Notizie di stampa del 31.1.2014 - Dirpuglia sindacati dirigenti quadri
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Notizie di stampa del 31.1.2014 - Dirpuglia sindacati dirigenti quadri
DIRER Venerdì, 31/01/2014 10:02 Indice dei documenti DIRER Direr Direv Dirigenza E-Governament L' e-government rovescia la burocrazia Da 'Corriere della Sera' del 31/01/2014 - Pagina 50 1 E-Procurament Pubblica Amministrazione Dall' Eni al Fondo strategico, ecco i quattordici consigli da nominare Da 'Corriere della Sera' del 31/01/2014 - Pagina 11 Mastrapasqua e quei 42 milioni non pagati alla sua Inps Da 'Corriere della Sera' del 31/01/2014 - Pagina 19 L' e-government rovescia la burocrazia Da 'Corriere della Sera' del 31/01/2014 - Pagina 50 «I privati investano o scorporo della rete» Da 'Il Sole 24 Ore' del 31/01/2014 - Pagina 4 «Facente funzioni», rischi alti Da 'Il Sole 24 Ore' del 31/01/2014 - Pagina 26 3 5 9 11 13 Normativa Comuni Fondi in Svizzera, zero sconti Da 'Italia Oggi' del 31/01/2014 - Pagina 21 L' assemblea è sovrana Da 'Italia Oggi' del 31/01/2014 - Pagina 36 Riscossione della Iuc tripartita Da 'Italia Oggi' del 31/01/2014 - Pagina 35 Case ai militari, interventi al 2016 Da 'Italia Oggi' del 31/01/2014 - Pagina 37 La calamità naturale «sconta» l' Irap Da 'Il Sole 24 Ore' del 31/01/2014 - Pagina 16 L' alluvione sospende le imposte Da 'Il Sole 24 Ore' del 31/01/2014 - Pagina 26 Normativa Enti Locali Mastrapasqua e quei 42 milioni non pagati alla sua Inps 15 19 21 23 25 35 Da 'Corriere della Sera' del 31/01/2014 - Pagina 19 Pena di morte per i marò, New Delhi ci ripensa Da 'La Repubblica' del 31/01/2014 - Pagina 15 Addio riforma dei porti Da 'MF' del 31/01/2014 - Pagina 21 37 41 43 Normativa Province brevi Da 'Italia Oggi' del 31/01/2014 - Pagina 24 Così un' impresa può avviare un negozio online a Pechino Da 'Il Sole 24 Ore' del 31/01/2014 - Pagina 47 45 47 Sindacati il Sindacato mette i Caf al Servizio del «Bonus Mobili» Da 'Corriere della Sera' del 31/01/2014 - Pagina 39 Volkswagen negli Usa apre ai sindacati i repubblicani del Tennessee insorgono Da 'La Repubblica' del 31/01/2014 - Pagina 12 Sindacati Alitalia: bene piano, no esuberi Da 'Italia Oggi' del 31/01/2014 - Pagina 43 Alitalia bussa ancora alle banche Da 'MF' del 31/01/2014 - Pagina 11 Ilva, accordo sul taglio della produzione Da 'Il Sole 24 Ore' del 31/01/2014 - Pagina 41 LA PAROLA CHIAVE Da 'Il Sole 24 Ore' del 31/01/2014 - Pagina 41 Banche, il nodo del salario Da 'Il Sole 24 Ore' del 31/01/2014 - Pagina 46 Pensionati 49 51 53 55 57 59 61 . Ven 31/01/2014 Corriere della Sera Pagina 50 50 Venerdì 31 Gennaio 2014 Corriere della Sera Idee&opinioni Corriere della Sera SMS Le news più importanti in anteprima sul tuo cellulare. Invia un sms con la parola CORRIERE al 4898984 Servizio in abbonamento (4 euro a settimana). Per disattivarlo invia RCSMOBILE OFF al 4898984 Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile L’ITALIA DI FRONTE ALL’INDIA L’unica cosa su cui si sono trovati d’accordo? Il tacere. Il nobile minuto di silenzio, almeno quello, che ieri le delegazioni hanno osservato in onore dei centotrentamila ammazzati in tre anni di guerra. L’ignobile silenzio che oggi concluderà il primo round di Ginevra 2, negoziato aperto con le grancasse sul palcoscenico ad alogene del Petit Palais di Montreux e mestamente sospeso nei corridoi del Palais des Nations ginevrino, al lumicino del neon e delle speranze. In dieci giorni, gli uomini del regime e delle opposizioni in esilio non si sono mai guardati negli occhi, non si sono mai stretti la mano, non si sono mai parlati direttamente, non si sono mai accordati sul cessate il fuoco, tanto meno sulla transizione «democratica e pluralista» già sottoscritta con Ginevra 1, meno ancora sul futuro di Assad (che resta il vero nodo). Non è mai entrata in vigore neppure la tregua di Homs, annunciata domenica dal mediatore dell’Onu, Lakhdar Brahimi: i governativi che assediano la città non si fidano a far entrare i convogli della Croce rossa, i ribelli non si fidano a lasciar andare i civili. Ciononostante, tra una settimana si dovrebbe ripartire da dove ci si è fermati: la discussione su Ginevra 1 che, peraltro, prevede proprio quel che si vorrebbe concludere con Ginevra 2. In questo teatrino dell’assurdo diplomatico, con un’opposizione che rappresenta pochissimo e una controparte senza reale peso, il pensiero di Brahimi è che tirare a campare coi colloqui in Svizzera sia comunque meglio che tirare le cuoia e basta in Siria. Vecchia volpe, l’algerino ha già capito che questo zero a zero ha in realtà un vincitore in chi vuole che Assad resti dov’è: la Russia, la Cina e l’Iran. E che non sarà questa coreografica, quasi inutile rappresentazione della pax onusiana a interrompere la tragedia: qualche novità, casomai, può arrivare dagli altri saloni del Palais dove americani e iraniani torneranno a vedersi in febbraio. Sempre che l’intesa nucleare di novembre e i nuovi sorrisi resistano. Sempre che la bomba Siria non faccia saltare anche quel tavolo. Francesco Battistini © RIPRODUZIONE RISERVATA NEW DELHI PIÙ INQUINATA DI PECHINO IL DOPPIO STANDARD CHE TRASCURA L’INDIA L’aria di Pechino è così inquinata che vivere nella capitale della Cina è come aver fissato la propria residenza nella sala fumatori di un aeroporto. Non è una battuta, ma un dato scientifico: per tutto il 2013 il livello medio di PM 2,5 (le polveri sottilissime che si infilano in profondità nei polmoni e finiscono nel sangue) è stato sui 194 microgrammi per metro cubico di aria. Nelle smoking lounge degli aeroporti la media è 166. Secondo l’Organizzazione mondiale per la sanità, oltre 25 bisogna preoccuparsi e intervenire. Tutti sappiamo quanto è grave la situazione in Cina. Ma a guardare i dati si scopre che l’aria di New Delhi è più inquinata di quella di Pechino: a gennaio la capitale dell’India ha registrato in media 473 di PM 2,5: più del doppio di quella cinese. Però l’aria irrespirabile di New Delhi non fa notizia come quella di Pechino. Perché nessuno presta attenzione al fatto che l’India ha il tasso più alto di morti causate da malattie respiratorie croniche? Perché non sappiamo che l’India ha più morti per asma di ogni altra nazione? Neanche i giornali indiani ne scrivono molto, al contrario di quelli cinesi che ormai hanno titoli e analisi ogni giorno. Il PM 2,5 di New Delhi è prodotto dalle esalazioni dei tubi di scappamento di quasi 7,5 milioni di automobili, combinati con le polveri dei cantieri, la cenere dei roghi nelle discariche, le emissioni delle fabbriche. Più o meno la situazione di Pechino. Cina e India hanno due classi medie in ascesa, sempre più interessate ai loro diritti alla salute ambientale. Ma la sensibilità dell’opinione pubblica e del governo cinese è stata accentuata da una campagna (meritoria) lanciata dall’ambasciata americana a Pechino nel 2008: ogni ora di ogni giorno, dal suo account Twitter la «US Embassy in Beijing» rende pubblico il livello di PM 2,5. L’ambientalismo è anche politica e così gli americani sfidano la potenza rivale cinese, la costringono a muoversi. Sulla nebbia sporca che avvolge New Delhi finora c’è stato silenzio: l’ambasciata Usa non segue l’esempio di quella a Pechino. Ora il New York Times ha chiesto di finirla con questo doppio standard. I cittadini indiani hanno trovato un difensore inatteso. Guido Santevecchi @guidosant © RIPRODUZIONE RISERVATA Troppa confusione sul «caso marò» È il momento della strategia unitaria di DANILO TAINO N on saranno le frasi roboanti e la corsa al gesto anti-indiano a indirizzare verso una soluzione positiva la vicenda dei due marò italiani trattenuti in India. L’iperattivismo casuale e fuori da una strategia di una parte del mondo politico italiano rischia anzi di creare problemi. Una gara a chi la spara più grossa — tanto costa poco — non ha alcun effetto a New Delhi. Ma a Roma innesca una catena di toni sempre più alti e una rincorsa a esprimere contenuti sempre più estremi (e vuoti). Il rischio è che, per non sembrare deboli, si facciano errori gravi. Nella capitale indiana queste sono ore importanti, la Corte Suprema terrà un’udienza il 3 febbraio e da notizie di stampa locali il governo starebbe prendendo iniziative per arrivare finalmente a formulare i capi d’imputazione contro Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. La posizione da tenere in questi momenti non può essere ondivaga. Invece si ondeggia. Ieri — stando alle agenzie di stampa — il ministro della Difesa Mario Mauro ha, nel corso di un incontro a Foggia, stigmatizzato il rinvio di un’udienza che riguardava i due fucilieri da parte di un tribunale indiano. Si trattava però, come ha chiarito il commissario governativo sul caso marò, Staffan de Mistura, di un rinvio «voluto dall’Italia». Mauro ha poi precisato, ma l’infortunio segnala che la pressione politica per mostrarsi inflessibili e determinati con l’India può generare confusione. Anche una dichiarazione, tre giorni fa, del ministro degli Esteri Emma Bonino è sembrata più provocata dal dibattito politico interno che dalla scelta politica di usare toni duri con New Delhi. Parlare, come ha fatto, di «inaffidabilità del regime indiano» sul caso dei due fucilieri di Marina significa che il capo della diplomazia italiana ha deciso di alzare i toni e colpire l’India nell’orgoglio. Un salto di qualità, però, non seguito da altri passi e che — risulta al Corriere — nel governo indiano è stato registrato con una certa irritazione. Niente di grave: la diplomazia è anche scontro e toni duri. L’importante è che ciò che si fa e si dice sia finalizzato a una strategia. La stessa visita della delegazione di parlamentari a New Delhi, invece, è sembrata più indirizzata all’Italia che all’India, dove pochi l’hanno notata: organizzata sotto la spinta dell’indignazione e della corsa in avanti voluta dal Movimento 5 Stelle, non fondata su una linea unica di parlamento ed DORIANO SOLINAS A GINEVRA IL TEATRINO DELL’ASSURDO VINCE SOLO CHI VUOLE CHE ASSAD RESTI esecutivo. Negli ultimi tempi, il governo ha finalmente posto in essere una strategia chiara, in grado di avere successo. L’ambasciatore in India Daniele Mancini e i legali di Girone e Latorre hanno chiesto alla Corte Suprema di premere affinché si arrivi alla formulazione dei capi d’imputazione. Non per il gusto di farlo. Per costringere la parte indiana a scoprire le carte: o si decide di andare a un processo secondo il codice penale — non regolato da una legge antiterrorismo e quindi senza pericolo di pena capitale — oppure l’Italia può avere una serie di argomentazioni forti per ricorrere alla Corte permanente di arbitrato dell’Aja e chiedere di giudicare il caso in un tribunale internazionale. Questa strategia ha la possibilità di portare risultati. Anche per questo l’Italia ha presentato alla Corte Suprema una petizione breve: per non dare alla parte indiana motivi di ulteriore rinvio o argomentazioni per sostenere che sono le mosse di Roma a provocare i tempi lunghi. È su questa strategia che ci deve essere l’unità nazionale: le polemiche e le commissioni d’inchiesta vengono dopo. Quello che c’è da fare sul piano giudiziario è dunque aspettare fino al 3 febbraio, quando la Corte Suprema dirà la sua. A quel punto, il team dei legali e il «gruppo marò» costituito dal governo decideranno cosa fare. In questo momento, per tre giorni, occorre attendere che l’azione intrapresa dia risultati. Ieri, a New Delhi, un quotidiano ha scritto che il governo indiano si starebbe orientando a chiedere al ministero degli Interni di non utilizzare contro i marò la legge antiterrorismo e antipirateria Sua Act. Segno che la strategia italiana ha messo in moto una reazione. Azioni scomposte potrebbero farla deragliare. Altra cosa è l’iniziativa diplomatica internazionale che il governo, il ministro Bonino e il presidente del Consiglio Letta hanno portato avanti in questi giorni. Ieri, il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso ha detto di essere preoccupato della situazione e di avere avviato iniziative sulla vicenda: «Se questa situazione non sarà gestita in modo adeguato potrebbe avere conseguenze nei rapporti tra la Ue e i partner indiani», ha sostenuto. Anche sul piano diplomatico, non è lo sventolio delle bandiere e lo sfoggio velleitario dei muscoli a portarci alleati. Meglio muoversi sul piano del diritto, quando lo si ha dalla propria parte. @danilotaino © RIPRODUZIONE RISERVATA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E TECNOLOGIE L’e-government rovescia la burocrazia di GIULIANO NOCI IL FLOP DI GOOGLE CON MOTOROLA: LEZIONE DI BUSINESS NELL’ERA DIGITALE Che per Google quella con Motorola sia stata una disavventura più che un’avventura, è fuori discussione. L’azienda americana dei telefonini, pagata meno di due anni fa 12,5 miliardi di dollari, viene rivenduta ora ai cinesi di Lenovo per meno di 3 miliardi. Dopo qualche bruciante insuccesso commerciale (quota del mercato mondiale degli smartphone ulteriormente scesa nell’ultimo anno dal 2,3 all’1% nonostante il lancio del nuovo Moto X), Larry Page esce da un business nel quale si era entusiasticamente tuffato appena divenuto amministratore delegato della società da lui fondata 16 anni fa, insieme a Sergey Brin. Ma, a parte il fatto che le dimensioni della perdita accusata dalla società californiana restano indefinite e sono comunque molto inferiori a quelle che appaiono (i 2,9 miliardi liquidi che erano in Motorola al tempo dell’acquisto sono probabilmente rimasti a Google che ha anche incassato 2,35 miliardi dalla vendita di alcune attività minori dell’azienda elettronica), l’affare presenta caratteri particolari che fanno riflettere sul rapido cambio di scenari negli affari, soprattutto quelli delle tecnologie digitali. E-Governament E qui, oltre alla perdite, a colpire sono la rapidità con cui Page si è mosso (azienda comprata appena insediato e rivenduta dopo appena 21 mesi) e la molteplicità degli obiettivi di Google. Quello di diventare un concorrente di Apple nei terminali telefonici è stato di certo mancato, ma la società puntava anche a proteggere Android, il suo sistema operativo mobile. E qui qualcosa c’è: i 15 mila brevetti di Motorola che restano a Google sono una polizza di assicurazione contro possibili controversie legali sulla paternità delle tecnologie usate. Vendendo a Lenovo, poi, Page lega ancor più il gruppo cinese al sistema Android. Mentre Lenovo (che aveva già acquistato i personal computer e il business dei server della Ibm) entra sempre più in profondità nel mercato americano delle apparecchiature digitali, Google con la sua mossa segnala che la ricerca di nuovi sbocchi nel mondo dell’«Internet delle cose», fatta con lo sviluppo dei Google Glasses, i suoi occhiali digitali, e con i 3,2 miliardi appena investiti nella domotica (acquisto dei termostati di Nest Labs), non è necessariamente una strada a senso unico. Massimo Gaggi © RIPRODUZIONE RISERVATA C aro direttore, a più di dieci anni dal primo Bando Stanca ancora si crede che l’e-government nella Pubblica amministrazione (Pa) richieda solo tecnologie e non piuttosto un serio ridisegno dei processi organizzativi delle istituzioni. Digitalizzare non vuole dire trasformare azioni fisiche in un clic del mouse; piuttosto, riprogettare attività e meccanismi di coordinamento organizzativo per tenere conto delle potenzialità delle tecnologie dell’informazione. Abbiamo fatto fin qui esattamente il contrario: dalla raccomandata alla posta elettronica certificata per poi richiedere, in molti casi, al personale dell’ente di stampare quanto veicolato dal mittente ed aumentare i tempi della pratica. Mentre la logica di organizzazione delle informazioni e dei servizi va incentrata sull’utente. Le culture politiche hanno investito per anni, ed ancora ora, energie e parole attorno ad un’idea di Stato e del suo rapporto con i cittadini cui corrisponde nella realtà e nella vita quotidiana l’esatto contrario. L’amministrazione è di fatto nemica dei cittadini e delle imprese — oggi lavora oggettivamente per impoverire il Paese — e all’efficienza o alla semplificazione delle realtà nazionali concorrenti continua ad opporre il peso di una vecchia cultura giuridica delle procedure, completamente indifferente ai risultati. Serve una nuova governance dell’innovazione, dotata di forti poteri sanzionatori per le amministrazioni inadempienti, sia a livello nazionale che per quanto attiene il singolo ente. A livello macro se, per fortuna, esistono buone pratiche sparse sul territorio della Penisola, queste sono troppo spesso sconosciute ai più e/o non comprese (nonostante il «portale del riuso» varato ormai sette anni fa!). A livello di singola realtà, la strada dell’e-government passa attraverso una gestione cross-ente; in un Paese fatto di piccolissimi Comuni, è impensabile che ognuno si faccia carico autonomamente della introduzione e gestione di processi digitali (con tutto quello che questo comporta); una gestione associata è l’unica strada percorribile con risultati importanti vedi la Provincia di Brescia: qui vengono gestite sotto un’unica cabina di regia più di 150 realtà comunali. Ma perché siamo ancora al palo? Certo la politica...ma attenzione che non si tratti di un’accusa consolatoria. Le Pubbliche amministrazioni hanno infatti personale sbagliato: assunto e formato per una gestione burocratica e giuridica della «cosa pubblica» e non in grado di farsi promotore di un disegno di semplificazione. Non possedendo competenze gestionali adeguate non ha ancora compreso come l’e-government sia un percorso obbligato lungo la via dell’auspicata crescita economica dell’Italia; grazie ad esso, infatti, si può ridurre la spesa pubblica (con i risparmi conseguenti), aumentare la competitività del sistema Paese, dar vita ad un nuovo sistema di interazione tra Pa e mondo dell’utenza (un aspetto che ci vede dietro numerosi Paesi africani nei Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 ranking internazionali più importanti). Finora ogni tentativo di aggredire questa macchina si è risolto in una foto opportunity tra manager — prestati dalla sfera del mercato — e politici, anche consapevoli, ma troppo distratti verso un impegno che richiede severità, responsabilità ed un forte rovesciamento liberale di un mondo chiuso e incompetente rispetto alle sfide del futuro. Ma i risultati sono pari a zero e l’annuncio del cambiamento finisce, come ogni notizia, al mercato, ad incartare pesce. Eppure quella di un’amministrazione che stenta a riconoscere il merito che deriva dai risultati e promuove le forme di una cultura «mandarina», mentre il Paese scivola nella crisi, è una seria questione morale. Occorre quindi una determinazione straordinaria per affermare un serio rinnovamento della Pa italiana: nel portare a cambiare parte del personale, a modificare il sistema degli incentivi, a eliminare — quando necessario — uffici portatori di burocrazia e a rottamare una buona parte della classe politica o, meglio, del modo di fare oggi politica. Proprio qui misureremo anche il nuovo che si annuncia all’orizzonte della politica: nella capacità di dare un volto liberale ed efficiente alla sfera pubblica — il volto di chi è al servizio del cittadino sovrano, si badi bene — si definirà il profilo politico, tra gli altri, di Matteo Renzi. E la credibilità di un nuovo ceto dirigente del Paese. Docente di marketing Politecnico di Milano © RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina 1 di 55 Ven 31/01/2014 Corriere della Sera Pagina 50 pubblica amministrazione e tecnologie. L' e-government rovescia la burocrazia C aro direttore, a più di dieci anni dal primo Bando Stanca ancora si crede che l' e-government nella Pubblica amministrazione (Pa) richieda solo tecnologie e non piuttosto un serio ridisegno dei processi organizzativi delle istituzioni. Digitalizzare non vuole dire trasformare azioni fisiche in un clic del mouse; piuttosto, riprogettare attività e meccanismi di coordinamento organizzativo per tenere conto delle potenzialità delle tecnologie dell' informazione. Abbiamo fatto fin qui esattamente il contrario: dalla raccomandata alla posta elettronica certificata per poi richiedere, in molti casi, al personale dell' ente di stampare quanto veicolato dal mittente ed aumentare i tempi della pratica. Mentre la logica di organizzazione delle informazioni e dei servizi va incentrata sull' utente. Le culture politiche hanno investito per anni, ed ancora ora, energie e parole attorno ad un' idea di Stato e del suo rapporto con i cittadini cui corrisponde nella realtà e nella vita quotidiana l' esatto contrario. L' amministrazione è di fatto nemica dei cittadini e delle imprese - oggi lavora oggettivamente per impoverire il Paese - e all' efficienza o alla semplificazione delle realtà nazionali concorrenti continua ad opporre il peso di una vecchia cultura giuridica delle procedure, completamente indifferente ai risultati. Serve una nuova governance dell' innovazione, dotata di forti poteri sanzionatori per le amministrazioni inadempienti, sia a livello nazionale che per quanto attiene il singolo ente. A livello macro se, per fortuna, esistono buone pratiche sparse sul territorio della Penisola, queste sono troppo spesso sconosciute ai più e/o non comprese (nonostante il «portale del riuso» varato ormai sette anni fa!). A livello di singola realtà, la strada dell' e-government passa attraverso una gestione cross-ente; in un Paese fatto di piccolissimi Comuni, è impensabile che ognuno si faccia carico autonomamente della introduzione e gestione di processi digitali (con tutto quello che questo comporta); una gestione associata è l' unica strada percorribile con risultati importanti vedi la Provincia di Brescia: qui vengono gestite sotto un' unica cabina di regia più di 150 realtà comunali. Ma perché siamo ancora al palo? Certo la politica...ma attenzione che non si tratti di un' accusa consolatoria. Le Pubbliche amministrazioni hanno infatti personale sbagliato: assunto e formato per una gestione burocratica e giuridica della «cosa pubblica» e non in grado di farsi promotore di un disegno di semplificazione. Non possedendo competenze E-Governament gestionali adeguate non ha ancora compreso come l' e-government sia un percorso obbligato lungo la via dell' auspicata crescita economica dell' Italia; grazie ad esso, infatti, si può ridurre la spesa pubblica (con i risparmi conseguenti), aumentare la competitività del sistema Paese, dar vita ad un nuovo sistema di interazione tra Pa e mondo dell' utenza (un aspetto che ci vede dietro numerosi Paesi africani nei ranking internazionali più importanti). Finora ogni tentativo di aggredire questa macchina si è risolto in una foto opportunity tra manager - prestati dalla sfera del mercato - e politici, anche consapevoli, ma troppo distratti verso un impegno che richiede severità, responsabilità ed un forte rovesciamento liberale di un mondo chiuso e incompetente rispetto alle sfide del futuro. Ma i risultati sono pari a zero e l' annuncio del cambiamento finisce, come ogni notizia, al mercato, ad incartare pesce. Eppure quella di un' amministrazione che stenta a riconoscere il merito che deriva dai risultati e promuove le forme di una cultura «mandarina», mentre il Paese scivola nella crisi, è una seria questione morale. Occorre quindi una determinazione straordinaria per affermare un serio rinnovamento della Pa italiana: nel portare a cambiare parte del personale, a modificare il sistema degli incentivi, a eliminare - quando necessario - uffici portatori di burocrazia e a rottamare una buona parte della classe politica o, meglio, del modo di fare oggi politica. Proprio qui misureremo anche il nuovo che si annuncia all' orizzonte della politica: nella capacità di dare un volto liberale ed efficiente alla sfera pubblica il volto di chi è al servizio del cittadino sovrano, si badi bene - si definirà il profilo politico, tra gli altri, di Matteo Renzi. E la credibilità di un nuovo ceto dirigente del Paese. Docente di marketing Politecnico di Milano. Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 Pagina 2 di 55 . Ven 31/01/2014 Corriere della Sera Pagina 11 Primo Piano 11 Corriere della Sera Venerdì 31 Gennaio 2014 all’estero ei capitali Le stime dell’evasione I primi dieci Paesi europei per gettito fiscale perduto. Dati in miliardi di euro ATI 00 Valore del sommerso La crisi Il tavolo con la multinazionale svedese 200 Tasse perse he hanno fatto scudo fiscale miliardi di euro 418,2 000 i soldi nascosti dagli italiani nei paradisi fiscali all’estero, secondo alcune stime 399,8 400 uale è rimasto razioni % 289,9 300 in miliardi di euro 239,1 Squinzi: ridurre le tasse sul lavoro 212,1 2009-2010 200 180,2 158,7 120,6 100 2 98 72,7 5,6 96,2 77,3 74 29,8 INCASSO FISCO 5% 30,6 65,2 33,6 30,5 27,5 11,7 0 del capitale (6% e 7% se lo scudo veniva esercitato nel 2010) PER LA SANATORIA ITALIA Germania Francia Spagna Regno Unito Olanda Polonia Belgio Svezia Austria Fonte: Tax Research Uk La valuta virtuale Il progetto regionale e le resistenze Pd Compravendite tra aziende, il modello svizzero Wir per la moneta lombarda MILANO - Non sarà un bigliettone di color ghista Angelo Ciocca, presidente della comverde padano con il disegno della rosa camuna missione che ieri ha licenziato il testo. o lo spadone dell’Alberto da Giussano. Guai a La moneta regionale piace a tutto il centrochiamarlo «lombard», insomma, come qual- destra, con diverse sfumature: entusiasti i macuno aveva già preso a definirlo. La Lombardia roniani, assai più tiepidi quelli di Forza Italia e avrà comunque la sua moneta regionale. Sarà del Ncd. Meno scontato il sì del gruppo dei uno strumento elettronico che permetterà «lo Cinque Stelle («L’introduzione di una moneta scambio di debiti e crediti tra cliente e fornito- alternativa era nel nostro programma»). In rere e tra aziende diverse». Una moneta virtuale, altà il progetto originario del Carroccio era ben a disposizione delle imprese per la «compen- più radicale. «Una moneta — spiegavano tre sazione multilaterale e per lo scambio di beni e anni fa i leghisti di stanza al Pirellone — destiservizi». nata a essere convertita in euro, fino a sostituiSe ne parlava da almeno tre anni. Una mo- re progressivamente la divisa ufficiale». Il proneta complementare da affiancare all’«odiato» getto è stato nel frattempo rivisto, aggiornato, euro. In Regione l’idea aveva preso forma già attenuato. Stinto. Perché l’iniziativa non potein era formigoniana. Grande sponsor era l’al- va passare come la solita battaglia identitaria lora numero due di Palazzo Lombardia, il leghista Andrea Gibelli. Lo stesso Carroccio ne ha poi fatto uno dei suoi cavalli di battaglia per la corsa di Roberto Maroni alla guida della Regione. Ora la proposta di una sperimentazione è finita nel testo di un progetto di legge. «Libertà di impresa e competitività», il titolo del documento approvato ieri dalla commissione attività produttive del Pirellone. In mezzo a tanti principi e norme sullo snellimento burocratico, sulla facilitazioni nell’accesso al credito, sul sistema fiscale da semplificare, voilà un articolo di legge, uno solo, che fa riferimento alla sperimentazione di una valuta regionale. Nulla di inedito, va detto: qualcosa di molto simile esiste Il governatore Roberto Maroni della Lombardia. La moneta già in altri Paesi: in Svizzera (con regionale piace a tutto il centrodestra, con diverse sfumatuil «Wir»), in Francia («Nantò»), re: entusiasti i maroniani, più tiepidi quelli di Forza Italia e Ncd in Germania («Chiemgauer») e in Gran Bretagna («Bristol Pound»). Ma anche di una Lega secessionista e anti-moneta unica. in altre Regioni italiane si è lavorato a una moRimane comunque contrarissimo il Pd che neta di riserva. In Sardegna c’è il «Sardex» (un ieri non ha nemmeno partecipato al voto. Tra circuito commerciale che ha coinvolto in quat- dieci giorni è atteso il voto finale: il primo pastro anni 1.400 imprese), a Bologna l’«Emiro» so perché la moneta della Lombardia possa (acronimo di Emilia Romagna). Una specie di iniziare virtualmente a circolare. Poi spetterà a baratto aggiornato, con una banca «virtuale» Roberto Maroni definirne modalità d’uso e re— in questo caso l’ente pubblico, cioè la Re- gole. gione stessa — a fare da garante sulla corretIn attesa del conio, ai leghisti farà piacere tezza degli scambi. «Un modo per rilanciare apprendere che esiste addirittura un Lombard l’economia», sostengono con qualche enfasi i rate. È il tasso d’interesse per le anticipazioni leghisti. E per «affrancarsi dalla schiavitù del- sui titoli che applicava la Bundesbank. Il nome l’euro», aggiungono sottovoce. I vantaggi im- è un chiaro omaggio ai banchieri italiani mediati? «Porterà a una fidelizzazione tra (lombardi, appunto) protagonisti nel Rinascicliente e fornitore, favorirà il mercato di pros- mento sui mercati europei. simità, aiuterà a superare le difficoltà delle Andrea Senesi imprese nell’accesso al credito», spiega il le© RIPRODUZIONE RISERVATA Pubblica Amministrazione Letta: su Electrolux non alzeremo bandiera bianca 4 le monete regionali prese a modello per il Lombard, moneta locale su cui medita la regione Lombardia. Si tratta del Wir svizzero, del Nantò francese, del Chiemgauer bavarese e del Bristol Pound inglese. All’idea di un circuito monetario locale aveva già lavorato l’amministrazione Formigoni ROMA - «Su Electrolux non accettiamo di alzare bandiera bianca, faremo di tutto per convincere gli svedesi a mantenere le attività in Italia». Il presidente del Consiglio Enrico Letta ha affrontato il tema della riduzione del salario durante la conferenza europea degli amici dell’industria, ma la vicenda ormai è uscita dai confini del Friuli Venezia Giulia e diventa un caso che contrappone il governo a Confindustria. Al centro il tema del cuneo fiscale che il mondo del lavoro ha chiesto di tagliare senza grandi risultati. Il presidente degli imprenditori Giorgio Squinzi in serata ha infatti scritto al premier una lunga lettera invitandolo a intervenire con urgenza «e in modo deciso» per ridurre la pressione fiscale sul costo del lavoro e il caro energia. E ha ricordato le proposte presentate nel corso della definizione della Legge di stabilità «rimaste in larga parte disattese». Per Squinzi «in assenza di una inversione di questo trend andremo irrimediabilmente verso la disertificazione industriale e Confindustria non può accettare questa idea». Viale Astronomia aveva chiesto a settembre una riduzione «ragionevole» del cuneo fiscale di almeno 5 miliardi di euro nel 2014 ridotti alla fine a poco più di uno. Letta e il ministro dello Sviluppo Flavio Zanonato, organizzatore del forum sull’industria europea, garantiscono m a s s i m a a t te n z i o n e . M a l’Electrolux fa scuola. La Cgil segnala che anche la Sun Edison di Merano (ex Memc) ha chiesto una riduzione delle retribuzioni del 15% e minaccia di «disdire le intese aziendali» se non c’è accordo. Alla Ibm si parla di Ibm Allarme dei sindacati: nel gruppo Ibm 290 posti a rischio 290 dipendenti messi in mobilità. Il disagio è fortissimo specialmente se confrontato con i 10 milioni di euro elargiti alla Electrolux dalla Regione Friuli nell’arco di dieci anni per progetti di ricerca e sviluppo. A Roma sono giunti tutti i ministri dell’Industria europei. Tra questi quello polacco Janusz Piechocinski che ieri sera, in una conferenza stampa, ha spiegato di non essere al corrente di trattative in corso per convincere gli svedesi ad abbandonare l’Italia a favore di Varsavia. «Noi siamo contro la guerra dei salari - ha detto - anche perché il costo del lavoro polacco è superiore a quello moldavo, sarebbe una folle corsa al ribasso». E ha proposto all’Italia una alleanza industriale e strategica per affrontare insieme «la sfida dei mercati asiatici». Si è segnalato anche il collega francese Arnaud Montebourg nel criticare pesantemente Bruxelles che «non difende l’industria europea dalle minacce esterne». E ha proposto l’istituzione di una carbon tax alle frontiere dell’Ue, una svalutazione dell’euro del 10% per combattere la crisi dell’Europa, l’unica area del mondo che non è ancora ripresa. Il delicato capitolo Electrolux, con dentro tutta la forza di una devastante guerra salariale all’interno dei confini dell’Unione, pare non sia entrato nei colloqui bilaterali Italia-Polonia. Squinzi ieri, di fronte alle dichiarazioni di Letta per mettere l’industria al centro degli interventi economici, è rimasto particolarmente deluso. Sono mesi, infatti, che insieme al sindacato (patto di Genova, ndr) aveva messo in guardia dal pericolo di una emorragia di posti di lavoro. Roberto Bagnoli © RIPRODUZIONE RISERVATA Governance Scade oggi il termine per pubblicare l’elenco dei manager da rinnovare Dall’Eni al Fondo strategico, ecco i quattordici consigli da nominare ROMA - Sono 14 i consigli di amministrazione delle società direttamente partecipate dal Tesoro che devono essere rinnovati quest’anno. La stagione dovrebbe aprirsi ufficialmente oggi con la pubblicazione, entro i termini di legge, dell’elenco di tali società sul sito del ministero dell’Economia, su cui ancora ieri, a tarda sera, il ministro Fabrizio Saccomanni stava effettuando alcuni controlli. La lista comprende anche i collegi sindacali in scadenza, cinque quelli delle società direttamente partecipate, e poi ci sono tutte le poltrone in gioco nella seconda fascia, quella delle società controllate dalle partecipate. Tre su tutte sono da rinnovare, quelle che fanno capo alla Cassa depositi e prestiti (Cdp): Fintecna, Fondo strategico italiano e Terna. Per orientarsi in questo mare di nomine, il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, l’anno scorso, a un mese dal proprio insediamento, decise di imprimere una svolta: una direttiva con criteri precisi che lasciasse meno spazio a arbitrii e consorterie. La direttiva fu emanata circa un mese dopo, contestualmente fu creato un Comitato nomine pubbliche incaricato di mettere il bollino sulle designazioni, che devono attenersi a precise prescrizioni di competenza, professionalità e onorabilità. Accanto al comitato, due advisor: i cacciatori di teste Spencer Stuart Italia e Korn Ferry International. Il comitato, che viene definito «di garanzia», è presieduto dall’ex presidente della Consulta, Cesare Mirabelli, e ne fanno parte l’ex direttore generale di Bankitalia, Vincenzo Desario, e l’ex direttore generale della Cdp, Maria Teresa Salvemini. Sulla base delle indicazioni contenute nella direttiva dovrebbero essere già state effettuate le nomine varate nel 2013, in particolare quelle dei consigli di amministrazione di Anas, Eur, Ferrovie dello Stato, Finmeccanica, Fondo italiano d’investimento, Invitalia, Sace, Sogin e del collegio sindacale di Poste italiane. Gli incarichi Eni Paolo Scaroni, amministratore delegato del gruppo energetico Enel Fulvio Conti, alla guida dell’azienda dal maggio del 2005 Poste Italiane Massimo Sarmi, amministratore delegato Finmeccanica Alessandro Pansa, alla guida del gruppo Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 La partita che si apre ora è ancora più importante perché vede in ballo i vertici di aziende del calibro di Eni, Enel, Finmeccanica, Poste, solo per dire le più importanti. Nella direttiva non c’è un limite ai mandati degli amministratori: la proposta di Scelta civica di fissarlo in tre anni fu cassata al Senato. Così in teoria non sarebbero obbligati a lasciare per questo tre manager di lungo corso che sono alla scadenza del terzo mandato: Paolo Scaroni (Eni), Fulvio Conti (Enel) e Flavio Cattaneo (Terna), così come Massimo Sarmi in carica alle Poste dal maggio 2002. Nella direttiva non c’è nemmeno un tetto anagrafico, né il divieto ai politici non più in carica di essere nominati (limite che invece esiste per quelli attualmente in carica, e per coloro che possano incorrere in conflitti d’interessi ricoprendo magari ruoli in società concorrenti). Nel ventaglio delle altre partecipate in attesa di rinnovo quest’anno, rientrano società più note come Enav, Stm, Consap, Istituto poligrafico Zecca dello Stato e Italia Lavoro, e altre meno, come Consap Rete autostrade mediterranee, Sogesid e Studiare sviluppo. È il caso di ricordare che la direttiva indica come cause di ineleggibilità fatti giudiziari come la sentenza di condanna ancorché non definitiva, ma anche il semplice rinvio a giudizio per reati patrimoniali, finanziari o contro la pubblica amministrazione. Come pure il patteggiamento, per cui è prevista analogamente alle altre fattispecie d’ineleggibilità la «decadenza automatica per giusta causa». Antonella Baccaro © RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina 3 di 55 Ven 31/01/2014 Corriere della Sera Pagina 11 Governance Scade oggi il termine per pubblicare l' elenco dei manager da rinnovare. Dall' Eni al Fondo strategico, ecco i quattordici consigli da nominare ROMA - Sono 14 i consigli di amministrazione delle società direttamente partecipate dal Tesoro che devono essere rinnovati quest' anno. La stagione dovrebbe aprirsi ufficialmente oggi con la pubblicazione, entro i termini di legge, dell' elenco di tali società sul sito del ministero dell' Economia, su cui ancora ieri, a tarda sera, il ministro Fabrizio Saccomanni stava effettuando alcuni controlli. La lista comprende anche i collegi sindacali in scadenza, cinque quelli delle società direttamente partecipate, e poi ci sono tutte le poltrone in gioco nella seconda fascia, quella delle società controllate dalle partecipate. Tre su tutte sono da rinnovare, quelle che fanno capo alla Cassa depositi e prestiti (Cdp): Fintecna, Fondo strategico italiano e Terna. Per orientarsi in questo mare di nomine, il ministro dell' Economia, Fabrizio Saccomanni, l' anno scorso, a un mese dal proprio insediamento, decise di imprimere una svolta: una direttiva con criteri precisi che lasciasse meno spazio a arbitrii e consorterie. La direttiva fu emanata circa un mese dopo, contestualmente fu creato un Comitato nomine pubbliche incaricato di mettere il bollino sulle designazioni, che devono attenersi a precise prescrizioni di competenza, professionalità e onorabilità. Accanto al comitato, due advisor : i cacciatori di teste Spencer Stuart Italia e Korn Ferry International. Il comitato, che viene definito «di garanzia», è presieduto dall' ex presidente della Consulta, Cesare Mirabelli, e ne fanno parte l' ex direttore generale di Bankitalia, Vincenzo Desario, e l' ex direttore generale della Cdp, Maria Teresa Salvemini. Sulla base delle indicazioni contenute nella direttiva dovrebbero essere già state effettuate le nomine varate nel 2013, in particolare quelle dei consigli di amministrazione di Anas, Eur, Ferrovie dello Stato, Finmeccanica, Fondo italiano d' investimento, Invitalia, Sace, Sogin e del collegio sindacale di Poste italiane. La partita che si apre ora è ancora più importante perché vede in ballo i vertici di aziende del calibro di Eni, Enel, Finmeccanica, Poste, solo per dire le più importanti. Nella direttiva non c' è un limite ai mandati degli amministratori: la proposta di Scelta civica di fissarlo in tre anni fu cassata al Senato. Così in teoria non sarebbero obbligati a lasciare per questo tre manager di lungo corso che sono alla scadenza del terzo mandato: Pubblica Amministrazione Paolo Scaroni (Eni), Fulvio Conti (Enel) e Flavio Cattaneo (Terna), così come Massimo Sarmi in carica alle Poste dal maggio 2002. Nella direttiva non c' è nemmeno un tetto anagrafico, né il divieto ai politici non più in carica di essere nominati (limite che invece esiste per quelli attualmente in carica, e per coloro che possano incorrere in conflitti d' interessi ricoprendo magari ruoli in società concorrenti). Nel ventaglio delle altre partecipate in attesa di rinnovo quest' anno, rientrano società più note come Enav, Stm, Consap, Istituto poligrafico Zecca dello Stato e Italia Lavoro, e altre meno, come Consap Rete autostrade mediterranee, Sogesid e Studiare sviluppo. È il caso di ricordare che la direttiva indica come cause di ineleggibilità fatti giudiziari come la sentenza di condanna ancorché non definitiva, ma anche il semplice rinvio a giudizio per reati patrimoniali, finanziari o contro la pubblica amministrazione. Come pure il patteggiamento, per cui è prevista analogamente alle altre fattispecie d' ineleggibilità la «decadenza automatica per giusta causa». Antonella Baccaro. Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 Pagina 4 di 55 . Ven 31/01/2014 Corriere della Sera Pagina 19 Cronache 19 Corriere della Sera Venerdì 31 Gennaio 2014 Milano Non rischia più il carcere a vita, che non esiste in Uruguay da dove è stato estradato La legge cancella quattro ergastoli Un pluriomicida ritorna in libertà Il diritto di difesa dei latitanti azzera la sentenza definitiva Si può essere scarcerati e rimessi in libertà pur avendo sulle spalle quattro ergastoli definitivi per altrettanti omicidi? Sì, si può se si è all’incrocio di due norme sull’effettività del diritto di difesa di coloro che erano latitanti al momento del processo. La norma che consente al difensore di fare ricorso anche senza procura dell’imputato, e la norma che però impone ai giudici di provare che l’imputato latitante sapesse dell’esistenza del suo processo, producono a Milano la scarcerazione di France- Scaduti i termini Impossibile anche la custodia cautelare: termini scaduti durante la detenzione in Sudamerica sco Salerno, 55 anni, ora liberato per forza dalla Corte d’Assise d’Appello benché nel 2002 fosse stato definitivamente condannato (latitante) a quattro ergastoli per omicidi commessi in una delle «guerre» per la droga nel quartiere milanese di Quarto Oggiaro. Esito spiazzante ma imparabile a norma di legge. Salerno era irreperibile già all’inizio dell’inchiesta, ed era stato processato in contumacia durante il primo grado conclusosi con l’ergastolo. All’epoca aveva un difensore d’ufficio, che anche in sua assenza aveva potuto impugnare la condanna perché la norma consente appunto di farlo anche senza una apposita procura dell’assistito. Il processo d’Appello aveva confermato l’ergastolo, non c’era stato ricorso in Cassazione, e il carcere a vita era diventato definitivo. Il latitante, a sorpresa, ricompare nel 2010: ma in Uruguay. Dice di aver solo ora saputo di essere bersaglio di imputazioni di cui però ignora il dettaglio. L’Italia chiede l’estradizione, il condannato percorre i vari ricorsi in Uruguay, che lo estrada due mesi fa, il 18 dicembre 2013. Ma a questo punto Salerno, con l’avvocato Marco De Giorgio, invoca l’articolo 175 del codice di procedura penale che impone ai giudici di rimettere in termini, per consentirgli di rifare l’impugnazione, l’imputato latitante che non abbia mai avuto conoscenza del processo. Dimostrare il contrario è onere dei giudici con gli atti disponibili, senza poterlo ricavare né dal semplice fatto che la difesa avesse fatto ricorso, né dallo stato di latitanza dell’imputato: e la Corte d’Assise d’Appello presieduta da Sergio Silocchi non trova negli atti alcun elemento su cui fondare la certezza che il latitante fosse a conoscenza del processo in cui aveva avuto l’ergastolo. Il campione tedesco «Schumacher sbatte le palpebre» Prosegue il risveglio di Michael Schumacher dal coma farmacologico, dopo che i medici gli hanno ridotto i sedativi. Il pilota, scrive «l’Équipe», ora sbatte le palpebre (nella foto Afp il box Ferrari a Jerez, Spagna) L’inchiesta in Abruzzo De Fanis: «Non volevo avvelenare mia moglie» E l’ex amante conferma Ecco perché la Corte non ha scelta e rimette in termini per un nuovo Appello-bis l’ex latitante estradato, con la conseguenza che i suoi quattro ergastoli definitivi cessano di esserlo e retrocedono alla fase non definitiva di un nuovo dibattimento di Appello e poi di una Cassazione. A catena, la Corte è costretta a revocare l’ordine di esecuzione della (ex) pena dei quattro ergastoli, e quindi a scarcerare l’imputato per questo titolo di detenzione non più definitivo. E neanche la custodia cautelare in carcere è più possibile: il termine massimo nella fase d’Appello (quella alla quale si è ritornati) è 18 mesi, ma per Salerno è già decorso perché l’ex latitante è rimasto 3 anni agli arresti in Uruguay in attesa dell’esaurirsi dei ricorsi sull’estradizione. A trattenere in cella il non più quadruplice ergastolano resterebbe ancora una condanna a 3 anni e 6 mesi per detenzione di armi: ma qui a soccorrerlo è l’indulto del 2006 che gli condona 3 anni, mentre i residui 6 mesi sono assorbiti sempre dal periodo di arresto a Montevideo. I giudici possono così solo imporgli il ritiro del passaporto, l’obbligo di soggiorno e l’obbligo di firma. E i paradossi non finiscono. Perché nei nuovi processi potrà al massimo essere condannato a 30 anni anziché a quattro ergastoli: l’Uruguay, che non ammette il carcere a vita, ha infatti estradato l’imputato in Italia solo dopo aver preteso e ottenuto dal ministero della Giustizia il 18 marzo 2013 un formale impegno a non applicargli mai l’ergastolo. DAL NOSTRO INVIATO LANCIANO (Chieti) — «Ma quale veleno, macché tentato omicidio, io sto benissimo e con mio marito è tutto a posto, ora l’abbiamo chiarito anche al magistrato, speriamo di ritrovare un po’ di pace...». Rosanna Ranieri, 53 anni, moglie dell’ex assessore alla Cultura della Regione Abruzzo, Luigi Corrado De Fanis, è sollevata. La lunga giornata in tribunale è finita, i coniugi De Fanis tornano insieme nella casa di via San Giovanni a Montazzoli, dopo che in aula c’è stato pure il faccia a faccia, molto atteso, tra l’ex assessore e la sua segretaria, Lucia Zingariello, il terzo lato del triangolo amoroso, la donna di cui lui s’era invaghito e a cui, durante una telefonata, in preda a puro delirio, aveva annunciato l’insano progetto di avvelenare sua moglie per rifarsi Faccia a faccia una vita con lei. «Era Ieri davanti al pm uno scherzo, solo uno scherzo, non ci ho mai l’ex assessore, creduto», dice adesso la la sua consorte bella segretaria di e la segretaria Guardiagrele, 34 anni, uscendo dal tribunale. E prima l’ha ripetuto anche al pm Rosaria Vecchi, per scagionare dall’accusa di tentato omicidio il suo ex datore di lavoro. «Sì, ho detto quelle cose al telefono alla Zingariello, ma perché volevo fare colpo su di lei, erano frasi ad effetto per colpire il cuore di una persona di cui ero innamorato», la confessione al Pm di De Fanis, agli arresti domiciliari dal 12 novembre per le accuse, ben più pesanti, di concussione, peculato e truffa aggravata, formulate contro di lui dalla Procura di Pescara, che indaga sulla Rimborsopoli d’Abruzzo. Il faccia a faccia tra «Gigi e Lucia» è durato poco, appena 10 minuti fra imbarazzi, sorrisi di circostanza, un sostanziale gelo dopo la passione che fu: «Mai avuto intenzione di separarmi da mia moglie — le ultime parole di lui —. In quei giorni Rosanna stava male per un virus intestinale e io, che sono un medico, la curai come ho sempre fatto in questi 37 anni di matrimonio». Zucchero e miele, fine della storia, sipario. Luigi Ferrarella Fa. C. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Report Il conflitto tra il ruolo di direttore generale dell’Ospedale Israelitico e quello di presidente dell’Ente previdenziale Mastrapasqua e quei 42 milioni non pagati alla sua Inps L’aumento del debito esplode dal 2004 Il giallo delle cartelle esattoriali mai emesse di MILENA GABANELLI P rotagonisti: il direttore generale dell’Ospedale Israelitico (Mastrapasqua), il presidente dell’Inps (Mastrapasqua), il vicepresidente di Equitalia (Mastrapasqua). Il fatto: l’Ospedale Israelitico di Roma ha firmato una convenzione con la Regione Lazio per avere il rimborso delle prestazioni. La Regione ritarda a pagare perché non tutte le prestazioni sembrano dovute, poi quella convenzione è troppo di manica larga e viene bloccata. Antonio Mastrapasqua, nel 2012, convince la Polverini che non c’è niente di taroccato nell’ospedale che lui dirige. Qualche settimana fa il nuovo governatore della regione Zingaretti ha di nuovo sospeso la convenzione. Le indagini dei carabinieri hanno avuto il loro corso: sembra proprio che l’ospedale chiedesse alla Regione rimborsi non dovuti; ci sono stati arresti, sono partite le indagini della magistratura e la pronta collaborazione di Mastrapasqua: «Non ne sapevo niente». Il capo ha tanti incarichi, non può seguire tutto per filo e per segno, e odiosamente scarica sui sottoposti. Ma che interesse può avere un medico, o un amministrativo, che lavora per un ente senza fini di lucro, nel taroccare una richiesta di rimborso? È troppo facile pensare che lo fa perché qualcuno glielo chiede. Se non il direttore generale, chi? Mentre l’indagine farà il suo corso, spostiamo l’interesse sull’Inps. L’Ospedale Israelitico dal 1993 non versa i contributi dovuti, e chiede alla Asl di provvedere a regolare i conti con gli enti previdenziali in cambio della cessione di una parte del credito. In sostanza ricorre Pubblica Amministrazione La Regione Lazio Due anni fa il manager convinse l’allora governatore Polverini a una legge del 1985 che consente agli che non c’era nulla di irregolare enti morali di compensare i crediti per le nelle richieste di rimborsi prestazioni sanitarie con i debiti nei confronti della pubblica amministrazione. Ma chi ha certificato quei crediti come «certi ed esigibili», visto che gli accertamenti hanno dimostrato il contrario? La Regione ha quindi ritardato i pagamenti, e l’ente previdenziale ha accumulato credito, senza muovere un dito. Non è certo un problema dell’Inps se l’ospedale chiedeva rimborsi non dovuti! Il problema sta nel fatto che Mastrapasqua sia da un lato direttore generale dell’ospedale che deve pagare i contributi, e dall’altra presidente dell’ente che li deve incassare. La cifra di cui stiamo parlando non è da poco: dai documenti Inps in nostro Contributi prescritti Parte di quei contributi probabilmente non potrà più essere richiesta da Equitalia in quanto prescritta possesso il debito per contributi previdenziali non pagati dall’Ospedale Israelitico ammontano a 42.548.753 euro, di cui 10.771.383 per interessi sanzionatori, 2.845.695 per interessi di mora. Dal 2004, gestione Mastrapasqua, l’ospedale ha accumulato ininterrottamente debiti nei confronti dell’ex Inpdap (oggi Inps) a un ritmo di 2-3 milioni all’anno. Ma com’è possibile che siano trascorsi tutti questi anni senza che siano state avviate le procedure di riscossione coattiva nei confronti dell’ospedale, ovvero della Regione Lazio, se doveva essere quest’ultima a onorare i debiti dell’ospedale religioso? Ricordiamo che esiste una normativa (Legge n. 388/2000) che impone agli enti previdenziali adempimenti molto stringenti pena la loro prescrizione. In sostanza, l’Inps, come l’ex Inpdap, è tenuto a segnalare all’impresa inadempiente «i contributi dovuti e non pagati alla scadenza... (nei limiti della La vicenda L’inchiesta Il presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, in quanto direttore generale dell’Ospedale Israelitico di Roma, viene indagato nell’ambito di una inchiesta della Procura di Roma su cartelle cliniche truccate e rimborsi non dovuti da parte della Regione Lazio L’accordo La Procura di Roma indaga anche sull’accordo tra l’Inps, presieduto da Mastrapasqua, e l’ospedale da lui diretto per saldare i contributi previdenziali non versati all’ente pensionistico dalla struttura sanitaria a partire dal 1993 Dirigente Antonio Mastrapasqua, 56 anni, presidente dell’Inps dal luglio 2008 (foto Roberto Monaldo / LaPresse) Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 prescrizione di norma 5 anni, ndr) accertati d’ufficio o tramite l’attività di vigilanza» (dal sito dell’Inps). Dopodiché, entro la fine dell’anno successivo a quello contestato deve provvedere al loro recupero con l’emissione delle famigerate «cartelle esattoriali» gestite da Equitalia di cui il dottor Mastrapasqua è vicepresidente. Sono state emesse cartelle a carico dell’Ospedale o della Regione Lazio? Dai documenti Inps in nostro possesso, sembrerebbe di no, perché l’Inps, subentrato all’Inpdap dal 2012, chiede di quantificare gli «interessi che la Asl avrebbe dovuto corrispondere per i debiti dell’ospedale, che la stessa Asl Rm aveva riconosciuto a seguito di cessione» solo in data 23 ottobre 2013. Domanda: il debito nasce nel 1993, si appesantisce dal 2004, e a fine 2013 né l’Inps, né l’ex Inpdap, sanno a quanto ammonta il debito complessivo perché devono ancora quantificare sanzioni e interessi? Evidentemente sì, perché da quel che emerge dalle carte la direzione centrale entrate Inps fornisce i criteri di calcolo il 26 novembre 2013. Naturalmente l’Inps si sta interrogando sul da farsi ritenendo che siano necessarie «ulteriori verifiche ed approfondimenti». Nel più classico degli «scaricabarile» del dipendente pubblico il calcolo, da cui finalmente emerge che tutto il debito maturato è pari a quasi tutti i ricavi di un anno dell’Ospedale Israelitico, viene inviato alla «direzione regionale per le valutazioni di competenza». Quindi, oggi, la Regione Lazio e non l’Ospedale Israelitico, dovrebbe pagare gli interessi per il ritardato pagamento di quei contributi previdenziali ceduti. Ma dice che non pagherà perché quelle fatture erano gonfiate o non dovute. Insomma l’efficientissimo presidente dell’Inps ha sicuramente provato a fare gli interessi dell’Ospedale Israelitico, ma non quelli della Pubblica amministrazione che si chiami Regione Lazio, Inpdap o Inps, visto che parte di quei contributi probabilmente non potranno più essere richiesti da Equitalia perché prescritti. © RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina 5 di 55 Ven 31/01/2014 Corriere della Sera Pagina 19 Report Il conflitto tra il ruolo di direttore generale dell' Ospedale Israelitico e quello di presidente dell' Ente previdenziale. Mastrapasqua e quei 42 milioni non pagati alla sua Inps L' aumento del debito esplode dal 2004 Il giallo delle cartelle esattoriali mai emesse. P rotagonisti: il direttore generale dell' Ospedale Israelitico (Mastrapasqua), il presidente dell' Inps (Mastrapasqua), il vicepresidente di Equitalia (Mastrapasqua). Il fatto: l' Ospedale Israelitico di Roma ha firmato una convenzione con la Regione Lazio per avere il rimborso delle prestazioni. La Regione ritarda a pagare perché non tutte le prestazioni sembrano dovute, poi quella convenzione è troppo di manica larga e viene bloccata. Antonio Mastrapasqua, nel 2012, convince la Polverini che non c' è niente di taroccato nell' ospedale che lui dirige. Qualche settimana fa il nuovo governatore della regione Zingaretti ha di nuovo sospeso la convenzione. Le indagini dei carabinieri hanno avuto il loro corso: sembra proprio che l' ospedale chiedesse alla Regione rimborsi non dovuti; ci sono stati arresti, sono partite le indagini della magistratura e la pronta collaborazione di Mastrapasqua: «Non ne sapevo niente». Il capo ha tanti incarichi, non può seguire tutto per filo e per segno, e odiosamente scarica sui sottoposti. Ma che interesse può avere un medico, o un amministrativo, che lavora per un ente senza fini di lucro, nel taroccare una richiesta di rimborso? È troppo facile pensare che lo fa perché qualcuno glielo chiede. Se non il direttore generale, chi? Mentre l' indagine farà il suo corso, spostiamo l' interesse sull' Inps. L' Ospedale Israelitico dal 1993 non versa i contributi dovuti, e chiede alla Asl di provvedere a regolare i conti con gli enti previdenziali in cambio della cessione di una parte del credito. In sostanza ricorre a una legge del 1985 che consente agli enti morali di compensare i crediti per le prestazioni sanitarie con i debiti nei confronti della pubblica amministrazione. Ma chi ha certificato quei crediti come «certi ed esigibili», visto che gli accertamenti hanno dimostrato il contrario? La Regione ha quindi ritardato i pagamenti, e l' ente previdenziale ha accumulato credito, senza muovere un dito. Non è certo un problema dell' Inps se l' ospedale chiedeva rimborsi non dovuti! Il problema sta nel fatto che Mastrapasqua sia da un lato direttore generale dell' ospedale che deve pagare i contributi, e dall' altra presidente dell' ente che li deve incassare. La cifra di cui stiamo parlando non è da poco: dai Pubblica Amministrazione documenti Inps in nostro possesso il debito per contributi previdenziali non pagati dall' Ospedale Israelitico ammontano a 42.548.753 euro, di cui 10.771.383 per interessi sanzionatori, 2.845.695 per interessi di mora. Dal 2004, gestione Mastrapasqua, l' ospedale ha accumulato ininterrottamente debiti nei confronti dell' ex Inpdap (oggi Inps) a un ritmo di 2-3 milioni all' anno. Ma com' è possibile che siano trascorsi tutti questi anni senza che siano state avviate le procedure di riscossione coattiva nei confronti dell' ospedale, ovvero della Regione Lazio, se doveva essere quest' ultima a onorare i debiti dell' ospedale religioso? Ricordiamo che esiste una normativa (Legge n. 388/2000) che impone agli enti previdenziali adempimenti molto stringenti pena la loro prescrizione. In sostanza, l' Inps, come l' ex Inpdap, è tenuto a segnalare all' impresa inadempiente «i contributi dovuti e non pagati alla scadenza... (nei limiti della prescrizione di norma 5 anni, ndr ) accertati d' ufficio o tramite l' attività di vigilanza» (dal sito dell' Inps). Dopodiché, entro la fine dell' anno successivo a quello contestato deve provvedere al loro recupero con l' emissione delle famigerate «cartelle esattoriali» gestite da Equitalia di cui il dottor Mastrapasqua è vicepresidente. Sono state emesse cartelle a carico dell' Ospedale o della Regione Lazio? Dai documenti Inps in nostro possesso, sembrerebbe di no, perché l' Inps, subentrato all' Inpdap dal 2012, chiede di quantificare gli «interessi che la Asl avrebbe dovuto corrispondere per i debiti dell' ospedale, che la stessa Asl Rm aveva riconosciuto a seguito di cessione» solo in data 23 ottobre 2013. Domanda: il debito nasce nel 1993, si appesantisce dal 2004, e a fine 2013 né l' Inps, né l' ex Inpdap, sanno a quanto ammonta il debito complessivo perché devono ancora quantificare sanzioni e interessi? Evidentemente sì, perché da quel che emerge dalle carte la direzione centrale entrate Inps fornisce i criteri di calcolo il 26 novembre 2013. Naturalmente l' Inps si sta interrogando sul da farsi ritenendo che siano necessarie «ulteriori verifiche ed approfondimenti». Nel più classico degli «scaricabarile» del dipendente pubblico il calcolo, da cui finalmente emerge che tutto il debito maturato è Pagina 6 di 55 Ven 31/01/2014 Corriere della Sera Pagina 19 pari a quasi tutti i ricavi di un anno dell' Ospedale Israelitico, viene inviato alla «direzione regionale per le valutazioni di competenza». Quindi, oggi, la Regione Lazio e non l' Ospedale Israelitico, dovrebbe pagare gli interessi per il ritardato pagamento di quei contributi previdenziali ceduti. Ma dice che non pagherà perché quelle fatture erano gonfiate o non dovute. Insomma l' efficientissimo presidente dell' Inps ha sicuramente provato a fare gli interessi dell' Ospedale Israelitico, ma non quelli della Pubblica amministrazione che si chiami Regione Lazio, Inpdap o Inps, visto che parte di quei contributi probabilmente non potranno più essere richiesti da Equitalia perché prescritti. Pubblica Amministrazione Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 Pagina 7 di 55 Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 Pagina 8 di 55 . Ven 31/01/2014 Corriere della Sera Pagina 50 50 Venerdì 31 Gennaio 2014 Corriere della Sera Idee&opinioni Corriere della Sera SMS Le news più importanti in anteprima sul tuo cellulare. Invia un sms con la parola CORRIERE al 4898984 Servizio in abbonamento (4 euro a settimana). Per disattivarlo invia RCSMOBILE OFF al 4898984 Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile L’ITALIA DI FRONTE ALL’INDIA L’unica cosa su cui si sono trovati d’accordo? Il tacere. Il nobile minuto di silenzio, almeno quello, che ieri le delegazioni hanno osservato in onore dei centotrentamila ammazzati in tre anni di guerra. L’ignobile silenzio che oggi concluderà il primo round di Ginevra 2, negoziato aperto con le grancasse sul palcoscenico ad alogene del Petit Palais di Montreux e mestamente sospeso nei corridoi del Palais des Nations ginevrino, al lumicino del neon e delle speranze. In dieci giorni, gli uomini del regime e delle opposizioni in esilio non si sono mai guardati negli occhi, non si sono mai stretti la mano, non si sono mai parlati direttamente, non si sono mai accordati sul cessate il fuoco, tanto meno sulla transizione «democratica e pluralista» già sottoscritta con Ginevra 1, meno ancora sul futuro di Assad (che resta il vero nodo). Non è mai entrata in vigore neppure la tregua di Homs, annunciata domenica dal mediatore dell’Onu, Lakhdar Brahimi: i governativi che assediano la città non si fidano a far entrare i convogli della Croce rossa, i ribelli non si fidano a lasciar andare i civili. Ciononostante, tra una settimana si dovrebbe ripartire da dove ci si è fermati: la discussione su Ginevra 1 che, peraltro, prevede proprio quel che si vorrebbe concludere con Ginevra 2. In questo teatrino dell’assurdo diplomatico, con un’opposizione che rappresenta pochissimo e una controparte senza reale peso, il pensiero di Brahimi è che tirare a campare coi colloqui in Svizzera sia comunque meglio che tirare le cuoia e basta in Siria. Vecchia volpe, l’algerino ha già capito che questo zero a zero ha in realtà un vincitore in chi vuole che Assad resti dov’è: la Russia, la Cina e l’Iran. E che non sarà questa coreografica, quasi inutile rappresentazione della pax onusiana a interrompere la tragedia: qualche novità, casomai, può arrivare dagli altri saloni del Palais dove americani e iraniani torneranno a vedersi in febbraio. Sempre che l’intesa nucleare di novembre e i nuovi sorrisi resistano. Sempre che la bomba Siria non faccia saltare anche quel tavolo. Francesco Battistini © RIPRODUZIONE RISERVATA NEW DELHI PIÙ INQUINATA DI PECHINO IL DOPPIO STANDARD CHE TRASCURA L’INDIA L’aria di Pechino è così inquinata che vivere nella capitale della Cina è come aver fissato la propria residenza nella sala fumatori di un aeroporto. Non è una battuta, ma un dato scientifico: per tutto il 2013 il livello medio di PM 2,5 (le polveri sottilissime che si infilano in profondità nei polmoni e finiscono nel sangue) è stato sui 194 microgrammi per metro cubico di aria. Nelle smoking lounge degli aeroporti la media è 166. Secondo l’Organizzazione mondiale per la sanità, oltre 25 bisogna preoccuparsi e intervenire. Tutti sappiamo quanto è grave la situazione in Cina. Ma a guardare i dati si scopre che l’aria di New Delhi è più inquinata di quella di Pechino: a gennaio la capitale dell’India ha registrato in media 473 di PM 2,5: più del doppio di quella cinese. Però l’aria irrespirabile di New Delhi non fa notizia come quella di Pechino. Perché nessuno presta attenzione al fatto che l’India ha il tasso più alto di morti causate da malattie respiratorie croniche? Perché non sappiamo che l’India ha più morti per asma di ogni altra nazione? Neanche i giornali indiani ne scrivono molto, al contrario di quelli cinesi che ormai hanno titoli e analisi ogni giorno. Il PM 2,5 di New Delhi è prodotto dalle esalazioni dei tubi di scappamento di quasi 7,5 milioni di automobili, combinati con le polveri dei cantieri, la cenere dei roghi nelle discariche, le emissioni delle fabbriche. Più o meno la situazione di Pechino. Cina e India hanno due classi medie in ascesa, sempre più interessate ai loro diritti alla salute ambientale. Ma la sensibilità dell’opinione pubblica e del governo cinese è stata accentuata da una campagna (meritoria) lanciata dall’ambasciata americana a Pechino nel 2008: ogni ora di ogni giorno, dal suo account Twitter la «US Embassy in Beijing» rende pubblico il livello di PM 2,5. L’ambientalismo è anche politica e così gli americani sfidano la potenza rivale cinese, la costringono a muoversi. Sulla nebbia sporca che avvolge New Delhi finora c’è stato silenzio: l’ambasciata Usa non segue l’esempio di quella a Pechino. Ora il New York Times ha chiesto di finirla con questo doppio standard. I cittadini indiani hanno trovato un difensore inatteso. Guido Santevecchi @guidosant © RIPRODUZIONE RISERVATA Troppa confusione sul «caso marò» È il momento della strategia unitaria di DANILO TAINO N on saranno le frasi roboanti e la corsa al gesto anti-indiano a indirizzare verso una soluzione positiva la vicenda dei due marò italiani trattenuti in India. L’iperattivismo casuale e fuori da una strategia di una parte del mondo politico italiano rischia anzi di creare problemi. Una gara a chi la spara più grossa — tanto costa poco — non ha alcun effetto a New Delhi. Ma a Roma innesca una catena di toni sempre più alti e una rincorsa a esprimere contenuti sempre più estremi (e vuoti). Il rischio è che, per non sembrare deboli, si facciano errori gravi. Nella capitale indiana queste sono ore importanti, la Corte Suprema terrà un’udienza il 3 febbraio e da notizie di stampa locali il governo starebbe prendendo iniziative per arrivare finalmente a formulare i capi d’imputazione contro Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. La posizione da tenere in questi momenti non può essere ondivaga. Invece si ondeggia. Ieri — stando alle agenzie di stampa — il ministro della Difesa Mario Mauro ha, nel corso di un incontro a Foggia, stigmatizzato il rinvio di un’udienza che riguardava i due fucilieri da parte di un tribunale indiano. Si trattava però, come ha chiarito il commissario governativo sul caso marò, Staffan de Mistura, di un rinvio «voluto dall’Italia». Mauro ha poi precisato, ma l’infortunio segnala che la pressione politica per mostrarsi inflessibili e determinati con l’India può generare confusione. Anche una dichiarazione, tre giorni fa, del ministro degli Esteri Emma Bonino è sembrata più provocata dal dibattito politico interno che dalla scelta politica di usare toni duri con New Delhi. Parlare, come ha fatto, di «inaffidabilità del regime indiano» sul caso dei due fucilieri di Marina significa che il capo della diplomazia italiana ha deciso di alzare i toni e colpire l’India nell’orgoglio. Un salto di qualità, però, non seguito da altri passi e che — risulta al Corriere — nel governo indiano è stato registrato con una certa irritazione. Niente di grave: la diplomazia è anche scontro e toni duri. L’importante è che ciò che si fa e si dice sia finalizzato a una strategia. La stessa visita della delegazione di parlamentari a New Delhi, invece, è sembrata più indirizzata all’Italia che all’India, dove pochi l’hanno notata: organizzata sotto la spinta dell’indignazione e della corsa in avanti voluta dal Movimento 5 Stelle, non fondata su una linea unica di parlamento ed DORIANO SOLINAS A GINEVRA IL TEATRINO DELL’ASSURDO VINCE SOLO CHI VUOLE CHE ASSAD RESTI esecutivo. Negli ultimi tempi, il governo ha finalmente posto in essere una strategia chiara, in grado di avere successo. L’ambasciatore in India Daniele Mancini e i legali di Girone e Latorre hanno chiesto alla Corte Suprema di premere affinché si arrivi alla formulazione dei capi d’imputazione. Non per il gusto di farlo. Per costringere la parte indiana a scoprire le carte: o si decide di andare a un processo secondo il codice penale — non regolato da una legge antiterrorismo e quindi senza pericolo di pena capitale — oppure l’Italia può avere una serie di argomentazioni forti per ricorrere alla Corte permanente di arbitrato dell’Aja e chiedere di giudicare il caso in un tribunale internazionale. Questa strategia ha la possibilità di portare risultati. Anche per questo l’Italia ha presentato alla Corte Suprema una petizione breve: per non dare alla parte indiana motivi di ulteriore rinvio o argomentazioni per sostenere che sono le mosse di Roma a provocare i tempi lunghi. È su questa strategia che ci deve essere l’unità nazionale: le polemiche e le commissioni d’inchiesta vengono dopo. Quello che c’è da fare sul piano giudiziario è dunque aspettare fino al 3 febbraio, quando la Corte Suprema dirà la sua. A quel punto, il team dei legali e il «gruppo marò» costituito dal governo decideranno cosa fare. In questo momento, per tre giorni, occorre attendere che l’azione intrapresa dia risultati. Ieri, a New Delhi, un quotidiano ha scritto che il governo indiano si starebbe orientando a chiedere al ministero degli Interni di non utilizzare contro i marò la legge antiterrorismo e antipirateria Sua Act. Segno che la strategia italiana ha messo in moto una reazione. Azioni scomposte potrebbero farla deragliare. Altra cosa è l’iniziativa diplomatica internazionale che il governo, il ministro Bonino e il presidente del Consiglio Letta hanno portato avanti in questi giorni. Ieri, il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso ha detto di essere preoccupato della situazione e di avere avviato iniziative sulla vicenda: «Se questa situazione non sarà gestita in modo adeguato potrebbe avere conseguenze nei rapporti tra la Ue e i partner indiani», ha sostenuto. Anche sul piano diplomatico, non è lo sventolio delle bandiere e lo sfoggio velleitario dei muscoli a portarci alleati. Meglio muoversi sul piano del diritto, quando lo si ha dalla propria parte. @danilotaino © RIPRODUZIONE RISERVATA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E TECNOLOGIE L’e-government rovescia la burocrazia di GIULIANO NOCI IL FLOP DI GOOGLE CON MOTOROLA: LEZIONE DI BUSINESS NELL’ERA DIGITALE Che per Google quella con Motorola sia stata una disavventura più che un’avventura, è fuori discussione. L’azienda americana dei telefonini, pagata meno di due anni fa 12,5 miliardi di dollari, viene rivenduta ora ai cinesi di Lenovo per meno di 3 miliardi. Dopo qualche bruciante insuccesso commerciale (quota del mercato mondiale degli smartphone ulteriormente scesa nell’ultimo anno dal 2,3 all’1% nonostante il lancio del nuovo Moto X), Larry Page esce da un business nel quale si era entusiasticamente tuffato appena divenuto amministratore delegato della società da lui fondata 16 anni fa, insieme a Sergey Brin. Ma, a parte il fatto che le dimensioni della perdita accusata dalla società californiana restano indefinite e sono comunque molto inferiori a quelle che appaiono (i 2,9 miliardi liquidi che erano in Motorola al tempo dell’acquisto sono probabilmente rimasti a Google che ha anche incassato 2,35 miliardi dalla vendita di alcune attività minori dell’azienda elettronica), l’affare presenta caratteri particolari che fanno riflettere sul rapido cambio di scenari negli affari, soprattutto quelli delle tecnologie digitali. Pubblica Amministrazione E qui, oltre alla perdite, a colpire sono la rapidità con cui Page si è mosso (azienda comprata appena insediato e rivenduta dopo appena 21 mesi) e la molteplicità degli obiettivi di Google. Quello di diventare un concorrente di Apple nei terminali telefonici è stato di certo mancato, ma la società puntava anche a proteggere Android, il suo sistema operativo mobile. E qui qualcosa c’è: i 15 mila brevetti di Motorola che restano a Google sono una polizza di assicurazione contro possibili controversie legali sulla paternità delle tecnologie usate. Vendendo a Lenovo, poi, Page lega ancor più il gruppo cinese al sistema Android. Mentre Lenovo (che aveva già acquistato i personal computer e il business dei server della Ibm) entra sempre più in profondità nel mercato americano delle apparecchiature digitali, Google con la sua mossa segnala che la ricerca di nuovi sbocchi nel mondo dell’«Internet delle cose», fatta con lo sviluppo dei Google Glasses, i suoi occhiali digitali, e con i 3,2 miliardi appena investiti nella domotica (acquisto dei termostati di Nest Labs), non è necessariamente una strada a senso unico. Massimo Gaggi © RIPRODUZIONE RISERVATA C aro direttore, a più di dieci anni dal primo Bando Stanca ancora si crede che l’e-government nella Pubblica amministrazione (Pa) richieda solo tecnologie e non piuttosto un serio ridisegno dei processi organizzativi delle istituzioni. Digitalizzare non vuole dire trasformare azioni fisiche in un clic del mouse; piuttosto, riprogettare attività e meccanismi di coordinamento organizzativo per tenere conto delle potenzialità delle tecnologie dell’informazione. Abbiamo fatto fin qui esattamente il contrario: dalla raccomandata alla posta elettronica certificata per poi richiedere, in molti casi, al personale dell’ente di stampare quanto veicolato dal mittente ed aumentare i tempi della pratica. Mentre la logica di organizzazione delle informazioni e dei servizi va incentrata sull’utente. Le culture politiche hanno investito per anni, ed ancora ora, energie e parole attorno ad un’idea di Stato e del suo rapporto con i cittadini cui corrisponde nella realtà e nella vita quotidiana l’esatto contrario. L’amministrazione è di fatto nemica dei cittadini e delle imprese — oggi lavora oggettivamente per impoverire il Paese — e all’efficienza o alla semplificazione delle realtà nazionali concorrenti continua ad opporre il peso di una vecchia cultura giuridica delle procedure, completamente indifferente ai risultati. Serve una nuova governance dell’innovazione, dotata di forti poteri sanzionatori per le amministrazioni inadempienti, sia a livello nazionale che per quanto attiene il singolo ente. A livello macro se, per fortuna, esistono buone pratiche sparse sul territorio della Penisola, queste sono troppo spesso sconosciute ai più e/o non comprese (nonostante il «portale del riuso» varato ormai sette anni fa!). A livello di singola realtà, la strada dell’e-government passa attraverso una gestione cross-ente; in un Paese fatto di piccolissimi Comuni, è impensabile che ognuno si faccia carico autonomamente della introduzione e gestione di processi digitali (con tutto quello che questo comporta); una gestione associata è l’unica strada percorribile con risultati importanti vedi la Provincia di Brescia: qui vengono gestite sotto un’unica cabina di regia più di 150 realtà comunali. Ma perché siamo ancora al palo? Certo la politica...ma attenzione che non si tratti di un’accusa consolatoria. Le Pubbliche amministrazioni hanno infatti personale sbagliato: assunto e formato per una gestione burocratica e giuridica della «cosa pubblica» e non in grado di farsi promotore di un disegno di semplificazione. Non possedendo competenze gestionali adeguate non ha ancora compreso come l’e-government sia un percorso obbligato lungo la via dell’auspicata crescita economica dell’Italia; grazie ad esso, infatti, si può ridurre la spesa pubblica (con i risparmi conseguenti), aumentare la competitività del sistema Paese, dar vita ad un nuovo sistema di interazione tra Pa e mondo dell’utenza (un aspetto che ci vede dietro numerosi Paesi africani nei Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 ranking internazionali più importanti). Finora ogni tentativo di aggredire questa macchina si è risolto in una foto opportunity tra manager — prestati dalla sfera del mercato — e politici, anche consapevoli, ma troppo distratti verso un impegno che richiede severità, responsabilità ed un forte rovesciamento liberale di un mondo chiuso e incompetente rispetto alle sfide del futuro. Ma i risultati sono pari a zero e l’annuncio del cambiamento finisce, come ogni notizia, al mercato, ad incartare pesce. Eppure quella di un’amministrazione che stenta a riconoscere il merito che deriva dai risultati e promuove le forme di una cultura «mandarina», mentre il Paese scivola nella crisi, è una seria questione morale. Occorre quindi una determinazione straordinaria per affermare un serio rinnovamento della Pa italiana: nel portare a cambiare parte del personale, a modificare il sistema degli incentivi, a eliminare — quando necessario — uffici portatori di burocrazia e a rottamare una buona parte della classe politica o, meglio, del modo di fare oggi politica. Proprio qui misureremo anche il nuovo che si annuncia all’orizzonte della politica: nella capacità di dare un volto liberale ed efficiente alla sfera pubblica — il volto di chi è al servizio del cittadino sovrano, si badi bene — si definirà il profilo politico, tra gli altri, di Matteo Renzi. E la credibilità di un nuovo ceto dirigente del Paese. Docente di marketing Politecnico di Milano © RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina 9 di 55 Ven 31/01/2014 Corriere della Sera Pagina 50 pubblica amministrazione e tecnologie. L' e-government rovescia la burocrazia C aro direttore, a più di dieci anni dal primo Bando Stanca ancora si crede che l' e-government nella Pubblica amministrazione (Pa) richieda solo tecnologie e non piuttosto un serio ridisegno dei processi organizzativi delle istituzioni. Digitalizzare non vuole dire trasformare azioni fisiche in un clic del mouse; piuttosto, riprogettare attività e meccanismi di coordinamento organizzativo per tenere conto delle potenzialità delle tecnologie dell' informazione. Abbiamo fatto fin qui esattamente il contrario: dalla raccomandata alla posta elettronica certificata per poi richiedere, in molti casi, al personale dell' ente di stampare quanto veicolato dal mittente ed aumentare i tempi della pratica. Mentre la logica di organizzazione delle informazioni e dei servizi va incentrata sull' utente. Le culture politiche hanno investito per anni, ed ancora ora, energie e parole attorno ad un' idea di Stato e del suo rapporto con i cittadini cui corrisponde nella realtà e nella vita quotidiana l' esatto contrario. L' amministrazione è di fatto nemica dei cittadini e delle imprese - oggi lavora oggettivamente per impoverire il Paese - e all' efficienza o alla semplificazione delle realtà nazionali concorrenti continua ad opporre il peso di una vecchia cultura giuridica delle procedure, completamente indifferente ai risultati. Serve una nuova governance dell' innovazione, dotata di forti poteri sanzionatori per le amministrazioni inadempienti, sia a livello nazionale che per quanto attiene il singolo ente. A livello macro se, per fortuna, esistono buone pratiche sparse sul territorio della Penisola, queste sono troppo spesso sconosciute ai più e/o non comprese (nonostante il «portale del riuso» varato ormai sette anni fa!). A livello di singola realtà, la strada dell' e-government passa attraverso una gestione cross-ente; in un Paese fatto di piccolissimi Comuni, è impensabile che ognuno si faccia carico autonomamente della introduzione e gestione di processi digitali (con tutto quello che questo comporta); una gestione associata è l' unica strada percorribile con risultati importanti vedi la Provincia di Brescia: qui vengono gestite sotto un' unica cabina di regia più di 150 realtà comunali. Ma perché siamo ancora al palo? Certo la politica...ma attenzione che non si tratti di un' accusa consolatoria. Le Pubbliche amministrazioni hanno infatti personale sbagliato: assunto e formato per una gestione burocratica e giuridica della «cosa pubblica» e non in grado di farsi promotore di un disegno di semplificazione. Non possedendo competenze Pubblica Amministrazione gestionali adeguate non ha ancora compreso come l' e-government sia un percorso obbligato lungo la via dell' auspicata crescita economica dell' Italia; grazie ad esso, infatti, si può ridurre la spesa pubblica (con i risparmi conseguenti), aumentare la competitività del sistema Paese, dar vita ad un nuovo sistema di interazione tra Pa e mondo dell' utenza (un aspetto che ci vede dietro numerosi Paesi africani nei ranking internazionali più importanti). Finora ogni tentativo di aggredire questa macchina si è risolto in una foto opportunity tra manager - prestati dalla sfera del mercato - e politici, anche consapevoli, ma troppo distratti verso un impegno che richiede severità, responsabilità ed un forte rovesciamento liberale di un mondo chiuso e incompetente rispetto alle sfide del futuro. Ma i risultati sono pari a zero e l' annuncio del cambiamento finisce, come ogni notizia, al mercato, ad incartare pesce. Eppure quella di un' amministrazione che stenta a riconoscere il merito che deriva dai risultati e promuove le forme di una cultura «mandarina», mentre il Paese scivola nella crisi, è una seria questione morale. Occorre quindi una determinazione straordinaria per affermare un serio rinnovamento della Pa italiana: nel portare a cambiare parte del personale, a modificare il sistema degli incentivi, a eliminare - quando necessario - uffici portatori di burocrazia e a rottamare una buona parte della classe politica o, meglio, del modo di fare oggi politica. Proprio qui misureremo anche il nuovo che si annuncia all' orizzonte della politica: nella capacità di dare un volto liberale ed efficiente alla sfera pubblica il volto di chi è al servizio del cittadino sovrano, si badi bene - si definirà il profilo politico, tra gli altri, di Matteo Renzi. E la credibilità di un nuovo ceto dirigente del Paese. Docente di marketing Politecnico di Milano. Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 Pagina 10 di 55 . Ven 31/01/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 4 Il Sole 24 Ore Venerdì 31 Gennaio 2014 - N. 30 4 Agenda digitale Il premier «Dal 6 giugno primo passo per la connettività della Pa: obbligatorie le fatture elettroniche» IL REPORT DEL COMMISSARIO L’ad Telecom Patuano: «Apprezzabile l’attenzione del governo, contribuiremo agli obiettivi 2020» «I privati investano o scorporo della rete» Letta presenta il rapporto sulla banda larga - Caio: Italia in ritardo ma possibile rispettare il target europeo Marzio Bartoloni «Il Governo non sarà più spettatore, se i privati non rispetteranno i loro impegni negli investimenti sulla banda larga siamo pronti a sganciare la bomba atomica: lo scorporo della rete e la sua pubblicizzazione». Il messaggio lo ha detto forte e chiaro ieri il premier Letta. L’occasione è stata lapresentazione dell’atteso report di mister agenda digitale, FrancescoCaio, che in 80pagine ribadisce quanto noto da tempo: sulla diffusione della ultrabroadband siamo in ritardo, anche se l’obiettivo di raggiungere il 50% degli italiani con unaconnessione da 30mega insu potrebbe avverarsi entro il 2017. L’Ue in realtà ci chiede di raggiungere il target del 100% entro il 2020. Una asticella, questa, che Caio non considera impossibile, anzi: «Con un ulteriore sforzo si può rispettare anche questo impegno, ma bisogna spingere sull’alfabetizzazione e sulla digitalizzazione della Pa, facendodecollare l’identità digitale del cittadino». Letta comunque sull’ipotesi scorporo della rete assicura: si tratta di una «extrema ratio», ma ribadisce che gli operatori da ora in poi dovranno fare la loro parte sugli investimenti. Anzi, aggiunge il premier, «ci aspettiamo che ne facciano anche più che in passato», chiunque essi siano: «nuovi o vecchi investitori». Perché sul rispettodegliimpegnidell’agendadigitale europea il Governo vuole dare «una forte accelerazio- Dopo la presentazione del rapporto Caio è in arrivo un nuovo tassello per ridare slancio all’agenda digitale. La Corte dei conti dovrebbe dare già oggi il via libera allo statutodell’Agenziaperl’Italiadigitale,instandbyormai da 18 mesi. Lo statuto è stato inviato a inizio gennaio alla magistratura contabile con una procedura d’urgenza. Ora manca il suo ok prima della pubblicazione in Gazzetta che renderà finalmente operativa l’Agenzia. Che, secondo i piani del premier, lavorerà come braccio operativo di Palazzo Chigi a cui resteràilcontrollosull’attuazione dell’agenda. gno – come «primo passo» di unpercorso di digitalizzazione nelqualeavrannounruolofondamentale i fondi strutturali Ue. Tanto che un piano ad hoc sulla connettività della Pa sarà all’interno del nuovo ciclo di programmazione 2014-2020. Con i fondi che potranno essere utilizzati anche per la diffusione della banda ultra larga nelle zone a fallimento di mercato (dove le aziende non hanno interesse a investire). La presentazione del report ieri ha incassato consensi bipartisan, ma anche un invito più o meno generalizzato a passare dalle parole ai fatti. Anche l’amministratore delegatodiTelecom,MarcoPatuano, giudica «apprezzabile l’attenzionedelGoverno».Eassicura che Telecom Italia «contribuirà in modo determinante al conseguimento degli obiettivi 2020 dell’Agenda digitale, come confermato dall’accelerazione dei propri pianidisviluppodella rete,auspicando regole e misure che favoriscano gli investimenti». Positiva anche la reazione di Cesare Avenia presidente di Asstel-Assotelecomunicazioni, l’associazione delle imprese di Tlc, che al Governo chiede però alcuni interventi urgenti:dallemodifichealrecente «regolamento scavi» per consentire il corretto utilizzo delle minitrincee fino alle linee guida per l’attuazione dei nuovi metodi di rilevazione delle emissioni elettromagnetiche, attese da oltre un anno. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA ne». Con lo Stato che a sua volta dovrà fare la sua parte su due fronti. Innanzitutto vigilando con una «matrice di impegni vincolantiediobiettivi»sull’attuazione dell’agenda da verificare in base a «scadenze certe».Epoifavorendo«laconnettività di tutto il sistema della Pubblica amministrazione». Letta cita l’esempio delle fatture elettroniche per pagarele Pa – l’obbligo scatterà dal 6 giu- CORTE DEI CONTI Oggi l’ok allo statuto dell’Agenzia La fotografia della banda larga in Italia COPERTURA BANDA LARGA BASE (obiettivo 1) COPERTURA BANDA LARGA 30MBPS (obiettivo 2) 100% 65%-<100% 35%-<65% 0%-<35% 0% 100% 95%-<100% 90%-<95% 75%-<90% 0%-<75% ITALIA FRANCIA GERMANIA Consumer video SPAGNA Altro traffico REGNO UNITO GIAPPONE SUD COREA STATI UNITI 140 120 100 80 60 40 20 0 Fonte: Point Topic (2013), Broadband Coverage in Europe in 2012 - Cisco VNI (2013), elaborazione WIK Il rapporto. Fuori dalla banda larga ancora due milioni di unità abitative Un piano per accedere ai fondi strutturali Ue Laura Di Pillo ROMA Promuove i piani degli operatori delle Tlc e invia una raccomandazione al Governo. Perché «senza un ruolo continuo,attivoe vigiledi Governo e presidenza del Consiglio, gli obiettivi dell’Agenda digitaleeuropeaal2020rimangono a rischio». È quanto emerge dal rapporto sulle Tlc presentato ieri a Palazzo ChigidaFrancescoCaio,commissariodiGoverno perl’Agenda digitale. Che promuove i piani dei privati. Lo scorso novembre l’incarico di costituire un gruppo di esperti internazionali per un’analisi dei piani di investimento dei gestori italiani delle Tlc. Con l’obiettivo di verificare se i piani consentiranno all’Italia di raggiungere obiettivi di copertura e penetrazione dellabandalargaeultralargafissati per il 2020 dall’Ue. «Si arriveràal50%dicoperturaa30Megabitalsecondo (Mbps),eoltre, verosimilmente senza ulteriori interventi, purché gli operatori continuinoadinvestire,l’evoluzione tecnologica sia conforme alle attese e le sfide attuative e di coordinamento vengano prontamenteindirizzateerisolte con il contributo di tutti», spiega il rapporto. Secondo lo studio infatti,attualmente la copertura della banda larga base è pari al 98,4% delle unità abitative; rimangono fuori 2 milioni di linee abitative problematiche, in parte servite da wireless. Un datocheportal’Italiamoltovicino all’obiettivo di Europa 2020. La copertura della rete con velocitàa30Mbpsèinveceancoralimitataeinritardorispetto all’Europa. «Visti i piani dei gestori, concreti e in attuazione, ci aspettiamo che in tre anni il 50% della popolazione sarà raggiunta da reti con minimo 30 Megabit di banda», ha detto Caio. Secondo il rapporto infatti i piani dei gestori appaiono «coerenti in termini di Pubblica Amministrazione architettura di rete, obiettivi di copertura e investimenti». In particolare, Telecom Italia punta a investire 1,7 miliardi nel periodo 2014-2016 per una copertura del 50%, Fastweb con 0,4 miliardi (2012-14) punta a una copertura del 20% e Vodafone ha come obiettivo una copertura del 29% nel primo trimestre del 2017. In conclusione, «sulle reti di nuova generazione l’Italia parte in ritardo ma i gestori hanno avviato nel 2013 la costruzione diunainfrastrutturaabandaultralarga per raggiungere il 50% della popolazione entro il 2017. GLI INTERVENTI Misure per ottimizzare gli investimenti compresa la promozione della condivisione di quelli infrastrutturali c LAPAROLA CHIAVE Broadband 7 Broadband (banda larga) è un "termine-ombrello" che identifica un insieme di tecnologie che consentono il collegamento a internet e alle reti locali a una velocità di trasmissione dei dati largamente superiore a quelle supportate dai modem tradizionali. Il piano messo a punto da Bruxelles ha chiesto all’Italia di fornire servizi di banda larga di base a tutta la popolazione entro il 2013 (siamo al 98,4%), 30 Mbit a tutti entro il 2020 (saremo al 50% entro il 2016/2017) e 100 Mbit al 50% della popolazione entro il 2020 (siamo al 2%). Ma il raggiungimento completodegliobiettiviUerichiedeulterioriazioni complessiveditipo finanziario e di coordinamento, ma senza un ruolo continuo, attivo e vigile del GovernoedellapresidenzadelConsigliogliobiettividell’Agendadigitale 2020 (copertura totale a 30 Mbps e 50% a 100 Mbps) rimangono a rischio». Tragliaspetticriticidarisolvere c’è che non vi sono piani operativi per superare il gap del 50% dei servizi a banda larga e ultralarga (anche se alcuni gestori hanno piani preliminari per raggiungere il 70% al 2020);secondoaspetto,l’obiettivo 3 dell’agenda digitale Ue (50% di penetrazione a 100Mbps nel 2020) è una combinazionedisviluppo,pianirealizzativi e crescita della domanda. Pertanto nel rapporto siraccomandanoilmonitoraggiodeipianideglioperatori,degli investimenti messi in campo e della copertura raggiunta anche per eventuali interventi correttivi. L’utilizzo dei fondi strutturali Ue per assicurare a tutta la popolazione l’accesso allaretea30Mbps entroil2020 considerandounapprocciobilanciato tra risorse infrastrutturali fisse, mobili, fisse wireless e anche satellitari. E lo sviluppo di un piano nazionale cheincoordinamentoconleregionipermettadiaverel’accesso a questi fondi. Ma anche misureperottimizzaregliinvestimenti, comprese la promozione della condivisione di investimentiinfrastrutturali,nelrispetto delle norme per gli aiuti di Stato e della concorrenza Ue. Perché, si ribadisce, «è importante ricordare che la rete haunruolostrategiconellosviluppo del Paese. A fronte di un divario tra piani annunciati e investimenti effettuati, il Governo dovrebbe considerare di farsi parte attiva favorendo iniziative di investimento anche miste pubblico-private». Luca De Biase Monitoraggio del governo per recuperare il gap con la Ue I Primo obiettivo Ue di fatto raggiunto L’EVOLUZIONE DELLA DOMANDA Consumo di banda. Megabyte al mese per utente L’ANALISI www.formazione.ilsole24ore.com/masteronline 24 ORE EDUCATION ON LINE • CORSI ON LINE • VIDEO LEZIONI INTERATTIVE CON GLI ESPERTI DEL SOLE 24 ORE • LIBRARY • TEST ON LINE • TUTORING I NUOVI MASTER ON LINE CON DIPLOMA DEL SOLE 24 ORE 90% DI FORMAZIONE ONLINE PIÙ ESAMI IN PRESENZA 6 MASTER ON LINE SERVIZI COMPLEMENTARI E OPZIONALI: > WEB BEHAVIOUR ASSESSMENT E PERCORSO DI CARRIERA a cura di > ENGLISH24 TODAY: CORSO ON LINE DI BUSINESS ENGLISH NUOVE EDIZIONI 2014 - dal 24 febbraio GRANDE SUCCESSO DELLE PRIME EDIZIONI: OLTRE 300 PARTECIPANTI ON LINE PER IL CONSEGUIMENTO DEL DIPLOMA MARKETING E COMUNICAZIONE DIGITALE - 7 ed. a Per acquisire competenze distintive e comprendere la rivoluzione digitale GESTIONE E STRATEGIA D’IMPRESA - 5 ed. a Una visione integrata dei processi e delle leve gestionali che garantiscono lo sviluppo e l’innovazione del business AMMINISTRAZIONE FINANZA E CONTROLLO - 5 ed. a Le competenze economiche fondamentali per il controllo, la gestione finanziaria e le valutazioni d’impresa COMUNICAZIONE E MEDI@ RELATIONS - 2 ed. a Nuovi strumenti e strategie di comunicazione nel web 2.0 HR MANAGEMENT - 2 ed. a Nuove competenze nella gestione del cambiamento MANAGEMENT & LEADERSHIP - 2 ed. a Sviluppare le 5 competenze chiave di un manager che guida il cambiamento SEGUICI SU Sono aperte le selezioni. Programma, borse di studio e modalità di ammissione www.formazione.ilsole24ore.com/masteronline Servizio Clienti Tel. 02 (06) 3022.3811/3247/6372/6379 Fax. 02 (06) 3022.4462/2059/6280 [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 IL SOLE 24 ORE FORMAZIONE ED EVENTI Milano, via Monte Rosa, 91 Roma, piazza dell’Indipendenza, 23 b/c Organizzazione con sistema di qualità certificato ISO 9001:2008 lsecondoRapportosulle telecomunicazioniitaliane realizzatoconilcontributodi FrancescoCaioavràunafortuna miglioredelprimo?Conterannoi risultati:saràservitosefinalmente avremounprogrammadilavoro credibileperportarel’utilizzo dellabandadiconnessione internetaunlivellononpiù arcaicocomeoggi,maalmeno nellamediaeuropeaentroil2020. Nehannobisognoleimpreseei cittadiniitalianichedevonopoter contaresuunprocessodi modernizzazione. IlRapportodiceche:1.infindei conti,continuandocosìè improbabilechel’Italiaraggiunga tuttigliobiettiviprevistiper l’agendadigitaleeuropea;2.non c’èunpianopersfruttareifondi strutturalieuropeidainvestireper l’agendadigitaleeperlabanda ultralarga;3.ilgovernodeve dimostrarevisioneeleadership oltreaimpegnarsinel monitoraggiodellarealizzazione (esidirebbeanche l’accelerazione)deipianidi sviluppodell’infrastrutturadi connessione.Laquestioneèchele compagnieditelecomunicazioni investonoperservirelacrescita delladomanda:mala modernizzazionedigitaledel paesepuòavveniresoltantose l’offertasisviluppa proattivamente,nella convinzione(peraltroben provataall’estero)cheun’offerta elevatadibandalargasviluppa l’economia,alimenta l’innovazione,generanuovi bisogniedunquenuovadomanda. Perquesto,sullascorta dell’agendadigitaleeuropea,il governodeveprendere l’iniziativa. Leprobabilitàdisuccessodel “secondorapportoCaio”sono miglioraterispettoaqualcheanno fadatoche,almenoaquantopare, ilcontestosembrapiùfavorevole: alloral’urgenzadiraggiungere obiettiviimportantisull’agenda digitaleeramenopressante,il controllodellaTelecomItalianon rischiavaancoradipassareauna compagniaditelecomunicazioni moltoindebitataeilgoverno sembravatenerepiùalla televisionecheainternet.Eraun climatantocomplicatocheil primoRapportoCaioerauscitosu Wikileaks,neanchefossestatoun segretodistato.Oggiilnuovo Rapportoesceconunpresidente delConsigliochelosostieneeuna CassaDepositiePrestitiche, comehadettoilsuopresidente FrancoBassanini,l’havolutoper poterragionareinmodo empiricamentefondato sull’eventualitàdiintervento pubbliconell’infrastrutturadi accessoallarete. Ciònonsignificachele raccomandazionidelRapporto sarannodavveromesseinpratica. Gliavversarinonmancheranno.Il rapportodàcontodiqualche ragionediottimismosugli investimentidellecompagnie.Ma letelcoseguonoilorotempi.La modernizzazioneperviadigitale, invece,nonaspettaladomanda:la guida,laanticipa,lastimola.Per renderepiùefficientelapubblica amministrazione,favorirele impreseproduttiveeconsentire agliitalianidiusaredipiùla televisioneviainternetemeno quellaviaetere.Delresto,il rapportononnascondecomesia possibilerenderepiùrazionaleil passaggiodialcunefrequenzeal serviziodelletelecomunicazioni mobili.Cen’èabbastanzaper pensarecheancheoggi,leforze coalizzatecontrolacrescita dell’infrastrutturadigitalesi farannovalere. Seilprocessodeveacceleraree questoperqualchemotivonon avviene,qualcunodeve intervenire.Chiesattamente?Che cosasuccedeseilmonitoraggiodà esitonegativo?Aquestedomande nonrispondeilRapporto.Deve rispondereilpaese.Echiloguida. © RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina 11 di 55 Ven 31/01/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 4 Agenda digitale IL REPORT DEL COMMISSARIO. «I privati investano o scorporo della rete» Letta presenta il rapporto sulla banda larga - Caio: Italia in ritardo ma possibile rispettare il target europeo. Marzio Bartoloni «Il Governo non sarà più spettatore, se i privati non rispetteranno i loro impegni negli investimenti sulla banda larga siamo pronti a sganciare la bomba atomica: lo scorporo della rete e la sua pubblicizzazione». Il messaggio lo ha detto forte e chiaro ieri il premier Letta. L' occasione è stata la presentazione dell' atteso report di mister agenda digitale, Francesco Caio, che in 80 pagine ribadisce quanto noto da tempo: sulla diffusione della ultrabroadband siamo in ritardo, anche se l' obiettivo di raggiungere il 50% degli italiani con una connessione da 30mega in su potrebbe avverarsi entro il 2017. L' Ue in realtà ci chiede di raggiungere il target del 100% entro il 2020. Una asticella, questa, che Caio non considera impossibile, anzi: «Con un ulteriore sforzo si può rispettare anche questo impegno, ma bisogna spingere sull' alfabetizzazione e sulla digitalizzazione della Pa, facendo decollare l' identità digitale del cittadino». Letta comunque sull' ipotesi scorporo della rete assicura: si tratta di una «extrema ratio», ma ribadisce che gli operatori da ora in poi dovranno fare la loro parte sugli investimenti. Anzi, aggiunge il premier, «ci aspettiamo che ne facciano anche più che in passato», chiunque essi siano: «nuovi o vecchi investitori». Perché sul rispetto degli impegni dell' agenda digitale europea il Governo vuole dare «una forte accelerazione». Con lo Stato che a sua volta dovrà fare la sua parte su due fronti. Innanzitutto vigilando con una «matrice di impegni vincolanti e di obiettivi» sull' attuazione dell' agenda da verificare in base a «scadenze certe». E poi favorendo «la connettività di tutto il sistema della Pubblica amministrazione». Letta cita l' esempio delle fatture elettroniche per pagare le Pa - l' obbligo scatterà dal 6 giugno - come «primo passo» di un percorso di digitalizzazione nel quale avranno un ruolo fondamentale i fondi strutturali Ue. Tanto che un piano ad hoc sulla connettività della Pa sarà all' interno del nuovo ciclo di programmazione 20142020. Con i fondi che potranno essere utilizzati anche per la diffusione della banda ultra larga nelle zone a fallimento di mercato (dove le aziende non hanno interesse a investire). La presentazione del report ieri ha incassato consensi bipartisan, ma anche un invito più o meno generalizzato a passare dalle parole ai fatti. Anche l' amministratore delegato di Telecom, Pubblica Amministrazione Marco Patuano, giudica «apprezzabile l' attenzione del Governo». E assicura che Telecom Italia «contribuirà in modo determinante al conseguimento degli obiettivi 2020 dell' Agenda digitale, come confermato dall' accelerazione dei propri piani di sviluppo della rete, auspicando regole e misure che favoriscano gli investimenti». Positiva anche la reazione di Cesare Avenia presidente di AsstelAssotelecomunicazioni, l' associazione delle imprese di Tlc, che al Governo chiede però alcuni interventi urgenti: dalle modifiche al recente «regolamento scavi» per consentire il corretto utilizzo delle minitrincee fino alle linee guida per l' attuazione dei nuovi metodi di rilevazione delle emissioni elettromagnetiche, attese da oltre un anno. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 Pagina 12 di 55 . Ven 31/01/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 26 Il Sole 24 Ore Venerdì 31 Gennaio 2014 - N. 30 26 Norme e tributi Condominio. La figura del «sostituto» dell’amministratore viene presa in considerazione dalla riforma Professioni. Siglato un accordo tra Enpav e FidiProf «Facente funzioni», rischi alti Per ridurre le difficoltà interpretazioni analogiche delle regole generali Le Casse giocano la carta dell’intesa con i confidi Luigi Salciarini Federica Micardi La trasformazione che la riforma (legge 220/2012) ha apportato alla disciplina del condominio ha inciso in modo particolare sulleregoleriguardantil’amministratore. Tra queste, l’inopinata introduzione di una non meglio precisata figura di "facente funzioni" che appare all’interno dell’articolo 1129 del Codice civile in occasione della previsione dell’obbligatoria affissione della "targa" dell’amministratore. La norma, che prevede tale adempimento all’evidente scopodirendere notiirelativi identità/recapiti ai terzi (soprattutto alla pubblica autorità), s’avventura poi nel prescrivere che «in mancanza dell’amministratore, sul luogo di accesso al condominioodimaggiorusocomune, accessibile anche ai terzi, è affissa l’indicazione delle generalitàedeirecapiti, anchetelefonici, della persona che svolge funzioni analoghe a quelle dell’amministratore». Si tratta di una prescrizione foriera di un enorme numero di problemi. Va evidenziato, anzitutto, che l’innalzamento del numero di condomini (da 4 a 8, previsto dal medesimo articolo 1129) relativamentealquale divienenecessarialanominadell’amministratore (quello "ufficialmente" designato) comporta che la situazione giuridica di "mancanza"nonècertorara,conconseguente inevitabile aumento dei casi nei quali sarà presente il «facente funzioni». Inoltre,lanormaomettequalsiasiriferimentoa un’eventuale nomina. Nel prossimo futuro, quindi, occorrerà risolvere il problema della necessità, o meno, di un intervento formale dell’assemblea. In una diversa prospettiva si potrà anche verificare l’ipotesi chetalesoggettoattuilesuemansionigestionaliaseguitodiiniziativa autonoma, vale a dire per il semplice fatto di svolgere concretamente le indicate «funzioni analoghe», con ciò determinando una situazione giuridica che si avvicina più alla «gestione di affari altrui» (di cui all’articolo 2028 e seguenti del Codice civile) piuttosto che all’incarico di amministratore condominiale. Con tutte le responsabilità che ciò comporta nei confronti dei fornitori, dei condòmini e della pubblica amministrazione. Per di più, di queste «funzioni analoghe» (come la norma, appunto,espressamentelequalifica)nonviene datoalcun connotato né ne viene precisato l’ambito, e di conseguenza non è dato sapere se hanno un qualche punto di contatto con quelleche laleggeattribuisceall’amministratore "ufficiale". L’applicazione delle nuove regole,nelprossimofuturo,avrànecessitàdiun’adeguatainterpretazione giurisprudenziale, soprattutto con riferimento all’obbligo .com QUOTIDIANO DELLA CASA Focus sulle novità per edilizia, appalti, leggi e mercato SulquotidianodellaCasaedel Territoriodioggi (www.casaeterritorio. ilsole24ore.com),traitanti articoli,approfondimentisu: 1pianoseimilaCampanili,la listadeicomunifinanziati 1ladimostrazionedell’errore scusabilesalvalaPadal risarcimento di rendiconto annuale, di corretta redazione della contabilità e di tenuta dei "nuovi" registri) che non potrà non considerare l’applicazione analogica delle regole sull’amministratore. Infatti, al finedelriconoscimentodiunminimo di operatività concreta della norma, sembra irrinunciabile il collegamento non solo con tutte quelle prescrizioni che disciplinano la gestione dell’edificio (si pensi all’attività di riscossione delle quote di contribuzione versate dai condomini, al pagamento dei fornitori, ai rapporti con i terzi, compreso il riconoscimentodiunaqualcheformadirappresentanza nell’interesse comune) ma anche con i princìpi che regolano il rapporto di mandato. Il quale non è certo una fattispecie esclusiva del condominio ma può riferirsi a tutte quelle situazioni in cui un soggetto incarica unaltrodelcompimentodideterminati atti e/o operazioni. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il caso Modena. Interrotti fino al 31 luglio 2014 i termini di versamento per i residenti L’alluvione sospende le imposte Luca Gaiani Sospesi fino al 31 luglio 2014 i termini di versamento delle imposte e dei contributi per i residenti nei comuni dellaprovinciadiModenacolpiti dalle inondazioni alluvionali del giorno 17 gennaio 2014. Lo dispone l’articolo 3 del Dl 4/2014, precisando che la sospensione si estende ai contribuentiresidenti in alcune frazioni del comune di Modena che abbiano denunciato l’inagibilità della casadi abitazione o della sede aziendale. Il provvedimento, emanato nelle more della procedura volta alla dichiarazione dello stato di emergenza prevista dalla legge 225/1992, riguarda le persone fisiche e le società residenti o aventi sede operativa nei territori dei comuni di Bastiglia, Bomporto, San Prospero, Camposanto, Finale Emilia, Medolla, San Felice LA PLATEA Il provvedimento si riferisce ai pagamenti, compresi quelli dei sostituti d’imposta, in scadenza tra il 17 gennaio e il 31 luglio POOL DI MERCHANT BANKS OFFRONO FINANZIAMENTI (Nel rispetto delle norme vigenti) AD IMPRESE DA EURO 500.000,00 Al tasso annuo del 3% Fisso per l’intera durata del prestito di 6 – 10 – 15 anni. Interessi rimborsabili a rate semestrali a partire dal secondo anno (12 mesi di pre-ammortamento). Capitale rimborsabile in unica soluzione Alla scadenza del prestito INVIARE RICHIESTE A: WESTAR INVESTMENT GROUP 14 Wall Street – New York, N.Y. U.S.A. Fax : +1 212 618 17 05 Email: [email protected] SI RICERCANO AGENTI CON PORTAFOGLIO CLIENTI PER L’ITALIA sul Panaro, già colpiti dal sisma del maggio 2012. La sospensione si riferisce ai pagamenti di tributi, compresi quelli da effettuare in qualità di sostituti di imposta, scadenti tra il 17 gennaio e il prossimo 31 luglio. Non si applicano sanzioni e interessi neppure per i versamenti, già scaduti al 17 gennaio 2014, se gli stessi vengono eseguiti entro il 31 luglio. Sono pure sospese fino al termine del mese di luglio le scadenze per i versamenti di contributi previdenziali e assistenziali, nonché quelle per la notifica delle cartelle di paga- mento di cui all’articolo 29 del D.L. 78/2010 ed infine i termini di prescrizione e decadenza relativi all’attività degli uffici finanziari. La sospensione non si estende invece alla ritenute dovute sui redditi di lavoro dipendente. Potranno usufruire di analoga proroga i contribuenti delle frazioni modenesi di Albareto, San Matteo, La Rocca e Navicello in presenza di inagibilità della casa di abitazione, dello studio o dell’azienda, verificata dall’autorità comunale. Il provvedimento di sospensione, stante il richia- mo all’articolo 5 della legge 225 del 1992 sullo stato di emergenza, comporta altresì, per le società con sede nei comuni sopra indicati, la disapplicazione automatica (senza necessità di interpello) delle disposizioni sulle società non operative per gli esercizi 2014 e 2015. Dette società non dovranno dunque subire le penalizzazioni della disciplina sugli enti di comodo anche qualora non realizzassero, in questo biennio, ricavi superiori ai minimi di legge. La disapplicazione riguarda inoltre la normativa sulle perdite sistematiche ed ha riguardo ai trienni di osservazione che comprendono i due esercizi sopra richiamati. © RIPRODUZIONE RISERVATA Accesso al credito facilitato per i veterinari grazie all’accordo siglato dall’Enpav, l’ente di previdenza della categoria, con il consorzio Fidiprof. L’accordo siglato dal presidente dell’Ente nazionale di previdenza e assistenzadeiveterinariGianniMancuso, prevede un investimento di100mila euroche consentirà di garantire crediti erogati agli iscritti per un milione e 600mila euro. Lo strumento consente ai veterinari: accesso agevolato al credito; disponibilità di prodotti finanziari ad hoc; tassi di interesse calmierati; possibilità di otteneregaranzie agevolate. LA LEVA La Cassa veterinari ha investito 100mila euro per avere garantiti crediti per gli iscritti fino a 1,6 milioni Enpav è il primo ente collettivo che partecipa a Fidiprof. Ma non sarà l’unico. Entro due o tre mesi altre cinque Casse professionali, infatti, dovrebbero concludere un accordo con il consorzio. Fidiprof, nato grazie all’azionedi Confprofessioni, èil primo consorziodifididedicatoaiprofessionisti. Per potersi iscrivere è necessario avere la partita Iva ed essere in attività. Operativo da circa un anno, e distinto in due realtà, Nord e Centro-Sud, ha già chiuso una cinquantina di pratiche. La professione maggiormente rappresentata per ora è quella dei medici, seguita da dentisti e veterinari. «Abbiamo pensato di proporre alle Casse di previdenza un sistema che andasse incontro alle loroesigenze–spiegailpresidente di Confprofessioni Gaetano Stella –; alcuni di questi enti ave- vano già avviato pratiche di affidamentoperigiovanitralepolitiche di welfare, ma i rischi erano troppo alti. Con questo accordo lagaranziaèlimitataadunadeterminata somma che Fidiprof accantonainunfondorischidedicato;ogni ente avrà il suo». PerpoteraccedereaFidiprofè necessario essere socio, versando una quota di iscrizione una tantum di 250 euro (importo minimoprevistodallalegge)chesarà restituita su richiesta in assenza di un fido in corso. E anche il veterinario che vorrà chiedere un fido attraverso l’accordo sottoscritto da Enpav dovrà versare laquota associativa,eperl’enteil rischio è circoscritto al capitale impegnato. Attualmente la banca di riferimento di Fidiprof è Unicredit,mailconsorziostaper concludere una partnership con altridue importantiistituti. Maqualisonoitempiperottenereunfido? «Perchiègià socio – spiega Stella – al massimo una decina di giorni; i tempi si allungano invece per chi ancora non loè.Larichiestadiassociarsideveesserevalutataequindiaccolta dal Cda, che si incontra una voltaalmeseechedeveverificare il possesso dei requisiti». Ma perché rivolgersi a Fidiprof?Oltrealladifficoltàperilsingolo professionista di riuscire ad accederealcreditobancario,grazieallastrutturamoltosnellache caratterizza questo consorzio fidi e grazie al supporto di Confprofessioni il costo della pratica, è estremamente contenuto. Il consorzio ha recentemente avviato accordi con le Regioni e le Cameredi commercio e prossimamente potrà veicolare i finanziamenti europei che, come hapiùvoltechiaritoinquestimesi il vicepresidente della Commissione europea, responsabile di Industria ed imprenditoria Antonio Tajani, saranno aperti anche ai professionisti. Milleproroghe I revisori: il decreto è contro le norme Ue MILANO Ricorso alla Cortedi giustizia europea se la Camera voteràinvia definitival’iscrizione automatica dei dottori commercialisti al Registro dei revisori legali dei conti. La minaccia arriva dal presidentedell’Inrl(Istitutonazionale revisori legali) Virgilio Baresi all’indomani dell’approvazione al Senato del provvedimentosull’equipollenza.Lacorrezioneapportata all’articolo 4 del Dl Milleproroghe - che ai fini dell’iscrizione al Registro prevede l’esonero dall’esame di idoneità dei soggetti che hanno superato gli esami di Stato di cui agli articoli 46 e 47 del Dlgs 139/2005, n. 139, fermo l’obbligo di completareil tirocinio legalmente previstoperl’accessoallafunzione di revisore legale - viene giudicata dai vertici dell’Inrl un autentico «colpo di mano perpetrato da senatori che evidentemente ignorano le conseguenze di un provvedimentoincontrastoconlalegislazione europea». E questo perché, sostiene Baresi, «le pressioni del sistema ordinistico e di chi lo rappresenta, hannoindottoinunclamoroso errore i parlamentari, approvando una norma che entra in evidente contrasto con i dettami europei». Gi.Co. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA TRIBUNALE DI ALESSANDRIA OFFERTA DI VENDITA DI BENI IMMOBILI COMUNE DI GENOVA STAZIONE UNICA APPALTANTE DEL COMUNE II Fallimento Abitare Srl in liquidazione, dichiarato dal Tribunale di Alessandria con sentenza in data 05.02.2013, in persona del Curatore Dott.ssa Roberta Caviglia, in esecuzione del programma di liquidazione approvato dal Giudice Delegato con decreto in data 28.11.2013, in assenza di CdC, ai sensi dell’art. 107 Legge Fall., COMUNICA di aver disposto la vendita del seguente bene immobile (Residenza Fontanile): a Valenza, Strada Fontanile fabbricati di civile abitazione, in corso di costruzione, su terreno di circa mq. 3.337 censiti al NCEU foglio 34 mapp. 1501 sub 1 e 2, particella 1502 sub.1 e 2, particella 1503 sub. 1 e 2, particella 1504 da 1 a 30, da vendere in unico lotto al prezzo base di euro 3.400.000,00 oltre Iva di Legge oltre terreni di circa mq. 7.282 al prezzo base di euro 196.860,00 oltre lva di Legge. Il tutto come da relazione di stima dell’ lng.P. Morello. AVVERTE che la vendita è a titolo originario per beni nello stato di fatto in cui si trovano, esclusa qualunque garanzia per evizione, vizi e difetti. INVITA qualunque interessato far pervenire in busta chiusa, presso il domicilio del Curatore in Alessandria, corso Crimea n. 35, entro il termine di trenta giorni dalla presente pubblicazione, proposte irrevocabili di acquisto al prezzo indicato o a prezzo maggiore accompagnate da assegno circolare non trasferibile intestato al Fallimento Abitare SrI in liquidazione pari al 10% del prezzo base a titolo di deposito cauzionale. Detto assegno sarà restituito ai non aggiudicatari o imputato in conto prezzo all’aggiudicatario o trattenuto in caso di mancato pagamento del prezzo da parte di quest’ultimo. Il prezzo dovrà essere corrisposto con le stesse modalità di cui sopra in sede di atto notarile traslativo da stipulare a ministero di notaio scelto dall’ aggiudicatario entro il termine perentorio di trenta giorni dall’aggiudicazione. Le spese e gli oneri anche fiscali dell’atto traslativo saranno integralmente a carico dell’aggiudicatario. AVVERTE che i beni saranno aggiudicati a chi avrà proposto il prezzo maggiore e che, in caso di parità di prezzo offerto, in data successiva, si procederà ad asta informale fra i proponenti di tale prezzo. COMUNICA che gli interessati potranno prendere visione dell’immobile e/o della relazione di stima contattando il Curatore ai seguenti recapiti: Dott. ssa Roberta Caviglia, corso Crimea n. 35 15121 Alessandria, telefono: 02 76014792 - fax 02 798849 - e-mail PEC: [email protected] V. Garibaldi 9 Ge 16124 • [email protected] Tel. 010 557 2410/2331/2190 Fax 010 557 2240 ESTRATTO di AVVISO di PROCEDURA APERTA Si rende noto che il giorno 13 MARZO 2014 alle ore 9:30 presso una sala del Comune di Genova avrà luogo la procedura aperta per l’assegnazione dell’appalto avente oggetto: “Programma Operativo Regionale (P.O.R.) Liguria - F.E.S.R. 2007/2013 - Asse 3 - Sviluppo Urbano. Progetto Integrato Prà Marina. Intervento 1 - Parco Lungo - APPALTO A Viabilità di ponente, dal ponte sul rio San Pietro a via Taggia”. Importo complessivo Euro 3.900.233,98 comprensivo di Euro 200.000,00 per oneri per la sicurezza, Euro 125.000,00 per opere in economia, non soggetti a ribasso ed Euro 36.272,73, per spese di progettazione esecutiva, tutto oltre I.v.a.. I lavori rientrano nella Categoria prevalente OG3 (76,95%), scorporabili OG12 (6,78%) OG10 (16,27%). Le offerte, complete della documentazione richiesta dal bando di gara, dovranno pervenire entro e non oltre le ore 12:00 del giorno 11 MARZO 2014. Il bando integrale, pubblicato sulla G.U.R.I., è affisso all'Albo Pretorio del Comune ed è scaricabile dai siti www.comune.genova.it www.appaltiliguria.it www.serviziocontrattipubblici.it IL DIRIGENTE Dott.ssa Cinzia MARINO www.formazione.ilsole24ore.com/bs BLENDED SYSTEM24 AULA E DISTANCE LEARNING TUTORING ON LINE E IN AULA PERSONAL CAREER ASSESSMENT DIPLOMA EXECUTIVE MASTER Executive24 - Master part-time Direzione e Strategia d’Impresa 9a edizione MILANO, dal 20 NOVEMBRE 2014 13 mesi / 3 gg al mese / in aula & distance learning COSTRUISCI LA VISIONE D’IMPRESA PER IL TUO FUTURO I MODULI DI STUDIO 1° MODULO - Sviluppo manageriale 2° MODULO - Fondamenti di management: elementi di economia e organizzazione aziendale 3° MODULO - Il sistema azienda: modelli e strumenti di gestione d’impresa 4° MODULO - (facoltativo) PMI e imprenditorialità familiare 5° MODULO - Strategia e internazionalizzazione d’impresa In collaborazione con: LE SESSIONI OPERATIVE VE Business game Project Work Business simulation Laboratorio manageriale Personal Career Assessment Personal Carrer Service (opzionale) Si ringrazia: Oltre 750 manager hanno conseguito il diploma Executive24 Master. 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Luigi Salciarini La trasformazione che la riforma (legge 220/2012) ha apportato alla disciplina del condominio ha inciso in modo particolare sulle regole riguardanti l' amministratore. Tra queste, l' inopinata introduzione di una non meglio precisata figura di "facente funzioni" che appare all' interno dell' articolo 1129 del Codice civile in occasione della previsione dell' obbligatoria affissione della "targa" dell' amministratore. La norma, che prevede tale adempimento all' evidente scopo di rendere noti i relativi identità/recapiti ai terzi (soprattutto alla pubblica autorità), s' avventura poi nel prescrivere che «in mancanza dell' amministratore, sul luogo di accesso al condominio o di maggior uso comune, accessibile anche ai terzi, è affissa l' indicazione delle generalità e dei recapiti, anche telefonici, della persona che svolge funzioni analoghe a quelle dell' amministratore». Si tratta di una prescrizione foriera di un enorme numero di problemi. Va evidenziato, anzitutto, che l' innalzamento del numero di condomini (da 4 a 8, previsto dal medesimo articolo 1129) relativamente al quale diviene necessaria la nomina dell' amministratore (quello "ufficialmente" designato) comporta che la situazione giuridica di "mancanza" non è certo rara, con conseguente inevitabile aumento dei casi nei quali sarà presente il «facente funzioni». Inoltre, la norma omette qualsiasi riferimento a un' eventuale nomina. Nel prossimo futuro, quindi, occorrerà risolvere il problema della necessità, o meno, di un intervento formale dell' assemblea. In una diversa prospettiva si potrà anche verificare l' ipotesi che tale soggetto attui le sue mansioni gestionali a seguito di iniziativa autonoma, vale a dire per il semplice fatto di svolgere concretamente le indicate «funzioni analoghe», con ciò determinando una situazione giuridica che si avvicina più alla «gestione di affari altrui» (di cui all' articolo 2028 e seguenti del Codice civile) piuttosto che all' incarico di amministratore condominiale. Con tutte le responsabilità che ciò comporta nei confronti dei fornitori, dei condòmini e della pubblica amministrazione. Per di più, di queste «funzioni analoghe» (come la norma, appunto, espressamente le qualifica) non viene dato alcun connotato né ne viene precisato l' ambito, e di conseguenza non è dato sapere se hanno un qualche punto di contatto Pubblica Amministrazione con quelle che la legge attribuisce all' amministratore "ufficiale". L' applicazione delle nuove regole, nel prossimo futuro, avrà necessità di un' adeguata interpretazione giurisprudenziale, soprattutto con riferimento all' obbligo di rendiconto annuale, di corretta redazione della contabilità e di tenuta dei "nuovi" registri) che non potrà non considerare l' applicazione analogica delle regole sull' amministratore. Infatti, al fine del riconoscimento di un minimo di operatività concreta della norma, sembra irrinunciabile il collegamento non solo con tutte quelle prescrizioni che disciplinano la gestione dell' edificio (si pensi all' attività di riscossione delle quote di contribuzione versate dai condomini, al pagamento dei fornitori, ai rapporti con i terzi, compreso il riconoscimento di una qualche forma di rappresentanza nell' interesse comune) ma anche con i princìpi che regolano il rapporto di mandato. Il quale non è certo una fattispecie esclusiva del condominio ma può riferirsi a tutte quelle situazioni in cui un soggetto incarica un altro del compimento di determinati atti e/o operazioni. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 Pagina 14 di 55 . Ven 31/01/2014 Venerdì 31 Gennaio 2014 Italia Oggi Pagina 21 Diritto & Fisco 21 220 00114 in edicola con Incontro tra Saccomanni e il ministro Widner-Schlumpf. Intesa entro il mese di maggio Fondi in Svizzera, zero sconti No a condizioni più favorevoli rispetto alla disclosure DI TANCREDI CERNE E VALERIO STROPPA N essuno sconto sui capitali in Svizzera. Un eventuale accordo intergovernativo stipulato dall’Italia non potrà prevedere condizioni più favorevoli rispetto alla voluntary disclosure. L’autodenuncia spontanea resta quindi l’unica strada possibile per chi, messo alle strette da uno scambio di informazioni automatico che si fa sempre più vicino, intende regolarizzare le attività finanziarie e patrimoniali detenute all’estero in violazione delle norme sul monitoraggio fiscale. È quanto emerso dall’incontro tenutosi ieri a Berna tra il ministro dell’economia, Fabrizio Saccomanni, e la «collega» elvetica Eveline WidnerSchlumpf. Un accordo fiscale tra i due paesi, comunque, potrebbe essere più vicino di quanto potesse sembrare fino a poco tempo fa. «Non è vero che il dialogo è in stallo. L’obiettivo del nostro governo è quello di chiudere l’accordo prima della visita programmata a maggio del presidente della Repubblica italiana in Svizzera», ha dichiarato Saccomanni. Che ha aggiunto come la futura intesa tra i due Paesi non potrà in ogni caso introdurre forme di anonimato, né sconti sulle sanzioni amministrative e penali diversi da quelli previsti dalla legge nazionale italiana. Non si lavorerà quindi sul modello Eveline Widner-Schlumpf «Rubik» già utilizzato dalla Svizzera (si veda ItaliaOggi di ieri). Per chi intende rimettere in regola i propri soldi le uniche agevolazioni possibili passano dalla voluntary disclosure disciplinata dal dl n. 4/2014. Alle parole di Saccomanni hanno fatto eco quelle di Widmer-Schlumpf: «Svizzera e Italia concretizzeranno presto una road map dettagliata in vista di un accordo fiscale e finanziario. Ma Roma dovrà agire in modo non discriminatorio», ha avvertito il ministro elvetico, sottolineando il timore che imprese o persone italiane con conti in Svizzera siano trattate diversamente dai contribuenti con capitali detenuti in altri Paesi Ue. Immediata la replica del titolare del dicastero di via XX Settembre, secondo cui «la nuova legislazione sul rientro dei capitali dall’estero non ha nulla di discriminatorio, ma prevede semplicemente una differenza Fabrizio Saccomanni tra paesi membri dell’Ue e paesi non membri». O meglio tra i paesi che garantiscono una collaborazione amministrativa e quelli black list. La parola passa adesso a Jacques de Watteville e Vieri Ceriani, rispettivamente segretario di stato per le questioni finanziarie internazionali svizzere e consigliere economico del ministro Saccomanni, che si incontreranno a febbraio per muovere i passi successivi del negoziato. C’è cautela, comunque, riguardo all’importo che potrà essere recuperato attraverso la regolarizzazione spontanea. «Non abbiamo mai indicato nessuna cifra, sono capitali usciti illegalmente dall’Italia, quindi non abbiamo un’idea precisa, ma solo indicazioni informali dal sistema bancario italiano e da quello svizzero», ha ammesso Saccomanni, il quale ha ribadito che «i giorni per gli evasori sono oramai numerati». Una posizione che però non sembra convincere le associazioni dei consumatori, che hanno bollato le parole del Mef come proclami piuttosto che fatti. «Il ministro farebbe bene a intervenire con provvedimenti ad hoc che limitino la possibilità di trasferire le società in paradisi fiscali per poter evadere o anche solo eludere il fisco italiano», evidenzia il Codacons. Il tavolo negoziale riaperto ieri tra Roma e Berna è stato anche l’occasione per ribadire la necessità di trovare una soluzione a numerosi temi ancora aperti, al di là dell’accordo sul rientro dei capitali: dal trattamento fiscale dei lavoratori frontalieri a quello dei residenti a Campione d’Italia, dalla revisione dell’accordo contro le doppie imposizioni alla black list, fino ad arrivare all’accesso al mercato finanziario. «Abbia- mo dato mandato alle nostre delegazioni di definire in tempi brevi un accordo complesso su questi temi ma anche sullo scambio delle informazioni», ha concluso Saccomanni, «l’intesa sarà complementare e sinergica rispetto alla norma italiana sulla regolazione spontanea». Sempre in ottica di contrasto all’evasione internazionale, intanto, ieri l’Ocse ha messo in consultazione un nuovo documento sulle iniziative da mettere in campo in materia di transfer pricing. Nello specifico, si tratta del restyling della normativa sulla documentazione di supporto che le multinazionali possono predisporre per limitare l’applicazione di sanzioni in caso di rettifica dei prezzi praticati da parte delle autorità fiscali. Per presentare commenti e osservazioni ci sarà tempo fino al 23 febbraio 2014. A margine dell’incontro svizzero c’è stato il tempo per fare il punto sulle nuove manovre di politica fiscale messe a punto dall’esecutivo di Roma. «Adotteremo presto le norme che raccolgono l’accordo con i Comuni sulla Tasi, che aumenta la soglia massima dell’aliquota in cambio di maggiori detrazioni», ha anticipato il ministro italiano spiegando tuttavia, che nulla è stato ancora deciso sul veicolo normativo che verrà utilizzato. «Non è detto che si tratti di un nuovo decreto ma probabilmente di un emendamento». ©Riproduzione riservata La proposta: imprese senza Irap e gettito compensato con l’Ires Giustizia, via libera al protocollo per l’informatizzazione dei servizi Abolire l’imposta sulle attività produttive per il settore privato e compensare il gettito mancante con l’introduzione di un’addizionale regionale su l’Imposta per i redditi delle società. Così facendo, la pressione fiscale sulle imprese sarebbe alleggerita in modo significativo. Dall’Irap di queste ultime, infatti, arrivano 24 mld di euro di gettito. Questa la principale proposta che, il prossimo 5 febbraio a Montecitorio, verrà presentata da Enrico Zanetti, vicepresidente della Commissione finanze alla Camera e responsabile per le politiche fiscali di Scelta civica. «Fin dalla sua introduzione l’Irap è l’imposta più odiata da tutti coloro che fanno impresa in Italia», ha reso noto Zanetti, «è un’imposta discorsiva che penalizza chi produce beni e servizi in Italia e favorisce chi delocalizza la produzione». Nel dettaglio la proposta prevede, da un lato l’abolizione dell’Irap, dall’altro lato la fissazione al 15% dell’addizionale regionale all’Imposta sul reddito, portando così la tassazione complessiva al 42,5% per tutti i contribuenti. «Se riusciremo a portare avanti la nostra idea», ha spiegato Zanetti, «riusciremo a eliminare gli effetti discorsivi di un’imposta che, al settore privato, costa 24 mld di euro. I restanti 10 mld di gettito, infatti, derivano dal settore pubblico. Per lo stato si tratta, quindi di una partita di giro che non necessita di compensazioni». Via libera al protocollo di intesa per il miglioramento dei servizi giudiziari. Il sigillo sull’accordo è stato posto ieri con la firma del Ministero della giustizia, dell’economia e delle finanze, del Consiglio di stato della Corte dei conti e dell’Avvocatura dello stato. Il progetto mira a realizzare un coordinamento permanente in materia di informatizzazione tra la Giustizia ordinaria, amministrativa, contabile e tributaria, incentivando forme di collaborazione tra le amministrazioni coinvolte e individuando soluzioni comuni e strumenti concreti. «L’accordo», ha spiegato il Ministero della giustizia attraverso una nota diffusa ieri, «permetterà alle amministrazioni giudiziarie di condividere soluzioni omogenee alle numerose questioni, non solo tecnologiche, ma anche di tipo interpretativo. Il sistema permetterà, inoltre, di accedere a un supporto giuridico e informatico unitario sia al parlamento sia al Governo per quel che concerne le rispettive iniziative legislative e regolamentari». L’obiettivo è quello di contribuire al miglioramento della funzionalità complessiva degli uffici giudiziari, nell’ottica della riduzione dei e dell’accrescimento dell’efficacia della Il testo del protocollo costi loro azione, in particolare attraverso la demasul sito www.italiaterializzazione dei flussi documentali e l’interconnessione tra i vari plessi giurisdizionali. oggi.it/documenti Normativa Comuni Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 Pagina 15 di 55 Ven 31/01/2014 Italia Oggi Pagina 21 Incontro tra Saccomanni e il ministro Widner-Schlumpf. Intesa entro il mese di maggio. Fondi in Svizzera, zero sconti No a condizioni più favorevoli rispetto alla disclosure. Nessuno sconto sui capitali in Svizzera. Un eventuale accordo intergovernativo stipulato dall' Italia non potrà prevedere condizioni più favorevoli rispetto alla voluntary disclosure. L' autodenuncia spontanea resta quindi l' unica strada possibile per chi, messo alle strette da uno scambio di informazioni automatico che si fa sempre più vicino, intende regolarizzare le attività finanziarie e patrimoniali detenute all' estero in violazione delle norme sul monitoraggio fiscale. È quanto emerso dall' incontro tenutosi ieri a Berna tra il ministro dell' economia, Fabrizio Saccomanni, e la «collega» elvetica Eveline Widner-Schlumpf. Un accordo fiscale tra i due paesi, comunque, potrebbe essere più vicino di quanto potesse sembrare fino a poco tempo fa. «Non è vero che il dialogo è in stallo. L' obiettivo del nostro governo è quello di chiudere l' accordo prima della visita programmata a maggio del presidente della Repubblica italiana in Svizzera», ha dichiarato Saccomanni. Che ha aggiunto come la futura intesa tra i due Paesi non potrà in ogni caso introdurre forme di anonimato, né sconti sulle sanzioni amministrative e penali diversi da quelli previsti dalla legge nazionale italiana. Non si lavorerà quindi sul modello «Rubik» già utilizzato dalla Svizzera (si veda ItaliaOggi di ieri). Per chi intende rimettere in regola i propri soldi le uniche agevolazioni possibili passano dalla voluntary disclosure disciplinata dal dl n. 4/2014. Alle parole di Saccomanni hanno fatto eco quelle di Widmer-Schlumpf: «Svizzera e Italia concretizzeranno presto una road map dettagliata in vista di un accordo fiscale e finanziario. Ma Roma dovrà agire in modo non discriminatorio», ha avvertito il ministro elvetico, sottolineando il timore che imprese o persone italiane con conti in Svizzera siano trattate diversamente dai contribuenti con capitali detenuti in altri Paesi Ue. Immediata la replica del titolare del dicastero di via XX Settembre, secondo cui «la nuova legislazione sul rientro dei capitali dall' estero non ha nulla di discriminatorio, ma prevede semplicemente una differenza tra paesi membri dell' Ue e paesi non membri». O meglio tra i paesi che garantiscono una collaborazione amministrativa e quelli black list. La parola passa adesso a Jacques de Watteville e Vieri Ceriani, rispettivamente segretario di stato per le questioni finanziarie internazionali svizzere e consigliere economico del ministro Saccomanni, che si incontreranno a febbraio per muovere i passi Normativa Comuni successivi del negoziato. C' è cautela, comunque, riguardo all' importo che potrà essere recuperato attraverso la regolarizzazione spontanea. «Non abbiamo mai indicato nessuna cifra, sono capitali usciti illegalmente dall' Italia, quindi non abbiamo un' idea precisa, ma solo indicazioni informali dal sistema bancario italiano e da quello svizzero», ha ammesso Saccomanni, il quale ha ribadito che «i giorni per gli evasori sono oramai numerati». Una posizione che però non sembra convincere le associazioni dei consumatori, che hanno bollato le parole del Mef come proclami piuttosto che fatti. «Il ministro farebbe bene a intervenire con provvedimenti ad hoc che limitino la possibilità di trasferire le società in paradisi fiscali per poter evadere o anche solo eludere il fisco italiano», evidenzia il Codacons. Il tavolo negoziale riaperto ieri tra Roma e Berna è stato anche l' occasione per ribadire la necessità di trovare una soluzione a numerosi temi ancora aperti, al di là dell' accordo sul rientro dei capitali: dal trattamento fiscale dei lavoratori frontalieri a quello dei residenti a Campione d' Italia, dalla revisione dell' accordo contro le doppie imposizioni alla black list, fino ad arrivare all' accesso al mercato finanziario. «Abbiamo dato mandato alle nostre delegazioni di definire in tempi brevi un accordo complesso su questi temi ma anche sullo scambio delle informazioni», ha concluso Saccomanni, «l' intesa sarà complementare e sinergica rispetto alla norma italiana sulla regolazione spontanea». Sempre in ottica di contrasto all' evasione internazionale, intanto, ieri l' Ocse ha messo in consultazione un nuovo documento sulle iniziative da mettere in campo in materia di transfer pricing. Nello specifico, si tratta del restyling della normativa sulla documentazione di supporto che le multinazionali possono predisporre per limitare l' applicazione di sanzioni in caso di rettifica dei prezzi praticati da parte delle autorità fiscali. Per presentare commenti e osservazioni ci sarà tempo fino al 23 febbraio 2014. A margine dell' incontro svizzero c' è stato il tempo per fare il punto sulle nuove manovre di politica fiscale messe a punto dall' esecutivo di Roma. «Adotteremo presto le norme che raccolgono l' accordo con i Comuni sulla Tasi, che aumenta la soglia massima dell' aliquota in cambio di maggiori detrazioni», ha anticipato il ministro italiano spiegando tuttavia, che nulla è stato ancora deciso sul veicolo Pagina 16 di 55 Ven 31/01/2014 Italia Oggi Pagina 21 normativo che verrà utilizzato. «Non è detto che si tratti di un nuovo decreto ma probabilmente di un emendamento». ©Riproduzione riservata. Normativa Comuni Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 Pagina 17 di 55 Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 Pagina 18 di 55 . Ven 31/01/2014 36 Italia Oggi Pagina 36 O S S ERVATO R I O V I M I NA L E Venerdì 31 Gennaio 2014 Il potere di verifica per la delibera di una proposta di mozione L’assemblea è sovrana Previe valutazioni del presidente limitate Q uesito: Qual è l’ambito del potere di verifica che spetta al presidente del consiglio comunale, nel caso in cui venga richiesto di convocare l’assemblea, ai sensi dell’art. 39, comma 2, dlgs n. 267/2000, al fine di deliberare una proposta di mozione? L’art. 43, comma 1, del dlgs n. 267/2000 riconosce ai «consiglieri comunali e provinciali» il diritto di iniziativa su ogni questione sottoposta alla deliberazione del consiglio, stabilendo che «hanno inoltre il diritto di chiedere la convocazione del consiglio secondo le modalità dettate dall’art. 39, comma 2, e di presentare interrogazioni e mozioni». La dottrina definisce «mozioni» gli atti approvati dal consiglio per esercitare un’azione di indirizzo, esprimere posizioni e giudizi su determinate questioni, organizzare la propria attività, disciplinare procedure e stabilire adempimenti dell’amministrazione nei confronti del consiglio. Il Tar Puglia – Sezione di Lecce – I Sez., sentenza n. 1022/2004, precisa che la mozione è un istituto a contenuto non specificato… , trattandosi di un potere a tutela della minoranza per situazioni non predefinibili, a differenza di altri strumenti più a valenza di mera conoscenza (quali l’interrogazione o la interpellanza), essendo strumento di «introduzione ad un dibattito» che si conclude con un voto che è ragione ed effetto proprio della mozione». Pertanto, alla luce della dottrina e della giurisprudenza, a differenza della interrogazione e dell’interpellanza a cui rispondono il sindaco e la giunta, la mozione è diretta al consiglio comunale che deve esprimersi nelle forme della deliberazione, rappresentando una forma di controllo politico-amministrativo di cui all’art. 42, comma 1, del dlgs n. 267/2000. L’art. 38 del dlgs n. 267/2000 stabilisce che il funzionamento dei consigli, nel quadro dei principi stabiliti dallo statuto, è disciplinato dal regolamento. L’ente in questione ha disciplinato la materia nel regolamento del consiglio comunale dal quale emerge che la mozione consiste in un proposta di deliberazione consiliare oppure in un proposta di voto del consiglio comunale per indirizzare l’attività della giunta comunale su una determinata materia; può consistere, altresì, in una proposta di voto per esprime- re una valutazione in merito a precisate azioni del sindaco, dei singoli assessori o della giunta nel suo complesso. La giurisprudenza prevalente in materia si è da tempo espressa affermando che, in caso di richiesta di convocazione del consiglio da parte di un quinto dei consiglieri, «al presidente del consiglio comunale spetta soltanto la verifica formale che la richiesta provenga dal prescritto numero di soggetti legittimati, mentre non può sindacarne l’oggetto, poiché spetta allo stesso consiglio nella sua totalità la verifica circa la legalità della convocazione e l’ammissibilità delle questioni da trattare, salvo che non si tratti di oggetto che, in quanto illecito, impossibile o per legge manifestamente estraneo alle competenze dell’assemblea, in nessun caso potrebbe es- sere posto all’ordine del giorno» (Tar Piemonte, Sez. Il, 24 aprile 1996, n. 268). In assenza di previsioni normative e regolamentari, pertanto, la possibilità da parte del presidente del consiglio di una preventiva valutazione dell’oggetto della mozione, al fine di inserirla o meno nell’ordine del giorno, va esercitata tenendo in considerazione il potere «sovrano» delle assemblee politiche (Tar per la Puglia sent. ult. cit.) al quale spetta di decidere, in via pregiudiziale, sull’ammissibilità della discussione sugli argomenti inseriti nell’ordine del giorno. LE RISPOSTE AI QUESITI SONO A CURA DEL DIPARTIMENTO AFFARI INTERNI E TERRITORIALI DEL MINISTERO DELL’INTERNO CONCORSI Abruzzo Emilia-Romagna Liguria Puglia Dirigente tecnico. Comune di Roseto degli Abruzzi (Te), un posto. Scadenza: 17/2/2014. Tel. 085/89453651. G.U. n. 5 Dirigente dei servizi alla persona. Comune di Imola (Bo), un posto. Scadenza: 10/2/2014. Tel. 0542/602111. G.U. n. 3 Funzionario tecnico dell’area edilizia. Provincia di Genova, un posto. Scadenza: 13/2/2014. Tel. 010/54991. G.U. n. 4 Dirigente amministrativo economico finanziario. Comune di Maglie (Le), un posto. Scadenza: 27/2/2014. Tel. 0836/489245. G.U. n. 8 Calabria Friuli-Venezia Giulia Lombardia Toscana Istruttore tecnico part-time. Comune di Mongiana (Vv), un posto. Scadenza: 27/2/2014. Tel. 0963/311087. G.U. n. 8 Istruttore direttivo tecnico. Comune di Lignano Sabbiadoro (Ud), un posto. Scadenza: 4/2/2014. Tel. 0431/409114. G.U. n. 2 Assistente sociale part-time. Comune di Induno Olona (Va), un posto. Scadenza: 5/2/2014. Tel. 0332/273209. G.U. n. 99 Dirigente economico finanziario. Comune di Firenze, due posti. Scadenza: 27/2/2014. Tel. 055/2767326. G.U. n. 8 Piemonte Veneto Istruttore amministrativo contabile. Comune di Breia (Vc), un posto. Scadenza: 27/2/2014. Tel. 0163/49196. G.U. n. 8 Istruttore direttivo del servizio amministrativo contabile. Comune di Treviso, un posto. Scadenza: 24/2/2014. Tel. 0422/658434. G.U. n. 8 Campania Funzionario amministrativofinanziario. Comune di Pozzuoli (Na), un posto. Scadenza: 17/2/2014. Tel. 081/8551114. G.U. n. 5 Lazio Funzionario di polizia municipale. Comune di Gaeta (Lt), un posto. Scadenza: 24/2/2014. Tel. 0771/4691. G.U. n. 7 armonizzazione dei sistemi contabili e dei bilanci pubblici sperimentiamolo insieme Diamo supporto agli Enti, sperimentatori e non, con servizi di formazione in-house e afÀancamento formativooperativo, grazie ad un team di esperti collaudato Dall’esperienza avviata nel 2012 con il Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Pisa nell’amEito del progetto ´)ederalismo e $ccountaEilit\µ proponiamo servizi altamente TualiÀcati per affrontare adeguatamente le problematiche e le opportunità connesse con la “sperimentazione” ministeriale 2014 e con l’entrata in vigore, dal 1 gennaio 201, della 5iforma dell’$rmonizzazione dei sistemi contabili e[ Dlgs n 1111 info-line 0571 469222 - [email protected] Normativa Comuni Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 Pagina 19 di 55 Ven 31/01/2014 Italia Oggi Pagina 36 Il potere di verifica per la delibera di una proposta di mozione. L' assemblea è sovrana Previe valutazioni del presidente limitate. Quesito: Qual è l' ambito del potere di verifica che spetta al presidente del consiglio comunale, nel caso in cui venga richiesto di convocare l' assemblea, ai sensi dell' art. 39, comma 2, dlgs n. 267/2000, al fine di deliberare una proposta di mozione? L' art. 43, comma 1, del dlgs n. 267/2000 riconosce ai «consiglieri comunali e provinciali» il diritto di iniziativa su ogni questione sottoposta alla deliberazione del consiglio, stabilendo che «hanno inoltre il diritto di chiedere la convocazione del consiglio secondo le modalità dettate dall' art. 39, comma 2, e di presentare interrogazioni e mozioni». La dottrina definisce «mozioni» gli atti approvati dal consiglio per esercitare un' azione di indirizzo, esprimere posizioni e giudizi su determinate questioni, organizzare la propria attività, disciplinare procedure e stabilire adempimenti dell' amministrazione nei confronti del consiglio. Il Tar Puglia - Sezione di Lecce - I Sez., sentenza n. 1022/2004, precisa che la mozione è un istituto a contenuto non specificato… , trattandosi di un potere a tutela della minoranza per situazioni non predefinibili, a differenza di altri strumenti più a valenza di mera conoscenza (quali l' interrogazione o la interpellanza), essendo strumento di «introduzione ad un dibattito» che si conclude con un voto che è ragione ed effetto proprio della mozione». Pertanto, alla luce della dottrina e della giurisprudenza, a differenza della interrogazione e dell' interpellanza a cui rispondono il sindaco e la giunta, la mozione è diretta al consiglio comunale che deve esprimersi nelle forme della deliberazione, rappresentando una forma di controllo politico-amministrativo di cui all' art. 42, comma 1, del dlgs n. 267/2000. L' art. 38 del dlgs n. 267/2000 stabilisce che il funzionamento dei consigli, nel quadro dei principi stabiliti dallo statuto, è disciplinato dal regolamento. L' ente in questione ha disciplinato la materia nel regolamento del consiglio comunale dal quale emerge che la mozione consiste in un proposta di deliberazione consiliare oppure in un proposta di voto del consiglio comunale per indirizzare l' attività della giunta comunale su una determinata materia; può consistere, altresì, in una proposta di voto per esprimere una valutazione in merito a precisate azioni del sindaco, dei singoli assessori o della giunta nel suo complesso. La giurisprudenza prevalente in materia si è da tempo Normativa Comuni espressa affermando che, in caso di richiesta di convocazione del consiglio da parte di un quinto dei consiglieri, «al presidente del consiglio comunale spetta soltanto la verifica formale che la richiesta provenga dal prescritto numero di soggetti legittimati, mentre non può sindacarne l' oggetto, poiché spetta allo stesso consiglio nella sua totalità la verifica circa la legalità della convocazione e l' ammissibilità delle questioni da trattare, salvo che non si tratti di oggetto che, in quanto illecito, impossibile o per legge manifestamente estraneo alle competenze dell' assemblea, in nessun caso potrebbe essere posto all' ordine del giorno» (Tar Piemonte, Sez. Il, 24 aprile 1996, n. 268). In assenza di previsioni normative e regolamentari, pertanto, la possibilità da parte del presidente del consiglio di una preventiva valutazione dell' oggetto della mozione, al fine di inserirla o meno nell' ordine del giorno, va esercitata tenendo in considerazione il potere «sovrano» delle assemblee politiche (Tar per la Puglia sent. ult. cit.) al quale spetta di decidere, in via pregiudiziale, sull' ammissibilità della discussione sugli argomenti inseriti nell' ordine del giorno. Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 Pagina 20 di 55 . Ven 31/01/2014 Venerdì 31 Gennaio 2014 Italia Oggi Pagina 35 Enti locali & Federalismo 35 LA LEGGEE DI STABILITÀ in edicola con IL GIORNALE DELLE AUTONOMIE Imposta municipale in autiliquidazione. Per gli altri tributi bollettini precompilati Riscossione della Iuc tripartita Modalità differenziate per Imu, Tari e tassa servizi DI L stà regolamentare, lasciando aperta la possibilità di affidamento all’esterno. I comuni, quindi, potranno esternalizzare (anche disgiuntamente) le predette attività, fatte salve le modalità di versamento spontaneo indicate dalla legge e nel rispetto di quanto prevede l’art. 52, comma 5, del dlgs 446/1997. MATTEO BARBERO a riscossione della Iuc, l’imposta unica comunale istituita dalla legge di Stabilità 2014, seguirà modalità differenziate per ciascuna delle tre componenti (Imu, Tasi e Tari) in cui essa si articola. È un’ulteriore conferma che il preteso carattere unitario del nuovo tributo è più apparente che reale. La normativa Per l’Imu, l’art. 1, comma 703, della legge 147/2013 fa salva la specifica disciplina previgente. Continuerà, pertanto, ad applicarsi l’art. 13, comma 12, del dl 201/2011, ai sensi del quale il versamento dell’imposta deve essere obbligatoriamente effettuato mediante modello F24 oppure mediante bollettino postale centralizzato. Per la Tasi e per la Tari, invece, viene in considerazione quanto disposto dal precedente comma 688, che prevede la possibilità di utilizzare (oltre a F24 e bollettino postale) anche i sistemi elettronici di incasso e di pagamento sia interbancari che postali (Mav, Rid, Pos, Riba ecc.). Va precisato che, in tutti i casi, quelle indicate dalla legge sono le uniche forme ammesse, dal momento che sia la disciplina dell’Imu che quella della Iuc prevedono, al riguardo, una deroga espressa alla potestà regolamentare comunale. Ne deriva, ad esempio, che non è possibile riscuote la Tasi o la Tari su un conto corrente postale intestato al comune. Solo per gli enti che optino per la tariffa corrispettiva in luogo della Tari, le modalità di versamento sono rimesse ai regolamenti, ma in tal caso la gestione degli incassi deve essere attribuita obbligatoriamente al soggetto affidatario del servizio rifiuti (comma 690). Parola ai comuni All’infuori di questa eccezione, il comma 690 dispone che l’applicazione e la riscossione della Iuc spettano ai comuni. Oltre alla regolamentazione del tributo, la norma include tutte le fasi di liquidazione, accertamento e riscossione (spontanea e coattiva). Essa, peraltro, non impone (a differenza dell’art. 14, comma 35, del dl 201 per la Tares) alcuna deroga alla pote- Fattispecie derogatorie Peraltro, la legge 147 prevede anche due fattispecie derogatorie a tale disciplina generale. I comuni, infatti, possono affidare direttamente, senza, cioè, alcuna procedura ad evidenza pubblica: - l’accertamento e la riscossione della Tasi ai soggetti ai quali nel 2013 risultava attribuito il servizio di accertamento e riscossione dell’Imu; - l’accertamento e la riscossione della Tari e della tariffa corrispettiva in favore dei soggetti che nell’anno 2013 erano affidatari del servizio di gestione dei rifiuti. Da notare che non sono previsti limiti di durata agli affidamenti diretti. Stranamente, non è invece consentito affidare la Tari a chi nel 2013 ha gestito la Tares. Autoliquidazione? Infine, va evidenziato che, mentre l’Imu rimane un tributo in autoliquidazione, per la Tasi e per la Tari il comma 689 prevede l’obbligo in capo ai comuni di provvedere all’invio di modelli di pagamento precompilati. La norma, tuttavia, non è immediatamente operativa, in quanto rinvia ad uno o più decreti direttoriali delle Finanze. Resta quindi il dubbio se i comuni possano o meno derogare all’obbligo con norma di carattere regolamentare. Si propende per la risposta negativa, anche se non si possono ignorare le enormi complicazioni gestionali che ciò comporterà per i comuni, soprattutto per la gestione della Tasi (per la Tari non dovrebbero esservi problemi). Rispetto al tributo sui servizi indivisibili, infatti, gli enti non dispongono di tutte le informazioni necessarie per procedere alla predisposizione dei bollettini. Basti pensare alla mancanza di dati precisi sugli utilizzatori degli immobili, su cui il comma 681 scarica une percentuale del tributo che potrà variare fra il 10 e il 30%. Per di più, si tratta di un’obbligazione tributaria autonoma da quella del possessore, per cui non vi è alcuna solidarietà fra i due soggetti passivi. © Riproduzione riservata GLI SCENARI Mani libere ai comuni per le agevolazioni sulla Tasi Mani libere ai comuni sulle agevolazioni Tasi. Con regolamento possono concedere riduzioni o esenzioni anche legate al reddito familiare. È quanto prevede l’articolo 1, comma 679, della legge di Stabilità (147/2013), che estende il trattamento agevolato ai contribuenti nel caso in cui le superfici possedute o occupate eccedano il normale rapporto tra produzione di rifiuti e superfici stesse. In quest’ultimo caso è evidente l’errore commesso. Il legislatore, a dir poco distratto e confuso, attribuisce al comune un potere regolamentare legato alle superfici produttive di rifiuti, mentre la Tasi è dovuta solo per l’erogazione e la fruizione dei servizi comunali indivisibili (trasporto pubblico, illuminazione pubblica e via dicendo). L’imposta sui servizi, infatti, non ha nulla a che vedere con la produzione di rifiuti, essendo la base imponibile determinata come Normativa Comuni per l’Imu. Le amministrazioni locali, dunque, hanno un’ampia facoltà di stabilire riduzioni, senza un tetto massimo, e esenzioni. E possono tener conto della situazione familiare dei contribuenti soggetti al prelievo. Anche se per la Tasi è più corretto parlare di detrazioni che di riduzioni. Le agevolazioni possono essere concesse per: abitazioni con unico occupante; abitazioni tenute a disposizione per uso stagionale o altro uso limitato e discontinuo; locali e aree scoperte adibiti a uso stagionale; abitazioni occupate da soggetti che risiedono o hanno la dimora, per più di sei mesi all’anno, all’estero; fabbricati rurali a uso abitativo. A questi si aggiunge, appunto, l’agevolazione mirata ai soggetti meno abbienti che hanno una ridotta capacità contributiva, misurata anche attraverso l’Isee. È lasciato ai comuni il potere di mano- vrare l’aliquota Tasi, la cui soglia massima non può superare il 2,5 per mille. Peraltro, la possono anche azzerare. All’imposta sui servizi sono soggetti anche gli immobili adibiti a prima casa. Il tributo è dovuto da chiunque possieda o detenga a qualsiasi titolo fabbricati, aree scoperte e edificabili. Qualora vi siano più possessori o detentori, tutti sono tenuti in solido all’adempimento dell’obbligazione tributaria. In base a quanto stabilito dal comma 672, se è stato stipulato un contratto di locazione finanziaria la Tasi è dovuta dal locatario a partire dalla data di stipula del contratto e per tutta la sua durata. La norma poi precisa che per durata del contratto si intende il periodo che va dalla data di stipula a quella di riconsegna del bene al locatore, che deve essere comprovata da un apposito verbale. Il tributo sui servizi lo paga anche l’inquilino o il comodatario, o comunque Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 il detentore dell’immobile. Il peso a carico dell’occupante l’immobile può variare dal 10 al 30%. La scelta deve essere fatta dal consiglio comunale con regolamento. L’imposta sui servizi va calcolata sul valore del fabbricato derivante dalla rendita catastale o sul valore di mercato dell’area edificabile al metro quadro. Al prelievo sono soggetti tutti i fabbricati, comprese le abitazioni principali per i quali è dovuta l’Imu, vale a dire anche quelli iscritti nelle categorie catastali A1, A8 e A9 (immobili di lusso, ville e castelli). I contribuenti, però, non devono pagare complessivamente per i due tributi (Imu e Tasi) più di quanto dovuto nel 2013 per l’imposta municipale con l’aliquota massima del 6 per mille per le abitazioni principali di pregio e del 10,6 per mille per seconde case e altri immobili. Sergio Trovato © Riproduzione riservata Pagina 21 di 55 Ven 31/01/2014 Italia Oggi Pagina 35 Imposta municipale in autiliquidazione. Per gli altri tributi bollettini precompilati. Riscossione della Iuc tripartita Modalità differenziate per Imu, Tari e tassa servizi. La riscossione della Iuc, l' imposta unica comunale istituita dalla legge di Stabilità 2014, seguirà modalità differenziate per ciascuna delle tre componenti (Imu, Tasi e Tari) in cui essa si articola. È un' ulteriore conferma che il preteso carattere unitario del nuovo tributo è più apparente che reale. La normativa Per l' Imu, l' art. 1, comma 703, della legge 147/2013 fa salva la specifica disciplina previgente. Continuerà, pertanto, ad applicarsi l' art. 13, comma 12, del dl 201/2011, ai sensi del quale il versamento dell' imposta deve essere obbligatoriamente effettuato mediante modello F24 oppure mediante bollettino postale centralizzato. Per la Tasi e per la Tari, invece, viene in considerazione quanto disposto dal precedente comma 688, che prevede la possibilità di utilizzare (oltre a F24 e bollettino postale) anche i sistemi elettronici di incasso e di pagamento sia interbancari che postali (Mav, Rid, Pos, Riba ecc.). Va precisato che, in tutti i casi, quelle indicate dalla legge sono le uniche forme ammesse, dal momento che sia la disciplina dell' Imu che quella della Iuc prevedono, al riguardo, una deroga espressa alla potestà regolamentare comunale. Ne deriva, ad esempio, che non è possibile riscuote la Tasi o la Tari su un conto corrente postale intestato al comune. Solo per gli enti che optino per la tariffa corrispettiva in luogo della Tari, le modalità di versamento sono rimesse ai regolamenti, ma in tal caso la gestione degli incassi deve essere attribuita obbligatoriamente al soggetto affidatario del servizio rifiuti (comma 690). Parola ai comuni All' infuori di questa eccezione, il comma 690 dispone che l' applicazione e la riscossione della Iuc spettano ai comuni. Oltre alla regolamentazione del tributo, la norma include tutte le fasi di liquidazione, accertamento e riscossione (spontanea e coattiva). Essa, peraltro, non impone (a differenza dell' art. 14, comma 35, del dl 201 per la Tares) alcuna deroga alla potestà regolamentare, lasciando aperta la possibilità di affidamento all' esterno. I comuni, quindi, potranno esternalizzare (anche disgiuntamente) le predette attività, fatte salve le modalità di versamento spontaneo indicate dalla legge e nel rispetto di quanto prevede l' art. 52, comma 5, del dlgs 446/1997. Fattispecie derogatorie Peraltro, la legge 147 prevede anche due fattispecie derogatorie a tale disciplina generale. I comuni, infatti, possono affidare direttamente, senza, cioè, alcuna procedura ad Normativa Comuni evidenza pubblica: - l' accertamento e la riscossione della Tasi ai soggetti ai quali nel 2013 risultava attribuito il servizio di accertamento e riscossione dell' Imu; - l' accertamento e la riscossione della Tari e della tariffa corrispettiva in favore dei soggetti che nell' anno 2013 erano affidatari del servizio di gestione dei rifiuti. Da notare che non sono previsti limiti di durata agli affidamenti diretti. Stranamente, non è invece consentito affidare la Tari a chi nel 2013 ha gestito la Tares. Autoliquidazione? Infine, va evidenziato che, mentre l' Imu rimane un tributo in autoliquidazione, per la Tasi e per la Tari il comma 689 prevede l' obbligo in capo ai comuni di provvedere all' invio di modelli di pagamento precompilati. La norma, tuttavia, non è immediatamente operativa, in quanto rinvia ad uno o più decreti direttoriali delle Finanze. Resta quindi il dubbio se i comuni possano o meno derogare all' obbligo con norma di carattere regolamentare. Si propende per la risposta negativa, anche se non si possono ignorare le enormi complicazioni gestionali che ciò comporterà per i comuni, soprattutto per la gestione della Tasi (per la Tari non dovrebbero esservi problemi). Rispetto al tributo sui servizi indivisibili, infatti, gli enti non dispongono di tutte le informazioni necessarie per procedere alla predisposizione dei bollettini. Basti pensare alla mancanza di dati precisi sugli utilizzatori degli immobili, su cui il comma 681 scarica une percentuale del tributo che potrà variare fra il 10 e il 30%. Per di più, si tratta di un' obbligazione tributaria autonoma da quella del possessore, per cui non vi è alcuna solidarietà fra i due soggetti passivi. © Riproduzione riservata. Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 Pagina 22 di 55 . Ven 31/01/2014 Italia Oggi Pagina 37 Venerdì 31 Gennaio 2014 ENTI LOCALI 37 La rotazione dei dirigenti e dei dipendenti è uno dei nodi più delicati da sciogliere Piani anticorruzione in porto Oggi la scadenza (ma il termine è solo ordinatorio) DI L LUIGI OLIVERI a rotazione dei dirigenti e dei dipendenti è uno dei temi più delicati che i piani triennali anticorruzione, il cui termine per l’adozione scade oggi, debbono affrontare. Proprio il tema della rotazione dei dipendenti si è rivelato uno dei più complessiva affrontare, nella corsa contro il tempo per approvare entro il 31 gennaio 2014 i piani anticorruzione previsti dalla legge 190/2012. La questione del termine Molte amministrazioni, condizionate da una fretta ingiustificata, visto che il termine è solo ordinatorio (viene sanzionato solo il responsabile della prevenzione per la mancata proposta del piano), hanno risolto la questione della rotazione in modo piuttosto sommario e sbrigativo: inserendo nei piani e nei regolamenti la misura della rotazione come ordi- nario strumento di gestione del lavoro, in particolare per gli incarichi dirigenziali o di vertice. L’approccio sbagliato e quello corretto È un approccio, però, non corretto, conseguenza dell’inadempimento, da parte del Dipartimento della funzione pubblica, alla previsione dell’articolo 1, comma 4, lettera f), della legge 190/2012, ai sensi del quale Palazzo Vidoni avrebbe dovuto definire «criteri per assicurare la rotazione dei dirigenti nei settori particolarmente esposti alla corruzione». L’assenza di tali criteri generali ha spinto le amministrazioni ad andare un po’ in tutte le direzioni, ma con prevalenza di scelte drastiche, quali, appunto la rotazione intesa come strumento normale della gestione del rapporto di lavoro. Al contrario, la rotazione, pur da qualificare come mezzo indispensabile anticorruzione, è una misura straor- dinaria e di limitata portata. Non si deve dimenticare che la rotazione quale normale strumento di conferimento degli incarichi dirigenziali è stata eliminata da anni nell’attuale testo dell’articolo 19 del dlgs 165/2001, che non la contempla più. Né la legge 190/2012 l’ha ripristinata in tale veste. Infatti, come si nota riguardando il già citato articolo 1, comma 4, lettera f), della legge 190/2012, e come indicato nel Piano Nazionale Anticorruzione elaborato dalla Civit, la rotazione dei dirigenti dei dirigenti deve essere limitata ai soli settori particolarmente esposti alla corruzione. Dunque, non a tutti. Spetta ai piani triennali definire quali siano i settori e solo in conseguenza di ciò applicare i criteri, che però andrebbero definiti dalla Funzione pubblica. Le due eventualità in campo La previsione regolamentare, dunque, della rotazio- ne come ordinario sistema di gestione degli incarichi dirigenziali, non risulta né corretta, né legittima. I piccoli enti, per altro, come afferma il Piano nazionale, possono anche derogare alla rotazione, per ragioni organizzative (la presenza di figure di vertice infungibili, ad esempio), purché le spieghino esplicitamente nei piani. I quali, comunque, debbono in ogni caso prendere in considerazione criteri per la rotazione laddove emergano circostanze straordinarie, che ne impongano l’utilizzo, anche se l’organizzazione non lo consenta o anche nelle aree non qualificate a particolare rischio di corruzione. Una prima eventualità è la sussistenza di una conclamata violazione delle regole anticorruzione poste dalle norme da parte di un dipendente, verificata a seguito di procedimento disciplinare o pronunce giudiziarie. In questo caso, lo spostamento anche solo cautelare del di- pendente presso un altro ufficio può essere fonte di una rotazione necessitata. Una seconda ipotesi, che può rivelarsi particolarmente frequente, è l’emersione di una situazione di conflitto di interessi: in questo caso è inevitabile attuare la rotazione. Con la precisazione che criterio consigliabile di disciplina della rotazione, è non solo quella del personale, cioè spostare definitivamente un dipendente da un uffi cio all’altro, ma anche quella «delle pratiche». In altre parole, per evitare il conflitto di interessi, la regola dell’astensione può essere applicata anche mediante la «rotazione dei fascicoli», che non impone un trasferimento definitivo del dipendente ad altro ufficio o persino profilo. © Riproduzione riservata Supplemento a cura di FRANCESCO CERISANO [email protected] TRANSAZIONI/ Profili di competenza consiliare Milleproroghe, altri tre anni a misure ex art. 18 Circoscritti i pareri Case ai militari, dei revisori contabili interventi al 2016 DI ANTONIO G. PALADINO N ei comuni, qualora dovessero attivarsi procedimenti di transazione, l’organo di revisione contabile deve rendere il parere obbligatorio prescritto dall’articolo 239 del Tuel, solo su quelle che investono profili di competenza del consiglio comunale e non su tutte le fattispecie. È quanto ha messo nero su bianco la Sezione regionale di controllo della Regione Liguria della Corte dei conti, nel testo del recente parere n. 5/2014, rispondendo in tal senso ad apposito quesito posto dal Comune di Genova. L’amministrazione comunale, infatti, ha richiesto l’intervento del collegio della Corte per sapere se, il parere di competenza del collegio dei revisori ex art. 239, comma 1, lettera b) del dlgs n. 267/2000, debba essere reso per ogni fattispecie di transazione oppure solo con riferimento alle transazioni di competenza del consiglio comunale, anche alla luce del ruolo di collaborazione con il consiglio, che l’organo di revisione riveste ai sensi del predetto articolo 239 Tuel. Sul punto, la Corte ligure è stata di questo ultimo avviso. La norma di riferimento, sebbene non ponga alcuna distinzione per la materia delle transazioni tra competenza consiliare, di giunta o dirigenziali, colloca l’organo di revisione, soprat- Normativa Comuni tutto per quanto riguarda l’attività consultiva, «in funzione sostanzialmente ausiliaria rispetto al consiglio comunale». Ne è prova che tale organo svolge (sempre secondo le prescrizioni ex art. 239 Tuel) attività di collaborazione con il consiglio comunale, secondo le disposizioni dello statuto e del regolamento comunale. Attività di collaborazione che si esplica, in concreto, attraverso il rilascio di pareri, rilievi, osservazioni e proposte finalizzate a conseguire una migliore efficienza, produttività ed economicità della gestione. E a rafforzare questa sinergia, la Corte rimarca come il comma 1-bis del predetto articolo 239, precisa che i pareri sono obbligatori e che il consiglio comunale deve adottare i provvedimenti conseguenti o a motivare adeguatamente la mancata adozione delle misure proposte dal collegio dei revisori. Tutto ciò conferma, anche nel caso delle transazioni, la funzione ausiliaria dei revisori nei confronti del consiglio comunale. In pratica, il sigillo dell’organo di revisione va dato solo sulle transazioni che implicano valutazioni che esulano dalla mera gestione amministrativa della macchina comunale. © Riproduzione riservata Il testo della decisione sul sito internet www.italiaoggi.it/documenti DI ANDREA MASCOLINI F ino a tutto il 2016 sarà possibile portare a termine gli ultimi interventi ex «articolo 18» nell’edilizia privata e pubblica (sovvenzionata e convenzionata) destinata alle forse dell’ordine, ridefinendo gli accordi di programma relativi a interventi non ancora realizzati, ma da rilocalizzare. È quanto prevede un emendamento approvato dal Senato al disegno di legge «milleproroghe» (150/2013) che adesso passa all’esame della Camera che interviene, dando altri tre anni di proroga, su di uno strumento normativo che ha più di venti anni di «anzianità» (l’articolo 18 del dl 152/1991). Si tratta di uno strumento che, per favorire la mobilità del personale delle forze dell’ordine, introduceva un programma straordinario di edilizia residenziale da concedere in locazione o in godimento ai dipendenti delle amministrazioni dello Stato quando ciò fosse strettamente necessario alla lotta alla criminalità organizzata, dando priorità a coloro che venivano trasferiti per esigenze di servizio. Il programma, per legge, individuava fra i soggetti attuatori i comuni, gli Iacp, le imprese di costruzione e loro consorzi, le cooperative e loro consorzi, ed era quindi finalizzato alla realizzazione di interventi di recupero del patrimonio edilizio anche mediante l’acquisizione di edifici da recuperare, di interventi di nuova co- Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 struzione, nonché alla realizzazione delle necessarie opere di urbanizzazione. Riguardava sia interventi di edilizia privata, sia interventi di edilizia pubblica sovvenzionata e convenzionata e aveva il suo strumento operativo nei cambiamenti di destinazione d’uso delle aree o delle proprietà degli stessi soggetti che avrebbero attuato l’intervento (che, per inciso, è rimasto invariato per questi venti anni e più di applicazione della norma). In realtà questo strumento era stato cancellato dall’ordinamento ed era scaduto al 31 dicembre 2013: era stato infatti il decreto-legge «Crescita» 83/2012 ad avere stabilito, al comma 7, un’ultima proroga che era stata finalizzata allo scopo di «rilocalizzare» l’opera che non era stata realizzata nel comune inizialmente previsto nell’accordo di programma siglato con la Regione. La proroga agiva quindi sul termine per la stipula del nuovo accordi di programma portandolo quindi a fine 2013. Nel nuovo accordo doveva essere definito se l’opera dovesse essere rilocalizzata nella stessa regione, oppure in una regione limitrofa (ma in questo caso con il vincolo di localizzarla soltanto in un capoluogo di provincia). La norma approvata al Senato invece sposta dal 31 dicembre 2013 al 31 dicembre 2016 il termine per la stipula dei nuovi accordi di programma relativi agli interventi da rilocalizzare. © Riproduzione riservata Pagina 23 di 55 Ven 31/01/2014 Italia Oggi Pagina 37 Milleproroghe, altri tre anni a misure ex art. 18. Case ai militari, interventi al 2016 Fino a tutto il 2016 sarà possibile portare a termine gli ultimi interventi ex «articolo 18» nell' edilizia privata e pubblica (sovvenzionata e convenzionata) destinata alle forse dell' ordine, ridefinendo gli accordi di programma relativi a interventi non ancora realizzati, ma da rilocalizzare. È quanto prevede un emendamento approvato dal Senato al disegno di legge «milleproroghe» (150/2013) che adesso passa all' esame della Camera che interviene, dando altri tre anni di proroga, su di uno strumento normativo che ha più di venti anni di «anzianità» (l' articolo 18 del dl 152/1991). Si tratta di uno strumento che, per favorire la mobilità del personale delle forze dell' ordine, introduceva un programma straordinario di edilizia residenziale da concedere in locazione o in godimento ai dipendenti delle amministrazioni dello Stato quando ciò fosse strettamente necessario alla lotta alla criminalità organizzata, dando priorità a coloro che venivano trasferiti per esigenze di servizio. Il programma, per legge, individuava fra i soggetti attuatori i comuni, gli Iacp, le imprese di costruzione e loro consorzi, le cooperative e loro consorzi, ed era quindi finalizzato alla realizzazione di interventi di recupero del patrimonio edilizio anche mediante l' acquisizione di edifici da recuperare, di interventi di nuova costruzione, nonché alla realizzazione delle necessarie opere di urbanizzazione. Riguardava sia interventi di edilizia privata, sia interventi di edilizia pubblica sovvenzionata e convenzionata e aveva il suo strumento operativo nei cambiamenti di destinazione d' uso delle aree o delle proprietà degli stessi soggetti che avrebbero attuato l' intervento (che, per inciso, è rimasto invariato per questi venti anni e più di applicazione della norma). In realtà questo strumento era stato cancellato dall' ordinamento ed era scaduto al 31 dicembre 2013: era stato infatti il decreto-legge «Crescita» 83/2012 ad avere stabilito, al comma 7, un' ultima proroga che era stata finalizzata allo scopo di «rilocalizzare» l' opera che non era stata realizzata nel comune inizialmente previsto nell' accordo di programma siglato con la Regione. La proroga agiva quindi sul termine per la stipula del nuovo accordi di programma portandolo quindi a fine 2013. Nel nuovo accordo doveva essere definito se l' opera dovesse essere rilocalizzata nella stessa regione, oppure in una regione limitrofa (ma in questo caso con il vincolo di localizzarla soltanto in un capoluogo di provincia). La norma approvata al Senato invece sposta dal 31 Normativa Comuni dicembre 2013 al 31 dicembre 2016 il termine per la stipula dei nuovi accordi di programma relativi agli interventi da rilocalizzare. © Riproduzione riservata. Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 Pagina 24 di 55 . Ven 31/01/2014 Normativa Comuni Il Sole 24 Ore Pagina 16 Pagina 25 di 55 Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 Pagina 26 di 55 . Ven 31/01/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 26 Il Sole 24 Ore Venerdì 31 Gennaio 2014 - N. 30 26 Norme e tributi Condominio. La figura del «sostituto» dell’amministratore viene presa in considerazione dalla riforma Professioni. Siglato un accordo tra Enpav e FidiProf «Facente funzioni», rischi alti Per ridurre le difficoltà interpretazioni analogiche delle regole generali Le Casse giocano la carta dell’intesa con i confidi Luigi Salciarini Federica Micardi La trasformazione che la riforma (legge 220/2012) ha apportato alla disciplina del condominio ha inciso in modo particolare sulleregoleriguardantil’amministratore. Tra queste, l’inopinata introduzione di una non meglio precisata figura di "facente funzioni" che appare all’interno dell’articolo 1129 del Codice civile in occasione della previsione dell’obbligatoria affissione della "targa" dell’amministratore. La norma, che prevede tale adempimento all’evidente scopodirendere notiirelativi identità/recapiti ai terzi (soprattutto alla pubblica autorità), s’avventura poi nel prescrivere che «in mancanza dell’amministratore, sul luogo di accesso al condominioodimaggiorusocomune, accessibile anche ai terzi, è affissa l’indicazione delle generalitàedeirecapiti, anchetelefonici, della persona che svolge funzioni analoghe a quelle dell’amministratore». Si tratta di una prescrizione foriera di un enorme numero di problemi. Va evidenziato, anzitutto, che l’innalzamento del numero di condomini (da 4 a 8, previsto dal medesimo articolo 1129) relativamentealquale divienenecessarialanominadell’amministratore (quello "ufficialmente" designato) comporta che la situazione giuridica di "mancanza"nonècertorara,conconseguente inevitabile aumento dei casi nei quali sarà presente il «facente funzioni». Inoltre,lanormaomettequalsiasiriferimentoa un’eventuale nomina. Nel prossimo futuro, quindi, occorrerà risolvere il problema della necessità, o meno, di un intervento formale dell’assemblea. In una diversa prospettiva si potrà anche verificare l’ipotesi chetalesoggettoattuilesuemansionigestionaliaseguitodiiniziativa autonoma, vale a dire per il semplice fatto di svolgere concretamente le indicate «funzioni analoghe», con ciò determinando una situazione giuridica che si avvicina più alla «gestione di affari altrui» (di cui all’articolo 2028 e seguenti del Codice civile) piuttosto che all’incarico di amministratore condominiale. Con tutte le responsabilità che ciò comporta nei confronti dei fornitori, dei condòmini e della pubblica amministrazione. Per di più, di queste «funzioni analoghe» (come la norma, appunto,espressamentelequalifica)nonviene datoalcun connotato né ne viene precisato l’ambito, e di conseguenza non è dato sapere se hanno un qualche punto di contatto con quelleche laleggeattribuisceall’amministratore "ufficiale". L’applicazione delle nuove regole,nelprossimofuturo,avrànecessitàdiun’adeguatainterpretazione giurisprudenziale, soprattutto con riferimento all’obbligo .com QUOTIDIANO DELLA CASA Focus sulle novità per edilizia, appalti, leggi e mercato SulquotidianodellaCasaedel Territoriodioggi (www.casaeterritorio. ilsole24ore.com),traitanti articoli,approfondimentisu: 1pianoseimilaCampanili,la listadeicomunifinanziati 1ladimostrazionedell’errore scusabilesalvalaPadal risarcimento di rendiconto annuale, di corretta redazione della contabilità e di tenuta dei "nuovi" registri) che non potrà non considerare l’applicazione analogica delle regole sull’amministratore. Infatti, al finedelriconoscimentodiunminimo di operatività concreta della norma, sembra irrinunciabile il collegamento non solo con tutte quelle prescrizioni che disciplinano la gestione dell’edificio (si pensi all’attività di riscossione delle quote di contribuzione versate dai condomini, al pagamento dei fornitori, ai rapporti con i terzi, compreso il riconoscimentodiunaqualcheformadirappresentanza nell’interesse comune) ma anche con i princìpi che regolano il rapporto di mandato. Il quale non è certo una fattispecie esclusiva del condominio ma può riferirsi a tutte quelle situazioni in cui un soggetto incarica unaltrodelcompimentodideterminati atti e/o operazioni. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il caso Modena. Interrotti fino al 31 luglio 2014 i termini di versamento per i residenti L’alluvione sospende le imposte Luca Gaiani Sospesi fino al 31 luglio 2014 i termini di versamento delle imposte e dei contributi per i residenti nei comuni dellaprovinciadiModenacolpiti dalle inondazioni alluvionali del giorno 17 gennaio 2014. Lo dispone l’articolo 3 del Dl 4/2014, precisando che la sospensione si estende ai contribuentiresidenti in alcune frazioni del comune di Modena che abbiano denunciato l’inagibilità della casadi abitazione o della sede aziendale. Il provvedimento, emanato nelle more della procedura volta alla dichiarazione dello stato di emergenza prevista dalla legge 225/1992, riguarda le persone fisiche e le società residenti o aventi sede operativa nei territori dei comuni di Bastiglia, Bomporto, San Prospero, Camposanto, Finale Emilia, Medolla, San Felice LA PLATEA Il provvedimento si riferisce ai pagamenti, compresi quelli dei sostituti d’imposta, in scadenza tra il 17 gennaio e il 31 luglio POOL DI MERCHANT BANKS OFFRONO FINANZIAMENTI (Nel rispetto delle norme vigenti) AD IMPRESE DA EURO 500.000,00 Al tasso annuo del 3% Fisso per l’intera durata del prestito di 6 – 10 – 15 anni. Interessi rimborsabili a rate semestrali a partire dal secondo anno (12 mesi di pre-ammortamento). Capitale rimborsabile in unica soluzione Alla scadenza del prestito INVIARE RICHIESTE A: WESTAR INVESTMENT GROUP 14 Wall Street – New York, N.Y. U.S.A. Fax : +1 212 618 17 05 Email: [email protected] SI RICERCANO AGENTI CON PORTAFOGLIO CLIENTI PER L’ITALIA sul Panaro, già colpiti dal sisma del maggio 2012. La sospensione si riferisce ai pagamenti di tributi, compresi quelli da effettuare in qualità di sostituti di imposta, scadenti tra il 17 gennaio e il prossimo 31 luglio. Non si applicano sanzioni e interessi neppure per i versamenti, già scaduti al 17 gennaio 2014, se gli stessi vengono eseguiti entro il 31 luglio. Sono pure sospese fino al termine del mese di luglio le scadenze per i versamenti di contributi previdenziali e assistenziali, nonché quelle per la notifica delle cartelle di paga- mento di cui all’articolo 29 del D.L. 78/2010 ed infine i termini di prescrizione e decadenza relativi all’attività degli uffici finanziari. La sospensione non si estende invece alla ritenute dovute sui redditi di lavoro dipendente. Potranno usufruire di analoga proroga i contribuenti delle frazioni modenesi di Albareto, San Matteo, La Rocca e Navicello in presenza di inagibilità della casa di abitazione, dello studio o dell’azienda, verificata dall’autorità comunale. Il provvedimento di sospensione, stante il richia- mo all’articolo 5 della legge 225 del 1992 sullo stato di emergenza, comporta altresì, per le società con sede nei comuni sopra indicati, la disapplicazione automatica (senza necessità di interpello) delle disposizioni sulle società non operative per gli esercizi 2014 e 2015. Dette società non dovranno dunque subire le penalizzazioni della disciplina sugli enti di comodo anche qualora non realizzassero, in questo biennio, ricavi superiori ai minimi di legge. La disapplicazione riguarda inoltre la normativa sulle perdite sistematiche ed ha riguardo ai trienni di osservazione che comprendono i due esercizi sopra richiamati. © RIPRODUZIONE RISERVATA Accesso al credito facilitato per i veterinari grazie all’accordo siglato dall’Enpav, l’ente di previdenza della categoria, con il consorzio Fidiprof. L’accordo siglato dal presidente dell’Ente nazionale di previdenza e assistenzadeiveterinariGianniMancuso, prevede un investimento di100mila euroche consentirà di garantire crediti erogati agli iscritti per un milione e 600mila euro. Lo strumento consente ai veterinari: accesso agevolato al credito; disponibilità di prodotti finanziari ad hoc; tassi di interesse calmierati; possibilità di otteneregaranzie agevolate. LA LEVA La Cassa veterinari ha investito 100mila euro per avere garantiti crediti per gli iscritti fino a 1,6 milioni Enpav è il primo ente collettivo che partecipa a Fidiprof. Ma non sarà l’unico. Entro due o tre mesi altre cinque Casse professionali, infatti, dovrebbero concludere un accordo con il consorzio. Fidiprof, nato grazie all’azionedi Confprofessioni, èil primo consorziodifididedicatoaiprofessionisti. Per potersi iscrivere è necessario avere la partita Iva ed essere in attività. Operativo da circa un anno, e distinto in due realtà, Nord e Centro-Sud, ha già chiuso una cinquantina di pratiche. La professione maggiormente rappresentata per ora è quella dei medici, seguita da dentisti e veterinari. «Abbiamo pensato di proporre alle Casse di previdenza un sistema che andasse incontro alle loroesigenze–spiegailpresidente di Confprofessioni Gaetano Stella –; alcuni di questi enti ave- vano già avviato pratiche di affidamentoperigiovanitralepolitiche di welfare, ma i rischi erano troppo alti. Con questo accordo lagaranziaèlimitataadunadeterminata somma che Fidiprof accantonainunfondorischidedicato;ogni ente avrà il suo». PerpoteraccedereaFidiprofè necessario essere socio, versando una quota di iscrizione una tantum di 250 euro (importo minimoprevistodallalegge)chesarà restituita su richiesta in assenza di un fido in corso. E anche il veterinario che vorrà chiedere un fido attraverso l’accordo sottoscritto da Enpav dovrà versare laquota associativa,eperl’enteil rischio è circoscritto al capitale impegnato. Attualmente la banca di riferimento di Fidiprof è Unicredit,mailconsorziostaper concludere una partnership con altridue importantiistituti. Maqualisonoitempiperottenereunfido? «Perchiègià socio – spiega Stella – al massimo una decina di giorni; i tempi si allungano invece per chi ancora non loè.Larichiestadiassociarsideveesserevalutataequindiaccolta dal Cda, che si incontra una voltaalmeseechedeveverificare il possesso dei requisiti». Ma perché rivolgersi a Fidiprof?Oltrealladifficoltàperilsingolo professionista di riuscire ad accederealcreditobancario,grazieallastrutturamoltosnellache caratterizza questo consorzio fidi e grazie al supporto di Confprofessioni il costo della pratica, è estremamente contenuto. Il consorzio ha recentemente avviato accordi con le Regioni e le Cameredi commercio e prossimamente potrà veicolare i finanziamenti europei che, come hapiùvoltechiaritoinquestimesi il vicepresidente della Commissione europea, responsabile di Industria ed imprenditoria Antonio Tajani, saranno aperti anche ai professionisti. Milleproroghe I revisori: il decreto è contro le norme Ue MILANO Ricorso alla Cortedi giustizia europea se la Camera voteràinvia definitival’iscrizione automatica dei dottori commercialisti al Registro dei revisori legali dei conti. La minaccia arriva dal presidentedell’Inrl(Istitutonazionale revisori legali) Virgilio Baresi all’indomani dell’approvazione al Senato del provvedimentosull’equipollenza.Lacorrezioneapportata all’articolo 4 del Dl Milleproroghe - che ai fini dell’iscrizione al Registro prevede l’esonero dall’esame di idoneità dei soggetti che hanno superato gli esami di Stato di cui agli articoli 46 e 47 del Dlgs 139/2005, n. 139, fermo l’obbligo di completareil tirocinio legalmente previstoperl’accessoallafunzione di revisore legale - viene giudicata dai vertici dell’Inrl un autentico «colpo di mano perpetrato da senatori che evidentemente ignorano le conseguenze di un provvedimentoincontrastoconlalegislazione europea». E questo perché, sostiene Baresi, «le pressioni del sistema ordinistico e di chi lo rappresenta, hannoindottoinunclamoroso errore i parlamentari, approvando una norma che entra in evidente contrasto con i dettami europei». Gi.Co. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA TRIBUNALE DI ALESSANDRIA OFFERTA DI VENDITA DI BENI IMMOBILI COMUNE DI GENOVA STAZIONE UNICA APPALTANTE DEL COMUNE II Fallimento Abitare Srl in liquidazione, dichiarato dal Tribunale di Alessandria con sentenza in data 05.02.2013, in persona del Curatore Dott.ssa Roberta Caviglia, in esecuzione del programma di liquidazione approvato dal Giudice Delegato con decreto in data 28.11.2013, in assenza di CdC, ai sensi dell’art. 107 Legge Fall., COMUNICA di aver disposto la vendita del seguente bene immobile (Residenza Fontanile): a Valenza, Strada Fontanile fabbricati di civile abitazione, in corso di costruzione, su terreno di circa mq. 3.337 censiti al NCEU foglio 34 mapp. 1501 sub 1 e 2, particella 1502 sub.1 e 2, particella 1503 sub. 1 e 2, particella 1504 da 1 a 30, da vendere in unico lotto al prezzo base di euro 3.400.000,00 oltre Iva di Legge oltre terreni di circa mq. 7.282 al prezzo base di euro 196.860,00 oltre lva di Legge. Il tutto come da relazione di stima dell’ lng.P. Morello. AVVERTE che la vendita è a titolo originario per beni nello stato di fatto in cui si trovano, esclusa qualunque garanzia per evizione, vizi e difetti. INVITA qualunque interessato far pervenire in busta chiusa, presso il domicilio del Curatore in Alessandria, corso Crimea n. 35, entro il termine di trenta giorni dalla presente pubblicazione, proposte irrevocabili di acquisto al prezzo indicato o a prezzo maggiore accompagnate da assegno circolare non trasferibile intestato al Fallimento Abitare SrI in liquidazione pari al 10% del prezzo base a titolo di deposito cauzionale. Detto assegno sarà restituito ai non aggiudicatari o imputato in conto prezzo all’aggiudicatario o trattenuto in caso di mancato pagamento del prezzo da parte di quest’ultimo. Il prezzo dovrà essere corrisposto con le stesse modalità di cui sopra in sede di atto notarile traslativo da stipulare a ministero di notaio scelto dall’ aggiudicatario entro il termine perentorio di trenta giorni dall’aggiudicazione. Le spese e gli oneri anche fiscali dell’atto traslativo saranno integralmente a carico dell’aggiudicatario. AVVERTE che i beni saranno aggiudicati a chi avrà proposto il prezzo maggiore e che, in caso di parità di prezzo offerto, in data successiva, si procederà ad asta informale fra i proponenti di tale prezzo. COMUNICA che gli interessati potranno prendere visione dell’immobile e/o della relazione di stima contattando il Curatore ai seguenti recapiti: Dott. ssa Roberta Caviglia, corso Crimea n. 35 15121 Alessandria, telefono: 02 76014792 - fax 02 798849 - e-mail PEC: [email protected] V. Garibaldi 9 Ge 16124 • [email protected] Tel. 010 557 2410/2331/2190 Fax 010 557 2240 ESTRATTO di AVVISO di PROCEDURA APERTA Si rende noto che il giorno 13 MARZO 2014 alle ore 9:30 presso una sala del Comune di Genova avrà luogo la procedura aperta per l’assegnazione dell’appalto avente oggetto: “Programma Operativo Regionale (P.O.R.) Liguria - F.E.S.R. 2007/2013 - Asse 3 - Sviluppo Urbano. Progetto Integrato Prà Marina. Intervento 1 - Parco Lungo - APPALTO A Viabilità di ponente, dal ponte sul rio San Pietro a via Taggia”. Importo complessivo Euro 3.900.233,98 comprensivo di Euro 200.000,00 per oneri per la sicurezza, Euro 125.000,00 per opere in economia, non soggetti a ribasso ed Euro 36.272,73, per spese di progettazione esecutiva, tutto oltre I.v.a.. I lavori rientrano nella Categoria prevalente OG3 (76,95%), scorporabili OG12 (6,78%) OG10 (16,27%). Le offerte, complete della documentazione richiesta dal bando di gara, dovranno pervenire entro e non oltre le ore 12:00 del giorno 11 MARZO 2014. Il bando integrale, pubblicato sulla G.U.R.I., è affisso all'Albo Pretorio del Comune ed è scaricabile dai siti www.comune.genova.it www.appaltiliguria.it www.serviziocontrattipubblici.it IL DIRIGENTE Dott.ssa Cinzia MARINO www.formazione.ilsole24ore.com/bs BLENDED SYSTEM24 AULA E DISTANCE LEARNING TUTORING ON LINE E IN AULA PERSONAL CAREER ASSESSMENT DIPLOMA EXECUTIVE MASTER Executive24 - Master part-time Direzione e Strategia d’Impresa 9a edizione MILANO, dal 20 NOVEMBRE 2014 13 mesi / 3 gg al mese / in aula & distance learning COSTRUISCI LA VISIONE D’IMPRESA PER IL TUO FUTURO I MODULI DI STUDIO 1° MODULO - Sviluppo manageriale 2° MODULO - Fondamenti di management: elementi di economia e organizzazione aziendale 3° MODULO - Il sistema azienda: modelli e strumenti di gestione d’impresa 4° MODULO - (facoltativo) PMI e imprenditorialità familiare 5° MODULO - Strategia e internazionalizzazione d’impresa In collaborazione con: LE SESSIONI OPERATIVE VE Business game Project Work Business simulation Laboratorio manageriale Personal Career Assessment Personal Carrer Service (opzionale) Si ringrazia: Oltre 750 manager hanno conseguito il diploma Executive24 Master. Il Master è finanziabile con i fondi interprofessionali Fondimpresa, Fondir, Fondirigenti e finanziamenti da Banca Sella. Sono aperte le selezioni. Programma, borse di studio e modalità di ammissione www.formazione.ilsole24ore.com/bs Servizio Clienti tel. 02 (06) 3022.3906 fax 02 (06) 3022.4462/2059 [email protected] Normativa Comuni Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 Il Sole 24 ORE Formazione ed Eventi Milano, via Monte Rosa, 91 Roma, Piazza dell’Indipendenza, 23 b/c Organizzazione con sistema di qualità certificato ISO 9001:2008 Pagina 27 di 55 Ven 31/01/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 26 Il caso Modena. Interrotti fino al 31 luglio 2014 i termini di versamento per i residenti. L' alluvione sospende le imposte LA PLATEA Il provvedimento si riferisce ai pagamenti, compresi quelli dei sostituti d' imposta, in scadenza tra il 17 gennaio e il 31 luglio. Luca Gaiani Sospesi fino al 31 luglio 2014 i termini di versamento delle imposte e dei contributi per i residenti nei comuni della provincia di Modena colpiti dalle inondazioni alluvionali del giorno 17 gennaio 2014. Lo dispone l' articolo 3 del Dl 4/2014, precisando che la sospensione si estende ai contribuenti residenti in alcune frazioni del comune di Modena che abbiano denunciato l' inagibilità della casa di abitazione o della sede aziendale. Il provvedimento, emanato nelle more della procedura volta alla dichiarazione dello stato di emergenza prevista dalla legge 225/1992, riguarda le persone fisiche e le società residenti o aventi sede operativa nei territori dei comuni di Bastiglia, Bomporto, San Prospero, Camposanto, Finale Emilia, Medolla, San Felice sul Panaro, già colpiti dal sisma del maggio 2012. La sospensione si riferisce ai pagamenti di tributi, compresi quelli da effettuare in qualità di sostituti di imposta, scadenti tra il 17 gennaio e il prossimo 31 luglio. Non si applicano sanzioni e interessi neppure per i versamenti, già scaduti al 17 gennaio 2014, se gli stessi vengono eseguiti entro il 31 luglio. Sono pure sospese fino al termine del mese di luglio le scadenze per i versamenti di contributi previdenziali e assistenziali, nonché quelle per la notifica delle cartelle di pagamento di cui all' articolo 29 del D.L. 78/2010 ed infine i termini di prescrizione e decadenza relativi all' attività degli uffici finanziari. La sospensione non si estende invece alla ritenute dovute sui redditi di lavoro dipendente. Potranno usufruire di analoga proroga i contribuenti delle frazioni modenesi di Albareto, San Matteo, La Rocca e Navicello in presenza di inagibilità della casa di abitazione, dello studio o dell' azienda, verificata dall' autorità comunale. Il provvedimento di sospensione, stante il richiamo all' articolo 5 della legge 225 del 1992 sullo stato di emergenza, comporta altresì, per le società con sede nei comuni sopra indicati, la disapplicazione automatica (senza necessità di interpello) delle disposizioni sulle società non operative per gli esercizi 2014 e 2015. Dette società non dovranno dunque subire le penalizzazioni della disciplina sugli enti di comodo anche qualora non realizzassero, in questo biennio, ricavi superiori ai minimi di legge. La disapplicazione riguarda inoltre la normativa sulle perdite sistematiche ed ha riguardo ai Normativa Comuni trienni di osservazione che comprendono i due esercizi sopra richiamati. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 Pagina 28 di 55 . Ven 31/01/2014 Corriere della Sera Pagina 19 Cronache 19 Corriere della Sera Venerdì 31 Gennaio 2014 Milano Non rischia più il carcere a vita, che non esiste in Uruguay da dove è stato estradato La legge cancella quattro ergastoli Un pluriomicida ritorna in libertà Il diritto di difesa dei latitanti azzera la sentenza definitiva Si può essere scarcerati e rimessi in libertà pur avendo sulle spalle quattro ergastoli definitivi per altrettanti omicidi? Sì, si può se si è all’incrocio di due norme sull’effettività del diritto di difesa di coloro che erano latitanti al momento del processo. La norma che consente al difensore di fare ricorso anche senza procura dell’imputato, e la norma che però impone ai giudici di provare che l’imputato latitante sapesse dell’esistenza del suo processo, producono a Milano la scarcerazione di France- Scaduti i termini Impossibile anche la custodia cautelare: termini scaduti durante la detenzione in Sudamerica sco Salerno, 55 anni, ora liberato per forza dalla Corte d’Assise d’Appello benché nel 2002 fosse stato definitivamente condannato (latitante) a quattro ergastoli per omicidi commessi in una delle «guerre» per la droga nel quartiere milanese di Quarto Oggiaro. Esito spiazzante ma imparabile a norma di legge. Salerno era irreperibile già all’inizio dell’inchiesta, ed era stato processato in contumacia durante il primo grado conclusosi con l’ergastolo. All’epoca aveva un difensore d’ufficio, che anche in sua assenza aveva potuto impugnare la condanna perché la norma consente appunto di farlo anche senza una apposita procura dell’assistito. Il processo d’Appello aveva confermato l’ergastolo, non c’era stato ricorso in Cassazione, e il carcere a vita era diventato definitivo. Il latitante, a sorpresa, ricompare nel 2010: ma in Uruguay. Dice di aver solo ora saputo di essere bersaglio di imputazioni di cui però ignora il dettaglio. L’Italia chiede l’estradizione, il condannato percorre i vari ricorsi in Uruguay, che lo estrada due mesi fa, il 18 dicembre 2013. Ma a questo punto Salerno, con l’avvocato Marco De Giorgio, invoca l’articolo 175 del codice di procedura penale che impone ai giudici di rimettere in termini, per consentirgli di rifare l’impugnazione, l’imputato latitante che non abbia mai avuto conoscenza del processo. Dimostrare il contrario è onere dei giudici con gli atti disponibili, senza poterlo ricavare né dal semplice fatto che la difesa avesse fatto ricorso, né dallo stato di latitanza dell’imputato: e la Corte d’Assise d’Appello presieduta da Sergio Silocchi non trova negli atti alcun elemento su cui fondare la certezza che il latitante fosse a conoscenza del processo in cui aveva avuto l’ergastolo. Il campione tedesco «Schumacher sbatte le palpebre» Prosegue il risveglio di Michael Schumacher dal coma farmacologico, dopo che i medici gli hanno ridotto i sedativi. Il pilota, scrive «l’Équipe», ora sbatte le palpebre (nella foto Afp il box Ferrari a Jerez, Spagna) L’inchiesta in Abruzzo De Fanis: «Non volevo avvelenare mia moglie» E l’ex amante conferma Ecco perché la Corte non ha scelta e rimette in termini per un nuovo Appello-bis l’ex latitante estradato, con la conseguenza che i suoi quattro ergastoli definitivi cessano di esserlo e retrocedono alla fase non definitiva di un nuovo dibattimento di Appello e poi di una Cassazione. A catena, la Corte è costretta a revocare l’ordine di esecuzione della (ex) pena dei quattro ergastoli, e quindi a scarcerare l’imputato per questo titolo di detenzione non più definitivo. E neanche la custodia cautelare in carcere è più possibile: il termine massimo nella fase d’Appello (quella alla quale si è ritornati) è 18 mesi, ma per Salerno è già decorso perché l’ex latitante è rimasto 3 anni agli arresti in Uruguay in attesa dell’esaurirsi dei ricorsi sull’estradizione. A trattenere in cella il non più quadruplice ergastolano resterebbe ancora una condanna a 3 anni e 6 mesi per detenzione di armi: ma qui a soccorrerlo è l’indulto del 2006 che gli condona 3 anni, mentre i residui 6 mesi sono assorbiti sempre dal periodo di arresto a Montevideo. I giudici possono così solo imporgli il ritiro del passaporto, l’obbligo di soggiorno e l’obbligo di firma. E i paradossi non finiscono. Perché nei nuovi processi potrà al massimo essere condannato a 30 anni anziché a quattro ergastoli: l’Uruguay, che non ammette il carcere a vita, ha infatti estradato l’imputato in Italia solo dopo aver preteso e ottenuto dal ministero della Giustizia il 18 marzo 2013 un formale impegno a non applicargli mai l’ergastolo. DAL NOSTRO INVIATO LANCIANO (Chieti) — «Ma quale veleno, macché tentato omicidio, io sto benissimo e con mio marito è tutto a posto, ora l’abbiamo chiarito anche al magistrato, speriamo di ritrovare un po’ di pace...». Rosanna Ranieri, 53 anni, moglie dell’ex assessore alla Cultura della Regione Abruzzo, Luigi Corrado De Fanis, è sollevata. La lunga giornata in tribunale è finita, i coniugi De Fanis tornano insieme nella casa di via San Giovanni a Montazzoli, dopo che in aula c’è stato pure il faccia a faccia, molto atteso, tra l’ex assessore e la sua segretaria, Lucia Zingariello, il terzo lato del triangolo amoroso, la donna di cui lui s’era invaghito e a cui, durante una telefonata, in preda a puro delirio, aveva annunciato l’insano progetto di avvelenare sua moglie per rifarsi Faccia a faccia una vita con lei. «Era Ieri davanti al pm uno scherzo, solo uno scherzo, non ci ho mai l’ex assessore, creduto», dice adesso la la sua consorte bella segretaria di e la segretaria Guardiagrele, 34 anni, uscendo dal tribunale. E prima l’ha ripetuto anche al pm Rosaria Vecchi, per scagionare dall’accusa di tentato omicidio il suo ex datore di lavoro. «Sì, ho detto quelle cose al telefono alla Zingariello, ma perché volevo fare colpo su di lei, erano frasi ad effetto per colpire il cuore di una persona di cui ero innamorato», la confessione al Pm di De Fanis, agli arresti domiciliari dal 12 novembre per le accuse, ben più pesanti, di concussione, peculato e truffa aggravata, formulate contro di lui dalla Procura di Pescara, che indaga sulla Rimborsopoli d’Abruzzo. Il faccia a faccia tra «Gigi e Lucia» è durato poco, appena 10 minuti fra imbarazzi, sorrisi di circostanza, un sostanziale gelo dopo la passione che fu: «Mai avuto intenzione di separarmi da mia moglie — le ultime parole di lui —. In quei giorni Rosanna stava male per un virus intestinale e io, che sono un medico, la curai come ho sempre fatto in questi 37 anni di matrimonio». Zucchero e miele, fine della storia, sipario. Luigi Ferrarella Fa. C. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Report Il conflitto tra il ruolo di direttore generale dell’Ospedale Israelitico e quello di presidente dell’Ente previdenziale Mastrapasqua e quei 42 milioni non pagati alla sua Inps L’aumento del debito esplode dal 2004 Il giallo delle cartelle esattoriali mai emesse di MILENA GABANELLI P rotagonisti: il direttore generale dell’Ospedale Israelitico (Mastrapasqua), il presidente dell’Inps (Mastrapasqua), il vicepresidente di Equitalia (Mastrapasqua). Il fatto: l’Ospedale Israelitico di Roma ha firmato una convenzione con la Regione Lazio per avere il rimborso delle prestazioni. La Regione ritarda a pagare perché non tutte le prestazioni sembrano dovute, poi quella convenzione è troppo di manica larga e viene bloccata. Antonio Mastrapasqua, nel 2012, convince la Polverini che non c’è niente di taroccato nell’ospedale che lui dirige. Qualche settimana fa il nuovo governatore della regione Zingaretti ha di nuovo sospeso la convenzione. Le indagini dei carabinieri hanno avuto il loro corso: sembra proprio che l’ospedale chiedesse alla Regione rimborsi non dovuti; ci sono stati arresti, sono partite le indagini della magistratura e la pronta collaborazione di Mastrapasqua: «Non ne sapevo niente». Il capo ha tanti incarichi, non può seguire tutto per filo e per segno, e odiosamente scarica sui sottoposti. Ma che interesse può avere un medico, o un amministrativo, che lavora per un ente senza fini di lucro, nel taroccare una richiesta di rimborso? È troppo facile pensare che lo fa perché qualcuno glielo chiede. Se non il direttore generale, chi? Mentre l’indagine farà il suo corso, spostiamo l’interesse sull’Inps. L’Ospedale Israelitico dal 1993 non versa i contributi dovuti, e chiede alla Asl di provvedere a regolare i conti con gli enti previdenziali in cambio della cessione di una parte del credito. In sostanza ricorre Normativa Enti Locali La Regione Lazio Due anni fa il manager convinse l’allora governatore Polverini a una legge del 1985 che consente agli che non c’era nulla di irregolare enti morali di compensare i crediti per le nelle richieste di rimborsi prestazioni sanitarie con i debiti nei confronti della pubblica amministrazione. Ma chi ha certificato quei crediti come «certi ed esigibili», visto che gli accertamenti hanno dimostrato il contrario? La Regione ha quindi ritardato i pagamenti, e l’ente previdenziale ha accumulato credito, senza muovere un dito. Non è certo un problema dell’Inps se l’ospedale chiedeva rimborsi non dovuti! Il problema sta nel fatto che Mastrapasqua sia da un lato direttore generale dell’ospedale che deve pagare i contributi, e dall’altra presidente dell’ente che li deve incassare. La cifra di cui stiamo parlando non è da poco: dai documenti Inps in nostro Contributi prescritti Parte di quei contributi probabilmente non potrà più essere richiesta da Equitalia in quanto prescritta possesso il debito per contributi previdenziali non pagati dall’Ospedale Israelitico ammontano a 42.548.753 euro, di cui 10.771.383 per interessi sanzionatori, 2.845.695 per interessi di mora. Dal 2004, gestione Mastrapasqua, l’ospedale ha accumulato ininterrottamente debiti nei confronti dell’ex Inpdap (oggi Inps) a un ritmo di 2-3 milioni all’anno. Ma com’è possibile che siano trascorsi tutti questi anni senza che siano state avviate le procedure di riscossione coattiva nei confronti dell’ospedale, ovvero della Regione Lazio, se doveva essere quest’ultima a onorare i debiti dell’ospedale religioso? Ricordiamo che esiste una normativa (Legge n. 388/2000) che impone agli enti previdenziali adempimenti molto stringenti pena la loro prescrizione. In sostanza, l’Inps, come l’ex Inpdap, è tenuto a segnalare all’impresa inadempiente «i contributi dovuti e non pagati alla scadenza... (nei limiti della La vicenda L’inchiesta Il presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, in quanto direttore generale dell’Ospedale Israelitico di Roma, viene indagato nell’ambito di una inchiesta della Procura di Roma su cartelle cliniche truccate e rimborsi non dovuti da parte della Regione Lazio L’accordo La Procura di Roma indaga anche sull’accordo tra l’Inps, presieduto da Mastrapasqua, e l’ospedale da lui diretto per saldare i contributi previdenziali non versati all’ente pensionistico dalla struttura sanitaria a partire dal 1993 Dirigente Antonio Mastrapasqua, 56 anni, presidente dell’Inps dal luglio 2008 (foto Roberto Monaldo / LaPresse) Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 prescrizione di norma 5 anni, ndr) accertati d’ufficio o tramite l’attività di vigilanza» (dal sito dell’Inps). Dopodiché, entro la fine dell’anno successivo a quello contestato deve provvedere al loro recupero con l’emissione delle famigerate «cartelle esattoriali» gestite da Equitalia di cui il dottor Mastrapasqua è vicepresidente. Sono state emesse cartelle a carico dell’Ospedale o della Regione Lazio? Dai documenti Inps in nostro possesso, sembrerebbe di no, perché l’Inps, subentrato all’Inpdap dal 2012, chiede di quantificare gli «interessi che la Asl avrebbe dovuto corrispondere per i debiti dell’ospedale, che la stessa Asl Rm aveva riconosciuto a seguito di cessione» solo in data 23 ottobre 2013. Domanda: il debito nasce nel 1993, si appesantisce dal 2004, e a fine 2013 né l’Inps, né l’ex Inpdap, sanno a quanto ammonta il debito complessivo perché devono ancora quantificare sanzioni e interessi? Evidentemente sì, perché da quel che emerge dalle carte la direzione centrale entrate Inps fornisce i criteri di calcolo il 26 novembre 2013. Naturalmente l’Inps si sta interrogando sul da farsi ritenendo che siano necessarie «ulteriori verifiche ed approfondimenti». Nel più classico degli «scaricabarile» del dipendente pubblico il calcolo, da cui finalmente emerge che tutto il debito maturato è pari a quasi tutti i ricavi di un anno dell’Ospedale Israelitico, viene inviato alla «direzione regionale per le valutazioni di competenza». Quindi, oggi, la Regione Lazio e non l’Ospedale Israelitico, dovrebbe pagare gli interessi per il ritardato pagamento di quei contributi previdenziali ceduti. Ma dice che non pagherà perché quelle fatture erano gonfiate o non dovute. Insomma l’efficientissimo presidente dell’Inps ha sicuramente provato a fare gli interessi dell’Ospedale Israelitico, ma non quelli della Pubblica amministrazione che si chiami Regione Lazio, Inpdap o Inps, visto che parte di quei contributi probabilmente non potranno più essere richiesti da Equitalia perché prescritti. © RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina 29 di 55 Ven 31/01/2014 Corriere della Sera Pagina 19 Report Il conflitto tra il ruolo di direttore generale dell' Ospedale Israelitico e quello di presidente dell' Ente previdenziale. Mastrapasqua e quei 42 milioni non pagati alla sua Inps L' aumento del debito esplode dal 2004 Il giallo delle cartelle esattoriali mai emesse. P rotagonisti: il direttore generale dell' Ospedale Israelitico (Mastrapasqua), il presidente dell' Inps (Mastrapasqua), il vicepresidente di Equitalia (Mastrapasqua). Il fatto: l' Ospedale Israelitico di Roma ha firmato una convenzione con la Regione Lazio per avere il rimborso delle prestazioni. La Regione ritarda a pagare perché non tutte le prestazioni sembrano dovute, poi quella convenzione è troppo di manica larga e viene bloccata. Antonio Mastrapasqua, nel 2012, convince la Polverini che non c' è niente di taroccato nell' ospedale che lui dirige. Qualche settimana fa il nuovo governatore della regione Zingaretti ha di nuovo sospeso la convenzione. Le indagini dei carabinieri hanno avuto il loro corso: sembra proprio che l' ospedale chiedesse alla Regione rimborsi non dovuti; ci sono stati arresti, sono partite le indagini della magistratura e la pronta collaborazione di Mastrapasqua: «Non ne sapevo niente». Il capo ha tanti incarichi, non può seguire tutto per filo e per segno, e odiosamente scarica sui sottoposti. Ma che interesse può avere un medico, o un amministrativo, che lavora per un ente senza fini di lucro, nel taroccare una richiesta di rimborso? È troppo facile pensare che lo fa perché qualcuno glielo chiede. Se non il direttore generale, chi? Mentre l' indagine farà il suo corso, spostiamo l' interesse sull' Inps. L' Ospedale Israelitico dal 1993 non versa i contributi dovuti, e chiede alla Asl di provvedere a regolare i conti con gli enti previdenziali in cambio della cessione di una parte del credito. In sostanza ricorre a una legge del 1985 che consente agli enti morali di compensare i crediti per le prestazioni sanitarie con i debiti nei confronti della pubblica amministrazione. Ma chi ha certificato quei crediti come «certi ed esigibili», visto che gli accertamenti hanno dimostrato il contrario? La Regione ha quindi ritardato i pagamenti, e l' ente previdenziale ha accumulato credito, senza muovere un dito. Non è certo un problema dell' Inps se l' ospedale chiedeva rimborsi non dovuti! Il problema sta nel fatto che Mastrapasqua sia da un lato direttore generale dell' ospedale che deve pagare i contributi, e dall' altra presidente dell' ente che li deve incassare. La cifra di cui stiamo parlando non è da poco: dai Normativa Enti Locali documenti Inps in nostro possesso il debito per contributi previdenziali non pagati dall' Ospedale Israelitico ammontano a 42.548.753 euro, di cui 10.771.383 per interessi sanzionatori, 2.845.695 per interessi di mora. Dal 2004, gestione Mastrapasqua, l' ospedale ha accumulato ininterrottamente debiti nei confronti dell' ex Inpdap (oggi Inps) a un ritmo di 2-3 milioni all' anno. Ma com' è possibile che siano trascorsi tutti questi anni senza che siano state avviate le procedure di riscossione coattiva nei confronti dell' ospedale, ovvero della Regione Lazio, se doveva essere quest' ultima a onorare i debiti dell' ospedale religioso? Ricordiamo che esiste una normativa (Legge n. 388/2000) che impone agli enti previdenziali adempimenti molto stringenti pena la loro prescrizione. In sostanza, l' Inps, come l' ex Inpdap, è tenuto a segnalare all' impresa inadempiente «i contributi dovuti e non pagati alla scadenza... (nei limiti della prescrizione di norma 5 anni, ndr ) accertati d' ufficio o tramite l' attività di vigilanza» (dal sito dell' Inps). Dopodiché, entro la fine dell' anno successivo a quello contestato deve provvedere al loro recupero con l' emissione delle famigerate «cartelle esattoriali» gestite da Equitalia di cui il dottor Mastrapasqua è vicepresidente. Sono state emesse cartelle a carico dell' Ospedale o della Regione Lazio? Dai documenti Inps in nostro possesso, sembrerebbe di no, perché l' Inps, subentrato all' Inpdap dal 2012, chiede di quantificare gli «interessi che la Asl avrebbe dovuto corrispondere per i debiti dell' ospedale, che la stessa Asl Rm aveva riconosciuto a seguito di cessione» solo in data 23 ottobre 2013. Domanda: il debito nasce nel 1993, si appesantisce dal 2004, e a fine 2013 né l' Inps, né l' ex Inpdap, sanno a quanto ammonta il debito complessivo perché devono ancora quantificare sanzioni e interessi? Evidentemente sì, perché da quel che emerge dalle carte la direzione centrale entrate Inps fornisce i criteri di calcolo il 26 novembre 2013. Naturalmente l' Inps si sta interrogando sul da farsi ritenendo che siano necessarie «ulteriori verifiche ed approfondimenti». Nel più classico degli «scaricabarile» del dipendente pubblico il calcolo, da cui finalmente emerge che tutto il debito maturato è Pagina 30 di 55 Ven 31/01/2014 Corriere della Sera Pagina 19 pari a quasi tutti i ricavi di un anno dell' Ospedale Israelitico, viene inviato alla «direzione regionale per le valutazioni di competenza». Quindi, oggi, la Regione Lazio e non l' Ospedale Israelitico, dovrebbe pagare gli interessi per il ritardato pagamento di quei contributi previdenziali ceduti. Ma dice che non pagherà perché quelle fatture erano gonfiate o non dovute. Insomma l' efficientissimo presidente dell' Inps ha sicuramente provato a fare gli interessi dell' Ospedale Israelitico, ma non quelli della Pubblica amministrazione che si chiami Regione Lazio, Inpdap o Inps, visto che parte di quei contributi probabilmente non potranno più essere richiesti da Equitalia perché prescritti. Normativa Enti Locali Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 Pagina 31 di 55 Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 Pagina 32 di 55 . Ven 31/01/2014 la Repubblica VENERDÌ 31 GENNAIO 2014 La Repubblica Pagina 15 @ MONDO Hillary vola nei sondaggi e prenota la Casa Bianca “Mai un vantaggio così grande” PER SAPERNE DI PIÙ www.washingtonpost.com www.parismatch.com 73% ■ 15 I democratici CLINTON Nel sondaggio WP-Abc il 73% dei democratici sceglie Hillary Clinton 12% BIDEN Il vice presidente Joe Biden ha solo il 12% di preferenze 8% WARREN La senatrice Elizabeth Warren accreditata dell’’8% Surclassa Biden ed è avanti 12 punti sui repubblicani DAL NOSTRO CORRISPONDENTE FEDERICO RAMPINI NEW YORK — Con dei numeri così, Hillary Clinton può già prenotare la ditta di traslochi che porterà i suoi mobili alla Casa Bianca nel gennaio 2017? «Non si era mai visto, da trent’anni a questa parte — annuncia il Washington Post — un simile vantaggio nei sondaggi». Tanto più per una non-candidata, visto che Hillary non ha ancora annunciato le sue intenzioni. Tra gli elettori democratici e gli indipendenti, il suo consenso è stratosferico: 73% la voterebbero, secondo l’indagine dello stesso Washington Post ed Abc News. Non c’è gara con i suoi potenziali rivali in campo democratico. Il secondo piazzato è il vice di Barack Obama, Joe Biden, e incassa un modesto 12% delle in- 20% RYAN Il deputato Paul Ryan è in testa fra i Gop con un 20% 18% BUSH Jeb Bush, ex governatore in Florida, fratello di George, è al 18% 13% CHRISTIE Rilevazione Washington PostAbc News: lei al 73%, il vicepresidente al 12 tenzioni di voto. Al terzo posto c’è un’altra donna, un astro nascente che piace alla sinistra del partito, la senatrice Elizabeth Warren del Massachusetts, che ha solo l’8%, è considerata troppo radicale e ha scarsa notorietà nazionale. Questo sondaggio dà ragione alla “Hillary-manìa” che imperversa sulla stampa. Il magazine Time le ha appena dedicato una copertina shock: di lei si vede solo il tacco a spillo che schiaccia implacabilmente un rivale… Controversa anche la copertina del magazine del New York Times, dove il “pianeta Hillary” (un faccione non proprio gradevole) è circondato da tutti i satelliti cioè alleati e vassalli del potentissimo clan dei Clinton. Non mancano accuse, attacchi e acidità, al tempo stesso cresce il senso della sua Il caso Sandy. Se il sindaco del New Jersey sta perdendo quota, dietro di lui non emerge per ora nessun’altra figura del partito repubblicano in grado di impensierire la Clinton. Certo, gli scettici ricordano che Hillary partì come una locomotiva anche nel 2008. Pareva che nessuno potesse sconfiggerla nelle primarie democratiche di quell’anno, finché arrivò un senatore semi-sconosciuto dell’Illinois, figlio di un africano, e con un inquietante Hussein come secondo nome. Tuttavia, nel 2008 Hillary veleggiava su un livello di consensi del 50% negli stessi sondaggi Washington Post-Abc, mai raggiunse il 73% di oggi. In questi sei anni Hillary ha rafforzato la sua immagine, da segretario di I repubblicani Colpito dagli scandali il governatore Chris Christie è sceso al 13% ineluttabilità. Tanto più alla luce di quel che accade in campo avverso. Nel sondaggio Washington Post, Hillary non si limita a sbaragliare i potenziali rivali nel suo partito. Anche per i repubblicani i numeri sono da débacle. L’antagonista che più le si avvicina è Chris Christie, governatore del New Jersey. Ma in un ipotetico duello diretto, oggi Christie incassa solo 41% di intenzioni di voto contro il 53% per lei. Questo margine è robusto, basta paragonarlo al rapporto di forze tra Barack Obama e Mitt Romney: all’attuale presidente per essere rieletto nel no- vembre 2012 bastò sconfiggere il repubblicano con 51% contro 47%. Di certo Christie sta soffrendo per i numerosi scandali che si sono abbattuti su di lui negli ultimi mesi: prima la rivelazione che i suoi collaboratori chiusero un ponte creando enormi ingorghi di traffico per danneggiare un sindaco avversario; ora nuove accuse sull’uso spregiudicato e perfino ricattatorio dei fondi per la ricostruzione dopo l’uragano Più aperta la corsa nel Gop: primo Paul Ryan, Christie paga lo scandalo del ponte India Pena di morte per i marò, New Delhi ci ripensa NEW DELHI — Il governo indiano sembra pronto a rivalutare l’ipotesi di adottare la legge antiterrorismo che prevede anche la pena di morte per il caso dei due marò italiani accusati di omicidio. Secondo il quotidiano Indian Express, il governo di New Delhi ha chiesto al ministero dell’Interno di rivedere il suo “via libera” sull’uso di questa normativa. «Al ministero è stato richiesto di considerare il fatto che la legge è stata pensata per far fronte ad atti di terrorismo e pirateria e questo non è il caso dell’omicidio dei due pescatori», scrive il giornale. Mercoledì lo stesso presidente della Commissione Ue, José Manuel Durao Barroso, ha sottolineato che ogni decisione sul caso dei due fucilieri del Battaglione San Latorre e Girone Marco avrà «un impatto sulle relazioni complessive fra l’Unione Europea e l’India». Se il ministero della Giustizia fa marcia indietro, conclude il quotidiano, quello dell’Interno «può far marcia indietro e processare i due militari in base al codice penale indiano, anche se questo non lo può applicare la Nia, l’Agenzia Investigativa indiana». Intanto la mobilitazione per i due italiani si diffonde anche a Bruxelles, nell’aula del Comitato delle Regioni Ue, dove i rappresentanti della delegazione italiana hanno manifestato solidarietà indossando foulard gialli al collo e rivolgendo un appello al presidente Barroso, che apre la seduta. Con loro anche i presidenti della Regione Sicilia e Lazio Rosario Crocetta e Nicola Zingaretti. Stato è cresciuta in autorevolezza, nonostante le accuse della destra sull’affaire di Bengasi (l’uccisione dell’ambasciatore Usa in Libia da parte di al Qaeda). Restano le eterne perplessità che affiorano dietro quelle due copertine di Time e del New York Times. Eleggendo Hillary, l’America “paga uno e compra due”: riporta alla Casa Bianca l’ingombrante marito. E con lui anche uno stuolo di affaristi, lobbisti, alleati fin troppo ricchi e potenti. Nel 2008 la base democratica preferì Obama perché il sistema di potere dei Clinton aveva scatenato un rigetto. La sfida di Hillary sarà quella di presentarsi come una donna capace di liberarsi di tutta quella zavorra, di tagliare con gli aspetti più inquietanti del passato, alla tenera età di 67 anni. © RIPRODUZIONE RISERVATA L’ex première dame in un’intervista al “suo” giornale racconta la separazione da Hollande: “Ma non volevo credere alle voci che circolavano” L’amarezza di Valérie: “Come cadere da un grattacielo” DAL NOSTRO CORRISPONDENTE ANAIS GINORI PARIGI — «Quando ho saputo, mi sono sentita cadere da un grattacielo». Valérie Trierweiler fa la sua prima intervista dopo la separazione, e ovviamente sceglie il “suo” giornale, Paris Match. Ricorda il momento della pubblicazione delle foto di Closer. «Se Hollande non fosse diventato presidente, saremmo ancora insieme» ribadisce l’ex première dame che pure ha tanto fatto per l’elezione del leader socialista. Sulla liaison del suo ex compagno con l’attrice Julie Gayet, di cui si parlava da mesi nei salotti parigini, Trierweiler risponde: «Non ho mai voluto credere alle voci che circolavano». Tuttavia riconosce che si erano «allontanati» negli ultimi mesi e che tra loro c’era ormai una certa distanza. «Bisogna essere in due per amarsi, ma ne basta uno per lasciarsi», chiosa l’ex première dame che ha imposto a Hollande di annunciare la separazione con Normativa Enti Locali “Bisogna essere in due per amarsi, ne basta uno per lasciarsi. Ora forse scriverò un libro” IN INDIA L’INTERVISTA La copertina di Paris Match dove Valérie Trierweiler tornerà a lavorare a tempo pieno La Trierweiler è rientrata dall’India mercoledì una dichiarazione unilaterale, e non con un comunicato comune. «Ti assumerai la responsabilità», ha detto Trierweiler a Hollande nel corso di un pranzo, la settimana scorsa, in cui i due hanno deciso i termini della loro rottura. Nella stessa occasione il presidente avrebbe riconosciuto che il trasferimento all’Eliseo è costato alla sua ex compagna una riduzione del suo reddito, e quindi acconsentito a sostenerla economicamente per l’alloggio e l’educazione dei figli, nati da un precedente matrimonio. In un’altra intervista, che uscirà oggi sul magazine del Parisien, Trierweiler confida: «Sono più delusa che arrabbiata. Ma non escludo di scrivere un libro». Sposata già due volte, racconta: «Non è la prima separazione della mia vita, solo che in questo caso è accaduta sotto ai Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 riflettori». E ancora: «So chi sono, mi posso guardare allo specchio. Sono libera». L’ex compagna di Hollande ricomincerà il suo lavoro a tempo pieno per Paris Match ma non solo. «La mia esperienza da première dame mi ha arricchita, ho scoperto che potevo fare molte cose per aiutare gli altri. Non voglio dare l’impressione di strumentalizzare il mio dolore». Sullo sfondo, c’è questa idea di libro autobiografico. Negli ultimi giorni, Trierweiler è stata contattata dai maggiori editori francesi, con promesse di lauti anticipi. Il libro “Une Envie de Verité” dell’ex première dame Cécilia Sarkozy, pubblicato in autunno, ha sfiorato le 100mila copie nonostante non contenga alcuna rivelazione piccante. Se davvero l’ex compagna di Hollande avesse voglia di raccontare i suoi anni accanto al leader socialista probabilmente l’interesse sarebbe ancora maggiore. © RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina 33 di 55 Ven 31/01/2014 La Repubblica Pagina 15 India. Pena di morte per i marò, New Delhi ci ripensa NEW DELHI - Il governo indiano sembra pronto a rivalutare l' ipotesi di adottare la legge antiterrorismo che prevede anche la pena di morte per il caso dei due marò italiani accusati di omicidio. Secondo il quotidiano Indian Express, il governo di New Delhi ha chiesto al ministero dell' Interno di rivedere il suo "via libera" sull' uso di questa normativa. «Al ministero è stato richiesto di considerare il fatto che la legge è stata pensata per far fronte ad atti di terrorismo e pirateria e questo non è il caso dell' omicidio dei due pescatori», scrive il giornale. Mercoledì lo stesso presidente della Commissione Ue, José Manuel Durao Barroso, ha sottolineato che ogni decisione sul caso dei due fucilieri del Battaglione SanMarco avrà «un impatto sulle relazioni complessive fra l' Unione Europea e l' India». Se il ministero della Giustizia fa marcia indietro, conclude il quotidiano, quello dell' Interno «può far marcia indietro e processare i due militari in base al codice penale indiano, anche se questo non lo può applicare la Nia, l' Agenzia Investigativa indiana». Intanto la mobilitazione per i due italiani si diffonde anche a Bruxelles, nell' aula del Comitato delle Regioni Ue, dove i rappresentanti della delegazione italiana hanno manifestato solidarietà indossando foulard gialli al collo e rivolgendo un appello al presidente Barroso, che apre la seduta. Con loro anche i presidenti della Regione Sicilia e Lazio Rosario Crocetta e Nicola Zingaretti. Normativa Enti Locali Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 Pagina 34 di 55 . Ven 31/01/2014 MF Pagina 21 21 Venerdì 31 Gennaio 2014 MF SHIPPING & LOGISTICA AUTORITÀ PORTUALE DI GENOVA NONSOLOMARE RIMORCHIATORI VENDE N A pochi giorni di distanza dall’annuncio dato a MF-Milano Finanza di volersi quotare in Borsa, Rimorchiatori Riuniti conferma anche la progressiva uscita dal mercato del trasporto marittimo di prodotti chimici. È stata infatti ufficializzata la cessione di Crystal Pool, azienda attiva nella gestione commerciale di navi chimichiere in Nord Europa, alla società inglese Borealis Maritime. Nel pacchetto ceduto da Gavarone e delle Piane ci sono anche quattro navi: le gemelle Crystal Diamond e Crystal Topaz (costruzioni del 2006 da 11.300 tonnellate di portata), Crystal Amaranto (9.000 tpl del 1999) e Crystal Skye (9.000 tpl del 1998). TX LOGISTIK A 230 MLN N L’impresa ferroviaria tedesca TX Logistik (interamente controllata da Trenitalia) ha registrato nel 2013 un fatturato di 230 milioni di euro che mira a raddoppiare nell’arco dei prossimi cinque anni. A dirlo è stato Frank Lehner, responsabile sales e marketing della società tedesca. La costante crescita delle attività ha anche portato TX Logistik a ricercare una sede nuova e più ampia, che sostituisse quella di Bad Honnef, ma che fosse sempre compresa tra il Reno e il Siebengebirge. La scelta è caduta su un edificio di nuova costruzione a TroisdorfSpich, circa 20 km a sud-est di Colonia, nel quale la società dispone ora di un’area di complessivi 8.000 mq. ACCORDO PALLETSWAYS N Palletways, gruppo specializzato nelle consegne espresse di merce su pallet, ha scelto la genovese Logika srl come concessionaria per le spedizioni nella provincia ligure. Fondata nel 2011 e guidata da Davide Nari, Logika srl dispone di 15 mezzi e un magazzino di oltre 2.000 mq. Nari ha spiegato che «entrando a far parte di Palletways abbiamo la possibilità di ampliare la gamma dei prodotti, sfruttando una rete eccezionalmente capillare, sia in Italia sia all’estero. Per ottenere il massimo da questa opportunità di crescita ci stiamo attrezzando in termini di risorse per lo sviluppo commerciale». Normativa Enti Locali N Cambiaso Risso potenzia l’offerta di intermediazione assicurativa nel business navale. In attesa dell’apertura del nuovo ufficio di CR Marine a Montecarlo previsto nei prossimi mesi, il gruppo genovese guidato da Mauro Iguera e Marco Risso ha rafforzato il team di assicurazione navale con l’arrivo di Roberto Naldi e Vittorio Gandus, usciti da banchero costa Insurance Broker. Il comparto assicurativo di Cambiaso Risso ha chiuso il 2013 in linea con il 2012, consolidando un monte premi di 200 milioni di euro, realizzato al 50% su clientela italiana e per il resto sui mercati internazionali (CR Marine è presente in particolare a Londra, Atene, Bergen, Singapore). Cambiaso Risso sbarca a Montecarlo AUTORITÀ PORTUALE DI GENOVA L’ASSOCIAZIONE DI CATEGORIA SI SPACCA SUL TESTO DA SOTTOPORRE A LUPI Addio riforma dei porti Non piace agli scali minori l’idea dei corridoi logistici regionali. I terminal marittimi adesso rischiano di rimanere ancorati a una legge risalente al 1994 Pagina a cura di Nicola Capuzzo P er gli scali marittimi italiani ieri doveva essere il giorno della svolta ma così non è stato. Il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Maurizio Lupi, doveva spiegare nel corso di un convegno a Roma i tratti distintivi della sua proposta normativa che intende portare in Parlamento ma non gli è stato possibile prendere parte ai lavori. Secondo quanto appreso da MF Shipping & Logistica questa bozza di riforma quasi sicuramente è destinata a rimanere un sogno. Nella proposta di riordino della legislazione portuale scritta dalla segreteria di Lupi si legge: «Le attuali 24 Autorità Portuali lasceranno il posto a nove distretti logistici: Alto Tirreno, Medio Tirreno, Basso Tirreno, Alto Adriatico, Medio Adriatico, Basso Adriatico-Ionio, Sicilia e Sardegna. Ogni distretto logistico sarà sotto il controllo di un’Autorità Portuale e Logistica di interesse strategico». Queste authority sarebbero da scegliere fra i seguenti core port selezionati dalle reti Ten-T europee: Genova, La Spezia, Livorno, Napoli, Gioia Tauro, Palermo, Taranto, Bari, Ancona, Ravenna, Venezia e Trieste. Le altre Autorità Portuali si dovevano accorpare alle rispettive Regioni e ogni presidente decadere al termine del rispettivo mandato. Nella bozza di riforma Lupi spiega ancora che «entro 60 giorni dall’entrta in vigore della riforma verrà adottato il Piano nazionale dei porti e della logistica e ciascun distretto logistico dovrà elaborare un proprio Piano integrato logistico che sostituisce i singoli piani regolatori portuali». Nessuna traccia, invece, del fondo d’investimento per gli scali cui aveva pensato l’attuale presidente di Assoporti, Pasqualino Monti, con il possibile coinvolgimento della Cassa Depositi e Sempre più crocieristi europei. In Italia +109% nel 2025 I l Mediterraneo rimarrà anche in futuro un mercato prezioso per l’industria delle crociere. A dirlo è l’ultima pubblicazione World Cruise Ports and Shipping to 2025 della società inglese Ocean Shipping Consultants dove si sottolinea che il Vecchio Continente continua a far registrare numeri crescenti in termini di persone che scelgono di partire per una crociera. Dai 6,6 milioni di passeggeri dello scorso anno, secondo le previsioni di OSC il mercato passerà a 7,5 milioni fra due anni per poi raggiungere i 9,8 milioni nel 2020 e i 12 milioni nel 2025. L’Italia rappresenta il terzo mercato continentale e crescerà ancora, secondo le previsioni OSC, del 109% nei prossimi 11 anni arrivando a toccare nel 2015 quota 1,8 milioni di crocieristi imbarcati. E lo stesso vale per gli spagnoli, che sceglieranno di salire a bordo per le vacanze: saranno 1,8 milioni nel 2025. Seppure questi due mercati ancora per due anni risentiranno della crisi economica domestica, dal Prestiti. Sarebbe invece prevista l’autonomia finanziaria per le Autorità Portuali che potranno trattenere nelle proprie casse l’1% di gettito Iva prodotto dalle merci movimentate in importazione senza tetto mas- Maurizio Lupi simo di 90 milioni di euro. Altre novità importanti della riforma erano la possibilità, da parte delle nuove Autorità, «di acquisire partecipazioni in società operanti anche all’estero nei settori di appartenenza» nonché «l’affidamento e controllo delle attività dirette alla fornitura di servizi di interesse generale». Quest’ultimo aspetto significa ad esempio che le tariffe e l’affidamento dei servizi tecnico-nautici (tra cui il rimorchio portuale) 2015 in poi torneranno a far registrare numeri in crescita. L’area del Mediterraneo continuerà dunque a rappresentare per le compagnie di crociera un mercato molto ricco grazie ai passeggeri europei ma anche agli americani, ai russi e a quelli provenienti da economie emergenti (Turchia, Sud America, Asia). Questo andamento è ovviamente legato anche al rapido sviluppo della flotta mondiale di navi passeggeri e all’offerta di capacità a bordo. Nel decennio 2003-2013, infatti, l’offerta messa sul mercato dalle compagnie nel Mediterraneo è più che triplicata, passando da 8,2 a 24,8 milioni di letti bassi, ma le prospettive sono ancora migliori. Nei prossimi 10 anni si prevede l’arrivo sul mercato di 161 navi di portata media pari a 2.000 passeggeri per assecondare una crescita nella domanda che vedrà passare il numero di crocieristi al mondo dai 21,7 milioni del 2013 a 36,4 milioni nel 2025 (+68%). dovrebbero passare dal controllo romano a quello locale. D’obbligo usare ormai il condizionale e il tempo passato perché pare proprio che la riforma tanto attesa non andrà in porto. Assoporti questa settimana si è spaccata in due fronti su questa discussione: da una parte i conservatori che, pur comprendendo l’importanza di ragionare in termini di corridoi logistici europei, vorrebbero mantenere in vita tutte le Autorità Portuali attualmente esistenti, e dall’altra gli innovatori, che preferirebbero concentrare l’offerta portuale italiana in poche grandi alleanze in grado di sfruttare al massimo l’economie di scala. Al vertice di questo secondo schieramento c’è Paolo Costa, presidente dell’Autorità Portuale di Venezia (e autore insieme a Maurizio Maresca del libro Il futuro europeo della portualità), il cui ragionamento è racchiuso nella seguente domanda: «I porti italiani in futuro vogliono giocare a livello continentale un ruolo da protagonisti o ci accontentia- Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 mo di figurare come dei comprimari?». Secondo Costa per attirare ad esempio in Adriatico i traffici container dell’alleanza P3 (Maersk, Msc e Cma Cgm) servono poche cose essenziali: «Un’offerta portuale da 5-8 milioni di TEUs, accessibilità nautica, ampi spazi a terra e una ferrovia funzionante». A quasi tutti le Autorità Portuali italiane evidentemente interessa mantenere lo status quo. D’accordo con Paolo Costa è Luigi Merlo, presidente dell’Autorità Portuale di Genova, che chiede venga «almeno data la possibilità, ai porti che lo richiedono, di sperimentare forme di coordinamento tra attività portuale e logistica retroportuale ragionando in termini di corridoi e non solo di singoli porti». Alle parole di Merlo, fanno eco quelle di Nereo Marcucci, presidente di Confetra, che suggerisce, di «puntare sui 14 porti «core» considerati strategici dall’Europa nell’ambito delle reti Ten-T». L’ultima speranza potrebbe essere una sintesi fra la riforma portuale attualmente in discussione al Parlamento e le misure pensate dal Ministro Lupi ma fra gli addetti ai lavori sono in pochi a sperarci. (riproduzione riservata) Pagina 35 di 55 Ven 31/01/2014 MF Pagina 21 l' associazione di categoria si spacca sul testo da sottoporre a lupi. Addio riforma dei porti Non piace agli scali minori l' idea dei corridoi logistici regionali. I terminal marittimi adesso rischiano di rimanere ancorati a una legge risalente al 1994. Per gli scali marittimi italiani ieri doveva essere il giorno della svolta ma così non è stato. Il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Maurizio Lupi, doveva spiegare nel corso di un convegno a Roma i tratti distintivi della sua proposta normativa che intende portare in Parlamento ma non gli è stato possibile prendere parte ai lavori. Secondo quanto appreso da MF Shipping & Logistica questa bozza di riforma quasi sicuramente è destinata a rimanere un sogno. Nella proposta di riordino della legislazione portuale scritta dalla segreteria di Lupi si legge: «Le attuali 24 Autorità Portuali lasceranno il posto a nove distretti logistici: Alto Tirreno, Medio Tirreno, Basso Tirreno, Alto Adriatico, Medio Adriatico, Basso Adriatico-Ionio, Sicilia e Sardegna. Ogni distretto logistico sarà sotto il controllo di un' Autorità Portuale e Logistica di interesse strategico». Queste authority sarebbero da scegliere fra i seguenti core port selezionati dalle reti Ten-T europee: Genova, La Spezia, Livorno, Napoli, Gioia Tauro, Palermo, Taranto, Bari, Ancona, Ravenna, Venezia e Trieste. Le altre Autorità Portuali si dovevano accorpare alle rispettive Regioni e ogni presidente decadere al termine del rispettivo mandato. Nella bozza di riforma Lupi spiega ancora che «entro 60 giorni dall' entrata in vigore della riforma verrà adottato il Piano nazionale dei porti e della logistica e ciascun distretto logistico dovrà elaborare un proprio Piano integrato logistico che sostituisce i singoli piani regolatori portuali». Nessuna traccia, invece, del fondo d' investimento per gli scali cui aveva pensato l' attuale presidente di Assoporti, Pasqualino Monti, con il possibile coinvolgimento della Cassa Depositi e Prestiti. Sarebbe invece prevista l' autonomia finanziaria per le Autorità Portuali che potranno trattenere nelle proprie casse l' 1% di gettito Iva prodotto dalle merci movimentate in importazione senza tetto massimo di 90 milioni di euro. Altre novità importanti della riforma erano la possibilità, da parte delle nuove Autorità, «di acquisire partecipazioni in società operanti anche all' estero nei settori di appartenenza» nonché «l' affidamento e controllo delle attività dirette alla fornitura di servizi di interesse generale». Quest' ultimo aspetto significa ad esempio che le tariffe e l' affidamento dei servizi tecnico-nautici (tra cui il rimorchio portuale) dovrebbero passare dal controllo romano a quello Normativa Enti Locali locale. D' obbligo usare ormai il condizionale e il tempo passato perché pare proprio che la riforma tanto attesa non andrà in porto. Assoporti questa settimana si è spaccata in due fronti su questa discussione: da una parte i conservatori che, pur comprendendo l' importanza di ragionare in termini di corridoi logistici europei, vorrebbero mantenere in vita tutte le Autorità Portuali attualmente esistenti, e dall' altra gli innovatori, che preferirebbero concentrare l' offerta portuale italiana in poche grandi alleanze in grado di sfruttare al massimo l' economie di scala. Al vertice di questo secondo schieramento c' è Paolo Costa, presidente dell' Autorità Portuale di Venezia (e autore insieme a Maurizio Maresca del libro Il futuro europeo della portualità), il cui ragionamento è racchiuso nella seguente domanda: «I porti italiani in futuro vogliono giocare a livello continentale un ruolo da protagonisti o ci accontentiamo di figurare come dei comprimari?». Secondo Costa per attirare ad esempio in Adriatico i traffici container dell' alleanza P3 (Maersk, Msc e Cma Cgm) servono poche cose essenziali: «Un' offerta portuale da 5-8 milioni di TEUs, accessibilità nautica, ampi spazi a terra e una ferrovia funzionante». A quasi tutti le Autorità Portuali italiane evidentemente interessa mantenere lo status quo. D' accordo con Paolo Costa è Luigi Merlo, presidente dell' Autorità Portuale di Genova, che chiede venga «almeno data la possibilità, ai porti che lo richiedono, di sperimentare forme di coordinamento tra attività portuale e logistica retroportuale ragionando in termini di corridoi e non solo di singoli porti». Alle parole di Merlo, fanno eco quelle di Nereo Marcucci, presidente di Confetra, che suggerisce, di «puntare sui 14 porti «core» considerati strategici dall' Europa nell' ambito delle reti Ten-T». L' ultima speranza potrebbe essere una sintesi fra la riforma portuale attualmente in discussione al Parlamento e le misure pensate dal Ministro Lupi ma fra gli addetti ai lavori sono in pochi a sperarci. (riproduzione riservata) Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 Pagina 36 di 55 . Ven 31/01/2014 24 Italia Oggi Pagina 24 I M P O S T E E TA S S E Venerdì 31 Gennaio 2014 Per la Ctr della Toscana va dato conto delle circostanze addotte in contraddittorio Studio di settore in fuorigioco Se l’ufficio del fi sco non dà ascolto al contribuente DI S ANDREA BONGI e l’ufficio non ascolta il contribuente lo studio di settore va in fuorigioco. È da annullare integralmente l’avviso di accertamento nel quale non si è dato conto delle circostanze addotte dal contribuente nel contraddittorio preventivo. Secondo la Commissione Tributaria Regionale della Toscana (sentenza n.135/25/13 depositata il 18/12/2013) l’appello dell’ufficio locale delle entrate contro la sentenza di primo grado, che aveva ridotto i maggiori ricavi accertati, va totalmente respinto ed in accoglimento dell’appello incidentale del contribuente l’accertamento va annullato con condanna alle spese dell’agenzia delle entrate per entrambi i gradi di giudizio. L’atteggiamento troppo superficiale in tema di studi di settore può dunque costare caro, anzi carissimo all’ufficio delle entrate. Dalla lettura della sentenza emerge infatti che il contri- buente, una società in nome collettivo, si era presentata nel contraddittorio preventivo con l’ufficio dimostrando essenzialmente due circostanza: il precario stato di salute dei suoi due soci nell’anno oggetto di accertamento e l’esistenza di una causa civile che aveva bloccato una commessa della società. Due circostanze che secondo i contribuenti avrebbero dovuto far desistere l’ufficio dalla pretesa costituita unicamente dalle risultanze dello studio di settore. Niente da fare. Nessuno di questi due elementi, si legge nella sentenza di appello, è stato considerato nella elaborazione dell’avviso di accertamento. L’assenza di giustificazione nella motivazione dell’avviso e l’assenza di un grave scostamento fra i ricavi dichiarati dalla società e quelli misurati dallo studio di settore costituiscono, ad avviso dei giudici della regionale, una “palese violazione dei principi generali del giusto procedimento”. Il ragionamento dei giudici toscani poggia sia sulle famose sentenze della Cassazione a sezioni unite - con richiamo espresso alla n.26638/2009 – sia sulla stessa prassi dell’amministrazione finanziaria. In relazione a tali presupposti, recita la sentenza, la pro- cedura di accertamento basata sugli studi di settore non può esimersi dall’esaminare la situazione concreta nella quale il contribuente svolge al sua attività ed il momento nel quale tale esame deve essere compiuto è indubbiamente il contraddittorio preventivo. Sarà infatti proprio grazie agli elementi ed alle circostanze direttamente acquisite o forniti dal contribuente nel contraddittorio preventivo, si legge in sentenza, che gli uffici potranno adeguare il risultato dell’applicazione degli studi di settore alla concreta realtà del contribuente. Purtroppo questi principi non sono stati affatto rispettati dall’ufficio nel caso di specie sottoposto al giudizio della regionale toscana. La bacchettata dei giudici di appello non è dunque tardata ad arrivare. Non solo l’appello promosso dall’ufficio deve essere respinto ma anzi, la sentenza della provinciale deve essere del tutto riformata con il conseguente annullamento dell’avviso di accertamento perché illegittimo. Il tutto in accoglimento delle controdeduzioni e dell’appello incidentale presentate dal difensore della società in nome collettivo. Fare appello è costato caro all’ufficio. Meglio tenersi la sentenza di primo grado che seppure riducendo di molto l’accertato aveva comunque rideterminato, in aumento, il reddito d’impresa della società. Non solo. L’ufficio è condannato dalla regionale anche alle spese processuali che vengono liquidate, per entrambi i gradi del giudizio. © Riproduzione riservata Il testo della sentenza su www.italiaoggi.it/documenti BREVI Il Senato ha approvato il testo del decreto cosiddetto milleproroghe As 1214, che in particolare prevede all’articolo 2-bis la proroga per i giudici di pace fino 31/12/2015. «L’Associazione nazionale giudici di pace», si legge in una sua nota, «ha conseguito un risultato molto importante a coronamento di un’azione costante e instancabile. In primis è intervenuta svariate volte, per esempio per impedire la scadenza dei colleghi che terminavano le funzioni dopo il 30/6/2014 e successivamente è stata l’unica associazione che non si è accontentata della proroga annuale, ma ha continuato a lavorare strenuamente e senza sosta per conseguire una maggiore continuità». pendenti alla Corte di Strasburgo c’è l’incapacità di ridurre il contenzioso, diversamente da quanto fatto da altri paesi, attraverso l’introduzione nell’ordinamento nazionale di norme che risolvano alla radice i problemi, come il sovraffollamento delle carceri o i tempi eccessivi della giustizia, alla base delle azioni legali avviate a Strasburgo. Il Consiglio regionale lombardo si è dotato di un piano triennale per la prevenzione della corruzione e di un piano per la trasparenza. Le delibere, approvate all’unanimità dall’ufficio di presidenza presieduto da Raffaele Cattaneo, rientrano in un «pacchetto» di provvedimenti sul tema del rispetto della legalità che comprende anche la nomina dei nuovi componenti dell’Osservatorio sulla legalità, organismo (lr n. 2 del 2011) che promuove azioni orientate verso l’educazione alla legalità e che Mario Monti ha ottenuto il sostegno del Parlamento europeo per la presidenza del cosiddetto «Gruppo di alto livello per le risorse proprie», l’organo composto da rappresentanti di Consiglio, Commissione e Parlamento per proporre tasse europee che possano alimentare il bilancio Ue riducendo così la contribu«È veramente sconcertante che il diretzione degli stati membri. tore dell’Agenzia delle entrate, Attilio Befera, affermi ancora una volta che è Nel 2013 l’Italia è riuna “leggenda metropolitana” l’esistensultata seconda solo alla za di premi per la cattura degli evasoRussia per il numero di ri. I premi esistono eccome e sono uno cause pendenti, ben 14.400, degli elementi che concorrono in modo davanti alla Corte europea determinante a rendere ancora più teso dei diritti dell’uomo di il rapporto tra Fisco e contribuente». Strasburgo. Nel 2012 era Lo afferma in una nota Enrico Zanetrisultata al terzo posto ti, vicepresidente della commissione alle spalle di Mosca e della finanze della camera e responsabile Turchia. È quanto emerge politiche fiscali di Scelta civica. «Prodal rapporto annuale della prio nei giorni scorsi ho presentato Corte reso noto ieri. Dietro un’interrogazione parlamentare al Mef l’ascesa dell’Italia nella top sul tema degli incentivi che concorroten dei paesi con più ricorsi esprime parere sulle iniziative che la regione intraprende ogni anno per celebrare la Giornata dell’impegno contro le mafie e in ricordo delle vittime (21 marzo). Il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia ha approvato all’unanimità la legge nazionale che con una modifica dello Statuto di autonomia sopprime le province di Trieste, Gorizia, Udine e Pordenone. Il testo deve essere ora approvato in doppia lettura da camera e senato. getti presentati tra novembre 2012 e marzo 2013 (di cui 79 programmi di Rete che sviluppano a loro volta 368 progetti portando il totale a 3.642 progetti), ne sono stati selezionati 372. Tra questi sono compresi 5 programmi di rete che sviluppano a loro volta 19 progetti portando il totale a 391 progetti finanziati. Su www. sanita.gov.it è disponibile l’elenco dei progetti ammessi ai finanziamenti. Da oggi, con l’entrata in vigore delle nuove regole adottate dall’Unione europea per il trasporto dei liquidi La Commissione nazionale ricer- che possono essere portati a bordo ca sanitaria (Cnrs), presieduta dal come bagaglio a mano, sarà possiministro della salute Beatrice Loren- bile, per chi farà shopping nei duty zin, ha approvato la graduatoria dei free in aeroporto o sull’aereo, portare progetti vincitori del bando «Ricerca a destinazione quanto acquistato Finalizzata e Giovani Ricercatori anche dopo aver compiuto uno scalo 2011-2012» del ministero della sa- intermedio. Si allentano così le restrilute. Sono stati assegnati comples- zioni finora in vigore con la vecchia sivamente finanziamenti per circa normativa. Il nuovo regolamento Ue 135 milioni di euro. Tra i 3.353 pro- 246/2013 del 19 marzo 2013 segna l’avvio della prima fase di ‘«liberalizzazione» per quanto riguarda il trasporto di liquidi, aerosol e gel. no a determinare i premi di risultato che spettano ai dirigenti dell’Agenzia Studi di consulenza legadelle entrate, evidenziando, in partile in campo per la cultura. colar modo, la criticità di quelli paAccade a Torino dove la rametrati al quantitativo di imposte Morello consulting fa da riscosse e alla percentuale di vittorie mecenate per due iniziative in contenzioso. Nella mia interrogazioin coincidenza con la celene», conclude Zanetti, «ho proposto di brazione di San Valentino: valutare alcune modifiche all’attuale una cena d’arte organizzata sistema incentivante e, quando mercopresso la Gam dove si potrà ledì prossimo arriverò la risposta, non cenare e ammirare le opere se la potranno certo cavare con le legdi Renoir e il rilancio del gende metropolitane che pretendono borgo medievale, il cui ristodi imporre a quelli che evidentemente rante riapre i battenti per considerano dei sudditi». dar luce e musica ad uno degli angoli più suggestivi © Riproduzione riservata di Torino. Zanetti: i premi di risultato sono realtà Normativa Province Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 Pagina 37 di 55 Ven 31/01/2014 Italia Oggi Pagina 24 brevi Il Senato ha approvato il testo del decreto cosiddetto milleproroghe As 1214, che in particolare prevede all' articolo 2-bis la proroga per i giudici di pace fino 31/12/2015. «L' Associazione nazionale giudici di pace», si legge in una sua nota, «ha conseguito un risultato molto importante a coronamento di un' azione costante e instancabile. In primis è intervenuta svariate volte, per esempio per impedire la scadenza dei colleghi che terminavano le funzioni dopo il 30/6/2014 e successivamente è stata l' unica associazione che non si è accontentata della proroga annuale, ma ha continuato a lavorare strenuamente e senza sosta per conseguire una maggiore continuità». Mario Monti ha ottenuto il sostegno del Parlamento europeo per la presidenza del cosiddetto «Gruppo di alto livello per le risorse proprie», l' organo composto da rappresentanti di Consiglio, Commissione e Parlamento per proporre tasse europee che possano alimentare il bilancio Ue riducendo così la contribuzione degli stati membri. Nel 2013 l' Italia è risultata seconda solo alla Russia per il numero di cause pendenti, ben 14.400, davanti alla Corte europea dei diritti dell' uomo di Strasburgo. Nel 2012 era risultata al terzo posto alle spalle di Mosca e della Turchia. È quanto emerge dal rapporto annuale della Corte reso noto ieri. Dietro l' ascesa dell' Italia nella top ten dei paesi con più ricorsi pendenti alla Corte di Strasburgo c' è l' incapacità di ridurre il contenzioso, diversamente da quanto fatto da altri paesi, attraverso l' introduzione nell' ordinamento nazionale di norme che risolvano alla radice i problemi, come il sovraffollamento delle carceri o i tempi eccessivi della giustizia, alla base delle azioni legali avviate a Strasburgo. Il Consiglio regionale lombardo si è dotato di un piano triennale per la prevenzione della corruzione e di un piano per la trasparenza. Le delibere, approvate all' unanimità dall' ufficio di presidenza presieduto da Raffaele Cattaneo, rientrano in un «pacchetto» di provvedimenti sul tema del rispetto della legalità che comprende anche la nomina dei nuovi componenti dell' Osservatorio sulla legalità, organismo (lr n. 2 del 2011) che promuove azioni orientate verso l' educazione alla legalità e che esprime parere sulle iniziative che la regione intraprende ogni anno per celebrare la Giornata dell' impegno contro le mafie e in ricordo delle vittime (21 marzo). Il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia ha approvato all' unanimità la legge nazionale che con una modifica dello Statuto di autonomia sopprime le province di Trieste, Gorizia, Udine e Pordenone. Il Normativa Province testo deve essere ora approvato in doppia lettura da camera e senato. La Commissione nazionale ricerca sanitaria (Cnrs), presieduta dal ministro della salute Beatrice Lorenzin, ha approvato la graduatoria dei progetti vincitori del bando «Ricerca Finalizzata e Giovani Ricercatori 2011-2012» del ministero della salute. Sono stati assegnati complessivamente finanziamenti per circa 135 milioni di euro. Tra i 3.353 progetti presentati tra novembre 2012 e marzo 2013 (di cui 79 programmi di Rete che sviluppano a loro volta 368 progetti portando il totale a 3.642 progetti), ne sono stati selezionati 372. Tra questi sono compresi 5 programmi di rete che sviluppano a loro volta 19 progetti portando il totale a 391 progetti finanziati. Su www.sanita.gov.it è disponibile l' elenco dei progetti ammessi ai finanziamenti. Da oggi, con l' entrata in vigore delle nuove regole adottate dall' Unione europea per il trasporto dei liquidi che possono essere portati a bordo come bagaglio a mano, sarà possibile, per chi farà shopping nei duty free in aeroporto o sull' aereo, portare a destinazione quanto acquistato anche dopo aver compiuto uno scalo intermedio. Si allentano così le restrizioni finora in vigore con la vecchia normativa. Il nuovo regolamento Ue 246/2013 del 19 marzo 2013 segna l' avvio della prima fase di '«liberalizzazione» per quanto riguarda il trasporto di liquidi, aerosol e gel. Studi di consulenza legale in campo per la cultura. Accade a Torino dove la Morello consulting fa da mecenate per due iniziative in coincidenza con la celebrazione di San Valentino: una cena d' arte organizzata presso la Gam dove si potrà cenare e ammirare le opere di Renoir e il rilancio del borgo medievale, il cui ristorante riapre i battenti per dar luce e musica ad uno degli angoli più suggestivi di Torino. Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 Pagina 38 di 55 . Ven 31/01/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 47 Il Sole 24 Ore Venerdì 31 Gennaio 2014 - N. 30 Impresa & territori 47 Consumi. Il colosso di vendite online Alibaba e altri gruppi del settore fanno ormai concorrenza alle banche L’ESPERTO Cina, l’e-commerce apre alla finanza Così un’impresa può avviare un negozio online a Pechino Gli utenti possono depositare i risparmi in fondi a tassi vantaggiosi Rita Fatiguso PECHINO. Dal nostro corrispondente «Cambieremo le banche se non saranno capaci di cambiare da sole». Il proclama di Jack Ma, numero uno di Alibaba, il colosso delle vendite online che da solo fattura quanto tutto l’online americano, trova un preciso riscontro nel successo enorme dell’e-commerce cinese anche sul versante della finanza. Un successo tale da far parlare di barbari alle porte delle banche, una frase che ciclicamente fa capolino sui media locali. Ogni giorno, in Cina, milioni di persone controllano i guadagni dei loro conti accesi su Alipay, il circuito di pagamenti e finanziamenti creato da Alibaba tra i mugugni di China Unionpay, il numero uno delle carte di credito cinesi titolare dell’omonimo circuito. Perché in Cina il commercio online ha partorito la finanza online che sta supportando, a sua volta, il commercio online. Un circolo virtuoso, ma anche unfenomenotalmenteaggressivo da far parlare di assalto al sistema bancario tradizionale. Le banche tradizionali stanno offrendo tassi più alti sui depositi proprio per contrastare la finanza online e recuperare i clienti sottratti dalla finanza online.Molti clientihannoscelto prodotti Internet, come Yu’eBao, uno strumento finanziario online sempre ideato dal gigante Alibaba, che permette agli utenti di depositare i propri TV risparmi in un fondo. A fine 2013, Yu’eBao aveva 43 milioni di utenti con depositi complessiviper 185 miliardi diyuan (circa 31 miliardi di dollari). Tra le banche più reattive citiamo China Construction Bank, Agricultural Bank of China e Bank of Communication. Tutte e tre hanno rialzato il tasso sui depositi del 10% per alcuniclientioperunperiodo determinato, sempre allo scopo di rintuzzare gli attacchi che arrivano dall’online. Non solo Alibaba, ma anche Baidu, Tencent, JD.com, Su- COMPETIZIONE I grandi istituti di credito tradizionali sono spinti a loro volta a offrire condizioni più vantaggiose alla clientela ningTesco, Yeepay, Wangxin e Qnar.constannofacendoproseliti nel mondo di internet con prodotti ad hoc. Pagamenti con i cellulari, finanza peer to peer negletta alle banche normali, finanziamenti per i titolari dei propri negozi online, perfino un circuito nel caso di Alibaba come Alipay con l’obiettivo di far concorrenza a China Union Pay. Ma anche raccolta selvaggia di risparmio un tempo impensabile per gli operatori telematici, insomma, forse la misura è colma. Perché il panorama cinese è da Far West, non ci cono regole, né leggi specifiche, il che rende il panorama molto complesso. Il versante finanziario soffre di un gap di regolamentazione. Per questo il 2013 è stato considerato il primo anno della finanza online. Con tanto di soluzioni particolarmente innovative, considerando il panorama generale del credito cinese, ma anche tante incogni- te, tra cui i flop di alcuni prodotti finanziari. Ma è un fatto: il matrimonio tra smartphone e finanza online sta funzionando alla grande, gli utenti cinesi lo considerano un mezzo migliore per disporre delle loro risorse, meno costoso e più flessibile. Insomma, in Cina starebbe per verificarsi la profezia di un altro visionario del calibro di Bill Gates, il quale predisse anni fa che le banche commerciali si sarebbero estinte come dinosauri sotto i colpi di internet. Le autorità cinesi hanno acceso la lente sul fenomeno proprio a causa della velocità con la quale l’internet banking segue a ruota e moltiplica gli effetti dell’e-commerce e in considerazione del fatto che non esiste, al momento, una regolamentazione precisa del settore. Questo spiega anche fenomeni preoccupanti come il collasso,qualchemesefa,diunaventinadisitidifinanziamentopeerto peer, andati in cortocircuito. L’episodio ha innescato il monito delle autorità: il vice direttore della Banca centrale ha detto che «bisogna tener presente ragioni etiche e di opportunità davantiaquestotipodifenomeni». Per questo la China banking regulatory commission starebbe intensificando gli sforzi per mettere a puntouna nuova normativa su misura che almeno detti il passo al fenomeno senza però stroncarlo sul nascere. Pena il crollo dell’intero sistema dell’e-commerce. Davanti alla riluttanza delle banche grandie piccolea finanziare imprese di media grandezza, Jack Ma e soci si sono fatti avanti garantendo la sopravvivenza di migliaia di realtà che in Cina sarebbero state travolte dalla stretta alla liquidità e ai prestiti che da mesi affligge il sistema finanziario cinese. Amazon China 1,9 Tmall (Alibaba) 51,2 Altri 11,8 Fonte: iResearch IL SORPASSO Quota dell’e-commerce sul totale delle vendite al dettaglio. In % Germania Cina (grandi città) Cina (totale) Usa Giappone Canada 2012 2009 2010 2011 10 8 6 4 2 0 Fonte: Bain & Company Il volume di affari GLI ACQUISTI IN AUMENTO La Cina ama l’e-commerce, è quasi sorpasso sugli Usa Loshoppingonline èdiventatounostiledivita periconsumatoricinesi chenel2013hannospeso 213 miliardididollarionline, pocomeno degliamericani chenehannospesiinvece Tassi di crescita a due cifre in soli cinque anni LaspesaonlineinCinaè aumentatainmaniera esponenzialeinquestiultimi anni:dal2009(secondoBain& Co)l’incrementoèstatodel 70%annualeedentroil2015 raggiungeranno 543 mlddi dollari 225 SPESA ONLINE 2013 213 miliardi 543 miliardi © RIPRODUZIONE RISERVATA 9.05 | Mix 24 Nella prima parte Giovanni Minoli ospita Giuseppe De Rita (foto), presidente del Censis. A seguirele notizie del giorno con Pietrangelo Buttafuoco e Mario Sechi SPETTACOLO BBC KNOWLEDGE | 21.00 RAITRE | 21.05 – I segreti dei tesori antichi. IVichinghisullecostedell’America primadell’arrivo diCristoforo Colombo:la«mappadiVinland», chesipresumerisalgaalXVsecolo, potrebberivelaremoltosuiprimi insediamenti"europei"sulsuolodel NuovoMondo. – Pearl Harbor, diMichaelBay,conBenAffleck,Josh Hartnett,Usa2001(162’). Giapponesiall’assaltodellabase navaleamericananelPacifico. Quandoilkolossalhailfiatocorto. 6.30 | 24 mattino L’Italia si desta di Alessandro Milan RAIMOVIE | 21.15 9.05 | Mix 24 di Giovanni Minoli con Pietrangelo Buttafuoco e Mario Sechi – Il giorno dello sciacallo, diFredZinnemann,conEdwardFox, GranBretagna1973(141’).Francia, primianni60:ilmicidialekiller chiamato«Losciacallo»hail presidentedeGaullenelmirino. PREMIUM CINEMA | 21.15 – The adventurer - Il mistero dello scrigno di Mida, di Jonathan Newman, con Michael Sheen, Usa 2013 (95’). C’è un intero mondo nascosto sotto la Londra vittoriana, pieno zeppo di meandri e segreti. ATTUALITÀ – Pane quotidiano. Laregistaedrammaturga palermitanaEmmaDanteparlacon ConcitaDeGregoriodelsuoultimo spettacoloteatrale,«Lesorelle Macaluso». RAITRE | 13.10 – Il tempo e la storia. L’effettodelleazionidevastantidei sommergibilisullosvolgimento delledueguerremondiali: intervieneErnestoGalliDella Loggia. LA 7 | 21.10 – Le invasioni barbariche. LapresidentedellaCameraLaura Boldrini,CorradoAugias,Carlo Cracco,AndreaDelogu,TaiyeSelasi eAlessandroDi Battistafragliospiti diDariaBignardi. MTV | 21.10 – Il testimone. Inchiestasulmondodell’occulto:il vulcanicoPifsegueunconvegno organizzatodal«Comitatoitaliano perilcontrollodelleaffermazionisul paranormale». Normativa Province LOTTO Lotto Estrazione del 30 gennaio 2014 Nazionale 9 63 83 89 53 Bari 84 66 88 27 17 Cagliari 19 78 18 27 53 Firenze 33 30 29 50 37 Genova 26 61 58 10 78 Milano 80 74 84 68 82 Napoli 50 4 70 22 40 Palermo 34 57 86 66 55 Roma 85 26 41 63 80 Torino 42 12 58 53 33 Venezia 34 73 86 29 11 SuperEnalotto Combinazione vincente 7 21 28 45 59 90 Jolly 74 Numero Superstar 65 Montepremi 1.534.163,89 À 6 punti – – 5+1 – – 5 punti 12 19.177,05 À 4 punti 1.035 224,55 À 3 punti 34.297 13,48 À 5 stella – – 4 stella 4 22.455,00 À 3 stella 155 1.348,00 À 2 stella 2.359 100,00 À 1 stella 14.625 10,00 À 0 stella 29.252 5,00 À 6.15 | America 24 di Mario Platero 7.00 | Gr 24 7.20 | In primo piano 9.05 | Il faccia a faccia: Giuseppe De Rita 9.30 | Cosa bolle in pentola? 9.45 | La storia: Rita, ribelle alla mafia 11.05 | Cuore e denari di Nicoletta Carbone e Debora Rosciani 12.30 | Melog, cronache meridiane di Gianluca Nicoletti 13.00 | Effetto giorno, le notizie in 60 minuti di Simone Spetia 13.45 | America 24 di Mario Platero ISTRUZIONI PER L’USO Bisogna aprire una società distributiva controllabile al 100% Senza negozio fisico procedura più lunga attività di distribuzione, la c.d. Foreign Invested Commercial Enterprise (FICE). La principale normativa di riferimento in materia è rappresentata dal "Regolamento amministrativo in materia di investimenti stranieri nel settore commerciale" che ha aperto il commercio domestico all’investimento straniero. Le FICE sono organizzazioni semplici ed abbastanza economiche che, in generale, consentono di: importare ed esportare; vendere al dettaglio e all’ingrosso; organizzare attività di franchising; svolgere attività su commissione; godere di vantaggi fiscali che gli uffici di rappresentanza non possiedono; svolgere attività di controllo qualità, servizi post vendita e tutti gli altri servizi legati all’acquisto o alla vendita di prodotti sul Avvocati Nctm Studio Legale Associato © RIPRODUZIONE RISERVATA DATI A CURA DI iLMeteo.it www.ilsole24ore.com/meteo RAIDUE | 21.10 L’industriale farmaceutico Sergio Dompè (nella foto) intervistato da Nicola Porro DA NON PERDERE territorio cinese. Tali FICE possono essere costituite sia in forma di società mista (Joint Venture), sia in forma di società ad intero capitale straniero (WFOE). Una società commerciale il cui oggetto sociale comprenda la vendita al dettaglio può anche svolgere vendita on-line dal momento che la definizione normativa di vendita al dettaglio comprende anche quella attraverso il web. Qualora non si intenda aprire un negozio fisico, l’oggetto sociale della società commerciale dovrà contemplare espressamente la vendita on-line. In tal caso, il progetto di costituzione della società dovrà essere approvato dal ministero del Commercio a livello provinciale oppure, per città come Pechino, Shanghai, Tianjin e Chongqing, a livello di municipalità. Più complessa è invece la creazione di una piattaforma per la vendita on-line di prodotti di terzi. Il legislatore cinese definisce tale tipo di servizi come "Value-Added Telecom Services" (VATS). Una società che fornisca questo tipo di servizi è soggetta a diverse restrizioni. Anzitutto gli investitori stranieri non possono detenere più del 50% delle quote della società, che pertanto sarà necessariamente considerata una joint venture sino-straniera; in secondo luogo il ministero dell’Industria e dell’Informatica ha di fatto dimostrato di essere restio ad approvare tale tipo di progetti concedendo le licenze VATS. Un raro esempio di joint venture sino-straniera che ha ottenuto tale licenza è Amazon China. ii) apertura di un punto vendita solo on-line; iii) apertura di un negozio virtuale su piattaforma altrui; iv) apertura di un sito web per vendita di prodotti altrui. La presenza di uno o più negozi sul territorio è molto importante per il consumatore in quanto consente di fare l’esperienza del "touch and feel". Il passo fondamentale affinché un investitore straniero possa aprire un punto vendita on-line in Cina è quello di costituire una società abilitata a svolgere IL TEMPO Il faccia a faccia RAITRE | 12.45 LA STIMA PER IL 2015 RADIO 24 A CURA DI LUIGI PAINI RAIUNO | 23.20 – Tv 7. La nuova "questora" Maria Rosaria Maiorino, la "prefetta" Francesca Cannizzo, la dirigente dell’antirapina Silvia Como: a Palermo ai vertici della sicurezza c’è un tris di donne, impegnate in prima linea contro la criminalità organizzata. N ell’ambito del 12˚piano quinquennale di programmazione (2011-2015), la Cina ha affermato il suo bisogno di aumentare in modo significativo il contributo che l’e-commerce può offrire all’economia nazionale, migliorando sensibilmente il livello dei servizi e cercando di attirare sul mercato cinese una serie di aziende influenti a livello internazionale; sottolineando la volontà di sviluppare le nuove tecnologie nei settori dell’information technology e delle telecomunicazioni e di sviluppare un rapporto più equilibrato tra le aziende di Stato e quelle private. Il risultato è stato tangibile: tra gennaio e novembre 2012, il sito www.alibaba.com ha registrato 121,49 miliardi di euro di transazioni. Secondo iResearch il mercato dello shopping on-line raggiungerà un giro d’affari, entro il 2015, di 2.551 miliardi di yuan cinesi, pari a 309 miliardi di euro. Per le aziende italiane interessate ad entrare in un mercato così vasto e carico di potenzialità come quello cinese, è necessario essere preparati al contesto nel quale si andrà ad operare e alle sfide che l’e-commerce in Cina chiede di superare. Nel segmento B2C, dove l’interazione avviene tra un’impresa e un cliente, la concentrazione di società attive sul territorio cinese è piuttosto alta. I principali attori del mercato sono Taobao, 369buy.com, amazon.cn e dandang.com. I temi attualmente disciplinati dalla normativa cinese sono i seguenti: i) apertura di un punto vendita off-line ed on-line; I BIG CINESI Quote di mercato dei siti di e-commerce in Cina in percentuale, 2012 Tencent 6,8 Suning 4,5 Dangdang 2,6 Jingdong Gome 2,1 17,5 VipShop 1,9 Virus-Ilcontagiodelleidee NAT GEO | 21.55 – L’impero della droga. Sulletraccedell’immensobusiness legatoalnarcotrafficomondiale:il programmafatappainGiamaica. di Laura Formichella e Enrico Toti Le quote di mercato 11.05 Cuore e denari Frequenze:800-080408 Per intervenire alle trasmissioni: 800-240024 SMS 349-2386666 IGrpossono essereascoltatianche su: www.radio24.it www.ilsole24ore.com AGF Mondo & Mercati 14.05 | Tutti convocati di Carlo Genta e Pierluigi Pardo 12.30 Melog, cronache meridiane ILSOCIALNETWORK RADIOFONICO GianlucaNicoletti(foto)apreuno squarciosullarealtàcondivisa, realizzandounaspaziodiascolto attivo,diideeenarrazioni personalicherileggano l’attualità min 0 Alessandria - max 20 Salerno Nord: Piogge diffuse con maltempo sui settori centro orientali. Piogge deboli al Nordovest, poi in cessazione in giornata. Neve a 900/1300 m . Temperature in generale aumento. Centro: Piogge ancora intense e con maltempo sul Centroest Sardegna. Nubi e piogge diffuse anche sulla Toscana, più irregolari sul resto dei settori peninsulari ma peggiora in serata. Sud e isole: Cieli nuvolosi ovunque per tutto il giorno ma con piogge inizialmente sulla Sicilia e sui settori ionici poi in estensione a tutte le regioni in serata. Temperature in generale aumento. 16.30 La versione di Oscar 15.20 | Sound check di Gegè Telesforo STAREBENEESPENDERE MEGLIO Soldiesalute:aspetti fondamentalinellavitaditutti noi.NicolettaCarboneeDebora Rosciani(foto)ciaiutanonella risoluzionedeipiccoliegrandi problemiquotidiani Oggi 16.05 | Voi siete qui di Matteo Caccia APPUNTAMENTOCON L’ATTUALITÀECONOMICA Economiaefinanza,riformee mercato,impostee privatizzazione.OscarGiannino (nellafoto)affrontaitemipiù spinosiincompagniadegli interventidegliascoltatori 16.30 | La versione di Oscar di Oscar Giannino 17.05 | Focus economia La giornata economico finanziaria 18.30 | La zanzara In volo sull’attualità 17.05 Focus economia 20.55 | Smart city di Maurizio Melis 21.00 | Effetto notte, le notizie in 60 minuti di Roberta Giordano 22.05 | Focus economia R 23.05 | Mix 24 R GR 24: all’ora STRADE IN DIRETTA: ai 15’ e ai 45’ BORSE IN DIRETTA: alla mezz’ora Il sole: Milano 7.47 17.26 Roma 7.25 17.22 Domani min 2 Alessandria - max 20 Salerno Nord: Tempo compromesso con piogge diffuse per tutto il giorno su tutte le regioni. Nevicate moderate o forti sopra 1000/1200 metri. Peggiora su alto Piemonte in serata con neve sui 700 m. Centro: Nubi irregolari con piogge sparse e schiarite. Al pomeriggio più nubi e piogge più intense su Toscana e sulla Sardegna occidentale e settentrionale. Neve a quote oltre i 1300/1500 m. Sud e isole: Il tempo peggiora forte sulla Calabria ionica con piogge violente, temporali e nubifragi intensi poi verso la Lucania e la Puglia meridionale. Piogge moderate altrove,deboli in Sicilia. LAGIORNATA ECONOMICO-FINANZIARIA L’approfondimentoquotidiano diSebastianoBarisoni(nella foto)suitemidell’attualità economicaedellafinanza conlevocideiprotagonisti elechiusurediborsa Il sole: Milano 7.46 17.28 Roma 7.24 17.23 come Temperature Italia la casa Consigli, materiali e soluzioni per ripensare la tua casa DOMANI Bratislava -1 1 -4 1 Praga 1 4 4 7 Stoccolma 0 4 12 14 12 14 Bruxelles 1 7 Bari 12 16 11 12 Bucarest -14 -8 -9 -3 Tirana 8 15 9 12 7 11 9 12 Budapest -1 0 -5 1 Vienna -1 1 -4 -1 10 13 Copenaghen -4 0 -1 2 Zurigo -3 4 0 4 11 15 Dublino 4 7 2 6 Bologna Cagliari 9 11 Firenze 10 14 Genova 4 7 8 10 Francoforte -2 4 Milano 1 5 4 6 Ginevra -2 7 Napoli 12 19 12 15 Helsinki -14 -10 Palermo 13 17 11 14 Istanbul Roma 13 15 12 14 Kiev Torino 1 5 Venezia 10 12 Europa Amsterdam Nuovo, in edicola a 3,50 euro OGGI Ancona Atene 3 5 Lisbona 10 12 Londra Lubiana -1 6 4 7 Madrid -6 -5 -1 0 Mondo 0 6 Casablanca 12 14 13 15 -3 6 Hong Kong 14 24 15 24 -9 -6 Il Cairo 9 24 11 25 18 24 1 5 3 5 Johannesburg 17 24 -22 -14 -20-10 Los Angeles 12 16 11 14 11 13 New Delhi 9 19 9 17 9 20 2 7 5 7 New York -5 3 -4 6 0 3 1 2 Rio De Janeiro 25 34 24 33 3 10 7 9 Singapore 22 29 21 29 9 14 7 11 Mosca -26 -15 -23 -11 Sydney 17 33 21 27 Belgrado -7 -3 -5 1 Oslo -6 -5 -7 -2 Tel Aviv 9 22 11 24 Berlino -3 3 -2 4 Parigi 2 8 5 8 Tokyo 2 10 1 5 Debole Moderato Forte Sole Poco Nuv. Coperto Nuvoloso Pioggia Temporali Grandine Neve Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 Nebbia Calmo Mosso Agitato Pagina 39 di 55 Ven 31/01/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 47 L' ESPERTO. Così un' impresa può avviare un negozio online a Pechino ISTRUZIONI PER L' USO Bisogna aprire una società distributiva controllabile al 100% Senza negozio fisico procedura più lunga. Laura Formichella e Enrico Toti Nell' ambito del 12° piano quinquennale di programmazione (2011-2015), la Cina ha affermato il suo bisogno di aumentare in modo significativo il contributo che l' e-commerce può offrire all' economia nazionale, migliorando sensibilmente il livello dei servizi e cercando di attirare sul mercato cinese una serie di aziende influenti a livello internazionale; sottolineando la volontà di sviluppare le nuove tecnologie nei settori dell' information technology e delle telecomunicazioni e di sviluppare un rapporto più equilibrato tra le aziende di Stato e quelle private. Il risultato è stato tangibile: tra gennaio e novembre 2012, il sito www.alibaba.com ha registrato 121,49 miliardi di euro di transazioni. Secondo iResearch il mercato dello shopping on-line raggiungerà un giro d' affari, entro il 2015, di 2.551 miliardi di yuan cinesi, pari a 309 miliardi di euro. Per le aziende italiane interessate ad entrare in un mercato così vasto e carico di potenzialità come quello cinese, è necessario essere preparati al contesto nel quale si andrà ad operare e alle sfide che l' e-commerce in Cina chiede di superare. Nel segmento B2C, dove l' interazione avviene tra un' impresa e un cliente, la concentrazione di società attive sul territorio cinese è piuttosto alta. I principali attori del mercato sono Taobao, 369buy.com, amazon.cn e dandang.com. I temi attualmente disciplinati dalla normativa cinese sono i seguenti: i) apertura di un punto vendita off-line ed on-line; ii) apertura di un punto vendita solo online; iii) apertura di un negozio virtuale su piattaforma altrui; iv) apertura di un sito web per vendita di prodotti altrui. La presenza di uno o più negozi sul territorio è molto importante per il consumatore in quanto consente di fare l' esperienza del "touch and feel". Il passo fondamentale affinché un investitore straniero possa aprire un punto vendita on-line in Cina è quello di costituire una società abilitata a svolgere attività di distribuzione, la c.d. Foreign Invested Commercial Enterprise (FICE). La principale normativa di riferimento in materia è rappresentata dal "Regolamento amministrativo in materia di investimenti stranieri nel settore commerciale" che ha aperto il commercio domestico all' investimento Normativa Province straniero. Le FICE sono organizzazioni semplici ed abbastanza economiche che, in generale, consentono di: importare ed esportare; vendere al dettaglio e all' ingrosso; organizzare attività di franchising; svolgere attività su commissione; godere di vantaggi fiscali che gli uffici di rappresentanza non possiedono; svolgere attività di controllo qualità, servizi post vendita e tutti gli altri servizi legati all' acquisto o alla vendita di prodotti sul territorio cinese. Tali FICE possono essere costituite sia in forma di società mista (Joint Venture), sia in forma di società ad intero capitale straniero (WFOE). Una società commerciale il cui oggetto sociale comprenda la vendita al dettaglio può anche svolgere vendita on-line dal momento che la definizione normativa di vendita al dettaglio comprende anche quella attraverso il web. Qualora non si intenda aprire un negozio fisico, l' oggetto sociale della società commerciale dovrà contemplare espressamente la vendita on-line. In tal caso, il progetto di costituzione della società dovrà essere approvato dal ministero del Commercio a livello provinciale oppure, per città come Pechino, Shanghai, Tianjin e Chongqing, a livello di municipalità. Più complessa è invece la creazione di una piattaforma per la vendita on-line di prodotti di terzi. Il legislatore cinese definisce tale tipo di servizi come "ValueAdded Telecom Services" (VATS). Una società che fornisca questo tipo di servizi è soggetta a diverse restrizioni. Anzitutto gli investitori stranieri non possono detenere più del 50% delle quote della società, che pertanto sarà necessariamente considerata una joint venture sino-straniera; in secondo luogo il ministero dell' Industria e dell' Informatica ha di fatto dimostrato di essere restio ad approvare tale tipo di progetti concedendo le licenze VATS. Un raro esempio di joint venture sino-straniera che ha ottenuto tale licenza è Amazon China. Avvocati Nctm Studio Legale Associato © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 Pagina 40 di 55 . Ven 31/01/2014 Corriere della Sera Pagina 39 Economia 39 Corriere della Sera Venerdì 31 Gennaio 2014 Il nuovo gruppo Elkann: l’Italia resta centrale, la famiglia è compatta. Il titolo recupera in Borsa Il rapporto Caio Rete Telecom pubblica? Per Letta è «l’extrema ratio» Ma Patuano frena ancora «Lo scorporo della rete è nelle possibilità del governo. Anche se come extrema ratio». Tanto per non lasciare che lo spettro aleggiasse nell’aria durante la presentazione del rapporto di Francesco Caio sullo stato di salute dell’infrastruttura telefonica, il premier Enrico Letta lo ha citato subito, dando una forte connotazione politica alle conclusioni: «Lo Stato ha poteri con sfumature varie di invasività: da atti di indirizzo fino alla bomba atomica in cui la valigetta è in mano al Parlamento e al governo, con il bottoncino rosso che è quello dello scorporo e della pubblicizzazione della rete che rappresenta l’extrema ratio di un intervento che rimane sullo sfondo, nel momento in cui questo complesso di obiettivi si dovesse verificare nel tempo che non dovesse essere raggiunto». In effetti, il termine scorporo, nel rapporto del commissario del governo, elaborato con Scott Marcus e Gèrard Pogorel, non compare mai. Il messaggio è giunto in ogni caso forte e chiaro negli uffici di Telecom. Nonostante non fosse presente perlomeno curioso che non ci fosse nessuno dei manager delle società di telecomunicazioni oggetto dello studio - l’amministratore delegato dell’ex monopolista, Marco Patuano, ha risposto a stretto giro: «Sono convinto che il caso dello scorporo come extrema ratio sia un modo molto efficace per enfatizzare l’assoluta strategicità del tema e la necessità di La rete chiudere il gap digitale con altri Paesi europei. Le ipotesi di scorporo ex lege, Il commissario tuttavia, mi sembrano difficilmente per l’Agenda conciliabili col quadro normativo, digitale, tanto Ue quanto nazionale». Letta ha Francesco anche detto che Naguib Sawiris, che Caio ieri è tornato a manifestare il suo interesse, sarebbe il benvenuto, come tutti coloro che vogliono investire. Venendo al merito del rapporto secondo i dati raccolti dai tre esperti l’Italia ha un’ottima copertura per la banda larga base (fino a 2 megabit al secondo) ma crolla nelle classifiche quando si guarda al raggiungimento di obiettivi 2020 sull’ultra banda larga (100% della popolazione con 30 Mbps e 50% con 100). Le notizie positive ci sono: i piani di investimento attuali dovrebbero portare in 2-3 anni 30 Mbps al 50% della popolazione. Ma oltre il 2016 si aprono i dubbi, anche a causa dei limiti del modello di sviluppo scelto, il fiber to the cabinet che lascia però l’ultimo tratto in rame. Da qui il consiglio del rapporto al governo: vigilare. Fiat, le tasse tra Roma e Londra Saccomanni: convinti che sia tutto regolare. Befera: vigileremo ROMA — Ires, Irap, Iva, Imu e accise, come ovviamente i contributi sociali, pagati dalle imprese controllate in Italia continueranno a essere versati in Italia. Quello che cambierà, con la fusione di Fiat spa nella nuova holding FCA, con sede giuridica in Olanda e quella fiscale in Gran Bretagna, che garantisce una tassazione privilegiata dei dividendi, sarà proprio la sorte delle imposte sul reddito distribuito dalle controllate alla capogruppo. Ma per il fisco italiano non sarebbe una gran perdita, spiegano da Torino. Almeno fin quando la società non ricomincerà a distribuire gli utili. Ancora nel 2013, si legge nel comunicato di due giorni fa, la Fiat Spa ha registrato un imposta sul reddito “positiva” di 943 milioni di euro. Cioè ha addirittura maturato un credito fiscale di quasi un miliardo, per una partita straordinaria nel bilancio della neo acquisita Chrysler di circa 1,5 miliardi, che ha più che compensato gli oneri fiscali di competenza dell’esercizio (557 milioni, 313 per la società americana, 244 per Fiat esclusa Chrysler). Le mosse 1 2 3 Sede fiscale in Regno Unito Credito d’imposta Prevista la «exit tax» Diverse imposte sul reddito distribuito dalle controllate alla capogruppo Nel 2013 Fiat Spa ha registrato un credito fiscale pari a 943 milioni di euro Fiat pagherà le tasse sulle plusvalenze che non fossero già state tassate La nota non spiega se tutte queste imposte, a debito e credito, siano state regolate solo in Italia. Per avere un quadro preciso della situazione bisognerà aspettare qual- che mese e il bilancio civilistico, ma le autorità italiane non sembrano comunque molto preoccupate per il gettito. «Di per sé nell’operazione non c’è nulla di irregolare» ha detto ieri il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni. Che ha tuttavia garantito che l’operazione «sarà oggetto di esame». Come conferma l’Agenzia delle Entrate. «Verifiche- Vegas (Consob) «Mediobanca ispezione ordinaria» Quelle a Mediobanca sono state «ispezioni ordinarie». Lo ha detto il presidente Consob, Giuseppe Vegas, ieri alla presentazione della «Carta degli investitori». «Ogni tanto facciamo delle ispezioni. A Mediobanca – ha aggiunto Vegas – non ci aspettiamo di trovare niente, come al solito». remo il pieno rispetto delle norme fiscali: le società in Italia pagheranno regolarmente le imposte in Italia» ha detto ieri il direttore, Attilio Befera, intervenuto al Telefisco del Sole 24 Ore. Aggiungendo che, nel momento del trasferimento della sede fiscale in Gran Bretagna, Fiat si vedrà comunque imporre una «exit tax». Dovrà cioè pagare le tasse sulle plusvalenze relative ai beni aziendali che non fossero già state tassate, come se fosse una cessione. Un’imposta che potrebbe tuttavia essere sospesa in attesa dell’effettivo realizzo delle plusvalenze. In un’intervista a La Stampa, il presidente John Elkann oltre a tagliar corto sulla questione fiscale (non cambia «assolutamente niente») spiega che l’Italia resta centrale («sarà il centro di un mercato immenso») e ribadisce che la famiglia è compatta e manterrà salde le redini del nuovo gruppo. Ieri, intanto Fiat ha segnato un discreto recupero in Borsa, (+2,97% dopo la caduta del 4,1% della vigilia). Mario Sensini © RIPRODUZIONE RISERVATA Massimo Sideri @massimosideri © RIPRODUZIONE RISERVATA L'analisi IL SINDACATO METTE I CAF AL SERVIZIO DEL «BONUS MOBILI» di DARIO DI VICO Mentre le relazioni industriali appaiono impotenti nell’affrontare la crisi dell’industria degli elettrodomestici e nell’evitare i processi di delocalizzazione dal settore del legno-arredo arriva una notizia in controtendenza e confortante. Non solo imprenditori e sindacato tentano di marciare di comune accordo per rispondere ai colpi della crisi ma sperimentano anche formule inedite di collaborazione economica, che negli anni prima della Grande Crisi sarebbero state addirittura impensabili. In virtù di un’intesa sottoscritta ieri a Milano con la FederlegnoArredo i centri di assistenza fiscale di Cgil-CislUil, i Caf, forniranno informazioni e aiuto a tutti i cittadini che vorranno usufruire del bonus mobili. Si tratta delle detrazioni fiscali – varate dal governo Letta e ora prorogate fino al 31 dicembre 2014 – a favore dell’acquisto di arredamento per le abitazioni soggette a ristrutturazione. In sostanza il sindacato confederale mette a disposizione le sue reti (forti di una “clientela” che va dagli 8 ai 10 milioni di iscritti e non) per una corretta informazione al consumatore e di conseguenza per spingere sul mercato un provvedimento che va in definitiva a favore del lavoro e dell’occupazione. Secondo i dati della Federlegno il bonus ha già prodotto da giugno 2013 ben 300 milioni di fatturato e mille posti di lavoro in più. Le attese per il 2014 ovviamente sono più alte e vedremo quale contributo darà in concreto la collaborazione con i sindacati. L’intesa va a rafforzare i rapporti tra l’associazione di categoria aderente alla Confindustria e le tre sigle confederali del settore (FenealUil, Filca-Cisl e Fillea-Cgil) e crea le condizioni per ulteriori sperimentazioni che verranno discusse in una apposito tavolo di lavoro per la politica industriale inaugurato ieri. «Crediamo in una politica dei piccoli passi – spiega Giovanni De Ponti, direttore di Federlegno –. Così come abbiamo collaborato con i sindacati per recepire le norme sull’apprendistato nell’età dell’obbligo scolastico sicuramente troveremo nuove strade nell’immediato futuro». Del resto come ha commentato Marinella Meschieri, segretaria della Fillea: «I numeri della crisi sono allarmanti e dobbiamo attivarci in tutte le forme per tutelare l’occupazione e mantenere sul territorio nazionale le competenze professionali». DENOMINAZIONE CODICE ISIN VALUTA EMISSIONE TAGLIO MINIMO PREZZO DI EMISSIONE SCADENZA CEDOLA ANNUA LORDA CEDOLA ANNUA NETTA (1) RENDIMENTO EFFETTIVO ANNUO LORDO (2) RENDIMENTO EFFETTIVO ANNUO NETTO (1)(2) OBBLIGAZIONE BANCA IMI COLLEZIONE TASSO FISSO DOLLARO AUSTRALIANO OPERA II IT0004990161 AUD 2.000 DOLLARI AUSTRALIANI 99,74% 28/01/2019 5,20% 4,16% 5,258% 4,216% NOK 15.000 CORONE NORVEGESI 99,74% 28/01/2019 3,55% 2,84% 3,606% 2,895% OBBLIGAZIONE BANCA IMI COLLEZIONE TASSO FISSO CORONA NORVEGESE OPERA II IT0004990310 © RIPRODUZIONE RISERVATA Sindacati Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 Pagina 41 di 55 Ven 31/01/2014 Corriere della Sera Pagina 39 il Sindacato mette i Caf al Servizio del «Bonus Mobili» Mentre le relazioni industriali appaiono impotenti nell' affrontare la crisi dell' industria degli elettrodomestici e nell' evitare i processi di delocalizzazione dal settore del legno-arredo arriva una notizia in controtendenza e confortante. Non solo imprenditori e sindacato tentano di marciare di comune accordo per rispondere ai colpi della crisi ma sperimentano anche formule inedite di collaborazione economica, che negli anni prima della Grande Crisi sarebbero state addirittura impensabili. In virtù di un' intesa sottoscritta ieri a Milano con la FederlegnoArredo i centri di assistenza fiscale di Cgil-Cisl-Uil, i Caf, forniranno informazioni e aiuto a tutti i cittadini che vorranno usufruire del bonus mobili. Si tratta delle detrazioni fiscali - varate dal governo Letta e ora prorogate fino al 31 dicembre 2014 - a favore dell' acquisto di arredamento per le abitazioni soggette a ristrutturazione. In sostanza il sindacato confederale mette a disposizione le sue reti (forti di una "clientela" che va dagli 8 ai 10 milioni di iscritti e non) per una corretta informazione al consumatore e di conseguenza per spingere sul mercato un provvedimento che va in definitiva a favore del lavoro e dell' occupazione. Secondo i dati della Federlegno il bonus ha già prodotto da giugno 2013 ben 300 milioni di fatturato e mille posti di lavoro in più. Le attese per il 2014 ovviamente sono più alte e vedremo quale contributo darà in concreto la collaborazione con i sindacati. L' intesa va a rafforzare i rapporti tra l' associazione di categoria aderente alla Confindustria e le tre sigle confederali del settore (Feneal-Uil, FilcaCisl e Fillea-Cgil) e crea le condizioni per ulteriori sperimentazioni che verranno discusse in una apposito tavolo di lavoro per la politica industriale inaugurato ieri. «Crediamo in una politica dei piccoli passi - spiega Giovanni De Ponti, direttore di Federlegno -. Così come abbiamo collaborato con i sindacati per recepire le norme sull' apprendistato nell' età dell' obbligo scolastico sicuramente troveremo nuove strade nell' immediato futuro». Del resto come ha commentato Marinella Meschieri, segretaria della Fillea: «I numeri della crisi sono allarmanti e dobbiamo attivarci in tutte le forme per tutelare l' occupazione e mantenere sul territorio nazionale le competenze professionali». Sindacati Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 Pagina 42 di 55 . Ven 31/01/2014 la Repubblica VENERDÌ 31 GENNAIO 2014 ■ 12 La Repubblica Pagina 12 LA SVOLTA DEL LINGOTTO ECONOMIA L’auto Utili nella holding estera, costi in Italia così Fiat-Chrysler pagherà meno tasse Saccomanni: “Nulla di irregolare”. Befera: “Verificheremo” WALTER GALBIATI MILANO — «Nulla di irregolare». È la voce del ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, a rompere il silenzio sul trasferimento della Fiat all’estero, seguita da quella dello sceriffo delle tasse, Attilio Befera. «Verificheremo il pieno rispetto delle leggi fiscali italiane», ha ribadito più prudentemente il direttore dell’Agenzia delle Entrate. Il modello di partenza che Sergio Marchionne ha in mente per fondere la Fiat Auto con la Chrysler è lo stesso utilizzato per le controllate che operano nella produzione di trattori e camion, l’italiana Fiat Industrial spa e la olandese Cnh Nv: la sede fiscale sarà nel Regno Unito, quella legale in Olanda. Una fusione transfrontaliera, in cui una società italiana diventa olandese e stabilisce la sede fiscale in Inghilterra. Per le tasse, lo scoglio da superare è dimostrare che «la sede centrale gestionale e organizzativa sia situata (in tutto o in parte) nel Regno Unito», scrive la Fiat nel prospetto informativo dell’operazione Cnh. Le autorità fiscali olandesi e inglesi non hanno avuto nulla da dire e hanno subito accolto a braccia aperte un colosso mondiale del calibro di Fiat, mentre l’Agenzia delle Entrate non si è ancora espressa. Ora la questione è raddoppiata perché riguarderà anche la Fiat Auto. Qualche grattacapo potrebbe arrivare dalla «struttura gestionale e organizzativa» del presidente John Elkann che rimarrà per il momento a Torino: «Il mio ufficio è questo, quello in cui mio nonno ha passato gli ultimi cinque anni della sua vita, e non si sposterà, resta qui, al Lingotto», ha spiega- Tutto si gioca nei rapporti tra la casa madre londinese e le società operative con sede italiana to in una intervista al quotidiano La Stampa. Sergio Marchionne, invece, ha già in mente cosa trasferire fin da subito all’estero: i dividendi, gli interessi e le royalties (marchi e brevetti), ovvero tutti quei beni delle società italiane che generano utili, lasciando in Italia soprattutto i costi. Spostare i palazzi del resto è più difficile che spostare asset immateriali, ma col tempo anche le vere «strutture gestionali e organizzative» (dagli uffici direttivi alla ricerca del gruppo) dovranno cambiare sede per dare concretezza al via libera londinese e per non incorrere in qualche sanzione da parte dell’Agenzia delle Entrate. Il giochetto è semplice ed è all’ordine del giorno di qualsiasi multinazionale, da quelle della moda a Internet. I benefici fiscali sono generati soprattutto dai rapporti intercompany tra la holding estera e le società operative con sede in Italia. Se la Fiat incassasse i dividendi a Torino, pagherebbe l’1,375% di tasse, mentre in Inghilterra la tassazione è nulla. Non si tratta di grandi cifre, anche Sindacati IL NUOVO SIMBOLO Fca è il nuovo simbolo che si vedrà solo sui documenti. Sulle auto resteranno tutti i vari marchi storici se su numeri rilevanti il valore è tutt’altro che risibile. I benefici aumentano per gli interessi e le royalties: nel primo caso la holding raccoglie i capitali a Londra, finanzia l’operativa e incassa gli interessi sul finanziamento. Nel secondo caso, i marchi e i brevetti custoditi tra gli asset della holding estera vengono venduti al- l’operativa italiana che paga un corrispettivo. È chiaro che in entrambi i casi i profitti finiscono in capo alla holding, mentre i costi in capo alla operativa italiana. L’effetto è duplice: da una parte l’utile non viene tassato in Italia, ma in un Paese fiscalmente più morbido, dall’altra i costi (il corrispettivo versato per i marchi e gli interessi) abbattono i ricavi italiani contribuendo ad abbassare le tasse sugli utili residui che la società operativa produce in Italia. Non sarà difficile immaginare in un prossimo futuro una Fiat londinese che controllerà una Fiat spa o una semplice divisione italiana di Fiat svuotata dai marchi, dai brevetti e caricata di costi e interessi in modo tale da avere un monte utili su cui pagare una Ires (27,5%, in Uk è al 21%) più bassa possibile. Lo Stato si consolerà con l’Irap (3,9%) che comunque quel che resta di Fiat dovrà sempre versare. Per farla franca, Marchionne dovrà però dimostrare al Fisco che i brevetti e i marchi (come Ferrari e Maserati) non sono nati e pensati in Italia. È una strada in salita, ma già intrapresa con la decisione di sostituire il vecchio marchio Fabbrica Italiana Automobili Torino con il più internazionale Fca (Fiat Chrysler Automobiles). Per esportare gli asset all’estero, Fiat non dovrà nemmeno sborsare la Exit tax. Prima del 2011, per trasferire la sede fuori dall’Italia, era necessario pagare subito le tasse sulle plusvalenze che il passaggio degli asset da una società a un'altra avrebbe generato. Ora la tassazione è differita nel tempo e viene rimandata solo al momento della cessione vera e propria dell’asset. La storia vuole che dal 2011 gli Agnelli hanno iniziato a pianificare le due operazioni Cnh e Fiat Auto. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il governatore dello Stato vuole applicare la legge che impedisce di fatto il tesseramento Il caso Volkswagen negli Usa apre ai sindacati i repubblicani del Tennessee insorgono DAL NOSTRO CORRISPONDENTE FEDERICO RAMPINI NEW YORK — La Volkswagen vuole introdurre la concertazione sociale nei suoi stabilimenti americani. Per farlo ha bisogno di un interlocutore qui sconosciuto. Si chiama sindacato. Ed è subito polemica: la destra re- Lo scontro è l’avvisaglia di una sfida più grande: tra un anno scadono i contratti dei metalmeccanici pubblicana denuncia la “congiura” tedesca come un attentato al libero mercato. Accade a Chattanooga nel Tennessee, uno di quegli Stati del Sud dove i repubblicani regnano. E dove il sindacato è praticamente fuori legge: da anni norme punitive rendono quasi impossibile il tesseramento, il negoziato organizzato, la contrattazione collettiva. E’ questo il segreto dietro la rinascita del profondo Sud, dove molte aziende americane e multi- nazionali straniere hanno investito per approfittare di salari bassissimi. E’ il modello Electrolux, ma applicato all’interno di uno stesso paese: concorrenza interna e dumping sociale, fanno degli Stati come Tennessee, Alabama, Mississippi, un’interessante alternativa alle delocalizzazioni in Cina (o in Polonia). Il problema è che la Volkswagen non ci sta. «La nostra azienda — dice il portavoce di Volkswagen America, Scott Wilson — apprezza il diritto dei lavoratori ad essere rappresentati, in tutte le sue fabbriche». Quella del Tennessee, creata nel 2011, oggi ha 1.600 dipendenti e fu costruita con 577 milioni di dollari di sussidi statali. L’avesse saputo, il governatore repubblicano Bill Haslam… si stava mettendo il nemico in casa. Oggi Chattanooga diventa il cavallo di Troia del United Auto Workers, il sindacato americano dei metalmeccanici. Al quale i manager tedeschi srotolano il tappeto rosso. Per la destra, questa fabbrica diventa uno scandalo insopportabile. Il governatore Haslam, il senatore locale Bob Corker, protestano indignati per un accordo tra manager e operai che secondo loro «danneggia la competitività dello Stato e la sua attrattiva per futuri investimenti». Il timore è che l’esempio Volkswagen possa contagiare altre due case tedesche, Mercedes e Bmw, anche COME IN COREA Il Wall Street Journal ha dedicato un commento allo scontro sulla rappresentanza sindacale nello stabilimento Volkswagen a Chattanooga dal titolo “Pyongyang, Tennessee” Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 loro con stabilimenti nel Tennessee. Si mobilita un guru del neoliberismo, Grover Norquist, star del pensiero di destra che ha ispirato diversi movimenti anti-tasse. Un’organizzazione confindustriale tappezza di manifesti la città: «I sindacati hanno divorato Detroit. Il loro prossimo pasto sarà Chattanooga». A nulla serve che i top manager della Volkswagen, una delle case automobilistiche più competitive del pianeta, si affannino a spiegare che a casa loro il dialogo con i sindacati non ha mai rovinato l’azienda. Ad aizzare gli animi c’è Detlef Wetzel, il capo del sindacato tedesco IG Metall: «Rifiutare i sindacati significa respingere uno dei pilastri della democrazia. Allora tanto vale andare a produrre autmobili in Corea del Nord». Il Wall Street Journal, oltraggiato, intitola: “Pyongyang, Tennessee”. Sono avvisaglie di una sfida più grossa: tra un anno scadono i contratti nazionali dei metalmeccanici Usa. Che vogliono rimettere in discussione le concessioni d’emergenza fatte nella crisi 2008: cioè il doppio regime salariale, con buste page dimezzate per i neoassunti. Problemi in vista anche per la Chrysler, che su quello sconto retributivo ha fondato il suo rilancio. © RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina 43 di 55 Ven 31/01/2014 La Repubblica Pagina 12 Il casoIl governatore dello Stato vuole applicare la legge che impedisce di fatto il tesseramento. Volkswagen negli Usa apre ai sindacati i repubblicani del Tennessee insorgono DAL NOSTRO CORRISPONDENTEFEDERICO RAMPININEW YORK - La Volkswagen vuole introdurre la concertazione sociale nei suoi stabilimenti americani. Per farlo ha bisogno di un interlocutore qui sconosciuto. Si chiama sindacato. Ed è subito polemica: la destra repubblicana denuncia la "congiura" tedesca come un attentato al libero mercato. Accade a Chattanooga nel Tennessee, uno di quegli Stati del Sud dove i repubblicani regnano. E dove il sindacato è praticamente fuori legge: da anni norme punitive rendono quasi impossibile il tesseramento, il negoziato organizzato, la contrattazione collettiva. E' questo il segreto dietro la rinascita del profondo Sud, dove molte aziende americane e multinazionali straniere hanno investito per approfittare di salari bassissimi. E' il modello Electrolux, ma applicato all' interno di uno stesso paese: concorrenza interna e dumping sociale, fanno degli Stati come Tennessee, Alabama, Mississippi, un' interessante alternativa alle delocalizzazioni in Cina (o in Polonia). Il problema è che la Volkswagen non ci sta. «La nostra azienda - dice il portavoce di Volkswagen America, Scott Wilson - apprezza il diritto dei lavoratori ad essere rappresentati, in tutte le sue fabbriche». Quella del Tennessee, creata nel 2011, oggi ha 1.600 dipendenti e fu costruita con 577 milionidi dollari di sussidi statali. L' avesse saputo, il governatore repubblicano Bill Haslam… si stava mettendo il nemico in casa. Oggi Chattanooga diventa il cavallo di Troia del United Auto Workers, il sindacato americano dei metalmeccanici. Al quale i manager tedeschi srotolano il tappeto rosso. Per la destra, questa fabbrica diventa uno scandalo insopportabile. Il governatore Haslam, il senatore locale Bob Corker, protestano indignati per un accordo tra manager e operai che secondo loro «danneggia la competitività dello Stato e la sua attrattiva per futuri investimenti». Il timore è che l' esempio Volkswagen possa contagiare altre due case tedesche, Mercedes e Bmw, ancheloro con stabilimenti nel Tennessee. Si mobilita un guru del neoliberismo, Grover Norquist, star del pensiero di destra che ha ispirato diversi movimenti anti-tasse. Un' organizzazione confindustriale tappezza di manifesti la città: «I sindacati hanno divorato Detroit. Il loro prossimo pasto sarà Chattanooga». A nulla serve Sindacati che i top manager della Volkswagen, una delle case automobilistiche più competitive del pianeta, si affannino a spiegare che a casa loro il dialogo con i sindacati non ha mai rovinato l' azienda. Ad aizzare gli animi c' è Detlef Wetzel, il capo del sindacato tedesco IG Metall: «Rifiutare i sindacati significa respingere uno dei pilastri della democrazia. Allora tanto vale andare a produrre autmobili in Corea del Nord». IlWall Street Journal, oltraggiato, intitola: "Pyongyang, Tennessee". Sono avvisaglie di una sfida più grossa: tra un anno scadono i contratti nazionali dei metalmeccanici Usa. Che vogliono rimettere in discussione le concessioni d' emergenza fatte nella crisi 2008: cioè il doppio regime salariale, con buste page dimezzate per i neoassunti. Problemi in vista anche per la Chrysler, che su quello sconto retributivo ha fondato il suo rilancio.© RIPRODUZIONE RISERVATALo scontro è l' avvisaglia di una sfida più grande: tra un anno scadono i contratti dei metalmeccaniciCOME IN COREAIl Wall Street Journal ha dedicato un commento allo scontro sulla rappresentanza sindacale nello stabilimento Volkswagen a Chattanooga dal titolo "Pyongyang, Tennessee" Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 Pagina 44 di 55 . Ven 31/01/2014 Italia Oggi Pagina 43 Venerdì 31 Gennaio 2014 M ER CAT I E F I NAN ZA 43 Su base annua, il giro d’affari del social network è salito del 63% Facebook, vince lo spot Nel quarto trimestre pubblicità a +76% È stata la pubblicità mobile a guidare l’ottima performance dei conti dell’ultimo trimestre 2013 di Facebook che hanno battuto ampiamente le attese degli analisti per il terzo trimestre consecutivo. Le inserzioni su smartphone hanno messo a segno ricavi per 2,34 miliardi di dollari, +76% rispetto allo stesso trimestre del 2012, generando il 53% dei ricavi totali da pubblicità del gruppo californiano. Nel terzo trimestre rappresentavano il 49%. Il giro d’affari del social network ha registrato un +63% su base annua a 2,59 miliardi di dollari, contro 1,59 mld dello stesso periodo 2012. Il mercato si attendeva 2,33 mld. Per l’intero anno il dato è arrivato a 7,9 miliardi, meglio delle stime (7,6 mld). Gli utili netti sono stati di 523 milioni di dollari, o 20 centesimi per azione, contro i 64 mln, o 3 cent ad azione, dello stesso trimestre 2012. Al netto di voci straordinarie, il dato è stato di 31 cent, oltre le attese ferme a 27. Per l’intero anno, i profitti netti sono arrivati a 1,5 miliardi. Un grande risultato in attesa del suo decimo compleanno che festeggerà il prossimo 4 febbraio, soprattutto se si prende in considerazione il fatto che in borsa ha chiuso il 2103 segnando un +75%. Il gruppo guidato da Mark Zuckerberg ha dichiarato di avere 1,23 miliardi di utenti attivi al mese, +16% rispetto al 2012. Gli utenti attivi mensili su dispositivi mobili sono stati 945 milioni (+39%). Invece il numero di utenti attivi quotidianamente su tablet e smartphone sono arrivati a 556 milioni. I dati tuttavia non comprendono Instagram, il social network per condivisione di fotografie controllato dalla società di Zuckerberg che ha visto nell’ultimo anno raddoppiare la sua base utenti. © Riproduzione riservata Sindacati Alitalia: bene piano, no esuberi Sì al piano Alitalia, ma senza neppure un esubero dei 1.900 previsti dall’azienda. È questa la linea espressa ieri mattina dai sindacati nell’incontro avuto con il ministro dei trasporti, Maurizio Lupi, e con l’a.d. di Alitalia, Gabriele Del Torchio. Il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, ha spiegato che «questa volta bisogna dare atto al governo che ha fatto una regia efficace. Etihad vuole un accordo entro il quale ci possa essere il consenso dei sindacati», un consenso che si potrà avere «sulla base della soluzione dei problemi: se ci sono esuberi, no; con una soluzione che garantisca tutti, sì». Sulla stessa linea anche il segretario della Cgil, Susanna Camusso, che ha precisato che «non si può chiudere la vertenza con la questione degli esuberi aperta. Bisogna fare un piano per lo sviluppo e per crea- re le condizioni di una partnership forte». Per la Fit Cisl «si è aperta formalmente la procedura di esuberi strutturali. I tempi stringono, noi siamo pronti a discutere a una condizione inderogabile: non ci devono essere lavoratori che perdono posti di lavoro», ha detto il segretario generale, Giovanni Luciano. Nuovo vertice in serata, ma interlocutorio; si prosegue oggi e nei prossimi giorni. Nessun passo in avanti sugli esuberi. Il nodo della cig a zero ore non è ancora sciolto. «Non possiamo gestire così gli esuberi strutturali», ha detto Mauro Rossi, segretario nazionale di Filt-Cgil. Per Claudio Tarlazzi, Uil trasporti, l’azienda lavora «per chiudere con le banche». L’a.d. Del Torchio ha infine annunciato che «presto» tornerà a incontrare i vertici di Etihad. © Riproduzione riservata BREVI Fonsai. Il giudice del tribunale di Torino ha ammesso come parti civili al processo Fonsai, che vede imputati Salvatore Ligresti e tre ex manager della compagnia assicurativa, la stessa Fondiaria Sai, oggi controllata da Unipol. Anche Mediobanca e Unicredit, azionisti di peso della compagnia assicurativa, sono state ammesse come parti civili. Sarà l’udienza del 10 aprile, l’ultima in cui ci si potrà costituire parte civile al processo. Il giudice ha accolto la richiesta avanzata dai legali delle associazioni dei consumatori di disporre pubblici proclami sul processo. Poste italiane ha ottenuto da Bsi la certificazione del suo Cert (Centro di gestione e coordinamento delle attività di prevenzione, analisi e risposta alle minacce informatiche) secondo la Iso/ Iec 27001 e la Certificazione Csa Star. Il Cert di Poste italiane è la prima realtà in Italia e tra le prime al mondo a conseguire questa certificazione; è l’unico operatore di servizi postali a essere certificato Iso/Iec 27001 e Csa Star ed è tra prime tre realtà al mondo a essere certificata Csa Star per servizi di sicurezza erogati anche in modalità cloud. Il gruppo Ferragamo ha realizzato nel 2013 ricavi consolidati per 1,25 mld di Sindacati euro, +9%; tutte le aree geografiche hanno registrato nell’anno un incremento a doppia cifra del fatturato. Google ha annunciato la vendita di Motorola mobility al colosso cinese dei computer Lenovo per 3 miliardi di dollari. BL Società di Investimento a Capitale Variabile (SICAV) di diritto lussemburghese 14, boulevard Royal - L-2449 Lussemburgo R.C.S. Lussemburgo B 45 243 DIVIDENDI PER L’ANNO 2013 L’Assemblea Generale Ordinaria ha deliberato in data 9 gennaio 2014 di procedere al pagamento dei seguenti dividendi a partire dal 3 febbraio 2014, con data ultima del NAV cum-dividend il 30 gennaio 2014 e la prima data del NAV ex dividend il 31 gennaio 2014: Roche ha chiuso il 2013 con un utile netto a +17% a 11,16 mld di franchi. Il fatturato è salito del 3% a 46,78 mld chf (52,1 mld usd). La crescita dovrebbe proseguire anche quest’anno. Roche Italia ha chiuso l’anno con un fatturato di 1,25 mld di euro, comprensivo di Roche spa (farmaceutica, fatturato in calo del 5,3% a 848,7 mln di euro) e di Roche diagnostics spa (fatturato di 401 milioni, -3,5%). Comparto Classi ISIN Valuta Ammontare TID* Coupon BL-GLOBAL 30 A LU0048291826 EUR 6,86608 3,4974 20 BL-GLOBAL 50 A LU0048292634 EUR 6,89952 2,0400 20 BL-GLOBAL 75 A LU0048293285 EUR 11,74519 1,8943 19 BL-GLOBAL EQUITIES A LU0439764787 EUR 0,79706 n/a n/a BL-GLOBAL FLEXIBLE EUR A LU0211339816 EUR 1,55288 0,0334 9 BL-EQUITIES DIVIDEND A LU0309191491 EUR 3,98233 0,0114 n/a BL-EQUITIES DIVIDEND AI LU0495663105 EUR 5,06973 n/a Visa. Nel primo trimestre fiscale, chiuso a dicembre, ha registrato utili e ricavi in rialzo. I profitti sono cresciuti dell’8,8% a 1,41 miliardi di dollari; i ricavi operativi sono cresciuti dell’11% a 3,16 miliardi di dollari; i volumi di pagamenti sono saliti dell’11% a 1.200 miliardi di dollari. Cnh industrial ha chiuso il 2013 con ricavi pari a 25,8 miliardi di euro. L’utile netto è cresciuto del 2%, a 917 milioni di euro, il risultato della gestione ordinaria è stato di 1.985 milioni, con un margine del 7,7%. n/a BL-EQUITIES DIVIDEND AR LU0495662800 EUR 3,82519 0,2630 n/a BL-EMERGING MARKETS A LU0309191905 EUR 1,36585 0,5456 n/a BL-EQUITIES JAPAN A LU0578147992 JPY 63,17060 n/a n/a BL-EUROPEAN SMALLER A COMPANIES LU0832875354 EUR 0,42063 n/a n/a BL-SHORT TERM EURO A LU0093571064 EUR 2,49250 2,4925 26 BL-EQUITIES EUROPE A LU0439765081 EUR 2,06902 n/a n/a BL-BOND DOLLAR A LU0093570843 USD 9,51683 9,51683 25 BL-BOND EURO A LU0093570686 EUR 6,03299 6,03299 25 BL-GLOBAL BOND A LU0093569837 EUR 8,30606 8,30606 18 I dividendi riportati sono pagabili, al ricevimento dei relativi coupon, dai seguenti operatori finanziari: - Banque de Luxembourg, Société Anonyme, 14, boulevard Royal, L-2449 Lussemburgo ; - Street Bank Spa, Via Ferrante Aporti, 10, I- 20125 Milano. Gli Azionisti possono reinvestire gratuitamente i propri dividendi a partire dal 3 febbraio 2014 fino al 3 febbraio 2015 al NAV applicabile in conformità con il Prospetto della SICAV. Il prospetto, inclusi lo statuto e le schede informative dei singoli comparti, i Documenti contenenti le Informazioni Chiave per gli Investitori (KIID) e le relazioni finanziarie sono disponibili gratuitamente presso la sede legale della SICAV e presso State Street Bank Spa, Via Ferrante Aporti, 10, I-20125 Milano, Soggetto Incaricato dei Pagamenti della SICAV in Italia. * Applicazione della Direttiva EU 2003/48/EC del 3 giugno 2003: il Taxable Income per Dividend (TID) rappresenta l’imposta prevista per il summenzionato pagamento di dividendi cui è tenuto l’investitore individuale che incassa il dividendo in uno Stato Membro dell’Unione Europea diverso dal proprio paese di residenza. Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 I fatti separati dalle opinioni Telefono 02/58219.1 - e-mail: [email protected] Direttore ed editore: Paolo Panerai (02-58219209) Direttore ed editore associato: Pierluigi Magnaschi (02-58219207) Condirettore: Marino Longoni (02-58219207) Vicedirettore: Sabina Rodi (02-58219339) Capo della redazione romana: Roberto Miliacca (06-6976028); Caporedattori: Gianni Macheda (02-58219220). Caposervizio: Franco Adriano (06-69760827); Giorgio Bertoni (02-58219321); Giampiero Di Santo (06-69760826); Alessandra Ricciardi (06-69760822). Vicecaposervizio: Cristina Bartelli (02-58219342); Franca Floris (0258219341); Roberto Gagliardini (02-58219795); Ignazio Marino (02-58219468). 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Accertamento Diffusione Stampa certificato n. 7397 del 10/12/2012 REGIONE SICILIA AZIENDA SANITARIA PROVINCIALE DI RAGUSA ESTRATTO AVVISO DI GARA Si rende noto che questa Azienda ha indetto, con delibera n. 2409 del 13/12/2013, procedura aperta per l’affidamento, in forma centralizzata per il bacino “Sicilia Orientale”, della fornitura di “Antisettici e Disinfettanti “ (ex lotti deserti), per la durata di tre anni . Il termine per la presentazione delle offerte è alle ore 13,30 del 19/02/2014. La documentazione di gara è disponibile sul sito internet : www.asp.rg.it “Amministrazione trasparente – sezione Bandi di gara”. Per informazioni rivolgersi al Servizio Provveditorato : tel. 0932-600736-729; fax 0932/654653; e-mail: [email protected] ; vincenza.piccione@ asp.rg.it . IL COMMISSARIO STRAORDINARIO : ARCH. ANGELO ALIQUO’ Pagina 45 di 55 Ven 31/01/2014 Italia Oggi Pagina 43 Sindacati Alitalia: bene piano, no esuberi Sì al piano Alitalia, ma senza neppure un esubero dei 1.900 previsti dall' azienda. È questa la linea espressa ieri mattina dai sindacati nell' incontro avuto con il ministro dei trasporti, Maurizio Lupi, e con l' a.d. di Alitalia, Gabriele Del Torchio. Il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, ha spiegato che «questa volta bisogna dare atto al governo che ha fatto una regia efficace. Etihad vuole un accordo entro il quale ci possa essere il consenso dei sindacati», un consenso che si potrà avere «sulla base della soluzione dei problemi: se ci sono esuberi, no; con una soluzione che garantisca tutti, sì». Sulla stessa linea anche il segretario della Cgil, Susanna Camusso, che ha precisato che «non si può chiudere la vertenza con la questione degli esuberi aperta. Bisogna fare un piano per lo sviluppo e per creare le condizioni di una partnership forte». Per la Fit Cisl «si è aperta formalmente la procedura di esuberi strutturali. I tempi stringono, noi siamo pronti a discutere a una condizione inderogabile: non ci devono essere lavoratori che perdono posti di lavoro», ha detto il segretario generale, Giovanni Luciano. Nuovo vertice in serata, ma interlocutorio; si prosegue oggi e nei prossimi giorni. Nessun passo in avanti sugli esuberi. Il nodo della cig a zero ore non è ancora sciolto. «Non possiamo gestire così gli esuberi strutturali», ha detto Mauro Rossi, segretario nazionale di Filt-Cgil. Per Claudio Tarlazzi, Uil trasporti, l' azienda lavora «per chiudere con le banche». L' a.d. Del Torchio ha infine annunciato che «presto» tornerà a incontrare i vertici di Etihad. © Riproduzione riservata. Sindacati Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 Pagina 46 di 55 . Ven 31/01/2014 MF Pagina 11 Mercati Venerdì 31 Gennaio 2014 11 MANCANO FINANZIAMENTI PER 200 MILIONI PER COMPLETARE LA MANOVRA FINANZIARIA Alitalia bussa ancora alle banche Per la concessione del finanziamento in pool approvato da Unicredit e Intesa si aspettano gli altri istituti di credito. Al via la trattativa con i sindacati sugli esuberi. L’ad Del Torchio rivedrà Etihad di Angela Zoppo A ncor più della trattativa con i sindacati, che la prossima settimana potrebbe già sfociare in un accordo su cassa integrazione e numero di esuberi, ad Alitalia preme che arrivino finalmente in cassa i 200 milioni di euro di nuovi finanziamenti bancari. Nessun ostacolo sul fronte dei due istituti di credito che più si sono spesi per tenere ancora in pista la compagnia aerea italiana, ovvero Intesa Sanpaolo e Unicredit. Tempi più lunghi invece da parte delle altre due banche chiamate a fare la loro parte, ossia Mps a Popolare di Sondrio. Trattandosi di un finanziamento in pool infatti i soldi devono arrivare tutti insieme ed è questo che sta rallentando il completamento della manovra finanziaria sollecitata dall’amministratore delegato di Alitalia, Gabriele Del Torchio, che intanto si prepara a un nuovo incontro con i vertici di Etihad. Ufficialmente nessun rappresentante di Alitalia volerà negli Emirati in occasione della missione del premier Enrico Letta, che sarà ad Abu Dhabi da domani. Ma è evidente che lo scopo del viaggio di Letta è anche imprimere una spinta al dossier Alitalia. Un nuovo incontro tra i vertici della compagnia emiratina e quelli di Alitalia avverrà comunque presto, come ha confermato ieri lo stesso Del Torchio. Ieri però è stata la giornata dei sindacati, cominciata al matti- no con un incontro voluto dal ministro dei Trasporti Maurizio Lupi per fare il punto sullo stato delle trattative tra azienda e lavoratori in cerca di un accordo sul nuovo piano industriale, ma anche sui finanziamenti attesi dalle banche e sulla trattativa con Etihad. Oltre a Del Torchio all’incontro hanno partecipato i segretari generali Adr promossa da Enac sugli investimenti per Fiumicino dell’Enac hanno incontrato ieri il presiIevertici dente di Aeroporti di Roma Fabrizio Palenzona l’amministratore delegato Lorenzo Lo Presti per il monitoraggio degli investimenti realizzati allo scalo di Fiumicino, secondo quanto previsto dal piano di investimenti e la pianificazione per il 2014. Gli investimenti attuati sono risultati sostanzialmente in linea con quanto programmato, salvo limitati scostamenti determinati da cause esterne, non dipendenti dalla società di gestione aeroportuali. L’Enac ha preso atto dell’impegno profuso da Adr nelle attività di pianificazione e gestione dei cantieri per la realizzazione dei lavori nel corso del 2013 e dei primi interventi Moretti (Fs): anche i fondi interessati a Grandi Stazioni di Claudia Cervini C Gabriele Del Torchio di Cgil, Susanna Camusso, e Uil, Luigi Angeletti. «Abbiamo ribadito il principio da cui eravamo ripartiti a novembre, cioè quello di non aumentare gli esuberi di questo gruppo, già consistenti dal 2009», ha detto la Camusso. «Nessuno può dimenticare che l’accordo del 2009 lasciò molte vittime, nell’azienda e nei conti dello Stato. Chiaramente non si può ripetere uno schema che ha dimostrato di non funzionare». Ma, secondo quanto è stato riferito ai sindacati, Alitalia ha già presentato, in anticipo rispetto al previsto, la richiesta di apertura delle procedure di resce l’interesse per la parte «non ferroviaria» di Grandi Stazioni. L’amministratore delegato di Fs, Mauro Moretti, a margine del Forum per il dialogo Svizzera-Italia ha confermato le anticipazioni di MF-Milano Finanza, spiegando che tra i possibili acquirenti ci sono «grandi gruppi commerciali, anche fondi, visto che è un investimento a lungo termine e ad alta redditività». La privatizzazione di Grandi Stazioni, ha aggiunto il numero uno di Fs, ovvero «lo spin-off della parte retail e media, che controlliamo al 60%, già concordato, lo stiamo strutturando mobilità per 1.900 dipendenti. «Si è aperta formalmente la procedura di esuberi strutturali. I tempi stringono, noi siamo pronti a discutere a una condizione inderogabile: che non ci devono essere processi espulsivi e non ci devono essere lavoratori che perdono il posto», ha detto il segretario generale della Fit-Cisl Giovanni Luciano dopo l’incontro con Nuovi azionisti per la Proger dei Recchi di Andrea Giacobino uovi soci per il core business dei RecN chi, nota dinastia torinese di costruttori di cui fa parte anche Giuseppe Recchi, presidente dell’Eni, che hanno la loro capogruppo nella Recchi Ingegneria e Partecipazioni (Rip), presieduta da Claudio Recchi. Rip possiede infatti come asset principale il 40% di Proger, importante società di engineering che nelle scorse settimane ha visto uscire dall’azionariato il gruppo veronese Tosoni e subentrargli con il 39% circa la newco Proger Partners di cui sono azionisti alcuni manager come Umberto Sgambati, Edoardo Rossi, Antonio Imperatore, Ignazio Alì e Ennio Onofri. Proger, presieduta dallo stesso Claudio Recchi, nel 2012 è andata particolarmente bene pur in un anno di crisi perché i suoi ricavi sono saliti a oltre 46 milioni dai 33 milioni dell’esercizio precedente e l’utile si è triplicato da 439mila euro a oltre 1,2 milioni. Chiave del successo è stata la crescita sui mercati esteri, dal momento che la società ha ottenuto commesse Sindacati di aggiornamento e ristrutturazione dei servizi infrastrutturali per migliorare il comfort dei passeggeri nelle aerostazioni. Aeroporti di Roma ha anche illustrato la programmazione relativa al 2014. Nell’evidenziare che la fase iniziale del programma di investimenti è prevalentemente orientata a aumentare il livello qualitativo dei servizi al passeggero, l’Enac ha stimolato Adr a mettere in atto tutte le azioni volte ad accelerare la realizzazione completa del programma di investimenti. L’ente inoltre ha valutato positivamente il fatto che Adr ha sostanzialmente rispettato gli obblighi pur in presenza di una diminuzione dei passeggeri. importanti nei servizi ingegneristici per l’edilizia in Arabia Saudita e Turchia e per la realizzazione di impianti oil&gas e energetici, riportando la principale fetta dei suoi ricavi in Congo, Kazakhstan, Algeria e Tunisia con diversi studi realizzati per conto di Eni, Enel, Edison, Stogit e Terna. Ma Proger è anche molto attiva in Italia con diverse commesse, fra cui quelle per la ristrutturazione delle agenzie di Bnl Bnp Paribas e Deutsche Bank. Per il resto Rip ha accentuato durante il 2012 la sua funzione di holding e ha sostenuto la ristrutturazione della subholding Recchi Informatica, cedendo fra l’altro il 60% della partecipata Openplan alla Proger. È giunta a conclusione, invece, l’attività di sviluppo immobiliare svolta su Pisa attraverso la partecipata Prisma e le vendite degli immobili sono pressoché terminate. Svalutando di circa 1 milione le partecipate, la holding dei Recchi ha chiuso il 2012 con una perdita di 1,1 milioni, interamente riportata a nuovo. (riproduzione riservata) con i nostri soci e contiamo prima dell’estate di proporlo al mercato». Che quota destinare alla quotazione in borsa? «Lo deciderà l’azionista. Noi proporremo al Tesoro più alternative, in modo che si possa fare una scelta che consideri i problemi economicofinanziari e dall’altro gli interessi strategici del Paese», ha proseguito Moretti. Del resto l’operazione borsa per l’ad è difficile se si considera che «non c’è ancora un gruppo ferroviario in Europa, saremo i pionieri». Quanto infine ai risultati della società Moretti ha confermato che «quest’anno le Fs chiuderanno con utili superiori a quelli dell’anno scorso». (riproduzione riservata) Lupi e Del Torchio. «La trattativa sarà difficile e continuerà in sede Alitalia». Un assaggio si è avuto sempre ieri nel tardo pomeriggio, quando i sindacati hanno incontrato l’azienda, che si è detta disponibile a cercare altre soluzioni per affrontare il problema dei 1.900 esuberi individuati dal piano industriale. La compagnia ha assicurato che gli esuberi sa- ranno gestiti con strumenti di solidarietà e senza licenziamenti. I tagli riguarderebbero 280 piloti, 350 assistenti di volo, 480 dipendenti di terra, 190 della manutenzione e 600 amministrativi. (riproduzione riservata). Quotazioni, altre news e analisi su www.milanofinanza.it/alitalia In arrivo il mini-bond di Bomi Italia da 1,5 mln di Stefania Peveraro S barcherà presto sull’ExtraMotPro di Borsa Italiana un nuovo mini-bond. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, questa volta l’emissione è di Bomi Italia spa, una società milanese ammessa al progetto Elite di Borsa Italiana che fa capo alla famiglia Ruini e che fornisce servizi di logistica in outsourcing e soluzioni specializzate al settore diagnostico-medicale. Bomi ha chiuso il 2012 con 62,7 milioni di ricavi (dai 58,8 milioni del 2011 a parità di perimetro), con un ebitda di 9,2 milioni (da 7,1 milioni) e un debito finanziario netto di 6,4 milioni (da 7,7 milioni). Il bond, che sta aspettando il via libera alla quotazione da parte di Borsa, sarà da 1,5 milioni di euro e ha già ottenuto l’impegno alla sottoscrizione da parte di più investitori. Tra questi c’è, con un ticket da circa 300 mila euro, anche Madison Capital srl, l’investment company con una capacità di investimento di 2 milioni promossa dai fondatori e dai partner Madison Corporate Finance. Quest’ultima è una boutique di consulenza fondata da Leonardo L. Etro e Alberto Dell’Acqua, entrambi docenti di finanza aziendale all’Università Bocconi. Madison Capital, che investe il denaro di 33 soci, tutti giovani docenti, imprenditori, manager e professionisti, ha già puntato sul portale Prezzo Felice, una sorta di Groupon italiana, entrando con il 7,5% nella newco Belfin Uno srl controllata da Barbara, Eleonora e Luigi Berlusconi, cui fa capo il 40% di Happyprice srl. (riproduzione riservata) Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 Pagina 47 di 55 Ven 31/01/2014 MF Pagina 11 mancano finanziamenti per 200 milioni per completare la manovra finanziaria. Alitalia bussa ancora alle banche Per la concessione del finanziamento in pool approvato da Unicredit e Intesa si aspettano gli altri istituti di credito. Al via la trattativa con i sindacati sugli esuberi. L' ad Del Torchio rivedrà Etihad. Ancor più della trattativa con i sindacati, che la prossima settimana potrebbe già sfociare in un accordo su cassa integrazione e numero di esuberi, ad Alitalia preme che arrivino finalmente in cassa i 200 milioni di euro di nuovi finanziamenti bancari. Nessun ostacolo sul fronte dei due istituti di credito che più si sono spesi per tenere ancora in pista la compagnia aerea italiana, ovvero Intesa Sanpaolo e Unicredit. Tempi più lunghi invece da parte delle altre due banche chiamate a fare la loro parte, ossia Mps a Popolare di Sondrio. Trattandosi di un finanziamento in pool infatti i soldi devono arrivare tutti insieme ed è questo che sta rallentando il completamento della manovra finanziaria sollecitata dall' amministratore delegato di Alitalia, Gabriele Del Torchio, che intanto si prepara a un nuovo incontro con i vertici di Etihad. Ufficialmente nessun rappresentante di Alitalia volerà negli Emirati in occasione della missione del premier Enrico Letta, che sarà ad Abu Dhabi da domani. Ma è evidente che lo scopo del viaggio di Letta è anche imprimere una spinta al dossier Alitalia. Un nuovo incontro tra i vertici della compagnia emiratina e quelli di Alitalia avverrà comunque presto, come ha confermato ieri lo stesso Del Torchio. Ieri però è stata la giornata dei sindacati, cominciata al mattino con un incontro voluto dal ministro dei Trasporti Maurizio Lupi per fare il punto sullo stato delle trattative tra azienda e lavoratori in cerca di un accordo sul nuovo piano industriale, ma anche sui finanziamenti attesi dalle banche e sulla trattativa con Etihad. Oltre a Del Torchio all' incontro hanno partecipato i segretari generali di Cgil, Susanna Camusso, e Uil, Luigi Angeletti. «Abbiamo ribadito il principio da cui eravamo ripartiti a novembre, cioè quello di non aumentare gli esuberi di questo gruppo, già consistenti dal 2009», ha detto la Camusso. «Nessuno può dimenticare che l' accordo del 2009 lasciò molte vittime, nell' azienda e nei conti dello Stato. Chiaramente non si può ripetere uno schema che ha dimostrato di non funzionare». Ma, secondo quanto è stato riferito ai sindacati, Alitalia ha già presentato, in anticipo rispetto al previsto, la richiesta di apertura delle procedure di mobilità per 1.900 dipendenti. «Si è aperta formalmente la procedura di esuberi strutturali. I tempi stringono, noi siamo pronti Sindacati a discutere a una condizione inderogabile: che non ci devono essere processi espulsivi e non ci devono essere lavoratori che perdono il posto», ha detto il segretario generale della Fit-Cisl Giovanni Luciano dopo l' incontro con Lupi e Del Torchio. «La trattativa sarà difficile e continuerà in sede Alitalia». Un assaggio si è avuto sempre ieri nel tardo pomeriggio, quando i sindacati hanno incontrato l' azienda, che si è detta disponibile a cercare altre soluzioni per affrontare il problema dei 1.900 esuberi individuati dal piano industriale. La compagnia ha assicurato che gli esuberi saranno gestiti con strumenti di solidarietà e senza licenziamenti. I tagli riguarderebbero 280 piloti, 350 assistenti di volo, 480 dipendenti di terra, 190 della manutenzione e 600 amministrativi. (riproduzione riservata). Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 Pagina 48 di 55 . Ven 31/01/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 41 Venerdì 31 Gennaio 2014 www.ilsole24ore.com f @24ImpresaTerr IL BAROMETRO DELLA MANIFATTURA CREDITO INDUSTRIA INFRASTRUTTURE Nautica e cantieristica: ordini solo dall’estero Migliorano le previsioni per i finanziamenti Ricavi al massimo storico perle motoMV Agusta Ripartonoilavori per la Orte-Civitavecchia u pagina 42 u pagina 43 u pagina 45 u pagina 45 Siderurgia. Pre-intesa sulla solidarietà nello stabilimento di Taranto per 3.579 addetti - Ammortizzatori funzionali allo stop nelle acciaierie ALL’INTERNO Made in Italy Ilva,accordosultagliodellaproduzione DOGANE E CONTRAFFAZIONE Stretta Ue sui falsi acquistati all’estero in «piccoli pacchi» Pronti a partire i cantieri previsti dall’Aia - Il prossimo settembre sarà spento l’altoforno 5 PUGLIA Domenico Palmiotti TARANTO L’accordo non è stato materialmente firmato ma l’intesa c’è, anchesenon coinvolgetuttiisindacati. In quest’anno nell’Ilva di Taranto i contratti di solidarietà saranno come tetto massimo 3.579. Qualcosa di meno sia rispetto all’anno scorso (furono 3.640 anche se l’utilizzazione effettiva è stata per 1.000-1.100), sia ai numeri che nei giorni scorsi rsueaziendaavevanoindividuato nella verifica fatta area per area(3.763).Rispettoaquest’ultimo dato, il taglio è stato effettua- LE QUESTIONI APERTE Disposti a firmare tutti i sindacati tranne la Fiom che vuole la trattativa nazionale Resta il nodo risorse to sulle aree addette alle manutenzioni e ai servizi. Hanno accettato la pre-intesa, ritenendo concluso il discorso sui numeri, la Uilm Uil e la Fim Cisl, rispettivamente primo e secondo sindacato in fabbrica; si è riservato di fare una verifica con la base l’Usb, terza forza sindacale alle elezioni di novembre scorso (Usb che,secondofontiaziendali,hacomunque mostrato un atteggiamentononostile);hainvecemanifestato dissenso la Fiom Cgil, penalizzata alle elezioni per le rsu e passata dal secondo al quarto posto, la quale avrebbe voluto una trattativa nazionale. Non c’è stato nero su bianco perché, prima di firmare, i sindacati vogliono verificare se la Regione Puglia può coprire quel 10%chemanca dal contodeicontratti di solidarietà in quanto, per effetto della legge di stabilità, lo c LAPAROLA CHIAVE Contratti di solidarietà 7 I contratti di solidarietà sono accordi tra azienda e sindacati, che prevedono la diminuzione dell’orario di lavoro e della retribuzione per i dipendenti, al fine di mantenere l’occupazione in caso di crisi aziendale, evitando tagli al personale. La legge prevede due tipologie: per le aziende rientranti nel regime di CIGS; e per aziende non rientranti nel regime di CIGS o aziende artigiane. Stato ha dimezzato la sua copertura. I sindacati, per la verità, avrebberovolutochel’Ilvagarantisse la quota statale che non c’è più ma l’azienda è stata chiarissima: non ci sono le condizioni finanziarie perché ciò avvenga, considerati i numeri complessivi e che la solidarietà nel 2014 coinvolgerà, come già avvenuto l’annoscorso, anche i siti di Genova e Novi Ligure. Già oggi i sindacati chiederanno alla Regione Puglia unincontro,masonoconsapevoli che i margini sono strettissimi. Molto difficile, quindi, che il taglio del 10% sia annullato. I contratti di solidarietà a Taranto saranno così ripartiti: circa 400 nell’area ghisa dove ci sono gli altiforni; 642 nelle acciaierie 1 e 2; 680 nella laminazione a caldo, area che mette insieme i treni nastri1e 2, iltreno lamiereela finitura nastri; 428 nella laminazione a freddo;476tratubifici1e2etubificio Erw; 428 nelle manutenzioni centralieinfine514suddivisitralogistica,serviziepiazzali.Ilricorso alla solidarietà servirà anzitutto a gestire la fermata degli impianti da risanare e ammodernare – e fra questi c’è il grande altoforno 5 il cui stop è previsto a settembre –, ma anche gli andamenti del mercato, segnato ancora da una congiuntura non felice. E così è stato previsto che si fermino alternativamente le due acciaierie, i treni nastrie itubifici, settore,quest’ultimo, che già oggi sconta mancanza di ordini. «I numeri fissati – spiega Cosimo Panarelli, coordinatore nazionale della siderurgia perla FimCisl –non voglionodire che ricorreremo necessariamente a quei contratti di solidarietà. L’esperienza del 2013 insegna: bisognerà vedere la situazionenella suaevoluzionecomplessiva».Per ora, per i sindacati che hanno accettato la pre-intesa, l’elemento positivo è l’essere riusciti a contenere ulteriormente i numeri in un anno che dovrebbe essere centrale per i lavori dell’Aia visto che l’aziendaaffermachemolticantieri stanno per partire. E a proposito di sicurezza degli impiantiediigienesuiluoghidilavoro, ieri l’Ilva ha annunciato che verificherà nell’arco di 48 ore dalla ricezione le denunce fatte dalle rsu, fenomeno che si starebbe intensificando e che non è sfuggito all’attenzionedelcommissarioEnrico Bondi. In pratica nelle prime 24 ore dal riscontro della segnalazione,il servizio interno distabilimento ne accerterà la fondatezza, mentre nelle successive 24 ore il capo del reparto interessato dovràindicare cosaènecessariofare per rimuovere i fattori di rischio denunciati. Annunciata, infine, la messaa disposizionedel direttore distabilimentodiunfondoeconomico dal quale potrà attingere le risorse necessarie a ordinare i lavori finalizzati a eliminare con urgenza situazioni di pericolo. © RIPRODUZIONE RISERVATA Im ma pia rit nti tim i CONTRATTI DI SOLIDARIETÀ Al ministero del Lavoro fu sottoscritto a giugno 2013 Pr od lam uzi ier one e Ri ve sti tu men bi to A marzo il piano industriale per Terni Produzione nastri lon Tub git ific ud io ina le UMBRIA Acciaieria Laminatoio a freddo Produzione nastri 3.640 Tubificio longitudinale Acciaieria Nel 2014 il numero dei contratti di solidarietà massimo previsto per l’Ilva di Taranto Agglomerato Altoforno Cokeria 3.579 Parchi minerali IL DETTAGLIO Laminazione a freddo Produzione nastri Altiforniarea ghisa Acciaierie Tubifici 1-2-Erw Manutenzioni Logistica e servizi 428 680 411 642 476 428 514 Riqualificazione. Firmato ieri l’accordo di programma per l’area di Trieste che coinvolge l’ex Ferriera Servola pronta al post-Lucchini FRIULI VENEZIA GIULIA Matteo Meneghello Servolaèprontaperunoscenario «post-Lucchini». È stato firmatoieri, a Roma, l’accordo di programma per il rilancio dell’areaproduttivaeportualedi Trieste, che coinvolge, tra gli altri,l’exFerriera.L’intesaèstatasiglataieridacinquedicasteri(ministero dello Sviluppo, dell’Ambiente,dellaCoesioneterritoriale, del Lavoro, delle Infrastrutture) insieme al presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, DeboraSerracchiani.Ilprotocollo, che vede anche la firma di altreistituzionidelterritorioedenti(laProvinciaeilComunediTrieste, Invitalia) prevede il «rilancio delle attività industriali, la riqualificazione e il recupero ambientale,lasalvaguardiadeilivellioccupazionalidell’areaproduttivaeportualediTrieste. Con la sottoscrizione di questo accordo si punta ad individuareunpercorsodireindustrializzazionedelsitodellaFerriera, «attraversolavalutazioneel’approvazione–sileggein unanota delMise–diunprogettodirecuperoeriqualificazionepresentato dal soggetto imprenditoriale chesaràindividuatodallaprocedura di evidenza pubblica, promossa dall’amministrazione straordinaria della Lucchini spa».NeigiorniscorsiilcommissarioPieroNardihaconfermato l’interessediArvedipergliasset triestini: per questo motivo il gruppocremonesedovrebbegarantireinquestafasel’approvvigionamento di carbone. «Resta intatta–hadettoieriGianniVenturi,responsabile Fiom per la siderurgia–lanecessitàche lafermataperilrifacimentodellabocca dell’altoforno e per la manutenzionestrutturalesianoinseritedentrounaprospettivadicontinuità produttiva e occupazionale. I tempi per la definizione del bando devono conoscere un’accelerazione, il commissariosenefacciacarico». L’accordo di programma prevede,per una messa insicurezza di un’area di 350mila mq, lo stanziamentodi42,5milionipergliinterventiditutelaambientale:26,1 sono a carico della Regione, altri 15,4sarannoinseriti dal Governo nella programmazione del Fondo sviluppo e coesione 2014-20, attualmenteincorsodidefinizione. Nell’ambito delle misure di messainsicurezzadell’area,lerisorsepubblichesarannoutilizzate per il marginamento fisico sul fronte mare dell’intera area demaniale in concessione (con la realizzazione,inoltre,diunabar- I PROTAGONISTI Siglato da cinque dicasteri, dalla presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani e dagli enti territoriali rieraidraulica),nonchèperlacostruzionediunimpiantodidepurazione per il trattamento delle acquedi faldacontaminate.L’intesaprevedeinoltreinterventidi riconversione e riqualificazione produttiva dell’area industriale diTrieste:sononecessari,inparticolare, interventi per lo smaltimentodeirifiutinelleareediproprietà attuale di Servola spa e in quelledemanialiinconcessione, oltreallamessainsicurezzaoperativa dei terreni. Per questi obiettivi è previsto lo stanziamentodicirca15milioniper agevolare gli investimenti a carico della parte privata. Sono programmati,inparticolare,4milioni di credito d’imposta per gli investimenti relativi ai progetti integrati di bonifica e reindustrializzazione,comeprevistodaldecreto «Destinazione Italia». Potranno essere inoltre attivati dal ministero del Lavoro e dal Mise interventi per la riqualificazione eformazionedeilavoratori. © RIPRODUZIONE RISERVATA Automotive. La fabbrica siciliana ex Fiat è chiusa dal novembre 2011 ANAS S.p.A. DIREZIONE GENERALE AVVISO RELATIVO AGLI APPALTI AGGIUDICATI Sul foglio inserzioni della Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 12 del 13/01/2014 è pubblicato l’avviso relativo all’appalto aggiudicato in regime di accordo quadro inerente la sottoindicata procedura aperta, con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa ai sensi degli artt. 81, 83 del D. Lgs. n. 163/06 s.m.i. e dell’art.283 commi 1, 2, 3 e 5 del D.P.R. 207/10. Oggetto: DGACQ 02-13 fornitura di un sistema ad alto rendimento per il rilievo del catasto stradale e per l’indagine delle pavimentazioni. Offerte ricevute: n. 4 Aggiudicatario: 3D Target S.r.L. - P. IVA 03059060982, con un importo offerto di € 833.342,94 (euro ottocentotrentatremilatrecentoquarantadue/94). L’avviso integrale è stato inviato alla GUUE il 28/01/2014, pubblicato sul sito internet www.stradeanas.it e sul sito www.infrastrutturetrasporti.it. Roma, lì 31/01/2014 IL RESPONSABILE DELL’UNITÀ ACQUISTI Mauro FRATTINI VIA MONZAMBANO, 10 - 00185 ROMA Tel. 06/44461 - Fax 06/44461 - 06/4456224 ©sito internet www.stradeanas.it Sindacati Oltre 200 operai della Fiat e delle aziende dell’indotto di Termini Imerese si sono radunati ieri in assembleaper discutere del futuro del sito ex Fiat, in vista del vertice sulla vertenza in programma oggi al ministero dello Sviluppo economico,alla presenzadeirappresentanti delle istituzioni, dei lavoratori e dell’azienda. La fabbrica siciliana è chiusa dal novembre 2011 e da tem- po gli operai chiedono che il Lingotto riveda i propri piani. Sono circa 1.200 le tute blu termitane in cassa integrazione in deroga fino al 30 giugno: da quella data, confermano Fim, Fiom e Uilm, c’è il rischio del licenziamento collettivo, come avvenuto lo scorso primo gennaio per 174 addetti di Lear e Clerprem, due aziende dell’indottocheperFiatproducevano sedili e imbottiture. Alla riunione, inizialmente convocata davanti ai cancelli della fabbrica, ma spostata nei locali dell’aula consiliare per il maltempo, hanno partecipano anche delegazioni di metalmeccanici di altri stabilimenti del gruppo Fiat (Pomigliano, Torino, Cassino) e delle nove province siciliane. «Bisogna fare tutto il possibile affinché si riapra la vertenza Fiat di Termini Imerese con una chiave nuova – ha detto ieri il senatore del Pd Giuseppe Lumia, intervenuto all’assemblea –: convincere la Fiat a rivedere la sua decisione sullo stabilimentosiciliano». Mail politico è stato contestato dai presenti: «mi fa rabbia sentirla – ha urlato un lavoratore –. Quello che proponete adesso perché non È attesa per la seconda metà di marzo,inUmbria,lapresentazione, da parte di ThyssenKrupp, del piano industriale per le Acciaierie specialiTerni, usciteda poche settimane dal «limbo» della compravendita tra i tedeschi e Outokumpu. Nei giorniscorsi,inunverticea Palazzo Chigi, il ceo del gruppo finlandese Mika Seitovirta e l’ad di ThyssenKrupp Heinrich Hiesinger hanno confermato l’agenda dei prossimigiorniinvistadelladefinitivacessione. Seitorvita ha sottolineato come«ilritornodiThyssenKrupprappresentilasceltamigliorenell’ambitodelprocessodicessionedisposto dallaCommissioneUe». Dopo il via libera del commissarioallaconcorrenzaJoaquimAlmunialoscorso13gennaio,sononecessari ancora alcuni passaggi formali. Entro il 12 febbraio la Commissione si pronuncerà definitivamente. A quel punto, secondo Seitorvita e Hiesinger, è ragionevole ipotizzare ilclosingdell’operazioneinduesettimane. Questosignifica che Ast sarà ufficialmente di proprietà di ThyssenKrupp dall’1 marzo. Le prime indicazioni sul piano industriale,secondofontivicineall’operazione,potrebberocircolaredallasecondametàdimarzo,coinvolgendoancheilmanagementlocale. Ilprincipaleinterrogativoèlegatoal futurodelsito ternano,dal momento che ThyssenKrupp è in fase didisimpegnodalsettoredell’inossidabile.Moltiosservatorihannogiudicatoil «riacquisto» da parte tedesca (Ast faceva parte dell’operazione Inoxum, con la quale Outokumpuharilevatodueannifatutteleattività inox dei tedeschi) come una mossa puramente finanziaria, viste ledifficoltàdiOutokumpunelportare a termine l’integrazione per i palettidell’antitrust. Hiesingerhaassicuratoneigiorni scorsi «l’impegno di Thyssen perunfuturoindustrialeecompetitivo di Ast», ma è probabile che perTernisiprospettiun«parcheggio» di due o tre anni in attesa di una nuova transazione. Mentre nel breve periodo (almeno fino a fine 2014) l’azienda sta saturando la produzione a freddo: con l’arrivo di ThyssenKrupp potrebbero aprirsi ulteriori possibilità nelle fornitureinfragruppo. M. Me. © RIPRODUZIONE RISERVATA pag. 43 Lavoro BANCHE Nuovo contratto alla prova salario pag. 46 FORMAZIONE Il Miur «taglia» l’Istruzione tecnica pag. 46 Turismo RICETTIVITÀ/1 Hotel, a Venezia i più redditizi pag. 46 RICETTIVITÀ/2 La piattaforma in «dayuse» pag. 47 Mondo & Mercati TENDENZE Cina, l’e-commerce sidàallafinanza pag. 47 www.formazione.ilsole24ore.com Oggi il tavolo per il futuro di Termini SICILIA Agevolata la distruzione "automatica" in dogana dei falsi inviati per posta in piccole quantità e sempre più spesso acquistati in Cina grazie all’e-commerce. È stato approvato a giugno – ma è entrato ufficialmente in vigore il 1˚gennaio di quest’anno – il regolamento Ue 608/2013 che amplia il "cappello" dei beni intercettabili e semplifica l’iter di tutela in dogana delle merci coperte da brevetti, marchi registrati, insomma protette dei diritti di proprietà intellettuale. Rilancio. L’impatto sullo stabilimento siderurgico di Taranto lo avete fatto quattro anni fa? Invece lo stabilimento è stato chiuso».All’assembleasonointervenuti anche altri esponenti politici, come il sindaco di Palermo Leoluca Orlando. «La vertenza – ha dettoil responsabile Fiom per il settore auto Michele De Palma – va portata alla Presidenza del Consiglio, solo cosi potremo avere chiarezza sulle sorti dei lavoratori. Non importa se con Fiat o con un’altra casa automobilistica: lo stabilimento deve essere riaperto». M. Me. MARKETING E COMUNICAZIONE DIGITALE MILANO, DAL 9 MAGGIO 2014 - 16a EDIZIONE MASTER DI SPECIALIZZAZIONE 8 WEEKEND NON CONSECUTIVI Programma e Scheda d’iscrizione WWW.FORMAZIONE.ILSOLE24ORE.COM Servizio Clienti Tel. 02 5660.1887 - Fax 02 7004.8601 [email protected] Seguici su Il Sole 24 ORE Formazione ed Eventi Milano - via Monte Rosa, 91 Roma - piazza dell’Indipendenza, 23 b/c ORGANIZZAZIONE CON SISTEMA DI QUALITÀ CERTIFICATO ISO 9001:2008 © RIPRODUZIONE RISERVATA Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 Pagina 49 di 55 Ven 31/01/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 41 Siderurgia. Pre-intesa sulla solidarietà nello stabilimento di Taranto per 3.579 addetti Ammortizzatori funzionali allo stop nelle acciaierie PUGLIA. Ilva, accordo sul taglio della produzione Pronti a partire i cantieri previsti dall' Aia - Il prossimo settembre sarà spento l' altoforno 5 LE QUESTIONI APERTE Disposti a firmare tutti i sindacati tranne la Fiom che vuole la trattativa nazionale Resta il nodo risorse. Domenico Palmiotti TARANTO L' accordo non è stato materialmente firmato ma l' intesa c' è, anche se non coinvolge tutti i sindacati. In quest' anno nell' Ilva di Taranto i contratti di solidarietà saranno come tetto massimo 3.579. Qualcosa di meno sia rispetto all' anno scorso (furono 3.640 anche se l' utilizzazione effettiva è stata per 1.000-1.100), sia ai numeri che nei giorni scorsi rsu e azienda avevano individuato nella verifica fatta area per area (3.763). Rispetto a quest' ultimo dato, il taglio è stato effettuato sulle aree addette alle manutenzioni e ai servizi. Hanno accettato la pre-intesa, ritenendo concluso il discorso sui numeri, la Uilm Uil e la Fim Cisl, rispettivamente primo e secondo sindacato in fabbrica; si è riservato di fare una verifica con la base l' Usb, terza forza sindacale alle elezioni di novembre scorso (Usb che, secondo fonti aziendali, ha comunque mostrato un atteggiamento non ostile); ha invece manifestato dissenso la Fiom Cgil, penalizzata alle elezioni per le rsu e passata dal secondo al quarto posto, la quale avrebbe voluto una trattativa nazionale. Non c' è stato nero su bianco perché, prima di firmare, i sindacati vogliono verificare se la Regione Puglia può coprire quel 10% che manca dal conto dei contratti di solidarietà in quanto, per effetto della legge di stabilità, lo Stato ha dimezzato la sua copertura. I sindacati, per la verità, avrebbero voluto che l' Ilva garantisse la quota statale che non c' è più ma l' azienda è stata chiarissima: non ci sono le condizioni finanziarie perché ciò avvenga, considerati i numeri complessivi e che la solidarietà nel 2014 coinvolgerà, come già avvenuto l' anno scorso, anche i siti di Genova e Novi Ligure. Già oggi i sindacati chiederanno alla Regione Puglia un incontro, ma sono consapevoli che i margini sono strettissimi. Molto difficile, quindi, che il taglio del 10% sia annullato. I contratti di solidarietà a Taranto saranno così ripartiti: circa 400 nell' area ghisa dove ci sono gli altiforni; 642 nelle acciaierie 1 e 2; 680 nella laminazione a caldo, area che mette insieme i treni nastri 1 e 2, il treno lamiere e la finitura nastri; 428 nella laminazione a freddo; 476 tra tubifici 1 e 2 e tubificio Erw; 428 nelle manutenzioni centrali e infine 514 suddivisi tra logistica, servizi e piazzali. Il ricorso Sindacati alla solidarietà servirà anzitutto a gestire la fermata degli impianti da risanare e ammodernare - e fra questi c' è il grande altoforno 5 il cui stop è previsto a settembre -, ma anche gli andamenti del mercato, segnato ancora da una congiuntura non felice. E così è stato previsto che si fermino alternativamente le due acciaierie, i treni nastri e i tubifici, settore, quest' ultimo, che già oggi sconta mancanza di ordini. «I numeri fissati - spiega Cosimo Panarelli, coordinatore nazionale della siderurgia per la Fim Cisl - non vogliono dire che ricorreremo necessariamente a quei contratti di solidarietà. L' esperienza del 2013 insegna: bisognerà vedere la situazione nella sua evoluzione complessiva». Per ora, per i sindacati che hanno accettato la pre-intesa, l' elemento positivo è l' essere riusciti a contenere ulteriormente i numeri in un anno che dovrebbe essere centrale per i lavori dell' Aia visto che l' azienda afferma che molti cantieri stanno per partire. E a proposito di sicurezza degli impianti e di igiene sui luoghi di lavoro, ieri l' Ilva ha annunciato che verificherà nell' arco di 48 ore dalla ricezione le denunce fatte dalle rsu, fenomeno che si starebbe intensificando e che non è sfuggito all' attenzione del commissario Enrico Bondi. In pratica nelle prime 24 ore dal riscontro della segnalazione, il servizio interno di stabilimento ne accerterà la fondatezza, mentre nelle successive 24 ore il capo del reparto interessato dovrà indicare cosa è necessario fare per rimuovere i fattori di rischio denunciati. Annunciata, infine, la messa a disposizione del direttore di stabilimento di un fondo economico dal quale potrà attingere le risorse necessarie a ordinare i lavori finalizzati a eliminare con urgenza situazioni di pericolo. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 Pagina 50 di 55 . Ven 31/01/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 41 Venerdì 31 Gennaio 2014 www.ilsole24ore.com f @24ImpresaTerr IL BAROMETRO DELLA MANIFATTURA CREDITO INDUSTRIA INFRASTRUTTURE Nautica e cantieristica: ordini solo dall’estero Migliorano le previsioni per i finanziamenti Ricavi al massimo storico perle motoMV Agusta Ripartonoilavori per la Orte-Civitavecchia u pagina 42 u pagina 43 u pagina 45 u pagina 45 Siderurgia. Pre-intesa sulla solidarietà nello stabilimento di Taranto per 3.579 addetti - Ammortizzatori funzionali allo stop nelle acciaierie ALL’INTERNO Made in Italy Ilva,accordosultagliodellaproduzione DOGANE E CONTRAFFAZIONE Stretta Ue sui falsi acquistati all’estero in «piccoli pacchi» Pronti a partire i cantieri previsti dall’Aia - Il prossimo settembre sarà spento l’altoforno 5 PUGLIA Domenico Palmiotti TARANTO L’accordo non è stato materialmente firmato ma l’intesa c’è, anchesenon coinvolgetuttiisindacati. In quest’anno nell’Ilva di Taranto i contratti di solidarietà saranno come tetto massimo 3.579. Qualcosa di meno sia rispetto all’anno scorso (furono 3.640 anche se l’utilizzazione effettiva è stata per 1.000-1.100), sia ai numeri che nei giorni scorsi rsueaziendaavevanoindividuato nella verifica fatta area per area(3.763).Rispettoaquest’ultimo dato, il taglio è stato effettua- LE QUESTIONI APERTE Disposti a firmare tutti i sindacati tranne la Fiom che vuole la trattativa nazionale Resta il nodo risorse to sulle aree addette alle manutenzioni e ai servizi. Hanno accettato la pre-intesa, ritenendo concluso il discorso sui numeri, la Uilm Uil e la Fim Cisl, rispettivamente primo e secondo sindacato in fabbrica; si è riservato di fare una verifica con la base l’Usb, terza forza sindacale alle elezioni di novembre scorso (Usb che,secondofontiaziendali,hacomunque mostrato un atteggiamentononostile);hainvecemanifestato dissenso la Fiom Cgil, penalizzata alle elezioni per le rsu e passata dal secondo al quarto posto, la quale avrebbe voluto una trattativa nazionale. Non c’è stato nero su bianco perché, prima di firmare, i sindacati vogliono verificare se la Regione Puglia può coprire quel 10%chemanca dal contodeicontratti di solidarietà in quanto, per effetto della legge di stabilità, lo c LAPAROLA CHIAVE Contratti di solidarietà 7 I contratti di solidarietà sono accordi tra azienda e sindacati, che prevedono la diminuzione dell’orario di lavoro e della retribuzione per i dipendenti, al fine di mantenere l’occupazione in caso di crisi aziendale, evitando tagli al personale. La legge prevede due tipologie: per le aziende rientranti nel regime di CIGS; e per aziende non rientranti nel regime di CIGS o aziende artigiane. Stato ha dimezzato la sua copertura. I sindacati, per la verità, avrebberovolutochel’Ilvagarantisse la quota statale che non c’è più ma l’azienda è stata chiarissima: non ci sono le condizioni finanziarie perché ciò avvenga, considerati i numeri complessivi e che la solidarietà nel 2014 coinvolgerà, come già avvenuto l’annoscorso, anche i siti di Genova e Novi Ligure. Già oggi i sindacati chiederanno alla Regione Puglia unincontro,masonoconsapevoli che i margini sono strettissimi. Molto difficile, quindi, che il taglio del 10% sia annullato. I contratti di solidarietà a Taranto saranno così ripartiti: circa 400 nell’area ghisa dove ci sono gli altiforni; 642 nelle acciaierie 1 e 2; 680 nella laminazione a caldo, area che mette insieme i treni nastri1e 2, iltreno lamiereela finitura nastri; 428 nella laminazione a freddo;476tratubifici1e2etubificio Erw; 428 nelle manutenzioni centralieinfine514suddivisitralogistica,serviziepiazzali.Ilricorso alla solidarietà servirà anzitutto a gestire la fermata degli impianti da risanare e ammodernare – e fra questi c’è il grande altoforno 5 il cui stop è previsto a settembre –, ma anche gli andamenti del mercato, segnato ancora da una congiuntura non felice. E così è stato previsto che si fermino alternativamente le due acciaierie, i treni nastrie itubifici, settore,quest’ultimo, che già oggi sconta mancanza di ordini. «I numeri fissati – spiega Cosimo Panarelli, coordinatore nazionale della siderurgia perla FimCisl –non voglionodire che ricorreremo necessariamente a quei contratti di solidarietà. L’esperienza del 2013 insegna: bisognerà vedere la situazionenella suaevoluzionecomplessiva».Per ora, per i sindacati che hanno accettato la pre-intesa, l’elemento positivo è l’essere riusciti a contenere ulteriormente i numeri in un anno che dovrebbe essere centrale per i lavori dell’Aia visto che l’aziendaaffermachemolticantieri stanno per partire. E a proposito di sicurezza degli impiantiediigienesuiluoghidilavoro, ieri l’Ilva ha annunciato che verificherà nell’arco di 48 ore dalla ricezione le denunce fatte dalle rsu, fenomeno che si starebbe intensificando e che non è sfuggito all’attenzionedelcommissarioEnrico Bondi. In pratica nelle prime 24 ore dal riscontro della segnalazione,il servizio interno distabilimento ne accerterà la fondatezza, mentre nelle successive 24 ore il capo del reparto interessato dovràindicare cosaènecessariofare per rimuovere i fattori di rischio denunciati. Annunciata, infine, la messaa disposizionedel direttore distabilimentodiunfondoeconomico dal quale potrà attingere le risorse necessarie a ordinare i lavori finalizzati a eliminare con urgenza situazioni di pericolo. © RIPRODUZIONE RISERVATA Im ma pia rit nti tim i CONTRATTI DI SOLIDARIETÀ Al ministero del Lavoro fu sottoscritto a giugno 2013 Pr od lam uzi ier one e Ri ve sti tu men bi to A marzo il piano industriale per Terni Produzione nastri lon Tub git ific ud io ina le UMBRIA Acciaieria Laminatoio a freddo Produzione nastri 3.640 Tubificio longitudinale Acciaieria Nel 2014 il numero dei contratti di solidarietà massimo previsto per l’Ilva di Taranto Agglomerato Altoforno Cokeria 3.579 Parchi minerali IL DETTAGLIO Laminazione a freddo Produzione nastri Altiforniarea ghisa Acciaierie Tubifici 1-2-Erw Manutenzioni Logistica e servizi 428 680 411 642 476 428 514 Riqualificazione. Firmato ieri l’accordo di programma per l’area di Trieste che coinvolge l’ex Ferriera Servola pronta al post-Lucchini FRIULI VENEZIA GIULIA Matteo Meneghello Servolaèprontaperunoscenario «post-Lucchini». È stato firmatoieri, a Roma, l’accordo di programma per il rilancio dell’areaproduttivaeportualedi Trieste, che coinvolge, tra gli altri,l’exFerriera.L’intesaèstatasiglataieridacinquedicasteri(ministero dello Sviluppo, dell’Ambiente,dellaCoesioneterritoriale, del Lavoro, delle Infrastrutture) insieme al presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, DeboraSerracchiani.Ilprotocollo, che vede anche la firma di altreistituzionidelterritorioedenti(laProvinciaeilComunediTrieste, Invitalia) prevede il «rilancio delle attività industriali, la riqualificazione e il recupero ambientale,lasalvaguardiadeilivellioccupazionalidell’areaproduttivaeportualediTrieste. Con la sottoscrizione di questo accordo si punta ad individuareunpercorsodireindustrializzazionedelsitodellaFerriera, «attraversolavalutazioneel’approvazione–sileggein unanota delMise–diunprogettodirecuperoeriqualificazionepresentato dal soggetto imprenditoriale chesaràindividuatodallaprocedura di evidenza pubblica, promossa dall’amministrazione straordinaria della Lucchini spa».NeigiorniscorsiilcommissarioPieroNardihaconfermato l’interessediArvedipergliasset triestini: per questo motivo il gruppocremonesedovrebbegarantireinquestafasel’approvvigionamento di carbone. «Resta intatta–hadettoieriGianniVenturi,responsabile Fiom per la siderurgia–lanecessitàche lafermataperilrifacimentodellabocca dell’altoforno e per la manutenzionestrutturalesianoinseritedentrounaprospettivadicontinuità produttiva e occupazionale. I tempi per la definizione del bando devono conoscere un’accelerazione, il commissariosenefacciacarico». L’accordo di programma prevede,per una messa insicurezza di un’area di 350mila mq, lo stanziamentodi42,5milionipergliinterventiditutelaambientale:26,1 sono a carico della Regione, altri 15,4sarannoinseriti dal Governo nella programmazione del Fondo sviluppo e coesione 2014-20, attualmenteincorsodidefinizione. Nell’ambito delle misure di messainsicurezzadell’area,lerisorsepubblichesarannoutilizzate per il marginamento fisico sul fronte mare dell’intera area demaniale in concessione (con la realizzazione,inoltre,diunabar- I PROTAGONISTI Siglato da cinque dicasteri, dalla presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani e dagli enti territoriali rieraidraulica),nonchèperlacostruzionediunimpiantodidepurazione per il trattamento delle acquedi faldacontaminate.L’intesaprevedeinoltreinterventidi riconversione e riqualificazione produttiva dell’area industriale diTrieste:sononecessari,inparticolare, interventi per lo smaltimentodeirifiutinelleareediproprietà attuale di Servola spa e in quelledemanialiinconcessione, oltreallamessainsicurezzaoperativa dei terreni. Per questi obiettivi è previsto lo stanziamentodicirca15milioniper agevolare gli investimenti a carico della parte privata. Sono programmati,inparticolare,4milioni di credito d’imposta per gli investimenti relativi ai progetti integrati di bonifica e reindustrializzazione,comeprevistodaldecreto «Destinazione Italia». Potranno essere inoltre attivati dal ministero del Lavoro e dal Mise interventi per la riqualificazione eformazionedeilavoratori. © RIPRODUZIONE RISERVATA Automotive. La fabbrica siciliana ex Fiat è chiusa dal novembre 2011 ANAS S.p.A. DIREZIONE GENERALE AVVISO RELATIVO AGLI APPALTI AGGIUDICATI Sul foglio inserzioni della Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 12 del 13/01/2014 è pubblicato l’avviso relativo all’appalto aggiudicato in regime di accordo quadro inerente la sottoindicata procedura aperta, con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa ai sensi degli artt. 81, 83 del D. Lgs. n. 163/06 s.m.i. e dell’art.283 commi 1, 2, 3 e 5 del D.P.R. 207/10. Oggetto: DGACQ 02-13 fornitura di un sistema ad alto rendimento per il rilievo del catasto stradale e per l’indagine delle pavimentazioni. Offerte ricevute: n. 4 Aggiudicatario: 3D Target S.r.L. - P. IVA 03059060982, con un importo offerto di € 833.342,94 (euro ottocentotrentatremilatrecentoquarantadue/94). L’avviso integrale è stato inviato alla GUUE il 28/01/2014, pubblicato sul sito internet www.stradeanas.it e sul sito www.infrastrutturetrasporti.it. Roma, lì 31/01/2014 IL RESPONSABILE DELL’UNITÀ ACQUISTI Mauro FRATTINI VIA MONZAMBANO, 10 - 00185 ROMA Tel. 06/44461 - Fax 06/44461 - 06/4456224 ©sito internet www.stradeanas.it Sindacati Oltre 200 operai della Fiat e delle aziende dell’indotto di Termini Imerese si sono radunati ieri in assembleaper discutere del futuro del sito ex Fiat, in vista del vertice sulla vertenza in programma oggi al ministero dello Sviluppo economico,alla presenzadeirappresentanti delle istituzioni, dei lavoratori e dell’azienda. La fabbrica siciliana è chiusa dal novembre 2011 e da tem- po gli operai chiedono che il Lingotto riveda i propri piani. Sono circa 1.200 le tute blu termitane in cassa integrazione in deroga fino al 30 giugno: da quella data, confermano Fim, Fiom e Uilm, c’è il rischio del licenziamento collettivo, come avvenuto lo scorso primo gennaio per 174 addetti di Lear e Clerprem, due aziende dell’indottocheperFiatproducevano sedili e imbottiture. Alla riunione, inizialmente convocata davanti ai cancelli della fabbrica, ma spostata nei locali dell’aula consiliare per il maltempo, hanno partecipano anche delegazioni di metalmeccanici di altri stabilimenti del gruppo Fiat (Pomigliano, Torino, Cassino) e delle nove province siciliane. «Bisogna fare tutto il possibile affinché si riapra la vertenza Fiat di Termini Imerese con una chiave nuova – ha detto ieri il senatore del Pd Giuseppe Lumia, intervenuto all’assemblea –: convincere la Fiat a rivedere la sua decisione sullo stabilimentosiciliano». Mail politico è stato contestato dai presenti: «mi fa rabbia sentirla – ha urlato un lavoratore –. Quello che proponete adesso perché non È attesa per la seconda metà di marzo,inUmbria,lapresentazione, da parte di ThyssenKrupp, del piano industriale per le Acciaierie specialiTerni, usciteda poche settimane dal «limbo» della compravendita tra i tedeschi e Outokumpu. Nei giorniscorsi,inunverticea Palazzo Chigi, il ceo del gruppo finlandese Mika Seitovirta e l’ad di ThyssenKrupp Heinrich Hiesinger hanno confermato l’agenda dei prossimigiorniinvistadelladefinitivacessione. Seitorvita ha sottolineato come«ilritornodiThyssenKrupprappresentilasceltamigliorenell’ambitodelprocessodicessionedisposto dallaCommissioneUe». Dopo il via libera del commissarioallaconcorrenzaJoaquimAlmunialoscorso13gennaio,sononecessari ancora alcuni passaggi formali. Entro il 12 febbraio la Commissione si pronuncerà definitivamente. A quel punto, secondo Seitorvita e Hiesinger, è ragionevole ipotizzare ilclosingdell’operazioneinduesettimane. Questosignifica che Ast sarà ufficialmente di proprietà di ThyssenKrupp dall’1 marzo. Le prime indicazioni sul piano industriale,secondofontivicineall’operazione,potrebberocircolaredallasecondametàdimarzo,coinvolgendoancheilmanagementlocale. Ilprincipaleinterrogativoèlegatoal futurodelsito ternano,dal momento che ThyssenKrupp è in fase didisimpegnodalsettoredell’inossidabile.Moltiosservatorihannogiudicatoil «riacquisto» da parte tedesca (Ast faceva parte dell’operazione Inoxum, con la quale Outokumpuharilevatodueannifatutteleattività inox dei tedeschi) come una mossa puramente finanziaria, viste ledifficoltàdiOutokumpunelportare a termine l’integrazione per i palettidell’antitrust. Hiesingerhaassicuratoneigiorni scorsi «l’impegno di Thyssen perunfuturoindustrialeecompetitivo di Ast», ma è probabile che perTernisiprospettiun«parcheggio» di due o tre anni in attesa di una nuova transazione. Mentre nel breve periodo (almeno fino a fine 2014) l’azienda sta saturando la produzione a freddo: con l’arrivo di ThyssenKrupp potrebbero aprirsi ulteriori possibilità nelle fornitureinfragruppo. M. Me. © RIPRODUZIONE RISERVATA pag. 43 Lavoro BANCHE Nuovo contratto alla prova salario pag. 46 FORMAZIONE Il Miur «taglia» l’Istruzione tecnica pag. 46 Turismo RICETTIVITÀ/1 Hotel, a Venezia i più redditizi pag. 46 RICETTIVITÀ/2 La piattaforma in «dayuse» pag. 47 Mondo & Mercati TENDENZE Cina, l’e-commerce sidàallafinanza pag. 47 www.formazione.ilsole24ore.com Oggi il tavolo per il futuro di Termini SICILIA Agevolata la distruzione "automatica" in dogana dei falsi inviati per posta in piccole quantità e sempre più spesso acquistati in Cina grazie all’e-commerce. È stato approvato a giugno – ma è entrato ufficialmente in vigore il 1˚gennaio di quest’anno – il regolamento Ue 608/2013 che amplia il "cappello" dei beni intercettabili e semplifica l’iter di tutela in dogana delle merci coperte da brevetti, marchi registrati, insomma protette dei diritti di proprietà intellettuale. Rilancio. L’impatto sullo stabilimento siderurgico di Taranto lo avete fatto quattro anni fa? Invece lo stabilimento è stato chiuso».All’assembleasonointervenuti anche altri esponenti politici, come il sindaco di Palermo Leoluca Orlando. «La vertenza – ha dettoil responsabile Fiom per il settore auto Michele De Palma – va portata alla Presidenza del Consiglio, solo cosi potremo avere chiarezza sulle sorti dei lavoratori. Non importa se con Fiat o con un’altra casa automobilistica: lo stabilimento deve essere riaperto». M. Me. MARKETING E COMUNICAZIONE DIGITALE MILANO, DAL 9 MAGGIO 2014 - 16a EDIZIONE MASTER DI SPECIALIZZAZIONE 8 WEEKEND NON CONSECUTIVI Programma e Scheda d’iscrizione WWW.FORMAZIONE.ILSOLE24ORE.COM Servizio Clienti Tel. 02 5660.1887 - Fax 02 7004.8601 [email protected] Seguici su Il Sole 24 ORE Formazione ed Eventi Milano - via Monte Rosa, 91 Roma - piazza dell’Indipendenza, 23 b/c ORGANIZZAZIONE CON SISTEMA DI QUALITÀ CERTIFICATO ISO 9001:2008 © RIPRODUZIONE RISERVATA Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 Pagina 51 di 55 Ven 31/01/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 41 LA PAROLA CHIAVE I contratti di solidarietà sono accordi tra azienda e sindacati, che prevedono la diminuzione dell' orario di lavoro e della retribuzione per i dipendenti, al fine di mantenere l' occupazione in caso di crisi aziendale, evitando tagli al personale. La legge prevede due tipologie: per le aziende rientranti nel regime di CIGS; e per aziende non rientranti nel regime di CIGS o aziende artigiane. Sindacati Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 Pagina 52 di 55 . Ven 31/01/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 46 Il Sole 24 Ore Venerdì 31 Gennaio 2014 - N. 30 46 Impresa & territori Verso il nuovo contratto. Istituti di credito e sindacati studiano le piattaforme per il confronto Formazione. Abolite tre direzioni Banche, il nodo del salario Istruzione tecnica, il taglio del Miur INDAGINE HAYS Micheli (Abi): «Integrativi non più sostenibili, vanno riformati» Claudio Tucci Manager italiani troppo indecisi Cristina Casadei Lavoro Leadership, creatività e attitudine. Queste, secondo un’indagine di Hays condotta su 250 manager italiani, le caratteristiche ideali del dirigente futuro. Nel background anche esperienze internazionali (per il 37%) e la capacità di incrementare il fatturato dell’azienda. Ma l’indagine fotografa anche il lato oscuro del management: per il 55% degli intervistati i dirigenti non hanno una sufficiente caratura internazionale, per il 48% sono indecisi e tendono a procrastinare le scelte. STUDIO UNIONCAMERE Aumento di addetti nel settore non profit Più di un milione e 200mila addetti censiti nel 2011, con un aumento di oltre 220mila posti dal 2001. E per il 2013 il sistema cooperativo ha programmato di attivare 73.500 rapporti (di cui oltre 60mila sono assunzioni "dirette"). I numeri sono contenuti in un rapporto su «Cooperazione, non profit e imprenditoria sociale» presentato ieri a Roma dal segretario generale di Unioncamere, Claudio Gagliardi, alla presenza del ministro del Lavoro, Enrico Giovannini. Il settore conta 77mila imprese attive e produce oltre 66 miliardi di valore aggiunto (dato 2012). E, soprattutto, offre opportunità a donne e giovani. Delle oltre 60mila assunzioni "dirette" previste nel 2013 infatti quasi 50mila sono rivolte, anche potenzialmente, alle donne (l’82,3%) e circa 48mila ai giovani (il 79,9%). Turismo ROMA Salario o occupazione? Tra i bancari si torna all’antico dilemma.Abieisindacatisono aiblocchi di partenza per il rinnovo del contratto nazionale per 310mila lavoratori. Il vicepresidente Abi e presidente del Casl Francesco Micheli anticipa che «dovrà essere innovativo e riformista. È necessario creare le condizioni perché si sostenga comunque l’occupazione. E pertanto questo contratto non potrà non mettere in conto uno scambio tra salario e occupazione». Anche per l’ultimo contratto è stato così, ma a quanto pare questa volta lo scambio potrebbe essere più alto che in passato. Sugli integrativi, per esempio. «La contrattazione integrativa attuale, frutto della banca opulenta del passato non è più sostenibile. Pertanto tutta la materia dovrà essere profondamente riformata»,continua Micheli. Una strada potrebbe essere bloccare gli integrativi e fare ripartire da zerolalorocontrattazione,calandolanelcontestoattuale.Potrebbe partire proprio di qui lo scambio. Ma i sindacati frenano. Lan- do Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, nel mezzo dei lavori preparatori del congresso di marzo, parla chiaro: «I banchieri non devono aspettarsi un rinnovo a costo zero perché è inaccettabile. Bisogna tutelare le retribuzioni tanto più in un momento come questo in cui il problema della riduzione dei salari è LE POSIZIONI Sileoni (Fabi): inaccettabile un rinnovo a costo zero per le imprese Romani (Fiba): non siamo tutti come Electrolux una delle ragioni per cui ci si sta avvitando in una spirale recessiva da cui non si riesce a uscire». Il segretario generale della Fiba, Giulio Romani, aggiunge: «Non siamo tutti Electrolux. Se poi la gente non ha più i soldi chi le compra le lavatrici e come si fa a dare un contributo alla ripresa? Ci muoveremo per il recupero dell’inflazione, la tenuta dell’area contrattuale e quella dell’occupazione».Contrattazionedisecondolivelloeoccupazione sono i titoli di due dei capitoli della piattaforma sindacale. Ieri sono iniziati i lavori della commissione contrattuale per la stesura con l’intento di concluderla entro febbraio e di tenere insieme tutte le sette sigle (Dircredito, Fabi, Fiba, Fisac, Uilca, Ugl, Sinfub). Tenendo conto, però, che «l’unità sindacale è il mezzo ma non il fine», osserva Romani. Parallelamente una commissione di esperti del sindacato sta lavorando a un documento di proposte che accompagnerà la piattaformaechesiintitolerà«Documento di proposte sindacali sul modellodibanca».Peroraicapitoli della piattaforma sono quattro. Occupazione, economico, area contrattuale e contrattazione di secondo livello. A Palazzo Altieri, nel frattempo, si sta lavorando su temi che non sono poi cosìdistanti.ComeconfermaMicheli «anche Abi sta riflettendo approfonditamente su punti che potrebberoessereinqualcheparte coincidenti, in quanto a titolo, con quelli del sindacato». Perentrambe leparti,averein- I NUMERI 310mila La platea Sonocirca310milaibancari cheattendonoilrinnovodel contrattonazionale.Abie sindacatisonoancoraai blocchidipartenza,inattesa didefinirelerispettive piattaformee aprireil confronto.Irappresentanti delleaziendehanno disdettatoilcontratto lo scorsomesedisettembre 15 Le intese Negliultimidueanni– ricordanolesiglesindacali – nelsettoresonostati conclusiquindiciaccordicon igrandigruppi,senzache venisserocomunicati nuovi esuberi.«Lasituazione– spiegailsindacato– è blindata,soprattuttoperché èesauritoilbacinodei lavoratoriche sipossono prepensionare» Alimentari. Raggiunto l’accordo per un anno, 145 gli esuberi dichiarati dopo la Cigs Solidarietà per 485 alla Fiorucci ROMA Dodici mesi di contratti di solidarietàchepartirannodomani, per rilanciare la crescita di un brand storico laziale puntando sulla competitività grazie all’abbattimento del costo del lavoro, senza penalizzare l’occupazione. E a fronte di un piano di investimenti ben precisi. È questo il risultatodell’accordosottoscritto nella sede di Unindustria Roma, dalla Fiorucci spa - azienda di salumi e insaccati di Pomezia, alle porte della capitale – dai sindacati (Flai Cgil, Fai Cisl, Uila Uil e Ugl alimentari) e dalle Rsu. Un ammortizzatore che prevede una riduzione del 20% dell’orario di lavoro (articolata in giornate intere o in mezze giornate) applicato da febbraio per485dipendenti(sui600complessivi in organico) tra operai, impiegatiequadriinmododagestire i 145 esuberi dichiarati, do- po un periodo di cassa integrazione straordinaria. Con un fatturato annuo di oltre 300 milioni, di cui un terzo all’estero, la Fiorucci, fondata nel1850,nel2004èdiventataproprietàdiunfondodiinvestimento e nel 2011 è entrata a far parte del gruppo alimentare Campofrio, multinazionale europea chehainvestitonelrinnovamento degli impianti e delle linee di produzione. «L’azienda ha affrontato una fase di crisi - spiega Alberto Alfieri, amministratore delegato della Fiorucci spa - passando attraverso varie ristutturazioni. Con esuberi del personale legati anche alla fase di innovazione dello stabilimento. Ma la nostra risposta non poteva essere quella della mobilità o del licenziamento». Per questo si è trovata con i sindacati e le Rsu la strada di un accordo che consentisse di seritouncapitolodedicatoall’occupazione significa di per sè ammettere che la questione esiste. Nel sindacato, a tutela dell’occupazionesistariflettendosullacapacità di assorbimento che potrebbe avere la creazione di consorzi di back office e di una bad bank. Sileoni però afferma che «non ci sono stati annunci ufficiali di esuberi. Negli ultimi due anni sono stati conclusi 15 accordi con i grandi gruppi e non sono stati comunicati nuovi esuberi. La situazione è blindata. Soprattutto perché è esaurito il bacino deilavoratorichesipossonoprepensionare e i conti non sono cambiati rispetto ai mesi passati». Alcune vertenze, non a tre ma a due zeri, sono però notizia di questi giorni. Secondo MassimoMasi,segretariogeneraledella Uilca, «il problema vero sono le aziende piùpiccole. Da Tercas a Cassa di Risparmio di Ferrara a Banca dell’Etruria. Soprattutto perché all’orizzonte non sivedonocavalieribianchidispostiasalvare le situazioni più critiche. Sui grandi gruppi però non ci sono dossier aperti». © RIPRODUZIONE RISERVATA darepiùcompetitivitàall’impresa tagliando il costo del lavoro senza ricorrere a strumenti drastici. «Ai lavoratori – prosegue Alfieri – abbiamo anche chiesto di rinunciare a 40 ore di permessi retributi. La solidarietà sarebbe rinnovabile per altri 12 mesi, ma stiamo gettando le basi perché non sia necessario, con un piano di rilancio. Innanzitutto con investimenti che puntano sull’efficientamento delle linee e sulla cogenerazione energetica. Ma anche sulla crescita dei volumi e del fatturato con il lancio di nuovi prodotti». Ma. Par. © RIPRODUZIONE RISERVATA Scendono da 12 a 9 le direzioni generali (dg) del ministero dell’Istruzione, e si conferma la soppressione della dg «Istruzione tecnica» che viene accorpata alla dg per gli «Ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione». LoschemadiDpcmdiriorganizzazione del Miur, previsto in ossequio alla spending review, ha ottenuto i pareri favorevoli diMefeFunzionepubblica,eoggi arriva sul tavolo del consiglio dei ministri. Nonostante il coro di "No" di ex ministri, assessori regionali e parti sociali il governo ha deciso di tirare dritto e con un colpo di penna cancella la "cabina di regia" delle politiche scuola-lavoro, che dialoga anche con le regioni. Una decisione piuttosto miope, proprio orachestannodecollandoilpiano «Garanzia giovani» e il programma sperimentale, 2014-2016, di apprendistato a scuola contenuto nel decreto Carrozza(èincorsodidefinizioneil provvedimento attuativo). In totale, il Miur continuerà aesserearticolatointredipartimenti. Ma per ciascun dipartimento scendono da quattro a tre le direzioni generali. Il personale dirigenziale dovrà calarea440unità,cosìdiviso:222dirigentidisecondafascia,amministrativi; 27 dirigenti di prima fascia(compresaunaposizione dilivellogeneralepressogliuffici di diretta collaborazione del ministro) e 191 dirigenti di secondafascia,tecnici.Ilpersonalenon dirigenziale dovràtoccare quota 5.978 unità. Ma nel giro di tagli e aggiustamenti si spacchettano,inmodopocorazionale, alcune competenze, per esempio accorpando la gestione dei fondi strutturali per contrastare la dispersione scolastica e favorire l’occupazione giovanile con l’edilizia scolastica. Ma il vulnus più grave è la cancellazione della dg «Istru- zione tecnica» che finisce per essere ricompresa in una mega direzione generale degli ordinamenti e la valutazione in cui vengono accorpate, anche qui in modo poco funzionale, tutte le competenze in materia di istruzione dalla scuola dell’infanzia agli istituti tecnici superiori (post diploma). Intuttiiprincipalipaesieuropei,Germaniain testa, èpresenteunastrutturaministerialeche IN CONTROTENDENZA Cancellata la cabina di regia delle politiche scuola-lavoro alla vigilia del decollo del piano sull’apprendistato e di «Garanzia Giovani» si occupa del raccordo tra scuola e imprese. Di qui l’opportunitàdi"recuperare",inviaamministrativa, a questo errore. Costituendo all’interno del Miur un’apposita struttura di missione (sulla falsariga di quanto fatto per «Garanzia giovani») dovefardialogare i rappresentanti del sistema produttivo e i sistemiformatividelle regioni. © RIPRODUZIONE RISERVATA COSI NEL FUTURO 440 Nuovo assetto Loschemadiriorganizzazione delMiurprevedecheil personaledirigenzialescenda a440unità,divisotra222 dirigentidisecondafasciao amministrativi,27dirigentidi primafascia(compresauna posizionedilivellogenerale pergliufficididiretta collaborazionedelministro)e 191dirigentidiseconda fascia.Ilpersonalenon dirigenzialedovrà complessivamentetoccare quota5.978 unità I dati dell’ospitalità. Nel 2013 le catene hanno registrato i dati migliori dell’ultimo triennio Il caso/1 Gli hotel rivedono la redditività Blu Hotels R & C apre fa rotta il 2014 verso il lusso in crescita Tra le città la migliore performance è stata quella di Venezia Il caso/2 FEDERALBERGHI A Roma il bollino China friendly Glialberghidi Roma diventano “Chinafriendly”. L’iniziativa, lanciata da FederalberghiRoma,prevede personale cheparli la linguae ladisponibilità di cibicinesi negli hotel. "Ilmercato cinese hapotenzialità moltoforti per ilPaese e perRoma» spiegail presidentedi Federalberghi Roma,GiuseppeRoscioli. RICONOSCIMENTI A Milano il Premio Eccellent 2014 Ègiunto allaXIX edizione il PremioExcellent 2014, che si svolgeràaMilano in concomitanzacon la Bit. La cerimonia,il14 febbraio, si terràal GrandHotel Principe diSavoia. La manifestazioneè promossa daCommunication Agency. ACQUISIZIONI Mediterraneo a Tuttomondo Mediterraneo,tour operator specialista della Grecia, èstato rilevatodalla bresciana Tuttomondo Viaggi.L’offerta compostada case, residence, hotel piùaltri servizi, è pubblicatain uncatalogo di 80 pagineanche online. START UP INNOVATIVE Sinergia tra Uvet e Digital Magics Accordotrail GruppoUvet e DigitalMagics, venture incubatordistartup innovativedigitali, per realizzareinvestimenti in startup nell’onlinetourisme travel.A dicembre2013 Uvet entranell’assettoazionario di DigitalMagics conuna quota dell’1,8%– investendo 500mila euro–e nell’Angel Network. Sindacati Laura Dominici Ritornala redditivitànegli hotel italiani. I segnali sono ancora timidi, come avverte l’osservatorio di Confindustria Alberghi tirando lesommedel2013,maglialbergatoriche hanno puntatosullaclientela stranieraehanno contenutoiprezzi sono stati ricompensati. Le catene registrano un RevPar di 82,50 euro (+7,2% rispetto al 2012), la performance migliore dell’ultimo triennio. «La politica di contenimento delle tariffe – spiega GiorgioPalmucci,presidenteConfindustriaAlberghi–ha premiatoil segmento upscale che ha visto crescere il RevPar del 5,4 per cento. Il target lusso ha riportato i migliori risultati (RevPar +11,4%)». Tra le città si è distinta Venezia, dove i 5 stelle hanno registrato le GLI OPERATORI Palmucci (Confindustria): bene le politiche tariffarie Bocca (Federalberghi): ora è necessaria una strategia di sviluppo performance più elevate, «con un +35%rispettoal2012»,rileval’analisi. «I segnali di recupero potrebbero indicare un’inversione di tendenza – commenta Palmucci – ma il carico fiscale grava sui conti delleimpreseerischiadivanificaregli effetti del mercato. Il 2014 deve segnare un cambio di rotta». Il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, commenta: «Gli imprenditori non devono mollare la presa, ma ci vuole l’adozione di politiche di sviluppo». Per Trademark Italia il 2014 sarà positivo «perlecittàche dispongonodielevatequotediturismointernazionalesialeisurechebusiness».Distrada ce n’è ancora da fare: secondo i dati Eurostat su 28 stati europei, il record dei pernottamenti nel 2013 va alla Francia, seguita dalla Spagna. Terza l’Italia, con 363 milioni di pernottamenti (-4,6%). Le cate- neinternazionalicontinuanoacredere nell’attrazione esercitata dall’ospitalitàmadeinItaly.IlgruppoconsedeinCinaeaTaiwan,Hotel de Chine Corporation, ha scelto lo scorso anno Piemonte e Umbria per sbarcare in Italia (si veda Il Sole 24 Ore del 17 gennaio) e ora si appresta a trasformare in hotel, entro il 2015, il palazzo veneziano Bacchini delle Palme. Hilton Worldwide ha sette aperture in programma. «Abbiamo una presenza multi-brand – commenta Simon Vincent, president Emea della catena –. Ci sono forti potenzialità in Italia, a patto che l’economia cresca e il governo riformi la politica dei visti». Marriott inagurerà il brand Moxy Hotels a luglio con la sua prima proprietà a Milano al T1 diMalpensa,mentreafineannosarà la volta del JW Marriott Venice sull’isola di Sacca Sessola. La catena spagnola Sol Meliá ha in programma a fine 2014 l’apertura del resort Siracusa Mare (235 camere, 110 appartamenti, campo da golf e Spa), mentre ha trattative in corso aMilano, dove punta alraddoppio. José Maria Basterrechea Alvarez, ceo di NH Hoteles Italia, annuncia «un’apertura a Parma ad aprile e due nuovi hotel a Venezia e a Torino». Il gruppo tedesco Tui ha presoin gestioneilBaiadi Contedi Alghero (ex Valtur). Tra le società italiane, Sina Hotels punta a cogliere nuove opportunità «in città dove siamo già presenti comeRoma –annuncia il presidente Bernabò Bocca – oppure ad acquisire proprietà all’estero, a Parigi e Londra». Anche Baglioni guardaall’esteroconildebuttonella gestione di un boutique hotel a Marrakech. Boscolo ha un piano che prevede il focus nella gestione dei 5 stelle. Nel Sud Italia, Puglia in primo piano: la famiglia Melpignano ha investito 10 milioni per Masseria Nuova a Ostuni, location per eventi vip che aprirà in primavera, e Piazza di Spagna View sta definendolagestionediunpaiodimasserie di lusso. © RIPRODUZIONE RISERVATA Emanuele Scarci LOMBARDIA La. Dom. LacatenaRelais&Châteauxchiude un 2013in crescita maancheil nuovo anno siannunciabene,conprenotazioni in aumento, in particolare da parte dei turisti americani. «Le prospettive per il 2014 – dichiara il presidente della delegazioneitaliana,Vincenzo Bianconi – sono eccellenti. La forte ripresa dei flussi da oltre oceano ha proiettato gli Stati Uniti al primo posto per la catena Relais & Châteaux. Superando quindi anche i francesi, da sempre i clienti più affezionati». Relais & Châteaux è una catena di 500 hotel di charme e ristoranti gourmet in 60 paesi. Gli alberghi francesi sono i più numerosi, seguiti da quelli italiani. Costituita in Francia nel 1954, la missione dell’associazione Relais & Châteaux è «di divulgare la sua filosofia – aggiunge Bianconi, che opera in Umbria–selezionando struttured’eccellenza con unatradizione e un patrimonio naturale e artigianale». Dopo le tappe negli Stati Uniti e in diverse città europee e asiatiche, lo Showcase Relais&Châteauxèapprodato ieri a Milano. L’idea nasce conl’intentodicreareopportunitàdiincontrotraunarappresentanza di dimore dell’associazione e i key player del turismo di alta gamma. Il ventaglio di dimore presenti allo Showcase spaziavadall’AustraliaalPortogallo, dalla Polinesia francese alla Svizzera e alla Repubblica Domenicana. E il mercato italiano?«Soffronotutti–concludeBianconi – ma noi abbiamo la nostra nicchia del lusso. Tuttavia non dipendiamo esclusivamente dai turisti stranieri: manteniamoil50%dipresenze italiane». © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Il trend e il gap rispetto al periodo pre crisi Andamento dei principali indicatori di redditività degli alberghi Tasso di occupazione alberghiera Prezzo medio giornaliero Fatturato generato per camera disponibile 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 0 -1,6% -5 -5,1% -10 -6,1% -15 -20 -25 Fonte: Confindustria Alberghi Modello francese. La piattaforma per prenotare gli alberghi in «dayuse» La stanza che si vende due volte Assunta Corbo MILANO U na voltaerano imotel americani,oggisono gli hotelin dayuse. Quello diutilizzare una stanza durante ilgiornosenza pernottamento, èun concettoconsolidatoa cui ilgiovane DavidLebée, ex managerdell’Hotel Amour nel cuoredi Montmartre aParigi, hadato una vestepiù contemporanea.«Molte erano lerichieste da partesoprattutto diartisti che volevanoriposarsi pressoil mio hotel primadi un concerto.Cosi mi è venuta l’ideadi creare una piattaforma che consentissedi prenotare una cameradurante il giorno. Il targetdi clientela che abbiamo identificato èmolto vario: managerche necessitano di un momentodi relax primadi un incontro, aziende che desideranoun posto tranquillo perun meetingboard, amiche ingiroper shoppinge coppie in cerca diintimità – spiega Lebée che halanciato il progetto Dayuse-hotel.com nel2010 – in questomododiamola possibilitàagli albergatori di vendereuna stanza due volte nellastessa giornata alimentandoil proprio business».Il dayuse consente diutilizzare le camere di boutique hotel di 3,4,5stelle dalle10 alle 18con una riduzione delletariffe che va dal30 al 70%rispettoal prezzo intero(con un costo che varia da30 a 250 euro).Nellatariffa sonoinclusi anchei servizi dell’hotel:Spa e connessione Wi-Fiinprimis. La piattaforma, aoggi,conta 700 hotel innove paesidel mondo tra Europa e StatiUniti,un fatturatodi 4,3milioni dieuro nel2013(era 1,85milioni di euro nel 2012) e un totaledi 100mila prenotazioni. «L’Italia,con 250 alberghiin40 città e 800 prenotazioni almese, rappresentail nostro secondo mercatodopo laFrancia – dichiaraJaqueline Vasconcellos,responsabiledel mercatoitaliano –.Il nostro obiettivoè di consolidaree incrementarelapresenza nel BelPaese raggiungendo le 1.500 prenotazioni mensili». Discrezione– non viene richiesta lacarta di creditoal momentodella prenotazione –, facilitàdi navigazionee possibilitàdi cancellare la prenotazione fino all’ultimo minuto senzapenali sonoi plus garantiti da Dayuse-Hotels.com. © RIPRODUZIONE RISERVATA Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 Vira verso il lusso l’offerta ricettiva di Blu Hotels, che per il 2014 aggiunge 4 nuove strutture alle 24 già presenti sul territorio italiano, raggiungendo con 3.403 camere la leadership tra le cateneitalianenelsegmentodelle vacanze. Due le acquisizioni nel segmento upscale, una nel Salento a Torre dell’Orso, il Sairon Club Village, e una sullo Ionio a Rossano Calabro, l’Hotel ClubRoscianum.Lealtredueacquisizionisegnano l’esordiodella catena con sede a San Felice del Benaco (Brescia) nel segmento dei luxury resort. «Sitratta – commenta ilpresidente Nicola Risatti - di Palazzo Arzaga Hotel Spa & Golf Resort sul Lago di Garda, dimora del ’500 che riaprirà ad aprile, con unprestigioso campodagolfa 18 buche,edell’exKempinskyGiardino di Costanza Resort in Sicilia a Mazara del Vallo, due complessi già membri della collezione dei Leading Hotels of the World». «Dal 2003 al 2013 – dice Giancarlo Santoni,direzione generale business intelligence & developmentdellacatena–lapenetrazione delle catene alberghiere in Italia è passata da 35.600a139.500camere,raggiungendoil12,7%dellaquotadimercato, con una tendenza a una sempre maggiore concentrazione, in linea con quello che avvieneneiprincipalimercatiinternazionali ela maggiore crescita si è registrata nel settore upscale e luxury». Blu Hotels nel 2013 ha chiuso l’esercizio con 55 milioni di euro, 1,1 milioni di presenze (58% straniere), oltre 2,5 milioni di pasti serviti e circa 3 milioni di investimenti. Per il 2014 le previsioni segnano una significativa crescita, con un volume d’affari previsto in oltre 61 milioni. Pagina 53 di 55 Ven 31/01/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 46 Verso il nuovo contratto. Istituti di credito e sindacati studiano le piattaforme per il confronto. Banche, il nodo del salario Micheli (Abi): «Integrativi non più sostenibili, vanno riformati» LE POSIZIONI Sileoni (Fabi): inaccettabile un rinnovo a costo zero per le imprese Romani (Fiba): non siamo tutti come Electrolux. Cristina Casadei Salario o occupazione? Tra i bancari si torna all' antico dilemma. Abi e i sindacati sono ai blocchi di partenza per il rinnovo del contratto nazionale per 310mila lavoratori. Il vicepresidente Abi e presidente del Casl Francesco Micheli anticipa che «dovrà essere innovativo e riformista. È necessario creare le condizioni perché si sostenga comunque l' occupazione. E pertanto questo contratto non potrà non mettere in conto uno scambio tra salario e occupazione». Anche per l' ultimo contratto è stato così, ma a quanto pare questa volta lo scambio potrebbe essere più alto che in passato. Sugli integrativi, per esempio. «La contrattazione integrativa attuale, frutto della banca opulenta del passato non è più sostenibile. Pertanto tutta la materia dovrà essere profondamente riformata», continua Micheli. Una strada potrebbe essere bloccare gli integrativi e fare ripartire da zero la loro contrattazione, calandola nel contesto attuale. Potrebbe partire proprio di qui lo scambio. Ma i sindacati frenano. Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, nel mezzo dei lavori preparatori del congresso di marzo, parla chiaro: «I banchieri non devono aspettarsi un rinnovo a costo zero perché è inaccettabile. Bisogna tutelare le retribuzioni tanto più in un momento come questo in cui il problema della riduzione dei salari è una delle ragioni per cui ci si sta avvitando in una spirale recessiva da cui non si riesce a uscire». Il segretario generale della Fiba, Giulio Romani, aggiunge: «Non siamo tutti Electrolux. Se poi la gente non ha più i soldi chi le compra le lavatrici e come si fa a dare un contributo alla ripresa? Ci muoveremo per il recupero dell' inflazione, la tenuta dell' area contrattuale e quella dell' occupazione». Contrattazione di secondo livello e occupazione sono i titoli di due dei capitoli della piattaforma sindacale. Ieri sono iniziati i lavori della commissione contrattuale per la stesura con l' intento di concluderla entro febbraio e di tenere insieme tutte le sette sigle (Dircredito, Fabi, Fiba, Fisac, Uilca, Ugl, Sinfub). Tenendo conto, però, che «l' unità sindacale è il mezzo ma non il fine», osserva Romani. Parallelamente una commissione di esperti del sindacato sta lavorando a un documento di proposte che accompagnerà la piattaforma e che si intitolerà Sindacati «Documento di proposte sindacali sul modello di banca». Per ora i capitoli della piattaforma sono quattro. Occupazione, economico, area contrattuale e contrattazione di secondo livello. A Palazzo Altieri, nel frattempo, si sta lavorando su temi che non sono poi così distanti. Come conferma Micheli «anche Abi sta riflettendo approfonditamente su punti che potrebbero essere in qualche parte coincidenti, in quanto a titolo, con quelli del sindacato». Per entrambe le parti, avere inserito un capitolo dedicato all' occupazione significa di per sè ammettere che la questione esiste. Nel sindacato, a tutela dell' occupazione si sta riflettendo sulla capacità di assorbimento che potrebbe avere la creazione di consorzi di back office e di una bad bank. Sileoni però afferma che «non ci sono stati annunci ufficiali di esuberi. Negli ultimi due anni sono stati conclusi 15 accordi con i grandi gruppi e non sono stati comunicati nuovi esuberi. La situazione è blindata. Soprattutto perché è esaurito il bacino dei lavoratori che si possono prepensionare e i conti non sono cambiati rispetto ai mesi passati». Alcune vertenze, non a tre ma a due zeri, sono però notizia di questi giorni. Secondo Massimo Masi, segretario generale della Uilca, «il problema vero sono le aziende più piccole. Da Tercas a Cassa di Risparmio di Ferrara a Banca dell' Etruria. Soprattutto perché all' orizzonte non si vedono cavalieri bianchi disposti a salvare le situazioni più critiche. Sui grandi gruppi però non ci sono dossier aperti». © RIPRODUZIONE RISERVATA I NUMERI 310mila La platea Sono circa 310mila i bancari che attendono il rinnovo del contratto nazionale. Abi e sindacati sono ancora ai blocchi di partenza, in attesa di definire le rispettive piattaforme e aprire il confronto. I rappresentanti delle aziende hanno disdettato il contratto lo scorso mese di settembre 15 Le intese Negli ultimi due anni ricordano le sigle sindacali - nel settore sono stati conclusi quindici accordi con i grandi gruppi, senza che venissero comunicati nuovi esuberi. «La situazione - spiega il sindacato - è blindata, soprattutto perché è esaurito il bacino dei lavoratori che si possono prepensionare» Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 Pagina 54 di 55 Riproduzione autorizzata licenza Ars PromoPress 2013-2016 Pagina 55 di 55