cccp n° 3 giugno 08 - casacomunecampanile.it

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Arare e scavare per ridissodare le coscienze,
e riseminare, per poter tornare
ad un abbondante raccolto Morale e Politico.
Perché non può essere accettato passivamente
il declino quotidiano di una Società
o di un Paese che va alla deriva morale,
e che coinvolge e trascina nel baratro i propri figli
Immagini di paese: in verticale a destra dall’alto al basso
Porta de la Sità, Stall del Tabachì, Stall di Capitàne
Porta del Mèza e di Penèi
Il Cortile : il nome scelto per questo centro socio culturale, nonchè Posto di
Conversazione, si rifà a quei piccoli mondi che componevano fino a poche decine d’anni
fa, la nostra Comunità. Il richiamo ai Cortili è dunque semplicemente un richiamo alla
solidarietà tra famiglie e a maggior ragione, alle nuove presenze etniche, alle quali va
aperta la porta ma con la chiarezza e la fermezza delle regole e leggi qui in vigore.
Ma per tornare ai valori che sono stati per decenni lo zoccolo duro che ha unito la nostra Società, è necessario tornare ad incontrarsi, parlarsi, conoscersi, divertirsi e progettare insieme, le piccole e le grandi cose; e cioè fare “storia insieme “ !
E questo anche nella Politica ovviamente ! Perché coloro che hanno votato il Centro Destra, non erano ubriachi o fumati il 13 e 14 di
aprile ultimo scorso. Erano coscienti e hanno
fatto una scelta, stanchi di tante inutili recite
con le giacche girate e rigirate dai tanti Papponi anche della Sinistra; Papponi come altri,
dalla politicianteria speciosa e vuota di contenuti oltre che di prospettive ! E se all’elettorato del Centro Destra, potrebbe bastare una
maggior sicurezza individuale oltre che sociale, e una ripresa anche economica ( cose che
servono, eccome, anche agli elettori di Sinistra), alla Sinistra compete quale impegno
sacrosanto, di ridissodare le coscienze per potervi seminare quegli elementi che hanno
da sempre caratterizzato, differenziandola, la Sinistra dalla Destra !
Altrimenti la domanda che sorge spontanea è : QUALE DIFFERENZA C’E’ tra gli uni e gli
altri ? La Società oggi è detta moderna, che tradotto in moneta sonante vuol dire quasi
puramente consumistica. Ma ci dovrà pur essere un punto di ripartenza !
Usiamo pure tutto ciò che la tecnologia ci offre giorno dopo giorno, ma non per isolarci e
dimenticarci l’uno dell’altro, bensì per facilitarne il contatto e quindi la Comunicazione.
E allora avremo data prova di intelligenza
Civile, Sociale e anche Politica; non viceversa !
Per non dimenticare
A Sud della memoria:
l’emigrazione italiana
Cento anni fa record di immig rati a New York
italiani nel mondo
■■■
Erano italiani molti fra gli 11 mila che quel giorno - il 17 aprile 1907 - sbarcarono ad Ellis Island. Fuggivano da stenti,
fame e disoccupazione.
N
EW YORK – Esattamente cento anni fa, il 17 aprile
1907, 11 mila persone sbarcarono ad Ellis Island,
l’isola-avamposto nel porto di New York di fronte alla Statua
della Libertà, il primo lembo di suolo americano dove venivano tenuti in quarantena coloro che chiedevano di entrare
negli Stati Uniti come emigranti.
In pratica una struttura antesignana dei nostri odierni Cpt, i
Centri di permanenza temporanea che negli ultimi anni sono
stati istituiti nel nostro Paese per fronteggiare gli aff lussi di
immigrati provenienti dal Nordafrica. Chi all’epoca arrivava
ad Ellis Island – furono 12 milioni fra il 1892 e il 1924 –
trovava subito ad aspettarlo una dura selezione che rispediva indietro malati e “poco intelligenti”. E affinché di ciò non
si perdesse memoria, oggi i capannoni di Ellis Island sono
stati trasformati in uno straordinario Museo dedicato a tutti
coloro che nei secoli XIX e XX lasciarono i propri Paesi di
origine verso la speranza del sogno americano.
Calcolato sulla distanza di un secolo, dal 1876 al 1976 (in altre parole ieri
sera, per la storia), quando per la prima volta il flusso migratorio ha registrato un saldo a favore degli ing ressi in Italia rispetto alle uscite, ventisette milioni d’Italiani hanno cercato la “Merica” in ogni angolo del mondo, lo stesso
numero dei residenti nello stivale al momento dell’Unità del Regno: un’altra
Italia fuori di casa, come quella di oggi, con sessanta milioni di connazionali
sparsi in ogni angolo del globo. Record assoluto, per essere chiari, con qualche sorpresa, almeno rispetto all’inf inita superficialità con cui il problema è
trattato: la leadership migratoria spetta al nord, che svolge a tutti gli effetti,
nel periodo considerato, il ruolo che istintivamente viene assegnato al Sud
nella percezione contemporanea, certo amplificata dal maggiore coinvolg imento del mezzogiorno nel flusso recente verso il triangolo industriale e
l’Europa centrale, nel secondo dopoguerra, e dalla martellante rappresentazione del fenomeno fatta da Hollywood, che ha riproposto l’italiano conosciuto, il “dago”meridionale, dove Brasile o Argentina o Australia non hanno
I
l 17 aprile 1907 fu dunque un giorno da record: si toccò
una cifra di sbarchi non più raggiunta neg li anni successivi. È rimasta una data simbolo, per ricordare quanto hanno
vissuto oltre 25 milioni di italiani che complessivamente –
diretti verso i cinque continenti – hanno lasciato la patria fra
la metà dell’800 e la metà del ‘900. e c’è una vicenda che
si ripete all’inf inito, senza mai dare l’impressione di avere
capitalizzato, sia pure in minima parte, la storia recente,
questa è l’emigrazione.
Siamo stati il sud del mondo, lo siamo ancora oggi, in diverse parti del
globo, rappresentando all’estremo
proprio ciò che la parola Sud evoca
in buona parte del nostro settentrione: criminalità, miseria, degrado,
fastidio. Un sud enorme, eterogeneo, che spaziava dalla Sila al Polesine, dal Salento alle Langhe: una
folla grande quanto l’Italia di cent’anni fa si è mossa, eppure nei libri di storia della nostra
scuola non ne trovi traccia. Sconosciuta, negata, sparita.
Nessuna traccia dei milioni di Parodi, Zola, Caputo, Mastropiero, Toffolin e Puglisi che hanno lasciato il paese per inseguire la speranza, e spesso hanno perso entrambi.
avuto un cinema altrettanto importante che rappresentasse il “macaroni” di
casa, tipicamente veneto, lombardo, ligure, al quale veniva riservato però lo
stesso trattamento.
l Veneto (prima regione per numero assoluto di emigranti, 3.300.000 nel
periodo considerato), la Lombardia e il Friuli hanno “esportato” speranze
e miserie per sette milioni e mezzo di persone, contro i sette milioni circa di Sicilia, Campania e Calabria
e le direttici di mig razione che indicano come questa
sia avvenuta in misura pressoché identica verso il
vecchio e i nuovi continenti: Francia, Svizzera e Germania e Belgio, i primi quattro paesi europei di questa particolare classifica, sono, con 12 milioni di emigranti, avanti a Usa, Argentina, Brasile e Australia
(11 milioni). Di questa memoria “vicina”, paradossalmente, risulta ancora più ingombrante e fastidioso il
ricordo, avvertito come dequalificante, proprio nel
momento dell’unificazione europea. Prendere in esame l’emigrazione verso
l’estero e quella interna consente di avvicinare le giovani generazioni alla
questione migratoria. “Siamo tutti americani, siamo tutti immigrati"era lo
slogan dei prog ressisti statunitensi degli anni trenta in risposta agli xenofobi
che non volevano immigrati nel paese. I cosiddetti Wop (acronimo per without papers ma assonanza dichiarata con la parola guappo, con cui venivano indicati sprezzantemente gli italiani) di allora come i “sans papier” dei
moti francesi di dieci anni orsono. La storia, spesso, ripete, rimastica e sputa le stesse istintività, le stesse ideologie e addirittura le stesse parole.
a cosa ha realmente signif icato il fenomeno migratorio per il nostro
paese? Salvemini, studioso italiano tra i più qualificati diceva «Nel
Sud… si ricava dalla terra appena tanto da mang iare e da pag are le tasse…
E alla prima difficoltà tutto va per aria. Se non ci fosse l’emigrazione transoceanica, avremmo ad ogni cattiva raccolta... delle vere e proprie crisi di fame…» Es portazione della miseria, quindi: le retoriche sull’ingegno e sullo
spirito d’iniziativa che abbellivano il bisogno sono state una costruzione ide-
I
I bordelli erano
pieni di Teresine
e di Concettine
emigrate italiane
L’assenza di questa tappa fondamentale della storia nazionale nella formazione scolastica è proporzionale al desiderio
di rimozione espresso quasi con ferocia proprio in alcune
delle zone del paese in cui più forte è stato il fenomeno. Per
noi invece, il ricordo, anche nei limiti di questo articolo, permette di tracciare la genesi del preg iudizio che inf iamma il
dibattito contemporaneo. Cerchiamo di chiarire, prima d’ogni altra cosa, la portata storica del fenomeno emigratorio
italiano: il nostro è stato l’esodo più imponente della storia
moderna e contemporanea.
M
ologica successiva, soprattutto nel ventennio fascista, quando
la declamazione delle conquiste del regime aveva a supporto
la negazione del fenomeno e si contraddiceva apertamente
proprio nell’esaltazione della fecondità che ci veniva rimproverata ovunque. Essì, eh, perché mentre a New York e a Buenos
Aires ci accusavano di essere dagos (accoltellatori) e di figliare
come conigli, Mussolini benediceva a Roma una parata di 93
madri italiche con i propri 1320 figli, circa 14 a testa.
e modalità dell’emigrazione e dell’insediamento erano
poi, a volerle leggere, anticipazione fino al dettaglio di
quanto avviene oggi e si articolarono prevalentemente attraverso catene migratorie per linee familiari, campanilistiche,
regionali e di mestiere.
Non si contano, soprattutto nella fase iniziale dell’esodo, i numerosi episodi di tagliegg iamento e di truffa ai danni di chi
doveva procurarsi il biglietto transoceanico (le stime indicano
che più della metà degli emigrati negli anni novanta partì con
un biglietto prepagato, che comportava un mercato e un negoziato di malaffare ai due estremi della rotta) e una volta giunti
a destinazione la triste storia continuava ai danni di molti immigrati italiani, che dovevano versare una tangente per ottenere un lavoro e l’abitazione e avevano l’obbligo di acquistare le
merci in uno spaccio indicato.
Per chi ci arrivava, naturalmente: e a questo proposito basta
ricordare il bel racconto di Sciascia "Il lungo viaggio" in Il Mare
colore del vino, che chiama a protag onisti gli emig ranti fatti
salire su una nave con destinazione dichiarata l’America e poi
sbarcati in una credibile clandestinità sulla costa siciliana, dopo aver circumnavigato l'isola chissà quante volte.
La crescita del pregiudizio è proporzionale alla rimozione della
memoria, ma uno sforzo minimo di onestà intellettuale porterà
ad una conclusione soltanto: ogni nefandezza che noi oggi
rimproveriamo agli immigrati, l’abbiamo commessa prima di
loro. Li accusiamo di avviare le loro donne al mercato della
prostituzione: siamo degli esperti in materia, i bordelli delle
città del Mediterraneo prima e dell’America poi, erano pieni di
Teresine e Concette.
Rubano il lavoro ai nostri disoccupati, urlano le menti superbe
di qualche miracolo appena accennato e già in esaurimento:
per la stessa accusa, ad Aigues Mortes (sud della Francia, mica la Nuova Zelanda, dove i cuneesi in particolare rappresentavano la manovalanza occasionale) ci hanno ucciso e fatti a
pezzi a decine. Il problema della criminalità ? Non scherziamo,
siamo stati dei maestri.
Agli inizi del novecento, negli Usa, ogni tre francesi, quattro
irlandesi e sette inglesi in gattabuia, c’erano venti dei nostri. E
non c’è da stupirsi, era tutta gente emigrata da un paese dove
la mortalità media arrivava a malapena ai quattordici anni e
l’analfabetismo qualif icava quasi la metà deg li italiani, contro il
3% dei tedeschi e il 2% medio di chi viene oggi a cercare la vita
da noi. Cent’anni fa, non nel Mesozoico.
L
E se nel traffico dal sud del mondo a qui, oggi, non c’è tribuno
da quattrosoldi che non scorga legioni di terroristi di fatto o
potenziali, anche in questo caso non dobbiamo imparare niente da nessuno: Mario Buda, romagnolo, si faceva chiamare
Mike Boda e il 16 settembre 1920 fece saltare in aria Wall
Street (l’attentato più sanguinoso negli Usa, fino a quello di
Oklahoma City, nel 1995). «L’unica vera e sostanziale differenza tra “noi” allora e gli immig rati in Italia oggi è di solito lo stacco temporale. Noi abbiamo vissuto l’esperienza prima, loro
dopo. Punto» scrive GianAntonio Stella, autore dello splendido
volume L’Orda: Quando gli Albanesi eravamo Noi.
Letto, approvato, e sottoscritto. Da ricordare, e da far ricordare, quando guardiamo a Sud: prima di ogni considerazione,
prima di prenderla storta, prima di decidere qualunque cosa,
dovremmo ricordarci dei Pittaluga e dei Santonastaso, dei
Brambilla e dei Cuomo, dei Cardin e dei Giovinazzo che guardavano a Nord e a Ovest ■■■
Terra Straniera
(di Liberati & Marletta - 1952 )
Terra straniera quanta malinconia,
quando ci salutammo, non so perché,
tu mi gettasti un bacio, e fuggisti via,
eppure adesso, te lo confesso, non penso a te !
Non li ricordo più, quegli occhi belli,
pieni di luce calda ed infinita.
mi son dimenticato i tuoi capelli,
e la boccuccia ch’era, la mia vita !
Ma sogno notte e dì, la mia casetta,
la mia vecchietta, che sempre aspetta !
L’amore del paese, e della mamma,
è una gran fiamma, che brucia il cuor !
Questa tristezza, questa nostalgia,
Sono il ricordo dell’Italia mia !
Terra straniera quanto t’ho accarezzata,
dolce chimera della mia gioventù !
Penso a com’eri bella, come t’ho amata
ma tutto è vano; così lontano, non vivo più !
Non li ricordi più quegli occhi belli,
pieni di luce calda ed infinita.
Mi son dimenticato i tuoi capelli,
e la boccuccia ch’era, la mia vita !
Ma sogno notte e dì, la mia casetta,
la mia vecchietta, che sempre aspetta.
L’amore del Paese, della mamma,
è una gran fiamma, che brucia il cuor !
Questa tristezza questa nostalgia,
sono il ricordo dell’Italia mia
mamma, io morirò di nostalgia,
se non rivedo Te e l’Italia mia !
Per molti decenni questa canzone venne cantata col cuore da diversi
gruppi di amici, cantori o semplici coscritti, memori delle esperienze
vissute e raccontate direttamente da emigranti anche ciseranesi
a cura di mario foglieni
Non sono passati 100 anni dai favolosi
Anni ‘60, da quando “gli hyppi” cominciarono a farsi crescere i capelli lunghi
( e a non lavarli tanto), a portare i pantaloni a zampa di elefante, a scoprire gli
spinelli e l’amore libero e a bivaccare
fuori casa, spesso all’insaputa dei propri
genitori, giunti essi stessi agli Anni ‘60,
del tutto impreparati e senza esperienze
dirette.
Erano gli anni in cui “il boom economico” riempiva gradualmente le case di Tv,
di frigoriferi, di lavatrici e di asciugacapelli sempre più potenti. Ma le case si
riempirono anche di mangiadischi e col
passare degli anni, di impianti Hi-Fi sempre più potenti.
E le “girl”? I scète ? Le ragazze ?
Quelle che con la gonna, salivano sulla
Vespa o sulla Lambretta, accavallavano
le gambe da una parte;
E quando tu in curva piegavi a destra,
loro piegavano a sinistra e ti facevano
sbandare;
E quando sedute in balera dietro ad un
tavolino rotondo con la tovaglia, tenevano la borsetta sulle ginocchia e ad un
tuo cenno ”… balli ? “ ti squadravano
dall’alto al basso e poi ti dicevano di si o
di no. E quando ti dicevano di si e ballavi
un lento, sulla mattonella, ti mettevano
le mani sulle spalle e le braccia unite sul
petto per evitare di farsi schiacciare i
seni, dentro i reggiseno di cartone.
Quelle dei paesi forestieri che ti chiedevano : Dèn dö el lù ? Di dov’è Lei ? Una
finezza nella fase di approccio e di conoscenza che - ricordata in bergamasco oggi sembra roba da cavernicoli. E Juke
Box a 50 lire una canzone, tre per 100
lire. E se stavi in balera tutta la domenica pomeriggio, alcune canzoni che andavano per la maggiore, le riascoltavi almeno trenta volte.
Allora la benzina costava cento lire al
litro e la miscela al 2% per Vespe e Lambrette, 125 lire.
E se anche lavoravi già, la paga la consegnavi alla mamma (per intero).
Era lei infatti l’amministratrice della Famiglia che distribuiva le mance alla domenica e qualche piccola aggiunta lungo
la settimana.
Erano gli anni in cui potevi permetterti di
lasciare un lavoro che tanto ne trovavi
un altro in pochi giorni. E di studiare ( si
credeva ) di poterne fare a meno perché
lo stipendio - e subito - dopo la quinta
elementare o l’avviamento al lavoro (tre
anni professionali) o le tre medie
statali non obbligatorie, faceva
molto comodo alla famiglia che
magari aveva appena costruito una
villettina nuova o la stava costruendo un po’ alla volta ,di domenica.
E la musica anni sessanta ? Le
canzoni che con i loro testi ti strappavano una lacrima, o ti facevano
sospirare fino alla domenica successiva quando tornavi in balera o
alla festicciola in casa (pasticcini e
spuma arancio o nera) dove incontravi la ragazza che ti piaceva. E si
fumava; altrochè se si fumava ! Io
e altri tre miei amici, fumavamo le
Giubek. Compravamo ogni domenica un pacchetto che dividevamo in
tre, con mia madre che annusava
le tasche della giacca ( ol giché)
per scoprire se avevo fumato.
Che stile, apparire sulla porta della
balera in giacca e sigaretta in mano, e la Lambretta col plaid colorato sul sellone, fuori nel parcheggio.
Un mio amico (anzi un mio omonimo cugino di cui non faccio il cognome) smise di venire in balera
con la mia Lambretta perché aveva
preso una FIAT 600 verde pisello.
Egli si presentava da solo mezz’ora
dopo , calzando scarponi col pelo
lungo sul gambale, come se fosse
appena ritornato da Foppolo, da
una giornata sciistica, e non voleva
essere chiamato (faccio solo il nome) Silvio, ma Fabrizio !
E a pensarci bene, quando si presentava in balera, lui riusciva ad
accalappiare l’attenzione di tutte le
“girl” di Pontirolo Nuovo; quelle
belle ragazzotte, bianche e rosse
come vere campagnole, a quel
tempo già avviate al lavoro nell’industria, e abituate a vedere il forestiero di domenica !
E quella balera, era piena di forestieri, sia milanesi che bergamaschi, oltre ai giovani locali, sempre
perdenti nel confronto con noi forestieri !
Che domeniche da sballo ! Una cento lire
tre canzoni, una bibita, una sigaretta; masturbazioni in abbondanza , e via !
Si, anche allora c’erano le ragazzine che la
davano. Ma rispetto ad oggi, che sono in libertà di giorno e di notte, la difficoltà era
incontrarle “per una toccata e fuga” !
P
assò nemmeno un decennio e a una crescente e
generale sregolatezza di vita, seguì un declino dei
“veri valori della vita”, con la distruzione graduale dei
pilastri base della Società stessa:
Le figure della Madre, del Padre e della Famiglia !
E contestualmente, e al galoppo,venne la DROGA.
E con essa l’illusione che tutto fosse permesso e più
facile, più sicuro ! Ma di facile e di sicuro, vi furono solo
le morti di molti giovani amici della generazione subito
dopo la mia.
E con la distruzione della loro vita, quella delle loro famiglie, che avevano vissuto anni in disgrazia con un drogato in casa. E poi nel dolore immenso misto a un senso di liberazione dopo la morte del proprio o dei propri
figli. Ma la DROGA, nel tempo, ha reso giustizia a molte
di quelle famiglie, giudicate e additate come la causa
principale della deviazione dei propri figli.
E’ stato dimostrato infatti che la DROGA è entrata in
molte altre famiglie distinti e per bene, senza guardare
n faccia nessuno !
IL MONDO GIRA GIRA
MA RITORNA SEMPRE
AL PUNTO DI PARTENZA
Portavano i pantaloni stretti
alla caviglia, poi li portarono a
tubo, e poi a zampa di elefante,
e poi col risvolto e poi senza e poi li portarono anche le
ragazze. Ma sempre i pantaloni sono rimasti pantaloni
e se li vuoi mettere, li devi infilare da sopra.
E noi, prima adolescenti, poi diciassettenni con la Lambretta o la Vespa, o una Moto Morini, o una Moto MV
Agusta, o una Moto Benelli (le giapponesi, non sapevamo che in Giappone c’erano le moto), e la nostra quantità di giovani morti, anche senza l’eccessiva velocità di
oggi, abbiamo vissuto le nostre fasi di crescita, nello
sballo che i mezzi di allora e la poca Libertà di movimento, ci consentivano. E quando più avanti abbiamo
cominciato a stare in giro di notte, con un anguria fresca o qualche bottiglia da poche lire e il solito pane e
salame, abbiamo assaporato la sensazione di essere
più LIBERI di prima; pensavamo di esserci liberati dal
giogo che la nostra famiglia, scuola, l’oratorio e la società dopo, ci avevano imposto , rubandoci il nostro tempo.
M
a non era così ! Avevamo vissuto la trasformazione della Società e con essa eravamo cresciuti
anche noi e di sola esperienza quotidiana. Noi, che seppur nati dopo la guerra, venivamo già considerati vecchi
dalle generazioni venute subito dopo. Avevamo vissuto
morbidamente un periodo di transizione. Ma con gli anni settanta, la degenerazione ha preso il sopravvento e
non si è più arrestata ! ■■■
che mi preoccupa di più oggi, è
Quello
la convinzione dichiarata di molti a-
dulti della mia stessa età e della maggioranza dei giovani genitori , quando mi dicono: Non ci puoi fare niente !
E rinunciano all’impegno !
Non è vero ! La stragrande maggioranza
dei ragazzi e dei giovani hanno la stessa
carica e l’entusiasmo che avevamo noi.
Ma hanno purtroppo una LIBERTA’ senza
alcuna regola e confine, di cui ne fanno un
Che Guevara
pessimo uso; eppure a loro, oggi, non
mancano strumenti e mezzi tecnologici
per la comunicazione che allora non esistevano ! Telefonini,
Internet, Soldi . . .ma mancano i genitori e i nonni, e la comunità !
E allora, dove sta la differenza con il tempo di allora ?
La vera differenza sta nel fatto che, a causa di un consumismo sfrenato, inseguito in prima persona dai genitori senza buon senso e
senza polso, si accontentano i figli nella speranza che stiano lontani dalla droga. Ma oggi (da anni ormai) la droga è solo uno dei tanti
“rifugi finali” nei quali molti ragazzi vanno a chiudersi. E’ solo una
delle tante deviazioni possibili !
Per forza: Da anni, c’è il totale silenzio tra genitori e figli, riempito solo dal frastuono dei mass media nei qui bailamme è
sempre più difficile ascoltare quei pochi messaggi in positivo ,
che pur vengono quotidianamente lanciati ! E allora ?
Ragazzi e Giovani
voi non siete peggio o meglio di com’eravamo noi.
Ma noi non eravamo esposti ai rischi di ogni tipo e grado, di
cui Voi siete circondati nella Società di oggi ! Dirvi cosa fare o
cosa non fare, dirvi cosa è giusto o cosa è sbagliato, non serve. Voi dovete fare le Vostre esperienze e provare gli errori
sulla Vostra pelle. Ma . . . Noi possiamo però parlarvi
delle nostre esperienze - belle o brutte
che siano state - per consentirvi una riflessione
in più. E una cosa certa ve la possiamo ricordare
per esserci passati prima di Voi:
Oltre lo sballo, c’è il vuoto e spesso la Morte
E ad evitare che il Cancro della dissennatezza unita al consumismo continui a distruggere l’esuberante e naturale entusiasmo e la voglia di vita della Gioventù, serve l’aiuto di tutti.
In primis della famiglia, cioè delle figure della madre e del padre, e di quattro schiaffoni quando servono, oltre all’impegno
in prima persona dei Giovani. Ma appena fuori di Casa, serve
una Società che torni ad essere Comunità Educante, e amministratori sensibili ai servizi sociali che vivano il problema a
gomito a gomito con le famiglie stesse.
Un Progetto Giovani, va però costruito partendo dai Giovani
ma con loro, coinvolgendoli ascoltandoli e discutendo con loro
sul perché c’è anche un “problema Giovani” urgente grave, e
non solo esprimendo condanne generiche a loro carico.
Essi sono infatti gli unici attori che in prima fila ci possono
parlare di “loro stessi”. E saltare questo importantissimo passaggio, limitandosi a proporre loro dei “contenitori dal timbro
Sociale”, ma costruiti altrove da “ingegneri del Sociale “ senza
alcuna esperienza sulla propria pelle, vuol dire fallire in partenza, e vedersi rifiutare la proposta di coinvolgimento ■■■
L
’inizio di un pezzo solitamente deve far capire di
cosa si andrà a parlare, quali
sono le idee che chi scrive vuol
trasmettere e la tesi che si vuole portare all’attenzione del
lettore. Ebbene vi dico subito
chi sono, conviene, anche perché a che servirebbe nasconderlo, delegittimerebbe le mie
idee. Alberto, studente, politicamente impegnato (a sinistra). Perché scrivo? Avrete letto senz’altro l’ultimo numero di
CCCp (amo scriverlo così), ebbene, son scoppiato, era tanto che non scoppiavo di fronte a certi articoli, e allora…
eccomi qui!
i dico già che vi arrabbierete leggendomi, non amo
questo paese, in particolare non amo molte persone,
penso in particolare che alcune siano tremendamente
“paesocentriche” e in un certo senso mafiose. Penso che
la massima aspirazione di molta gente di qui sia avere la
notorietà delle poche famiglie dal sangue puro. Penso che
buona parte di questo paese viva in un’ignoranza politica
insanabile. D’altronde una delle puntate antecedenti alle
elezioni del programma “Annozero” facevano vedere chiaramente da chi arrivava questa ignoranza, e il paese fiero
con il suo passaparola, perché in fondo era in televisione. A
proposito ragazzi, vi siete accorti di quanto basti guardarsi
in giro per vedere tante menti collegate nello stesso tempo
al televisore? tg4, tg5, studio aperto, l’istruzione più alta
del popolo italiano, che giornalmente recita che il conflitto
di interessi non esiste, la sinistra(i comunisti secondo molti
di voi)mangia i bambini, alza le tasse, fa cose nefaste.
ggi parliamo nientemeno che di chiesa, o meglio di
insegnamenti cristiani. Ammetto il fatto di non essere
credente, non per moda come molti, ma per scelta. In un’Italia dove è considerato un buon fedele chi va’ avanti e indietro da un santuario o una chiesa ho ritenuto di fare questa scelta. E il nostro paese come si sa(se si vuol vedere)
non si esime da tali considerazioni. Un accadimento particolare al quale giusto ieri(nda 1 giugno)ho assistito e che
mi ha particolarmente scandalizzato(non per i termini,
quanto per la corerenza) è stato vedere una donna
(notoriamente immessa nel circolo della Ciserano Bene
ecclesiastica, fedele all’Oratorio e alla Chiesa)urlare contro
due bimbi, che probabilmente le avevano fatto uno scherzo
di cattivo gusto con dell’acqua. Sono stato fermato dalla
sua auto, dalla quale era scesa con epiteti che farebbero
inorridire il suo Dio. Ma non si doveva porgere l’altra guancia?Si, probabilmente a parole, perché per almeno altri 20
metri ho potuto sentire i suoi strilli da buona cristiana (che
bello sentire da chi ha sempre predicato bene frasi del tipo
“pes de merda”, “bambini del’ostia” e altri del genere).
Non credo in Dio, ma attenzione, non sono uno di quei
sempliciotti che snobbano la cosa semplicemente perché
V
“non è spiegabile”. Oggi potremmo vedere la bibbia
come un grande best seller, il più venduto al mondo,
ma l’insegnamento dei molti che lo leggono forse non
sono troppo seguìti. Alla faccia di Jesus, che propugnava povertà a chiunque egli incontrasse, oggi vediamo
tra le prime file di ogni chiesa la Ciserano che conta,
con mercedes fiammanti fuori, e a volte neanche quelli, perché hanno il loro “modesto appartamento” nel
centro.
L’Italia dei miserabili, incoerenti, buona parte è qui. E
altrettante persone la domenica (e magari non solo)
vanno in chiesa, ascoltando la loro cara e buona messa, fermandosi dopo a parlare con il prete di turno,
(già, il vaticano, poverino) e nello stesso tempo partecipano alle stupide manifestazioni razziste da gendarmi, si mischiano con gente che scambia gli immigrati
del nostro tempo con gli indiani nativi d’America.
Quanta ignoranza !
Quanti peccati pensate di commettere, Ciseranesi di
questo tipo? Nessuno? Non saprei, d’altronde dall’era
di Margaret Thatcher il mondo non è più nostro, è di
uno strano “nuovo ordine mondiale”, che calvalca l’onda del discredito verso i cospirazionisti. Scrivo perché
faccio surf su onde che non utilizza nessuno, perché
voglio comunicarvi qualcosa, è solo l’inizio, ma pian
piano forse, riuscirete a leggermi. Almeno lo spero !
a cura di Alberto Battista - [email protected]
(d’ora in poi mi firmerò AB)
O
AI LETTORI
Di primo acchito - leggendo l’articolo - verrebbe voglia di rispondere che, se una persona sta tanto male in un Paese, può cambiare come e quando vuole, rinnovando così amicizie e
nuovi incontri dai quali tirar fuori qualche cosa di diverso !
Ma, l’età e la voglia di “confrontarsi con altri, da parte di un giovane di 19 anni” , da sole meritano uno spazio adeguato nella
speranza che nasca un confronto - incontro tra giovani, di idee
(anche le più rivoluzionarie) che concorrano a sbloccare i pachidermi incartapecoriti della Politica Locale e non solo. E cioè quelli
che, sulla panchina alla domenica o in Consiglio Comunale,
o al Bar... ecicip e ciciap eciciop - Sinceri auguri dalla redazione
E
’ con gli occhi iniettati di sangue e le ulcere post-elettorali
che i perbenisti i cattoccomunisti, oltre a tutti quelli che invocano l’intervento dei Carabinieri della Polizia di Stato e della
Polizia Locale ogni volta che vedono uno zingaro davanti al proprio cancello, che le proposte del Ministro Maroni sul pacchetto
Sicurezza, sono state accolte, a partire dal “rilevamento delle
impronte digitali” a tutti i bambini Rom, che vivono senza alcuna
identità o dati anagrafici, quindi da inesitenti, per scelta dei loro
genitori ovviamente, e non per colpa delle Autorità o del Governo !
IMPRONTE- IDENTIFICAZIONI E CONTROLLI
NEI CAMPI ROM - ABUSIVI E AUTORIZZATI -
MEGLIO TARDI CHE MAI
(a cura della Redazione di CCCp)
Si sono sentite idiozie di ogni genere del tipo: sono tornati i nazisti !
C’è solo da augurarsi che la scorta delle idiozie si sia esaurita, e che lor Signori (compresa la Sinistra Europea degli
Schulz di turno), torni con i piedi per terra, mettendo innanzi tutto in chiaro una cosa ben precisa e ferma :
L’EUROPA DEVE ESSERE SOLO UNA OPPORTUNITà IN PIU’
nella quale, nessuno, e va ribadito nessuno, può aver la
pretesa di sostituirsi con atti burocratici e opinioni politiche
a condanna di scelte fatte con chiarezza dal Popolo Italiano ! E se il Popolo Italiano ha scelto il centro Destra a livello Nazionale, per Governare l’Italia, gli Schulz di turno vadano pure avanti a pelar patate che in Italia le scelte fatte,
vanno bene così, nel rispetto dell’elettorato !
CAMPI NOMADI / ROM E’ ZONA FRANCA ?
I Catto Comunisti hanno predicato fino a ieri che i Rom
hanno diritto ad avere ad avere ad avere. Non si è mai sentito nessuno parlare dei loro doveri; e parliamo dei Rom (o
nomadi in genere ) adulti ovviamente. Tutto il Mondo, Italiani compresi sanno, per aver toccato con mano, quale sia
il mercato e la situazione di fatto dei bambini Rom:
•
Senza una identità ; ovviamente questo consente agli
adulti di dichiarare davanti alle autorità alla legge,
false generalità sia sui nomi che sull’età anagrafica;
•
Consente sempre agli zingari adulti di disporre dei
bambini per ogni tipo di attività illecita, che va dall’accattonaggio organizzato e pianificato, ai borseggi, ai
furti nelle case, oltre che ad un mercato di piccoli
venduti e ceduti, sempre per scopi illeciti !
E l’Autorità costituita, Governativa, Regionale, Provinciale e
Comunale, non hanno il dovere di intervenire ?
Ce l’anno e come questo dovere. Ed è per questo che la
Popolazione plaude al Pacchetto Sicurezza approvato dal
Governo, dentro il quale c’è l’unico modo per arrivare a dare una identità alle decine di migliaia di piccoli Rom in balia
non dei nuovi Nazisti, ma dei loro stessi genitori che li hanno procreati e di tutta la Comunità Rom che su di essi ci
mangia, sfruttandoli illegalmente e rendendoli schiavi a
danno di essi stessi e della Società dentro la quale operano mettendo in atto numerose attività illegali.
La cronaca fornita dai media di questi anni, in merito agli
Zingari o Rom che dir si voglia, non lascia scampo a nessun buonismo di turno, rigettato tra l’altro a gran voce anche dall’elettorato di Sinistra, quando ha avuto la certezza
che i Governanti precedenti, chiedevano con la Sinistra di
tirare la cinghia e con la Destra di non pretendere sicurez-
romantiche figure degli Zingari del tempo che fù
za e di mandar giù tutto e sempre. Fino a che il bubbone è scoppiato e si è sfogato con il Voto al Centro Destra, e in particolare a favore della Lega !
Ben vengano quindi tutti i decreti del Ministro Maroni
che tendono a dare visibilità al fenomeno dei Rom,
alle loro effettive presenze in Italia e alla identificazione di migliaia di “bambini” che per essere tali, non
possono che sperare di essere sottratti all’anonimato
e in molti casi anche alla potestà paterna e materna.
PROPOSTA: A nostro avviso, l’Amministrazione
Comunale potrebbe proporre una serata pubblica
dedicata al confronto sui temi importanti della
sicurezza e della integrazione ! ■ ■ ■
O ciapàt sèt
In condota !
Con la vecchia cartella di cuoio magari no, ma con il grembiule
e un bel voto in Condotta si ! E si torna al Maestro unico !
Potremmo chiamare tutto questo con un nome altisonante
La Rivoluzione d’Ottobre della Scuola
C
erto è che “dietro la lavagna in castigo”, anche
volendo, oggi non si può mandare nessun alunno. Le lavagne sono fissate al muro con i tasselli,
quindi !
Ma è tornato il tempo in cui, il comportamento dell’alunno (con tutte le debite valutazioni classiche e
spesso speciose, quali, la sua estrazione sociale, la
moderna pedagogia ecc. ecc.) debba concorrere ad
una valutazione finale !
Alle Elementari si prevede anche il ritorno al Maestro
unico; molto bene ! Era ora che . . . . .
E questo ritorno al passato non deve essere scambiato per voglia di “revival” da parte di una componente politica o meno della nostra Società, ma una
necessità di tornare a dare il giusto valore a tutto ciò
che concorre o può concorrere, alla buona educazione e alla crescita dei ragazzi, verso una Società nella
quale - devono sapere fin dall’età della ragione - che
essi saranno chiamati a rispondere anche dei loro
comportamenti, privati e pubblici !
Eppoi, chi lo ha mai detto che non c’è più bisogno di
“sentirsi appartenenti” ad un gruppo, una classe,
una scuola oppure ad una Comunità !
Anzi ! E’ tornato il tempo (meglio tardi che mai) per
ridare un senso alla appartenenza ai “gruppi di gioco, di studio, di lavoro e sociali oltre che politici”.
Concorrere responsabilmente a cercare di essere
migliori di altri, è uno stimolo importante e positivo,
contro l’appiattimento di tutto e di tutti, che dagli anni ‘70 in poi ha concorso a togliere valore alle differenze, per sostenere l’egualitarismo, che, a scuola
sul lavoro e nella società, consente ai fannulloni e ai
furbi, di fruire senza fatica dei benefici raggiunti dalla
fatica e sacrificio sudati dagli altri ■■■