, la lastra è pronta per essere immersa in una soluzione mordente.
La lastra intagliata con una punta d’acciaio, lascia intravedere lo zinco attraverso la vernice di protezione.
Calcolo dei tempi di morsura
Prima di immergere la lastra intagliata
nel bagno d’acido, conviene testare la
capacità corrosiva della soluzione
preparata per la morsura. A tale scopo,
è stata predisposta una lastra nella
quale sono state messe in evidenza tre
fasce trattate, rispettivamente, ad
acquaforte, con la rotellina e ad
acquatinta. La stessa è stata immersa in
una soluzione di acido nitrico ed acqua
nella proporzione di 1 a 5, calcolando
dei tempi di morsura (dei quali si
prenderà nota) progressivamente più
lunghi e, coprendo di volta in volta una
porzione di lastra con del nastro
adesivo o della vernicetta di protezione.
Dalla prova di stampa (immagine in
alto) della matrice incisa (immagine in
basso) è possibile osservare come, a
tempi di morsura più lunghi
corrisponderanno incisioni più
profonde che, in fase di stampa,
restituiranno tratti più intensi.
L’immagine mostra, nel dettaglio, i tempi di morsura impiegati nelle diverse tecniche.
Morsura della lastra. La lastra protetta con del nastro adesivo sul dorso e sui bordi, viene immersa in un bagno di
acqua e acido nitrico a 42° nella rapporto di 5 a 1. Conviene fare questa operazione in un luogo areato, perché
durante la reazione chimica si diffondono nell’aria esalazioni nocive alla salute che richiederebbero l’uso di una
mascherina. E’ importante, inoltre, proteggersi le mani con dei guanti in lattice.
Controllo dei segni incisi.
Quando i tratti incisi diventano
evidenti come nell’immagine
accanto, è importante interrompere
temporaneamente la morsura per
verificare gli effetti dell’azione
corrosiva dell’acido sulla lastra.
Tolta, pertanto, con una certa
precauzione la lastra dall’acido
bisognerà lavarla accuratamente e
asciugarla. A questo punto con
l’aiuto di una lente contafili e di un
ago si valuterà la profondità del
segno inciso. Se l’indagine non
dovesse risultare soddisfacente, è
possibile ripetere l’operazione
eliminando in un angolino la vernice
per vedere più chiaramente l’entità
dell’incisione. Se si decide di
prolungare i tempi di morsura, come
in questo caso, bisognerà ricoprire la
parte di lastra che è stata scoperta,
con della vernicetta o del nastro
adesivo, e reimmergerla nel bagno
d’acido.
Durante la morsura, in corrispondenza dei tratti incisi, si sviluppano per reazione chimica delle bollicine di idrogeno che sarà necessario
rimuovere continuamente con una penna d’oca (o di altri volatili, meglio se acquatici) per evitare che l’incisione risulti poco uniforme.
Quando si prolungano i tempi di stazionamento della lastra nel bagno mordente, sarà necessario controllare che in
corrispondenza dei solchi non si formino delle “bruciature”, cioè, che per eccesiva corrosione dell’acido i tratti incisi si
uniscano tra di loro lasciando scoperta una zona troppo ampia della superficie del metallo che in fase di stampa perderebbe
la capacità di trattenere l’inchiostro. Questo inconveniente deriva dal fatto che l’acido nitrico non scava solo in profondità
ma anche in larghezza. Inoltre, bisogna tenere presente che molti sono i fattori che influenzano la capacità corrosiva
dell’acido; oltre alla sua concentrazione nell’acqua, è importante considerare la temperatura dell’ambiente (più è alta
maggiore sarà l’azione corrosiva), le caratteristiche del disegno (tratti troppo vicini, sviluppando calore accelerando l’azione
corrosiva), ecc. Da quanto detto, è facile comprendere come al di là di ogni possibile calcolo, saranno solo il controllo e
l’esperienza a guidarci nel nostro lavoro. Trascorsi 20 minuti dall’inizio dell’immersione, si decide di interrompere la morsura.
Tolta dall’acido, lavata accuratamente e asciugata, la lastra viene “spogliata” dalla vernicetta con una pezzuola intrisa di diluente
ecologico. L’area individuata dal cerchietto evidenzia il pezzetto di nastro adesivo utilizzato a protezione della zona scoperta
dalla vernice, per il controllo della morsura.
Se l’eliminazione della vernice dovesse risultare difficile, sarà sufficiente, dopo aver eliminato il nastro adesivo
dai bordi e dal dorso della lastra, immergerla in un bagno di diluente per alcuni minuti.
Mentre si elimina, con delicatezza, ogni residuo di vernice, è possibile effettuare una prima valutazione dei
tratti incisi.
Sulla lastra, adesso sono chiaramente visibili i tratti del disegno incisi ad acquaforte. Scopriremo, in fase di stampa, che incisioni
poco o troppo profonde creeranno degli inconvenienti, cioè comprometteranno la qualità della stampa; Infatti, ad una morsura
troppo breve corrisponderanno tratti poco incisi che, trattenendo poco inchiostro, restituiranno segni troppo chiari, mentre una
morsura troppo prolungata o aggressiva, provocherebbe tratti irregolari e troppo profondi, ai quali corrisponderebbero , in fase
di stampa, linee troppo intense o discontinue per la difficoltà della carta a “pescare” l’inchiostro contenuto dentro i solchi.
A questo punto, dopo averla
detersa e sgrassata con alcool,
la lastra è pronta per essere
stampata. La prima prova di
stampa (P.d.S.) della matrice
corrisponderà al cosiddetto 1°
stato. Qualora si decidesse di
intervenire sulla stessa matrice
con l’aggiunta di altri segni ad
acquaforte o con altre
tecniche, la stampa ottenuta
da essa sarà denominata 2°
stato, e così via per interventi
successivi.
Se la prima prova di stampa
dovesse mettere in evidenza
segni troppo o troppo poco
incisi, esistono degli artifizi che
consentono di modificarne la
profondità, anche se, ovviare a
questi inconvenienti risulta
alquanto laborioso.
Inchiostrazione e stampa di una matrice. Per inchiostrare e stampare una matrice bisogna disporre dei seguenti
strumenti e materiali: inchiostro calcografico, spatolina di plastica flessibile (raclette), tarlatana , carta velina, bianco di
Spagna (carbonato di calcio), torchio e carta per stampa calcografica. Iniziamo ad analizzare nel dettaglio le fasi di
inchiostrazione di una matrice. Mentre c’è chi, ancora oggi, preferisce inchiostrare le proprie matrici a mani nude,
sfiorandole delicatamente con il palmo pulito ripetutamente con Bianco di Spagna per eliminare l’eccesso di
inchiostro, noi faremo in modo di non toccare direttamente sostante che possono essere nocive. L’industria, del resto,
ha già messo in commercio prodotti “atossici” che sostituiscono quelli tradizionali e che andrebbero sperimentati in
ogni laboratorio per la salvaguardia dell’ambiente e della salute dell’uomo.
Messa la matrice su un foglio di giornale, su di essa, già detersa e sgrassata, viene steso con l’aiuto di una raclette un
sottile strato di inchiostro calcografico (dopo averlo lavorato con una spatolina metallica per eliminare eventuali
grumi), facendo in modo che quest’ultimo penetri in ogni solco della lastra scavato dall’acido.
Per favorire questa operazione è necessario far scorrere la raclette, leggermente inclinata, sulla superficie della lastra
con una certa pressione, in direzione parallela ad ogni suo lato ed in entrambi i sensi, cercando di non superare i
bordi della lastra con l’inchiostro per evitare di sporcarne il retro.
A questo punto, certi che l’inchiostro ha riempito ogni segno inciso, dovremo eliminarne l’eccesso facendo scorrere
perpendicolarmente la spatolina sulla lastra.
Si procederà ad una pulizia più approfondita delle parti non incise, passando parallelamente alla superficie della lastra, della tarlatana, una
stoffa di cotone a trama larga inamidata che agirà sull’inchiostro come una miriade di piccole spatoline, eliminandolo. Si ripeterà questa
operazione ricambiando spesso la tarlatana (che potrà essere utilizzata da entrambi i lati) fino a quando non scivolerà con una certa facilità
sulla matrice.
Nell’immagine due fasi relative
all’inchiostrazione di due matrici,
condotte da due allievi.
Lastra inchiostrata, alla quale è stato eliminato l’eccesso d’inchiostro calcografico con la tarlatana.
Infine, la lastra viene pulita con della carta velina (ma va bene anche la carta di giornale) per eliminare gli ultimi residui di inchiostro dalle
zone non incise. Posto, pertanto, un rettangolo di carta velina tra la lastra e il palmo piatto della mano, lo si farà scorrere su tutta la
superficie con movimenti rapidi, avendo l’accortezza di sostituirlo frequentemente con altri puliti, fino a quando non vi scivolerà sopra
con una certa facilità. A questo punto, la lastra inchiostrata, è pronta per essere stampata.
Particolare attenzione dovrà essere prestata alla pulizia dei bordi della lastra che altrimenti, sporchi d’inchiostro, restituirebbero in fase di
stampa una cornice nera poco gradevole da un punto di vista estetico, e che denoterebbe inoltre poca cura nell’esecuzione di queste
operazioni che invece ne richiedono tanta. Non bisogna dimenticare che la qualità di una stampa dipende in buona parte dalla pulizia con
la quale è stata realizzata; pertanto, si farà scorrere una pezzuola di cotone intrisa di Bianco di Spagna sui bordi della lastra, dopo averla
stretta tra indice e pollice, fino a quando non risulterà pulita.
Lastra, incisa ad acquaforte, inchiostrata. Dopo le operazioni di pulitura della lastra, come è possibile vedere
dall’immagine, l’inchiostro risiede solamente all’interno dei solchi incisi. Alle parti piane, cioè non trattate della
superficie, in fase di stampa corrisponderanno dei bianchi che saranno tanto più puri quanto più accurata è stata
la preparazione iniziale della lastra (lucidatura) e la sua pulizia in fase di inchiostrazione.
Lastra N.1 realizzata dall’allieva Musolino. La lastra, inchiostrata, viene posta sul piano del torchio per
essere stampata su carta, facendo particolare attenzione alle linee tracciate sul piano per ottenere
una corretta inquadratura. Per stampare le nostre matrici, useremo un torchio manuale, a stella.
Matrice N.2 realizzata ad acquaforte, su lastra di zinco, dall’allievo Torchia. Gli allievi realizzano quasi
contemporaneamente le loro incisioni ad acquaforte, che saranno una dopo l’altra inchiostrate e
stampate per ottenerne delle prime prove di stampa (P.d.S.). Queste ultime sono, inoltre, numerate e
indicate con il nome dell’autore per poterne fare riferimento con facilità nelle fasi successive.
Anche la lastra N.2, inchiostrata, è pronta per essere stampata …
… viene posta, pertanto, sul piano del torchio, e ricoperta con carta per stampa calcografica.
La carta inumidita (meglio se messa a bagno il giorno prima) ma non grondante d’acqua, viene posta sulla lastra inchiostrata (già
precedentemente posta sul piano del torchio) facendo in modo che la stampa, ad operazione ultimata, risulti al centro del foglio (“messa a
registro”). Premesso che ogni tipo di carta può essere utilizzata per la stampa, è importante sapere che una buona carta per stampa calcografica
deve avere un basso contenuto di colla ed un’alta percentuale di cotone; caratteristiche che le consentiranno una volta inumidita e sottoposta
alla pressione del torchio di penetrare all’interno delle incisioni e assorbire parte dell’inchiostro contenuto in esse.
Lastra inchiostrata e carta inumidita posti, una sull’altra, sul piano del torchio vengono ricoperti con un feltro di lana il quale ha la funzione di
facilitare il “trasferimento” dell’inchiostro dai solchi sulla carta, quando il piano del torchio muovendosi parallelamente al pavimento, da
destra a sinistra o viceversa , passa sotto la pressione del rullo d’acciaio. Questo movimento è comandato, nel caso si usi un torchio manuale,
da una stella (una sorta di timone) posta su un suo lato, in corrispondenza del rullo. Il movimento della stella deve essere lento, costante e
continuo, perché se si dovesse fermare il piano quando la lastra si trova sotto la pressione del torchio , la stampa si presenterebbe in quel
punto con tratti più intensi.
La stella fatta ruotare manualmente fa scorrere il piano sotto la pressione del rullo.
Quando il piano si trova dal lato opposto al verso di rotazione della stella, cioè quando carta, lastra e feltro sono passati
sotto la pressione del rullo d’acciaio, è possibile interrompere il movimento della stella per verificare i risultati ottenuti. Si
solleveranno, a questo punto, con delicatezza prima il feltro e poi la carta. E’ questo, uno dei momenti più emozionanti !
Sulla carta è rimasta impressa l’immagine speculare della matrice. Abbiamo ottenuto una prima prova di stampa
dell’incisione realizzata ad acquaforte, il suo primo stato.
La matrice a questo punto può essere inchiostrata nuovamente per ottenere una seconda P.d.S., oppure pulita
e conservata in un foglio di carta in attesa di essere riutilizzata; non dobbiamo dimenticare che la
caratteristica di una tecnica di stampa è quella di poter ottenere più esemplari da una sola matrice che, se
numerati, costituiscono la sua “tiratura”.
La stampa viene posta sul piano del torchio per fare assieme agli allievi una prima valutazione dei risultati ottenuti.
Il lavoro da un punto di vista tecnico risulta soddisfacente, anche se si rimanda a dopo la decisione di intervenire o
meno sul primo stato. Del resto, in questo momento non è tanto importante soffermarci sul valore estetico
dell’opera, quanto sull’acquisizione delle fasi di realizzazione di una tecnica della stampa e di una metodologia di
lavoro, che in seguito potranno essere applicate per la creazione di opere più importanti.
L’allievo mostra soddisfatto la sua prima
incisione.
Le immagini che seguono riproducono le
prove di stampa delle acqueforti
realizzate dagli allievi.
Insieme delle acqueforti + prove di colore. Di seguito vengono riportate singolarmente.
•
Prova di stampa ( P.d.S.) della matrice N.2 realizzata ad acquaforte, 1° stato.
P.d.S. Incisione realizzata ad acquaforte
dall’allieva Sorokina della Terza classe, 1°
stato.
Valutati i risultati, si decide di non modificare
la lastra con l’aggiunta di altri segni ad
acquaforte o di tecniche diverse.
Prova di Stampa N.3 - Incisione all’acquaforte da matrice in zinco, realizzata dall’allieva Musolino - 1° stato La progettazione di questa incisione prevedeva sin dall’inizio integrazioni successive ad acquatinta.
Incisione all’acquaforte da matrice in zinco, realizzata dall’allieva Duilio della Prima classe - 1° stato La progettazione di questa incisione non prevedeva modifiche successive con l’integrazione di altri segni ad acquaforte, né
con altre tecniche.
P.d.C. (Prova di colore) della matrice precedente realizzata ad acquaforte. La stampa è stata effettuata su carta nera.
•
P.d.C. (Prova di colore) della matrice precedente realizzata ad acquaforte. La stampa è stata effettuata su carta blu.
Prova di Stampa N.4 - Incisione all’acquaforte
da matrice in zinco, realizzata dall’allieva
Cervino - 1° stato La progettazione di questa incisione
prevedeva sin dall’inizio integrazioni
successive ad acquatinta.
Un momento delle attività svolte nel laboratorio di Incisione Calcografica della Scuola.
Si conclude con le prove di stampa delle matrici realizzate ad acquaforte, una prima parte del lavoro progettato. Si inizierà la
seconda parte rielaborando i bozzetti iniziali o le prime prove di stampa (1° stato) delle incisioni che dovranno essere modificate
con la tecnica dell’acquatinta. Si passa , pertanto, all’acquisizione di un’altra tecnica di stampa calcografica che in questo caso non
sarà utilizzata in maniera autonoma, ma integrerà le nostre acqueforti.
La progettazione della stampa N.4 prevedeva, sin dall’inizio, un successivo intervento ad acquatinta. E’ possibile notare, infatti, come il disegno
di questa incisione, escluso il soggetto in basso, risulti piatto, poiché gli elementi sono rappresentati con i soli contorni. La tecnica
dell’acquatinta, a differenza dell’acquaforte, è una tecnica che consente di ottenere, grazie ad una particolare granitura (fitta texture di puntini)
della lastra, infiniti effetti chiaroscurali. Questo primo stato ad acquaforte costituisce, quindi, la base ideale sulla quale lavorare ad acquatinta.
Si decide, con l’allieva che l’ha realizzata, di intervenire direttamente sulla prima prova di stampa con dell’inchiostro di china acquerellato
per simulare la tecnica dell’acquatinta; pertanto, con un pennellino, si iniziano a colorare con intensità diversa quelle zone che, nella
matrice, dovranno essere trattate ad acquatinta, mentre si lasceranno bianche quelle che non dovranno più subire l’azione corrosiva
dell’acido.
E’ possibile osservare, come già dopo poche pennellate, l’immagine abbia acquistato in morbidezza e profondità, grazie alla varietà di toni
utilizzati. Le zone più scure indicano, ovviamente, le aree della lastra che dovranno essere sottoposte a tempi più lunghi di morsura,
mentre quelle più chiare a tempi più brevi. Dosando cioè opportunamente l’azione dell’acido sulla lastra, sarà possibile ottenere una
vasta gamma di tonalità di grigio, dal più chiaro al più scuro.
Bozzetto preparatorio della stampa N.3 realizzata ad acquaforte.
Anche per questa incisione, erano previsti sin dall’inizio della progettazione, successivi interventi ad acquatinta. Si
riprende, pertanto, il bozzetto che era servito alla realizzazione del primo stato per studiarne le possibili
modifiche.
Si interviene con un chiaroscuro a matita, individuando con numeri progressivi le zone di tonalità diversa. A numero
uguale, corrisponderà una uguale tonalità. Ad esempio, si indicheranno col numero ① tutte le zone che dovranno
rimanere bianche, col numero ② quelle che dovranno diventare grigio chiaro, con il ③ le zone grigie, col ④ il grigio
scuro e così via fino al nero.
Preparazione delle lastre. Acquatinta a grana di colofonia.
Rivisti i bozzetti delle lastre che devono essere modificate con interventi ad acquatinta, è il momento di “granire” le
lastre. Granire una lastra, vuol dire creare sulla sua superficie una texture (tessitura) formata da una fitta rete di
puntini con sostanze che la proteggono dall’azione dell’acido, lasciando scoperte le zone circostanti.
Esistono varie sostanze che ci consentono di realizzare una acquatinta: la vernice spray di una bomboletta, lo zucchero, il sale da cucina, il
Bitume giudaico, la colofonia (pece greca), ecc. Noi useremo il metodo dell’acquatinta a grana di colofonia. La colofonia o pece greca è una
resina molto fragile di colore ambrato che trasuda dalle conifere. Si trova in commercio già ridotta in polvere finissima, altrimenti per l’uso
sarà necessario prima frantumarla in piccoli pezzetti e poi pestarla in un mortaio.
Prese le lastre da modificare, già trattare ad acquaforte, preventivamente pulite, sgrassate e conservate in fogli di
carta, si disporranno su di un piano o, una per volta, direttamente su una griglia di metallo. Su di esse si farà
cadere da una distanza di circa 20 cm, la polvere di colofonia attraverso un setaccio ricoperto da una stoffa di
nylon a trama molto stretta (useremo il setaccio o un semplice sacchetto di stoffa in mancanza di una “cassetta
professionale per acquatinta”, la quale ci avrebbe consentito di ottenere sulla lastra una granitura più uniforme).
Così facendo, la lastra comincerà a coprirsi di un sottile velo opaco di polvere di colofonia (visibile
nell’immagine) per circa il 70 per cento della sua superficie (conviene fare questa operazione in assenza di
correnti d’aria che sposterebbero in ogni direzione la polvere impalpabile di pece greca).
E’ importante, a questo punto, chiarire che
l’intensità della granitura che otterremo in
fase di stampa, dipenderà, oltre che dai tempi
di morsura, anche dalla quantità di colofonia
che si sparge sulle lastre. Cioè, una quantità
limitata di puntini lascerà libere aree troppo
estese della lastra che esposte all’azione
dell’acido si “bruceranno” trattenendo
durante la stampa poco inchiostro. Lo stesso
inconveniente si avrà se la lastra è stata
troppo coperta dalla colofonia, perché in
corrispondenza delle coperture si otterranno
zone bianche. Pertanto, per ottenere una
“buona” acquatinta, cioè una matrice che in
fase di stampa possa restituire una vasta
gamma di tonalità, dal grigio più tenue al nero
più intenso, si dovrà dosare correttamente la
quantità di colofonia sulla lastra in maniera
tale che gli interstizi, cioè gli spazi lasciati
liberi dai puntini e che possono essere corrosi
dall’acido siano con questi ultimi in equilibrio.
Ci dovrà essere, quindi, un giusto rapporto tra
chiari e scuri, tra bianchi e neri. Anche in
questo caso, sarà l’esperienza a guidare il
nostro lavoro. Inoltre, è importante sapere
che la percezione visiva di queste aree così
trattate, in tonalità uniformi, chiare o scure,
dipende dalla “legge della vicinanza”, secondo
la quale due elementi vicini vengono percepiti
come un unico insieme. La “mescolanza” tra
bianco e nero avviene, pertanto, nell’occhio
dell’osservatore.
Si dovrà procedere adesso a far fondere e fissare i granelli di pece greca sul metallo. Pertanto, la lastra, così
preparata viene messa su una griglia di metallo ed esposta al calore di una fiamma avendo l’accortezza di
muoverla continuamente per evitare che la colofonia si bruci.
Quando si vedranno i puntini di colofonia
diventare trasparenti e lucidi, come
piccole goccioline d’acqua, allora la
lastra potrà essere spostata dal
fuoco, perché ciò vorrà dire che i
granellini si sono fusi attaccandosi al
metallo.
La lastra si lascia raffreddare.
•
Le superfici delle lastre dopo questa operazione, si presenteranno con una fitta tessitura di piccoli puntini
inattaccabili dall’acido, che in fase di stampa risulteranno bianchi, mentre l’acido sarà libero di agire nelle
zone circostanti ad essi.
Le superfici delle lastre, così trattate, non dovranno più essere toccate a mani nude fino al momento della morsura.
A questo punto è possibile iniziare ad apportare le modifiche alle nostre lastre.
Protetto il retro e il bordo con del nastro adesivo, è possibile iniziare a modificare le matrici coprendo con un
pennellino e della vernicetta le zone che non dovranno essere trattate ad acquatinta. Si inizia con la lastra N.2.
Modifiche alla stampa N.2. Si decide di intervenire su di essa con un’unica morsura ad acquatinta, dopo aver ricoperto
direttamente con la vernicetta le zone da lasciare inalterate (cioè quelle corrispondenti al 1° stato). Inoltre, poiché
il disegno della stampa risulta piuttosto statico (la composizione infatti, esclusi i due elementi del fondo, si
sviluppa in equilibrio rispetto al suo centro), si decide di modificare la lastra coprendola con fasce verticali
ondulate, per conferire all’insieme un certo movimento.
Le linee ondulate, oltre a evocare la fluidità delle onde del mare, rimandano da un punto di vista percettivo in più
direzioni e precisamente in tutte le direzioni delle tangenti alle curve in ogni loro punto. Del resto, lo stesso
Kandinskij, padre dell’astrattimo, circa un secolo fa nei suoi studi ha cercato di classificare le linee in base alle forze
che le producono e che nella fattispecie sono il prodotto di più forze che agiscono simultaneamente in direzioni
opposte.
Queste fasce interesseranno tutta la superficie della lastra esclusi gli elementi in primo piano; inoltre, passando dietro
questi ultimi (per la “legge della continuità della forma”) e davanti agli elementi in secondo piano, suddividono lo
spazio in anteriore e posteriore, creando una maggiore profondità e dinamismo.
Ultimata la copertura, secondo il nostro progetto, la lastra è pronta per essere immersa nel bagno d’acido. Per questa tecnica
conviene preparare una soluzione in cui la concentrazione di acido rispetto all’acqua sia molto bassa, perché il mordente agendo
sulla particolare struttura granita della lastra, sviluppa calore, il quale accelera il processo di corrosione. Pertanto i tempi di
morsura per l’acquatinta dovranno ridursi notevolmente e si calcoleranno in secondi.
Tenuto conto della lastra di prova,
relativa al calcolo dei tempi di morsura
(diapositive n.17-18), si decide di tenere
immersa la nostra lastra per circa 160
secondi. Così facendo, le zone trattate ad
acquatinta, dovrebbero restituire in fase
di stampa, un grigio di intensità media (
supponendo, sempre, che per la stampa
si utilizzi dell’inchiostro calcografico
nero!!!)
Trascorso questo tempo, la lastra viene tolta dall’acido, lavata accuratamente e “spogliata” con appositi diluenti da
tutte le coperture (nastro adesivo, pece greca e vernicetta), sgrassata ed inchiostrata, secondo i procedimenti già visti
per l’acquaforte, allo scopo di ottenere un 2° stato .
Modifiche alla stampa N.3. A differenza della lastra N°2, per la modifica della N.3 si dovrà procedere con coperture e morsure
multiple, seguendo il bozzetto della diapositiva n.64, dove le diverse aree tonali sono state contrassegnate con dei numerini;
come già detto, a numeri uguali corrisponderanno zone con uguale tonalità, cioè zone che dovranno subire stessi tempi di
morsura. Pertanto, si inizieranno a coprire le parti della matrice (già trattate con la colofonia) che dovranno rimanere
bianche o, se già incise ad acquaforte, non dovranno subire cambiamenti e che nel nostro bozzetto corrispondono al numero
①.
Fatta questa operazione, con pennellino e vernicetta, si attenderà che quest’ultima asciughi per fare una prima morsura.
Questa immersione si protrarrà per il tempo necessario ad ottenere nelle parti della lastra lasciate libere i grigi più tenui. Si
continuerà con successive coperture (dopo aver lavato e asciugato accuratamente la lastra) e corrispondenti immersioni,
calcolando di volta in volta i tempi di stazionamento della lastra nell’acido.
Ovviamente l’ultima morsura (somma dei tempi delle singole morsure), vedrà scoperte quelle parti della lastra che in
fase di stampa dovranno restituire dei grigi molto intensi, vicini al nero e che interessano buona parte di essa, lo
sfondo. In tutto si sono effettuate sei morsure corrispondenti ai seguenti tempi: 20”, 25”, 15”, 20”, 60”, 20”.
Modifiche alla stampa N.4. Si procede per
quest’ultima stampa come per la N.3,
ma seguendo le modifiche apportate
direttamente sulla P.d.S. del 1° stato
(diapositiva n.62) con la china
acquerellata. Si effettuano 4 morsure
successive i cui tempi sono ripartiti
come indicato di seguito:
I morsura – si coprono le parti che devono
restare bianche o comunque
inalterate (si decide in questa fase, per
arricchire la composizione, di aggiunge
la sagoma di un corallo in basso a
destra) - Tempo di immersione 30”;
•
II morsura – si coprono le zone che
con la prima morsura
corrisponderanno ad un grigio molto
chiaro. Successivo T.I. 25”;
III morsura – si coprono le zone che con
la seconda morsura (di 30”+25”=55”)
corrisponderanno ad un grigio medio.
Succesivo T.I. 140”;
IV morsura – si coprono le zone che con la terza morsura (di 30”+25”+140”=195”) restituiranno in fase di stampa dei grigi molto scuri .
Succesivo T.I. 180”; A quest’ultima morsura (30”+25”+140”+180”=375”) di 375”=6’15”, che interessa buona parte della lastra,
corrisponderà in fase di stampa un grigio scurissimo, vicino al nero. Adesso la granitura dello sfondo, sulla lastra, è chiaramente visibile.
Terminate le morsure, è il momento di
eliminare dalle lastre ogni tipo di
copertura (vernicetta, pece greca, nastro
adesivo) con appositi diluenti,
possibilmente ecologici, per passare alla
stampa del loro 2° stato.
Si inizia a rimuovere con delicatezza la vernicetta.
L’uso del diluente non è adatto, però, ad eliminare la colofonia.
Per rimuovere la colofonia è necessario
utilizzare dell’alcool denaturato.
La matrice, adesso, detersa e sgrassata è
pronta per essere inchiostrata e
stampata.
La lastra inchiostrata, alla quale vengono puliti i bordi, è pronta per essere stampata. Viene posta sul piano del torchio e
coperta dalla carta e dal feltro, seguendo le stesse procedure viste per la tecnica dell’acquaforte.
La carta, stampata, viene sollevata
delicatamente dalla matrice dopo
essere passata sotto la pressione del
torchio. In questo momento è possibile
valutare i risultati del nostro lavoro.
Abbiamo ottenuto una P.d.S. della matrice N.4,
modificata con interventi ad acquatinta,
cioè un suo 2° stato.
Di seguito stamperemo anche il 2° stato delle
altre lastre modificate ad acquatinta, per
verificare i risultati conseguiti. Se i risultati
non dovessero essere soddisfacenti,
esistono dei sistemi che consentono sia di
abbassare i toni troppo alti che di
intensificare quelli troppo bassi.
P.d.C. ( Prova di colore) della matrice N.4,
realizzata ad acquaforte + acquatinta su
zinco -2° stato - Per la stampa è stata
utilizzata una carta di colore blu.
P.d.C. della stessa matrice N.4, realizzata su zinco
ad acquaforte + acquatinta, 2° stato.
Per la stampa è stata utilizzata una carta di colore
nero.
Matrice N.3. Si passa a verificare i risultati ottenuti dopo aver modificato la matrice con la tecnica dell’ acquatinta.
La stessa matrice, inchiostrata, viene posta sul piano del torchio per essere stampata.
La carta, stampata, viene sollevata dalla
matrice dopo essere passata sotto la
pressione del torchio, lasciando
vedere nell’immagine speculare gli
interventi fatti ad acquatinta.
P.d.S. della matrice N.4 modificata con interventi ad acquatinta, 2° stato.
P.d.C. della matrice N.4. Incisione ad acquatinta+acquaforte da matrice in zinco ripresa sul piano del torchio.
P.d.C. della matrice N.4. Incisione ad acquaforte + acquatinta da matrice in zinco, 2° stato. La matrice è stata stampata su carta marrone
P.d.S. della matrice N.2 modificata con interventi ad acquatinta, 2° stato.
P.d.C. della matrice N.2, realizzata ad acquaforte + acquatinta su zinco -2° stato -
P.d.C. della matrice N.2, realizzata ad acquaforte + acquatinta su zinco.
I colori, verde chiaro e verde scuro, della stampa sono stati ottenuti inchiostrando e stampando per due volte
consecutive la lastra sullo stesso punto del foglio; la prima volta la matrice è stata stampata “in piano” con un
rullo, la seconda “in cavo”.
P.d.C. della stessa matrice N.2, realizzata su zinco.
Confronto tra primo e secondo stato delle matrici + P.d.C, dopo gli interventi ad acquatinta.
Un altro gruppo di Incisioni ad acquaforte + acquatinta realizzate dagli allievi della prima classe.
P.d.S. Incisione ad acquaforte + acquatinta da matrice in zinco realizzata dall’allieva Kushneryk
•
P.d.C. Incisione ad acquaforte + acquatinta da matrice in zinco realizzata dall’allieva Kushneryk della prima classe.
•
P.d.S. Incisione ad acquaforte + acquatinta
da matrice di zinco, realizzata dall’allieva
Marchese Giovanna della Prima classe.
•
P.d.C. Incisione ad acquaforte +
acquatinta da matrice in zinco, realizzata
dall’allieva Marchese della prima classe.
Un gruppo di allievi della Prima classe del Corso Serale.
Hanno preso parte, a queste attività, gli allievi della Prima classe del Corso Serale: Cervino Teresa, Duilio
Giuseppina, Marchese Giovanna, Musolino Paola, Torchia Santo,
e gli allievi della Terza classe: Caridi Carlo, Giustra Angela, Sorokina Larysa,
che con il loro impegno ed il loro entusiasmo hanno reso possibile la realizzazione di questa presentazione,
documentando con immagini fotografiche ogni momento del loro lavoro svolto nel Laboratorio di Incisione
Calcografica del Liceo Artistico “M.Preti” di Reggio Calabria.
Questa esperienza, ha consentito agli allievi l’acquisizione di una corretta metodologia di lavoro, attraverso una
approfondita conoscenza delle caratteristiche proprie di questa disciplina che permetterà loro in futuro di
dedicarsi a quest’arte con la consapevolezza necessaria ad amarla.
Pazienza e passione, oltre ad un bagaglio di conoscenze tecniche specifiche, costituiscono infatti due elementi
indispensabili per chi vuole sperimentare queste tecniche di stampa, che, come abbiamo potuto osservare
si sviluppano per fasi, ed è il controllo e la valutazione di ogni “stato” a determinare quello successivo.
Si ringrazia, infine, per la collaborazione il professore Paolo Benoci, docente di Italiano e Storia delle stesse
classi.
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Organizzazione materiale realizzato - Elaborazione testi e realizzazione supporto digitale a cura della
prof.ssa Franca Vozza.
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