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Carlo Folli SAN GEMINI E LE SUE ACQUE… La storia di un’opportunità colta e di tante occasioni mancate ARMANDO EDITORE Sommario Presentazione di LEONARDO GRIMANI 9 Prefazione: L’acqua scorre abbondante a San Gemini ROBERTO AMATI 11 San Gemini e le sue acque minerali: una storia emblematica MORENO CERQUETELLI 13 Premessa 15 PARTE PRIMA: LE ORIGINI E GLI SVILUPPI INIZIALI DI UNA GRANDE INDUSTRIA NEL TRAVAGLIATO E ALTALENANTE RAPPORTO CON LA PARTE PUBBLICA (Anni 1836-1914) 17 Capitolo 1: San Gemini nello Stato Pontificio: la “preistoria” delle nostre sorgenti 19 Capitolo 2: Le origini di una grande industria 29 Capitolo 3: La disputa sulla incompatibilità… il nubifragio e la “guerra” giuridica che ne scaturisce 49 Capitolo 4: Il nuovo Consiglio e l’enfiteusi 59 Capitolo 5: Era nata la Pro Sangemini 67 Capitolo 6: Un clima di generale entusiasmo e di apparente concordia 73 Capitolo 7: Ma le polemiche non erano finite… 77 Capitolo 8: La questione della linea elettrica 85 PARTE SECONDA: LE GUERRE E IL FASCISMO (Anni 1914-1945) 91 Capitolo 1: La grande guerra e il fascismo sopiscono i rancori… e la Sangemini ottiene altre concessioni… 93 Capitolo 2: Che cosa era cambiato nel periodo fascista? 99 Capitolo 3: A che punto erano le speranze dell’inizio del secolo? Le illuminate riflessioni del Podestà Francesco Violati 103 Capitolo 4: Durante il secondo conflitto mondiale il “cerchio” delle concessioni sembra chiudersi con l’affrancazione dell’enfiteusi… 109 PARTE TERZA: IL SECONDO DOPOGUERRA E LA REPUBBLICA (Anni 1945-1970) 113 Capitolo 1: Si riaccende la disputa… 115 Capitolo 2: Ballante Mercuri era davvero solo? 121 Capitolo 3: La reazione della Società Sangemini 125 Capitolo 4: Il Consiglio del marzo 1949 131 Capitolo 5: Ancora una volta le reazioni non si fecero attendere… 135 Capitolo 6: La scomparsa di Ballante Mercuri e l’avvio di altri motivi di contenzioso… 143 Capitolo 7: Acqua da tavola o soltanto curativa? 151 PARTE QUARTA: L’ISTITUZIONE DELLE REGIONI ED IL NUOVO REGIME DI CONCESSIONI (Anni 1970-1992) 167 Capitolo 1: Le Regioni e il rinnovo anticipato delle concessioni 169 Capitolo 2: La “distrazione” dagli investimenti promessi per la crisi della Tipografia Alterocca 177 Capitolo 3: I Programmi Integrati Mediterranei (PIM), il progetto Valtur e la “vendita” della Sangemini 183 Capitolo 4: Le reazioni della Regione dell’Umbria e il proseguimento del lavoro per la realizzazione del progetto tra speranze e delusioni 189 Capitolo 5: Difficoltà industriali e nuova vendita della Società Sangemini 197 PARTE QUINTA: GLI ULTIMI ANNI (Dal 1992 al rinnovo delle concessioni…) 201 Capitolo 1: La nuova proprietà annuncia di mantenere gli impegni 203 Capitolo 2: Una serie di incontri e di contatti… 207 Capitolo 3: Una storia che sembrava non avere fine… 211 Conclusioni 215 Cronologia 217 Indice dei nomi con parti e capitoli della citazione 219 Indice delle illustrazioni 228 Documenti e bibliografia 232 Ringraziamenti 240 Presentazione LEONARDO GRIMANI* Scrivere un libro è sempre un’opera meritevole perché la ricerca da cui il testo nasce apporta riflessioni, dati e resoconti storici che arricchiscono il bagaglio delle nostre conoscenze, tanto più quando si affronta un tema assai affascinante come quello della storia di un’acqua minerale nota ovunque… L’acqua è sicuramente l’elemento identitario della storia di San Gemini, e l’esistenza di due sorgenti con caratteristiche differenti, acquaforte e acqua solfurea, ha consentito alla comunità sangeminese di avviare un percorso di crescita che ha portato prima a superare l’identità agricola preesistente, poi a sollevare la popolazione locale dalla dipendenza dalle industrie ternane. Il testo, scritto attraverso una straordinaria e capillare analisi di documenti, pone l’attenzione sulle vicende che hanno visto protagonisti amministratori e imprenditori in un’altalena di rapporti incentrati sui diritti di concessione e sulle ipotesi di sviluppo. Sin dalla prima metà dell’Ottocento appare chiaro il tentativo delle élite politiche locali di acquisire consenso intorno all’idea termalista, sulla base di azioni volte ad accrescere la considerazione di San Gemini come centro dell’industria idrominerale e contemporaneamente come stazione di turismo per cura. Intorno a questa visione si articolano una rete di rapporti tra i soggetti locali e si organizza la partecipazione collettiva fino alla costituzione della “Società civile per il godimento e l’esercizio dell’acqua minerale”. Il Novecento vede sfumare il sistema di accordi costruito intorno all’idea termalista, con l’Amministrazione pubblica che perde progressivamente peso e la lunga lotta tra impresa e istituzione locale, che si sviluppa per circa un cinquantennio, fa emergere prepotentemente le difficoltà di costruire intorno all’acqua minerale una città del turismo idrotermale. Al contrario, l’industria idrominerale assume un ruolo centrale per lo sviluppo di San Gemini * Sindaco di San Gemini. 9 consentendo la costituzione di posti di lavoro, importanti per la tenuta socioeconomica della città. Il XX secolo si contraddistingue per la longeva presenza di Francesco Violati alla guida della Società ed è questo il periodo in cui il legame con la città si rafforza. Con l’affermazione della Sangemini come acqua curativa e da tavola si arriva all’identificazione di San Gemini città con la Sangemini acqua minerale. Sono questi gli anni in cui si costruisce l’immagine della Sangemini come acqua curativa e per i bambini e in cui si realizza la costruzione di un patrimonio di conoscenze molto vasto nel campo dell’idrologia medica e dell’idrogeologia. Sono questi gli anni dell’immissione sul mercato del marchio Fabia, della realizzazione del nuovo stabilimento sulla Tiberina e della costruzione del legame della famiglia Violati con San Gemini, anche attraverso l’impegno nel restauro di beni storico-artistici locali. Il testo raccoglie documenti del periodo tra le due guerre che fanno emergere anche quella parte di storia meno documentata e attestano la presenza di personaggi pubblici meno conosciuti ma fortemente sensibili alla tutela degli interessi generali e della cosa pubblica. L’ultima parte del secolo è quella dei cambiamenti e della progressiva uscita della famiglia Violati dal capitale del gruppo. Il fallimento del progetto Valtur, coinciso con il cambio di proprietà, è descritto dall’autore con la dovizia e la passione di chi ha vissuto quella storia con impegno, rettitudine morale e amore per la città e fa emergere una riflessione estremamente attuale sull’equilibrio tra potere politico e potere economico. Il libro giunge ai nostri giorni e ci pone di fronte ad una riflessione più ampia in cui le esperienze materiali e immateriali succedutesi in più di un secolo di storia assumono un nuovo valore. Il recupero della vecchia fabbrica ottocentesca con la realizzazione del centro congressi può essere inteso come il tentativo di dare un valore culturale al patrimonio termale che dovrà continuare, a mio avviso, attraverso azioni che salvaguardino l’identità termale anche con la realizzazione di un luogo della memoria, da localizzare nel vecchio stabilimento dell’imbottigliamento, attraverso il quale i sangeminesi possano prendere coscienza della propria identità e del bagaglio culturale di cui dispongono. La riflessione finale dell’autore su quello che è stato e su quello che poteva essere ci invita ancora oggi all’impegno civile, alla difesa dei nostri valori culturali e della nostra identità. Se San Gemini è sensibilmente apprezzata da chiunque la visiti, ciò è frutto della passione degli amministratori che si sono succeduti negli anni che hanno fatto tesoro anche dell’enorme patrimonio culturale che le acque minerali hanno garantito alla nostra città. 10 Prefazione L’acqua scorre abbondante a San Gemini ROBERTO AMATI L’autore di questo saggio ha voluto imprimere ad un frammento di storia della sua San Gemini una disamina lucida e spontaneamente impeccabile con la stoffa di chi è, in nuce, storico. È stato costruito uno strumento di studio non solamente per San Gemini ed i suoi abitanti, ma anche un importante esempio di quella storia dell’imprenditoria novecentesca spesso arrogante, spesso impietosa, ma che, come nel caso di San Gemini, ha dato un volto ed un carattere ad un territorio pur piccolo. Ha affrontato, con audacia, un argomento tortuoso, caratterizzato da variabili delicate per la loro valenza sociale e politica, con un’imprenditoria mai completamente simbiotica con la res publica ma, a volte, in atteggiamento chimerico con essa in un’alternanza che ha dato a San Gemini la fama della città delle acque. È riuscito a legare un numero enorme di documenti conservati nell’Archivio Storico del Comune corteggiandone elegantemente l’asprezza e la durezza sociale in una visione interpretativa che, fatta da lui, è sicuramente introspettivamente veritiera. Quei piccoli pezzi che ha raccolto pazientemente sono divenuti quadro della verità storica alla luce della sua preoccupazione di dare autonomia a ciò che ha raccontato, tanto che, a volte, pur nella sua ben nota partecipazione intensamente affettiva, è riuscito a distaccare da sé quell’oggettivazione che il lettore riesce ad avvertire come reale cognizione del vero. È realistica constatazione la piacevolezza di una lettura che si vede fluire nei ruscelli del tempo con una chiarezza che proviene proprio dagli strumenti dello storico di professione come l’organicità coerente della ricostruzione della vita passata, con esempi mirabili che ci riportano a tempi non proprio democratici ma in cui la democrazia, quando era necessario, veniva rispettata: i sindaci di San Gemini, di Cesi e di Acquasparta vogliono estendere la linea elettrica in quei territori scatenando la reazione dell’imprenditoria delle acque paventando una concorrenza dell’acqua Amerino. Le conseguenti repliche dei Sindaci diffuse a mezzo stampa difendono gli interessi dei cittadini a fronte delle accuse evidenziando un alto livello di partecipazione e discussione con la popolazione con una grande vitalità democratica alla quale, evidentemente, non siamo 11 più abituati. L’abbondanza di documenti presentata con meticolosa cura gli ha permesso di aderire ai testi attraverso l’interpretazione, chiave del grande portone della storia. Una diagnosi precisa fatta legando insieme un’abbondanza “giusta” di dati clinici, e i dati raccolti da lui che vengono umanisticamente interpretati alla luce di una storia complessiva del territorio, territorio che viene allargato per l’insistenza di interessi comuni ad Acquasparta e Cesi, divenendo analisi di un comprensorio intero. La grande abbondanza di citazioni e di note non crea confusione, anzi è di conforto alla razionalità dell’argomento che si snoda quasi come una sinusoide che si articola e si spezza per poi riunirsi definitivamente in storie di impegni presi e mai realizzati o “distratti”, oppure di spontanei progetti di valorizzazione del territorio. Certamente la lunga professionalità di insegnante ha fatto da solido supporto alla necessità di chiarezza. Per questo, Carlo Folli è riuscito a dare ad una vicenda che, se è stata genitrice di partigianerie, si raccoglie, infine, non casualmente, ma consapevolmente con una considerazione forse amara ma che è un auspicio. La visione storiografica di Folli che, comunque, ha passionalmente vissuto per tanto tempo come primo cittadino parte delle vicende che racconta, ha compreso lucidamente che il tempo trascorso, non importa se recente o lontano, deve contenere delle risposte: riaffiorare come dal “Porto sepolto” di Ungaretti per dimostrare al nostro presente l’umanità del passato. Ne proviene una ridda ordinata di azioni avvenute tra pubblico e privato, tra interessi privati ed utilità pubblica, tra imprenditoria attiva ed utile economico, tra dare ed avere, tra estetica ed etica. Egli ha ben colto e riesce a farla cogliere a tutti, l’ideologia ottocentesca del progresso che in un microcosmo come San Gemini rifletteva una rivoluzione industriale su cui si addensavano le nubi delle lotte operaie. Ecco che sotto le vicende narrate si intravede la crisi stessa dell’idea di progresso al momento in cui gli interventi umani, che questo libro menziona numerosi, potessero divenire solo ed unicamente prodotti della sete dell’interesse individuale. Ci accorgiamo per questo che lo scenario che Folli vuole rappresentare segue il saliscendi delle colline di un paesaggio attraversato dal Naia, in cui non c’è solo l’interesse privato. Talora questo interesse privato coincide con l’interesse pubblico, tanto da esaltare peculiarità che solo un’intelligente imprenditoria avrebbe potuto fare ed il prezzo pagato non è pagato invano. Non deve stupire se in certe parti assomiglia un po’ al presente in quanto la storia diviene simulacro di se stessa. Calza bene a questo proposito la frase di Benedetto Croce: «Solo un interesse della vita presente ci può muovere ad indagare un fatto passato…» (da Teorie e storia della storiografia). 12 San Gemini e le sue acque minerali: una storia emblematica MORENO CERQUETELLI* La pubblicità del passato identificava l’acqua Sangemini come l’acqua dei bambini. In anni recenti con meno bambini e molti più anziani, si è puntato sull’acqua per la terza età grazie al “calcio facilmente assimilabile”. Una parabola quella dell’Acqua Minerale Sangemini che in oltre cento anni di vita (nel 1889 la fondazione) ha visto affermazioni e successi anche internazionali sino ad anni più vicini di crisi e ridimensionamento, come tanti altri settori industriali. Ma, soprattutto, non ha visto realizzata l’aspirazione di molti abitanti e amministratori della cittadina umbra, che dà il nome all’acqua minerale, San Gemini, provincia di Terni, di diventare una “grande stazione termale” come Salsomaggiore, Montecatini o Abano Terme. Tale storia di successi e speranze non realizzate è oggi raccontata in questo documentatissimo volume da Carlo Folli. Folli, già Sindaco di San Gemini, insegnante in pensione e appassionato “indagatore” di storia locale, ci racconta una vicenda di aspirazioni, contrasti tra potenti e potentati, palesi conflitti di interessi (come è noto ancora molto di moda nel nostro Paese!), ma anche di personaggi di grande spessore professionale tra gli industriali e di elevata statura morale tra gli amministratori locali e, in questo caso, con un attaccamento tenace e disinteressato al bene pubblico davvero sorprendente, se paragonato al deserto dell’oggi. Una storia, tuttavia, per certi versi anche emblematica del modo in cui sono nate e cresciute molte imprese italiane, che trascende la dimensione locale. Non è un caso che su tutto si sente e incombe un certo mondo del “potere romano” sin dall’epoca dello Stato Pontificio, quando si cominciò a parlare di sfruttamento delle acque minerali, passando per l’Italia Umbertina, il fascismo sino alla Rinascita Democratica. Nel libro questa parte emerge per riflesso ma, a ben vedere, * Giornalista. 13 ne segna molti e molti passaggi. Carlo Folli, come amministratore, ha anche vissuto in prima persona molti dei fatti narrati negli anni ’70. In effetti, la storia non dei fatti ma dell’aspirazione a migliorarsi di una comunità attraverso lo sviluppo di un’industria (in questo caso l’acqua minerale) e che emerge da queste pagine con tutto il pathos necessario, ha il suo compimento ideale, dopo quasi un secolo di lotte e battaglie, nell’accordo raggiunto nel dopoguerra dall’Amministrazione Comunale e dalla Società dell’Acqua Minerale, grazie alla sapiente mediazione dell’Avvocato Tito Oro Nobili, figura di spicco del socialismo umbro. Non ci sarà l’agognato sviluppo termale ma una congrua, diciamo così, “ripartizione degli utili”, con un sostanzioso contributo annuale per le casse comunali che consentirà alcune importanti realizzazioni e una migliore prospettiva. 14 Premessa San Gemini o Sangemini? Oggi i più avveduti e corretti cercano di distinguere il nome della cittadina scrivendolo staccato rispetto al nome dell’acqua minerale che invece si scrive unito. Indubbiamente comunque la storia della cittadina si è fusa con quella dell’acqua cui ha dato il nome anche se la notorietà di quest’ultima, sopravanzando di molto quella del paese, ne ha praticamente oscurato l’esistenza. Sono ancora molti, infatti, i turisti che si meravigliano che esista un paese che porta lo stesso nome dell’acqua minerale ignorando, ovviamente, che è l’acqua che ha preso il nome dal territorio da cui sgorga. Per i cittadini di San Gemini comunque, ma, riteniamo, non solo per loro, riveste un indubitabile fascino ricostruire la storia, proprio a partire dalle origini, di quelle acque e di quell’industria che per molto tempo ha saputo creare un marchio di assoluto riferimento nel mercato nazionale e che abbiamo imparato ad amare, quasi quanto il paese e la sua comunità, per aver dato lavoro a tante generazioni di sangeminesi. Oltretutto, come si vedrà, per le tante implicazioni e spesso per i contrasti che si sono avuti tra la direzione dello stabilimento e l’Amministrazione Comunale parlare della storia dell’acqua minerale è parlare della storia di questa nostra cittadina. Pur avendo, ovviamente, le nostre opinioni abbiamo cercato di lavorare con il massimo distacco di cui siamo stati capaci, senza nessuna velleità polemica per questioni ormai passate ma soltanto con il desiderio di far luce per quanto possibile su tanti episodi della nostra storia locale che sono divenuti decisivi per la realtà di oggi e che sono stati dimenticati o che sono totalmente ignorati dalla gran parte dei cittadini giovani e meno giovani. L’inesorabile scorrere del tempo e il clima politico e sociale totalmente cambiato rispetto agli anni in cui quelle vicende si svolsero, ci porta oggi a vedere quei fatti con l’occhio disincantato di chi vuole scrivere un piccolo 15 pezzo di storia locale ormai depurato delle passioni anche forti che li animarono. Abbiamo cercato di far “parlare” soltanto i documenti che impietosamente hanno confermato o smentito le nostre opinioni precedenti. Abbiamo altresì la certezza che quei fatti e le innumerevoli dispute che sorsero sono sicuramente emblematiche della “grande storia” degli uomini in cui si mescolano incomprensioni e prevaricazioni, speranze e illusioni, egoismi e slanci di solidarietà, volontà di progresso e immobilismi, nella convinzione comunque che non tutte le cose positive si siano trovate sempre dalla stessa parte. 16