puglia di vermentino per tenuta coppadoro [enonovità]

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puglia di vermentino per tenuta coppadoro [enonovità]
Eustachio Cazzorla-giornalista e sommelier
PUGLIA DI VERMENTINO PER TENUTA COPPADORO [ENONOVITÀ]
Inviato da Enoeusto da comunicato
sabato 09 maggio 2009
EUSTOPRESENTAZIONE - Me l'avevano anticipato tempo fa, ma la conferma è anche in questo comunicato, Tenuta
Coppadoro lancia nuovi vini e anche un Vermentino che ormai comincia ad affascinare gli enoappassionati di Puglia.
quello di Tenute Rubino l'ho trovato a Londra e degustato di recente, questo di Tenuta Coppadoro (stesso enologo
Riccardo Cotarella) devo ancora ritrovarlo nel bicchiere. Ma le attese sono di alto profilo, suadente mineralità che
suggestiona l'olfatto di una densa brezza marina. L'ideale per "Bacco in barca a vela", stasera ho l'incontro preliminare in
Lega Navale a Monopoli. Domani sapremo data e linee operative dell'evento. Enosaluti e intanto buona lettura del
comunicato qui di seguito riportato. Lo ritengo interessante per me, lo so anche per Voi, intrigante il taglio
Vermentino/Sauvignon.NOTIZIA DA COMUNICATO STAMPA - “Brando” (Nero di Troia),
“Donpè” (Vermentino+Sauvignon), “5 Vie” (Vermentino di Puglia): questi i nomi dei nuovi vini
di Tenuta Coppadoro, un rosso e due bianchi presentati all'ultima edizione del Vinitaly e apprezzati almeno quanto le
bottiglie “ammiraglie”: Pescorosso, Cotinone, Radicosa.
Alla produzione ormai tradizionale dell'azienda pugliese (che, oltre ai tre rossi elencati, comprende il bianco Ratino e il
Rosa di Salsola) si affiancano ora un Vermentino pugliese al 100%, un Nero di Troia 100% per valorizzare sempre di più
il territorio, e un Cru bianco fatto con vermentino – sauvignon, per dimostrare che anche il sud è in grado di
produrre grandi vini bianchi. Così l'azienda ha voluto seguire due strade parallele: da una parte ha approfondito le
coltivazioni locali, dall'altra ha puntato all'innovazione. Con la scelta di produrre vermentino, l'azienda ha seguito la
strada del rinnovamento. Il “5Vie” (tante sono le strade che delimitano terreni della Tenuta Coppadoro) è
vermentino in purezza: avvolgente e intenso, esprime sentori di acacia, ginestra, melone e banana, con una lieve nota
agrumata. In bocca è fresco, sapido, strutturato e persistente. Ottimo da abbinare ai primi di pesce, aragosta e tonno ai
ferri.Il “Donpè”, vermentino al 70% e sauvignon al 30%, rappresenta la massima espressione qualitativa
che i terreni pugliesi possono offrire per le uve a bacca bianca; a primo impatto è fruttato, con sentori di banana, cedro e
litchi. Emergono successivamente profumi di camomilla, mimosa e fiori di campo. In bocca è fresco, sapido e
persistente, è un vino fine ed elegante, ma allo stesso tempo strutturato. Facilmente abbinabile ai primi piatti di pesce,
salmone ai ferri e pietanze di media succulenza. Tenuta Coppadoro dedica questo vino a colui che ha creduto, un
tempo, al valore del territorio sanseverese.Infine, il Brando, unico rosso tra le novità, è Nero di Troia al 100 %, un vitigno
tipico dell'entroterra garganico, menzionato tra i più antichi delle regione Puglia. Al naso sensazioni di mora, amarena,
pepe nero e spezie; in bocca è importante, morbido, giustamente tannico e vellutato. Ideale con agnello alla griglia o
arrosto, con selvaggina e formaggi stagionati. Consigliato anche con piatti a base di verdure, tipici della zona di San
Severo. Tenuta Coppadoro è nata nel 2001 ed è diretta oggi da giovani imprenditori, una decina di ragazzi decisi a
sfidare questo mercato e a valorizzare un territorio riscoperto solo recentemente. Nei tre vigneti di Contrada Ratino,
Contrada Cotinone e Contrada Coppadoro, il sogno di grandi vini è oggi dunque una realtà fatta di cifre: 125 ettari in piena
produzione, oltre ai 50 ettari non ancora vitati che attendono un pieno impiego.La resa media per ettaro è circa 90
quintali per la linea classica e 60 per la linea Riserve. I terreni della contrada Coppadoro giacciono su un leggero declivio
che circonda l’azienda. Quest’ultima ha compreso le grandi potenzialità dei vigneti di San Severo, e quindi
la necessità di concentrarsi su un’azione che congiunga la valorizzazione della viticoltura autoctona, di tradizione
secolare, a un costante rinnovamento tecnologico.
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